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A prescindere dall’entità della pena, peraltro temporaneamente sospesa, la conferma della condanna a Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere per diffamazione riporta l’attenzione su un dato etico incontrovertibile, che si può riassumere in tre punti. Primo: quello del giornalista è un lavoro di pubblica utilità, come definito dalla Legge n. 69 del 1963 e dalla Carta dei Doveri del 1993. Secondo: un giornalista che sia riconosciuto tale, perché iscritto all’Albo, deve sempre essere responsabile di ciò che dice o che pubblica, secondo la specificità del suo ruolo. Terzo, non certo ultimo: il primo dovere assoluto del giornalista è la ricerca e la conseguente comunicazione ǯ ǯǤǤǤ della verità. Nel caso di Sallusti, ex direttore di “Libero” ora al “Giornale”, la motivazione della sentenza d’appello, confermata dalla Cassazione, appare inoppugnabile. Se la pena sia congrua o meno è materia di discussione fra giuristi, ma che il giornalista abbia usato in maniera impropria il suo potere è un dato sancito dai giudici. Come pure è stato sottolineato che il contenuto diffuso dal giornale di cui egli era allora direttore era falso. Volenti o nolenti, Sallusti e l’autore dell’articolo incriminato hanno diffuso un contenuto giornalistico che è stato giudicato diffamatorio nei confronti di uno dei soggetti di cui si parlava e per questo il direttore è stato condannato. Al di là dell’eventuale revisione della legge in vigore, è perfino superfluo scomodare la proverbiale retorica secondo cui “ne uccide più la penna che la spada” per ribadire la necessità che un professionista dell’informazione non dimentichi mai che la sua facoltà di scrivere può diventare a tutti gli effetti un’arma. E che, per questo, va esercitata con buon senso e nel rispetto delle regole. Non bisogna nemmeno confondere la libertà d’espressione e di critica che è un sacrosanto diritto del giornalista con la facoltà di offendere l’onore e la reputazione altrui a proprio piacimento. Un simile fraintendimento, invocato maldestramente da qualcuno come difesa dell’autonomia professionale, finisce per screditare l’intera categoria professionale. Anche il comportamento bizzoso di Giuliano Ferrara offre il destro a qualche considerazione sulla responsabilità dei professionisti dell’informazione. Il conduttore di “Radio Londra” si è rifiutato di andare in onda dopo che il direttore di rete, Mauro Mazza, aveva sospeso la trasmissione della puntata realizzata prima dell’annuncio delle dimissioni da parte di Renata Polverini. Nella registrazione, che sarebbe andata in onda dopo le 20.30, Ferrara chiedeva alla Polverini di dimettersi, ma lei lo aveva già fatto quasi un paio d’ore prima. Offeso, Ferrara ha deciso di sua iniziativa di chiudere la trasmissione, accusando i vertici Rai niente meno che di “mobbing”. Al di là del rispetto che un buon giornalista dovrebbe a chi davvero è vittima di discriminazione professionale e ne paga sulla sua pelle le conseguenze, il comportamento di Ferrara somiglia molto a quello che si potrebbe definire un capriccio. Interpellato sulla sua decisione di non andare in onda, il giornalista ha risposto che sono “affari” suoi. In realtà sono affari anche nostri, di noi spettatori che paghiamo il canone del servizio pubblico (che in non trascurabile parte finisce anche nelle sue tasche) e che riconosciamo – sempre più a fatica, peraltro – la missione sociale della Rai. La scelta di Ferrara è figlia di una mancanza di rispetto verso la tv pubblica e verso gli spettatori. Sono stato a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca. Lì, nell’agosto del 1944 i tedeschi, per rappresaglia, uccisero molti civili, in prevalenza donne e bambini. Lì si può sostare davanti alla chiesa dove avvenne l’eccidio; si può visitare il museo e vedere il documentario che ricostruisce il triste episodio. Lì si può capire, a quasi 70 anni di distanza, che cosa è la guerra e quali atroci delitti comporta. Consiglio di andare a visitare questi luoghi con le scuole, con i giova- ni, che la guerra l’hanno vista solo al cinema, per capire che mai più si deve ripetere una simile tragedia. Penso alla guerra di oggi in Europa, solo economica (varrebbe la pena di dire per fortuna, se non fosse che comunque è una disgrazia) tra i Paesi del Nord, capeggiati dalla Germania e quelli del Sud, fra cui l’Italia. Guerra che conta già i suoi morti (suicidi) e le sue pene con la perdita del lavoro, la povertà di tanti, l’incertezza del domani. Se provassimo a pensare un po’ di più ai disastri provocati dalla guerra? Soprattutto chi ha responsabilità politiche, economiche e sociali dovrebbe farsene carico. Terra Santa. P. Hejazin: “Essere pietre vive” Corteno Golgi. La testimonianza feconda di sr. Maria Planet: conquistare i mercati internazionali ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǤǤ I 30 anni bresciani del diaconato permanente Brescia calcio. Paghera e Leali: attenti a quei due Adro. Castagna: abbracciato dall’amore di Dio Ǥ Ǥ ǡ ǯ î Ǥ /$ 92&( '(/ 3232/2 ǡ ǤǤ

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Adolescenti e giovani e abuso di alcol. Una realtà che tocca anche i giovanissimi del territorio bresciano. Lo sforzo delle agenzie educative e i percorsi di formazione e sensibilizzazione, ma anche l’esigenza di non cedere alla cultura del consumismo a svantaggio dei più deboli

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A prescindere dall’entità della pena, peraltro temporaneamente sospesa, la conferma della condanna a Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere per diffamazione riporta l’attenzione su un dato etico incontrovertibile, che si può riassumere in tre punti. Primo: quello del giornalista è un lavoro di pubblica utilità, come definito dalla Legge n. 69 del 1963 e dalla Carta dei Doveri del 1993. Secondo: un giornalista che sia riconosciuto tale, perché iscritto all’Albo, deve sempre essere responsabile di ciò che dice o che pubblica, secondo la specificità del suo ruolo. Terzo, non certo ultimo: il primo dovere assoluto del giornalista è la ricerca e la conseguente comunicazione

della verità. Nel caso di Sallusti, ex direttore di “Libero” ora al “Giornale”, la motivazione della sentenza d’appello, confermata dalla Cassazione, appare inoppugnabile. Se la pena sia congrua o meno è materia di discussione fra giuristi, ma che il giornalista abbia usato in maniera impropria il suo potere è un dato sancito dai giudici. Come pure è stato sottolineato che il contenuto diffuso dal giornale di cui egli era allora direttore era falso. Volenti o nolenti, Sallusti e l’autore dell’articolo incriminato hanno diffuso un contenuto giornalistico che è stato giudicato diffamatorio nei confronti di uno dei soggetti di cui si parlava e per questo il direttore è stato condannato. Al di là dell’eventuale revisione della legge in vigore, è perfino superfluo scomodare la proverbiale retorica secondo cui “ne uccide più la penna che la spada” per ribadire la necessità che un professionista dell’informazione non dimentichi mai che la sua facoltà di scrivere

può diventare a tutti gli effetti un’arma. E che, per questo, va esercitata con buon senso e nel rispetto delle regole. Non bisogna nemmeno confondere la libertà d’espressione e di critica che è un sacrosanto diritto del giornalista con la facoltà di offendere l’onore e la reputazione altrui a proprio piacimento. Un simile fraintendimento, invocato maldestramente da qualcuno come difesa dell’autonomia professionale, finisce per screditare l’intera categoria professionale. Anche il comportamento bizzoso di Giuliano Ferrara offre il destro a qualche considerazione sulla responsabilità dei professionisti dell’informazione. Il conduttore di “Radio Londra” si è rifiutato di andare in onda dopo che il direttore di rete, Mauro Mazza, aveva sospeso la trasmissione della puntata realizzata prima dell’annuncio delle dimissioni da parte di Renata Polverini. Nella registrazione, che sarebbe

andata in onda dopo le 20.30, Ferrara chiedeva alla Polverini di dimettersi, ma lei lo aveva già fatto quasi un paio d’ore prima. Offeso, Ferrara ha deciso di sua iniziativa di chiudere la trasmissione, accusando i vertici Rai niente meno che di “mobbing”. Al di là del rispetto che un buon giornalista dovrebbe a chi davvero è vittima di discriminazione professionale e ne paga sulla sua pelle le conseguenze, il comportamento di Ferrara somiglia molto a quello che si potrebbe definire un capriccio. Interpellato sulla sua decisione di non andare in onda, il giornalista ha risposto che sono “affari” suoi. In realtà sono affari anche nostri, di noi spettatori che paghiamo il canone del servizio pubblico (che in non trascurabile parte finisce anche nelle sue tasche) e che riconosciamo – sempre più a fatica, peraltro – la missione sociale della Rai. La scelta di Ferrara è figlia di una mancanza di rispetto verso la tv pubblica e verso gli spettatori.

Sono stato a Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca. Lì, nell’agosto del 1944 i tedeschi, per rappresaglia, uccisero molti civili, in prevalenza donne e bambini. Lì si può sostare davanti alla chiesa dove avvenne l’eccidio; si può visitare il museo e vedere il documentario che ricostruisce il triste episodio. Lì si può capire, a quasi 70 anni di distanza, che cosa è la guerra e quali atroci delitti comporta. Consiglio

di andare a visitare questi luoghi con le scuole, con i giova-ni, che la guerra l’hanno vista solo al cinema, per capire che

mai più si deve ripetere una simile tragedia. Penso alla guerra di oggi in Europa, solo economica (varrebbe la pena di dire per

fortuna, se non fosse che comunque è una disgrazia) tra i Paesi del Nord, capeggiati dalla Germania e quelli del Sud, fra cui l’Italia.

Guerra che conta già i suoi morti (suicidi) e le sue pene con la perdita del lavoro, la povertà di tanti, l’incertezza del domani. Se provassimo a pensare un po’ di più ai disastri provocati dalla guerra? Soprattutto chi ha responsabilità politiche, economiche e sociali dovrebbe farsene carico.

Terra Santa. P. Hejazin: “Essere pietre vive”

Corteno Golgi.La testimonianza feconda di sr. Maria

Planet: conquistare i mercati internazionali

I 30 anni brescianidel diaconato permanente

Brescia calcio. Paghera e Leali: attenti a quei due

Adro. Castagna: abbracciato dall’amore di Dio

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enitori, insegnanti, ca-techisti, educatori ed animatori “di ogni ordi-ne e grado” in campana: l’età del primo approc-

cio all’alcol si va facendo sempre più tenera. Secondo le ultime stati-stiche è scesa a 11 anni: praticamen-te si passa dal biberon alla bottiglia!Il triste dato è contenuto in una ri-cerca europea, ma a cascata, tocca anche, per quel che riguarda l’Ita-lia, indagini nazionali, regionali e provinciali.Nelle scorse settimane nel Brescia-no si è tornato a parlare del rapporto tra giovani e alcol dopo che la poli-zia locale del capoluogo ha intima-to 15 giorni di chiusura (e relativa ammenta pecuniaria) a un locale della “movida” nostrana reo di aver venduto alcolici a ragazzi che non avevano ancora compiuti i 16 anni, limite stabilito dalla legge.La notizia di cronaca è stata l’occa-sione per tornare a puntare i riflet-tori su un fenomeno di cui si parla poco in generale, men che meno nei suoi aspetti più preoccupanti, come lo è appunto il progressivo abbassa-mento dell’età del primo contatto. Si dice che ci siano mille ragioni per questa sottovalutazione del proble-ma. Il consumo di alcol (è una del-le ragioni addotte) ha sempre fatto parte, come quello della pastasciut-ta, della tradizione italica. Un buon bicchiere, magari offerto anche ai ragazzi e ai bambini presenti, ha sa-lutato ogni festa di famiglia, matri-moni, battesimi, compleanni, capo-danno, pranzi di Pasqua e di Natale compresi. Come percepire che que-sta “bella tradizione” avrebbe negli anni aperto la strada alla devianza?D’altra parte basta passare in ras-segna uno dei tanti questionari che negli anni sono stati sottoposti a

diverse generazioni di giovani per comprendere come quello dell’ini-ziazione all’alcol non sia mai stato un problema. È, è sempre stata la famiglia, il primo contesto in cui è avvenuto il contatto...I problemi, semmai, sono giunti do-po. Si è seriamente iniziato a con-siderare in chiave problematica il rapporto tra giovani e alcol quando ha dato luogo a effetti secondari: gli incidenti stradali dovuti alla gui-da in stato di ebrezza, i costi sociali che questi producono, etc. Il segna-le di allarme è scattato, però, quan-do l’Organizzazione mondiale della sanità ha iniziato a presentare dati su dati che certificano che la prima causa di morte al mondo è quella delle patologie “alcolcorrelate” che si annidano nell’organismo proprio

a partire da quei primi innocenti bicchieri.I locali che, incuranti delle dispo-sizioni di legge, vendono alcolici ai minori sono solo la punta dell’ice-berg, probabilmente il bersaglio più facile da colpire, ma, paradossal-mente, anche quello meno impor-tante. Perché giovani e giovanissi-mi si sono fatti “furbi” e hanno tro-vato mille escamotage per aggirare questo ostacolo, perché quello che non possono avere per limiti d’età negli esercizi pubblici molto spesso lo trovano in casa o se lo fanno pro-curare da amici più grandi... Insomma hanno individuato una strategia per continuare su quella che difficilmente riescono a consi-derare una china pericolosa. Per-ché dovrebbe esserlo poi? Se birre, vino, alcolici e superalcolici vengo-no tranquillamente pubblicizzati, se sono prodotti che circolano tran-quillamente anche in casa, perché dovrebbero fare male?Sono le obiezioni che normalmente gli alunni della scuola media (poco più che bambini) pongono a que-gli insegnanti che cercano di far loro comprendere la pericolosità di certi comportamenti e la pesan-te ipoteca che gli stessi pongono sulla qualità della vita futura. Mes-saggi chiari ma che molto spesso rischiano di lasciare il tempo che trovano per una non adeguata mes-sa a punto di quella rete di agenzie educative che, insieme, dovrebbe-ro arginare il fenomeno. Reti che, molto spesso, hanno maglie molto larghe se proprio alcune delle real-tà chiamate a questo ruolo delicato con una mano frenano e pongono limiti e con l’altra forniscono segna-li divergenti. Quante amministra-zioni comunali, quanto altre realtà anche nel Bresciano, si spendono

La crisi degli ultimi anni che si è abbattuta anche sui bilanci comunali in misura consistente si è fatta sentire anche su una serie di attività di prevenzione. La riduzione delle risorse ha comportato, giocoforza, anche una forzata riduzione dell’impegno di tanti Comuni (soprattutto di quelli con bilanci più risicati) su progetti educativi che contemplavano, nello specifico anche proposte e iniziative contro la diffusione dell’alcol fra le giovani generazioni. E così

tante cooperative e altre realtà del privato sociale continuano a mantenere fra le loro proposte quelle della prevenzione all’uso e all’abuso di alcol e altre sostante. Ma le proposte restano sulla carta, vittime anch’esso dei tagli alla spesa necessari per rimettere in sesto le casse pubbliche. Ma mai come in questo caso sembra trovare conferma un vecchio adagio popolare che dice che una buona spesa fatta oggi si trasforma in un risparmio per il domani.

con controlli a tappeto ed interven-ti educativi per scongiurare l’abuso di alcol, e poi concedono il patro-cinio (se non la collaborazione) a manifestazioni in cui le sostanze alcoliche scorrono a fiumi?Sono segnali contrastanti che i più giovani sanno cogliere al volo per un rapporto con l’alcol che, seppur meno evidente per diffusione ri-spetto a qualche anno fa, è divenuto più insidioso per via dell’età sem-pre più bassa del primo approccio. Un undicenne che assaggia anche solo per la prima volta la birra (ma anche il vino e, purtroppo, i supe-ralcolici) deve far riflettere e invi-

Giovani, giovanissimi e alcol: un rap-porto sempre più preoccupante. Un fenomeno che deve interpellare tutte le agenzie educative con cui i giovani entrano in contatto. Oratori compre-si che, per la verità, non si sono mai sottratti a questo impegno. La con-ferma arriva da Gabriele Bazzoli che, per conto del Cob, spesso si occupa della formazione dei volontari che prestano la loro opera nei bar degli oratori. Quando di parla di giovani,

giovanissimi e alcol sa, dunque, che ci si muove su un terreno partico-larmente delicato e non lo nasconde nemmeno in questa intervista. Cosa possono fare al proposito gli oratori?La dimensione preventiva fa parte della metodologia “classica” del fare oratorio. Oggi rispetto a questi temi è possibile innanzitutto aiutare i ragaz-zi a crescere nel senso critico, nella capacità di leggere la realtà e i com-

portamenti degli amici, nell’accom-pagnare la rilettura delle esperienze (anche quelle negative) che tra i ra-gazzi accadono. È inoltre indispen-sabile collaborare con la famiglia, la scuola, i servizi sociali: devo dire che la collaborazione nasce prima di tut-to da una conoscenza reciproca, dal-la stima del lavoro fatto insieme. In questo senso è più facile collaborare se, oltre a ritrovarsi per affrontare un problema dopo che è esploso, si è ri-

usciti a costruire per tempo una rete di fiducia e di lavoro insieme.Quanto si investe, nella defini-zione della rete appena ricorda-ta, sulla formazione del barista in oratorio?Il bar è uno spazio prezioso per l’ora-torio, proprio per la sua caratteristi-ca di essere di frontiera: sta tra chi viene in oratorio solo per un’attività concreta (lo sport, il teatro ad esem-pio), e chi lo vive in tutte le sue di-

tare tutti quello che hanno voce in capitolo a scelte di coerenza e alla concreta disponibilità a un patto educativo che non può più essere differito e a cui tutti devono dare un fattivo contributo.

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I dati più recenti sono quelli diffusi dall’Istat. Nel 2011 il 66,9% della popolazione dai 14 anni in su ha consumato almeno una bevanda alcolica. Una percentuale in calo rispetto ai dati di 10 anni prima quando era del 72%. Il primo bicchiere è stato consumato a un’età di 11-12 anni, il dato più basso dell’intera Unione europea. Sempre secondo l’Istat sono 3 milioni i bevitori e almeno 1 milione quelli a rischio. 817mila sono stati i minori che hanno

dichiarato un consumo abituale, 400mila sono quelli che hanno già un rapporto problematico con l’alcol. Il 7% dei giovani ha dichiarato di ubriacarsi almeno una volta a settimana e, sempre nel 2011, è stato in forte crescita il numero degli adolescenti che ha ammesso di avere assunto sostanze alcoliche al di fuori dei pasti (il 103% in più rispetto agli anni Novanta del secolo scorso).L’abuso di alcol e le patologie ad esso collegate continuano a

rappresentare, anche in Italia, la principale causa di mortalità, provocando il 10% di tutte le malattie, il 10% dei tumori, il 63% di cirrosi epatiche, il 41% degli omicidi, il 45% di tutti gli incidenti e il 9% delle invalidità e delle malattie croniche.Sono 40mila, poi le persone, che ogni anno muoiono per cirrosi eptiche e 326mila quelle che vengono ricoverate in ospedale per le conseguenze di un uso eccessivo di sostanze alcoliche.

mensioni, tra chi entra giusto per una chiacchiera e chi desidera una relazione autentica con il sacerdote e gli educatori. Il “barista” è quindi una figura ponte: durante l’anno mi capita frequentemente di incontrare il gruppo baristi di qualche oratorio e insieme lavoriamo sull’aggiornamen-to normativo (sia amministrativo che igienico-sanitario) ma soprattutto sulla capacità relazionale del barista nei confronti dei più giovani. Questo tipo di formazione avviene per altro in molti oratori attraverso dei mo-menti periodici di confronto e con-divisione. Ovviamente stiamo parlan-

do di volontari, ma con una funzio-ne molto importante per esprimere la dimensione di accoglienza tipica dell’oratorio. Se è vero che i giovanissimi be-vono la prima volta emulando i grandi, non sarebbe il caso di bandire dai bar degli oratori la somministrazione di alcolici agli adulti?La questione è complessa, ma credo che offra anche grandi spazi per ra-gionare nelle singole comunità su co-me educhiamo i ragazzi. È chiaro che se in oratorio, o durante le feste o le sagre organizzate nei nostri ambienti

vediamo un abuso di alcol da parte di adulti ci troviamo a promuovere situazioni diseducative. D’altra par-te credo che, in situazioni normali, la presenza di adulti che, come in fami-glia, accompagnano un momento di festa con un uso corretto di vino o birra, sia da considerare non proble-matico. Sarebbe molto preoccupante se ci rendessimo conto di non essere capaci di dire ai nostri ragazzi che ci sono cose che non sono adatte alla loro età, la dimensione educativa è fatta di tappe (non solo dal punto di vista religioso, ma anche rispetto a quello civile).

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e serve, ci sarà: non parte-ciperà alle elezioni, è se-natore a vita, ma ha dato la disponibilità a un secon-do mandato. La conversa-

zione di Mario Monti al “Council on foreign relations” di New York ha fat-to molto più notizia dell’intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La primavera è lontana, non si hanno ancora notizie della legge elet-torale (e purtroppo nemmeno di mi-sure operative contro lo sperpero di denaro pubblico, che per Sturzo era, non dimentichiamolo, una delle ma-le bestie della democrazia) e tutti gli scenari restano aperti.Ma vale la pena di ritornare alla tri-buna dell’Onu. Perché il discorso del presidente del Consiglio italiano è sta-to, per un certo aspetto, storico. Non si è infatti limitato a illustrare le po-sizioni italiane sui diversi dossier del-le relazioni internazionali. Ha parlato del Mediterraneo e delle primavere arabe, dei diritti umani e della Siria, del rifiuto dell’estremismo. Ha confer-mato la linea per l’abolizione univer-sale della pena di morte, la protezio-ne delle minoranze, lo sviluppo dello status della donna e la “libera e sicura espressione della religione e del pen-siero”. “Dobbiamo cooperare – ha ag-giunto – giudiziosamente per rigettare con fermezza ogni degradazione della religione in strumento di distruzione o destabilizzazione”. Ha parlato anche

discorso all’Unione europea. D’altra parte il 10 settembre lo stesso Monti aveva dichiarato a Cernobbio che “il governo dell’Italia si fa in gran parte a Bruxelles, sia pure con un’attiva par-tecipazione italiana”.Ha insomma parlato di Europa e an-che a nome dell’Europa, assicurando che l’Italia si muove senza esitazioni proprio nella prospettiva europea: “Oggi il mondo ha capito quanto è essenziale una forte Europa per af-frontare le sfide globali dell’economia della sicurezza e quanto è importante l’area euro per la ripresa dell’econo-mia globale. Oggi – ha sottolineato

di riforma del Consiglio di sicurezza e della Corte internazionale di giustizia. Insomma, il tipico discorso da Assem-blea generale dell’Onu.Il fatto nuovo è avere esordito e ave-re dedicato una parte qualificante del

Nei primi sei mesi del 2012 Banca eti-ca ha erogato finanziamenti a famiglie e imprese sociali per un totale di 50 milioni di euro. Una cifra che rappre-senta un aumento del +9,3 % rispetto al credito concesso nel 2011 e al di sopra delle aspettative di un aumento complessivo programmato per il 2012 pari a +14%. “Banca etica – si legge in una nota – si pone in assoluta contro-tendenza rispetto alla media del siste-ma bancario: da agosto 2011 ad ago-

sto 2012 gli impieghi sono cresciuti del + 20,7 %, a fronte di una media del sistema bancario nello stesso periodo del -0,23% (dati Abi). La crescita della raccolta di risparmio affidato a Banca Etica – seppure rilevante – non ha pe-rò sostenuto il ritmo dell’aumento dei prestiti erogati e si è fermata a +28 mi-lioni di euro. Questo andamento del-la raccolta, insieme alle nuove norme sulla patrimonializzazione delle ban-che, rischia di imporre a Banca etica

un rallentamento nell’erogazione di crediti a meno che non si registri un consistente aumento del capitale so-ciale della Banca stessa”. ”Banca eti-ca – prosegue la nota – auspica che le organizzazioni del terzo settore, gli enti locali, le imprese sociali e i citta-dini possano continuare a sostenere i suoi sforzi a sostegno dell’economia solidale, attraverso la sottoscrizione di capitale sociale e di obbligazioni di Banca etica”.

Monti – è chiaro che ‘più Europa’ è un interesse generale, non solo degli eu-ropei”. Per questo, ha osservato il pre-sidente del Consiglio italiano, ha ra-gione Jean Monnet, quando nelle sue memorie scrive che “l’Europa viene costruita attraverso le sue crisi”. Dav-vero, “è risolvendo queste crisi che gli europei hanno compreso quanto sono strettamente integrati i loro interessi e quanto interdipendenti le loro eco-nomie”. La via insomma è obbligata. Resta una grande incertezza sui modi e sulla volontà, cioè sulla politica. Ma senza una buona politica non si può andare da nessuna parte.

La sanatoria 2012 si sta rivelando un flop. In Lombardia per ora le domande presentate sono 11.942, poca cosa rispetto alle 83.605 pratiche della sanatoria di colf e badanti del 2009. ”Stiamo perdendo un’occasione – è il commento di Fulvia Colombini, della segretaria Cgil Lombardia –. Bisogna avere il coraggio di cambiare in corso d’opera alcune regole”. La Cgil chiede al governo, in particolare, una proroga della

scadenza della sanatoria dal 15 ottobre al 15 novembre. Le regole da cambiare riguardano innanzitutto la prova della presenza in Italia del migrante prima del 31 dicembre 2011. Inoltre: deve essere consentita la regolarizzazione dei rapporti di lavoro part-time in tutti i settori di lavoro; va riconosciuto ai lavoratori un permesso di soggiorno per attesa occupazione qualora il datore di lavoro non porti a buon fine la domanda presentata. Infine,

si deve estendere la possibilità di presentare la domanda di regolarizzazione anche ai datori di lavoro stranieri titolari di permesso di soggiorno non di lungo periodo. La provincia in cui sono state presentate più richieste di regolarizzazione è quella di Milano (6.142 domande, nel 2009 furono ben 43.550), seguita da Brescia (1.830), Bergamo (1.267), Mantova (698), Varese (567), Pavia (382), Como (327), Cremona (323), Lodi (196), Lecco (163) e Sondrio (47).

