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ANNO N.2 ORGANO DI INFORMAZIONE UFFICIALE DELLA COMUNITA' GENOVESINA NOVEMBRE 2012 Il Ministro Fornero sconsiglia ai giovani di essere “choosy” nelle loro scelte lavorative e scoppia la polemica, si alzano striscioni, si tappezzano i social network. I giovani hanno sentito questa bruttissima parola, che suona come un insulto, fa male come un calcio quando non te l’aspetti : già, perché nonostante tutti i calci che hai preso ancora non te l’aspetti o almeno non da un ministro, un personaggio così rappresentativo! E dopo tutto questo ti senti dire che hai esagerato, hai travisato, che non voleva essere offensivo né tampoco cattivo. Ma intanto continua a fare male. (Segue a pag. 7) IN CUCINA CON SCOTTI pag. 16 TORNEO GENOVESI pag. 14 COLLETTIVI AUTONOMI pag. 5 CHOOSYmme scucciate! In alto: il Ministrodel Lavoro, E lsa Fornero Valeria Rocco

L'Obelisco - Novembre 2012

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Il giornale d'Istituto del Liceo Classico Genovesi di Napoli

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ANNO N.2 ORGANO DI INFORMAZIONE UFFICIALE DELLA COMUNITA' GENOVESINA NOVEMBRE 2012

Il Ministro Fornero sconsiglia aigiovani di essere “choosy” nelleloro scelte lavorative e scoppia lapolemica, si alzano striscioni, sitappezzano i social network. Igiovani hanno sentito questabruttissima parola, che suona

come un insulto, fa male comeun calcio quando non te l’aspetti: già, perché nonostante tutti icalci che hai preso ancora non tel’aspetti o almeno non da unministro, un personaggio cosìrappresentativo! E dopo tutto

questo ti senti dire che haiesagerato, hai travisato, che nonvoleva essere offensivo nétampoco cattivo. Ma intantocontinua a fare male.(Segue a pag. 7)

IN CUCINA CON SCOTTI

pag. 16

TORNEO GENOVESI

pag. 14

COLLETTIVI AUTONOMI

pag. 5

CHOOSYmme scucciate!

Inalto: il Ministrodel Lavoro, Elsa Fornero

Valeria Rocco

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2 Novembre 2012

Sommario

Attualità

3 / EDITORIALEIl domani del Genovesidi Fabrizio Pignatelli

4 / SPIRITO GENOVESINOCosa ci distingue dagli altridi Sabrina Macaro

5 / COLLETTIVI AUTONOMICome, quando, dove e perchèdi Angelo Duraccio

8 / "NOI SIAMO ANTIFASCISTILa lettere dagli studenti di Napoli Norddi Daniele Bombace

Cultura

9 / MUSICAI muse e la musica emergentedi Guido Sannino

10 / L'ANGOLO DEL LIBROGalateo e Favoledi Davide Di Falco e Angela Chiaro

11 / METRO DI TOLEDOLa nuova stazione della cittàdi Giovanni Sannino

12 / LE APP FONDAMENTALIBreve guida della applicazioni da non perderedi Mirko Pennone

Sport

14 / TORNEO GENOVESILa competizione dei vostri sogni!di Vincenzo Angiuli

15 / CALCIO MALATOCosa non va nel calcio italianodi Gabriele Laurino

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Il Genovesi appeso atre parole

Fabrizio Pignatelli

3Novembre 2012

Lo spettrodell'accorpamentominaccia ormai datempo la nostrascuola, cosa ciattende?

Il futuro del Genovesi, in unanno così particolare, apparequanto mai incerto: quel cheè invece sicuro è che nulla èancora perso.Il futuro del Genovesi è dacostruire prima nel breve epoi nel lungo periodo con lacollaborazione di tutti:presidenza, docenti ed alunni.Il futuro del Genovesidipende da tre parole.NUMERI. La prima parola è“numeri”, infatti è proprio inbase a questi che sidecideranno le sorti delnostro Istituto. 534,600, 170 e3. 534 è il numero di studentidel Genovesi, 600 la sogliaminima sotto la qualel’Istituto viene accorpato, 170quello del numero di iscrittinecessario per salvarsi, 3 glianni consecutivi che ilGenovesi non supera le 4classi in 4° ginnasio.Strano a dirsi, ma per unLiceo Classico storico come ilnostro adesso i numeri sonofondamentali.PERSONE. “Sono le personea rendere vere le cose”, già. Inun anno così complicato,abbiamo bisogno di personevere che abbianosinceramente a cuore le sortidella scuola: anche quil’appello è a tutte lecomponenti scolastiche,

alunni compresi.La nuova reggente, Prof.ssaMaddalena Iannone, ha sceltogià da un po’ quelle su cui haintenzione di fareaffidamento: la Prof.ssaTagliaferro e il Prof.Pulcrano. In bocca al lupoanche a loro!GENOVESINITÁ.Neparlerà su queste pagineanche Sabrina Macaro, lagenovesinità è il collante verodi questa scuola, questolegame fortissimo chesentiamo dentro ognuno dinoi che va difeso finoall'ultimo. Tutti noi, primache studenti, siamogenovesini. Il Genovesi èLazzarella alle 8 del mattino,il Genovesi sono le scale chenon finiscono mai, ilGenovesi sono i tour de forcetra compiti ed interrogazioni,la genovesinità è ilsentimento che ci fa amaretutte queste cose.

