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La Scuola ai tempi del Covid 19 Sondaggio civico Maggio 2020

La Scuola ai tempi del Covid 19 Sondaggio civico...Sondaggio civico sulla Scuola ai tempi del Covid 19 Introduzione ... nel mio caso la mancanza dei libri crea più di una difficoltà

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La Scuola ai tempi del Covid 19 Sondaggio civico

Maggio 2020

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Indice

Pagina

Introduzione

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I dati del sondaggio

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Le proposte 20

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Sondaggio civico sulla Scuola ai tempi del Covid 19

Introduzione Nell’anno 2020 a causa della pandemia denominata Covid 19 il nostro paese ha fatto ricorso a misure straordinarie per contenere il contagio. Tra queste alcune hanno riguardato l’ambiente Scuola. Dal 6 marzo infatti tutte le scuole sono state chiuse e si è avviato un percorso, non semplice e sicuramente non lineare, di didattica a distanza (DAD). Alla luce delle segnalazioni ricevute dai diversi territori dove Cittadinanzattiva Lazio è presente è stato progettato e lanciato un sondaggio civico attraverso l’uso delle piattaforme di social networking. Questo Rapporto presenta, nella prima parte, i risultati derivanti dalle risposte al sondaggio e, nella seconda, proposte operative e di sistema per affrontare il futuro, anche della scuola.

I dati raccolti non hanno la pretesa di rappresentare un campione statistico sufficientemente rappresentativo, tuttavia non diminuiscono il valore del lavoro di monitoraggio e di analisi svolto. La rilevazione in sé può essere considerata comunque come indicativa di “eventi sentinella”, ovvero questioni di maggior rilievo tra quelle oggetto di approfondimento e volte a migliorare la qualità dei servizi. Il sondaggio civico qui presentato è un esempio di informazione civica: “produzione da parte dei cittadini e sulla base del loro punto di vista, di informazioni a partire da dati raccolti direttamente o indirettamente, ed orientata alla trasformazione della realtà nella direzione di un aumento della effettiva tutela dei diritti dei cittadini e di una realizzazione delle condizioni a ciò connesse”1 Le informazioni contenute in questo documento, pertanto, non possono e non devono essere considerate come rappresentative di malfunzionamenti, ma piuttosto come indicatori, elementi, questioni o situazioni “importanti” dal punto di vista dei cittadini, utili ad offrire ad istituzioni, decisori ed amministratori uno strumento di riorientamento delle politiche, volto ad una migliore efficienza dei servizi. Il sondaggio civico si è svolto tra il 10 aprile ed il 26 aprile 2020. Il gruppo di lavoro che ha redatto il presente Rapporto è formato dai componenti della rete Scuola di Cittadinanzattiva Lazio: Barbara Greco, Andrea Orilio, Salvatore Speranza, Elio Rosati.

1 G. Moro, Manuale di Cittadinanza Attiva, Carocci, 1998.

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I dati del Sondaggio civico. Le risposte ricevute al sondaggio civico sono state 564. Il periodo di svolgimento del sondaggio è stato dal 10 aprile al 26 aprile 2020. Identikit del partecipante al sondaggio.

Chi ha risposto al sondaggio era per il 69,6% un genitore o parente; per il 28,2% un insegnante; per il 2,7% un alunno. Abbiamo avuto anche 3 Dirigenti di istituto e diverse tipologie di educatrici. Fasce età dei rispondenti.

La fascia età dei rispondenti vede prevalere la fascia 45-54 anni con il 38,2% seguita dalla fascia 36-44 con il 33,8%.

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La distribuzione dei rispondenti nella città di Roma.

Su 564 risposte, 307 partecipanti hanno dichiarato di essere residenti a Roma. I Municipi dai quali sono arrivate maggiori risposte sono, in ordine, il VII con 50 risposte, il X con 42 risposte, il IV con 37 risposte. Il resto dei rispondenti è residente nella Regione Lazio

La tipologia della scuola oggetto delle risposte.