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n occasione delle celebrazio-ni per il suo 40° di fondazione Mcl ha voluto rinsaldare il pro-prio legame con la Terra Santa (“da cui tutti ha origine”, come

ricorda il presidente bresciano Luca Pezzoli) donando al Patriarcato latino di Gerusalemme 80 abitazioni da de-stinare a giovani coppie. Un’iniziativa che mira non solo ad aiutare una co-munità che vive condizioni di oggetti-va sofferenza, ma anche a far sentire quella vicinanza più volte invocata dal Patriarca e da altri esponenti della re-altà cristiana che abitano quelle terre. Nei giorni scorsi è stato ospite di Mcl Lombardia p. Feras Hejazin, parroco della parrocchia di San Salvatore in Gerusalemme, l’unica comunità cat-tolica di rito latino della città Santa. Il francescano ha fatto tappa anche a Brescia per ringraziare del dono rice-vuto d Mcl, per un gesto concreto che alimenta la speranza e testimonia la vicinanza tante volte invocata. La sua presenza è stata anche l’occasione per conoscere “di prima mano” cosa significhi vivere da cristiani in Terra Santa. P. Hejazin guida una comuni-tà di 6000 persone. “Negli ultimi de-cenni, però, – ricorda il religioso – la comunità si è ridotta drasticamente, passando da 15mila persone a quelle attuali, molte della quali, per altro, ar-rivano da altre città”. Il rischio della progressiva estinzione di questa co-munità cattolica non è dunque un’in-venzione giornalistica. “Il nostro im-pegno – prosegue il francescano – è quello di operare perché Gerusalem-me non si riduca a una città santuario, ma sia anche luogo di una comunità di

La domanda, probabilmente un poco maliziosa, è legittima. Se le faide interne al Pdl laziale non avessero consegnato alla ribalta nazionale il malaffare che ha costretto alle dimissioni la presidente Renata Polverini e che, qualche giorno dopo, ha portato all’arresto dell’ex capogruppo Fiorito (nella foto) con l’accusa di peculato, la politica si sarebbe mossa per porre un correttivo al sistema fuori controllo dei suoi costi? Forse sì, forse no.

L’importante però è che ci sia stato in questa direzione qualche segnale, seppure tardivo e strumentale a evitare altri clamori. Nei giorni scorsi la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha consegnato al governo un documento con una proposta per ridurre i costi della politica regionale. Misure da mettere in campo con un decreto legge e che possono essere sostanzialmente riassunte in tre capitoli: la

riduzione parametrata di tutti gli emolumenti percepiti dai consiglieri, dai presidenti e dai componenti della giunta; la riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori; la limitazione, sulla base di criteri omogenei, della spesa, da sottoporre al controllo della Corte dei conti, dei gruppi consiliari, eliminando i benefit sotto qualsiasi forma, riconoscendo esclusivamente il finanziamento delle spese riferite

alle funzioni politico-istituzionali dei gruppi.Misure importanti, che forse potevano essere assunte prima che scoppiassero tanti scandali e che non hanno impedito l’avvio di controlli e di indagini anche in altre Regioni oltre a quella laziale. Anche sul contenuto delle modifiche proposte ci sono stati poi dei distinguo se è vero che l’assemblea regionale del Piemonte non ha approvato la riduzione dei propri compensi.

pietre vive”. Alla preghiera per la pa-ce e la giustizia si è affiancato l’impe-gno per dare risposte ai bisogni della comunità che vive in Gerusalemme. “Una parrocchia – evidenzia p. Heja-zin – che non è poi così diversa nel-la sua quotidianità da quelle brescia-ne”. I parrocchiani del francescano, proprio come quelli di qualsiasi par-roco del Bresciano si misurano con i problemi della casa, del lavoro, dello

studio. Guardano con attenzione alle proposte pastorali che la parrocchia propone. “Come da voi – continua p. Hejazin – anche la mia gente a Geru-salemme considera un punto fermo della propria esistenza la parrocchia di San Salvatore”. I pochi cattolici che ancora vivono a Gerusalemme chie-dono, come ha ricordato il francesca-no, la vicinanza delle altre comunità sparse per il mondo, chiedono di non essere lasciati soli perché sanno be-ne che ci sono questioni, come quella della pace, che non dipendono solo da loro, ma dalla buona volontà della comunità internazionale che dovreb-be forse guardare con più attenzio-ne alla quotidianità di Gerusalemme per comprendere che la convivenza è possibile”.

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Il potere è diabolico. L’ultimo testimone è Mario Monti. È al governo da un anno circa. Fin dal primo momento ha detto che il suo era un impegno transitorio. Lo ha ribadito più volte. L’ultima all’inizio della scorsa settimana, prima di partire per gli Usa. Arrivato in America, giovedì ci ha regalato la sorpresa: “Se me lo chiedono, in circostanze speciali valuterò. Non mi candido”. Folgorato sulla via di New York. Magari da Obama (che non sa ancora se gli americani lo manterranno alla Casa Bianca per altri quattro anni). È più facile che gliel’abbia chiesto la first lady Michelle, di solito molto intraprendente.In ogni caso la notizia ha portato lo scompiglio in tutti gli schieramenti politici. Checché ne pensino i BBC (Bersani, Berlusconi, Casini), la disponibilità di Monti è un problema serio per la nostra democrazia. Soprattutto perché non intende candidarsi. Il consenso per governare non deve chiederlo ai BBC ma agli elettori. Se non lo fa si autoesclude da una candidatura che non può essere ancora una volta definita “tecnica”. Perché è comunque una candidatura

Tutti in pellegrinaggio al sacro Monti

Prosegue presso il convento dell’Annunciata di Rovato il ciclo di incontri “Le ambiguità del tempo presente. Percorsi antropologici sull’arte di vivere” promosso dai Servi di Maria. Il prossimo appuntamento, il quarto del ciclo, è in programma per lunedì 8 ottobre alle 20.30. Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia interculturale presso la facoltà di scienze dell’educazione all’Università Milano Bicocca, proporrà una riflessione sul tema

“L’angelo e la tempesta. Il mito del progresso”. Raffaele Mantegazza ha fondato un gruppo di ricerca attorno alle categorie di una possibile resistenza nei confronti di ogni tipo di dominio e di arroganza del potere. Il ciclo di incontri proseguirà, poi, lunedì 15 ottobre con la presenza al convento dell’Annunciata di Carlo Sini, per 30 anni docente di filosofia teoretica alla Statale di Milano, che interverrà sul tema “L’economia del dono. La dittatura del mercato”.

di galline, non ha aziende da proteggere e foraggiare, non ha processi da scansare. Tuttavia in questi mesi non ha fatto altro che mettere delle pezze al sistema, chiedendo sacrifici ai soliti noti. Ha detto più volte che prima bisogna sistemare i bilanci e poi si promuovono nuovi progetti. Concetto tipico della conservazione. Se si vuole veramente cambiare non c’è un prima e un dopo, ma bisogna lavorare su un progetto politico ad ampio respiro che permetta di coniugare i sacrifici

con lo sviluppo. È un impegno che non si può chiedere a Monti se non si presenta agli elettori per ottenere il consenso a un progetto e a una compagine in grado di sostenerlo. L’idea che Monti possa tornare a fare il presidente del Consiglio dopo che gli elettori saranno chiamati a decidere sui programmi e sui candidati di partiti a lui estranei e molto diversi tra loro, è democraticamente assurda. La politica deve tornare a fare la politica. Con l’aiuto dei tecnici, ma non con lo scavalcamento della

politica senza consenso elettorale.Quando parliamo di degrado della vita politica, di spudoratezza immorale della classe dirigente, non dobbiamo mai dimenticare che la globalizzazione economico-finanziaria ha esautorato la politica, ridotta a rincorrere tutte le tossicità del sistema e a metter delle pezze sui buchi creati dagli speculatori. Questa è la crisi e questa è l’impotenza della politica che genera immoralità. La probità di Monti è fuori discussione. Non è un comico, non è un ladro

tecnica. Il buon governo non è una questione tecnica.A mio avviso Monti sarà una grande tentazione per i cattolici. Perché da troppo tempo discutono per chi votare, dove schierarsi, trascurando l’impegno progettuale al di sopra e al di fuori di destra, centro, sinistra e quant’altro. La mancanza di progetti induce i cattolici a vagare di qua e di là spinti più da idee e interessi particolari che dal bene comune. “Di fronte a una crisi epocale come quella che stiamo attraversando, i cattolici continuano a pensare la politica solo in funzione difensiva dello ‘status quo’, cioè una politica di destra. Riesce loro difficile cogliere il significato e il valore del mutamento, del ‘progetto’ che propone qualcosa di nuovo, che intende cambiare non solo le cose superficiali e accidentali, ma che arriva in profondità …”. Sono parole che potrebbero essere di ieri o di oggi. Invece le ha pronunciate Giuseppe Lazzati nel 1979. Parole profetiche. Perché fotografano la condizione attuale dei cattolici. Che hanno dimenticato per strada, da tempo, lo spirito profetico e magari considerano Monti un salvagente insperato.

La Libreria Paoline di via Gabriele Rosa 57 a Brescia ospita alle 17.45 di venerdì 5 ottobre la presentazione del libro “In cucina con i migliori cuochi bresciani”, curato da Elina Andreis e Lucio Merzi. L’intero ricavato della vendita del libro, disponibile nelle migliori librerie, nelle edicole della città e presso la sede Svi, sarà devoluto al sostegno dei progetti Svi. Analoga destinazione avrà anche il ricavato di un’altra iniziativa promossa dal Servizio

volontariato internazionale. Si tratta della proposta “Io faccio la cena giusta”, programmata quest’anno per il 19 ottobre presso l’oratorio della parrocchia San Luigi Gonzaga, in via Carpaccio, 28 a Brescia. Altri appuntamenti sono in programma a Castenedolo, Adro, Mompiano e Gardone Valtrompia. Per prenotazioni e ulteriori informazioni è necessario contattare, entro il 16 ottobre, lo Svi (tel. 030/3367915). Il costo della cena è di 15 euro (10 i bambini).

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ella Valle di Corteno di madre Maria Troncatti pochi avevano mantenu-to il ricordo, ma la notizia della prossima beatifica-

zione ha fatto sorgere una genuina curiosità di scoprirne la figura e so-prattutto l’insegnamento di vita. La volontà stessa di suor Maria era sta-ta di farsi dimenticare: dal lontano 1922, quando aveva salutato i genitori e i fratelli prima di partire per il Sud America, non aveva più voluto torna-re a Corteno. Un taglio netto, dovu-to alla grande nostalgia e sofferenza provata i primi anni. Suor Maria ave-va però mantenuto rapporti epistolari con i familiari, dei quali oggi restano viventi tre anziane nipoti, figlie di una sorella. A Pisogneto di Corteno c’è ancora la casa natale, per altro assai vicina a quella del Premio Nobel Ca-millo Golgi. “Dopo il Nobel della me-dicina, il Nobel della santità”, questo uno degli slogan coniati dal parroco don Alessandro Nana. “Madre Tron-catti era una figura dimenticata, una suora come tante che questa terra ha dato. Adesso che la Chiesa la propo-ne ad esempio è scattato un sorpren-dente desiderio di riscoperta. Basti pensare che le biografie piccole o grandi uscite negli ultimi mesi sono volate, 300-350 copie in poco tempo. Considerato che la parrocchia conta nelle numerose contrade circa 460 fa-miglie, significa che un buon 60% ha

lottare con il proprio carattere timo-roso e con la salute malferma per po-ter convincere, prima i familiari e poi i superiori salesiani, a lasciarla par-tire per la terra di missione. “Quasi sepolta fra gli indios e fra immense difficoltà, spiega ancora don Nana, suor Maria seppe appoggiarsi alla propria fede, di cui esistono testimo-nianze sorprendenti fin da quando da ragazza andava a pascolare le capre verso l’Aprica”. Così l’avvicinarsi del Sinodo diocesano ed il concomitante Anno della fede sembrano calzare a pennello con l’esperienza missionaria della nuova beata. Aggiunge il Parro-

voluto informarsi meglio”. In effetti una volta scostata la polvere del tem-po, la nuova beata è morta nel 1969, e della distanza, è sepolta in Ecuador, si scopre l’estrema attualità di questa ragazza di montagna, che ha dovuto

Tre anni di adorazione perpetua. L’1 ottobre mons. Vigilio Mario Olmi ha celebrato una Messa nel terzo anni-versario dell’apertura dell’Adorazione eucaristica perpetua a Borgosatollo. Da tre anni il Santissimo Sacramen-to rimane esposto nella cappella at-tigua alla chiesa parrocchiale dal lu-nedì mattina fino alle prime ore della domenica in un incessante via vai di adoratori, iscritti e non, che sempre vegliano e pregano silenziosamente.

“Gesù ci ha promesso di essere con noi fino alla fine del mondo – ha ri-cordato mons. Olmi nella sua omelia – e chi avrebbe immaginato che per essere presente avesse ad inventare una presenza sacramentale, ma vera, della sua stessa persona e noi sappia-mo che Gesù è presente in mezzo a noi”. Alla celebrazione erano presen-ti buona parte degli adoratori “abitu-dinari” ma anche molte persone che saltuariamente entrano per pochi mi-

nuti per un momento di preghiera per affidare al Signore una nuova giornata o nei momenti più difficili della quo-tidianità. “Quando sono arrivato a Borgosatollo 10 anni fa – ha spiegato il parroco don Gino Regonaschi – ho trovato una comunità viva e conten-ta della propria fede e anche genero-sa nelle pratiche di pietà e questo mi ha portato a rispondere al desiderio dell’adorazione che poi abbiamo ini-ziato alcuni anni dopo”.

co: “La fede della beata significa aper-tura verso gli altri, da raggiungere con coraggio e forza di volontà, il corag-gio di staccare, di partire. Qui viene a galla la radicalità della sua scelta, la coerenza e quindi l’estrema dispo-nibilità: tutta e sempre per gli altri. Davvero un grande esempio anche per i giovani. Che vita avventurosa e felice quella di suor Maria!”. Ecco perché Corteno si sta riappropriando di questo Nobel della fede, anche se il 24 novembre soltanto tre cortene-si, fra cui una pronipote, saranno là, in Ecuador per partecipare alla ceri-monia di beatificazione.

A fine agosto i bambini bielorussi ospiti in soggiorno temporaneo, su iniziativa del Comitato “Valtrompia e dintorni”, presso le famiglie valtrumpline nel periodo estivo, sono tornati in patria. Ora il Comitato presieduto dalla inzinese Evelina Sanzogni sta lavorando per il turno natalizio. Si ricorda a quanti fossero interessati ad offrire casa e un posto a tavola a un minore bielorusso per il periodo, probabile, che va dal

12 dicembre al 12 gennaio, che è possibile fare la domanda di invito attraverso i responsabili locali consultando il sito www.acvbs.it o mandando una e-mail a [email protected]) scaricando il relativo modulo e presentandolo con la fotocopia della carta d’identità entro il 15 ottobre. Una esperienza stimolante e impegnativa ma anche affascinante: negli ultimi anni si sono viste famiglie con più figli

ripeterla guardando al risultato di arricchimento per l’affetto ed i valori dati e ricevuti per sé ed i propri figli, nei molti momenti di condivisione, solidarietà, amicizia e gioia dello stare insieme. E negli anni (il comitato opera da oltre un decennio) si è avuto il coinvolgimento a sostegno di Comuni, associazioni, il concreto aiuto di enti come la Cassa Padana di Leno e il Credito Cooperativo di Brescia di Nave. (e.b.)

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uò succedere che una co-munità a distanza di 400 anni venga informata di avere un parrocchiano il-lustre in odore di santità.

Il parroco di San Gaudenzio a Mom-piano, don Cesare Verzeletti, sorpre-so dalla lettera arrivata a fine agosto dalla Casa generalizia dei frati mino-ri di Busto Arsizio, ha condiviso con il consiglio pastorale un programma per dare il giusto risalto alla memoria di frate Giovanni Bodeo, Bodei o Ro-de (sul nome non c’è chiarezza) che verrà beatificato il 13 ottobre a Praga insieme ad altri 13 frati francescani. Cerchiamo di descrivere la vicenda. La prima beatificazione nell’Anno della fede rimarca la testimonianza di chi, come i 14 frati del convento di Santa Maria della Neve a Praga, nel 1611 pagò con il sangue l’appar-tenenza al cattolicesimo. Di questi, quattro erano italiani: padre Bartolo-meo Dalmasoni, nato a Ponte S. Pie-tro in provincia di Bergamo, curava il restauro della chiesa e del convento; fra Gerolamo degli Arese, di Milano, diacono di circa 24 anni; fra Gaspare Daverio, 27 anni, nato a Bosto (Vare-se) il 27 aprile 1584 e ordinato suddia-

cono nel 1610; fra Giovanni Bodeo o Rode (sul cognome c’è un conflitto di attribuzione), nato a Mompiano, fratello laico, ortolano e aiutante del sacrestano. Frate Giovanni non figura nell’Archivio parrocchiale che inizia a fine Cinquecento. Secondo alcune ricostruzioni la famiglia del religioso sarebbe arrivata a Mompiano da Sa-lò. Non si può conoscere il motivo per cui i quattro lombardi si trovassero a Praga: forse scelsero di essere missio-nari in quella terra oppure le loro fa-miglie emigrarono in quella regione. Il martirio dei 14 francescani si colloca nella lotta tra protestanti e cattolici. Rodolfo II, re di Boemia e imperato-re aveva concesso la libertà religiosa alle confessioni non cattoliche pre-senti in Boemia con la lettera di Ma-està del 1609 che acuì il contrasto tra cattolici e protestanti. Questi ultimi erano sostenuti dall’arciduca Mattia,

fratello dell’imperatore, che tramava per spodestare Rodolfo. Il 15 febbra-io del 1611, una grande folla formata da hussiti, calvinisti, luterani e da al-tri cattolici fece irruzione nel conven-to francescano di Praga. Nell’arco di quattro ore (dalle 11 alle 15) furono massacrati 14 frati. La convinzione che erano morti da martiri e uccisi in odium fidei era sì condivisa dalle persone che li avevano conosciuti, ma ci sono voluti quattro secoli affinché il processo di beatificazione potesse avere esito positivo. Una delegazione mompianese di sei persone andrà a Praga per la beatificazione, mentre la parrocchia sta organizzando una gior-nata preceduta da una preparazione con i padri di Busto Arsizio; don Ce-sare, inoltre, ha incaricato un pittore locale perché possa dipingere una tela a ricordo della beatificazione e della celebrazione in parrocchia.

Ma quanto ci costa la politica brescia-na? A questa domanda ha dato una risposta la presidente del Consiglio comunale di Brescia, Simona Bor-donali (nella foto), che con gli altri capigruppo ha snocciolato i dati. Il Consiglio comunale costa ai cittadini 307mila euro all’anno su un bilancio del Comune di 60 milioni di euro. In questa cifra va considerato il gettone di presenza pari a 92,96 euro. Nell’arti-colo parleremo solo di cifre lorde alle quali vanno poi considerate le relative trattenute. Se un assessore nel 2011 ha percepito 3.953, 23 euro lordi, il vicesindaco sale a quota 4.941,52 eu-ro. Nel 2011 il Sindaco (era in Parla-mento) non ha percepito l’indennità comunale, in caso contrario sarebbe costato 6.588,70 euro. I fondi assegna-ti ai gruppi consiliari che tanto hanno fatto discutere nella Regione Lazio ad oggi sono di 10mila euro complessivi da dividere per tutti i gruppi consilia-ri in base al numero di rappresentanti in consiglio comunale: si va dai 2580 euro nel 2011 per il Pd ai 480 euro di Sel o Idv; queste cifre sono state ri-dotte in tempi non sospetti (il 2 marzo del 2012) come hanno sottolineato i capigruppo. Certo, questa l’unica os-servazione su un quadro che appare

virtuoso, che negli anni precedenti la quota complessiva da suddividere nei vari gruppi era di 36mila euro con un residuo (quello che non viene speso, restituito nelle casse del Comune) molto basso. Oggi i gruppi consiliari si dividono 10mila euro, ieri 36mila. Se dipendenti, quando partecipano alle sedute del Consiglio viene loro rico-nosciuto l’orario effettivo o al massi-mo sei ore e 20 minuti. Basti pensare, però, che maratone come il Pgt han-no occupato anche un arco tempora-le di 17 ore. Nella prossima tornata amministrativa i costi della politica dovrebbero diminuire ulteriormente visto che i consiglieri passeranno da 40 a 32. Per quanto riguarda i benefit, si registra solo la presenza di un tele-fonino (Black Berry) per le telefonate in Comune o ai consiglieri comunali. Se fino al 2011 il permesso per girare in centro storico era gratis, oggi viene rilasciato solo su pagamento.

L’anno scolastico 2012/2013 si è aperto con una novità: sono incominciati nella nuova sede di via Ragazzi del 99 numero 11 anche i corsi di formazione professionale organizzati dalla Scuola bottega artigiani San Polo. La scuola, nata nel 1984 per rispondere alla domanda di famiglie e ragazzi che cercavano percorsi personalizzati, è una onlus accreditata presso la Regione Lombardia che amplia, quindi, la sua offerta formativa: la nuova struttura si aggiunge, infatti,

a quelle già esistenti di via Carducci a Brescia e di via Conte Berardo Maggi a Mezzane di Calvisano. Sono iniziati i corsi di meccanico, elettricista, termoidraulico, addetto alle vendite, sartoria, informatica e servizi al lavoro. Oltre ai corsi di Asa Oss, riqualifica Asa in Oss. La frequenza alle lezioni permetterà agli studenti di soddisfare i requisiti di legge per adempiere all’obbligo scolastico, acquisire una qualifica professionale triennale valida per l’inserimento nel mondo del lavoro,

ottenere un titolo di studio valido per la prosecuzione degli studi sempre all’interno di Scuola Bottega (diploma di tecnico del IV anno, maturità quinquennale per l’accesso all’Università). La nuova sede può vantare una vicinanza con la sede operativa di via Carducci con un ampliamento del comprensorio territoriale. La stessa metodologia didattica si fonda sull’utilizzo dell’Ipad come strumento di studio e di lezione partecipata tra docente e alunni che riceveranno sul loro Ipad

i contenuti didattici multimediali. L’investimento tecnologico chiama in causa l’utilizzo di nuovi laboratori con macchinari che permetteranno una preparazione completa e all’avanguardia rispetto alle richieste del mondo del lavoro. Il docente, inoltre, attraverso il registro elettronico potrà informare le famiglie in tempo reale sull’andamento scolastico del proprio figlio. Per informazioni, si può visitare il sito www.scuolabottega.org.

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Si rinnova a Roncadelle l’appuntamento con la solidarietà. Domenica 7 e domenica 14 ottobre il Gruppo missionario propone la “Mostra-mercato missionaria” a sostegno di progetti umanitari. Nella Sala civica di via Roma viene allestita una grande esposizione di oggetti artistici provenienti da Brasile, Camerun, Cile e Uganda e di manufatti realizzati dai sostenitori del gruppo. A contorno, giochi per i più piccoli e una mostra fotografica sulle attività finanziate.

“Ricorrono quest’anno – spiega il presidente Giovanni Vespa – i vent’anni di attività del nostro gruppo, che è composto da una ventina di soci e che si avvale dell’aiuto di 250 sostenitori, del sostegno dell’amministrazione comunale, di associazioni e di gruppi di volontariato”. 20 anni che il Gruppo missionario Roncadelle, con sede in via Don Vezzoli 29, ha speso ad aiutare le popolazioni in via di sviluppo con progetti in Brasile, Camerun, Cile

e Uganda supportati in loco da religiosi e laici. “Promuoviamo e organizziamo iniziative nel campo della beneficenza attraverso raccolte di fondi da destinare alla cooperazione per lo sviluppo sociale ed economico. Le attività si articolano nella costruzione e gestione di case di accoglienza per l’infanzia abbandonata o in stato di bisogno, nello svolgimento di attività educativa e formativa dei bambini di cui ci facciamo carico, nel concedere contributi

finalizzati allo sviluppo agricolo e alla valorizzazione del territorio, nella promozione della donna e della famiglia e nel provvedere ad interventi di carattere eccezionale, come nel caso del Cile sconvolto da terremoti e maremoti”. A sostegno delle proprie attività il gruppo organizza una serie di eventi: la bancarella della solidarietà in maggio, la festa dei continenti e la festa del sorriso in giugno, la mostra mercato in ottobre e la pesca di beneficenza a dicembre. (v.b.)

ell’ottobre 2010, gra-zie all’opera sinergica di Cantiere del Sole e A2A e al finanziamento di Fon-dazione Cariplo e della

stessa A2A, prese il via il progetto pilota “Con-dividere la sostenibilità”. Scopo di tale progetto, rivolto agli abi-tanti di quattro palazzi, dislocati a Bre-scia e a Bergamo, era quello di sensi-bilizzare e coinvolgere i condomini a mettere in atto azioni attente all’am-biente e tramite le quali fosse possi-bile favorire un maggior risparmio delle risorse energetiche primarie. Cantiere del Sole è una cooperativa sociale, specializzata in campo ener-getico e ambientale, nata nel 2003 e parte del gruppo Cauto. Oggi, a distan-za di due anni dall’avvio, il progetto pilota si è concluso con un convegno finale, tenutosi sabato scorso presso l’auditorium del Termoutilizzatore di Brescia; durante il convegno, che ha visto la presenza di Paola Vilardi e Massimo Bandera, rispettivamente assessore all’Urbanistica, Ambiente ed Edilizia del Comune di Brescia e assessore all’Ambiente, Energia e Opere del Verde del Comune di Ber-gamo, si è discusso della validità del progetto riflettendo sui risultati dello stesso divulgati in loco. Al tavolo dei relatori si sono così succeduti Saverio Zetera di Aprica SpA, Oscar Pedrinelli e Francesco Sirio di A2A, Danilo Sca-ramella di Aler, Federico Plebani, Gre-

ta Cocchi e Davide Bergoli di Cantiere del Sole e Mario Taccolini, presidente della Congrega della carità apostolica. “Ogni tematica ambientale, al giorno d’oggi, risulta essere particolarmente importante ed è fondamentale che i cittadini comprendano quanto siano vitali le risorse ambientali” ha detto

Paola Vilardi; “non posso far altro, quindi, che ringraziare coloro che hanno voluto portare all’attenzione dei tecnici specializzati i risultati di questo importante progetto” ha poi concluso. “Ho apprezzato sin da su-bito questo progetto, realizzato in un momento in cui, investendo in eco-sostenibilità si possono ottenere ot-timi risultati in campo economico; in seguito alla crisi economica diffusa si costruisce di meno, ma ciò che conta, oggi, è lavorare sugli edifici esisten-ti, rendendoli sostenibili attraverso scelte lungimiranti e oculate” le ha fatto eco Bandera. Attraverso “Con-dividere la sostenibilità” si è lavorato su temi come lo smaltimento dei ri-fiuti, il risparmio energetico e idrico; il pilota è stato realizzato in quattro fasi: analisi dei dati relativi ai consu-mi di risorse ambientali, presentazio-ne ed utilizzo di alcune pratiche per migliorare tali consumi, divulgazione dei risultati. In relazione all’energia elettrica si è riscontrata una dimi-nuzione di consumi medi annui pro-capite di 69 kWh; riscontrata inoltre una riduzione del 6,2 % sui consumi di acqua calda. I confortanti risultati ottenuti nei due edifici di Mompiano e Chiesanuova sono la dimostrazione che, nonostante la strada sia ancora lunga, l’adozione di nuovi stili di vita e l’utilizzo di tecnologie efficienti po-trebbe davvero migliorare la qualità della nostra vita.

