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n Una campagna che premia soprattutto il Centro-Nord n In rialzo le previsioni olivicole nel mercato mondiale P2 n Un disciplinare ad hoc per gli oli monovarietali n Nord-Est, restare competitivi nella fascia alta di mercato P3 n Umbria, “Frantoi Aperti” con il Gruppo Pieralisi n Romagna, il recupero delle cultivar storiche P4 n La Cia: “Avanti con le aggregazioni per superare le logiche difensive” n Agrinsieme rilancia su etichetta e antirabbocco n Parametri extra vergini più restrittivi P5 n Piante “indurite” per affrontare il freddo invernale n Abbattimento piante di olivo. I divieti P6 n Dal 1° gennaio 2014 registri telematici per tutti P7 n Istituita una “task force” a tutela degli olivi nel Salento n Cresce il consumo in Cina dell’extra vergine italiano P8 NEWS n.4 / 2013 IV Trimestre / Anno XXVIII Poste Italiane Spa Spedizione in Abbonamento Postale 70% Filiale di Ancona Dove c’è un olivo c’è sempre qualcuno che raccoglie le olive. Dove c’è qualcuno che raccoglie le olive c’è sempre Piera- lisi. È la filosofia che da decenni ispira il nostro Gruppo. Ed è la stessa anche oggi, a chiusura di un anno particolare. Un anno in cui la crisi ha continuato a mor- dere in Italia ed in molti Paesi del mondo, un anno difficile per le imprese, per i produttori, per chi produce beni e servizi. E che tuttavia per il Gruppo Pieralisi è stato anche denso di soddisfazioni. Perché il 2013 è stato l’anno di consolidamento del nostro Leopard. Non una semplice macchina, ma una nuova con- cezione di produrre l’olio d’oliva. Abbiamo raddoppiato le vendite rispetto all’anno scorso, abbiamo la prospettiva di raddoppiare quelle di quest’anno nel 2014. Raggiungendo un risultato che, per modelli prodot- ti, normalmente un’azienda prevede di ottenere nell’arco di un decennio. L’impatto che ha avuto il Leopard sull’olivicoltura italiana e mondiale è stato certamente violento, perché il sistema che abbiamo proposto è asso- lutamente rivoluzionario. Produttori e frantoiani non erano abituati ad un impianto di questo tipo ed alle straordinarie potenzialità che è capace di esprimere: nella qualità dell’olio resa ancora più eccelsa perché ottenuta senza aggiunta d’acqua, nella piena valorizzazione di ogni parte dell’oliva, trasformando in risorsa quello che prima era uno scarto, offrendo redditività a ciò che prima rappresentava un costo. E così dopo l’avvio nel 2012, si è sviluppato un veloce passaparola che ha superato confini e frontiere, registrando consensi ovunque. Perché esalta le qualità organolettiche di ogni varietà, perché permette un lavoro partitario che assicu- Olivicoltura protagonista, il Leopard la nuova frontiera ra al cliente di scaricare interamente il proprio olio e solo quello. Ma anche perché nocciolino e paté così suddivisi diventano preziosa materia prima da destinare l’uno a fini energetici, l’altro a tante opportunità: da ammendante del suolo ad integratore per la zootecnia, da miscela con altre biomasse per la produzione di biogas ad ingrediente per il pane e prodotti da forno, fino alla cosmesi. Tante innovazioni in un’unica macchina, tante risposte in un unico impianto. È il nostro fiore all’occhiello e ne siamo orgogliosi. È un “made in Italy” che si apre a nuovi confini. Perché sta cambiando anche la geografia dell’olivicoltura mondiale. Penso all’Algeria che sta sperimentan- do gli oliveti per frenare l’avanzata del deserto come anche l’Angola dall’altra parte del Sahara, penso all’espansione che tali piante hanno avuto in Australia, alle nuove frontiere che si aprono in altri Stati emergenti. La capacità dell’olivo di vivere anche in condizioni stressanti lo rende adattabile in molte nuove realtà. Dove il Gruppo Pieralisi è pronto a raccoglie- re ulteriori sfide, consapevole che i mercati esteri che si affacciano su questo settore diventano strategici, visto le criticità che stanno vivendo dal punto di vista economi- co e geopolitico Paesi che per definizione consideriamo olivicoli come la Spagna, la Grecia, il nord Africa, la Siria. Insomma, una finestra sul mondo aperta a 360 gradi, ma senza dimenticare l’Italia e l’impegno ad accompagnare produttori e frantoiani nel migliorare la qualità del loro olio e renderlo anch’esso sempre più competitivo oltre confine. Con l’auspicio - che è poi il mio augurio per il 2014 - che vi sia una maggiore tranquillità in giro, che le banche ricominci- no a favorire le imprese e che non tolgano crediti al sistema industriale. Le banche non possono solo fare finanza, perché hanno il monopolio della raccolta di risorse finan- ziarie e se non le ridistribuiscono a chi produce, a chi genera sviluppo ed occupazione, difficilmente si riuscirà ad uscire da questa spirale. L’olivicoltu- ra rientra appieno tra i settori che devono essere sostenuti dal sistema creditizio. Perché va sfatato il tabù della crisi di questo settore: è un settore vivo e vegeto, che certamente ha le sue criticità. Ma non è un mistero che ogni anno, indipenden- temente dalla quantità d’olio prodotto, le scorte finiscano sempre. Significa che c’è richiesta, che ci sono consumi. Si può discutere sul problema dei prezzi, ma non sulla forza di una filiera che ha numeri per contare e per rappresentare il meglio dell’agroalimentare italiano. Ed in questa filiera il Gruppo Pieralisi è orgogliosamente certo di poter fare la propria parte fino in fondo. Come sempre. Auguri. L'Ing. Gennaro Pieralisi

l'Olivo News n.4 Dicembre 2013 - pieralisi.com · n Romagna, il recupero delle cultivar storiche P4 ... n Abbattimento piante di olivo. ... Friuli Venezia Giulia 42 50

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nUnacampagnachepremiasoprattuttoilCentro-NordnInrialzoleprevisioniolivicolenelmercatomondiale

P2nUndisciplinareadhocpergliolimonovarietalinNord-Est,restarecompetitivinellafasciaalta dimercato

