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Il discernimento I. Verso il gusto di Dio II. Come rimanere con Cristo Marko Ivan Rupnik Betel brevi saggi spirituali 17. Lipa “È il tempo quando fiorisce il tiglio”

Marko Ivan Rupnik Il discernimento - aiuto MARIA.it · discernimento e infine il terzo capitolo introduce alle dinamiche della prima fase del discernimento. Va chiarito che, nonostante

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  • Il discernimentoI. Verso il gusto di Dio

    II. Come rimanere con Cristo

    Marko Ivan Rupnik

    Betel brevi saggi spirituali 17.

    Lipa“È il tempo quando fiorisce il tiglio”

  • ©2004 Lipa Srl, Romaprima edizione: settembre 2004

    Lipa Edizionivia Paolina, 2500184 Roma& 06 4747770fax 06 485876e-mail: [email protected]

    Autore: Marko Ivan RupnikTitolo: Il discernimentoSottotitolo: I.Verso il gusto di Dio

    II. Come rimanere con CristoCollana: BetelFormato: 105x200 mmPagine: 248In copertina: particolare di un dipinto di Marko Ivan Rupnik

    Stampato a settembre 2004 da Abilgraphvia Pietro Ottoboni, 11—Roma

    Proprietà letteraria riservata Printed in Italycodice ISBN 88-86517-99-8

    Il discernimentoPrima parte: Verso il gusto di Dio

    PREMESSA ..................................................................... 10

    I. DOVE SI COLLOCA IL DISCERNIMENTO ......................... 12Capirsi con Dio .............................................................. 15L’amore come concretezza di relazioni libere ............... 16Credere è amare ............................................................. 19Il discernimento come accoglienza della salvezza per me ............................................................................. 23Per evitare illusioni sull’amore ....................................... 24Per scoprire la vocazione ............................................... 26Nella Chiesa, sulla scia della tradizione ......................... 28

    II. CHE COS’È IL DISCERNIMENTO................................... 31Con che cosa si conosce ................................................. 31Dio parla attraverso i pensieri e i sentimenti ................. 33Il discernimento come atteggiamento ............................ 35Due tappe del discernimento ......................................... 37Il discernimento non si fa da soli ................................... 40Due antichi esempi di discernere ................................... 41

    III. LE DINAMICHE DELLA PRIMA FASEDEL DISCERNIMENTO ..................................................... 47

    Per liberarsi dalla mentalità del peccato......................... 47Oltre una raffinata tentazione......................................... 50Come comincia il discernimento .................................... 53

    La gioia “frizzante”......................................................... 53La gioia silenziosa ......................................................... 57

    La regola fondamentale................................................... 62L’azione dello spirito nemico sulla personache è orientata a se stessa ................................................ 65Lo Spirito Santo nella persona orientata a se stessa ............. 67L’azione dello Spirito Santosulla persona orientata a Dio ........................................... 70Lo spirito nemico sulla persona orientata a Dio .................. 72

  • La preghiera che porta al discernimento........................ 741. Scelgo il luogo della preghiera e l’atteggiamento fisico ......... 752. Dove vado? Che cosa voglio? ....................................... 773. La preghiera assoluta .................................................. 784. Il nucleo della preghiera ............................................. 795. Il ringraziamento........................................................ 826. L’esame della preghiera ............................................... 84

    Come utilizzare gli esami della preghiera ...................... 86Come cominciare il processo del discernimento ........... 89Fino al perdono .............................................................. 93

    Seguendo fedelmente i pensieri e i sentimenti spirituali ........ 93Non fermarsi, se non davanti al Signore crocifisso .............. 95Attraverso la desolazione spirituale .................................. 99Aprirsi alla relazione spirituale ........................................ 101L’esperienza fondante del Dio-Amore ............................... 102

    La custodia del gusto del perdono ................................ 105Un’avvertenza .............................................................. 109

    Seconda parte: Come rimanere con Cristo

    PREMESSA ..................................................................... 115

    I. IL PRINCIPIO E IL FONDAMENTO DEL DISCERNERE ....... 117Trovarsi in Cristo ............................................................ 117La memoria della salvezza in Cristo principio del discernimento ......................................... 122

    La regola fondamentale del discernimento nella sequela di Cristo .................................................. 125

    L’inganno del nemico che si traveste da angelo di luce ....................................................... 128

    II. LE TENTAZIONI.......................................................... 130Lo scisma tra fede come relazione e come contenuto ... 131La sensualità ................................................................... 136L’attaccamento alla propria missione ............................ 141

    Sentirsi i giustizieri di Dio .............................................. 144Pensieri conformi alla psiche ......................................... 148La tentazione di una falsa perfezione ............................ 158

    III. COME VINCERE LE TENTAZIONI ............................... 164La lettura ......................................................................... 164Il colloquio....................................................................... 168La memoria dell’opera di Dio......................................... 170La Chiesa ......................................................................... 172La desolazione educativa ................................................ 174Il pensiero senza causa ................................................... 177

    IV. LE VERIFICHE DELLA NOSTRALIBERA ADESIONE A CRISTO ........................................... 181

    Figli nel Figlio.................................................................. 181La verifica della mentalità ............................................... 185La verifica della volontà .................................................. 190La verifica dell’amore...................................................... 197La preghiera per la piena adesione a Cristo ................... 203L’atteggiamento del discernimento................................. 205L’oggetto del discernimento............................................ 208

