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! oggi si beve Settimanale Indipendente - Anno III numero 03 - sabato 22 gennaio 2011 DIECI ANNI DI INCURIA HANNO CREATO UNA COLLINA DI RIFIUTI IN VIA CANTARIELLO QUARTIERE S. PAOLO STRETTO TRA AUTO E CEMENTO

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Settimanale Indipendente - Anno III numero 04 - sabato 22 gennaio 2011

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Sabato 22 gennaio 2011 1!

oggi si beve

Settimanale Indipendente - Anno III numero 03 - sabato 22 gennaio 2011

DIECI ANNI DI INCURIA HANNO CREATOUNA COLLINA DI RIFIUTI IN VIA CANTARIELLO

QUARTIERE S. PAOLO STRETTO TRA AUTO E CEMENTO

Settimanale Indipendente - Anno III numero 032

Il 54 % dei lavoratori di Mirafiori ha votato sì all’accordo promosso da Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, per rilanciare la produzione nello stabilimento di Torino. Un successo di misura ma che fa il paio con quello registrato a Pomigliano qualche mese fa, in cui fu invece il 60 % degli operai a votare favorevolmente al nuovo accordo e quindi al contratto con la Newco Fiat, voluto dal manager italocanadese. Un risultato che ha diviso e non solo perché analizzando il voto dei soli operai, quelli più colpiti dagli effetti delle nuove condizioni di lavoro, si scopre che l’accordo avrebbe prevalso per soli nove voti. Ciò che è successo a Mirafiori rappresenta un buco nero per i sindacati ed allo stesso tempo un nuovo big bang per Fiat, per la linea Marchionne. Dopo neppure una settimana, infatti, l’Amministratore delegato di Fiat ha rilanciato, annunciando di voler allargare ora l’accordo “Newco” agli stabilimenti di Cassino e Melfi. “Non posso avere due sistemi diversi per la stessa azienda e lo stesso lavoro” ha detto Marchionne. Tuttavia, la formula è sempre la stessa: o passa l’accordo o si chiude. Ed ecco che anche in queste due fabbriche l’accettazione dell’accordo appare scontato, alla faccia del carico ideologico che pure la Fiom ha cercato di dare alla questione.Marchionne, che ricordiamo salvò la Fiat dal fallimento nel 2004, punta ad applicare alla Fiat le logiche del nuovo mercato dell’auto, della globalizzazione. Punta a fare in Italia ciò che gli è già riuscito negli Stati Uniti, dove ha ridotto il salario dei dipendenti Chrysler da 18 dollari l’ora a 12, quasi la metà. L’idea di Marchionne è quella secondo cui a Mirafiori deve esserci la stessa logica produttiva di quella vigente a Detroit, in Giappone o in Corea. Forte di un accordo che in America è passato senza troppi patemi d’animo. Senza che i sindacati si spaccassero com’è successo da noi e naturalmente, senza che subissero una sconfitta ideologica senza precedenti. Ma cos’hanno gli Stati Uniti di diverso da noi? Possibile che nel paese che in qualche occasione ha mostrato al mondo fulgidi esempi di libertà si siano calati le braghe senza batter

ciglio più di tanto?Son due le grandi differenze tra noi è loro. Primo, lì la rappresentanza sindacale non è divisa in sigle e siglette. Ma scusate, se gli operai Fiat fanno tutti lo stesso lavoro nella stessa fabbrica; qualcuno mi dice perché un iscritto Cgil non debba pensarla come uno della Fiom o viceversa? Negli Stati Uniti, nel caso di Chrysler, l’Uaw (United auto workers) ha condotto la trattativa con Fiat facendo capire all’azienda innanzitutto che d’accordo la crisi, la globalizzazione ma la riduzione dei diritti sindacali non può essere per sempre. In Italia, è stato questo uno dei limiti mostrati dal doppio fronte sindacale che si è venuto a creare sul caso Fiat. Ne il fronte del sì (Cisl e Uil) ma soprattutto il fronte del no (Cgil e Fiom) hanno fatto intendere a Marchionne che vengano pure la mensa a fine turno, le pause ridotte, il lavoro di sabato ma la negazione del diritto di sciopero, le malattie non retribuite, il diritto alle ferie non possono essere legate alla logica della globalizzazione. Possono essere congelate, rallentate, per la crisi ma a tempo determinato.Col caso Fiat il nostro sindacato ha mostrato che è decrepito, superato dalle nuove logiche del mercato. Oggi è assurdo pensare che il sindacato possa erigere steccati per difendere il suo iscritto dai venti che vengono da fuori. Come la Fiom che, nel corso della trattativa, non ha saputo offrire al diktat di Marchionne una alternativa valida. Per i sindacalisti italiani la preoccupazione più

grande è la perdita delle tessere, da cui deriva tra l’altro l’introito economico delle varie sigle. In america invece, tanto per tornare al caso Chrysler, il sindacato è egli stesso sul mercato. L’Uaw a Detroit controlla il 55 % delle azioni dell’azienda attraverso il Veba (Volunteer employee beneficiary association). Ai sindacati l’idea di Marchionne di estendere la Newco a Cassino e Melfi offre una seconda possibilità, quella di trasformarsi in un sindacato moderno. Proponendo una modifica all’accordo nel senso della temporaneità dei limiti sindacali, nel senso della partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali. Lo stesso manger italo-canadese, ha aperto alla possibilità di distribuire gli utili della produzione anche agli operai. Bene dunque, al sindacato il compito di chiederli agli operai il dovere di farli. L’ultima preoccupazione, forse la più grande, è lo spirito di emulazione dell’idea Marchionne che ora rischia di contagiare tutte le medie imprese italiane, a partire proprio da quelle dell’indotto Fiat, stringendosi come un cappio alla gola degli operai. L’azienda torinese è la più grande industria italiana che fa anche da esempio per tutte le altre. La riduzione delle libertà sindacali incassata da Fiat rischia ora di “autorizzare” molti altri imprenditori a spremere i loro lavoratori perché “tanto lo fa Fiat”, “se non accettate chiudo”, proprio come il diktat di Marchionne. Con una differenza però; per questi operai non ci saranno referendum ne vetrine sui giornali. Questi lavoratori rischieranno di perdere il lavoro senza potersi difendere adeguatamente. Come nel caso della FMA di Pratola Serra (Avellino) fabbrica di motori automobilistici per Fiat ed altre case che impiega centinaia di lavoratori, la cui possibile chiusura sta passando sotto silenzio. La Newco di Fiat ha aperto l’epoca di una nuova industrializzazione italiana, figlia della globalizzazione, che imporrà sacrifici, in un mondo complessivamente più povero, meno rassicurante in cui tutti dovremo stringere la cintura. Una situazione di cui hanno colpa anche i sindacati chiamati a rinnovarsi o farsi da parte.

di Paolo Borzillo

EDITORIALE

DIECI, CENTO, MILLE… MIRAFIORI

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Settimanale Indipendente - Anno III numero 034

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Mi ricordo Montagne verdidi Luisa Marro

