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laSettimana Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abb. postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO Anno CXIV - N. 2 - Una copia 1,10 - Domenica 12 gennaio 2014 - (Esce il giovedì) RADIO KOLBE ROVIGO 91.2 e 94.5 la nostra radio RADIO KOLBE ROVIGO 91.2 e 94.5 la nostra radio SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO G iovani Un invito, un invito a raccontarsi. Ma a raccontare non solo ciò che hai fao, ciò che riempie di soddisfazione, ciò che ha dato onore, ciò che ha messo in mostra la tua bravitù!! Un invito a raccontare i sogni e i proge è quello rivolto dal Servizio di Pastorale Giovanile diocesa- no nell’anno 2013 – 2014 ai gruppi giovanili della nostra Diocesi. E vengono davvero raggiun in tan, perché ci racconno come è possibile coinvolgere giovani e come questo sta per accadere davvero da Melara a Rivà, nella ...che si raccontano I giovani di Adria - San Vigilio pag. 10 Nomine tra il Clero Mons. Vescovo, in data 31 dicembre 2013, ha nominato Vettorello Don Gianni Rettore del Tempio cittadino della Beata Vergine del Soccorso (La Rotonda). INCONTRO DI SENSIBILIZZAZIONE E DI FORMAZIONE Bambini e ragazzi in missione Per mettere in risalto il ruolo fondamentale della “Parola di Dio scrittanella vita di noi cristiani e delle nostre comunità, ogni parrocchia è invitata a celebrare, dopo le feste natalizie, nella 2ª domenica del tempo ordinario, il 19 gennaio 2014, la Festa del “Verbum Domini” pag. 3 Servizio a pag. 3 pag. 11 Incontro in Seminario in preparazione della Giornata dell’infanzia missionaria Servizio a pag. 20 Gioia ed emozione per l’incontro con Papa Francesco Gennaio mese del Seminario EDITORIALE L’inutile strage PAOLO BUSTAFFA Sono trascorsi cento anni. Non c’è Paese d’Europa che non porti ancora i segni di quella guerra che Benedetto XV denunciò come “inutile strage”. Uno scontro che, incominciato nel 1914, provocò nel triennio 1915-1918 oltre 16 mi- lioni di morti di cui 10 milioni di militari e 6 milioni di civili. Senza contare i feriti nel corpo e nell’anima e la lacerazione profonda del tessuto culturale, sociale ed economico del nostro Paese e dell’Europa. A tene- re viva la memoria, accanto ai cippi, alle lapidi, ai monumenti ai caduti, agli enormi e impressionanti ossa- ri militari, ci sono in tutti i Paesi europei i libri di storia. Basterebbe leggerne alcuni per rendersi conto del fiume di dolore e di morte che ruppe gli argini nazionali e inondò il continente. Basterebbe legger- ne alcuni per rendersi conto che i popoli europei furono costretti alla reciproca aggressione mentre chie- devano di crescere nella prosperità e nella pace. Di quell’Europa della soffe- renza poche tracce si trovano però sui libri di storia. E questo vuoto di narrazione, questo trascurare l’immane ferita nei popoli europei, contribuirono ad accendere altre sconvolgenti tragedie. Sono trascorsi cento anni e, doverosamente, sono iniziate le commemorazioni di quel conflitto europeo che per il suo allargarsi di- venne la “prima guerra mondiale”. La memoria, anche attraverso la celebrazione, bussa alla porta del- la coscienza. Perché questo avvenga si dovrà ricordare anche il grido che in quegli anni bui si è levato, sopra il frastuono delle armi, per denunciare la guerra, per chiedere e implorare la pace. È stata la voce dei Pontefici che si è alzata con fer- mezza dal 1914 e oggi si leva con- tro altre guerre in altre regioni del mondo. Da Benedetto XV a Pio XI, da Pio XII a Giovanni XXII, da Paolo VI a Giovanni Paolo I, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. E ora Papa Francesco. La memoria sosta sul passato ma subito si proietta sull’oggi e sul domani nel riascoltare le loro paro- le, nel rileggere la grande enciclica, nel registrare le vibrazioni della loro voce, nel seguire i loro gesti, nel rivedere i luoghi delle loro pre- senze nel tempo. La periferia di Roma bombar- data, il ritiro a Castel Gandolfo in opposizione al dittatore, il palaz- zo di vetro dell’Onu, i passi di un Papa tedesco in un campo di ster- minio... In cento anni l’ininterrotto ap- pello alla pace è stato un contribu- to, forse non detto ma certamente illuminante, per la nascita di quel nuovo pensiero che avrebbe portato alla costruzione della casa comune europea. E questo perché l’appello dei Pontefici è stato ed è anche oggi l’appello dei popoli, degli umili, dei poveri. Non è troppo sperare che nella celebrazione del centena- rio della “inutile strage” queste voci tornino a proporre una riflessione seria sul futuro dell’Europa e un pensiero forte in vista delle elezioni europee di fine maggio. Il risveglio della coscienza europea è, infatti, urgente perché se una guerra non è pensabile è invece reale per l’Eu- ropa il rischio di corrosione delle fondamenta della dignità umana, della giustizia sociale e della soli- darietà. Un rischio alimentato da nazionalismi ed egoismi che ieri contribuirono a formare la miscela esplosiva di due terrificanti conflitti mondiali combattuti sul suolo eu- ropeo. Ancora un volta la Chiesa, sentinella della storia, leva la sua voce. È Papa Francesco a chiedere all’Europa un esame di coscienza, un ritorno all’umiltà, un soprassal- to di fraternità. Sono i cristiani i primi desti- natari dell’appello. Sono i cristiani a essere chiamati per primi ad ag- giungere agli applausi risposte coe- renti alle domande di un Papa non europeo ma che è ben consapevole della vocazione dell’Europa. In que- sta prospettiva s’inserisce l’invito al voto per l’Europa della vita, della persona e dei popoli che proprio in questi giorni viene dalla Comece, la Commissione degli episcopati della comunità europea. È bene sottoli- neare che nella scelta dei vescovi di tenere viva per la loro Commissio- ne la definizione “comunità euro- pea” invece che “unione europea” risuona l’appello di Papa Francesco alla fraternità.

La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

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Page 1: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

la SettimanaPoste Italiane S.p.A. – Spedizione in abb. postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO

Anno CXIV - N. 2 - Una copia € 1,10 - Domenica 12 gennaio 2014 - (Esce il giovedì)

radiokolbe

rovigo 91.2 e 94.5

la nostra radio

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SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO

GiovaniUn invito, un invito a raccontarsi. Ma a raccontare non solo ciò che hai fatto, ciò che ti riempie di soddisfazione, ciò che ti ha dato onore, ciò che ha messo in mostra la tua bravitù!! Un invito a raccontare i sogni e i progetti è quello rivolto dal Servizio di Pastorale Giovanile diocesa-no nell’anno 2013 – 2014 ai gruppi giovanili della nostra Diocesi. E vengono davvero raggiunti in tanti, perché ci raccontino come è possibile coinvolgere giovani e come questo sta per accadere davvero da Melara a Rivà, nella terra fra i due fiumi, nella Chiesa di Adria – Rovigo.

...che si raccontano

DIECI DOMANDE A DON FABIODieci domande fulminee a risposta secca secchissi-ma a don Fabio, Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, che in collaborazione con l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali promuove questo progetto.

Don Fabio, qual è l’esigenza più importante che vede oggi per la pastorale giovanile nella nostra Diocesi? Convergere su esperienze belle: i gruppi isolati muoiono delle solite cose. I giovani rifiutano la Chiesa? Acca-de. Perché? Perché noi pretendiamo di vivac-chiare con il Vangelo in mano. Questo è intolle-rabile per un giovane. Perché? Perché intuisce che il Vangelo trasforma la vita. Dicono sarebbe meglio stare attenti a presentarci come Chie-sa, per essere più comunicativi. I giovani non hanno bisogno che siamo meno Chiesa ma più Chiesa. Siamo stimolanti quando convergiamo. I giovani che non vengono in Chiesa: una propo-sta chiara? Una settimana di condivisione nella nuova Casa GP2. E i giovani di casa nostra? Aiu-tiamoli a venire a Messa la Domenica. Quanto è impoverita la realtà giovanile della Diocesi? Siamo fra le poche realtà giovanili che ‘tengono’ fra mille difficoltà. Il nostro occhio è gravemente miope. è stata comunicata la data della Festa-giovani 2014 il 26 e 27 Aprile: perché due gior-ni? Perché se giochi sempre “al risparmio” non sarai coinvolgente: sarebbe meglio stare a casa del tutto. Varrà la pena partecipare dunque? Pena? Quale pena? Sarà bellissimo partecipare.

Tre piazze messe a disposizione per raccontarsi: la Settimana, Ra-dio Kolbe, il sito web 5pani2pesci, tre piazze che per un anno accolgo-no gruppi di giovani. Sono le piaz-ze mediatiche della nostra Chiesa, collegate fra loro da viottoli, strade e collegamenti, in cui sia possibile passare da una piazza all’altra per trovare altri giovani. Ognuno di que-sti tre spazi ha un angolo preciso in cui i giovani possono radunarsi: su la Settimana questa pagina giovane scritta in collaborazione fra il setti-manale, l’ufficio di pastorale giova-nile e le realtà govani del nostro Po-lesine; in RadioKolbe il programma Polesine Coast to Coast, presentato da Alberto e Thomas, coadiuvati in regia da Davide ed Enrico; sul sito www.5pani2pesci.it una pagina, rag-giungibile sempre dall’homepage, dedicata ai gruppi giovanili che de-siderano raccontarsi. E poi i viottoli: dal sito sono scaricabili le puntate della Radio, su laSettimana le stes-se puntate sono impaginate; su Ra-dioKolbe i riferimenti ai gruppi che si stanno presentando su carta e sul web. E infine il lancio più bello: per gruppi e realtà selezionate dall’Equi-pe di Pastorale Giovanile, la redazio-ne di un comunicato stampa a firma della Diocesi indirizzati agli organi di comunicazione del nostro Polesine.

Tre piazze per i giovani Sito web, Settimanale e Radio Diocesana per “convergere”insieme

www.5PANI2PESCI.ITRiprende l’avventura della Comunicazione in webIl Sito della Pastorale Giovanile si presenta nel nuovo anno totalmente riprogettato, in un restyling che è durato tre mesi e che ha rimesso a nuovo questo importante portale. Ri-costruire un Sito web è come re-staurare una citta. Tanti i meandri che lo costituiscono, i funzionamenti da ripensare e la connessione vitale con al vita reale dei gruppi giova-nili della Diocesi. Interfacciato sui principali social-network del nostro tempo, è anche in grado di effettuare una raggiungibilità capillare su diversi percorsi di accesso, da fecebook (Pastorale Giovanile Diocesi di Adria – Rovigo) a twitter (Giovani Adria – Rovigo). Sulla pagina twitter della Pastorale giovanile diocesana il Vescovo stesso interviene nella grandi feste per un saluto ai giovani che si connettono via web, come è già accaduto nella solennità di Tutti i Santi e come accadrà nella So-lennità dell’Im- macolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Cari giovani, camminate nella speranza: abbiate fiducia in voi stessi e negli altri, nel vostro potenziale di bene. Auguri! +Lucio,vescovola Settimana

IN mANo AI gIovANILa Settimana giovani è il nuovo abbonamen-

to giovanile che presentiamo come possibili-

tà alle Parrocchie e alle Associazioni perché si

possa abbonare a laSettimana il gruppo di gio-

vani parrocchiale o associativo, il quale potrà

godere di tutta la condivisione dei gruppi per

tutto l’anno, oltre a vedere la propria. Il costo

dell’abbonamento è per metà del gruppo (€

25,00) e per l’altra metà a carico della Diocesi.

L’abbonamento secondo la formula laSettima-

na giovane, va richiesto in questo caso al SER-

VIZIO DI PASTORALE GIOVANILE DIOCESANO

[email protected] oppure telefonando a

don Fabio al 3495139409.

I g i o van i d i

Ad r i a - San V ig i l i o

pag. 10

Nomine tra il CleroMons. Vescovo, in data 31 dicembre 2013, ha

nominato Vettorello Don Gianni Rettore del Tempio cittadino della Beata Vergine del Soccorso (La Rotonda).

Incontro dI sensIbIlIzzazIone e dI formazIone

bambini e ragazzi in missione

Per mettere in risalto il ruolo fondamentale della “Parola di Dio scritta” nella vita di noi cristiani e delle nostre comunità, ogni parrocchia è invitata a celebrare, dopo le feste natalizie, nella 2ª domenica del tempo ordinario, il 19 gennaio 2014, la Festa del “Verbum Domini”

pag. 3

Servizio a pag. 3

pag. 11

Incontro

in Seminario

in preparazione

della Giornata

dell’infanzia

missionaria

Servizio a pag. 20

Gioia ed emozione

per l’incontro con Papa

Francesco

Gennaio mese del Seminario- Riflettiamo sul significato vitale del Seminario in diocesi e sulla vocazione al sacerdozio. - Preghiamo per la comunità del Seminario e per i giovani che lo frequentano.- Accompagniamo i nostri ragazzi ed i nostri giovani a visitarlo.- Sosteniamo il Seminario anche economicamente.

EDITORIALE

L’inutile stragePaolo Bustaffa

Sono trascorsi cento anni. Non c’è Paese d’Europa che non porti ancora i segni di quella guerra che Benedetto XV denunciò come “inutile strage”. Uno scontro che, incominciato nel 1914, provocò nel triennio 1915-1918 oltre 16 mi-lioni di morti di cui 10 milioni di militari e 6 milioni di civili. Senza contare i feriti nel corpo e nell’anima e la lacerazione profonda del tessuto culturale, sociale ed economico del nostro Paese e dell’Europa. A tene-re viva la memoria, accanto ai cippi, alle lapidi, ai monumenti ai caduti, agli enormi e impressionanti ossa-ri militari, ci sono in tutti i Paesi europei i libri di storia. Basterebbe leggerne alcuni per rendersi conto del fiume di dolore e di morte che ruppe gli argini nazionali e inondò il continente. Basterebbe legger-ne alcuni per rendersi conto che i popoli europei furono costretti alla reciproca aggressione mentre chie-devano di crescere nella prosperità e nella pace.

Di quell’Europa della soffe-renza poche tracce si trovano però sui libri di storia. E questo vuoto di narrazione, questo trascurare l’immane ferita nei popoli europei, contribuirono ad accendere altre sconvolgenti tragedie.

Sono trascorsi cento anni e, doverosamente, sono iniziate le commemorazioni di quel conflitto europeo che per il suo allargarsi di-venne la “prima guerra mondiale”.

La memoria, anche attraverso la celebrazione, bussa alla porta del-la coscienza. Perché questo avvenga si dovrà ricordare anche il grido che in quegli anni bui si è levato, sopra il frastuono delle armi, per denunciare la guerra, per chiedere e implorare la pace. È stata la voce dei Pontefici che si è alzata con fer-mezza dal 1914 e oggi si leva con-tro altre guerre in altre regioni del mondo. Da Benedetto XV a Pio XI, da Pio XII a Giovanni XXII, da Paolo VI a Giovanni Paolo I, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. E ora Papa Francesco.

La memoria sosta sul passato ma subito si proietta sull’oggi e sul domani nel riascoltare le loro paro-le, nel rileggere la grande enciclica, nel registrare le vibrazioni della loro voce, nel seguire i loro gesti,

nel rivedere i luoghi delle loro pre-senze nel tempo.

La periferia di Roma bombar-data, il ritiro a Castel Gandolfo in opposizione al dittatore, il palaz-zo di vetro dell’Onu, i passi di un Papa tedesco in un campo di ster-minio...

In cento anni l’ininterrotto ap-pello alla pace è stato un contribu-to, forse non detto ma certamente illuminante, per la nascita di quel nuovo pensiero che avrebbe portato alla costruzione della casa comune europea.

E questo perché l’appello dei Pontefici è stato ed è anche oggi l’appello dei popoli, degli umili, dei poveri. Non è troppo sperare che nella celebrazione del centena-rio della “inutile strage” queste voci tornino a proporre una riflessione seria sul futuro dell’Europa e un pensiero forte in vista delle elezioni europee di fine maggio. Il risveglio della coscienza europea è, infatti, urgente perché se una guerra non è pensabile è invece reale per l’Eu-ropa il rischio di corrosione delle fondamenta della dignità umana, della giustizia sociale e della soli-darietà. Un rischio alimentato da nazionalismi ed egoismi che ieri contribuirono a formare la miscela esplosiva di due terrificanti conflitti mondiali combattuti sul suolo eu-ropeo. Ancora un volta la Chiesa, sentinella della storia, leva la sua voce. È Papa Francesco a chiedere all’Europa un esame di coscienza, un ritorno all’umiltà, un soprassal-to di fraternità.

Sono i cristiani i primi desti-natari dell’appello. Sono i cristiani a essere chiamati per primi ad ag-giungere agli applausi risposte coe-renti alle domande di un Papa non europeo ma che è ben consapevole della vocazione dell’Europa. In que-sta prospettiva s’inserisce l’invito al voto per l’Europa della vita, della persona e dei popoli che proprio in questi giorni viene dalla Comece, la Commissione degli episcopati della comunità europea. È bene sottoli-neare che nella scelta dei vescovi di tenere viva per la loro Commissio-ne la definizione “comunità euro-pea” invece che “unione europea” risuona l’appello di Papa Francesco alla fraternità.

Page 2: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

Una necessità, una strate-gia e una finalità più ampia. Ne è sintesi “Salviamo la scuola. L’impegno di tutti per il futuro per il Paese”, il tema del XX congresso nazionale dell’Asso-ciazione italiana maestri cat-tolici (Aimc), in corso a Roma fino a domani per valorizzare il ruolo della scuola nella comu-nità sociale.

Professione e impegno. In un contesto, quello attuale, in cui sono mutati il senso del vi-

vere e quello di appartenenza, la partecipazione e la democrazia, la scelta di fede e laicità, l’edu-cazione e la scuola tutta, è da intensificare l’impegno per la persona, “fulcro dell’etica del-la responsabilità propria di una cittadinanza attiva”, ha detto il presidente dell’Aimc, Giusep-pe Desideri, che, al termine del suo mandato quadriennale, ha tracciato un bilancio delle attività svolte. “Princìpi ispi-ratori”, ha spiegato, sono stati

“l’identità associativa profes-sionale, ecclesiale e sociale e l’aspetto professionale inteso come al servizio della società italiana. Crediamo nella scuola non perché salviamo il posto di lavoro”, ma perché “abbia-mo voglia di non arrenderci: sappiamo che, se non facciamo noi le cose di cui ci occupiamo, non le farebbe nessun altro”. Il maestro è, ha proseguito Desi-deri, un “soggetto particolare, e trascurato: non abbiamo un potere da giocarci, però siamo una delle pochissime voci che tentano di coniugare il ruolo e la professione con un servizio e un impegno”. Tra le caratte-ristiche fondanti dell’Aimc e del suo impegno, “un ‘insano’ ottimismo, dato dall’attenzione al ruolo dell’educatore in que-sto Paese oggi: stiamo vivendo - ha evidenziato - un periodo di grandissima difficoltà e dubbi su cosa sia la democrazia, su cosa significhi partecipazione. E, in questo contesto, i corpi intermedi sono fondamentali”. Il presidente Aimc ha poi elen-cato, tra gli obiettivi prefissi e perseguibili, la valorizzazione della scuola, della professione, dell’associazionismo profes-sionale e del ruolo dei maestri cattolici.

Insegnante, motore di sviluppo. Occorre “riportare la scuola all’attenzione di chi de-cide: noi chiediamo un cambio di prospettiva, non bisogna pen-sare a quanto costa un alunno, ma a cosa possiamo fare affin-ché ciascun alunno rappresenti una risorsa per il Paese”. Questa impostazione, inevitabilmente, “rimodula il ruolo dell’inse-gnante, non più visto come un dipendente e, dunque, un costo, ma come motore di sviluppo”. La crisi dell’autonomia scola-stica è stata definita dal presi-dente Desideri “grande aspet-

tativa tradita”, una delle cause che fanno sì che la scuola risulti “abbandonata a sé stessa, dal momento che ancora oggi man-cano quelle condizioni di eser-cizio che chiedevamo già da tempo”. Di “tentativo naufraga-to” ha parlato invece in merito al tentativo di riscrittura della partecipazione agli organi col-legiali: solo il 10% dei genitori va a votare, una vera e propria “sconfitta invisibile”. Il docen-te, ha concluso, “per formare deve formarsi”, e “va valutato secondo criteri condivisi”.

Il lievito del Vangelo a scuola. Un incoraggiamento “a continuare ad animare con il lievito del Vangelo e dei valori cristiani l’ambiente scolastico, per la crescita umana, culturale e spirituale delle nuove gene-razioni” è stato espresso in un messaggio dal segretario di Sta-to vaticano, monsignor Pietro Parolin. Aggiungendo “apprez-zamento per l’impegno dell’As-sociazione che, in un momento per vari aspetti difficile, intende rinnovare con decisione il suo specifico servizio alla forma-zione degli insegnanti, a bene-ficio della scuola, delle famiglie e dell’intera società italiana”, il segretario di Stato ha auspicato che il congresso possa incar-nare “un momento intenso di comunione, ascolto reciproco, discernimento e progettazione”. Si è soffermato sull’importanza rivestita dall’associazionismo nel campo della scuola Luciano Chiappetta, capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricer-ca: “Se l’azione educativa non trasmette princìpi morali, di comportamento e giuridici uni-versali, fallisce. Orientare e for-mare devono essere l’humus su cui costruire ogni giorno attività didattica”.

Lorena Leonardi

2 la Settimana domenica 12 gennaio 2014comunità

Nei tri-bunali cam-peggia una scritta: “La legge è ugua-le per tutti”. Ma è facile obiettare che poi non sempre la legge è applicata per tutti in modo uguale. Certo che le situazioni e la loro interpretazioni hanno sempre una complessità non facile da decifrare. Se poi andiamo nel campo più strettamente morale è ancora più difficile perché il peccato non può essere giudica-to tale se non dalla coscienza personale e non basta un fatto grave, ma occorre che sia stato compiuto con piena avvertenza e deliberato consenso. La differenza tra reato doloso, colposo e preterintenzionale è ben chiaro anche nel giudizio civile. A districare la matassa tra legge, colpa, errore, coscien-za è la giustizia.

Oggi tutti e tre i brani biblici citano questa parola-chiave: giustizia; come rispo-sta a diritti universali (Isaia), con l’aggiun-ta della misericordia (Atti), in una visione onnicomprensiva e universale (Vangelo). Il Battesimo di Gesù è la tappa di arrivo e di partenza delle attese dell’avvento: giustizia e pace.

Una osservazione preliminare: il no-stro concetto di giustizia corrisponde solo in parte a ciò che la Bibbia intende dire parlando di giustizia. Giustizia è per noi un concetto regolativo: in primo piano sta la cosiddetta giustizia distributiva e compen-sativa, regolata dal principio: a ciascuno il suo. Di fronte a questo concetto di giu-stizia, bisogna dire che la nozione biblica non è orientata sui diritti umani fondamen-tali e neppure semplicemente sul concetto di proporzionalità. Essa considera più in profondità la situazione dell’uomo. Da questo punto di vista l’unica cosa giusta per l’uomo è interrogarsi sempre su Dio, guardare a lui con piena fiducia, porre da-vanti a lui le proprie richieste e conformar-

si con obbedienza alla sua volontà. Questa è la sua giustizia, che si riflette poi anche in una convivenza giusta.

Isaia, a differenza dei profeti preceden-ti che hanno annunziato il giudizio, annun-cia un servo che proclama la salvezza e la speranza: non grida, non getta via la canna incrinata ma la riutilizza, non spegne il luci-gnolo che sta per estinguersi ma lo alimenta di nuovo, recupera e rinforza ciò che era de-bole e perduto e lancia un messaggio di giu-stizia su tutta la terra, raggiungendo anche le isole lontane. Il Signore si rivolge poi a un “tu” non precisato: il suo compito è altis-simo ed è espresso con immagini esaltanti di luce e di libertà: “il mio servo, il mio elet-to”. Colpisce in particolare quell’insistenza

sul concetto di “diritto” che va “stabi-lito sulla ter-ra”: dunque l’eletto, con la redenzione

degli uomini, porterà la giustizia quaggiù. Nella debolezza e nella sofferenza sta la forza che solleva il mondo.

Gli Atti ci parlano dell’incontro di Pietro con Cornelio, la storia dell’ingresso del pri-mo pagano nel cristianesimo. Pietro prende la parola e tiene un discorso che si può ri-tenere un modello di annunzio del cristia-nesimo ai pagani. Alla base l’apostolo pone il principio universalistico della salvezza, destinato da Dio a tutti coloro che credono e operano secondo giustizia, prescindendo dalle appartenenze razziali o culturali. E’ su questo fondamento generale che egli innesta l’annunzio specifico cristiano, che ha al centro il vangelo e la persona di Gesù Cristo, “Signore di tutti”, Giudei o pagani. Il discorso di Pietro è quasi una sintesi della trama evangelica: la predicazione del Bat-tista, il battesimo di Gesù, il suo ministero pubblico segnato dalla lotta contro il male, la crocifissione, la risurrezione, le appari-zioni pasquali ai discepoli e la missione al mondo. Si ripetono, allora, gli stessi effetti dello Spirito Santo a Gerusalemme e Pietro è costretto a riconoscere che Dio stesso ha spezzato le frontiere che dividevano pagani e giudei nell’unità della Chiesa di Cristo at-traverso il battesimo.

Matteo ci presenta Cristo sull’orizzonte della sua storia pubblica, il battesimo rice-vuto da Giovanni il Battista che lo rivela come “il mio servo, il mio eletto”. La gran-de rivelazione si compie mentre Gesù si fa battezzare. L’epifania divina che accompa-gna quell’atto ha come elemento decisivo la proclamazione di Gesù come “Figlio pre-diletto” di Dio e come Messia e profeta, sul quale viene effuso lo Spirito divino.

d. Dante Bellinati

La GiustiziaIsaia 42, 1-4.6-7; Atti 10, 34-38; Matteo 3,13-17

Il progetto pastorale dio-cesano impegna in particolare i presbiteri per la loro respon-sabilità di educatori e guide del popolo di Dio. Ovvio, quindi, che il Consiglio Pre-sbiterale diocesano abbia ri-flettuto su contenuti, metodo, evangelizzatori e operatori per la realizzazione del progetto-programma pastorale.

Il marchio dello stile di un “popolo di Dio in missione” deve essere quello di un cri-stianesimo ospitale. Almeno tre sono i campi per eserci-tare questo tipo di ospitalità cristiana: le forme pratiche dell’evangelizzazione, la re-lazione con la città (luoghi sociali, ambienti di vita) e lo stile. E su questi tre aspetti si possono riassumere gli inter-venti del Consiglio Presbite-rale diocesano.

Le forme pratiche stan-no tra due fuochi, l’annuncio della Parola e la vicenda della persona: accostamento popo-lare della Scrittura, lettura dei segni dei tempi, servizio della carità, scambio di forze e ri-sorse pastorali e personali tra parrocchie.

Dal Consiglio Presbitera-le escono queste indicazioni: ruolo dei presbiteri e dei laici, la comunità soggetto evan-gelizzante, la religione nelle scuole.

La relazione con la città domanda l’incontro con gli ambienti di vita, in particolare i giovani e la famiglia, luoghi privilegiati dell’attenzione alla vicenda esistenziale senza la quale gli uomini di oggi non incontrano il Signore risorto.

Dal Consiglio Presbiterale escono queste indicazioni: le Unità pastorali, il presbiterio, la scuola, le associazioni gio-vanili; qualche altro accenno generico: la vita, il Consiglio pastorale, la Vicaria...

Lo stile soffre uno scolla-mento tra appartenenza eccle-siale e presenza negli ambienti di vita (scuola, salute, lavoro, carità, migranti). Una diffusa interpretazione dell’evan-gelizzazione, catechetica, liturgica e anche caritativa, è attraversata da una sorta di sindrome “fondamentalista”. Forse perché il processo in-terpretativo dell’esistenza è più complesso, si cerca una scorciatoia in una sorta di offerta della “nuda parola” e dell’evangelo “puro”, in una spiritualità che non riesce ad assumere e a discernere scelte di vita con cui disporre di sé nel tempo presente.

Il Consiglio Presbiterale di fronte a questa difficoltà/

limite non può che proporre la formazione degli evange-lizzatori e operatori. Il Vesco-vo riassume gli interventi in quattro punti:

- La collaborazione tra i preti: come valorizzare la fra-ternità presbiterale?

- Che tipo di comunità stiamo costruendo?

- Cosa ci sta a cuore nelle parrocchie: non i servizi, ma la vita delle persone.

- Missionarietà della par-rocchia.

In concreto, occorre con-vertire la logica della parcel-lizzazione dei gesti dell’evan-gelizzazione (prima evange-lizzazione, trasmissione della fede nella catechesi, forma-zione del volontariato, pre-senza negli ambienti di vita, impegno civile, ecc.), bisogna superare la pratica di settori pastorali che si pensano come ambiti di vita totalizzanti, dove tutti fanno tutto, senza mai intercettare altre dimen-sioni della vita cristiana.

