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I I I I PastoriPastoriPastoriPastori
Gabriele D’AnnunzioGabriele D’AnnunzioGabriele D’AnnunzioGabriele D’Annunzio
«Settembre, andiamo. È tempo di migrare...
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri»
G. Fattori «Il salto delle pecore»
1886-1887
TransTransTransTrans «al di là «al di là «al di là «al di là ---- attraverso» attraverso» attraverso» attraverso» HumusHumusHumusHumus «terra»«terra»«terra»«terra»
• Per transumanza si intende lo spostamento periodico delbestiame, soprattutto ma non esclusivamente ovino, fradue e occasionalmente più di due pascoli complementariche vengono sfruttati stagionalmente. Le greggi infatti,hanno bisogno nei diversi periodi dell’anno, di dueparticolari situazioni climatiche: d’inverno non possonostare in montagna, dove il clima è particolarmente rigido,e durante l’estate non possono stare sulla costa e inpianura, dove il clima è particolarmente caldo.
• Di conseguenza, ci sono due momenti dell’anno in cui ipastori con le loro greggi sono costretti a spostarsi da unpunto all’altro; oggi ciò avviene, anche se sporadicamente,con i camion ed il fenomeno non lo vediamo più, ma untempo si svolgeva a piedi e in determinati momentidell’anno si assisteva allo spostamento delle greggi chescendevano o salivano le montagne.
I TRATTURII TRATTURII TRATTURII TRATTURIIl nome tratturo compare per la prima volta durante gli ultimi secolidell'impero romano come deformazione fonetica del termine tractoria, parola che designava il privilegio dell'uso gratuito del suolo di proprietàdello Stato, di cui beneficiavano i pubblici funzionari ( codici di Teodosioe di Giustiniano ) e che venne esteso anche ai pastori della transumanzaper l'uso delle vie pubbliche. Con l’Unità d'Italia i principali tratturi furono assimilati alle stradenazionali e protetti, altri subirono l'invadenza dell'agricoltura e del trasporto viario.Alla loro sicurezza e manutenzione dovevano provvedere i Comuni.I tratturi sotto molti aspetti sono delle strutture viarie irripetibili. Sonodisposti infatti come i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli), essiformano una rete viaria a maglia stretta che copriva in modo uniforme ilterritorio.Furono non solo strade, ma soprattutto pascoli per greggi in transito, checol passare del tempo si attrezzarono di servizi per uomini ed animali, quali la costruzione di opifici, chiese, taverne e le cosiddette "poste“. Con le popolazioni situate nelle vicinanze dei tratturi, i pastori dellatransumanza scambiavano i loro prodotti, derivati dalla trasformazionedel latte, si riuscivano ad integrare i commerci, le necessità e le risorsedella montagna con quelle della pianura; ogni viaggio vi era una culturadi incontri e di scambi.
Negli usi alimentari romani aveva una decisa preminenzal’allevamento ed il consumo di ovini. Ne abbiamotestimonianza nell’opera di Virgilio «Le Georgiche» doveaccenna solo di sfuggita all’allevamento suino persoffermarsi con precisione di dettagli sulla cura degli ovini. Lacrisi agricola e demografica iniziata nel III-IV secolo, videgrandemente estendersi le aree incolte e boschive; conl’arrivo dei Longobardi in Italia (569), si creò una frattura tra iterritori conquistati da quel popolo e quelli che i Bizantiniriuscirono a preservare dall’invasione. Alla frattura politica siaccompagnò una diversificazione economica e di usialimentari che fu chiara all’interno della nostra regione.L’attuale Emilia, fino a Bologna, diventò parte integrantedell’Italia Longobarda differenziandosi da quella che proprioallora cominciò ad esser chiamata Romagna (Romania)perché vi persisteva col dominio bizantino, la tradizioneromana. Diversità che ha lasciato il segno fino ai giorni nostri,tuttora visibili anche sul piano strettamente alimentare.L’Emilia è la regione suinicola per eccellenza, lo è anche laRomagna dove però è ancora assai diffuso il consumo dicarne ovina, il «castrato» che oltre Bologna è praticamentesconosciuto.