La tipologia di scuola interessata ha visto prevalere con il 53,4% delle risposte la Scuola Elementare, seguita dalla Scuola media con il 32,7% e dalla Scuola dell’infanzia con il 16,8%.

Tra gli istituti superiori maggiori risposte da Liceo Scientifico (10,8%).

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Attivazione delle video lezioni.

Nell’86,2% delle risposte le scuole interessate hanno attivato le videolezioni. Nel 13,8% no.

L’avvio della DAD è stato frammentato e non omogeno. Alcune scuole sono partite nel mese di

marzo, altre dopo tre settimane, altre ancora ad aprile.

E all’interno degli stessi istituti vi sono state classi che hanno fatto orario quasi normale e altre

con orario molto ridotto.

Insomma, avanti in ordine sparso.

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Piattaforme maggiormente utilizzate.

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Abbiamo chiesto quali fossero le piattaforme maggiormente utilizzate, dato che ci sono arrivate notizie di usi molto difformi su questo punto. Il dato che emerge è che Zoom risulta la piattaforma maggiormente utilizzata, seguita da Classroom e da We School. Via via tutte le altre. Il corpo docente e le tecnologie.

Abbiamo visto che l’86% delle scuole ha attivato le videolezioni. Ebbene, la stessa percentuale la troviamo per i professori, che nel 86% hanno attivato e nel 14% non hanno attivato le videolezioni. Frequenza delle videolezioni. Sulla frequenza delle lezioni abbiamo dati che dovrebbero indurre alla riflessione. Nel 54,8% delle risposte si fanno da due a cinque lezioni a settimana (media di una lezione al giorno); sostanzialmente vicine le altre tre opzioni: 17,4% da sei a dieci lezioni a settimana (media massima di due lezioni al giorno); 16,2% oltre dieci lezioni a settimana e infine 14,7% una lezione a settimana.

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Uniformità uso piattaforme.

I docenti nel 71,3% utilizzano la stessa piattaforma, mentre nel 29,3% no. Servizio di videolezione: giudizio da parte dei rispondenti.

Il giudizio complessivo sulle videolezioni dal punto di vista efficacia e efficienza è mediamente positivo, ma esiste un livello alto di risposte negative. Erano possibili più risposte. Accesso a internet. L’Italia è un paese in ritardo sulle infrastrutture e le connessioni alle reti informatiche. Il dato che emerge è che per il 57% di chi ha risposto si ha una connessione Buona, per il 20,7% Ottima; mentre per il 16.7% è Problematica e per il 6% Insufficiente. Il dato positivo sommato porta il dato al 77,7% contro il 22,3% di giudizio negativo sulla connessione. Più di 1 su 5 ha quindi serie difficoltà a accedere a internet. E siamo nel 2020. Questo è un problema serio.

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Mezzi informatici a disposizione. Abbiamo chiesto quali fossero le dotazioni familiari di strumenti informatici. Si potevano dare più risposte. E abbiamo che le famiglie hanno per il 79% un PC; per il 75,8% uno Smartphone; per il 45,9% una Stampante e per un 43,4% un Tablet. Uno 0,5% ha dichiarato di non avere dispositivi elettronici. Qui si aprono alcuni scenari/interrogativi. Infatti con la contemporanea presenza in casa dei genitori per il lockdown non è detto che si abbia il pc, il tablet disponibili per tutti i componenti della famiglia ad esempio. E se i figli in età scolare sono più di uno? Domanda magari banali, ma che sono la realtà delle segnalazioni giunte e una risposta indiretta di questa difficoltà di disponibilità ci giunge anche grazie alle notizie di diversi Istituti che stanno fornendo in comodato d’uso Tablet per seguire le lezioni.