Cari concittadini, le questioni ambientali sono prepotentemente entrate nella vita di noi campani in seguito all’impatto mediatico avuto dalle recenti crisi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani che hanno interessato, nell’ultimo decennio, specialmente la provincia di Napoli esponendo il capoluogo ad una gogna su scala mondiale con gravissimi danni alle attività turistiche. La classe politica e amministrativa della nostra regione è stata accusata di incapacità o peggio di connivenze criminose con aziende che miravano più ad accaparrarsi i lauti compensi pubblici che a provvedere ad uno smaltimento secondo legge dei rifiuti raccolti.Non si è stati capaci di mettere in piedi un ciclo industriale serio di trattamento dei rifiuti sia urbani che industriali e speciali. Il massimo che le menti bacate degli addetti alla gestione delle attività di smaltimento dei rifiuti sono stati capaci di partorire è stato il loro sistematico interramento in cave gigantesche, spesso illegali, che hanno avvelenato irrimediabilmente la vita di noi campani costretti oggi a far i conti con tassi di malattie tumorali ben aldilà della media nazionale. La raccolta differenziata è rimasta un’utopia:

trova molte difficoltà a decollare perché va ad impattare negativamente sui guadagni di coloro che gestiscono cave e le relative attività di conferimento e ancora peggio su una concezione di smaltimento basata su grossi inceneritori per la cui costruzione e gestione entrano in circolo enormi interessi economici.Un sottobosco di illegalità diffusa alimenta un ciclo di smaltimento illegale di rifiuti industriali portato avanti in spregio alla sacralità della vita e nell’indifferenza, e spesso connivenza, delle istituzioni, sempre pronte a scandalizzarsi per questioni legate all’eutanasia o alla interruzione legale delle gravidanze ma criminalmente assenti, per incapacità o interesse, nel combattere lo scempio dell’avvelenamento dell’ambiente a vantaggio dei profitti di ”imprenditori” (forse sarebbe meglio definirli “criminali”) disonesti.Per farci un’idea della situazione quasi surreale nella quale viviamo e per capire quanto sia difficile uscirne, se non ci destiamo una volta per tutte dalla nostra apatia, basta riferirsi alle vicende legate alla collina verde in località Cantariello che fa bella mostra di sè oramai da più di un decennio.Ma come una collina che ha dieci anni di vita? Ma se tutti a scuola abbiamo imparato che la morfologia dei territori si modella su tempi di milioni di anni! Come è possibile un tale fenomeno geologico?Il miracolo sta tutto nella capacità di produrre rifiuti e del nostro modo di vivere; un modo che in ottemperanza alla corsa verso il superfluo divora le risorse del pianeta producendo scorie che non troviamo di meglio da fare che gettarle nell’ambiente indiscriminatamente.La collinetta verde da 17.000 m³ di contrada

Cantariello, signori cari, è una collina di “monnezza”, 11.000 tonnellate e quindi non un fenomeno repentino di trasformazioni geologiche, che l’assurdità della inadeguatezza e dell’avidità delle persone preposte a decidere e ad agire hanno dato il tempo di coprirsi di erbe e arbusti celando agli occhi dei passanti la sua vera e velenosa natura.Il suo atto di nascita risale ad un’Ordinanza Sindacale n°2759 del lontano 26/01/2001 con la quale veniva ordinato per far fronte all’emergenza rifiuti di quei giorni: “provvisoriamente lo stoccaggio per il periodo emergenziale, e per 30 giorni in via cautelativa, dei Rifiuti Solidi Urbani raccolti sul territorio comunale nell’area sita in via S. Salvatore, località Cantariello, nel comune di Casoria (NA)”; area questa, si badi, di proprietà della ditta E.P.M. alla quale si è pagato un affitto ( con le imposte che noi versiamo).Lo stoccaggio doveva essere breve e al solo scopo di togliere dai marciapiedi di Casoria i cumuli di immondizia che stavano accumulandosi dovuti al blocco dei conferimenti in discariche.Ma come spesso accade nelle questioni amministrative degli enti pubblici meridionali

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ATTUALITA’

Il miracolo geologico di via CantarielloMi ricordo Montagne verdia quell’accumulo “provvisorio” gli abbiamo dato il tempo di coprirsi di verde e trasformarsi in una quasi amena collinetta dall’innocua apparenza per chi, ignaro, non ne conosce la cronistoria e i veleni che cela nella sua pancia.Nella sua vita decennale tale collinetta si è anche arricchita di rifiuti industriali e speciali; i proprietari del sito hanno furbescamente, nel periodo dell’emergenza, approfittato dell’occasione facendo conferire nel sito, a fronte di loro lauti compensi ma convenienti per alcune aziende, rifiuti industriali particolarmente pericolosi per la nostra salute se non smaltiti nel rispetto di tutte le regole e le norme imposte dalla legge.E cosi i successivi controlli che hanno interessato il sito hanno portato a constatare che nel cumulo di rifiuti urbani stoccati si celavano anche rifiuti che con quelli prodotti nelle nostre case hanno poco a che fare: pneumatici fuori uso; rifiuti ingombranti; parti di autoveicoli; imballaggi metallici vuoti, utilizzati per vernici e olii; scarti derivanti dalle operazioni di recupero del rame; scarti di apparecchiature elettriche ed elettroniche; apparecchiature fuori uso; scarti tessili; altri

rifiuti. Così tra sentenze di sequestro, di intimidazioni a separare e rimuovere i rifiuti speciali a proprie spese alla vecchia proprietà del sito, ad immobilismo, ad ulteriori “crisi dei rifiuti” che ha patito e sta tuttora patendo la nostra regione, la collina velenosa di località Cantariello si erge ancora altera sul nostro territorio per ammonirci continuamente della nostra stupidità di cittadini, che permettiamo che sulla nostra pelle vengano giocate “partite molto sporche” da parte di lestofanti che si aggirano spesso in doppiopetto e con aria di “padreterni” convinti di un’impunità “garantita” che permette loro sempre di non dar conto delle proprie azioni criminose. Nel frattempo il percolato che lentamente

penetra nel terreno circostante sta avvelenando le falde acquifere e la vita di tutti noi. Le conseguenze sono già dolorose; il conto lo stiamo pagando con morti di bambini, malattie di vario genere ; innocenti patiscono malattie gravissime con l’impossibilità di ottenere giustizia e conforto per i dolori e i torti subiti.Bisogna disinnescare questa bomba ecologica presente sul nostro territorio. Abbiamo per tale problema il vantaggio della conoscenza della sua esistenza, e quindi possiamo immediatamente indirizzare lo sforzo di tutti, cittadini e Amministratori, verso una sua definitiva soluzione. Di tanti altri problemi simili che attanagliano il nostro territorio purtroppo, spesso, ne siamo all’oscuro. Ma perlomeno cominciamo a risolvere ciò che è possibile!Vorrei tanto che la collina “Cantariello” diventasse presto uno sbiadito ricordo della nostra mente e non un simulacro acquisito, come sta avvenendo, in omaggio alla nostra incapacità di mostrarci degli esseri intelligenti e capaci di cooperare in direzione dello sviluppo e la salvaguardia della salute di noi tutti.

Settimanale Indipendente - Anno III numero 036

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Questa amministrazione ha perso la giusta rotta

Le promesse del marinaiodi Luisa Marro

Il degrado del quartiere Castagna è sotto gli occhi di tutti ed i cittadini di questo quartiere sono molto determinati a far sentire la loro voce. E’ per questo che si stanno raccogliendo tante firme per la petizione qui riportata. Si raccolgono firme perché i cittadini sono stanchi di udire promesse mai mantenute: in primis la recinzione del terreno adiacente alla Chiesa San Giustino de Jacobis. Più volte il Sindaco ha personalmente promesso di aprire la strada di comunicazione tra Via Calvanese e Via Petrarca, ma nulla è stato fatto. Nella riunione di comitato del mese di giugno 2010 l’assessore all’ambiente E.Valiante, con una stretta di mano con la sottoscritta, dinnanzi ai cittadini presenti, promise che assolutamente entro dicembre 2010 avrebbe aperto la piccola villa-spazio-verde di Via Cimarosa. Ovviamente,nulla è stato fatto.Nel maggio 2008 si tenne una riunione tra il Sindaco, alcuni assessori e dirigenti, alcuni rappresentanti del Comitato Castagna e la sottoscritta, allora presidente di CITTADINANZATTIVA. Si discusse della famosa curva e del marciapiede di via Calvanese immediatamente nei pressi della Polizia Urbana. Il Sindaco affermò di essere in procinto di risolvere il problema. Come? Siamo ancora in attesa.L’elenco delle promesse fatte è molto lungo e ciò che ne resta è il profondo disgusto dei cittadini di fronte alle tante bugie che scivolano oramai su un terreno fatto di fango e amoralità.Se anche tu hai a cuore la salute dei tuoi cari e l’ambiente in cui vivi, porta la pagina del giornale firmata presso la parrocchia S. Giustino de Jacobis (in via Calvanese) o presso la cartoleria SNOOPY (in via Caruso) e saprai così di aver contribuito anche tu alla salvaguardia del nostro territorio.