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COGITO ERGO GENOVESI!

4 Novembre 2012

Frequentare il Genovesi,appartenere al Genovesi, essere ilGenovesi: questo è il sensodell’ormai assopito spiritogenovesino che tanto unisce noistudenti, facendoci sentire parte diun unico gruppo tenuto insiemedalla fame di rivoluzione, e nonsolo.Essere il Genovesi significa esserepronti a schierarsi in prima linea,non con la presunzione di cambiarelo stato delle cose, ma con la vogliadi provare e riprovare, alimentandola speranza. In questi anni, unodegli insegnamenti più belli che ilGenovesi mi abbia mai dato èquello di non essere mai mediocre,e tuttavia di rimanere umile;ebbene, noi studenti genovesini nonsiamo mai stati dei mediocri.All'occorrenza abbiamo semprealzato la voce, con quanto fiatoavevamo. Con la pioggia battente osotto il sole torrido, abbiamomarciato sulle più belle vie delcentro, i cui muri trasudano

disparate storie di ribellione, el’abbiamo fatto col desidero diessere all’altezza di chi quelle storiele ha vissute davvero. Anchequando sembrava che tutto fossemorto, abbiamo avuto il coraggio direagire.Abbiamo pagato tutti gli errori,anche quelli commessi in buonafede. C’è chi sostiene che per essereun vero genovesino si debbanecessariamente saltare scuola eandare a manifestare; a questepersone dico che le manifestazioninon sono imposizioni, ma uno deimigliori modi che abbiamo peresprimere il nostro dissenso neiconfronti di ciò che non tolleriamo,per dimostrare che, a dispetto di ciòche vorrebbero, noi una coscienzapolitica l’abbiamo.Se il Genovesi è arrivato a questopunto la colpa, in parte, è anche dinoi studenti e, in un periodo foscocome questo, la domanda che piùmi assilla è: vale davvero la penaiscrivere un futuro liceale in un

istituto in reggenza? Io credo che sì,ne valga davvero la pena.Per la formazione di cui ci hannovestiti, che ci copre da ogni lacertod’ignoranza, per la coscienzapolitica che abbiamo acquisito dasoli, mediante collettivi eassemblee, per i continui scambi divisioni, per l’orgoglio di poter dire“studio perché penso” e non “pensoperché studio”. Viviamo nel ventredi una grande città bagnata nonsolo dal mare, checché ne dicaAnna Maria Ortese, ma anche esoprattutto dai problemi nati daltempo in cui viviamo.Far parte di questa scuola significaprendere atto di questo e di tuttociò che ci circonda. Significaprovare a inventare antidoti allasocietà odierna che potremmo diredi aver vissuto attivamente, concoscienza e giudizio, pur sefallissimo nell'intento di cambiarla.È, dunque, proprio il caso di dirlo:COGITO ERGO GENOVESI!

Sabrina Macaro

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5Novembre 2012

“au|to|no|mì|a: pensare o agire senza condizionamenti esterni”

Angelo Duraccio

Da questo concetto, chetroverete così illustrato nellamaggior parte dei dizionari,nasce il “Coordinamento deiCollettivi Autonomi”. Ilneonato Coordinamento ha lachiara intenzione, com’èsottinteso al proprio nome, dinon dover sottostare allelogiche delle sigle ritenute nonsolo inutili ma deleterie pertutto il movimentostudentesco. L’obiettivocomune di tutte le scuole chevi hanno fin ora aderito è

quello di riuscire a creare unnuovo concetto all’interno delmovimento studentesco che siestenda su larga scala, chepossa coinvolgere un grannumero di studenti informati eche crei coscienze critiche,attraverso dibattiti informativi,assemblee pubbliche ediniziative di piazza. La nostranascita rappresenta un puntodi rottura con il passato;incarna un comune desideriodi rinascita che, a nostroavviso, può avvenire solo ed

esclusivamente abbandonandoquelle dinamiche che, davent’anni a questa parte,hanno rivelato la loroinfruttuosità agli occhi di tutti.Perché riteniamo cosìnecessaria l’autonomia? Larisposta a tale quesito è ladescrizione di come noiintendiamo agire sul territorio:non siamo propensi a credereche, per ora, qualchecambiamento possa giungere“dall’alto” e quindi abbiamo ildovere, essendo cittadini, partedello Stato, prima che studenti,di alzare metaforicamente latesta e, culturalmente armati,portare il nostro dissenso incittà. Per sfatare un mito:nessuno crede o ha mai credutodi cambiare il mondo con uncorteo, ma, certo è, che,restando a casa, non si godeneanche di quella minimapossibilità di far conoscere imotivi della propria protestaalla città, di far capire ai nostristessi concittadini che la rabbianon si può tenere rinchiusa.Ma in cosa effettivamente una

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6 Novembre 2012

simile formazione ritiene didifferenziarsi da tutte le siglepreesistenti e da quelle che,negli anni passati, abbiamovisto nascere e declinare conimmensa rapidità?Auspichiamo, con la nascita diquesta comunione di singolerealtà, non il volersibanalmente distaccare da unmovimento per un vago

spirito di anticonformismo:Autonomia è il progetto diampio respiro di chi, per laprima volta, voglia far frontealle tematiche che affliggono laquotidianità studentesca in unalogica veramente apartitica elibera, condividendo alcontempo alcuni valorifondamentali, qualil'attenzione agli interessi della

popolazione scolastica delnostro Paese, l'attitudine amanifestare sempreattivamente il proprio dissensonei confronti di autorità pocopresenti e/o troppo vincolateda dubbi legami con la finanzao il malaffare e, ultimo, maassolutamente non perimportanza, l'antifascismo.