Questa è la grande corre-zione (conversione!) che deve favorire una pastorale con ‘at-tenzione all’umano comune’. Che ne è dell’accesso dei laici a questa immaginazione del futuro del volto della Chiesa popolo di Dio?

L’attenzione antropolo-gica non ha essi stessi come protagonisti, come portatori di una competenza singolare? Con simili domande bisogne-rà confrontarsi coraggiosa-mente.

Papa Francesco esorta (EG, 29): “La parrocchia e le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base, movimenti e altre forme di associazio-ne, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gi am-bienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capa-cità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto importante che non perdano il contatto con que-sta realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pa-storale organica della chiesa particolare”.

Lasciamo a s. Pietro la pista da seguire: “Per questo, appunto, mettete ogni impe-gno per unire alla vostra fede la virtù, alla virtù la scienza, alla scienza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pie-tà l’amore fraterno, all’amo-re fraterno la carità” (2Pt 1, 5-7).

d. Dante Bellinati

Consiglio presbiterale diocesano

Domenica 12 gennaio: Ore 10.30 - Bel-lombra: celebra la S. Messa.Martedì 14 gennaio: Ore 9.30 - Rovigo, Curia: presiede la riunione dei Vicari Fora-nei. Ore 15.00 - Rovigo, Curia: presiede la riunione dei Direttori degli Uffici Pastorali diocesani.Mercoledì 15 gennaio: Ore 9.00 - Rovigo, Vescovado: riceve in udienza.

Giovedì 16 gennaio:Ore 9.15 - Rovigo, Seminario: partecipa all’incontro di aggiornamento teologico-pastorale dei presbiteri, durante il quale il Vescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi svolge la riflessione su: “La relazione dei presbiteri con le isti-tuzioni civili”. Ore 16.00 - Rovigo, Seminario: tiene l’incontro teologico-pastorale con i seminaristi.Venerdì 17 gennaio: Ore 9.00 - Rovigo, Vescovado: riceve in udienza.Sabato 18 gennaio: Ore 18.00 - Sariano: presiede la celebrazio-ne della S. Messa nella festa di S. Liberata.Domenica 19 gennaio: Ore 10.30 - Bosaro: celebra la S. Messa ed amministra il sacramento della Cresima. Ore 16.00 - Rovigo, Sala della Gran Guardia: partecipa al Convegno del Movimento Lavoratori dell’Azione Cattolica.

Attività del Vescovo

Battesimo del Signore - A

POPOLO DI DIO IN MISSIONE

La preghiera dei Messaggeri di Speranza Per il progetto

pastorale diocesanoI Messaggeri di Speranza, attivi nella nuova evangelizza-

zione e impegnati a vivere il vangelo con slancio missionario, non potevano non prendere la palla al balzo da quando il no-stro vescovo indisse il nuovo anno pastorale: “Popolo di Dio in Missione”. Da tempo si ritrovano ogni primo e terzo mar-tedì di ogni mese dalle ore 18.00 alle 19.00 presso la cappella delle Suore Ancelle della S. Trinità per un’ora di adorazione proprio per sostenere la chiesa diocesana in questo momento in cui è chiamata a riscoprire la sua natura missionaria. Que-sto momento di preghiera è aperto a tutti coloro che vogliono fare cordata con noi e con le Suore Ancelle pregando lo Spiri-to perché ci dia soprattutto l’entusiasmo di annunciare il van-gelo e la forza per essere coraggiosi testimoni di Speranza.

Rovigo - Carmelo della TrasfigurazioneLectio divina

Domenica 12 gennaio 2014 alle ore 16, nella cappella del Carmelo della Trasfigurazione di Rovigo,con ingresso da via Curiel, suor Maria Grazia, carmelitana scalza, terrà una lectio divina sulla icona del Battesimo di Gesù.

I comandamentiMartedì 14 gennaio 2014, alle ore 21, nella cappella del

Carmelo della Trasfigurazione, a Rovigo, padre Mario Gal-lian, domenicano, riprende il corso sui dieci comandamen-ti, trattando il 6°: non commettere atti impuri.

XX Congresso AIMC

Se l’alunno è risorsa l’insegnante è motore di sviluppo

Page 3: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

3la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 attualità

Più volte, Papa France-sco, ha parlato a noi Semina-risti, con il suo stile inconfon-dibile e con le sue “battute” amabilmente provocatorie (per favore!). Desideriamo, in questo mese dedicato al Seminario, che alcune sue parole raggiungano anche le nostre comunità, motivan-dole a pregare per noi e per i tanti altri, che il Signore sta chiamando, convinti di quanto il Santo Padre ci ha detto: “Gli operai per la mes-se non sono scelti attraverso campagne pubblicitarie o ap-pelli alla generosità… E’ Lui che chiama, è Lui che man-da. Per questo è importante la preghiera”.

Gioia. Sempre dove sono i seminaristi, i giovani, c’è gio-ia! Ma dove nasce la gioia? “Sabato sera torno a casa e andrò a ballare con i miei an-tichi compagni?” Da questo, per esempio, nasce la gioia di un seminarista? Alcuni diran-no: la gioia nasce dalle cose che si hanno, e allora ecco la ricerca dell’ultimo modello di smartphone… Altri dicono che viene dal brivido delle sensazioni più forti (alla gio-ventù piace andare sul filo del coltello, piace proprio!). Al-tri ancora dal vestito più alla moda, dal divertimento nei locali più in voga, dal succes-so con le ragazze, passando magari da una all’altra, e po-tremmo continuare… Anche voi vi trovate a contatto con questa realtà che non potete ignorare. Ma noi sappiamo che tutto questo alla fine è una gioia che rimane alla superfi-cie, non scende nell’intimo, non rende veramente felici. La gioia vera è un’altra cosa! Nasce dall’incontro con gli al-tri, dal sentirsi accettati, com-presi, amati e dall’accettare, dal comprendere e dall’ama-re. La gioia è il sentirsi dire, non necessariamente a parole: “Tu sei importante per me”. Questo è bello… Ed è proprio questo che Gesù dice a ciascu-no di noi: “Tu sei importante per me, ti voglio bene, conto su di te”. Di là nasce la gioia! Sentirsi amati, sentire che per Lui noi siamo non numeri, ma

persone; e sentire che è Lui che ci chiama.

Chiamati. Diventare sa-cerdote, non è primariamente una scelta nostra. Io non mi fido di quel seminarista che dice: “Io ho scelto questa strada”. Non mi piace questo! Non va! Ma è la risposta ad una chiamata e ad una chia-mata di amore. Sento qualco-sa dentro, che mi inquieta, e io rispondo di sì. Nella preghiera il Signore ci fa sentire questo amore, ma anche attraverso tanti segni che possiamo leg-gere nella nostra vita, tante persone che mette sul cammi-no. Non abbiate paura di mo-strare la gioia di aver risposto alla chiamata del Signore e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio alla Chiesa. E la gioia, quella vera, è contagio-sa, fa andare avanti. Invece, quando tu ti trovi con un semi-narista, un prete troppo serio, troppo triste, con una faccia lunga. tu pensi: ma qualcosa qui non va! Per favore: mai preti con la faccia di “pepe-roncino in aceto”, mai!

Per sempre. Tutti voi avete voglia di dare la vita per sem-pre a Cristo! Ma sentite bene: tutti noi, anche noi più vecchi, siamo sotto la pressione di questa cultura del provviso-rio; e questo è pericoloso. Mi sposo fino a che dura l’amore e poi vedrò; mi faccio semina-rista per diventare prete, ma non so come finirà la storia. Questo non va con Gesù! Io non rimprovero voi, ma que-sta cultura del provvisorio, che ci bastona tutti, perché non ci fa bene… Io vorrei che voi pensaste a questo: come posso essere libero da questa cultura del provvisorio? Voi consacrate il vostro amore a Gesù, un amore grande. Il cuore è per Gesù, e questo ci porta a fare il voto di castità, il voto di celibato. Ma il voto di castità e il voto di celibato non finisce nel momento della pro-messa, va avanti… Una strada che matura, matura, matura verso la paternità pastorale, e quando un prete non è padre della sua comunità diventa tri-ste. E’ una tristezza che viene

dal vivere male questa consa-crazione, che invece ci deve portare alla fecondità. Non si può pensare un prete che non sia fecondo. Tanti preti che sono gioiosi, è perché sono fe-condi, danno vita, vita, vita… Questa vita la danno perché la trovano in Gesù! Fecondità pastorale. Per favore non siate “zitelli”!

Autenticità. Parlare di au-tenticità ai giovani non costa, perché i giovani – tutti – hanno questa voglia di essere auten-tici, di essere coerenti. Questa è una responsabilità prima di tutto degli adulti. Vogliamo giovani coerenti? Siamo noi coerenti! Ma anche voi, a vo-stra volta, cercate di seguire questa strada. Io dico sem-pre quello che affermava san Francesco d’Assisi: La frase è cosi: “Annunciate il Vangelo sempre. E, se fosse necessario, con le parole”. Cosa vuol dire questo? Annunziare il Vange-lo con l’autenticità di vita, con la coerenza di vita, poi con le parole! E’ nella nostra vita che gli altri devono poter leggere il Vangelo! Anche qui senza timore, con i nostri difetti che cerchiamo di correggere, con i nostri limiti che il Signore co-nosce, ma anche con la nostra generosità nel lasciare che Lui agisca in noi. Aprite la porta alla grazia, con questa traspa-renza!

Il cammino. La coerenza è fondamentale perché la nostra testimonianza sia credibile. Ma non basta, ci vuole anche una preparazione culturale per dare ragione della fede e della speranza. Il contesto in cui vi-viamo sollecita continuamen-te questo “dare ragione”, ed è una cosa buona, perché ci aiu-ta a non dare nulla per sconta-to, ma è anche una cosa im-pegnativa: richiede una buona formazione, equilibrata, che unisca tutte le dimensioni della vita. Nella formazione vostra ci sono i quattro pilastri fondamentali: formazione spi-rituale, ossia la vita spirituale; la vita intellettuale, (questo studiare per “dare ragione”); la formazione pastorale, inco-

minciare ad andare ad annun-ciare il Vangelo; e, quarto, la vita comunitaria. Quattro. E per quest’ultima è necessario che la formazione sia in co-munità, nei seminari… Io pen-so sempre questo: è meglio il peggior seminario che nessun seminario! Perché? Perché è importante, necessaria questa vita comunitaria, di amicizia e di fraternità. La fraternità, fra tutti! E, se io ho qualcosa con un fratello, lo dico in faccia, o lo dico a chi può aiutare, ma non lo dico agli altri per “spor-carlo”. Tante volte ho trovato comunità dove le giaculatorie più comuni sono le chiacchie-re! E’ terribile! Si “spellano” uno con l’altro… Questo non fa bene! Non lasciamoci ru-bare l’ideale dell’amore fra-terno!

Uscire/andare. Vorrei dirvi: uscite da voi stessi! Ci sono due uscite: una ver-so l’incontro di Gesù; l’altra verso gli altri per annunziare Gesù. Queste due vanno insie-me. Se tu ne fai una soltanto, non va! Io penso alla Madre Teresa di Calcutta. Era bra-va questa suora. Non aveva paura di niente, andava per le strade… Ma questa donna non aveva paura anche di in-ginocchiarsi, due ore, davanti al Signore. Non abbiate paura di uscire da voi stessi nella preghiera e nell’azione pasto-rale. Siate coraggiosi per pre-gare e per andare a annunziare il Vangelo. Io vorrei una Chie-sa più missionaria, non tanto tranquilla. Quella bella Chiesa che va avanti. Non imparate da noi quello sport che noi, i vecchi, pratichiamo spesso: lo sport del lamento! Non imparate da noi il culto della “dea lamentela”. E’ una dea quella… sempre col lamento! Ma siate positivi, coltivate la vita spirituale e, nello stesso tempo, andate, siate capaci di incontrare le persone, special-mente quelle più disprezzate e svantaggiate. Non abbiate paura di uscire e andare con-trocorrente. Siate contempla-tivi e missionari.

La Comunitàdei Seminaristi

Quest’an-no, terminate le feste nata-lizie, la no-stra diocesi celebrerà una festa “nuo-va”: la Festa del “Verbum D o m i n i ” , cioè la festa della “Parola di Dio”.

Noi ce-lebriamo da secoli la festa del “Corpus Domini”. Ma s a p p i a m o che Dio si rende presente in mezzo a noi anche median-te la sua parola, scritta nella Bibbia, e non solo con l’Eu-caristia?

Questa infatti è la fede della Chiesa, espressa bene dal Concilio nella Dei Ver-bum: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Cor po stesso di Cristo, non man-cando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane della vita dalla mensa (per sé da considerare unica) sia della parola di Dio che del corpo di Cri sto, e di porgerlo ai fedeli” (DV n. 21).

Nel Messaggio “Popolo di Dio in missione”, che ho pubblicato per la prima volta nel mese di aprile 2013, ho annunciato che, per “ritrova-re l’entusiasmo di comunica-re la fede”, è necessario che ci mettiamo tutti “in religioso ascolto della parola di Dio”. In questo modo rinnoviamo la nostra conversione al Si-gnore, cresciamo verso una fede adulta e siamo in grado di “rendere ragione della speranza che c’è in noi” (cf. 1 Pt 3,15).

Per conservare e far cre-scere la nostra fede, dunque, è necessario che leggiamo e meditiamo la Parola di Dio, sia personalmente che insie-me, in tutte le stagioni della vita, valorizzando gli stru-menti di riflessione offerti dalla diocesi, come il Qua-derno “Popolo di Dio in mis-sione”.

Per mettere in risalto il ruolo fondamentale della “Parola di Dio scritta” nella vita di noi cristiani e delle no-stre comunità, chiedo a ogni parrocchia di celebrare, dopo le feste natalizie, nella 2ª do-menica del tempo ordinario, il 19 gennaio 2014, la Festa del “Verbum Domini”

La festa del “Verbum Do-mini” si pone in continuità con la celebrazione delle festività natalizie e, quindi, diventa un’occasione privilegiata per prolungare la meditazione sul mistero dell’ incarnazione: Dio si è manifestato all’in-terno dell’esperienza di fede del popolo d’Israele prima e dei discepoli di Gesù e delle prima comunità cristiane poi: esperienza codificata nella Bibbia.

La finalità per cui istitui-sco la festa del “Verbum Do-mini” è duplice. Con questa festa desidero far riscoprire

ai fedeli il ruolo fondante e fondamentale della “Parola di Dio scritta” (la sacra Scrit-tura) nella vita della Chiesa e del cristiano; in secondo luo-go voglio sollecitare i fedeli a valorizzare la “Parola di Dio scritta”, per nutrire la propria vita spirituale.

Per raggiungere queste fi-nalità, è necessario che la fe-sta del “Verbum Domini” non rimanga un fatto episodico, ma che diventi una festa an-nuale, tale da promuovere di anno in anno, nelle comunità cristiane e nei fedeli, un pro-gressivo accostamento alla “Parola di Dio scritta” ed una sua progressiva valorizzazio-ne. Inoltre è necessario che la festa sia preceduta, accompa-gnata e seguita da opportune iniziative di studio e da espe-rienze di preghiera, capaci di mettere le persone a diretto contatto con la Bibbia.

Come ho scritto nel Pro-gramma pastorale 2013-2014, la Festa del “Verbum Domini” prevede che si metta la Bibbia “al centro”, sia in chiesa che nelle case, con le seguenti iniziative:

- durante una o più cele-brazioni della S. Messa di do-menica 19 gennaio, si faccia l’intronizzazione della Bib-bia prima della Liturgia della Parola, secondo le indicazio-ni date ai parroci;

- si curi maggiormente la proclamazione della Parola di Dio e nell’omelia si met-ta in evidenza il ruolo che la Parola di Dio ha nella nostra vita di cristiani;

- al termine della S. Mes-sa si consegni il Vangelo ai capi-famiglia; oppure si con-segni la Bibbia ai membri del Consiglio Pastorale o ai cate-chisti o ai lettori;

- al termine della S. Mes-sa si esponga la Bibbia su un leggio in fondo alla chiesa, nel corridoio centrale, in for-ma permanente;

- nelle case i fedeli crei-no l’“angolo della Bibbia”, in cui espongono la Bibbia aperta in modo permanente.

Chiedo a tutti – sacerdoti, religiosi e laici – di celebrare bene questa Festa del “Ver-bum Domini”, domenica 19 gennaio 2014, e auguro a tut-ti che questa celebrazione dia ulteriore risalto al significato vitale che la “Parola di Dio scritta” ha nella nostra vita di cristiani e nella vita delle no-stre comunità ecclesiali.

+ Lucio Soravito, vescovo

Mese del Seminario diocesano

I seminaristi… di Papa Francesco!

Domenica 19 Gennaio 2014

Festa del«Verbum Domini»

Radio Kolbe91.2 e 94.5

Page 4: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

4 la Settimana domenica 12 gennaio 2014polesinePer volontari ed assistiti presso il teatro della parrocchia della Commenda

Cena dell’accoglienzaRovigo

“TERRE EMERSE, immaginari a confronto”Anche quest’anno, la sera

della vigilia di Natale, per ini-ziativa della San Vincenzo in collaborazione con le altre Associazioni aderenti alla Rete Territoriale per i senza fissa di-mora, è stata organizzata una cena, che ha visto coinvolti, ol-tre alle persone assistite, anche volontari ed autorità, per un momento di condivisione ed uno scambio di auguri.

La festa si è svolta presso il teatro della Parrocchia del-la Commenda, gentilmente messo a disposizione dal par-roco don Antonio, ed ha visto coinvolte circa cento persone. Oltre ai numerosi volontari ed agli ospiti che quotidianamente usufruiscono dei servizi offerti nel territorio, tante sono state le persone che a vario titolo si sono rese disponibili per servi-re e ad allietare la serata.

La cena è stata molto ap-prezzata non solo per i conte-nuti culinari, preparati dalla Gastronomia che fornisce la Mensa Ozanam, e per le gu-stose torte appo-sitamente prepa-rate dalle signore dell’ANDOS, ma soprattutto per il clima di cordialità che si è cre-ato tra tutti e l’allegria suscitata dal karaoke organizzato, che ha dato una nota particolare alla serata ed ha stimolato l’esi-bizione canora di quasi tutti i presenti.

Altri momenti di allegria sono stati portati dall’esibizio-ne estemporanea di un amico con fisarmonica e la “chiara-stella” degli amici del Gruppo Folkloriamo.

Come pacchetto natalizio agli ospiti sono state donate delle scarpe, che per qualcuno sono risultate provvidenziali.

Oltre alla presenza signi-ficativa dell’As-sessore ai Servizi Sociali del Co-

mune di Rovigo, che si è intrat-tenuto per tutta la durata, molto graditi sono stati i saluti del Sindaco Piva e della Presidente della Provincia Virgili.

Il presidente della San Vin-cenzo, Giuseppe Amato, oltre a formulare auguri a tutti gli intervenuti e ringraziamenti a quanti hanno permesso di rea-lizzare l’iniziativa, ha eviden-ziato l’importanza della stessa che non va intesa come evento

occasionale per celebrare il Santo Natale, in cui tutti ci si scopre più buoni, ma un mo-mento festoso tra persone che quotidianamente si trovano a condividere relazioni e ad offri-re o usufruire di servizi con uno stile amichevole e fraterno.

In particolare Amato ha sottolineato l’ottima collabo-razione esistente col Comune e la Provincia, che permette la realizzazione di progetti a fa-vore di persone senza dimora o in situazione di povertà estre-ma, rigettando i luoghi comu-ni secondo cui il Volontariato deve avere, per partito preso, un atteggiamento critico nei confronti dell’Ente Pubblico ed anche quello di esserne la stampella. G.A.

Interessante il percorso sacro-figurativo che la Pre-sidente del Circolo Arti De-corative, Gianna Mazzetto, ha tracciato con la serie di mostre sulle icone. Abbiamo ammirato le icone cristiano- ortodosse rumene su vetro di Ana e Ioa-na Negotia, in seguito, dall’Etio-pia, il volto di quelle lignee di V i v i a n a Z o r z a t o , artista di Padova, eritrea di nascita, studiosa dell’antica pittura sacra con passione per il legno.

Belle, considerevoli esposizioni a sottolineare le festività natalizie 2013/2014, con il recupero di quella sa-cralità delle origini che ci porta agli inizi del nostro più autentico sentimento religio-so. Merito di quegli artisti che si fanno carico di trasmettere le memorie di arte e di fede, quelle più intime e autentiche che germogliano da sempre nei cuori dell’umanità.

In “Terre emerse”, le ico-ne africane cristiano-copte sono abbinate a maioliche e ceramiche raku di Giovanni Omodeo. Tale titolo simboli-co per dire di un linguaggio biblico e recondito, da sco-prire e riscoprire d’acque, di terre, di divino, del sentire profondo dell’uomo che for-se, solo il mondo creativo dell’arte e il sentimento re-ligioso possono recuperare e plasmare, lode alla natura e alla divinità. Omodeo, po-

liedrico artista di Padova è grafico, pittore, ceramista, animatore di eventi culturali. Nella mostra rodigina fra for-melle, pesci, barche simboli-smo della Chiesa nel viaggio verso l’eterno e i raffinati cromatismi delle ceramiche

raku, salta-no all’oc-chio, inte-neriscono e sorprendo-no giocose le simpa-ticissime, g r o s s e

ranocchie. Paiono salutare saltellanti e un poco enigma-tiche i visitatori in Galleria. Gradevoli, animano l’am-biente, paiono creature di favole antiche, incantesimi, forse fate, fanciulle tramutate in questi animali straordinari di acqua e di terra. Ma anche un narrare di storie fra palu-di, stagni, prati, boschi: un mondo fantastico per stimo-lare immaginazione e dare un guizzo in più ad ambienti per ragazzi, ma anche adulti.

La produzione di icone in Etiopia si diffuse sin dal IV secolo con l’arrivo del cri-stianesimo e l’inizio di una tradizione di pittura sacra legata anche all’antico culto della Madre terra, patrimonio artistico tenuto in vita sino ai nostri giorni.

Viviana Zorzato affasci-nata da tale intima atmosfera religiosa la tramanda, in par-ticolare, con raffigurazioni della devozione per Maria Vergine, la Prediletta, una venerazione che parte dal XV secolo. Le icone erano su

base lignea di ulivo e un par-ticolare stile fu quello chia-mato con il poetico nome: “ dei volti lunari”. E stupore lunare appare nell’icona di Maria giovinetta, graziosis-sima nella rotondità del viso, illuminato dai grandi occhi sognanti, stupiti e da una pre-ziosa corona a raggiera. In-canto e adorazione anche nel-le raffigurazioni di Madonne, Arcangeli, Angeli, Santi e co-munità oranti. Piccoli quadri, icone bipartite, a più ante, in legno, pietra o cartapecora da venerare in viaggio e in ango-li della casa.

Colori naturali e caldi dal-le atmosfere africane: ocra, mattone, giallo, oro, arancio-ne e quei volti dagli sguardi scuri, intensi ad indagare misteriose presenze divine che paiono aleggiare attorno impalpabili. Tenerezza per un naif che entra diretto nei cuo-ri, pitture che catturano per continuità atavica, ingenuità e candore di fede.

Aurora GardinL’attesa

del Natale

Domenica scorsa in oc-casione della festa della Santa Famiglia, durante la celebra-zione eucaristica a Ficarolo, il parroco Mons. Giancarlo Cre-paldi, ora parroco anche della vicina Salara dopo il ritiro alla Casa del Clero di Don Bene-detto Ghinello, ha organizzato un’omelia originale dove a parlare dall’ambone non era lui bensì una giovane famiglia sa-larese impegnata sia sul fronte civico, sia su quello religioso.

Si tratta del primo cittadi-no Andrea Prandini, sposato dal 2005 con Eleonora Marin, genitori di Alice ed Alessandro (7 e 5 anni) e ora in attesa del terzo figlio.

Un esempio quanto mai az-zeccato nel giorno in cui si fe-steggiano tutte le famiglie, una testimonianza che vuole smuo-vere le coscienze delle giovani coppie e non solo.

I due si sono conosciuti da ragazzini frequentando gli scout a S. Maria Maddalena, e dopo anni di animazione in-sieme, hanno deciso di impe-gnarsi su fronti diversi, senza dimenticare il tempo dedica-to alla cura della famiglia e i rispettivi lavori: lui è infatti farmacista e sindaco da ormai 10 anni, mentre Eleonora, che lavora in banca, è catechista e responsabile del piccolo coro dei bambini.

Facile domandarsi che legame ci sia tra l’impegno cattolico e quello politico, ma la risposta l’ha data lo scor-so settembre Papa Francesco, sostenendo che i cittadini non possono non curarsi della poli-tica: “Nessuno di noi può dire: «Ma io non c’entro in questo, loro governano…» – afferma il Pontefice - No, no, io sono responsabile del loro governo e

devo fare il meglio perché loro governino bene e devo fare il meglio partecipando nella poli-tica come io posso. La politica, dice la Dottrina Sociale della Chiesa, è una delle forme più alte della carità, perché è servi-re il bene comune. Io non posso lavarmi le mani, eh? Tutti dob-biamo dare qualcosa!”.

Da qui la scelta del giova-ne Prandini, allora animatore della parrocchia, di mettersi in gioco alle amministrative del proprio paese natale nel 2004, poi riconfermato alle elezioni del 2009 e ormai alla scaden-za del suo secondo mandato. “Negli anni ho avuto modo di applicarmi in molti ambiti, dal catechismo all’animazione scout, dalla musica nel coro parrocchiale alla realizzazione del presepe, dalla sistemazione dei banchi della chiesa alla rea-lizzazione del grest parrocchia-le – spiega Andrea - Dal 2004 vivo il mio impegno di servi-zio principalmente in ambito politico-amministrativo come sindaco di Salara. La guida di una comunità è un’esperienza forte. che ho potuto affrontare sempre con il sostegno e la col-

laborazione della famiglia. Ognuno di noi ha dei doni

e l’importante è che siano mes-si al servizio degli altri. I figli piccoli ci costringono ad impe-gnarci in tempi e ambiti diversi ma pur sempre condividendo le esperienze e le problematiche. Il nostro sogno più grande è poter svolgere un servizio in-sieme, quando i bimbi saranno grandi” conclude il giovane papà.

A seguire l’intervento della moglie Eleonora “Io e Andrea siamo cresciuti a “pane e scou-tismo” quindi, oltre agli inse-gnamenti ricevuti in famiglia, l’educazione al servizio è stata costante e diventare giovani adulti aperti al prossimo quin-di è stato normale. Ci siamo sempre impegnati in ambito parrocchiale e di animazione dell’infanzia con entusiasmo.

Abbiamo sospeso il ser-vizio un paio d’anni in con-comitanza del matrimonio e della nascita dei due piccoli: partecipavamo alla Santa Mes-sa, abbiamo sempre parlato di Gesù in casa, ma sentivamo che ci mancava qualcosa di im-portante, e abbiamo quindi gra-

dualmente ripreso il servizio in parrocchia. A giugno nascerà un nuovo piccolo in famiglia, quindi le sfide non mancano. Dobbiamo essere grati di mol-ti doni ricevuti, l’unico nostro merito è di provare ad essere adulti responsabili ed disponi-bili ad impegnarci nel servizio agli altri”. Concludono infine i due giovani genitori “L’ultimo anno e la malattia di don Bene-detto ci hanno messo alla pro-va come laici facendoci capire quale sia l’importanza dell’im-pegno della comunità parroc-chiale a fianco del sacerdote. Siamo solamente all’inizio di questo percorso che ci chiama ad una maggiore responsabi-lizzazione sia nella gestione materiale dei bisogni della par-rocchia che nella testimonianza educativa. Oggi le parrocchie di Salara e Ficarolo formano un’unica unità parrocchiale e la comunità di riferimento si è ampliata, questo rappresenta uno stimolo che sicuramente ci arricchirà e una sfida da af-frontare come giovane famiglia nella consapevolezza che non siamo soli”.

Col titolo di Storie adrie-si la Biblioteca propone due incontri lunedì 13 e lunedì 20 gennaio alle 17,30 pres-so la sala della Fondazione scolastica “Carlo Bocchi” in Corso Vittorio Emanuele II, gentilmente concessa dal Pre-sidente prof. Antonio Giolo. Il primo incontro è dedicato ad un illustre adriese, France-sco Girolamo Bocchi, vissu-to tra il 1748 e il 1810, cioè nell’epoca del lento tramonto della Serenissima, della rivo-luzione francese, delle guerre napoleoniche e dell’alternarsi delle dominazioni francese e austriaca fino al consolidar-si nel Veneto del dominio asburgico.

La testimonianza di que-gli anni si trova in molte lettere dell’Epistolario di Francesco Girolamo Bocchi e negli Annali da lui compi-

lati tra il 1772 e il 1810, anno della morte. Il prof. Pastega, esperto studioso di quel pe-riodo, ha dedicato accurate ricerche sugli eventi di cui il Bocchi fu testimone e, per certi aspetti, cronista diligen-te e attendibile.

Nel recente libro pubbli-cato da Apogeo “Il piacere delle memorie” Pastega met-te in rilievo, oltre ai dati rela-tivi alla interessante biografia del Bocchi, le opere “Annali” ed “Epistolario” accanto agli eventi più significativi riguar-danti la città di Adria.

