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Miscellanea sanità e non solo tessere per il tuo mosaico Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico 14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected] L’accesso a una informazione diversificata è uno degli strumenti più efficaci per difendere la democrazia e i propri diritti; senza informazione e senza conoscenza non c’è democrazia. Le istituzioni democratiche non devono essere soffocate dalle concentrazioni mediatiche e finanziarie; in una società in cui l’informazione è sempre più manipolata e al servizio dei “poteri forti”, i primi a essere calpestati sono proprio i diritti della persona, della collettività e il bene comune. All’insegna dei fondamentali valori di “Libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione”, Miscellanea vuole promuovere la consapevolezza della tutela dei diritti della persona, preservare la libertà di espressione, l’indipendenza di giudizio e tentare di fornire qualche “tessera” affinché ognuno possa comporre il proprio personale mosaico. “La difesa del nostro presente e del nostro futuro passa attraverso la conoscenza di quanto accade e di quanto è accaduto”. Luigi Sedita – [email protected] [email protected] [email protected] I numeri di Miscellanea sono consultabili anche su *** Ecquologia http://www.ecquologia.it/sito/pag941.map *** ESOPO Etica Società Politica http://www.esopo.org/ *** Pachino Promontorio http://www.pachinoglobale.com/ *** Comunicati.net http://www.comunicati.net/utente.asp?id=4 *** Namir http://www.namir.it/2004/miscell.htm (se l’indirizzo non linka automaticamente, copiare e incollare l’indirizzo stesso sul programma di navigazione - explorer, opera, ...) Con l’augurio di un proficuo ed esaltante 2006. Luigi Sedita Si dice che col denaro si compri tutto. No, non è vero. Potete comprarvi il cibo ma non l'appetito, la medicina ma non la salute, un letto soffice ma non il sonno, il sapere ma non il senno, l'immagine ma non il benessere, il divertimento ma non la gioia, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, i capelli grigi ma non la reputazione, giorni tranquilli ma non la serenità. Il denaro può comprare la buccia di tutte le cose. Ma non il seme. Quello non si può avere col denaro. For pengar kan ein få alt, heiter det. – Nei, ein kan ikkje det. Ein kan kjøpa seg mat, men ikkje mathug; dropar, men ikkje helse; mjuke senger, men ikkje svevn; lærdom, men ikkje vit; stas, men ikkje venleik; glans, men ikkje hygge; moro, men ikkje glede; kameratar, men ikkje venskap; tenarar, men ikkje truskap; gråe hår, men ikkje ære; rolege dagar, men ikkje fred. Skalet av alle ting kan ein få for pengar. Men ikkje kjernen; den er ikkje for pengar fal. - Arne Garborg Il calcio comincia a essere una menzogna molto ben raccontata da parte dei mezzi di comunicazione. El fútbol empieza a ser una mentira muy bien contada por los medios de comunicación - Jorge Valdano L'antitrust di Seul (Corea del Sud) ha multato la Microsoft di 32 milioni di dollari per violazione delle leggi anti-monopolio. Non vale la pena di vivere la vita se non sei goloso di quello che ti offre. - Emmanuel Wathelet Il “bisturi” della chirurgia deriva dal bistorio, il tipico e piccolo coltello fabbricato a Pistoia, che deriva a sua volta da Pistorium, il nome latino della città. Una donna facile è quella che ha la moralità sessuale di un uomo. - Anonimo L'autoparco dell'Azienda siciliana trasporti di Gela era diventato un vero e proprio distributore di benzina gratuito. A fine turno i dipendenti dell'azienda, con un tubo, rubavano gasolio dagli autobus e lo travasavano sulle loro auto private. Indagate 29 persone e per 7 di loro disposti gli arresti domiciliari. Ansa Il sindaco della Capitale, modificando il regolamento edilizio comunale, ha imposto che nelle nuove abitazioni che verranno costruite (si parla di 3000 appartamenti all'anno) almeno un terzo del fabbisogno energetico per il riscaldamento e l'acqua calda venga prodotto con pannelli solari. Newsletter AcquistiVerdi I Figli E una donna che aveva al petto un bambino disse: Parlaci dei Figli. 1

L’accesso a una informazione diversificata è uno degli ... del 14... · Web view6 dicembre 2005 di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) - Medici e infermieri stiano bene attenti:

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Miscellaneasanità e non solo … tessere per il tuo mosaico

Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

L’accesso a una informazione diversificata è uno degli strumenti più efficaci per difendere la democrazia e i propri diritti; senza informazione e senza conoscenza non c’è democrazia. Le istituzioni democratiche non devono essere soffocate dalle concentrazioni mediatiche e finanziarie; in una società in cui l’informazione è sempre più manipolata e al servizio dei “poteri forti”, i primi a essere calpestati sono proprio i diritti della persona, della collettività e il bene comune. All’insegna dei fondamentali valori di “Libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione”, Miscellanea vuole promuovere la consapevolezza della tutela dei diritti della persona, preservare la libertà di espressione, l’indipendenza di giudizio e tentare di fornire qualche “tessera” affinché ognuno possa comporre il proprio personale mosaico. “La difesa del nostro presente e del nostro futuro passa attraverso la conoscenza di quanto accade e di quanto è accaduto”. Luigi Sedita – [email protected][email protected][email protected]

I numeri di Miscellanea sono consultabili anche su *** Ecquologia http://www.ecquologia.it/sito/pag941.map *** ESOPO Etica Società Politica http://www.esopo.org/ *** Pachino Promontorio http://www.pachinoglobale.com/ *** Comunicati.net http://www.comunicati.net/utente.asp?id=4 *** Namir http://www.namir.it/2004/miscell.htm (se l’indirizzo non linka automaticamente, copiare e incollare l’indirizzo stesso sul programma di navigazione - explorer, opera, ...)

Con l’augurio di un proficuo ed esaltante 2006. Luigi Sedita

Si dice che col denaro si compri tutto. No, non è vero. Potete comprarvi il cibo ma non l'appetito, la medicina ma non la salute, un letto soffice ma non il sonno, il sapere ma non il senno, l'immagine ma non il benessere, il divertimento ma non la gioia, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, i capelli grigi ma non la reputazione, giorni tranquilli ma non la serenità. Il denaro può comprare la buccia di tutte le cose. Ma non il seme. Quello non si può avere col denaro. For pengar kan ein få alt, heiter det. – Nei, ein kan ikkje det. Ein kan kjøpa seg mat, men ikkje mathug; dropar, men ikkje helse; mjuke senger, men ikkje svevn; lærdom, men ikkje vit; stas, men ikkje venleik; glans, men ikkje hygge; moro, men ikkje glede; kameratar, men ikkje venskap; tenarar, men ikkje truskap; gråe hår, men ikkje ære; rolege dagar, men ikkje fred. Skalet av alle ting kan ein få for pengar. Men ikkje kjernen; den er ikkje for pengar fal. -Arne Garborg Il calcio comincia a essere una menzogna molto ben raccontata da parte dei mezzi di comunicazione.El fútbol empieza a ser una mentira muy bien contada por los medios de comunicación - Jorge Valdano L'antitrust di Seul (Corea del Sud) ha multato la Microsoft di 32 milioni di dollari per violazione delle leggi anti-monopolio. Non vale la pena di vivere la vita se non sei goloso di quello che ti offre. - Emmanuel Wathelet Il “bisturi” della chirurgia deriva dal bistorio, il tipico e piccolo coltello fabbricato a Pistoia, che deriva a sua volta da Pistorium, il nome latino della città.Una donna facile è quella che ha la moralità sessuale di un uomo. - AnonimoL'autoparco dell'Azienda siciliana trasporti di Gela era diventato un vero e proprio distributore di benzina gratuito. A fine turno i dipendenti dell'azienda, con un tubo, rubavano gasolio dagli autobus e lo travasavano sulle loro auto private. Indagate 29 persone e per 7 di loro disposti gli arresti domiciliari. AnsaIl sindaco della Capitale, modificando il regolamento edilizio comunale, ha imposto che nelle nuove abitazioni che verranno costruite (si parla di 3000 appartamenti all'anno) almeno un terzo del fabbisogno energetico per il riscaldamento e l'acqua calda venga prodotto con pannelli solari. Newsletter AcquistiVerdiI Figli

E una donna che aveva al petto un bambino disse: Parlaci dei Figli. Ed egli disse: I vostri figli non sono i vostri figli.Sono i figli e le figlie che la Brama della vita ha di sé. Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro, e benché stiano con voi non vi appartengono.Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri, perché essi hanno i propri pensieri. Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime, perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare,neppure in sogno.

Potete sforzarvi d'esser simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi. Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,

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Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane. Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere;perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo.K. Gibran

Tratto da La salute del bambino, dalla fecondazione all’adolescenza a cura di Giampaolo Donzelli e Ivan Nicoletti – Edizioni Centro Studi Auxologici – Firenze – [email protected] http://www.auxologia.it

AutoriLETIZIA BULLI - Psicomotricista, Centro Colibrì per la Valutazione e il Trattamento dei Disturbi in Età Evolutiva, FirenzeFRANCESCO CARNEVALE - Dipartimento della Prevenzione, Azienda Sanitaria di FirenzeTERESA I. CARRATELLI - Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell'Età Evolutiva, Università "La Sapienza", RomaELISABETTA CHELLINI - Centro per lo Studio e la Prevenzione Oncologica, Azienda Ospedaliera Gareggi, FirenzeANTONELLA CIARDI - Psicopedagogista, Centro Colibrì per la Valutazione e il Trattamento dei Disturbi in Età Evolutiva, FirenzeGIAMPAOLO DONZELLI - Cattedra di Medicina Neonatale e Pediatria Preventiva e Sociale, Dipartimento di Pediatria, Università di FirenzeCATERINA FERRARI - Corso di Laurea in Biotecnologie dell'Università di FirenzeMARIA LUISA GALANTE - Logopedista, Centro Colibrì per la Valutazione e il Trattamento dei Disturbi in Età Evolutiva, FirenzeTEODOSIO GIACOLINI - Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell 'Età Evolutiva, Univer sità "La Sapienza", RomaGRAZIANO GRAZIANI - Psichiatra, psicoanalistaGAVINO MACIOCCO - Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di FirenzeGRAZIELLA MAGHERINI - Associazione Italiana di Psicoanalisi, RomaIVAN NICOLETTI - Centro Studi Auxologici, FirenzeLAURA PAOLETTI - Logopedista, Centro Colibrì per la Valutazione e il Trattamento dei Disturbi in Età Evolutiva, FirenzeMARIA SERENA PIGNOTTI - Cattedra di Medicina Neonatale e Pediatria Preventiva e Sociale, Dipartimento di Pediatria, Università di FirenzeLUIGI SEDITA - Dipartimento Attività Sanitarie di Comunità, Azienda Sanitaria di FirenzeLUCA TAFI - Centro Studi Auxologici, FirenzeFRANCESCA TORRICELLI - Unità Operativa Citogenetica e Genetica, Azienda Ospedaliera Gareggi, Firenze

Si invitano tutti gli amici di MUSICA RICERCATA al concerto di Natale nella Chiesa di San Francesco Poverino in Piazza Santissima Annunziata, che si terrà Sabato 17 dicembre 2005 alle ore 17.00.Cordialmente. Michael Stüve (Presidente di MUSICA RICERCATA)  

Sabato 17 dicembre 2005 – ore 17.00Chiesa di San Francesco Poverino - Firenze

Concerto di Natale

Programma

Heinrich Ignaz Franz Biber Sonata n. 1 dalle Sonate De Mysteriis Mariae in (1644-1704) re minore “L’Annunciazione dell’Angelo a Maria”

PraeludiumAria allegro – VariatioAdagioFinale

Francesca Caccini Himno “Iesu corona Virginum” dal Primo libro delle (1587-1640ca)musiche … , 1618

Serafino Razzi Lauda “Vergine bella, che di sol vestita” (1531 - ?)

Vincenzo Galilei Contrappunto dai Contrapunti a due voci, 1584(1520ca-1591)

Giovanni Battista da Gagliano “Nato è il Re” dal Libro primo di musiche, 1623

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Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

Heinrich Ignaz Franz Biber Ciaccona: Sonata n. 4 dalle Sonate De Mysteriis Mariae in re minore “La Presentazione di Gesù al

Tempio”

Francesca Caccini “O che nuovo stupor” dal Primo libro delle musiche

Ensemble MUSICA RICERCATA

Giulia Peri – sopranoMartina Weber – viola da gambaMichael Stüve – viella, violino

1 Esiste un rapporto diretto tra i consigli pubblicitari e le scelte del bambino, scelte che si protrarranno per tutta la vita. Secondo i ricercatori, 'le preferenze alimentari e i modelli di dieta si formano nei primi anni di vita e determinano le future condizioni di salute degli individui; e' necessario quindi che si attuino significativi cambiamenti per la salute dei bambini'.

2 Emorroidi: Dati impressionanti 3 milioni di Italiani devono ricorrere al chirurgo. La tecnica Longo è mininvasiva e richiede una convalescenza molto breve e meno dolorosa.

3 Politica e spese record, un eccesso da fermare. Lo stato-partito.4 Pochi margini alle possibilità fisiche per migliorare le prestazioni. Uno studio

britannico sostiene che è ormai vicino il confine oltre il quale non riusciremo a spingerci I limiti umani al traguardo nel 2020.

5 Uomo bionico gli esperimenti sono già passati dai topi agli umani. - Geneticamente modificati. Il doping è già nel futuro. L’allarme lanciato dalla Wada in Svezia: «Geni artificiali nelle cellule muscolari per creare campioni imbattibili».

6 Quattro utopie per governare di Paolo Sylos Labini7 Iraq, ospedali sotto assedio. Nuove testimonianze sui crimini di guerra

dell'esercito Usa in Iraq, che non risparmia dalla propria violenza neppure gli ospedali.

8 Alcol in corsia: tolleranza zero.9 Alcol: un po’ fa dimagrire, troppo ingrassare. Non è una scusa per iniziare a bere,

ma secondo ricercatori americani un po' di vino non va condannato.10 No Tav. Gli intrecci e una montagna fragile. Sospetti sul tunnel della discordia.

Incidenti e calcoli geologici «inesatti» per 2 gallerie nella valle. La fuga di imprese straniere e il ruolo della Rocksoil di Lunardi. – Dove non tornano i conti lunardiani.

11 Meno errori in corsia con i farmaci monodose.12 Ex Cirielli, il capo dello Stato ha firmato. Nicola Marvulli (primo presidente della

Cassazione): la legge è un obbrobrio, può essere la bancarotta della giustizia.13 A sinistra crescono i dubbi sull´operazione-Bnl di Consorte (Unipol) e sui rapporti

con i "furbetti del quartierino". E ora "Giovanni il bonapartista" finisce sotto accusa anche nei Ds.

14 Fassino lasci perdere le scalate alle banche. - Professor Sylos, da dove nasce questa difficoltà della sinistra a fare i conti con il mercato? - Il modello da seguire è piuttosto quello socialdemocratico, in cui il mercato viene regolato. In quei Paesi, come la Svezia, la miseria è scomparsa da anni. Non è vero che la socialdemocrazia è fallita: ha avuto un successo tale da divenire parte del paesaggio.

15 Da un lato il governo in Val di Susa ordina le cariche di polizia per far aprire i cantieri Tav, dall'altro sul Mugello i cantieri della Variante li tiene chiusi per inadempienze gravissime da mesi.

16 Che bisogno c’era di picchiare a sangue freddo ragazzi e anziani? - Poesia dal sito No Tav.- Fra Beppe Giunti, frate Guardiano del convento di San Francesco di Susa: perché sono con il popolo NoTav.

17 TV digitale terrestre, nell’UE aperta procedura d’infrazione verso l’Italia: i finanziamenti pubblici avrebbero favorito interessi privati. (noi ormai, purtroppo non ci meravigliamo più, ultima spes, l’Europa!). Intanto cosa resta? Italiani con il

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Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

decoder finanziato con soldi pubblici che possono servirsene solo per comprare calcio, e non per servizi di T-gov, e servizi pubblici per tutti sul terrestre rimandati al 2008, quando questa tecnologia sarà ancora più obsoleta.

18 La Dichiarazione universale dei diritti umani.19 I preti esentasse.20 Se i consumatori scalano la politica. Il monitoraggio dell'equità: il nuovo sistema di incentivi è

calibrato in modo da salvaguardare le chances di cura (o di istruzione) delle fasce di utenza più svantaggiate. Il monitoraggio dell'equità: il nuovo sistema di incentivi è calibrato in modo da salvaguardare le chances di cura (o di istruzione) delle fasce di utenza più svantaggiate.

21 Paolo Sylos Labini: A Marx quel che è di Marx. Ma il riformismo va per altre strade.22 Addio a Sylos Labini economista in rivolta. Uomo ironico, tenace e combattivo

aveva dedicato i suoi ultimi anni alla battaglia contro Berlusconi e il rischio di regime.

23 Il grande rientro di Ligresti, da solo, nel mattone e … Immacolato.24 La Casa Ecologica.25 Di nuovo in aumento le IVG in Italia. Pubblicato il Rapporto sull'Interruzione

volontaria di gravidanza (IVG) del ministero della Salute.26 Berlusconi e la politica per fiction.27 Lunardi, detto El Talpa, il ministro commissariato. «La politica è piena di

meschinità. Torno ai miei tunnel. Non ho più intenzione di perdere tempo a parlare con i cretini, verdi o rossi».

28 Scarperia, il paese dei ferri taglienti - Le origini, la storia, i monumenti della cittadina mugellana, da sempre legata alla tradizione dei coltellinai. – Il coltello d’amore.  

29 La Giostra dell’Orso. A Pistoia, in notturna, il 25 luglio si festeggia San Iacopo, patrono della città. di Giancarlo Fioretti .

30 Crocifisso nei luoghi pubblici. Chiesta la sospensione dalle funzioni ed avviato un procedimento disciplinare contro il giudice di Camerino Luigi Tosti che si rifiuta di tenere le udienze a causa del crocifisso.

31 Rapporto tra malattie infettive e sport. Se lo sforzo apre alle infezioni. Sudore, umidità, ambienti chiusi.

32 Stefano Benni  riflessione sugli uomini delle caverne.33 Massime, aforismi e frasi celebri 134 Depuratori, tangenti e affari: il business del mare sporco.35 La chiamano sindrome dell’ “A proposito dottore...” - Capita spesso che il paziente

tiri fuori il vero motivo per il quale si è recato dal medico solo al momento dei saluti.

36 Scemenze ad personam.37 Ecco come cadde Messina, la città «imprendibile». L’ultima carta del premier: dal

Milan rinforzi per il Messina.38 Quella destra che tifa per i «rossi» di Unipol. Il caso Unipol rompe persino le logiche di

appartenenza, e proprio mentre i maggiorenti azzurri Bondi e Cicchitto accusano i Ds di «conflitto d'interessi», tra gli uomini del Cavaliere c'è chi tifa per il successo di Giovanni Consorte e della sua scalata alla Bnl.

39 Le 5 rivoluzioni della medicina del futuro. Grazie ad analisi del Dna nel futuro sarà possibile sapere a quali patologie ciascuno sarà probabilmente più esposto.

40 La morte della giovane poliziotta travolta e schiacciata, alla stazione Termini, da un carrello mobile della ditta di pulizie "Pmg".- Cosa fare per il futuro, perchè altro sangue non debba essere versato e perchè la cultura della Prevenzione prevalga su quella del Profitto.  Le  imprese debbono saper svolgere il proprio ruolo riconoscendo i limiti imposti, non solo dalle leggi, ma anche dai principi etici.

41 Un “paradiso fiscale” ha intitolato un’isola a Silvio Berlusconi: mai dedica è stata più appropriata. - Scoperto in Borneo un mammifero che sembra un incrocio tra un gatto e una volpe. – Concretizzare la Campagna del Millennio - Vietato dare in parlamento del rompicoglioni e testa di cazzo. - Nel 2006 niente conferenze stampa.- Il volante della Ferrari e il Papa. - La Mazda ai suoi 20mila dipendenti: andate a piedi!

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42 La medicina com’era. L’ospedale del Ceppo di Pistoia.43 Massime, aforismi e frasi celebri 244 Quanto costa la corruzione. In un’epoca di globalizzazione, la corruzione è uno dei

principali ostacoli allo sviluppo economico del paese. Infatti, la Banca Mondiale ha identificato la corruzione come l’impedimento più importante allo sviluppo economico e sociale.

45 Le rivelazioni dell'ultimo pentito di mafia. Al matrimonio di Francesco Campanella c’erano anche Cuffaro e l’attuale deputato Udc e sottosegretario al Lavoro Saverio Romano.

46 Una sentenza Annunziata di Marco Travaglio47 Corte di Cassazione - La mancata acquisizione di consenso scritto non concretizza

una condotta colposa.48 Hanno la faccia come il Pera di Marco Travaglio49 La battaglia dei ponti di Nassirya: trascrizione del parlato dei militari italiani. - Il

video della battaglia dei ponti di Nassirya dell'agosto 2004 in onda su Rainews24 www.rainews24.it

50 Marijuana: la grande truffa. - E farò germogliare per loro una pianta di grande fama, e non saranno più consumati dalla fame nel paese. Ezechiele 34,29

51 Fuori dal tunnel.52 Lettera al compagno Fausto di Alessandra Pirelli

Nota - Ai sensi dell'art. 13 legge 31/12/96 n. 675 e succ. : questa e-mail è stata spedita da una rubrica personale creata contattando precedentemente questo indirizzo, e si può richiedere la cancellazione se non si gradisce ricevere altri messaggi. Alternativamente si tratta di:- un primo contatto a questo indirizzo;- un indirizzo pubblico o pubblicato;- un messaggio richiesto/autorizzato dal ricevente.In ogni caso, questa comunicazione non è intesa come "spam", e non contiene promozioni commerciali. Se d'ora in poi non si desidera ricevere ulteriori comunicazioni, ritornare questo messaggio al mittente con la scritta "cancella", e si sarà prontamente rimossi dalla rubrica.Nota importante sulla cancellazione - Si richiede gentilmente che le richieste di cancellazione indirizzate a [email protected] contengano l'indirizzo originale a cui il messaggio é stato spedito. Grazie.Nota – Miscellanea è automaticamente e individualmente controllata all'uscita da Norton antivirus system, con aggiornamento automatico on line.

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1 Esiste un rapporto diretto tra i consigli pubblicitari e le scelte del bambino, scelte che si protrarranno per tutta la vita. Secondo i ricercatori, 'le preferenze alimentari e i modelli di dieta si formano nei primi anni di vita e determinano le future condizioni di salute degli individui; e' necessario quindi che si attuino significativi cambiamenti per la salute dei bambini'.

(AGI) - Roma, 7 dic. - Numerose ricerche statunitensi provano, per la prima volta, un preciso legame tra pubblicita' in tv e abitudini alimentari errate. Da tempo dietologi e medici sostengono che le troppe ora davanti alla televisione o gli errati consigli alimentari suggeriti dal piccolo schermo possono influenzare le scelte dei bambini e soprattutto contribuire al dilagante problema dell' obesita'. Ma stavolta - annuncia il Financial Times - alcune ricerche mediche realizzate negli Stati Uniti provano scientificamente il diretto rapporto tra pubblicita' e consumo di 'cibo spazzatura' da parte di bambini e adolescenti. Le ricerche, volute da Congresso e Senato statunitensi, sono state condotte dall' Istituto di Medicina e dall' Accademia Nazionale delle Scienze. Il risultato e' chiaro: esiste un rapporto diretto tra i consigli pubblicitari e le scelte del bambino, scelte che si protrarranno per tutta la vita. Secondo i ricercatori, 'le preferenze alimentari e i modelli di dieta si formano nei primi anni di vita e determinano le future condizioni di salute degli individui; e' necessario quindi che si attuino significativi cambiamenti per la salute dei bambini'. Lo studio incoraggia inoltre il Congresso statunitense a non limitarsi ad osservare con compiacimento le iniziative volontarie attuate da alcune aziende che hanno deciso di non rivolgere piu' i loro spot a bambini e adolescenti - un esempio e' la Kraft, che in questo senso ha adottato un codice etico di autocensura - ma ad agire, se necessario, con divieti imposti per legge. Il FT ricorda che per l' industria degli snack, delle bibite e dei dolci, la pubblicita' e' un elemento fondamentale per la vendita del prodotto. Le aziende spendono miliardi per la produzione di spot televisivi: se l' amministrazione statunitense decidesse di seguire i consigli della medicina, l' industria del 'cibo spazzatura' sara' costretta a rivedere le sue strategie di marketing.

2 Emorroidi: Dati impressionanti 3 milioni di Italiani devono ricorrere al chirurgo. La tecnica Longo è mininvasiva e richiede una convalescenza molto breve e meno dolorosa.

Dati impressionanti quelli forniti dalla Società italiana unitaria di colonproctologia (Siucp) in apertura del IX Meeting congiunto di Colonproctologia e Stomaterapia che si sta svolgendo a Milano. 02 dicembre 2005 - Il 40% della popolazione adulta e ben il 60% delle donne in gravidanza soffre di emorroidi. Per un totale di tre milioni di italiani che sono costretti a ricorrere al chirurgo per risolvere il problema.”È un vero problema sociale – ha detto Roberto Villani, presidente della Siucp – anche perché il paziente colpito dalla malattia ha paura dell’intervento chirurgico”. E proprio a proposito di chirurgia, nel corso della giornata la Siucp ha presentato uno studio scientifico che, riassumendo i dati di 15 studi internazionali, confronta benefici per il paziente e costi sociali ed economici dell’utilizzo delle due tecniche impiegate per la cura di questa patologia: la tradizionale Milligan-Morgan e la più innovativa Longo.Chi soffre di questa patologia viene operato più frequentemente con la Millian-Morgan che però provoca ferite, dolori e una lunga convalescenza. La Longo, invece, è mininvasiva e richiede una convalescenza molto breve e meno dolorosa. Questi vantaggi però restano un privilegio per pochi. La tecnica infatti non è rimborsata dal sistema sanitario nazionale in maniera omogenea in tutte le regioni, e spesso le aziende sanitarie non sono incentivate a promuoverla. “Eppure - afferma Giorgio Lorenzo Colombo, direttore degli Studi analisi valutazioni economiche (Save) - se il Sistema sanitario nazionale favorisse la tecnica Longo si potrebbero risparmiare 22 milioni di euro”.

3 Politica e spese record, un eccesso da fermare. Lo stato-partito.«Dodici anni dopo Tangentopoli, si riparla oggi di questione morale e di costi eccessivi della politica»: così inizia il documentatissimo saggio di Cesare Salvi e Massimo Villone, «Il costo della democrazia» (ed. Mondadori), presentato a Roma dal presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, dall´ex presidente del Senato, Nicola Mancino, dall´on. Massimo D´Alema e dal sottoscritto. La discussione ha rappresentato un insperato momento di rottura nel silenzio torpido che avvolge il tema della lottizzazione partitica degli spazi pubblici e parapubblici. Tra l´altro, in questa

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occasione, il leader dei Ds si è dichiarato d´accordo su una nuova legge per il finanziamento della politica, assai più trasparente e meno corriva di quella attuale, come anche per l´instaurazione di un sistema severo di concorsi per le nomine sanitarie, così da sottrarle ai contrastanti interessi di partito.Speriamo non resti soltanto una dichiarazione di buone intenzioni anche perché, alla sola idea di ritrarsi dai posti occupati (e moltiplicati dal federalismo), il nuovo ceto politico ha finora risposto con infastidita supponenza. E si capisce il perché se si pone mente ai corposi interessi diffusi che la «Politica S. p. A. « (la definizione è di D´Alema) ormai garantisce. Il libro di Salvi e Villone ne analizza alcuni aspetti, quantificandone altresì il corrispettivo economico. Sommando tutti gli eletti (dai parlamentari europei fino ai consiglieri di circoscrizione e delle comunità montane) e aggiungendovi i consulenti che gravitano attorno ad ogni ente elettivo, si ha già un primo totale di 427.889 persone. A queste si aggiunge la pletora di dirigenti e assunti nelle cosiddette «società miste» ed altri enti dalle Regioni e dai Comuni, nonché l´esercito di collaboratori esterni delle pubbliche amministrazioni centrali. Nell´assieme si calcolano altre 300.000 persone che debbono posto e retribuzione a designazioni del potere politico. Un ceto che ormai si aggira sulle 800mila-un milione di individui. Un apparato diffuso il cui costo, secondo i calcoli di Salvi e Villone, dovrebbe oscillare fra i tre e i quattro miliardi di euro l´anno.Naturalmente gli autori, essendo tra l´altro due parlamentari, si guardano bene dall´affrontare il tema in una ottica «antipolitica» ma secondo quella di chi vuole segnalare e combattere dall´interno le degenerazioni dello Stato-partito. In questo ambito viene indicato il fenomeno della presenza di ben 200mila eletti di tutti i gradi, fino a quelli medio-bassi, un tempo assolutamente volontari, retribuiti oggi in misura variabile, talora molto elevata. «Il mandato elettivo - scrivono gli autori - sta diventando un vero e proprio lavoro. Una carriera che assicura a un numero crescente di persone lo stipendio, la pensione, la liquidazione, l´assistenza, i benefìt e anche privilegi non funzionali al mandato popolare. A parte i costi è la qualità del sistema che cambia. Un tempo i partiti controllavano politicamente gli eletti, oggi spesso si sta nei partiti per essere eletti. L´eletto non risponde a nessuno, ha i soldi, ha una segreteria, dirige di fatto le strutture di partito». Mi sembra evidente che non siamo alle prese con una questione morale, sulla scia di Tangentopoli, affrontabile, almeno nei suoi aspetti illegali, dalla magistratura ma di una questione politica che solo un movimento di rigenerazione delle forze politiche, sotto la spinta dell´opinione pubblica, può contribuire a sanare.Nessun giudice, ad esempio, potrebbe intervenire contro l´apertura di «ambasciate» all´estero che molte Regioni, autodefìnendosi Stati sovrani hanno attuato. A Bruxelles dove molte hanno affittato o acquistato sedi prestigiose gli pseudo diplomatici regionali sono più numerosi di quelli del governo, la Lombardia ha aperto ben 24 uffici nel mondo, comprese Cuba, Pechino, Shanghai; la Campania ha un´ambasciata a New York, la Sicilia ha assunto un ambasciatore in pensione per dirigere le sue relazioni internazionali e inaugurato l´"ambasciata" di Parigi e quella di Tunisi. Avete mai sentito parlare di ambasciate della Baviera o della California che pure fan parte di Stati federali? Si capisce perché tra 1999 e il 2004 la spesa corrente non sanitaria delle Regioni sia lievitata del 16%. Eppure sulla questione intrecciata della lottizzazione e delle spese che comporta, salvo qualche voce occasionale come quelle che abbiamo qui ricordato, vige un silenzio pavido e corresponsabile. Più volte in colloqui privati Prodi, Rutelli, Bertinotti e numerosi esponenti ds mi hanno assicurato che avrebbero preso posizione e promosso iniziative di rinnovamento. Finora non è avvenuto. - da Repubblica - 12 dicembre 2005 di Mario Pirani -

4 Pochi margini alle possibilità fisiche per migliorare le prestazioni. Uno studio britannico sostiene che è ormai vicino il confine oltre il quale non riusciremo a spingerci I limiti umani al traguardo nel 2020

Alla prossima edizione dei Giochi Olimpici estivi, che si svolgeranno a Pechino nel 2008, sulla pista di atletica non aspettatevi le emozioni regalate da un Justin Gatlin o da una Yelena Isinbayeva, campioni che, con le loro prestazioni ai limiti della velocità, della forza e della resistenza umana, hanno fatto sognare milioni di spettatori. Secondo due ricercatori inglesi, infatti, questi limiti stanno per essere raggiunti.Alan Nevill dell'Università di Wolverhampton e Gregory Whyte, direttore dell'English Institute of Sport, hanno preso in esame i record mondiali segnati dal 1910 a oggi in gare come gli 800 metri e la maratona maschile, determinando quella che in termini statistici viene chiamata curva a S. Questo tipo di curva mostra un graduale aumento dei record nei primi anni, quando gli sportivi erano in gran parte dilettanti, un incremento molto rapido a metà del Novecento quando si è

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diffuso il professionismo e infine descrive l'arrivo dagli anni Ottanta in poi a una zona di stabilità in cui i miglioramenti sono minimi. Partendo dal fatto che negli ultimi anni i record sono meno frequenti, i due ricercatori fanno notare che all'Olimpiade di Atene, nel 2004, la britannica Kelly Holmes ha vinto la specialità dei 1.500 metri con il tempo di 3'57"90, ossia 7 secondi in più rispetto al primato stabilito da Qu Yunxia a Pechino nel 1993 (3'50"46). La cinese, a sua volta, aveva migliorato un record, quello di Tatyana Kazankina di 3'52"47, che aveva retto per ben 13 anni. Sembra dunque che molti primati della media e della lunga distanza si stiano avvicinando al loro limite.

Secondo le stime che i due studiosi pubblicano sulla rivista Medicine Science in Sports Exercise, i record maschili raggiungeranno il picco tra il 2020 e il 2060, toccando livelli di velocità più alti rispetto a ora solo dell'1-3%. La gara che assicura il margine di miglioramento più elevato, a detta degli esperti, è quella dei 5.000 metri maschili, il cui tempo può essere ancora abbassato di 25 secondi dall'attuale 12'37"4 corso nello scorso agosto dall'etiope Bekele. Gli autori prospettano non lontano il limite della maratona maschile che, partendo dalla miglior prestazione di un'ora, 4 minuti 55 secondi (che appartiene al keniano Tergat), potrebbe scendere, al massimo, ancora di un minuto e 17 secondi. Si affrettino invece, in tutti i sensi, gli atleti, uomini e donne, che competono per un primato negli 800 metri: in questo caso infatti restano «soltanto» un secondo e pochi decimi da rosicchiare. Nessuna speranza invece per le mezzofondiste che corrono i 1.500 metri. «Se si considera che nei 1.500 metri femminili c'è stato un solo nuovo record del mondo dal 1980 a oggi — commentano i ricercatori — le donne, almeno in questa disciplina, potrebbero addirittura aver già raggiunto il limite estremo. Questo sempre che qualcuno non decida di barare: i risultati della nostra ricerca, infatti, si basano sul presupposto che gli atleti non ricorreranno all'ingegneria genetica, né faranno uso di sostanze dopanti».Il modello statistico sembra essere migliore di altri sviluppati in precedenza ma contrasta con le conclusioni di alcuni scienziati. «I calcoli statistici offrono delle previsioni, che per quanto plausibili, non danno la certezza assoluta — chiarisce Sergio Lupo, medico dello sport che ha assistito campioni del calibro di Bjorn Borg, Alberto Tomba e Maradona —. Inoltre bisogna tenere presente che, per quanto le caratteristiche fisiologiche del corpo umano siano spinte all'estremo, esistono altri fattori che possono migliorare una prestazione: le metodiche di allenamento, il tipo di superficie della pista, le attrezzature e il vestiario. Senza dimenticare che alcuni popoli si sono accostati da poco alla pratica sportiva e hanno costituzioni fisiche di cui non conosciamo ancora tutte le potenzialità».

5 Uomo bionico gli esperimenti sono già passati dai topi agli umani. - Geneticamente modificati. Il doping è già nel futuro. L’allarme lanciato dalla Wada in Svezia: «Geni artificiali nelle cellule muscolari per creare campioni imbattibili».