P3nUmbria,“FrantoiAperti”conilGruppoPieralisinRomagna,ilrecuperodellecultivarstoriche

P4nLaCia:“Avanticonleaggregazionipersuperarelelogichedifensive”nAgrinsiemerilanciasuetichettaeantirabbocconParametriextraverginipiùrestrittivi

P5nPiante“indurite”peraffrontareilfreddoinvernalenAbbattimentopiantediolivo.Idivieti

P6nDal1°gennaio2014registritelematicipertutti

P7nIstituitauna“taskforce”atuteladegliolivinelSalentonCresceilconsumoinCinadell’extravergineitaliano

P8

NEWSn.4/2013IV Trimestre / Anno XXVIII

Poste Italiane SpaSpedizione in Abbonamento Postale 70%Filiale di Ancona

Dove c’è un olivo c’è sempre qualcuno che raccoglie le olive. Dove c’è qualcuno che raccoglie le olive c’è sempre Piera-lisi. È la filosofia che da decenni ispira il nostro Gruppo. Ed è la stessa anche oggi, a chiusura di un anno particolare. Un anno in cui la crisi ha continuato a mor-dere in Italia ed in molti Paesi del mondo, un anno difficile per le imprese, per i produttori, per chi produce beni e servizi. E che tuttavia per il Gruppo Pieralisi è stato anche denso di soddisfazioni. Perché il 2013 è stato l’anno di consolidamento del nostro Leopard. Non una semplice macchina, ma una nuova con-cezione di produrre l’olio d’oliva.Abbiamo raddoppiato le vendite rispetto all’anno scorso, abbiamo la prospettiva di raddoppiare quelle di quest’anno nel 2014. Raggiungendo un risultato che, per modelli prodot-ti, normalmente un’azienda prevede di ottenere nell’arco di un decennio.L’impatto che ha avuto il Leopard sull’olivicoltura italiana e mondiale è stato certamente violento, perché il sistema che abbiamo proposto è asso-lutamente rivoluzionario. Produttori e frantoiani non erano abituati ad un impianto di questo tipo ed alle straordinarie potenzialità che è capace di esprimere: nella qualità dell’olio resa ancora più eccelsa perché ottenuta senza aggiunta d’acqua, nella piena valorizzazione di ogni parte dell’oliva, trasformando in risorsa quello che prima era uno scarto, offrendo redditività a ciò che prima rappresentava un costo.E così dopo l’avvio nel 2012, si è sviluppato un veloce passaparola che ha superato confini e frontiere, registrando consensi ovunque. Perché esalta le qualità organolettiche di ogni varietà, perché permette un lavoro partitario che assicu-

Olivicoltura protagonista, il Leopard la nuova frontiera

ra al cliente di scaricare interamente il proprio olio e solo quello. Ma anche perché nocciolino e paté così suddivisi diventano preziosa materia prima da destinare l’uno a fini energetici, l’altro a tante opportunità: da ammendante del suolo ad integratore per la zootecnia, da miscela con altre biomasse per la produzione di biogas ad ingrediente per il pane e prodotti da forno, fino alla cosmesi. Tante innovazioni in un’unica macchina, tante risposte in un unico impianto. È il nostro fiore all’occhiello e ne siamo orgogliosi. È un “made in Italy” che si apre a nuovi confini. Perché sta cambiando anche la geografia dell’olivicoltura mondiale. Penso all’Algeria che sta sperimentan-do gli oliveti per frenare l’avanzata del deserto come anche l’Angola dall’altra parte del Sahara, penso all’espansione che tali piante hanno avuto in Australia, alle nuove frontiere che si aprono in altri Stati emergenti. La capacità dell’olivo di vivere anche in condizioni stressanti lo rende

adattabile in molte nuove realtà. Dove il Gruppo Pieralisi è pronto a raccoglie-re ulteriori sfide, consapevole che i mercati esteri che si affacciano su questo settore diventano strategici, visto le criticità che stanno vivendo dal punto di vista economi-co e geopolitico Paesi che per definizione consideriamo olivicoli come la Spagna, la Grecia, il nord Africa, la Siria. Insomma, una finestra sul mondo aperta a 360 gradi, ma senza dimenticare l’Italia e l’impegno ad accompagnare produttori e frantoiani nel migliorare la qualità del loro olio e renderlo anch’esso sempre più competitivo oltre confine. Con l’auspicio - che è poi il mio augurio per il 2014 - che vi sia una maggiore tranquillità in giro, che le banche ricominci-no a favorire le imprese e che non tolgano

crediti al sistema industriale. Le banche non possono solo fare finanza, perché hanno il monopolio della raccolta di risorse finan-ziarie e se non le ridistribuiscono a chi produce, a chi genera sviluppo ed occupazione, difficilmente si riuscirà ad uscire da questa spirale. L’olivicoltu-ra rientra appieno tra i settori che devono essere sostenuti dal sistema creditizio. Perché va sfatato il tabù della crisi di questo settore: è un settore vivo e vegeto, che certamente ha le sue criticità. Ma non è un mistero che ogni anno, indipenden-temente dalla quantità d’olio prodotto, le scorte finiscano sempre. Significa che c’è richiesta, che ci sono consumi. Si può discutere sul problema dei prezzi, ma non sulla forza di una filiera che ha numeri per contare e per rappresentare il meglio dell’agroalimentare italiano. Ed in questa filiera il Gruppo Pieralisi è orgogliosamente certo di poter fare la propria parte fino in fondo. Come sempre. Auguri.

L'Ing. Gennaro Pieralisi

ta una produzio-ne di oli di oliva di pressione di oltre 18 mila ton-nellate, in forte crescita anche se inferiore alle attese iniziali. A 6.700 tonnellate il dato produtti-vo dell’Umbria, che resta però sotto la media storica, mentre le Marche scen-dono a meno di 3.800. Positivo il dato di produ-zione dell’Abruz-zo, con più di 19 mila tonnellate di olio, pari a una crescita del 5% su base annua. Da rilevare, nella fascia Nord del Paese, gli incrementi a due cifre della Liguria (+20%) e dell’area lombardo-veneta, a fronte di una produzione invariata negli oliveti dell’Emilia Romagna.