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Nel grafico sopra abbiamo categorizzato alcune area di miglioramento e le prima tre aree sull’accesso alla DAD sono state: necessità di una connessione stabile (309 preferenze), necessità di una piattaforma per la DAD unica e semplice (252 preferenze), necessità di avere strumenti tipo Tablet per le lezioni in comodato d’uso (176). Le proposte dei cittadini. Una domanda del nostro sondaggio offriva la possibilità di risposta libera, e si chiedeva quali interventi fare, se si avesse avuto il potere di scegliere. Riportiamo alcune che ci sono parse più significative. Si tratta di proposte, illustrazioni di problemi di varia natura, suggerimenti e anche rischi che le famiglie hanno testato in questi due mesi di lockdown. La maggior parte dei libri è rimasta a scuola e non è possibile recuperarli. L'editore ha messo a disposizione i testi in formato elettronico, ed è un enorme aiuto. Gli esercizi sono su file modificabili, in modo che non sia sempre necessario trascrivere tutto. Sfortunatamente, lavorare sulle schede virtuali è quasi impossibile per dei bambini di prima elementare: i risultati delle operazioni, ad esempio, non si possono inserire tramite tastierino numerico. Per chi usa il PC, i risultati si possono scrivere solo usando il mouse, chi ha il tablet può scriverli solo usando il dito. A sei anni è complicatissimo scrivere così, occorrerebbe poter usare il tastierino numerico. Inoltre, la maggior parte dei bambini può stampare le pagine assegnate e lavorare come sul libro, ma chi non può stampare deve anche trascrivere intere pagine di esercizi. Sono costretti a lavorare il doppio degli altri. Bisogna inoltre considerare che i bambini più piccoli non possono essere lasciati davanti al PC da soli per svolgere i compiti, e questo è un grosso problema per le famiglie che magari hanno un solo PC su cui devono lavorare più ragazzi o che viene usato da genitori in smart working. In conclusione, almeno per i bambini più piccoli, la didattica a distanza non può prescindere dall'avere in casa tutti i libri di testo, che devono essere l'unico supporto su cui svolgere i compiti. Purtroppo, almeno nel mio caso la mancanza dei libri crea più di una difficoltà pratica, senza contare che i bambini si sentono più sicuri e meno frustrati usando il formato cartaceo. Una didattica più innovativa Anche nella scuola dell’infanzia bisognerebbe attivare degli incontri periodici con i bambini, in modo da offrirgli una connessione con un loro mondo/una loro realtà improvvisamente spezzata e lasciata in sospeso e dargli il senso che quanto da loro vissuto riguarda anche tutti i loro compagni e le loro maestre. La didattica a distanza andrebbe estesa anche a quei bambini della scuola dell'infanzia che vengono seguiti da insegnante di sostegno e aec. Una piattaforma migliore per condivisione del materiale didattico e la comunicazione dei compiti. E anche una metodologia comune per i diversi insegnanti. Noi attualmente utilizziamo axios. Impegno dei docenti nel seguire i ragazzi