" Sii il cambiamento che vuoi nel mondo"

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7Novembre 2012

Continua dalla prima pagina

Evidentemente c’è qualcosa che non va.“In fondo si sta facendo un'enorme polemica su unasemplice parola”. Se questa non convince tutti ci sonoaltre polemiche in corso in questo periodo e ce n’è unain particolare che riguarda il Decreto di Stabilità, cheall’art. 3 comma 42 parla di un aumento dell’orariolavorativo dei docenti delle scuole secondarie di primoe secondo grado, da 18 a 24 ore di lavoro. Leggi unatale cosa e ti sembra immediatamente ingiusta. Pensi:“La categoria dei docenti verte già in condizioni diestrema sproporzione nel rapporto tra l’importanzadel ruolo e il livello di retribuzione. Questa legge nonprevede alcun aumento del loro stipendio!”. C’è lacrisi, bisogna fare dei sacrifici, bisogna sudare epiangere (la Fornero ce l’ha anche mimato, cosìcapiamo meglio), per questo non possiamo basarcisoltanto sulle sensazioni, dobbiamo guardare all’effettopratico dei provvedimenti.Il problema nasce quando pur tentando diapprofondire non troviamo una giustificazione alprovvedimento ma, anzi, una condanna ancora piùmarcata: a un abbattimento dei costi, infatti,corrisponde una soluzione che è possibile soltanto alivello teorico, perché a livello pratico sappiamo beneche un docente, un vero docente, non lavora soltantonel momento in cui è fisicamente presente in un’aula,per cattedra o per supplenza, ma anche e soprattuttonella fase di studio e preparazione delle attività chesvolge a scuola (basti pensare alla progettazione e allacorrezione di un compito in classe) che, essendo spessocomplicate e molteplici, portano via moltissimotempo. Cosa si chiede agli insegnanti ? Di gestiremeglio il proprio tempo in modo da programmare inanticipo tutte le attività nei minimi dettagli? Chiconosce e vive la scuola sa benissimo che questo non èpossibile, che le classi vanno seguite giorno dopogiorno e che le attività si pensano e si modificano inbase a questo percorso che è impossibile prevedere.Allora ciò che si chiede è un distacco dal quotidiano,una superficialità maggiore, un calo di qualità, affinchétutto possa rientrare nella nuova tempistica.Se non è questo ciò che si chiede allora dobbiamopensare che i professori sono chiamati a sviluppare deisuperpoteri, ma devono farlo senza gravare sul contopubblico, e di certo non possono pagarsi guru indianiche li aiutino in questo potenziamento spirituale con ipochi soldi che ricevono.

Chi conosce e vive la scuola, inoltre, dovrebbesapere che affidando le supplenze, anche quelle piùlunghe (gran parte di ciò in cui consisterebbel’aumento), ai docenti già in cattedra, viene eliminatauna fonte importantissima di occupazione per i precariche, nella situazione attuale, già si vedono ridotta inlarga parte la possibilità di trovare un lavoro che gliconsenta di arrivare a fine mese.Chi conosce e vive la scuola coglie subito questi aspetticosì gravi di un provvedimento del genere. L’unica cosache a questo punto resta da pensare è che chi si occupadi scuola non la conosce e non la vive, e chi si occupadi lavoro, di sanità, di tutto ciò che è pubblico, oggi,non conosce e non vive a livello pratico la realtà. Eccocome quel “choosy” della Fornero smette di essere”una semplice parola” e diventa il segnale inquietantedi quanto chi ci governa sia in realtà distante anni luceda noi, dalla nostra vita quotidiana, dalle tragedie delreale. Ecco come quel “choosy” diventa cattivo, perchéappartiene a un linguaggio diverso, detto da chi ha unaformazione culturale diversa, e vuole giudicare connumeri e parole “altre” una realtà che è uguale soltantoa chi la fa. E chi la fa siamo noi, che “choosy” nonsappiamo neanche che significa, che sogniamosemplicemente di poter lavorare in condizioniquantomeno umane e se anche non saremo premiatiper questo, vorremmo almeno essere messi incondizione di svolgere il nostro lavoro futuro bene econ passione, esattamente come un vero insegnante,che oggi protesta contro l’aumento dell’orario,vorrebbe poter svolgere il suo lavoro oggi. Forse persalvare l'Italia dalla crisi è necessaria una laurea ineconomia, ma per riconoscere come tale un'ingiustizianon è necessaria una laurea in economia, basta un po'di informazione.