2N. 4/2013 NEWS

Le stime formulate da Ismea, in col-laborazione con Aifo, Cno e Unaprol, relative alla campagna olivicola 2013-2014, attestano la produzione di oli di oliva di pressione attorno a 480 mila tonnellate. La previsione - sottolinea Ismea - deve essere considerata indicativa e suscettibile di variazioni anche non trascurabili, dal momento che è ancora incerto l’esito finale di resa e soprattutto non è possibile in questa fase quantificare il fattore di ‘non raccolta’, ovvero quella tendenza ormai diffusa nell’olivicoltura cosid-detta ‘non professionale’ a lasciare le drupe sugli alberi, soprattutto in condizioni di mercato ritenute non soddisfacenti. Nel dettaglio territoriale il quadro pre-visionale dà un’immagine dell’Italia divisa in due, con il Nord e parte delle regioni centrali contrassegnati da un aumento della produzione, anche piuttosto evidente, dopo le pesanti perdite dello scorso anno, e il resto del Paese in condizioni meno felici. “Spiccano al Sud - rivela Ismea - i se-

Una campagna olivicola mondiale che presenta molte luci e qualche ombra quella in corso di svolgimento nei vari continenti. Le ultime elaborazioni del Consiglio oleicolo internazionale han-no rivisto al rialzo le stime di produzio-ne, lasciando prevedere globalmente 3,2 milioni di tonnellate di olio d’oliva. Un quantitativo sostanzialmente in linea con i consumi attesi (3 milioni di tonnellate).A farla da padrone sui mercati è ovvia-mente l’Unione europea che produrrà 2,3 milioni di tonnellate. All’interno dei confini comunitari resta il dominio della Spagna dove, grazie al bel tempo delle ultime settimane, la produzione dovrebbe sfiorare 1,5 milioni di ton-nellate, in sensibile crescita rispetto alla campagna dello scorso anno che aveva prodotto risultati davvero preoccupanti.In Andalusia - che rappresenta oltre

Una campagna che premia soprattutto il Centro-Nord

In rialzo le previsioni olivicole nel mercato mondiale

Le prime stime indicano per il nostro Paese una produzione d’olio di 477 mila tonnellate

Il Consiglio Oleicolo Internazionale evidenzia la crescita della Spagna ed il calo della Grecia

gni meno di Puglia (-5%, con 181 mila tonnellate), Calabria (-20%, con poco più di 106 mila) e Sicilia (-10%, con circa 44 mila tonnellate), regioni che insieme rappresentano il 70% della produzione oleicola nazionale. Ancora più deludente l’esito produttivo in Sardegna, dove i volumi di quest’an-no (5.500 tonnellate) potrebbero più che dimezzarsi rispetto ai livelli molto elevati del 2012, mentre la Campania (terza, dietro Puglia e Calabria) con-ferma il livello produttivo dell’anno scorso con oltre 44 mila tonnellate. Nel Mezzogiorno le uniche regioni in controtendenza sono Molise (+15%) e Basilicata (+10%) con previsioni per entrambe poco al di sotto delle 7 mila tonnellate”.Disomogeneo, secondo Ismea, il quadro produttivo nel Centro Italia. Crescono Umbria e Toscana, rispetti-vamente del 30 e del 20 per cento, mentre scendono del 10% le Marche e del 5% il Lazio, primo polo produttivo dell’area, con poco meno di 25 mila tonnellate. Negli oliveti toscani si valu-

l’80% della produzione spagnola con un giro d’affari di 2,24 miliardi di euro - si ritiene che l’incremento della produzione sarà addirittura del 32% in più rispetto alla media delle ultime cinque stagioni. Il Consiglio agricolo della regione parla di 1,3 milioni di tonnellate di olio d’oliva sulla base di un sondaggio effettuato tra 233 fran-toi e più di 1.200 aziende olivicole.In particolare, nella provincia di Jaen, capitale dell’olivicoltura andalusa e

a causa della forte siccità estiva. Qui la produzione non dovrebbe superare le 230 mila tonnellate. In crescita la produzione cipriota (5600 tonnellate), francese (5000 tonnellate) e croata (4000 tonnellate). Ottime performance anche in Turchia (180 mila tonnellate), Marocco (120 mila), mentre in Tunisia vi sarà un tracollo del 64% con la produzione che non dovrebbe andare oltre le 80 mila tonnellate, quasi raggiunta dal dato dell’Algeria (62 mila tonnellate). La Siria, infine, è accreditata su 90-100 mila tonnellate.Previsti sostenuti gli scambi anche in questa campagna olearia con impor-tazioni ed esportazioni tra i paesi del Coi che dovrebbero equivalersi (770 mila di import e 750 mila di export). Ovviamente sarà soprattutto l’Unione europea a esportare, avendo una quota di export del 70%.

Previsioni di produzione di olio di oliva in Italia (tonnellate) Regione Campagna2013-14 Var.%annuaPiemonte 14 -Lombardia 911 35TrentinoAltoAdige 347 35Veneto 888 40FriuliVeneziaGiulia 42 50Liguria 6.910 20EmiliaRomagna 661 -Toscana 18.180 20Umbria 6.710 30Marche 3.780 -10Lazio 24.960 -5Abruzzo 19.212 5Molise 6.578 15Campania 44.220 -Puglia 180.937 -5Basilicata 6.918 10Calabria 106.152 -20Sicilia 44.186 -10Sardegna 5.500 -63Italia 477.106 -8

Fonte: stime ISMEA, in collaborazione con AIFO, CNO e UNAPROL e confronto con dati ISTAT 2012, provvisori. I risultati devono essere considerati indicativi e suscettibili di variazioni anche non trascurabili.

mondiale si pre-vede una quanti-tà considerevole di olive quest’an-no: 3,2 milioni di tonnellate. Da queste si presu-me una produzio-ne d’olio di 715 mila tonnellate. A seguire vi sono

i territori di Cordoba (273 mila ton-nellate di olio), Granada (132.267), Siviglia (84.560) e Malaga (76.038).Restando nella penisola iberica, le previsioni per il Portogallo indicano una produzione di 70-80 mila tonnel-late in gran parte derivate dall’entrata in produzione dei nuovi impianti di Arbequina.Sempre secondo il Consiglio olei-colo internazionale sarà una cam-pagna in sofferenza per la Grecia,