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I professori devono usare piattaforme uniche e organizzarsi meglio tra loro con gli orari e l' assegnazione dei compiti. I programmi devono rallentare, gli apprendimenti sono veicolati dai genitori, e non tutti sono in grado di farlo adeguatamente. Ad esempio, ci chiediamo quale sia l’utilità di una videoconferenza per i bambini della primaria, mentre andrebbe garantito l’uso di piattaforme che si basino sul rispetto della privacy e di cui si conosca poi chi gestisce la massa di dati raccolti. I servizi di didattica potrebbero anche andare bene, il problema però è che non è un modello ugualmente e automaticamente applicabile a tutte le classi di età, poiché per chi frequenta la seconda elementare è certamente più complesso rispetto a chi frequenti, ad esempio, le classi dagli ultimi anni delle elementari. Altra raccomandazione che emerge è quella di utilizzare di più i libri comprati all'inizio anno, e non dover stampare tutti i giorni. Così come la richiesta di maggiore frequenza nelle video lezioni con i ragazzi. Inoltre, è emersa la necessità di fornire una adeguata formazione digitale agli insegnanti, così come maggiore formazione al personale scolastico tecnico, e non solo al personale docente e una formazione anche alle famiglie degli alunni che spesso non hanno né mezzi e ne competenze informatiche Maggior coinvolgimento degli insegnanti. Gestire le lezioni coinvolgendo le famiglie. Troppi compìti oltre le videolezioni. I compiti sono dati in modo confusionario per via degli orari. Maggiore coinvolgimento degli alunni e verifica costante di quanto spiegato. Più lezioni a settimana, 2 lezioni sono poche per tutte le materie della prima elementare. Avere a disposizione buona volontà da parte di che svolge le lezioni e di chi le segue. Attivare video lezioni anche alla primaria. Bisognava avere docenti già formati e predisposti. Essere più organizzati. Di renderli obbligatori. Di poter interagire con i professori dei figli. Chiedere sempre agli alunni un compito scritto a riprova della lezione seguita. Suddividere la classe in gruppi ristretti ed intensificare le lezioni. Formare in modo specifico i docenti rispetto alle nuove strategie didattiche. Linee guida e supporti per aiutare i genitori nella gestione delle attività didattiche a casa, magari la connessione stabile Poco ma buono. Se no è meglio una chiacchierata e compiti con i genitori che devono/ dobbiamo impegnarsi/ci di più. Bisognerebbe integrarla quando sarà, con la didattica in presenza in classe. Non tutti gli insegnanti riescono ad utilizzare i vari strumenti didattici. È necessario istruire chi non riesce. Fare un corso a tutti i professori in modo di comportarsi tutti allo stesso modo, sia per le lezioni sia per i compiti. Regole unificate su tutto il territorio al fine di garantire a tutti gli alunni delle lezioni sicure e della stessa durata senza che si verifichi come è successo in questo periodo la mancanza o la scarsa didattica a distanza per alcune scuole e l'eccesso in altre. Avere una vera didattica a distanza e non solo compiti e video brevissimi e dover sostituire la figura del docente nell'esecuzione dei compiti.

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Famiglie, rete e dispositivi. Tutti i genitori dovrebbero avere in casa PC o altri dispositivi. Potenziare la rete Pensare soprattutto alle famiglie che non hanno possibilità e capacità per questa esperienza e ai bambini col sostegno che non possono essere raggiunti via video. Fornire tutti di device veramente. Purtroppo non è per tutti...un figlio autistico non può farla... Piattaforme in grado di far svolgere le lezioni all’intera classe, senza bisogno di diversi collegare in piccoli gruppi perché non si sentono le lezioni se presenti tutti e 20 i bambini. Al momento non funziona il sistema, i bambini sono disorientato e non apprendono con profitto. Gli sforzi degli insegnanti sono enormi, dei genitori anche di più. Maggiore investimento su dotazioni informatiche. Le scuole dell'infanzia dovrebbero avere un programma unico per tutti e si dovrebbe pretendere più impegno da parte delle maestre che sanno solo suggerire di fare disegni. Piattaforma unica, comunicazioni più chiare, regolari e tramite lo stesso canale per tutti i docenti. Renderla omogenea per tutti. Offrire la possibilità in comodato d'uso o buoni per acquisto di PC. Mantenere il più possibile gli orari scolastici e poter fare videolezioni di tutte le materie non solo di alcune. Fornire giga gratuiti ai docenti, io ho fatto già tre ricariche da quando è iniziata la DAD. Tutti gli insegnanti facessero videolezioni su un’unica piattaforma e chiedessero compito da inviare sulla stessa. Non tutte le famiglie hanno le possibilità di avere una buona connessione e/o dispositivi, in più il problema, è se si hanno più figli, di età diverse, che si devono collegare contemporaneamente. Miglioramento della piattaforma, spesso va in crash e non risulta del tutto intuitiva per l'uso dei bambini in maniera semi autonoma. Migliorare la connettività, potenziare per tutti la rete internet, ideale sarebbe che la fibra raggiunga in modo capillare tutte le zone del paese. Creare nelle città punti wifi gratuiti e accessibili. Ridurre le ore, migliorare la rete e permettere a costi adeguati dispositivi pc Questa carrellata di alcune proposte, sensazioni e stati d’animo dei genitori che hanno risposto al sondaggio stanno a significare come vi siano problemi, situazioni di difficoltà ma anche che molti sono disposti a scommettere su questa strada. E se vogliamo è l’ulteriore prova di quanto valore abbia il reale coinvolgimento e la partecipazione attiva dei genitori e di tutti i soggetti interessati nelle scelte di politica pubblica. In fondo le proposte appena riportate sono proposte di buon senso che, se armonizzate e prese sul serio, costituirebbero parte integrante di un grande programma di riforma della scuola italiana.