L’atleta bionico è già in cantiere. Una fibra per volta, non un cambiamento immediato, piuttosto una mutazione: un muscolo che diventa più grande, la resistenza che aumenta e la perfezione che si avvicina. Ci vuole tempo, ma in teoria ai Giochi di Pechino, nel 2008, qualcuno potrebbe arrivarci come una pera Williams sotto trattamento: geneticamente modificato.La scienza lo consente, la morale no e ieri, a Stoccolma, la Wada (angezia mondiale antidoping) ha organizzato un simposio per mettere sul tavolo il livello di preoccupazione. Alto. Tecnicamente l’uomo si può già manipolare. Ainsi Lee Sweeney, ricercatore all’università della Pennsylvania, da anni irrobustisce topi a siringate. Ci sono geni che determinano la massa muscolare. Invece di dopare un atleta imbottendolo di Epo, esponendolo così al rischio squalifica, si può ordinare al suo organismo di aumentare l’ossigenazione del sangue. In teoria almeno.Una cinquantina di scienziati hanno presentato ricerche che vanno nella stessa direzione, gli esperimenti sui topi sono riproducibili sugli uomini anche se ancora i rischi non sono certi. Potrebbero non esserci effetti secondari, guardano i topi invecchiare e fanno calcoli. Serve tempo e serve un codice etico. Imbrigliare questo tipo di ricerca significa escludere la possibilità di usare la manipolazione genetica per curare gravi lesioni, per far regredire malattie terminali, tra gli studiosi invitati a Stoccolma, ha parlato anche Andy Miha pronto a condannare l’ipotesi dell’uomo macchina e preoccupato di una censura integrale. «Non può essere il mondo dello sport a dettare le regole. La bioetica è materia complessa, un conto è vietare il doping genetico, altro è bloccare la sperimentazione». Nessuno tra i presenti al dibattito ha negato che il doping gentico esistesse. C’è, è la nuova frontiera, forse in Australia è già entrato in circolo come un virus. L’Australian football League, già l’anno scorso, aveva promosso dei test per individuare l’atleta imbattibile. In

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un laboratorio all’avanguardia valutavano le attitudini dei campioni, in ognuno localizzavano una capacità: velocità, elasticità, massa muscolare e la analizzavano secondo tutti i parametri disponibili nel tentativo di creare un prototipo virtuale. Il computer ha riprodotto un superpippo olimpionico con l’altezza di uno, la capacità respiratoria dell’altro e la soglia del dolore di un terzo. Quando è stato il momento di capire come trasferire i dati dal video all’uomo si sono fermati. Il comitato olimpico australiano ha bocciato il progetto partito come uno studio teorico e arrivato vicino a un esperimento da dottor Mengele. Il doping genetico è proibito dal 2003 e da allora molte nazioni, tra cui quasi certamente la Cina, studiano come sfruttarlo. La Wada può solo fotografare il pericolo perché non ci sono prove che federazioni, società o singoli atleti stiano oltrepassando il limite. Solo che da sempre gli sportivi cercano di oltrepassare i limiti. Vivono e si allenano per quello e non tutti sono pronti a fermarsi davanti all’idea di una competizione ogm. La Wada, come la Fifa, come il Cio, danno per scontato che succederà. Sono certi che qualcuno proverà a incrociarsi con un supereroe, a diventare l’uomo roccia o il molleggiato e invece di chiedersi chi e quando lavorano sull’antidoto. L’uomo bionico sfugge agli attuali controlli antidoping, non servirebbe il prelievo del sangue, né il campione di urina. I metodi per smascherare mister X sono tanto invasivi che non passeranno mai. Ci vorrebbe il Ris, per essere certi servono sonde radio in grado di radiografare la struttura molecolare. Qualsiasi autorità sa che è un’opzione inutilizzabile. La sfida sta nel migliorare le analisi del sangue, renderle più sofisticate, sempre il dottor Miah, esperto di bioetica, ha tentato una provocazione: «Invece di scagliarci contro l’inumano, usiamo queste nuove problematiche per far evolvere l’antidoping. I nostri sistemi sono davvero il meglio che la scienza può offrire? Servono? Vanno cambiati i canoni? La liste delle sostanze vietate?». Il dottor Sweenwy, chiuso nel suo laboratorio della Pennsylvania a giocare con i topi, ha già ricevuto richieste da atleti (a cui ha concesso l’anonimato) pronti a sborsare 100 mila dollari anche solo per avere un braccio più potente o gambe più grosse. Un pezzo per volta, la pecora Dolly è un giocattolo a confronto con questo atleta fumetto capace di diventare l’incredibile Hulk senza neanche diventare verde. Senza dare nessun indizio della sua diversità e con la capacità di riprodurre la sua struttura fisica. Il papà di una nuova specie. 06 Dicembre 2005 Giulia Zonca -

6 Quattro utopie per governare di Paolo Sylos Labini … Oramai tutti si stanno rendendo conto di chi è Berlusconi. Ma è grande il rischio che abbia luogo un ulteriore aumento delle astensioni, che già rappresentano il maggiore partito italiano. Ed è essenziale che i leader superino i personalismi e le idiosincrasie. Se questo non succede sarebbe la finis Italiae.Con tutti i vassalli di cui dispone il Cavaliere - l'espressione gentile è di Violante, io parlerei di servi nel libro paga, sparpagliati in tutti i partiti del casino delle libertà - non possiamo sperare che se ne vada in tempi brevi. Ma i tempi non saranno neppure troppo lunghi. Dobbiamo prepararci. Le proposte di Prodi, di Occhetto e di Veltri, che convergono, mi sembrano utili.Giuseppe De Rita ha posto il quesito: a quale blocco sociale il centro-sinistra intende far riferimento. Si può rispondere: neppure al tempo del Partito comunista e della “lotta di classe” c'era un blocco sociale di riferimento. Sul finire degli anni 60 secondo le mie stime, puramente indicative ma suffragate anche da esperti di quel partito, gli elettori erano solo per il 60% operai, gli altri appartenevano ai ceti medi, compresi non pochi membri della borghesia intellettuale. La democrazia cristiana, partito dichiaratamente interclassista, aveva come elettori il 45% di operai. Allora la “classe operaia” rappresentava il 45% della popolazione attiva, oggi la quota è scesa a un terzo - la tendenza persiste. L'orientamento politico dei ceti medi ha dunque un peso decisivo sui risultati delle elezioni. Ma non è affatto un peso costante né volto in una direzione predeterminata, essendo assai differenziati i loro interessi economici e le loro preferenze culturali. Contano, beninteso, le conquiste dello stato sociale, conta la pressione fiscale - sebbene la massima parte degli elettori abbia compreso che i tributi servono in primo luogo a fornire servizi sociali - e conta la corrispondenza fra promesse e azione politica: gli elettori non possono essere ingannati a lungo. Emerge dunque una sorta di mercato che da un lato ha i partiti che offrono vantaggi, economici e non economici, e cittadini, che votano per questo o per quel partito, cambiando anche partito o astenendosi dal voto se perdono fiducia in tutti i partiti. La fiducia la possono perdere se si convincono che nei partiti al potere dominano i ladri. Certo, ci vuole tempo per rendersi conto degli effetti dei ladrocini. Ma prima o poi succede: il tempo dipende dal grado di cultura e di civiltà di un paese. In tutto questo

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prevale l'indeterminatezza e il Progetto acquista un ruolo essenziale.Come obiettivi di lungo periodo, ma da perseguire fin da ora, possiamo indicarne quattro.

-1- Non pensare solo all'altezza delle retribuzioni, ma anche al contenuto dei lavori. Bisogna mirare alla rapida crescita dei lavori gradevoli. È un'aspirazione già adombrata da Adam Smith, il fondatore della scienza economica moderna, e, più compiutamente, portata avanti dagli utopisti francesi del principio dell'800. Le vie principali sono due: sviluppare la ricerca, che moltiplica i lavori altamente qualificati e quindi non monotoni e non ripetitivi; promuovere la partecipazione dei lavoratori: una formula con diversi significati. In primo luogo la partecipazione deve riguardare la piccola ricerca applicata che si svolge nell'impresa in cui il lavoratore opera: vanno incentivate le sue proposte volte a migliorare la tecnologia e l'organizzazione. C'è poi la partecipazione alla gestione dell'impresa o solo agli utili o ai guadagni di produttività. La partecipazione alla gestione, prevista dalla Costituzione ma mai applicata, crea un clima di collaborazione che può far bene all'impresa e consente un controllo degli amministratori che può ridurre, ben più efficacemente di organi pubblici o di società di certificazione, i gravi abusi che hanno portato gli Stati Uniti al fallimento della Enron e, in Italia, della Parmalat. La partecipazione alla gestione nel caso delle grandi imprese va introdotta utilizzando ciò che di valido è emerso dall'esperienza tedesca. Nelle piccole e medie imprese la partecipazione può essere incentivata favorendo gl'imprenditori leader, che hanno la capacità di guidare, animare, motivare gli uomini e indurli ad amare il loro lavoro. Il “capitalismo” non è il Bene ma non è neppure il Male: è un sistema che può essere indirizzato in una direzione o nell'altra. Alla fine, il trionfo del lavoro gradevole significa la fine dell'alienazione, che ha costituito e tuttora costituisce la tara peggiore del capitalismo.-2- Secondo obiettivo di lungo periodo - seconda “utopia”: l'Europa. Oggi si dibatte in difficoltà che sono gravi soprattutto per noi e per la Germania. Rilanciamo l'Europa per il progresso civile di tutti e per la salvaguardia della stessa pace del mondo. Avendo cessato di essere teatro di frequenti sanguinose guerre civili, l'Europa può diventare portatrice di pace proprio per la sua millenaria cultura. Così, per l'Iraq l'Europa dovrebbe inviare una missione di persone competenti ed autorevoli col compito di studiare a fondo la situazione, stabilire relazioni coi paesi confinanti, con la Turchia e con l'Egitto e preparare in tempi brevi un rapporto da presentare al vertice europeo con proposte preliminari concrete. La via è lunga e terribilmente difficile. Ma l'Europa deve assumere una posizione propria. Facendo leva sull'Europa, ma da principio operando autonomamente, dobbiamo rilanciare la ricerca nelle sue tre articolazioni - libera, di base, applicata - collegando un tale rilancio con quello dell'industria. Nel gruppo coordinato da Occhetto ci sono persone con cui io mi trovo in sintonia: anche altri economisti, esterni al gruppo, si trovano in sintonia e sono pronti a dare il loro contributo per una strategia di rilancio industriale. Stiamo lavorando.-3- Terzo obiettivo: l'ambiente. La critica che mi sento di muovere ai Verdi è che sono pronti ad opporsi ad opere che, a torto o a ragione, giudicano nocive per l'ambiente. Ma di proposte in positivo non ne fanno quasi mai. Faccio due esempi: sono possibili drastici risparmi nel consumo di petrolio: altri paesi, come la Germania, li hanno ottenuti: nulla è accaduto da noi. Secondo esempio: era stato avviato, con un certo successo, l'impiego di auto a motore ibrido: perché non si va vanti? Certo, la via maestra è d'individuare fonti di energia alternative sufficientemente abbondanti. Bisogna incalzare governi ed imprese.-4- Quarto obiettivo: sradicare la miseria. Ciò non è avvenuto né da noi, né negli Stati Uniti né in altri paesi avanzati. Ma è avvenuto, per esempio, nei paesi scandinavi, almeno se ci riferiamo alla miseria come fenomeno sociale. Dunque: è possibile. Ma la miseria più terribile è quella che troviamo in certi paesi dell'Asia e nell'Africa sub-sahariana. Ben difficilmente questi paesi possono sradicarla senza l'aiuto dei paesi avanzati. Bisogna però evitare come la peste gli aiuti puramente finanziari, fonte di corruzione e di sprechi. Bisogna invece puntare sugli aiuti organizzativi, da fornire con tre centri: per l'Africa sub-sahariana i centri debbono essere creati in Europa e debbono organizzare, ciascuno, una rete di unità operative dislocate sul territorio, Il primo centro dovrebbe riguardare la lotta all'analfabetismo, il secondo la formazione di esperti agrari e industriali, il terzo la sanità, creando produzioni locali per i farmaci volti a combattere i tre grandi flagelli di quei paesi, l'Aids, la malaria cerebrale e la tubercolosi; questo centro dovrebbe rafforzare ed estendere le unità dell'Organizzazione mondiale della sanità.Le unità dei tre centri richiederebbero molti volontari disposti ad andare sul posto. Ma la recente

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esperienza dimostra che i volontari non mancano. I “realisti” debbono ricordare che i giovani hanno un bisogno addirittura biologico d'ideali.Il nostro gruppo elaborerà delle proposte col contributo di altri intellettuali e ci auguriamo di poterle offrire al Progetto del centro-sinistra che è urgente preparare. http://www.democrazialegalita.it/sylosbloccosociale.htm

7 Iraq, ospedali sotto assedio. Nuove testimonianze sui crimini di guerra dell'esercito Usa in Iraq, che non risparmia dalla propria violenza neppure gli ospedali.

06 December di Dahr Jamail e Harb al-Mukthar - Ramadi, 29 Novembre – In Iraq il personale ospedaliero sta riferendo di raid regolari e interferenze dell'esercito statunitense mentre si continua a combattere nella instabile provincia di Al-Anbar.I raid statunitensi si stanno verificando mentre gli ospedali affrontano una mancanza sempre maggiore di provviste vitali ed attrezzature.A Ramadi, circa 110 km ad ovest della capitale Baghdad sul fiume Eufrate, due ospedali sono stati assaltati regolarmente dall'esercito statunitense, dicono i dottori."La clinica di maternità e l'ospedale generale della nostra città sono i due centri medici più grandi", ha detto un funzionario. "Entrambi sono stati attaccati due volte la settimana dalle forze americane con la scusa che stanno cercando militanti. Loro (i soldati statunitensi) rompono ogni porta chiusa, giocano con i nostri registri e talvolta detengono persino qualcuno del nostro staff. Gli Americani non stanno rispettando alcuna legge". Altri dottori parlavano della mancanza di attrezzature adeguate e di infrastrutture.Il dottore Abdul Qader, che lavora all'ospedale generale di Ramadi, ha detto all'IPS che all'unità di soccorso urgente mancavano monitor, la macchina per la TAC era rotta, e molti altri strumenti non funzionavano. Adesso tali problemi sono comuni nella provincia, hanno affermato entrambi i dottori.

"In aggiunta alla mancanza di elettricità, spesso non abbiamo consegne di carburante per i nostri generatori", ha detto il dottor Qader. "I nostri macchinari si guastano spesso, il che mette i nostri pazienti in delle situazioni molto critiche".

Problemi simili sono stati evidenti a Baghdad sin dallo scorso anno. "Abbiamo avuto un periodo di interruzione dell'erogazione di elettricità mentre qualcuno si stava sottoponendo ad un intervento chirurgico nella sala operatoria", ha detto all'IPS Ahlan Bar, istruttore degli infermieri allo Yarmouk, un ospedale in cui fanno pratica gli studenti universitari di Baghdad.

Gli addetti alla salute hanno detto che degli attacchi dai militanti potrebbero provocare le forze statunitensi a detenere più dottori. "Abbiamo solo il 40 % dello staff di cui abbiamo bisogno per operare efficacemente", ha detto. "Persino adesso, non abbiamo uno specialista in anestesia, che così viene gestita dallo staff infermieristico. Ora la maggior parte dello staff medico è troppo preoccupato per lavorare nella nostra provincia".

I dottori hanno espresso frustrazione per il coprifuoco imposto dagli Stati Uniti che inizia alle 7 di sera ogni giorno. I servizi medici all'ospedale generale di Ramadi hanno termine alle 5, così lo staff medico può essere a casa prima che il coprifuoco abbia inizio.La quarta convenzione di Ginevra stabilisce delle disposizioni specifiche sulla fornitura di servizi medici... "La Potenza occupante ha il dovere di assicurare, nella piena misura dei suoi mezzi, il vettovagliamento della popolazione con viveri e medicinali; in particolare, essa dovrà importare viveri, medicinali e altri articoli indispensabili, qualora le risorse del territorio occupato fossero insufficienti", dichiara l'articolo 55.

L'articolo 56 dice: "La Potenza occupante ha il dovere di assicurare, nella piena misura dei suoi mezzi, e di mantenere, con il concorso delle autorità nazionali e locali, gli stabilimenti e i servizi sanitari e ospedalieri, come pure la salute e l'igiene pubbliche nel territorio occupato, specie adottando e applicando le misure profilattiche e preventive necessarie per combattere il propagarsi di malattie contagiose e di epidemie. Il personale sanitario d'ogni categoria sarà autorizzato a svolgere la sua missione."

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Ma malgrado tutto le forze statunitensi continuano a prendere di mira gli ospedali. Il dottor Qasim, che è venuto dall'ospedale di al-Qa'im all'ospedale generale di Ramadi per ottenere rifornimenti medici, ha detto all'IPS che l'ospedale principale di al-Qa'im è stato preso di mira dalle forze occupanti il 7 novembre.

"Quel giorno il 40 % del nostro ospedale è stato distrutto e la residenza dei dottori completamente abbattuta", ha detto. "Poi, il giorno dopo, continuarono con l'altro 60 % dell'ospedale, inclusa la sala emergenza e la residenza dello staff".

Il dottore ha detto che i pazienti sono stati trasferiti al vicino ospedale di Obeidi con le due ambulanze che funzionavano e con auto civili.

"Anche le nostre ambulanze sono state prese come bersaglio dai soldati", ha detto il dottor Qasim. "E nella città di Obiedi l'ospedale era sotto assedio, e per tre settimane abbiamo lavorato lì senza apparecchi medici o attrezzature adeguate".

L'ufficiale sanitario ha detto che aveva solo 10 ambulanze a sua disposizione, e che aveva bisogno dell'approvazione dalle forze americane per usarle.

"Anche quando abbiamo ottenuto il permesso dagli Americani, abbiamo avuto quattro corse di ambulanza su 10 attaccate. Recentemente a Khaldiya (vicino Fallujah) un uomo ferito all'interno di un'ambulanza è stato detenuto insieme a due dei nostri dottori". L'ufficiale sanitario ha detto che aveva pregato i soldati americani di venire in loro aiuto molte volte. "Mi accusavano di aiutare i terroristi", ha affermato... "Ma ho detto loro che non ho nulla a che fare con le condizioni di sicurezza, e che curo i feriti perché ho giurato di curare i feriti. Ora siamo due milioni di persone che vivono in un disastro". IPS News Link: http://www.ipsnews.net/news.asp?idnews=31222 - Traduzione di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org - Rapporto di Dahr Jamail sulla condizione degli ospedali iracheni. http://www.brusselstribunal.org/DahrReport.htm La traduzione italiana ufficiale della quarta convenzione di Ginevra è interamente disponibile on-linehttp://it.wikisource.org/wiki/Quarta_convenzione_di_Ginevra

8 Alcol in corsia: tolleranza zero.6 dicembre 2005 di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) - Medici e infermieri stiano bene attenti: neppure col mezzo bicchiere di vino si potrà più scherzare in ospedale. Perché presto la regola sarà tassativa: in corsia non sarà ammesso più alcol, e tanto meno superalcolici. E tasso alcolimetrico rigorosamente "zero" sul lavoro dovrà essere osservato da ben altre undici categorie professionali la cui attività può causare un rischio elevato di infortuni sul lavoro, o per la sicurezza, l'incolumità e la salute di terzi.Previsto da ben quattro anni — dall'entrata in vigore nel marzo del 2001 della legge quadro sull' « alcol e i problemi alcolcorrelati » — eppure da allora rimasto nei cassetti ministeriali in un continuo rimpallare di interpretazioni ( e dunque di professioni da aggiungere o da eliminare), potrebbe essere finalmente ai nastri di partenza il decreto interministeriale Lavoro-Salute che elenca le attività professionali per le quali sarà « fatto divieto di assunzione e somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche » . Già scritto più volte e ancora limato nelle ultime settimane, il decreto sarà la prossima settimana al vaglio, per un parere, della Commissione nazionale sull'alcol. A quel punto, se non sorgeranno complicazioni, il provvedimento seguirà il suo iter in Stato Regioni e la solita trafila burocratica per la pubblicazione sulla « Gazzetta Ufficiale » .Una trafila che, peraltro, potrebbe sempre essere rallentata dalle eccezioni pro o contro delle categorie professionali: c'è chi, ad esempio, chiede apertamente che nella lista figurino gli insegnanti di ogni ordine e grado e chi, invece, ha cercato ( ma finora perdendo la battaglia) di allentare la morsa sulle professioni sanitarie.Un giro di vite in tutti i sensi, quello in arrivo, soprattutto perché in più casi, e da sempre, non c'è mai stata alcuna regolamentazione su una materia delicatissima per professioni la cui attività incide direttamente sulla salute e la sicurezza altrui. È il caso delle attività sanitarie, per le quali fin dal tempo del " decreto Craxi" contro l'uso di alcol e droghe si è cercato inutilmente di dare il via a una sorta di monitoraggio e di elaborazione delle categorie professionali da tenere in qualche

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modo sotto controllo per check costanti delle capacita psico fisiche dei lavoratori.Ma non solo gli operatori della salute figurano nella liste delle attività a rischio. C'è chi impiega gas tossici o conduce generatori a vapore, c'è l'antico « fochino » ( chi fa brillare le mine) e chi fabbrica fuochi artificiali, ci sono le vigilatrici d'infanzia e gli addetti ai nidi materni e tutte le attività di trasporto, e ancora i carpentieri addetti ai ponteggi e tutti i coloro che lavorano ad alta quota.Per tutti costoro varrà la regola dei lavoratori della pubblica sicurezza: « Grazie, non bevo, sono in servizio ». Altrimenti scatterà una multa da 500 a 2.500 euro. Sempreché ci sia la necessaria routine dei controlli alcolimetrici.

9 Alcol: un po’ fa dimagrire, troppo ingrassare. Non è una scusa per iniziare a bere, ma secondo ricercatori americani un po' di vino non va condannato.

06 dicembre 2005 - Secondo Ahmed Arif, del Texas Tech University Health Sciences Center di Lubbock, e James Rohrer, del Mayo Clinic di Rochester, bere alcol in moderata quantità riduce il rischio di essere obesi, viceversa, berne troppo lo aumenta. Lo affermano in uno studio pubblicato su BMC Public Health. Insieme ai loro colleghi, i due esperti hanno esaminato i dati del “National Health and Nutrition Examination Survey III”, concentrandosi sulle abitudini al consumo di alcol e l’indice di massa corporea dei 8236 individui non fumatori che vi hanno partecipato. Il campione è stato diviso in non bevitori, bevitori abituati a consumi moderati di alcol, bevitori pesanti. È emerso che essere bevitori abituali ma di non più di cinque drink a settimana riduce il rischio di obesità di 0,73 volte, una riduzione piccola ma importante perché si va ad aggiungere agli effetti benefici del bicchiere di vino, meglio se rosso, al pasto, consigliato da molti nutrizionisti per proteggere la salute del cuore. Viceversa si conferma che il bere in eccesso fa male alla salute; questa volta il pericoloso comportamento risulta implicato sul fronte del rischio di prendere chili di troppo, rischio risultato essere del 46 per cento. “Con questo non ci sentiamo di consigliare a chi non beve abitualmente di iniziare adesso – precisano i ricercatori – ma se non altro il nostro studio da un piccolo motivo in più, rispetto a quanto già detto in passato per altri effetti protettivi prodotti da un moderato consumo di alcol, per non biasimare chi beve un bicchiere ai pasti”. Comunque serviranno altri studi per evidenziare le basi biologiche della relazione tra moderato consumo di alcol e protezione dai chili di troppo.

10 Gli intrecci e una montagna fragile. Sospetti sul tunnel della discordia. Incidenti e calcoli geologici «inesatti» per 2 gallerie nella valle. La fuga di imprese straniere e il ruolo della Rocksoil di Lunardi. – Dove non tornano i conti lunardiani.

dal Corriere - 8 dicembre 2005 - Aperta ieri con cinque anni di ritardo la prima delle «sue» due gallerie sull'Autosole di Nazzano, che doveva esser pronta nell'ottobre 2000 per il Giubileo, il ministro Pietro Lunardi ha accelerato nell'alta velocità prediletta: quella di parola. E facendo invelenire Beppe Pisanu, che ha subito fatto sapere d'essere «fortemente irritato» con lui, ha liquidato lo scontro sociale, politico e culturale sulla Tav in Val di Susa nello stile di un colonnello sudamericano: «È ormai un problema di ordine pubblico, non riguarda il mio dicastero».Parole incaute in bocca a ogni ministro d'un governo occidentale che sia conscio delle difficoltà di ammanettare, insieme coi no-global, anarchici e attaccabrighe, anche sindaci e commercianti, artigiani e casalinghe. Ma ancora di più in bocca a lui, invischiato nella controversa faccenda non solo come responsabile delle Infrastrutture ma anche come ingegnere, fondatore, progettista e uomo simbolo della «Rocksoil», la maggiore delle società italiane specializzate nei tunnel, che come è noto ha ceduto a moglie e figli per aggirare la grana del conflitto d'interessi. Proprio perché, come ha ricordato Carlo Azeglio Ciampi, non è ammissibile che i campanilismi di una contrada, gli umori dei «signornò» o le beghe di bottega blocchino grandi opere di interesse collettivo, queste opere devono essere progettate, spiegate, appaltate e fatte nella massima trasparenza. Senza il minimo sospetto di qualche dettaglio occultato e men che meno di qualche interesse personale. Ed è qui che i conti lunardiani non tornano.Passi l'abolizione, decisa appena dopo aver giurato in Quirinale, del divieto firmato dal predecessore Nerio Nesi (in linea con le scelte europee) di costruire ancora tunnel a una canna e due sensi di marcia, divieto che toccava anche un suo progetto abolito (e da lui ripristinato) in Val Trompia. Passi l'assunzione come capo della segreteria di Giuseppe Calcerano, cioè del dirigente delle Autostrade che, come denunciò Alessandro Sortino de «Le Iene», era addetto alla supervisione di quelle gallerie di Nazzano il cui progetto firmato nel 1997 da Lunardi nelle vesti di

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ingegnere era stato rifatto dopo la scoperta di una falda che, stando alla bacchettata, «si sarebbe dovuta prevedere nella fase progettuale». Passi l'appalto, smascherato da MF, ottenuto dall'azienda di famiglia (nonostante avesse giurato davanti alle telecamere: «I miei figli lavoreranno solo all'estero») per «la progettazione esecutiva e costruttiva registrate nel bilancio 2004 di una galleria del collegamento ferroviario Milano-Malpensa», collegamento gestito dalle Ferrovie Nord, controllate dalla Regione Lombardia. Fin qui siamo dentro il cattivo gusto, l'indifferenza al senso di opportunità, la violazione di quei codici etici, scritti o non scritti, che spingono i cittadini a rispettare uno Stato serio.In Val di Susa c'è di più. I pareri sulla bontà o meno della scelta di bucar le montagne esattamente lì, come è noto, sono discordi. Succede, che gli specialisti litighino dando più peso a questo o a quel punto. E succede spesso. Da una parte all'altra del pianeta. Nel caso specifico, però, c'è una storia che val la pena di raccontare. Quella di due tunnel paralleli per l'acqua, 4,75 metri di diametro esterno e una decina di chilometri di lunghezza, iniziati una decina di anni fa, proprio in quella zona, per conto dell'Aem, l'azienda municipale di Torino. Nel patto dei costruttori erano in quattro: l'Astaldi (capofila), la francese Eiffage, un'impresa del Mezzogiorno poi finita nei guai finanziari, e la Selmer (Nocon), una grossa società norvegese con diecimila dipendenti (allora: oggi ha capitali svedesi e i dipendenti sono saliti a quindicimila) che lavora spesso in coppia con la Norconsult, specializzata in gallerie.Un patto destinato a durare poco: a metà galleria, la Selmer decise infatti di sfilarsi. Ed è qui che si affacciano un mucchio di domande. È vero che la società scandinava prese la decisione di uscire dopo l'ennesimo incidente, che aveva visto una frana seppellire una costosissima talpa americana di marca Robbins? È vero che i norvegesi si lamentarono degli studi che accompagnavano il progetto dicendo che i calcoli geologici erano inesatti? È vero che la montagna venne allora definita «una gran brutta montagna» segnata da fenomeni carsici, fiumi sotterranei, temperature qua e là molto alte e presenza di amianto? È vero che la faccenda finì in mano agli avvocati finché la Selmer-Nocon non se ne andò dopo avere ottenuto una buonuscita? Domande non secondarie. Perché, se fosse vero («Mai saputo niente: a noi dissero solo che c'erano stati dei problemini», dice il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano), le perplessità di chi si oppone non sarebbero ancor più «solo un problema di ordine pubblico». Tanto più che, a leggere le cronache di questi giorni, anche la francese Eiffage si ritirò per «difficoltà» nel 2004 da un altro cantiere, sul versante francese. Quello che prevedeva la costruzione di una galleria di 2 chilometri che doveva servire a saggiare le condizioni di scavo. Galleria che vedeva impegnata, fra gli altri, anche la Rocksoil di Pietro Lunardi. La quale, come spiegava una dettagliata interrogazione dei senatori verdi Anna Donati e Giampaolo Zancan sulla base del bilancio 2002, era stata incaricata della progettazione del tunnel «attraverso una cascata di sub-incarichi e consulenze». La committente era la società francese Ltf, controllata alla pari dalla francese Rff e dall'italiana Rfi, che gestiscono le reti ferroviarie francese e italiana. Col risultato che a pagare una parte dei lavori, stando al cartello filmato ancora da Alessandro Sortino, c'erano il governo italiano e le nostre Ferrovie dello Stato.

11 Meno errori in corsia con i farmaci monodose.- Detenere in ambulatorio farmaci scaduti è automaticamente reato per un medico?

06 dicembre 2005 - Quello dei farmaci monodose è stato uno degli argomenti principali di cui si è parlato durante il convegno «Farmaci: un network internazionale per la sicurezza del paziente e la certezza della terapia», che si è svolto nei giorni scorsi alla Fiera di Forlì. Fanno parte di un progetto sperimentale che la Ausl di Forlì ha introdotto nel maggio del 2004, che consiste nella distribuzione automatizzata dei farmaci caratterizzata dalla verifica di ogni singola prescrizione e dalla preparazione in farmacia della terapia giornaliera per ogni paziente. Questa modalità di distribuzione, unitamente all’uso del codice a barre, ha ridotto gli errori del 63%. Se poi si associa la prescrizione informatizzata, come nel caso di Forlì, la riduzione dell’errore nella catena di somministrazione dei farmaci viene ridotta dell’83%.«L’applicazione del sistema monodose ha già provveduto a ridurre del 71% gli errori nella preparazione del farmaco - ha detto il dottor Marini, vicepresidente di Farmindustria - Il ricorso alla dose unitaria sembra in grado di risolvere i problemi del sistema tradizionale grazie all’aumento del controllo anche sull’iter di somministrazione».Detenere in ambulatorio farmaci scaduti è automaticamente reato per un medico?Alla base ci sarebbe l'art 173 del TULS che prevede che le specialità medicinali per le quali è scaduto il termine di validità siano da considerarsi guaste ed imperfette e l'art 443 del cp secondo

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cui e' punibile chiunque detenga per il commercio, ponga in commercio o somministri medicinali guasti ed imperfetti.Ma comunque una recentissima sentenza del tribunale di Roma, giudice Cappiello, n° 10601/2005 ha assolto un medico ribadendo che ai fini della responsabilità penale la mera detenzione di farmaci scaduti deve ritenersi esclusa dal novero delle condotte punibili, perchè è necessaria l'effettiva destinazione al commercio (evento difficile da dimostrare per un medico). Malgrado questo e' meglio dare un'occhiata agli armadietti. Dott. Emanuele Messina – Firenze [email protected]

12 Ex Cirielli, il capo dello Stato ha firmato. Nicola Marvulli (primo presidente della Cassazione): la legge è un obbrobrio, può essere la bancarotta della giustizia.

Dino Martirano dal Corriere - 8 dicembre 2005 - Con la promulgazione del Capo dello Stato la ex Cirielli è legge. Così, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale prevista per oggi, entreranno in vigore le nuove norme sulla prescrizione breve dei reati insieme a quelle sul giro di vite per i recidivi: queste ultime avranno un impatto immediato che sull'aumento del numero dei detenuti non più ammessi alle misure alternative. Come sempre accade, il Quirinale non ha dato alcuna comunicazione sull'avvenuta firma di Carlo Azeglio Ciampi ma la ex Cirielli, già nel suo primo giorno di vita, è oggetto di un attacco concentrico: e a sparare, oltre ai dubbi sollevati da Gianfranco Fini, è il primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli che parla di legge «obbrobrio» capace di mettere « a rischio il 50 per cento dei processi» fino alla «bancarotta della giustizia».BANCAROTTA. Marvulli, che siede insieme a Carlo Azeglio Ciampi nel plenum del Csm, aveva già fatto sentire la sua voce critica quando, a suo parere, la ex Cirielli appariva come una amnistia mascherata. Da allora, nonostante le modifiche alla norma transitoria che hanno fatto venir meno al definizione «Salva Previti» appioppata alla legge, il giudizio del primo presidente non è cambiato: «Questa legge non serve alla giustizia». E ancora: «La finalità dichiarata era quella di una maggiore efficienza del servizio ma quando si abbassano i termini di prescrizione o si è messo mano al processo per liberarlo dai vizi patologici o si va verso la bancarotta».Sono parole severe quelle del primo presidente ma alla fine nel suo giudizio prevale la prudenza perché, come prevede lo stesso Marvulli, «la Cassazione si troverà a prendere iniziative sui limiti dell'applicazione di queste norme». Ben prima del 16 gennaio, la data dell'ultimo atto in Cassazione del processo Imi-Sir che vede l'onorevole Cesare Previti condannato in primo e secondo grado per corruzione in atti giudiziari, è certo che la ex Cirielli sarà impugnata davanti alla Corte costituzionale perché introduce un vantaggio solo per gli imputati dei processi in cui, ad oggi, il dibattimento non è stato dichiarato aperto. Sulla linea di Marvulli si sono schierati compatti, ance se con motivazioni diverse, Ettore Randazzo, presidente delle Camere penali, e Ciro Riviezzo, leader dell'Associazione nazionale magistrati.LEGGE PECORELLA. La Cdl, comunque, ha pronto un altro colpo. Mercoledì 13 andrà in aula al Senato per l'ultimo voto la «legge Pecorella»: quella che prevede l'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento di primo grado che, a questo punto, potrebbe davvero interessare uno dei processi in cui è stato assolto il premier Silvio Berlusconi.

13 A sinistra crescono i dubbi sull´operazione-Bnl di Consorte (Unipol) e sui rapporti con i "furbetti del quartierino". E ora "Giovanni il bonapartista" finisce sotto accusa anche nei Ds.