Seguirà un secondo in-contro, lunedì 20 gennaio, nella stessa sede e stesso ora-rio, con l’intervento del dott. Paolo Ettore Forzato Arcioni per la presentazione del suo libro “Roma o morte! I gari-baldini adriesi prima e dopo Mentana” edito da Apogeo.

Adria

Giuseppe Pastega parla di Francesco Girolamo Bocchi

e il suo tempo

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ASSoCIATo

UnIoneSTAMPAPERIoDICAITALIANA

FedeRazIoneITalIanaSETTIMANALI CATToLICI

Ficarolo

Esperienza di famiglia nella festa delle famiglie

Mostra diViviana Zorzato

e Giovanni OmodeoFino a 14 Gennaio

rovigo 91.2 e 94.5

KOLBE

Jacopo Mercuriati 3°D

C: 0%M: 0%Y: 0%K: 100%

C: 0%M: 95%Y: 91%K: 0%

Page 5: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

“L’ingegnere di Dio …che visse a Rovigo” , questo è il tema della mostra fotografica alle-stita presso la Sala della Gran Guardia di Rovigo. Si tratta di una iniziativa molto importante, pensata e realizzata dall’Azione Cattolica della Diocesi di Adria-Rovigo, attraverso la quale si intende ricor-dare una straordinaria fi-gura di giovane, beato, in cammino sulla via della santità, un credente laico che con la sua famiglia ha trascorso un periodo della sua vita a Rovigo, perciò la sua santità, il suo esempio , la sua straordinaria testimonianza di vita e di laico credente interpella la comu-nità cristiana di Adria-Rovigo, in modo particolare in questo anno pastorale nel quale il Ve-scovo Lucio ha indicato il cam-mino sul tema “Popolo di Dio in Missione”.

Alberto Marvelli nacque a Ferrara nel 1918 e dopo aver trascorso i suoi primi anni d’in-fanzia a Rovigo (parrocchia del Duomo), si trasferì con la famiglia a Rimini. Frequentò l’oratorio salesiano e ancora giovanissimo aderì all’Azione Cattolica ove ricoprì vari in-carichi di responsabilità. Nel 1941, dopo aver conseguito a Bologna la laurea in Ingegneria meccanica, Alberto si trasferì a Torino per iniziare la sua attivi-tà lavorativa presso la Fiat; nel 1943 rientrato a Rimini, aprì uno studio tecnico con il fratel-lo Carlo. Nella città martoriata dai bombardamenti, Marvelli diverrà figura esemplare di fede e solidarietà, distinguendosi nel soccorso materiale e spirituale agli sfollati. Nominato asses-sore ai lavori pubblici e capo della sezione Genio Civile, il giovane ingegnere riuscì a co-niugare vangelo e cultura, cari-tà e politica, preghiera, azione

e contemplazione. Candidato alle amministrative cittadine nelle file della Democrazia Cri-stiana, alla vigilia delle elezioni del 6 ottobre 1946, morì inve-stito da un camion militare.

Il 5 settembre 2004 a Lo-reto, Alberto Marvelli venne proclamato beato da Sua San-tità Giovanni Paolo II. Anche diversi di noi aderenti di AC della nostra Diocesi eravamo nella piana di Montorso duran-te la celebrazione della beatifi-cazione.

Parliamo di questa iniziati-va con il presidente dell’Azio-ne Cattolica diocesana Fabio Callegari .

D - Presidente , breve-mente cosa ci può dire della mostra?R - La mostra sarà inau-

gurata domenica 12 gennaio 2014 alle ore 17:30. L’evento è curata dal Centro documen-tazione “A. Marvelli” di Ri-mini, l’iniziativa è promossa in collaborazione con l’Asso-ciazione “Renzo Barbujani” e con la Parrocchia del Duomo. La mostra si compone di una quindicina di pannelli che ri-percorrono la vita del giovane beato. Il pubblico potrà visitare la mostra fino a domenica 19 gennaio, tutti i pomeriggi dalle

ore 16 alle 19 e dalle ore 9 alle 12 nelle sole mattine di martedì, giovedì, sabato e domenica. D - Perché a Rovigo una mostra sulla figura del Beato Alberto Mavelli?

R - L’Azione Cattoli-ca, in occasione del decen-nale dalla beatificazione, desidera far ulteriormente conoscere la figura del beato Alberto Marvelli, il giovane “Ingegnere di Dio…che visse a Rovigo” attraverso questa impor-tante iniziativa. Le moti-vazioni che hanno indotto l’AC diocesana a far co-noscere maggiormente la

figura di questo giovane beato sono diverse. Alberto era un giovane credente che nei vari ambiti di vita e in un periodo storico difficile ha comunicato senza riserve la propria fede, ricco di vita interiore, instan-cabile nella preghiera e dedito alla carità. Un cristiano autenti-co impegnato in politica con lo stile di concretezza, di mettersi accanto, di servire, specie i più bisognosi, e di testimoniare la fede , il Vangelo attraverso la gioia della sua vita più che con le parole.

D - Il Beato Alberto, con la testimonianza della sua vita oggi cosa può ancora insegnare?R - La sua figura ci deve

interrogare come laici e spro-nare a vivere con questo spirito di servizio nelle relazioni con i fratelli; ci ricorda le modalità con cui va inteso l’impegno po-litico specie in questo contesto storico nel quale tale impegno spesso viene utilizzato per fini personali.

D - Presidente, possiamo spiegare il titolo della mo-stra?R - Il titolo della mostra

vuole mettere in luce in parti-colare il legame tra fede e vita, le doti umane spese al servizio

dei fratelli non disgiunte dalla costante spiritualità quotidiana.

D - Possiamo ricercare un legame tra la vita del Beato Marvelli ed il pia-no Pastorale indicato dal Vescovo della Diocesi che ha come tema: “Popolo di Dio in missione”?R - Il Vescovo Lucio indi-

cando alla Chiesa diocesana

il piano pastorale, ci stimola nel trovare e nel far ritrovare l’entusiasmo di comunicare la fede, nel dedicarci all’ascolto permanente della Parola di Dio, nell’andare in missione relazio-nandoci con le famiglie, con i giovani e con chi incontriamo nel lavoro, a scuola, nel tempo libero, in politica.... La testi-monianza di Marvelli è ancora estremamente attuale soprattut-to per i tanti giovani che vivono l’incertezza del loro futuro. Al-berto non era un supereroe ma un ragazzo della “porta accan-to” che però ha saputo vivere intensamente e in modo straor-dinario gli eventi ordinari della sua vita di giovane, di studente, di lavoratore e di politico.

D - Quali parole , quali pensieri, possiamo ricor-dare del Beato Alberto?R - Da poco è iniziato un

nuovo anno, mi permetto al-lora di riportare alcune frasi di Alberto come augurio per tutti

i laici della nostra Diocesi di Adria-Rovigo, poniamo ogni nostra fatica, lavoro, diverti-mento sotto lo sguardo di Dio, affinchè Egli sia sempre pre-sente in noi. Spendiamoci con-tinuamente nei nostri ambiti di vita per il bene degli altri con gioia, serenità e amore.

D - Accanto alla mostra ci sono altre iniziative?R - A conclusione della

mostra, domenica 19 genna-io dalle ore 16, nel celebrare il II° Congresso diocesano il MLAC – Movimento Lavora-tori di Azione Cattolica, grazie alla relazione che ci sarà of-ferta dalla Prof.ssa Elisabetta Casadei, docente di Teologia Morale Fondamentale presso l’Istituto di Scienze Religiose “A. Marvelli” di Rimini, ci sarà offerto un ulteriore momento di conoscenza ed approfondimen-to di questo giovane “santo nel quotidiano”.

Settimio Rigolin

5la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 polesine

Rovigo - Maria Ss. Madre di Dio

Incontro con il VescovoDomenica 5 gennaio 2014 il Vescovo, Mons. Lucio So-

ravito de Franceschi ha fatto visita alla comunità di Maria SS. Madre di Dio, la cui festa solenne ricorre l’1 gennaio.

Prima della celebrazione della S. Messa delle 10.30, il Vescovo ha salutato di persona i fedeli presenti, scambiando, con la cordialità che gli è propria, gli auguri di buon anno.

La Santa Messa è stata concelebrata dal parroco, don Mario Ferrari e da don Gianni Azzi. L’assemblea era molto numerosa ed entusiasta di assistere a questa importante Santa Messa. L’omelia, molto attesa da tutti, è stata imperniata sul-la parola di Dio: “Il verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi”: la parola di Dio rimane in noi e porta frutto. Il Vescovo ha inoltre sottolineato che la fede non va vissuta solo in Chiesa, o in casa, chiusi in se stessi, ma va testimoniata in tutti i luoghi e a tutte le persone.

Al termine della Santa Messa il Vescovo ha impartito la benedizione, ha ringraziato, nei saluti di congedo, il Parroco don Mario Ferrari, don Gianni Azzi e i fedeli presenti, ha rin-novato gli auguri a tutti per un anno proficuo e sereno.

E’ stato addirittura applaudito! La Santa Messa è stata animata dal coro dei giovani, che ha proposto canti del reper-torio sacro, tra cui alcuni canti natalizi e altri dedicati a Maria Santissima, eseguiti con gioia e devozione.

Francesca Ledda

C’era il fabbro, le forna-ie, le lavandaie, i contadini ed i pastori, e perfino chi lavora-va la lana. E poi ovviamente Maria, Giuseppe, il Bambino Gesù, l’Arcangelo Gabriele ed i Re Magi.

Un vero presepio vivente quello andato in scena per la prima volta a Concadirame, grazie all’impegno dei gio-vani. La manifestazione si è svolta all’interno della Chie-sa parrocchiale, domenica 6 gennaio, perché il tempo non era bello, altrimenti si sareb-

be potuta tenere all’esterno. Il pubblico presente compo-sto in larga maggioranza da genitori ed amici ha apprez-zato moltissimo l’idea e si è divertito.

Ad accompagnare la rap-presentazione le musiche, con i flauti di Marianna To-gnin, Riccardo Formaggio e Filippo Salvan e la zampogna suonata da Mario Mechis, non più giovanissimo ma con lo spirito e l’entusiasmo di un ragazzino.

Gli interpreti del presepio sono stati: Giorgia Luc-chiari, Nicola Franzoso, Giacomo Rigobello, Lo-renzo Leonardi, Lorenzo Cominato, Marco Dol-fini, Emanuele Salvan, Sonia Carraro Simone e Michele Pavan, Laura Te-gani, Ilaria Bellini, Sara Simonetti, Sara Zorzan, Silvia Biscuola, Alice Berti, Elisa Dolfini, Erica Zanella, Alice Costanzo e Daniele, Alberto Tognin. Hanno inoltre collaborato e curato i vestiti, Daniele

Bedon, Bea-trice Trama-rin, Grazia e Maura Friz-ziero. En-tusiasta alla fine anche il parroco, don Andrea Lova-to ed è stato grazie anche al suo soste-gno che si è potuto dare vita alla rappresentazione che già c’è la voglia di ripetere e

magari svolgere all’aperto il prossimo anno. r. g.

Concadirame - Presepio vivente

Ricostruito l’ambiente del Natale

Intervista al Presidente di A.C. Fabio Callegari

“L’ingegnere di Dio …che visse a Rovigo”

Page 6: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

6 la Settimana domenica 12 gennaio 2014polesine

Ancora una volta è stato Marco Maran ad allestire il prese-pio della Casa del clero Pio XII di via Pascoli, 49 a Rovigo. Quest’anno Marco aveva una squadra nuova: Oltre al Papà e al Suocero ed alcu-ni amici, c’erano an-che Pietro e Giovan-ni. Pietro e Giovanni sono due – i più an-ziani – dei suoi figli. Sono poco esperti di meccanismi e di im-pianti elettrici, ma sono espertissimi di buon gusto e di inno-cente ammirazione per i Personaggi del Presepe di Betlemme. Collo-cato molto vicino all’ingres-so della Cappella, è divenuto posto di devozione dei nu-merosi affezionati amici che frequentano, con gli Ospiti, le celebrazioni presiedute dal Direttore.

L’albero …Pietro e Giovanni hanno

impostato il non enorme pre-sepe: esso si incentra nella “grotta” che – come in San Pietro a Roma – ha pure lo spazio per l’albero di Natale. Non hanno tutti i torti: esso richiama l’avventura dell’uo-mo che è passato dal peccato al “nuovo germoglio” che è divenuto pianta grande e che è carico non solo di doni, ma pure di tante storie che rac-

contano del bisogno dell’uo-mo e della misericordia di Dio, nei tempi dell’attesa.

La grotta …La Grotta riassume in se

tutto l’avvenimento di quel-la notte in cui Maria diede alla luce il suo Primogenito. E’ massiccia e totalizzante, aperta, piena di riferimenti ai suoi proprietari. Colpisce il ricorso agli spazi aperti che rendono ben visibile il Neo-nato, sua Madre e San Giu-seppe.

Colpisce la presenza del-le pecore, di qualche persona, mentre tutta la concretezza della natura collinare manife-sta la povertà e la semplicità dell’ambiente. Qualche fuo-co lascia immaginare la pre-

senza di pastori e di greggi e nel cielo splendente e candi-do volteggino gli Angeli e si fanno richiamo dell’angelico canto di “pace per gli uomini e la gloria per Dio”!

Non è difficile immagina-re i volti di Pietro e di Giovan-ni tutti presi a contemplare il loro … presepe e a sorridere a Don Afro che passando, so-sta e sorride, quasi ricuperan-do l’antico amichevole sorri-so. Devi fermarti e sostare e ricuperare l’antico innocente orgoglio per un presepe così semplice e così affascinante come quello che il dr Maran e i suoi bimbi hanno prepara-to per i nostri preti della Casa del Clero.

GiaGiovanni Pavarin è stato il marito di Gio-

vanna, il padre di sette figli, un insegnante della scuola elementare, un cristiano sempre impe-gnato ma, come lui amava definirsi, soprattutto è stato un volontario.

La conoscenza e la profonda amicizia erano nate negli anni ’70 con l’esperienza dell’ACR (Azione Cattolica Ragazzi), nella commissione diocesana in un servizio ai più piccoli nelle par-rocchie. Campi scuola, convegni, incontri a vari livelli sono stati svolti, ma sempre a servizio dei più piccoli, nella Chiesa, dei fanciulli e dei ra-gazzi.

La sensibilità educativa e la competenza pe-dagogica, unite ad una profonda fede, erano le caratteristiche che accompagnavano e permea-vano la sua statura umana e professionale.

Ma il “sogno” che con 12 giovani e adulti ha voluto realizzare con tutte le sue forze, è stata la fondazione dell’Associazione Portaverta, nel 1979 quando, da educatore su nomina del Prov-veditorato agli studi di Rovigo, animava il Cen-tro di Lettura all’interno del Carcere rodigino.

Aprire una casa di accoglienza per offrire nel Polesine un punto di riferimento famigliare, gra-tuito e sereno a persone con una vita fuori dalla “normale quotidianità”: ecco la realizzazione del sogno, reso possibile dalla disponibilità di una sede a Granzette, nel giugno del 1981 nel pe-riodo in cui era parroco don Vanni Cezza che, con il maestro Giovanni, è stata l’altra figura significativa della storia ormai più che trenten-nale di Portaverta. Ispirata ai principi cristiani di solidarietà e fraternità, l’Associazione, laica, ha sempre mantenuto un rapporto di apertura con la Curia vescovile e durante l’episcopato di Mons.

Giovanni Sartori, nel 1988 ha potuto acquistare con una consistente elargizione del Credito Fon-diario delle Venezie la proprietà di via Forlanini, a Rovigo, sede tuttora aperta e funzionante.

Per il maestro la fedeltà e la tenacia nel ser-vizio settimanale nella casa e negli incontri set-timanale del sabato sera e mensile, diventavano i cardini di un volontariato coraggioso, motivato per una testimonianza di fede radicale e di ca-rità incarnata, come doni dell’Amore del Padre, frutti dell’ascolto assiduo della Parola e ravvivati dalla preghiera quotidiana.

Il nome Portaverta, in dialetto polesano, stu-diato e pensato in molti incontri prima di aprire il centro di accoglienza, ha voluto essere il segno forte di una scelta coraggiosa, per un volontaria-to sul territorio, attento ai veri bisogni dei poveri, dei senza voce, di tante persone che, bussando o suonando il campanello della porta, hanno chie-sto un aiuto, espresso in vari modi: un colloquio di ascolto, un pasto, una doccia fino ad acco-glienze residenziali per molti mesi.

E’ sempre difficile e delicato raccogliere in poche righe una vita intensa, coraggiosa, fatta di fede e di amore per gli altri con perseveranza, fino al giorno in cui ha sentito le forze fisiche venire meno.

Consegno con profonda stima e con ricono-scenza la domanda che ad ogni nostro incontro, nella malattia, mi rivolgeva con la sua fatica di parlare. “E Portaverta, come va?” Alla risposta rassicurante che l’accoglienza e il servizio dei volontari continuavano, si apriva un sorriso che rivelava il suo affetto e la sua consacrazione ai poveri per sempre.

Enrichetta Novo

Giovani imprenditori: per ispirazione o per necessità? “Solo il 4% per necessità: la maggioranza lo fa proprio per ispirazione!”. Il ruolo del-la famiglia? Fondamentale. Chi orienta all’innovazione? Non certo una Università an-cora non al passo: piuttosto, i clienti/fornitori, quando non addirittura i concorrenti! Ma la Crisi, non fa paura? Sembra di no (“ma i dati si riferiscono al biennio 2008-10: oggi non si sa se siano ancora validi”, chiosa prudentemente il relatore). Gli aiuti, i bandi, i fondi? “Li co-noscono, certo: ma non è certo quella la vera molla”.

Il prof Moreno Mancin, al vederlo,è una contraddizione vivente. È giovane, ma ha un curriculum da veterano; ha sguardo chiaro e sorriso mite, ma una determinazione gra-nitica; è Ricercatore (di ma-nagement, a Ca' Foscari) ma è anche Professore di econo-mia aziendale; svolge attività di formazione per imprese ed Associazioni di Categoria, ma continua ad occuparsi di im-prenditoria giovanile. Ed è appunto di questo che è venuto a parlare ai soci del Club Lions "Contarina Delta Po".

La carrellata, dal più ampio livello nazionale, scende via via a quello regionale, provinciale e locale: il faro resta acceso sul Polesine e sul Delta del Po.

In tempo di Grande Crisi, il quadro si presenta in chiaro-scuro: dagli inevitabili scossoni della "peggior depressione del dopoguerra" agli spiragli che i giovani sembrano cogliere prima degli altri: il desiderio di fare impresa, la ricerca di contaminazione con altre per-sone ed altri Paesi piuttosto che di aiuti economici spiccioli, l'innovazione come esigenza indissolubilmente legata all'in-ternazionalizzazione, e una famiglia che sostenga ed inco-raggi.

Nicola Franzoso, Presiden-te del "Contarina Delta Po",

che ha impostato l'intero anno sociale ad interagire con il ter-ritorio per liberare energie che concorrano ad arginare il ser-peggiante diffondersi di sem-pre nuove povertà, coglie la palla al balzo: "Non possiamo lasciar cadere questa ricchezza di dati e provocazioni come ad una qualsiasi conferenza dotta", dice ringraziando il relatore e prendendo commiato dai soci. "Occorre che alle parole segua-no iniziative concrete: perciò l'appuntamento - anche con il Prof. Mancin, se accetterà il nostro invito - è in primavera e, se individueremo il filone giu-sto, anche in tempi a venire".

La Cittadinanza Umanita-ria Attiva, per i Lions, non ha scadenze.

Orazio Bertaglia

28 Luglio - 4 Agosto 201428 Luglio - 4 Agosto 2014da Sarria a Santiago

CAMMINANDO COL VANGELO

Padri e Suore Guanellianepropongono

INFO: www.donguanellaxte.com - [email protected] - [email protected] - cell. 338-4962391

Rovigo Casa del Clero

Il “Presepe 2013”Lions “Contarina Delta del Po”

Fare l’imprenditore oggi

Pensieri e ricordi per il Maestro

Era il maestro, per tutti era il maestro

Ti piacel’informazionesempre fresca?

la SettimanaSETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO

L’importo 2014 è lo stesso dell’anno corrente 2013Abbonamenti 2014Annuale ordinario euro 47,00 Semestrale euro 28,00Per l’estero euro 150,00Amico euro 100,00

c.c.p. n. 6253430 - via Sichirollo, 74 - 45100 Rovigo - N. ROC 7848

Codici iban:• Cassa di Risparmio di Ferrara Sede di Rovigo IT65H0615512200000000009277• Uff. Postale Rovigo IT07R0760112200000006253430

Page 7: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

7la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 polesine

Domenica 15 Dicembre le comunità di Frassinelle e di Chiesa si sono trovate presso il teatro parrocchiale per assistere alla rappre-sentazione del musical “Sulle tracce di Ka-rol” scritto ed interpretato dai “98anno0” di Rovigo. Era la prima volta in assoluto per questo gruppo a Chiesa ed è stata una prima volta davvero ben riuscita: il pubblico ha assistito alla rappresentazione con atten-zione e partecipazione, im-battendosi nelle vicende di una classe di Rovigo in gita a Roma con lo scopo di rac-cogliere no-tizie su Gio-vanni Paolo II intervistando dei personag-gi del posto.

Un ragazzo vestito da centurione romano, un vendi-tore di souvenir ed un mimo aiuteranno i ragazzi ad ap-profondire due particolari del pontefice: il suo ruolo nella caduta dei regimi comuni-sti dell’Europa dell’est, in particolare in Polonia, ed il grande amore e la speranza che nutriva nei confronti dei giovani tanto da dedicare a loro la “Giornata mondiale della gioventù”.

Gli alunni poi saranno protagonisti di un gesto di solidarietà nei confronti del venditore di souvenir, con-sentendogli di guarire da una malattia. Una storia semplice

ma allo stesso tempo intensa che è in grado di proiettare lo spettatore, di qualsiasi età, sulle tracce del Papa che pre-sto sarà santo e lo rende an-che portatore di un messaggio di speranza e di solidarietà, consapevole che “il meglio

deve ancora venire”.

D u r a n t e l’intervallo tra il primo ed il secondo atto del musical

c’è stato un bellissimo mo-mento: i bambini della scuola dell’infanzia di Frassinelle sono saliti sul palco e hanno fatto, ai presenti, gli auguri di buon Natale cantando quattro canzoni della tradizione nata-lizia.

Al termine della rappre-sentazione don Licio ha rin-graziato tutti e ha sottolineato quanto sia importante oggi, con i tempi che corrono, la solidarietà specialmente se questa viene dai giovani. Il pomeriggio si è concluso con una lotteria, organizzata dalla polisportiva locale, allo sco-po di raccogliere fondi per la scuola dell’infanzia.

I 98anno0 ringraziano di

cuore don Licio, il sig. Set-timo e tutto lo staff per l’ac-coglienza e per il buonissimo pranzo preparato ed offerto.

I componenti del gruppo sono: Christian Rosa (attore, cantante&musicista, autore), Martina Brasolin (attrice, cantante), Valentina Bellini (attrice, cantante, autrice), Marta Temporin (attrice, can-tante), Anna Massaro (attrice, cantante), Paola Landriani (cantante, scenografa), Lucia Rizzo (cantante), Raffael-la Bisi (cantante), Eleono-ra Bellini (attrice), Stefano Magrì (attore, autore), Mark Cavaliere (attore), Alessan-dro Amato (attore), Michele Zuolo (attore, tecnico luci e suono), Alberto Comina-to (tecnico luci e suono), Elena Garavello (artwork e web photo) e Matteo Galisi (webmaster). Se siete una parrocchia, un comitato, un’associazione, una pro-loco e volete ospitare il musi-cal dei 98anno0 potete con-tattarli all’indirizzo e-mail [email protected], visitare il sito www.98anno0.too.it , oppure tramite il numero te-lefonico 338/8647093.

R.N.

Frassinelle Chiesa

Il Natale è “Sulle tracce di Karol”

Casa di cura “Città di Rovigo”

Il Vescovo Lucio incontra i malati

Villadose

Festeggiati gli anniversari di matrimonio

Villadose

Presepe vivente

Come ormai tradizio-ne la domenica della sacra famiglia è dedicata agli anniversari di matrimonio, quest’anno domenica 29 dicembre. Le tredici fami-glie che hanno aderito han-no partecipato alla Messa celebrata dal parroco don Carlo Marcello, animata dalla corale Santa Cecilia diretta dal maestro Gino Alessio e accompagnata alla tastiera dal maestro Thomas Zogno, la celebrazione e il buf-fet sono stati invece organizzati dal gruppo fami-glie. “Parlare di famiglia - ha concluso nell’ome-lia il parroco - non significa parlare di un aspet-to, ma dell’intera società”. Hanno festeggiato i cinquant’anni di matrimonio Maria Marchetti e Paride Fanchin, Iolanda Piantavigna e Dino Frigato, Giuseppina Bondesan con Vittorino Munerato. Venticinque anni di matrimonio inve-ce per Maria Grazia Gardin e Sergio Fanchini, Mariagrazia Roccato e Maurizio Fantinato, An-tonella Romagnolo e Gianni Fontana, Gabriella

Bellan con Sandro Stocco. Gli sposi del 2013 che hanno invece festeggiato i dieci anni sono stati Silvia Fontana e Achille Bordon, Elisabet-ta Rizzi e Damiano Mattiolo, Anita Schibuola e Stefano Ongaro, Natascia Suman con Stefano Palugan, Martina Girotto e Daniele Roccato e Laura Zamboni con Denis Vettorello. Le coppie di sposi hanno rinnovato la promessa nuziale e poi ad una ad una si sono portate sull’altare per la benedizione degli anelli. A ciascuna è stata consegnata un’immagine in porcellana della sa-cra famiglia. Dopo la foto di gruppo la festa è continuata con un aperitivo in Crg.

(m.p.)

Il periodo di Natale si chiude con l’epifania e così come ormai è tradizione il 6 gennaio ci si è ritrovati insieme in Crg per concludere in festa. Complice una splendida giornata di sole moltis-sime persone si sono riversate nel parco e nel sa-lone in un clima di amicizia e di condivisione.

L’iniziativa sostenuta dalla Parrocchia è or-ganizzata dal Gruppo Amici del presepe insieme, dal Crg e da numerosi volontari e appassionati.

La rievocazione del presepe vivente è ini-ziata con l’’annunciazione della venuta di Gesù davanti alla chiesa il mattino, dopodiché una piccola delegazione di pastori con la befana si è poi portata alla nuova residenza per anziani Sant’Anna per portare gli auguri agli ospiti in-sieme alla calzetta.

Nel pomeriggio, partendo dal sagrato della Chiesa si è svolta la rievocazione con Maria e Giuseppe che si sono portati alla capanna insie-me ai pastori per poi dare alla luce Gesù.

Suggestiva la ricostruzione del villaggio contadino con le varie capanne dedicate ai me-stieri di una volta con “el poentaro, el cordaro, el

becaro, el fornaro, l’osto, el mazin, el favaro, el marangon, el muradore, l’artista, la sarta, la cuo-ga, i strigozi, el pistocaro”. Per tutti pane caldo, polenta con la salsiccia o coi i funghi, baccalà, biscotti, crostoli e dolci, pistocca con il vin brulé e cioccolata.

In contemporanea nel salone del Crg si sono svolti i giochi per i bambini con la tombola e la premiazione dei presepi della rassegna e del con-corso. Primi classificati per la rassegna Carlotta Rizzi, per il concorso presepi nelle case catego-ria bambini al primo posto Mirco Andriotto, al secondo Samantha e Simona Carlini e al terzo Riccardo Fontana, premio originalità a Angela Biasi, per la categoria adulti sono stati premiati Luigino Barin al secondo posto e Matteo Piva con Laura Ghirardello al primo. Segnalato il pre-sepe di Franco Sabbiontini.

Prima della chiusura con la brusavecia, l’estrazione della lotteria, l’entrata in scena dei magi con i doni e l’arrivo della befana che ha portato la calza con i dolcetti a tutti i bambini.

Mirian Pozzato

Venerdì 20 dicembre, ac-compagnati da Mons. Giro-lamo Toffanin, nella piccola cappella addobbata a festa con cesti di fiori ed un artisti-co presepe fatto da Clelia e da alcuni amici di Stanghella, i malati, parenti, amici, perso-nale medico hanno accolto S.E Mons. Vescovo che ha portato a tutti i presenti la gio-ia del Natale.

Il Vescovo ha avuto parole di conforto e di condivisione per i malati, spronandoli alla ricerca di Dio nella sofferenza donandosi con amore e fede nel momento del dolore, di non disperare mai confidan-do nella grande misericordia divina.

Durante la Santa Messa, il nostro Vescovo, è venuto fra i malati per condivide-re il segno della pace, con la stretta calorosa delle sue mani fra quelle dei presenti, infon-dendo conforto e coraggio in comunione con il sentimento di gioia e di accoglienza che traspariva dagli occhi di tutti..

Dopo la benedizione, ha augurato il buon Natale ed un felice anno nuovo a tutti i malati, ringraziato i parenti ed il personale medico per il loro ruolo e professionalità e costante presenza sia medica che umana, ha esortato paren-ti ed amici a continuare la loro opera di assistenza e vicinanza ai malati, augurando un nuovo anno migliore e pieno di pro-messe tutte volte a migliorare la nostra e la loro esistenza.

m.p.