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Proposte per la scuola che verrà nel Lazio. E’ evidente che il Covid 19 ha fatto esplodere contraddizioni, limiti e fragilità dei diversi ambienti di vita e di lavoro. Chi pensa che si torni alla “normalità” anche in modo graduale mente a sé stesso. Nulla sarà come prima. Il paradosso nella scuola, ma anche in altri settori, è che cose che apparentemente sembravamo impossibile da realizzare siano state poi realizzate in pochi giorni. Ma non certo in modo eccellente. E i problemi restano. Con questo strumento che abbiamo utilizzato siamo partiti come organizzazione civica da singole segnalazioni per capire cosa si stesse muovendo nel mondo della scuola. E’ stato un esercizio utile e istruttivo, e che miglioreremo, che ci permette di elaborare alcune proposte concrete per la scuola che verrà. Dalle risposte ricevute risulta utile centrare l’attenzione su 4 aree di intervento.

1. LINEE GUIDA UNICHE SULLA DAD.

2. FORMAZIONE CORPO DOCENTE ALLA DAD.

3. CONNETTERE IL PAESE.

4. RIPENSARE LA SCUOLA, I SUOI TEMPI, I SUOI LUOGHI E LA QUALITA’ DEL SERVIZIO. Linee guida uniche sulla DAD. E’ necessario predisporre delle Linee guida univoche sulla DAD. Le difformità sul servizio, le diverse piattaforme utilizzate, le diverse modalità di attivazione rendono evidente un intervento che faccia da un lato chiarezza su come si usa la DAD e dall’altro permetta a tutti, professori, studenti e famiglie di poter accedere e utilizzare la DAD nel miglior modo possibile. Le differenze, anche all’interno degli stessi istituti non sono l’eccezione ma la normalità. Troppo dipende dal “fattore umano” nella resa della qualità del servizio e poco dalla capacità di fare squadra. E alcuni elementi dovrebbero essere ben presenti e chiari nelle Linee guida. Ne riportiamo per punti quelli che a nostro giudizio rappresentano una base di partenza reale. "Linee guida per le video - lezioni"

- L’autonomia regionale e scolastica non può essere considerata come “anarchia”. - Rimandare al Rispetto del Regolamento Europeo sulla Privacy. - Tutela dei lavoratori e degli studenti rispetto ai tempi di recupero tra una lezione e l'altra. - Tutela privacy rispetto a foto e filmati, soprattutto per scuola dell'infanzia e nido dove il materiale

che riguarda famiglie, bambini ed insegnanti/educatori viene gestito prevalentemente con le applicazioni per le chat tipo WhatsApp.

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- Un "patto di corresponsabilità educativa" rimodulato e adeguato al "tempo del Covid" ... ricordando diritti e doveri di studenti ed insegnanti soprattutto nel rispetto della privacy. Formazione corpo docente alla DAD. La formazione del corpo docente, delle famiglie e dei ragazzi è centrale. Non è sostenibile, nemmeno durante un’emergenza come quella in corso, dover assistere alla incapacità sistemica di un settore strategico come la scuola di non conoscere (non di non avere…) strumenti informatici che dovrebbero essere di uso corrente. E qui va messa in atto una politica di attenzione verso il corpo docente che garantisca da un lato la sicurezza del lavoro, l’aggiornamento costante, la valorizzazione delle competenze professionali e dall’altro però aumenti la capacità di innovazione nella didattica, negli strumenti e nella capacità di utilizzare modalità e tecniche “nuove” di insegnamento.