3IV Trimestre / Anno XXVIII

Un disciplinare ad hoc per gli oli monovarietaliI produttori che vogliono certificare il proprio monovarietale possono avvalersi del primo disciplinare di pro-duzione ad hoc ed utilizzare il relativo bollino in etichetta. Il disciplinare è stato predisposto dall’Associazione Nazionale Monovarietali che, a poco meno di un anno dalla sua costitu-zione, conferma gli impegni presi per valorizzare con proprio marchio una produzione che coinvolge tutte le regioni a vocazione olivicola. Di-sciplinare di produzione, regolamento d’uso del marchio e definizione dei limiti analitici e produttivi per varietà sono scaricabili dal sito internet www.vetrinaolimonovarietali.it.In questa prima campagna sono una ventina le cultivar per le quali sono state predisposte le schede tecni-che con i relativi parametri chimici e sensoriali da rispettare. Ma è il primo passo per ampliare la certificazione a tutte le oltre 130 varietà censite e catalogate nell’ultimo decennio. L’Associazione, che raggruppa 70 soci di tutta Italia, ha stabilito che il prodotto monovarietale deve essere ottenuto dal 100% delle olive della varietà indicata in etichetta, con una produzione massima di oliva per pianta stabilita da ciascuna scheda tecnica. Le analisi chimiche, che ri-guardano l’acidità, i polifenoli totali, la

percentuale di acido oleico dovranno essere effettuate presso un laborato-rio accreditato che svolgerà il ruolo di soggetto terzo. Invece le analisi sensoriali, relative alle mediana del fruttato, dell’amaro o del piccante e dei sentori varietali, saranno ad ope-ra del Panel dell’Agenzia dei Servizi Settore Agroalimentare delle Marche (Assam), che vanta un’esperienza pluridecennale nella caratterizzazione degli oli monovarietali. Tutto il lavoro svolto nei dieci anni di Rassegna nazionale degli oli monovarietali (oltre 2000 campioni analizzati, provenienti da 18 regioni italiane) ha consentito infatti di definire in maniera precisa i limiti chimici e sensoriali delle va-rietà più rappresentative, sulla base delle elaborazioni statistiche dei dati raccolti.Il confezionatore che vuole commer-cializzare olio monovarietale con il bollino dell’Associazione dovrà garantire la tracciabilità completa di ogni partita di olio monovarietale. Nella richiesta di avvalersi dell’appo-sito marchio, dovrà essere indicata la tipologia di olio monovarietale, la quantità, il numero di bottiglie, documenti che dimostrino la rintrac-ciabilità completa dal campo fino all’imbottigliamento e la conformità del lotto a quanto previsto dal pre-

sente disciplinare.L’Associazione, tramite il proprio Nucleo di controllo, potrà decidere di effettuare verifiche “in campo” su coloro che richiedono l’utilizzo del marchio secondo le modalità stabilite nel regolamento. Il bollino dovrà essere riportato in etichetta in maniera ben visibile. La licenza d’uso del marchio sarà annuale.L’Associazione Nazionale Oli mo-novarietali, senza scopo di lucro, è stata costituita nel dicembre dello scorso anno. È nata nell’ambito della

Rassegna nazionale degli oli monova-rietali (che nel 2013 ha celebrato il decennale), una manifestazione che nel corso delle diverse edizioni ha richiamato l’attenzione degli operatori economici e tecnici del settore e dei consumatori sulle potenzialità dell’oli-vicoltura italiana basata su una vasta biodiversità varietale i cui oli extraver-gini di oliva, nella loro diversificazione delle caratteristiche organolettiche, rappresentano a pieno titolo la reale identità di un prodotto di “sicura e certa” origine italiana.

Nord-Est, restare competitivinella fascia alta di mercato

Il tavolo europeo della Politica Agricola Comune richiede un forte pro-cesso di integrazione all’interno della filiera e sottolinea la necessità di controllare il numero degli olivi per non svilire il prodotto italiano e la sua qualità. In questo senso va il lavoro svolto dall’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli (Aipo) con il suo monitoraggio nel territorio del triveneto dove vengono messi a dimora annualmente 60 mila piante nei 171 Comuni delle Dop Garda, Veneto e Tergeste, area questa che registra circa 5.300 ettari di oliveto con 2 milioni di olivi. Un territorio dove sono attivi 67 frantoi per una produzione di 2.500 quintali di extra vergine Dop, frutto della raccolta di 22 mila quintali di olive per un volume di affari stimato in 14 milioni di euro.Sicuramente non grandi numeri, ma l’olivicoltura del Nord Est, soprat-tutto sull’area del Garda nel Veronese, nel Bresciano, nel Trentino e nella pedemontana veneta, permette un reddito tutt’altro che marginale. Se ne è discusso nel convegno “Pac e nuove strategie per mercati più ampi” nel corso del quale tutti i convenuti hanno ribadito che per il Nord Est è indispensabile rimanere sempre competitivi nella fascia alta dei mercati mondiali e tenersi anche pronti alla sfida lanciata dai produttori dei Paesi dell’ex Jugoslavia. Quest’anno, secondo quanto sostenuto dal presidente dell’Aipo veronese Albino Pezzini, la produzione registra una crescita del 30% in più rispetto alla campagna del 2012 (quando invece si era registrata una flessione del 5/10% sull’anno prima). La resa è stimata attorno al 15/16%.