Dopo le vacanze di Natale, anche la nostra Scuola ha ripreso le normali attività. Eccovi una breve descrizione delle finalità dei corsi che sono appena iniziati:

FILOSOFIA, con il prof. Michele VisentinIl corso si propone di introdurre al pensiero

filosofico occidentale, individuandone i paradig-mi e le forme più significative.

Le scelte contenutistiche e metodologiche saranno orientate allo sviluppo nei corsisti di un atteggiamento problematico e aperto alle que-stioni del proprio tempo.

Poiché l’insegnamento avvia ad un primo approccio alle principali tematiche filosofiche, le modalità didattiche favoriranno attività di os-servazione, di rielaborazione e di confronto attra-verso la discussione per favorire la comprensione critica e l’interpretazione dei contenuti appresi.

Si curerà particolarmente l’attenzione ai pro-cessi di apprendimento: quali la motivazione, l’organizzazione del lavoro, l’uso dei sussidi, lo stile attivo durante le lezioni.

TEOLOGIA MORALE I, con il prof. don Daniele Donegà

Finalità del corso è far incontrare Gesù come via di conversione personale per la sequela.

La conversione a cui si fa riferimento è compresa come la configurazione del soggetto morale della persona che agisce e che richiede lo sviluppo delle virtù, partendo dal valore inter-personale dell’incontro per giungere alla comu-nione nello Spirito.

La vita felice viene edificata mediante l’in-contro tra l’Amato (Cristo) che chiama l’aman-te (il cristiano) che sfocia naturalmente nella sequela.

Vedere il dinamismo morale dell’azione che sorge dall’esperienza primaria di un’unione in-terpersonale fin dal suo inizio.

TEOLOGIA MORALE II con il prof. don Pier Antonio Castello

Finalità del corso è delineare il “proprium”

dell’Etica teologica nei riguardi della persona e della società. Obiettivi specifici:convergenza della Rivelazione, del vissuto/Magistero della Chiesa e scienze umane, nella costruzione della riflessione morale sulla persona e sulla società.

LITURGIA I, con il prof. Giovanni MelziIl corso vuole essere una introduzione alla

liturgia come celebrazione del mistero di Cristo, attraverso uno sguardo storico-antropologico e pastorale, per celebrare il Mistero di Cristo nella vita della Chiesa.

TEOLOGIA PASTORALE II.Il corso consta di due parti:1) TEOLOGIA DELLA FAMIGLIA, con il

prof. don Vanni Cezza Per quest’anno, 2013-2014, si intende pro-

porre una riflessione sul Padre. La motivazione di questa scelta è bene espressa da Pietro Bar-cellona nella prefazione del libro che intendo proporre come testo di riferimento: «la fine delle ideologie, proclamata come il trionfo delle liber-tà, ha determinato di fatto la fine di ogni trascen-denza anche soltanto storica, costringendo l’uo-mo a vivere in una forma di costante regressione verso comportamenti sempre più “zoologici”. La riduzione di ogni meta al possesso del dena-ro e di ogni pratica al godimento sfrenato senza regole, ha prodotto una sorta di desertificazione in cui non c’è alcun spazio per la dimensione sacra della vita. Il volume di Risé è una denun-cia di questa devastazione e un tentativo di riaf-fermare, anche in questo passaggio d’epoca, la centralità dei rapporti genitoriali e la rilevanza della figura paterna».

2) TEOLOGIA DELLA CARITÁ, con il prof. don Dante Bellinati, che ha come finali-tà quella di introdurre alla teologia della carità nell’ecclesiologia di comunione per una forma-zione alla pastorale della carità.

Per informazioni potete consultare il nostro sito: www.teologiarovigo.it oppure telefonare ai numeri 346.3395166 e 0425.411568.

Notizie dalla Scuola di Teologia

Finalità dei corsi

Rappresentatoil musical

dei 98anno0

Page 8: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

8 la Settimana domenica 12 gennaio 2014polesine

Comune di Rovigo - Servizio Pari Opportunità

“Pronto Donna”N. verde 800.391.609

e-mail: [email protected]

“Servizio di ascolto telefonico del Comune di Rovigo rivolto alle donne, italiane e straniere, che desiderano ascol-to informazioni e aiuto”. Cerchi aiuto? Need help? Besoin d’aide? Cerchi informazioni? Need information? Cherchez informations? Siamo reperibili… il martedì, mercoledì, ve-nerdì dalle ore 13.30 alle 15.30.

Polesine - Un “Natale tutto polesano”Sfogliando a ritroso i giornali delle ultime due settimane, trovi tut-to pieno di cronache sul Presepe, sul presepe vivente, sulle mostre di presepi, su concerti di Natale! Presepe vivente pure a San Pietro Polesine! Recite nelle Materne, concerti ad ogni angolo. Lusia, Cavazzana e Bornio – unità pastorale – ha offerto un concerto di voci bianche. Anche la Materna di San Biagio di Lendinara ha offerto il suo spettacolo! E non sono mancati anche quest’anno i presepi sul Canalbianco, ad Adria, Bosaro e nel Delta. E come nella migliore tradizione, aiuti ai più poveri in ogni comunitàRovigo S. Maria delle Rose - Concerto di NataleE’ una tradizione quasi coeva alla nascita della Comunità, il “Con-certo di Natale”! La Corale voleva non solo affermarsi, ma pure rimarcare il lavoro svolto nell’anno che con le celebrazioni nata-lizie si concludeva. Anche quest’anno il “Concerto di Natale” ha fatto centro e con “Ensemble di chitarre “Impronte sonore “ed il “Duo Laura Ricardo Segredin” (chitarra acustica), ha deliziato i numerosi parrocchiani ed amici che hanno partecipato domenica 5 gennaio alle ore 21.00. A fare gli onori di casa con il Parroco don Mario Ferrari, è stata il direttore del coro Maria Teresa Rizzato. Ha accompagnato all’organo, Maria Chiara Marzola e al violino Nello Lupo.Commenda Est - Beato Alberto MarvelliIl Quartiere Commenda Est è pure servito da una zona di attrezza-ture sportive. Attrezzature nate con la nuova realtà parrocchiale e dai volontari di questa, realizzata fino a qualche anno fa. Campo, recinzione, illuminazione, spogliatoi, rete idrica sono solo alcune delle realizzazioni che i volontari della prima leva, hanno realizza-to e sostenuto anche finanziariamente. Lo spazio sportivo è stato da subito dedicato ad Alberto Marvelli. Quegli erano i tempi in cui si stava preparando il cammino per poter farlo giungere nella gloria degli altari.Parrocchie - I “Periodici”Le festività di fine anno sono l’occasione per fare uscire i perio-dici parrocchiali. Alcuni sono mensili, altri bimensili, altri quadri-mestrali altri che escono quando possono! Sono bellissimi, assai curati e sono firmati da giornalisti ben noti in Polesine. Eccone i nomi di alcuni, così come sono arrivati sulla scrivania: “Duomo in dialogo” della Concattedrale di Rovigo; “S. Sofia e la sua voce” periodico della comunità parrocchiale di S. Sofia di Lendinara; “La quinta campana” circolare della parrocchia di San Biagio – Lendinara, “In cammino” periodico della parrocchia di S. An-drea Apostolo Arquà Polesine; “San Bellino e Paolino” mensile di San Bellino; “NOI Natale 2013” periodico Casa S. Famiglia di Fratta Polesine”; “Lettera della Commenda ottobre, novembre, dicembre 2013” Parrocchia Cuore Immacolato di Maria Rovigo; ”Il San Bortolo” bollettino della parrocchia di San Bortolo Ro-vigo; “La nostra voce” dicembre 2013 parrocchia S. Antonino Martire Ficarolo (Ro); “L’Araldo” mensile parrocchiale di Vil-ladose; “La voce di San Zenone Borsea 2000”, mensile della parrocchia di Borsea; “La Voce 2000” unità pastorale di Badia Polesine; “Camminare insieme” parrocchia dei SS Francesco e Giustina-Rovigo; ”INSIEME … per credere per sperare e per amare” Unità pastorale di Villamarzana e Gognano; “Voci di Co-munità” mensile della parrocchia di Canda. Melara pubblica il “Bollettino parrocchiale” a Natale e a Pasqua ed un foglio par-rocchiale settimanale. Altri sono ancora in viaggio con le poste italiane che riescono quasi ad essere eterne nei loro tempi. Molte parrocchie oltre al periodico, fanno uscire un foglio settimanale, altre sono ancora più organizzate e pubblicano attraverso gli ultimi … ritrovati elettronici. Tutti insieme sono una grande testimonian-za della vitalità delle comunità parrocchiali.Epifania - … ogni festa porta via …I giorni delle festività che hanno tanto impegnato le associazioni, i gruppi, i volontari, le Caritas con la solennità dell’Epifania fini-scono ed impegnano tutti nella massiccia opera di formazione cri-stiana dei giovani con la catechesi, gli incontri, i “ritiri spirituali” i momenti della di preghiera. Il super attivismo dentro e fuori la vita parrocchiale ha fatto desiderare il ritorno ai ritmi consueti. Anche i gruppi che solitamente vivono ai margini delle comunità parroc-chiali, hanno più volte espresso il disgusto per la frenesia di alcuni dei giorni delle festività così fatti tutti di corsa. Sono stati partico-larmente riusciti gli incontri di fine anno “L’ultimo con gli ultimi”.Elogio dell’“Asino” - “Sono solo un asino”Riporto qui per i miei 23 lettori, alcuni versi su animale spesso poco ammirato! Invece tanto … mansueto e caro! E’ uno sfogo dell’asinello del Presepe, ed è rivolto a Gesù: “Sono soltanto un asino, /però ti ho riscaldato con il mio fiato / quand’eri bambino / nella capanna di Betlemme. Sono soltanto un asino / e ti ho ac-compagnato / esule in Egitto / liberandoti da Erode. Sono solo un asino / e tante volte ti ho portato / da una città all’altra, / perché arrivassi meno stanco / ad annunciare la tua parola! Sono solo un asino / e a Gerusalemme, / quando hai fatto l’ingresso solenne / re giusto e vittorioso / umile ti ho portato sulla mia schiena. Tutti possono fare qualcosa / di buono e di bello! / Tu non hai creato scarti, non hai fatto cose inutili, grazie Signore Gesù!” “L’Asino del Presepe”

Boara Polesine

Festa con le famiglie

Fiesso Umbertiano

Celebrati gli anniversari di matrimonio e di sacerdozio

Domenica 29 Dicembre, giorno in cui la liturgia ricorda la Santa Famiglia, nella Chiesa Parrocchiale di Boara Polesine si è tenuta la Festa di tutte le Famiglie.

Da sempre, per questa oc-casione, l’intento del parroco don Vincenzo e del gruppo Fa-miglie, è quello di avvicinare e coinvolgere il maggior nume-ro possibile di coppie nell’or-ganizzazione e nella cura dei vari momenti della celebra-zione per far sentire tutti parte viva della comunità, e anche quest’anno la partecipazione è stata massiva con la chiesa gremita di persone.

Ad ogni persona è stata appuntata alla giacca una stella cometa con l’immagine della Sacra Famiglia e la data del giorno del proprio matrimo-nio; l’assemblea era una pic-cola distesa di luci scintillanti e il nostro parroco ha potuto introdurre la celebrazione con la frase : “Oggi vedo davvero tante stelle!”.

Almeno 20 coppie di co-niugi, si sono alternate nella accoglienza dei fedeli all’in-gresso della Chiesa, nella lettu-ra della Parola e delle preghiere dei fedeli, nella preparazione dell’altare, nella presentazione dei doni durante l’Offertorio, nello scambio del segno della pace a tutti i presenti, nella di-stribuzione dei doni a fine ceri-monia. Sono stati anche portati all’altare e benedetti 2 filoni di pane, preparati per l’evento,

della lunghezza di 2 metri ciascuno che, alla fine della celebrazione, sono stati divisi in pezzi e distribuiti a tutta l’as-semblea.

Dopo l’omelia, tutti gli sposi hanno potuto rinnovare le proprie promesse di matri-monio; anche chi non ha più un compagno vicino è stato invitato a ripetere con gli altri la formula stringen-do simbolicamente la mano del coniuge non più vivo ma presente nella fede.

Al termine della Santa Messa, ogni fa-miglia ha ricevuto in ricordo della giornata un piccolo vaso con 2 bustine di lievito e la preghiera di Papa Fran-cesco che ci invita ad essere lievito della so-cietà. Abbiamo avuto la gioia di distribuire oltre 140 doni ai presenti!

L’incontro si è con-cluso poi con un rin-fresco a cui sono stati invitati tutti i presenti, presso i locali dell’oratorio.

Sentiamo il desiderio di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questa bellissima giornata: il parroco don Vincenzo che ha fortemente appoggiato questa iniziativa; tutti i componenti del gruppo famiglie che, nono-

stante l’impegno derivante da figli e lavoro, hanno dato gran-de disponibilità di tempo per organizzare tutto al meglio; le famiglie che hanno dato testi-monianza con la partecipazio-ne attiva ai vari momenti della celebrazione o con la prepara-zione del rinfresco; e infine i nostri cari giovani e i bambini della catechesi che insieme,

con gioia e energia, hanno can-tato e suonato per animare la Santa Messa.

Grazie soprattutto a Dio per questa giornata di vera festa e preghiamo la Sacra Famiglia perché protegga e sostenga tut-te le nostre famiglie e le aiuti a diventare “sale della terra, luce del mondo, lievito per tutta la società “.

Domenica 29 dicembre 2013, in occasione della Festa della Sacra Famiglia di Na-zaret, nella parrocchiale della Natività della B.V. Maria, alla Messa delle ore 11,00, diciotto coppie di sposi hanno celebrato la ricorrenza del loro anniver-sario di matrimonio.

Per il 10°: Raimondi Ric-cardo e Pavanello Barbara; Ghirardelli Damiano e Tessarin Cecilia; Sinigaglia Alberto e Davì Silvia.

Per il 25°: Bersanetti Mau-ro e Barbujani Enrica; Boarin Luigino e Tomaselli Lorella; Bononi Rodolfo e Callegaro Paola; Ghiraldini Mauro e Ba-rozza Patrizia; Negri Gian Pa-olo e Sartori Roberta; Peretto Roberto e Davì Sonia; Tridello Vincenzo e Borghi Patrizia.

Per il 40°: Benetti Gior-dano e Roveroni Albina; Be-saggio Irenio e Nardo Maria Cristina; Bozzi Antonio e Zer-binati Nirvana; Venco Gianvito e Bergamaschi Marina; Stoppa Giordano e Sigolo Mirella.

Per il 50°: Martello Um-berto e Zocca Lucia; Zerbinati Mario e Pavan Angelina.

Per il 60°: Bononi Ercole e Zerbinati Teresa.

In questa bella occasione anche Don Giorgio Munerato ha ricordato il 55° anniversa-rio di sacerdozio! Il coro dei giovani ha animato con gioiosi canti e il Parroco Don Giorgio Zanforlin, durante l’omelia, tra-endo spunto dalle letture, ha ri-cordato gli impegni degli sposi, la ricchezza delle loro diversità e il doveroso rispetto dei figli. Ti ringraziamo, Signore, per gli anni trascorsi insieme, per i figli ricevuti in dono, per la salute e l’amore condiviso; per coloro che ci hanno sostenuto, per le difficoltà che ci han-no rafforzato, per le gioie che hanno entusiasmato il nostro cammino. Non è stato sempre facile ma è la Fede che ci ha

sostenuto e ci ha fatto superare i difficili momenti della nostra vita insieme. Questo mi sento proprio di dire: è nella pre-ghiera che si trova il coraggio quando si è deboli. Per questo confido in Te, Signore, sei Tu luce ai nostri passi, guida per il nostro cammino! Aiuta tutte le coppie e specialmente colo-ro che temono (come ha detto Don Giorgio) l’impegno del “Matrimonio”.

Un particolare ringrazia-mento è dovuto al gruppo fa-miglie dell’Oratorio che ci ha permesso di gustare un preliba-to pranzo e ci ha offerto questa

dedica: “vi auguro con tutto il cuore che nella vostra vita tutto avvenga come nel mondo della matematica: i dolori sottratti,

le gioie addizionate, l’amore moltiplicato e diviso per due.” Grazie a tutti.

Callegaro Paola

Quattordici coppie della nostra Parrocchia di Trecenta, hanno fe-steggiato Domenica 29 Dicembre il loro anni-versario di matrimonio, quattordici coppie inos-sidabili nel tempo, già, perchè nonostante tutto quello che succede nel mondo, crisi di tutti i tipi, sono riuscite a su-perare tutti i vari osta-coli che possono essersi presentati durante il loro cammino. La nostra purtroppo è una società in cui tutto deve avere una scadenza, tutto deve essere il massimo per un breve periodo, per poi lasciare spazio a qual-che cosa di più innovativo e aggiornato. Moda, elettrodomestici, automobili, telefonini, tutto è costruito per durare poco, e una società basata sull’ “usa e getta” si lascia influenzare anche nel-lo stile di vita, nei comportamenti e nei rapporti famigliari. Non è frequente sentire di matrimoni che arrivano indenni al decennio, soprattutto fra i giovani, figurarsi longevità maggiori!...

È tradizione che gli sposi si scambino un re-galo ad ogni anniversario di matrimonio. Ciascun anno questi regali dovrebbero essere di materiali diversi (o confezionati con questi materiali), dal più fragile al più solido, proprio per simbolizzare la maggiore forza che via via la relazione va ac-

quisendo. E per questo motivo si suole chiamare gli anniversari di matrimonio come il materiale usato per festeggiare l’anniversario. Allo stesso modo è possibile utilizzare questi materiali per le decorazioni della festa. I nomi dati ai vari anni-versari sono una guida per i regali appropriati che gli sposi si scambieranno o, se hanno organizza-to una festa, dei regali che gli invitati potranno consegnare agli sposi. Alcuni Paesi usano mate-riali diversi per anniversari diversi, ma alcuni di questi sono comuni tra i vari Paesi: 5 di Legno, 10 di Alluminio, 15 di Cristallo, 20 di Porcellana, 25 d’Argento, 30 di Perla, 35 di Corallo, 40 di Rubino, 50 d’Oro e 60 di Diamanti.

A tutte le coppie che festeggiano il loro anni-versario di matrimonio, i più calorosi auguri da tutta la comunità parrocchiale di Trecenta!.

Claudio

Trecenta

Anniversari di matrimonio

Page 9: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

9la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 formazione

Fraternità, è una espe-rienza antica e sempre nuova, in questi ultimi tempi però questa parola, meglio l’espe-rienza della fraternità, appare sempre più come una realtà dimenticata, quasi tenuta na-scosta, forse perché troppo

Impegnativa, anzi pro-fondamente evangelica. “Fra-ternità, fondamento e via per la pace”, è il tema scelto da Papa Francesco per il suo pri-mo Messaggio per la Giorna-ta Mondiale della Pace 2014.

Parliamo di Fraternità e del Messaggio del Papa con i coniugi Cesarina e Mario Chieregato, sposati da 40 anni, 4 figli, appartenenti al Movimento dei Focolari, i quali, hanno donato alcuni anni della loro vita nel volon-tariato a favore della Fami-glia, contribuendo tra l’altro alla fonda-zione in Dio-cesi dell’As-s o c i a z i o n e “Centro per la formazio-ne e la con-sulenza della coppia e della famiglia” che ha dato origine al Consulto-rio Diocesano. Da qualche tempo, in particolare Mario, seguendo la proposta, me-glio l’esperienza della fra-ternità, ha scelto di mettersi a servizio della ricerca di un nuovo modo di fare politica, attraverso il Movimento Po-litico per l’Unità (MPPU). Abbiamo rivolto loro alcune domande riguardanti l’espe-rienza della Fraternità e del Messaggio del Santo Padre.

D - “Fraternità, fon-damento e via per la pace”, è questo il tema del Messaggio che Papa Francesco ha rivolto al mondo per la Giornata Mondiale per la Pace 2014. Come accogliere questo invito del Santo Padre?R - “La fraternità ha biso-

gno di essere scoperta, ama-ta, sperimentata, annunciata e testimoniata”

Libertà, Uguaglianza e Fraternità sono i principi del-la rivoluzione francese, sca-turiti dal pensiero illuminista, fondato su una “Dea Ragio-ne” che voleva sostituirsi a Dio. La “Libertà” ha dato ori-gine al pensiero e alla cultura liberale, alla dottrina del libe-ro mercato in economia ed ai partiti liberali in politica. L’ “égalité” o Uguaglianza in-tende abolire le differenze per nascita o condizione sociale e ha dato origine al pensiero e alla cultura del socialismo e del comunismo.

D - In questo nostro tempo il mondo potreb-be cercare di sperimen-tare la Fraternità?R - Ora è tempo di spe-

rimentare come potrebbe essere il mondo se si vive la Fraternità! Cosi si esprimeva Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, in accordo con gli auspici degli ultimi Papi: si vuole infatti proporre al mondo la Cultura della Fraternità, questo terzo principio “dimenticato” della rivoluzione del XVIII secolo.

Papa Francesco, nel suo primo Messaggio per la Cele-brazione della Giornata mon-diale per la Pace, afferma che “nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga … un anelito insopprimibile alla fraternità che sospinge ver-so la comunione con gli altri … Infatti la fraternità è una

dimensione e s s e n z i a l e d e l l ’ u o m o , il quale è un essere rela-zionale.” La riprova di ciò è che perfino i rivoluzio-nari francesi, mentre ta-gliavano le teste di preti e suore, deside-ravano pro-mulgare nella loro Legge Cost i tuz io-nale il prin-cipio di Fraternità. Eviden-temente questo principio ha le sue radici nella profondità dell’essere umano. La speri-mentazione della Fraternità certamente spinge l’umanità

a ricercare nuove vie sia per l’econo-mia che per la politica!D - Il Mes-saggio del Papa lo pos-siamo pen-sare come

un programma di vita. R - Papa Francesco nel

Messaggio ci indica che “la fraternità si comincia ad im-parare solitamente in seno alla famiglia, … La famiglia è la sorgente di ogni fraterni-tà, e perciò è anche il fonda-mento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore.” La fami-glia è la cellula della società e quindi non può essere che questo il luogo, la sorgente della fraternità. Da bambini siamo cresciuti in una fami-glia e abbiamo cominciato lì a relazionarci con i fratel-li. Ricordiamo gli sforzi per educare i nostri figli a sentirsi fratelli, a superare l’innato egoismo, per cominciare a condividere i giochi ed i dol-ci tra loro, dapprima; e poi, cresciuti, a relazionarsi po-sitivamente con i compagni di scuola, della parrocchia, del gruppo sportivo; infine di pensare di condividere parte delle loro mance con i bam-bini poveri del mondo.

Chiara Lubich, in un me-morabile discorso al Family-Fest del 1993, ci indicava la famiglia come modello della società. Quanto attuali quel-le sue parole: “Congegna-ta da Dio come capolavoro dell’amore, la famiglia può ispirare delle linee per contri-buire a cambiare il mondo di domani.

Se noi infatti osservia-mo la famiglia, se facciamo quasi una radiografia di essa, possiamo scoprirvi dei valori immensi e preziosissimi, che proiettati e applicati all’uma-nità possono trasformarla in una grande famiglia. … Nella famiglia è spontaneo mettere tutto in comune, condivide-re ogni bene, avere un’unica cassa. … È normale sovveni-re alle necessità di chi ancora non è produttivo e di chi non lo è più.”

Se veramente come in famiglia si fa posto al nuovo fratellino che nasce, rimodu-lando la cameretta o le stanze da letto, e poi, dopo lo svez-zamento, si aggiunge il suo seggiolino, spostando i posti a tavola; così sarebbe bello che anche nella società si facesse posto ai giovani neo diplo-mati o neo laureati, trovando loro un lavoro equo e digni-toso, magari con soluzioni

politiche che “stringessero” e rimodulassero funzioni, ruoli e gli stipendi più alti!

D - Oggi l’esperienza della fraternità sembra lontana: molte fami-glie si dividono, cresce la disuguaglianza nella società, proliferano le guerre e le guerriglie in tante parti del mondo. Perché è così difficile vi-vere la fraternità?R - Papa Francesco nel

suo Messaggio, citando il racconto di Caino e Abele, ci ricorda che: “l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma ha anche la possibilità drammatica del suo tradimento”. Veramente il peccato è accovacciato alla tua (alla nostra) porta (cfr. Gn 4, 7) alla porta del nostro cuore. Spe-rimentiamo ogni giorno la fatica di superare l’egoismo che è dentro di noi.

D - Come po-ter rispondere p i e n a m e n t e all’anelito del-la fraternità?R - Papa Fran-

cesco ci indica la risposta al para-grafo 3. “… poiché c’è un solo Padre, che è Dio, voi sie-te tutti fratelli (cfr. Mt 23, 8). La radi-ce della fraternità è contenuta nella paternità di Dio. … In particolare, la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e resur-rezione. La croce è il “luogo” defini-tivo di fondazione della fraternità ...”

Anche per noi l’incontro con il Movimento dei Focolari e Chiara Lubich ci ha fatto scoprire Dio che è Amore, non quin-di un Dio giudice come ci veniva pre-sentato allora. Certo ci siamo resi conto ben presto che non è facile riconoscersi tutti figli dello stesso Padre, tutti fratel-li, e amarci come tali.

Solo con l’aiuto e la Grazia di Dio possiamo fare qualche passo e ricominciare ogni volta che cadiamo. In particolare, ci ricorda Papa Francesco, come Gesù ha dato la vita per tutti, anche noi siamo chiamati ad acco-gliere e impegnarci ad amare il fratello che ci è vicino: co-niuge, figlio, collega di lavo-ro, immigrato, …

D - Nell’esperienza del Movimento dei Focolari come si cerca di incar-nare la fraternità?R - Dal punto di vista po-

litico Chiara Lubich ha dato

vita nel 1996 al Movimento Politico per l’Unità (MPPU), il quale vorrebbe favorire il dialogo tra politici di tutti i partiti, cittadini, studiosi e studenti di politica, alla ricer-ca di nuove vie a vantaggio del bene comune. In un me-morabile discorso al Parla-mento italiano, il 15 dicembre del 2000, Chiara ha proposto “a tutti coloro che agiscono in politica un patto di frater-nità per l’Italia, che metta il suo bene al di sopra di ogni interesse parziale: sia esso in-dividuale, di gruppo, di clas-se o di partito. La fraternità ricostruisce il tessuto sociale e, per essa, acquistano nuovi significati la libertà e l’ugua-glianza.” Dal punto di vista economico il Movimento dei

Focolari propone l’Economia di Comunione, che è stata ci-tata anche nell’enciclica Ca-ritas in Veritate di Benedetto XVI. Essa coinvolge impren-ditori, lavoratori, dirigenti, consumatori, risparmiatori, cittadini, studiosi, operatori economici, tutti impegnati ai vari livelli a promuove-re una prassi ed una cultura economica improntata alla comunione, alla gratuità ed alla reciprocità, proponendo e vivendo uno stile di vita al-ternativo a quello dominante nel sistema capitalistico. Ad oggi aderiscono alcune centi-naia di aziende, alcune delle quali sono polesane.

Settimio Rigolin

“Ha senso – è possibile – parlare di fraternità nell’am-bito della vita pubblica? E cioè in politica, nell’econo-mia, nell’amministrazione e in tutti gli altri spazi delle istituzioni e della società ci-vile?”. È partito da questa domanda monsignor Ma-riano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Pri-verno, nella messa celebrata, mercoledì 1° gennaio, in oc-casione della Giornata mon-diale della pace, nella quale ha voluto incontrare politici, amministratori e rappresen-tanti delle istituzioni sociali, civili e militari del territorio pontino. Un incontro nel qua-le il presule ha consegnato il Messaggio del Papa per la Giornata e un’occasione per creare rapporti “fecondi” con “la società civile e le pubbli-che istituzioni”, ad appena quindici giorni dal suo in-gresso in diocesi, per un im-pegno condiviso per il bene comune del territorio.

Questione educativa. “La fraternità è una questio-ne di mentalità, di scelta e di educazione. Bisogna formarsi alla fraternità nella vita socia-le, perché essa non è il frutto spontaneo di un po’ di buona volontà o di qualche buona

intenzione, nemmeno in fami-glia e nella Chiesa”, ha avver-tito monsignor Crociata. C’è bisogno “di un’educazione alle regole elementari di una convivenza rispettosa della dignità di ogni persona e c’è bisogno di educare a cono-scere se stessi e a riconoscere le proprie passioni negative e disgregatrici come la brama del profitto, la sete di potere e soprattutto l’invidia, che scatta sempre tra pari, cioè tra fratelli”. Occorre, poi, “far crescere la reciprocità”, arri-vando “ad aiutare l’altro ad aiutarsi, a fare la sua parte, a darsi da fare, a collaborare. Solo quando si innesca questa reciprocità positiva, si crea

fraternità. Il bene fatto sem-pre unilateralmente, incapace di suscitare collaborazione, spirito di iniziativa, senso del-la propria dignità e di riscatto, insomma l’assistenzialismo e il favoritismo, esercita potere e dominio sull’altro, crea di-pendenza, incapacità di reagi-re e di dare il proprio contri-buto, sia in famiglia che nella società”.