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uardare al futuro, rileg-gendo il passato. L’at-tualità di padre Ottorino Marcolini: il lavoro, la fa-miglia, la casa” è il titolo

del convegno in programma sabato 6 ottobre alle 9 al Centro pastorale Paolo VI in occasione del 65° di co-stituzione di Ucid Brescia proprio a opera di padre Marcolini. Partecipa-no mons. Giuseppe Saia, padre Giu-lio Cittadini ed Enrico Silvioli. Alle 10.30 è fissata un tavola rotonda sui diversi aspetti (imprenditore, educa-tore, attento al sociale...) con Luciano Silveri (presidente La Scuola), Save-rio Gaboardi (Aib), Angelo Antonio Bertoni (presidente Cooperativa La Famiglia), mons. Antonio Fappani (presidente Fondazione Civiltà Bre-sciana) e Giuseppe Milanesi (pre-sidente Conferenza San Vincenzo). L’incontro rientra in un programma più ampio allestito da una serie di realtà fra queste la Fondazione Asm, la Fondazione civiltà bresciana, il

Un cantiere lungo 180 giorni. Questo, nelle previsioni, dovrebbe essere l’iter che darà un nuovo volto al Teatro Santa Chiara, chiuso dalla fine di maggio, che rappresenta un fiore all’occhiello della comunità bresciana inserito nella chiesa dell’ex monastero del XIII secolo. Come si presenterà agli occhi dei bresciani? Avrà prima di tutto un palcoscenico nuovo con poltrone comode (120, 30 in meno della situazione attuale).

La stessa facciata sarà rivista nelle sue parti rovinate. I lavori, quindi, sono iniziati. Sono due le linee di intervento puntualizzate dalla coordinatrice Paola Faroni, responsabile del settore edilizia monumentale del Comune. Da una parte verrà conservato l’edificio con il necessario adeguamento dell’impianto (previsto anche un nuovo sistema di illuminazione e l’integrazione dell’impianto di riscaldamento con un impianto

a pavimento); dall’altra parte si rivedranno anche la colorazione delle pareti (oggi rosse), il cui colore verrà stabilito in accordo con la Soprintendenza e la pavimentazione (sarà formata da una cornice perimetrale di pietra e da una parte centrale di legno). Per l’intervento sono stati messi a disposizione 600mila euro, di questi 500mila provengono dallo Stato e 100mila dal Comune. Investire sul Santa Chiara significa anche investire su un

progetto culturale. La presidente del Ctb, Carla Boroni (nella foto), guarda con entusiasmo al progetto e al restauro, puntando sulla storica vocazione del Teatro Santa Chiara di sperimentare e accogliere tutte le novità che possono arrivare dal territorio. Il Sociale e il Santa Chiara formano il teatro stabile della città di Brescia, ma “siamo solo – racconta l’assessore Arcai – all’inizio di un percorso culturale comune”.

Museo diocesano e l’Ucid. Sono pre-visti diversi momenti. Dopo il primo appuntamento, il 13 ottobre l’audito-rium Iveco di via Franchi 23 ospita al-le 21 la lettura scenica “Chel Mòtom che el va gnè a inciodàl” per la regia di Pietro Arrigoni con il Coro Prealpi di Erbusco. Al Museo diocesano, in-vece, il 16 novembre viene inaugura-ta la mostra fotografica “Padre Mar-colini: un prete fuori serie” che resta aperta fino al 6 gennaio 2013. Sempre nelle stesse date è indetto il premio fotografico del Giornale di Brescia “I villaggi Marcolini: passato e pre-sente”; si tratta di un fotoconfronto tra immagini della storia dei Villaggi Marcolini e scatti sulla vita attuale nei quartieri. Sul sito della www.fonda-sm.it si potrà vedere la pubblicazio-ne dell’ebook (libro elettronico) del volume di mons. Antonio Fappani e Clotilde Castelli “Il prete di tutti: Ot-torino Marcolini”. Il 15 ottobre scade, invece, il bando di concorso per le tre tesi di laurea magistrale sulla figura di Marcolini formatore, imprendito-re e ingegnere. Informazioni sul sito www.ucidbrescia.org.

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ussidiarietà trasversale. Il parroco don Giovanni Pa-lamini domenica 7 ottobre aspergerà uno dei 40 letti oggetto della transazione,

per benedire tutti gli altri ausili dislo-cati nei quattro nuclei dove soggior-nano 80 anziani non autosufficienti. Il progetto ha preso le mosse dalla constatazione di un esubero di ar-redi precedentemente in uso presso l’ospedale S. Orsola e ora non ade-guati alla nuova collocazione presso l’ampliato Istituto ospedaliero di via Bissolati; un esubero che ha incon-trato parallelamente il bisogno di let-ti elettrici della Casa di riposo di Ca-stenedolo che fino a qualche mese fa risultava priva di tali ausili. La strut-tura assistenziale, che ospita ben 80 anziani (68 posti di Rsa e 12 posti let-to per ricoveri di “sollievo”) non ave-va ancora potuto sostenere la spesa per l’acquisto di un numero adeguato di letti elettrici, obbligata a investire ingenti risorse per la messa a norma degli immobili e il loro adeguamento alle normative stabilite dalla Regio-ne. Il Consiglio di amministrazione del Pio Ricovero aveva perciò inca-ricato un’apposita commissione di elaborare uno studio di fattibilità per l’acquisto di 72 nuovi letti in grado di fornire adeguata assistenza e confort agli anziani ospiti e nel contempo di salvaguardare la salute degli opera-tori che nel proprio turno di lavoro si trovano a movimentare numerose volte i pazienti. Mentre si svolgeva-no le ricerche di mercato per defini-re l’acquisto dei costosi strumenti, la Commissione del Pio Ricovero ha po-

diventa risorsa preziosa per l’altro. I letti dell’ex Ospedale S. Orsola con-tinuano così ad essere importante ed efficace strumento di cura ed as-sistenza per le persone anziane: una prosecuzione ideale della mission dell’Ospedale S. Orsola, da sempre centro di eccellenza per la cura delle persone più anziane. Ai 40 letti e agli altri arredi di complemento che dai reparti di via Vittorio Emanuele sono migrati verso le strutture di via Pluda a Castenedolo, si sono poi aggiunti 32 nuovi letti elettrici di ultima ge-nerazione forniti dalla Falegnameria dei Fratelli Maestri, la quale si è fatta carico del trasloco, della revisione e del montaggio dei letti recuperati dai reparti che venivano trasferiti presso la “Poliambulanza”.

tuto valutare la compatibilità di una serie di letti elettrici di recente pro-duzione e di altri piccoli arredi (ma-terassi, guanciali, comodini, sedie) in via di dismissione in alcuni repar-ti dell’Ospedale cittadino S.Orsola. Si è così perfezionata una straordinaria operazione di sussidiarietà trasver-sale, che ha visto protagonisti due Enti operanti sullo stesso territorio; ciò che non serve più ad un servizio

TeatrAction: la prima giornata del-la creatività teatrale, domenica 30 settembre, ha riempito di colore la splendida cornice di Villa Badia a Leno attirando molti partecipanti e molti curiosi. La passione per il teatro era esplosa l’anno scorso con la creazione della scuola di recitazione ‘Il teatro di Desiderio’ ed è approdata alla manifestazione di domenica che tra i molti eventi ha ospitato anche il saggio del pri-

mo gruppo di attori della scuola. Ha aperto alle 10.30 lo spettacolo circense “Mic Circ Fratilor” e ha chiuso alle 21 l’Hostera, comme-dia dialettale ispirata alla Locan-diera di Goldoni, nel mezzo un ininterrotto susseguirsi di spetta-coli per adulti e bambini: burattini, filastrocche, clowneria, musical e cena con delitto.Giovani attori, davanti all’attrice teatrale Maria Rosaria Omaggio,

si sono esibiti concorrendo per partecipare al laboratorio “Paro-le Parole” che il regista russo Juij Alschitz, terrà a Leno a dicembre. A TeatrAction, le 20 compagnie presenti con stand hanno presen-tato corsi e programmi per la pros-sima stagione.Oltre 600 gli ingressi, tra appassio-nati, curiosi e attori provetti, per tutti l’insegnamento di Giorgio Za-netti, ospite della giornata. Il comi-

co di Zelig che 20 anni fa lasciò un lavoro sicuro per fare cabaret, alla domanda su cosa gli abbia garanti-to il successo risponde: “L’istinto comico puro, il desiderio forte di far ridere, perché quando fai ciò che ti piace, la sicurezza in te stes-so ti permette di improvvisare. Ma – conclude – devi crederci, perché di geni non ne ho conosciuti, ma ho conosciuto gente che ha sapu-to crescere”.

Sono iniziate a Verolanuova le iniziative per il 180° anniversario di fondazione dell’Istituto delle Suore di Maria Bambina. L’inaugurazione è fissata per domenica 7 ottobre con le Messe in basilica delle ore 9 e delle ore 11 alla presenza di suor Franca Maria Busnelli. Fra gli altri appuntamenti, martedì 10 ottobre nella basilica: “Ciò che più conviene alla vita”, con suor Agnese Quadrio e il Gruppo Canto della Carità, ricordando la figura di Santa Bartolomea Capitanio. Giovedì

11 ottobre, alle ore 15 alla Casa Albergo, una Messa per anziani e ammalati. Venerdì 12 alle ore 20.30, in Basilica c’è l’adorazione eucaristica con le riflessioni ispirate dalle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. Sabato 13, alle ore 18.30 in basilica, la Messa di ringraziamento per il sacerdozio e la vita consacrata; alle ore 21 sempre in chiesa il Concerto d’organo del maestro Fausto Caporali. Domenica 14 alle ore 12.30 il pranzo dalle suore per sacerdoti, religiosi e

religiose nativi o che hanno prestato servizio presso la comunità; alle ore 16 la S. Messa solenne con processione mariana. L’Istituto delle Suore di Carità fondato a Lovere il 21 novembre 1832, da Santa Bartolomea Capitanio (1807-1833), è presente anche a Verolanuova da lungo tempo: le suore si occupano della catechesi, della gestione della scuola materna e collaborano con l’oratorio Mons. Giacinto Gaggia del quale quest’anno ricorrono i 70 anni della fondazione. (pio)

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Quando una famiglia decide di acquistare una nuova casa, ripone in essa progetti e speranze. Questa però è la storia di un sogno interrotto, di una famiglia ingannata e presa in giro. Siamo a San Paolo: “Tutto incomincia ad agosto 2010 – ci viene raccontato – quando decidiamo di cambiare casa. Rivolgendoci a un impresario del paese ci accordiamo per una permuta con quella nella quale abitavamo fino a quel momento, con l’impegno a traslocare entro

settembre 2011, quando fossero finiti i lavori per la nuova. Noi abitavamo sopra un parente malato di cancro, occupandoci di lui. Purtroppo ad agosto 2011 ha iniziato ad aggravarsi e non ce la siamo sentita di allontanarci. Così abbiamo chiesto alla ditta di poter posticipare il trasloco, pagando la differenza tra il valore dei due immobili, 127mila euro”. Dopo la morte del congiunto, nel gennaio di quest’anno iniziano i problemi: gli impresari non si fanno trovare,

mentre in paese circola la voce che siano in cattive acque. L’impresa non sembra più disposta ad accettare la permuta. Inoltre non si presentano all’appuntamento previsto per il rogito e si viene a scoprire che la casa in costruzione è gravata da un’ipoteca di 900mila euro. “In seguito – continuano – ci hanno proposto di acquistare la casa, dalla quale avrebbero tolto l’ipoteca, senza permuta, ma, quando ci eravamo organizzati per accendere un mutuo, hanno

dato fallimento”. “Ora ci troviamo – concludono – ad aver perduto i nostri soldi senza aver acquistato la casa, con una vicenda che si è trascinata per molto tempo e per la quale dobbiamo pagare avvocato e geometra. Siamo stati ingannati e, nelle occasioni in cui abbiamo chiesto spiegazioni, trattati malissimo. Ora abbiamo solo potuto presentare denuncia per truffa, mentre loro hanno riaperto una nuova società. È giustizia questa?”. (f.u.)

ccomi”. Con umiltà e amore don Tino Berga-maschi ha risposto alla chiamata del vescovo Luciano. Per don Tino si

apre una nuova esperienza pastorale al timone della parrocchia di Monti-rone, dove farà l’ingresso con il nuovo curato don Claudio il 17 novembre.Don Tino, si apre per lei una nuova strada. Cosa si aspetta di trovare nella comunità di Mon-tirone? Mi aspetto di trovare una Chiesa che sta camminando, come tutte le co-munità ecclesiali della diocesi. La ta-bella di marcia ci è stata data in vista del Sinodo. Sembrava che il Sinodo ci distogliesse dall’Anno della fede e invece si abbinano benissimo.Una Chiesa nuova e una comunità nuova. Come si presenterà ai suoi nuovi parrocchiani? Voglio essere un fratello che ha il com-pito di indicare Gesù. Sono desidero-so di vedere il loro volto, conoscere le loro storie e far capire che con Gesù investiamo nel sicuro. Mi ha colpito molto una frase del Papa quando di-ceva “che la Chiesa deve aiutare oggi più che mai l’umanità e ogni cristiano a uscire dal deserto delle idee e dei rapporti per dire c’è qui Gesù”. Gesù è la stella polare e noi continueremo a guardare a Lui. Cosa l’ha convinta ad accettare? Da quando ho incontrato il Vescovo, era il 26 agosto, ero molto combattu-to tra il sì e il no. Sono state giornate davvero difficili. Nel sì vedevo la lo-gica del mio stile di obbedire sempre ai miei superiori, basta pensare che Gesù con l’obbedienza al Padre ha salvato tutti noi e noi non possiamo distoglierci da questo prototipo. Alla fine sono andato dal Vescovo e gli ho detto di sì. Con quel sì mi sono tolto un peso e come insegnò Gesù, posso dire di aver ricevuto 100 volte tanto.Cosa lascia dopo questa lunga permanenza a Lumezzane? Spero di non aver deluso nessuno dei miei fratelli che avevano tante aspet-

tative in me. Qui ho visto la mia matu-rità dell’essere prete. in questo perio-do siamo andati nella direzione della nuova evangelizzazione, basti pensare che in parrocchia abbiamo 22 centri

d’ascolto. Ritengo che sia opportuno questo cambio della guardia e prego con i miei parrocchiani per questo cambiamento. Qui mi sono sentito a casa e porterò tutti con me.

Se deve dare un consiglio al suo successore cosa direbbe? E cosa vuol dire ai nuovi parrocchiani?Fidatevi di Gesù e non abbattetevi mai! Continuate su questa strada che il Signore è con voi e siate sempre in comunione con il nostro Vescovo. Ai miei nuovi parrocchiani dico che non sono né teologo né biblista, ma ho un cuore grande che metto a loro disposizione. Cercherò di avere posto e tempo per tutti. Non sono giovane, però darò tutto me stesso per la nuo-va comunità.

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e giornate estive sono già un ricordo, ma sul Garda le presenze turistiche so-no ancora numerose. Me-rito anche della destagio-

nalizzazione, da anni auspicata dagli attori coinvolti nella filiera turistica e divenuta la parola d’ordine di Silvia Razzi, assessore al turismo e alla cul-tura della Provincia. Ragionando sul comparto turistico l’assessore pone l’accento su alcuni aspetti fondamen-tali per il rilancio del settore. “Anche sul Garda, che rappresenta, con il 63% di arrivi e il 72% di presenze, il nostro ‘faro’ turistico si impone un ripensamento strategico. Non si può più puntare solo sulla stagione estiva, peraltro condizionata dal fattore me-teo ed è sempre più necessario, per assecondare i gusti e le richieste del turista moderno, che il turismo faccia rete con lo sport, con la cultura, con l’ambiente e con l’enogastronomia”. Una risorsa ‘sportiva’ è rappresenta-ta dalle ‘due ruote’. “La provincia è la più ciclabile della Lombardia. Si sta già lavorando ad un progetto deno-minato “Bike hotel” che consentirà alle strutture alberghiere di ospita-re i ‘biker’ e le loro famiglie offrendo servizi e comfort adeguati”. Anche la proposta di eventi culturali di qualità si coniuga con il turismo per svilup-pare una economia alternativa. “Il Fe-stival del Vittoriale a Gardone Riviera con la maggior parte del cartellone ‘sold-out’, l’Estate musicale a Salò che grazie al violino ha coinvolto in una iniziativa itinerante Brescia e Cremo-na, la messa a disposizione da parte dell’Accademia Carrara di Bergamo

rappresentano solo la punta dell’ice-berg di eccellenti proposte culturali che il Garda offre e che si connotano nella valorizzazione di un linguaggio artistico territoriale e come veicolo di divulgazione turistica”. Anche l’am-biente può diventare preziosa risorsa economica. “Il patrimonio verde del territorio è un valore da salvaguarda-re e valorizzare. Testimone di ciò il fresco riconoscimento di ‘parco più bello d’Italia’ assegnato ai giardini del Vittoriale”. Elevata è l’attenzione po-sta alla qualità delle acque. Una forte attrattiva turistica viene dall’offerta enogastronomica. Cresce la consa-pevolezza della necessità di “fare re-te” tra più fronti per vincere la partita turistica e creare i presupposti di una auspicabile crescita economica.

di 30 prestigiose opere che hanno da-to vita alla mostra Nature morte dal XVII al XVIII a Desenzano, la rassegna “Lune di Teatro in Valtenesi” pensata in simbiosi scenica con siti ricchi di fascino, la rappresentazione teatrale dedicata ad Ermengarda che ha vi-sto coinvolte alcune zone del Garda e quelle alle Grotte di Catullo a Sirmio-ne collocate in una cornice spettaco-lare dopo 35 anni dall’ultimo evento,

Sabato 22 settembre i russi sono ri-tornati in patria dopo le tre settimane di vacanza-studio trascorse in Italia. Erano giunti all’aeroporto di Venezia e, dopo aver visitato la città lagunare in una delle sue giornate più suggesti-ve, sono approdati, in serata, a Coc-caveglie, nel Comune di Capovalle, a cavallo fra i laghi d’Idro e Valvestino. Ogni giorno i 41 ragazzi – alcuni or-fani e di età dai 12 ai 17 anni – hanno seguito le lezioni scolastiche, impar-

tite loro dai sette insegnanti al segui-to, e passeggiato lungo i bei sentieri della Valvestino. Alla sera preparava-no gli spettacoli folcloristici; per oltre un’ora col loro “concerto” – così lo chiamavano – deliziavano il pubblico con danze moderne e folcloristiche, accompagnati da chitarra e fisarmoni-ca, prima di offrire un rinfresco: la cit-tà di Tula, dove ha sede il loro rinoma-to ginnasio, è famosa per la produzio-ne del samovar (fornello per l’acqua

calda e il tè), del prjanik (panpepato al miele) e della fisarmonica. Hanno anche beneficiato di gite didattiche, storiche (a Sirmione e a San Martino della Battaglia), ricreative (a Garda-land). Abbiamo raccolto alcune im-pressioni dagli amici di Coccaveglie che hanno prestato la loro opera sia in cucina che nel riordino degli am-bienti: “Erano allegri ma non chiasso-si, mangiavano con alacrità e piacere fino all’ultima briciola; in buon ordine

prendevano da soli il cibo che consu-mavano parlando sommessamente; hanno apprezzato molto la pasta, il pesto e il grana che si sono messi an-che in valigia”.A padre Pippo Ferrari il commento fi-nale: “Non ci siamo arresi di fronte al-le difficoltà e grazie alla Provvidenza, manifestatasi con l’aiuto di alcuni be-nefattori che hanno creduto nell’ini-ziativa, buona parte delle spese sono state sanate”.

Sabato 6 e domenica 7 ottobre si concludono le feste mariane nella parrocchia di San Lorenzo a Nuvolera. Domenica sera, quindi, l’immagine della Beata Vergine di Loreto verrà riportata in processione al santuario di S. Rocco. Il santuario è cinquecentesco: nella seconda metà del Settecento prese il sopravvento il culto alla Madonna di Loreto come voto della comunità per la grazia ricevuta (il dono della salute

dopo un’epidemia). Secondo le cronache dall’Ottocento a oggi si celebrano ogni cinque anni le feste mariane. Dalla primavera scorsa il paese è in fermento per l’addobbo del percorso con fiori di carta e coreografie. Durante la “peregrinatio Mariae” la predicazione è stata tenuta dai padri carmelitani (padre Rosario e Fedele). Per tutta la comunità è stata esaudita l’invocazione del parroco don Lucio Salvi alla Madonna: “Vieni accanto a noi,

nelle nostre contrade, sostienici nelle nostre necessità, donaci consolazione, aiutaci a superare e vincere le difficoltà che incontriamo sul nostro cammino quotidiano”.Sabato 6 ottobre alle 18.30 i sacerdoti dell’erigenda unità pastorale (Nuvolera, Nuvolento, Serle e Castello di Serle) officiano la Santa Messa, mentre in serata alle 20.45 i maestri Alessandro Casari all’organo e Maria Colosio (soprano)

si esibiscono in un concerto mariano. Le celebrazioni, quindi, si concludono domenica 7 con la Messa solenne delle 18.30 presieduta da mons. Bruno Foresti. Sabato 29 settembre è stato ricordato anche il primo anniversario della morte di don Guerino Franzoni, originario di Nuvolera e già rettore del santuario di Valverde; la Messa è stata presieduta da don Roberto Zappa, attuale rettore del santuario di Valverde di Rezzato.

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u n t u a l e , s u l f i n i r dell’estate, ecco il vo-lumetto di programma-zione della fondazione “Annunciata Cocchetti”

delle suore Dorotee di Cemmo. Il motto che viene adottato e posto in evidenza perché faccia da batti-strada è, come sempre, significati-vo: “Animare la vita dentro la sto-ria”. In sede di introduzione, non senza un briciolo di provocazione, le suore giustamente si chiedono: “C’è ancora posto per la cultura?” La fondazione, che fa cultura nel-la vallata dell’Oglio dalla nascita, continua a pensare che un posto ci sia: “…un angolo per nutrirci, ab-bellirci, dilatarci”. Continua dopo anni la formula vincente di “Sul fi-lo della memoria”, percorsi guidati itineranti, per questa tornata con-centrati nella media Valcamonica (Malegno, Nadro, Bienno, Malon-no). Si tratta di un filo invisibile che lega l’uomo al proprio terri-torio ed il territorio alla comuni-tà che lo trasforma: una relazione profonda che lascia tracce dure-voli e significative nella memoria collettiva; individuarle, compren-derle e trasmetterle è l’intento del-le passeggiate culturali. Grande spazio viene ogni anno dedicato all’arte ed alla sua storia, declina-ta nell’ottica locale: quattro bloc-

chi di conferenze (aggiornamenti, approfondimenti, interpretazioni, prospettive) provano dunque a raccogliere novità e studi del pa-norama storico-artistico brescia-no. In questo contesto la presen-

ha l’intenzione di riconsegnare a entrambi i genitori un ruolo e uno spazio accanto ai propri figli. Nel capitolo “ricostruzioni” troviamo uno spazio riservato a Vincenzo Gheroldi, docente universitario, storico dell’arte: “Cantieri di pit-tura murale nell’area sub-alpina”: le ricostruzioni delle dinamiche di alcuni cantieri di pittura murale, compresi fra l’età longobarda ed il primo Cinquecento. Ed ancora il teatro, la poesia e la musica “Note per un decalogo” e “Cose dell’altro mondo, parole e suoni per la mon-tagna” a cura di Lorenzo Scandro-glio. Singolare il modo per educa-re all’Europa: due splendidi viag-gi: “Abbazie d’Europa” (Francia, Germania e Svizzera) e “Viaggio a Bruxelles” (nel cuore delle istitu-zioni europee). Il catalogo si con-clude con le pubblicazioni della collana “Percorsi in fondazione”, “Studi e confronti” e “Progetti eu-ropei”. Ovviamente non viene di-menticato nella programmazione il “Convegno spazio Giovani”, ov-vero il momento di presentazione e premiazione delle tesi di laurea specialistiche dedicate alla Valle, voluto per offrire visibilità ai gio-vani neo-laureati e far conoscere le novità emerse dai loro studi. Per informazioni, contattare il numero 0364 331284.

tazione della nuova opera di Oli-viero Franzoni: “Vita quotidiana in Valcamonica” e il corso “Letterati in Valcamonica tra XV e XX seco-lo (sempre del medesimo autore). C’è poi un’autentica perla: il corso di storia coordinato da Giovanni Gregorini dell’Università Cattoli-ca: “La Valcamonica nella contem-poraneità” (i relatori sono Giovan-ni Gregorini, Sergio Onger, Mimmo Franzinelli, Gianfranco Tosini). Non poteva mancare alla program-mazione l’importante dimensione psico-pedagogica (“Incontrarsi per crescere – padri e figli”), che

Tutto il mese di ottobre sarà dedicato a un’iniziativa che coinvolge l’intero solco montano dell’Oglio: la rassegna “Del Bene e del Bello”, giornate del patrimonio culturale della Valcamonica, organizzate dal Distretto culturale valligiano. L’evento è ormai giunto all’ottava edizione. “Dopo le feste che hanno animato le piazze estive, i nostri paesi, nei caldi colori autunnali, aprono le porte – racconta la presidente Simona Ferrarini – per accogliere visitatori,

amici e turisti: chiese e palazzi sotto i nostri occhi, ogni giorno, ma da scoprire nei particolari con l’aiuto di guide esperte”. Tre obiettivi: “Cultura e turismo”. “Arte, ponte tra culture”, questa volta nei suggestivi luoghi delle incisioni rupestri; per passare poi a “Cultura ed impresa”, nei siti delle imprese storiche e moderne del territorio.Tutti i Comuni, in un fitto elenco che va, in ordine alfabetico, da Artogne a Vezza d’Oglio aprono il loro particolare scrigno per

mostrare con orgoglio il proprio tesoro che può essere non soltanto la Via Crucis del Simoni, ma anche una semplice piccola chiesetta campestre con qualche prezioso resto d’affresco. Il Distretto ha messo a punto un segno distintivo particolare che prende il nome (e il logo) di “Valle dei segni”: impronte, tracce, orme, segnali da scoprire attraverso i sentieri, la pista ciclabile, il corso del fiume, la ferrovia, da conoscere attraverso la voce dei giovani e del

laboratorio di comunicazione, da valorizzare attraverso gli occhi dei turisti presenti. A volte, come ad esempio quest’anno, c’è la singolare fortuna di veder aggiunto qualcosa al patrimonio dei capolavori municipali: è il caso della Casa Valiga di Bienno (nella foto) che viene ad arricchire l’elenco. Si tratta di un piccolo edificio dalla facciata rinascimentale, con pregevoli, antichi affreschi. L’immobile è stato restaurato e adibito a casa degli artisti camuni. (e.g.)