Alberto Statera da La Repubblica del 8.12.2005 - Ma il suo sogno di potenza rischia ormai d´infrangersi sugli scogli delle Procure della Repubblica. Un sogno non solo banalmente di potere, semmai di potenza, in un´accezione più ampia, non ignobile, non solo personalistica.La "magnifica preda" bancaria di Consorte, che non è proprio un gioiellino, nacque nel 1913 per iniziativa di Francesco Saverio Nitti e Giovanni Giolitti come Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione, con lo scopo di favorire lo sviluppo delle cooperative. Maffeo Panteleoni la definì «la banca del bolscevismo». E Mussolini nel 1927 ne fece la Banca Nazionale del Lavoro per sostenere le corporazioni fasciste. Quale oggetto migliore per conquistare un posto centrale nel declinante capitalismo italiano se non la banca «ex bolscevica» ed «ex fascista» della prima metà del secolo scorso, alla vigilia di un cambio di maggioranza politica nel paese? Il luogo perfetto dove affermare la fine congiunta della favola del capitalismo sano, quello tenuto insieme per decenni da Enrico Cuccia, e dell´oleografia ottocentesca alla Pellizza da Volpedo, il Quarto Stato, il proletariato marciante verso magnifiche sorti e progressive.

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Già da anni l´ambizioso chietino naturalizzato a Bologna che, giovanissimo, prima di trasferirsi a via Stalingrado, lavorò da ingegnere chimico nella Montedison di un mastino come Mario Schimberni, ha dismesso le abitudini "preistoriche" del mondo della cooperazione, secondo la definizione di Pierluigi Bersani, ministro di D´Alema all´epoca della scalata alla Telecom della "razza padana" riunita intorno al discusso finanziere bresciano Emilio "Chicco" Gnutti. La "finanza rossa", per decenni schiacciata tra quella bianca e quella laica, ora non c´è più, i vecchi dinosauri comunisti hanno lasciato il campo alla modernità e anche a tutti i magheggi e i compromessi che la modernità comporta.La mutazione genetica si deve a Consorte. Arriva alla guida dell´Unipol all´inizio degli anni Novanta. Cuccia aveva preso la compagnia sotto la sua ala, ma i conti erano un disastro: 800 miliardi di lire di debiti, 100 miliardi di perdite, un bagno di sangue per molte cooperative socie. Dopo la quotazione in Borsa, le Generali lasciano fare e Consorte si lancia in una campagna di acquisizioni, spesso spericolata: dal gigante triestino, pressato dall´Antitrust, prende per 227 miliardi di lire la Bnl Vita, che attraverso gli sportelli bancari distribuisce le sue polizze. Poi la Winterthur per 1,3 miliardi di euro, una cifra che gli analisti considerano stratosferica. Ma oggi l´Unipol, con qualcosa come 10 miliardi di premi, è il terzo gruppo assicurativo italiano. Cresce la compagnia, crescono gli utili e crescono le ambizioni di grandeur di Consorte che, dopo la scalata Telecom, si getta nel gorgo della finanza creativa e, per definizione, spregiudicata.Come glielo abbiano permesso gli ambienti più tradizionalisti della cooperazione è facile intuire andando a vedere, con qualche masochismo, l´intreccio di scatole cinesi che controlla la compagnia. Una costruzione societaria che è stata definita "gotica", il cui risultato è che Unipol controlla Unipol. E su Consorte comanda soltanto Consorte. Una totale autoreferenzialità del potere che fa temere a Lanfranco Turci, senatore diessino e vecchio dirigente cooperativo un crescente "bonapartismo manageriale", una satrapia personale su tutto il mondo delle cooperative.Spazzata via quella che una volta si chiamava la "matrice ideologica", con la politica più debole, con la trasversalità assurta per molti a valore positivo, l´uomo di via Stalingrado non ha avuto più limiti nella rete di alleanze. Tremonti? Bisogna ringraziarlo «al punto giusto», perché il governo lo ha aiutato. I nuovi finanzieri d´assalto, i furbetti del quartierino, Gnutti, Fiorani, Billè, la Fininvest, che figurava a suo tempo nel patto per Telecom, Fazio, gli affaristi formigoniani della Compagnia delle Opere. L´uno vale l´altro, "business is business". Con la durezza e il cinismo che il nuovo capitalismo richiede, ora che non c´è più Cuccia a decidere chi non è gradito, chi va buttato fuori.«Come delle belve», nella Bnl bisognerà lavorare come delle belve, diceva Consorte a Gnutti che lo rimproverava: «Il problema, Gianni, è che con questa operazione stai dissanguando tutti». Persino il governatore, che alla "bicamerale" degli affari credeva, che le due operazioni parallele Antonveneta e Bnl sponsorizzava con poco ritegno, quando Consorte andò a parlargli dei dettagli del piano, chiese: «Ma voi i soldi li avete?». La stessa domanda che pochi giorni dopo a palazzo Chigi ripeté Gianni Letta.Che succederà adesso che Consorte è stato iscritto d´ufficio dalle Procure tra i furbetti del quartierino? E che, capo di una grande società quotata, rivendica incredibilmente il diritto ad avere un conto corrente fiduciario - udite, udite - per «non apparire, per problemi ragioni di riservatezza»? Adesso si profilano quelle «fattispecie illegali», che pure andranno provate, di cui Piero Fassino sottolineava l´assenza l´estate scorsa, quando infuriava la polemica sull´intreccio tra affari e politica. La fronda interna alle cooperative, non gli emiliani di Pierluigi Bersani, ma quelli del Nordovest e del Centro che chiedevano «perché ci mischiamo con gente del genere?» non ha gridato troppo finora per carità di patria. Ma Turiddo Campaini, grande capo di Unicoop Tirreno non è tanto accomodante. E i senesi del Monte dei Paschi, che fin dall´inizio avevano detto che l´operazione di Consorte era sballata perché se no l´avrebbero fatta loro, non potranno resistere alla tentazione di dire «avevamo ragione». Anche perché - lo ha scandito Franco Bassanini - «non si rastrellano azioni con operazioni poco trasparenti che danneggiano i piccoli azionisti e fanno guadagnare i soliti noti». Soprattutto se a scalare è il sistema delle cooperative i cui mezzi - come scrisse Giuliano Amato su Repubblica nell´agosto scorso - possono essere usati per scopi migliori che la scalata a una banca.Giovanni Consorte, confermando inavvertitamente ciò che ha sempre cercato di negare e cioè di muoversi al confine tra politica e affari, assediato dalle Procure, sarà adesso sempre più convinto, di aver avuto «la sfortuna di fare l´operazione Bnl in un momento di tensione politica», mentre tutti alzano le proprie trincee per le elezioni di primavera. E siccome di politica se ne intende, sa anche, come disse in un´intervista di settembre, che in caso di insuccesso, «non sarà l

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´appartenenza politica a salvare né me né il vicepresidente».

14 Fassino lasci perdere le scalate alle banche. - Professor Sylos, da dove nasce questa difficoltà della sinistra a fare i conti con il mercato? - Il modello da seguire è piuttosto quello socialdemocratico, in cui il mercato viene regolato. In quei Paesi, come la Svezia, la miseria è scomparsa da anni. Non è vero che la socialdemocrazia è fallita: ha avuto un successo tale da divenire parte del paesaggio.

Intervista a Paolo Sylos Labini di Luca Paolazzi tratta dal sole24ore del 18 agosto 2005Professor Sylos, da dove nasce questa difficoltà della sinistra a fare i conti con il mercato? Una carenza culturale che riguarda sia la destra che la sinistra è la concezione del mercato, il quale non è una scatola vuota, è invece una struttura giuridica, un insieme di leggi, che debbono essere modificate nel corso del tempo per favorire le innovazioni e lo sviluppo. Anche la critica dell'economia di piano, elaborata da economisti di destra e poi accettata anche da economisti di sinistra, secondo la quale una tale economia non può funzionare perché non è in grado di sostituirsi al mercato per dare origine a un sistema razionale di prezzi, non è soddisfacente. La critica fondamentale sta invece nell'incapacità d'innovare: il gosplan può pianificare le quantità da produrre, ma non può promuovere le innovazioni, se non imitando con ritardo quelle attuate dai paesi capitalistici: solo nel settore militare c'era per i manager libertà di rischiare. Gli esecutori non possono decidere autonomamente e non posso rischiare. Gli imprenditori capitalistici invece possono rischiare innovando: se gli va bene guadagnano, altrimenti perdono. L'istituto del fallimento serve a favorire le innovazioni tecnologiche e organizzative contenendo e quindi rendendo accettabili i rischi e le perdite. Paradossalmente il collettivismo è fallito perché le unità produttive non potevano fallire; il capitalismo ha vinto perché le unità, le imprese, potevano fallire.

Ma le innovazioni comportano anche riduzioni nell'occupazione e quindi licenziamenti che per la sinistra a lungo sono stati un tabù.Sì, ma ora non più. Il problema è di consentire i licenziamenti, ma entro limiti ben definiti per impedire gli abusi. E si tratta anche di limitare il ricorso ai lavoratori precari, che comunque vanno tutelati, ben più di quanto non si faccia ora.

Ci sono comunisti che elogiano il modello cinese, che sta dando risultati eccezionali.In Cina vige un regime dittatoriale che ha lasciato libertà alle imprese cinesi e straniere anche per stimolare le innovazioni. Ma il modello economico cinese è capitalistico. Del tipo più spietato che fu denunciato da Marx: i lavoratori sono sfruttati come in nessuna altra parte del mondo. E’ carente la tutela per gli infortuni e per il lavoro femminile e minorile. I nostri comunisti che elogiano la Cina, che poi sono brave persone, di quel Paese sanno piuttosto poco. Il modello da seguire è piuttosto quello socialdemocratico, in cui il mercato viene regolato. In quei Paesi, come la Svezia, la miseria è scomparsa da anni. Non è vero che la socialdemocrazia è fallita: ha avuto un successo tale da divenire parte del paesaggio.

Poco fa ha espresso una dura critica di quella parte della sinistra che resta abbagliata dai giochi di potere che hanno come teatro le scalate bancarie.Si, la questione è di grande rilievo. Le scalate in corso hanno aspetti oscuri e preoccupanti. Il gruppo del “Cantiere” promosse a giugno una Commissione parlamentare d'inchiesta per accertare la provenienza dei grandi mezzi finanziari con cui certi immobiliaristi stanno finanziando le scalate; il disegno di legge, presentato da Occhetto e da Falomi, ha raccolto le firme di oltre 80 parlamentari.Vorrei dire una cosa amichevolmente e accoratamente a Fassino: lasci perdere il dio minore e le cooperative, che tra l'altro godono di vantaggi fiscali solo se si occupano di cooperazione. Tutte le scalate sono collegate, alcuni attori sono gli stessi. Nella catena c'è la Banca di Lodi (ora Popolare italiana), che proviene dalla Banca Rasini, una banca che ha dato origine a gravi preoccupazioni per motivi largamente noti e suffragati da documenti ufficiali. S'informi Fassino e lasci perdere le scalate, si concentri sugli obiettivi per i quali è stato eletto: sviluppo del reddito e dell'occupazione, tutela dei lavoratori precari, riforma e rafforzamento dello stato sociale, lotta all'evasione. Lei lo sa: non sono affatto il solo ci sono per esempio sindacalisti di alto livello che dicono quello che dico io a esortarla di dare un colpo di accetta e separare lei i ds dalla vicenda delle scalate intrecciate. Altrimenti il Paese, anche se cambierà la maggioranza, rischia di essere governato con le stesse logiche di potere, che ormai appaiono a tutti

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abominevoli.

15 Da un lato il governo in Val di Susa ordina le cariche di polizia per far aprire i cantieri Tav, dall'altro sul Mugello i cantieri della Variante da mesi li tiene chiusi per inadempienze gravissime.

Sopralluogo della commissione ambiente "Priorità nazionale Ciampi intervenga"LA COMMISSIONE ambiente del consiglio regionale, presieduta da Erasmo D'Angelis della Margherita è andata in sopralluogo sui cantieri abbandonati di Barberino di Mugello. Per sbloccare la situazione ha anche rivolto un appello a CiampiD'Angelis, che c'entra il Quirinale con i lavori della Variante?«Purtroppo siamo a questo. Ciampi è toscano, spinge molto sul tasto delle infrastrutture e sa bene i ritardi danneggiano l'Italia. Qui siamo di fronte ad uno scandaloso paradosso. Da un lato il governo in Val di Susa ordina le cariche di polizia per far aprire i cantieri Tav, dall'altro sul Mugello i cantieri della Variante li tiene chiusi per inadempienze gravissime da mesi, nonostante la richiesta del territorio di concludere i lavori».Come se ne esce? La politica regionale finora ha sonnecchiato.«Se ne esce nell'unico modo possibile, mettendo la Variante in cima alla lista delle priorità nazionali. La Firenze-Bologna è un imbuto terrificante con code, incidenti, inquinamento ormai permanenti e que-st'opera doveva essere garantita con ben altri investimenti da parte del governo. E invece ci ritroviamo con i cantieri chiusi, gli operai a casa senza stipendio da luglio, tempi di consegna che slittano, impegni sottoscritti da Lunardi con Regione e enti locali non rispettati, ma forse ha usato l'inchiostro simpatico. E' il totale fallimento della politica delle grandi opere disegnata da Berlusconi sulla lavagna di Bruno Vespa, dove la Variante era portata a esempio di efficienza».Autostrade assicura che i cantieri apriranno entro fine gennaio.«E noi il primo febbraio torneremo in Mugello per controllare se è vero».

16 Che bisogno c’era di picchiare a sangue freddo ragazzi e anziani? - Poesia dal sito No Tav.- Fra Beppe Giunti, frate Guardiano del convento di San Francesco di Susa: perché sono con il popolo NoTav.

Sono un giornalista della Stampa, questa notte ero dentro il presidio Anti-TAV e ho visto con i miei occhi quello che è successo: poco dopo le 3.30 cellerini, polizia e carabinieri sono arrivati in forze, (almeno cinquanta tra furgoni e camionette, più di 500 persone, a occhi e nella concitazione del "momento", che è stato lunghissimo), hanno caricato e picchiato a sangue freddo, ragazzi e anziani.Uno stava dormendo, era avvolto nelle coperte e sdraiato per terra, un'altra, il tipo più imbelle che abbia mai conosciuto, con un collare medico al collo, colpita in fronte, sanguinante, un anziano, avrà avuto settant'anni, buttato per terra e picchiato..Ci hanno chiusi nella baracca che la gente usava per scaldarsi, mi hanno tenuto lì quasi un'ora - la tensione era altissima e c'erano feriti - nonostante dicessi che ero giornalista. E' arrivato il sindaco di Venaus, ho chiesto ancora di uscire e mi hanno fatto andar via.Gli altri sono rimasti lì fino a stamattina alle sette, mi hanno detto che hanno ancora caricato.A parte TUTTE le altre considerazioni, che sono tante, dico solo una cosa: NON C'ERA BISOGNO DI PICCHIARE, NON C'ERANO FACINOROSI, NON "CI SONO STATI SCONTRI", "TAFFERUGLI", MA UNA CARICA CON PESTAGGI, MANGANELLATE su persone che non opponevano resistenza fisica, ma tende, qualche fuoco perscaldarsi, stufe a legna. In quelle ore Stato e  democrazia sono state parole vuote. Carlo Grande

Poesia dal sito No Tav.6 dicembre

Cellerin che vien di notteviene a darti tante botte,vuoi sul naso, o sulla schiena,l’importante è che ti mena.

Gli occhi fuori dalla testa,corre, urla, picchia e pesta.Sono in mille contro cento,

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son davvero un gran portento.

Più son botte e più è una mannaper il cellerino Sanna,che con scudo e manganellocrede d’essere più bello.

Poi diventa ancora giornoe mi guardo tutto intorno:il presidio non c’è più,vedo solo caschi blu.

Vedi tanti poliziotti,tanto sangue e nasi rotti,vedi rabbia negli sguardi,viene in mente il nome di Lunardi!

Deve andar da Berlusconi,rassegnar le dimissioni:lui, Pisanu e poi la Bresso,tutti a casa, presto, adesso!

Ma in tutte le contrade,scendon folle nelle strade.Qui nessuno ha più paura,gridiam tutti: SARA’ DURA!!!!!!!NO TAV

Fra Beppe Giunti, frate Guardiano del convento di San Francesco di Susa: perché sono con il popolo NoTav. Molti amici della nostra Comunità stanno chiedendomi, a ragione, in queste ore perché io sia dentro la questione TAV, perché abbia marciato da Bussoleno a Susa, perché ieri mattina a Bussoleno mi sia posto in mezzo tra un reparto di polizia che tornava dal blitz notturno e la folla di persone comuni che voleva restituire manganellate e insulti. Il motivo principale è che la fede cristiana non è una astrazione, una filosofia, ma la sequela di un Dio che si fa uomo, in un preciso contesto temporale e culturale. L’incarnazione è uno dei misteri principali della fede e il criterio centrale della sequela di Cristo. Ne deriva che il credente non può “chiamarsi fuori” dalle situazioni che hanno in gioco valori, di qualsiasi tipo. La fede quindi non può avere una dimensione privatistica. In questi mesi sia l’insegnamento di papa Benedetto sia alcuni interventi della CEI ce lo hanno ricordato a proposito di chi vorrebbe la Comunità cristiana muta su interrogativi pesanti (matrimonio, usura, coppie di fatto). Non ci sono dubbi per il credente: ogni realtà che coinvolga a vario livello scelte “umane” lo deve trovare presente. Seconda motivazione, la grande e importante questione del treno ad alta capacità di trasporto merci (non è infatti principalmente treno ad alta velocità passeggeri, TAV è solo uno slogan per ambedue gli schieramenti pro o contro, la posta in gioco è se tenere gli scambi a sud delle Alpi tramite Genova e Marsiglia e Barcellona o lasciarli a nord su Rotterdam) tocca questioni del tipo suddetto? Ritengo di sì: il metodo (democrazia partecipata che coinvolge i soggetti intermedi per il principio di sussidiarietà) è stato rovesciato (decisione di vertici economici-finanziari poi firma politica internazionale), al centro è stato messo il mercato non le persone; l’idea di “progresso” che viene esposta nei documenti “pro” non parla mai di qualità di vita ma di accrescimento di ricchezza; non è stato affidato ad un centro indipendente uno studio preliminare sulle conseguenze ambientali, economiche (del tipo: bilancio in passivo come per il tunnel della Manica per quante annualità?); la dimensione finanziaria dell’opera non esige che ci si chieda se in altro modo non si ottengono risultati equivalenti?

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Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

Le analisi tecniche che sono state elaborate da Enti su richiesta delle Comunità Montane della Valle sono disponibili da dieci anni, ora i cittadini hanno la percezione di non contare nulla. Ho ritenuto inoltre che una mia presenza, come quella di tanti altri sacerdoti, sindaci, docenti dei licei della Valle, esponenti dell’associazionismo avrebbe potuto attenuare lo scontro mantenendolo in ambito di rispetto, ascolto, democrazia. Alla marcia dei 50.000 ho partecipato perché non era partitica, ma tenuta insieme dal sindaci che sono l’anello più vicino a me della Nazione; un ecclesiastico non può aderire a movimenti politici né iscriversi a partiti; ma qui si è trattato di un fatto di cittadinanza. Purtroppo i fatti di ieri notte a Venaus, e prima molte dichiarazioni di persone responsabili del bene comune (questo io credo debba essere il nome nobile da riconoscere ai politici, per esempio il ministro Lunardi), il silenzio decennale della stragrande maggioranza degli organi di informazione nazionale ed ora il loro interesse folkloristico (i cartelli della marcia, i manganelli, i falò, la stanchezza dei poliziotti, la polenta ai presidi di Venaus), la scelta del responsabile del bene comune sotto il profilo dell’ordine pubblico (ministro Pisanu) di militarizzare la Valle e di ordinare il blitz (svoltosi con metodi vecchi da anni ’50, - Scelba docet? – di notte in silenzio ordinando ai fotografi di andare via, con l’insinuazione e pretesa giustificazione circa la presenza di infiltrati anarchici o comunque violenti, mai visti in Valle in questa occasione e che tuttavia sono spuntati a Torino dopo il blitz), la reazione emotiva dell’intera popolazione (ieri mattina sulla macchina del comune di Bussoleno con il microfono abbiamo fatto fatica – un sindaco un partigiano conosciuto qui e io – a frenare la violenza fisica) che impedisce di ragionare sui fatti sui dati e non sugli slogans; tutto questo rende faticoso star dentro la questione.

Ritengo di aver fatto e di dover continuare a fare questa piccola cosa perché sono frate, cristiano e cittadino. Una riflessione finale, sfuggita ai più: l’intensità di riunioni, circolazione di documenti, confronti in piccoli gruppi e in assemblee, il mescolamento di identità culturali politiche religiose avvenuto in questa occasione manifesta qualcosa – al di là che si faccia o no questo monstrum ingenieristico – che punta diritto al ripensamento di quale modello di sviluppo vogliamo per le generazioni future; in questo la tradizione cristiana ha molto da dire (vedi le catechesi sul nostro continente di papa Giovanni Paolo II) perché in particolare l’Europa non sia quella dei mercati ma quella dei popoli, perché lo spreco di energie diventi utilizzo ragionevole delle risorse, perché il consumo non sia il nuovo idolo al quale bruciare l’incenso. Mentre scrivo, dopo aver di nuovo percorso le strade e aver incontrato decine e decine di persone comuni non terroristi posso riassumere il sentimento della popolazione con la parola “offesa”, per non essere stata ascoltata, per essere stata trattata come si usa con delinquenti violenti, per non essere stata capita. Io sono stato offeso – ad un bivio per Mattie da Bussoleno - da uomini in divisa della mia Nazione e dopo essermi fatto riconoscere (testuale: “sei un animale, porta via queste bestie, io sono lo Stato…”) mentre tentavo una mediazione limitata e che poi ha protetto proprio un gruppetto di poliziotti, ma voglio ricordare l’insegnamento di san Francesco: l’insulto fa male a chi lo lancia, non a chi lo riceve. Grazie se fate circolare, grazie se rispondete, grazie se ci aiutate a ragionare anche con critiche documentate e contrarie a quanto qui ho esposto."

Fra Beppe Giunti, frate Guardiano del convento di San Francesco di Susa

17 TV digitale terrestre, nell’UE aperta procedura d’infrazione verso l’Italia: i finanziamenti pubblici avrebbero favorito interessi privati. (noi ormai, purtroppo non ci meravigliamo più, ultima spes, l’Europa!). Intanto cosa resta? Italiani con il decoder finanziato con soldi pubblici che possono servirsene solo per comprare calcio, e non per servizi di T-gov, e servizi pubblici per tutti sul terrestre rimandati al 2008, quando questa tecnologia sarà ancora più obsoleta.

Il problema del digitale terrestre ha assunto per l'Italia dimensione europea, e la situazione non è allegra. E' stata infatti aperta nei giorni scorsi (il 2 dicembre come comunicato dal portavoce del Commisario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes) contro il nostro Paese una procedura d'infrazione per i finanziamenti pubblici ai decoder per la TV digitale terrestre, motivo? Si potrebbe prospettare un contrasto con la normativa europea che tutela la concorrenza. Molti milioni di euro (circa 200)

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sono stati utilizzati per finanziare la diffusione del decoder (necessario per decodificare programmi radiotelevisivi da analogico a digitale): purtroppo però la TV digitale terrestre trasmette soltanto partite di calcio, favorendo gli interessi di privati, gli altri canali sono vuoti, a parte Rai Utile che ha lanciato un solo progetto per la PA che può dirsi una goccia nell'oceano. In più i canali in cui trasmette la TV sono ancora tutti analogici, lo Switch off, ossia il passaggio delle trasmissioni televisive da analogiche a digitali, con conseguente spegnimento della TV analogica, è stato rimandato al 2008, mentre avrebbe dovuto essere il primo impegno a essere realizzato per la fruizione del T-gov, il termine ultimo infatti era stato prefissato nel 2006. Inoltre la finanziaria 2006 prevede un investimento di ulteriori 10 milioni di euro sempre per la stessa causa. Insomma a livello locale sono cominciate alcune sperimentazioni affinché i cittadini potessero servirsi dei servizi pubblici attraverso la TV, il problema è che la copertura promessa a livello centrale in ambito digitale terrestre non è stata data, i passaggi auspicati non sono stati compiuti, e la notizia del rinvio del Switch off cade come un macigno su un'impalcatura già fortemente traballante in quanto per molti azzardata e poco sensata. Se poi si aggiunge il fatto che la televisione digitale terrestre presenta caratteristiche obsolete, basti pensare alla molto più moderna televisione su IP, ma soprattutto alla banda larga, a cui sono stati sottratti gli investimenti proprio per convogliarli sul digitale terrestre, non resta molto da argomentare. C'erano due regioni pilota, la Sardegna e la Valle d'Aosta, che dal prossimo gennaio avrebbero dovuto abbandonare la TV analogica, per ora il passaggio slitta al luglio 2006 per l'intera regione, e a marzo per i capoluoghi di provincia, appunto, slitta. Intanto cosa resta? Italiani con il decoder finanziato con soldi pubblici che possono servirsene solo per comprare calcio, e non per servizi di T-gov, e servizi pubblici per tutti sul terrestre rimandati al 2008, quando questa tecnologia sarà ancora più obsoleta.Intanto il prossimo 9 giugno 2006 a Lucca si terrà la seconda edizione del Forum Europeo sulla Televisione Digitale Terrestre promosso dall'Associazione "Comunicare Digitale", composta da professionalità del mondo dello sviluppo delle tecnologie digitali che hanno interesse a una loro corretta diffusione e promozione. L'associazione si prefigge anche di divenire interlocutore privilegiato del mondo del digitale terrestre stabilendo rapporti con le sue realtà più rappresentative. Si tratta di un'associazione molto attiva che ha un folto programma di iniziative per l'anno prossimo, si è inoltre da poco svolto il primo convegno nazionale sul DTT a Siena che ha suscitato sicuramente interesse. L'Associazione ha anche annunciato l'istituzione di un premio a carattere europeo, che premierà le eccellenze nei diversi settori, fra cui rientra anche la PA.Dicembre 2005, la situazione DTT è quella descritta, seguiremo senz'altro gli sviluppi.

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La Dichiarazione universale dei diritti umani.Presentata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti umani e' stata il primo documento che riguardava tutte le persone del mondo, senza distinzioni.Per la prima volta era stato scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo. Eppure la Dichiarazione e' ancora disattesa. Leggetela.

Dichiarazione universale dei diritti umani

ARTICOLO 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita' e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

ARTICOLO 2 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le liberta' enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.2) Nessuna distinzione sara' inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranita'.

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ARTICOLO 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla liberta' ed alla sicurezza della propria persona.

ARTICOLO 4 Nessun individuo potra' essere tenuto in stato di schiavitu' o di servitu'; la schiavitu' e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

ARTICOLO 5 Nessun individuo potra' essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

ARTICOLO 6 Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalita' giuridica. ARTICOLO 7 Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione. ARTICOLO 8 Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilita' di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

ARTICOLO 9 Nessun individuo potra' essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

ARTICOLO 10 Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonche' della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

ARTICOLO 11 1) Ogni individuo accusato di un reato e' presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.2) Nessun individuo sara' condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potra' deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

ARTICOLO 12 Nessun individuo potra' essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, ne' a lesioni del suo onore e della sua reputazione.Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

ARTICOLO 13 1) Ogni individuo ha diritto alla liberta' di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

ARTICOLO 14 1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.2) Questo diritto non potra' essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

ARTICOLO 15 1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potra' essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, ne' del diritto di mutare cittadinanza.

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ARTICOLO 16 1) Uomini e donne in eta' adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.2) Il matrimonio potra' essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.3) La famiglia e' il nucleo naturale e fondamentale della societa' e ha diritto ad essere protetta dalla societa' e dallo Stato.

ARTICOLO 17 1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprieta' sua personale o in comune con altri.2) Nessun individuo potra' essere arbitrariamente privato della sua proprieta'.

ARTICOLO 18 Ogni individuo ha diritto alla liberta' di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la liberta' di cambiare di religione o di credo, e la liberta' di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

ARTICOLO 19 Ogni individuo ha diritto alla liberta' di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

ARTICOLO 20 Ogni individuo ha diritto alla liberta' di riunione e di associazione pacifica.2) Nessuno puo' essere costretto a far parte di un'associazione.

ARTICOLO 21 1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.3) La volonta' popolare e' il fondamento dell'autorita' del governo; tale volonta' deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

ARTICOLO 22 Ogni individuo, in quanto membro della societa', ha diritto alla sicurezza sociale, nonche' alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignita' ed al libero sviluppo della sua personalita'.

ARTICOLO 23 1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignita' umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

ARTICOLO 24 Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in cio' una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

ARTICOLO 25 1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e

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alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidita', vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volonta'.2) La maternita' e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

ARTICOLO 26 1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalita' umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.3) I genitori hanno diritto di priorita' nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. ARTICOLO 27 1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunita', di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

ARTICOLO 28 Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le liberta' enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

ARTICOLO 29 1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunita', nella quale soltanto e' possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalita'.2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue liberta', ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle liberta' degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una societa' democratica.3) Questi diritti e queste liberta' non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

ARTICOLO 30 Nulla nella presente Dichiarazione puo' essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attivita' o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle liberta' in essa enunciati.19 I preti esentasse.da Repubblica Mario Pirani – 05.12.2005 - Ogni giorno che passa appare più che spudorata la trovata di non far pagare agli enti ecclesiastici l´Ici sulle loro proprietà di carattere commerciale (alberghi, cliniche, immobili in affitto, negozi, ecc.). Un breve riassunto dei precedenti: l´Imposta comunale sugli immobili venne introdotta nel ‘92, in concomitanza con la stretta fiscale operata da Amato per fronteggiare la crisi monetaria che stava travolgendo la lira. Quell´imposta sostituì l´Invim e da allora costituisce la principale fonte di finanziamento dei comuni di cui copre, all´incirca, la metà delle spese in bilancio. I preti, che nel loro Dna, soprattutto in Italia, conservano evidentemente il ricordo nostalgico del potere temporale, cominciarono ad opporsi al "sacrilego balzello". Il contenzioso finì in tribunale e alla fine la Cassazione con ben due sentenze (l´ultima nell´aprile 2004) ribadì l´obbligo anche per gli organismi cattolici di pagare l´imposta.Con sofferenza i proprietari di cliniche e alberghi sovente di lusso, ancorché di matrice ecclesiastica, cominciarono a sborsare il dovuto, adeguandosi altresì alle norme della concorrenza. Il Comune di Roma, dove il demanio cattolico è più esteso, incassò in un anno 16 milioni di euro (su 32 milioni preventivati in base agli estimi catastali). Le sentenze sfavorevoli non hanno, però, dissuaso la Chiesa dall´esigere quel trattamento preferenziale.Le insistenze d´Oltretevere hanno, naturalmente, trovato ascoltatori devoti a palazzo Chigi e a via XX Settembre (mai toponomastica fu meno appropriata).

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Così allegato alla Finanziaria è comparso il decreto che sanciva l´esenzione dell´Ici per i beni commerciali cattolici. La protesta di chi osservò che in tal modo si veniva a creare una situazione anticostituzionale di diseguaglianza religiosa nei confronti delle altre confessioni sembrò per un momento far rinsavire i governanti. Il decreto venne ritirato...per essere subito dopo ripresentato, allargando il beneficio ai culti minoritari (le cui proprietà commerciali sono, peraltro, esigue) ed anche ad enti no-profit, genericamente indicati.Se il decreto va in porto il colpo per le finanze comunali, già aggredite da altri tagli della Finanziaria, sarebbe devastante, anche se il ministro Tremonti ha dichiarato di non poter valutare se ci sarà o no perdita di getto. L´assessore al Bilancio del Campidoglio, prof.Marco Causi, non sapendo più come far quadrare i conti si è rivolto a Tremonti, ha elencato le ingenti perdite che deriverebbero dalla costosissima marchetta (anche se non ha usato questa definizione) al cardinale Ruini ed ha spiegato che l´estensione allargata a non precisati organismi non profit potrebbe aprire una voragine non prevedibile, poiché persino le Fondazioni bancarie potrebbero ritenersi beneficiarie dell´esenzione. Lo Stato dovrebbe, almeno, rifondere i Comuni per la forzata beneficienza.

20 Se i consumatori scalano la politica. Il monitoraggio dell'equità: il nuovo sistema di incentivi è calibrato in modo da salvaguardare le chances di cura (o di istruzione) delle fasce di utenza più svantaggiate. Il monitoraggio dell'equità: il nuovo sistema di incentivi è calibrato in modo da salvaguardare le chances di cura (o di istruzione) delle fasce di utenza più svantaggiate.

di Maurizio Ferrera dal Corriere - 8 dicembre 2005 - Se in un ospedale cade un termometro, il ministero della Sanità deve esserne informato. Così diceva Nye Bevan, il ministro laburista che nel 1946 istituì il National Health Service inglese. La battuta riflette bene la concezione socialdemocratica tradizionale di servizio pubblico: monopolio statale, centralizzazione gerarchica e prestazioni standardizzate. Questi strumenti dovevano servire nobili obiettivi, come l'eguaglianza di trattamento per tutti i cittadini, l'universalità e la (quasi) gratuità dell'accesso. Strada facendo, però, questa impostazione ha finito per privilegiare soprattutto i produttori. La storia è nota: all'ombra del consenso socialdemocratico sono proliferate le rendite corporative, le collusioni tra finanziatori e fornitori dei vari servizi. L'universalità dell'accesso è stata salvaguardata, ma prestando ben scarsa attenzione alle esigenze degli utenti.Il consenso socialdemocratico è ormai da tempo evaporato e le sinistre europee (con la vistosa eccezione di quella francese) sono attualmente impegnate in un vero e proprio rovesciamento di alleanze in tema di servizi pubblici: dall'alleanza con i produttori a quella con i consumatori. L'operazione ha motivazioni ideologiche «sincere», risponde a sfide economiche oggettive e promette di essere politicamente remunerativa. Ma è anche un'operazione difficile. Per la sinistra allearsi con il consumatore significa fare seriamente i conti col mercato, con la diversificazione di preferenze e trattamenti, con la libertà di scelta, con moduli organizzativi imperniati sulla flessibilità, l'apertura, la concorrenza. Significa, in altre parole, mettere in discussione una parte rilevante del proprio patrimonio ideologico.Le due sinistre europee che sono oggi all'avanguardia in questo riposizionamento sono la britannica e la scandinava. Il New Labour ha da tempo messo al centro della propria strategia la riforma dei servizi pubblici. Il «patto con i consumatori» è avvenuto attraverso un significativo ampliamento delle opzioni di scelta proprio all'interno dei settori più delicati del welfare socialdemocratico: la sanità e la scuola. Gli utenti sono non solo liberi di scegliere dove farsi curare o dove iscrivere i propri figli, ma la loro opzione è sorretta da accurate informazioni fornite dal governo sulla performance di scuole e strutture sanitarie. Per molti ospedali inglesi esiste ormai un sistema di rating volto a segnalare la qualità di alcune loro prestazioni. I «produttori» sono, dal canto loro, sottoposti a rigorose forme di valutazione e le loro retribuzioni sono espressamente collegate al rendimento. L'elemento «progressista» di questa strategia è il monitoraggio dell'equità: il nuovo sistema di incentivi è calibrato in modo da salvaguardare le chances di cura (o di istruzione) delle fasce di utenza più svantaggiate.In Scandinavia il tentativo di allentare il tradizionale legame con i produttori e rafforzare quello con i consumatori sta passando invece attraverso una rielaborazione del concetto di cittadinanza sociale: non è più vista solo come una titolarità «passiva» di spettanze, ma anche come effettiva facoltà di esercitare opzioni di scelta all'interno dei vari servizi pubblici, orientando così anche l'allocazione delle risorse pubbliche tra fornitori. In Scandinavia l'evoluzione è più lenta che in Gran Bretagna: lì non c'è stata Margareth Thatcher, che negli anni Ottanta recise molti dei tradizionali legami fra Stato e produttori, spianando la strada al New Labour. Ma è anche vero che nel

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contesto scandinavo la fase del welfare dominato dall'offerta ha prodotto meno distorsioni che altrove in Europa: il rovesciamento di alleanze è dunque più facile.Anche il centro-sinistra italiano sembra essere oggi seriamente interessato a saltare il fosso. Nelle conferenze programmatiche di Margherita e Ds il nuovo patto con i consumatori è stato indirettamente evocato nelle proposte per il welfare, le liberalizzazioni e i servizi. Ma in epoca di revival gramsciano è il caso di dire che per ora siamo solo all'ottimismo della volontà.