Una storia recente. “Il nostro territorio – ha evi-denziato il vescovo, facendo riferimento alle vicende pon-tine - ha in qualche misura una storia recente e accoglie una popolazione di varia pro-venienza, che si incontra con altra di antichissimo inse-diamento. Abbiamo dinanzi una situazione che è ancora in qualche misura malleabi-le, pur con tutte le ipoteche sociali e culturali antiche e recenti”. In questo senso “di-sponiamo di una opportunità maggiore che altrove: fonda-re su basi fraterne una società ancora non pervenuta a una identità del tutto amalgamata e coerente. Raccogliamo que-sta opportunità e proviamo a farla fruttificare. È un compi-to aperto per la nostra diocesi ed è una sfida straordinaria per chi porta responsabili-

tà istituzionali in qualsiasi ambito. Non perdiamo que-sta occasione”.

Tre impegni. Monsignor Crocia-ta ha invitato, cia-scuno nel proprio ambito di vita e di lavoro, ad acco-gliere un “triplice impegno”. Innanzi-tutto, “far crescere in noi e attorno a noi l’atteggiamen-to di stima nei con-fronti di chiunque, la magnanimità come capacità di godere del bene altrui, il desiderio di agire in maniera cooperativa, di pre-stare generosamen-te collaborazione”. In secondo luogo, “non preoccupia-moci solo della povertà materiale: non perdiamo di vista un altro tipo di povertà, quella relazionale, che produce sofferenze immediatamente non visibili, ma le cui ricadute diven-tano poi sociali e materiali; ricordia-moci che la qualità della vita non è mi-surata solo dal red-dito e dal benessere

materiale, ma non meno dalla possibilità e dalla capacità di stare bene con se stessi, con gli altri e con l’ambiente, po-sitivamente e cordialmente”. Infine, “di fronte a inevita-bilmente insorgenti conflitti, di interesse o di visione e di giudizio, adoperiamoci e im-pariamo a risolverli se non a prevenirli; impariamo l’arte della mediazione e tutte le procedure necessarie per su-perare e risolvere le tensioni che si producono”. Insomma, “c’è sempre uno sforzo da fare, per uscire da se stessi e aprirsi agli altri: sta qui il dinamismo profondo della fraternità”.

a cura di Gigliola Alfaro

L’invito del vescovo Crociataa politici e amministratori

La fraternità si scegliee si costruisce

Riflessione dopo la Giornata Mondiale della Pace 2014

“Fraternità, fondamento e via per la pace”

Intervista aCesarina e Mariodel Movimento

dei Focolari

Page 10: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

domenica 12 gennaio 201410 la Settimana

GiovaniLA CARTA D’IDENTITA’Il nome. Gruppo Giovani San VigilioData di nascita. Marzo 2011I fondatori. Suor Gisella Guidolin e Francesca Rossi, su richiesta di alcuni giovani Cresimati nel 2011.I membri. Quindici giovani dalla seconda alla quinta superiore, nei licei di Adria, nell’istituto tecnico o in scuole professionali. Quando si incontra: il venerdì sera. Non mancano poi gli incontri “extra” come ad esempio dopo la S. Messa per un film, oppure il compleanno, o per passare del tempo insieme.Dove: presso il Punto Giovane della Casa Parrocchiale San Vigilio, dopo la recente inaugurazione. Strano ma vero, il Punto Giovane lo utilizziamo anche per fare i compiti insieme ed aiutarci a vicenda! Il Punto Giovane che a tanti può sembrare una semplice stanza, per noi è il nostro “covo”.

...di Adria - San Vigilio

La Parrocchia di San Vigilio, che dalla li-nea ferroviaria a nord di Adria si è estesa fino a inglobare la strada provinciale per Rovigo, comprende quartieri di recente insediamento abitativo: il “Borgo Dolo-miti” oggi è solo una piccola parte di una Comunità di circa 1700 abitanti, ricca di molte famiglie giovani. Lì il Gruppo Giovani San Vigilio è al cen-tro di una esperienza comunitaria che lo pone in rapporto a tutte le età, per l’e-dificazione della Comunità Cristiana. Il modello della Parrocchia di San Vigilio ad Adria è bene espresso dal titolo di questo articolo: non confinare i giovani come uno dei settori della Comunità ma porli al centro, perché la loro freschezza aiuti tutti ad esprimere la giovinezza di una Parrocchia che è sempre da costruire. Gli impegni concreti dei ragazzi del Gruppo sono cresciuti poco a poco se-condo le necessità e le richieste della Comunità parrocchiale. Alcuni si sono dedicati al catechismo di fanciulli e ra-gazzi, altri sono entrati a far parte del Coro. Tutte le età entrano in rapporto con il Gruppo Giovani: se pensi ai bambini ti ve-drai scorrere davanti la festa di carnevale ed il grest estivo; se pensi agli anziani e nonni vedrai la Festa dell’Anziano, un’in-tera giornata dedicata loro dal Gruppo. Ma altri momenti sono stati per le fa-miglia: la veglia di Natale “C’è un tempo per…” che li ha visti protagonisti nell’at-tesa del Natale, e il noto concorso cano-ro La Raganella, nella Festa Patronale, in cui i giovani del Gruppo li trovi in contat-to con tutte le età, nello stand gastrono-mico a far servizio come sul palco, come nell’ultimo musical Biancaneve e i sette nani, in splendide serate di comunità.

San Vigilio: GIOVANI AL CENTRO La giovinezza di una Parrocchia è sempre da costruire

Pagina a cura del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanilevia Sichirollo, 18 Rovigo 349 5139409 [email protected]

La formazione cristiana è un evento di Chiesa e il Gruppo la realizza parte-cipando al gran completo ai Venerdì Giovani, alla Festa Giovani a Rovigo, ad eventuali occasioni speciali come il recente incontro di inizio anno guidato da Don Marco Pozza in Cattedrale; lo scorso anno ha pure partecipato all’In-contro Ecumenico a Rovigo che univa in preghiera i cristiani Cattolici, Ortodossi

e Riformati. “Per la nostra formazione continueremo a partecipare volentie-ri ai Venerdì Giovani che apprezziamo perché sono momenti per conoscere altri giovani più o meno grandi di noi e seguire un cammino di Fede adatto ad ognuno. Cogliamo l’occasione per invi-tare altri giovani ad aggregarsi ai suc-cessivi incontri! È iniziato anche il con-to alla rovescia dei giorni che mancano

alla grandiosa Festa Giovani 2014 che si svolgerà a Rovigo in due giornate e non vediamo l’ora di partecipare, vista la positiva riuscita dell’anno preceden-te. In cantiere ci sono poi altri progetti: dai tradizionali momenti di festa della nostra Parrocchia agli incontri, uscite, Sante Messe per le quali offriremo la nostra disponibilità e partecipazione come abbiamo sempre fatto!”

LA FORMAZIONE CRISTIANA? NON DA SOLI: E’ UN EVENTO DI CHIESA

VOCI D

AL GR

UPPO

:I FAR

I NEL C

AMM

INO

“Tutte le nostre esperienze possono essere sin-tetizzate nelle parole di Giovanni Paolo II pro-nunciate a Tor Vergata nel 2000: Il gruppo deve diventare un laboratorio della Fede; non può più essere impostato in una forma statica, ma dovrà essere dinamico, con proposte che attivino la di-mensione fisica e quella emotiva/affettiva, inte-grandole con la sfera razionale e spirituale; sono importanti in tal senso le uscite, i pellegrinaggi, l’incontro con testimonianze vitali”.

“Siamo pronti alle esperienze che il futuro ci riserva e teniamo come punto di riferimento una frase di Papa Francesco: Cari amici, non dimenticate: siate il campo della Fede! Siate gli atleti di Cristo! Siate i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore!”

“La sensazione di vedere bambini e adulti sorridere e ringraziarci per quello che stiamo facendo è unica!”

GiovaniLA CARTA D’IDENTITA’Il nome. Gruppo Giovani San VigilioData di nascita. Marzo 2011I fondatori. Suor Gisella Guidolin e Francesca Rossi, su richiesta di alcuni giovani Cresimati nel 2011.I membri. Quindici giovani dalla seconda alla quinta superiore, nei licei di Adria, nell’istituto tecnico o in scuole professionali. Quando si incontra: il venerdì sera. Non mancano poi gli incontri “extra” come ad esempio dopo la S. Messa per un film, oppure il compleanno, o per passare del tempo insieme.Dove: presso il Punto Giovane della Casa Parrocchiale San Vigilio, dopo la recente inaugurazione. Strano ma vero, il Punto Giovane lo utilizziamo anche per fare i compiti insieme ed aiutarci a vicenda! Il Punto Giovane che a tanti può sembrare una semplice stanza, per noi è il nostro “covo”.

...di Adria - San Vigilio

La Parrocchia di San Vigilio, che dalla li-nea ferroviaria a nord di Adria si è estesa fino a inglobare la strada provinciale per Rovigo, comprende quartieri di recente insediamento abitativo: il “Borgo Dolo-miti” oggi è solo una piccola parte di una Comunità di circa 1700 abitanti, ricca di molte famiglie giovani. Lì il Gruppo Giovani San Vigilio è al cen-tro di una esperienza comunitaria che lo pone in rapporto a tutte le età, per l’e-dificazione della Comunità Cristiana. Il modello della Parrocchia di San Vigilio ad Adria è bene espresso dal titolo di questo articolo: non confinare i giovani come uno dei settori della Comunità ma porli al centro, perché la loro freschezza aiuti tutti ad esprimere la giovinezza di una Parrocchia che è sempre da costruire. Gli impegni concreti dei ragazzi del Gruppo sono cresciuti poco a poco se-condo le necessità e le richieste della Comunità parrocchiale. Alcuni si sono dedicati al catechismo di fanciulli e ra-gazzi, altri sono entrati a far parte del Coro. Tutte le età entrano in rapporto con il Gruppo Giovani: se pensi ai bambini ti ve-drai scorrere davanti la festa di carnevale ed il grest estivo; se pensi agli anziani e nonni vedrai la Festa dell’Anziano, un’in-tera giornata dedicata loro dal Gruppo. Ma altri momenti sono stati per le fa-miglia: la veglia di Natale “C’è un tempo per…” che li ha visti protagonisti nell’at-tesa del Natale, e il noto concorso cano-ro La Raganella, nella Festa Patronale, in cui i giovani del Gruppo li trovi in contat-to con tutte le età, nello stand gastrono-mico a far servizio come sul palco, come nell’ultimo musical Biancaneve e i sette nani, in splendide serate di comunità.

San Vigilio: GIOVANI AL CENTRO La giovinezza di una Parrocchia è sempre da costruire

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La formazione cristiana è un evento di Chiesa e il Gruppo la realizza parte-cipando al gran completo ai Venerdì Giovani, alla Festa Giovani a Rovigo, ad eventuali occasioni speciali come il recente incontro di inizio anno guidato da Don Marco Pozza in Cattedrale; lo scorso anno ha pure partecipato all’In-contro Ecumenico a Rovigo che univa in preghiera i cristiani Cattolici, Ortodossi

e Riformati. “Per la nostra formazione continueremo a partecipare volentie-ri ai Venerdì Giovani che apprezziamo perché sono momenti per conoscere altri giovani più o meno grandi di noi e seguire un cammino di Fede adatto ad ognuno. Cogliamo l’occasione per invi-tare altri giovani ad aggregarsi ai suc-cessivi incontri! È iniziato anche il con-to alla rovescia dei giorni che mancano

alla grandiosa Festa Giovani 2014 che si svolgerà a Rovigo in due giornate e non vediamo l’ora di partecipare, vista la positiva riuscita dell’anno preceden-te. In cantiere ci sono poi altri progetti: dai tradizionali momenti di festa della nostra Parrocchia agli incontri, uscite, Sante Messe per le quali offriremo la nostra disponibilità e partecipazione come abbiamo sempre fatto!”

LA FORMAZIONE CRISTIANA? NON DA SOLI: E’ UN EVENTO DI CHIESA

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“Tutte le nostre esperienze possono essere sin-tetizzate nelle parole di Giovanni Paolo II pro-nunciate a Tor Vergata nel 2000: Il gruppo deve diventare un laboratorio della Fede; non può più essere impostato in una forma statica, ma dovrà essere dinamico, con proposte che attivino la di-mensione fisica e quella emotiva/affettiva, inte-grandole con la sfera razionale e spirituale; sono importanti in tal senso le uscite, i pellegrinaggi, l’incontro con testimonianze vitali”.

“Siamo pronti alle esperienze che il futuro ci riserva e teniamo come punto di riferimento una frase di Papa Francesco: Cari amici, non dimenticate: siate il campo della Fede! Siate gli atleti di Cristo! Siate i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore!”

“La sensazione di vedere bambini e adulti sorridere e ringraziarci per quello che stiamo facendo è unica!”

GiovaniLA CARTA D’IDENTITA’Il nome. Gruppo Giovani San VigilioData di nascita. Marzo 2011I fondatori. Suor Gisella Guidolin e Francesca Rossi, su richiesta di alcuni giovani Cresimati nel 2011.I membri. Quindici giovani dalla seconda alla quinta superiore, nei licei di Adria, nell’istituto tecnico o in scuole professionali. Quando si incontra: il venerdì sera. Non mancano poi gli incontri “extra” come ad esempio dopo la S. Messa per un film, oppure il compleanno, o per passare del tempo insieme.Dove: presso il Punto Giovane della Casa Parrocchiale San Vigilio, dopo la recente inaugurazione. Strano ma vero, il Punto Giovane lo utilizziamo anche per fare i compiti insieme ed aiutarci a vicenda! Il Punto Giovane che a tanti può sembrare una semplice stanza, per noi è il nostro “covo”.

...di Adria - San Vigilio

La Parrocchia di San Vigilio, che dalla li-nea ferroviaria a nord di Adria si è estesa fino a inglobare la strada provinciale per Rovigo, comprende quartieri di recente insediamento abitativo: il “Borgo Dolo-miti” oggi è solo una piccola parte di una Comunità di circa 1700 abitanti, ricca di molte famiglie giovani. Lì il Gruppo Giovani San Vigilio è al cen-tro di una esperienza comunitaria che lo pone in rapporto a tutte le età, per l’e-dificazione della Comunità Cristiana. Il modello della Parrocchia di San Vigilio ad Adria è bene espresso dal titolo di questo articolo: non confinare i giovani come uno dei settori della Comunità ma porli al centro, perché la loro freschezza aiuti tutti ad esprimere la giovinezza di una Parrocchia che è sempre da costruire. Gli impegni concreti dei ragazzi del Gruppo sono cresciuti poco a poco se-condo le necessità e le richieste della Comunità parrocchiale. Alcuni si sono dedicati al catechismo di fanciulli e ra-gazzi, altri sono entrati a far parte del Coro. Tutte le età entrano in rapporto con il Gruppo Giovani: se pensi ai bambini ti ve-drai scorrere davanti la festa di carnevale ed il grest estivo; se pensi agli anziani e nonni vedrai la Festa dell’Anziano, un’in-tera giornata dedicata loro dal Gruppo. Ma altri momenti sono stati per le fa-miglia: la veglia di Natale “C’è un tempo per…” che li ha visti protagonisti nell’at-tesa del Natale, e il noto concorso cano-ro La Raganella, nella Festa Patronale, in cui i giovani del Gruppo li trovi in contat-to con tutte le età, nello stand gastrono-mico a far servizio come sul palco, come nell’ultimo musical Biancaneve e i sette nani, in splendide serate di comunità.

San Vigilio: GIOVANI AL CENTRO La giovinezza di una Parrocchia è sempre da costruire

Pagina a cura del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanilevia Sichirollo, 18 Rovigo 349 5139409 [email protected]

La formazione cristiana è un evento di Chiesa e il Gruppo la realizza parte-cipando al gran completo ai Venerdì Giovani, alla Festa Giovani a Rovigo, ad eventuali occasioni speciali come il recente incontro di inizio anno guidato da Don Marco Pozza in Cattedrale; lo scorso anno ha pure partecipato all’In-contro Ecumenico a Rovigo che univa in preghiera i cristiani Cattolici, Ortodossi

e Riformati. “Per la nostra formazione continueremo a partecipare volentie-ri ai Venerdì Giovani che apprezziamo perché sono momenti per conoscere altri giovani più o meno grandi di noi e seguire un cammino di Fede adatto ad ognuno. Cogliamo l’occasione per invi-tare altri giovani ad aggregarsi ai suc-cessivi incontri! È iniziato anche il con-to alla rovescia dei giorni che mancano

alla grandiosa Festa Giovani 2014 che si svolgerà a Rovigo in due giornate e non vediamo l’ora di partecipare, vista la positiva riuscita dell’anno preceden-te. In cantiere ci sono poi altri progetti: dai tradizionali momenti di festa della nostra Parrocchia agli incontri, uscite, Sante Messe per le quali offriremo la nostra disponibilità e partecipazione come abbiamo sempre fatto!”

LA FORMAZIONE CRISTIANA? NON DA SOLI: E’ UN EVENTO DI CHIESA

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“Tutte le nostre esperienze possono essere sin-tetizzate nelle parole di Giovanni Paolo II pro-nunciate a Tor Vergata nel 2000: Il gruppo deve diventare un laboratorio della Fede; non può più essere impostato in una forma statica, ma dovrà essere dinamico, con proposte che attivino la di-mensione fisica e quella emotiva/affettiva, inte-grandole con la sfera razionale e spirituale; sono importanti in tal senso le uscite, i pellegrinaggi, l’incontro con testimonianze vitali”.

“Siamo pronti alle esperienze che il futuro ci riserva e teniamo come punto di riferimento una frase di Papa Francesco: Cari amici, non dimenticate: siate il campo della Fede! Siate gli atleti di Cristo! Siate i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore!”

“La sensazione di vedere bambini e adulti sorridere e ringraziarci per quello che stiamo facendo è unica!”

Page 11: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

11la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 polesine

Grande gioia, sincera e profonda commozione quando Papa Francesco ha rivolto il suo saluto ai bambini, ragazzi e docenti della Scuola Cattolica Diocesana “Giacomo Sichirol-lo” di Rovigo duran-te l’Angelus di lune-dì 6 gennaio 2014 in Piazza san Pietro a Roma. Un evento importante, unico e sicuramente irripe-tibile, perché carico di valori oltre che per i bambini anche per le loro famiglie come per tutta la grande realtà edu-cante che è la Scuo-la Cattolica paritaria “Giacomo Sichirol-lo”, scelti per vivere direttamente la Festa dell’Epifania accan-to al Santo Padre e poter così ascoltare in diretta la sua parola sempre carica di affet-to e di amici-zia che il Papa Francesco sa esprimere in ogni incontro verso i bambi-ni, i ragazzi e i giovani.

I bambini hanno potuto essere a Roma e partecipare a l l ’ i n c o n t r o con il Papa per-ché scelti come scuola rodigina dalla Conferen-za Episcopale Italiana. Oltre ottanta i pel-legrini che hanno raggiunto Piazza san Pietro, accompa-gnati dalla Dirigente, dott.ssa Patrizia Granata, da fra Gianluca Volpato, altri inse-gnanti e frati cappuccini che prestano il loro servizio pres-so l’Istituto Diocesano.

Due sono stati i momenti di festa che hanno visto diver-titi e gioiosi piccoli e grandi, l’incontro con la befana in Piazza Navona e ancor più l’incontro con il Papa in Piaz-za san Pietro. L’emittente te-levisiva TV2000, ha trasmes-so in diretta televisiva i due momenti e nello stesso tempo ha realizzato una intervista con la dirigente dell’Istituto che ha sottolineato come la Scuola Cattolica da diversi anni è presente e operante e molto apprezzata nel territo-rio del Polesine, la scuola si propone come una realtà in-novativa e si pone l’obiettivo di accompagnare le famiglie nell’educazione dei loro fi-gli, indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale.

Tra le novità, ha sottoli-neato la Dirigente, la Scuola Cattolica diocesana ha in-trodotto da qualche anno “la scuola senza zaino” che vede coinvolti i bambini della scuola dell’infanzia e prima-ria, ed inoltre sta applican-do metodologie accreditate dal ministero della Pubblica istruzione, nonché un proget-to di potenziamento dell’in-telligenza numerica a partire già dall’ultimo anno del nido. Il Settimanale diocesano La Settimana ha seguito tutto l’evento ed ha realizzato l’in-tervista con la Dirigente.

D - Perché avete voluto incontrare il Papa?R - Siamo stati scelti dal-

la Conferenza Episcopale Italiana tramite l’emittente televisiva TV2000 a parteci-pare alla diretta televisiva da Piazza Navona in occasione dell’Epifania. Quale occasio-ne migliore per trasmettere ciò che viviamo quotidianamente nella Nostra Scuola? Ecco il motivo per cui 80 persone, tra bambini, genitori e insegnanti il 5 gennaio si sono messi in viaggio verso Roma.

E non era possibile essere a Roma senza vivere il mo-mento dell’Angelus. Pertanto dotati di “striscione” riportan-te il simbolo e il nome della Scuola, dopo l’intervista di Piazza Navona, ci siamo di-retti con passo deciso e cuore carico di attesa in Piazza San Pietro.

D - Dirigente, possia-mo dire che è stata una esperienza unica carica

di tantissime emozioni?

R - Duran-te la diretta te-levisiva, è inu-tile nascondere la tensione e la preoccupazio-ne di non sa-per raccontar-ci con le giu-ste parole, ma sostenuti dalla carica emotiva dei genitori anche questa esperienza è diventata mo-tivo di unione e affermazione professionale.

Non tro-viamo parole per raccontare ciò che si pro-va con il cuore. Dal momento

in cui si è affacciata Sua Santità così lon-tana all’occhio, ma così vicina di “affet-to”, l’emozione tra noi tutti è cresciuta e nel silenzio quasi innaturale per una piazza affollata le Sue parole dentro ad ognuno di noi hanno risuonato al punto che quando il Papa Francesco ci ha di-rettamente salutato vi è stata una forte esplosione di voce lasciando cadere da-gli occhi di piccoli e grandi una lacrima con diversi signifi-cati.D - Dottoressa Gra-nata, brevemente possiamo presen-tare quella che è la vostra realtà oggi?

R - Unico isti-tuto paritario della provincia di Rovigo ad offrire un servi-zio di istruzione che dall’asilo nido arri-va fino alla scuola secondaria di primo grado, si è rinnovato dal primo settembre scorso. Infatti, la conduzione dell’isti-tuto è stata assunta dall’associazione omonima, che ha come soci fondatori la fondazione “San

Giovanni Bosco” e i Frati Cappuccini della provincia veneta. L’istituto è attualmen-te frequentato da circa 250 bambini e ragazzi e si avvale del lavoro di 37 dipendenti e dell’impegno concreto di tre frati cappuccini del convento di Rovigo. I responsabili del-la Scuola sono convinti che oggi sia necessario più che mai, rafforzare il legame con la comunità locale e sviluppa-re rapporti di collaborazione e sinergia con altri enti, sia pubblici che privati.

Nel contesto educativo dove spesso la lamentela ha il sopravvento sul vissuto di grandi e bambini, la nostra Scuola si ritrova a vivere in serenità le difficoltà di ogni giorno e resta fiduciosa di po-ter crescere di numero e pro-fessionalmente

A conclusione di questo intervento siamo aperti a con-tagiare chiunque voglia ve-nirci a trovare!!!!

A cura di Settimio Rigolin

Nel giorno dedicato all’infanzia

Gioia ed emozione: la Scuola “G. Sichirollo”di Rovigo incontra Papa Francesco

Page 12: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

12 la Settimana domenica 12 gennaio 2014polesine

Nella solennità della Epifania il Ve-scovo Lucio ha com-mentato la Parola di Dio guardando soprat-tutto all’aspetto mis-sionario che si collega alla vicenda dei Magi raccontata da Matteo. In primo luogo ha delineato la attuali-tà di questo aspetto: «Carissimi fratelli e sorelle, l’Epifania è un mistero di grande attualità. Anche oggi il Signore è presente in mezzo a noi. Ma noi sappiamo ricono-scere la sua presenza? Lo cerchiamo? Lo tro-viamo?

Se rimaniamo chiusi in noi stessi, tranquilli, autosuffi-cienti, insediati nelle nostre sicurezze, nel nostro tradizionali-smo: allora non percepiamo la sua presenza e non coglia-mo le sue chiamate.

Ma se ci mettiamo in cammino, in ricerca, in pel-legrinaggio, per scoprire la presenza di Dio nella nostra vita e le sue chiamate; se gli chiediamo ogni giorno, come gli abbiamo chiesto insieme durante il cam-mino sinodale: “Signore, che cosa dobbiamo fare?”, allora possiamo incontrare il Signo-re e cogliere la sua volontà.

Abbiamo fatto il cammino sinodale per questo: per met-tere tutta la Chiesa di Adria-Rovigo e ciascuno di noi in cammino, in pellegrinaggio, aperti al nuovo, all’inedito che Dio vuole farci incontrare sulle strade del nostro tempo e del nostro mondo. Metterci in cammino su quali strade? Sulle strade del Polesine e sulle strade del mondo».

Il Vescovo ha quindi am-pliato il suo pensiero in rife-rimento al nostro Polesine ed al programma pastorale della diocesi: «A camminare sulle strade del Polesine, per cercare la volontà di Dio, ci invita l’apostolo Paolo con la seconda lettura (Ef 3,3-6): «Per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero:… che le genti [i non creden-ti] sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo», ad essere illuminati dallo stesso Vangelo.

In questo anno pastorale abbiamo voluto mettere la nostra Chiesa in missione, per portare l’annuncio dell’amore di Dio a tutti gli uomini, an-che agli indifferenti e ai non credenti. Ma per essere in grado di svolgere questa mis-sione, “quale Chiesa dobbia-mo costruire?”.

Tutto il nostro modo di essere Chiesa e tutta l’azione pastorale dobbiamo ripensarla in chiave missionaria, perché ci troviamo a vivere in una si-tuazione preoccupante. E’ per questo che ci siamo impegna-ti, con il programma di questo anno, a diventare “popolo di Dio in missione”.

Anche nel Polesine - come del resto in tutta l’Ita-lia, in Europa e nel mondo occidentale - si è diffusa una forte ventata di secolarismo. È tramontato la cosiddetta “cristianità stabilita” di 50 anni fa e si sta diffondendo l’indifferenza religiosa. Il se-

colarismo ha invaso i costu-mi, la mentalità, le strutture del nostro Polesine.

Anche nel Polesine si estende paurosamente l’area degli indifferenti. L’80% dei battezzati non frequenta più la chiesa. Sono assenti

soprattutto i giovani e gli adulti giovani. Molti giovani rischiano di

essere travolti da una visione della vita senza senso, che li porta verso le strade cieche della devianza. In molti pole-sani battezzati manca il senso dell’appartenenza ecclesiale. Molti di essi tendono a vivere la fede in maniera muta, pri-vata e invisibile.

Questa situazione non ci permette di trincerarci in posizioni di conservazione del passato, in difesa, ma ci chiede di passare ad una co-raggiosa opera di rievangeliz-zazione.

La nostra pastorale deve diventare missionaria prima di tutto in Polesine! I confi-ni della missione non passa-no solo al di là degli oceani, nelle contrade dell’Africa, dell’Asia, ma passano anche all’interno dei nostri paesi e delle nostre famiglie».

Pensando anche alla scomparsa del cristianesimo nel nord Africa il Vescovo ha aggiunto: «Ecco perché dob-biamo far sprigionare nella nostra Chiesa diocesana una carica di missionarietà. La Chiesa di Adria-Rovigo deve levare le tende, farsi pellegri-na, annunciatrice del Vangelo sulle strade del Polesine. E perché diventi missionaria, è necessario che noi:

- cresciamo nella vita di comunione: “Padre - prega Gesù nell’ultima cena - che siano una cosa sola, affinché il mondo creda”;

- testimoniamo una carità più generosa: “Se la fede ci fa essere credenti - diceva mons. Tonino Bello - e la speranza ci fa essere credibili, solo la carità ci fa essere creduti”;

- raccontiamo la nostra esperienza di fede e sappia-mo dire in chi crediamo e perché crediamo. “Non dirmi quello che sai, mi diceva una persona in ricerca, ma dimmi come te la cavi a vivere con la fede!”».

Il Vescovo è ritornato poi a parlare della dimensione universale della missione ed ha ricordato l’esperienza che la diocesi da decenni fa con

un legame di comu-nione e di collabora-zione con la diocesi di Caetité: «La nostra diocesi da 40 anni sta vivendo il gemel-laggio con la Chiesa di Caetité in Brasile. Sono ben 13 i sacer-doti che, a partire dal 1973, si sono alternati nel servizio di quella Chiesa. Due sacer-doti - don Gabriele e don Giuliano - sono a svolgere il loro servi-zio pastorale tutt’ ora in quella diocesi. A Caetitè e a Salvador sono presenti anche due comunità delle nostre Missionarie della Redenzione; e alcune loro comunità sono sorte anche in Burundi, nella diocesi di Gitega

Resta però un cam-mino molto grande da fare. E qui chiedo l’aiuto dell’Ufficio Missionario e delle Missio-narie della Redenzione. C’è ancora un notevole distacco tra la comunità diocesana che invia e gli inviati della comunità. La partenza di un missionario o di una religiosa non è vista come un “evento splendido” della Chiesa loca-le, ma come la perdita di una risorsa pastorale.