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8 Novembre 2012

In questa terra, pregna purtroppo di ignoranza, la fa lapadrona la disinformazione, e in più bisogna scontrarsicontro una dilagante indifferenza. Nella provincia nord diNapoli, a Giugliano, già da mesi sono apparse sui muridelle scuole superiori scritte e simboli inneggianti alfascismo e al Duce, chiari sintomi dei mali sopracitati.Dopo che il paese ne è stato ripulito, gli studenti, semprerichiamati all'attenzione sulle questioni territoriali esull'antifascismo, si sono occupati di sensibilizzare ilpubblico attraverso assemblee, volantinaggio ed incontri.Meritevole di menzione, ad esempio, in questo senso èstato il liceo Cartesio, che ha visto persino lapartecipazione dell'ultimo partigiano delle QuattroGiornate Gennaro di Paola. Il marzo scorso gli autori diqueste scritte provarono ad entrare nelle scuole perdiffondere la loro pseudo-informazione, ma furonoprontamente bloccati dagli studenti locali, i quali, per tuttarisposta, subirono minacce sia verbali che fisiche. Pochigiorni dopo sfilò un corteo autorizzato dal comune per lefoibe e gli stessi antifascisti si schierarono in presidio dallato opposto di Giugliano.Dopo un lungo periodo di silenzio da parte di costoro, daquasi un mese sono riapparse queste scritte. Sono ancorapiù numerose e violente, sopratutto nei confronti deiRom, della cui cultura molti punti sono deplorevolmente

ignorati. Ultimamente anche nelle vie principali sonoapparsi striscioni razzisti e contro la Nato, approfittandodel generale scontento rispetto a questi temi. Gli studentisi sono nuovamente occupati di ripulire il paese. E nonsono mancati nemmeno sabato notti ulteriori manifestiinneggianti al recentemente scomparso Pino Rauti,fondatore dell'MSI. I ragazzi di Giugliano concordementesi dicono stanchi di questa situazione insostenibile: sonocostretti continuamente, lo si sarà desunto, a ripulire ilpaese da scritte intollerabili. Scritte composte per lo più dinotte, quando questi neofascisti, sicuri di non essere visti,escono allo scoperto come topi dalle fogne. Per di più, inuna delle scuole del territorio, l'IIS G. Minzoni, sono statieletti al consiglio d'istituto quattro membri della stessalista, di cui uno è sostenitore del Blocco Studentesco e haricoperto i corridoi della scuola di adesivi e volantini. Nonè mancato nemmeno uno striscione, appeso al tetto,inneggiante al noto movimento di estrema destra. Anchecon il sostegno dei compagni delle scuole di Napoli sicerca di fare informazione e di chiarire la situazione al piùpresto, alla luce del giorno. Sì, perchè chi è dalla parte dellaverità agisce alla scoperto e non si nasconde nel buio.Via il fascismo dalle scuole e dalle strade!Giugliano non è immemore del suo passato antifascista, loè sempre stata e sempre lo sarà!

"Giugliano è antifascista!"La lettera dei ragazzi del Cartesio di Giugliano: "Resisteremo!"

Daniele Bombace

A sinistra: alcunescritte

apparsea Giugliano

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Giunti ormai al loro terzo disco, i“ragazzi” di Chioggia guidati daTenca pubblicano Cucina Povera,un album che si dibatte tra noisealla Swans, post-rock, PieroCiampi e un alienante e squallidoVeneto moderno con liricheprofondamente intimiste ecommoventi. Sopravvalutato.

Giudizio:

9Novembre 2012 MUSICA

Giunti ormai al loro sesto album,l’impressione è che i Muse abbianocompiuto il sesto passo falso e cheloro, prog, non lo sono mai stati.Un impiastro di arrangiamentiorchestrali, Queen, Radiohead,Pink Floyd, Led Zeppelin edubstep alla maniera di Skrillex(che ha quasi suscitato scalpore tra ifans), c’è di tutto in un CD daiconsueti toni estremamente kitsche barocchi. Le danze non potevanoessere aperte se non all’insegna delcattivo gusto con “Supremacy”,

una marcia trionfale di Verdi insalsa zeppeliniana, feedbackviolenti su vorticosi archi a cui iMuse non sanno rinunciare,branopiù pomposo che altro. Faseguito “Madness” che ha ilcompito di scalare le classifiche:episodio migliore del disco, hit chesa di ’80 e libera da tutti queglipseudo-virtuosismi che servonosolamente ad appesantire l’ascolto,con la voce di Bellamy bencalibrata sul sound corposo delletastiere. Si prosegue con il funkyelettronico di “Panic Station”.Brusco passo indietro colmelodramma di “Survival”, marciaolimpica con pateticiarrangiamenti orchestrali e doveBellamy lancia la sfida Van Halen eai Pink Floyd di Atom HeartMother. La skrillexiana “FollowMe” rappresenta il punto più bassodell’album, a dir pocoimbarazzante. Inascoltabili“Animals” ed “Explorers”, mentre

l’album scivola noiosamente versol’ultima traccia (dato che le unicheeccezioni sono rappresentatedall’ottusa “Save Me” e dalla dura“Liquid State” a metà strada traKilling Joke e Foo Fighters,entrambe scritte dal bassistaWolstenholme ): “The 2nd Law:Isolated System”, brano dove lacupezza e la tetraggine non hannoragion d’esservi.Un album difficile da digerire nellasua interezza, dall’ascolto ostico efaticoso, dove è facile perdersi infinti virtuosismi elettroniciradioheadiani e pomposecomposizioni mercuriane, anche seè da segnalare lo sforzo di non averinserito lunghe suite. Nonostantel’ennesimo successo riscontrato alivello di vendite (in Regno Unito ègià disco d’oro), per Bellamy & Coè l’ennesima bocciatura.

