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1 Le storie sociali : un approccio educativo- didattico per gestire l’autismo e i comportamenti- problema Nembri Sara insegnante di sostegno presso I.C. 1 “Anna Frank “ Montecchio Maggiore ( VI ) Via del colle 8 Montecchio Maggiore 36075 VI sara.ottorino@gmail .com Sommario L’autismo è una disabilità che comporta un grande impegno professionale da parte di insegnanti e operatori . La presente esperienza di lavoro condotta con una casse quarta primaria ,può essere utile a insegnanti di sostegno e di classe e ad assistenti che lavorano con soggetti autistici e con soggetti con comportamenti-problema. Viene descritto uno strumento di lavoro utilizzato con buoni risultati con un alunno con sindrome di Asperger : le storie sociali L’uso delle storie sociali : metodologia Per poter gestire alunni con autismo occorre una preparazione specifica e conoscere tecniche didattiche e comportamentali che possano rispondere adeguatamente ai bisogni speciali di apprendimento propri degli alunni con autismo. Qui di seguito riporto l’esperienza di un approccio educativo che ha utilizzato, come metodologia prevalente, le storie sociali per gestire la relazione con un alunno con sindrome di Asperger, una

Le storie sociali 2 - autismovicenza.it · L’autismo è una disabilità che comporta un grande impegno professionale da parte ... libro fatto da Stefano che lui stesso usa autonomamente

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Le storie sociali : un approccio educativo- didattico per gestire

l’autismo e i comportamenti- problema

Nembri Sara insegnante di sostegno presso I.C. 1 “Anna Frank “ Montecchio Maggiore ( VI )

Via del colle 8 Montecchio Maggiore 36075 VI [email protected]

Sommario

L’autismo è una disabilità che comporta un grande impegno professionale da parte

di insegnanti e operatori .

La presente esperienza di lavoro condotta con una casse quarta primaria ,può

essere utile a insegnanti di sostegno e di classe e ad assistenti che lavorano con

soggetti autistici e con soggetti con comportamenti-problema.

Viene descritto uno strumento di lavoro utilizzato con buoni risultati con un alunno

con sindrome di Asperger : le storie sociali

L’uso delle storie sociali : metodologia

Per poter gestire alunni con autismo occorre una preparazione

specifica e conoscere tecniche didattiche e comportamentali che

possano rispondere adeguatamente ai bisogni speciali di

apprendimento propri degli alunni con autismo.

Qui di seguito riporto l’esperienza di un approccio educativo che

ha utilizzato, come metodologia prevalente, le storie sociali per

gestire la relazione con un alunno con sindrome di Asperger, una

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particolare forma di autismo in cui non sono compromesse le

abilità di lettura e scrittura.

L’approccio è stato utilizzato a partire dalla classe quarta

primaria nell’anno scolastico 2009/2010, prosegue nel presente

anno e si auspica che venga ulteriormente utilizzato , in modo

che l’esperienza accompagni l’alunno nel percorso scolastico

soprattutto nei momenti di passaggio al ciclo di studi successivo.

Ho conosciuto questo strumento di lavoro tramite la letteratura

specifica e lo studio di autori come Carol Gray(1994) e Carolina

Smith (2001) che hanno esposto le loro esperienze e scritto

sull’ uso delle storie sociali nell’ educazione di soggetti con

autismo .

Ho utilizzato le storie sociali quando, essendomi stato affidato

Stefano, mi sono trovata in difficoltà a gestire i suoi numerosi

comportamenti- problema.

Progettazione

Stefano, 10 anni, ha frequentato nello scorso anno scolastico la

quarta primaria.

Ha un buon quoziente intellettivo, una buona memoria , ma ha

grosse difficoltà relazionali e sociali.

In sede di verifica del P.D.F. alla fine della classe terza , la scuola

decise di affrontare tali difficoltà con lo strumento delle storie

sociali costruite appositamente durante l’anno scolastico .

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Proposi all’equipe U.L.L.S. e alle colleghe di classe materiale e

indicazioni bibliografiche sulle storie sociali per una conoscenza e

una condivisione dello strumento, che è stato subito

sperimentato appena si sono evidenziati ,nei primi giorni di

scuola , alcuni comportamenti inadeguati.

Su questi comportamenti si è deciso di costruire con l’alunno le

storie sociali, da scrivere a computer, inserire in un raccoglitore,

talvolta arricchite da immagini significative riguardanti la storia

stessa.