    V. ESERCITARSI NEL DISCERNIMENTO ............................. 212Le circostanze.................................................................. 215

    VI. LA VOCAZIONE ........................................................ 226

    VII. IL DISCERNIMENTO COMUNITARIO .......................... 233Le premesse del discernimento comunitario.................. 234La preparazione immediata ad un discernimento comunitario ............................... 236

    Come si svolge un discernimento comunitario .............. 238

    CONCLUSIONE ............................................................... 242

  • Prima parte: Verso il gusto di Dio

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    1 Per un percorso storico del discernimento e per una suatrattazione particolareggiata nelle dimensioni sopra richiamate,ved. M. Ruiz Jurado, Il discernimento spirituale. Teologia, storia,pratica, Cinisello Balsamo 1997 e l’articolo Discernement desésprits, in Dictionnaire de spiritualité, III, Paris 1957, 1222-1291.Per l’aspetto piú pratico-didattico, ved. S. Fausti, Occasione otentazione? Arte di discernere e decidere, Milano 1997.

    Premessa

    Già da parecchi anni si è tornati a parlare di discer-nimento, che in ultima analisi significa l’arte di cono-scere Cristo e riconoscerlo come nostro Signore e no-stro Salvatore. È la Chiesa, con la sua tradizione e conil magistero dei suoi pastori che di per sé traccia que-sto discernimento attraverso i tempi e gli spazi per lacomunità ecclesiale nella sua globalità. È questa unaprima accezione in cui può essere inteso il discerni-mento. Ma poiché ciò vale per la Chiesa nella sua inte-rezza, per le singole comunità ecclesiali e la vita indivi-duale delle persone con tutta la sua portata concreta, sipuò parlare di discernimento in tanti modi. C’è inoltreil discernimento che riguarda gli spiriti. «Discernete glispiriti», dice l’Apostolo (cf 1Cor 12,10). C’è poi il di-scernimento delle mozioni interiori, dei pensieri e deisentimenti, c’è il discernimento delle vocazioni, deglistati di vita, ecc. C’è il discernimento delle persone in-dividuali e delle comunità. C’è anche un discernimen-to che riguarda piú strettamente la morale.1

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    Questo libro affronta il discernimento e ne di-schiude le dinamiche come arte di comunicare tra Dioe l’uomo e di comprendersi reciprocamente. A motivodi questo suo approccio alla realtà fondamentale deldiscernimento, affronta le accezioni sopra menzionatein modo trasversale. In tale chiave—il discernimentocome comunicazione tra Dio e l’uomo—vanno rispet-tate due tappe del cammino: una prima tappa di puri-ficazione, che porta ad un’autentica conoscenza di séin Dio e di Dio nella propria storia, e una seconda incui il discernimento diviene un habitus. A motivo del-le dinamiche diverse proprie a queste due fasi del di-scernimento, il testo viene diviso in due parti. Nellaprima parte sarà trattata la prima tappa, secondo lascansione seguente: il primo capitolo offre i riferimen-ti teologici che costituiscono il quadro in cui collocareil discernimento—quale idea di Dio e dell’uomo ren-de ragione del fatto che questi due soggetti possanocomunicarsi e intendersi reciprocamente nell’amore enella libertà—, il secondo capitolo spiega che cos’è ildiscernimento e infine il terzo capitolo introduce alledinamiche della prima fase del discernimento.

    Va chiarito che, nonostante sia utile la conoscenzadi testi che trattano questo tema, il discernimentotuttavia è una realtà alla quale bisogna essere iniziati,che richiede un approccio esperienziale-razionale.Anche questo piccolo libro pertanto non esime dalfatto che il discernimento vada imparato accanto adun maestro, nella fatica di un cammino che progressi-vamente si cerca di rendere sempre piú conforme alSignore.

  • cioè la presenza dell’amore divino nell’uomo, rendepossibile l’accesso a Dio e all’uomo, creato in questoamore. Non solo. Tale inabitazione divina in noi fa síche Dio non rimanga esterno alla nostra realtà uma-na, ma diventi—come dice Pavel Evdokimov—unfatto interno della nostra natura.2

    Tra la persona umana e il suo Signore esiste quindiuna comunicazione vera che, per avere la garanziadella libertà, si avvale dei pensieri e dei sentimentidell’uomo. I Padri hanno optato normalmente per illinguaggio simbolico, ritenendolo il linguaggio in cuila comunicazione divino-umana si realizza piú auten-ticamente.3 Per loro il discernimento è una preghiera,una vera e propria arte della vita nello Spirito Santo.Il discernimento fa parte dunque della relazione vis-suta tra Dio e l’uomo, anzi è proprio uno spazio in cuil’uomo sperimenta il rapporto con Dio come espe-rienza di libertà, addirittura come possibilità di crear-si. Nel discernimento, l’uomo sperimenta la sua iden-tità come creatore della propria persona. In questosenso, è l’arte in cui l’uomo dischiude se stesso nellacreatività della storia e crea la storia creando se stesso.

    Il discernimento è quindi una realtà relazionale,come lo è la fede stessa. La fede cristiana è infatti unarealtà relazionale, perché il Dio che ci si rivela si co-munica come amore, e l’amore presuppone il ricono-

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    2 P. Evdokimov, L’Esprit-Saint et l’Église d’après la tra-dition liturgique, in L’Esprit-Saint et l’Église. Actes du sym-posium…, Paris 1969, 98.

