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Mediconadir n° 24 - gennaio/aprile '13

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quadrimestrale Assoc. Cult. NADiRinforma

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Direttore Responsabile (Elenco speciale dei Giornalisti Prot. n. 2179): Luisa BarbieriIscrizione della Rivista Mediconadir c/o il Tribunale di Bologna n° 7377 12/11/2003Coordinatore Gruppo Redazione: Giovanna ArricoGruppo Redazione:Giovanna Arrico, Luisa Barbieri, Marco Cinque, Chiara Giovannini, Sara Luccarini, Luca Piazzi, Silvia Piazzi, Andrea QuercioliL’associazione raggruppa persone di varia estrazione ed orientamento unite da scopi ed interessi comuni, ma di eterogenea formazione, di varie convinzioni politico-religiose, di ideali talvolta differenti. Pertanto le affermazioni contenute negli articoli, anche per quanto esattezza e/o originalità, rispecchiano esclusivamente le opinioni personali dei singoli autori e non rappresentano necessariamente le idee o l’orientamento degli altri Soci, dei Responsabili delle Attività o della Redazione

Associazione MedicaN.A.Di.R. (Organizzazione di volontariato)

cede il quadrimestrale Mediconadir all'Assoc. Cult. NADiRinforma

La posta delle Cicamiche Saremmo molto lieti di ricevere le vostre lettere, i vostri commenti sul lavoro che stiamo cercando di fare, le vostre domande alle quali il nostro staff operativo cercherà di dare adeguata risposta.Se volete inviare degli articoli lo potete fare e sicuramente verranno valutati dal nostro gruppo redazione per eventuale pubblicazione sulla nostra rivista e/o sul nostro sito [email protected] www.mediconadir.it

SOMMARIO

pag. 1 – Amnesty condanna sentenza su morte Rachel Corrie – Marco Cinque pag. 3 – Sentenza Arrigoni: ergastolo agli assassini di Vik – tratto da Guerrilla Radio – di Luca Salerno pag. 4 – Da “Piombo fuso” a “Pilastro di sicurezza”: si riaccende la striscia di Gaza – Giuseppe Denticepag.9 – Lettera di alcune lavoratrici della COOP a Luciana Litizzetto – dal web (Charlie)pag.10 – L'uomo che marcia per la pace – Marinella Correggiapag.11 - Lettera aperta di Fraternità Missionaria e Solidarietà-Muungano pag.13- L'utilizzo del ciuccio e la capacità di esprimere emozioni – Luisa Barbieripag.15 – Aborto e pena di morte – Marco Cinquepag.17 – Istruzione MTB – Pier Paolo Olivieripag.19 – L'Iliade: letteralmente vicende intorno a Ilio – Sara Luccarinipag.20 – La metafora – Sara Luccarinipag.22 – La letteratura può rendere più umano e compassionevole il medico – Luisa Barbieripag.24 – Tra Romeo e il Minotauro – Tino Di Ciccopag.25 – La buona novella. Perché non dobbiamo avere paura – Don A. Gallo - NADiRinformapag.27 – Letterina di Sophia al Presidente Obamapag.28 – Eccoci (ai senza tetto) – Marco Cinquepag.29 – Sintesi – ultima pubblicazione Marco Cinquepag.30 – Sono disoccupato . Marco Cinquepag.31 – Le emozioni possono rappresentare un ostacolo al successo della “dieta ipocalorica” - Luisa Barbieripag.33 – La bellezza del nulla – Tino Di Ciccopag.34 – Fortezza Europea – Marco Cinquepag.36 - … violenza sulle Donne – Marco Cinquepag.37 – Dialogo tra il fusibile e la lampadina – Marco Cinquepag.37 – La Patria è una favola da bambini – Marco Cinquepag.38 – Se si vuole esaltarne il sapore, il cioccolato va servito in tazze di colore arancio – Luisa Barbieripag.39 – Finalmente lo show è finito – Giovanna Arricopag.41 – e venne il bar … - Andrea Querciolipag.42 – Attività fisica e potenziamento delle funzioni cognitive – Luisa Barbieripag.43 – Omaggio ad una grande scienziata – Luisa Barbieripag.45 – I funerali di Rauti mi hanno sollecitato un pensiero ... - Andrea Quercioli

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1Israele: Amnesty condanna sentenza su morte Rachel Corrie29 Agosto 2012 (ASCA) - Roma, 29 ago - Amnesty International ha espresso la sua condanna per il verdetto emesso ieri dalla corte distrettuale di Haifa, secondo il quale il governo israeliano non ha alcuna responsabilità per la morte di Rachel Corrie, l'attivista statunitense uccisa il 16 marzo 2003 mentre cercava di impedire la distruzione di una casa palestinese, nel sud della Striscia di Gaza.