Il Comune di Berzo Demo, guidato dal sindaco Corrado Scolari (nel-la foto), si appresta a celebrare solennemente e con il coinvolgi-mento di tutti la “Giornata della comunità” con ben tre importanti avvenimenti: l’inaugurazione del nuovo Rifugio in località Loa, de-dicato ai Caduti di tutte le guer-re; la posa della prima pietra del Centro polifunzionale a Demo e, sempre a Demo, l’inaugurazione della Casa della cultura. La mani-festazione si svolge sabato 6 otto-bre, a partire dalle ore 10, a Demo e quindi in località La dove alle 14 verrà inaugurato il nuovo Rifugio, nato dalla ricostruzione di quello che la gente locale aveva sopran-nominato “Barachì de Loa”, oggi trasformato in uno splendido ri-fugio di montagna, completamen-te riedificato e messo a norma. La

struttura si colloca tra i boschi e i prati del comune di Berzo Demo, non lontano dalle aree di alpeggio a quota metri 1250, all’interno del Parco dell’Adamello.È comodamente raggiungibile con qualsiasi tipo di auto e ben si presta nella stagione estiva come punto di partenza per escursioni in montagna, nordic walking, vi-sita alle vicine trincee e postazio-ni antiaeree della Grande guerra, percorsi di mountain bike. mentre nella stagione invernale è ideale come inizio di passeggiate con cia-spole o sci da alpinismo e di fondo.Nelle vicinanze si trova il Sito di in-teresse comunitario (Sic) “La Go-ia”, unica stazione censita di raris-simi esemplari di Tritone Crestato, all’interno del Parco dell’Adamel-lo, mentre un interessante itinera-rio escursionistico porta al Pian

della Regina o al Piz Olda. Anche la Casa della cultura rappresenta un importante traguardo per tutto il Comune e particolarmente per l’area posta a ridosso della stata-le 42 e della zona industriale, dove l’amministrazione comunale aveva individuato un edificio per ospita-re ambulatori ed uffici comunali, interessato da una prima ristruttu-razione negli anni ‘90 con una sala conferenze ed un centro anziani: ora l’edificio è stato riqualificato e potenziato trasformandolo in una struttura dove sia i servizi socio-assistenziali sia i servizi culturali trovano una collocazione consona alle esigenze della popolazione di tutta l’area. Da qui la realizzazione della Casa della cultura e dei ser-vizi sociali con nuovi ambulatori, una sala completamente insono-rizzata per la musica, un ampio

salone dove troverà la sua sede una moderna Biblioteca comunale dotata di postazioni internet e che sarà utilizzato anche per incontri, assemblee o convegni pubblici e associativi e infine un piano adi-bito a uffici e servizi del comune e dell’Unione dei Comuni di Val-saviore.Infine, la posa della prima pietra del Centro polifunzionale a De-mo, dotato di una sala per concer-ti, rassegne canore, feste, rappre-sentazioni teatrali, manifestazio-ni culturali, recite scolastiche, un locale che potrà essere utilizzato come bar e punto di accoglienza, alcuni spazi a disposizione delle numerose associazioni che sono uno dei patrimoni della Comunità e un edificio-torretta dove potran-no essere collocati info-point ed eventuali uffici pubblici.

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Tra un aperitivo “Franciacorta Pas Dosè Magnum” e un fumante risotto all’astice con burrata pugliese ed erba cipollina curato dallo chef Stefano Cerveni, si è svolta nella cantina Il Mosnel di Camignone, la 4ª edizione del premio nazionale “Questione di etichetta”, promosso dalla storica cantina franciacortina con l’associazione per il Design industriale di Milano, partner del concorso e selezionatrice dei sei designer poi esaminati da una

giuria di esperti che, il 5 settembre “con un’unanimità imbarazzante” – come ha sottolineato il presidente Daniele Cernilli – ha decretato unica vincitrice la creativa milanese Laura Ferrario (nella foto, al centro la designer milanese, a sinistra il giornalista, direttore del magazine “Doctor Wine” e presidente di giuria, Daniele Cernilli, e a destra Lucia Barzanò della cantina il Mosnel). A lei è spettato l’onore di vestire ad arte, attraverso segni grafici originali e inconfondibili,

l’edizione limitata e numerata (4.000 le bottiglie da 0,75 litri, 400 le Magnum e 100 le Jeroboam) del Franciacorta Pas Dosé “QdE” Riserva 2006 da collezione, contraddistinto da un’etichetta in cui il vino entra con potenza nel calice disegnando, con dinamismo ed eleganza, tra cromatismi dorati e fondo trasparente, i profili del lago d’Iseo. Menzione speciale anche per il progetto di Sandra Laube, mentre tutti i lavori sono sul sito www.ilmosnel.com. (a.s.)

’11 ottobre inizia l’Anno della fede che il Papa ha voluto istituire per rivita-lizzare le parrocchie e le-vare la crosta di abitudini

liturgiche e religiose che si sono se-dimentate nel rapporto tra i fedeli con Gesù e con la Chiesa. Cadono proprio in occasione dell’apertura di questa straordinaria iniziativa voluta da Benedetto XVI le setti-mane delle missioni popolari a Co-sta Volpino, che i parroci di Corti (don Battista Poli), di Volpino (don Tarcisio Capuzzi), del Piano (don Domenico Baruselli) e della Co-sta (don Raffaele Alberti) hanno proposto, tutti e quattro insieme, per riportare la parola di salvezza contenuta nel Vangelo tra la gente. L’obiettivo primario delle missio-ni rimane quel che il Vescovo Mo-nati aveva scritto nella sua lettera pastorale di qualche anno fa, nella quale aveva ricordato che: “sono l’occasione per rinnovare l’annun-cio del Vangelo facendolo giungere a tutte le famiglie della parrocchia”. E anche a Costa Volpino si insiste su quel “tutte le famiglie” tanto che le missioni sono articolate in vari momenti di preghiera e di incontro che coinvolgono bambini, ragazzi, adolescenti, adulti, madri, lavorato-ri e anziani. Le missioni nel comu-ne più popoloso della zona IV del-la nostra diocesi (e maggiormen-

te abitato da immigrati stranieri) sono ufficialmente iniziate sabato scorso quando il Vescovo ha con-segnato il crocefisso e la lampada della luce ai vari centri di ascolto. I parroci hanno affidato il delicato compito di “andare per le strade” agli Oblati di Passirano, che si muo-

vono insieme a un gruppo di oblate francescane, a una coppia di laici e a un giovane: in tutto 16 persone che portano la speranza, l’amore e la gioia contenute nel Vangelo. I missionari in questi primi giorni si stanno muovendo nelle varie par-rocchie, incontrando le persone, parlando con i ragazzi e ascoltan-doli, senza dimenticare di visitare ammalati o infermi. A Corti, a Vol-pino e nelle parrocchie della Costa le missioni si rivolgono principal-mente agli adulti mentre nel Piano vengono coinvolti anche i giova-ni. Dopo i primi incontri di questa settimana, da lunedì inizieranno le celebrazioni assembleari. Le gior-nate sono scandite da predicazioni al mattino, da incontri nelle scuo-le durante l’ora di religione e dalle assemblee serali. Ai giovani viene proposta anche una modalità inso-lita per parlare di Cristo: in piazza Wortley, la piazza del mercato, è stata installata una tenda per l’ado-razione mattutina. La tenda sem-bra essere la metafora del deserto che sembra circondare i cristiani in questo tempo ma testimonia an-che che al suo interno, affidandosi a Cristo, è possibile trovare la luce vera. Ed essere sale della terra e luce per il mondo è l’imperativo a cui i cristiani sono chiamati e per il quale è stato istituito proprio l’An-no della fede.

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i può dire che in Valtrom-pia si è al tavolo di pace della “guerra dei 30 anni” per l’acqua: a tanto i risal-gono i primi progetti di ac-

quedotto comune per risolvere con captazioni a monte l’approvvigiona-mento di acqua potabile. L’utilizzo della buona acqua dei torrenti Mella di Sarle, Zerlo, Graticelle in Bovegno era e resta determinante: ma il paese fin’ora aveva eretto un muro di no a priori su captazione o utilizzo, sfocia-ti in manifestazioni anche clamorose un paio di anni fa. Bovegno è l’unico in Valle ancora con la gestione diretta degli acquedotti. Ora la svolta: il via libera, all’unanimità, della Comunità montana alla convenzione e ai relativi provvedimenti con la società Elettri-ca S. Giorgio titolare di due istanze di concessione di due piccole derivazio-ni ad uso idroelettrico relative ai tre torrenti indicati. Il consiglio di Bove-gno aveva approvato il progetto ai pri-mi di luglio. La convenzione è il frutto di serrati ultimi confronti. Bisognava trovare un punto di equilibrio tra tre esigenze: la Comunità montana chie-deva solide garanzie a salvaguardia della esigenza collettiva di compati-bilità con l’ipotizzato acquedotto di valle; il Comune di Bovegno voleva uscire da una situazione che blocca-va qualsiasi iniziativa di utilizzo della “sua acqua” a beneficio del paese; i privati chiedevano di poter realizzare un investimento di circa 5 milioni per due centraline rispettivamente da cin-que e due milioni di kwh. È un accor-do con benefici immediati alle casse degli enti, crea posti di lavoro e ener-

elevata del deflusso minimo stabilito. Non ci saranno bacini, ma solo “cap-tazione aperta”.Il Comune, a impianti avviati, riceverà 100mila euro all’ini-zio dell´esercizio annuale, e poi l´8% oltre il milione di fatturato sulla base di consuntivi semestrali. È previsto un programma congiunto (a carico della società) di educazione civica sull’uti-lizzo delle fonti rinnovabili. La con-venzione sottoscritta con la Comunità montana fissa rigidi paletti e control-li congiunti sull’utilizzo dell’acqua, in particolare riferimento alla “compati-bilità tecnica” del progetto con quel-lo dell’acquedotto di valle ed alla sua qualità all’uscita dalle centraline per l’immissione nelle tubature. Impor-tanti i benefici economici concordati per l’ente comprensoriale: entro 30

gia pulita rinnovabile. Riassumendo, il progetto utilizza altrettanti “salti” esi-stenti dei torrenti Sarle e Zerlo: uno di 95 metri a circa 700 metri di quota; l´altro di circa 40 metri sotto l´ex strin-ghificio, dove una avveniristica cen-tralina fu realizzata all’inizio 900. Le due condotte sono previste nell´alveo fluviale con una presa a “trappola”: griglie nelle quali l´acqua entrerà solo quando la portata disponibile sarà più

Dopo l’apertura delle celebrazioni per il 500° della basilica di S. Maria degli Angeli con la messa solenne del card. Giovanni Battista Re, il mese di ottobre è iniziato con l’im-pegno comunitario della settimana dedicata ai “Segni sacramentali”: momenti di incontro e preghiera in Basilica ma anche eventi dedi-cati a S.Francesco ed alla sua fe-sta liturgica del 4 ottobre. In parti-colare sabato è prevista la giorna-

ta del sacramento dell’ordine con celebrazione eucaristica alle 16.30 dei sacerdoti gardonesi. Domenica, Madonna del Rosario, alle 10.30 la Messa solenne per le famiglie e an-niversari di matrimonio. Spiccano poi i due concerti serali, alle 20.30 del 13 e 19 ottobre: il primo del-la Corale S. Marco; il secondo per organo e soprano inserito nel “30° Autunno musicale”.Nell’occasione è stata stampata

una breve ma pregevole guida al-la visita della Basilica firmata dal-lo storico gardonese Francesco Trovati. La secolare presenza dei Frati minori della regolare osser-vanza, figli spirituali di Francesco d’Assisi e Bernardino da Siena, ha consegnato alla comunità un ricco patrimonio artistico. Per festeggia-re i 500 anni, una commissione ha predisposto un ricco programma spirituale, culturale e artistico.

giorni dal rilascio del permesso a co-struire 50mila euro come rimborso spese; poi 20mila euro annui come in-dennizzo relativo al valore economico dell’attività. Il tutto vale una riduzione di spesa per il futuro acquedotto pari a cinque milioni.

La Comunità montana ha editato “La Via del sacro e dell’arte in Valle Trompia” di Andrea Minessi. L’etnografo Franco Ghigini vi ha inserito un saggio sulla religiosità popolare. Fa seguito al volume (esaurito) “Santuari e Cappelle Votive” di Carla Fausti, edito nel 2000. Visti insieme sono un indovinato completamento uno dell’altro: una decina di nuovi inserimenti portano a 37 complessivi gli edifici religiosi illustrati nei due volumi con

schede storico-artistiche ampliate, nuovi apparati fotografici e proposta di cinque itinerari tematici. Il saggio di Franco Ghigini aggiunge alla accurata descrizione storico-artistica delle chiese curata da Minessi, la dimensione sociale di tradizioni e religiosità montanara della quale quei monumenti sono il frutto. Ricordando anche “santelle disperse e affreschi votivi inseriti nelle facciate di sperdute cascine”: dal predominante culto mariano a

quello dei santi “patroni di paese e protettori da malattie e calamità”, recuperando memoria e recente documentazione fotografica di eventi come la Sagra di S.Antonio a Graticelle e la vendita all’incanto a favore della parrocchia, fino alla domestica “barca di S. Piero” ottenuta versando nella notte della vigilia in una bottiglia d’acqua l’albume dell’uovo. Ricordando insieme che le sagre erano anche “sabbatica sospensione dal tempo e dalle quotidiane fatiche” . (e.b.)

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a sorveglianza sul fiume Gobbia continua senza sosta 24 ore su 24 grazie al sistema di sonde che dall’inizio dell’anno è sta-

to installato in alcuni punti lungo il torrente valgobbino. Un’iniziativa di monitoraggio messa in campo dall’amministrazione comunale e da Arpa, grazie alla quale è stato possi-bile nel tempo scoprire alcune fonti d’inquinamento, prontamente de-nunciate all’autorità giudiziaria. Un sistema che consente di conoscere in tempo reale lo stato di salute del Gobbia, raccogliendo dati che pos-sano tracciare un accurato profilo sull’incidenza inquinante degli abi-tanti e delle imprese, anche in previ-sione del futuro depuratore di Valle Trompia. “Quando le centraline in-stallate restituiscono dati anomali – spiega il sindaco Silverio Vivenzi –, scatta immediatamente un sistema d’allarme e i tecnici Arpa si recano sul posto insieme a Polizia locale e personale dell’Ufficio ambiente per riuscire a individuare l’origine del-la fonte inquinante. Un’operazione possibile grazie anche alle ridotte dimensioni delle sonde, che posso-no facilmente essere riposizionate mentre si risale il corso del fiume alla ricerca del punto di sversamen-to”. Un sistema di grande importan-za per il controllo e l’eventuale in-tervento. La prevenzione per ora sta

tra il 28 e il 29 settembre quando un addetto alla sorveglianza che stava controllando la zona ha visto un in-quinatore mentre sversava nel tor-rente i residui acidi di una lavora-zione galvanica. Immediatamente, però, l’uomo si è reso conto di es-sere stato notato e si è dato alla fu-ga, facendo perdere le proprie trac-ce. Solo uno degli avvilenti episodi manifestatisi in questi ultimi giorni, giacché proprio i sensori posizio-nati da Arpa all’inizio dell’anno so-no stati presi di mira da altri sver-satori. Nel corso di un sopralluogo alcuni tecnici e la polizia locale di Lumezzane hanno fatto una spiace-vole scoperta: una delle sonde po-sizionate lungo il corso del Gobbia (precisamente in località Faidana) era scomparsa, non rubata, ma in-teramente sotterrata a un metro di profondità rispetto alla superficie. La salvaguardia ambientale viene così ulteriormente messa in crisi, anche perché non è più soltanto il Gobbia a far registrare episodi d’in-quinamento, ma anche il più piccolo Faidana. Per sua natura pulito gra-zie al percorso montano che segue e per questo liberato da sonde pre-cedentemente installate, il torren-tello valgobbino ha visto di recente colorarsi pure le sue acque: la causa come sempre la medesima, ossia so-stanze velenose sversate da qualche cittadino delinquente.

Con l’autunno alle porte è tornata la “Sagra del marrone”, uno degli appuntamenti più attesi nella Valle del Garza. Una manifestazione che fino al 14 ottobre coinvolgerà gli abitati di Nave, Bovezzo e Caino per quella che è la 14ª edizione a cura del Comitato Sagra del marrone e realizzata con il patrocinio della Comunità montana. L’attenzione si sposta sull’evento del prossimo 7 ottobre: al mattino alle ore 9 una gara podistica inserita nel calendario Fidal, con partenza e

arrivo al campo sportivo di Nave dopo aver percorso il Sentiero del marrone; a Caino invece pranzo alle 12.30 su prenotazione (tel. 339 28 09 592, 030 68 30 349) e alle 14 l’apertura dello stand con caldarroste e vin brulé. Un cammino gastronomico che lancerà un filo rosso verso Bovezzo, dove venerdì 12 alle ore 17 lo stand verrà riaperto presso il parco urbano “2 Aprile”. Una location che in serata (ore 20) vedrà come ospite Enrico Ghidoni, fratello del “Lupo

solitario” Roberto e vincitore della Yukon Artic, gara canadese che si svolge tra gelo e bufere lungo i 740 chilometri che separano Whitehorse da Dawson City. Proseguirà e si concluderà sempre nel polmone verde di Bovezzo la 14ª “Sagra del marrone” della Valle del Garza, con le caldarroste di nuovo protagoniste dalle ore 15 di sabato 13 ottobre, quindi (ore 18) la premiazione del concorso provinciale “Miele di castagno” e alle 21 ballo e musica con Fabrizio Garbel; mentre alle 15

la sala consiliare ospiterà l’incontro con Ocildo Stival sul progetto “Piante Madri” con esposizione di vari tipi di marroni. Chiusura della festa domenica 14 ottobre, cominciando dal pranzo a base di spiedo (prenotazioni a Giuseppe Temponi, tel. 339 65 65 634). Alle 15 caldarroste e intrattenimento con il cantautore dialettale Francesco Braghini, alle 20.30 serata danzante con Roberto Tagliani e alle 22.30 estrazione della sottoscrizione a premi. (a.a.)

alla civiltà delle persone, anche se i casi di abominevole incuria conti-nuano purtroppo a manifestarsi. Da ultimo quello verificatosi nella notte

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Il Dipartimento formazione e cultura dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Brescia ha organizzato il nuovo “Corso propedeutico alla professione di architetto, paesaggista e conservatore” rivolto ai giovani laureati che devono sostenere l’esame di Stato, con particolare riguardo per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione di architetto (sezioni A e B, laurea

specialistica / magistrale) secondo la recente riforma (dpr. 5 giugno 2001, n.328).Il corso si prefigge come obiettivi l’individuazione di metodiche e problematiche professionali connesse all’esercizio della professione, orientandosi il più possibile sulle tematiche richieste per il superamento dell’esame di Stato. È strutturato su moduli macrotematici, composti ognuno da diverse lezioni, tenute da altri architetti di comprovata

e differenziata esperienza nel settore professionale.Il programma del corso si sviluppa in due moduli. Il primo verte specificatamente sulle tematiche necessarie ad affrontare le due prove scritte d’esame di carattere generale (una prova pratica e una prova orale), rivolgendo particolare attenzione agli aspetti della rappresentazione grafica.Questo primo modulo, il cui avvio indicativamente è previsto per la

metà di ottobre, è articolato in un numero complessivo di sette incontri. Il secondo modulo, il cui inizio verrà stabilito successivamente verterà principalmente sugli aspetti legati all’esercizio della professione (deontologia, tariffe, la pratica edilizia, la condotta dei lavori ecc.). Questo modulo in particolare potrà essere un utile aiuto anche ai neoiscritti che iniziano ora l’attività professionale.

’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Pro-vincia di Brescia guarda con attenzione alle poli-

tiche di reinvenzione del prodotto edilizio, integrando le componenti tecnologiche, le tecniche di rispar-mio dei consumi energetici in un quadro di miglioramento integrale dell’ambiente costruito e di innova-zione architettonica. Da anni l’Ordine sottolinea la pessi-ma applicazione delle cosiddette li-beralizzazioni per quanto concerne la correzione delle distorsioni delle gare e dei concorsi e del concorso di architettura, messa in atto sia dalle pubbliche amministrazioni sia da operatori privati, che sembrano non tenere nel giusto conto il valo-re delle prestazioni professionali, e il decoro del lavoro dell’architet-to. L’intento è tuttavia di continua-re ad operare, in coordinamento con le altre categorie professionali, per una corretta applicazione delle normative concorsuali in funzione

dell’ottimale soluzione dei proble-mi tecnici, invitando gli operatori pubblici e privati a richiedere pre-liminarmente al lancio del concor-so la consulenza gratuita all’Ordine ([email protected]). L’Ordine aderisce ad alcuni specia-li eventi a carattere promozionale riguardanti il tema dell’attività edi-lizia. Le relative attività di aggior-namento professionale vengono aggiornate costantemente con l’in-troduzione di ulteriori corsi nelle materie di maggior richiesta. Ven-gono avviati regolarmente corsi sulle procedure amministrative di tutela del paesaggio, sulla sicurezza

nei cantieri, sull’acustica ambienta-le e sulla certificazione energetica. Grande successo, al di là di ogni aspettativa, ha ottenuto la proposta del corso per progettisti e restaura-tori dell’architettura storico-monu-mentale, realizzata nella prima par-te dell’anno con il patrocinio della Soprintendenza per i beni architet-tonici e paesaggistici di Brescia, Cremona e Mantova. Tra le recenti iniziative messe in campo va segna-lato il convegno “Gestione dei vin-coli” tenutosi all’auditorium di via Balestrieri, con la partecipazione di Marco Fasser, della Soprinten-denza ai beni architettonici e pae-saggistici, e di Italo Ferrari. Si svol-gerà, invece, nelle giornate del 16, 23, 30 ottobre e 6 novembre, nella stessa sede, il Corso “Lineamenti di restauro”, dedicato a temi quali la normativa in materia di competen-ze professionali, le esperienze cul-turali, la progettazione nell’ambito dei beni culturali. È previsto per mercoledì 14 novembre seminario introduttivo al corso di aggiorna-

mento “Prevenzione incendi”che metterà al centro la tematica egli edifici vincolati. L’Ordine della pro-vincia di Brescia svolge la propria attività attraverso tre dipartimenti: Istituzionale, Professione e Forma-zione cultura. Costituitosi nel 1955, conta attualmente 2.340 iscritti ed è presieduto da Paolo Ventura, che ri-copre anche la carica di presidente della Consulta regionale lombarda degli Ordini Appc.

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e feste decennali di Sab-bio Chiese sono coincise quest’ anno con la chiusu-ra di un cantiere di restau-ro tutt’altro che solito che

ha portato alla riapertura del San-tuario della Rocca. Il Santuario era da anni chiuso, prima a seguito dei danni subiti col terremoto del 2004, poi per una lunga campagna di opere di consolidamento, conservazione e restauro. La chiesa, che si sviluppa su un doppio livello, è il frutto della trasformazione, graduale e parziale, della fortificazione medievale, che venne in gran parte smantellata sotto il dominio veneziano (dopo il 1485), pur rimanendo struttura di rifugio e di presidio fino almeno al 1630 e lo status di oratorio e di rifugio per la popolazione in tempo di guerra veni-va riconosciuto anche da una bolla del papa Paolo IV (1558). La docu-mentazione sulla sequenza di inter-venti è estremamente esigua, ma la stretta affinità tra le monofore dei pe-rimetrali e quelle del duomo di Salò (1453-1463) suggerisce di ipotizzare

un’importante fase costruttiva ne-gli ultimi decenni del Quattrocento. Una data per il sostanziale comple-tamento della chiesa superiore è of-ferta dall’iscrizione del 1527 posta sulla copertura del tetto, che – alla luce della presenza di numerosi di-pinti votivi del primo decennio del

consolidamento strutturale e miglio-ramento sismico che portano al rifa-cimento della copertura con posa di un secondo tavolato irrigidito da ele-menti metallici, viene messo in ope-ra un sistema di catene poste a vari livelli per contrastare il ribaltamen-to fuori piano delle facciate dovuto alla spinta delle volte. Un ulteriore e significativo intervento ha riguarda-to il consolidamento dello sperone roccioso su cui poggiava l’abside con ripristino dei vuoti presenti median-te realizzazione di porzioni di mu-ratura in pietrame e messa in opera di un sistema di ancoraggi inghisati nella roccia. I lavori si sono conclu-si nel 2009, sono stati condotti dalla Ditta di restauro Stema srl di Bre-scia e dall’impresa Edile Pabe srl di Sabbio Chiese con la direzione lavori di Mauro Biasin di Brescia. Si apre a settembre 2011 una seconda fase di lavori di restauro. Il proliferare degli attacchi biologici sugli intonaci inter-ni e sui dipinti murali ha reso tale intervento assolutamente urgente ed indifferibile.