    3 Cf, ad esempio, S. Brock, I tre modi dell’autorivela-zione di Dio, in Id., L’occhio luminoso. La visione spiritualedi sant’Efrem, Roma 1999, 43-46.

    1 Cf T. ·pidlík, La spiritualità dell’Oriente cristiano. I:Manuale sistematico, Roma 1985, 25-30. Ved. anche P.Florenskij, Colonna e fondamento della verità, Milano 1974,153-188 e M. Tenace, Dire l’uomo. II: Dall’immagine di Dioalla somiglianza, Roma 1997, 17-44.

    I. Dove si colloca il discernimento

    Esiste una relazione reale tra Dio e l’uomo? Se sí,in che cosa consiste? Ha una sua oggettività? Dio el’uomo possono comunicarsi e comprendersi vera-mente? Quale linguaggio adoperano Dio e l’uomoquando si comunicano? È un linguaggio univoco,analogico o dialettico? Dio comanda e l’uomo soltan-to obbedisce, esegue? Oppure l’uomo pensa che cosapiacerebbe a Dio sulla base di alcuni comandamentidivini e lo realizza? Esiste uno spazio di autonomiaper l’uomo all’interno del grande disegno divino?

    I maestri della vita spirituale non sarebbero d’ac-cordo con il modo di impostare la questione sottesa aquesti interrogativi. Per loro queste due realtà nonpossono essere trattate come se fossero divise. Il rap-porto tra Dio e l’uomo si compie nello Spirito Santo,la Persona divina che rende l’uomo partecipe dell’a-more del Padre nel Figlio.1 Questa partecipazione,

    I.I. Dove si colloca il discernimento

  • prendere se stessi tenendo conto di questa strutturacoesiva, dell’insieme, vedersi nell’unità perché si vedecon l’occhio di Dio che vede l’unità di vita.

    Capirsi con DioNoi crediamo in Dio Padre, Figlio e Spirito San-

    to. Un Dio ideale, un Dio-concetto non avrebbe pernoi cristiani un peso indiscusso e assoluto. Noi cri-stiani siamo tali perché la rivelazione ci comunica unDio Trinità, al quale ci rivolgiamo come a trePersone. Invocando ogni Persona, invochiamo infattitutto Dio, dal momento che ogni Persona esiste inuna relazione di unità indissolubile e totale con le al-tre due. Quando affermiamo di credere in Dio Padre,allo stesso tempo diciamo di credere nello SpiritoSanto e nel Figlio. Lo stesso vale per ciascuna dellePersone divine: il riferimento a ognuna di loro ab-braccia automaticamente la loro comunione trinita-ria, rimandando alle altre due Persone divine. In que-sto senso, il primo articolo del Credo è di importanzacapitale: “Credo in un solo Dio Padre”. Affermare dicredere in Dio è semplicemente molto piú ambiguo,perché sarebbe infatti un’affermazione piú aperta alleinterpretazioni, comprensioni e addirittura alle idola-trie piú diverse—dalle idee, ai concetti, alle statue, airiti, dall’astrattismo fino a realtà propriamente sen-suali. Ma credere in Dio Padre vuol dire che Dio èuna concretezza al di là di ogni possibile manipola-

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    I.I Dove si colloca il discernimento

    scimento di un “tu”.4 Dio è amore perché comunica-zione assoluta, eterna relazionalità, sia nell’atto pri-mordiale dell’amore reciproco delle tre Persone divi-ne, che nella creazione. Perciò l’esperienza della rela-zione libera che l’uomo sperimenta nel discernimentonon è mai solo relazione tra uomo e Dio, ma includela relazione uomo-uomo e addirittura uomo-creato,dal momento che entrare in una relazione autenticacon Dio significa entrare in quell’ottica d’amore che èuna relazione vivificante con tutto ciò che esiste. Farpropria questa visione significa cogliere l’infrastruttu-ra coesiva di fili che legano e connettono insiemeogni parte della creazione e fanno emergere la comu-nione all’essere di tutto l’esistente. Dal momento chetutti questi fili indicano lo stesso aspetto della realtàdivina, la loro presenza nelle cose, negli oggetti, nellaproduzione umana infonde ad essi nuovo significato,tramite il quale ogni cosa ed ogni azione è capace diassumere un significato piú profondo. Ci viene cosíofferta una visione essenzialmente sacramentale delmondo dove, attraverso le cose, abbiamo accesso allaloro verità.5 Il discernimento è allora l’arte di com-

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    M. I. Rupnik - Il discernimento

    1994, I. Zizioulas, Il creato come eucarestia, Magnano1994.