AL SINDACO ALL’ASSESSORE ALL’AMBIENTEALL’ASSESSORE LL.PPAL DIRIGENTE SETTORE AMBIENTEAL DIRIGENTE SETTORE LL.PP

Oggetto: Raccolta firmeDopo un’attenta valutazione della nostra realtà ambientale e dei rischi ad essa connessi invitiamo le autorità preposte a governare la città di Casoria a cooperare in maniera decisa e risolutiva con la cittadinanza tutta affinchè venga salvaguardato e tutelato il bene comune.Chiediamo pertanto che:• si accertino le condizioni ambientalidelle aree dismesse del quartiere Castagna, (vedi Tubi Bonne, Torex, Area ex Deposito Carburante dell’ Aeronautica), mediante società certificate che ne attestino lo stato e ad intervenire con interventi di bonifica là dove necessario;

• ci siaun ripensamentosulla localizzazionee/o realeutilizzodellacentrale delle biomasse ad Arpino;

• sianoripulite,conrelativadisinfestazione,tutteleareeabbandonatesia quelle di proprietà del comune che quelle non di proprietà, intimando con la dovuta sollecitudine i relativi proprietari;

• si rendano operative le “promesse” fatte ad ottobre in sede diincontro con il sindaco, gli assessori ed il direttivo del comitato di quartiere provvedendo quindi a recintare l’area adiacente la chiesa di S. Giustino, individuata in Catasto Terreni del Comune di Casoria al foglio B, particelle 747 e 748, rispettivamente di mq 1.600,00 e 470,00, e quella di accesso alla TOREX annoverando tali spese nel preventivo di bilancio 2011;

• siano sottoposti a sanzioni gli ambulanti che al termine delmercatino rionale del venerdi contribuiscono a sporcare e a

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degradare ulteriormente la via principale del nostro quartiere;

• siintervengaconledovutesanzionineiconfrontidi chi scarica abusivamente, di chi conferisce in maniera inadeguata e senza rispettare il calendario (tempi e giorni) per la posa dei rifiuti.

Sempre nell’interesse e nella salvaguardia del bene comune chiediamo inoltre che:

• sidiaunasoluzionedefinitivaallafamosacurvadi via Castagna;

• si dia finalmente inizio alla realizzazionedell’arteria, promessa da tempo, che collega via Mauro Calvanese con via Petrarca;

• si dia continuità ad iniziative sporadiche qualila vigilanza lungo le strade del quartiere e al diserbo dei marciapiedi;

• si inseriscano nel bilancio prossimo vocidi spesa come rifacimento dei marciapiedi lungo via Mauro Calvanese e installazione di videosorveglianza nel quartiere

Pertanto si invitano le SS.LL., per le rispettive competenze, ad adottare tutti i provvedimenti per la eliminazione degli inconvenienti precedentemente elencati.Si istituisca una commissione del comune di Casoria che si interfacci con il direttivo del Comitato di Quartiere e con i rappresentanti della Parrocchia S. Giustino de Jacobis per lo stato di avanzamento delle attività secondo un piano concordato.

Casoria, 14 gennaio 2011

ATTUALITA’

Cognome Nome Firma

Settimanale Indipendente - Anno III numero 038

VIAGGIO TRA I QUARTIERI

QUARTIERE SAN PAOLOQuesta volta ci soffermeremo sul quartiere San Paolo. A partire dagli anni 50, il centro della città di Casoria si è spostato dal vecchio nucleo storico riconducibile alle vie San Benedetto, Padre Ludovico, Santa Croce, San Mauro e piazza Cirillo, alla zona delimitata dalle vie Principe di Piemonte, Alessandro Manzoni ed Achille del Giudice, o come meglio conosciuto “quartiere San Paolo”. A differenza degli altri quartieri fin’ora trattati, il quartiere San Paolo è situato in un tessuto densamente urbanizzato e centrale, per cui gli abitanti non riscontrano il problema dello spostamento e la necessità dei mezzi pubblici. Si tratta di una zona molto centrale ed attraversata dalla strada Statale 87, che nel nostro territorio è denominata via Principe di Piemonte; per questo motivo i cittadini non automuniti possono comunque raggiungere ed usufruire dei vari servizi commerciali facilmente raggiungibili.Casoria, che oggi è uno dei centri abitati più popolosi della Campania, 81.888 abitanti al censimento del 2001, ha avuto la sua maggiore espansione demografica con l’arrivo delle industrie. Gli insediamenti industriali, hanno contribuito a modificare sensibilmente la realtà economico-sociale della comunità.Sulla base di questa notevole industrializzazione, e della relativa richiesta di abitazioni, verso la fine degli anni 60 furono rilasciate numerose concessioni edilizie che hanno di fatto determinato la realizzazione di numerosi edifici nel quartiere “San Paolo” di altezza varia di 6, 7 e 8 piani, tutti attaccati gli uni con gli altri. Le conseguenze sono: traffico veicolare intenso e disordinato, distanze minime tra gli edifici, marciapiedi risicati, parcheggi inesistenti.Nel gennaio 2001 è stata prodotta dalla società Consorzio Arianna,

incaricata per il monitoraggio dei flussi veicolari per la città di Casoria, la relazione di sintesi che osserva come il reticolo della viabilità locale si sia sviluppato attraverso la realizzazione di ulteriori interventi di edilizia abitativa senza alcuna possibilità di adeguamento della rete

viaria alle crescenti esigenze del traffico locale.Nella suddetta relazione le principali problematiche riscontrate sono così riportate:• insufficienza della rete viaria urbana completamente“avvolta” da un tessuto urbano sviluppatosi in maniera caotica e disordinata;• insufficienzadell’offertadisosta.In questa zona, offre i propri servizi la struttura pubblica dell’ASL NA3, per cui l’affluenza della cittadinanza utenza determina un aggravamento della già difficile e precaria circolazione veicolare.In adiacenza a questo edificio, in via Pastore, c’è l’unico punto di aggregazione rappresentato dalla chiesa San Paolo, la cui nuova struttura, sicuramente più ricettiva dei vecchi locali posizionati al piano terra di un edificio di piazza San Paolo, è al servizio di una popolazione accresciuta anche da quanti vivono nel confinante

LA DENSITÀ ABITATIVA DA SUD DEL MONDOdi Rosaria Russo

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ATTUALITA’

Nel quartiere S. Paolo possono capitare anche esperienze del genere. Diversi minuti passati bloccati in auto a causa delle auto in sosta selvaggia. Qui siamo a via Tasso, il camion che si vede nella foto ha appena scaricato in un vicino supermercato, operazione svolta tutta con il mezzo al centro della carreggiata, poi nel ripartire non riesce ad effettuare la svolta perché un’auto parcheggiata alla sua destra lo impedisce.Risultato, solo grazie agli operai del supermercato che hanno letteralmente spostato di peso l’auto la traversa si è liberata, consentendo alle diverse auto bloccate, tra cui quella del nostro cronista, di proseguire la loro normale marcia.