Cinquecento nella porzione più vi-cina alla cappella absidale –, testi-monia anche la lenta progressione dei lavori. Il 24 novembre del 2004 il Santuario veniva danneggiato dal ter-remoto. In seguito ai danni riportati e alle pregresse situazioni di degra-do inizia una prima fase di lavori di

Si trova in un piccolo ambiente, che ha sempre fatto da sacrestia, alla destra dell’altare maggiore. È rimasto lì, per moltissimi anni, esposto all’azione dell’umidità, fino ad arrivare ad una condizione deteriorata: così si presentava fino a poco tempo fa un affresco raffigurante la Madonna addolorata nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Castrezzato. Macchie causate da infiltrazioni di acqua piovana e dall’umidità risalita dal terreno minacciavano l’integrità

di quella che risulta essere la più antica opera fra quelle conservate in tutto il territorio di Castrezzato, risalente con tutta probabilità al XV secolo. È stata dipinta su uno dei muri perimetrali dell’antica chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli, successivamente entrati a far parte del nuovo tempio dedicato agli apostoli. Del restauro si era incominciato a parlare in occasione dei festoni del 2007. Negli ultimi tre anni, però, l’obiettivo è stato affrontato, grazie

anche a una donazione ricevuta, e portato recentemente a termine, sotto la guida della Soprintendenza. Diretti dall’architetto Volta ed eseguiti dalla ditta Arrighetti e Tomasoni, i lavori hanno visto svolgersi un intervento minuzioso di recupero, concluso con la reintegrazione totale delle lacune colmabili nell’affresco con colori ad acquerello, che ha permesso di restituire ai fedeli e ai visitatori il dipinto in un ottimo stato. (Fabrizio Giovannini)

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È tornata a Ferrara, dopo oltre un anno di lavoro, un’importante pala d’altare restaurata dallo Studio-laboratorio Leonardo Gatti di Brescia. Il dipinto proveniva dall’oratorio adiacente alla villa dei conti Aventi ad Ostellato. Durante i lavori di restauro e recupero architettonico dell’importante struttura, Alfredo Balboni, appassionato d’arte, notava l’assenza nella chiesetta, della pala d’altare raffigurante i santi protettori di Ferrara, ai quali è

dedicato l’oratorio: S. Maurelio e S. Giorgio. Dopo un lungo lavoro di ricerca, Balboni ha ritrovato la pala con la splendida cornice in un casolare, accatastata tra attrezzature agricole. È così riuscito ad acquistarla col fine di ricollocarla nella posizione originale. Purtroppo il dipinto si trovava in cattivissime condizioni di conservazione, anche se in un cartiglio, era ancora leggibile la firma del pittore rodigino Rinaldo Orteschi, con la data del 1744. Dopo aver sottoposto le

fotografie al critico d’arte Vittorio Sgarbi, si è interessato al restauro, scegliendo di commissionarlo allo studio bresciano. “Un lavoro molto complesso”, ci confida Leonardo Gatti, “date le pessime condizioni dell’opera. Abbiamo applicato metodologie d’intervento molto avanzate con nuovi materiali a basso impatto ambientale, ottenendo un eccellente risultato, recuperando, nascosta sotto uno spesso strato di sporco, una bellissima veduta della città di

Ferrara, con le sue numerose torri”. Sul retro del dipinto, compare inspiegabilmente la scritta “Milano 1745”. E proprio da questa scritta misteriosa, partiranno nuove ricerche storiche atte a completare il quadro di lettura dell’oratorio. Una nota curiosa: Villa Aventi, fu messa sotto vincolo architettonico da Andrea Alberti, allora funzionario della Soprintendenza di Ferrara, ed oggi trasferitosi a Brescia con l’incarico di Soprintendente per i beni ambientali e architettonici.

alorizzare, riqualificare e salvaguardare sono le parole d’ordine che risuonano sempre più spesso anche in occa-

sione di convegni nazionali. Rientra in questa prospettiva il convegno “Ri-qualificazione sostenibile degli im-mobili e salvaguardia del patrimonio artistico” che il 19 ottobre a Roma, nell’ambito di Vita Collettiva Per-corsi, la mostra convegno annuale per comunità, enti religiosi e servizi sociali ospitata dall’Ateneo pontifi-cio Regina Apostolorum. Una serie di consulenti e professionisti spunti

calamità naturali”, sulla salvaguar-dia del patrimonio artistico nazio-nale. Un tema divenuto di grande attualità dopo il sisma de L’Aquila del 2009 e quello dei mesi scorsi in Emilia che hanno colpito in modo particolare il patrimonio architet-tonico di quelle zone.

di riflessione, suggerimenti, indica-zioni ed esempi concreti per il ri-uso di immobili o strutture.Evidenziata la realtà esistente di immobili “trascurati”, poco sfrutta-ti nel loro potenziale di ospitalità edeconomico – in particolare di pro-prietà di enti religiosi e enti senza fine di lucro – lo staff di esperti in-vitati al convegno ceercherà di pro-porre una serie di possibili soluzioni per tutte quelle strutture inutilizza-te o sotto-utilizzate. Molte sono le strutture che hanno bisogno di unariqualificazione, non solo per esse-re riportate a norma, ma per accre-

scerne il loro valore e il potenzialeeconomico e produttivo, che po-trebbe rappresentare la loro “so-stenibilità”.Bastano degli interventi strutturali e degli investimenti razionali, che consentano di conseguire equilibri di lungo termine nella dimensione sociale, economica e ambientale, studiati sempre in funzione delle esi-genze, delle aspettative e della “mis-sion” della proprietà, individuando anche le possibilità di finanziamen-to pubblico e/o privato e le modalità di gestione ideali.Il convegno si rivolge in partico-

lare a responsabili ed economi di comunità, gestori sociali, ammini-stratori edirigenti di organizzazioni del terzo settore, progettisti e tecnici.Particolarmente interessante, sem-pre nella giornata del 19 ottobre è l’incontro promosso dall’Unione ro-mana ingegneri architetti, in colla-borazione con Enea e l’ordine degli ingegneri della Provincia di Roma su “La messa in sicurezza del pa-trimonio immobiliare dagli eventi calamitosi”. A seguire sabato 20 ot-tobre alle ore 9.30 si svolgerà una giornata di dibattito su “Il pronto intervento e la messa in sicurezza del patrimonio artistico in caso di

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Anche quest’anno la ditta Giovanni Clerici, di Roberto Volpi, attiva nel campo della costruzione , riparazione e manutenzione di impianti campanari, di orologi da torre, di incastellature ammortizzate, di impianti audio per chiese e oratori ha eseguito parecchi lavori sia di restauro che di nuovi impianti sia in diocesi che fuori.La ditta di Castrezzato da aprile a settembre è stata impegnata nella diocesi di Lodi per il

restauro di tre concerti di campane. L’intervento realizzato dalla squadra di Roberto Volpi ha portato, oltre che alla realizzazione di un nuovo impianto di automazione, alla sostituzione dei telai di sostegno, al restauro dei ceppi e alla pulizia delle campane realizzata secondo le precise indicazioni della Soprintendenza di Milano.L’azienda ha operato anche nel Bresciano, dove ha eseguito

due nuovi impianti: uno a Polpenazze, con un impianto stile veronese, e l’altro a Castrezzone, dove ha installato un nuovo programmatore elettronico con calendario liturgico che consente la possibilità di applicare un sistema gsm per la partenza delle campane con un sms. La gamma di prodotti della ditta Giovanni Clerici di Roberto Volpi è completata da simulatori per suono campane e installazione reti anti piccione.

l 15 agosto scorso, con un con-certo tenuto dal maestro Ge-rardo Chimini è stato ufficial-mente restituito alla comunità di Erbanno, dopo un restauro

protrattosi per circa due anni, l’orga-no della parrocchiale di S. Rocco. Co-struito da Giuseppe Grigolli nel 1871 era ridotto a triste silenzio ormai da molto tempo ed è potuto tornare al servizio della liturgia, suo compito primario, grazie alla sensibilità del parroco, don Ennio Galelli e di tutti coloro che da tempo premevano per la realizzazione di questo progetto. Il restauro, condotto con la consue-

ta meticolosità e competenza dalla Bottega Organaria Chiminelli di Dar-fo, operante nel settore da oltre un trentennio, dopo le necessarie auto-rizzazioni rilasciate dalla Direzione regionale della Lombardia, ramo del-

la Soprintendenza competente in ma-teria di organi, ha richiesto l’impiego di oltre 3600 ore lavorative ed ha in-teressato ogni componente dello stru-mento. La parte certamente più impe-gnativa e determinante è stata quella riguardante il materiale fonico, che in occasione di un infelice interven-to svoltosi attorno agli anni 60 del se-colo scorso, era stato pesantemente manomesso e modificato, con altera-zioni ed accorciamenti generalizzati, nell’intento di modificare l’impianto sonoro in ossequio a stilemi e gusti ancora in auge in quegli anni. Dopo un attento riordino di tutte le canne

si è provveduto all’ottimizzazione dei parametri di intonazione ed al riallun-gamento di tutte quelle accorciate, permettendo di riscoprire sonorità e sfumature timbriche inaspettate. L’organo, a trasmissione integralmen-te meccanica le cui componenti sono tutte originali e riconducibili al 1871, ha una tastiera di 58 tasti ed una peda-liera a leggio di 18 pedali, consta di 28 registri reali per un numero comples-sivo di 1014 canne, di cui 44 in legno. Il presente restauro, dopo quello che ha interessato l’organo del Duomo di Breno, realizzato dallo stesso auto-re, ha permesso di gettare nuova lu-

ce sull’operato del Grigolli, organaro veneto di nascita e formazione non ancora adeguatamente indagato e co-nosciuto, ma che in seguito a vicende storiche risorgimentali si è trapianta-to e sposato in Valle Camonica. Il re-stauro è stato possibile anche grazie al generoso contributo della Cei che, con una sovvenzione pari al 30%, ogni anno contribuisce alla rinascita di tre strumenti nella nostra provincia. Un ringraziamento particolare a tutto il Comitato che ha seguito l’intero per-corso dei lavori e a tutti i volontari che, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito del progetto.

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In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla”.Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”.Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Il prossimo 11 ottobre inizia l’Anno della fede, voluto da papa Benedetto XVI per ricordare i 50 anni dall’aper-tura del Concilio Vaticano II e il ven-tesimo dalla pubblicazione del Ca-techismo della Chiesa cattolica. Il Motu Proprio con il quale il sommo pontefice ha promulgato l’Anno del-la fede ha come titolo “La porta del-la fede” At 14,27: Paolo e Barnaba “appena arrivati, riunirono la Chie-sa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta del-la fede”. Si sono affacciate alla mia mente un certo numero di porte che la vita spirituale ha suggerito in que-sti anni di formazione. Alcune sono bibliche, altre provengono dall’arte e dalla cultura. La porta che desi-

facile, ma apre le prospettive e aiuta a capire come leggerla senza doverla aggirare. Perché il piccolo non aggira gli ostacoli: li vede nella loro lonta-nanza, capisce che sono più grandi di lui. Sogna. Applica il criterio del-la speranza, che è virtù dei piccoli e non dei grandi; dei bambini e non degli adulti. Il sogno e la speranza sono patrimonio di chi è veramen-te realista; i grandi e gli adulti che dimenticano il sogno e rinunciano alla speranza non sono realisti ma – paradossalmente – sognatori perché si illudono di risolvere tutto da soli, credono che il mondo sia a loro mi-sura e che non ci siano misure supe-riori alle forze dell’uomo. A ben pen-sarci chi si illude non sono i piccoli ma i grandi, chi è credulone è l’adul-to, non il bambino. E credo che stia qui il modo con il quale Gesù dice di guardare a questo discorso difficile e spesso scoraggiante: con la dimen-sione di sogno e di speranza del pic-colo. Che è come dire che quello che Gesù chiede non sta all’inizio ma al-la fine, non è il punto di partenza ma

quello di arrivo, come se la promessa di amore eterno non stesse all’inizio di un rapporto ma fosse la scommes-sa dell’ultimo giorno e fosse verifica-bile solo quell’ultimo giorno. Come se l’impegno del primo giorno fosse la speranza dell’ultimo. E richiedes-se forze che non sono solo quelle dell’adulto ma sono in più quelle del bambino che non smette di sognare e che ha come serbatoio per vivere la speranza dell’ultimo giorno. Non ne-ga le difficoltà e nemmeno le rotture e gli ostacoli: li vede e sa che da solo non li supererebbe. Ma guarda al di là; cerca di vedere più lontano. Non giudica e non esclude; non guarda ai fallimenti. Ha una semplicità nel ve-dere che manca a chi “va a scuola” di vita, a chi “sa come far funziona-re la coppia”. La semplicità di quello sguardo che è stato di Dio all’inizio e che era speranza anche per lui e che è segnato dalla fragilità. Ma che deve essere tentato per non rinunciare alla speranza, per non ripiegarsi sul mini-mo impegno. Amare, come credere, è un impegno. Una cosa da bambini.

Solo semplicitàemplicità. Nemmeno per i discepoli le parole di Gesù suonavano semplici; per questo interrogano Gesù “in casa”, come a dire che

– come succede spesso nel Vangelo – c’era bisogno di sapere di più, di avere un’interpretazione più precisa di quello che avevano sentito rivolto alla folla. Non per avere sconti. E in effetti il discorso di Gesù è radicale, molto più difficile da mettere in pra-tica di quello che concedeva la legge di Mosè. Ma così è per tutto quello che propone Gesù nel Vangelo: tutto è più radicale, tutto è più definitivo. Tutto è più difficile. E non ammette scorciatoie e vie di fuga. Tutto per-ché ragioniamo da adulti e non da bambini, anzi, da piccoli. Non è un caso che, dopo questo discorso così difficile, Gesù prenda a modello un bambino e dica chiaramente che il Regno di Dio va accolto come lo ac-coglierebbe un bambino. È la chia-ve di lettura fondamentale per farci respirare davanti a una proposta di vita così difficile. Non la rende più

dero ricordare in questo articolo di apertura è una porta chiusa dietro le spalle della prima coppia umana: la porta del Giardino dell’Eden. I ver-setti che ricordano l’episodio sono forti: “Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita”. Gen 3,23-24. Da allora l’uomo vive con questa nostal-gia del Giardino, del Paradiso origi-nario. Ogni nostro bisogno ha le sue radici in quella nostalgia, in questo desiderio di tornare dove tutto ebbe inizio. La nostra storia è di esuli, di vagabondi, di migranti e ciò dovreb-be renderci più comprensibili verso

quei popoli che la violenza e la guerra allontanano dalle loro case per rag-giungere il nostro Paese. In fondo anche loro sono mossi dalla stessa nostalgia di un giardino armonioso. La nostra storia ha questo alle spal-le, ma per il credente c’è una novità, una nuova porta aperta che ci atten-de: “Io sono la porta: se uno entra at-traverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Gv 10,9. La nostra vita si svolge tra due porte, tra queste due nostalgie: quella del Giardino e quella del pascolo. Se la prima ci rende esuli, l’altra ci trasfor-ma in pellegrini. Scacciati abbiamo comunque una meta, un porto, una destinazione e Colui che ci ha allon-tanato è lo stesso che, sulla soglia della meta, ci attende.

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nche ai nostri giorni dobbiamo vedere non soltanto i problemi, non soltanto i segni di stan-chezza, ma anche i segni

incoraggianti dello sviluppo e della fertilità del Vangelo, che si manifesta nella vita dei santi e delle comunità cristiane”. È “in questo senso e con questa certezza”, ha detto sabato 29 il card. Péter Erdo, presidente del Consiglio delle Conferenze episco-pali europee (Ccee), che “vogliamo, alla fine dell’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopa-li d’Europa, unirci al Santo Padre e a tutta la Chiesa, e celebrare il 50° an-niversario dell’apertura del Concilio Vaticano II in modo festivo in questa bella cattedrale, memoria di San Gal-lo che 1400 anni fa arrivava in questo luogo per affondare qui il seme della fede che rimane viva ancora oggi”. Il prossimo 11 ottobre, ha sottolinea-to il porporato, “la Chiesa ricorderà il 50° anniversario dell’apertura del

“Una tra le sfide più significative dell’evangelizzazione oggi è quella che emerge dall’ambiente digitale. È su questa sfida che intende richiamare l’attenzione il tema che quest’anno papa Benedetto XVI ha scelto, nel contesto dell’Anno della fede, per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (12 maggio): ‘Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione’”. Il Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali apre

con questa considerazione il comunicato con il quale rende noto il tema della prossima Giornata delle comunicazioni sociali. “Gli elementi di riflessione – prosegue il Pontificio consiglio – sono numerosi e importanti: in un tempo in cui la tecnologia tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le relazioni e la conoscenza, è necessario chiedersi: può essa aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella fede? Non basta più

il superficiale adeguamento di un linguaggio, ma è necessario poter presentare il Vangelo come risposta a una perenne domanda umana di senso e di fede, che anche dalla rete emerge e nella rete si fa strada. Sarà anche questo il modo per umanizzare e rendere vivo e vitale un mondo digitale che impone oggi un atteggiamento più definito: non si tratta più di utilizzare internet come un ‘mezzo’ di evangelizzazione ma di evangelizzare considerando

che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale. È necessario tener conto, in particolare, dello sviluppo e della grande popolarità dei social network, che hanno consentito l’accentuazione di uno stile dialogico e interattivo nella comunicazione e nella relazione”. La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali viene celebrata la domenica che precede la Pentecoste (nel 2013, il 12 maggio).

perché “lo consideriamo come linea direttrice, come misura, come punto di riferimento per tutti noi, insieme a tutti gli altri Concili ecumenici nella storia bimillenaria della nostra Chie-sa. L’insegnamento dei Concili lungo la storia della Chiesa, anche dell’ulti-mo Concilio, ci collega agli apostoli e a Cristo stesso, e rappresenta questa lunga e continua tradizione in modo autentico”. Il Concilio non ha separa-to il ”vecchio” dal “nuovo”, non ha af-fermato un contrasto tra il “finora” e il “dopo”, ma “è stato un momento della continuità della dottrina ecclesiastica e della Buona Novella di Cristo”. La Chiesa di oggi, ha affermato il presi-dente del Ccee, “deve accorgersi del-la presenza dei segni di speranza che sono frutti di questo grande Concilio ecumenico. In questi 50 anni la Chie-sa ha continuato a essere in cammino cercando di rispondere con la verità di sempre alle sfide di ogni momento, testimoniando così uno sviluppo e un rinnovamento organico”.

Concilio e il Papa ha deciso di pro-porre a tutta la Chiesa un Anno del-la fede per celebrare e rinnovare la speranza che il Concilio ha portato alla Chiesa”. “Noi commemoriamo il Concilio Vaticano II”, ha aggiunto,

Pellegrinaggio in Terrasanta

Giovani, ammalati e pellegrini

14 - 21 novembre 2012

guida mons. Paolo Angelino, Presidente Generale Oftal

Lourdes, Interdiocesano da € 400 14 - 20 ottobre

Lourdes, quattro giorni in pullman € 258 6 - 9 dicembre

Nevers e Lourdes € 335 6 - 9 dicembre

Fatima e Santiago, i grandi Monasteri e Porto € 849 12 - 16 ottobre

San Giovanni Rotondo, Pietrelcina € 282 9 - 12 ottobre

Terrasanta, Speciale Oftal da € 1.190 14 - 21 novembre

Messico e Yucatan, Guadalupe € 2.580 5 - 13 novembre

Czestochowa e Cracovia, Tour della Polonia € 620 4 - 8 ottobre

Turchia e Cappadocia, Sulle orme di San Paolo € 1.360 2 - 9 ottobre

Terrasanta a piedi, sulle orme dei primi pellegrini e dei crociati,

Cammino di Santiago, tratto francese e altro su richiesta.

Chi Siamo

Accompagnare il pellegrino e il viaggiatore nel suo cammino, fornendo la massima

professionalità e la profonda esperienza maturata, è la passione di Sogevitour, divenuto

in breve tempo un punto di riferimento per i Pellegrinaggi e il Turismo Religioso e

Culturale. Alle classiche mete ormai consolidate come Lourdes, Nevers,Terra Santa,

Fatima, Santiago, San Giovanni Rotondo e Banneux, abbiamo aggiunto nuovi percorsi

di approfondimento turistico e culturale.

La Nostra Vocazione

Andare alle radici del nostro essere, vocazione religiosa e grande respiro culturale.

Nuovi percorsi spirituali alla scoperta di luoghi e terre in cui fede e cultura si fondono

in un unico cammino di ricerca da vivere fino in fondo per andare alle radici del

nostro essere cristiani.

Vengo Anch’Io

Nel solco della tradizione dell’OFTAL (Opera Federativa Trasporto Ammalati a

Lourdes) molte delle nostre proposte, pur riprendendo itinerari e luoghi comuni

ad altri operatori del settore, hanno la grande particolarità di rivolgersi anche alle

persone disabili, alle quali viene riservato da sempre un trattamento molto curato e

personalizzato.

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Anche quest’anno i mis-sionari Comboniani, in collaborazione con il Centro missionario dio-cesano, organizzano un

ciclo di appuntamenti mensili di ap-profondimento. L’iniziativa è giunta alla 7ª edizione. “Riaccendere la spe-ranza” è Il tema degli incontri che si svolgeranno, come di consueto, il gio-vedì sera alle 20.30. “Il tema condut-tore di quest’anno – ha rilevato padre Enea Mauri, responsabile dell’iniziati-va – è stato scelto tenendo presente il contesto di attuale crisi economica e sociale e facendo riferimento al con-tributo che la missione può dare. La missione ci porta a ‘vedere oltre’, ve-dere che la crisi non è solo negativa, ma può portare a un processo di cre-atività, di inventiva, ma vuole essere anche una provocazione ad alta vo-ce ‘Sì si può riaccendere la speranza basta osare!’”. Il tema della speranza è stato contestualizzato nella nostra provincia. Con il Centro missionario sono state individuate le situazioni del nostro territorio dove c’è più bisogno di riaccendere la speranza e da lì sono scaturiti i temi per gli otto incontri in programma da ottobre 2012 a maggio 2013. Nella vita sociale, nella cultura e nell’impegno professionale esisto-no infatti tante vite di speranza che in chiave religiosa o laica mostrano la possibilità di un futuro di bene che si oppone alla paura e all’egoismo. Il

primo appuntamento, giovedì 11 ot-tobre 2012 alle 20.30, sarà dedicato al tema “La speranza è frutto di un cammino” e sarà ospite padre Alex Zanotelli, missionario comboniano. L’incontro del 15 novembre dal titolo “A partire dall’altro lato della strada” sarà condotto da Cristina Simonelli,

teologa impegnata in una presenza pastorale fra i rom e sinti. Il terzo in-contro giovedì 13 dicembre sarà de-dicato al tema del carcere con l’inter-vento del prof. Luciano Eusebi. Sarà invece Giorgio Beretta, esponente della rete per il disarmo, a guidare la riflessione del mese di gennaio, giove-dì 10, dedicata alla pace e al disarmo. Ospite del quinto incontro, giovedì 14 febbraio, don Pierluigi Di Piazza, re-sponsabile del Centro di accoglienza Balducci di Udine che interverrà sul tema dell’accoglienza del diverso. Il 7 marzo sarà presente Elisa Kidanè, missionaria comboniana, direttrice di Comboni Fem “Dando voce alla donna”. L’incontro dell’11 aprile sarà rivolto a “una famiglia aperta al mon-do” con le testimonianze di Enrica e Bruno Volpi fondatori dell’associazio-ne “Mondo di comunità e Famiglie”. Altrettanto significativo sarà l’appun-tamento conclusivo “Per costruire un futuro di speranza” se ne discuterà con don Luigi Verdi, fondatore del-la Fraternità di Romena di Pratovec-chio. Tutti gli appuntamenti si terran-no presso i Comboniani in viale Vene-zia, 116 Brescia. Per la partecipazione è gradita l’iscrizione compilando il modulo sul sito www.cmdbrescia.it o via e-mail: [email protected]. La quota d’iscrizione di 15 euro si può versare al primo incontro. Per infor-mazioni, contattare padre Enea Mauri tel. 0303760245.

– –

“Nuovi stili di viaggio”, “Nuovi stili di animazione” e “Nuovi stili di vita”. Sono tre le proposte formative pensate dal Centro missionario diocesano per quest’anno pastorale. “Nuovi stili di viaggio” si rivolge ai giovani dai 18 ai 35 anni e si articola in tre passaggi fondamentali: il corso di formazione, il viaggio (Africa, America Latina...), il ritorno e la restituzione. Le attività del corso richiedono una disponibilità alla condivisione e ai lavori di gruppo. Ai corsisti è richiesta la presenza

alle domeniche di formazione (dalle 9 alle 17), la partecipazione a quattro weekend formativi e ai giovedì di formazione “Riaccendere la speranza” che hanno una cadenza mensile. Il corso prevede una quota di partecipazione di 50 euro da versare al primo incontro in programma domenica 4 novembre presso i Comboniani di viale Venezia.“Nuovi stili di animazione” è finalizzato, invece, ad acquisire una maggiore consapevolezza e conoscenza verso i temi della

missione a partire dalla Sacra Scrittura. Si rivolge a chi desidera diventare animatore di un gruppo missionario o approfondire il proprio impegno nell’ambito dell’animazione missionaria. Il primo appuntamento è fissato per domenica 25 novembre presso le suore Operaie di Passirano; gli incontri si svolgono dalle 9 alle 17 e si concludono con la celebrazione eucaristica. Viene presentato giovedì 18 ottobre alle 20.30 presso i Comboniani di viale Venezia.“Nuovi stili di vita” è l’occasione

giusta per interrogarsi su ambiente, generazioni future, popolazioni povere e Parola di Dio. Il primo incontro è sempre domenica 25 novembre a Passirano. La quota è di 25 euro. Si suggerisce anche alle parrocchie o alle zone che desiderano attivare un percorso di formazione ed educazione alla mondialità. Informazioni e iscrizioni si ricevono presso il Centro missionario diocesano di via Tosio 1, contattando il numero 0303754560 o consultare il sito www.cmdbrescia.it.

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a figura del diacono per-manente, riabilitata nel contesto del Concilio Vati-cano II, affonda le proprie radici fin dalla prima Chie-

sa apostolica”. Con questa premessa inizia il racconto di don Sergio Passe-ri (dal 2009 delegato vescovile per il diaconato permanente) che descrive i 30 anni di servizio (1982-2012) nella Chiesa bresciana dei diaconi perma-nenti. Per festeggiare i primi 30 anni sono stati pensati due incontri come momento di approfondimento prima dell’ordinazione diaconale in pro-gramma in Cattedrale il 7 dicembre. I diaconi attualmente sono 49; sono, inoltre, 20 i diaconi in formazione che negli ultimi anni hanno incominciato un cammino. Negli Atti degli apostoli si intuisce che la figura del diacono è istituita per tre ragioni: caritativa per il servizio alle mense, la figura della testimonianza di Stefano, primo mar-tire, e la figura di Filippo che evange-lizza. Per cinque secoli la figura del diacono ha caratterizzato la Chiesa in espansione, poi verso il quinto secolo il diaconato permanente ha iniziato un lento declino fino alla sua scom-parsa. Il Concilio ha permesso di ri-lanciare questa figura che appartiene alla Chiesa fin dalle origini. Da que-sto punto di vista Brescia è capofila dell’esperienza del diaconato perma-nente in Lombardia: 30 anni fa ha da-to avvio a questo percorso. “L’intento

oggi ben più delineato. Si sono con-solidati – spiega don Sergio – il servi-zio alla carità nelle singole comunità parrocchiali, un servizio all’evangeliz-zazione, alla liturgia…”. Il ministero diaconale non è semplicemente uno dei tanti ministeri ma appartiene al sa-cramento dell’ordine. “È importante chiarire che il diacono non sostituisce il sacerdote, non si pone neppure in termini di supplenza, ma ha una sua configurazione ben precisa che si col-loca in comunione con il ministero del Vescovo e di conseguenza anche in comunione con il presbiterio ma che deve mantenere la propria identità: il

iniziale fu quello di rispondere a uno degli auspici del Vaticano II, ma anche il desiderio di leggere i segni dei tem-pi”. Il diaconato permanente è proprio una delle possibilità per rispondere alle esigenze della Chiesa. “La figura del diacono ha certamente un ruolo

L’Ufficio per la famiglia ha organizzato, sabato 13 ottobre, una mattinata di restituzione alla diocesi dell’Incontro mondiale delle famiglie andato in scena a Milano. Il programma di “Milano 2012: un cammino tutto da percorrere...” è il seguente. Alle 9 l’accoglienza e la preghiera, mentre alle 9.30 i coniugi Mirco e Rita Pizzoli si soffermano su “La memoria da tener viva, i punti di riferimento”. Dopo la pausa delle

10.15, don Giorgio Comini, Nino Sutera e Noè Ghidoni si soffermano rispettivamente su “la famiglia”, “il lavoro” e “la festa”. C’è tempo per il dialogo con l’assemblea. Alle 12 la preghiera dell’Angelus e il saluto finale chiudono la mattinata che ha lo scopo di restituire parte dei contenuti del messaggio lanciato dall’Incontro di Milano. “Dio – ha detto il Papa nell’omelia – ha creato l’essere

umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita. (...) Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera”. L’appuntamento è al Centro pastorale Paolo VI in via Calini 30.

diacono non è segno di Cristo guida ma di Cristo servo”. La figura del dia-cono, che si colloca dentro il cammi-no della Chiesa, sarà spiegata da don Giuseppe Bellia che lunedì 22 ottobre alle 20.30 nella Casa dei diaconi (un ambiente adatto alla formazione che dà la possibilità ai diaconi di vivere una dimensione comunitaria) di via Benacense si sofferma su “La spiritua-lità del servizio oggi”. Mentre lunedì 26 novembre alle 10.30, in un incontro riservato ai sacerdoti sempre presso la Casa dei diaconi, tocca al Vescovo illustrare “Il diacono permanente nel-la Chiesa bresciana”.