    4 Cf V. Ivanov, Ty esi, in Sobr. Soã. III, Bruxelles1979, 263-268 e Id. Anima, in ibid., 270-293.

    5 Cf tutta la funzione della materia nella salvezza comeemerge nella teologia orientale, quale strumento e contestoper la potenza salvifica di Dio e la ricapitolazione in Cristodell’intera creazione. A titolo di esempio, ved. il permaneredi questa sensibilità attraverso autori ed epoche diverse:Giovanni Damasceno, Contro le immagini, I, 16, NicolaCabasilas, La vita in Cristo, PG 150, 581 B. V. Solov’ëv,Soãinenija VI, 35ss, cf ·pidlík, in La mistica...., Roma 1984,658ss, A. Schmemann, The World as a Sacrament,London

  • legge di necessità. Quando Giovanni dice che Dio èamore, afferma che Dio è libero e che l’amore signifi-ca libera adesione, relazionalità libera. Se non c’è unarelazione libera, non si può parlare di amore, ma diun’altra realtà. In Dio c’è un amore libero non solotra le tre Persone, ma anche di ogni Persona verso lanatura divina che ciascuna di loro possiede intera-mente.8 La libera relazionalità in Dio va intesa per-tanto in modo interpersonale: ogni Persona divinapossiede la natura di Dio dandole un’impronta deltutto personale—del Padre, o del Figlio, o delloSpirito Santo—di modo che la loro relazione includeanche la natura che tutte le Persone possiedono com-pletamente, ciascuna a suo modo. Si tratta quindi diuna relazione complessa, ma completamente libera,di un’adesione cosí libera che Giovanni può dire:«Dio è amore».

    La relazione di Dio nelle sue Persone santissime èuna comunicazione non solo nel senso che le Personedivine comunicano tra di loro, ma anzitutto nel sensoche si comunicano nell’amore reciproco, dando sestesse nell’amore. Questa comunicazione intradivinanon è isolata dalla comunicazione di Dio verso il suocreato. Dio non solo comunica verso la creazione—esoprattutto verso l’uomo come persona creata—ma sicomunica. Solo grazie al fatto che Dio è amore noipossiamo giungere alla conoscenza di Lui, perché l’a-more significa relazione, cioè comunicazione, quindi

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    I.I Dove si colloca il discernimento

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    M. I. Rupnik - Il discernimento

    8 Su questo ved. M. I. Rupnik, Dire l’uomo. I: Per unacultura della pasqua, Roma 1997 (2a ed.), 77-89.

    6 Cf Atanasio, Ad Serap., ep. III.7 Cf T. ·pidlík, Noi nella Trinità. Breve saggio sulla

    Trinità, Roma 2000.

    zione, dato che “Padre” significa una persona, e lapersona non è un concetto, ma una realtà, una con-cretezza.6 Dire “Padre” significa indicare un volto, eil volto—anche se mai visto—è sempre concreto edesigna una realtà personale, precisa, in se stessa og-gettiva. Dicendo “Padre”, diciamo la concretezza diDio nelle tre Persone, come pure la concretezza delleloro relazioni. Allo stesso tempo però, dire “Credo inDio Padre” significa anche affermare la propria iden-tità, svelare il proprio volto, perché chi pronuncia laparola “Padre” si dichiara figlio, una figliolanza chescopre proprio in virtú della rivelazione di Dio comePadre.7

    L’articolo di fede “Credo in un solo Dio Padre”esplicita la relazione che esiste tra l’uomo e Dio, cheè appunto quella della figliolanza. La fede è pertantouna relazione da figli. Questo vuol dire allora chenon ci si può accostare alla questione della fede condei princípi e una terminologia astratti.

    L’amore come concretezza di relazioni libereLa persona di Dio che noi crediamo, contemplia-

    mo e adoriamo nell’unità del Dio tripersonale, si rive-la come concretezza di relazioni libere e di comunica-zione. Il Dio tripersonale è anzitutto rivelazione di sécome assenza di necessità. In Dio ogni Persona sussi-ste in un amore assolutamente libero, al di là di ogni

  • come immagine della Trinità. Il modo di vivere ac-quisito dall’uomo nella conoscenza di Dio è quindiquello della Chiesa, della comunità, tant’è vero che èla Chiesa a generarci come credenti.

    Credere è amareLa conoscenza di Dio non è dunque una cono-

    scenza astratta, di stampo teorico, a cui poi l’uomodà conseguentemente una interpretazione pratica,etico-morale. Il Dio Tripersonale non può essere mairidotto a una dottrina, a un elenco di precetti, a unosforzo ascetico, ma si conosce solo all’interno di uncomunicarsi reciproco, dove l’assoluta iniziativa ap-partiene alla libera relazionalità d’amore di DioPadre al quale l’uomo risponde con un atto di fedeche di fatto, come abbiamo intravisto, è un atto rela-zionale, un atto cioè allo stesso tempo dell’amore edella libertà, dal momento che è riconoscere l’altro intutta la sua oggettività e aderire a lui fino ad orientar-si radicalmente a Lui.10 La fede come una radicale af-fermazione dell’Altro, di Dio, vuol dire aderire contutto se stessi all’oggettività di Dio. Anche la fede co-me contenuto, come insegnamento, come mentalità,come morale, si dischiude all’uomo tramite l’amore,cioè quell’atteggiamento di riconoscimento, di estasi,dell’essere protesi e orientati verso l’Altro. Questoperché anche in Dio stesso—la Persona teologica-mente intesa—tutto è comprensibile attraverso l’a-