Descrizione dell’esperienza

Per ogni nuovo evento o problematica da affrontare, si è

proceduto con la costruzione di una storia.

Man mano che i giorni passavano , aumentavano le occasioni per

costruire nuove storie e gli argomenti erano i più svariati :

dall’andare in bagno , all’apprendere le modalità per un nuovo

gioco, dal limitare alcune stereotipie come il tirare giù le catene

delle biciclette nel cortile della scuola, alle indicazioni per

svolgere bene un qualsiasi nuovo lavoro;si rivelò utile ad esempio

la storia costruita per risolvere il problema non insolito, del

cambio improvviso dell’assistente.

Le storie venivano lette quotidianamente dall’alunno, tra le

attività di routine. Venivano di nuovo lette quando Stefano

manifestava agitazione o atteggiamenti di disturbo. Infine erano

rilette in piccolo gruppo con i compagni come attività di classe,

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volta a rafforzare la capacità di ascolto durante un laboratorio

pomeridiano.

Foto allegata alla storia “gioco a tavolino con un compagno”

Foto durante la lettura in piccolo gruppo

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In pochi mesi Stefano aveva creato un buon numero di storie

che diventarono materiale che sfogliava, consultava e ripassava

prima di alcuni eventi per lui difficili o per il piacere di rileggersi .

Era anche un materiale diventato patrimonio della classe per

conoscere meglio questo amico speciale.

Il raccoglitore con le storie sociali viaggiava tra casa e scuola

nello zaino di Stefano, come oggetto di grande

valore,riconosciuto anche dai familiari , che lo usano in situazioni

extra scolastiche come ha fatto il papà in occasione della gita

organizzata dalla parrocchia e definito da Stefano “il mio tesoro”.

Qui di seguito si riportano a mo’ di esempio alcune storie

realizzate a scuola.

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Foto allegata alla storia “le catene della bicicleta”

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GIOCO A TAVOLINO CON UN COMPAGNO

A VOLTE GIOCO A TAVOLINO CON UN COMPAGNO.

QUANDO C’E’ IL CARTELLINO DI “GIOCO CON UN COMPAGNO”

IO MI AVVICINO A UN COMPAGNO E GLI CHIEDO SE VUOLE GIOCARE CON

ME .

PRENDIAMO UN GIOCO E COMICIAMO A GIOCARE.

IO DEVO ASCOLTARE IL BAMBINO O LA BAMBINA CHE STA GIOCANDO CON

ME .

DEVO STARE SEDUTO AL TAVOLINO CON IL MIO COMPAGNO.

QUANDO E IL TURNO DI GIOCO DEL MIO COMPAGNO , IO DEVO ASPETTARE.

FINITO DI GIOCARE INSIEME AL MIO COMPAGNO RIORDINO IL GIOCO.

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IL CACCIAVITE

QUESTA MATTINA SARA MI HA PORTATO UN CACCIAVITE.

E‘ PICCOLO CON IL MANICO ROSSO.

CON IL CACCIAVITE IO POSSO SVITARE O AVVITARE UNA

PICCOLA VITE CHE C’E’ NELLA MACCHININA DELLE

COSTRUZIONI.

COSI’ POSSO GIOCARE A SMONTARE E A MONTARE LA

MACCHININA.

QUANDO SMONTO LA MACCHININA DEVO POI RIMONTARLA

PER NON PERDERE I PEZZI DELLA MACCHININA O LA VITE .

A ME PIACE SMONTARE O MONTARE USANDO IL CACCIAVITE.

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TUTOR

LA PAROLA TUTOR VUOL DIRE AIUTANTE.

QUEST’ANNO , PER IMPARARE MEGLIO, I MIEI COMPAGNI

DICLASSE MI FARANNO DA TUTOR, CIOE’ MI AIUTERANNO NELLE

ATTIVITA’.

NELLA MIA CLASSE C’E’ UN GRANDE CARTELLONE CON SCRITTI I

NOMI DEI COMPAGNI CHE MI FARANNO DA TUTOR, CIOE’ CHE MI

AIUTERANNO NELLE ATTIVITA’ O NEI LAVORI.

QUANDO SARA MI LASCIA UN LAVORO, IO MI IMPEGNERO’

A FARLO E IL MIO COMPAGNO TUTOR MI AIUTERA’ .

IO DEVO ASCOLTARE IL MIO COMPAGNO CHE MI FA DA TUTOR.