LA DENSITÀ ABITATIVA DA SUD DEL MONDO

F O T O N O T I Z I A

territorio di Casavatore.Il 3° Circolo Didattico Giosuè Carducci (scuola elementare e materna) di via suor Maria Cristina Brando, l’Istituto Polispecialistico Gandhi, sebbene utili perché inseriti nel centro cittadino, negli orari di entrata ed uscita, purtroppo, contribuiscono notevolmente al peggioramento delle condizioni di vivibilità. Per ridurre questi disagi, si potrebbe pensare seriamente a rivedere il piano urbano di traffico dell’intera zona e ad aprire l’ingresso su via Giolitti anche da via Ludovico Ariosto, attualmente interdetto al passaggio veicolare con paletti di ferro.

Settimanale Indipendente - Anno III numero 0310

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LE BUGIE DEL SINDACO HANNO LE GAMBE CORTE

L’API ORGANIZZA

Lunedì 31 gennaio 2011, alle ore 17:30Presso la SMS “PADRE LUDOVICO”

UN’INCONTRO CON I CITTADINI SUL TEMA

OPERAZIONE VERITA’

I CITTADINI SONO INVITATI A PARTECIPARE

Settimanale Indipendente - Anno III numero 0312

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Settimanale Indipendente - Anno III numero 0314

AMBIENTE

Il giorno 18 gennaio scorso, presso l’Hotel Ramada di Napoli, si è tenuto il convegno Arpac: quale futuro? in cui sono state evidenziate varie problematiche concernenti l’Agenzia.In modo particolare si è posto l’accento sulla precarietà lavorativa di centinaia di dipendenti che ovviamente non solo dà il senso della crisi economica in atto, ma toglie anche autorevolezza e credibilità all’Agenzia che mai come oggi dovrebbe avere un ruolo preponderante nello scenario della difesa ambientale. Presente al convegno anche il Direttore Generale ARPA Toscana, Sonia Cantoni, la quale ha sottolineato quanto sia necessaria la cooperazione tra settore sanitario e settore ambientale e di come negli ultimi anni si stia prestando attenzione alle patologie derivanti da fattori ambientali. Ed è per questo motivo che

maggiori fondi dovrebbero essere investiti proprio nel settore della ricerca, cercando di assumere a tempo indeterminato ricercatori ARPA che invece proprio per la loro precarietà, spesso non riescono a concludere un lavoro iniziato. Antonio Episcopo, neo-direttore Generale ARPA Campania nominato direttamente da Caldoro, ha portato il suo saluto

ma non si è spinto in commenti sulle criticità dell’Agenzia; ha promesso di lavorare e collaborare con tutti i dipendenti muovendosi solo all’interno dei quadri normativi. Particolarmente interessate è stato l’intervento del Magistrato Donato Ceglie il quale ha esposto i concetti di eco-mafia ed eco-crimine , diffusissimi nel territorio della Campania che per questo dato negativo detiene il primato mondiale. Ceglie, inoltre, ha parlato di emergenza ambientale: il termine emergenza è connesso con un panorama normativo non adeguato. Ad esempio, sono molto lacunosi gli investimenti fatti nei controlli sui territori. Tutti i relatori presenti al convegno hanno sottolineato che il rapporto tra Ente Comunale e Agenzia Arpa è ancora troppo carente quando invece dovrebbe essere più concreto, più efficace insomma più attivo.

L’ARPAC fornisce alla Regione le conoscenze, i dati, le informazioni e il supporto tecnico-scientifico necessario ai fini della elaborazione degli indirizzi programmatici regionali in materia di prevenzione e tutela ambientale, nonché della Relazione annuale sullo Stato dell’Ambiente in Campania.Per la definizione delle attività tecnico-scientifiche svolte a favore dei Comuni, in forma singola o associata, delle Province, delle Città metropolitane, delle Comunità montane, degli enti parco regionali, del Servizio sanitario regionale, connesse all’esercizio delle funzioni pubbliche nell’interesse della collettività e relative a :a) il controllo e il monitoraggio ambientale;b) il supporto tecnico-scientifico;c) l’elaborazione e la presentazione dei dati ambientali;d) l’informazione, la comunicazione, l’educazione ambientale;nonché per la individuazione dei livelli qualitativi e quantitativi, dei tempi e dei costi delle prestazioni erogate dall’ARPAC, la Regione dovrebbe promuovere la definizione di un apposito accordo di programma, con i suddetti soggetti. Al fine della predisposizione del Piano triennale e annuale delle attività dell’ARPAC, i soggetti di cui sopra, dovrebbero provvedere a trasmettere, entro settembre di ogni anno, il documento di previsione del fabbisogno di prestazioni dell’Agenzia, anche in relazione alle partecipazioni a Commissioni, gruppi di lavoro, tavoli tecnici, istruttorie, Conferenze di Servizio. L’ARPAC dovrebbe fornire prestazioni, consulenze, pareri, elaborati progettuali e di intervento ai soggetti di cui sopra, per l’esercizio delle attività di competenza,

nei modi e nelle forme concordati fra le parti interessate, nell’accordo di programma, nelle convenzioni e nei protocolli operativi.I soggetti di cui sopra possono stipulare ulteriori convenzioni con l’ARPAC per prestazioni aggiuntive, inerenti le proprie funzioni istituzionali, anche circoscritte per ambiti territoriali, funzionali e temporali.Le convenzioni regolano, altresì, i rapporti finanziari e gli obblighi conseguenti.L’assenza di accordi, convenzioni e protocolli attuativi vincola l’ARPAC ad attenersi prioritariamente ed esclusivamente al Piano triennale e annuale delle attività.Tra gli organi dell’ARPAC è previsto il Comitato regionale di indirizzo (Co.R.I.), istituito al fine di garantire a livello regionale lo svolgimento e lo sviluppo delle azioni di prevenzione e tutela ambientale.Il Co.R.I. è l’organo di indirizzo, programmazione e verifica dei risultati dell’attività dell’ARPAC. Tra i componenti del Co.R.I. sono previsti tre Sindaci, in rappresentanza dei comuni, designati dall’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia (A.N.C.I.). I Comuni dovrebbero, altresì, essere rappresentati nei Comitati provinciali istituiti dalle Province per l’ottimale realizzazione delle prestazioni, delle attività e delle condizioni stabilite negli accordi di programma, nelle convenzioni e nei protocolli operativi con gli Enti territoriali, ed al fine di garantire l’integrazione e il necessario coordinamento delle attività delle strutture provinciali dell’ARPAC, con le attività delle competenti strutture degli Enti stessi, nonché dei Dipartimenti di prevenzione del Servizio sanitario regionale.