Giudizio:

The 2nd Law - Muse

Raffrontando questo CD con quellod’esordio, “Vol. 1”, è impossibile nonnotare il loro processo di maturazione:un album dalle gradevoli tinte pastellodove le vedute sono state ampliate, conuno sguardo non più agli strokes eall’indie inglese solamente, ma anche aBattisti e ai Blur, per un disco “vecchio”sì, nel senso postmoderno del termine,ma piacevole ed interessante nel suocomplesso.Giudizio:

Per loro siamo giunti al secondoalbum, i pisani Senzafissa Dimoirafanno fatica sia ad amalgamare iloro riferimenti musicali (MassimoVolume, Teatro degli Orrori eAfterhours su tutti) che ad usciredal classico schema della canzonealternativa italiana. Ne esce fuoriun album estremamente agnellianoe datato.

Giudizio:

ManzOni – Cucina Povera Thegiornalisti – Vecchio Senzafissa Dimoira – La Tragedia

Del Dolce

Guido Sannino

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L'ANGOLO DEL LIBRO10 LETTERATURA Novembre 2012

(RI)SCOPRENDO IL “GALATEO”

Molteplici sono le sorti cui vanno incontro i libri: alcuni vengono letti, studiati esottolineati, altri passano sotto banco, di altri ci sono addiritture numerosetrasposizioni cinematografiche. Poi ci sono quei libri che conducono una vitabizzarra: tutti li conoscono, ma nessuno li ha letti. Un esempio, il De vulgari

eloquentia dantesco. Ma il massimo si raggiunge quando ad un testo mai accostatoci si appella in continuazione. Non sto parlando dei Vangeli, che puremeriterebbero una spulciatina settimanale, ma del Galateo overo de' costumi diGiovanni Della Casa, citato spesso e a sproposito da chi ti esorta a non tenere igomiti sul tavolo, dai vecchi che anelano al tuo posto sui mezzi pubblici e dalprofessore che ti invita a non mostrargli le fauci nel mezzo d'un polifonicosbadiglio.Il libro, il più celebre manuale di buone maniere, scritto tra il 1550 e il 1552,deve la sua sfortuna presso il grande pubblico al fatto che da subito, in buonasostanza, non venne letto. Anche grandi personaggi, come Vittorio Alfieri,dicono di essersi fermati all'incipit dell'operetta: “Conciossiacosa che...”, avvertito

come eccessivamente barbogio e pedante. Niente di più falso, perché il Galateo è lontanissimo dal noioso emoraleggiante, anzi, in più punti si rivelerebbe persino brioso per chi superasse i secolari pregiudizi. Per esempiouna volta il Della Casa esorta il lettore a non soffiarsi il naso e a guardare poi dentro il fazzoletto come se dentrovi fossero rubini e smeraldi, ed anche questo solo esempio basta ad affrancare lo scritto da quell'aura di seriositàingiustamente impostale.Poi, quel che è più curioso, ci sono tante azioni che l'Autore indica come sconvenienti per chi volesse «usare conuna onesta brigata» e che noi tratteremmo con più indulgenza: una di queste, l'usanza di raccontare i propri sogniai commensali. Perché, dice il Della Casa con un'arguzia tutta toscana, di molte persone sono di misero conto levicende reali, figurarsi le oniriche.Un libro che va inquadrato nell'ambito dei giocosi anni del Cinquecento immediatamente precedenti quelli dellaControriforma, quelli sì davvero pregni di gravitas, e che va rivalutato, in una parola, riscoperto. Tanto percuriosità letteraria, tanto perché a nessuno nuoce una ripetizione di buone maniere, di quelle classiche, di quelleche anche dopo secoli non perdono mai il loro smalto.

LE FAVOLE

Un quadretto delizioso di vita è quello dipinto da Karel Capek nelle sueFavole. Divertenti ed ironiche, già i titoli della raccolta si narrano dasole: La favola pennuta, La favola canina, Come il famoso Sidney Hallacciuffò il mago... Capek fa una accozzaglia di figurine favolistiche epersonaggi della vita quotidiana per il gusto di divertire capovolgendo latradizione.“Canta che ti passa” consiglia ad uno dei suoi personaggi.Ragazzi, queste sono favole. Non posso mica raccontarvele tutte io?Capek di notte vi fa l'occhiolino e manca poco che faccia le fusa percome sta bene sotto al piumone! Si acciambella come un gatto e sesfogliate il suo libro preferito, potreste iniziare a leggere “La grandefavola gattesca”.

di Davide Di Falco

di Angela Chiaro

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Una stazione nuova già vecchia

11Novembre 2012 ARTE

Giovanni Sannino

Lo scorso settembre dopo unalunga attesa è stata aperta lastazione della Linea 1 di via Toledo.Questa è probabilmente la più“napoletana” delle stazioni dell’artee, proprio per questo motivo forse,è piaciuta molto di più rispetto allatotalmente antitetica stazione dipiazza Borsa. Entrandovi le primecose visibili sono le mura in tufodel periodo aragonese ed uno deidue mosaici dell’artista sudafricanoWilliam Kentridge, raffiguranteuna carrellata di personaggidell’”iconografia napoletana” checita i mosaici pompeiani (viritroviamo tra gli altri infatti icelebri suonatori di cembali), laCoscienza di Zeno e ilsuprematismo russo, anche se nonriesco a vedere cosa c’entrino ItaloSvevo e le avanguardie russe conNapoli. Comincia da qui la discesanel sottosuolo napoletano per circacinquanta metri.L’architetto spagnolo ÓscarTusquets ha concepito lo spaziosotterraneo della stazione in treparti: la prima caratterizzata dalnero delle pareti che simboleggia laterra, la seconda dal colore giallo