AL MATTINO , QUANDO ARRIVO NEL CORTILE DELLA SCUOLA , IL

MIO TUTOR MI VIENE INCONTRO E CON LUI DEVO SALIRE LE

SCALE PER ENTRARE IN CLASSE.

QUANDO MI ALZO DAL POSTO O INTERROMPO IL LAVORO , IL

MIO TUTOR MI INVITA A TORNARE AL POSTO E A CONTINUARE

IL LAVORO.

AL MERENDINO IL MIO TUTOR MI RICORDA CHE NON DEVO

ALLONTANARMI DAL MIO SPAZIO , DEVO GIOCARE E RILASSARMI.

MI IMPEGNERO’ AD ASCOLTARE IL MIO TUTOR.

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Foto allegata alla storia “tutor”

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LE NUOVE ASSISTENTI

IN QUESTI GIORNI LAVORANO CON ME DIVERSE ASSISTENTI:

TAMARA, VERINCA, SILVIA, ANGELA, ELISA… .

QUESTO PERCHE’ L’ASSISTENTE LUCIANA E’ AMMALATA.

IO A VOLTE NON ASCOLTO QUESTE NUOVE ASSISTENTI E INVECE

DI LAVORARE ESCO DALLA CLASSE O DAL LABORATORIO E GIRO

PER IL CORRIDOIO.

COSI’ NON VA BENE!

SE FACCIO COSI’ MI AGITO.

QUANDO POI ARRIVA SARA, SE VEDE CHE NON HO LAVORATO E

NON HO ASCOLTATO LE ASSISTENTI, SI ARRABBIA E NON MI

PORTA A COMPUTER.

ANCHE L’APE MAIA E L’APE GIULIA VOLANO VIA SE NON

ASCOLTO CIO’ CHE MI DICONO LE NUOVE ASSISTENTI.

E’ BUONA COSA LAVORARE O FARE LE ATTIVITA’ ANCHE CON LE

ASSISTENTI CHE CAMBIANO.

SE SONO STANCO POSSO DIRLO ALL’ASSISTENTE E CON LEI

FACCIO UN GIOCO.

SE MI COMPORTO BENE MI MERITO UN PREMIO, VADO A

COMPUTER A VEDERE ALCUNE IMMAGINI IN INTERNET.

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POSSO SCEGLIERE

QUESTA MATTINA SARA MI HA PRESENTATO UN NUOVO

CARTELLINO.

QUESTO CARTELLINO VUOL DIRE CHE IO POSSO SCIEGLIERE

UN’ATTIVITA’ O UN GIOCO CHE MI PIACE O CHE VOGLIO.

IL CARTELLINO DEL “POSSO SCEGLIERE “ E’ UN PREMIO.

MI MERITO QUESTO CARTELLINO QUANDO LAVORO E ASCOLTO.

QUANDO SULLO STRAP C’E’ QUESTO CARTELLINO, ANDRO’ AL

CARTELLONE ROSA, DOVE CI SONO TUTTI I CARTELLINI DEI

GIOCHI O DELLE ATTIVITA’ CHE MI PIACCIONO, SCELGO IL

CARTELLINO CHE VOGLIO E LO METTO SULLO STRAP CHE C’E’ SUL

MIO BANCO.

POI FACCIO L’ATTIVITA’ O IL GIOCO SCELTO.

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PROVE DI CANTO

IN QUESTI GIORNI FACCIAMO LE PROVE DI CANTO PER IMPARARE

I CANTI DI NATALE.

PUO’ ESSERCI CONFUSIONE , MA IO DEVO STARE CALMO, VICINO

AI MIEI COMPAGNI.

INSIEME AI MIEI COMPAGNI SALGO SUL PALCO IN AULA MAGNA.

IO SARO’ VICINO A MICHELA E A JESSICA.

E’ BUONA COSA NON CONTINUARE A DARE BACETTI ALLE MIE

AMICHETTE PERCHE’ DOBBIAMO CANTARE.

QUANDO SONO SUL PALCO E’ UTILE GUARDARE LA MAESTRA

CARLA CHE MI DA’ IL VIA.

QUANDO COMINCIA LA MUSICA CANTO.

QUANDO NON C’E’ LA MUSICA STO IN SILENZIO.

E’ BUONA CPSA GUARDARE LA MAESTRA CARLA O SARA CHE MI

FANNO GESTI PER COMINCIARE A CANTARE O PER STARE IN

SILENZIO.