ARPAC: QUALE FUTURO

Come potrebbero essere regolati i rapporticon autonomie locali, enti e istituzioni

di Luisa Marro

di Domenico Fedele

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APERTIDOMENICAE FESTIVI

Settimanale Indipendente - Anno III numero 0316

Casoria: chi ha Santi va in paradiso, ma capita anche di finire all’inferno

Direttò, ti ricordi cosa scrissi alla fine dell’articolo sul libro di fantascienza del Sindaco? «Sono sempre più convinto che a questa città, quest’amministrazione sta facendo un grande favore, gli sta dando una lezione importante, i casoriani stanno imparando che questo è il «peggio». Gesù, Gesù, Gesù come ho colto nel segno tanto è vero che questa settimana voglio dare tre numeri a caso sulla ruota di Napoli ai miei concittadini 82- 58- 23, ovviamente ti starai chiedendo perché, io non ti rispondo subito vorrei introdurre l’argomento che tratterò iniziando da una storia tutta caprese la storia dei muri a “dispetto” che sconvolse l’architettura di Capri. Direttò devi sapere che nell’isola azzurra viveva un certo “mastro Arcangelo” che costruiva case e muri a “dispetto”, poiché il grande Edwin Cerio solo per spiegare cosa combinò il nostro “mastro Arcangelo” scrisse un poderoso volume io mi limito a spiegarlo brevemente. Mastro Arcangelo veniva chiamato dopo un litigio tra vicini da uno dei contendenti per costruire un “muro a dispetto” vale a dire, un muro che togliesse all’altro la bellissima visuale del paesaggio, ma il mastro caprese si superò costruendo per la variegata, multietnica colonia straniera “case” e “ville” a “dispetto; bastava minacciare nell’ottocento il proprio vicino semplicemente dicendo” mo chiammo a mast’Arcangelo per ridurlo a miti consigli. Ora devi sapere che nella nostra “sfortunata” città si costruiscono invece che muri «raccapriccianti “marciapiedi a dispetto”», parlo anche in veste di portavoce di un folto gruppo di residenti di via San Pietro, strada dove io da trentadue anni ho la mia attività e dove lavoro quasi dieci ore al giorno, che equivale a “viverci”. La strada in questione fu rifatta molte amministrazioni fa (non c’era bisogno neanche di fartelo notare visto che negli ultimi tempi qui le strade sprofondano e si sgrarrupano), ci fu consegnata chiavi in mano con fognature, condotte dell’acqua e del gas ex novo, con i marciapiedi disegnati da deliziosi cubetti di porfido bianchi e neri (purtroppo oggi ricoperti da quintali di escrementi di cani non raccolti dai padroni a cui, con un cartello ben esposto fuori dalla mia attività auguro ogni sorta di disgrazia fisica e finanziaria) e con tutte le barriere architettoniche

abbattute, insomma un gioiellino ancora oggi, fino a quella strana mattina di lunedì 10 gennaio 2011 in cui ci ritroviamo un piccolo “tumore” di marciapiede, che invade la carreggiata di marcia. Direttò lo sai bene quanto tengo a questa città, quella mattina pensai che per comodità ed in questo caso per uscire ed entrare da un garage si era costruita una “barriera architettonica” ad personam. In perfetta buona fede e pensando ad un opera abusiva ho chiamato i Vigili Urbani svariate volte perché intervenissero, prima di tutto perché se non prendo una “cantonata”, per legge non si può costruire niente su di una corsia o carreggiata di marcia e questo lo dice il codice della strada (Capo COSTRUZIONE E TUTELA DELLE STRADE ED AREE PUBBLICHE Aggiornato alle

modifiche introdotte con la legge 120 del 29 Luglio 2010) e non io, secondo perché avendo abbattuto con il rifacimento della strada qualunque “barriera” e/o “pericolo” per i passanti e non voglio impietosire nessuno scrivendo di anziani donne con carrozzini, bambini che possono cadere o inciampare, inoltre chiunque abbia un poco di buon senso vede da se in quale pericolo si può incorrere lasciando quel “tumore” di marciapiede lì dov’è, anzi le persone di buon senso non l’avrebbero fatto mettere in opera quel “tumore”. Un altro motivo è una vecchia normativa “vigente” di un passato assessore e qui faccio il nome perché se incorro in uno o più errori mi venga in aiuto, ma conoscendone la puntigliosa arguzia certamente si prodigherà per fare abolire il “tumore” di via San Pietro a colpi di carta bollata, l’ex assessore in questione se ricordo bene è il signor Celeste Manfredi a cui diamo

diritto di replica quando vuole. La sua lungimirante intelligenza all’epoca del suo assessorato, (quella di chi sa il fatto suo e le normative), per mettere fine ai piccoli e grandi scempi fuori dai condomini, negozi, garage ecc.. vietò se ricordo bene ma cito a grandi linee, finché non verrò regolarmente in possesso delle fotocopie della delibera (ma prevedo ostracismo ad oltranza) dicevo egli faceva divieto di occupare con qualsiasi costruzione, paletti di ferro, fioriere, ecc… il suolo pubblico senza eccezione alcuna, tanto è vero che molti condomini compreso il mio, si sono visti rifiutare più d’una volta il permesso di mettere paletti di ferro (per la delibera in questione? O solo per mancanza di “Santi” in paradiso?) per impedire il parcheggio alle auto proprio fuori

dal portone di casa, a volte per uscire devi come minimo avere lavorato da contorsionista al Circo Togni. Direttò figurati la costruzione su di una carreggiata ad un senso di marcia di un “tumore” di marciapiede “appezzottato” in cubetti di porfido e listarelle di basoli. La mia meraviglia aumentò quando la mattina del 11 gennaio vedo che il “tumore” è stato completato e visto che nella strada abita un dirigente del comune oggi ingegnere, che conosco fin da bambino e con me ha un infinita pazienza, mi “acquatto” nel puro stile James Bond sotto il suo palazzo per

chiedere spiegazione di quello “scempio”; nel frattempo dalla macchina del comune in sua attesa, scende un altro dirigente, che conosco da vecchia data, cogliendo a volo la situazione a me favorevole (Gesù, Gesù… ho due dirigenti in una sola volta e nello stesso posto) gli spiego tutto e lo invito sul luogo del “delitto”; gli parlo anche della delibera e qui devo riportare le sue testuali parole in risposta alla mia esposizione dei fatti: «non c’è bisogno della delibera quello che è stato fatto qui, è contrario ad ogni legge del codice della strada». Prende immediatamente il cellulare per avvertire l’ufficio competente, ma purtroppo non c’era campo e ci lasciamo con la promessa di un suo interessamento alla vicenda (anzi carissimo dirigente “sceso dalla macchina” sto ancora aspettando una tua risposta e/o interessamento alla questione, spero tu abbia in rispetto della nostra amicizia voglia invitarmi per delucidazioni davanti ad un buon caffè).

IL TUMORE DI VIA SAN PIETROdi Zinnanute Scanoriu • alunni del [email protected]

Sabato 22 gennaio 2011 17

Inutile dire che fino a mezzogiorno nessuno si faceva vivo, allora telefono ai vigili e in risposta ricevo un laconico «siamo a conoscenza del “tumore” e che il sopraddetto era stato autorizzato con regolari permessi». Direttò hai sentito bene, ma vedi a loro tutti è sfuggita una piccola questione sia nel “merito” che nel “metodo”, di permessi le Istituzioni ne possono rilasciare a milioni, anzi a miliardi, ma i permessi vanno “rilasciati” nel pieno rispetto delle “norme vigenti”, è ovvio che ho subito scritto una regolare richiesta di volere visionare come consente la legge sulla trasparenza l’incartamento. Sono curioso di conoscere quale “motivazione” è stata addotta per ricevere il rilascio del permesso, perché la “motivazione”, deve essere grave, ma talmente grave da “giustificare” il fatto di avere permesso la messa in opera del “tumore” di cui sopra. Infine e non lo nego, perché Direttò mi conosci troppo bene e non potrei mentirti, confesso che quando ho parlato con molti residenti, qualcuno di troppo mi ha sussurrato – consigliato con una fastidiosa risatina in falsetto di lasciare perdere, perché chi ha “Santi” va in paradiso. Ora se c’è una cosa che mi fa “incazzare” è proprio quella stereotipata, napoletanissima frase di rassegnazione (e conoscendoti so che non mi negherai aiuto) che in me accende:

1) Il desiderio di sopprimere immediatamente l’autore di detta frase (ma erano troppi). 2) Il desiderio se davvero c’è uno o più “Santi” alle spalle del detto marciapiede “tumore” di chiedergli se davvero “egli/essi” si credono/crede: più furbo, scaltro o migliore di tutti noi cittadini.3) E se davvero malauguratamente questi “Santi” esistono non solo nella fantasia di quelle persone, allora Direttò quello, che gli si prospetta, è una dura lotta perché dovranno doverosamente dimostrare a tutti i cittadini, che “loro” hanno “agito” in perfetta linearità con la normative vigenti, perché io non ho intenzione di “mollare” la faccenda.Adesso protocollata la mia piccola richiesta di chiarimenti so di dover attendere insieme

ai residenti a te ed ai lettori del giornale, una settimana per la relativa risposta? Il countown è iniziato. Nell’attesa ho previsto di fare alcune visite guidate al detto “tumore” stradale e sai perché?Perché i “Santi” nella totale, abissale, universale, planetaria “non conoscenza” che «ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria» teorizzo che questa sarà la “causa prima” per cui “avendo” creato un “precedente” in materia, condomini, negozi, garage, palazzi singoli, villette a schiera o semplici abitazioni ai piani

bassi del centro storico, potranno chiedere: « paletti di ferro, fioriere, piccole costruzioni in muratura ecc..» sullo stile del “tumore” di via San Pietro, ad personam e non gli potrà essere più negata l’autorizzazione, perché il cittadino farà sicuramente ricorso citando a sua difesa proprio quella «piccola, ingegnosa, orripilante escrescenza “tumorale” in via San Pietro poco distante dal civico 10.Allora venite, prego onorateci con una visita, non dimenticate di portare la macchina fotografica come ho fatto io, in modo che non avendo “Santi” in paradiso avrete la foto di quell’orribile “tumore” stradale d’allegare come prova a carico delle vostre più disparate, creative, folli, geniali richieste d’autorizzazione. In bocca al lupo.

CULTURA

Settimanale Indipendente - Anno III numero 0318

PODISTICA CASORIA, LO SPORT AL SERVIZIO DELLA CITTA’SCUOLA

QUANDO PASSIONE E VOLONTARIATO SI CONIUGANO PER IL BENE COMUNEdi Emanuele Tanzilli

Parlare di malgoverno, di spazzatura, di strade dissestate, di denaro sperperato in luminarie ed opuscoli autocelebrativi, di crisi istituzionali e malessere generale è sempre cosa buona e giusta. Porre l’accento sulle questioni che più ci stanno a cuore, e che necessiterebbero di interventi decisi e risolutivi, è un modo legittimo e sacrosanto per acquisire consapevolezza ed ipotizzare soluzioni percorribili, comunemente, per migliorare il nostro ambiente e di conseguenza le nostre vite. Di tanto in tanto, però, è ugualmente giusto soffermarci sulle conquiste ottenute e sui (pochi) motivi di vanto per la nostra città. Senza abbandonarsi ad entusiastici proclami o pseudo-deliri di onnipotenza, ma semplicemente per mettere in risalto quanto di buono è stato fatto e che potrebbe e dovrebbe fungere da esempio per tutto il resto, amministrazioni comprese. Oggi, quindi, vi parlo di un valido progetto portato avanti all’interno dei nostri confini, e degli ottimi risultati conseguiti nel tempo grazie alla caparbietà, alla fiducia e all’impegno costante di un gruppo di persone; parliamo dell’Associazione Sportiva Podistica Casoria e della sua ormai più che decennale storia.L’associazione, infatti, nacque nel 1999 col nome di A.S. Podistica Casaurea, sotto la presidenza di Antonio Russo e con una dozzina di soci iscritti, con l’obiettivo di portare il mondo del running più vicino al popolo casoriano e costituire un punto di ritrovo e riferimento per

atleti e simpatizzanti nostrani. In seguito ai buoni risultati subito raggiunti nelle competizioni ufficiali dai membri dell’associazione, la passione per la corsa podistica cominciò lentamente a diffondersi, diventando sempre più popolare ed attirando nuove persone verso l’attività sportiva. Dopo soltanto un paio d’anni, nel 2001, la denominazione cambiò diventando quella attuale, “Associazione Sportiva Podistica Casoria”, un nome che si è fatto largo a livello regionale e nazionale grazie ad un’efficiente organizzazione e alla disponibilità costante dei propri associati, che al giorno d’oggi superano i sessanta elementi. L’attuale presidente, il signor Gennaro Del Prete, che avremo prossimamente il piacere di ospitare per un’intervista che chiarisca al meglio i meccanismi e le attività che stanno alla base di un successo così longevo, porta avanti con lo stesso spirito di sempre il lavoro dell’associazione, per garantire il giusto risalto all’operato dei propri affiliati, persone semplici accomunate da una passione sportiva

che travalica i confini cittadini per trovare risalto anche nei più importanti palcoscenici del settore, comprese le Maratone di Roma, di Berlino e di New York. Un pezzo di Casoria in giro per il mondo, si potrebbe dire, com’è logico che sia, ma anche un pezzo di cuore a disposizione della collettività, poiché tra gli interessi dell’associazione ci sono anche impegni di volontariato per l’oratorio parrocchiale della chiesa di San Mauro, dove l’esperienza e la generosità dei nostri atleti è messa a disposizione dei

ragazzi della città, che possono così usufruire, in modo assolutamente gratuito, di una serie di attività ed occasioni di aggregazione che altrove purtroppo scarseggiano. Le porte della Podistica Casoria sono sempre aperte, in via Diaz (presso l’oratorio San Mauro), oppure direttamente sul sito web (www.podisticacasoria.com) o sulla pagina facebook. Il prossimo appuntamento è previsto per domenica 30 gennaio, quando da Piazza del Plebiscito partirà la Maratona di Napoli, alla presenza delle autorità cittadine e numerosi altri personaggi dello spettacolo e dello sport. Sei i rappresentanti che saranno ai nastri di partenza: Gennaro e Mauro Del Prete, Alberto Cervo, Vincenzo Borzachiello, Rosario Mormile e Antonio Giuliano. Non ci resta che augurare buona fortuna ai nostri atleti e sperare che Casoria sappia un giorno seguire il loro esempio: insieme si può correre verso qualsiasi traguardo.

Sabato 22 gennaio 2011 19

I pirati del Casaurea espugnano l’Isola Verde. Impresa della squadra allenata da Luca Lombar-di, che passa 49-47 sul campo della Cestistica Ischia, nella prima giorne della poule promozio-ne girone F. Un successo che sa d’impresa, vuoi perchè a Ischia non è mai facile vincere, vuoi per le tante assenze e le precarire condizioni fi-siche di alcuni uomini chiave. All’appello per i partenopei mancavano gli infortunati Moretti e Di Fusco, inoltre Di Guida e Marino erano re-duci da lunghi infortuni e non al meglio della condizione, mentre l’under Palma, anch’egli in-fortunato, era in panchina solo per onor di firma. Dall’altra parte pesante l’assenza tra i padroni di casa del cecchino Regine. La partita ha vissu-to sempre sui binari dell’equilibrio. Gli ospiti consapevoli delle difficoltà oggettive e delle rotazioni corte, hanno controllato il ritmo, atten-dendo con pazienza il momento in cui piazzare la zampata decisiva. Nel primo quarto si segna poco, ma è il Casaurea a chiudere avanti (10-7). Si procede a braccetto anche nel secondo quarto. La Cestitistica prova a fare valere con Cervera (12) la maggiore fisicità nel pitturato. Il Casaurea soffre inizialmente, ma l’orgoglio dei vari Domenicone, Lamagna e Aiello, permet-te ai casoriani di non andare sotto nel conto a rimbalzo. Di Francia (13) con alley oop al volo allo scadere consente ai suoi di chiudere avanti 26-25 all’intervallo lungo. Si riparte e i gialloblù provano a scappare con una tripla di Di Guida (10) e due canestri di Lamagna (10), ma è Mi-gliaccio (12) a tenere i suoi in linea di galleg-giamento. Si segna poco anche nella ripresa, cone le difese ad avere la meglio sugli attacchi. Il verdetto è rimandato agli ultimi dieci giri di lancette. Marino e Domenicone aprono le danze, ma i locali rispondono a tono. Sul punteggio di 39 pari a 4’ dalla fine, arriva il momento crucia-