tufo della piastrelle e del soffitto,un omaggio alla tradizione ediliziae alla conformazione geologica delterritorio partenopeo, e la terza chedà al pendolare la sensazione diessere nelle profondità degli abissimarini grazie alle linee ondulate ecurvilinee che ne descrivono lospazio ed ai giochi cromatici delletessere di ceramica blu chericoprono tutta la superficiemuraria e delle luci. Prima diarrivare ai binari si passa in mezzoai due pannelli fotografici di BobWilson che ritraggono uno spaziodi mare aperto.La stazione mi ha colpitoparticolarmente in primo luogo peril suo essere estremamentescenografica ma, soprattutto, per ilsuo kitsch, che non è chiaro se siaancora postmoderno o“postmoderno del postmoderno”,poiché è evidente che gli artisti chevi hanno lavorato (tutti stranieritranne Achille Cevoli) si sianorifatti a quello che è,“bonitolivamente” parlando, ilgenius loci di Napoli. Se finalmentecon la stazione di Università,progettata da Rashid, si era fatto un

passo in avanti con un’architetturaavanguardistica che guardava alfuturo e ai nuovi materiali, con lastazione di Toledo sembra di esseretornati negli anni ‘80 con questoforzato tentativo di rifarsi allatradizione e allo spirito partenopeoin un’epoca dominata ormai dallaglobalizzazione. Ancora una voltasiamo in ritardo rispetto alla scenainternazionale e quello di Rashid èsembrato quasi un passo falso per ilnostro timore reverenziale neiriguardi della tradizione, per iltimore di darle un calcio in nomedel futuro. Senza dubbio si tratta diun progetto molto suggestivo, maormai questa “esteticamediterranea” puzza di muffa e sadi provincialismo. Ed è possibilepoi che nessun architettonapoletano sarebbe stato capace difare lo stesso, se non di meglio?Non penso, come sospetto che lascelta sia ricaduta su Tusquets soloperché il suo è un nome di grido.Stesso si dica per DominiquePerrault, architetto della stazione dipiazza Garibaldi, non ancoracompletata, speriamo almeno cheabbia più gusto.

A sinistra:l'internodellastazione

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12 TECNOLOGIA Novembre 2012

Guido SanninoCINQUEAPPINDISPENSABILI

Qual è la principale caratteristica che differenza un telefono di nuova generazione da uno obsoleto? Larisposta non la troviamo né nel touchscreen, nella qualità del telefono o nel suo accattivante design. Tutto stanelle applicazioni. Nessuno smartphone è degno di essere chiamato tale senza app. Certo, la tentazione discaricare qualunque cosa i vari store ci propinino è fortissima, ma purtroppo ogni telefono ha i suoi limiti.C'è bisogno quindi di scegliere solo il meglio per il proprio telefono: quelle app che riescono ad unire l'utileal dilettevole e che ci permettono di avere un piccolo PC sempre con noi. Ecco quindi una lista delle cinqueapplicazioni per Android assolutamente necessarie per ogni telefono e ovviamente gratuite.

1. What's App: celeberrimo programma di messaggisticaistantanea che ci premette con una semplice connessione 3G oWiFi di chattare con chiunque possieda a sua volta questaapplicazione, inserendo semplicemente il proprio numero dicellulare. Evitando gli enormi costi o le salate tariffe dei variprovider, è possibile scambiarsi messaggi in modocompletamente gratuito e passare immagini e file di vario tipo.Assolutamente indispensabile, è disponibile anche in versioneiOS, ma al costo di € 0,79.

LE MIGLIORI CINQUE

Mirko Pennone

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13Novembre 2012 TECNOLOGIA

2. SMS Backup +: a volte capita di avere importantiinformazioni sul proprio telefono sotto forma di sms, che siperdono nei meandri della memoria dello smartphone o chesemplicemente vengono erroneamente cancellati. Tramite SMSBackup +, i messaggi vengono automaticamente salvati online inuna cartella nel vostro account di posta Gmail. È possibile anchesalvare, se si vuole, la lista delle chiamate effettuate o ricevutetramite lo stesso procedimento. Non avete un account Gmail?Beh, sarebbe ora di farsene uno.

3. Seekdroid: come il nome potrebbe suggerirci, questoprogramma ci permette di trovare il nostro telefono in caso dismarrimento o furto, a patto che esso sia connesso ad internet. Inversione pro, vengono forniti ulteriori servizi come il blocco adistanza del cellulare o un allarme da far scattare anche se iltelefono è in modalità silenziosa.

4. Airdroid: basta accostare la fotocamera del cellulare alcomputer e, senza premere nulla, si ha il controllo su pc di quasiogni funzione del proprio smartphone, dalla galleria video agliscreenshot. Utilissimo per passare file sul telefono o persincronizzare i contatti in rubrica. Ottima anche la funzione permandare sms, evitando di copiare enormi quantità diinformazioni con la tastiera del cellulare.

5. Dropbox: nato come programma per PC, Dropbox sbarca sutelefonino per fornire i suoi servizi, dal passaggio dei file onlinealla creazione di cartelle condivise in cui passare agevolmente filecon altre persone in tempo reale. Dite dunque addio a cavi, penneusb o schede SD: con Dropbox non vi servirà più nulla di tuttoquesto.