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    I.I Dove si colloca il discernimento

    comunicarsi.9 La nostra conoscenza di Dio non è dun-que una conoscenza teorica, astratta, ma una cono-scenza comunicativa, una conoscenza cioè all’internodella quale avviene un comunicarsi. Dio si comunicain modo personale nella sua relazione libera con noiuomini. Lo Spirito Santo—che è il comunicatore pereccellenza della Santissima Trinità al mondo creato—comunica Dio in modo personale, cioè nella manieradel “comunicarsi”. Dio si rende presente alla personaumana quando questa si dispone in un atteggiamentoconoscitivo. Tale conoscenza, che possiamo chiamaresimbolico-sapienziale, porta ad una vita simile a Dio.La conoscenza di Dio è cosí anche una comunicazio-ne dell’arte di vivere: Dio comunica all’uomo, cioè alivello creaturale, la sua somiglianza. L’uomo è l’im-magine di Dio. Ma, per opera della redenzione ope-rata da Dio stesso e dello Spirito Santo che ci comu-nica la salvezza compiuta da Cristo, l’uomo può co-noscere Dio e realizzare questa conoscenza come si-militudine a Dio. Dio, in un certo senso, comunicaall’uomo il suo modo di essere che è l’amore. Pertan-to, anche la persona umana diventa simile a Dioquando spende la sua vita alla maniera dell’amore,cioè in comunione. La similitudine a Dio si realizzain una vita di relazioni libere, in una adesione libera

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    M. I. Rupnik - Il discernimento

    10 V. Solov’ëv, La critica dei principi astratti, in Id.,Sulla Divinoumanità e altri scritti, Milano 1971, 197-210.

    9 Ved. S. Bulgakov, Glavy o troiãnosti, «PravoslavnajaMysl’» 1928, I, 66-70, oppure, in traduzione italiana, dellostesso autore, L’Agnello di Dio, Roma 1990, 161-162 o IlParaclito, Bologna 1971, 345-350. Ved. anche G. M. Zanghí,Dio che è amore. Trinità e vita in Cristo, Roma 1991, 78 e A.Jevtiç, L’infinito cammino. Umanazione di Dio e deificazionedell’uomo, Sotto il Monte-Schio 1996, 195-252.

  • dall’amore.13 In 1Cor 13, Paolo non dice infatti «senon avessi amato», ma «se non avessi l’amore»: ciòsignifica che Dio ci crea donando il suo amore e chel’uomo esiste solo in quanto lo Spirito Santo lo fa ina-bitare dall’amore di Dio, che non è iniziativa dell’uo-mo, ma accoglienza del dono di Dio. Il peccato ci haisolati dall’amore di Dio. L’uomo tenta di realizzarela sua vita al di fuori dell’amore, assecondando in sestesso quella dimensione chiamata da Paolo “carne”,che è la parte vulnerabile, la parte che percepisce vi-cine la fragilità e la morte e che vuole salvarsi affer-mando se stessa in maniera esclusiva, unilaterale,chiedendo per sé tutto il creato e le relazioni degli al-tri. La carne significa di fatto ribellione allo spirito,cioè a quella dimensione della persona umana capacedi aprirsi allo Spirito di Dio che con la sua azioneinabita la persona. La carne è ribellione all’apertura,a una relazione reale, all’agape, alla carità, è la rinun-cia all’intelligenza dell’amore. Il grande rischio alquale difficilmente ci sottraiamo è che all’interno diquesta nostra realtà non redenta finiamo per impri-gionare anche Dio, cercando di affermare una cono-scenza di Dio realizzata in questo modo autoafferma-tivo, dove di fatto siamo noi a dare forma e contenu-to alla rivelazione di Dio. Si può infatti pensare Dionell’ottica della carne, cioè con quell’intelligenza cheragiona con i criteri della carne. E forse non c’è peg-gior cosa che pensare Dio con un’intelligenza eserci-tata in modo riduttivo, con una razionalità non piú

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    I.I Dove si colloca il discernimento

    more, la libera adesione. Perciò si può dire che nellapersona l’oggettività è la libertà. L’oggettività dell’al-tro, di Dio o di un altro uomo, significa proprio lasua relazionalità libera, che io non posso mai posse-dere. Non si può dire di credere in Dio se non peramore, l’unica forza che dopo il peccato è capace didistogliere l’uomo da se stesso e di orientarlo radical-mente all’altro.11 Credere in Dio Padre, Figlio e Spi-rito Santo significa amare Dio Padre, Figlio e SpiritoSanto. Questo comporta già uno stile di vita. Infatti,credere in Dio, conoscere Dio, amare Dio sono realtàche si possono comprendere e realizzare solo all’in-terno di un vissuto concreto che si muove all’internodella tradizione, della Chiesa. Lo scisma tra credere eamare è un effetto del peccato gravemente dannoso.Tale scisma produce nell’uomo un’infinità di altri sci-smi, di altre frantumazioni, che poi si cercherà illuso-riamente di vincere con i piú vari “-ismi”: dogmati-smo, moralismo, psicologismo, e via dicendo. Crede-re in Dio, conoscere Dio, proprio perché è possibilesolo amando Dio, aprendosi allo Spirito, è una con-versione, è un rinunciare al principio del male, alprincipio della morte costituito dal peccato, per ade-rire radicalmente e liberamente a Dio come supremobene perché amore tripersonale.12

    Dunque, possiamo credere solo se ci lasciamopervadere dall’amore di Dio, perché la fede cresce

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    M. I. Rupnik - Il discernimento

    13 Cf V. Ivanov, Dostoevskij. Tragedija – Mif – Mistika,in Sobr. Soã. IV, Bruxelles 1987, 503-555.

    11 Cf V. Solov’ëv, Il significato dell’amore e altri scritti,Milano 1983, 88-101.

    12 V. Solov’ëv, I fondamenti spirituali della vita, Roma1998, 27-35.

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    I.I Dove si colloca il discernimento