le. Il Casaurea con due bombe firmato dal duo Di Guida-Sorge si porta sul +6 (45-39). Un van-taggio che in una gara a così basso punteggio è difficile da colmare, ma gli isolani non mollano e riducono nuovamente le distanze (45-44 al 38’). Nel finale convulso fioccano le palle perse e i tiri sbagliati, tocca dunque a un decisivo Di Francia sigillare il risultato con un glaciale 4/4 dalla linea della carità. Sull’ultimo possesso con il Casaurea avanti 49-44, arriva l’inutile tripla del giovane Tarso che fissa il punteggio sul de-fintivo 49-47. Grande soddisfazione a fine gara nell’entourage gialloblù, che porta a casa due punti che possono valere oro. Sabato di nuovo tutti in campo. Al Palacasoria alle ore 20 sarà di scena il Vesevo, squadra temibilissima, già incontrata nella prima fase e battuta in entrambe le occasioni.

Cest. Ischia-Casaurea 47-49 Cestistica Ischia: Tarso 5, Migliaccio 12, Petro-ni 9, Cervera 12, Piro, De Vivo 3, Pernice 2, Di Costanzo, Patalano, Buono 4. Coach: Ruggiero

Casaurea: Marino 2, Sorge 8, Domenicone 2, Di Francia 13, Di Guida 10, Palma ne., Lucci ne., Lamagna 10, Poziello ne., Aiello 4. Coach: Lombardi

I CORSARI DELLA POL. CASAUREA ESPUGNANO L’ISOLA VERDESPORT

Ufficio Stampa Casaurea

Classifica

Squadra Punti G V P F S Diff.

BASKET BAIANO 2 1 1 0 72 55 17

POL CAB SOLOFRA 2 1 1 0 62 57 5

CITTADELLA DELLO SPORT 2 1 1 0 66 61 5

POL CASAUREA 2 1 1 0 49 47 2

AS CESTISTICA ISCHIA 0 1 0 1 47 49 -2

BASKET VESEVO 0 1 0 1 57 62 -5

V.PARZIALE PALL NOLA 0 1 0 1 61 66 -5

POL VIRTUS PISCINOLA 0 1 0 1 55 72 -17

 

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Settimanale Indipendente - Anno III numero 0320

LETTERA APERTAALL’ASSESSORE ALL’ECOLOGIA E AMBIENTE ERNESTO VALIANTE

Se qualcuno sente dire che nel carcere di Poggereale c’è un detenuto che sta male, sicuramente ognuno dirà: lì stanno tutti male. Avete ragione perché lo dico anch’io.Il fatto e che a Poggereale c’è davvero un detenuto che sta male, si chiama Antonio Caliendo, ha 37, è malato di Aids e fin da piccolo soffre di disturbi mentali. Il suo reato non è così grave, scrivo questo articolo per un fatto umanitario, perché se Caliendo si sarebbe potuto permettere un buon avvocato sicuramente sarebbe ai domiciliari, lui davvero sta male e davvero la sua vita è in pericolo.Ha bisogno di guarire ma lui scrive ai suoi

familiari che non viene curato bene e non è la prima volta che un detenuto rischia la vita dietro le sbarre. Ho letto le sue lettere e devo dire che davvero mi dispiace, ho scritto a vari giornali nazionali per far presente questa situazione ma nessuno ha risposto al mio appello perché forse sono tutti interessati sul caso Berlusconi e se a Poggereale un povero cristo sta morendo questo a nessuno importa.Le lettere di Antonio Caliendo li ho già inviate alla Procura della Repubblica e spero che i magistrati si accertino delle condizione di salute di Caliendo. I diritti umani sono di tutti, nessuno può negare un qualcosa del genere. Spero solo

che lo mandino almeno a casa oppure in una struttura sanitaria. Antonio è un cittadino di Casoria, cresciuto in una famiglia dove l’amore certamente non gli mancava, ma forse come tante famiglie che vivono allo sbando e senza cultura sociale hanno permesso a questo ragazzo di sbagliare vita, uno sbaglio che gli è costato caro.Ora è solo e senza forza, solo Dio ascolta i suoi lamenti. Purtroppo questo male nessuno lo vede, forse siamo troppi distratti, eppure i casi come le famiglie di Antonio sono tanti. Risvegliamo le nostre coscienze e stiamo vicino a chi voce e forza non né ha.

Con la presente lettera aperta Generazione Italia Casoria unitamente ai giovani vorrebbero sottoporre alla Vostra cortese attenzione le seguenti problematiche e vorrebbero rendersi disponibili a fornirLe la totale collaborazione da parte anche attraverso dei tavoli tecnici:• Estensione a tutta la città di Casoria dellaRaccolta differenziata puntuale del tipo Porta a Porta, con l’integrazione delle componenti dell’umido e del non riciclabile e con la contestuale e totale rimozione dei cassonetti stradali di conferimento dei rifiuti;• Realizzazioneintempibreviditutteleoperegià autorizzate dal Piano dei rifiuti Campania del 2010 al servizio della raccolta differenziata (completamento isole ecologiche, realizzazione dell’impianto di selezione e recupero di materia della frazione secca dei rifiuti, realizzazione dell’impianto per il compostaggio della frazione organica magari con i digestori anaerobici;

• Realizzazionedeicentridiraccoltaerecuperodegli ingombranti, i dei beni durevoli;• Offrire la comunicazione necessaria e gliopportuni incentivi, in funzione della quantità e della qualità dei rifiuti conferiti, agli utenti della raccolta differenziata puntuale (Porta a Porta);• Avviareefficaciazioniperlarepressionedelfenomeno dell’abbandono incontrollato di rifiuti;• Bonificare tempestivamente la discaricapresente sul territorio comunale, con le indispensabili precauzioni nei casi di presenza di rifiuti pericolosi nei pressi dell’IKEA;• Predisporre un numero adeguato di centriper la raccolta di rifiuti inerti e scarti edilizi;• Mettereincampogliincentivinecessariperil conferimento dei rifiuti pericolosi (amianto, etc.) presso i centri di raccolta autorizzati e quindi impedirne la dispersione nel territorio con i danni che ne conseguono;• Rendereefficientigliimpiantididepurazione

cittadini. Con la presente Le vorremmo rappresentare la possibilità di poter riorganizzare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in modo da contemplare la valorizzazione della maggior quantità di materia contenuta nei rifiuti a tutto vantaggio dei cittadini e dell’ambiente.Sarebbe auspicabile tenere aggiornata la cittadinanza non solo sulle percentuali di raccolta differenziata fatta ma anche dettagliare come ciascuna tipologia di materiale viene recuperata. Ribadendo che è nostro chiaro intento ed interesse, quello di voler interloquire in maniera costruttiva con le istituzioni, sarebbe cosa gradita avere indicazioni sulle azioni che Ella vorrà seguire, specificando una eventuale tempistica per l’attuazione di ciascun punto.Sicuri di un Vostro concreto e collaborativo riscontro Le porgiamo i più cordiali saluti.