La cooperazione è vista come l’aiuto di una Chiesa ricca di preti a una Chiesa povera; è fondata sui criteri del superfluo, anziché essere vista come uno scambio di ricchezze e di valori, che ar-ricchiscono ambedue le parti.

Il Sinodo ci ha fatto ri-scoprire questa dimensione essenziale della Chiesa, che è la sua dimensione missiona-ria: essere Chiesa che recupe-ra la genialità originale delle prime comunità cristiane e che si mette in dialogo con tutti sulle strade del Polesi-ne e sulle strade del mondo, per portare a tutti l’annuncio dell’amore di Dio.

Preghiamo lo Spirito San-to perché converta la nostra Chiesa e ciascuno di noi alla missione: ci faccia essere più uniti, più solidali, più entusia-sti della nostra fede e ci faccia diventare “popolo di Dio in missione”, testimoni di gioia e annunciatori di speranza nel Polesine e per le strade del mondo».

Sant’Apollinare

Anniversari di Matrimonio

Ospedale di Rovigo

Segno di amore materno per chi è nella malattiaSi è tenuto lo scorso lu-

nedì 6 Gennaio 2014 alle ore 11.00, nella hall dell’Ospeda-le di Rovigo, la benedizione della splendida statua lignea della Santa Vergine del Dra-go recuperata nella Cappella dell’Ospedale Psichiatrico di Granzette dismesso dall’an-no 1996.

Qualche anno fa durante un sopralluogo dedicato a un importante servizio fotografi-co sulla bellezza del luogo, ci si accorse che nella chiesa continua-va il suo mistero una statua bel-lissima, proprio quella della Ma-donna, situata in quella che una volta era la Cappella dell’Ospedale Psi-chiatrico.

Si tratta di una statua ad altezza naturale che ricrea la Vergine con un piede sul-la testa del drago, intenta a schiacciarlo, in quella che è storicamente indicata come l’iconografia dell’ Immacola-

ta Concezione che vin-ce il male.

Nel 2009, quindi, la Madonna è stata tra-sportata nei locali della Chiesa dell’Ospedale di Santa Maria della Mi-sericordia, ma la storia non finisce qui.

Alcuni mesi fa, terminando il loro mi-nistero, i Padri Fran-cescani dell’ospedale

di Rovigo, hanno deciso di donare all’Azienda Ulss 18 il restauro della statua conse-gnandola nelle mani amorose di Don Camillo Magarotto, nuovo parroco della comuni-tà ospedaliera.

La statua ha un altissimo valore artistico, che era rima-sto nascosto sotto l’inevitabi-

le usura del tem-po. Risale infatti

al 1931. Per inaugurare ufficial-

mente il restauro e la sua nuova locazione, nella hall dell’Ospedale di Rovigo, lu-nedì 6 Gennaio 2014, si è te-nuta una messa per la festivi-tà dell’Epifania la quale è se-guita la benedizione solenne della statua della Madonna.

Domenica 29 Dicembre, la Festa della Santa Famiglia di Nazaret, ha unito la comu-nità cristiana di Sant’Apollinare per ringraziare Dio del sacra-mento del Ma-trimonio e del dono della fami-glia. Ricordare gli anniversari è sempre moti-vo di festa, è un ritrovarsi insie-me, un riveder-si, è pregare il Signore per gli anni trascorsi nella condivisione dell’amore coniugale e familiare. Molte coppie erano presenti, accom-pagnate anche dai loro figli e parenti, erano più di venti con anniversari dal quinto al sessantesimo anno di matri-monio. Più di una coppia è ri-tornata nella parrocchia dove aveva pronunciato per la pri-ma volta il “proprio Sì”, que-sti sposi erano i più emoziona-ti. Il parroco Don Bernardo li ha accolti con benevolenza e nell’omelia ha evidenziato le

parole di San Paolo dicendo che l’amore degli sposi deve essere pieno di sentimenti, di tenerezza, di bontà, di umiltà, di magnanimità, di mansue-tudine e di perdono. Mai ad-dormentarsi senza il bacio del perdono! Don Bernardo ha ripreso le parole del Vangelo presentando che il modello della famiglia è sempre quel-lo della Famiglia di Nazaret, dove il Figlio di Dio, Gesù, è stato custodito da Maria Santissima e da San Giusep-pe suo castissimo sposo, in

una casa dove il rispetto e la carità erano le basi della loro vita quotidiana. Al termine della liturgia, dopo la benedi-zione solenne, ad ogni coppia è stata consegnata una perga-mena ricordo, poi una foto di gruppo e un brindisi in cano-nica. Dobbiamo ringraziare di cuore tutti, ma soprattutto il Signore che nel suo nome ci fa sentire comunità cristiana donandoci la gioia semplice e vera, la gioia degli affetti fa-miliari e degli amici.

Marisa S.

La catechesi del Vescovo nella solennità dell’epifania

Chiamati ad essere testimoni di gioiae annunciatori di speranza

Torna a splendere nella hall dell’ospedaledi Rovigo una preziosa statua lignea del 1931,

recuperata nella Cappelladell’ex Ospedale psichiatrico di Granzette

Sulle stradedel mondo

Page 13: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

13la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 chiesa

E’ il secon-do, necessario e santo motivo di preghiera in questo mese di gennaio. A tutti è ben noto che dal 18 al 25 del mese corrente si celebra la OTTAVA DI PREGHIERA PER L’UNI-TA’ DI TUTTI I CRISTIANI. Già la formu-lazione dell’in-tenzione di preghiera, che evidentemente viene dal mon-do cattolico, è molto signifi-cativa. Negli anni della mia gioventù si pregava perché gli altri cristia-ni tornassero all’unico ovile i n t e n d e n d o , con questo, la Chiesa di Roma così com’è. Oggi, con più vero senso evan-gelico ed ob-bedienza al volere di Cristo Signore, preghiamo tutti in-sieme per camminare verso LUI, verso quell’unità per la quale l’Unico Signore ha innalzato la sua preghiera ac-corata nell’ultima cena.

La prima grazia da chie-dere nella preghiera ecume-nica è proprio la conversione del cuore perché ognuno e tutte le chiese e confessoni cristiane, liberandosi da ogni orgoglio ecclesiale culturale, ritrovino la purezza dell’ade-sione all’Unico Signore e l’impegno a vivere, senza adattamenti, l’Unico Vange-lo.

Da questa indispensa-bile conversione diventerà lampante l’urgenza di chie-dere perdono, come singoli e come comunità ecclesiali, per l’infedeltà verso Cristo Gesù. Nella preghiera-testa-mento Egli ha domandato l’unità dei credenti in Lui:

noi, che magari ci gonfiamo d’orgoglio nel dichiarci suoi discepoli, abbiamo dimen-ticato la sua invocazione, ci siamo messi sotto i piedi le sue parole, non abbiamo pre-stato la dovuta attenzione e il necessario religioso ascolto ad un testamento che, in tutte le culture umane, ha valore sacro ed inappellabile.

Di qui sono venuti i con-trasti, gli orgogli teologici e culturali, gli interessi me-schini, la volontà diabolica di supremazia e di prevarica-zione.

Chiedendo perdono per questi peccati gravissimi, dobbiamo anche disporci a metterci in attento ascolto di ciò che la Parola di Dio con-tinua a ripeterci ancor oggi. Così potremo riscoprire il so-gno di Dio, da sempre, di fare dell’umanità dispersa, la sua famiglia, Così ricomprende-remo, in tutta la sua forza, la

volontà espres-sa in Cristo, che il Padre di infinita mise-ricordia ha di fare dell’uma-nità il Corpo del Cristo Sal-vatore, il nuo-vo e definitivo popo1o di Dio che, seguendo il suo Signore, cammina deci-so verso il Re-gno definitivo.

D a v a n t i all’Unico Pane spezzato e non c o n d i v i s o , comprendere-mo meglio che prima dell’Uni-ca Eucaristia, segno e fonte dell’Unità per-fetta, c’è una fraternità da ri-comprendere e da riesprimere. Sarà necessa-rio convincerci sempre più che l’unità perfetta dei credenti in Cristo è opera divina da invo-care con la pre-

ghiera fiduciosa ed insistente ed insieme impegno concorde di, ogni singola comunità cri-stiana come di ogni credente nell’Unico Signore Gesù. Con la preghiera invochere-mo il dialogo sincero tra tutti i credenti in Cristo.

Questo non sarà la sem-plice, pur preziosa, cordiali-tà di rapporti, ma confronto schietto e amichevole su come intendere la fede, come viverla, come annunziarla. Saranno necessari i dialoghi teologici che proseguono con esiti discontinui, sarà soprat-tutto indispensabile la cresci-ta, fra tutti, della carità frater-na. Questa, che ci commuove nei capi, non dovrà mancare in tutti credenti nel Signore Gesù per anticipare, nella mutua, schietta e sincera ac-coglienza, quell’Unica Carità che ci fa essere una cosa sola nell’Unico Signore.

don Vittorio De Stefani

Il cammino percorsoE’ un camino lungo quel-

lo percorso per realizzare l’unità della preghiera per domandare al Signore di po-ter realizzare l’unica Chiesa, come è nell’ardente desiderio suo!

Si è iniziato con il do-mandare la conversione degli “altri” ed ora ci si impegna per trovare tutte le strade che uniscono.

L’unità nella preghiera in questi otto giorni fa pregusta-re già il giorno in cui tutti, un cuor solo ed un’anima sola, realizzeremo la volontà del Signore di essere l’unica sua Chiesa, non nell’uniformità ma nella ricchezza degli infi-niti modi di incarnare la vo-lontà del Redentore.

Il ritrovarci un cuor solo nella preghiera già è gioia e festa, e d è una premessa alla desiderata realizzazione del desiderio di Cristo.

“Il Cristo non può esser diviso” (1 Cor 1, 1 – 17)Il tema dei sette giorni è

preso dalla prima lettera di Paolo ai Corinti per comune scelta e offre lo spazio per la riflessione sia comunitaria che personale.

Affermarlo è già consola-zione, impegnarci per viverlo diviene più ripagante perché rende consapevoli che si sta costruendo l’unità. E’ im-pegno alla ricerca di quanto sostiene nel farlo divenire re-altà grande.

I temi dei singoli giorni sono un itinerario, non solo percorribile, ma pure entusia-smante:” Insieme … siamo popolo di Dio”; ”insieme … rendiamo grazie per la grazia di Dio in ciascuno di noi”; “ insieme … non manchiamo in nessuno dei doni spirituali”; “Insieme … proclamiamo che Dio mantiene le sue pro-messe”; “Insieme … siamo

chiamati alla comunione”; “Insieme … cerchiamo di es-sere uniti”; “Insieme apparte-niamo a Cristo”, “Insieme … proclamiamo il Vangelo”!

Un itinerario che men-tre viene percorso realizza, o almeno tenta di realizzare il progetto dell’unità. E fa intravedere la potenza del-la grazia di Dio, che edifica l’unità nel rispetto di ognuno e già fa vedere quante e quali possibilità sprigiona a favore del Vangelo.

Tutti in preghieraOgni battezzato apra il

proprio cuore allo stimolo dello Spirito e partecipi alla unitaria preghiera, perché su-perati gli ostacoli possiamo essere collaboratori di Dio per la salvezza degli uomini e la realizzazione completa della Chiesa, non solo popo-lo di Dio, ma pure mistero di salvezza.

AG

Q u e l l o appena ini-ziato, a Dio p i a c e n d o , potrebbe e dovrebbe es-sere quello destinato a ricomporre in unità le mem-bra sparse del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Il ritornare in pellegrinag-gio nella Ter-ra Santa dove è nato, vissu-to, morto e risorto il Maestro e dove è risuonato il primo annuncio della buona novel-la, ha una forza paragonabile solo a un concilio universale di tutta la cristianità

L’annuncio era atteso. Ora che è giunto ufficial-mente dalle parole di Papa Francesco, durante l’Ange-lus di domenica 5 gennaio, si è diffusa gioia e speranza. Gioia per quello che sta per avvenire (dal 24 al 26 maggio prossimo) e per tutto ciò che è avvenuto in precedenza e lo rende oggi possibile e ancor più significativo; speranza per lo sviluppo desiderato e necessario per la vita della Chiesa e per la credibilità ed efficacia della sua missione.

L’annuncio era atteso. Ora che è giunto ufficial-mente dalle parole di Papa Francesco, durante l’Ange-lus di domenica 5 gennaio, si è diffusa gioia e speranza. Gioia per quello che sta per avvenire (dal 24 al 26 maggio prossimo) e per tutto ciò che è avvenuto in precedenza e lo rende oggi possibile e ancor più significativo; speranza per lo sviluppo desiderato e necessario per la vita della Chiesa e per la credibilità ed efficacia della sua missione.

È stato detto e scritto che nel primo millennio la Chiesa cristiana, sia pure pluralisti-camente articolata in patriar-cati, teologie e riti diversi è rimasta sostanzialmente uni-ta, nel secondo millennio si è divisa e si sono avuti cristiani contrapposti ad altri cristiani a colpi di scomuniche e lotte, il terzo millennio appena ini-ziato, a Dio piacendo, potreb-be e dovrebbe essere quello destinato a ricomporre in uni-tà le membra sparse del Cor-po di Cristo che è la Chiesa. Risuona a questo proposito il tema della prossima settima-na di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) trat-to dalla angosciata domanda di Paolo ai Corinti: “Il Corpo di Cristo è diviso?” (1 Cor 13), Così tradotto in una vec-chia traduzione di F.Nardoni (Editrice fiorentina 1960): “Il corpo di Cristo è tagliato a pezzi?”.

Il ritornare in pellegrinaggio nella Terra Santa dove è nato, vissuto, morto e risorto il Maestro e dove è risuonato il primo annuncio del-la buona novella, ha una forza paragona-bile solo a un concilio universale di tutta la cristianità. Non per nulla Paolo VI intra-prese la coraggiosa e inedita iniziativa in un momento storico unico, quell’inizio del 1964, a soli sei mesi

dalla sua elezione, nella fase culminante e critica del Con-cilio Vaticano II, che doveva trovare la via della conclu-sione di un lavoro che durava dal suo primo annuncio, fatto nella Basilica di San Paolo fuori Le Mura da Giovanni XXIII (25 gennaio 1959), da ben 5 anni. Significava rompere la cerchia vaticana e aprirsi al mondo, ritornare all’origine, alla terra dalla quale era partito Pietro per andare a Roma. Ora e per la prima volta il successore di Pietro ritornava in quella terra per respirare l’aria pura dell’ aurora della fede cristia-na e il vento dello Spirito che aveva dato origine e slancio agli Apostoli per l’evangeliz-zazione del mondo.

Quello che ha significato per il primo pellegrinaggio di Paolo VI è stato ripreso e confermato da Giovanni Pao-lo II (20-26 marzo 2000) e da Benedetto XVI (8-15 maggio 2009) ed ora da Francesco. Segna una tradizione, un punto di riferimento chiaro. Noi proveniamo da lì, lì ab-biamo il cuore e la mente per-ché vi sono le nostre radici. Non possiamo né dobbiamo delocalizzare il cristianesi-mo e adulterare la sua storia. L’itinerario della Parola è sta-to da Gerusalemme, la prima Chiesa, a Roma, Atene, chie-se dell’Apocalisse, fino ai confini del mondo a oriente e occidente. Il cristianesimo non è nato nelle aule di qual-che facoltà teologica e tra i testi di biblioteche anche se ricche e famose, tanto meno nelle cancellerie degli Stati e nei palazzi dei sovrani.

Se pensiamo che esisto-no ancora “chiese nazionali” o sette cristiane con mille diverse denominazioni alter-native alle chiese storiche, il divenire tutti idealmente uni-ti con Francesco pellegrini a Gerusalemme vuol dire an-che chiedere perdono a nome del male e dello scandalo del-la divisione.

Non importa se il pelle-grinaggio si svolgerà solo a Gerusalemme e Betlemme e non in tutti i santi luoghi

come fanno normalmente i comuni pellegrini. Ciò che conta per il vescovo di Roma Francesco è andare in umiltà a pregare e non a recriminare o rivendicare qualcosa. Lo ha detto: andrà ad incontrare al-tri fratelli nella fede, in primo luogo Bartolomeo, per ricor-dare e rinverdire la suggesti-va e famosa icona dell’ab-braccio tra il grande vecchio dalla lunga barba bianca, Atenagora patriarca di Co-stantinopoli, sede della cat-tedra dell’apostolo Andrea, e l’esile papa Montini, vescovo di Roma, sede della cattedra dell’apostolo Pietro, fratel-lo di Andrea. Quell’incontro ebbe come conseguenza un fatto poco conosciuto, poco valorizzato, ma decisivo: la cancellazione delle vicende-voli scomuniche (7 dicem-bre 1965), comminate con asprezza nel lontano 1954 tra i rappresentati della Chiesa romana d’Occidente e il pa-triarca dell’Oriente bizantino e così fu scritto e sottoscrit-to il Libro dell’amore (To-mos Agapes) per cui le due Chiese di Roma e Bisanzio si considerano due sorelle confessando la stessa fede e partecipando ciascuna a riti validi e santi. Ciò è nato a Gerusalemme cinquanta anni fa e Francesco lo sa bene e forse in questa occasione po-trà fare gesti che consentano una più ampia e ed effica-ce comunione e divenire un evento “storico” come quello di 50 anni fa, di quella storia della salvezza che conduce i cristiani ad essere uniti affin-ché il mondo creda.

L’incontro ecumenico an-nunciato da Papa Francesco che avverrà presso il Santo sepolcro rappresenterà il mo-mento culminante di questo pellegrinaggio e sarà una ri-sposta, speriamo definitiva, allo scandalo della divisione e contrapposizione che si perpetua nel tempo tra Chie-se cristiane diverse e separate che si contendono spazi e di-ritti sul luogo santo destando stupore e scandalo tra i pel-legrini.

Elio Bromuri

Verso la Settimana di preghiera

“Dall’unità nella preghiera all’unica Chiesa”

Ottava di preghiera per l’unità di tutti i cristiani

Verso l’unitàvoluta da Cristo

Pellegrinaggio in Terra Santa

Francesco apreil Terzo Millennio

Terra Santa - Cenacolo a Gerusalemme

Ottobre 1967, incontro tra Paolo VIed il Patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli Atenagora

Page 14: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

14 la Settimana domenica 12 gennaio 2014missioniIntervista a don Silvio Baccaro dell’Ufficio missionario diocesano

Tanti fratelli e sorelle attendono l’annuncio che salvaL’anno pastorale nel suo

cammino sta sviluppando attraverso incontri, momen-ti di riflessione, di preghiera il tema indicato dal Vescovo della Diocesi di Adria-Rovi-go mons. Lucio Soravito de Franceschi “Popolo di Dio in Missione”. Un momento importante si è dimostrato l’incontro dei bambini e ra-gazzi missionari, importante perché è necessario sensibi-lizzare i più piccoli all’espe-rienza missionaria, aiutandoli a comprendere la necessità di far conoscere a tutti coloro che lo desiderano la persona di Gesù, la sua parola, il suo Vangelo. E chi meglio dei bambini e dei ragazzi, nella semplicità e nella sponta-neità della loro vita possono dire agli adulti che è Gesù e cosa insegna il suo Vangelo. Parliamo del “Popolo di Dio in missione”, in questa nostra intervista realizzata con don Silvio Baccaro, responsabile diocesano dell’Ufficio mis-sionario.

D - Don Silvio, come sacerdote e Direttore dell’Ufficio missionario Diocesano, come ha ac-colto il programma pa-storale indicato dal Ve-scovo nell’invito “Popo-lo di Dio in missione”?R - Posso dire di aver ma-

turato in questi anni, circa 21 anni in questa responsabilità, una attenta, profonda, sensi-bilità missionaria e di questo rendo grazie a Dio per l’espe-rienza e il servizio svolto in favore del mondo missiona-rio nella nostra Diocesi, in questa dimensione per me “normale”, ho accolto l’invito del nostro Vescovo Lucio ad essere tutti missionari, come Popolo di Dio. E’ doveroso dire che la missione non si improvvisa, certo i laici cat-tolici, le famiglie, i cristiani, si sentono provocati dalle pa-role del Vescovo, dalla realtà che mostra una scarsità di vo-cazioni ad un coinvolgimen-to, ad un impegno maggiore, in questo momento penso alle diverse comunità della Diocesi dove non è più pos-sibile garantire la presenza del presbitero, oppure in altre situazioni dove il parroco è anziano, malato, solo ecc… Una realtà ormai diffusa per

la quale è necessario un for-te senso di responsabilità, di consapevolezza, provocati anche dalle parole di Papa Francesco il primo missiona-rio, non dimentichiamo che il Santo Padre ripetutamente rivolge a tutti i cristiani l’in-vito ad uscire sulle strade del mondo per offrire a tutti la parola di Gesù, la sua vita, il suo amore, il suo Vangelo, ci sono tanti fratelli e sorelle che attendono di conoscere la sua parola.

D - Possiamo dire che per i laici è questa una sfida, una occasione, un invito forte a mettersi in gioco?R - Certamente come cri-

stiani laici, catechisti, ope-ratori pastorali, dobbiamo avvertire tutto questo come una esigenza nella consape-volezza che la fede si rafforza donandola. Il cristiano è chia-mato ad evangelizzare con la testimonianza della sua vita, nella famiglia, nel lavoro, nel tempo libero, nell’amicizia, penso a tante situazioni dif-ficili che coinvolgono i geni-tori, gli sposi, tante “mamme coraggio”, i giovani, gli an-ziani, così ogni persona, dob-biamo recuperare la dimen-sione normale della vita cri-stiana, il Vescovo ci invita a d essere Popolo non una massa anonima, credo che come comunità sia importante, sia bello raccontarci quello che è la fede, la speranza, il come si vive, si dona, si condivide l’esperienza della fede.

D - Il Vescovo rivol-ge questo suo invito ad ogni cristiano in quanto battezzato?R - Certamente si, è bella

anche l’esperienza di vivere la missione come scambio, la nostra Diocesi ha vissuto una sua importante esperien-za missionaria per circa 40 anni in Brasile, ora sarebbe significativo che missionari, sacerdoti e laici, dall’Africa, dall’America Latina, o da al-tre parti del mondo raggiun-gessero le nostre comunità per annunciare lo stesso Van-gelo di Gesù. Dobbiamo ave-re l’umiltà di saper ricevere oltre che di donare, aperti ad accogliere la testimonianza, l’esperienza di vita di fratelli e sorelle che vivono esperien-ze di vita, di Chiesa, di uma-nità profonda, diverse dalle nostre esperienze, senza pre-sunzioni, è importante questa capacità di apertura verso gli altri . Certo non dobbiamo di-menticare che abbiamo anco-ra bisogno di missionari che con generosità siano pronti a partire per le terre lontane.

D - Come Ufficio mis-sionario diocesano come avete accolto l’invito del Vescovo Lucio?R - Si avverte una certa

fatica c’è il rischio di vanifi-care la parola missione, non dobbiamo mai dimenticare che la missione è una parte essenziale dell’essere cri-stiani, dell’essere Chiesa, in questa ottica ecco importanti appuntamenti che si susse-

guono durante l’anno, ultimo l’incontro de bambini e dei ragazzi missionari, è impor-tante che bambini e ragazzi fin da piccoli siano sensibi-lizzati verso la realtà missio-naria, perciò è necessario far vivere esperienze missionarie che siano di aiuto a formare un cuore missionario. Nello stesso tempo le famiglie pos-sono farsi missionarie con i parenti, gli amici, i vicini. Per concludere non dimenti-chiamo che anche oggi sono ancora migliaia i cristiani, sacerdoti, religiosi, religio-se, laici, catechisti, animatori pastorali, che nelle varie par-ti del mondo donano la loro vita per il Vangelo, e tra que-sti anche diversi italiani, così il tempo dei martiri non è mai finito.

D - Don Silvio, con quale pensiero possia-mo concludere questa nostra intervista?R - Mi piace richiama-

re l’attenzione sulle parole di Papa Francesco, quando dice di preferire una Chiesa accidentata, ferita, sporca per aver camminato sulle strade del mondo, delle periferie delle città, piuttosto che una Chiesa malata nella sua chiu-sura, una Chiesa che Papa Francesco definisce la Casa della gioia e che si trasforma poi in Casa della missione. Da ultimo vorrei ricordare che l’eucaristia domenicale possiede una straordinaria forza missionaria di acco-glienza e di annuncio, uscen-do dalla celebrazione della eucaristia il credente deve sentirsi spinto a testimoniare con la sua vita ciò che ha vis-suto e sperimentato in chiesa, cioè il dono della fede, l’in-contro con il corpo e il san-gue di Gesù, l’incontro con la persona di Gesù.

Settimio Rigolin

Rovigo - Casa Regina delle Missioni

I presepi per l’evangelizzazioneDal 21

d i c e m b r e 2013 fino al 18 gen-naio 2014 è aperta la mostra dei presepi nel-la casa “Re-gina delle Missioni” della Fami-glia Missio-naria della Redenzione, in via Alberto Mario 36, a Rovigo. L’esposizione comprende due parti. I presepi dal mondo, con composizioni di vari paesi, soprattutto Perù e Colombia, ma con un’ampia

sezione dell’Africa, dal Burundi al Kenya. Il Brasile è rappresentato da colorati presepi di va-rie forme, mentre anche l’Europa è presente con presepi dall’est europeo e dall’Italia con una bel-lissima natività in legno dell’Alto Adige. Non mancano presepi originali e diversi, come quello co-struito di metallo, il prese-pe in stile azteca e i mini-presepi che riprendono le caratteristiche tipiche di alcuni popoli, come quel-lo olandese, esquimese, indiano, ecc. Ma questa sezione è accompagnata anche quest’anno dalla mostra del concorso per

i bambini e i ragazzi delle scuole: “Il presepe parla al cuore”. Molti sono stati gli elaborati consegnati da varie scuole, creativi nel spiegare il tema del concorso. I ragazzi si sono sforzati nel cercare di esprimere l’idea della fraternità che, come ha sotto-lineato il papa Francesco, è essenziale per la costruzione della pace nelle comunità ecclesiali, nelle famiglie, nella società. Il presepe parla al cuore di ogni uomo e di ogni donna perché sap-piamo riconoscere la presenza di Dio in ognuno e nella realtà che viviamo, anche quando è difficile credere davanti a tanto individualismo che oggi contamina le nostre relazioni. Ringra-ziamo tutte le persone che ci hanno aiutato a organizzare e rea-lizzare questa esposizione e ci auguriamo che questa iniziativa possa ripetersi nei prossimi anni, perché abbiamo riscontrato che è un momento importante di evangelizzazione, un’occasio-ne di parlare di valori, del vangelo e di Gesù Cristo, rinnovando una tradizione sempre interessante che è il presepe.

Famiglia Missionaria della Redenzione

Graz..ie per l’esperienza vissuta dal 26 al 29 Dicembre 2013 a Graz, città situata in una verde conca della Stiria, nel cuore della Mitteleuropa alle estreme propaggini delle Alpi Orientali.

Siamo partiti una rappre-sentanza dei “Giovani per la Missione” e delle Missionarie della Redenzione per incon-trare Don Celestino, sacerdo-te Burundese della Famiglia Missionaria della Redenzione presso il Seminario Diocesa-no austriaco per il dottorato in patristica. Graz è seconda cit-tà dell’Austria dopo Vienna e prestigiosa sede universitaria. Il suo centro cittadino è uno dei più conservati dell’Euro-pa centrale e per questo nel 1999 venne aggiunta all’elen-co dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Graziosa e ordinata, ha tra i suoi simboli la Torre dell’orologio, situata sulla collina dello Schlossberg e visibile da ogni angolo del-la città, data la sua singolare posizione.

Un grazie speciale va a tutte le persone incontrate: dal seminarista rumeno Giovan-ni, premuroso ed accogliente, ai seminaristi vietnamiti, sor-ridenti e gioviali, al Direttore spirituale del Seminario, gui-da competente e cordiale.

Grazie di cuore anche ad una famiglia austriaca, che la-

vora presso il Seminario e che è già venuta quest’estate a far visita alla Famiglia Missiona-ria della Redenzione a Teolo, che ci ha ospitato nella pro-pria casa offrendoci una cena tipica, ricca di salumi, legumi, patate e assaggi di birra!

Un grazie unito ad una preghiera va a Maria, protet-trice e silenziosa presenza di questo nostro breve viaggio natalizio. Tra i momenti più intensi ricordiamo infatti la visita-pellegrinaggio a Ma-riazell, antico Santuario cuore dell’Austria mariana ed una delle più frequentate mete di pellegrinaggio dell’Europa Centrale. Avvolta spesso da un manto, secondo una antica usanza, la statua della Madon-na si trova nel mezzo della chiesa, dentro la “Cappella delle Grazie”. La “Madonna del buon ritorno”, dallo sguar-do amabile, la corona in capo,

lo scettro in mano e il Bambi-no benedicente, è una delle più belle e commoventi sculture di questa Basilica-Santuario, avvolta tra le montagne.

Da questo viaggio, da questa visita, da questo incon-tro, siamo “ben ritornati” alle nostre famiglie e alle nostre città con una preghiera che si fa impegno: «Vergine e Ma-dre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità del-la tua umile fede […] aiutaci a dire il nostro ‘sì’ nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù […] Dacci la santa au-dacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spe-gne » (Papa Francesco, Evan-gelii Gaudium).