Pastore intento alla mungitura
Roma (Museo nazionale)
La Transumanza dal Frignano verso il delta padano risale almeno al medioevo ma conobbe un certo sviluppo soltanto
dopo il Quattrocento, favorita sia dai disboscamenti dell’Appennino che dalle concessioni ai pastori, da parte degli
Estensi, di agevolazioni (esenzioni dai dazi e gabelle) per consentire alle greggi di svernare nel Ferrarese o nel ravennate.
Molti carteggi amministrativi dell’archivio storico di Conselice, paese della bassa romagnola, ci testimoniano un
incremento nei secoli successivi al ‘400 della Transumanza.
Il 31 agosto 1841 Pasquale Bonfilioli, un pastore proveniente da Serrazzone, una borgata del comune di Fanano, giungeva
a Conselice, all’epoca appartenente alla legazione di Ferrara. Dopo quasi due settimane di viaggio, con alcuni garzoni al
seguito, il pastore fananense aveva percorso circa 150 Km, conducendo un gregge di 1000 pecore, insieme a 15 cavalli e 4
asini. Arrivato al confine del territorio conselicese, dovette vedersela con le guardie campestri e il veterinario del posto,
preposti al controllo degli animali forestieri a scopo di tutela sanitaria del patrimonio zootecnico locale. Egli consegnava
quindi ai pubblici ufficiali una fede di sanità, rilasciata dal comune di provenienza. Quel documento, conservato negli
archivi, portava la data del 17 agosto, il timbro del comune di Fanano e la firma del sindaco e certificava che il pastore
«parte da questo capoluogo per trasferirsi nel ferrarese onde governare il sottocitato bestiame, scevro da qualunque
morbo epidemico e segnatamente dalla cosidetta epizozia»
Mai avrebbe immaginato Pasquale Bonfilioli che quel pezzo di carta si sarebbe trasformato in una preziosa testimonianza
storica.
Conselice, insieme alla vicina Argenta, erano la porta d’ingresso verso quella grande area della bassa pianura ravennate e
ferrarese, tra il Po e il basso corso del Reno
Le Fedi Sanitarie, pur nella loro scarna e telegrafica brevità, forniscono
preziose informazioni su alcuni aspetti della transumanza:
• La provenienza dei pastori e la loro identità anagrafica
• Il periodo di permanenza nel ferrarese o nel ravennate
• Le loro successive destinazioni
• La composizione e la consistenza degli armenti
Le Fedi che si trovano nell’archivio conselicese, delineano con una certa
precisione un’area di provenienza dei pastori, l’alto Appennino bolognese
e modenese, tra il Monte Cimone ed il Corno alle Scale, fascia ricca di
pascoli estivi.
E’ comunque documentato che due erano le direttrici della transumanza,
la prima verso il ferrarese e ravennate, la seconda verso il versante
tirrenico, in Maremma.
9 agosto 1840 – Fede di Sanità di Domenico Benassi di Serrazzone
Archivio Storico Comunale di
Conselice
In pianura lo spostamento delle
greggi seguiva percorsi consueti
tanto che la toponomastica stradale
ne conserva ancora le tracce
La transumanza metteva in correlazione montagna epianura adattando una attività di allevamento allerisorse disponibili naturalmente nell'uno e nell'altroterritorio ciascuna per una parte dell'anno, lepianure e per lo più aree costiere, in passatopaludose e quindi a loro volta impraticabili tuttol'anno, più verdi nella stagione autunnale einvernale (e secche d'estate) e i pascoli estivimontani (coperti di neve in inverno).