SE COSI’ FACCIO MI MERITO GLI APPLAUSI DEL PUBBLICO.

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Lo strumento

Una storia sociale è una breve storia, strettamente personalizzata

sul soggetto a cui si riferisce e che serve a:

-riconoscere le abilità del soggetto;

-presentare comportamenti a lui appropriati e adeguati;

-preparare il soggetto ad una situazione nuova;

-controllare comportamenti problema;

-apprendere procedure;

-tranquillizzare il soggetto e le persone che lavorano con lui;

-rispettare le convenzioni sociali.

La storia sociale pur essendo personalizzata , è costruita

seguendo dei precisi criteri:

• descrive , usando talvolta frasi o parole dello stesso alunno,

le situazioni sociali difficili da capire per il soggetto con

autismo;

• precisa ciò che le persone fanno in quel contesto,

perché lo fanno e quali sono le reazioni tipiche più comuni;

• contiene frasi descrittive che spiegano oggettivamente la

situazione (da 2 a 5 frasi); frasi soggettive che descrivono

lo stato interno della persona (da 2 a 5 frasi); frasi direttive

che danno una indicazione o un suggerimento. Inoltre

possono esserci frasi affermative, di controllo o di

cooperazione.

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A scuola le storie possono riferirsi a svariati argomenti,

certamente devono riguardare comportamenti da correggere,

spiegazioni di un gioco, devono insegnare a chiedere aiuto, a

gestire momenti critici come la ricreazione, o come la

partecipazione a una gita scolastica, a un concerto o ad un

evento; possono essere usate per spiegare la prova di

evacuazione o per affrontare un imprevisto, riguardante anche la

vita extra scolastica (festa di compleanno …..)

Risultati

Alla fine dell’anno , il librone con le storie sociali ha costituito il

materiale più importante per il monitoraggio delle attività

relazionali di Stefano , oggetto del focus group tenutosi in

occasione della verifica finale del P.E.I.

Dalla discussione con gli esperti U.L.S.S. , con gli insegnanti, i

genitori e la dirigente scolastica è emerso che l’approccio tramite

le storie sociali ha permesso:

-maggior autonomia da parte dell’alunno disabile nel gestire

i momenti critici o di agitazione;

-maggiore conoscenza da parte dei compagni dei modi di

essere di Stefano e dei suoi interessi ;

-aumento dell’autoefficacia in Stefano e nei suoi compagni

nell’affrontare momenti difficili;

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-maggior collaborazione tra scuola e famiglia nell’interagire

con Stefano usando le modalità previste nelle storie.

Inoltre l’esperienza si è concretizzata nella produzione di un

libro fatto da Stefano che lui stesso usa autonomamente ,

anche senza la presenza dell’insegnante di sostegno, quando

ne sente il bisogno, come lo hanno visto fare più volte le

insegnanti di classe, i compagni e la famiglia.

CONCLUSIONI

Le storie sociali sono uno strumento che può dare risultati

significativi per l’integrazione scolastica e per la crescita

personale dell’alunno ; quindi, come strumento, sono

trasferibili ad altri alunni con autismo, a condizione che le

storie siano costruite assieme al soggetto , siano finalizzate a

superare le sue personali difficoltà e che contengano le

esperienze del suo vissuto quotidiano.

Si dipanano come da un gomitolo , il cui filo , in qualche

occasione viene preso in mano dallo stesso alunno, come è

avvenuto nell’ultima storia qui di seguito riportata,

che testimonia l’uso funzionale e autonomo da parte di

Stefano.

Il 18 dicembre 2010 alle ore 10.00 entro in classe per

lavorare con Stefano.

Lo vedo intento a scrivere su un foglio bianco: stava

scrivendo da solo una storia sociale.

Infatti Stefano si era accorto che mancava la sua amica

Michela, che faceva da tutor in questo periodo e lui doveva

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trovare un modo efficace per dirselo, allora scrisse questa

storia:

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Subito , come da routine, Stefano ha voluto battere la

storia a computer e infilarla nel suo raccoglitore insieme

alle altre.

“ A volte Michela è ammalata

Michela qualche volta è ammalata.

Io ho altri tutor : Rachele, Luca, Nagy, Silvia, Martina, Sara

Gurpreet, Claudia , Giacomo.

Questi sono i miei tutor che mi aiuteranno fino al 7 di

gennaio 2011. “

Questa è la testimonianza che le storie sociali sono servite e

servono a Stefano e ora sa farne un uso funzionale.

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