Oltre a queste applicazioni fondamentali, vi suggeriamo altriprogrammi utili per il vostro telefono: ad esempio, per i telefoniTim, 199 Self Service ci permette di controllare velocemente ilnostro credito e tariffe attive. Per gli appassionati di sport escommesse, Livescore permette di avere in tempo reale tutti irisultati di qualunque sport sul proprio telefono. Infine Shazam,utilissima app che tramite l'ascolto di anche solo una piccola parte diuna canzone ci permette di trovarne titolo e autoreautomaticamente.

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È già conto alla rovescia per tutti i genovesini chedall’inizio dell’anno scolastico non aspettano altro chel’inizio del tanto amato torneo d’istituto. Squadre datempo collaudate e new entry pronte a dimostraretutta la loro capacità si scontreranno per ottenerel’appellativo di tutti gli appellativi: campione delGenovesi. Chi riuscirà quest’anno a raggiungerequest’obiettivo? Le scommesse sono aperte e poteterecarvi in un qualunque centro Better o Snai perazzardare il vostro pronostico. Anche quest’annosaranno introdotte nuovissime idee per rendere ancorpiù avvincente la competizione, prima tra tuttel’aggiunta nello staff dell’organizzazione di un’equipeche si occuperà del servizio fotografico di ogni singolo

match che si svolgerà durante tutto l’anno scolastico.Chi non vorrebbe essere immortalato nel momento incui si sta divertendo con i propri compagni nel migliormodo possibile? Ed ecco a voi foto, pagelle, classifica equant’altro di ogni giornata di torneo che sarannodisponibili e di pubblica visione sul account Facebookdel Torneo Genovesi.Non dimentichiamo, inoltre, che si prevedono premientusiasmanti e duramente conquistati per la squadrache erediterà la corona dai campioni uscenti della exIIIG. Giusto per entrare il prima possibile nel giustoclima di contesa, in esclusiva per voi i primi umori e leprime aspettative di alcuni tra i più illustri partecipantial Torneo Genovesi di quest’anno.

Vincenzo Angiuli

14 SPORT Novembre 2012

TORNEO GENOVESI, SI PARTE!

Dario Gargiulo:Dal primo anno fino all'ultimo ti sei sempre più distinto per le tue qualità da bomber di razza. Pensi di poterambire quest'anno al titolo di capocannoniere?La vittoria del titolo di capocannoniere del Torneo Autogestito dell’anno scorso è stata una gran bella

soddisfazione, tuttavia la priorità maggiore va alla vittoria del Torneo e al gioco di squadra, poi i goal sono

una sua diretta conseguenza. I giocatori sono molti e tutti molto capaci, ma mentirei se dicessi di non ambire

alla scarpetta d’oro del Genovesi. Farò di tutto per riuscire a ripetermi.

Umberto Granata:Sei anni di Torneo Genovesi e campione uscente della passata stagione, insomma puoi essere considerato ilveterano del Torneo. Cosa ti aspetti da questi Goodfellas?Francamente sono un po’ preoccupato. Tutti i componenti della squadra sono sullo stesso livello e non voglio

malcontento a causa di qualcuno che voglia giocare più degli altri. Detto ciò, ritengo che questi Goodfellas

sono tra i favoriti del Torneo e hanno tutte le potenzialità per arrivare alla vittoria finale.

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Gabriele Laurino

15Novembre 2012 SPORT

L’ITALIA IN AUTOGOL

Ricordate quando si giocava a calcio semplicemente perpassione? Forse i nostri genitori sì, ma a noi risultadifficile. Perché oggi il motore del panorama calcisticomondiale è uno soltanto: i soldi. È sicuramente vero chenon bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma non si puònegare che nel calcio moderno non esistono (quasi) piùbandiere; i calciatori che dimostrano vero attaccamentoalla maglia che indossano sono pochissimo, e per di piùsono coloro che rappresentano la vecchia guardia: i vari(non più giovanissimi) Totti o Zanetti, eterni capitani diRoma e Inter. È raro vedere, nella nuova generazione, unosportivo che, quando bacia la maglia, lo fa perché la senteveramente sua, e non del suo portafoglio. Ormai siamopiù abituati a sentir dire, davanti un contratto da decine dimilioni di euro, frasi fatte come:”Giocare per questasquadra è il mio sogno fin da quando ero bambino”. Ogniriferimento è puramente casuale.Insomma, girano troppi soldi. Ma se la situazionecalcistica mondiale è quella che è, se andiamo adanalizzare quella del nostro campionato, quello italiano, ciaccorgiamo di aver davvero toccato il fondo; sì, perché laruota del danaro ha cominciato a girare nel sensosbagliato. Sintetizzando in una parola, calcio scommesse.Si parla di partite falsate da singoli giocatori o allenatori. Enell’occhio dei ciclone ci sono finiti nomi altisonanti,primo fra tutti Antonio Conte, ex bandiera juventina edallenatore della Vecchia Signora dalla scorsa stagione, il cui“sconto” della condanna da dieci mesi a quattro mesi (conconseguente ritorno sulla panchina della Juve il prossimo9 dicembre) potrebbe essere annullato per via di nuovedichiarazioni: stavolta è il calciatore Vitali Kutuzov, exbarese, ad aver fatto il nome del suo ex allenatore. Lacombina di cui è accusato riguarda un vecchio Salernitana-Bari, giocato il 9 maggio 2009, in cui la squadra puglieseavrebbe perso di proposito per evitare la retrocessione aicampani. Insomma, sono tanti gli scandali usciti alloscoperto, che riguardano indiscriminatamente giocatori diSerie A e B, scandali che hanno portato a una sorta disabotaggio del campionato, tra punti di penalizzazione,squalifiche pesanti di singoli giocatori (scioccante lasqualifica di tre anni per Stefano Guberti) o, nel peggioredei casi, brucianti retrocessioni (vedere il Lecce, finito inLega Pro). E non è finita qui: tanti altri nomi stanno per