Rachel Corrie (Olympia, 10 aprile 1979- Rafah, 16 marzo 2003), attivista per la pace americana, è stata uccisa, per la precisione, schiacciata a morte da un bulldozer israeliano, all'età di 23 anni, il 16 marzo '03, nel corso di un'azione non violenta destinata a proteggere dalla demolizione la casa di una famiglia palestinese.Faceva parte dell'International Solidarity Movement (ISM). La sua morte ha attivato un'onda di solidarietà che in nome suo a tutt'oggi tenta di contrastare chi lede i diritti dei popoli oppressi.

Durante il soggiorno in Palestina Rachel scrisse tantissime e-mail, ora pubblicate su libri trasformati poi in opere opere teatrali e letture drammatiche. Leggi le e-mail di Rachel dalla Palestina.

RACHEL CORRIEdi Marco Cinque

Un popolo iniettato con una siringa d'orrore lunga dodici anni, indelebile; ma quell'orrore non s'è interrotto, li ha contaminati portandoli dall'altra parte dell'ago a iniettare lo stesso male così lungamente subito. Dicono che la pacifista americana Rachel Corrie “se l'è cercata”, che “non ha calcolato il pericolo” ? Ma chi calcola il pericolo se vuole rendere migliore e più giustal'umanità? Ha forse calcolato il pericolo Giordano Bruno? Lo ha fatto Mahatma Ghandi? O Cavallo Pazzo o Che Guevara o Martin Luther King? Lo hanno fatto i giudici Falcone e Borsellino e tutte le donne e gli uomini vittime di chi il pericolo lo crea, di chi lo impone e di chi, proprio per questo motivo, si autoassolve?

nella foto Rachel Corrie pochi istanti prima di morire, travolta dal buldozer dell'esercito israeliano

Una lettera di Rachel Corrie scritta da Rafah e ripubblicata sul Manifesto di oggi, 29 agosto 2012: "Sono in Palestina da due settimane e un giorno e ho ancora poche parole per descrivere ciò che vedo. È più difficile per me pensare a ciò che succede qui quando mi siedo a scrivere negli Stati uniti, qualcosa come il portale virtuale del lusso. Io non so se molti dei bambini qui abbiano mai vissuto senza i buchi dei carri armati alle pareti e senza le torri di un esercito di occupazione che li sorveglia costantemente da un orizzonte vicino. Io penso, sebbene non sia del tutto sicura, che anche il più piccolo di questi bambini capisce che la vita non è così ovunque. Un bambino di otto anni è stato ucciso da un tank israeliano due giorni prima del mio arrivo e molti bimbi mi sussurrano il suo nome, Alì, oppure mi