Giovedì 4 ottobreOre 9.30 – Gardone Val Trompia –Visita ai preti della macrozona presso l’oratorio.Venerdì 5 ottobreOre 17.00 – Brescia –Visita alla festa di Mcl.Sabato 6 ottobreOre 17.30 – Brescia –Messa e inaugurazione dell’oratorio di S. Eufemia.Domenica 7 ottobreOre 10.30 – Remedello –Cresime e prime comunioni.

La Cancelleria della Curia diocesana comunicai seguenti provvedimenti:Don Fabio Peli,parroco di Anfo, Capovalle,

Ore 15.00 – Brescia –S. Messa per i migranti cattoliciin Cattedrale.Lunedì 8 ottobreOre 9.30 – Brescia –Incontro con i sacerdotidestinati nel 2012presso il Centro pastoralePaolo VI.Ore 15 – Brescia –Inaugurazione dell’Annoaccademico dello Studioteologico Paolo VIpresso il Seminario maggiore.Martedì 9 ottobreOre 11 – Nave – S. Messaper l’Unione diocesanaS. Costanzo.

Idro, Treviso Bresciano,già parroco di Lavenone, è stato nominato parroco anche della parrocchia di Ponte Caffaro.Don Daniele Saottini,Direttore dell’Ufficio Scuola,è stato nominato,dalla Conferenza episcopale italiana, responsabiledel Servizio nazionaleper l’insegnamentodella religione cattolica.Don Roberto Lombardiè stato nominato,dalla Conferenza episcopale italiana, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica,sede di Brescia.

Mercoledì 10 ottobreOre 16.30 – Brescia – Inaugurazione di piazza Giuseppe Tovini.Ore 19.30 – Brescia –S. Messa in occasione della festa patronale presso la comunitàdei comboniani in Viale Venezia.

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Esercizi spirituali per i laici: 24-28 aprile, don Dino Capra, “La fede senza le opere è morta” (Lettera di Giacomo); 9-16 agosto, don Dino Capra, “Con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Lettera di Giacomo); 6-9 dicembre, don Dino Capra, “Come potranno credere nel Signore, se nessuno lo annunzia?” - Vivere la storia attuale con la speranza che nasce dalla fede, con i capitoli 9-11 della Lettera ai Romani.Per giovani, giovani adulti, coppie di giovani sposi

per riscoprire la vita come vocazione: 26-30 dicembre, don Dino Capra “Vivere a vantaggio dei fratelli” - Imparare a vivere una storia in crisi come storia di salvezza per tutti, con i capitoli 9-11 della Lettera ai Romani.Per presbiteri, religiosi e diaconi: 3-8 febbraio, don Pietro Rattin, biblista, “Se uno non nasce dall’alto non può vedere il Regno di Dio, a confronto col vangelo di Giovanni… ma non solo”; 23-28 giugno, dom Paolo Maria Gionta,

priore Abbazia benedettina di Novalesa, “Il discepolo perfetto del Regno” (Lettera di Giacomo); 18-23 agosto, il vescovo Monari su “La vita secondo lo Spirito” (Lettera ai Romani); 3-8 novembre, don Franco Mosconi, monaco camaldolese, “Dal tempo di Gesù al tempo della Chiesa: una lettura spirituale degli Atti degli Apostoli”.Per religiose e consacrate laiche: 18-27 luglio, don Dino Capra, “La sapienza che viene dall’alto” (Lettera di Giacomo;) 29

luglio-7 agosto, don Dino Capra, “La sapienza che viene dall’alto” (Lettera di Giacomo); 12-19 ottobre, don Dino Capra, “La sapienza che viene dall’alto” (Lettera di Giacomo).Per chi ha compiuto i 50 anni e vuol vivere meglio i prossimi: 2-9 settembre e 10-17 settembre, don Dino Capra e le suore Dorotee di Cemmo dell’Eremo, “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori” con la Lettera di Giacomo.

ono qui per ascoltare da voi – ha esordito il presule – problemi e difficoltà del mi-nistero, ma soprattutto per sentire i vostri desideri. Le

priorità del sacerdozio. Invecchiamo e purtroppo le forze diminuiscono; i compiti invece sono aumentati. Co-sa dobbiamo mettere al centro? Co-sa dobbiamo tagliare? Cos’è irrinun-ciabile? Cos’è opportuno sia delegato ad altre figure ministeriali?”. E subito è cominciato il confronto. Per quasi due ore mons. Monari ha ascoltato attentamente prendendo appunti; poi ha risposto, dichiarandosi spes-so in sintonia con domande e sugge-rimenti. Ovviamente sullo sfondo si è sempre delineato il prossimo Sinodo. Un anziano parroco ha subito detto: “È vero: diventiamo vecchi e molti di noi sono prossimi alla pensione; for-se, chissà, la quiescenza ci permette-rà di vedere la nostra missione sotto un’ottica diversa, nuova”. Un giovane: “Certo il Sinodo ci consentirà qualche cambiamento. Indubbiamente l’unità pastorale dovrebbe essere una men-talità che promuove unità d’intenti. L’Icfr dovrebbe essere per le famiglie una sorta di catecumenato. L’attività delle parrocchie si dovrebbe risolve-re in più pastoralità, mentre oggi il prete deve occuparsi di arte, di am-ministrazione, di gite, ecc. Urgente anche riaprire la discussione sul Se-minario, in ordine alla formazione del

presbitero”. Una voce s’è fatta sentire lamentando la scollamento tra Chiesa e popolo di Dio; un’altra ha fatto pre-senti varie perplessità in ordine alla preparazione al matrimonio: gli sposi non si vedono prima del corso e non si vedono più dopo; un’ultima ha in-vitato alla prudenza nell’accoglienza

degli extracomunitari: l’approccio è bene sia centrato sempre sulla pro-mozione della persona. Un curato ha espresso il desiderio di avere più tem-po a disposizione per incontrarsi-con-frontarsi con i confratelli: una giusta aspirazione a costruire relazioni, stare insieme, stimarsi di più. “Non vorrei – ha paventato – che dopo il Sinodo tut-to si riducesse a uno sforzo meramen-te organizzativo, amministrativo”. Poi altre proposte, o domande, o deside-ri che riguardavano la spiritualità del prete, la vita in comune (per cui sa-rebbe necessario un percorso prepa-ratorio), il padre spirituale, un’équipe di specialisti laici (per liberare chi è in cura d’anime dalla cura delle “scar-toffie”), la crisi delle vocazioni come segno di crisi del “ministero matrimo-niale”. Ecco le risposte del Vescovo: “Sarei contento se nelle unità pasto-rali rimanessero più parroci; l’unico problema è la collaborazione”. L’Icfr è forse la scelta più impegnata della diocesi. Molti ordinari hanno in pro-gramma una verifica e una riforma. L’omelia domenicale è uno dei com-piti più difficili: quando ci troviamo davanti alla Parola di Dio, Dio ci par-la, ed è come una lettera della perso-na che amo. Il programma pastorale spetta ai parroci ed è opportuno che per il prossimo venga messo al centro l’Anno della fede”. La vita in comune dei preti (senza imitazioni dei religio-si) è un bel segno per i fedeli.

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a mattina di Pasqua, dopo aver celebrato l’eucaristia, poche ore prima di morire improvvisamente, don Re-nato Poetini, scambiando

con le Suore alcune considerazioni sui suoi disturbi di salute, disse di “essere sempre pronto”. Non sape-va ovviamente che il Padre l’avreb-be chiamato a sé proprio alla sera di quel giorno, ma esprimeva un atteg-giamento spirituale dell’uomo di fede, come egli è sempre stato. Era pronto. Alla sera di Pasqua, anche a lui, come ai due discepoli di Emmaus, si è fatto incontro il Signore Gesù risorto, rive-landogli il suo volto. Con don Poetini se ne è andato, a 82 anni, un altro sa-cerdote bresciano conosciuto e stima-to, fedele e sempre puntuale al servi-zio che gli veniva chiesto, qualunque esso fosse; spirito molto libero e dalla presenza discreta nella comunità dei confratelli del Seminario, ma nello stesso tempo sempre acuto nell’os-servazione e nel giudizio. Don Renato Poetini ha dedicato quasi tutta la sua vita all’insegnamento in Seminario dal 1957 al 2001, accompagnandolo con altri impegni diocesani soprat-tutto come vice-assistente dell’Azione cattolica adulti dal 1968 al 1975 e delle Equipes Notre Dame che ha seguito per molti anni formando generazioni di sposi. In Seminario, giunto dopo gli studi di dogmatica e il conseguimento

Nel cuore del mese di maggio, all’età di 69 anni, si è spento all’Hospice della Domus Salutis don Andrea Gozio. Originario di una famiglia numerosa gussaghese, da ragazzo vive intensamente la vita di oratorio e di parrocchia e dopo la scuola elementare entra in Seminario. Giunge all’ordinazione nel settembre del 1968 con altri due gussaghesi: don Pier Giorgio Piozzini e don Giuseppe Gilberti di Ronco che, poi, seguirà la stessa strada della missione in Germania

tra i connazionali. La sua prima destinazione è quella di vicario parrocchiale a Provaglio di Iseo, dove vi rimane fino al 1974, anno del trasferimento, sempre come curato, a Lumezzane S. Apollonio, dove rimane fino al 1980. A Provaglio come a Lumezzane si occupa dell’oratorio e della pastorale giovanile. Sono anni nei quali nelle due parrocchie tanta gioventù incontra un sacerdote buono, affabile, dedito alla promozione umana e cristiana

della vita in crescita. Liturgia e catechesi, attività ricreative e di aggregazione, associazionismo e i gruppi vari, calamitano la dedizione pastorale di questo bravo giovane prete. Con questo stile nel 1980 inizia la sua attività pastorale tra gli immigrati italiani in Germania come vicario di Offenbach nella diocesi di Mainz, dove dopo due anni diventa amministratore della Missione italiana. Nel 1983 assume la direzione della Missione di Braunschweig nella diocesi di

Hildesheim. Dal marzo 1993 viene nominato rettore della Missione italiana di Augsburg, che guida fino alla fine. anche durante i difficili mesi della malattia. Il vescovo Luciano Monari, presiedendo i funerali, ha sottolineato che fede e laboriosità hanno caratterizzato la vita di don Andrea Gozio, un pastore che ha camminato concretamente su questa terra guardando il cielo, conducendo con tenerezza e autorevolezza il gregge affidato alla sua carità pastorale.

ne fino all’entrata in vigore del nuo-vo Statuto. Dal 1970 al 1975 è stato è diventato vice assistente del settore Adulti. Con questa Associazione ha attraversato gli anni belli e vivaci del rinnovamento, ma pure le difficoltà del passaggio organizzativo alla nuo-va struttura unitaria. In Azione catto-lica rimane vivo il ricordo della sua squisita sensibilità ai problemi delle coppie e per aver dato vita al grup-po delle Signorine. La sua puntualità era proverbiale tra i colleghi, al punto da poter registrare gli orologi al suo passaggio. Metodico in ogni cosa, di carattere riservato, ma osservatore attento della realtà ecclesiale e civile, era capace di giudicare gli avvenimen-ti con quel sano distacco che solo la maturità e la saggezza degli anni per-mette. Sacerdote dalla vasta cultura, non ha mai ostentato nulla neppure nel dialogo con i confratelli. Amava leggere di tutto, con metodo, ma era molto attento nello scegliere ciò che meritava il suo impegno. Negli ultimi anni della sua vita, dopo aver lasciato l’insegnamento per raggiunti limiti di età, si è dedicato all’“ozio letterario” e alla preghiera. Questa sua ultima stagione della vita l’ha pure vissuta in Seminario, mantenendo uno spiri-to giovanile forgiato nell’infanzia fra i monti dell’Alta Valle Camonica che tanto amava e ben conosceva, anche per la sua passione sciistica.

della laurea in teologia a Roma presso la Pontificia università gregoriana e dopo una breve parentesi come vica-rio parrocchiale a Temù (1956-1957), si è dedicato con passione all’insegna-mento delle materie letterarie nel Se-minario minore. Per alcuni anni dires-se anche la sezione vocazioni adulte (Seva). Ricordava sempre con gran-de affetto i suoi alunni, ormai preti da molti anni. In Azione cattolica è stato assistente spirituale dell’Unione don-

.

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Ad accendere i riflettori sulle scuole non statali è stato “Il Messaggero di sant’Antonio”, che nel numero di settembre ha anticipato i dati contenuti nel rapporto “La scuola cattolica in cifre. Anno scolastico 2011-12” a cura del Centro studi per la scuola cattolica della Cei.Le paritarie sono in tutto 13.500, 9000 delle quali di ispirazione cristiana, frequentate complessivamente da 727mila studenti. La parte del leone la fanno le scuole dell’infanzia, con 6.610 istituti per un totale 443mila

allievi. Ciò significa che in Italia due bambini su cinque nella fascia d’età compresa tra i tre-sei anni frequentano una scuola materna cattolica. Una prevalenza che denota come per la fascia d’età dei più piccoli, le scuole statali non siano in grado di rispondere alla domanda presente sul territorio. Ma sono ormai numerose le difficoltà economiche per queste scuole, tanto che nel settembre 2011 ben 605 scuole non hanno riaperto i battenti. 12 anni fa lo Stato si è

impegnato a sostenere le scuole paritarie con uno stanziamento intorno ai 530 milioni di euro l’anno. Nel 2009 però il contributo è stato dimezzato e le scuole paritarie tentano da allora di farlo ripristinare. “Che il contributo sia di sopravvivenza – scrive ‘Il Messaggero di sant’Antonio’ – è facilmente comprensibile: sono di media una cinquantina di euro al mese per studente, sul mercato privato non basterebbero nemmeno per due ore di ripetizioni”.

colpi della vita inducono ad essere meno superficiali, a di-ventare più riflessivi, a risco-prire i valori veri (...). Dobbia-mo tenere conto che questo

popolo c’è e non è rinunciatario o passivo, coincidendo in gran par-te con la Nazione più responsabile seppur silenziosa, capace di sacrifi-ci e di rinunce, ma non più ad occhi chiusi e con atteggiamenti fideisti-ci… ma capace di lottare per ciò in cui crede” (prolusione alla Cei).In questa chiave voglio leggere il fat-to che nessuna delle scuole dell’in-fanzia di ispirazione cristiana di Bre-scia e provincia ha quest’anno scola-stico chiuso i battenti per mancanza di iscrizioni; come sempre – grazie a Dio! – “abbiamo fatto il pieno”. Non senza difficoltà ed ansia per man-canza di fondi, gli amministratori anche quest’anno hanno reagito e hanno dato il via al nuovo anno sco-lastico. Ma a questo punto, la sfida si sposta dal terreno amministrativo a quello dei contenuti e dei valori che devono guidare l’azione delle educa-trici e dei genitori. “Occorre evange-lizzare – non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficia-le, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici – la cultura e le cultu-re dell’uomo […] partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio” (Paolo VI, Evangelii nuntian-di). Anche secondo l’attuale pontefi-ce Benedetto XVI la quaestio fidei è una sfida prioritaria: “Per i fantasmi antireligiosi che stanno facendo la loro comparsa anche in Europa, e

società nel suo insieme” (Discorso del 18 maggio 2012) L’Adasm-Fism di Brescia rinnova il suo impegno per una qualificata formazione cri-stiana delle educatrici, offrendo percorsi di catechesi qualificati e stimolanti (sia per i contenuti che per la competenza dei relatori chia-mati a intervenire) sulle verità por-tanti della fede cristiana da tradurre in una pedagogia e in una didattica “di ispirazione cristiana”: si tratta di cinque corsi che, sono certo, trove-ranno accoglienza e disponibilità tra le educatrici nel corso di quest’anno scolastico.Per maggiori informazioni è possi-bile contattare la Lesic, Centro di formazione dell’Adasm.

per una fobia anti-cattolica irragio-nevole che qua e là si manifesta – e per la presenza, anche nelle nostre scuole, di genitori che professano altre religioni – sappiamo che… la verità di Cristo ha bisogno di esse-re proposta con gioia e fiducia co-me chiave della realizzazione uma-na autentica e del benessere della

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Si è tenuta lo scorso fine settimana (dal 28 al 30 settembre) la prima edizione di Futurando, la festa dei “giovani sostenibili” organizzata dai Giovani delle Acli e da Ipsia, la Ong delle Acli. Obiettivo della manifestazione era quello di dimostrare che è possibile un futuro diverso e più sostenibile. E questo in vari ambiti: ambiente, lavoro, stili di vita, consumi. Il tema è stato affrontato grazie a due tavole rotonde: la prima mettendo a

confronto cinque realtà positive di imprenditoria sostenibile, la seconda con la presenza del saveriano padre Adriano Sella. Ma la sostenibilità voleva essere anche lo stile di tutta la festa, attraverso lo stand gastronomico sostenibile (prodotti a km 0, assenza di acqua in bottiglie, prodotti del commercio equo e solidale ecc.), gli stand di associazioni e movimenti e molto altro. Tutte le iniziative sono state partecipate, nonostante il

tempo meteorologico non sia stato particolarmente clemente. Molti sono stati anche i giovani di altre associazioni che sono stati coinvolti e hanno partecipato attivamente alla realizzazione dell’evento. Sicuramente l’esperienza sarà ripetuta anche in futuro e stili di vita e sostenibilità torneranno come temi importanti di un percorso che Ipsia e i Giovani delle Acli hanno intrapreso con passione da tempo. (Roberto Toninelli)

I diritti delle madriche lavorano

l dibattito sull’occupazione femminile si fa sempre più ur-gente. Ma perché è una questio-ne così rilevante? Non si tratta semplicemente della rivendica-

zione di una soddisfazione personale della donna. Né unicamente dell’im-portanza del contributo femminile alla sfera pubblica o, come direbbe la carmelitana Edith Stein, dell’evi-tare il tradimento dei propri talenti. Non è nemmeno esclusivamente un discorso di eguaglianza e di fattiva partecipazione democratica. Oltre a tutto questo, c’è anche una questione di efficacia di sistema da considerare.In Italia lavora meno di una donna su due. Ciò comporta, nel comples-so, una base fiscalmente imponibi-le inferiore. Di conseguenza, meno contributi disponibili possono essere ridistribuiti dallo Stato sottoforma di servizi. Del resto, se meno donne la-vorano c’è anche una minore pressio-ne perché il welfare locale si attrezzi con adeguati servizi per fronteggiare sfide cardine come quella della con-ciliazione dei tempi di vita. I nuclei monoreddito sono, inoltre, maggior-mente esposti al rischio di povertà, considerando le oscillazioni del mer-cato del lavoro. Cosa frena lo sviluppo dell’occupazione femminile? Molti fattori sono di origine culturale. Nei contesti lavorativi permane una vi-sione problematica della maternità. Questo radioso momento può velar-si di ombre: dalle famose “dimissio-ni in bianco” (sebbene vietate dal 2007 con la legge 188) alle più sottili azioni di mobbing, la madre lavora-trice rischia di subire discriminazio-

può diventare motivo di abbandono dell’occupazione. Nel 2010 queste dimissioni, che devono essere con-validate dalla Direzione territoriale del lavoro, sono state 4.596 in Lom-bardia: tre su quattro per difficoltà di conciliazione. A Brescia le lavora-trici che si sono dimesse sono state 794. Il Coordinamento donne delle Acli di Brescia affronterà questi temi mercoledì 10 ottobre alle 18.30 pres-so la sede di via Corsica 165 duran-te l’incontro “Maternità in codice. I diritti delle madri lavoratrici” in cui interverranno il dott. Giuseppe Mon-gelli (Direzione territoriale del lavo-ro), la dott.ssa Anna Maria Gandolfi (Consigliera di parità provinciale) e la dott.ssa Rita Tagassini (Direttrice del Patronato Acli).

ni. Spesso le donne non conoscono le norme che tutelano i loro diritti e, sicuramente, la molteplicità di con-tratti con minori garanzie su questo versante, non aiuta. E infine, anche nella migliore delle ipotesi, l’anno-sa questione della conciliazione dei ruoli e dei tempi”. Sottovalutando le difficoltà che si potranno incon-trare per reinserirsi, la maternità

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uanto è difficile perdona-re? Molto e lo sappiamo bene. Nella quotidianità non basta, evidentemen-te, una cultura intrisa

profondamente di quel cristianesimo legge dell’amore. Ci sono, però, delle testimonianze che raccontano di un perdono possibile anche quando tutto farebbe pensare al contrario. La sto-ria in questione ha come protagonista Carlo Castagna, un marito, un padre e un nonno che in una notte di dicem-bre perde ogni riferimento affettivo: la moglie (Paola), la figlia (Raffaella) e il nipote (Youssef) vengono massacrati e sgozzati. Era la sera dell’11 dicem-bre 2006. Carlo Castagna si rende con-to che la cosa è di una gravità tale per cui ogni reazione sarebbe insufficien-te a manifestare quanto la sofferenza potrebbe richiedere. Carlo, di fede semplice come ama definirsi, pronun-cia la parola perdono ancora prima di sapere quale fosse il volto degli assas-sini (i vicini di casa, i coniugi Olindo

Romano e Rosa Bazzi). Ma cosa suc-cesse quella notte? “Non ero il Carlo che conoscevo, esplosivo e reattivo. Senza un cammino di fede non avrei avuto un sostegno tale. Capivo che era successo qualcosa di tremendo ma anche che stava avvenendo qual-cosa di altrettanto grande; mi sentivo sostenuto e aiutato, quasi portato in braccio”. Quella sera Carlo era il mi-sero che gridava aiuto: “Avrei potuto, forse, sopportare una tragedia ancora superiore – aggiunge – perché ero so-stenuto e aiutato. Ero in condizioni di soccombere, ma questa misericordia abbondante mi sosteneva”. Il sostitu-

to procuratore Nunzia Gatto dopo 80 relazioni degli psichiatri su Olindo e Rosa arrivò a dire: “Esiste il male ed esistono le persone cattive di per sé che sposano il demonio”. “Il demonio – sottolinea Carlo – è sempre al nostro fianco e cerca di insinuarsi; abbiamo un’arma potente che si chiama pre-ghiera. Una cosa è certa: quello che è stato commesso non è un disegno di amore. Le prime vittime sono gli as-sassini, perché sono vittime di un di-segno di morte che Satana ha preteso da loro. Sono sicuro che se potessero tornare indietro non lo rifarebbero”. Ma a chi non ha fede è preclusa questa capacità di perdono? Di certo la paro-la perdono può scatenare un dibatti-to culturale sui giornali. La scrittrice Lidia Ravera, prendendo le difese di Azouz, il genero tunisino di fede isla-mica, che parlò subito del desiderio di vendetta scrisse su “l’Unità”: “Nes-suno può negare al padre del piccolo Youssef una buona quota di simpatia, invece molto meno ne provo per il

nonno, il signor Castagna, mobiliere, che recita una capatina sul perdono e contro l’odio”. Sempre su “l’Unità” Toni Jop si espresse così: “Noi atei che viviamo la fede del dubbio gli siamo grati e molto per aver pronunciato la sola e rivoluzionaria parola alla quale si può affidare con qualche speranza il destino dell’umanità”. Nel percorso del signor Castagna gioca un ruolo importante la condivisione del dolore con la madre di Paola; è molto bella l’immagine offerta da Carlo di “due cuori di carne, non induriti dalla tra-gedia, che continuano a battere” len-tamente e insieme: “Carlo, quello che stiamo vivendo – sussurra la suocera al genero – è qualcosa di tremendo, ma chiediamo al Signore il coraggio di sdraiarci sulla croce. Dobbiamo trovare il perdono per queste perso-ne e non correre il rischio di odiare”. Carlo e la moglie avevano una frase preferita che li aveva sempre accom-pagnati, quasi profeticamente, e in questa frase la croce si esprimeva

così: “Se mi accogli ti sorreggo, se mi rifiuti ti schiaccio”. Castagna con la sua “fede semplice” non dà lezioni, offre la sua lezione, una testimonian-za vera perché vissuta. “Non esiste un termometro per misurare il livello di fede, ma la fede è un qualcosa che va continuamente ricercato. È facile cor-rere il rischio di perdere questo dono; quotidianamente dobbiamo imporci il desiderio di cercare e di vivere questo dono. Ognuno di noi può raggiungere la fede nel momento in cui si rende conto che è un qualcosa che va corag-giosamente richiesto, voluto e ricer-cato”. Il cristianesimo è forse l’unica religione che ammette che l’individuo colpito possa trovare il senso del per-dono. Ma a cosa ci si appella? “Il cri-stiano trova un aiuto dalla Parola e dalle testimonianze che ci ricordano che quanto è capitato a noi è capita-to anche ad altri; questo è il segno di un’appartenenza che il cristianesimo offre attraverso la legge dell’amore”. L’amore che muove il perdono.