essere rivelati (parola di Antonio Manganelli, capo dellaPolizia). Sono scandali, questi, che ormai rendono famosi icampionati di Serie A e Serie B più della competitivitàdelle squadre in sé, calata enormemente in questi ultimianni. E, come se non bastasse, ora sappiamo anche chemolti calciatori stranieri, perlopiù sudamericani, falsificanoi propri passaporti, con l’ausilio di procuratori sportivi odirigenti societari, per poter entrare illegalmente nelnostro paese (i posti occupabili da calciatoriextracomunitari per squadra sono infatti estremamenteridotti); i nomi di calciatori indagati in Serie A sarebberoaddirittura 20. Tutto questo è andato ad intaccare il calcioitaliano anche sotto il profilo tecnico: è per i soldi chemolti grandi campioni hanno lasciato l’Italia; le cessionipiù clamorose sono state quelle di Ibrahimovic, ThiagoSilva e del “Pocho” Lavezzi, tutti e tre approdati nelcampionato francese tra le file del Paris Saint-Germain,seguiti subito dal campioncino Marco Verratti; e ciò chebrucia maggiormente è proprio questo: vedere giovanitalenti italiani emigrare verso campionati esteri,impoverendo di tecnica e spettacolarità il nostrocampionato. Ed è sempre per i soldi che presidenti,allenatori e calciatori hanno macchiato la propria dignità ela bellezza dello sport. Tutto ciò avvalora il fatto che, nelcalcio, chi ha i soldi vince. A discapito, ovviamente, dellepiccole società. Ed è per questo che è stata da pocoimposta la regola del cosiddetto “fair play finanziario”,ovvero un progetto volto all’estinzione dei debiti societarie ad un auto-sostentamento finanziario: la decisione ditale progetto fu decisa qualche anno fa di fronte adinvestimenti di enorme spessore per l’ingaggio dicalciatori (esempio emblematico può essere il passaggio diCristiano Ronaldo dal Manchester United al Real Madridper la spropositata cifra di circa 94 milioni di euro).Questa decisione non ha giovato alle grandi squadreitaliane: non è un caso che il Milan, dopo le cessioni diIbra e Thiago Silva, stia facendo enorme fatica nel farepunti utili alla classifica in questo inizio di campionato. Unsistema, dunque, che è stato presentato come larisoluzione di una crisi che non vuole dissolversi.Ma la partita finisce quando l’arbitro fischia, e noi siamoin pieno recupero: la rimonta è ancora possibile.

Gabriele Laurino

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16 Novembre 2012

In cucina con ScottiGiovanni Scotti

Miei cari fans, avevo deciso dinon proseguire con la miarubrica di cucina, ma, quando hosaputo che le vostre lettereavevano invaso la redazione deL’Obelisco, non ho potuto faraltro che continuare ad allevare imiei apprendisti cuochi.Scotti non è Schettino, nonabbandona la nave prima deltempo!Siamo in clima di elezioniscolastiche e, come diceva Totò:“A proposito di politica..cisarebbe qualcosa da mangiare ?”Dopo la semplice frittata di uovae la mia amata parmigiana dimelanzane ho deciso di proporviuno dei gloriosi piatti dellatradizione partenopea: la pasta efagioli.A causa del forte sapore checontraddistingue il fagiolo,questa è una di quelle pietanzeche o si ama o si odia ed io laamo. Gli ingredienti che servonoper soddisfare quattro personesono: 400g di pasta (tubetti opasta mista), 1 barattolo difagioli, 4 cucchiai di olioextravergine d'oliva, 1 spicchiod’aglio, 4 pomodorini, sedano,basilico, sale e pepe. Il tutto sirisolve in quattro semplicipassaggi:

•Far soffriggere l’aglio con l’olioin una pentola alta o antiaderenteo di terracotta fino a farloimbiondire, poi toglierlo.

•Mettere in pentola ipomodorini tagliati a pezzetti, ilsedano e il basilico e far cuocereper 5 minuti, poi aggiungere ifagioli amalgamando il tutto.

•Aggiungere l’acqua, più o menofino a metà pentola, salandoquanto basta e calare la pasta,allungando in seguito, senecessario, l’acqua di cottura.

•Dopo aver cotto la pasta,avendola fatta ben amalgamareai fagioli, aggiungere un pizzicodi pepe ed il piatto è pronto.

È importante che il tutto nonrisulti brodoso, ma benamalgamato. L’intensità, lacremosità e la morbidezza diquesto piatto vi renderannoorgogliosi della vostra opera.D’altronde, non c’è amore piùsincero di quello per il cibo.Buon appetito!