Grazie!Elettra e Daniele

Giovani per la Missione

Giovani per la Missione

Graz…ie! Austria 2013

Domenica 5 gennaio, dopo la S. Messa delle ore 11,00 si è svolto per il secondo anno il pranzo comunitario presso la Sala Madre Teresa di Borsea. “Aggiungi un posto a tavola” è il tema di questo pranzo an-nuale, che, come quella dello scorso anno, ha visto la parte-cipazione di famiglie di diver-se etnie e religioni, il cui filo conduttore è stato la voglia di vivere assieme un giorno di festa. Quest’an-no, l’orga-nizzazione ha avuto degli sti-moli in più, provocati dai messaggi quoti-diani lanciati da Papa France-sco.

E’ stata la giornata dei bambini con doni e calze, ma lo stupore più grande, per noi adulti, è stata la compostezza di questi bimbi che hanno sa-

puto aspet-tare e vi-vere il loro m o m e n t o di festa.

Grazie alla generosità e disponibilità di tante perso-ne si è potuto gioire anche

quest’anno e soprattutto a pensare di poter ripetere più spesso questi momenti.

Borsea

Aggiungi un posto a tavola …

Pranzo comunitariocon i poveri sostenutidal Centro di Ascolto

Page 15: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

15la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 radio kolbeRovigo e Provincia 91.200 mhz Rovigo città 94.500 mhz Lendinara 98.400 mhz Canda 98.700 mhz Ficarolo 98.500 mhz

Ponte Radio - A quattro anni dal terribile terremoto

Angela ad Haiti per la Caritas Quanto è stato fatto e cosa rimane da fare

Polesine coast to coast

I ragazzi del Liceo ScientificoPrima puntata del nuovo anno con i quattro giovani

Ponte Radio il libro di Luca B.

Gli accordi dell’animaUna nuova raccolta di riflessioni

Dall’alba al TramontoTutti i giorni alle 9.30 e alle 20.15

a cura di Don Bruno.

On lineLe rubriche di Radio Kolbe si possono ascol-

tare e scaricare anche sul blog della nostra

radio: http://radiokolberovigo.blogspot.com

Sono già passati quattro anni dal 12 gennaio 2010, giorno in cui ci fu il terribile terremoto che ha distrutto il territorio di Haiti. Ne abbia-mo parlato con Angela Osti giovane operatrice della Ca-ritas proprio ad Haiti e che è tornata a casa in occasione delle festività natalizie per trascorrerle con la sua fami-glia. E’ stata l’occasione per farci raccontare come è la situazione in quella nazione sul Mar dei Caraibi, a quat-tro anni di distanza da quel drammatico evento e per co-noscere da vicino l’operato della Caritas. Angela pur es-sendo molto giovane ha già maturato molta esperienza in

ambito internazionale: «ho iniziato con esperienze di breve periodo, in Palestina e in Colombia, con Operazio-ne Colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII, poi sono stata in Messico, come volontaria per la Fondazione Fratelli Dimenticati di Cit-tadella (Pd) e poi sono stata

in Cile con Caritas Italiana e quindi ad Haiti». A quattro anni di distanza dal terremo-to ci dice Angela: «le piccole cose si vedono, gli interventi più puntuali di piccole di-mensioni, grossi interven-ti hanno visibilità se sono grosse costruzioni e non solo la Caritas, ma anche grandi organizzazioni hanno inve-stito in infrastrutture. Tutte le strutture erano crollate, soprattutto in tre diparti-menti colpiti dal terremoto e quindi cliniche, scuole, case, questo si vede.

Altri interventi hanno bisogno ancora di tempo ed hanno bisogno che altri atto-ri, altre volontà più politiche

si muovano». Haiti era già prima del t e r r e m o t o uno dei pae-si più poveri al mondo: «Manca an-cora una vo-lontà politi-ca, il Gover-

no non è ancora ben definito né a livello presidenziale né a livello parlamentare, ci sono interventi che vanno fatti dalla forza pubblica, quelli più strutturali, le strade, gli acquedotti, le fognature, il sistema di smaltimento ri-fiuti, l’elettricità, cose che le piccole organizzazioni pos-

sono fare in piccola parte ma-gari nelle zone più rurali, cose che anche la chiesa può fare ma in appoggio alle entità pubbliche l o c a l i » . Dopo il terremoto, c’è sta-ta una colletta, che ha visto una straordinaria solidarietà da parte del popolo italia-no: «Caritas italiana lavora proprio con i soldi raccolti tramite i fondi raccolti dalla Conferenza Episcopale Ita-liana nell’immediato dopo terremoto del 2010, sono stati raccolti circa 25 milioni di Euro che hanno permes-so di fare circa 150 progetti ed ancora tanti sono in fase istruttoria».

Nel sito della Caritas italiana sono pubblicati tutti questi progetti, con gli im-porti ed i rendiconti, questo per dare la massima traspa-renza alle persone che han-no versato un contributo. In questo momento sono tre gli operatori della Caritas ad Haiti: «Io mi sono occupata e mi occupo dell’accompa-gnamento dei progetti fatti da alcune organizzazioni lo-cali Haitiane e soprattutto in

zone rurali, quindi che hanno riguardato lo sviluppo agri-colo, sociale ed economico in queste zone».

Roberto Giannese

L’intervista ad Angela Osti andrà in onda vener-dì 10 gennaio alle 18.20, lunedì 13 gennaio alle 18.20, martedì 14 gennaio alle 21.30.

Ospite di TV 2000Angela Osti sarà

ospite della trasmissione “Missioni nelle periferie del Mondo” su TV 2000 (Canale 28 del digitale terrestre) alle 20.20.

Anno nuovo iniziato an-che per la rubrica “Polesine coast to coast”, condotta da Thomas Paparella e da Aber-to Boldrini con il supporto in regia di Enrico De Stefani e di Davide Trevisan.

Puntata dedicata alle can-zoni che hanno caratterizzato ed un pensiero è stato rivol-to anche a Don Giampietro Ziviani che sta vivendo un momento difficile. Ospi-ti della puntata sono stati quattro studenti della classe 5ª Pni del Liceo Scientifi-co Paleocapa di Rovigo che stanno trascorrendo alcuni giorni presso la Casa GP2 e precisamente hanno parteci-pato Andrea Verza, Stefano Cammisa, Valeria Galleran

e Gioele Gasparetto. Gioele fra l’altro che è molto bravo a suonare la chitarra ha ese-guito alcuni brani live di Va-sco Rossi e Ligabue.

Si intito-la “Gli accordi dell’anima” il nuovo libro di Luca B. Si tratta del secondo la-voro dell’autore polesano che è stato ospite nei giorni scorsi a Ponte Radio. Luca B. aveva esordito, nel 2011 con la sua prima raccolta di scritti inti-tolata “Semplici pensieri di vita”, edito come quest’ul-timo da Greta Edizioni, per la collana paper and digital edition. «Il primo libro lo avevo scritto solo a titolo personale, lo avevo scrit-to per comprendermi, per comprendere quella parte di me stesso che spesso fuggi-va al controllo della mente, mi resi conto che mettendo assieme le parole dei miei pensieri riuscivo in qualche modo a rileg-germi e questo mi aiutava a comprendermi meglio. Ne uscì una rac-colta di undici pensieri. Que-sto secondo lavoro mi è costata molta fatica ma ne sono molto fie-ro». Il libro è diviso in quat-tro sezioni come ha spiegato Luca B. durante l’intervista: «Ho voluto riassumere i miei pensieri e suddividerli in quattro capitoli. Il primo e più corposo si intitola La coscienza dell’anima, il se-condo è intitolato “La forza del Coraggio” che ovvia-mente segna il percorso di ognuno di noi perché per vagliare secondo me, de-terminati percorsi bisogna avere il coraggio ma anche la forza altrimenti quest’ul-timo da solo non serve. Il

terzo capitolo si intitola “la magia dello straordinario”, che io intendo come le emo-zioni che la vita ti regala e che io definisco magia per-ché sono un po’ quelle cose che accadono quando meno te lo aspetti, non sono cose tangibili ma le percepisci con il cuore, poi concludia-mo con il capitolo “L’amore dei sogni”, ed è il capitolo che più mi appartiene per-ché io sono fondamental-mente un romantico e credo nell’amore e sono innamo-rato dell’amore».

Scrivere queste emozio-ni per Luca B. come ci ha detto lui stesso: “E’ un modo per comunicarle, perché tutti noi le provia-mo, le abbia-mo dentro di noi ma non tutti le ascol-tano ed allora magari leg-gendole, può

rendersi conto e ritrovarsi». Il libro è arricchito da illu-strazioni di Heidi Hani e sono un omaggio all’artista surrealista Renè Magritte. In apertura del volume c’è poi la prefazione di Eric Mc Grath.

Per conoscere Luca B. c’è un sito web: www.luca-b.it e poi è presente sul so-cial Facebook basta cercare “il diario di Luca B ed anche possibilo seguirlo su twitter cercando @Diario_Luca_B.

r. g.

Quando?

Quando? Ogni martedì alle 10.00, il mercoledì alle 21.15, il giove-dì alle 17.05 e il venerdì alle 22.30

Page 16: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

16 la Settimana domenica 12 gennaio 2014rubriche

“Il divoratore di ogni cosa” come afferma Orazio (a scanso di equivoci, Quin-to Orazio Flacco -Venosa 65 a. C./ Roma 8 a.C.), il tempo continua imperterrito ma ga-lantuomo la sua opera. La-sciamolo al suo compito con la dovuta, serena disposizione ben consci dei nostri limiti al riguardo per aprire l’animo alla speranza che in questa ormai lunga stagione di crisi - non solo economica ma an-che di valori come li intende la gente che “fa”, cioè lavora e produce per tutti- parrebbe lasciare intravvedere un tenue spiraglio.

La campagna dorme il sonno imposto dalla Natu-ra. E’ un dormire apparente perché, in realtà, continuano i processi vitali pur rallentati in tutti gli ambiti. E’ il tempo della depurazione che è pro-pedeutico alla ricarica vitale

per la nuova partenza prima-verile.

Finora l’andamento meteo di questo scorcio d’inverno nei nostri areali è stato abba-stanza mite, più piovoso che secco escluso qualche punta di poche giornate con tempe-rature di poco sotto lo zero. Un freddo sufficiente a soddi-sfare le esigenze delle creatu-re animali e vegetali come le poliennali erbacee ed arboree.

Questo nei campi. Non

dorme, invece, la burocrazia. La nuova PAC 2014-2020, richiede documenti da com-pilare e presentare alle Isti-tuzioni nei tempi assegnati per poterla attivare con i suoi provvedimenti. “Non c’è da darsi pensiero più di tanto”, afferma l’amico coltivatore ben assistito dagli uffici della sua organizzazione professio-nale. Semmai i pensieri sono di altra natura come la stesura dei contratti di coltivazione delle colture industriali a co-minciare dalla barbabietola da zucchero per continuare con le orticole, passare nei cereali e finire con le oleaginose.

I contratti di coltivazione sono strumenti ormai affinati e collaudati e costituiscono una garanzia per l’agricoltore e il trasformatore industriale

in termini di conferimenti in quantità, qualità, nel tempo convenuto e nei pagamenti. Queste procedure permettono una programmazione lineare di tutti i soggetti implicati con risparmio di tempo e raziona-le impiego dei mezzi tecnici e del capitale di anticipazione mirati allo scopo. Ma presen-tano anche un altro aspetto: inseriscono il mondo dei cam-pi ampliandolo nel contesto industriale dando vita al setto-re agroindustriale che permet-te al Belpaese di primeggiare nelle esportazioni con le sue specialità, tanto che la sua bi-lancia commerciale del com-parto è in attivo.

Con i tempi che corrono, non è da poco.

Alla prossima. Orazio Cappellari

In campagna

Iniziamo a scrivere le pagine dell’agenda 2014

L’Amore per contagio Pace e

bene, caris-simi fratelli e sorelle, ben trovati. Vor-rei condivi-dere con tut-ti voi cos’è “il cuore del france-scano”! E’ il contagio dell’amore. Il Vangelo di Luca 2,49 dice «Perché mi cercavate ? Non sapete che devo oc-cuparmi del-le cose del Padre Mio?» Questo Vangelo è la chiamata di vita e di amore per noi francescani, innamorati di Dio, ed è una grande vocazione alla gioia, alla vita, alla santità. Siamo chiamati ad occuparci delle cose del Padre Nostro, a “servire l’Amore di Dio” agli altri nella gioia, nel dono gratuito e generoso. Essere francescani è una chiamata per chi in fondo al cuore sente il desiderio e la gioia di trasformare la “Parola di Dio”in opere d’amore e che la Vita deve essere amata e annunciata, soprat-tutto attraverso l’Amore per contagio. Ma come rendere vita questa istanza profonda? Facendo Comunione, diventando Eu-carestia con Gesù come fu San Francesco dopo che ebbe incon-

trato l’Amore nell’abbracciare un lebbroso. Essere nella gioia è un cammino molto profondo e che non può farsi in solitudine, perché la gioia nasce da una relazione, dal dono reciproco di sé all’altro. La gioia è scoprire la bellezza di essere immensamente amati da un amore sincero, libero, non obbligato, e quando lo scopri non puoi tenerlo per te, senti l’esigenza profonda di An-nunciarlo questo Amore, perché la “Gioia è un dono che scopri quando incontri Dio nella tua vita”! Dal cuore di un cristiano, di un “francescano” innamorato dell’Amore, innamorato di Gesù, nasce spontaneamente “la gioia di servirlo, la gioia di Annun-ciarlo, la gioia di Testimoniarlo con la propria vita. Quando Francesco trovò questo tesoro non lo tenne per sé, ma lo volle condividere con i suoi amici più intimi, i quali poi lo seguirono nella cura ai lebbrosi, nel chiedere l’elemosina per i fratelli che vivevano nella miseria, nell’annunciare l’Amore, la fratellanza, portare “Dio agli altri per portare gli altri a Dio”. Per le strade di Assisi il Serafico Padre non vedeva un “ammalato”, non ve-deva un lebbroso, vedeva Dio, vedeva “l’Amore non Amato”. San Francesco diceva: “I giullari di Dio devono commuovere il cuore degli uomini ed elevarlo alla Gioia spirituale”. Carissimi, sforziamoci ad essere “Giullari di Dio”, portiamo la nostra testi-monianza di fede, di gioia attorno a noi in questo periodo di cri-si, dove tutto sembra aver perso il suo valore, dove sembra che vivere non abbia più senso. A noi sono stati affidati i due denari da usare per prendersi cura dei fratelli che giacciono a terra, fe-riti nel cammino della vita. Facciamoli entrare nella locanda del nostro cuore e usiamo il denaro dell’amore, il denaro della gioia nell’essere fratelli versando l’olio della consolazione e il vino della speranza sulle ferite di chi è nella sofferenza. Lasciamoci sempre più invadere dal virus dell’amore perché possiamo sem-pre più esserne portatori e contagiare gli altri ad essere operatori di una vera e propria epidemia nell’Amore.

Oriana

- CHE COS’È ? E’ un servizio di volontariato a disposizione della donna che si trova in difficoltà a

causa di una maternità difficile.- CHI PUÒ RIVOLGERSI AL CENTRO? Ogni donna in una situazione difficile per la sua maternità: la ragazza non sposata che attende un figlio; la donna

già madre che aspetta un altro bambino e ha bisogno di aiuto; ogni donna che ha paura di un figlio, che non riesce ad accettarlo che lo sente come un problema- CHI C’È AL CENTRO? Una donna che ti capisce, e ti offre la sua amicizia. Volontari qualificati per darti un aiuto, un consiglio, ospitalità, informazioni sui tuoi diritti e sui diritti del bambino. Se ne hai bisogno puoi trovare aiuti domestici di emergenza e famiglie amiche da cui avere ospitalità.

ROVIGO• -VicoloCAMPANA,1

TEL.042527779Orari:LunedìeMartedì16-18;Mercoledì10-12;Venerdì10-12

ADRIA• -P.ttaCAMPANILE,11TEL.0426900040Orari:Martedì,MercoledìeGiovedìdalleore9.30alle11.30

TRECENTA•C/OOSPEDALESANLUCAtuttiiMercoledìdalleore9,30alle11,30C/OTORRECIVICAPiazzaGaribaldi-Trecenta

ilGiovedìdalleore15alle17C/OUfficioEPACA–ViaG.Garibaldi•

CASTELMASSA - 2°Mercoledìdi ognimesedalleore15alle17CentrodiRaccoltaExScuolediRunzi–BagnolodiPo-2°Domenicaeultimadiognimesedalleore15alle17

S.O.S.VITANUMEROVERDE800.813000

Le difficoltà della vita non si risolvono eliminando la vita ma superando le difficoltà

Taunotizie

angolo francescanoa cura dell’Ordine Francescano Secolare del Polesine

Ceregnano

Festa della Befanaper Telethon

‘Festa della Befana con l’orchestra Genio e Pierrot’, un con-certo benefico a favore di Telethon si è svolto sabato nella sala del ristorante Cà Rosa di Ceregnano.

Affollata la sala di persone che hanno aderito all’iniziativa e che hanno potuto apprezzare un’offerta musicale che ha spa-ziato in un repertorio a 360° con musica anni ’70 e ’80 l’Italia di ieri. Musica anche attuale e insieme i tanti tormentoni tra cui:‘Vamos a la playa’ particolarmente colorato, a cantarlo in-fatti si sono alternati due cantanti uno con parrucca e bermu-de arancio e l’altro in lilla, portando l’immaginazione di tutti all’estate, al mare.

Genio & Pierrot sin dalle note del primo brano ha catturato per la sua originalità e simpatia tutto il pubblico portandolo qua-si tutto in pista. Un grande successo per la band e come sempre anche per il suo leader, front-man ‘Genio’ di grande presa sul pubblico per le sue doti di trascinatore.

Successo anche allo scopo dell’iniziativa dove il presidente del Comitato Telethon-Bnl Rovigo Paolo Avezzù, a metà sera-ta, nel suo intervento ha ricordato Telethon la lunga maratona televisiva per raccogliere fondi in favore della ricerca sulle ma-lattie genetiche, è terminata ma continua con iniziative locali. Quest’anno Telethon ha compiuto 20 anni e come gli anni pas-sati anche Rovigo ha contribuito raccogliendo un 10% in più rispetto all’anno passato ed a livello nazionale, in 20 anni, sono stati sostenuti 1600 ricercatori, finanziati 2500 progetti di ricer-ca, individuate e studiate 450 malattie genetiche.

Paolo Avezzù presidente anche de Il Circolo che ha pro-mosso l’iniziativa insieme all’Associazione Fans Club Genio & Pirrot Nord Italia ha quindi donato una sciarpa di Telethon a Genio dell’orchestra ed una medaglia sempre Telethon a Da-niele Antico presidente dell’Associazione Culturale Musicale Genio & Pierrot Fans Club Nord Italia.

Non è mancata la lotteria dove l’Agenzia viaggi ‘Vivere e Viaggiare’ ha messo in palio un viaggio per due persone di una settimana in Italia ed il cui cofanetto è stato consegnato al vinci-tore e da Elisa Forno responsabile dell’agenzia, il secondo pre-mio è stato invece consegnato dall’assessore ai lavori Pubblici di Ceregnano Renzo Soldà.

Una bellissima opportunità di far festa insieme ma anche di sostenere, nel contempo, la maratona benefica di Telethon.

Stefania Sgardiolo

AdriaAdria-Cattedrale: Festive 7.30 - 9.15 - 10.30 - 12.00 - 18.30; Feriali: 7.30 - 9.00 - 18.30; Pre-festiva 19.00.Casa di Riposo: 16.30.Divin Lavoratore: Festive: 9.30 - 11.30 - 18.00; Feriale 18.00; Prefestiva 18.00.Tomba: Festive: 8.00 - 9.30 - 11.30 - 19.00; Feriale: 8.00 - 18.30; Prefestiva: 19.00.S. Vigilio: Festive: 8.00 - 10.00; Prefestive: 18.00.

RovigoDuomo Concattedrale: Festi-ve: 8.30 - 10.00 - 11.30 - 19.00 - Feriali: 8.00 - 10.00 - 19.00SS. Francesco e Giustina: Festive: 10.00 - Per i cattolici anglofoni 11.00 (Chiesa del Cristo) - 11.30 - 18.30 - Feriali: 18.30 (Chiesa del Cristo, tran-ne al sabato)Rovigo Commenda: Festive: 8.00 - 10.00 - 11.30 - 18.00 - Feriali: 7.00 - 18.00Maria SS.ma Madre di Dio (delle Rose): Festive: 8.30 - 10.30 - 12.00 - 18.30 - Feriali: 8.30 - 18.30

S. Bartolomeo Apostolo: Fe-stive: 8.00 - 10.00 (Iras - in-fermeria ore 10.00) - 12.00 - 18.00 - Feriali: 8.30 - 18.00 (Iras - Casa soggiorno sabato ore 16.45)S. Pio X: Festive: 8.30 - 10 - 11.30 - 17. Prefestiva: 17 - Feriali: 8.30 (al mercoledì alle 17).S. Antonio: Festive: 10.00 in Casa Serena - 11.00 - 18.30 - Prefestiva: 18.30 - Feriale 18.00. Tempio “La Rotonda”: Festi-va: 10.30 - Feriale: 9.00Centro Mariano: Festiva: 10.00 - Feriale: 7.30S. Domenico: Festive: 9.00 - 11.00 - 18.00; Prefestiva: 18.00. Feriali: 8.00 - 18.30. Cappuccini: Domenicale e festivo: ore 7.30 - 9.00 - 11.00 - 17.00 Prefestiva: ore 17.00 - Feriale: ore 9.00 - 17.00.S. Rita: Festiva: 10.00 - Feria-le: 18.00 (solo al Sabato)Carmelo della Trasfigurazione: Festiva: 8.00 - Feriale: 7.30.Ancelle della SS.ma Trinità: Festiva 8.30 - Feriale: 7.30.

Orari Sante Messe

Farmacie di Turno notturno e diurno a Rovigonella settimana dal 12 al 18 gennaio 2014

Domenica 12 - S. Bortolo, P.zza S.Bartolomeo, 28 Rovigo; S. Giovanni - Grignano Polesine.Lunedì 13 - dr. Dian, Corso del Popolo, 284 Rovigo.Martedì 14 - Tre Colombine, Via L. Barucchello, 10 Rovigo.Mercoledì 15 - Comunale n. 3 Via Tre Martiri, 61 Rovigo.Giovedì 16 - Sant’Ilario, Viale Gramsci, 34 Rovigo.Venerdì 17 - S. Pio X Via Amendola,15 Rovigo; “dr. Lo Cur-zio, Sarzano.Sabato 18 - Rhodigium S.A.S, Via Umberto I, 44 Rovigo - Comunale n. 4 Boara Polesine; pomeriggio: dr. Dian, Corso del Popolo, 284 Rovigo.

Farmacie di turno

Santa Maria Maddalena

Università popolare “Dante Alighieri”

Anno accademico 2013/2014 – 2° parteL’Auser RisorsAnziani, l’Università Popolare Dante Ali-

ghieri di S. Maria Maddalena e l’Amministrazione Comunale – Assessorato alla Cultura del Comune di Occhiobello, hanno programmato le lezioni dell’anno accademico 2013-2014 – seconda parte, che si terranno il lunedì e giovedì nell’Audito-rium di Via Amendola n. 29 dalle ore 15.30 alle 17.00. Coordi-natore dei corsi è il Prof. Luciano Saretto tel. 3389376468.

Programma di gennaioLunedì 20 – Storia delle Religioni “L’Antisemitismo se-

condo l’ottica storico biblica”, Relatore Dott. Luciano Piva.

Page 17: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

17la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 cultura

Vivaldelli come Beni-gni? Il vivace biblista come l’attore istrionico? Calma, tutt’altra cosa. Anche qui c’è un palco, ma non si tratta di uno spettacolo (l’ingresso è gratuito) o di una lettura te-atrale dantesca. “E’ una cosa semplice, nata su richiesta di alcuni amici’: precisa il pro-fessore rivano, docente di Scienze Bibliche allo Studio Accademico Teologico Tri-dentino.

Eppure, centinaia di persone hanno riempito lo scorso anno la sala del Ca-sinò ad Arco, affascinate da questa proposta d’incontro con la Divina Commedia che quest’anno si replica al Pala-congressi di Riva del Garda, con invito rivolto soprattutto ai giovani: un successo pre-annunciato, sul quale abbia-mo interrogato alla vigilia Vivaldelli, anche per capire come un esegeta laico, 4 figli,

si sia innamorato della Divi-na Commedia.

Prof. Vivaldelli, come sono nate questa serate?

Da alcuni amici, fa cui il fondatore di Via Pacis Pa-olo Maino, che mi avevano sentito citare qualche terzina dantesca. Mi han proposto di provare a parlarne ai giovani. La sorpresa è stata la grande risposta di pubblico, anche seduti per terra: coglievano che Dante invita ad un’av-ventura esistenziale.

Come un biblista s’inna-mora della Commedia?

Nel corso dei miei studi mi sono imbattuto nel teologo Romano Guardini che molto ha scritto sul valore teologico della Divina Commedia.

Mi ha affascinato scopri-re come Dante abbia cercato di dire in modo a suo tempo semplice -in volgare -le gran-di bellezze del deposito della nostra fede. Un’occasione per

l’uomo d’oggi per respirare aria fresca, che dà ossigeno alle grandi domande che ci accompagnano.

Lei non fa concorrenza ai dantisti, agli addetti ai lavo-ri…

No, non ne sarei all’al-tezza. Cerco solo umilmente di spiegare il testo biblico che è difficile. Vorrei far co-gliere il tentativo di Dante di spingerci ad un’avventura esistenziale: intraprendere un viaggio. Che prevede anche la conoscenza del proprio male per riuscire a risalire ad un bene superiore.

Si parlerà nella dell’anti Purgatorio, nella seconda se-rata entreremo nel Purgatorio. Un invito solo peri giovani?

Mi rivolgo ai giovani principalmente, ma l’invito è aperto a tutti: dall’ottantenne all’insegnante d’italiano, dal-la massaia al professionista che ha qualche reminiscenza

scolastica o ha segui-to Benigni in tv.

Il titolo è “La vita come scelta”.

L’essere umano è libero quando sa sce-gliere. Purtroppo in questo contesto cul-turale i giovani sono spinti a non scegliere mai, come notava anche Papa France-sco ad Assisi.

Dante pone sem-pre il lettore di fronte alla scelta, ci educa a capire che vera maturità umana con-siste nell’imparare a fare piccole scelte quotidiane, per non dipendere dalle scel-te degli altri.

È le nostre scel-te hanno un valore eterno, condizionano non solo la nostra vita ma anche quelle degli altri.

Il bene che fac-

cio può avere ricadute anche ultraterrene.

Come definirla? Perfor-mance, spettacolo, lezione?

No, è una condivisione, senza pretese accademiche o letterarie. Cerco di condivi-dere con più persone possibi-li ciò che di bello ho scoperto leggendo la Divina Comme-dia e ciò che Dante ha voluto condividere con l’uomo di sempre: cioè il suo desiderio d’incontrare il bene dell’In-telletto, cioè Dio.

“Nel mezzo del cammin di nostra vita… :” l’idea di un viaggio?

Più che un dato cronolo-gico è un dato esistenziale. In ogni istante della nostra vita possiamo trovarci nel mezzo, nel mezzo di una situazione, di una gioia o di un dramma ... e lì sentire la voce della ra-gione, Virgilio che ci suggeri-sce “A te conviene tenere un

altro viaggio”. A te conviene affronta re quella situazione in un modo diverso, aperto alla grazia di Dio.

Dante ci fa da Virgilio, è nostro contemporaneo…

E anche da Beatrice, nel senso che vuole veicolare il valore della ragione che della grazia. Dante riesce a intercettare la sete di senso dei giovani e dell’uomo post-moderno.

Lei sottolinea l’apertura mentale del Sommo Poeta: in che senso?

Proprio perchè uomo del Medioevo - con le sue grandi scoperte - Dante ha la mente molto aperta.

Affronta i personaggi più disparati e non esita a mettere pagani come il suicida Catone come custode del Purgatorio, la cantica che è il trampolino del Paradiso.

In che modo ha applicato

il rigore del biblista? Per non strumentalizzare il testo a fini pastorali?

Ho cercato di riferir-mi sempre a commentatori all’altezza - come Bondioni e Chiavacci - per poter divul-gare in modo corretto. Solo per far cogliere la bellezza - anche letteraria -del testo.

Dante e la Chiesa? È un grande figlio della

Chiesa. Questo amore per la Chiesa lo ha spinto anche a cogliere le fragilità storiche, pastorali e politiche, degli uomini di Chiesa. Ma rimar-cando sempre il suo affetto per la Chiesa, ricordando il suo ruolo determinante per la realizzazione del bene co-mune.

Che merito attribuisce a Benigni? Aver messo a di-sposizione questo patrimonio dell’umanità e di umanità che è la Divina Commedia. È riuscito con la sua capaci-tà a rendere amabile il testo senza nascondere le difficoltà testuali, per far emergere il significato buono presente in ogni terzina.