Generazione Italia CasoriaGenerazione Italia Giovani Casoria

DRAMMATICO APPELLO DAL CERCERE DI POGGIOREALEdi Francesco Gemito

ATTUALITA’

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Sabato 22 gennaio 2011 21

Dopo la sua prima comparsa in Messico nel 2009, il virus che causa l’influenza suina, è tornato a colpire più potente che mai …Sale a sei il numero di vittime dell’influenza A in Italia. A farne le spese è stata una donna quarantanovenne residente a Napoli, dopo i decessi avvenuti in Veneto, Puglia, Lombardia ed Emilia Romagna.Secondo le fonti più attendibili, la donna avrebbe contratto il virus mentre era in crociera nel Mediterraneo. Nel corso del viaggio, aveva infatti avvertito alcuni sintomi tipici dell’influenza: febbre alta e crisi respiratoria. Le sue condizioni si sono poi aggravate ulteriormente ed è stata trasferita nel reparto di rianimazione del Secondo Policlinico di Napoli, dove poi è morta. Tuttavia, la donna era anche affetta da altre patologie quali obesità, diabete e ipertensione. Le era stata diagnosticata una bronchite cronico – ostruttiva, ma nonostante questo aveva deciso di non vaccinarsi.Intanto l’influenza continua il suo corso. Sono attualmente ricoverate in gravissime condizioni

altre due donne a Torino, colpite dal virus H1N1. La situazione in Italia sembra stia diventando un vero e proprio incubo, ed è solo l’inizio visto che il picco è previsto a cavallo di Gennaio e Febbraio. E’ davvero difficile, dunque, sfuggire alla terribile influenza 2011, che secondo il parere dei medici,

colpirà dai tre milioni e mezzo ai cinque milioni di Italiani. L’unico modo per dare scacco matto all’influenza è la prevenzione, occorre riconoscere

i sintomi e soprattutto seguire un’alimentazione sana, che rinforzi le nostre difese immunitarie e ci renda forti.I sintomi più comuni , che non devono mai essere sottovalutati, sono febbre alta, tosse secca, debolezza, mal di testa, problemi a livello

gastrointestinale ( nausea, vomito …) , brividi e sudorazione. E’ inoltre consigliabile non fare facile ricorso agli antibiotici, che risultano non essere efficaci per la cura di questi sintomi influenzali. Tuttavia,il modo più efficace e sicuro, per la persona e per la comunità, per prevenire la malattia e le sue complicanze resta ancora la vaccinazione antinfluenzale, gratuita per le categorie a rischio e disponibile presso le Aziende sanitarie locali, l’ambulatorio del proprio medico di base e del pediatra di scelta. La vaccinazione è iniziata a

ottobre, ma l’Istituto superiore di sanità fa sapere che nei mesi di gennaio e febbraio è ancora possibile e utile farla.

RUBRICA

Morta una donna quarantanovenne a Napoli il 16 GennaioRitorna l’incubo dell’influenza A

di Rosa Davide

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Settimanale Indipendente - Anno III numero 0322

Oggi vediamo un gioco che può essere fatto con gli amici quando ci si ritrova insieme a bere qualcosa; prima di cominciare munitevi di carta, penna ed eventualmente di una calcolatrice. Ecco come si svolge il gioco. Primo passo: invitate un vostro amico a scrivere, senza dirvelo, un numero composto da un numero dispari di cifre (3,5,7,…; escludendo numeri ad una cifra); secondo passo: fategli fare la differenza con il numero composto dalle stesse cifre, ma scritte in ordine inverso (se la differenza è negativa va considerata positiva); terzo passo: fate moltiplicare la differenza per un altro qualsiasi numero (magari non troppo grande per evitare calcoli enormi; in ogni caso la “grandezza” dei numeri è ininfluente ai fini della riuscita del gioco); quarto passo: dite ora al vostro amico di sostituire due cifre del risultato finale con degli asterischi seguendo queste due semplici regole: le due cifre da nascondere 1) non devono essere entrambe zero e 2) devono essere una di posto pari e una di posto dispari partendo dalla destra del numero; quinto passo: fatevi presentare il numero con i due asterischi. Con queste condizioni sarete in grado di indovinare le cifre mancanti. Vi assicuro che è più facile a farsi che a dirsi. Vediamo un esempio: sia 26599 (5 cifre) il numero pensato dal vostro amico. Il numero scritto in ordine inverso è 99562; la differenza tra i due numeri 26599 e 99562 è -72963, ma noi la prendiamo positiva; moltiplichiamo 72963 per 328 (scelto a caso) ottenendo 23931864; in questo numero, partendo da destra, le cifre di posto dispari sono: 4,8,3,3, quelle pari: 6,1,9,2; supponiamo che il vostro amico cancelli la prima cifra di posto dispari (4) e l’ultima di

posto pari (2); vi presenterà quindi: *393186*; come fate ad indovinare? il numero che vi hanno presentato deve essere pensato come composto da gruppi di due cifre a partire da destra (6*,18,93,*3); sommate questi gruppi di due cifre (*=0): 6*+18+93+*3=174; sottrarre questo numero dal primo multiplo di 99 che lo supera; nel nostro caso il multiplo di 99 cercato è 198, per cui 198-174=24; il 4 (cifra delle unità) rappresenta la cifra dispari cancellata, mentre 2 rappresenta la cifra pari; il numero completo è quindi 23931864 come si può facilmente calcolare.

Problemi: 1) una ninfea cade in un lago. Ogni giorno raddoppia la sua superficie e in 100 giorni copre tutta la superficie del lago. Quanti giorni ha impiegato per coprire la metà del lago? 2) Un ciclista scala una montagna alla media di 20 km/h e poi, giunto in cima, gira la bicicletta e ridiscende a valle (seguendo la stessa strada) ad una media di 60 km/h. Qual è la media complessiva tenuta dal ciclista, durante tutto il suo viaggio? 3) Una spia cerca di capire la regola che associa parola e controparola d’ordine per l’ingresso in un centro segreto. Si nasconde dietro a un cespuglio ed osserva. Arriva un soldato, bussa al portone e da dentro una voce dice “12”, il soldato risponde “6” e gli viene aperto.Poco dopo arriva un altro soldato, bussa e gli viene detto “8”, lui risponde “4” ed entra. Un terzo soldato entra, dopo avere risposto “5” alla parola “10”. A questo punto, la spia crede di aver capito tutto: si avvicina, bussa, le dicono “4”, lui risponde “2” e gli sparano. Come mai?

RUBRICA

Simpatico giochinodi Carlo Di Mauro

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Soluzioni: 1) 99 giorni. Se al centesimo giorno la ninfea ha ricoperto tutto il lago, il giorno precedente ne copriva la metà, dato che ogni giorno la superficie della foglia raddoppia; 2) 30 km/h. La risposta più frequente che viene data a questo problema è invece 40 km/h, basata sul fatto che il ciclista ha percorso esattamente metà del cammino alla velocità (media) di 20 km/h e esattamente l’altra metà alla velocità (media) di 60 km/h; ma ciò nondimeno, la risposta è errata, perché procedendo in discesa ad una velocità tripla rispetto a quella tenuta in salita il nostro atleta ha pedalato per un tempo triplo alla velocità di 20 km/h rispetto al tempo in cui è andato a 60 km/h. La risposta corretta è dunque data da v = (3 x 20 + 60) / 4 = 30 km/h. Bisogna cioè tenere conto del peso relativo di ciascuna delle velocità 3) La risposta è “sette”, perché la parola “quattro” ha sette lettere. Infatti in tutti i casi la controparola era il numero di lettere che componevano la parola d’ordine.

Sabato 22 gennaio 2011 23

Settimanale Indipendente Anno I numero 01Reg. Trib. Napoli N. del 23/10/2009 - sabato 22 gennaio 2011

EditoreAssociazione Orizzonti Liberi

Direttore ResponsabilePaolo Borzillo

RedazioneVia Pio XII, 80 - 80026 Casoria (NA) - Tel./Fax 0817362661

e-mail: redazione. [email protected] e grafica VECAPRINT srl

Chiuso in redazione il 19/01/2011 - tiratura 5.000 copie

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Settimanale Indipendente - Anno III numero 0324

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