21 Paolo Sylos Labini: A Marx quel che è di Marx. Ma il riformismo va per altre strade.28 dicembre del 2002 - Non mi anima né avversione per Marx né attrazione per il capitalismo. Ma se vogliamo percorrere la via delle riforme dobbiamo liberarci di Marx che delle riforme, se si esclude qualche concessione non significativa, era nemico giurato. Verso il capitalismo sono sempre stato critico - sono pessimista sulla natura umana, quale che sia il sistema sociale. Credo però che il capitalismo sia suscettibile di miglioramento e possa essere utilizzato - sono d’accordo con Adamo Smith - per combattere la miseria che causa il degrado dell’uomo e impedisce lo sviluppo civile (...).Ho esposto le mie critiche a Marx in vari scritti e specialmente: in due libri sulle classi sociali, del 1974 e del 1986, nel volume di vari autori Carlo Marx: è tempo di un bilancio, del 1985, nel libro Sottosviluppo - Una strategia di riforme del 2000 e nel recente libretto, edito da l’Unità e curato da Alessandro Roncaglia e da me, Per la ripresa del riformismo. Le mie critiche a Marx riguardano: la tesi che i proletari - gli operai salariati - sarebbero diventati l’immensa maggioranza della popolazione, la tesi della miseria crescente dei proletari, l’incapacità di un’economia pianificata d’introdurre innovazioni, l’uso strumentale dell’indignazione per le malefatte della borghesia, l’applicazione del marxismo alla Russia e a vari paesi arretrati, la stroncatura di Malthus.Prima critica: la tesi che il proletariato sarebbe diventato l’immensa maggioranza della popolazione si fondava su una rozza estrapolazione, che risultò poi gravemente errata. La tesi era rilevante perché, se vera, avrebbe sdrammatizzato la questione della dittatura del proletariato, la quale avrebbe colpito una sparuta minoranza di sfruttatori, non meritevoli né di considerazione né di compassione.Seconda critica: alla tesi della miseria crescente del proletariato Marx teneva molto e per sostenerla non ha esitato a forzare dati e citazioni (...). Il fatto è che se Marx avesse accettato la tesi, sostenuta dal suo contemporaneo John Stuart Mill, del lento miglioramento economico e culturale, avrebbe aperto la porta al riformismo e chiuso quella della rivoluzione, cui teneva sopra ogni cosa (...).Terza critica: Marx ed Engels avvertono che non prescrivono ricette per la cucina dell’avvenire, ma poi, nel Manifesto, le prescrizioni le danno, prescrivono anche la cucina, l’ufficio del piano, senza tuttavia spiegare perché mai gli esecutori avrebbero dovuto rischiare per introdurre innovazioni.Quarta critica: uso strumentale ossia ipocrita dell’indignazione per le malefatte dei borghesi. Marx inveisce ad ogni pie’ sospinto contro di loro, ma, al tempo stesso, consiglia comportamenti cinici e immorali ai suoi seguaci. (...)Sul piano sociale le idee di Marx hanno avuto conseguenze disastrose e d’altra parte il suo catastrofismo dottrinale è agli antipodi del riformismo, ma tutto ciò non significa che sul piano intellettuale si debbano ignorare i punti di vista fecondi: ve ne sono diversi, alcuni di grande rilievo, come ho cercato d’illustrare in vari scritti. I gravi errori di Marx vanno riconosciuti, perché è la condizione per imboccare la via della trasformazione del capitalismo. Lungo la via delle riforme troviamo vari tipi di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa e la graduale erosione dell’alienazione, già nella sostanza indicata da Smith come l’altra calamità del genere umano, la prima essendo la miseria.

22 Addio a Sylos Labini economista in rivolta. Uomo ironico, tenace e combattivo aveva dedicato i suoi ultimi anni alla battaglia contro Berlusconi e il rischio di regime.

di Bruno Gravagnuolo

da l'Unità - 8 dicembre 2005

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Ieri il «corridore tignoso» se ne è andato. Era così che lui stesso si auto-definiva, con civetteria. Ricordando un passato da fondista, in realtà ironizzando sulla sua tigna di avversario implacabile di Berlusconi. «Ero bravo, sa? - ci disse una volta - ma avevo battiti cardiaci troppo forti, e quelli con battiti più lenti da fermo mi fregavano». Chissà, ora che il cuore di Sylos non batte più, in questa piccola confessione autobiografica si può scoprire tutta la personalità di un eminente studioso che era anche un merviglioso e geniale attaccabrighe. Sì, il professor Paolo Sylos Labini non avrà la soddisfazione di vederla, la sconfitta del Cavaliere e del «regime» contro cui combatteva con l’energia di un corridore ventenne. Non risparmiando fendenti a nessuno. Nemmeno a quelli che combattevano dalla sua stessa parte, quando aveva la sensazione di aggiustamenti o timidezze nella battaglia d’opposizione al governo. Eppure Sylos resterà parte integrante della riscossa del centrosinistra in cammino. Alla quale, con tutta la sua autorità di economista spigoloso, aveva dato il «la» tra i primi. Addirittura da prima della sconfitta del 2001. Quando bandì con altri eminenti figure tra cui Norberto Bobbio, un proclama sui rischi della democrazia connessi alla vittoria di Berlusconi. Appello il cui contenuto rivendicava a ogni piè sospinto. Appoggiandosi ai dati dell’Osservatorio di Pavia. A Ricolfi e Mannheimer. Con l’argomento che l’accento messo sul pericolo di «regime» aveva poi fruttato un milione di voti in più al centrosinistra pur sconfitto. Togliendone altrettanti all’avversario.Fatale dunque che l’attivismo di Sylos si incontrasse con la parabola dell’Unità rediviva, del nostro giornale. Per il quale tra l’altro scrisse pagine e pagine non di invettive. Bensì di riflessioni teoriche. Che replicavano in piccolo tanti suoi capolavori. Da Economie capitalistiche ed economie pianificate al Saggio sulle classi sociali, fino a la Crisi italiana e altri ancora. Pagine su Marx, sul vero riformismo, sulla democrazia, sul liberalismo. Una vera e propria enciclopedia militante, ispirata da un lato alle sue idee di fondo. E dall’altro alla lotta per il programma. Per il rilancio produttivo di un’Italia minacciata dallo spettro «Argentina»: stasi, monopoli, corporativismo, sprechi, default. E patrimonialismo di uno stato ridotto ad azienda privata.Ma raccontato così Paolo Sylos Labini rischia di apparire soltanto un «girotondino». E Dio sa quanto i girotondi lui li amasse e quanto li vedesse come espressione di un «ceto medio vasto preparato e attento». Non mancando di aggiungere allegramente: «Sono ottimi e i tre quarti sono donne, intelligentissime e anche belle». Semmai però il Professore era una specie di Bertrand Russell dei movimenti. Giustamente. Perché non solo era imprevedibile e divertente. Ma aveva ruvido carisma e autorità. Già, un Accademico dei Lincei con animo libertario e «indignato». Ed era uno spettacolo quando montava sulle furie senza fronzoli. Contro i mali perenni e presenti dell’Italia. Dal fascismo, al Concordato, all’«inciucio», a Berlusconi, alle banche... Un Salvemini redivivo e persuasivo insomma, incavolato e didascalico. Con accento romanesco inconfondibile. Bene, lui se lo poteva permettere, ne aveva i titoli e la storia. Perciò lo stavano a sentire, dovevano sentirlo, anche quelli che «venivano da lontano». Perciò lo stavamo a sentire, anche quando certe tirate contro Marx e Machiavelli, realisti e «violenti», ci parevano un po’astratte e moralistiche (ma non aveva tutti i torti). Perché? Intanto perché era un grandissimo studioso. Il vero decano dell’economa italiana e insieme il padre di un’intera generazione di economisti. Un uomo serio, sempre con dati forti e argomenti alla mano. Con profonda attitudine etica fin dall’inizio, intrisa di illuminismo e «problemismo». Che aveva in odio le fumisterie e gli slogan, i luogi comuni di destra o di sinistra. Un’attitudine la sua maturata già in Italia, quando si laurea nel 1942 in economia. Ad appena 22 anni e con mille dubbi sul fascismo nel quale era cresciuto e del quale il padre lo esortava a dubitare. Poi risolutivo fu l’incontro con Gateano Salvemini negli Usa, al tempo della specializzazione ad Harvard e Cambridge nel 1948, che lascerà un’impronta indelebile nella formazione di Sylos.È all’ombra del grande esule pugliese e storico del meridione che Labini matura una concezione dell’economia mai sganciata dalla storia e dalla cultura. Per capire l’economia - sostenne sempre - «cultura e storia sono ben più importanti dell’economia». E in Italia a suo avviso, l’onda lunga della civiltà urbana a un certo punto s’era fermata. Era mancata la società civile diffusa, qualcosa di analogo all’Inghilterra e alla Scozia di Adam Smith, o all’America dei Puritani. Tutte cose che il Professore diceva molto prima del celebre studio di Robert Putnam degli anni 90 sulla civiltà urbana assente nell’Italia del sud. E molto prima di Banfield, il teorico del «familismo amorale», fenomeno che aveva condannato il nostro paese all’asfissia di microeconomie locali senza riproduzione allargata del capirtale e senza classi dirigenti. Adam Smith? «Non facciamone un santone liberista - ripeteva - la sua era una lezione di sobrietà risparmiatrice. Di innovazione e onesta trasparenza. Di simpatia morale e umana che faceva della benevolenza, e non

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dell’imbroglio mercantile, l’occasione per un “utile economico” allargato». Proprio qui il punto teorico di Sylos: l’aumento di produttività su scala globale. L’innovazione, il coinvolgimento dei soggetti produttivi in virtù di un’etica condivisa. E sopratutto l’allargamento del mercato dei beni e dei servizi. Tramite alti salari capaci di stimolare la diminizione del «costo del lavoro per unità di prodotto», grazie alla tecnologia. E qui anche il nucleo fecondo di Sylos, non solo teorico ma programmatico. Di un’impostazione che a ben guardare è oggi quella del centrosinistra: spostare risorse dalla rendita e dal consumo improduttivo al lavoro. Per potenziare la produttività, alzare i salari e incrementare i consumi. In un quadro di tendenziale aumento dell’occupazione, non precaria ma di buona qualità e stabile. Produttivismo e redistribuzione quindi. Ma a condizione di rompere la gabbia endemica, politica e culturale, dei mali italiani. Di cui per Sylos Labini Berlusconi era l’acme. Il vero precipitato storico e autobiografico di una nazione. Nel senso dell’antieconomia, dell’antipolitica, della degenerazione del costume civico e del trasformismo. Rompere la prigione del berlusconismo, il regime mediatico ed economico. Per far spazio alla nuova economia e alla nuova identità civica degli italiani. Erano questi i chiodi fissi di Sylos. E per tutta la vita cercò di piantarli nel futuro. Con i libri, i «movimenti», le lezioni e le sfuriate. Ma a vederne qualche frutto, il corridore tignoso non ce l’ha fatta per un pelo. Peccato.

23 Il grande rientro di Ligresti, da solo, nel mattone e … Immacolato.«La Repubblica» del 17 ottobre 2005, supplemento «Affari e Finanza» di Adriano Bonafede - L’appetito vien mangiando. Salvatore Ligresti, tornato alla grande nel mattone tramite la Progestim, il "braccio" immobiliare di FonSai, sta per riprendere anche l’attività di sviluppo in proprio, tramite alcune società direttamente controllate dalla famiglia. Ligresti ha varie proprietà immobiliari sparse per il territorio nazionale, dove sono in corso dei progetti di valorizzazione che ancora non hanno avuto il beneplacito delle autorità e che quindi non sono per il momento pubblicizzate. Ma la notizia sarà presto ufficiale: Ligresti sta per rientrare nel mercato immobiliare anche da solo.Per l’ingegnere si tratta davvero di un’ulteriore rivincita rispetto alla disfatta degli anni Novanta, quando fu costretto a cedere alle banche la maggior parte delle sue attività immobiliari. Nei momenti più bui di Tangentopoli, e pressato dai debiti, Ligresti tutto avrebbe immaginato salvo che un decennio dopo il suo impero immobiliare si sarebbe a poco a poco ricostituito. In forma diversa, certo, ma di nuovo sotto la sua egida. Entro fine novembre Ligresti avrà anche la soddisfazione di veder rientrare in Fondiaria Sai gli immobili finiti alle banche, quelli che era stato costretto a scorporare per darli in pegno agli istituti in cambio dei prestiti che non riusciva più a onorare. Immobiliare Lombarda, il veicolo creato dalle banche per contenere questi immobili, si fonderà con Progestim del gruppo FonSai. Dopo l’aumento di capitale già deliberato e ad essa riservato per 65 milioni di euro e la trasformazione dei 128 milioni di crediti delle banche in capitale, FonSai avrà il 57 per cento della nuova società, contro il 9 ciascuno di Banca Intesa e Unicredito e il 3,5 di Capitalia. La nuova società, che si chiamerà Immobiliare Lombarda e che sarà già quotata, avrà in pancia circa 800 milioni di immobili (300 da Progestim e 500 dalla vecchia impresa controllata dalle banche), più una liquidità di 110 milioni di euro.Fino a questo momento Ligresti era tornato al suo primo amore, l’immobiliare, in punta di piedi ma con operazioni di grande visibilità. Lo strumento con cui l’ingegnere aveva ripreso a muoversi nel mattone era la Progestim, a capo della quale c’è il fidato Antonio Talarico, da ben 42 anni al suo servizio.Il gruppo controllato da Ligresti è entrato con decisione in molte operazioni a partire dal 2004. Ad esempio, FonSai è nella cordata Citylife insieme a Generali e Ras, con quote paritetiche del 26 per cento ciascuna, e alla società di costruzione romana Lamaro di Pierluigi Toti per la restante quota. La cordata ha vinto la gara per la riqualificazione dell’ex Fiera di Milano. Si tratta di uno dei più importanti interventi di riqualificazione urbana d’Italia.Sempre a Milano c’è l’accordo con i texani di Hines, società immobiliare di livello internazionale, per costruire la Città della Moda, un avveniristico sito di uffici, abitazioni, scuola e museo. Qui la partecipazione di Progestim è soltanto finanziaria, perché l’operatività è tutta di Hines.La Progestim, inoltre, partecipa alla società creata insieme a Lamaro (Toti è un alleato ricorrente di Ligresti), Marchini, Fimit e Maire Engineering (la ex Fiat Engineering acquisita dall’imprenditore Fabrizio Di Amato). Ciascuno di questi soggetti ha il 19 per cento della società, a cui si deve aggiungere il 5 detenuto da Angela Armellini. La società detiene a sua volta il 50 per cento della Torre Alfieri (così è stata ribattezzata l’area delle ex torri delle Finanze a Roma Eur), mentre il

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restante 50 è della Fintecna guidata da Vincenzo Cappiello. Il closing dell’operazione è del 3 ottobre scorso e l’incarico di progettazione è stato affidato all’architetto Renzo Piano.La società controllata da FonSai ha inoltre vinto la gara, insieme ad altri soci, per l’acquisto del 50 per cento dell’ex Ente tabacchi di Firenze (un’area centrale ai margini delle Cascine), mentre l’altro 50 fa capo come al solito a Fintecna, il braccio immobiliare del Tesoro. Come si vede, per molte grandi operazioni guidate da Fintecna lo schema è sempre lo stesso: la società pubblica si trattiene la proprietà di metà dell’immobile e lascia l’altra metà ai privati. In questo caso i soci di Progestim sono la Baldassini & Tognozzi, controllata dalla famiglia Fusi, e la coop Cc Etruria. Il progetto di riqualificazione urbana è di Pier Luigi Nervi.Il prossimo 18 ottobre alle ore 18, inoltre, ci sarà la consegna dell’offerta vincolante definitiva per la riqualificazione della Spina 3 (accanto al Villaggio Olimpico) a Torino. Si tratta di un’area di 113 mila mq di residenziale, commerciale e terziario. Qui Ligresti è in società con Pozzoli & Pulker, Rosso e Maire. Come al solito la Fintecna, tramite Cimi Montubi, resterà proprietaria al 50 per cento. Come si vede, sono tutte attività immobiliari di grande rilievo. Però non impegnano troppo le finanze della compagnia assicurativa di Ligresti. La proprietà di questi asset fa infatti capo alla compagnia solo per una piccola quota, coperta peraltro da finanziamento bancario per il 70 per cento (lo stesso finanziamento è previsto anche per la successiva attività di costruzione).Ligresti, che controlla FonSai, si appassiona soltanto alle vicende immobiliari di Progestim, e le segue direttamente tramite Talarico. Ma, rispetto al passato, Ligresti non è più il padrone assoluto. Ogni operazione immobiliare viene attentamente vagliata dall’autorevole amministratore delegato, Fausto Marchionni, e deve passare sul tavolo del Consiglio d’amministrazione. Ligresti si è dunque rassegnato a giocare un ruolo più defilato, non è più il leone diun tempo. Ma, appunto, l’appetito vien mangiando. E così sta preparando il suo ritorno personale alla grande. Visto che l’attività di sviluppo immobiliare è enormemente cresciuta in questi anni, agevolata da amministrazioni locali non più ostili come un tempo ai grandi progetti urbanistici. E visto che questa è, fra le attività immobiliari, proprio quella dove si guadagna di più, l’ingegnere ha deciso il grande rientro.

Immacolato Ligresti di Luca Fazzo Venerdì 30.9.2005 – EconomiaSono lontani i tempi in cui in un consesso di gentiluomini si diffidava di chi non aveva la fedina penale pulita. Ma Salvatore Ligresti, evidentemente, conserva buon retaggio di quella mentalità. E anche se dei suoi trascorsi giudiziari ormai si parla poco o nulla, essere marchiato negli archivi dello Stato come il pregiudicato Ligresti non gli andava giù. Così è andato a scovare un articolo del codice penale che prevede che una fedina sporca possa tornare immacolata. È l´istituto della riabilitazione: basta che siano trascorsi tre anni dall´espiazione della pena – otto per i recidivi – e che il pregiudicato «abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta». Il cavalier Ligresti ha dimostrato di poter vantare tutti i requisiti e ha presentato domanda al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Ieri, dopo cospicua riflessione, i giudici – che in genere dispensano questo beneficio con parsimonia – hanno accolto la richiesta. Da oggi per Ligresti l´epoca sgradevole dei processi per abuso e corruzione appartiene al passato. Anzi: non è mai esistita.

24 La Casa Ecologica.Un europeo passerebbe in media circa il 90% del proprio tempo all'interno delle mura di casa, ma, a causa di alcuni materiali utilizzati in edilizia, l'aria che respira non sempre e' piu' salubre di quella che c'e' in strada.Dal punto di vista energetico gli impianti di riscaldamento delle abitazioni arrivano ad assorbire il 45% dell'energia prodotta in Europa e sarebbero responsabili quasi del 50% dell'inquinamento atmosferico.Per questi motivi i Verdi hanno presentato alla Regione Lazio un progetto di legge per promuovere l'edilizia eco-compatibile.Bio-edilizia e bio-architettura (pannelli solari, coibentazione, vernici non tossiche, sfruttamento dell'illuminazione naturale, recupero e riciclo dell'acqua) permettono di realizzare abitazioni a basso impatto ambientale con forti risparmi energetici ed economici. Tra una tradizionale abitazione di 100 metri quadri e una di analoghe dimensioni costruita con tecniche sostenibili, si stima che il risparmio sulle spese annue possa arrivare al 38%". Per ora la bioedilizia ha costi piuttosto alti, ma... - Verdi.it

25 Di nuovo in aumento le IVG in Italia. Pubblicato il Rapporto sull'Interruzione

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volontaria di gravidanza (IVG) del ministero della Salute.02 dicembre 2005 - Dal rapporto sull'Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) che, come previsto dalla legge 194/78, il ministro della Salute deve presentare ogni anno al Parlamento, è emerso che il ricorso a questa procedura nel 2004 è cresciuto del 3,4% rispetto al 2003, dopo alcuni anni di decremento. La relazione che quest'anno è stata presentata dal ministro Francesco Storace si riferisce ai dati preliminari per il 2004 e ai dati definitivi del 2003.Prima dell’entrata in vigore della legge 194/78 nel nostri Pease gli interventi per interrompere le gravidanze erano circa 350 mila ogni anno. Nel 2004, invece, le IVG si sono attestate a 136.715, con un incremento dell'3,4% rispetto al 2003 ma con un decremento del 41,8% rispetto al 1982.Per quanto riguarda il tasso di abortività che permette una valutazione più accurata della tendenza al ricorso all'IVG, il 2004 ha fatto registrare 9,96 IVG per 1.000 donne in età feconda, con un incremento del 2,6% rispetto al 2003 e un decremento del 42,4% rispetto al 1982.Dal rapporto emerge anche il contributo sempre maggiore delle donne straniere ai cambiamenti del settore. Nel 2004 gli interventi effettuati da donne con cittadinanza estera sono stati il 25,9% delle 136.715 IVG totali quando nel 1998 era pari al 10,1%. Ma questo dato è, presumibilmente, anche un effetto della riduzione del ricorso all'aborto clandestino. La presenza di straniere sembra anche abbassare l'età media delle donne che ricorrono all'intervento.Diminuiscono le differenze socio-demografiche, almeno tra le italiane, ed è stabile la percentuale di IVG effettuate da donne che non sono alla loro prima esperienza (25%).Il consultorio familiare, per la prima volta nel 2003, è stato il servizio di scelta per avere la certificazione (34,4%) soprattutto dalle donne straniere. Pochi gli spostamenti per effettuare la IVG: l'89,5% delle donne ha scelto la propria Regione di residenza e l'88% nella stessa provincia. Infine, per quanto riguarda la tecnica, nel 2003 la più utilizzata è stata l'isterosuzione (22,2% degli interventi), ed in particolare la metodica secondo Karman (62,2%), ma le percentuali variano da regione a regione. Il raschiamento è nettamente più utilizzato in Calabria, Sardegna, Abruzzo e Sicilia, con più del 25% dei casi che vengono trattati così. Altra nota stonata è la percentuale di IVG effettuate in anestesia generale. Secondo il ministero l’82,5% registrato è molto più alto del necessario.

26 Berlusconi e la politica per fiction.«La sinistra sventola la bandiera del terrorismo». Con queste parole Silvio Berlusconi ha annunciato una campagna elettorale dove il rapporto con la realtà sarà abolito, dove la fiction sostituirà la politica. «Noi» hadetto «non abbiamo mai trasformato Palazzo Chigi in una merchant bank, non abbiamo mai fatto nomine faziose, non abbiamo mai usato la televisione per eliminare l'avversario, non abbiamo mai insultato». Ma non è colui che ha definito delinquenti i magistrati sgraditi, accusandoli di complotti e persecuzioni, non è lo stesso che controlla sei canali tv, che da quando è al governo ha accumulato una ricchezza spropositata?No, non lo è, perché nella fiction che è la sua vita, il suo modo di far politica, lui è quel che si inventa di essere. Dicono i suoi sostenitori che la televisione non sposta voti. Ma sposta qualcosa di più importante, il modo di pensare, sposta il modo di essere dalla responsabilità al sogno, annulla la differenza fra la favola e la cronaca, fra le illusioni e la realtà. L'Italia della televisione è popolata da persone che non esistono ma credono di esserci, donne bellissime, uomini ricchi e intelligenti, fantasmi in carne e ossa a cui si può dire il contrario di tutto.Ha ragione lui, in Italia c'è il terrorismo ma è il terrorismo suo del dire e disdire, della megalomania sfrenata. È il terrorismo di chi può dire a una assemblea che la sinistra è «per l'eliminazione dell'avversario, se non fisica, morale» e parla di una sinistra che ha accettato, subìto, avallato tutte le aggressioni, manipolazioni, violazioni alla democrazia, tutte le false promesse, tutti i soprusi. Il vero terrorismo è questo distacco dalla realtà a cui ha ridotto la politica, l'informazione, l'economia, salvo quella sua personale. L'alleato superfedele di Bush, l'alleato più americano degli americani che, se gli conviene, dice di essere stato sempre, fra i primissimi, contro la guerra. E che, di fronte a una svolta così impudente non perde la sicumera, convinto che nel suo mondo finto tutto può essere detto e poi negato, rivoltato. Alla caduta delle dittature fasciste molti si illusero che quel tipo di fascinazione perversa fosse definitivamente cancellata, che mai più ci sarebbero stati culto delle personalità, abiezioni servili, soffocazione delle libertà. Ma il trionfo della fiction, di ciò che

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appare ma nonè, delle menzogne quotidiane dicono che il peggio non è mai morto. – Giorgio Bocca

27 Lunardi, detto El Talpa, il ministro commissariato. «La politica è piena di meschinità. Torno ai miei tunnel. Non ho più intenzione di perdere tempo a parlare con i cretini, verdi o rossi».

da Repubblica - 9 dicembre 2005 di Alberto Statera - Antropologicamente yankee per il profilo, per i rarefatti congiuntivi e per la lingua più veloce del pensiero, Pietro Lunardi è il contrappasso del governo Berlusconi. Nel senso che incarna la corrispondenza della pena alla colpa. La colpa non v'è chi non la rammenti. La sera del 18 dicembre 2000, mentre gli italiani preparano in letizia l'albero di Natale, il candidato premier Silvio Berlusconi, complice Vespa, si presenta in televisione, munito di lavagna, gessetti e cartine geografiche, per annunciare che ha trovato l'uomo che farà grande l'Italia con le grandi opere, l'uomo che spenderà 180 mila miliardi di lire senza colpo ferire e farà della Penisola il paradiso mondiale delle infrastrutture. Altro che Giappone e California.Strade, autostrade, raccordi, ponti, ferrovie, aeroporti. Ma soprattutto tunnel. E´ lui, l´ingegner Lunardi, progettista esperto, oltre che di tunnel, di ambulacri ministeriali fin dai tempi dei ministri dei Lavori Pubblici democristiani, socialisti e socialdemocratici che viene nominato in diretta Capocantiere del futuro governo di Centrodestra. Al ministero, dove alligna la burocrazia diciamo più smaliziata d´Italia, trasecolano e poi sghignazzano in diretta: ma è lui, proprio "El Talpa", l´uomo dei buchi? E´ l´uomo fisso in anticamera?Esattamente cinque anni dopo, alla vigilia di Natale, mentre la neve comincia a cadere sui ribelli della Val di Susa, sui loro sindaci, e sugli infreddoliti poliziotti in assetto di guerra, mentre la campagna elettorale incalza con presagi cupi per la maggioranza sfibrata, Berlusconi è costretto a commissariare con Gianni Letta, fortunatamente più veloce di pensiero che di parola, l´ex beniamino, «la massima autorità in tunnel che ci sia al mondo», ormai considerato "inadeguato".Se non ci fosse Berlusconi, spetterebbe a lui, all´ingegnere di Parma, l´intreccio più straordinario di parole al vento e conflitti d´interesse. Cominciò prima ancora di essere nominato ministro dichiarando che finalmente bisognava tornare allo spirito dei «grandi costruttori». Nicolazzi? Gaspari? I palazzinari? Il Berlusconi di Milano-2? No, i faraoni, Cheope, quelli senza i quali «non si sarebbero fatte le Piramidi, la Grande Muraglia, i Templi Maya». A chi gli chiedeva se volesse erigere un nuovo mausoleo nella residenza lombarda di Berlusconi, accanto a quello di Cascella, o nella reggia sarda, dove poi si occuperà del tunnel sottomarino, rispondeva di no, che lui avrebbe fatto tanti trafori, perché «i trafori non sono una violenza, sono una maniera serena per armonizzare i rapporti tra gli uomini e la natura». Deve essere andato a ripeterlo ai ribelli della Val di Susa e Beppe Pisanu, consultatosi con Gianni Letta, deve aver detto: togliamoci questo di torno, se no il 9 aprile andremo alle elezioni con l´Italia in rivolta.Non che prima non ne avesse dette e fatte di tutti i colori. La mafia? Bisogna conviverci. Il Ponte sullo Stretto di Messina? Diamo le azioni agli italiani all´estero. La neve sulle autostrade? Facciamo viaggiare i Tir in nave. La patente a punti? Mille morti in meno al mese. La velocità sulle autostrade? Va aumentata. Le vie d´acqua di Bossi? Certo, facciamo un´autostrada acquatica tra Milano e l´Adriatico, passando per Cremona. E il tunnel sottomarino di 150 chilometri tra Mazara del Vallo e Capo Bon in Tunisia, vagheggiato da Totò Cuffaro? Una libidine, tanto con la mafia bisogna convivere. Le grandi opere incagliate? Tempi certi, anzi certissimi, attivate entro dodici mesi (2001). Infine: l´Alta velocità in Val di Susa? «Un problema di ordine pubblico e non riguarda più il mio ministero».Una lunardeide, un compendio completo dei detti e contraddetti del ministro dopo quattro anni e mezzo e decine di migliaia di lanci dell´Ansa, ancora non esiste, ma, per chi fosse interessato, si suggerisce il "Dossier Italia - A che punto è il contratto con gli italiani", di Luca Ricolfi e "Il libro nero del governo Berlusconi", di Guido Alborghetti, per avere la cifra del personaggio cui il premier, estasiato, affidò l´incarico di Capocantiere d´Italia.Esiste invece una contabilità dei tunnel progettati dal ministro: nove autostradali, dodici ferroviari, undici metropolitani. Che fa trentadue. Ma è una contabilità ferma all´aprile del 2001. Quindi largamente incompleta, perché nei quasi cinque anni ministeriali la società di Lunardi non ha cessato di progettare gallerie a rotta di collo, certamente con lo scopo di «armonizzare i rapporti tra uomini e natura». Ligio alle regole etiche, appena nominato ministro aveva dettato: «Venderò la mia società di progettazione, la Rocksoil, perché molti contratti ricadono sotto la mia competenza di ministro.

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Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

Certamente non cederò ai miei figli che ci lavorano. Comunque, per il futuro, concentrerò il mio lavoro all´estero». Passati cinque anni, l´unico cambiamento nella proprietà si è registrato all´inizio del 2005, quando la moglie Maria Paola, ha ceduto le sue quote al figlio. Così la Rocksoil è oggi intestata a Giovanni Lunardi, 24 anni, e alle due sorelle maggiori. Quanto agli appalti all´estero e non in Italia, il ministro ha mantenuto l´impegno. Ha ottenuto una commessa francese.Sapete per che cosa? Non indovinate? Per la progettazione di un tunnel sulla linea ad alta velocità Torino-Lione. Poi ha preso qualche altro appalto anche in Italia, ma sono cosucce. Per esempio, la progettazione esecutiva e costruttiva di una galleria del collegamento ferroviario Milano-Malpensa. Che volete che sia? La linea non è gestita dalle Ferrovie dello Stato, ma dalle Ferrovie Nord, società controllata dalla Regione Lombardia di Formigoni.Il grosso, del resto, era già stato sistemato da Vespa quella vigilia di Natale del 2000, quando "El Talpa" indicò le opere strategiche per il Paese, tra le quali primeggiavano le sue: il Corridoio Torino-Brennero, il Passante di Mestre, l´autostrada Aosta – Monte Bianco, l´autostrada Val Trompia-Brescia-Lumezzane, l´autostrada Salerno-Reggio Calabria, il terzo traforo del Gran Sasso, forse in onore dell´antico ministro democristiano Remo Gaspari.Ci sono voluti quasi cinque anni per sconfessare ed esonerare l´uomo-bandiera del "sogno" infrastrutturale berlusconiano che in Val di Susa, tra neve, elmetti e manganelli, ha finito per diventare un incubo. Ma allo yankee della Rocksoil che prima parla e poi pensa in fondo che gliene importa. Aveva già detto: «La politica è piena di meschinità. Torno ai miei tunnel. Non ho più intenzione di perdere tempo a parlare con i cretini, verdi o rossi».

28 Scarperia, il paese dei ferri taglienti - Le origini, la storia, i monumenti della cittadina mugellana, da sempre legata alla tradizione dei coltellinai. – Il coltello d’amore.  

Iacopo Cassigoli - Scarperia nasce come insediamento militare della Repubblica fiorentina nel Mugello, costruito in posizione strategica per contrastare e combattere la potenza feudale delle antiche famiglie aristocratiche, prima fra tutte quella degli Ubaldini che con il suo scacchiere di castelli controllava tutta la regione e le strade principali.Come narra il Villani nella sua Cronica, il castello - originariamente intitolato a San Barnaba - venne fondato nel 1306. Scarperia, così detta forse per la scarpata ripida su cui sorse, apparteneva al sistema difensivo territoriale delle “terre nuove”, che la Repubblica costruì nel Valdarno Superiore col duplice scopo di creare una sorta di barriera di protezione attorno a Firenze e di facilitare la colonizzazione, o per meglio dire la “fiorentinizzazione” del territorio.Vicari a Palazzo. Il fulcro di Scarperia, e al contempo il simbolo del potere fiorentino nel Mugello, è rappresentato dalla massiccia mole del Palazzo dei Vicari, costruito al centro dell’abitato forse su progetto di Arnolfo di Cambio, e collegato come una vera e propria fortezza al perimetro rettangolare delle mura urbane. Nel 1415 Scarperia da semplice podesteria venne elevata a sede vicariale, e il Palazzo - che fino ad allora aveva ospitato il Capitano della Repubblica - divenne la residenza del Vicario. Per evitare le corruttele, l’incarico, che era esercitato da personalità provenienti dalle più importanti famiglie fiorentine, durava soltanto sei mesi, al termine dei quali il Vicario uscente era obbligato a lasciare il suo stemma sulla facciata o all’interno del Palazzo. L’imponente edificio, dotato di una robusta e slanciata torre merlata, è di fatto tra i più ricchi di stemmi gentilizi dell’intero contado fiorentino. La facciata è come tempestata da una moltitudine di emblemi, scolpiti in pietra serena e modellati in terracotta invetriata a colori, quest’ultimi provenienti dalle botteghe dei Della Robbia e di Benedetto Buglioni. Al suo interno, nell’atrio e nelle sale di rappresentanza, si trovano raffinate decorazioni araldiche ed affreschi pregevoli, che testimoniano la sua considerevole importanza storica e artistica. Di particolare valore, nella prima sala al piano superiore, è una Madonna in trono col Bambino e Santi della cerchia del Ghirlandaio. Quasi tutti gli emblemi affrescati furono tuttavia “restaurati” alla fine dell’Ottocento, su commissione del principe Tommaso Corsini, dal celebre pittore e restauratore Gaetano Bianchi, che aveva affrescato in stile neogotico il Castello di Vincigliata e ripristinato Giotto in Santa Croce a Firenze.D’amore e morte. Il coltello d’amore. Al suo interno il Palazzo ospita due importanti istituzioni: l’Archivio storico, che custodisce più di quattromila raccolte di documenti compresi tra il XVI e il XIX secolo riguardanti la storia di Scarperia e del Vicariato, e il Museo dei ferri taglienti. Fin dalla sua fondazione a Scarperia si forgiava il ferro e l’attività dei coltellinai vi è documentata già dal Quattrocento. Assieme ai coltelli venivano prodotti anche ferri di uso contadino come roncole, forbici, pennati. Il Museo, oltre a documentare l’attività e la vita dei coltellinai di Scarperia,

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presentandoci i tipici coltelli scarperiesi quali la “mozzetta”, il “fiorentino” e il “coltello d’amore”, ci guida con un interessante percorso didattico attraverso la storia e la “geografia” del coltello in Italia, mettendo anche a confronto la molteplice produzione delle lame nelle differenti regioni della penisola. Tra i coltelli di Scarperia merita un cenno in più il “coltello d’amore”, che la sposa promessa riceveva come pegno dal suo futuro marito il giorno del fidanzamento, e che avrebbe utilizzato contro di lui se fosse stata tradita. Non è un caso che molti dei documenti conservati nell’Archivio storico testimonino fatti di sangue, legati quasi sempre alle feroci liti che inevitabilmente scoppiavano tra i numerosi coltellinai sempre in competizione tra loro, risse che spesso finivano davvero molto male. Nell’Archivio è conservata una cospicua e interessante raccolta di “Protocolli criminali” relativa a episodi e fattacci di coltelli avvenuti durante i secoli passati nel Mugello, scene che ci forniscono lo spaccato sociale e antropologico di epoche ormai distanti, e che oggi potremmo leggere sulle pagine di “nera”.