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    M. I. Rupnik - Il discernimento

    14 Cf Efrem il Siro, Inno sulla Fede 31. Parziale trad. it.in S. Brock, L’occhio luminoso, cit., 66-68.

    ma che il frutto della nuova alleanza conclusa con lacasa di Israele sarà la conoscenza del Signore sullabase dell’esperienza della sua misericordia: «Non do-vranno piú istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Ricono-scete il Signore, perché tutti mi conosceranno dal piúpiccolo al piú grande, dice il Signore; poiché io per-donerò le loro iniquità e non mi ricorderò piú del lo-ro peccato». Si tratta della stessa realtà annunciata in1Gv 4, dove è spiegato chiaramente che non si puòamare Dio se non sul fondamento di essere amati dalui.

    Il discernimento come accoglienza della salvezzaper me

    Il discernimento è dunque l’arte della vita spiri-tuale in cui io comprendo come Dio si comunica ame, come Dio—il che è lo stesso—mi salva, come siattua in me la redenzione in Gesú Cristo, che loSpirito Santo rende salvezza per me. Il discernimentoè quell’arte in cui io sperimento la libera adesione aun Dio che liberamente si è affidato nelle mie mani inGesú Cristo, un’arte pertanto in cui le realtà in me,nel creato, nelle persone intorno a me, nella storiamia personale e in quella piú generale smettono di es-sere mute per cominciare a comunicarmi l’amore diDio.14 Non solo. Il discernimento è anche quell’artespirituale in cui riesco ad evitare l’inganno, l’illusio-ne, e a decifrare e leggere le realtà in modo vero, vin-

    integra. Questa razionalità tarpata, amputata, si rico-nosce per il suo atteggiamento di dominio, di posses-sione, di esaurimento di tutte le possibilità, per il suosentimento di onnipotenza. La trappola principale incui cade e da cui si fa ingannare è la metodologia delragionamento, di una logica perfetta, impeccabile,per evitare le sorprese, per chiudere il sistema, persentirsi esauriente e onnipotente. Ma la si trova in fal-lo perché non riesce a sistemare la questione della li-bertà. Ha un approccio dualista: è ideologica, perchécerca di sistemare la libertà creando degli spazi di li-bertà e per la libertà, ma di fatto non promuove la li-bera adesione, non infiamma il cuore come espressio-ne dell’integralità dell’uomo, perciò di fatto non pro-muove la conversione se non con princípi etici, conimperativi morali, esaurendosi tuttavia nel suo falli-mento che la costringe o a scendere a compromessi—perché non si può vivere come si pensa—oppure adabbassare il pensiero, per non soffrire del fallimentoetico. La trappola che tuttavia prima o poi esploderàa causa della falsa libertà è il pensare di giungere allaconoscenza di Dio, a decifrare la sua volontà, dedu-cendone poi i passi morali e ascetici, senza l’esperien-za di essere redenti, senza cioè l’esperienza del risve-glio di quell’amore di Dio che ci inabita e che è l’uni-co capace di assumerci integralmente, di farci speri-mentare l’integralità e di rivolgerci ad una sfera di re-lazioni libere, sia verso Dio che verso l’altro. Se la co-noscenza di Dio non deriva dall’esperienza del suoamore verso di noi sperimentato e compreso nell’attodella redenzione, è illusione o idolatria egoista dellapropria ragione, quella ragione che gonfia. Va quicertamente richiamato Ger 31, dove il profeta procla-

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    I.I Dove si colloca il discernimento

    cendo i miraggi che esse possono presentare per me.Il discernimento è l’arte di parlare con Dio, non ilparlare con le tentazioni, neppure con quelle su Dio.

    Per evitare illusioni sull’amoreIl discernimento è espressione di un’intelligenza

    contemplativa, è un’arte che presuppone il saper con-templare, vedere Dio. Ora, Dio è l’amore e noi sap-piamo che l’amore si realizza alla maniera di Cristo edello Spirito Santo, che sono i due rivelatori del Pa-dre. L’amore ha dunque sempre una dimensione pa-squale e una pentecostale, una dimensione del sacrifi-cio, dell’oblazione—come è la relazione tra il Padre eil Figlio che rappresenta il lato tragico dell’amore—, euna dimensione del superamento della morte e dellatragedia, del compimento dell’amore sacrificale, cioèla risurrezione, la vita incorruttibile, la festa perchél’amore è corrisposto e dunque si vive la pienezza del-l’adesione—dimensione rappresentata dallo SpiritoSanto, il Consolatore, Amore dell’amore, gioia iposta-tica del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre.15

    Ma non è facile né comprendere né accettare l’amoreche si realizza nel modo pasquale e pentecostale, cioèalla maniera del sacrificio e della risurrezione. Infatti,anche storicamente, l’opera dell’amore di Dio realiz-zata in Cristo è stata compresa e accettata dopo laPentecoste solo grazie allo Spirito Santo. Ed è esatta-mente un’intelligenza che penetra queste realtà quellache abbiamo chiamato “contemplativa”, cioè un’intel-

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    15 Cf S. Bulgakov, Il Paraclito, cit., 143-146.