Una ventina le cultivar che già da questa campagna possono certificarsi

4N. 4/2013 NEWS

Umbria, “Frantoi Aperti” con il Gruppo Pieralisi

Fonte: questionari raccolti nel corso dell’indagine

Romagna, il recuperodelle cultivar storiche

Grande curiosità e interesse all’inaugurazione del primo Leopard della regione

Capolga, Ghiacciolo, Grappuda, Rossina. Sono solo alcuni dei nomi delle varietà autoctone riscoperte dall’Ibimet Cnr di Bologna, l’Istituto di Biometeorologia che ha sviluppato uno studio per l’olivicoltura emiliana-romagnola, nell’ambito della sua attività su tecnologie e soluzioni operative per la sostenibilità delle risorse agroalimentari.Una regione, l’Emilia Romagna, con una produzione certamente mar-ginale rispetto al Sud Italia, ma con due Dop (“Brisighella” e “Colline di Romagna”) e 5.500 ettari, più della metà dei quali nella provincia di Rimini e quote significative in quella di Forlì-Cesena e Ravenna. Lo studio, dal titolo “Miglioramento dell’impatto ambientale dell’olei-coltura” è partito nel 2006, si è posto l’obiettivo di riscoprire cultivar storiche della regione, valutare l’impatto ambientale dell’oleicoltura e, ultima fase in corso di esame, individuare prospettive di marke-ting. Operazione senz’altro interessante, considerato che il 46% delle imprese agricole romagnole coinvolte nell’olivicoltura sono classificate come operanti in zone svantaggiate e dunque una valo-rizzazione di questo tipo di produzione può rappresentare senz’altro una opportunità per aumentare la redditività aziendale.

Si è svolta in Umbria la tradizionale iniziativa “Frantoi Aperti” dedicata alla valorizzazione dell’Olio extravergine di oliva Dop e realizzata dall’Associazio-ne Strada dell’Olio con la collaborazio-ne del Consorzio di Tutela Dop Umbria Città dell’Olio e con il contributo del Gruppo Pieralisi. La manifestazione che ha coinvolto 35 frantoi delle province di Perugia e Terni, protagonisti di 6 weekend dal 1° novembre al 6 Dicembre, ha registrato anche un evento di alta valenza tecnologica. È stato infatti inaugurato il primo Le-opard Pieralisi in questa suggestiva regione del centro Italia.Si tratta del Frantoio Il Nocciolino di Mangialasche Lucia, di Perugia, che ha presentato il suo nuovo impianto proprio durante Frantoi Aperti, a confermare ai cultori dell’olio che, accanto all’amore per la terra e per gli oliveti, per fare un buon olio è necessario avvalersi di macchinari all’altezza. Il frantoio Il Nocciolino, nel rinnovare il proprio impianto, si è affidato alle tecnologie Pieralisi più avanzate. L’impianto è composto infatti da un gruppo di gramolazione modello Molinova e dall’estrattore centrifugo Leopard 5 con tecnologia DMF. L’estrazione, come noto, avviene

senza aggiunta di acqua, con il recu-pero di una parte della sansa deno-minata paté, costituita dalla polpa e dall’umidità dell’oliva senza tracce di nocciolino, che non rappresenta più uno scarto bensì una fonte di reddito per il frantoiano, poiché adatto a vari utilizzi. Inoltre, aspetto tutt’altro che secon-dario, l’olio estratto con il Leopard si caratterizza per un maggiore contenu-to di polifenoli, maggiori profumi che esaltano le caratteristiche integrali dell’olio presente nel frutto. E che ne fanno un olio di eccelsa qualità come hanno potuto constatare i numerosi intervenuti.Sempre durante “Frantoi Aperti” è stato inaugurato un altro nuovo impianto oleario firmato Pieralisi e installato presso una delle realtà cooperative più antiche dell’Umbria,

il Frantoio di Spello che ha fatto da cornice alla conferenza stampa del 25 ottobre per la presentazione della manifestazione. Il Frantoio di Spello vanta quasi 70 anni di storia e ha scelto la tecnologia Pieralisi per rinnovarsi e crescere. L’impianto del Frantoio di Spello e’ ora costituito da un gruppo di gramo-lazione modello Simplex da 700 lt (5 stadi) e dall’estrattore centrifugo modello J-3 Special.Insomma due eventi che hanno qua-lificato ancor di più “Frantoi Aperti” in una regione che tra l’altro ha festeg-giato proprio nelle scorse settimane il ritorno alla piena operatività del Consorzio della Dop, l’organismo di promozione, tutela e controllo dell’olio a denominazione di origine protetta che ricomprende le cinque sottozone in cui è suddiviso il territorio umbro.

Dop, il ritornodel ConsorzioGrandi aspettative in Umbria per il ritorno alla piena operatività del Consorzio di Tutela della Dop. Dopo 5 anni di “limbo”, dovuti al fatto che il numero dei soci era sceso sotto la soglia di legge, un ampio lavoro tra produttori e associazioni ha permesso di ricostituire la base societaria rappresentativa dei due terzi necessari (342 soci, pari ad oltre il 66% della produzione), modifi-care lo Statuto adeguandolo alle nuove disposizioni comunitarie, ottenendo così il via libera da parte del Ministero delle politiche agricole. Ben chiari gli obiettivi del Consorzio illustrati nei giorni scorsi nella nuova sede di Trevi: l’assegnazione dei contrassegni numerati, la repressione delle fro-di, una promozione sia nazionale che nei mercati esteri esaltando il valore della territorialità data anche dal soggetto certificatore, il Parco Tecnologico Agroalimen-tare di Perugia. Sono 1,3 milioni le piante di olivo iscritte alle cin-que menzioni geografiche in cui è suddivisa questa Dop (su un totale regionale di circa 7 milioni), pari a 1070 oliveti distribuiti su 4.894 ettari.

5IV Trimestre / Anno XXVIII

Agrinsieme rilancia su etichetta e antirabboccoCia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative - riunite nel coordinamen-to Agrinsieme - tornano a sollecitare l’Europa ad emanare il Regolamento sull’etichetta degli oli. Una questione, questa, che si trascina da tempo e che investe in manie-ra impattante il canale Horeca: sembrava infatti ormai in dirittura d’arrivo il dispositivo che poneva il divieto di utilizzo di oliere non etichettate e l’obbligo di apporre il tappo antirabbocco alle bottiglie di olio per il consumo in alberghi, ristoranti e bar. Invece, come noto, l’iter di approvazione del Regolamento è stato interrotto per approfondire ulteriormente la que-stione e discuterne con ristoratori, consumatori e produttori, “anche a seguito - denuncia Agrinsieme - delle pressioni politiche di alcuni paesi consumatori”. E questo no-nostante la valutazione positiva in Comitato di Gestione di 15 Paesi membri su 27. “Abbiamo di nuovo sollecitato gli europarlamentari e la Commissio-

ne - spiega Agrinsieme - a riprende-re il testo del Regolamento comu-nitario. La sua approvazione, così come è stato proposto dai servizi della Commissione stessa, è fon-damentale per il nostro settore”. L’obiettivo, ricorda Agrinsieme, è quello di assicurare che i con-sumatori siano adeguatamente informati sulla qualità dell’olio di oliva che consumano e che i pro-duttori siano tutelati contro l’uso improprio effettuato nel canale Horeca delle bottiglie rabboccabili.