29 La Giostra dell’Orso. A Pistoia, in notturna, il 25 luglio si festeggia San Iacopo, patrono della città. di Giancarlo Fioretti .

Il 25 luglio, giorno di San Iacopo, Pistoia volge il suo sguardo al passato, facendo rivivere tradizioni ed usanze tipiche del Medioevo. Alle 12 di questo dì di festa sulle tavole dei pistoiesi vengono serviti i maccheroni conditi con sugo d’anatra, in ricordo dei lauti pasti che, in epoca contadina, venivano fatti in occasione della battitura del grano.Terminato il pranzo, l’attenzione dei pistoiesi si indirizza ben presto alla Giostra dell’Orso, tenzone cavalleresca che ogni 25 luglio si tiene in piazza del Duomo. Meno conosciuta rispetto ad altre manifestazioni

analoghe come il Palio di Siena o la Giostra del Saracino ad Arezzo, la Giostra dell’Orso si svolge secondo modalità che tendono a mettere in risalto in modo particolare l’abilità dei cavalieri, assoluti protagonisti - insieme ai loro cavalli - di un gioco le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Le celebrazioni in onore di San Iacopo iniziarono infatti a Pistoia nel lontano 866 quando la popolazione, minacciata dall’ennesima scorribanda saracena, invocò a sua difesa la protezione del Santo. Scampato il pericolo, i pistoiesi non risparmiarono i ringraziamenti e gli ‘ex voto’ a San Iacopo, proclamandolo patrono della città.Il legame fra città e santo patrono divenne così forte da non essere mai turbato da nessuna guerra, né contro i nemici esterni né fra gli stessi concittadini. Lo stesso Boccaccio, descrivendo le celebrazioni del 1348, affermava che Pistoia a tutto poteva rinunciare meno che a celebrare il suo santo protettore.In realtà qualche momento buio, nel corso degli anni, c’è stato. Il primo brusco stop la giostra dovette subirlo con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Gli eventi bellici annullarono la voglia di far festa. Una festa che tuttavia non risorse neppure in tempo di pace. Si dovrà attendere il 1947 per rivedere i quattro rioni della città sfidarsi nuovamente in piazza del Duomo.La ritrovata tranquillità favorì una certa rinascita dello spirito cittadino, e la Giostra pareva avviarsi verso un nuovo periodo di splendore. Tuttavia le energie che venivano riversate sulla Giostra non si incrementarono con il tempo, e fu così che nel 1957 la gara andò incontro ad un altro ‘letargo’. Un letargo piuttosto lungo, durato fino al 1975.Da allora la Giostra dell’Orso non ha più subito interruzioni, evidenziando quelle caratteristiche che la rendono peculiare. Innanzi tutto (a differenza a d esempio da ciò che accade a Siena con il Palio) i rioni pistoiesi si procurano i cavalli e pensano al loro allevamento ed al loro mantenimento per tutto l’anno. Il legame con il quadrupede non è quindi un fatto episodico, ma va inquadrato nella vita stessa del rione. I cavalieri che si sfidano il 25 luglio sono fantini per un sol giorno. Vale a dire che si tratta di dilettanti nel vero senso della parola, che nel tempo libero si dedicano ai colori del loro rione sognando una vittoria all’ombra del Palazzo di Giano, sede del Comune di Pistoia. Essendo quindi tutti ‘cavalieri per passione’, tutti i fantini della Giostra risiedono a Pistoia o nelle sue immediate vicinanze, e di norma corrono sempre con gli stessi quartieri. Recentemente, per introdurre una ventata di novità alla manifestazione, quest’ultima viene svolta in notturna, con il risultato splendido di gradinate completamente esaurite in ogni posto. Nelle ultime edizioni il rione del Drago, forte di una macchina organizzativa d’avanguardia, ha inanellato una serie di vittorie una più prestigiosa dell’altra, tanto da far parlare di un vero e proprio strapotere di questo rione, che ha nel fantino Gino Culatore un autentico fulmine di guerra. Gli altri

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rioni stanno adottando le loro contromosse, con la ferma volontà di contribuire in primo luogo al prestigio sia della Giostra che della propria città, il cui simbolo (l’orso appunto) è proprio l’oggetto del contendere dei quattro rioni. In alto le bandiere. L’albo d’oro vede il rione del Drago con ben 17 edizioni vinte della Giostra, seguito dal Cervo Bianco con 9 e dal Leon d’Oro e il Grifone con 5 trofei in bacheca. Il Drago sfoggia gli accesi colori rosso-verdi, il Cervo Bianco è vestito di bianco e verde mentre giallorosso è il Leon d’Oro e biancorosso il Grifone. Accanto alla vittoria che premia il rione, esiste una competizione rivolta esclusivamente ai cavalieri. Il cavaliere che centra più bersagli viene infatti premiato con lo sprone d’oro.L’atmosfera in piazza è davvero suggestiva, ed il corteo storico che precede la sfida fa sì che il clima diventi ancora più esaltante. Sino ad ora gli sbandieratori che animavano le fasi precedenti la gara non erano espressione della città. Recentemente però è stata fondata una compagnia di sbandieratori composta da pistoiesi. I rioni, comunque, non si attivano solo in vista della Giostra. Vengono infatti organizzati tornei di calcio ed altre manifestazioni sportive.La gara. Sulla pista circolare ricavata nella piazza, si sfidano i quattro rioni in cui è suddivisa Pistoia, e precisamente il Drago, espressione di Porta Carratica, il Leon d’Oro, di Porta San Marco, il Cervo Bianco di Porta Lucchese ed il Grifone in rappresentanza di Porta al Borgo.Il regolamento prevede che due cavalieri, posti in posizione simmetrica l’uno rispetto all’altro, colpiscano con una lancia un bersaglio semovente fatto a forma di orso. I due cavalieri devono compiere un intero giro della piazza, per poi tornare al punto di partenza dove è appunto posizionato l’oggetto della loro contesa. Il cavaliere che per primo effettua il giro della piazza, e colpisce l’orso nel punto indicato, vince la tornata, ottenendo un determinato punteggio.Dice Littorio Nesti, del rione del Drago: 'Per ciò che concerne il punteggio e, più in generale, il regolamento della Giostra, si tiene ogni anno una sorta di consiglio fra i vari rioni che, fermi restando i punti-cardine della manifestazione, apporta delle modifiche quando lo ritiene necessario'.La storia. Il Palio dei barberi. La storia non ci ha tramandato la data della prima Giostra come appare ai tempi moderni. Alcuni studiosi pongono questa data intorno al 1600; altri, invece, sostengono che la sfida di abilità fra i cavalieri sia stata introdotta in epoca assai più recente, vale a dire intorno al ’700.Quel che si sa con certezza è che inizialmente i festeggiamenti prevedevano, fra l’altro, anche un’appassionante corsa di cavalli (il Palio dei barberi). Negli ordinamenti del 1284 la corsa viene regolamentata con tanto di percorso, che allora si snodava dalla località il Rondinino, appena oltre l’Ombrone, per penetrare in città attraverso Porta Lucchese. Da qui i cavalli imboccavano quella che oggi è nota con il nome di via della Madonna, per passare di seguito in via degli Orafi e terminare le loro fatiche in Piazza Duomo. Questo percorso, molto lungo in verità, venne grandemente ridimensionato in epoca medicea mentre durante il periodo lorenese il Palio dei barberi compie con ogni probabilità la metamorfosi decisiva verso il tipo di gara come la conosciamo noi oggi.****L’orso è il simbolo della città: i pistoiesi lo scelsero in onore dei loro avi cacciatori ed ancora oggi compare sullo stemma comunale. L’ultimo orso pistoiese morì in cattività, nel lontano 1360.

30 Crocifisso nei luoghi pubblici. Chiesta la sospensione dalle funzioni ed avviato un procedimento disciplinare contro il giudice di Camerino Luigi Tosti che si rifiuta di tenere le udienze a causa del crocifisso.

comunicato stampa - invito alla pubblicazione e diffusione Camerino (Macerata) - Dopo la condanna a sette mesi di reclusione con l'interdizione dai pubblici uffici per un anno, inflitta dal Tribunale dell'Aquila il 18 novembre scorso, la Procura Generale presso la Corte di Cassazione ha promosso contro il giudice di Camerino Luigi Tosti, che si rifiuta di tenere le udienze perché l'amministrazione non lo autorizza ad esporre la menorà ebraica a fianco del crocifisso o, in subordine, a rimuovere il simbolo dei cattolici, dapprima un procedimento disciplinare e, poi, la procedura di "sospensione dalle funzioni" e dallo stipendio. L'Avvocato Generale Antonio Siniscalchi e il Procuratore Generale Francesco Favara motivano la richiesta di sospensione dalle funzioni col fatto che “il dott. Tosti, da oltre sei mesi, persiste nel ritenersi legittimato a sottrarsi ai propri doveri di ufficio -che scaturiscono da un rapporto di impiego sorto e tuttora in corso per sua libera determinazione- per un preteso inadempimento da parte dello Stato che continua a non rimuovere dalle aule di udienza il crocifisso, simbolo della religione cattolica

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che è a lui estranea. I motivi addotti per sottrarsi all'obbligo della prestazione non possono giustificare -a prescindere dallo loro fondatezza o meno- il protratto e ancora attuale inadempimento, così come non lo potrebbe una qualsiasi altra ragione eventualmente legittima con riferimento a posizioni o comportamenti dello Stato in ordine a diverse altre apprezzabili problematiche (partecipazione ad atti di guerra, provvedimenti razziali ecc.) che, comunque, restano estranee agli obblighi derivanti da un rapporto di impiego. La vicenda ha determinato e determina grave disservizio in una struttura giudiziaria di ridotte dimensioni qual'è il Tribunale di Camerino e, per la sua assoluta singolarità, sconcerto e disorientamento nella opinione pubblica; con menomazione del prestigio dell'Ordine Giudiziario cui occorre por termine, tanto più che il dott. Tosti pretende di rimanere fermo nel proprio atteggiamento con il rifiuto di riprendere il proprio lavoro anche in aula di udienza priva di qualsiasi simbolo religioso. L'atteggiamento di sfida nei confronti delle istituzioni esige un provvedimento che valga a far cessare la incresciosa situazione, le cui conseguenze ricadono anche sui cittadini che chiedono giustizia”. La richiesta di sospensione dalle funzioni sarà discussa e decisa dalla Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura il prossimo 16 dicembre. Camerino, 5 dicembre 2005  Luigi Tostitel. 0541789323 – mobile 3384130312 - [email protected] via Bastioni Orientali, 38 – 47900 Rimini  La Francia si è mobilitata contro la condanna del giudice italiano.Firma l’appello a difesa e sostegno del giudice Luigi Tosti e del diritto di non discriminazione di tutti i cittadini: http://brightsfrance.free.fr/tosti.htm altre info sul tema: http://nochiesa.blogspot.com  si invita alla pubblicazione e diffusione

31 Rapporto tra malattie infettive e sport. Se lo sforzo apre alle infezioni. Sudore, umidità, ambienti chiusi.

Lo sport fa bene! Quante volte è stata pronunciata questa frase? Bene fa bene, ma come sempre quando si tratta di far lavorare l'organismo ad alti regimi, vi sono anche effetti negativi. Non necessariamente hanno conseguenze, a patto che si tenga presente la circostanza. Questo aspetto è stato recentemente ricordato in un incontro dedicato al rapporto tra malattie infettive e sport. Infatti, come ha spiegato il medico dello sport Marcello Ghizzo, responsabile dell'area medica del C.O.N.I. Provinciale di Milano, tra gli effetti dell'intenso lavoro muscolare vi è anche una depressione delle difese immunitarie. I meccanismi sono diversi, a cominciare da una diminuita funzionalità dei granulociti (cellule mobili del sistema immunitario), una diminuita produzione di immunoglobuline A e una modificazione tra i rapporti dei diversi tipi di linfociti. Non c'è soltanto l'aspetto muscolare, peraltro, ma anche quello psicologico: lo stress della competizione, soprattutto se prolungato, determina un aumento della liberazione di alcuni ormoni (adrenalina, per cominciare) che se hanno un ruolo nel preparare l'organismo alla lotta, determinano anch'esse una riduzione delle difese naturali. Sta di fatto che, dopo un impegno agonistico rilevante, si ha un periodo in cui i linfociti circolanti diminuiscono e, dice Ghizzo "si ha un aumento del rischio di infezioni. Questo fenomeno è definito open window (finestra aperta) e la sua durata varia dalle 3 alle 72 ore a seconda del livello immunitario basale e dello sforzo profuso".Sudore, umidità, ambienti chiusi.Se queste sono le condizioni interne che predispongono alle infezioni, la pratica dello sport ne determina anche di esterne. Per esempio, è un'esperienza che è capitata a moltissimi, la sudorazione, e quindi la macerazione della cute, e il contatto con l'acqua delle docce può favorire le micosi cutanee. Sempre in tema di contatti, gli sport più violenti possono, seppur raramente, far entrare in contatto gli atleti con sangue e altri fluidi corporei potenziali veicoli di infezioni virali (come l'epatite B). Inoltre, l'ambiente caldo e umido degli spogliatoi, l'aria spesso sottoposta a ricircolo, rendono più probabile la trasmissione di alcuni germi per via aerea (il primo a cui correttamente si pensa è il virus influenzale, ma anche lo pneumococco e altri patogeni respiratori). Meglio non fare sport, allora? No, meglio farlo tenendo presenti anche questi aspetti.

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Secondo Marcello Ghizzo un aspetto importante sono le vaccinazioni. In effetti, chiunque faccia vita di comunità dovrebbe tenere presente questi aspetti ma, visto le particolari caratteristiche dell'attività sportiva, l'agonista o l'amatore assiduo sono tra i soggetti che più ne traggono vantaggio. Di conseguenza sono utili le vaccinazioni rivolte alle malattie respiratorie, come l'antipneumococcica e l'antinfluenzale, ricordando che quest'ultima deve essere ripetuta annualmente. Se si è nati prima del 1991, e dell'introduzione della vaccinazione in età pediatrica contro l'epatite B, l'immunizzazione è raccomandata e, se si prevedono anche trasferte in paesi esotici, sportive o meno, anche contro l'epatite A (quella che si trasmette attraverso bevande e alimenti contaminati). Oggi queste due vaccinazioni possono essere anche abbinate in un'unica somministrazione. Negli sport che espongono potenzialmente a traumi è una buona idea provvedere all'antitetanica (da ripetere ogni 10 anni). C'è altro? Sì, è chiaro: non si fa sport se si ha un'infezione in corso, fosse anche una forma simil-influenzale e anche una volta guariti è bene rispettare una giusta covalescenza prima di riprendere allenamenti pesanti: 15 giorni dopo l'influenza e 2/6 mesi dopo un'epatite cronica.Sveva PratiFonteFare sport senza rischi. L'importanza della Prevenzione Sanitaria in ambito sportivo. Milano 25 novembre 2005

32 Stefano Benni  riflessione sugli uomini delle caverne."Si dicono moderni, ma in realtà vogliono riportare il mondo indietro di milioni di anni.Sono gli uomini delle caverne, gli estremisti del nuovo potere economico. La loro mentalità è paleolitica : il mondo è del più forte, la clava è il profitto, e la terra è una preda.Si distinguono perché si battono minacciosamente il petto gridando lo slogan: "Grandi lavori". Amano scavare nuove caverne e gallerie per farci passare un supertreno superveloce ma non sanno costruire un normale, decoroso treno per i pendolari. Perché una delle loro paleobugie è questa : una cosa fatta male che va più in fretta è meglio di una cosa fatta bene che va più piano.Sono eiaculatori precoci, che non ce la fanno a godere del mondo.Stupidi e avidi, pitecantropi e pidueantropi, insistono in un progetto ormai fallito, un modello di sviluppo che non riesce più a progredire, ma solo a riportare indietro la qualità della vita di tutti.Grugniscono: "non ci lasceremo intimidire", si dicono moderni e chiamano gli altri arretrati.Togliamogli dalla bocca questa bugia.Arretrato è chi sceglie il progetto che piace agli affaristi e ai mafiosi.Moderno è chi sceglie il progetto migliore.Arretrato è chi fa propaganda a ciò che ha già deciso, come tutti i vecchi dittatori.Moderno è chi lo fa discutendone prima.Fare il ponte di Messina è una cazzata ducesco- neroniana.Mettere a posto le ferrovie dei pendolari, la Salerno-Reggio Calabria, lo svincolo di Mestre e la tangenziale di Milano, rifare gli acquedotti , gli argini e i porti, questo sarebbe moderno.Vendere un biglietto dove è segnata un'ora in meno da Milano a Napoli e poi fare tre ore di ritardo, è un vecchissimo trucco.Arrivare in orario da Milano a Napoli sarebbe una trovata modernissima.Emmenthal Lunardi non è moderno, gli appalti agli amici sono vecchi come il mondo. Ed è vecchio opportunismo essere un giorno europeista e un giorno devoluzionista.I valsusini non solo contestano la Tav, ma fanno anche proposte. Hanno dell'economia una visione molto più moderna e complessa rispetto agli uomini delle caverne.Saper riconoscere i punti critici della storia, quella dove il progresso si incrina e si rompe, è opera di alta ingegneria.I vecchi cavernicoli almeno avevano un alibi: dovevano imparare tutto ogni giorno. Questi invece non hanno imparato e capito un c...o.Continuano a fare miliardi con la spremuta di dinosauro, il petrolio preistorico, e non glie ne frega niente di pensare a cosa accadrà quando sarà finito.Per questo gli uomini delle caverne sono furibondi: perché hanno di fronte una civiltà superiore. Gente che sa vedere il mondo come un organismo vivo, non come a una materia prima, e sa pensare a un futuro. Perciò mille volte più moderni e realisti di loro.E adesso, pitecantropi onorevoli e/o affaristi, andate pure nel vostro ristorante preferito a mangiare la tartare di mammuth, a parlare di dividendi, a far bancarotte e speculazioni. Ma dalla

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manica della giacca blu, spunta il pelo. Chiamatevi col vostro nome: siete uomini delle caverne quotati in borsa, negli ultimi anni avete scavato un tunnel , e adesso non sapete come uscirne. Usate pure la clava e il manganello , ma non dite che è in nome del progresso." Stefano Benni, il lupo.

33 Massime e aforismi 1Volare è utile, atterrare è necessario. - Eros Drusiani 

Il segreto di un candidato politico è di sembrare stupido come chi lo ascolta, così che gli ascoltatori si sentano intelligenti come lui. - Fred Barnes 

L'unico modo di comportarsi con una donna è di fare l'amore con lei se è bella e con un'altra se è brutta. - Oscar Wilde 

Un amico è uno che sa tutto di te e nonostante questo gli piaci. - Elbert Hubbard 

Io credo che un artista non si debba mai prostituire se non per denaro. - Beppe Grillo 

Essere innocenti è pericoloso perché non si hanno alibi. - Boris Makaresko 

Ieri ho salvato una ragazza che stava per essere violentata. E' bastato controllarmi. - Boris Makaresco 

Un bravo cuoco è un individuo bravo abbastanza a dare alla sua zuppa un nome diverso ogni giorno. - Jack Klugman 

Le donne non hanno mai niente da dire. Ma lo sanno dire così bene. - Oscar Wilde 

Se alla fine incontrerò la donna dei miei sogni, cosa ne farò di mia moglie? - Johnny Carson 

La cocaina è il modo che usa Dio per dirti che stai facendo troppi soldi. - Robin Williams 

La gente non è che voglia una macchina a poco prezzo. La gente vuole una macchina carissima che costi meno. - Steven Wright 

Ora basta parlare di me, parliamo un po' di voi. Cosa ne pensate di me? - Bette Midler 

Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me. - Groucho Marx 

I mariti non si rendono mai conto dello sforzo che facciamo noi mogli per spendere i loro stipendi. - Blondie Bloomstead 

E' difficile credere ancora negli ideali, ma per un compenso adeguato si può fare. - Fabio Di Iorio 

I terroni non so, ma noi italiani non siamo razzisti. - Ellekappa 

Invecchiare è ancora il solo mezzo che si sia trovato per vivere a lungo. - Saint-Beuve 

34 Depuratori, tangenti e affari: il business del mare sporco.Il mare sporco della Calabria ha fatto arricchire tanti. Quei depuratori che non funzionano mai hanno insudiciato le coste, hanno portato pericolo alla salute pubblica, hanno "procurato un ingiusto profitto alle ditte con un danno alla Comunità europea, allo Stato e alla Regione per oltre 200 milioni di euro". Un disastro ambientale e una colossale rapina su un giro di tangenti tra Catanzaro e Roma, per il quale sotto indagine sono già una settantina di personaggi del sottobosco politico calabrese. C'è anche qualche manager di Roma e di Milano, c'è l'ex governatore Giuseppe Chiaravalloti, ci sono un paio di intrallazzatori di mestiere. È uno scandalo che sta sfiorando nomi eccellenti. L'inchiesta sui depuratori fantasma segue tracce di soldi. Hanno sequestrato mazzette alla

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frontiera di Chiasso, hanno recuperato documenti con le coordinate bancarie del conto corrente intestato ad Alleanza nazionale, hanno trovato carte su acquisti di diamanti e di opere d'arte. E poi c'è una super testimone che parla del "pizzo" sui rifiuti della Calabria: "Sono somme che oscillano dal 3 al 7 per cento... e che venivano corrisposte a intermediari che erano l'anello di collegamento tra le società e alcuni uomini politici". La vergogna di quel mare sozzo che ha costretto l'estate scorsa il governatore Agazio Loiero a "chiedere scusa" ai turisti nasce nell'"Ufficio del Commissario per l'emergenza ambientale", una struttura ideata per far fronte all'inquinamento, un organismo che - secondo le investigazioni della Procura di Catanzaro - si è trasformata in una "centrale" di distribuzione di denaro e di opere pubbliche da "realizzare in deroga alle norme nazionali e comunitarie a tutela della concorrenza e della trasparenza". Milioni di euro rubati e impianti mai collaudati, costi gonfiati, progetti incompleti, consulenze fasulle. Così il mare della Calabria è diventato una fogna. Il primo a finire dentro l'indagine è stato proprio Chiaravalloti, l'ex presidente della Regione di Forza Italia, ex procuratore generale di Reggio Calabria e oggi vice presidente dell'Autorità garante della privacy. Il secondo è stato il suo assessore all'Ambiente Domenico Basile, un ex parlamentare di An. Il terzo si chiama Giovanbattista Papello, responsabile unico dell'Ufficio per l'emergenza ambientale e considerato uno degli uomini di Maurizio Gasparri in Calabria. È proprio a casa sua che hanno trovato, su alcuni fogli ben nascosti, il numero di conto corrente intestato ad An. Un altro indagato è Fabio Schettini. La super testimone del pubblico ministero di Catanzaro Luigi De Magistris ha svelato che Schettini "è referente del partito di...". Il resto dell'interrogatorio della super teste è ancora coperto dal segreto istruttorio. Fino a qualche mese fa Fabio Schettini era segretario particolare dell'ex ministro Franco Frattini, attuale commissario europeo. I reati contestati agli indagati vanno dall'associazione a delinquere al riciclaggio, dalla corruzione alla truffa aggravata. L'imbroglio si è cominciato a scoprire due anni fa. Alla fine del 2003, il 24 novembre. Alla frontiera di Brogeda in provincia di Como, i finanzieri hanno fermato Nicolino Volpe, un uomo dell'entourage del sottosegretario dell'Udc Pino Galati. Era insieme a Roberto Mercuri, l'amministratore delegato della PianiImpianti spa, una delle società che ha fatto man bassa nella spartizione dei depuratori in Calabria. Qualche mese dopo Volpe viene fermato ancora alla frontiera, questa volta di ritorno dalla Svizzera. È in compagnia di Annunziato Scordo, il commercialista dell'ex governatore Chiaravalloti e anche presidente della PianiImpianti spa. Un gruppo di amici e una girandola di incarichi. È il 18 maggio del 2005 quando Giuseppe e Cesare Mercuri, padre e fratello di quel Roberto già fermato due anni prima al valico di Brogeda subiscono un altro controllo della Finanza. Sono sul treno numero 220 diretto a Parigi. Dentro una sacca hanno 3 milioni e 354 mila euro: 6.708 banconote da 500. Il padre di quel Giuseppe Mercuri amministratore delegato di PianiImpianti, fino a qualche tempo prima era il capo dell'ufficio viaggiatori della dogana di Chiasso. È a quel punto che l'inchiesta punta verso Roma. Uomo chiave dell'affaire sembra subito quel Giovanbattista Papello, un ingegnere che è nel consiglio di amministrazione dell'Anas e socio di alcune aziende che operano nell'emergenza ambientale. Gli perquisiscono la casa. Nel suo appartamento romano "aveva nella sua disponibilità trascrizioni di intercettazioni telefoniche illegali, aventi oggetto vicende relative all'Anas ed intercorse tra persone in corso di identificazione". E poi: carnet di assegni di una dozzina di banche italiane, documenti su conti esteri, scritture private sulla compravendita di quadri e diamanti, l'atto di acquisto di un super attico e un altro di uno yacth. E infine quel numero del conto corrente di An. I magistrati hanno cominciato così a sospettare cosa c'era dietro il disastro ambientale della Calabria: "Chiaravalloti, con Basile e con Papello, gestiva in modo illecito i fondi non redigendo, artificiosamente, i piani per la tutela delle acque in modo da creare strumentali situazioni di emergenza per poi ottenere e spendere fondi in modo ancora più disinvolto". A spiegare meglio dove sarebbero finiti quei soldi è arrivata poi quella super testimone. La sua identità è segreta. Ecco la sua testimonianza. Sull'assegnazione dei lavori: "Guarda caso venivano sorteggiate quasi sempre le stesse società... del resto fu lo stesso assessore Basile che un giorno mi disse che "loro", attraverso l'emergenza ambientale, potevano fare ciò che volevano e dare i lavori a chi credevano...". Sulla scelta delle imprese e le percentuali: "Venivano scelte solo le società che avevano un collegamento politico e dietro ogni commessa venivano erogate illecite somme di denaro che oscillavano tra il 3 e il 7 per cento". Sui destinatari delle mazzette: "Le somme venivano corrisposte ad intermediari in Calabria, che

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fungevano da anello di collegamento con i politici a Roma. Quei soldi venivano "mascherati" sotto progettazioni o consulenze inesistenti o attraverso sovra-fatturazione di costi e poi venivano così suddivise: il 50 per cento restava in Calabria per la distribuzione tra i referenti della catena illecita, il resto andava a Roma". Sono due le "cordate" di cui parla la supertestimone. Una farebbe capo a quell'ingegnere Papello che in casa nascondeva un tesoro. L'altro sarebbe rappresentata da Fabio Schettini, l'ex segretario dell'ex ministro Frattini. Questa parte dell'inchiesta è ancora sbarrata dagli omissis. – 12.12.2005 - Giuseppe Baldessarro e Attilio Bolzoni da www.repubblica.it

35 La chiamano sindrome dell’ “A proposito dottore...” - Capita spesso che il paziente tiri fuori il vero motivo per il quale si è recato dal medico solo al momento dei saluti.

E alla fine quell’ "A proposito dottore... " che non va giù Capita spesso che il paziente tiri fuori il vero motivo per il quale si è recato dal medico solo al momento dei saluti. La chiamano sindrome dell’ “A proposito dottore...” e ad occuparsene è stato un interessante editoriale pubblicato sugli Annals of Internal Medicine.

30 novembre 2005 - Sarà un’esperienza frustrante, ma il medico non dovrebbe sentirsi del tutto estraneo alla genesi di questa “sindrome”. Tutto dipende, infatti, da come viene impostato il colloquio nei primi momenti. Il medico che si lancia nell'esplorazione del primo problema menzionato dal paziente e che non indaga prima tutte le sue preoccupazioni, finirà col sentirsi dire il famoso “A proposito dottore...”.Spesso medico e paziente hanno priorità diverse riguardo ai problemi da affrontare. Secondo un recente studio avverrebbe nel 50 per cento delle visite, ma dipende anche dal problema. Sembra infatti più facile trovarsi d’accordo se il sintomo è fisico (76%), ma se il sintomo è psicologico arriviamo al massimo al 6% d’intesa.L’esperienza del medico conta poco. Uno studio del 1999 ha rivelato che anche i medici di famiglia più esperti tendono ad interrompere la relazione del paziente sui suoi sintomi mediamente dopo 23 secondi.La mancanza di tempo è il motivo principale, secondo i medici, che impedisce di trarre il massimo dall’intervista. “Eppure – si legge nell’editoriale – basterebbero cinque semplici domande per stilare un'agenda per la visita: 1) Quali sono le principali preoccupazioni del paziente in questo momento? 2) Quali sono le principali preoccupazioni del medico nei confronti del paziente? 3) Quali sono le specifiche richieste del paziente? 4) Quante delle preoccupazioni di paziente e medico vanno affrontate subito e quante possono essere rimandate ad un incontro successivo? 5) Esiste un disaccordo tra medico e paziente sulle priorità da affrontare, e se sì può essere negoziato?”. E poi bisognerebbe evitare di illudersi che il paziente venga sempre per un solo problema alla volta o che il primo problema presentato sia quello più grave.

Baker LH, O'Connell D, Platt FW. "What Else?" Setting the Agenda for the Clinical Interview . Annals of Internal Medicine 2005; 143 (10): 766-70.