Certo, alcuni aspetti spiri-tuali teologici rimangono sul-lo sfondo, non approfonditi.

Ai giovani che trovano indigesto il volgare dantesco, confessiamo che anche per lei al liceo era così -

Si, lo confesso. L’ho scoperto solo dopo, ma con la chiave di lettura giusta tanti insegnanti riescono a trasmettere passione per quest’opera.

Una curiosità per finire: i suoi canti preferiti?

Il primo del Purgatorio, perché vi è presente l’anelito dell’uomo alla libertà.

L’ultimo del Paradiso perché l’inno a Maria è la sintesi della grande passione del popolo di Dio per la ma-dre di Dio.

di Diego Andreatta (da “Vita Trentuina)

DDANTE, la febbredel sabato sera

DIALOGHI del Prof. Gregorio Vivaldellisulla Divina Commedia. L’InfernoCentro Don Bosco, Viale Marconi - Rovigo

Sabato 18 gennaio 2014ore 21.00“Inferno - Canti I e II”

Sabato 8 febbraio 2014ore 21.00“Inferno - Canti III e V”

Sabato 8 marzo 2014ore 21.00“Inferno - Canto XXVI”

Centro per la Formazionee la Consulenzadella Coppia e della Famiglia

con il patrocinio

Per informazioni: tel. 0425 422500 mail: [email protected]@libero.it

Si chiede un contributo per ogni seratadi 3 euro per gli adulti e 5 euro per le coppie di sposi.

È garantito il servizio animazione per i figli.

provinCia di rovigoComune di rovigo

Page 18: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

18 la Settimana domenica 12 gennaio 2014caritas!!

La casa, prima di tutto

Quello della casa è forse l'argomento che ha più stretta attinenza con il mondo della grave emarginazione. Se in Italia le persone di cui parliamo venivano chiamate “barboni” e in Francia clochard, nel mondo anglosassone la definizione va al cuore del problema: homeless, senza casa. Ma gli esperti, giustamente, correggono: si può essere senza “fissa” dimora per un'esuberanza di abitazioni, al punto che ci si permette di vivere ora qui, ora lì. Le persone di cui parliamo non hanno il problema di dove decidere di dormire stanotte, dal momento che di dimore non ne hanno... Il tema dell'abitare, delle politiche della casa, dello scandalo degli innumerevoli appartamenti di edilizia popolare sfitti o inutilizzabili per problemi di manutenzione, è il piena sintonia con la battaglia di civiltà a favore dei diritti di chi finisce per strada. Le organizzazioni europee che si occupano di grave emarginazione stanno maturando un approccio eloquente: Housingfirst, “anzitutto casa”, a dire che il primo modo per combattere il degrado esistenziale di chi finisce a vivere sotto i cartoni è promuovere meccanismi di housingsociale, per un abitare accompagnato che tolga le persone dalla strada e le sostenga nel percorso di riacquisizione della dignità. Qualcuno obietterà con un ritornello ormai stucchevole: non è il momento, non ci sono risorse. Forse è vero. Ma è altrettanto vero che non c'è mai stata un'epoca d'oro, con risorse in abbondanza. E allora, ieri come oggi, è un problema di visione ella società: quanto degrado umano siamo disposti a tollerare? A quanto benessere siamo disposti a rinunciare, pur di assicurare a tutti e a ciascuno almeno un tetto sotto cui ripararsi?

Roberto Davanzo direttore Caritas Ambrosiana

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” PRIMO PIANO - Il resoconto delle assemblee delle vicarie di Rovigo e Adria, tenutesi sabato 04 gennaio!

Assemblee vicariali CaritasOgni anno la Caritas diocesana programma un Convegno diocesano delle Caritas parrocchiali, durante il quale responsabili delle istituzioni sociali e religiose, sociologi e teologi, offrono dati statistici sulle povertà e consigli agli operatori nel campo dell'assistenza. Quest'anno la proposta è stata rovesciata, seguendo il Messaggio di Papa Francesco per il nuovo anno e la sua testimonianza: “Io sono convinto di una cosa: i grandi cambiamenti della storia si sono realizzati quando la realtà è stata vista non dal centro, ma dalla periferia: E' una questione ermeneutica: si comprende la realtà solamente se la si guarda dalla periferia, e non se il nostro sguardo è posto in un centro equidistante da tutto. Stare in periferia aiuta a vedere e capire meglio, a

fare un'analisi più corretta della realtà, rifuggendo dal centralismo e da approcci ideologici”. Così, nelle assemblee vicariali, “relatori” non sono più gli esperti dei numeri e dei dossier sulle povertà, ma gli operatori che sono direttamente a contatto con i poveri n e l l ' a c c o g l i e n z a , n e l l ' a s c o l t o , nell'accompagnamento delle persone che soffrono la povertà assoluta o relativa. Storie di vita piuttosto che numeri, incontro con le persone prima che con i bisogni. Questa strada ci sembra la più idonea a stimolare l'impegno che il Vescovo Lucio chiede nel suo Messaggio alla Diocesi per l'anno in corso: “In ogni parrocchia o unità pastorale si cost i tuisca la “cari tas parrocchiale”, la cui funzione è quella di

sensibilizzare la coscienza di tutti verso le vecchie e nuove povertà, vicine e lontane. In ogni vicaria si costituisca l'”osservatorio delle povertà” presenti e spesso nascoste nel territorio. La carità è ”il banco di prova di credibilità della Chiesa” (Paolo VI), la carta di riconoscimento dei discepoli del Signore (cf. Gv 13,35) e il punto su cui saremo tutti giudicati nel giudizio finale (cf. Mt 25, 31-46)”. Sabato 4 gennaio, al mattino a Rovigo presso la Caritas diocesana e al pomeriggio ad Adria presso la Parrocchia di Cristo Lavoratore a Carbonara, si sono tenute le assemblee vicariali degli operatorio Caritas parrocchiali, rispettivamente delle due Vicarie di Rovigo e Adria, che hanno riferito della loro esperienza diretta. Non sono usciti dossier, ma testimonianze illuminanti e generose, umili e attente con progetti per una nuova maturazione della esperienza che apra al nuovo, che corregga ciò che il cambiamento evidenzia, che superi tradizioni ormai fuori tempo e realtà. L'accento è risuonato in modo insistente e generale a sottolineare le persone prima dei bisogni e delle risorse: la famiglia al primo posto come problema e risorsa; il coinvolgimento diretto della comunità parrocchiale e della rete sociale come risorse di fraternità e solidarietà; liturgia domenicale comunitaria, Centro di ascolto parrocchiale e operatori giovani come elementi qualificanti l'attività delle Caritas parrocchiali. La richiesta emersa a sintesi delle assemblee, che dovranno impegnare formazione e progetti della Caritas diocesana sono: l'identità della Caritas, la virtù teologale e pastorale della carità, i Centri di ascolto.

don Dante Bellinati

“Un impegno concreto: più panda per tutti”, “L’Italia giusta: dona a Emergency”. E ancora la lista civica “Amnesty, giustizia e libertà” e la richiesta al fondatore di Facebook di inserire sul social network oltre al “mi piace” anche il tasto “io dono”, per dimostrare che la rete può fare meglio del governo italiano. Si chiama # d i v e n t a p a r t i t o l ’ i n i z i a t i v a d i comunicazione virale nata per riportare l’attenzione sul decreto del governo in tema di finanziamento pubblico ai partiti, che ha reso più conveniente donare ai partiti che alle organizzazioni non profit: nel primo caso, infatti le detrazioni possono arrivare fino al 37 per cento su un massimo di 70mila euro annui, mentre per le donazioni al terzo settore si può detrarre fino al 26 per cento e solo fino a un massimo di 2.065 euro l’anno.

L’insolita provocazione,

lanciata da due esperti di comunicazione del sociale, Marco Binotto e Nino Santomartino, punta a sottolineare proprio questa contraddizione. “Con il nuovo sistema di finanziamento conviene più donare ai partiti che al non profit–recita uno degli slogan -. Sei un’organizzazione non profit? Diventa partito. Conviene”. “L'idea è nata dalle chiacchierate e dalle conversazioni da quel network informale di persone che da tempo condividono la passione per il terzo settore e che lavorano, per interesse o professione, nel campo della comunicazione – spiegano i promotori dell’iniziativa -. E' un'idea. Una proposta. Come tutte le idee non è di qualcuno o qualcuna in particolare. Non è una campagna di una organizzazione o di una sola parte. E' l'idea di dare un segnale alla classe dirigente nel modo che preferiamo: la comunicazione e l'ironia.

E' la proposta a chiunque, persone o associazioni, volontari o no, la voglia fare propria. E' la speranza che il non profit riprenda iniziativa e parola. Che - con le parole di Stefano Zamagni - la società civile organizzata riprenda coraggio, fiducia in se stessa e cominci a farsi sentire con proteste civili, come venne fatto in altre epoche. Perché crediamo sia il momento di fare provocazioni. Di provocare azioni. Di prender partito”. La campagna è stata lanciata circa due se t t imane f a con i l b log h t tp : / /diventapartito.tumblr.com , ma è anche su Facebook (https://www.facebook.com/diventapartito) e su Twitter con l’hastag #diventapartito. Gli utenti possono contribuire inviando il loro manifesto e le t to ra le per le assoc iaz ioni d i volontariato.

da Redattore Sociale

Donare al non profit non conviene, meglio diventare un partito…

ContattarciSede:

Orari:

Via Giacomo Sichirollo n. 58 - 45100 Rovigo

Lun-Ven 9:00-13:30 e 14:30-17:00

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“Rielaborazione in gruppo”. • 14 gennaio, Rovigo, riunione direttori Uffici Pastorali. • 15 gennaio, Zelarino (VE), Delegazione direttori delle Caritas del

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Page 19: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

La strada che da Campo-dalbero sale al rifugio Ber-tagnoli, per noi La Piatta, ha due ampie curve chiamate con i nomi delle fiabe di lassù. Sono come due terrazze aper-te sulla Valle: per rassicurare il cuore davanti alle Lobbie, a Cortesani appena sotto, Ma-rana, la Contrada dell’acqua ciara là in fondo verso Bolca, Durlo dei misteri, e, più in alto, il Gramolon; poi il vali-co della Scagina per Frasele. Campodalbero adagiato sul limite dei prati che Ezio Stoc-chiero, con il Cai di Arzigna-no, era riuscito a trasformare in brevi e fantasiosi campi da sci con un allegro impianto di risalita.

Dalla se-conda curva, la strada entra nella Foresta di Giazza, il bo-sco dei faggi, delle betulle, dei pochi abe-ti con qualche larice. Da giugno a settembre c’è un inebriante profumo di ciclamini fino allo slargo lu-minoso della Piatta e il Rifu-gio che porta il nome di Bepi Bertagnoli: lo spazio della no-stra passione montanara, della nostra poesia respirata nel sor-riso della semplicità. Dove si sono formati I Crodaioli come coro del Cai, dove Gianfranco è entrato con delicatezza dopo aver tanto cantato in questa chiesa con la veste bianca dei Pueri Cantores.

“Gianfranco, non Fran-co”, ci diceva la mamma che aveva bella voce di soprano, la mamma che a Thiene era stata solista in qualche lontano Natale nel canto della Nina: “Gianfranco, si chiama Gian-franco, il mio ragazzo che mi allieta il tempo del tramonto suonando la chitarra”.

Poi la strada sale ancora, tra rocce incerte e baranci, i pini mughi, elastici e solenni. Gianfranco partiva, anche in solitudine, o insieme a pochi amici del Cai, con il suo zaino di generosità e di amore, di-cendo “in montagna, chi porta magna”. E dispensava sereni-tà, intelligenza, arguzia, felici-

tà, nobile allegria nel mutare delle ombre nella Valle.

In quasi cinquant’anni di coro, di prove, di concerti, è stato assente solo quando gli è morto il papà.

E quando l’abbiamo volu-to presidente, si schermiva con la timidezza dei

buoni, dei generosi; con la commozione dell’incredulità.

Pochi di noi sapevano che gli piaceva l’immagine della Parete, dello scalatore solita-rio carezzato dal vento mentre le campane riempiono il cielo di suoni lontani.

Le campane di Arzigna-no, ricordate anche da Rigoni Stern che qui ha vissuto per quasi due anni subito dopo la guerra. Gianfranco sape-va della fonderia Cavadini di Verona: “Fanno miracoli di bronzo e di bellezza”, diceva.

Abbiamo voluto fare un grande coro di amici che gli cantano la riconoscenza. “Dobbiamo intonare E cante-rà più alto delle stelle” ha pro-posto qualcuno di noi. “Dob-biamo stargli intorno con la divisa del coro”. Ma quale divisa? Ne abbiamo cambia-te tante, lungo gli anni... Non abbiamo mai amato le divise, e sempre per quel desiderio di libertà che si leggeva anche negli occhi accesi e sereni di Gianfranco. E il cappello de-gli alpini? E la preghiera che ricorda “le nude rocce e i pe-renni ghiacciai”? Tenerezze, certo, ma accogliamo il suo

desiderio, ora. Facciamo suo-nare le campane con l’accom-pagnamento di Francesco Fi-notti che con noi ha registrato proprio qui il disco dei Salmi. Gianfranco ha fatto parte del gruppetto dei solisti che into-na “Cantate lodi al Signore, egli è buono”, mentre il coro risponde “eterno è il suo amo-re per noi”.

“Vorrei che si intonasse la Parete, quando toccherà a me”, confidava al suo più vi-cino nel coro, Bepi Mezzaro. Chissà, forse per le campane alte sulla nostra torre di pietre squadrate, forse per cantare le torri delle Dolomiti, delle montagne tanto amate lungo gli anni, nella vita di lavoro e di saggezza, di onestà e di donazione.

Grazie amici che oggi sie-te venuti anche da tanto lonta-no, perfino dal cuore dell’Eu-ropa. Alcuni sono arrivati già ieri che era capodanno, e ieri sera hanno detto con noi tante Ave Maria in questo duomo dove Gianfranco cantava i fioretti di maggio con la veste bianca, la voce trasparente e un bellissimo ciuffo di capelli castani.

Bepi De Marzi

19la Settimanadomenica 12 gennaio 2014 rubriche

per il Delta del Po e il PolesinePassa anche per il Polesine

“La Via di Karol”, l’Itinerario Europeo dei Piccoli Santuari che ai suoi terminali ha Wa-dowice, dove nasce il papa po-lacco e Roma, dove conclude il suo cammino terreno. Il per-corso è stato creato nel 2009 dal Circuito Wigwam per promuo-vere le Comunità Locali di Of-ferta dei territori, in vista anche della canonizzazione del Papa polacco prevista per il 2014.

Il progetto, sposato dalla Regione Veneto, prima ancora, dalla formale adesione della Provincia di Rovigo, ha presen-tato i primi pacchetti di turismo religioso su “La Via di Karol” nel Veneto alla Fiera europea dei prodotti tipici regionali certificati che si è svol-ta a Zakopane (PL) a metà agosto, riscontrando un notevole successo. “Lo scopo del progetto – afferma Efrem Tassinato presidente del Cir-cuito Wigwam - è di consolidare un vissuto di esperienze e sensazioni, certamente legate alla Fede per quanti sono credenti, ma patrimonio da condividere con tutti, lungo un asse che ol-tre alla valenza di mera via di comunicazione esprima anche quella di incontro di popoli, di culture, di tradizioni, di prodotti alimentari e non, delle piccole fattorie e dell’artigianato, nonché delle cucine locali. Patrimonio, solita-mente presente in aree rurali e montane dove vi è la presenza di piccoli, a volte umili, ma proprio per questo genuini luoghi della fede. Quella popolare che più di ogni altra ha costru-ito la storia e le storie dei territori. Strutture che sono belle opere architettoniche e scrigni d’ar-te, poste in luoghi ameni dove, credenti e non credenti, possono concedersi una pausa dove lo spirito si riconcilia con la materialità delle contingenze quotidiane”. Nel 2014 è prevista la canonizzazione oltre che di Papa Giovanni XXIII anche di Giovanni Paolo II, due nuovi santi, il primo che ha a che fare col Veneto per-ché fu Patriarca di Venezia e il secondo perché il Veneto si trova quasi a metà della strada che dalla Polonia porta a Roma e “La Via di Karol” appunto già sta generando flussi di pellegrinag-gio e non solo. Un’opportunità praticamente unica, sempre che il Veneto e il Delta e il Po-lesine, in particolare, si attrezzino ovviamente; perché altrimenti questo tipo di turismo desta-gionalizzato e meno toccato dalla crisi di altri, tirerà dritto, o si fermerà prima o dopo, dove troverà adeguata accoglienza.

Presidente Efrem Tassinato, cosa deve fare il Polesine per non lasciarsi scappa-re un’irripetibile occasione?

“In effetti i piccoli santuari e gli altri luoghi della fede, come possono essere monasteri ed abbazie, musei diocesani, pievi e molto altro ancora, ci sono da un bel po’ di secoli. Possiamo ben dire che sia un regalo dei nostri antenati e, come insegna la parabola dei talenti, starà alle generazioni contemporanee va-lorizzarli intelligentemente e, direi propriamente, come leva di sviluppo solidale e sosteni-bile. “La Via di Karol” rappre-

senta soprattutto un diverso modo di vedere e costruire il turismo: fatto di cose vere, che hanno una storia e, mi vien da dire, dato che l’accostamento è fin troppo facile, un’anima”.

Come vi state muovendo come Circuito Wigwam per accogliere al meglio i pel-legrini? “Attraverso la promozione di reti di ser-

vizi che, in ogni territorio attraversato, stiamo costituendo Comunità Locali di Offerta, per le quali il Circuito Wigwam ha organizzato at-tività di formazione per gli Operatori che le coordinano e le animano. Nei territori dove sono i piccoli santuari, perché i flussi turistici abbiano motivo di fermarcisi non alla maniera del mordi e fuggi, deve esserci ricettivo alber-ghiero ed extralberghiero, devono esserci dei punti di ristorazione, dove poter acquistare prodotti tipici del luogo e tutti gli altri servizi accessori che fanno di un’area un sistema tu-ristico. Tutto questo magari c’è già, ma non si capisce bene cosa sia. Come un’orchestra dove ognuno suona per i cavoli propri. E’ chiaro che non se ne percepirà una sinfonia ma un guazzabuglio di rumori che fa scappare lontano piuttosto che attirare attenzione e ge-nerare gradimento”.

Qual è il compito di Wigwam?“Il lavoro di Wigwam perciò sta nel for-

mare buoni direttori di orchestra e poi affian-carli e supportarli, che per lo specifico, sono gli animatori di Comunità Locali di Offerta. Che sappiano mettere in relazione i vari ele-menti costitutivi dell’offerta turistica affinché vi sia gioco di squadra, che sappiano costruire proposte integrate, che le sappiano comunica-re, che imparino a dialogare coi colleghi delle altre Comunità Locali di Offerta e organizzare scambi, ecc. Alla fine questo diverrà un vero e proprio lavoro, ed ecco che territori consi-derati svantaggiati possono assurgere ad un nuovo tipo di sviluppo, solidale e sostenibile appunto con nuove forme di occupazione e il gioco è fatto”.

Cartoline di viaggioSinigaglia

Durante il grande Giubileo dell’anno 2000, indetto da S. S. Giovanni Paolo II, accompa-gnai, sotto la guida del presidente U.N.I.T.A.L.S.I. di Rovigo Franco Cervatti, la disabile Renata Frattini Ravagnani il giorno 11 Febbraio in piazza S. Pietro per il giubileo de-gli ammalati. Non sto a raccontare, a descrivere i momenti romani ec-cezionali vissuti sia di giorno che di notte.

Con Renata iniziò un’affettuo-sa amicizia tra la mia famiglia e la sua. “Il Veneto Mariano” espresse, a nome di tutti i soci di Rovigo, i complimenti e gli auguri quando nacque il suo nipotino dalla figlia Cinzia anche lei, come la mamma, molto devota alla Madonna di Lourdes.

Giulio, il marito, seguiva ed assecondava, nel suo modo, il desiderio di Renata per essere presente nelle occasioni propo-ste dall’U.N.I.T.A.L.S.I. Poi la malattia con grandi sofferenze ed è venuto a mancare la notte del 25 dicembre.

Il funerale è stato celebrato sabato 28 presso la bella chie-sa parrocchiale di Zelo. All’Omelia don Cristian ha ripercor-so la vita di Giulio e Renata con semplicità, tanta umanità e coinvolgimento emotivo. Presenti Renata, i famigliari, paren-ti, amici, conoscenti e soprattutto l’U.N.I.T.A.L.S.I. dal suo presidente Gianpaolo Targa e numerosi soci convenuti da vari paesi della provincia.

In una bella giornata di sole, sul sagrato della Chiesa, a cominciare da don Cristian ci siamo stretti a Renata per farle sentire la nostra vicinanza anche a nome di tutti quelli che la conoscevano.

Violetta Furini

Rovigo - La famiglia Unitalsiana in lutto

È morto il marito della socia Renata Frattini

Arzignano: lutto nel mondo della coralità

Franco Consolaro nel ricordo di Bepi De MarziSalara

Rosina ha festeggiato i 100 anniLa nuova centenaria sala-

rese si chiama Maria Sandri, ma tutti in paese la conosco-no con il diminutivo di Rosi-na. Nata a Salara il 4 gennaio 1914, lo scorso sabato ha fe-steggiato le sue prime cento primavere e l’amministrazio-ne comunale, rappresentata dal sindaco Andrea Prandini e dal vicesindaco Alessio Bel-lotti insieme alla parrocchia di Castelmassa rappresentata da don Stefano Marcomini, han-no voluto festeggiarla recan-dosi direttamente nella casa della figlia Gabriella a Castel-massa dove da alcuni anni la neocentenaria alloggia a cau-sa dell’età avanzata. Rosina, ancora perfettamente lucida e in salute, è stata festeggiata anche da tutti i nipoti e i pro-nipoti per il compleanno a tre cifre che aspettava speranzosa ogni giorno in tutti questi ulti-mi mesi. L’arzilla anziana ha sempre vissuto a Salara dove si è dedicata con amore e sa-cificio alla cura della famiglia e al lavoro in campagna, e chiunque la ricorda arrivare dalla frazione di Veratica fino al centro del paese con un grande sorriso a bordo del suo

motorino giallo fiamman-te. Solo negli ultimi anni è stata costretta a spostarsi a Castelmassa a casa della fi-glia, senza mai dimentica-re il suo amato paesino di cui aspetta sempre curiosa notizie e novità. E’ facile quindi immaginare l’emo-zione nel vedere il primo cittadino e il vicesinda-co che, consegnando un omaggio floreale, si sono uniti al brindisi, portando simbolicamente gli auguri più affettuosi di tutta la comu-nità di Salara. Insieme a loro anche la benedizione di don

Stefano, che ha anche portato la Comunione.

Linda Zanforlin

Atelier Domenicale “Il furioso

all’isola di San Domingo” Di Gaetano Donizetti,

domenica 12 gennaio 2014 Proseguono al Ridotto del

Teatro Sociale, gli atelier do-menicali dedicati ai più picco-li. Domenica 12 gennaio alle 15.45 avrà inizio il laboratorio dedicato all’opera in cartello-ne “Il furioso all’isola di San Domingo”. La prima parte prevede l’incontro con la tra-ma dell’opera, l’ascolto della musica e l’uso della stessa per creare una coreografia collet-tiva composta di movimenti di teatro-danza. I partecipanti scopriranno così le possibilità che offre l’espressione cor-porea, sulla base dei cambia-menti di ritmo imposti dalla musica nei momenti di mag-gior pathos della storia. Nella seconda parte, proprio come i personaggi dell’opera, i bam-bini indosseranno i panni di naufraghi di un’isola deserta e riceveranno uno speciale kit da esploratore, costituito di oggetti da catalogare per riuscire a sopravvivere. In se-guito, ognuno potrà comporre con sabbia, sassi, spugne e conchiglie una propria scul-tura, realizzata con materiali naturali. In conclusione, i par-tecipanti costruiranno insieme un particolare oggetto che consentirà loro di solcare il mare e mettersi in salvo.

L’iniziativa, rivolta a bambini dai 5 agli 11 anni, è curata da Milena Dolcetto e Sarah Lanzoni e rientra nel programma del Teatroragazzi.

Scomparsoil 27 dicembreil presidentedei Crodaioli

Bepi, Enrico, Gianfranco, Giancarlo

Page 20: La Settimana n. 2 del 12 gennaio 2014

“Corriamo con Gesù sul-le strade del mondo”, questo lo slogan che ha animato la “Festa dei Ragazzi Missio-nari” della Diocesi di Adria-Rovigo, giunta quest’anno alla 34° edizione.

L’incontro, che ha avu-to luogo venerdì 3 gennaio 2014 presso la Sala Conve-gni del Seminario san Pio X di Rovigo, è stato promosso e organizzato dalla Dioce-si di Adria-Rovigo Ufficio Missionario diocesano, qua-le momento di riflessione, di preghiera e di festa in prepa-razione alla Giornata Mon-diale dei Ragazzi Missionari.

A guidare l’incontro don Silvio Baccaro, responsabile diocesano per la Pastorale Missionaria, ad dare inizio alla Festa il Vescovo Lucio che ha invitato i ragazzi mis-sionari a lasciarsi suscitare dalla gioia racchiusa nella Parola di Gesù nel suo Van-

gelo, dalla sua Parola, ha os-servato il Vescovo, rinasce la fede, il desiderio di pregare, la ricerca della conversione, l’amore verso il prossimo.

I vari momenti della festa sono stati immaginati come le tappe di un cammino che vede delle soste dei momenti di pausa per riflettere, nella prima sosta il pensiero è an-dato all’Europa, con le testi-monianza di alcuni alunni del Seminario Vescovile di Rovigo, nella seconda tappa si è pensato all’Africa aiutati dalle testimonianze di alcuni missionari, tra questi Gio-vanna, religiosa, Consacrata della Famiglia Missionaria della Redenzione, da diver-si anni opera in Brasile nel-la Chiesa sorella di Caetitè, don Giuseppe Mazzocco sacerdote diocesano Fidei donum, già missionario nella missione diocesana in Brasi-le. La terza tappa ha propo-

sto come tema di riflessione l’Asia.

Don Luca, giovane sacer-dote della Diocesi, ha parlato dell’esperienza del grest, che sempre più vede la presenza di bambini e ragazzi prove-nienti da altri paesi, nuovi amici di culture e religioni diverse. Proseguendo il cam-mino la riflessone si è soffer-mata sull’Oceania e in fine l’America.

Molto toccante la testi-monianza di amicizia, di accoglienza e di amore dei ragazzi del Gruppo giovani della parrocchia di san Mar-tino di Venezze, che hanno raccontato della loro amici-zia e accoglienza nel grup-po di Sara, ragazza disabile. Dalle diverse testimonianze è emerso il desiderio, la dispo-nibilità, la gioia, dei ragazzi missionari ad essere annun-ciatori del Vangelo di Gesù, nel vissuto quotidiano, nei loro gruppi, con i coetanei,

nella famiglia, nella scuola, nel gioco, nella comunità cri-stiana.

Molto bravo il coro Ar-cobaleno, della parrocchia

di Costa di Rovigo, che con i loro canti ha animato i vari momenti della festa. A conclusione dell’incontro i bambini e ragazzi missionari della Diocesi hanno voluto

esprimere un gesto di cari-tà offrendo il loro sostegno al Progetto missionario che vede impegnata in Tailandia la Chiesa del Triveneto.

Settimio Rigolin

domenica 12 gennaio 2014 - pagina 20

Festa in Seminario dei Ragazzi Missionari

“Corriamo con Gesùsulle strade del mondo”

SERVE DI MARIA RIPARATRICI in collaborazione con la

CHIESA ORTODOSSA RUMENA di Rovigo

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

18-25 gennaio 2014

SABATO 18 GENNAIO 2014 ore 21.00

Celebrazione dell’AKATHISTOS antico inno alla Madre di Dio

nella

CHIESA «BEATA VERGINE ADDOLORATA»

Centro mariano di Rovigo

Per informazioni: - Suor Maria Grazia cell. 3409209754 Via dei Cappuccini, 17 - Rovigo - tel. 0425.422455; [email protected]

- Padre Claudiu Savin cell. 3297756676 ; [email protected] parrocchia ortodossa rumena Viale della Scienza, 33/F - Rovigo -

Presentazione L’Inno AKATHISTOS

(“Akathistos” termine greco che significa “stando in piedi” per la posizione di riverenza alla Vergine Madre di Dio, con cui lo si celebra) appar-tiene alla tradizione liturgica della Chiesa ortodossa, ed è il più celebre inno mariano della Chiesa di tutti i tempi,

capolavoro di letteratura e di teologia, altissima espressio-ne contemplativa e laudativa di culto alla Vergine Madre.

Maria nella visuale dell’inno, è presente e ope-rante quanto si estende il mistero del Verbo incarnato: ovunque l’umanità di Cristo è fonte di vita, ivi è Maria che gli ha dato la carne, ivi è

iscritta la sua figura di Vergi-ne e la sua azione di Madre.

La celebrazione di questo Inno, in collaborazione con la Chiesa ortodossa rumena di Rovigo, ci unisce proprio all’inizio della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cri-stiani (18-25 gennaio), segno che la Vergine, Figlia di Sion, è per tutti un segno di unità.

la Settimana