La Cia: “Avanti con le aggregazioni per superare le logiche difensive”

“L’Europa riprenda il testo del Regolamento accantonato”

“L’Italia ha bisogno di politiche che supportino lo sviluppo, e quindi il futuro, del settore oli-vicolo, politiche che sono date da una efficace applicazione della nuova Pac, sia riguardo i pagamenti diretti e lo sviluppo rurale, sia attraverso le misure di mercato previste nei regolamenti sulla cosiddetta Ocm unica”. Lo ha ribadito il presidente della Cia, Confederazione italiana Agri-coltori, Giuseppe Politi alla Fiera del Lavante di Bari intervenendo all’incontro su “Strumenti e stra-tegie a sostegno dell’olivicoltura: filiera, innovazione e mercato”.Politi, nel ricordare quanto sia “impor tante programmare e gestire bene i contenuti previsti nel nuovo Regolamento unico per finanziare aggregazione, innova-zione e l’internazionalizzazione”, ha salutato positivamente il superamento della figura gene-rica ‘dell’operatore’ e il pieno riconoscimento delle Organizza-zioni dei produttori (Op) e delle Organizzazioni interprofessionali (Oi). “I soggetti fondamentali per l’aggregazione - ha detto - sono le Op e noi dobbiamo andare in questa direzione anche ade-guando finalmente la normativa italiana”.

Più in dettaglio, ha continuato Politi, “le Op per noi devono avere due caratteristiche fondamentali: controllate davvero da agricoltori e con un progetto economico sostenibile. Se c’è un progetto imprenditoriale efficace, anche il problema delle dimensioni minime viene superato”.Allo stesso modo “è necessario rafforzare il ruolo degli organi-smi interprofessionali. Oggi le Oi sono la vera sede della pro-grammazione” e “noi abbiamo operato fattivamente per il rag-giungimento del recente accordo interprofessionale”. Insomma, “nell’organizzare la fi-liera dobbiamo superare la logica ‘difensiva’ di come ripartire tra le diverse componenti i bassi prezzi spuntati sul mercato. Dobbiamo invece pensare ‘insieme’ prima di tutto a come ‘creare valore’ e poi a ripartirlo con equità”. E “il valore - ha concluso il presidente della Cia - si crea con l’innovazio-ne, l’organizzazione, la riduzione dei costi di transazione e logistici e (vive) soprattutto con la qualità, la valorizzazione del ‘made in Italy’, la penetrazione sui nuovi mercati internazionali, anche con un’adeguata promozione ed educazione alimentare”.

“Le modifiche approvate dalla Com-missione europea favoriranno la prevenzione ed il contrasto delle frodi in un settore strategico del Made in Italy. Siamo molto soddisfatti, perché è necessario continuare sul percorso intrapreso a difesa della trasparenza e della qualità del prodotto, tanto a li-vello comunitario quanto nazionale”.Così il Ministro delle politiche agrico-le alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha commentato l’approva-zione, all’unanimità, delle modifiche al regolamento (Cee) n. 2568/91, avvenuta nel corso del Comitato di gestione Ocm Unica - ortofrutta e olio di oliva.La Commissione ha in particolare recepito le decisioni del Consiglio Oleicolo Internazionale per quanto riguarda i metodi per la determi-nazione degli “etil esteri”, in so-stituzione del metodo di calcolo

degli “alchil esteri”, facilitando in tal modo le azioni volte alla pre-venzione di pratiche fraudolente. I limiti di etil esteri consentiti sono stati fissati con un decremento graduale: 40 mg/kg per la campa-gna 2013/2014, 35 mg/kg per il 2014/2015 e 30 mg/kg per le cam-pagne successive; ciò comporterà quindi che la determinazione dell’olio extravergine di oliva passerà pro-gressivamente verso parametri più restrittivi, ma maggiormente rappre-sentativi della qualità del prodotto. Sono state inoltre apportate talune modifiche in materia di campiona-mento degli oli di oliva, nonché per la valutazione organolettica degli oli di oliva e nel metodo per il rileva-mento degli oli estranei negli oli di oliva noto come “metodo globale”. Il regolamento entrerà in vigore dal 1° marzo 2014.

Parametri extra vergini più restrittivi

6N. 4/2013 NEWS

Nel periodo più freddo dell’anno l’olivo rallenta l’attività vegetati-va; le piante iniziano un processo d’acclimatazione e induriscono i tessuti al fine di resistere alle basse temperature; si avviano importanti cambiamenti metabolici che conferi-scono maggiore resistenza al conge-lamento, come la trasformazione di parte dell’amido in zuccheri solubili e la riduzione del contenuto in acqua nelle foglie e nei rami. I danni da bas-se temperature possono essere di diversa entità, da semplice defoglia-zione, a fessurazioni sui rametti più piccole o fino alle branche principali

Piante “indurite” per affrontare il freddo invernalee al tronco, in funzione di vari fattori, quali intensità e durata delle minime termiche, velocità di abbassamento della temperatura, umidità dell’aria e del suolo, neve, vento, esposizione, altitudine, natura del terreno, stato vegetativo e nutrizionale della pianta, varietà, età della pianta.Il freddo in inverno è comunque necessario ai fini della induzione delle gemme a fiore; il fabbisogno in freddo varia tra le diverse varietà (da 50-60 ad oltre 1.200 ore al di sotto dei 7,2 °C).È fondamentale inoltre garantire una buona illuminazione su tutta la chio-ma e un buon arieggiamento, ai fini di una maggiore produttività e di minori problemi fitosanitari; la conferma della differenziazione a fiore avviene infatti in pieno inverno (gennaio-febbraio); una scarsa illuminazione dell’oliveto, dovuta ad una posizione

La potatura invernale consente inoltre di asportare le parti di pianta malate.