    ligenza che collabora sinergeticamente con lo SpiritoSanto. L’uomo si serve della sua intelligenza nella ma-niera piú completa e totale solo quando tutte le suecapacità conoscitive convergono in un intelletto illu-minato, aperto e guidato dallo Spirito Santo. L’uomocontemplativo è colui che guarda attraverso la sua in-telligenza con l’occhio luminoso dello Spirito Santo.Solo cosí si arriva a vedere che la volontà di Dio coin-cide con l’amore di Dio e che tale amore si realizzanella pasqua. L’uomo fa di tutto per evitare la via pa-squale, ma ogni tentativo del genere prima o poi gli sipresenta come un’illusione che inaridisce il suo cuoree svuota la sua esistenza dei veri sapori della vita. Perquesto conviene scegliere la via del discernimento,che è la via contemplativa e sapienziale. L’uomo sache tutto ciò che è bello, buono, nobile e giusto si rea-lizza in mezzo a difficoltà, ostacoli e resistenze per as-sumere la dimensione della pasqua. La via delloSpirito non passa mai dal giovedí della settimana san-ta alla domenica, saltando venerdí e sabato. Ma, percomprendere questo, ci vuole una vera contemplazio-ne e una grande arte di discernere.

    Alle volte, per evitare la via della vera fede—dun-que la via dell’amore per Dio, la via della vera conver-sione— è l’uomo stesso a proporre alti ideali, progettipiú che evangelici, l’imitazione dei piú grandi santi,per poi rigettare, amareggiato, stanco e deluso, nonsolo gli ideali proposti, ma anche la fede, oppure di-ventare chiuso, indurito, severo con tutti coloro chenon fanno come lui. Il discernimento ci protegge dal-le piú varie deviazioni, sia dai fondamentalismi chedai fanatismi, proprio perché ci fa sperimentare chenon è importante ciò che noi possiamo decidere,

  • sone che vivono relazioni da fratelli e sorelle perchéfigli e figlie che in Cristo tornano al Padre. È su que-sto sfondo della creazione e della redenzione che sicomprende la vocazione.19

    L’uomo esiste perché Dio gli ha rivolto la parola,lo ha chiamato all’esistenza chiamandolo ad esseresuo interlocutore. La vocazione è la parola che Diorivolge all’uomo e che lo fa esistere imprimendo inlui l’impronta dialogale. Si può quasi dire, con Niko-laj Berdjaev,20 che la vocazione precede la personastessa. L’uomo può comprendere la sua vita come iltempo che gli è dato per questo dialogo con Dio. Sel’uomo è creato dalla conversazione con Dio ed è cosícolui che è chiamato a parlare, a esprimersi, a comu-nicarsi, a rispondere, il tempo che ha a disposizionepuò essere compreso come il tempo per la realizza-zione della sua vocazione.

    Ora, in che consiste la vocazione dell’uomo?Sempre in 1Cor 13, Paolo fa notare con chiara evi-denza che qualsiasi cosa l’uomo faccia fuori dall’amo-re non giova a nulla, anzi, lo vanifica, lo disperde. Sipossono fare anche sacrifici eroici, inauditi, avere fe-de tanto da trasportare le montagne, ma fuori dall’a-more non servono a nulla. Ciò significa che la voca-zione dell’uomo è proprio la vita nell’amore, in quel-l’amore in cui egli è stato creato e di cui è stato resodi nuovo capace con la redenzione. Perciò la vocazio-ne è la piena realizzazione dell’uomo nell’amore,

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    19 Cf S. Bulgakov, La luce senza tramonto, Roma 2002,380-388.

    20 N. Berdjaev, De l’esclavage et de la liberté de l’hom-me, Paris 1946, 20-25.

    16 Cf O. Clément, Alle fonti con i Padri, Roma 1987,75-90.

    17 Cf a questo proposito l’abbondante messe di riferi-menti patristici in M. Lot-Borodine, Perché l’uomo diventidio, Magnano 1999.

    18 Cf Dire l’uomo. I, cit., 71-109.

    quanto piuttosto che si facciano le cose nella liberaadesione a Dio, sintonizzandosi con la sua volontà. Epoiché la sua volontà è l’amore, è difficile realizzarlaaffermando la nostra, anche se con etichette sacrosan-te. Molte persone hanno ad esempio deciso di vivereuna povertà radicale, forse piú di san Francesco, manon è successo niente. Non è infatti importante il ra-dicalismo in sé, ma se questo è una risposta all’amoredi Dio. Le cose spiritualmente significative nella Chie-sa non sono mai accadute perché qualcuno ha decisodi farle, ma perché Dio ha trovato qualcuno disponi-bile ad accoglierlo in maniera cosí radicale che Luipoteva manifestarsi e compiere la sua redenzione.