- Valutare i vantaggi della DAD in tempo di emergenza Covid ed implementarli nell’ordinario - Assicurarsi che il docente sia messo nella condizione di poter effettuare una didattica a distanza.

Connettere il paese. Connettere il paese non è solo una questione tecnologica. E’ la sfida del futuro. Per il paese intero. Il tema è conosciuto da decenni. Siamo in ritardo spaventoso. Se non si hanno infrastrutture tecnologiche in grado di connettere tutto il paese, con particolare attenzione alle aree interne e alle periferie delle città, la scuola come servizio pubblico avrà uno strumento potentissimo in meno per ridurre diseguaglianze e dare opportunità a tutti i nostri ragazzi. Questo è un impegno strategico non più rinviabile. Qui è necessario dotare docenti, ragazzi e loro famiglie di pc e Tablet; coinvolgere il mondo della editoria scolastica in una progettazione digitale dei testi di scuola; garantire la connessione a tutte le aree del paese, in particolare quelle interne, per dare diritto di accesso al servizio scuola; ipotizzare con le aziende erogatrici di telefonia mobile piani di spesa per le famiglie con figli in età scolare che siano contenuti e che tali costi non siano a carico diretto delle famiglie; aumentare la disponibilità dei giga per l’area scuola; immaginare dei prodotti informatici per la scuola totalmente free che possano essere utilizzati oer le attività didattiche.

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Ripensare la scuola, i suoi tempi, i suoi luoghi e la qualità del servizio. Il sistema scuola non è una gabbia. Ma in realtà lo è. Questo paese soffre di una frantumazione dei sistemi, degli ambienti che rende tutto rigido, difficile, restio al cambiamento. Dobbiamo ripensare tutti gli “ambienti”: la scuola deve essere “connessa” con il mondo e creare le condizioni per essere il “centro” del villaggio. Qui di seguito riportiamo alcune questioni che devono essere chiarite per tempo con tutti gli attori (non solo i tecnici) affinchè il mondo scuola non continui a vivere in uno splendido isolamento.

- Garanzia della tutela igienico – sanitaria (vedi DPI); garanzia di effettiva sanificazione degli ambienti con turnazione classi in turni; spazi adeguati per le classi;

- Protocollo di sicurezza e formazione personale docente e non docente (la scadenza degli appalti per la mensa e della Multiservizi oggi più che mai rischia di essere un ostacolo non da poco alla ripartenza).

- Scarico delle responsabilità/liberatoria (nei confronti dei servizi, educatori/insegnanti). - Potenziamento del personale educativo/scolastico, del coordinamento psicopedagogico, delle

figure sanitarie (vedi medico scolastico/pediatra da riportare a 44 ore ma anche supporto psicologico per il personale).

- Ripristino delle strutture che necessitano la messa in sicurezza (le strutture ci sono, ma mancano gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria).

- No al terzo settore nelle scuole inteso come “sostituzione del servizio pubblico”; il terzo settore non è il jolly per tutte le occasioni. Ha funzione di servizio pubblico se il tutto è programmato e previsto in un quadro generale e partecipa a pieno titolo, non su invito una tantum; questo è un punto delicato e sostanziale. Le misure e la cultura prevalente intende il cosi detto Terzo settore come quello che si occupa di ciò che lo Stato non garantisce più. Non è così. Non deve essere così. La burocratizzazione e l’imbrigliamento amministrativo del Terzo Settore sono esattamente la vecchia politica del “collateralismo”. E forse anche peggio.