TrapiantoNel periodo invernale, a pianta ferma, è possibile effettuare le operazioni di trapianto. È necessario preparare opportunamente la pianta, riducendo il volume della parte aerea propor-zionalmente al volume dell’apparato radicale che verrà asportato con il pane di terra, per diminuire le perdite di acqua per traspirazione e ridurre la crisi di trapianto. Si può approfittare dell’occasione per

La potatura nei mesi più freddi favorisce l'ingresso di luce e aria all'interno della chioma

Operazioni di trapianto

Abbattimentopiantedi olivo.I divietiÈ ancora in vigore dal 1945 il decreto legislativo luogotenen-ziale n. 475, relativo al divieto di abbattimento di alberi di olivo, successivamente modi-ficato con legge n. 144 del 14 febbraio 1951, Dpr n. 987 del 10 giugno 1955, legge n. 689 del 24 novembre 1981. È vietato l’abbattimento degli alberi di olivo oltre il numero di cinque ogni biennio, salvo i casi in cui sia accertata la morte fisiologica o la impro-duttività permanente, dovute a cause non rimovibili, o casi in cui l’eccessiva fittezza dell’im-pianto rechi danno all’oliveto. Chiunque abbatte alberi di olivo senza averne ottenuto la preventiva autorizzazione, o non esegue il reimpianto con le modalità e nel termine prescritti, è punito con la san-zione amministrativa per un importo uguale al decuplo del valore delle piante abbattute, considerate in piena produt-tività.

semplificare la chioma, tenendo conto dei principi di base della potatura di riforma: • ridurre il numero di branche pri-marie qualora eccessivo, per arrivare indicativamente a 4-5, in base alla dimensione della pianta; • eliminare eventuali dicotomie (divisioni della branca primaria in due di pari diametro) all’inserzione o dopo un breve tratto, dove la struttura tende ad uno sviluppo verticale, per evitare duplicazione della struttura primaria; • raccorciare le branche primarie lasciando le cime più corte del so-lito, per ridurre la presenza di foglie e quindi la perdita di acqua per tra-spirazione.Un occhio di riguardo nei confronti di piante storiche, baluardi del terri-torio, in cui il valore paesaggistico è superiore a quello produttivo, per cui gli interventi di potatura dovrebbero essere mirati a mantenere l’aspetto monumentale ed il fascino tutto particolare. Negli esemplari di maggior interesse storico e paesaggistico, potrebbero essere effettuati interventi di “slu-patura” per eliminare legno marcio all’interno dei tronchi, a seguito di danni da gelo o per l’insediamento della carie, provocata da diverse specie di funghi capaci di degradare lignina e cellulosa.

Barbara Alfei

sfavorevole o all’ombreggiamento esercitato da altre piante o strutture, potrebbe causare problemi di scarsa fioritura e scarsa allegagione.La potatura nei mesi più freddi con-tribuisce sicuramente a creare un miglior clima luminoso all’interno della chioma, oltre che maggio-re arieggiamento; inoltre risulta indirettamente utile anche ai fini fitosanitari, soprattutto in impianti fitti, con chiome affastellate, dove scarsa areazione ed elevata umidità relativa favoriscono lo sviluppo di cocciniglia, fumaggine ed occhio di pavone, con conseguente riduzione

dello sviluppo vegetativo e della capacità produttiva.

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7IV Trimestre / Anno XXVIII

Si ricorda che dal prossimo 1° gennaio cambiano le regole per la registrazione al Sian e per la tenuta dei registri di carico e scarico, utili per assicurare la tracciabilità del prodotto. Entra infatti in vigore il regolamento co-munitario n.299/2013 nel quale è stabilito che è tenuto alla registra-zione chiunque produce, detiene o commercializza uno o più oli per qualsiasi scopo professionale o commerciale.Si tratta di una sostanziale novità che interessa molti dei protago-nisti della filiera olivicola, visto che fino ad oggi erano esclusi da questo obbligo i coltivatori che commercializzano olio sfuso o confezionato “purché ottenuto esclusivamente dalle olive pro-venienti da oliveti della propria azienda, molite presso il proprio frantoio o di terzi”.Ora anch’essi dovranno tenere un registro per ogni stabilimento o deposito dove annotare i relativi carichi e scarichi.I registri sono tenuti con modalità telematiche nell’ambito dei servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian), secondo le dispo-

Esteso l’obbligo dei registri di carico e scarico attraverso il portale Sian.Dovrà essere costituito anche il fascicolo aziendale. Escluso solo l’autoconsumo

Dal 1° gennaio 2014 registri telematici per tutti

all’autoconsumo, la cui produzione non supera i 200 chilogrammi per campagna di commercializzazione. Il fascicolo aziendale deve conte-nere obbligatoriamente le informa-

sizioni stabilite dall’Istituto per il controllo della qualità e repressio-ne frodi (Icqrf) d’intesa con Agea e contenute in appositi manuali pubblicati nel portale del Sian.Le annotazioni nei registri vanno

effettuate entro e non oltre il sesto giorno successivo a quello dell’operazione, festivi compresi. La tenuta dei registri può essere delegata alle associazioni di cate-goria maggiormente rappresenta-tive a livello nazionale e ai Centri di assistenza fiscale (Caf), fermo restando la responsabilità in capo al titolare del registro stesso.Oltre all’iscrizione al Sian, gli ope-ratori olivicoli dovranno costituire

anche il fascicolo aziendale. Tutti gli operatori hanno l’obbligo di comunicare la cessazione e altre eventuali variazioni dell’attività utilizzando le apposite funzionalità telematiche previste sul portale

del Sian.L’aggiornamento del fascicolo aziendale, ove non già esistente, deve avvenire prima della commer-cializzazione delle olive (nel caso di commercianti di olive) e prima della molitura delle stesse (nel caso di produttori di olio).Non sono tenuti all’obbligo del fascicolo aziendale coloro che possiedono oliveti che producono olio destinato esclusivamente

zioni riguardanti il numero delle piante e, se nota, anche la varietà coltivata, nonché altre indicazioni utili alla tracciabilità del prodotto.Il decreto si applica a decorrere dal 1° gennaio 2014, data entro la quale gli operatori della filiera dell’olio d’oliva dovranno dotarsi di una password per accedere al sistema telematico Sian e proce-dere alle registrazioni sistematiche di ogni operazione.