36 Scemenze ad personam.04 Dicembre 2005 - Impegnatissimi a deplorare il «giustizialismo»,la «persecuzione», la «demonizzazione», «la giustizia politicizzata», la «sentenza scritta con inchiostro rosso» e soprattutto la cattiveria dei giudici che «negano a C.P. le attenuanti e la prescrizione», Bellachioma e i suoi cari dimenticano di dire la cosa più importante: che C.P. è innocente e i 434 mila dollari passati il 6 marzo '91 dal conto estero di Bellachioma a quello di C.P. a quello di Squillante sono un'illusione ottica. Ma forse questo è troppo anche per loro.Il commento più formidabile è quello di James Bondi: «E' una sentenza ad personam». Buon Dio, e come dovrebbe essere una sentenza se non ad personam, visto che per la nostra Costituzione «la responsabilità penale è personale»? Sono le leggi che, essendo «generali e astratte», non possono (in teoria) essere ad personam. Le sentenze invece lo devono essere. Se uno ruba, è lui che viene condannato. Non suo fratello, o uno zio, o un amico, o uno che passa di lì.Figurarsi le risate se un rapinatore condannato per aver svaligiato una banca urlasse alla Corte: «Vergogna, è una sentenza ad personam!». Ma i berluscones hanno questo di bello: fanno e dicono cose che uno normale si vergognerebbe di pensare. Chissà come gradirebbe le sentenze il Pallore Gonfiato,

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visto che «ad personam» non gli garbano.Le preferisce collettive? Matrimoniali? Bifamigliari? Magari con sconti comitiva? Non bastasse Bondi, ecco Biondi (nel senso di Alfredo).A un'ora pericolosamente tarda del pomeriggio - come direbbe Borrelli - l'avvocato-deputato rileva che «le attenuanti vengono negate a un incensurato e concesse a delinquenti per i più efferati delitti». Infatti a Berlusconi le han concesse sei volte. Il semprelucido Biondi aggiunge che «la Corte d'appello fa le sentenze con la fotocopiatrice, uguali al primo grado». Come se il compito delle Corti fosse quello di bocciare i tribunali sempre, anche quando hanno ragione: così, per sport. Nelle stesse ore il ministro dell' Interno dello stesso partito di Biondi, cioè Beppe Pisanu, tuonava in Parlamento contro i giudici che, «con le loro difformità di valutazione sulla stessa vicenda, seminano sconcerto nella popolazione». Naturalmente parlava dei tanti islamici, ora assolti (quando manca la prova) ora condannati (quando c'è la prova). Non certo del caso di C.P., dove la difformità di valutazione sulla stessa vicenda era auspicata in appello e vieppiù lo sarà in Cassazione. Morale della favola: i giudici devono essere difformi per assolvere un condannato amico di Pisanu e per condannare un marocchino assolto; ma conformi per confermare la condanna di un marocchino o l'assoluzione di un amico di Pisanu. Non male il commento di Giancarlo Lehner sul Giornale della ditta: «Nella magistratura domina il corporativismo di casta». Una strana forma di corporativismo, visto che i giudici hanno condannato i giudici Squillante e Metta. Chissà quanto avrebbero preso i pover'uomini se i colleghi non fossero stati corporativi. Strepitoso l'avvocato Sandro Sammarco: «I giudici hanno fatto una corsa contro il tempo».In effetti una condanna a 10 anni e più dall'inizio del processo nasconde una fretta quantomai sospetta. Mentre amici e compari sparavano raffiche di scemenze ad personam sulla sentenza ad personam, C.P. saliva a Palazzo Chigi per lamentare la misera fine dell'ultima legge ad personam e avviava le consultazioni con il presidente del Consiglio, cioè con l'uomo che gli fornì i 434 mila dollari da girare al comune amico Squillante. C.P., fra l'altro, è stato condannato a risarcire 1 milione di euro alla Presidenza del Consiglio. Ma pare che il premier abbia evitato di chiedergli i soldi (il versamento, fra l'altro, non potrà avvenire estero su estero) e l'abbia rincuorato promettendogli la ricandidatura per un nobile scopo: salvarlo dalla galera. Secondo il Corriere, C.P. avrà «un posto in lista adeguato al suo rango»: in FI c'è una graduatoria apposita, anche se non è chiaro quale sia il posto riservato a un bi-condannato in appello. Valgono più i suoi 12 anni per corruzione o i 14 totalizzati da M.D.U. per mafia, estorsione e frode fiscale? Una bella gara. Intanto si attende la Cassazione che - ricorda l'avv. Perroni - «per fortuna è a Roma». Peraltro la Cassazione ha già respinto sei ricusazioni chieste da C.P. contro i suoi giudici e due istanze di rimessione dei processi a Brescia. Ma anche Taormina ne fa una questione geografica: «Finchè i processi si terranno a Milano, non potranno che finire così». Lui comunque riesce a perderli benissimo anche a Cogne. – di Marco Travaglio

37 Ecco come cadde Messina, la città «imprendibile». L’ultima carta del premier: dal Milan rinforzi per il Messina.

E chi se li immaginava comunisti e i verdi, i no-global e i «rasta» girotondini in delirio per la vittoria del nipote di Nino Gullotti? Eppure così è andata. La pillolina magica di Umberto Scapagnini, il medico garante dell’«immortalità» di Berlusconi che con la rielezione a sindaco di Catania rivitalizzò il Polo dopo le Regionali, questa volta non è bastata. E dopo avere perso un mese fa, al primo turno, l’amata Bolzano appena conquistata a maggio, la destra ha perduto anche l’«imprendibile» roccaforte di Messina. Che al ballottaggio ha trombato il bello, aiutante e imbattibile candidato della Casa delle Libertà scegliendo il suo bruttino e calvo avversario Francantonio «Magoo» Genovese. Hanno fatto di tutto per perdere, le destre, avviate oggi a una resa dei conti intestina: mai sconfitta impossibile è stata tanto annunciata.Certe com’erano dei sentimenti di una città ostile ai «rossi» fin dai tempi del referendum sulla monarchia, cominciarono col giochetto del cambio-poltrona. Spostando il sindaco azzurro «Turi» Leonardi sul trono di presidente provinciale, dove oggi posa una natica tenendo l’altra posata sulla sedia di direttore generale dell’Università di Reggio, e l’allora presidente provinciale Giuseppe Buzzanca, luogotenente del potente Mimmo Nania, su quella di sindaco. Aveva allora, il candidato di An, un problemino: denunciato per essersi fatto portare in auto blu da Messina a Bari dove doveva imbarcarsi per una crociera con la moglie, era già stato condannato per peculato d’uso in primo e secondo grado ed era in attesa, 10 giorni dopo le elezioni, della Cassazione che, confermando le condanne, l’avrebbe portato alla decadenza.Ma che sarà mai una marachella, anche se si sommava a una precedente grana giudiziaria,

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cioè l’accusa di avere lasciato scoperto un paio di volte il presidio medico di base sull’isola di Panarea? Tirò diritto. E per rendersi più simpatico chiuse il mandato provinciale con un grande concorso. Parteciparono in 25 mila, per 150 posti. Per scoprire, dopo le Comunali, che non c’erano soldi e dunque era tutto annullato. Come annullate furono le nomine di una serie di parlamentari che avrebbero dovuto fare gli assessori: fatto il sindaco, ciao. Una beffa. Censurata anche dalla non ostile «Gazzetta del Sud»: «Il centrodestra ha preso in giro i propri elettori proponendo in campagna elettorale una squadra utile solo a rastrellare voti». Arrivata la condanna definitiva in Cassazione del suo protetto, Nania si impuntò. Per dimostrare che comanda lui, dicono i nemici. Per lealtà verso l’alleato vittima di una persecuzione giudiziaria, dicono gli amici. Certo è che si impuntò: «Il giudizio politico l’hanno dato i cittadini».Di più: persi tutti i ricorsi, la destra varò una leggina «ad Buzzancam», che prevedeva ineleggibilità e decadenza solo per il «peculato di appropriazione» (quando ti impossessi di una cosa per sempre) e non per quello «d’uso» imputato al sindaco. Leggina poi evaporata tra dubbi di costituzionalità. Ma votata dal governo per battere sul tempo un nuovo giudizio della Suprema Corte che, rimuovendo finalmente il sindaco, avrebbe portato alle urne la città, commissariata, con le Europee del 2004. Un braccio di ferro durissimo. Che, dopo aver invelenito le opposizioni, costrinse a scendere in campo il vescovo Giovanni Marra: «Basta! La città viene prima!». Opinione ribadita poche settimane fa attraverso il Corriere : «Hanno abbandonato Messina a se stessa. Al degrado. Alla mafia. Due anni e mezzo di abbandono. Non si era mai visto credo, in Italia, un commissariamento così lungo per una città così grande. Mai». Di più: «I partiti danno spazio e portano su uomini piccoli. E quelli più validi restano fuori. Eppure ci sarebbero le figure... I partiti dovrebbero fare un passo indietro. Per lasciare spazio a un governo di salute pubblica. Ma non cedono, non cedono».Infatti non cedettero. E dopo essersi spaccate in veti e controveti su questo o quel candidato, su questa o quella visione della città, sul rifiuto o meno di un accordo coi ribelli catanesi Nello Musumeci e Raffaele Lombardo, venuti a muover guerra con liste loro in terra peloritana, la destre non trovarono un accordo che su un uomo (alto, elegante, fama di sciupafemmine) che non pestava i piedi a nessuno come Luigi Drago e sul trucchetto delle liste. Che portarono alla candidatura al primo turno di oltre un migliaio di persone sotto 24 simboli, dei quali 8 direttamente legati ad An, che sotto la bandiera propria e quella di Alleanza per Messina piazzò 34 medici, in larga parte primari dell’ospedale Papardo. Una scelta che fece un po’ schifo («non capisco...») anche a Berlusconi. E che puntando sulla fame di tanti aspiranti portaborse riuscì, al primo turno, solo a contenere i danni: undici punti in meno rispetto alle precedenti comunali, maggioranza netta in consiglio comunale ma ballottaggio con le sinistre per il sindaco.Ecco, la sconfitta di ieri è figlia di tutto questo. Non è servito accusare, giustamente, Francantonio Genovese di essere portatore di un conflitto d’interessi come socio di minoranza del gruppo Franza (traghetti e mille altre cose) ed erede della rete di potere dello zio Nino Gullotti e del padre Luigi, per decenni potentissimo senatore dc. Non è servito assicurare corsi di ballo gratis per anziani come il barista aennino del caffè ’ddu pappajaddu Pippo Famulari. Non è servito promettere come il Cavaliere l’apertura del nuovo porto di Tremestieri entro il 5 dicembre (passato: ciao) e poi la prospettiva di fare di Messina «una città meravigliosa» e poi di recuperare il lungomare oggi sommerso dalle discariche «come hanno fatto a Barcellona» e poi di avviare a gennaio (fra tre settimane!) i «corsi di formazione per chi dovrà lavorare alla costruzione» del ponte e poi l’Alta Velocità e un commissario governativo per smantellare le baracche e perfino qualche giocatore del Milan per salvare il Messina «perché non mi piace che sia in fondo alla classifica».Promessa ribadita sabato sera, poche ore prima del voto, in una telefonata in diretta di Ariedo Braida, direttore generale del Milan, alla più diffusa tivù locale. Tutto inutile. Hanno vinto «i rossi», che a Messina non contano niente e adesso sventolano le bandiere per il trionfo personale di un margheritino dai modi gentili e dall’eloquio moroteo. Il quale d’ora in avanti, sul più bello che la locandina della prima pietra del ponte deve essere stampata in vista delle Politiche, sarà la nuova controparte del governo insieme col collega diessino di Villa San Giovanni, che sta dall’altra parte dello Stretto. Lui pure ostile all’opera. – dal corriere della sera Gian Antonio Stella 13 dicembre 2005

38 Quella destra che tifa per i «rossi» di Unipol. Il caso Unipol rompe persino le logiche di appartenenza, e proprio mentre i maggiorenti azzurri Bondi e Cicchitto accusano i Ds di «conflitto d'interessi», tra gli uomini del Cavaliere c'è chi tifa per il successo di Giovanni Consorte e della sua scalata alla Bnl.

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Ciò che sorprende è che dentro Forza Italia vengono adottati gli stessi argomenti di quella parte della Quercia schierata a strenua difesa di via Stalingrado. Emerge così su Unipol un partito trasversale che in nome del «mercato» e del «garantismo» accredita una concertazione tra magistratura e grandi giornali, e punta l'indice su quei «poteri forti» che tentano di difendere lo statu quo dalle insidie del nuovismo capitalista. In una sfida dove non è contemplato il pari, come sostiene il senatore forzista Mimmo Contestabile sono in gioco «gli assetti economici del prossimo ventennio». E ieri sull'Unità Rinaldo Gianola ha raccontato la prima mossa della partita, avvenuta a luglio. In quella descrizione è stata enfatizzata volutamente non solo la visita del presidente di Unipol a Gianni Letta - quando Consorte gli anticipò il lancio dell'Opa su Bnl - ma soprattutto la risposta del sottosegretario: «Si tratta di un'operazione di mercato. Il governo non ha nulla da dire e non interverrà. Vada pure avanti».I vertici dei Ds potranno riconoscere nelle parole pronunciate dal braccio destro di Silvio Berlusconi la conferma della bontà di un'operazione che - ricorda l'Unità - venne invece osteggiata dagli alleati: «La Margherita - scrive Gianola - dà lezioni di moralità. E le cooperative si sorprendono: ci sono più attacchi da parte del centro-sinistra che della destra». Proprio così: «Più attacchi del centro-sinistra che dalla destra». E la memoria corre all'intervista di Arturo Parisi al Corriere sulla «questione morale», all'ira che provocò nella Quercia, mentre ora il forzista Lino Iannuzzi prova a giustificare quanto è avvenuto e sta avvenendo, il tentativo cioè della politica «di svolgere un ruolo regolatore, cosa che accadeva nella Prima Repubblica»: «Se Berlusconi e Massimo D'Alema ci hanno provato, certo sapevano di non poter contare su partiti forti, come lo erano la Dc e il Pci. E se il tentativo c'è stato è finito male, tanto che adesso subiscono i contraccolpi della guerra per banche».In fondo è la stessa tesi di Giuliano Ferrara, che venerdì sul Foglio ha accomunato le figure del Cavaliere e del presidente ds a quella di Bettino Craxi, protagonista a suo tempo di una sfida ai poteri forti, così come D'Alema si schierò sul finire degli anni Novanta a fianco dei «capitani coraggiosi» che scalarono Telecom. C'è una forma di ammirazione verso l'ex premier e Contestabile non se ne fa velo: «D'Alema è politico di livello, l'unico che ha preso le distanze dai Nanni Moretti, dai girotondi. E che i politici abbiano un disegno economico non mi scandalizza, fa parte del mestiere. Mi scandalizza piuttosto che il potere economico abbia un disegno politico. Non a caso, se qualcuno prova a ridisegnare gli equilibri di potere fuori dai salotti buoni e, magari, tenta di mettere le mani anche sui grandi giornali, finisce male».Su questo «intreccio» si è concentrato ieri sul Giornale Paolo Cirino Pomicino, proprio mentre l'Unità evidenziava come su Unipol le maggiori critiche fossero giunte più dagli alleati che dagli avversari. Usando il solito pseudonimo di Geronimo, Pomicino ha raccontato che «appena il mercato si orienta in direzione contraria ai desideri di quell'intreccio di potere, fatto da banchieri, monopolisti privati e giornali, ecco che "arrivano i nostri", le ProcureLino Iannuzzi Domenico Contestabile». E non c'è dubbio che l'ex ministro sia schierato con Consorte, lo rivendica rammentando di «non esser comunista», avvisando che il tentativo di fermare la scalata alla Bnl «è un grave episodio di manipolazione del mercato». Sarà stata un'altra coincidenza, ma il suo appello ai leader dei due poli, affinchè «non chiudano gli occhi», è identico e contemporaneo all'appello che sul Tempo ha lanciato il direttore Franco Bechis: «Fermate i pm, o sarà il Paese a pagare a caro prezzo questa impropria supplenza». Quasi in un gioco di specchi, sui giornali come in politica, un pezzo di destra si schiera al fianco della finanza rossa, sebbene la questione potrebbe diventare tema di campagna elettorale. Perchè è evidente - come ha scritto Oscar Giannino - che il caso Unipol «mira a obiettivi politici in casa Ds» e potrebbe mettere in difficoltà il suo segretario. Non a caso — prosegue l'editorialista — a luglio Fassino si schierò a difesa di Consorte «solo dopo qualche esitazione» e se ora slittasse l'Opa «pezzi della galassia emiliana» chiederanno al leader della Quercia «di mollare al loro destino quelli che vengono dipinti come gli uomini di D'Alema».In questa saldatura tra due mondi contrapposti, il forzista piemontese Guido Crosetto, spiega perchè si para a difesa di Consorte: «Preferisco azionisti italiani a stranieri. E basta con questa storia della "Bicamerale degli affari". Come se non esistessero bicamerali simili anche fuori dai nostri confini. Solo che lì mica li intercettano. La verità è che questo conflitto sta avvantaggiando le banche estere. E sui media sembrano esistere due finanze: quella italian,fatta solo da banditi, e quella straniera fatta da duri e puri. Non è singolare?». Singolare appar e anche questa alleanza trasversale. «Perchè l'economia è trasversale» commenta con un sorriso Contestabile. - dal corriere della sera Francesco Verderami 13 dicembre 2005

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39 Le 5 rivoluzioni della medicina del futuro. Grazie ad analisi del Dna nel futuro sarà possibile sapere a quali patologie ciascuno sarà probabilmente più esposto.

"Oggi la scienza corre, e trascina con sè una medicina che cura sempre piu' e guarisce sempre meno. Cerchiamo di tenere in apparente benessere persone che in realtà non sono sane. Un esercito, che ha bisogno di controlli sanitari continui". Parte dall'invecchiamento della popolazione italiana Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia, nel delineare le cinque rivoluzioni della medicina del futuro con cui dovremo fare i conti fra qualche anno. "Prima di tutte - dice, intervenendo alla presentazione di "Meridiano Sanità" a Milano - la rivoluzione biomolecolare, con lo sviluppo della medicina predittiva".

Grazie ad analisi del Dna nel futuro sarà possibile sapere a quali patologie ciascuno sarà probabilmente piu' esposto. "Un avanzamento che solleverà questioni etiche - prevede l'ex ministro della sanita' - ma semplificherà anche la prevenzione. Grazie alla terapia genica, poi, i farmaci da palliativi diventeranno davvero 'curativi"'. In futuro anche la questione della carenza di organi per i trapianti potrebbe essere superata, grazie alla rivoluzione degli xenotrapianti, "da donatori non umani". E ancora: la diagnostica. "Si potrà ottenere uno spaccato del corpo umano, fatto a fettine per individuare patologie in stadio molto iniziale". Cosi' l'oncologo pensa a un domani in cui una volta l'anno le persone andranno in un centro diagnostico avanzato, e si infileranno in una sorta di capsula che rileverà eventuali 'acciacchi' sul nascere. Una rivoluzione che comporterà "la presenza di tanti centri diagnostici sul territorio e di pochi ospedali centrali, dedicati alla terapia e con 300-350 posti letto al massimo".   Rivoluzione in vista anche per i professionisti del bisturi. "La chirurgia sarà sempre piu' ambulatoriale", con la fine delle lunghe degenze e la necessaria riorganizzazione delle strutture. Dove "occorrerà' fare ricerca: altrimenti gli ospedali e i medici che vi lavorano non evolveranno". Nella sanita' del futuro, secondo Veronesi, il paziente sara', comunque, il protagonista della vera rivoluzione. "Come ho cercato di fare all'Ieo il malato deve riappropriarsi delle decisioni. Serve un dialogo serio e profondo, perchè solo cosi' un paziente potrà decidere davvero se accettare una cura o rifiutarla, preferendone un'altra".

Insomma, occorre fare i conti con il fatto che "la popolazione invecchia e le persone vogliono essere sempre piu' sane, un perfezionismo non facile da ottenere. Ma e' possibile rendere il Ssn piu' efficiente e ridurne i costi. Il nostro compito - dice Veronesi, uno dei 'saggi' chiamati a far parte del progetto 'Meridiano Sanita" - e' quello di produrre un documento da mettere a disposizione delle Istituzioni". Infatti la scienza corre e la "medicina sta cambiando", conclude Veronesi. Anche la sanità dovrà adeguarsi.

40 La morte della giovane poliziotta travolta e schiacciata, alla stazione Termini, da un carrello mobile della ditta di pulizie "Pmg".- Cosa fare per il futuro, perchè altro sangue non debba essere versato e perchè la cultura della Prevenzione prevalga su quella del Profitto.  Le  imprese debbono saper svolgere il proprio ruolo riconoscendo i limiti imposti, non solo dalle leggi, ma anche dai principi etici.

Di Domenico Ciardulli [email protected] - L'orrore che si è visto alla Stazione Termini, mercoledì 7 dicembre scorso, non può essere etichettato, a mio avviso, come una semplice disgrazia. Nè si puo liquidare l'accaduto orientando l'inchiesta sulla giovane età (18 anni) del guidatore del carrello "Pit-Stop".La morte della giovane poliziotta investita e travolta dal carrello dell'impresa appaltatrice di pulizie "Pmg" pone diversi inquietanti interrogativi su responsabilità che potrebbero avere risvolti ben più profondi e diffusi nel mondo delle imprese e degli appalti.In attesa di avere il quadro completo dell'accaduto, credo sia utile ricordare alcune sentenze importanti della Corte di Giustizia Europea sul tema della Sicurezza delle attrezzature di lavoro:- Il 10 aprile 2003 la Corte di Giustizia delle Comunità Europee ha condannato l'Italia per non aver trasposto correttamente nella legge 626/94 i requisiti minimi di sicurezza relativi all'uso di attrezzature di lavoro, requisiti contenuti nella direttiva del Consiglio Europeo n. 89/655/CEE.Le carenze lamentate dalla Corte di Giustizia europea interessano l'uso di attrezzature ma investono anche caratteristiche e scelte progettuali e costruttive.Esse riguardano in particolare:

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Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione … impegno democratico14 Dicembre 2005 - a cura di [email protected]

La mancata previsione di un dispositivo sonoro e visivo di allarme e ben riconoscibile da azionare prima dell'avviamento di una macchina allorquando l'operatore dal suo posto di comando non fosse in grado di accertarsi dell'assenza di persone nelle zone di movimento della stessa.- Con altra sentenza precedente del 15 novembre 2001 la Corte di Giustizia Europea aveva condannato il nostro paese per non aver prescritto, mediante la legge 626/94, che i datori di lavoro debbano e non "possano" fare ricorso a servizi esterni di protezione e prevenzione quando le competenze interne all'impresa siano insufficienti.Con la stessa sentenza l'Italia è stata condannata anche per non aver definito, attraverso legge, le capacità e attitudini di cui devono essere in possesso le persone responsabili delle attività di protezione e prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.Ometto di citare altri eventi giudiziari importanti sul tema perchè credo che ci siano elementi sufficienti perchè le Autorità ispettive preposte possano valutare quanto segue:1) Se il carrello mobile che ha ucciso la giovane poliziotta possegga i requisiti di progettazione e costruzione previsti dalle Direttive comunitarie;2) Se l'Impresa "Pmg" abbia effettuato l'adeguata formazione obbligatoria, svolta da personale qualificato, degli operatori impiegati nella movimentazione elettrica di carichi nella Stazione Termini.3) Se le Società appaltanti Rfi e Trenitalia abbiano proceduto sistematicamente ai controlli ordinari e straordinari sulle ditte appaltatrici riguardo le visite mediche annuali, le idoneità psicofisiche rilasciate dalla Medicina Aziendale, le attività di formazione e aggiornamento, gli orari di lavoro e la regolare applicazione dei Contratti Collettivi.Ovviamente niente ci potrà restituire questa giovane vita spezzata e niente potrà fermare il pianto dei suoi cari e il dolore di noi tutti, ma si può fare certamente qualcosa per il futuro, perchè altro sangue non debba essere versato e perchè la cultura della Prevenzione prevalga su quella del Profitto.  Come ha giustamente detto il Capo dello Stato, le  imprese debbono saper svolgere il proprio ruolo riconoscendo i limiti imposti, non solo dalle leggi, ma anche dai principi etici. Domenico Ciardulli - Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani, Università "La Sapienza"

41 Un paradiso fiscale ha intitolato un’isola a Silvio Berlusconi: mai dedica è stata più appropriata. - Scoperto in Borneo un mammifero che sembra un incrocio tra un gatto e una volpe. – Concretizzare la Campagna del Millennio - Vietato dare in parlamento del rompicoglioni e testa di cazzo. - Nel 2006 niente conferenze stampa.- Il volante della Ferrari e il Papa. - La Mazda ai suoi 20mila dipendenti: andate a piedi!

Un paradiso fiscale ha intitolato un’isola a Silvio Berlusconi: mai dedica è stata più appropriata.Il governo del Belize (America centrale) ha intitolato un atollo a Silvio Berlusconi, la Silvio's Bay. Il regalo non poteva essere piu' appropriato per il Cavaliere - scrive il quotidiano britannico The Guardian - dato che la sua societa' Mediaset recentemente e' stata accusata di aver fatto ricorso a paradisi fiscali extra europei come il Belize, per eludere il fisco italiano. E quelli del Belize, si sa, sono riconoscenti. - Peacereporter.netScoperto in Borneo un mammifero che sembra un incrocio tra un gatto e una volpe.Scoperta in Borneo una nuova specie animale, un mammifero che sembra l'incrocio tra un gatto e una volpe. Sono indecisi se chiamarlo Volga o Golpe. La bestiola ha grandi occhi, orecchie piccole, lunghe zampe posteriori, pelo rosso e una lunga coda come quella di un gatto. L'ultimo ritrovamento di un mammifero sconosciuto in Borneo risale a piu' di 100 anni fa. – www.misna.orgConcretizzare la Campagna del Millennio!La campagna prevede di inviare e-mail al Presidente della Repubblica suggerendo tre obiettivi concreti per combattere poverta' e disuguaglianze: finanziare solo produzioni agricole rispettose dell'ambiente, biologiche e finalizzate al nutrimento diretto delle popolazioni locali; ridurre il consumo di carne e adottare serie politiche demografiche.Se volete aderire: http://www.progettogaia.it/Vietato dare in parlamento del rompicoglioni e testa di cazzo.Len Kiely, vicepresidente del Parlamento australiano dei Territori del Nord, ha stabilito che i deputati non potranno piu' darsi del "rompicoglioni". Secondo Kiely anche se il tono e' scherzoso e affettuoso si tratta comunque di un linguaggio non parlamentare.Il provvedimento si aggiunge a quello del 2001 che vietava il "testa di cazzo". da Internazionale n.

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619Nel 2006 niente conferenze stampa.Il primo ministro tailandese Thaksin Shinawatra ha invece annunciato che non parlera' con i giornalisti fino al prossimo anno. La motivazione: il pianeta Mercurio non e' perfettamente allineato con il suo segno zodiacale. L'anno prossimo niente sesso, pare che anche Venere in Vergine abbia qualche problemino. - Dagospia.itIl volante della Ferrari e il Papa.Montezemolo, consegnando al Papa il volante della Ferrari F1 di Schumacher: "E' molto complicato Santita', c'e' molta tecnologia".La risposta di Benedetto XVI: "Anche la Chiesa ha una guida molto complicata. Sto coso si attacca alla Playstation?"La Mazda ai suoi 20mila dipendenti: andate a piedi!La societa' automobilistica  nipponica ha lanciato un'iniziativa ecologica: incentivi in busta paga ai dipendenti che si recano al lavoro a piedi.Tutti coloro che percorrono almeno 4 km al giorno per andare e tornare dal lavoro, per almeno 15 giorni al mese, riceveranno una gratifica di 12 dollari nello stipendio. - Corriere della sera.

42 La medicina com’era. L’ospedale del Ceppo di Pistoia. Iacopo Cassigoli - L’Ospedale del Ceppo di Pistoia, fondato alla fine del XIII secolo, divenne nel tempo il maggiore tra gli organismi sanitari e assistenziali della città. La carica ufficiale di spedalingo era una tra le più prestigiose ed ambite dalle nobili famiglie pistoiesi, oggetto talvolta di cruente contese. L’edificio venne ampliato a più riprese nel corso dei secoli, specie durante la devastante pestilenza del 1348 e poi sullo scorcio del Quattrocento, quando fu costruita l’ala con la facciata aperta dal loggiato rinascimentale, ornato dal magnifico fregio robbiano in terracotta invetriata. Questo manifesto didattico della pietà popolare rappresenta le sette Opere di Misericordia. La sua colorata e brillante vivacità ha da sempre attirato l’attenzione di tanti viaggiatori illustri, che nei tempi andati hanno transitato per la città, come ad esempio Ruskin. Il nucleo originario su via delle Pappe è costituito dalla corsia detta di Sant’Atto, aperta dalle grandi finestre con gli antichi sportelloni in legno, un’architettura paragonabile a una chiesa, che risale comunque al Cinquecento. Al suo interno c’era anche un altare, perché all’epoca i malati dovevano per prima cosa raccomandarsi a Dio. Nell’altra antica ex-corsia di San Leopoldo sono stati invece ricavati i locali dell’Accademia medica pistoiese. In precedenza era utilizzata come lazzaretto, come si può capire dal lato della facciata sotto al finestrone, dove corre il camminamento da cui passavano i medici “visitando” a distanza gli ammalati contagiosi, calando loro dall’alto medicine e vivande. Alle pareti si trovano resti di affreschi raffiguranti dei capoletti. Sono di età napoleonica e avevano lo scopo di ingentilire un saccone che costituiva il giaciglio dei ricoverati. Lezioni di anatomiaNei locali dell’ospedale, presumibilmente fin dal primo Cinquecento, si tenevano lezioni di chirurgia. Ufficialmente la Scuola medico-chirurgica di Pistoia, l’unica del Granducato, venne comunque fondata nel 1666. Prosperò specialmente durante il Settecento, quando assieme alle più importanti istituzioni scientifiche granducali, quali ad esempio la Specola di Firenze, divenne anch’essa oggetto di appassionata attenzione da parte di Pietro Leopoldo di Lorena, che nel 1784 ne approvava l’ordinamento. La scuola, suddivisa in tre classi, durava sei anni. Era frequentata da un ristretto numero di studenti, tra i quali anche il celebre anatomo-patologo pistoiese Filippo Pacini, che scoprì per primo, nel 1854, il vibrione che venne poi da Koch descritto come il bacillo del colera. Le lezioni di anatomia fatte sui cadaveri si svolgevano nel Teatro anatomico, rarissimo e inestimabile gioiello architettonico del tardo Settecento, di gusto neoclassico. È un minuscolo edificio che sorge all’esterno dell’Ospedale, in quelli che un tempo erano gli orti a ridosso delle mura. Consta di due ambienti al cui interno, ottimamente conservati, si trovano ancora tutti gli arredi originali. La prima sala, con l’entrata principale, è l’aula dove si teneva lezione. I banchi in muratura per gli studenti sono disposti a ovale, proprio come la cavea di un anfiteatro, attorno al tavolo di marmo bianco su cui veniva collocato il cadavere debitamente sezionato. Secondo il gusto peculiare dell’epoca la saletta è interamente affrescata con grottesche e medaglioni dai delicatissimi colori pastello, tonalità di rosa, azzurrino e verdolino. E il contrasto tra la funzione del luogo e la sofisticata aria da salottino di marzapane suscita un fascino cinicamente straniante. L’altra era invece la stanza “di servizio”, con un proprio ingresso dal quale accedeva il cadavere,

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che veniva così preparato per la lezione su un altro igienico tavolo di marmo, munito degli opportuni scolatoi e nel pavimento sottostante dell’apposito pozzetto. La scuola fu attiva fino al 1844, quando fu deciso di chiuderla per il basso numero di frequenze. L’Accademia medica pistoiese intitolata al Pacini ne ha raccolto l’eredità. Nel salone, allestito nell’immediato dopoguerra con gli antichi arredi provenienti dalla farmacia dell’ospedale e dalla scuola, è stato radunato un considerevole numero di ferri chirurgici datati tra il XVII e il XIX secolo e appartenuti alla Scuola medico-chirurgica. Il prezioso Museo documenta quanto la fantasia inventiva e sperimentale dei chirurghi dell’epoca fosse pressoché senza limiti. Forcipi, bisturi, cauteri, sonde uretrali in argento, pinze, specilli, uncini e quant’altro dovesse servire più che a curare semmai ad esplorare i recessi del corpo umano vivente. Forse si scampava alla patologia, ma il decesso era comunque assicurato dalle consequenziali infezioni. A Pistoia esistevano officine che producevano sia armi che strumenti chirurgici, che erano diffusi per la loro altissima qualità in tutta Europa. Il termine bisturi proviene infatti da bistorio, il tipico e piccolo coltello fabbricato a Pistoia, che deriva a sua volta da Pistorium, il nome latino della città. Info – I ferri chirurgici e il Teatro Anatomico si visitano solo su richiesta, telefonando alla signora Gloria Fiorini, al numero 0573 352040. Coi fondi stanziati dalla Regione Toscana per la conservazione e valorizzazione del patrimonio scientifico, documentario e artistico delle aziende sanitarie, è prevista una valorizzazione museale dell’intero patrimonio storico-artistico dell’ospedale.

43 Massime e aforismi e frasi celebri 2Spesso sostengo lunghe conversazioni con me stesso e sono così intelligente che a volte non capisco nemmeno una parola di quello che dico. - Oscar Wilde  Con la crescita zero il Paese invecchia. Tra un po' avremo un pensionato a carico di ogni disoccupato. - Altan 

Quando ti morde un lupo, pazienza. Quel che ti secca è quando ti morde una pecora. - Arthur Bloch 

Ho dei pensieri che non condivido. - Pino Caruso 

Io sono molto precoce. Pensate che io ho imparato a scrivere molto prima di imparare a leggere. Difatti scrivevo e mi chiedevo: ma che cazzo ho scritto? - Claudio Bisio 

"Craxi è solo con se stesso" "Quell'uomo continua a circondarsi delle persone sbagliate" - Ellekappa 

Come chiami un uomo che sposa un altro uomo? Parroco. - Benny Hill 

"I ladri sono ladri!" "Lei non può criminalizzare così un'intera categoria!" - Altan 

Aveva curve in posti dove le altre donne non hanno nemmeno i posti. - Cybill Shepard (su Marilyn Monroe) 

Cerca di essere uomo, reagisci! La tua ragazza ti ha lasciato? E lasciala anche tu! - Tiziano Sclavi 

L'unica scusa di Dio è che non esiste. - Stendhal 

Se non fosse stato per gli inglesi, magari adesso noi americani avremmo parlato una lingua che non avremmo capito. - Bo Brown 

Le nostre idee non moriranno quasi mai. - Ellekappa 

La donna è stato il secondo errore di Dio. - Friedrich Nietzsche 

La coppia è un insieme di tre persone di cui una è temporaneamente assente. - David Riondino 

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Era il tipo di donna che si incontra una sola volta nella vita. Se sei proprio sfigato, due. - Daniele Panebarco 

Di questo potrei parlare all'infinito, ma odio Leopardi e tutti i poeti da pelliccia. - Alessandro Bergonzoni 

La vita è una tempesta, ma prenderla nel culo è un lampo. - Beppe Grillo 

Mia sorella soffre d'asma. Nel bel mezzo di un attacco un giorno ha ricevuto la telefonata oscena di un maniaco. Dopo un po' il tizio ha detto: "Scusa, ma ti ho chiamata io o mi hai chiamato tu?" - John Mendoza 

"E' duro essere negro. Ti è mai capitato di esserlo? A me sì, una volta, quando ero povero" - Larry Holmes 

Un celibe è un uomo che non fa mai lo stesso errore una volta. - Ed Winn 

Non muoverti: voglio dimenticarti proprio come sei. - Henny Youngman 

Come disse Marlon Brando in `Via col vento': "Cazzo ci faccio in questo film?" - Paolo Cananzi 

Niente ti sta meglio di niente. - Maurice Donnay 

44 Quanto costa la corruzione. In un’epoca di globalizzazione, la corruzione è uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico del paese. Infatti, la Banca Mondiale ha identificato la corruzione come l’impedimento più importante allo sviluppo economico e sociale.

12-12-2005 Marco Arnone - Sappiamo di essere un paese corrotto. Ma c’è forse qualcuno che crede che questo attenga alla sfera dell’etica piuttosto che a quella dell’economia. Oppure, che un po’ di corruzione non guasti, lubrifichi i meccanismi del mercato, liberando gli operatori da noiose e inefficienti pastoie burocratiche. Nulla di più sbagliato. In un’epoca di globalizzazione, la corruzione è uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico del paese. Infatti, la Banca Mondiale ha identificato la co rruzione come l’impedimento più importante allo sviluppo economico e sociale. (1)Corruzione e variabili di governanceSulla base di dati pubblicati da Transparency International relativi a quasi tutti i paesi del mondo, in fatto di corruzione "percepita" l’Italia è più vicina ai paesi emergenti che non a quelli Ocse. Dopo i miglioramenti seguiti a "Mani Pulite", dal 2001 assistiamo a un chiaro peggioramento (figura 1). E come potrebbe essere diversamente se il segno più tangibile della lotta alla corruzione nel nostro paese è che l’alto commissario contro la corruzione è alle dipendenze funzionali della presidenza del Consiglio, in barba al principio che una Autorità dovrebbe essere indipendente dal potere politico?

Figura 1 Fonti: Transparency International, 2004. Nota: CPI=10 indica assenza di corruzione mentre CPI=0 indica il massimo livello di corruzione.

Come i recenti scandali finanziari e bancari hanno evidenziato, supervisione e regolamentazione dei mercati sono elementi necessari di una buona governance in quanto impediscono lo

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sviluppo di comportamenti e attività anticoncorrenziali. Per la sua importanza, il mercato bancario è stato oggetto di una particolare attenzione da parte delle istituzioni finanziarie multilaterali e internazionali, oltre che delle autorità nazionali. Corruzione e livello qualitativo della supervisione bancaria sono negativamente correlati: a paesi con una migliore supervisione bancaria è associato un minor livello di corruzione. (2) Lo stesso emerge anche per i mercati obbligazionari e quelli assicurativi. Questi dati, pur non costituendo evidenza statistica e con tutti i caveat delle relative classificazioni, sono molto indicativi.

Figura 2 Supervisione bancaria e corruzione percepita, 2004.

Fonti: Arnone-Iliopulos, La Corruzione costa, Vita e Pensiero, 2005, su dati Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale. Nota: CPI=10 indica assenza di corruzione mentre CPI=0 indica il massimo livello di corruzione.

Inoltre, la trasparenza è una condizione necessaria per una buona governance della cosa pubblica. Difatti, se l’azione dei policy maker non è vincolata da regole di trasparenza e chiarezza, diminuisce la capacità delle istituzioni di controllo e dei cittadini di sorvegliare le decisioni prese in ambiti discrezionali. I dati (su cinquanta dei paesi considerati nella figura 2) mostrano che trasparenza dei supervisori bancari e qualità del sistema di supervisione bancaria sono strettamente correlate (figura 3). Gli stessi risultati si riscontrano, oltre che nei singoli mercati finanziari, anche per la politica monetaria e quella fiscale: quanto più trasparente è l’azione delle autorità di politica monetaria e fiscale, tanto migliore è la governance di un paese e tanto più basso è il livello di corruzione. (3)

Figura 3 Trasparenza della supervisione bancaria e conformità con i principi di Basilea, anno 2004

Fonti: Arnone-Iliopulos, La Corruzione costa, Vita e Pensiero, 2005, su dati Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale.