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ancano poche ore al debutto di “Tosca”, il titolo scelto da Gran-de per l’apertura della stagione d’opera e bal-

letto 2012. La corsa al biglietto ha pro-dotto in pochissimi giorni quel “tutto esaurito” che riempie di soddisfazio-ne il direttore artistico Umberto Fanni e il soprintendente Umberto Angelini e li conferma nella bontà della scelta operata. I bresciani amano “Tosca”, così come i grandi titoli della tradizio-ne operistica italiana. Forse anche per questo motivo la scelta di affidare al dramma che Puccini volle ambientare nella Roma da poco uscita dall’espe-rienza della sua Repubblica, chiama-do i tre protagonisti, il pittore Mario Cavaradossi, l’amata Floria Tosca e il perfido barone Scarpia, archetipo del politico moderno, a giocare in questo contesto la loro tragica partita, pote-va essere un rischio. “Tosca” è opera molto nota: il pubblico, anche quello bresciano la conosce, sa alla perfezio-

no di Elena Barbalich, già apprezzata lo scorso anno per la messa in scena de “Il cappello di paglia di Firenze”, che firma la regia dell’allestimento che arriva dalla Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e teatri di Bari. “Il vero regista dell’opera – ha affer-mato – è Puccini. La dinamica della sua scrittura compositiva descrive perfettamente ciò che accade sul pal-co”. Non c’è bisogno di altro, se non di una mano che accompagni lo spetta-tore ad entrare nei diversi mondi e nei sentimenti di Cavaradossi, di Tosca e di Scarpia. Il pubblico bresciano non deve dunque aspettarsi una messa in scena rispettosa dell’iconografica tradizionale che accompagna Tosca. “Non c’è bisogno – sono ancora con-siderazioni di Elena Barbalich – di scenografie che raccontino Roma. È ancora Puccini a dipingerla con suoni che sono solo della città eterna”. L’in-terpretazione che la regista ha dato del capolavoro pucciniano riguarda più le reazioni e i rapporti tra perso-

ne dove si svolgono i fatti messi in mu-sica, probabilmente è anche affezio-nato ad alcune tradizioni: la chiesa di S. Andrea della Valle, palazzo Farne-se, la terrazza di Castel Sant’Angelo... Elementi della tradizione che spesso finiscono col distrarre da una partitu-ra che sta in piedi di suo, che non ha necessariamente bisogno di queste ri-costruzioni fisiche per portare lo spet-tatore ad essere parte di un dramma che è tragicamente moderno. Queste considerazioni, come ha avuto modo di mettere in evidenza anche nel cor-so della presentazione del cast e della messa in scena, hanno guidato la ma-

naggi, racchiudendoli in uno spazio neutro, raccontato attraverso un lin-guaggio simbolico. Linguaggio che la regista ha mutuato dalla sua passio-ne per la storia dell’arte. Una “Tosca” nuova, dunque, quella che vedranno tra poche ore i bresciani. Diretti dal maestro Giampaolo Bisanti, daranno voce e sentimenti ai personaggi puc-ciniani il bresciano Rubens Pelizzari (Cavaradossi), Mjriam Tola (Tosca), Sebastian Catana (Scarpia) e Ziyan Atfeh (Angelotti).

C’è un gesto tanto antico che non passa mai di moda, nonostante l’arri-vo sempre più invasivo di tecnologie nuove, come sfogliare le pagine di un libro. È questo uno dei motivi che han-no portato l’associazione culturale Il leggio, che raccoglie alcuni tra i librai della città, a riproporre per l’ennesi-mo anno la Fiera del libro, guidati da Monica Ferrata. Dal 5 al 14 ottobre una tensostruttura in piazza Duomo ospiterà, come già da qualche edizio-ne, la manifestazione che per anni si era svolta nel quadriportico di Piazza Vittoria. Bancarelle, incontri con au-tori, libri in mostra e iniziative rivolte a tutte le età, bimbi compresi, sono il menù dei 10 giorni della Fiera del li-bro. Si apre venerdì 5 ottobre alle 18 con l’inaugurazione seguita dalla pre-sentazione del libro “L’avventura di un barista di provincia” di Roberto Bian-chi intervistato da Carla Boroni. Alle

19.30 seguirà la presentazione della pubblicazione dell’Accademia italiana di economia aziendale “Creatività, in-novazione e territorio. Ecosistemi del valore per la competizione globale”. Sabato 6 ottobre nel pomeriggio so-no proposte le passeggiate letterarie con partenze alle 14.30 e alle 16. Alle 18 Candida Livatino presenta “I segre-ti della scrittura” intervistata da Sara Prandelli. Durante l’incontro l’autrice sarà disponibile all’analisi grafologica di qualcuno dal pubblico. Alle 18.30 Augusto Funari presenta “Papiri di Uppsala” intervistato da Piera Ma-culotti. Alle 19.30 invece in “Noir. 2 Racconti di Edgar Allan Poe” Biagio Vinella leggerà alcuni brani. E poi via per l’intera settimana successiva con questi ritmi. Ovviamente soddisfatte le autorità cittadine per la riproposta anche per quest’anno dell’iniziativa. “Devo solo ringraziare – ha esordito il

sindaco Adriano Paroli – perché spes-so diamo per scontato ciò che vedia-mo, ma non è così. Fa bene alla città e a tutti rinnovare il rapporto con il libro e la lettura. Questi danno valore e significato a quanto facciamo quoti-dianamente”. Ogni giorno iniziative e presentazioni. Da segnalare le iniziati-ve per i più piccoli, proposte dalla co-operativa il Colibrì. Sabato 13 dalle 15 alle 16.30 letture interpretate di fiabe, filastrocche e brevi racconti accom-pagnata dall’esecuzione estempora-nea di disegni. Domenica 14 ottobre dalle 15 alle 16.30 lettura interpretata di fiabe con musiche dal vivo e giochi ritmici e interattivi con i bambini. In entrambi i fine settimana dalle 15.30 e alle 18.30 c’è il concorso per bambi-ni “Disegna il tuo banimale preferito” da 2 a 9 anni. La tensostruttura sarà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20.30. Info: 3290974320 o comune.brescia.it

Terminate feste e sagre che, grazie ad abbondanti degustazioni musicali hanno vivacizzato nel periodo estivo, presentiamo questa settimana le proposte per la stagione autunnale del Cipiesse, storico organizzatore bresciano. Annullata la data di Pino Daniele (rimborsi entro il 19 ottobre nel punto in cui è stato acquistato il biglietto). Altro concerto interessante, pur se non così eclatante, è quello de Il Cile, giovane emergente dal sicuro

avvenire, unico italiano quest’anno presente all’Heineken Festival. Il Cile si esibirà al Ctm di Rezzato venerdì 19 ottobre con inizio alle 21, presentando le canzoni del suo disco d’esordio “Siamo Morti a vent’anni ”. La sera successiva, sabato 20 ottobre, nell’ampio spazio del Palafiera-Eib, con posti in piedi a 19,95 euro, sarà di scena il rapper milanese Marracash con il suo tour “Giusto un giro 2012”. Chiudiamo con il concerto dal risultato garantito, quello dei Pooh,

band che più storica di così non si può. Tanti, troppi i trofei conquistati dalla premiata Ditta Facchinetti-Battaglia-Canzian per poterli elencare. Basta ricordare la data del concerto, il luogo, e un particolare importante che caratterizza questa serata. Martedì 6 novembre, alle 21, al Palabrescia, i Pooh saranno accompagnati dalla Ensemble Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Loprieno. Si tratta di un concerto speciale, dal respiro più profondo rispetto al “solito”

concerto pop-rock. Una serata dalle grandi emozioni, con i “classici” dei Pooh rivestiti dell’atmosfera che solo le grandi orchestre sanno infondere. Lunedì 5 novembre alle 21, Biagio Antonacci (nella foto) sarà in concerto al PalaGeorge di Montichiari, biglietti da 36,80 a 57,50 euro. Tocca Brescia anche Fiorella Mannoia con il suo “Sud - Il tour” il 19 novembre al PalaBrescia. Prezzi da 25 euro.Informazioni su cipiesse-bs.it o al tel. 030/2791881. (r.b.)

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l 4 e 5 prima e l’11 e 12 ottobre successivamente, alle 20.30, il cinema di Borgo Trento in via Filzi ospiterà la sesta edizione di “Cinema Africa”, promossa

dall’Associazione ‘Kamenge e din-torni’ e realizzata in collaborazione con il Festival del Cinema Africano, d’Asia e dell’America Latina di Mi-lano e con l’Associazione Carcere e Territorio di Brescia, con il suppor-to della Fondazione Asm di Brescia, delle sezioni bresciane di Cisl e Cgil ed il Service Brescia delle Acli. I corti e lungometraggi che verranno propo-sti sono stati selezionati, fin dalla pri-ma edizione della rassegna, dal Coe, il Centro orientamento educativo, la cui mission è la promozione della cultura della solidarietà e della crea-tività realizzate attraverso i linguaggi dell’arte, con particolare riguardo a quello cinematografico. “La nostra associazione – ha detto il segretario della Kamenge Paolo Bonzio – nasce 10 anni fa su provocazione di padre Lino Maggioni, un saveriano che ope-ra da più di 20 anni nell’Africa centra-le, che non chiese denaro, ma di far conoscere i problemi e le verità su quelle terre”. “Tutta la rassegna vuo-le mostrare come l’africano affronti le problematiche create dalle presenze europee ed americane – ha aggiunto padre Maggioni – attratte esclusiva-mente dalle ricchezze di quelle terre. Il film usa un linguaggio per spiega-re quanto noi, popoli civili, abbiamo rovesciato addosso ad una decina di nazioni nell’Africa centrale e stiamo continuando a fare – ha chiosato pa-

dre Lino Maggioni – e ci aiuta a ve-dere come la gente viva e veda ciò che accade attorno ed essa e come i poveri, quelli veri, sappiano vivere nella difficoltà, con quello che c’è”. “Si tratta di otto film – ha illustrato per il Coe Michela Facchinetti – due lunghi e sei cortometraggi, in lingua e sottotitolati, il cui 50% è opera di regi-ste donne che mettono in luce storie al femminile ed i corti sono occasio-ne per promuovere nuovi autori che

si cimentano nella regia. Questo è un panorama della cinematografia afri-cana – ha proseguito Michela Facchi-netti – che affronta una serie di tema-tiche, da quella geografica, che spazia dal Magreb all’Egitto e Tunisia, per scendere alla Mauritania ed al Sene-gal e per concentrarsi su Uganda ed Angola. Vengono ben mostrati i temi classici, come quelli della migrazione, dallo sfollamento al ritorno in patria e quelli delle persone, che riflettono la storia di un Paese. Primario an-che il ruolo della donna nella società africana, dall’emancipazione all’indi-pendenza, nonché mediatrice nell’in-contro con ‘l’altro’ – ha continuato nel panorama generale Facchinetti – con uno sguardo profondo sulla città, ormai metropoli occidentale, spesso luogo di scontro per uno sviluppo più veloce di quello culturale, cresciuta a discapito dei piccoli quartieri fagoci-tati dal nuovo”. Una selezione delle opere verrà pro-iettata in carcere, “dove il 70% della popolazione è straniera – ha detto la responsabile dell’area educativa di Canton Mombello Filomena Tamma-ro – e dove la proposta culturale è più unica che rara”, mentre il presidente di Carcere e territorio Carlo Alberto Romano ha evidenziato come “que-sta iniziativa sia inserita in una serie di azioni multiculturali, che culmine-ranno, in novembre, con un concerto di musica classica aperto a tutti fra le mura di Canton Mombello”. Di rilievo la proiezione del 5 ottobre, “Aujourd’hui”, di Alain Gomis, pre-miato al Festival del cinema africano.

Si è chiuso il 29 settembre la 15ª edizione di “CortoLovere”. La giuria, quest’anno guidata dall’attore Silvio Orlando, ha premiato come miglior film con il Luccio d’oro “Non dimenticar le mie parole” di Riccardo Rabacchi. “Luminaris” di Juan Pablo Zaramella si è aggiudicato il premio come miglior film straniero, miglior corto d’animazione, miglior colonna sonora. “Non abbiamo trovato il corto che ci ha levato tutti i dubbi, a parte uno argentino troppo bello,

che ci è sembrato fosse fuori quota – racconta Silvio orlando (nei prossimi numeri una lunga intervista concessa al nostro settimanale) – per capacità, qualità, innovazione e creatività, siamo stati sulla qualità media che era ottima”. Ma chiusa una parentesi, per la Sala della comunità Crystal di Lovere riparte una nuova stagione fatta di cinema e di teatro di qualità.L’apertura della stagione teatrale è sabato 6 ottobre alle 20.45 con “Furioso Orlando”, in replica anche

il 7 ottobre alle 16. Liberamente ispirato all’ “Orlando Furioso” e adattato al teatro da Marco Baliani vede in scena Stefano Accorsi (nella foto) e Nina Savay. La stagione continuerà con “Non sparate sulla mamma” con Stefania Pepe e Roberta Petrozzi e la regia di Marco Rampoldi. Il 2013 si aprirà il 12 e 13 gennaio con “Aspettando Godot” di Samuel Beckett per la regia di Jurij Ferrini con quest’ultimo e Natalino Balasso. A febbraio “Il ventaglio” di Goldoni con la regia di Damiano

Michieletto, a marzo tappa con Massimo Lopez in “Varie-età”, uno spettacolo musicale e si chiude ad aprile con “Art” con Alessio Boni, Alessandro Haber e Gigio Alberti. Questa la stagione teatrale con prezzi da 13 a 28 euro. Info: teatrocrystal.it o [email protected] e 3331090049. Appuntamento fuori stagione, il cui ricavato andrà tutto a favore dell’oratorio “Apriti cielo” con Ficarra e Picone il 9 novembre alle 21. Per prenotazioni 3331090049; biglietti da 18 e 20 euro.

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Passeggiateletterariea Brescia

g r a f o

a cura di Fabio Larovere

urismo e sostenibilità energetica: propulsori di sviluppo sostenibile”: è questo il tema del conve-gno tenutosi a Iseo, in oc-

casione della 33ª Giornata mondiale del turismo. Nella cornice del castel-lo Oldofredi, dopo gli iniziali saluti del sindaco Riccardo Venchiarutti, il vescovo Luciano Monari ha proposto una riflessione incentrata sulla con-nessione tra turismo e sviluppo uma-no, oltreché spirituale delle persone. Ha posto l’accento sulla curiosità, che fa sorgere nell’uomo il desiderio di partire per conoscere, una mobili-tà culturale che consente di passare da un contesto all’altro per un arric-chimento interiore. È vero, la libertà data dalla vacanza può essere anche problematica, se diventa un momento “vuoto” e privo di struttura che tende alla perdita di valori, ma allo stesso tempo sveglia la fantasia e invita a uscire dai vincoli. In definitiva, ha af-fermato, il senso del turismo si deci-

del Vescovo, hanno dialogato sulle te-matiche della giornata Antonio Viven-zi, sindaco di Paderno Franciacorta e presidente della neonata associazione “Terre della Franciacorta”, che riuni-sce i 18 Comuni del territorio in un progetto di sviluppo comune e con-diviso, il segretario della fondazione Cab Agostino Mantovani e il prof. Ti-no Bino. Ha moderato don Claudio Zanardini, direttore dell’Ufficio per il turismo e i pellegrinaggi. Diverse le posizioni espresse sull’argomento, a partire dall’impegno dei Comuni fran-ciacortini, espresso da Vivenzi, ad au-mentare la ricettività turistica di un territorio che, insieme al lago d’Iseo, ospita annualmente circa 700mila per-sone, ma che avrebbe la possibilità di competere anche a livello internazio-nale. La ricetta? Superare i campani-lismi copiando modelli riuscitissimi come quello della regione tedesca della Ruhr, con il settore pubblico a fare da “cabina di regia” sul lungo pe-riodo. Tino Bino ha posto l’attenzione

de sull’identità della persona: senza formazione religiosa, anch’esso può fornire la scusa per lasciarsi andare a essere meno umani, a ricercare il pia-cere per sé stesso, quand’esso invece è solo la conseguenza di una vita be-ne vissuta. Infine ha inscritto il tempo della vacanza nella dinamica ritmica che regola la vita dell’uomo, che al-terna le proprie esperienze in polarità che si tengono a vicenda: “In questo senso – ha affermato – il tempo del-la vacanza può aiutare a fermarsi un attimo fuori dalle incombenze quoti-diane e aiutare a riscoprire l’originario stupore di vivere”. Dopo l’intervento

Ugo Foscolo qui s’innamorò e pubblicò i “Sepolcri”. Vittorio Sereni fu studente al liceo Arnaldo. Stendhal andò a teatro e passeggiò sotto i portici. Corrado Alvaro fu colpito dalla luce “diffusa, fredda e quasi fosforescente” della pietra. Brescia può essere osservata anche con gli occhi degli scrittori che, nei secoli, l’hanno raccontata in reportage o diari, o evocata in alcune loro opere. Da alcuni anni l’associazione culturale Cieli Vibranti, con Fabio Larovere

direttore artistico, propone ogni autunno un ciclo di “passeggiate letterarie” nel centro storico. Alla descrizione storico-artistica di luoghi e monumenti si accompagna la citazione drammatizzata dei testi che ad essi fanno in qualche misura riferimento. Larovere ha ora travasato l’esperienza in un libro, “Passeggiate letterarie a Brescia”, presentato sabato scorso al Teatro Grande: “il delizioso teatro di Brescia” secondo Stendhal. Nel volume, edito da Grafo, si

ritrovano pagine più o meno note. Alcune inevitabili, come il celebre canto dell’“Adelchi” manzoniano dedicato alla morte di Ermengarda nel monastero di Santa Giulia. Molte altre divertenti o curiose, come le appassionate lettere del Foscolo alla contessa Marzia Martinengo, la poesia in dialetto di Angelo Canossi su Tito Speri (qui tradotta da Charlie Cinelli) la cronaca del Sacco del 1512 redatta da Branchino da Paratico o la vita dei Santi Faustino e Giovita narrata

nel 1588 da Ottavio Rossi. Ai patroni di Brescia è dedicato un itinerario, con un approfondimento di Ennio Ferraglio, direttore della Biblioteca Queriniana. Il percorso principale va da piazzale Arnaldo al Duomo Nuovo: nella chiesa sono evocati la figura di Paolo VI e il discorso agli artisti che pronunciò il 7 maggio 1964. Completano l’introduzione di Alessandro D’Avenia e un testo sul Carmine di Marco Archetti: scrittori di oggi che aggiungono un tassello alle visioni di ieri. (n.r.)

Fino al 7 ottobre, negli ex spazi indu-striali di via Gioberti 16 (traversa di via Crocifissa di Rosa) sarà possibile partecipare ad un evento che nasce dall’idea di far dialogare l’arte con il mondo industriale. “Fèr – storie di fer-ro, lavoro, arte” viene definito dall’ide-atrice Piera Cristiani “un’installazio-ne, uno spettacolo teatrale, un’espe-rienza sensoriale, nata dalla volontà di capire come fosse la vita dentro una fabbrica in funzione, nella quale tan-te persone hanno lavorato. Abbiamo quindi pensato di ricreare l’ambiente delle fonderie ed acciaierie attraver-so l’arte”. Nei primi cinque locali del-la fabbrica, i visitatori potranno sco-prire le installazioni audio e video coordinate dal videomaker e sceneg-giatore Enrico Ranzanici. Il percorso evocherà la storia del ferro a Brescia

dai primi anni del Novecento fino al-la fine del secolo. Per concludere la serata, gli spettatori saranno condot-ti nel salone centrale, dove avrà luo-go lo spettacolo teatrale “Da le ses a le dò, da le dò a le des”, atto unico in dialetto bresciano scritto e diretto da Silvio Gandellini. “La riflessione di un operaio – spiega il regista – sarà oc-casione per rievocare spaccati di vita, seguendo le impronte lasciate dalle vi-cende quotidiane di uomini che han-no visto cambiamenti storici, stretto relazioni, vissuto passioni, conquiste e disillusioni in una realtà, quella del tondino, che ha segnato la storia del-la nostra città e di cui tutti possiamo considerarci figli”. Ingresso alle 20.30 (10 euro); prenotazione (disponibili 100 posti) eventofer.it o libreria Punto Einaudi (via Pace 16). (a.g.)

sull’atteggiamento del turista verso i luoghi che visita e, sulla scorta delle affermazioni di un famoso viaggiatore come il Corna Pellegrini, ha affermato che egli si sente irresponsabile delle tragedie che ha davanti. Ha ricorda-to inoltre alcuni scempi territoriali perpetrati in nome del turismo e ha rilanciato, come via imprescindibile per lo sviluppo sostenibile, la sobrie-tà e la decrescita, a cui guardare per programmare il futuro. L’ultimo in-tervento è toccato ad Agostino Man-

tovani che ha indicato come turismo ottimale quello che guarda alla cul-tura e che riesce a coinvolgere non solo chi viene da lontano, ma anche (come nel caso di Brescia) gli abitan-ti stessi del territorio o della città alla scoperta delle bellezze da essa custo-dite. L’orizzonte in cui inscriversi è in ogni caso quello morale: “Dobbiamo mantenere il turismo sul binario dei valori – ha affermato – perché deve portare a migliorare i valori della no-stra società”.

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Si è chiusa la decima edizione del Meeting del libro usato, organizzato dal centro culturale Pier Giorgio Frassati con la restituzione dell’invenduto e la corresponsione del 50% del prezzo di copertina ai legittimi proprietari. La manifestazione anche quest’anno, nonostante i cambi editoriali e gli aggiornamenti dei volumi, si è riconfermata come il primo e più efficiente servizio di compravendita di testi scolastici senza scopo di lucro nella città di Brescia. Con

un giro di 15mila libri e circa 2000 famiglie servite, l’edizione 2012, per il secondo anno a Brescia nell’oratorio Beato Palazzolo, ha registrato un incremento nel numero di clienti e nelle vendite. Resta evidente l’apprezzamento del servizio da parte delle mamme, dei papà e degli studenti che durante il mese di settembre vi sono tornati più e più volte, talvolta decidendo di rimanere a dare una mano. Più di 30 persone ogni giorno si sono rese disponibili gratuitamente.

’11 ottobre 1962 nella Ba-silica di San Pietro a Ro-ma, si aprì il Concilio Va-ticano II. Anche se sono passati 50 anni il Concilio

rappresenta una vera e propria bus-sola per i cristiani del Terzo Millennio, anche per i più giovani. Per questo è importante che i bambini e ragazzi lo conoscano. In questa prospettiva di recente sono stati pubblicati due libri che raccontano il Vaticano II ai ragazzi: “Una strana caccia al tesoro” (edizioni Paoline) di Massimo Orizio e “Anche per te! La Chiesa bella del Concilio” (casa Editrice Ave) curato da Anna Borelli, Claudio Di Perna e Paolo Raineri. I due testi sono stati presentati presso il Salone Montini di Palazzo San Paolo a Brescia, in un incontro promosso dall’Azione catto-lica, dal titolo “Il Concilio e i ragazzi”. Andrea Re, presidente Ac Brescia, ha rilevato gli aspetti comuni dei testi: “entrambi si preoccupano di presen-tare il Concilio e si curano di farlo avendo come interlocutori i ragazzi che rappresentano il futuro è impor-tante donare loro è una prospettiva di Chiesa conciliare”. Nel suo interven-to mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale di Azione cattolica, ha ricordato alcuni

episodi legati al Concilio e ha spie-gato perché dovrebbe interessare ai giovani. “Il Concilio l’ho vissuto da ventenne, mi stavo accostando allo studio della teologia – ha sottoline-ato mons. Sigalini – la liturgia ci ap-pariva invecchiata, incomprensibile, si sentiva la necessità di arrivare alla verità dei gesti compiuti. Dopo il Con-cilio si ritorna ai simboli veri. È stato un dialogo con il mondo da pari, non con senso di inferiorità o di superio-rità. Invito chiunque critica o non ca-pisce il Concilio a leggere il discorso di Paolo VI del 7 dicembre del 1965, il giorno della promulgazione degli ultimi documenti. Lì chiaramente emerge il grande affetto del Concilio per l’uomo contemporaneo e la mano tesa a rispettarne la dignità e a offri-re la grandezza della fede cristiana”. Secondo il Vescovo di Palestrina la migliore sintesi del Concilio per un giovane è il discorso di Paolo VI: il dialogo di Dio con l’uomo, il passag-gio ad una concezione unitaria della verità, la visione della Chiesa come slancio d’amore da coltivare. Sono aspetti di grande valore anche per i giovani di oggi. Nella seconda parte dell’incontro sono stati introdotti da-gli autori i due libri. “Anche per te!” mette insieme il racconto dell’evento,

le novità del Concilio, i documenti, ma vuole aiutare i ragazzi di oggi a vivere e a raccontare la loro fede alla luce di questa esperienza. La pubblicazione è divisa in tre parti: la presentazione delle quattro Costituzioni conciliari attraverso le immagini; i personag-gi, le date, le parole del Concilio; e le testimonianze. Collegato alla pubbli-cazione il concorso nazionale “Cosa vedi dalla porta della fede?”: i ragazzi (dai tre ai 14 anni) sono invitati a rac-contare artisticamente il proprio cam-mino di fede. Interessante il volume di Massimo Orizio “Una strana caccia al tesoro” (edizione Paoline) che vede protagonisti quattro ragazzi di prima media che ricevono come compito dall’insegnante una ricerca sul Con-cilio. Una ricerca che non viene svol-ta sui testi, ma incontrando delle per-sone. Per informazioni sul concorso: acr.azionecattolica.it

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dal duomo di Santa Maria Assunta in Montichiari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti sulle notizie principali.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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Sfogliando una rivista, facendo zap-ping o guardando le vetrine in cen-tro, fa sempre un certo effetto fissare negli occhi i volti dei modelli e delle modelle nelle pubblicità di vestiti e ac-cessori. Di norma si tratta di sguardi altezzosi, superiori, distaccati: spes-so, dalla postura e dall’atteggiamen-to di quelle che dovrebbero essere le nostre proiezioni, traspare un’arro-gante supponenza, a simboleggiare la posizione di rilievo che dovrebbe conseguire alla sequela di questa o quella moda. In parole povere: se compri questo vestito ti distinguerai dalla massa. Si tratta di una tecnica di comunicazione datata e obsoleta, ma

che evidentemente funziona ancora, anzi oggi più che mai.Perché ormai la partita non viene più giocata dalla qualità e dalla bellezza degli oggetti in mostra, ma proprio da quegli sguardi, da quel modo di essere. Ciò che viene pubblicizzato non è più solo un accessorio ma, so-prattutto, uno stile di vita, un modo di vedere e affrontare la realtà. Per vendere cose inutili (quanti e quali sono gli oggetti che realmente sono necessari a una felice esistenza?) c’è bisogno di consumatori educati, pre-vedibili, entusiasti.In tv la pubblicità ha il fondamentale ruolo di “opinion leader”, è la com-

pagna di viaggio che indica la strada da prendere, che suggerisce un pre-definito modus vivendi a milioni di persone o, almeno, a chi non riesce a scindere il banale messaggio promo-zionale dal messaggio socio-cultura-le e se li beve entrambi con gli occhi spalancati.Un esempio preso dal mucchio. Ecco, riassunto in poche parole, il nuovo spot della Bmw Serie 1: in un mon-taggio serrato assistiamo alla vita di un pianista professionista, raccontata a ritroso, dal successo con il grande pubblico fino al primo amore per lo strumento, passando attraverso una vita di privazioni, fatiche, sofferenze.