Tra una tappa e l’altra i pastori trovavano una sistemazione presso
abitanti del luogo che fornivano il pernottamento in cambio di latte
e formaggio. Prodotti caseari, agnelli e lana venivano poi barattati o
venduti nei mercati settimanali dei paesi di pianura per ottenere
grano, granoturco, sale, … dando luogo ad un vero e proprio
scambio alimentare tra pianura e montagna: nel 1764 il «Formaggiodi Monte Secco» era in vendita nelle drogherie della terra di
Conselice; nel 1810, il pizzicagnolo di Lavezzola, frazione di
Conselice, offriva specialità casearie provenienti dall’Appennino,
«Formaggio di monte» – «Forma dura da pastore» – «Forma passada pastore»
Il vantaggio che le comunità o i proprietari fondiari ottenevano nell’ospitare le greggi transumanti consisteva essenzialmente
nella possibilità di «stabbiare» – «mandriare», ovvero concimare i prati e altre colture con le deiezioni animali e ripulire i
terreni dalla vegetazione indesiderabile. Inoltre, per i proprietari di terreni incolti e semiallagati, ricchi di prati naturali, era
abbastanza conveniente affidarli a quei pastori in cambio di un canone in denaro o in natura.
Era questo il caso del Ravennate o del Ferrarese dove i prati vallivi e le paludi occupavano molto territorio, caratteristica
ambientale adatta agli armenti transumanti.
1570
“Dalle montagne del Frignano insieme con i pastori che
tradizionalmente scendevano lungo la valle del fiume Panaro
fino ai pascoli delle terre paludose che si stendevano lungo il
Po, dalla fine del XVIII secolo cominciarono a emigrare
stagionalmente uomini e donne che trovavano occupazione
nelle risaie della pianura padana. Il fenomeno riguardò quasi
tutte le comunità dell'Alto Appennino ligure e tosco emiliano
da Piacenza al Montefeltro.... molti furono i montanari che
affiancarono i pastori svolgendo però al piano attività
complementari di tipo agricolo e forestale (carbonai,
legnaioli)...> (cit. Franco Cazzola “Ovini, transumanza e lana inItalia dal Medioevo all'età contemporanea”).
Erano iniziate le premesse per il lento declino della transumanza. La risicoltura, che a Conselice si stava sempre più
diffondendo, sottraeva di fatto molte aree pascolive alle greggi transumanti; un analogo effetto ebbero le bonifiche
avviate sistematicamente nel XX secolo. Con lo sviluppo dell’agricoltura in zone da secoli occupate dagli incolti e,
l’affermarsi di moderni sistemi di fertilizzazione, la presenza di greggi iniziò ad apparire incompatibile anche se il
fenomeno, con numeri molto minori, sopravvisse fino al secondo dopoguerra.
La progressiva scomparsa delle condizioni ambientali che per secoli lo resero possibile ha di fatto portato, insieme ad una
serie di altri condizioni, alla scomparsa della Transumanza.
Memoria del passato e valorizzazione delle identità antropologiche
La pratica della Transumanza ha attraversato i secoli e i millenni e costituito un elemento fondante delle tradizioni e delle
culture dei territori percorsi. Un’attività che ha forgiato un territorio e creato un paesaggio unico, fatto di sentieri calcati
da uomini, pecore e lupi, in un costante scambio di sguardi, ora feroce, ora pacifico. Un’imponente rete di grandi vie
d’erba, che nei tratti principali erano larghe oltre cento metri, spazi di un’impresa millenaria che ha segnato la storia e la
cultura, anche immateriale, di popoli e territori che attraverso la transumanza hanno operato scambi di saperi ancora
oggi fondamentali.
«Il sistema della transumanza rappresenta un modello di
sostenibilità integrata a cui dobbiamo ispirarci per pensare il
futuro», afferma il professor Giorgio Conti, esperto di progettazione
ambientale «La transumanza è parte di un sistema agricolo in sé
autonomo, che non ha mai avuto bisogno di energie fossili, né di
supporti chimici: il passaggio del bestiame costituisce da solo una
pratica di dissodamento delle terre e di fertilizzazione naturale.
Inoltre impedisce l'avanzata della boscaglia, un disastro ambientale
cui sono collegati disastri idrogeologici. Boscaglia significa incendio e
incendio significa emissioni tossiche». Insomma, dietro il sistema
della transumanza c'è tutta una gestione delle risorse naturali e del
territorio da cui abbiamo ancora molto da imparare per
programmare uno sviluppo sostenibile.