I paesi "esportatori"La globalizzazione dei mercati ha anche messo in evidenza che alcuni paesi sono più propensi di altri a "esportare" corruzione. Alcune multinazionali sono infatti più inclini di altre a corrompere i pubblici ufficiali del paese dove operano, "esportando" quindi episodi di corruzione. Esiste una relazione positiva tra livello di corruzione interna e livello di corruzione esportata dai singoli paesi: dove il grado di corruzione è alto, gli operatori tendono a esportare questa

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tipologia di cultura di impresa nel resto del mondo. La possibilità che i paesi corrotti possano contagiare gli altri rappresenta un pericolo per la comunità internazionale nel suo complesso e rende sempre più necessarie politiche nazionali e sovranazionali per combattere il fenomeno. Pur avendo ratificato la Convenzione Ocse sulla corruzione di pubblici ufficiali stranieri, l’Italia si situa fra i massimi "esportatori di corruzione", e i valutatori dell’Ocse hanno espresso il loro disappunto perché il Governo italiano ha impedito una piena valutazione dell’implementazione della Convenzione nel nostro paese. (4)La situazione italianaL’attuale Governo sembra refrattario a considerare i reati economici come qualcosa di serio. L’approvazione in Parlamento della legge ex-Cirielli (ed ex salva-Previti), che taglia sostanzialmente i tempi di prescrizione di moltissimi reati economici, compresi corruzione, concussione, estorsione, truffa, falso in bilancio, usura; l’uso dei condoni fiscali; la mancata definizione della legge sul "risparmio" (che poi sarebbe sulla governance) a due anni dal crack Parmalat: sono tutti elementi che sembrano indicare una via maestra del modo di gestire i rapporti economici. Peccato che sia opposta a quella intrapresa dal resto dei paesi civili. E che abbia costi enormi per il paese.È urgente invece riprendere seriamente la lotta alla corruzione e nei prossimi mesi di campagna elettorale sia il centrosinistra che il centrodestra dovrebbero porla come tema prioritario, insieme alla questione morale e alla governance della Banca d’Italia. Non solo per motivi etici, ma anche perché corruzione diffusa e cattiva governance economica sono fondamentali determinanti della sempre più bassa competitività del paese.

Tabella 1 Corruzione esportata: paesi le cui imprese tendono a corrompere i pubblici ufficiali, 2002

Ranking Paesi Anno 2002 Convenzione OCSE*

1 Australia 8.5 Ratificata

2 Svezia 8.4 Ratificata

3 Svizzera 8.4 Ratificata

4 Austria 8.2 Ratificata

5 Canada 8.1 Ratificata

6 Paesi Bassi 7.8 Ratificata

7 Belgio 7.8 Ratificata

8 Regno Unito 6.9 Ratificata

9 Singapore 6.3 Non firmata

10 Germania 6.3 Ratificata

11 Spagna 5.8 Ratificata

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12 Francia 5.5 Ratificata

13 USA 5.3 Ratificata

14 Giappone 5.3 Ratificata

15 Malesia 4.3 Non firmata

16 Hong Kong 4.3 Non firmata

17 Italia 4.1 Ratificata

18 Corea del Sud 3.9 Ratificata

19 Taiwan 3.8 Non firmata

20 Cina 3.5 Non firmata

21 Russia 3.2 Non firmata

Fonti: Transparency International, 2004. Nota: Un punteggio pieno, che indichi assenza di propensione a pagare tangenti a ufficiali esteri, corrisponde a 10.

*Convenzione sulla lotta contro il pagamento di tangenti di pubblici ufficiali stranieri relativamente a transazioni commerciali internazionali.

(1) I dati presentati in questo articolo sono solo un limitato sottoinsieme della gran mole di variabili istituzionali che negli ultimi anni si è sviluppata nella letteratura sulla governance. Valgano a mo’ di esempio le variabili di Kaufmann, Kraay e Mastruzzi della Banca Mondiale e il cap III, "Building Institutions" del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale di settembre 2005. Alcuni dati vengono qui presentati in versione divulgativa, come semplici correlazioni, ma vi è una ampia letteratura empirica sulle relazioni non spurie fra variabili di governance, corruzione e performance economica.

(2) La supervisione bancaria è approssimata dal rispetto del "principi di Basilea" valutati dal Fmi su un campione di 89 paesi, come riportato in figura 2. I "Basel Core Principles" comprendono venticinque principi-base che devono essere implementati perché un sistema di supervisione bancario sia efficace. Questi principi sono un insieme minimo, e possono essere integrati da altri se i supervisori lo ritengono necessario. (Banca per i Regolamenti Internazionali, 1997, www.bis.org/publ/bcbsc102.pdf ). La valutazione sulla rispondenza dei singoli paesi agli standard di Basilea è stata demandata al Fmi.

(3) Si veda Arnone, Iliopulos (2005) e F. Hameed, Fiscal Transparency and Economic Performance, IMF, mimeo, Washington DC.(4) Il riferimento alla valutazione dell’Ocse sull’implementazione della relativa Convensione è pubblicato sul sito dell’organizzazione: "Report on the Application of the Convention on Combating Bribery of Public Officials in International Business Transactions and the 1997 Recommendation on Combating Bribery in International Business Transactions", 29 novembre 2004.

45 Le rivelazioni dell'ultimo pentito di mafia. Al matrimonio di Francesco Campanella c’erano anche Cuffaro e l’attuale deputato Udc e sottosegretario al Lavoro Saverio

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Romano.Palermo - L’ultimo pentito di mafia è un impiegato di banca, ha 33 anni e viveva a Villabate, 20 chilometri a est di Palermo; ultimo domicilio in via Giovanni Falcone. Più che le cosche ha frequentato i partiti politici e le segreterie dei potenti. Per lo più quelli di centro. A 14 anni era nell’Azione cattolica, poi entrò nel movimento giovanile della Dc, quindi passò all’Udeur. È stato presidente del Consiglio comunale di Villabate, sciolto per infiltrazioni criminali. Francesco Campanella frequentava i politici e i politici frequentavano lui. Anche quelli che, stando ai suoi racconti, facevano accordi e affari con Cosa Nostra. Come lui, del resto. Per questo ora è considerato una mina vagante. Ma prima, i politici non disdegnavano di condividerci discorsi e opinioni. Il governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, perfino la casa di Roma. Particolari che, dopo il «pentimento», sono finiti nei verbali raccolti dalla Procura antimafia di Palermo.Al matrimonio di Campanella, l’11 luglio 2000, tra gli ospiti d’onore c’erano Cuffaro, Clemente Mastella, l’attuale deputato Udc e sottosegretario al Lavoro Saverio Romano. Il ministro Totò Cardinale era invitato, ma «mandò un telegramma dicendo che era fuori e non poteva partecipare». Gli invitati festeggiavano a Villa Filangeri, ma il tavolo dei politici fu presto tempestato di telefonate perché al Palazzo della Regione si stava consumando il rovesciamento della maggioranza dal centrosinistra al centrodestra. Cuffaro cambiò schieramento, Mastella no. I due litigarono, e quando Campanella tornò dal viaggio di nozze organizzò un incontro a Roma. «Portai Cuffaro da Mastella - racconta il pentito in uno dei tanti interrogatori ai pm antimafia -, che lo ricevette sulle scale, non lo fece neanche entrare a casa. Gli disse: "Cosa vuoi?" e Cuffaro disse: "Sono stato dal Cavaliere, questo ci prende a tutti, vieni con me perché io faccio il presidente della Regione e tu fai il presidente della Camera». Mastella sgranò gli occhi, mi guardò e mi disse: "Gielo dici tu che è cretino o glielo dico io?"».Effettivamente l’anno successivo Cuffaro fu eletto governatore della Sicilia per il centrodestra, sotto le insegne del Ccd-Cdu poi diventato Udc. Campanella restò dalla parte di Mastella e divenne segretario giovanile dell’Udeur. Voleva restituire le chiavi della casa romana a Cuffaro, che le rifiutò: «Per cui io continuavo a dormire a casa di Cuffaro... Continuava questa convivenza, anzi addirittura lui mi chiedeva di dargli tutte le informazioni del centrosinistra relativamente alle elezioni politiche, perché io partecipavo a tutta una serie di riunioni...». Questo delle informazioni sembra un chiodo fisso di Cuffaro. Tanto che nel settembre scorso, quando Campanella sta riempiendo i primi verbali considerati attendibili dai magistrati di Palermo, chiese a un comune amico «se aveva notizie di questa collaborazione e su cosa io stessi dicendo di lui...». Nel 2003, invece, fu lu stesso Cuffaro ad avvisare Campanella in un incontro (negato dal governatore) avvenuto nel garage della Regione, lontano da sguardi indiscreti: «Era stravolto e mi disse "Tu sei nei guai perché sei controllato, c’è un’indagine a tuo carico, sei controllato dalla magistratura... Tu, Mandalà e tutta la comarca ...».Mandalà è un nome di rispetto a Villabate: papà Nino è stato arrestato, ora è libero per scadenza termini, imputato di mafia in attesa di giudizio; il figlio Nicola (quello che con Campanella si vantava di «tenere» Provenzano nel 2003, quando gli organizzò il viaggio a Marsiglia contando anche sulla collaborazione di Campanella) è in galera da gennaio. Anche lui accusato di mafia. Gente che, stando ai racconti nel neo-pentito, faceva e disfaceva le candidature in quel lembo di Sicilia. Per esempio alle elezioni politiche del 2001: «Mandalà mi disse che Saverio Romano era stato autorizzato a candidarsi in quel collegio come precedentemente Gaspare Giudice (deputato di Forza Italia, imputato di associazione mafiosa nello stesso processo contro Nino Mandalà, ndr ) perché in quel collegio non c’è candidato che non è espressione della mafia». Lo stesso Mandalà volle inserire nelle liste elettorali Giuseppe Acanto, e Campanella commenta: «Io mi stranizzai che Cuffaro non se ne lamentasse, anche perché conosceva lo spessore criminale di Mandalà, ma era visibilmente preoccupato di un’altra cosa... Dice "io ho un problema, devo fare Borzacchelli deputato"», riferendosi all’ex-maresciallo Antonio Borzacchelli, arrestato nel 2004.Campanella chiese a Cuffaro perché tenesse tanto a quella candidatura ed ecco la risposta riferita dal pentito: «E’ un carabiniere, ci serve perché ci protegge da tutto il meccanismo delle indagini». Per ogni necessità, spiega il politico-pentito, Cuffaro aveva dei referenti. Come quando, da assessore regionale all’agricoltura, intervenne sul Patto territoriale di Bagheria: «Grazie all’onorevole Cuffaro riuscimmo di notte a falsificare le carte di un’impresa di Villabate facendola passare da non aggiudicataria ad aggiudicataria di un contributo di un miliardo di lire». Per quella storia, accusa Campanella, fu concordata una tangente, ma lui di soldi a Cuffaro dice di non averne mai dati: «Lui settorizzava». E ricorda di quando si trattò di pagare la propaganda elettorale dopo le Europee del ’99 a una tipografia di Bagheria, che per ironia della sorte si chiama

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Provenzano. L’Udeur versò un contributo di 90 milioni, ma «Cuffaro mi disse che aveva ripagato la tipografia avendogli fatto prendere un sacco di lavori anche per l’Assessorato regionale, maggiorati». Quindi: «A fronte di fattura il partito pagava Provenzano, che avrebbe provveduto a incassare gli assegni e restituire i 90 milioni che sarebbero ritornati nella disponibilità di Cuffaro». - Giovanni Bianconi 13 dicembre 2005

46 Una sentenza Annunziata di Marco Travaglio02 Dicembre 2005 - Nel giorno dell'ex salvapreviti ora salvaberlusconi, nel giorno in cui un ministro della Repubblica propone la castrazione chimica, Lucia Annunziata decide di occuparsi di giustizia su «la Stampa» dell’altro ieri. Ma per denunciare le collusioni del centrosinistra e della magistratura col terrorismo islamico. Lo spunto è la sentenza della Corte d'appello di Milano che ha riassolto i tre magrebini arrestati nel 2003 per terrorismo e già assolti in gennaio dal gup Forleo. Due sono stati condannati solo per ricettazione di documenti falsi e associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina. Il terzo, Mohamed Daki condannato dalla Forleo per ricettazione,è stato assolto da tutto. Dunque fino a prova contraria il terzetto non fa parte di alcun'organizzazione terroristica. Daki non ha fatto nulla d'illecito (anche se, come lui stesso ammette, nel 2003 ospitò per qualche notte un somalo sconosciuto, ora imputato di terrorismo, e nel '97 prestò la sua casella postale a un fondamentalista ora indagato per terrorismo). Gli altri due erano i falsari di un gruppo che reclutava integralisti da mandare in Iraq a combattere contro un esercito di occupazione straniero che, fino alla risoluzione Onu del 30 giugno 2004, era illegittimo. L'Annunziata si affanna da tempo a convincere la sinistra che deve imitare la destra. E coglie al volo l'occasione. Anzitutto fa sapere di non gradire la «sentenza contraddittoria» di Milano: evidentemente, in esclusiva mondiale, ne conosce già la motivazione prim'ancora che venga depositata. Poi spiega che «la contraddizione passa tutta dentro la sinistra italiana». Già, perché «la legge sull'associazione mafiosa è stata ispirata e voluta dalla sinistra: si chiama infatti Pio La Torre». E, aggiunge la nota giurista, «in Italia il terrorismo internazionale non ha una giurisdizione speciale e per questi reati vige la stessa disciplina che vige per i reati di alta criminalità fra cui appunto la mafia». Solo che la sinistra che inventò il reato di mafia è doppiopesista sul terrorismo: «applaude l'assoluzione di Daki, ma derubrica il terrorismo internazionale a una minaccia inferiore a quella della mafia». Tant'è che la legge sulla mafia ha portato alla sbarra per mafia «personaggi in apparenza lontanissimi dalla mafia come Mannino, Musotti, Dell'Utri» e «Andreotti, pur non avendo mai ospitato in casa sua un mafioso». Se il «terrorista Daki» - sostiene la giureconsulta di Sarno- fosse stato un picciotto siciliano, «sarebbe stato condannato per associazione mafiosa». Invece, essendo marocchino, è stato assolto dal terrorismo pur avendo prestato «aiutini» a terroristi islamici. Una tesi certamente interessante, e pure appassionante, se non fosse basata su una serie di svarioni davvero grandiosi. Il «terrorista Daki» non è un terrorista: è stato assolto. Quelli a cui ha fornito «aiutini» non sono terroristi: uno è sotto processo, l'altro solo indagato. Non è vero che in Italia non esista il reato di terrorismo internazionale: è stato introdotto nel Codice dopo l'11 settembre con l'articolo 270 bis (dal quale, appunto, Daki & C. sono stati assolti due volte). Non è vero che l'associazione mafiosa sia stata «ispirata e voluta dalla sinistra»: la legge Rognoni-La Torre fu approvata dopo i delitti La Torre e Dalla Chiesa dal pentapartito di cui Rognoni era ministro dell'Interno. Non è vero che Mannino, Musetto (non Musotti), Dell'Utri e Andreotti fossero «lontanissimi dalla mafia». Reati a parte, Mannino partecipava come testimone a matrimoni di mafiosi. Musotto era proprietario di una casa a Natale di Pollina in cui erano ospitati latitanti fra cui Bagarella, tant'è che il fratello, comproprietario dell'immobile, è stato condannato. Dell'Utri ha ammesso di aver frequentato mezza dozzina di mafiosi. Andreotti, in base alla sentenza definitiva, incontrò vari boss fra cui il capo della mafia Stefano Bontate. Comunque non basta incontrare od ospitare mafiosi per essere condannati per mafia, tant'è che Berlusconi, che ospitò il boss Mangano nella villa di Arcore scambiandolo per uno stalliere, non è stato nemmeno processato. Il reato di mafia scatta quando si dimostra uno scambio di favori con Cosa Nostra. Ma, anche se fosse stato siciliano, Daki sarebbe stato assolto: perché non è un picciotto e perché qui non c'è nemmeno la mafia. La cellula terroristica non esisteva. E la sinistra ha fatto benissimo a non attaccare i giudici, come invece fecero con Clementina Forleo i vari Pisanu, Castelli, Gasparri, Calderoli, Fini,Cicchitto & C. A meno che non si pensi che il centrosinistra, se non parla come il centrodestra, fa parte di Al Qaeda.

47 Corte di Cassazione - La mancata acquisizione di consenso scritto non concretizza

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una condotta colposa.La previsione del consenso scritto nel Codice di deontologia medica non solo non e' una norma cogente, ma ha la mera finalita' di responsabilizzare il medico, il quale, se ha comunque adeguatamente informato il paziente, pur non ottenendo risposta scritta (che certamente non puo' essere imposta), non puo' ritenersi negligente. Ne consegue che il rifiuto scritto all'invito del medico ad eseguire una terapia necessaria o a sottoporsi ad un ricovero ospedaliero non e' altro che un mezzo idoneo a meglio dimostrare che tale invito sia stato formulato, con precisazione della necessita' dei detti interventi; tuttavia la  prova di una condotta altrettanto risoluta da parte del medico ben puo' essere fornita diversamente, fermo restando, per le prove testimoniali, il doveroso vaglio all'attendibilita' delle dichiarazioni sia sotto il profilo soggettivo che oggettivo(www.dirittosanitario.net)

48 Hanno la faccia come il Pera di Marco Travaglio06 Dicembre 2005 - Bellachioma è ottimista. Nei manifesti 6 per 3 si affaccia con la testa tagliata per mascherare la cattiva riuscita del trapianto pilifero e, minacciando gli italiani («Andiamo avanti!»), sorride entusiasta. Che avrà da ridere? Una possibile spiegazione arriva da due recenti scoperte scientifiche, destinate a rivoluzionare la prossima campagna elettorale. La prima è il trapianto integrale di faccia, già sperimentato con successo in Francia. Uno spende miliardi per rifarsi le guance, botularsi la fronte, svuotarsi le borse, spuntarsi le orecchie, levigarsi la pappagorgia, moquettarsi la capa, poi arriva un chirurgo e rende tutto inutile: basta prendere la faccia di un altro e tutto è risolto. Intervento utilissimo, per un premier che la faccia l'ha persa da tempo a suon di balle, gaffes, autosmentite e contratti fasulli. Basta trovare il donatore disposto al sacrificio e coi nuovi connotati si posson firmare altri contratti, fare ulteriori gaffes, raccontare nuove balle, smentirle con altre.L'altra scoperta la rivela Repubblica: «Inventato il pane che rimane fresco. Ricercatori del Cnr scoprono un batterio per nuovi metodi di conservazione che impediscono l'ammuffimento». Si attende di poter estendere il nuovo batterio dal pane agli uomini. Così il Cavalier Rifatto, che presenta tracce inequivocabili di muffa, soprattutto sulla fronte, potrebbe darsi una rinfrescata col nuovo trattamento conservativo in vista di una terza giovinezza, la seconda essendo scaduta nonostante il metodo Scapagnini. Se poi il batterio antimuffa valesse per il materiale cartaceo, il nuovo Contratto con gl'Italiani sarebbe bell'e fatto. Anzi, i nuovi contratti: perché stavolta -anticipa il Giornale- saranno addirittura tre «con una declinazione ad hoc per donne, giovani e anziani, puntati con forza sulle famiglie». E lui di famiglie se ne intende, avendone due. Di qui l'utilità di un trapianto facciale: indossando la pelle di un trapassato, eviterebbe di arrossire. A proposito di Ruini, e soprattutto di trapianti facciali, il discorso scivola inevitabilmente su un'altra carica dello Stato che ne ha tanto bisogno: Marcello Pera, che si divide fra Popper e Gavio, lo Spirito Santo e l'azienda del gas di Lucca, l'alta teologia e il basso asfalto. Ora, con quella faccia da Pera, denuncia un'oscura «campagna di denigrazione» ai suoi danni. E le sue manovre per far vendere la Gesam Gas all'Enel? «Volevo capire cosa stava accadendo», spiega il filosofo gasista, senza peraltro specificare che diavolo c'entri il presidente del Senato con un'azienda municipalizzata. E le mene per piazzare un amico medico alla presidenza di un autostrada? «Mi fu chiesto un parere e feci quel nome: l'ho sostenuto, non imposto», sibila il filosofo cementifero, senza peraltro specificare che diavolo c'entri il presidente del Senato con le autostrade. Perché mai le forze occulte cospirano ai suoi danni? «Do fastidio alla sinistra per la mia consonanza col Vaticano e le mie posizioni su Usa, Israele e Islam». Finalmente tutto è chiaro: uno s'impiccia di affari di bottega e raccomanda a destra e manca come un Pomicino o un Gaspari qualsiasi, ma se qualcuno lo critica è un ateo senzadio al servizio di Satana, di Al Qaeda e dell'Olp. A scanso di equivoci, sul caso Pera prendiamo a prestito le parole di un noto filosofo dei primi anni 90: «Preghiamo ogni mattina per salvare la democrazia inquinata dalla degenerazione dei partiti e quelli ti dicono che se disinquini i partiti si perde la democrazia» (2-12-92). «In democrazia, farsi da parte non significa suicidarsi e impedirsi altri ruoli. Significa semplicemente pagare il conto per ciò che si é fatto… facendo ogni genere di traffici e profittando dell'impunità» (16-4-92). «I partiti pensano e dimostrano che enti, banche, appalti, professioni siano “cosa nostra”. Questi partiti devono retrocedere e alzare le mani, subito e senza le furbizie che accompagnano i rantoli della loro agonia» (1-2-93). «Si deve spersonalizzare il potere, ora carismatico e nepotistico e clientelare; e allontanare un ceto dirigente screditato» (5-5-92). «Possibile che non si avverta che (promuovere persone per la tessera di partito, ndr) ormai ripugna a tutti gli italiani? Ma siete ammattiti, o siete così arroganti, strafottenti, prepotenti che

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cercate ancora di imporre ciò che fa venire la nausea a tutti? Una volta, nelle università, vigeva il principio “uno a me, uno a te, e uno bravo”. Oggi, per le nomine negli enti pubblici, siamo ancora alla prima parte. Il “bravo” è un accessorio: se c'è bene, se non c'è meglio. I signori dei partiti prendano atto che il tentativo di mettere in vita il vecchio sistema ha lo stesso effetto che dar la cipria a un cadavere: uccide anche il truccatore» (8-2-93). Quel filosofo si chiamava Marcello Pera.

49 La battaglia dei ponti di Nassirya: trascrizione del parlato dei militari italiani. - Il video della battaglia dei ponti di Nassirya dell'agosto 2004 in onda su Rainews24 www.rainews24.it

Il contesto e’ quello di una delle battaglie dei ponti di Nassirya, la terza , quella dell’agosto 2004, quella fino a oggi rimasta piu’ misteriosa. . Il video, girato dai carabinieri in 4 fasi ( mattino, pomeriggio, notte e alba), mostra alcuni piani sequenza della battaglia. Sono riprese alcune fasi concitate di sparatorie. Dalle urla e dalle frasi dette ( molte fuori campo), appare il contesto di guerra: si sente in modo evidente che sono state uccise delle persone, si odono anche militari che esultano al ferimento del nemico e incitano all’uccisione dei feriti. Ma e’ evidente anche la completa disorganizzazione, la mancanza precisa di ordini e di raccordo con altri reparti. In un paio di occasioni anche la poverta’ di mezzi: una mitragliatrice che si inceppa, la mancanza di munizioni. Insomma esce fuori l’immagine di un esercito di “brancaleone” alle prese con i giochi di guerra. Nel documento trasmesso da Rainews 24 si vedono impegnati i reparti dei paracadutisti dei carabinieri del Regimento Tuscania, elementi della seconda brigata mobile e dei bersaglieri. Il contesto e' quello di una battaglia dove vengono usate armi tipo il missile Milan e la mitragliatrice Browing. Queste sono alcune delle frasi che vengono riprese: Scaletta : 00.20 vari immagine di preparazione alla sparatoria 0.46 sparo.. “lo sanno che sotto ci sono gli italiani?” 01.21 serie impressionante di spari… fino a 1.48 a 1.50 sparo grosso 1,56 “Ecco luca ne appena fatti fuori 2”.2.25 sale scale , uomini che puntano i mitragliatori… spari. 2.30 circa 3.25 dice “che botti, che spettacolo. 3.38 spari “senti senti” . 3.58 “adesso ti faccio vedere i due che so’ partiti. 4.13 spari. “ 4.30 “questi sono i due ponti che abbiamo preso” cioe’ che abbiamo preso (detto in modo ironico)… “E’ ancora vivo quello” !!! Immagini dal mirino del mitragliatore , un militare inquadra la sagoma da lontano di un nemico ferito e dice “ alza la testa! … ha detto 4.43 “deve essere ferito di brutto… e ‘ arrivato un milan (un missile ) , lo vedo da dentro il trigicon, (mirino) … guarda quanto e’ bellino la’ a terra. Lo vedi che muove la testa. 4.55 5.09 “guarda come si muove sto bastardo : Luca annichiliscilo !!” Poi arriva un colpo a 5.33.

Pomeriggio : Altra parte “ sto sole in faccia e’ un casino, 6,19 ditemi qual e’ la casa !Ditemi qual e’ il dispositivo dell’esercito: se c’e’ gente sui tetti perche’ rischiamo di tirarci addosso gli uni con gli altri “ 6.40 siamo sicuri che non e’ nostro ? spari 6.50 si e’ inceppata ( la mitragliatrice browing)…. 7.12 tira due botti per vedere se va .. spari ….. funziona!!!7.35 occhio che c’ e uno che corre!! Vai annichiliscilo!!!7. 54 Simone non sprecate munizioni… hai visto come arrivano… 8.18 spari… “ chi e’ oh ! chi cazzo e’ ? tutto a posto!! 8.44 cosa c’ha quello li….. se magari riusciamo a comunicare con quelli dell’esercito per capire se hanno personale sui tetti o meno altrimenti rischiamo di sparargli addosso. 9.00 spari… spari… 9.16 “sono i nostri che stanno sparando? .. dove stanno ??? 9.45 spari “ma dove stanno sti’ bersaglieri”? stanno nel gabbiotto qui di fronte! –10.23 Spari … “uno e’ entrato nel casottino!! Spari,… “ Preso, preso! …. Non sprecate

munizioni, ci sono tre armati nel casottino!!… 11.02 “loro si rifugiano li’ perche’ dentro al casottino c’e’ una stradina che scende.” Spari…

11.23 Serie di spari uno urla “oh sei basso tira di la’ … girati… di la’ con quella cazzo di bowingn:” ( spari fasi molto concitate)

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11.48 caricatore… 1213 “la casetta e’ polverizzata… annichilescion!” ( canta) 12.50 “ hanno ammazzato il cecchino!! ….Evvai!! Luca lo ha annichilito! … bravo… stanno portando via gente che era a terra..i morti allora.. ci sono qualcuno l’abbiamo preso!!” Puntano un cannoncino: 12.28 “secondo ponte mira la’ , lo vedi” ? …. 14.15 “ hai caricato il missile? … via di fianco… attenzione … fuoco!!… colpito!!… preso vai !!… giu’ giu’ scendiamo… con il fumo. Nel dubbio becca la gente!!

Di notte16.00 nel carro armato – 16.50 fuoco proiettili… 17.20 fuoco 17.30 “oh c’e movimento la sotto! … occhio! Vi state mettendo in mezzo a noi … 18.35 mamma mia ! guarda che roba!! Minchia, abbiamo scatenato l’inferno, quello e’ il centro citta’, bisogna sparare tutti insieme nel centro citta’, con .tutto quello che abbiamo.” 19. 45 “una colonna di fumo! Hanno beccato qualcosa!! Li vedi che corrono? Questo generale e’ un cretino. Vogliono crepare cosi’.”(riferito ai compagni dell’esercito)

Alba: 20.25 guarda li’, guarda li’, ! 21.45 ai miei quando leggono i giornali gli prende un colpo, !! dillo a me ! BATTAGLIA A NASSIRIYA!22.17 da qui siamo a posto ma se vedete qualcuno che si muove seccatelo subito!!

50 Marijuana: la grande truffa. - E farò germogliare per loro una pianta di grande fama, e non saranno più consumati dalla fame nel paese. Ezechiele 34,29

06 December CST di Olimpia dI DOUG YURCHEY – 2005 Da dove deriva la parola 'MARIJUANA'? A metà degli anni trenta, la parola M è stata creata per offuscare la buona reputazione e la straordinaria storia della pianta di canapa… come leggerete. I fatti e i riferimenti qui citati, sono comunemente verificabili sull’Encyclopaedia Britannica, che è stata stampata su carta di canapa per 150 anni: * Fino al 1880 tutti i libri di scuola erano fatti di fibra di canapa o di lino; Hemp Paper Reconsidered, Jack Frazier, 1974. * Dal 1631 fino al 1880 in America era LEGALE PAGARE LE TASSE CON LA CANAPA; LA Times, Aug. 12, 1981. * Nel 17esimo e nel 18esimo secolo in America RIFUTARSI DI COLTIVARE CANAPA ERA CONTRO LA LEGGE! In Virginia dal 1763 al 1769 si poteva essere arrestati se ci si rifiutava di coltivare canapa; Hemp in Colonial Virginia, G. M. Herdon. * George Washington, Thomas Jefferson e altri padri fondatori COLTIVAVANO CANAPA; Diari di Washington e di Jefferson. Jefferson contrabbandava semi di canapa dalla Cina alla Francia, e poi in America. * Benjamin Franklin era proprietario di una delle prime cartiere in America nella quale si lavorava la canapa. Inoltre, la guerra del 1812 è stata combattuta per la canapa. Napoleone voleva interrompere l’esportazione da Mosca verso l’Inghilterra; Emperor Wears No Clothes, Jack Herer. * Per migliaia di anni il 90% di tutte le vele e delle cime era fatto di canapa. La parola fiamminga 'canvas' (canovaccio) significa canapa; Webster's New World Dictionary. * L’80% di tutte le stoffe, dei tessuti, dei vestiti, della biancheria, dei drappi, delle lenzuola, ecc erano fatti di canapa fino agli anni 1820, quando è stata introdotta la filatrice per il cotone. * Le prime bibbie, mappe, cartine, la bandiera di Betsy Ross, le prime bozze della Dichiarazione di Indipendenza e della Costituzione erano fatte di canapa; U.S. Government Archives. * La prima pianta coltivata in molti stati è stata la canapa. Il 1850 è stato un anno straordinario per il Kentucky, che ne ha prodotte 40.000 tonnellate. Fino al 20esimo secolo la canapa è stata la pianta più venduta; Archivi di Stato. * I racconti più antichi sulla coltivazione della canapa risalgono a 5000 anni fa in Cina, anche se probabilmente è a partire dall’antico Egitto che si può parlare di industrializzazione della canapa. * Le tele dei dipinti di Rembrandt, Gainsborough, Van Gogh, così come fondamentalmente la maggior parte delle tele dei quadri di un tempo erano fatte di canapa. * Nel 1916, il governo USA prevedeva che entro gli anni quaranta tutta la carta sarebbe stata

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prodotta con la canapa e che non ci sarebbe più stato bisogno di tagliare gli alberi. Alcuni studi condotti dal governo riportano che 1 acro di canapa equivale a 4,1 acri di alberi per cui si stava pianificando la realizzazione di questi progetti; Dipartimento dell’Agricoltura. * Fino al 1937 colori e vernici di buona qualità erano prodotti con olio di semi di canapa. Nel 1935 in America furono usate 58.000 tonnellate di semi di canapa per prodotti da pittura; Sherman Williams Paint Co. Testimonianza di fronte al Congresso contro il MARIUANA Tax Act del 1937.

* Il primo modello-T di Henry Ford carburava ad olio di canapa e L’AUTOMOBILE STESSA ERA COSTRUITA IN CANAPA! Ford è stato fotografato sulle sue vaste proprietà in mezzo ai campi di canapa. La macchina, ‘cresciuta dalla terra’ aveva pannelli di plastica di canapa, la cui resistenza all’impatto era 10 volte superiore a quella dell’acciaio; Popular Mechanics, 1941 . * Canapa, ovvero ‘La Pianta da Miliardi di Dollari.' Era la prima volta che una coltura destinata alla vendita aveva un potenziale commerciale superiore al miliardo di dollari; Popular Mechanics, Feb., 1938. * Il Mechanical Engineering Magazine (Feb. 1938) ha pubblicato un articolo intitolato 'The Most Profitable and Desirable Crop that Can be Grown' (La pianta più redditizia e piacevole che si possa coltivare). Sosteneva che se la canapa fosse stata coltivata utilizzando la tecnologia del 20esimo secolo, sarebbe stata l’unica coltivazione consistente negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

L’informazione che segue proviene direttamente dal filmato del 1942 di 14 minuti del Dipartimento dell’Agricoltura americano (USDA) che incoraggia ed istruisce i ‘coltivatori patriottici americani’ a coltivare 350.000 acri di canapa all’anno per sostenere la guerra: '...(Ai tempi in cui) i templi greci erano nuovi, la canapa era già da secoli al servizio del genere umano. Per migliaia di anni, anche allora, questa pianta è stata coltivata per produrre corde e vestiti sia in Cina che altrove in Oriente. Nei secoli prima del 1850 tutte le navi che veleggiavano nei mari occidentali erano equipaggiate con vele e cime di canapa. Sia per il marinaio quanto per i boia la canapa era indispensabile.... ...Ora che le risorse di canapa delle Filippine e dell’India orientale sono nelle mani dei giapponesi … la canapa americana deve rispondere alle necessità del nostro esercito, della nostra flotta e della nostra industria... ...Le riserve della marina stanno diminuendo rapidamente. Dopo averle rifornite, la canapa americana dovrà svolgere un nuovo compito; canapa per gli ormeggi delle navi, canapa per i cavi da rimorchio, canapa per gli attrezzi e gli strumenti, canapa per infiniti usi navali sia in mare che a terra. Come ai tempi in cui le vecchie corazzate solcavano i mari vittoriose con sartie e vele di canapa. Hemp for Victory! (Con la canapa vinceremo!)'

Documento autenticato della biblioteca del Congresso; trovato grazie alla ricerca di Jack Herer, che non ha creduto alle dichiarazioni di altre istituzioni governative secondo le quali il film del 1942 dell’USDA 'Hemp for Victory' non esisteva. La coltivazione e la produzione di canapa non danneggiano l’ambiente. Il bollettino #404 dell’USDA concludeva affermando che la canapa produce 4 volte più polpa rispetto al legno e causa un inquinamento da 4 a 7 volte inferiore.

Da Popular Mechanics, Feb. 1938: 'Cresce rapidamente in una stagione … Può essere coltivata in ogni stato... Le sue lunghe radici penetrano il terreno e lo rompono, lasciandolo in perfette condizioni per la coltura dell’anno successivo. La densa massa di foglie, che arriva a 8-12 piedi da terra, soffoca le erbacce. ...la canapa, questa nuova coltivazione può contribuire in maniera incommensurabile all’agricoltura e all’industria americana.' Se negli anni 30 le innovazioni dei macchinari agricoli fossero state applicate alla canapa, avrebbero portato ad una rivoluzione industriale. Questa risorsa da sola avrebbe potuto creare milioni di nuovi posti di lavoro e produrre migliaia di prodotti di buona qualità. Se la canapa non fosse stata resa illegale avrebbe fatto uscire l’America dalla Grande Depressione. William Randolph Hearst (Il Cittadino Kane) e la Hearst Paper Manufacturing Division della Kimberly Clark possedevano moltissimi acri di bosco. La Hearst Company produceva la maggior parte dei prodotti cartacei. Il nonno di Patty Hearst, un distruttore della natura per suo profitto personale, stava per perdere milioni a causa della canapa. Nel 1937, La Dupont brevettò i processi per derivare la plastica dal petrolio e dal carbone e il suo

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bilancio annuale spinse gli azionisti ad investire nella sua nuova divisione petrolchimica. Materiali sintetici come la plastica, il cellophane, la celluloide, il metanolo, il nylon, il rayon, il dacron, ecc. potevano quindi essere derivati dal petrolio. L’industrializzazione della canapa naturale avrebbe distrutto l’80% degli affari della Dupont.