    Per scoprire la vocazioneL’uomo viene creato tramite la partecipazione del-

    l’amore di Dio Padre.16 Lo Spirito Santo fa inabitarequesto amore nell’uomo imprimendo in lui l’immagi-ne del Figlio. I Padri dicono infatti che siamo creati“nel Figlio”.17 La creazione dell’uomo è quindi la par-tecipazione dell’amore di Dio.18 Ora, anche la reden-zione è azione dello stesso amore. Essa abilita l’uomoalla piena realizzazione dell’amore di Dio nella formadi Cristo, fino a giungere alla pienezza della figliolan-za che si realizza in comunione con i fratelli, tra per-

  • anche come sua multiforme interpretazione e incultu-razione nelle vite dei cristiani di tante generazioni checi hanno preceduto, memoria di santità a cui attinge-re attraverso un’iniziazione spirituale.22

    La vita spirituale si impara in modo sapienziale,cioè dalle persone, dove è evitato il rischio dell’ideo-logia, delle teorie, e dove emerge un pensiero natodalla vita e una vita illuminata da un intelletto guida-to dallo Spirito Santo.23 Per la memoria sono impor-tanti le immagini, le figure, i sapori, i gusti, tutterealtà concrete, come il Volto, che si trovano nella co-munione con i santi. D’altra parte, il cristiano nonesiste se non nella Chiesa, dal momento che, se cre-dere significa amare, la vera realizzazione della fede èla comunità e la sua vera espressione è l’arte delle re-lazioni libere, spirituali. Il cristiano inserito in unacomunità partecipa alla vita della Chiesa e ascolta ipastori, i primi padri nella fede. Nell’ascolto e inunione con loro, partecipando alla vita di carità, ilcristiano confluisce alla liturgia, dove si comunicarealmente all’amore di Dio Padre, alla redenzione inCristo e all’azione dello Spirito Santo che rende tuttequeste sante realtà presenti e personali. È all’internodi quest’ambito che si riconosce anche se il discerni-mento operato è vero o è falso, dal momento cheogni vero discernimento fa confluire alla celebrazionedi Cristo nella Chiesa. La Chiesa compie nella suatradizione, nella liturgia e nel suo magistero, il discer-

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    22 Ved. Dire l’uomo. I, cit., 169-173.23 Cf S. Bulgakov, L’Orthodoxie, Lausanne 1980, 17-

    41.21 Cf Basilio, Hex. 9,2.

    dunque all’interno del principio dialogico in cui èstato creato, con Dio come primo interlocutore.

    Il discernimento viene a definirsi cosí come quel-l’arte attraverso la quale l’uomo comprende la parolache gli è stata rivolta e in questa parola dischiude lavia che deve percorrere per rispondere alla Parola.21

    Il discernimento aiuta l’uomo a santificare il tempoche Dio gli ha dato a disposizione per compiere lasua vocazione, che è l’amore, dunque per realizzarsiin Cristo, piena realizzazione dell’amore nella sua pa-squa. La vocazione non è quindi un fatto automatico,ma un processo di maturazione delle relazioni, a par-tire da quella fondante con Dio. È pertanto un pro-gressivo vedere se stessi e la storia con gli occhi diDio, un vedere come Dio si realizza in me e negli altrie come io posso dispormi a quest’opera in manierada diventare parte dell’umanità che Cristo assume, eattraverso la quale assume anche il creato, per conse-gnare tutto al Padre.

    Nella Chiesa, sulla scia della tradizioneIn questo dialogo con Dio, in questa conversazio-

    ne con il suo Creatore e Redentore, l’uomo non è so-lo, ma già lo precede una lunga memoria della sapien-za di come è possibile esporsi all’amore per non cade-re nella trappola di voler servire l’amore affermandose stessi. La sapienza è la tradizione della Chiesa, untessuto vivo, un organismo, che fa vivere la rivelazio-ne della parola di Dio non solo come Scrittura, ma

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    II. Che cos’è il discernimento

    Con che cosa si conosceTra Dio e l’uomo c’è dunque una relazione reale,

    pertanto una vera comunicazione. Ma in che modoDio parla all’uomo? Attraverso i pensieri e i senti-menti dell’uomo stesso. Dio non agisce nell’uomo co-me un essere estraneo, introducendo in lui realtà chenon gli sono proprie. Poiché Dio è l’amore, e poichél’uomo partecipa di questo amore nello Spirito Santo,è lo Spirito che agisce come la realtà piú intima al-l’uomo. Anzi, nell’uomo, lo Spirito Santo agisce nel-l’amore come la sua piú autentica identità. L’azionedello Spirito Santo, proprio perché è nell’amore, èpercepita dall’uomo come la verità stessa dell’uomo.Perciò i pensieri ispirati dallo Spirito o i sentimentida Lui infiammati muovono l’uomo verso la sua pie-na realizzazione. Per una maggiore comprensione, ri-chiamiamo alcuni dati dell’antropologia teologica ri-guardanti la capacità conoscitiva dell’uomo.1 La real-tà piú essenziale e fondamentale dell’uomo è l’amore

    1 Sul rapporto tra l’intelletto e l’amore, cf Dire l’uo-mo. I, cit., 143ss.

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    M. I. Rupnik - Il discernimento

    nimento su Cristo, sulla salvezza che continua a sca-turire dal cuore di Dio per tutti gli uomini di ognitempo. Il discernimento personale fa sí che questa di-venti veramente realtà vissuta dalla persona concreta,nelle situazioni concrete. La persona accoglie la sal-vezza responsabilmente, liberamente, e aderisce aCristo suo Salvatore e suo Signore con delle scelte edegli atteggiamenti, dei passi concreti che permeanotutta la persona, anche la sua mentalità, la sua cultu-ra, tessendo la sua storia con il tessuto della Chiesa,non come somma degli individui con le loro storie,ma come organismo vivo comunitario, proprio per-ché si è accolta la salvezza.