anche deciso che nell’area interessa-ta debba essere vietata, con apposita delibera della Giunta regionale, la movimentazione delle piante e del materiale di propagazione sensibile al patogeno, in attesa dell’emana-zione del provvedimento di lotta obbligatoria a carattere nazionale. Anche per l’area tampone saranno adottate misure specifiche per realiz-zare una barriera alla diffusione della batteriosi, abbattendo gli insetti attra-verso i quali la malattia si propaga. Tra le misure individuate, è prevista l’applicazione di trattamenti fitosa-nitari e l’eliminazione delle specie vegetali sensibili che possono fungere da serbatoio di infezione del batterio. Il Ministro delle poliche agricole, Nun-zia De Girolamo, ha intanto chiesto al Commissario Europeo per la Salute, Tonio Borg, di attivare al più presto possibile il fondo di solidarietà comu-nitario per le emergenze fitosanitarie. Questi ha dato la sua disponibilità ad attivare prontamente il fondo previsto dal Regolamento comunitario.

Tutti uniti in difesa degli olivi del Salen-to, infestati da un batterio, la Xylella fastidiosa, che sta decimando intere piantagioni. Si tratta di un batterio finora mai riscontrato in Europa e mai su questa specie vegetale. È di tipo patogeno, vale a dire ha una forte portata infettiva e dunque va isolato. La sintomatologia è purtroppo ben nota: ingiallimento di estese chiome, imbrunimenti interni del legno, foglie accartocciate come fossero sigarette. Responsabile sarabbero piccole cicale, della famiglia dei Cicadellidi. Sono questi insetti a pungere i vasi xilematici, assorbire la linfa e ritra-smettere il batterio su altri fusti. In quelli colpiti, le vene strozzate hanno

già impegnato sul luogo, il Ministero delle politiche agricole ha deciso di mettere a disposizione una squadra di pronto intervento coordinata da personale altamente qualificato a cui sarà affidato l’incarico di effettuare, in sinergia con gli esperti regionali, un capillare monitoraggio delle aree in cui è comparsa la malattia, con prelievo di materiale biologico da analizzare, in modo da individuare con precisione i confini della zona infestata, prevedere un’area tampone a protezione delle aree circostanti indenni e mettere a punto il più effi-cace piano di lotta. Nel frattempo, per evitare la diffusione della malattia, il Comitato fitosanitario nazionale ha

fatto collassare il sistema, con una reazione a catena impressionante, approfittando anche dello stato di abbandono di molte campagne. L’olio quest’anno è salvo, ma è un obbligo, appunto, estirpare le piante infette in quella che è stata individuata la “zona focolaio”, ampia qualcosa come 8 mila ettari. Un’area immensa con 600 mila oliveti.“Non si conosce ancora di preciso il numero degli olivi da abbattere. Attendiamo il database dell’Agea per calcolarlo. Intanto, organizziamo i monitoraggi a tappeto, anche con due ricercatori dell’Università di Berkeley (Usa)”. Lo ha spiegato Angelo Delle Donne, a capo del Coordinamento de-

gli ispettori fitosanitari dell’Ufficio provinciale agricoltura di Lecce. Su quelli stroncati a metà, si procederà, nel frat-tempo, con drastiche potature e con pesanti trattamenti fitosanitari sulle erbe infestanti intorno. Nessuna pos-sibilità, invece, di inter-venti chimici diretti.A supporto del Servizio fitosanitario regionale

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Segno positivo per l’Italia verso la Cina con un +7% rispetto al 2012 delle quantità introdotte nella Re-pubblica Popolare Cinese. Nel primo semestre del 2013 la Cina ha impor-tato complessivamente circa 17 mila tonnellate di olio. Il nostro Paese - con 4 mila tonnellate di prodotto - occupa la seconda posizione come fornitore dopo la Spagna e rappresenta una quota di mercato pari al 24% in quanti-tà e 23% in valore del mercato cinese di olio di oliva.Interessante notare che l’Italia regi-stra un +22% in quantità e +46% in valore nel primo semestre del 2013, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.I dati sono emersi durante il seminario tenuto da Unaprol sulla presenza del

Istituita una “task force” a tutela degli olivi nel Salento

Cresce il consumo in Cina dell’extra vergine italianoprodotto made in Italy nel mercato in Cina. L’evento si è svolto con il sostegno del Ministero delle politiche agricole nell’ambito del primo contrat-to di filiera dell’olio di oliva. Prove di assaggio e mini corsi di educazione alla scoperta dei profili sensoriali della biodiversità degli oli extra vergini di oliva di alta qualità ita-liana sono stati organizzati da Unaprol per “contaminare” con extra vergine di oliva la cucina cinese secondo la cui tradizione cibarsi è un atto di armonia e di bellezza. La tradizione cinese combina i 5 sapori fondamentali (acido, piccante, amaro, dolce e salato), le 6 gradazioni del gusto (fresco, fragrante, profuma-to, fermentato, grasso e forte) e le 4 consistenze (secco, morbido, croccan-

te e fondente), aggiungendo oltretutto il colore. È dunque una vera e propria filosofia in tavola, per la quale è im-portante soddisfare non solo il gusto, ma anche la vista e l’olfatto, lavorando molto con la fantasia. Ad accompagnare i consumatori ci-nesi in questo percorso del gusto gli oli extra vergini di oliva a marchio FAI e di alcune aziende olivicole italiane. In Cina l’olio di oliva non viene larga-mente utilizzato perché si fa ancora grande uso di oli di semi e di grassi animali. La soia con i suoi derivati ha ovviamente un ruolo centrale. L’olio extra vergine di oliva rappresenta però la novità che sta conquistando le fasce di nuovi consumatori, soprat-tutto per le sue proprietà nutrizionali e salutistiche.

I più autorevoli esperti in azione per contrastare il batterio che sta infettando numerose piante. Il Ministero in prima linea

Eloquenti immagini dei danni agli oliveti