L’INGANNOAndrew Mellon divenne segretario del tesoro di Hoover e il maggior investitore della Dupont e mise il suo futuro genero, Harry J. Anslinger, a capo dell’ufficio federale narcotici e droghe pericolose. Si tennero degli incontri segreti fra questi capitani d’industria della finanza. La canapa venne dichiarata pericolosa e una minaccia per le loro società da miliardi di dollari. Doveva essere eliminata affinché le loro dinastie rimanessero intatte. Questi individui si servirono di una misteriosa parola del gergo messicano: 'marihuana' e la inculcarono nelle coscienze americane.

MANIPOLAZIONE DEI MEDIAVerso la fine degli anni ’20 e negli anni ’30 infuriò una tempesta di giornalismo sensazionalistico. I giornali di Hearst pubblicavano storie che enfatizzavano gli orrori della mariuana e su tutti i titoli di giornale si parlava di questa minaccia. I lettori impararono che era la causa di tutto, dagli incidenti di macchina alla perdita della moralità. Film come 'Reefer Madness (Follia da spinello)' (1936), 'Marijuana: Assassin of Youth (Assassina della Gioventù)' (1935) e 'Marijuana: The Devil's Weed (L’Erbaccia del Diavolo)' (1936) erano parte della propaganda pianificata da questi industriali per creare un nemico. Il loro obiettivo era di ottenere consenso pubblico per far passare le leggi contro la mariuana.

Analizziamo le seguenti citazioni tratte da 'The Burning Question' (La Questione Scottante) conosciuta anche come REFEER MADNESS: * un potente narcotico. * atti di violenza sconvolgente. * pazzia incurabile. * effetti che distruggono lo spirito. * sotto l’influenza della droga ha ucciso tutta la sua famiglia con un’ascia. * la minaccia della mariuana è più immorale e più mortale anche di quelle droghe che distruggono lo spirito (eroina, cocaina)!

Reefer Madness non terminava nemmeno con il solito ‘lieto fine’. Il film concludeva con queste parole che apparivano sullo schermo: DITELO AI VOSTRI FIGLI. Negli anni ’30 la gente era molto infantile e rasentava quasi l’ignoranza. Le masse erano come un gregge in attesa di essere guidato dai pochi che erano al potere. Non sfidavano le autorità. Se una notizia era sui giornali o veniva data alla radio, credevano che dovesse essere vera per forza. Lo dissero ai loro figli e i loro figli crebbero per diventare i genitori del baby boom. Il 14 aprile 1937, la Prohibitive Marihuana Tax Law, o il progetto di legge che rendeva illegale la canapa, venne portato direttamente al House Ways and Means Committee, che è l’unico che può proporre un progetto di legge alla camera senza che sia stato discusso da altri comitati. Il presidente del Ways and Means, Robert Doughton, appoggiava la Dupont e fece in modo che la proposta venisse approvata dal congresso. Il Dr. James Woodward, medico ed avvocato, testimoniò troppo tardi a nome dell’American Medical Association. Disse al comitato che la ragione per la quale la AMA non aveva denunciato prima la Marihuana Tax Law era che l’associazione aveva appena scoperto che la mariuana era/è la canapa. Poche persone ai tempi si resero conto che la minaccia mortale della quale avevano letto sulle prime pagine dei gironali di Hearst in realtà era l’inerte canapa. L’AMA considerava la canapa una MEDICINA alla base di molti farmaci venduti negli ultimi cento anni. Nel settembre del 1937 la canapa diventò illegale. La pianta più utile fra tutte quelle conosciute diventò una droga e il nostro pianeta sta soffrendo da allora. Il congresso ha proibito la canapa perché si era detto che, tra quelle conosciute, fosse la droga che causava più violenza. Anslinger, che diresse la Drug Commission per 31 anni, divulgò l’idea che la mariuana rendesse estremamente violento chi ne facesse uso. Negli anni ’50, sotto la minaccia comunista paventata dal maccartismo, Anslinger a quel punto diceva l’esatto contrario, cioè che la

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MARIUANA rendeva così pacifici che i soldati non avrebbero voluto combattere. Oggi il nostro pianeta è in una situazione disperata e la terra sta soffocando perché molte zone di foresta vergine scompaiono. L’inquinamento, veleni e sostanze chimiche stanno uccidendo le persone. Questi gravi problemi potrebbero essere sconfitti se si industrializzasse la canapa. La biomassa naturale potrebbe supplire alle necessità energetiche del pianeta che al momento vengono prodotte dai combustibili fossili. Abbiamo consumato l’80% delle nostre riserve di petrolio e di gas e abbiamo bisogno di una risorsa rinnovabile. La canapa potrebbe essere la soluzione all’aumento dei prezzi del gas.

LA PIANTA MIRACOLOSALa fibra di canapa è di qualità nettamente superiore a quella di legno e servono molte meno sostanze chimiche caustiche per produrre carta dalla canapa che dagli alberi. La carta di canapa non ingiallisce ed ha una durata molto lunga. In una stagione la pianta diventa rapidamente adulta, mentre gli alberi hanno bisogno di una vita intera.

TUTTI I PRODOTTI DI PLASTICA DOVREBBERO ESSERE DERIVATI DALL’OLIO DI SEMI DI CANAPA. La plastica di canapa è biodegradabile! Col tempo si distruggerebbe e non danneggerebbe l’ambiente. Le materie sintetiche a base di petrolio, quelle che conosciamo noi, contribuiscono a rovinare la natura perché non si distruggono, e provocheranno gravi danni in futuro. I processi di produzione dei numerosi tipi di plastiche naturali di canapa non rovineranno i fiumi come hanno fatto la Dupont e altre società petrolchimiche. L’ecologia non si integra coi piani dell’industria petrolifera e con la macchina politica. I prodotti di canapa sono sicuri e naturali.

LE MEDICINE DOVREBBERO ESSERE PRODOTTE CON LA CANAPA. Dovremmo tornare ai tempi di quando l’AMA appoggiava le cure a base di canapa. La 'MARIUANA medicinale' è distribuita legalmente solo ad un ristrettissimo gruppo di persone, mentre gli altri sono serrati nella morsa di un sistema che fa affidamento sulle sostanze chimiche. La canapa porta solo beneficio al corpo umano.

LA FAME NEL MONDO POTREBBE FINIRE. Dalla canapa si possono ricavare molte varietà di cibi. I semi contengono una delle fonti maggiori di proteine in natura. INOLTRE: contiene due acidi grassi essenziali che ripuliscono il corpo dal colesterolo e che non si trovano altrove in natura! Il consumo di semi di canapa è la cosa migliore che si possa fare per il proprio corpo. Mangiate semi di canapa crudi.

I VESTITI DOVREBBERO ESSERE FATTI DI CANAPA. Gli abiti di canapa sono estremamente resistenti e duraturi nel tempo. I vestiti di canapa potrebbero essere passati ai propri nipotini. Oggi esistono società americane che producono vestiti di canapa, di solito con il 50% di questa fibra, ma le fabbriche di canapa dovrebbero essere dappertutto, e invece sono quasi sempre clandestine. Non si può fare pubblicità dei prodotti superiori di canapa sulla televisione fascista. Il Kentucky, che una volta era il primo stato produttore di canapa, ha PROIBITO DI INDOSSARE abiti di canapa! Rendiamoci conto: si può finire in galera per aver indossato dei jeans di buona qualità! Il mondo è impazzito... ma questo non significa che bisogna far parte dei pazzi. Uniamoci e diffondiamo le informazioni. Raccontiamo a tutti la verità, compresi i nostri bambini. Usiamo prodotti di canapa ed eliminiamo la parola 'MARIUANA', diventando consapevoli della storia della sua nascita. Rendiamo politically incorrect pronunciare o stampare la parola M. Combattiamo la propaganda (creata per favorire i piani dei super ricchi) e le menzogne. In futuro dovremo usare la canapa perché abbiamo bisogno di una fonte di energia pulita per salvare il nostro pianeta. INDUSTRIALIZZIAMO LA CANAPA!

Le società produttrici di liquori, tabacco e petrolio finanziano con milioni di dollari al giorno la Partnership for a Drug-Free America ed altre istituzioni simili. Tutti noi abbiamo visto le loro pubblicità. Ora il loro motto è diventato: ‘È più pericolosa di quanto si creda.' Le bugie delle potenti corporation, che iniziarono con Hearst, sono vive e vegete ancora oggi. Il lavaggio del cervello continua. Ora le pubblicità dicono: Chi compra uno spinello contribuisce agli omicidi e alle guerre tra bande. L’ultima campagna contro la canapa dichiara: Chi compra uno spinello… promuove il TERRORISMO! Il nuovo nemico (il terrorismo) ha spianato la strada al lavaggio del cervello in qualsiasi maniera che LORO reputino appropriata.

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Esiste solo un nemico e sono quelle care persone alle quali pagate le tasse: i guerrafondai e i distruttori della natura. Attraverso i vostri finanziamenti stanno uccidendo il mondo proprio davanti ai vostri occhi. MEZZO MILIONE DI MORTI ALL’ANNO A CAUSA DEL TABACCO. MEZZO MILIONE DI MORTI ALL’ANNO A CAUSA DELL’ALCOOL. L’ingestione del THC, il principio attivo della canapa ha un effetto positivo e migliora l’asma e il glaucoma. Uno spinello tende ad alleviare la nausea causata dalla chemioterapia. Con la canapa viene fame. È un modo di essere sano. È una pianta ALIENA. Ci sono dimostrazioni fisiche che la canapa non è come le altre piante di questo pianeta. Si potrebbe concludere che sia stata portata qui a beneficio dell’umanità. La canapa infatti è l’UNICA pianta in cui i maschi e le femmine hanno un aspetto molto diverso, fisicamente! In ambito vegetale nessuno parla di maschi e di femmine, perché le piante non mostrano il loro sesso, ad eccezione della canapa. Per determinare il sesso di una qualsiasi pianta Terrestre normale bisogna guardare all’interno, nel suo DNA. Un filo d’erba maschile ha lo stesso aspetto fisico di un filo d’erba femminile. La pianta di canapa ha un’intensa sessualità. La canapa è illegale perchè i miliardari vogliono rimanere miliardari!

Fonte: http://www.thetruthseeker.co.uk/ Link: http://www.thetruthseeker.co.uk/article.asp?ID=3774 Ultimo update 03.11.2005

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Olimpia Bertoldini

51 Fuori dal tunnel di Gianni Barbacetto - L’operazione Valsusa è (anche) una grande manovra di disinformazione.

Il più grande scontro mai avvenuto in Italia tra interessi generali e interessi particolari. Tra i bisogni del Paese, anzi dell’Europa, e le richieste dei Nimby («not in my backyard»), quelli che dicono: ovunque, ma non nel mio cortile. Questo è Valsusa, secondo la vulgata corrente. C’è da fare una grande opera utile per il Paese, anzi per l’Europa. Il più lungo tunnel ferroviario del continente. La meraviglia – nome in codice: Corridoio 5 – che permetterà di unire Lisbona a Kiev. La soluzione che passando sotto le Alpi ridurrà da quattro ore a un’ora e mezzo i tempi di percorrenza tra Torino e Lione. Ma di più: il miracolo che permetterà di togliere un fiume di camion inquinanti dalla strada e di convogliarli su rotaia; il portento che quadruplicherà le capacità della ferrovia.Di fronte a queste meraviglie, che dovrebbero far gongolare anche i verdi più verdi, un manipolo di oppositori si schiera invece inspiegabilmente contro, rifiuta il progresso, minaccia di fare le barricate. Nemici della modernità, Nimby, inguaribili egoisti: dal vescovo ai sindaci, dal presidente della Comunità montana all’ultimo dei valligiani. In questi chiari di luna, compito delle forze politiche responsabili, di destra e di sinistra, da Berlusconi a Fassino, è far capire che gli egoismi localistici non possono fermare i grandi progetti. Tutto chiaro, dunque, e fine dell’inchiesta vecchio stile.

Ma è proprio così? No. Perché chi voglia capire senza preconcetti che cos’è l’Alpetunnel del Frejus, chi provi senza partito preso né preclusioni ideologiche ad addentrarsi nel mare di cifre, tabelle, disegni, cartine, progetti, rapporti, finisce per scoprire che l’operazione Valsusa è (anche) una grande manovra di disinformazione. Ma procediamo con ordine.

Una valle paziente. Nimby? Venite qui a spiegarglielo, a quelli che in Valsusa ci abitano, che sono egoisti. Vivono da vent’anni in un cantiere. Ne hanno visti, di funzionari romani e di burocrati torinesi. Ne hanno sentite, di mirabolanti promesse. Hanno assistito al raddoppio della ferrovia (concluso nel 1977), che nei progetti doveva avere un traffico di 15 milioni di tonnellate di merci l’anno (mai raggiunto). Hanno visto crescere l’autostrada (aperta al traffico nel 1992), costruita nel loro fondovalle, ricavata nel letto della Dora. Hanno aspettato l’edificazione dei nuovi argini, che ancora non sono finiti. Hanno visto scavare le gallerie autostradali sul fronte di frana. Hanno subìto l’alluvione del 2000, perché il fiume si è alla fine vendicato. Hanno visto sorgere l’elettrodotto di Venaus. La centrale elettrica di Pont Ventoux. E hanno constatato che cos’è successo a Bardonecchia: l’unico Comune del Nord sciolto per mafia, perché i cantieri e i subappalti all’italiana hanno portato la ’ndrangheta al potere, con seguito di richieste di pizzo e traffici di eroina e cocaina e occupazione delle istituzioni.

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Con tutto ciò, alcuni abitanti della Val di Susa stanno ancora aspettando i rimborsi degli espropri compiuti vent’anni fa per tracciare l’autostrada: molti soldi non sono ancora arrivati... Ne hanno viste di cose, ne hanno sentite di promesse, ne hanno conosciute di facce di bronzo. E oggi non si fidano più, racconta Claudio Giorno, ambientalista e sindacalista, per anni considerato troppo verde dai rossi e troppo rosso dai verdi. Aggiungeteci un piccolo particolare: nell’area tra Borgone e Bussoleno, dove dovrebbe essere costruito l’interscambio tra la vecchia e la nuova linea ferroviaria, continua a funzionare la Beltrame, un’acciaieria di seconda fusione, che ricicla cioè rottame e materiali ferrosi e che provoca tassi d’inquinamento (e di mortalità) tra i più alti d’Italia. È un giocattolino che pesa sull’ambiente 80 volte l’inceneritore di Brescia. E che libera nell’aria non soltanto diossina (prodotto dalla combustione), ma anche Pcb: da dove viene questo veleno? Non certo dal ferro: ma allora qualcuno sta facendo il furbo e usa la vecchia Beltrame per smaltire rifiuti proibiti? Questa però è un’altra storia e un’altra inchiesta.

Ma la pazienza dei valsusini è una, e i loro polmoni solo due. Come stupirsi se si allarmano quando vengono a sapere che, oltre alla diossina e al Pcb, nel loro cielo potrebbe arrivare anche l’amianto? A Balangero c’è la più grande cava d’amianto a cielo aperto d’Europa, ora naturalmente inattiva. Ora si viene a sapere che i detriti di scavo estratti dalle montagne (lo «smarino») saranno oltre 15 milioni di metri cubi: come dieci piramidi di Cheope. Dove metterle? Anche perché, secondo uno studio ufficiale dell’università di Siena, potrebbero contenere significative quantità d’amianto: «La possibilità che si verifichino condizioni di rischio sanitario è assolutamente rilevante», scrive l’oncologo Edoardo Gays dell’Azienda ospedaliera San Luigi d’Orbassano. L’amianto potrebbe infatti finire per essere disperso nell’aria.

Infine c’è l’uranio. Il cuore della montagna che, in futuro, sarà trivellata è radioattivo. Ma qui siamo fin troppo avanti. Meglio tornare al presente.

Una linea (abbastanza) inutile. La nuova linea ferroviaria del Frejus è una superopera che inizia a nord di Torino, imbocca la Valsusa, scompare per due volte nella montagna, ad Alpignano e a Bussoleno, con due gallerie (di 21 e 12 chilometri). Poi vola sul viadotto di Venaus, per infilarsi infine nel supertunnel, quel «tunnel di base» di 53 chilometri che sbuca in Francia, a Saint Jean de Maurienne. Poi altre due gallerie sul versante francese, Belledonne e Chartreuse, portano la linea a collegarsi con l’alta velocità che arriva a Lione.

Il tutto costa come quattro ponti sullo Stretto di Messina. Spiega Andrea Debernardi, di Polinomia, consulente della Comunità montana della Valsusa: il preventivo è di 2,4 miliardi di euro per la tratta nazionale italiana, 6,7 per il «tunnel base», 6,1 per la tratta nazionale francese. Totale: 15,2 miliardi di euro. Previsione dei tempi di realizzazione: 15 anni. Ma in letteratura, spiega il professor Marco Ponti del Politecnico di Milano, costi e tempi si dilatano almeno del 20 per cento. Viste le prevedibili difficoltà, la superlinea potrebbe costare una ventina di miliardi di euro ed essere pronta, se tutto andrà bene, nel 2023. Finché non sarà posata l’ultima traversina, la ferrovia sarà solo un costo, senza apportare alcun beneficio almeno parziale, senza poter aver alcuna utilizzazione intermedia. E poi che cosa succederà?

Il tunnel sotto la Manica è costato meno, 13 miliardi, ed è fallito non una, ma due volte. Per mancanza di traffico. E serve a unire Parigi e Londra, non (con tutto il rispetto) Torino e Lione. La superlinea che scavalcherà le Alpi è del tutto sovradimensionata, rispetto ai bisogni. Potrebbe convogliare su rotaia merci addirittura per 100 milioni di tonnellate l’anno, con previsione di farne passare 40 milioni: ci vorrebbero 350 treni al giorno, uno ogni quattro minuti, alla velocità di 120 chilometri all’ora, alternati a treni passeggeri da 220 chilometri all’ora. Così il gioco varrebbe forse la candela.

Peccato però che il traffico ferroviario transalpino sia in calo costante dal 2000, fatta eccezione per il Sempione e il Gottardo. Dal Frejus oggi passano merci per appena 7 milioni di tonnellate l’anno (erano 10 milioni nel 1997) e non c’è alcun segnale di svolta, né realistiche previsioni di una crescita così vertiginosa. Gli scambi Italia-Francia sono da lungo tempo consolidati, sono un business maturo in cui non si prevedono nuovi, clamorosi sviluppi. Del resto è già in corso il potenziamento della linea esistente che porterà a triplicare la sua capacità, fino a oltre 20 milioni

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di tonnellate: a che cosa servirà, allora, la nuova linea? E comunque, perché far arrivare le merci dalla Francia a 120 chilometri all’ora, quando poi, arrivate in Italia, si fermerebbero in qualche stazione e riprenderebbero la velocità media nazionale per i treni merci, che è di 19 chilometri all’ora?

E poi il 70 per cento delle merci che ora passa dal Frejus non corre lungo la direttrice est-ovest, ma quella nord-sud: vanno e vengono da e per Digione, Bruxelles, Londra. Su questa direttrice, le nuove linee svizzere del Gottardo e del Sempione sono più competitive. Quanto agli scambi continentali sull’ipotetica linea Lisbona-Kiev, tranquilli: si spinge tanto sulla Val di Susa come se da essa dipendessero per intero le gloriose sorti e progressive dello sviluppo continentale, ma a est di Trieste non si mette giù neppure un metro di rotaia.

Niente paura, dicono i fautori della Grande Opera: non ci sono solo le merci, ci sono anche i passeggeri. E così la linea nata come «alta velocità» per i passeggeri e poi diventata «ad alta capacità» per le merci ridiventa magicamente una linea «ad alta velocità» capace di spostare le persone lungo il mitico «Corridoio 5». Ma la grande corsa Lisbona-Kiev sarà difficile da fare, non foss’altro per il fatto che le ferrovie spagnole hanno uno scartamento diverso dal resto d’Europa. «E poi l’alta velocità c’è già. E non costa un centesimo allo Stato: si chiama Ryan Air», taglia corto il professor Marco Ponti. «Un biglietto aereo low cost ha un prezzo inferiore ai biglietti ferroviari, ma soprattutto non richiede denaro pubblico, quello che le ferrovie invece inghiottono in dosi pantagrueliche».

Difficile infine poter definire «ad alta velocità» una linea quasi tutta in galleria, intasata dai treni merci, che correrà non a 300, ma al massimo a 120 chilometri all’ora. Alla fine, come dimostra Debernardi, la tanto sbandierata «alta velocità» tra Lione e Torino farà risparmiare soltanto un’oretta. Anche perché – udite udite – per poter entrare in Torino i treni veloci dovranno correre non sulla nuova superlinea, ma sulla vecchia ferrovia già esistente. In compenso, il nodo torinese entro cinque anni scoppierà. Anche Milano non sta benissimo quanto a sistema dei trasporti. Ma per risolvere il problema Torino e il problema Milano non ci saranno soldi: tutti impegnati nel supertunnel che piace tanto al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi.

Treni? No, tunnel. L’architettura societaria per fare l’Alpetunnel è un’invenzione che supera perfino quella dell’alta velocità o del ponte sullo Stretto, con apparenza privata e soldi tutti pubblici. Per il nuovo Frejus si sono alleate le ferrovie francesi (Rff) e quelle italiane (Rfi) che insieme, al 50 per cento, hanno costituito la Ltf, Lyon Turin Ferroviaire, con il compito di progettare la superlinea e appaltare i lavori. In questo caso non hanno fatto neppure finta di tirare in ballo investimenti privati, project financing, redditività futura: paga Pantalone e basta. Con quali soldi, visti i conti dello Stato, resterà un mistero.

Ma l’importante è mettere in moto la macchina dei finanziamenti, che poi si autoalimenterà. A nessuno interessa veramente il risultato, che arriverà (forse) tra vent’anni. «Treni? Qui non si parla di treni, ma di tunnel», ripetono i funzionari delle ferrovie. L’importante è scavare, e cominciare il più presto possibile. Aprire cantieri. Far girare i soldi. Oggi, subito. Che cosa importa che il tunnel sotto la Manica sia già fallito due volte? E che l’Alpetunnel (200 chilometri complessivi) costi 15 miliardi di euro, mentre il molto più utile Gottardo (270 chilometri) ne costi solo 12? In tutto ciò, Ltf è il Pantalone che pagherà. Un Pantalone asimmetrico: benché il controllo della società sia al 50 per cento dei francesi e al 50 per cento degli italiani, per decisione presa da Lunardi gli italiani pagheranno di più, il 63 per cento della tratta internazionale (4,2 miliardi) più l’intera tratta nazionale (2,4 miliardi), per un totale di 6,6 miliardi di euro; eppure la supergalleria è solo 8 chilometri in territorio italiano e 45 in suolo di Francia.

Ma che importa? A incassare, tanto per cominciare, sarà la Rocksoil della famiglia Lunardi, incaricata dei «sondaggi» (le prime trivellazioni) in Francia: così sarà ipocritamente aggirato il conflitto d’interessi del signor ministro delle Infrastrutture. In Italia incasserà la Cmc di Ravenna, già pronta a iniziare i «sondaggi» sul territorio nazionale. Con la Cmc, cooperativa rossa, la Grande Opera diventa bipartisan. Benedetta anche dai vertici dei Ds, da Piero Fassino in giù, fino all’uomo degli affari della Quercia a Torino, il molto attivo capogruppo alla Provincia Stefano Esposito. E benedetta malgrado la fiera opposizione dei diessini della Valsusa, sindaci compresi e con in testa

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Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana Bassa Valle di Susa. Ma, del resto, responsabile nazionale delle Infrastrutture per i Ds è quel Cesare De Piccoli che fu indagato e processato (e poi salvato dalla prescrizione) per aver incassato mazzette dalla Fiat, ai bei tempi di Tangentopoli, sui conti Accademia, Carassi, Linus...

Costi (tanti) e benefici (pochi). Dunque il (poco) tempo risparmiato dai (pochi) passeggeri non giustifica un investimento così massiccio. Il promesso incremento delle merci che potranno essere trasportate con i treni non combacia con previsioni attendibili su un reale aumento delle merci da trasportare. Che cosa resta, allora, della grande impresa? Ci saranno grandi benefici ambientali, ribattono i sostenitori del tunnel, perché le merci potranno passare dai camion (inquinanti) al treno. Illusione, sostiene più d’uno studioso. Il professor Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino, consulente dei comitati NoTav, ricorda che in Italia soltanto il 17 per cento delle merci viaggia su rotaia e la quota non è purtroppo molto incrementabile. Per spostare piccoli numeri dalla gomma al ferro, bisogna sopportare costi pubblici immensi. Le ferrovie, del resto, nel loro complesso sono costate in 15 anni all’Italia quanto il Progetto Apollo agli Stati Uniti. E non abbiamo mandato nessuno sulla Luna.

Marco Ponti taglia corto: «La ferrovia è una tecnologia dell’Ottocento, è ottima per trasportare per lunghi tratti merci pesanti, che produciamo sempre meno, o grandi numeri di passeggeri nelle aree metropolitane; legname, non microchip o abiti di Armani. E poi ha bisogno di immensi finanziamenti dello Stato, che oggi non ci sono più. Ora, invece, varrebbe la pena di ridurre le emissioni differenziando i pedaggi e le tassazioni per i camion: far pagare molto quelli che inquinano di più, così da rendere economico il rinnovo del parco mezzi circolante. Così il beneficio ambientale sarebbe diffuso, non limitato a una sola tratta. Se proprio poi si volesse aumentare la capacità di trasporto merci, allora converrebbe realizzare il raddoppio del tunnel stradale del Frejus: costa un decimo e le emissioni possono essere ridotte con i pedaggi fortemente differenziati».

Non ci saranno neppure grandi benefici occupazionali: lo scavo di tunnel è un lavoro ormai molto automatizzato. «Si metterebbe molto di più in moto l’economia e l’occupazione con un grande piano di ristrutturazione delle periferie urbane», valuta Ponti.

I furbetti del tunnellino. Tangentopoli ci ha insegnato che quando girano soldi pubblici, spesso c’è chi ne approfitta. L’alta velocità è la Tangentopoli del futuro, prevedeva in un suo libro, qualche anno fa, lo studioso bolognese Ivan Cicconi. Il futuro è già qui, anche se ancora non conosciamo nei particolari il nuovo sistema della corruzione. Conosciamo però il curriculum di alcuni degli uomini impegnati nella grande festa dei tunnel e delle linee ferrate. Di Lunardi, ministro e progettista, sono pubblici i coinvolgimenti nei lavori (mediante società di famiglia), anche se la Ltf li nega decisamente. Alcune inchieste giudiziarie, poi, evidenziano l’attivismo negli appalti di Ugo Martinat, esponente di An e viceministro delle Infrastrutture, gran burattinaio degli affari piemontesi ora indagato per turbativa delle gare per la Torino-Lione, oltre che per i Giochi olimpici. L’inchiesta sta evidenziando la regia discreta, negli appalti sabaudi, del costruttore Marcellino Gavio, attorniato da una cupola di ex funzionari di una delle sue aziende, la Sitaf, che oggi hanno fatto carriera in proprio e da democristiani o socialisti si sono «riposizionati» in area An.

Le intercettazioni telefoniche realizzate dalla Guardia di finanza svelano i retroscena dei maneggi compiuti da questi ex uomini di Gavio, tra cui Vincenzo Procopio, oggi titolare della Stef, la società che ha progettato l’autostrada Torino-Bardonecchia, Walter Benedetto, responsabile della direzione lavori di Ltf, e Gianni Desiderio, del comitato direttivo dell’Agenzia olimpica. Non sospettando di essere intercettati, parlano tra loro e con Paolo Comastri, numero uno italiano della società mista Ltf: chiacchiere tutte da verificare, da furbetti del tunnellino. Desiderio, per esempio, racconta al telefono che la società Stone è del ministro (vorrà dire Lunardi?) e che si è alleata con l’Alpina di Milano, una «scatola vuota» che sarebbe stata messa in campo da Gavio: «Ci ha fottuti, vi ha fottuto», dice Desiderio a Benedetto. Procopio, che nelle conversazioni telefoniche viene definito «il cassiere di Martinat», s’arrabbia nei confronti di Gavio, lo sospetta di brogli nelle gare e progetta di far arrivare contro di lui interpellanze in Parlamento. Poi lo va a trovare, si tranquillizza e il giorno seguente spiega la situazione a Benedetto. Infine riferisce a Desiderio «di aver appreso dai comuni amici della Metropolitana milanese che non è stato fatto un bel lavoro e che si

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aspettavano un aiuto più concreto». Prosegue il rapporto dei finanzieri: «Vincenzo (Procopio) aggiunge che “serve una botta” e si rende necessario “fare un intervento”. Gianni (Desiderio) gli dice di andare a parlare con Walter (Benedetto), dato che lui è il presidente della commissione, per verificare se è necessario intervenire presso Comastri, per poi passare la cosa a Ugo (Martinat)».

Quando Benedetto riferisce a Martinat che teme grane giudiziarie «per il cantiere di Modane» e lo informa che c’è di mezzo la Rocksoil della famiglia Lunardi, Martinat risponde: «Uh, cacchio!». E poi: «Vabbe’, pazienza, nella vita non si vince sempre...». Comastri e Benedetto brigano per far vincere a Procopio la gara d’appalto per la «discenderia» di Venaus (una delle gallerie d’accesso ai tunnel). Quando appare ben piazzata, invece, la società Geodata, i due sospendono la gara: «Geodata ha la maglia rossa, è vicina alla sinistra». La Guardia di finanza va allora nella sede di Ltf a sequestrare i documenti dell’appalto, ma i due li fanno sparire: «Li mandiamo su a Chambery». Comodo, lavorare alla frontiera.

Dalle intercettazioni emerge una certa arietta d’intese bipartisan per gli appalti ferroviari e stradali piemontesi, con Gavio ben introdotto anche negli affari che dipendono da Comune, Provincia e Regione, tutti di centrosinistra. Ma in questa storia d’appalti di rito sabaudo spunta anche l’ambasciatore Umberto Vattani, che ha contribuito a definire in sede internazionale l’architettura societaria per la gestione della Torino-Lione. E spuntano anche alcuni protagonisti della vecchia Tangentopoli. Quell’Ercole Incalza che fu travolto dallo scandalo di Lorenzo Necci (a lungo numero uno delle Ferrovie italiane), ma che fu poi subito riciclato nientemeno che come responsabile del gruppo Economia della commissione intergovernativa italo-francese che ha preparato l’iter per l’approvazione del supertunnel da parte dei rispettivi governi: oggi Incalza è consigliere del ministro Lunardi e membro del «gruppo Van Miert» in sede Ue. E quell’Emilio Maraini che insieme a Incalza fu il dirigente Fs più vicino a Necci, per anni numero uno della Italfer, la società incaricata della progettazione e della vigilanza sull’alta velocità.

Nel 1993 Maraini fu arrestato a Milano dal pool Mani pulite e negli interrogatori ammise le tangenti pagate come amministratore delegato di Ansaldo Trasporti per partecipare ai lavori delle metropolitane di Roma e di Milano. Poi, con un paio di rinvii a giudizio sul groppone, fu messo da Necci al vertice dell’Italfer, finché finì di nuovo in cella, nel 1998, per ordine dei magistrati di Perugia, in una delle tante inchieste sull’alta velocità. Forte di questo know-how, oggi Maraini è consigliere di Lunardi per gli affari internazionali. Martinat e Gavio sospendono ogni conflittualità e fanno fronte comune quando si tratta di pretendere soldi pubblici. Martinat: «Tremonti vuol tagliare le spese. Noi sosteniamo la tesi opposta, bisogna sfondare ulteriormente. Andiamo a Bruxelles e diciamo affanculo... Abbiamo bisogno di soldi da investire quest’anno, il prossimo e quello seguente, se vogliamo vincere le elezioni! Secondo Tremonti, questo ministero dovrebbe spendere il 10 per cento in meno in strade, ferrovie eccetera». Gavio: «Roba da matti!». Così si decidono le grandi infrastrutture e le sorti del Paese. Le teste calde della Valsusa sono avvisate: non fermeranno il Progresso.Gianni Barbacetto - da: http://www.diario.it

52 Lettera al compagno Fausto di Alessandra Pirelli

Caro compagno Fausto,sono una ragazza di 25 anni, di Firenze, che come tanti ragazzi della mia età, è delusa e arrabbiata per tutto quello che sta succedendo nel mondo, ma anche sognatrice e piena di speranza. Ero presente sia all'Isolotto per la campagna elettorale di Ornella De Zordo, sia a Scandicci alla festa di Rifondazione che ha preceduto le Primarie.Adesso mi trovo qua, di fronte al mio computer per sfogarmi e chiederle dei consigli.Le guerre, l'ambiente, i paesi del terzo mondo, il lavoro, i diritti calpestati ... dopo tanti avvenimenti storici che avrebbero dovuto insegnarci a non commettere gli stessi errori, eccoci qua, nel 2005, a dover affrontare cose più grandi di noi, che sembrano davvero insuperabili; è difficile riuscire ad essere ottimisti di fronte ad una situazione del genere; spesso mi trovo a discutere con i miei amici della situazione politica disastrosa del nostro paese e vorrei mettermi a piangere; ci sono persone che votano berlusconi perchè è il presidente del milan, persone che non arrivano alla fine del mese e si lamentano del proprio stipendio e che lo votano ugualmente,

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persone che inneggiano alla pace e che poi mettono la croce sul simbolo di forza italia o di alleanza nazionale; questo mi fa pensare a quanta ignoranza (nel vero senso della parola e non nel senso che quotidianamente intendiamo) ancora ci sia, alla paura delle persone a lottare per degli ideali in cui ormai non si crede più, alla rassegnazione (quante volte ho sentito frasi tipo "ma cosa ci possiamo fare"; "tanto o di qua o di là è la stessa cosa"): certo è difficile ormai credere in qualcosa con tutta la "tv spazzatura" che ogni giorno siamo costretti a vedere visto che il programma con più audience è "l'isola dei famosi" ... libertà di stampa e di espressione non esistono più e se qualcuno prova a far valere ancora questi diritti viene tagliato fuori ...Oggi mi è arrivato il testo della legge sulle elezioni politiche ... e mi sono convinta ancora di più che non possiamo continuare a stare lì buoni buoni, zitti e a prendere le cose così come vengono (di solito sono le pecore che si comportano così).Questi sono pochi e forse i minori mali che ormai hanno contagiato l'italia, il mondo in generale ... Io però voglio continuare a credere in un mondo migliore, continuare ad avere una speranza, lottare per gli ideali in cui credo; vorrei fare qualcosa in più, ma non so cosa ... forse è per questo che mi sto rivolgendo a lei, caro Fausto, perchè sono convinta che ancora ci siano persone che sanno ascoltare, aiutare e dare consigli e magari, quelli che spero lei mi darà, potranno essere utili sia per me stessa che per le persone a me care e vicine. Grazie per avermi ascoltata. Alessandra Pirelli (Firenze)

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