- Rilancio dei servizi pubblici e di un sistema integrato di qualità. - Nido/Infanzia come “ambiente di vita” non tralasciando o snaturando completamente le routine

e la professionalità del personale. - Verificare la fattibilità dei due turni per asilo/nido utilizzando l’esperienza del nido Loris

Malaguzzi. - È impensabile con la sola Multiservizi una seria sanificazione degli ambienti scolastici nella

pausa tra i turni mattina/pomeriggio. - La dotazione di Tablet e la concreta possibilità di digitalizzare i libri (in gran parte) potrebbe

essere una via di uscita all’utilizzo massivo di strumenti informatici nella didattica. - La liberatoria deve esser rilasciata "dai genitori". Per quanto riguarda i servizi educativi, cioè

costoro devono essere consapevoli e coinvolti con gli insegnanti per la riapertura educativa. - Per le linee guida della DAD e per la formazione insegnanti quale ruolo del Ministero nel fornire

strutture e materiali per la sua realizzabilità? Lasciare tutto all'autonomia scolastica potrebbe creare difficoltà;

- Per quanto riguarda i devices elettronici carenti in famiglie e istituti forse sarebbe utile un piano di intervento statale, regionale e comunale.

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- Chi dovrebbe fare i controlli degli ambienti scolastici ed extra-scolastici? La stessa struttura scolastica? Il Comune? La Regione? Lo Stato? Il tema dei controlli sulla sicurezza è altro punto delicato e non certo secondario.

- Il tema del monitoraggio e della verifica per migliorare. Nessuno sembra aver approntato ancora nulla su questa parte che dovrebbe essere garanzia di mantenimento di qualità.

- I fondi necessari. L’aspetto finanziario per garantire tutti questi interventi minimi è la parte indispensabile per garantire sicurezza, salute e avviare la scuola ad avere un cambio passo rispetto alla attuale situazione. E’ evidente che sul piano pratico siamo in presenza dal punto di vista degli edifici scolastici di ritardi seri. E che la eventuale ripresa a settembre della scuola porrà in forte stress un mondo che dovrà organizzare doppi turni, DAD, turnazione del personale, sanificazione costante degli ambienti etc etc tutto in una volta. Le problematiche sopra ricordate sono legate a vecchie situazioni. Non certo all’emergenza Covid 19 che, paradossalmente, fa emergere con maggiore determinazione i limiti strutturali dell’edilizia scolastica, della didattica e della capacità del mondo scuola di essere al passo con i tempi. L’impressione che abbiamo ricavato da questo sondaggio è di un ambiente che è troppo frammentato, dipendente in larga parte dalla buona volontà dei singoli e che necessita di una vera azione di squadra tra dirigenti, docenti, famiglie e altri operatori della scuola per dare ai nostri ragazzi un ambiente di crescita armonico. Qui al primo problema chi viene “tagliato” è il più fragile, il soggetto più debole e quello meno “integrato”. In questo caso parliamo ad esempio dei ragazzi con problemi di apprendimento, di chi non ha disponibilità economiche per avere un Tablet o un pc adeguato, di chi vive in zone del paese non raggiunte adeguatamente da una connessione minimamente stabile, di chi ha i genitori che devono sobbarcarsi anche il peso della scuola oltre alla preoccupazione del proprio posto di lavoro (se riescono a mantenerlo). E di chi è fragile per “natura”. Una delle risposte che abbiamo voluto riportare sopra tra i commenti e le proposte dei genitori diceva “Purtroppo non è per tutti...un figlio autistico non può farla...” Ecco il punto è proprio questo. Con emergenza Covid sono letteralmente scomparsi dai radar queste situazioni di marginalità. Ma non è colpa del Covid 19. L’emergenza sanitaria ha solo mostrato con molta più chiarezza e determinazione che il “sistema” scuola, come altri nel nostro paese, non reggono le sfide del futuro. Allora è necessario guardare in faccia la realtà con estrema durezza e ripensare insieme interventi di sistema e nuove modalità operative, organizzative e di supporto che, partendo dall’autonomia scolastica, sono ormai parte integrante del problema.