Addirittura in una scena lo si vede studiare mentre in tv si festeggia il ca-podanno. Insomma, un uomo che ha votato la sua vita e le sue energie allo studio del pianoforte e che, durante i meritati applausi dopo un concerto, si guarda indietro e sorride ripensan-do a tutto il suo faticoso percorso di ascesa. Fin qui tutto bene. Ciò che cambia completamente registro co-municativo è la successiva sequen-za di immagini dell’auto del momen-to commentate con questa frase: “Il prezzo dell’unicità è cambiato”.Il messaggio promozionale è il solito: auto di lusso = successo facile. Ma c’è anche un altro messaggio, sottinteso:

dato che il prezzo dell’unicità è cam-biato, il pianista sarebbe quindi un fallito, chi si impegna tutta la vita per raggiungere un obiettivo sarebbe un fallito, perché c’è una strada più faci-le. Detta così fa storcere il naso, ma presentata con poesia e maestria au-diovisiva, la pillola è piacevole da in-gioiare: la regia dello spot ci mostra in 30 secondi la scelta di vita di un pia-nista, spazzata via da soli 10 secondi dedicati alle immagini dell’auto. È la superpotenza del consumo, che (solo?) in tv vince su qualsiasi altro concreto desiderio o reale aspettativa di vita. Fortuna che da qualche parte esiste ancora la realtà.

Si tiene domenica 7 ottobre in città il pellegrinaggio dei migranti promosso dalle diocesi lombarde per celebrare e vivere una giornata di fede in cammino con i migranti presenti nelle diverse diocesi, nel nome di Maria. Il programma si apre alle 11 a Campo Marte e si conclude in Cattedrale con il Vescovo. In Primo Piano (alle 9.30) ne parla padre Mario Toffari. Michele Busi presenta inoltre la “Scuola del Concilio” promossa dall’Azione

cattolica, al via il 13 ottobre a Villa Pace di Gussago.Il commento al Vangelo festivo è a cura di don Roberto Domenighini, direttore dell’Eremo dei Santi Pietro e Paolo di Bienno.Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël.

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio dedicato all’avvio delle Missioni popolari a Corti di Costa Volpino alla presenza del Vescovo. A seguire: “Accattoli a Concesio” (nella foto), per la 13ª Settimana montiniana; la Giornata mondiale del turismo e il convegno sul turismo sostenibile che si è tenuto a Iseo; la festa di San Francesco organizzata dai frati minori conventuali. La rubrica “4 parole...” è con

don Carlo Tartari, vicedirettore dell’Ufficio missionario, per le iniziative organizzate per il mese missionario. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche “Semplicemente grazie”, la Caritas nel giardino di piazza Paolo VI.

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i questo passo, arrive-ranno all’era attuale. I tre simpatici protago-nisti dell’“Era glacia-le” nel quarto episodio

della serie affrontano la deriva dei continenti, procedendo nel tempo senza invecchiare. Crescono i figli, invece, e il film si apre con il più classico dei conflitti generazionali: quello tra il mammut Manny – con un nuovo doppiatore, Filippo Timi, che gli dà un tono più serioso – e la figlia Pesca ormai adolescente, irrequieta e poco disposta a sotto-mettersi alle regole dell’ansioso ge-nitore. A rinsaldare gli affetti fami-liari ci pensa, a modo suo, il solito Scrat, lo scoiattolo assatanato cer-catore di ghiande che questa volta si spinge fino al centro della terra riuscendo a provocare lo smembra-mento di interi continenti. Manny, la tigre Diego e il bradipo Sid ven-gono travolti dal cataclisma e si ri-trovano su una nave di ghiaccio in mezzo all’oceano, separati da amici e parenti. Non da tutti però: a Sid è rimasta in eredità la nonna, che una famiglia un po’ degenere gli ha scaricato sul groppone.“Nonnina” è uno dei molti perso-naggi nuovi del film diretto da Ste-ve Martino e Mike Thurmeier. Mio-

pe, capricciosa e parecchio svanita, può contare però su “amici” potenti che verso il finale faranno la loro parte. Un altro dei nuovi arrivati è Capitan Sbudella, un grosso orango che guida una pittoresca ciurma di pirati. I nostri eroi, prima prigionie-ri poi fuggitivi, gli danno del filo da torcere e sono capaci di farlo infu-riare. Peccato che il suo personag-gio non sia molto riuscito: parec-chio stereotipato, è meno origina-le del suo equipaggio, del quale fa parte un’aggressiva tigre femmina destinata a un incontro fatale con il buon Diego.Ripetendo una formula ormai con-solidata, anche questa volta “L’era glaciale” mescola con astuzia buo-ni sentimenti, messaggi edificanti e radicali immersioni nell’assur-do. Per la parte più tradizionale del racconto non sembra che sta-volta gli autori abbiano profuso un grande impegno. Le litigate familia-ri, la sbandata di Pesca per un bel mammut e il suo successivo ravve-dimento, le pillole di saggezza sulle caratteristiche e l’importanza della vera amicizia appaiono poco coin-volgenti, anche se funziona l’inne-sto di citazioni letterarie. Nel terzo episodio era “Moby Dick”, qui “Pi-nocchio” con l’apparizione di una

ben riuscita balena; e in un ma-re di notevole qualità tecnica non manca l’apparizione di un gruppo di sirene.Dove il film accelera, però, è nell’in-seguire le follie dei personaggi prin-cipali e di contorno. In primo pia-no è sempre il bradipo Sid, sempre doppiato da Claudio Bisio: mollato dalla famiglia, si lancia nella nuo-va avventura combinando pasticci a ripetizione (esilarante la parte in cui si ritrova paralizzato). La sua nonnina gli tiene testa, candidando-si per i prossimi episodi a un’anzia-nità di lunga durata. Anche Crash e Eddie, gli opossum “stupidi” per lo-ro stessa ammissione, hanno paren-tesi di gloria. Ma è ancora una vol-ta Scrat a regalare attimi sublimi: soprattutto nell’apparizione fina-le, dove una geniale trovata lascia il desiderio di rincontrarlo presto.

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redici imprese, in rap-presentanza di quella eccellenza e di quella unicità che caratteriz-za il sistema produtti-

vo bresciano fatto di tante piccole e media aziende, per combattere la crisi grazie allo strumento del con-tratto d’impresa. Planet è il nome scelto dalle 13 im-prese bresciane che nel luglio scor-so hanno detto sì alla creazione di un nuovo soggetto, in grado di for-nire tutte le attività inerenti alla re-alizzazione di grandi progetti di co-struzione. Planet, presieduto da Luciano Da-bellani, della Diesse Electra spa, propone soluzioni integrate e servizi relativi alla costruzione di immobili, spazi interni ed esterni, e alla loro successiva gestione per committen-ti italiani e stranieri. Non a caso la nuova rete di imprese guarda con particolare interesse all’ormai immi-nente Expo 2015. Non c’è però nei protagonisti di questa nuova siner-gia l’interesse per la realizzaizone di infrastrutture per l’appuntamento milanese. Punta, invece, alla com-missione da parte di chi arriverà a Milano per l’Expò, degli spazi espo-sitivi, ovviamente con la filosofia del “single touch-point” del chiavi in mano, che è quella che contrad-distingue l’operatività di Planet. Un interesse giustificato da un giro d’af-

ze per reggere con successo la sfida. Il merito per la nascita di Planet è da attribuire al suo stesso presidente che “illuminato” da esperienze ana-loghe riportate su un giornale di co-municazione della Compagnia delle opere ha pensato di proporre anche nel Bresciano un’esperienza analo-ga. Dabellani ha contattato e poi, in-contrandoli uno per uno, convinto quelli che sono diventati i suoi part-ner in Planet, altre 12 aziende che insieme alla sua hanno un fatturato complessivo di 600 milioni di euro e occupano qualche migliaio di di-pendenti. La nascita di Planet, che

fari che dovrebbe essere vicino al miliardo di euro. Le 13 imprese che hanno sottoscritto il contratto di re-te, probabilmente il più importante tra i 100 a oggi sottoscritti nel Bre-sciano, hanno capacità e competen-

Più atttenzione alle persone“È inammissibile una politica esclu-sivamente basata sui numeri e non sulle persone. Dietro ogni taglio economico ci sono esseri umani che vedono disconoscere il concet-to di solidarietà! Non è accettabile che si debba trovare una soluzione ai tagli dello Stato tagliando i Fon-di di solidarietà per le popolazioni disagiate”. L’affermazione è di Marco Scalvini (nella foto), già sindaco di Bagoli-

no e attuale presidente dell’associa-zione dei Comuni di confine, che ha indirizzato una lettera aperta al mi-nistro per gli Affari regionali Pietro Gnudi per denunciare come le re-centi misure adottate dal governo in tema di tagli e di contenimento della spesa rischiano di mettere a rischio la sopravvivenza di quei 454 Comuni che si riconoscono nell’as-sociazione. Si tratta di realtà poste ai confini di Regioni o Province au-

tonome e che attraggono un gran numero di cittadini e imprese con il conseguente impoverimento de-gli stessi Comuni.Nella lettera Scalvini invita il go-verno a dare una risposta a questa situazione e al rischio di progressi-vo impoverimento a cui sono espo-sti i 454 Comuni che, in assenza di chiari segnali, potrebbero chiede-re l’annessione alle Regione e alle Provincie confinanti.

presto si doterà di uno staff tecnico in grado di rappresentarla nelle sedi adeguate e di andare a conquistarsi le commesse, è stata salutata con soddisfazione da Francesco Betto-ni, presidente della Camera di com-mercio che già anni fa, ai primi se-gnali della crisi, aveva indicato nel-la collaborazione tra aziende, nella loro capacità di fare sistema, la via per l’internazionalizzazione e per far fronte alle difficoltà che si andavano profilando all’orizzonte. Un’indica-zione che ha Brescia ha già portato alla costituzione di un centinaio di reti d’impresa.

Sale la tensione sul prezzo del latte, monta l’insoddisfazione degli allevatori stretti fra crisi economica e boom dei costi. “Rispetto allo scorso anno – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia – le spese di gestione sono aumentate di quasi il 40% mentre il prezzo di un litro di latte riconosciuto alla stalla è fermo a 38 centesimi che, con l’esplosione dei costi di produzione, non è più sostenibile. Viviamo una situazione che rischia di far chiudere decine

di aziende agricole”. In Lombardia, dove si munge il 40% del latte italiano, le imprese agricole attive nel settore sono circa 6.400 ma quelle che conferiscono ai primi acquirenti (cooperative e industrie di trasformazione) sono già scese sotto la soglia delle 5000. “Se andiamo avanti così – aggiunge Prandini – rischiamo la desertificazione della zootecnia della pianura padana, con perdite sia economiche che di posti di lavoro”. Almeno 18mila persone,

fra titolari e dipendenti – stima la Coldiretti Lombardia – lavorano negli allevamenti da latte della regione. “Le nostre aziende – spiega Prandini – stanno facendo i salti mortali per riuscire a restare in piedi, ma la rabbia aumenta quando si vede che a fronte di una quotazione del latte alla stalla ormai molto sotto i costi di produzione, per i consumatori i prezzi degli alimentari al dettaglio non si sono affatto abbassati”.

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La notizia è di quelle rilevanti. Per la prima volta nella sua sto-ria la Corsa rosa si chiuderà alle pendici del Cidneo. Il Giro d’Ita-lia 2013 avrà Brescia come tappa finale. Dopo la 19ª tappa in mon-tagna a Ponte di Legno, infatti, i corridori taglieranno il traguardo della corsa proprio nella città del-la Leonessa. L’assessore allo sport del Comu-ne di Brescia, Massimo Bianchini,

commenta in questo modo la stori-ca notizia: “Brescia – afferma – ha una tradizione fortissima di pas-sione per le due ruote e di amore per il Giro. Ci stavamo lavorando da tre anni e finalmente abbiamo ottenuto questo risultato impor-tante per la Città e per la provincia. Brescia c’è, ha voglia di organizza-re e di fare la propria parte”. Ci si mette quindi in moto, con in testa ben chiara la data del 26 maggio:

“Non vogliamo che sia semplice-mente un’accoglienza limitata al pomeriggio dell’arrivo, ma stiamo ragionando su una serie di eventi collegati, come una notte bianca, per vivere la finale e abbracciare il Giro. Forse è ancora prematuro parlare di un programma già defi-nito, ma stiamo imbastendo una degna accoglienza per l’epilogo della corsa.Inoltre, dato che l’arrivo si terrà

a poca distanza dalla Mille Miglia, lavoreremo per coordinare al me-glio i due eventi”.Un appuntamento imperdibile, in-somma, per tutti gli appassionati delle due ruote della Città e della provincia: “Il ragionamento – con-clude l’Assessore – è proprio quel-lo di dare un premio ai cicloamato-ri di Brescia e di tutto il nostro ter-ritorio, in questo senso il legame con la provincia è fondamentale”.

“Umanità e marzialità scendono in campo”. Questo è lo slogan con il quale è stato organizzato per sabato 6 ottobre al PalaGeorge di Montichiari un torneo di brazilian jiu-jitsu a favore di bambini diabetici. L’evento, denominato “T1-Bjj”, è stato organizzato dalla società “Impact zone” (nella foto)ed è strutturato secondo il criterio dell’eliminazione diretta, seguendo il regolamento internazionale della Federazione.

Gli atleti saranno suddivisi in categorie di peso, di cintura e di età. Il campo di gara sarà costituito da quattro tatami, più un’area di sicurezza. Gli incontri saranno diretti da arbitri riconosciuti dalla Federazione internazionale. La finalità della manifestazione è quella di raccogliere fondi a favore dell’associazione “SOStegno 70” che si occupa di sostegno psicologico per i bambini diabetici e i loro genitori.

re promozioni consecu-tive con altrettante squa-dre: non è bastato questo biglietto da visita per permettere a Fabrizio

Paghera di indossare di nuovo la ma-glia del Brescia. Biancoazzurro nel cuore e all’anagrafe (di Roncadelle per la precisione), sabato tornerà al Rigamonti, ancora da ex.Avevi sperato fino in fondo, ma sei tornato in prestito al Lan-cianoMi hanno richiamato con insistenza, lo staff mi stima e d’accordo con il Brescia era meglio tornare per un altro anno in prestito. Non covo nessuna rivalsa per que-sto: sono soddisfatto di questa scelta.Una salvezza della Virtus può es-sere considerata alla pari di una promozione?Penso proprio di sì, forse anche qualcosa di più.Certo che a centrocampo, veden-do un Budel sotto tono, verreb-be da chiedersi perché ti hanno lasciato partire?Forse un po’ di spazio l’avrei potu-to trovare ma Budel in quel ruolo è il più forte giocatore della catego-ria. Non c’è mai stato dualismo tra di noi, tuttora ci scriviamo spesso messaggi per telefono. Per me, però, era più importante gio-care con continuità; ho un sogno, mi piacerebbe avere almeno una chia-mata nell’Under 21.Sei stato tu a convincere Leali a raggiungerti o viceversa?Lo sentivo già prima del suo arrivo e quando mi ha chiesto un parere gli ho parlato bene di questa società e dell’ambiente. È un club formato da gente umile, proprio come una grande famiglia.

Che accoglienza ti aspetti?Spero sarà bella, quella di Brescia è la mia gente ed io continuerò ad an-dare in curva. Il Rigamonti è il mio stadio, ci vado da quando avevo ot-to anni e fino a due anni fa ero in curva con loro. Ho ancora due anni di contratto col Brescia e spero che prima o poi pun-tino su di me. Sabato avremo tre o quattro assen-ze pesanti, sarà un’emozione forte per me.A proposito di curva, sai che dovrebbe essere inaugurata la nuova Curva Nord attaccata al campo?Dalla televisione sembra bella; bi-sognerà vederla piena. Spero sia pronta.Conoscendo l’amore per la V bianca, non pensi di partire dal-la panchina?Qualche frecciatina mi è arrivata. Il mister mi ha detto che è una parti-ta come le altre, ma già so che sarà un’emozione rivedere alcuni amici in campo e la mia gente sugli spalti. In questo periodo sto facendo bene e penso di meritarmi di giocare dal primo minuto. Domanda scontata ma di rito: e se dovessi segnare?Tornerò a centrocampo a testa bas-sa e farò finta di niente.

a fatto tutta la trafila dalle giovanili alla pri-ma squadra. Mantova-no d’origine, ma bre-sciano d’adozione, Ni-

cola Leali ha bruciato le tappe: è titolare inamovibile dell’Under 19 e lo scorso anno – a soli 18 anni – ha attirato l’attenzione della Juventus che a giugno lo ha acquistato per girarlo in prestito a difendere i pali del neo promosso Lanciano.Prestito per prestito, perché non restare qui?A Brescia ho vissuto sette anni, era ora di cambiare e andare a prova-re nuove esperienze. Il Lanciano ha creduto fortemente in me e in accordo con la Juventus abbiamo deciso di sposare questo progetto sicuramente interessante. È una sfi-da anche per me, avrò la possibilità di giocare e di fare il salto di quali-tà se mi saprò giocare bene le mie possibilità.Sei andato via, però, con qual-che amarezza. Ho pagato l’essere troppo giovane. La squadra non stava passando un ottimo periodo, eravamo tutti sotto pressione, ci stavamo giocando la permanenza in serie B ed eravamo entrati in un tunnel dal quale non si vedeva una via d’uscita anche a causa dei numerosi infortuni. In più forse non avevo l’esperienza per aiu-tare la squadra. Penso comunque di aver fatto una buona stagione. Rin-grazio il Brescia per avermi dato questa possibilità.Che accoglienza pensi di trovare sabato da ex?Mi riserveranno un trattamento un po’ duro, non mi aspetto che mi applaudano visto quello che mi è successo. Sono dispiaciuto per co-me è andata l’anno scorso: penso

comunque di essermi impegnato e aver dimostrato di valere qualcosa altrimenti non mi avrebbe acquista-to la Juve.A proposito di bianconeri, Co-rioni ti aveva definito il nuovo Buffon e tu non hai mai nasco-sto di ispirarti a lui. Passando alla Juventus, sei riuscito a in-contrarlo e, per lo meno, a strin-gergli la mano?È un grande. Mi ha detto che pos-so far bene e di andare a Lanciano contribuendo alla salvezza della squadra. Sarà fatto! Non mi ha dato suggerimenti, basta guardarlo in al-lenamento per capire le tecniche del mestiere. Mi ha comunque detto che impegnandomi farò molta strada.Che idea ti sei fatto del Brescia?Squadra forte e attrezzata, con gio-catori d’esperienza. La coppia Ca-racciolo-Corvia, poi, è una delle più pericolose del torneo. Stanno racco-gliendo meno di quello che produco-no, ma sono convinto che a breve la classifica darà loro merito.Senti ancora qualche tuo ex-compagno?Sicuramente ho mantenuto un otti-mo rapporto con il gruppo. Arcari mi ha dato come professionista e uomo, gli sarò sempre grato.

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ono la squadra più numero-sa e con l’età media più ele-vata, ma puntano con deci-sione sui giovani. Vengono criticati spesso ed elogiati

raramente, ma sono sempre indispen-sabili. Hanno uno scudetto arancioblù sul petto e un fischietto al collo. Sono gli arbitri del Csi Brescia: 280 direttori di gara e giudici. Abbiamo parlato del-le giacchette nere ciessine con Emi-liano Scalfi, responsabile del settore.Che valore ha la figura dell’arbi-tro per il Csi?Non è solamente la persona designa-ta a dirigere un incontro. Deve infatti svolgere una funzione fondamentale, quella di educatore in campo e garan-te del rispetto delle regole.L’identikit dell’arbitro ideale?Deve essere preparato atleticamente, conoscere alla perfezione il regola-mento e saperlo applicare. Trovare ar-bitri del genere è difficile, poi ognuno ha il suo stile. Noi chiediamo soprat-tutto volontà, ma anche disponibilità a crescere. Dobbiamo distinguerci.In che modo?Migliorando il rapporto umano con le società e i giocatori oltre alla comu-nicazione dentro e fuori dal campo. Sui campi della provincia circo-lano molti luoghi comuni sulla qualità degli arbitri. C’è del vero?Noi siamo innanzitutto arbitri di ora-torio, e ne andiamo fieri. Sicuramente dobbiamo migliorare tanto, ma negli ultimi anni ho visto progressi.

Lo sport per abbattere ogni barriera. A Orzinuovi ci sta provando Matteo Passeri, allenatore che ha sviluppato un progetto di attività motoria per ragazzi disabili con il sostegno del Comune, dell’Asd Jolly Orzinuovi e della cooperativa La Nuvola.Gli allenamenti inizieranno martedì 16 ottobre alla palestra di via Lonato a Orzinuovi. Le porte sono aperte a tutti gli aspiranti calciatori dai 10 anni. Il progetto si pone come obiettivo primario quello di consentire a bambini e ragazzi

con disabilità fisiche e mentali di fare movimento, inserendo gradualmente la palla nei giochi proposti. L’intento è quello di riuscire a costruire una squadra di calcio a 5 tra un anno. “Lo scorso weekend abbiamo fatto un triangolare a Cremona – racconta Passeri – e siamo la prima realtà del genere nel Bresciano. Ringrazio tutti gli sponsor che ci sostengono e i vertici del Csi Brescia che hanno dimostrato di esserci vicini”.

La formazione ha avuto un impat-to decisivo.Senza dubbio. L’aggiornamento di ini-zio stagione è obbligatorio per tutti, e lo stesso vale per la visita medica. Senza non si può arbitrare. Oltre ai corsi interni ci sono quelli rivolti alla ricerca di nuove leve.Il mese di ottobre è quello dei corsi per gli aspiranti arbitri segnalati dal-

le società, ma andiamo anche nelle scuole superiori. Il percorso formati-vo prevede parte teorica, tecnica e in alcuni casi pratica. Segue un anno di tirocinio, poi l’inserimento nell’albo.Perché diventare arbitro del Csi?Le soddisfazioni sono poche ma in-tense. Sicuramente qui si respira l’aria dello sport autentico, c’è un bel grup-po e si sviluppano amicizie. Provare per credere.Il suo messaggio alle società per la nuova stagione.Invito tutti al fair play, soprattutto i di-rigenti. Spetta a loro diffondere i valo-ri, che il calcio ha un po’ dimenticato. Gli sport minori sono un esempio. Noi arbitri daremo il massimo.

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

Il lungo elencodei testimoni laici

Egr. direttore,ho seguito con attenzione le cronache sulla pregevole iniziativa con la quale la diocesi ha aperto l’anno pastorale. Un impedimento dell’ultima ora non mi ha consentito di assistere al con-fronto tra i laici avvenuto lunedì 10 settembre al Vanvitelliano: ho parzial-mente rimediato via web e stampa.L’idea di premettere al dibattito il ri-cordo di figure di laici cattolici la cui rilevante opera ha lasciato il segno nella comunità diocesana mi è parsa apprezzabile: tutte le persone evocate avevano più di un titolo per esserlo.Altre avrebbero potuto degnamente affiancarle: mi riferisco alle schiere di laici impegnati nel sociale (nelle fab-briche, sul territorio, negli enti loca-li) in prima linea nella diffusione del messaggio evangelico e del magistero sociale della Chiesa. Il loro impegno si è sviluppato “nel mondo” senza di-ventare “del mondo”, magari su crina-li impervi, privi di reti di protezione. Penso alle migliaia di giovani formati dalle Acli; agli operatori cattolici cre-sciuti nel sindacato, nella Cisl in par-ticolare; alla moltitudine di sindaci e amministratori comunali a contatto giornalmente con i problemi reali dei loro cittadini da affrontare promuo-vendo i valori discendenti dalla loro ispirazione cristiana.Alcuni testimoni ne sono l’emblema: Michele Capra, Carlo Albini, Giaco-mo Bresciani, Mario Picchieri, Maf-feo Chiecca, Alfredo Soggetti, Battista Fenaroli, Rita Gabelli, Maso Sarasini, Agostino Rivali, per citare solo quelli dei quali ho avuto diretta conoscen-za. Il loro impegno nel movimento operaio cattolico, esercitato in cam-

po aperto nel confronto e, quando inevitabile, anche nello scontro con portatori di un pensiero diverso, ha offerto un generoso e disinteressato contributo alla promozione umana delle classi popolari Il loro impegno può essere riassunto nella figura di Mario Faini, “esponen-te di spicco del cattolicesimo sociale bresciano, organizzatore intelligente e diligente di quello che è stato uno dei movimenti più prestigiosi del do-poguerra (Le Acli), oratore efficace e vigoroso, scrittore pulito e arguto: questo e molto altro si può scrivere di Mario Faini. Ma per il sottoscritto egli fu, soprattutto, un intellettuale e, più specificatamente, insieme un in-stancabile operatore di cultura, uno degli intellettuali organici degli ultimi decenni”. Così lo ha ricordato Mons. Fappani nel libro che lo ricorda edi-to dal Cedoc.Se vi fosse altra simile circostanza ri-tengo che l’inserimento della figura di Mario Faini arricchirebbe ulterior-mente la già vasta platea bresciana dei laici cattolici esemplari.Un cordiale saluto.

Sandro Albini

Principie alleanze

Egr. direttore,viste le ultime vicende in materia di principi non negoziabili mi chiedo: co-me si può parlare di nuovo impegno politico se poi si fanno alleanze con partiti compattamente contro gli stes-si principi? Come accettare un alleato che vuole per prima cosa i matrimoni omosessuali? Quale sintonia può es-serci con chi dopo quattro anni di la-voro vuole affossare la legge (non cat-tolica) sulla Dat (testamento biologi-

co) per aprire all’eutanasia? Il Papa è stato per l’ennesima volta chiarissimo su cosa un cattolico può o non può ac-cettare. Il bene comune passa prima da li non ci sono altre strade. Non è forse evidente il risultato di politiche che stanno azzerando la società civi-le? Dall’errore mai verrà neppure una ripresa economica. Attendo risposta. Distinti saluti.

Mauro Mazzoldi

Quale fiducianella politica?

Egr. direttore,sarà vero che la legge contro la corru-zione andrà in porto? È una domanda non fatta a caso perché alla proposta avanzata da Frattini ha fatto immedia-tamente seguito la controproposta di chi vorrebbe attenuare gli effetti del-la legge. Si è creata così la sgradevo-le sensazione che il parlamento con-tinui a pensare a leggi ad personam. Considerazioni analoghe potrebbero essere fatte sulla riforma elettorale che non è stata ancora presentata in Parlamento. Quello sulla riforma della legge elettorale sembra essere diventato un dibattito fra chi pare in-teressato a interessi diversi rispetto al bene del Paese. Anche in questo caso speriamo tutto si metta a posto, altrimenti anche questa volta noi do-vremo essere come sempre degli utili idioti che diamo il voto perché i capi partito eleggano loro la squadra che ci governerà. Molti altri sono gli esempi che si potrebbero portare a dimostra-zione della distanza sempre più am-pia che separa il Paese dalla politica. Come fare, dunque, a credere a chi ci impedisce di esercitare i diritti più elementari?

Domenico Marchesi

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