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2indicano i suoi poster sui muri. Ai bambini piace farmi usare l’arabo che conosco chiedendomi «Kaif Sharon?», «Kaif Bush?» e ridono quando io dico «Bush Majnoon», «Sharon Majnoon» rispondendo nel mio arabo limitato (Come sta Sharon? Come sta Bush? Bush è pazzo, Sharon è pazzo). Non è proprio ciò che credo, e qualche adulto che conosce l’inglese mi corregge: Bush mish Majnoon... Bush è un uomo d’affari. (...) Ad ogni modo ci sono qui più bambini di otto anni consapevoli della struttura del potere globale, di quanto lo fossi io qualche anno fa, almeno riguardo a Israele. Nonostante ciò, penso che nessun libro, conferenza, documentario, parola mi avrebbe potuto preparare alla realtà di qui. Non si può immaginare se non si vede, e anche allora sei ben consapevole che la tua esperienza non è tutta la realtà: cosa dire della difficoltà che l’esercito israeliano dovrebbeaffrontare se sparasse ad un cittadino statunitense disarmato, del fatto che io ho il denaro percomprare l’acqua mentre l’esercito distrugge i pozzi, e, ovviamente, che io ho la possibilità di partire. (...) Apparentemente è piuttosto difficile per me essere trattenuta in prigione per mesi o anni senza processo (questo perché sono una cittadina americana bianca...). Quando vado a scuola o al lavoro posso essere relativamente certa che non ci sarà un soldato armato pesantemente ad aspettare a mezza strada tra Mud Bay ed il centro di Olimpya a un posto di blocco; un soldato con il potere di decidere se posso andare per la mia strada e se possotornare a casa quando ho fatto. Così, se percepisco violenza arrivando ed entrando brevemente ed in modo incompleto nel mondo in cui esistono questi bambini, per contro mi chiedo cosa succederebbe a loro arrivando nel mio mondo. Essi sanno che i bambini negli Stati Uniti, di solito, non hanno i genitori uccisi e che qualche volta vanno a vedere l’oceano.Ma quando tu hai visto l’oceano, vissuto in un posto tranquillo dove l’acqua è un bene scontato e non rubata di notte dai bulldozer, e quando hai passato una notte in cui non ti sei meravigliato che le pareti della tua casa non siano crollate svegliandoti dal sonno, e quando hai incontrato gente che non ha perso nessuno, quando hai sperimentato la realtà di un mondoche non è circondato da torri di morte, carri armati, insediamenti armati e ora da una gigantesca parete metallica, mi chiedo se puoi perdonare il mondo per tutti gli anni della tua infanzia spesa esistendo - solo esistendo - in resistenza al costante strangolamento da parte della quarta più grande potenza mondiale, sostenuta dall’unica superpotenza mondiale, nel suo sforzo di cancellarti dalla tua casa. Come retropensiero a tutto questo vagabondaggio, mi trovo a Rafah, di circa 140.000 persone di cui circa il 60% sono rifugiati, molti dei quali per la seconda o la terza volta. Rafah esisteva prima del 1948, ma molte delle persone qui sonoessi stessi o discendenti di persone dislocate qui dalle loro case della Palestina storica - ora Israele. (...) Al momento l’esercito israeliano sta costruendo un muro alto 14 metri tra Rafah in Palestina e il confine, tracciando una terra di nessuno dalle case lungo il confine. Seicentodue case sono state completamente abbattute dai bulldozers secondo la Commissione Popolare dei Rifugiati di Rafah. Oltre alla costante presenza dei carri armati lungo il confine...Rachel Corrie, Rafah, 7 febbraio 2003"

https://www.youtube.com/watch?v=iz0Vef4Fu8U

Rachel Corrie Tribute

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La morte dell'attivista filo-palestinese Rachel Corrie non è stato causato dalla negligenza dello Stato di Israele e l'esercito, un giudice ha respinto una causa civile intentata dalla famiglia.La morte di Corrie è stato un incidente per il quale lo stato di Israele non è responsabile, dice il giudice distrettuale di HaifaCorrie avrebbe potuto salvare se stessa spostandosi fuori dalla zona di pericolo come qualsiasi persona ragionevole avrebbe fatto, ha detto il giudice Oded Gershon.

Sentenza Arrigoni: ergastolo agli assassini di Vik

tratto da Guerrilla Radio17 settembre '12di Luca Salerno, Nena News

Dopo tanti rinvii e tentennamenti la corte militare di Gaza ha deciso. L'omicidio di Vittorio è finalmente

arrivato a sentenza.Gaza, 17 settembre 2012, Nena News. Dopo tanti rinvii e tentennamenti la corte militare di Gaza ha deciso. L'omicidio di Vittorio è finalmente arrivato a sentenza. Mahmoud Salfiti e Tamer Hasasnah, accusati di rapimento e omicidio - uno, Salfiti, venne preso nel corso del blitz in cui furono uccisi i «capi» della cellula salafita Abdel Rahman Breizat e Bilal al Omari - sono stati condannati all'ergastolo (che per la legge di Gaza equivale a 25 anni di prigione) più 10 anni e lavori forzati a vita. Khader Jram, colui che ha suggerito con insistenza ai compagni di sequestrare Vittorio, è stato accusato di rapimento e condannato a 10 anni di prigione. Amer Abu-Ghoula, colui che aveva affittato la casa dove Vittorio è stato ucciso e sul cui ruolo sembrano esserci ancora molte ombre, è stato condannato in contumacia ad un anno di prigione. I quattro sono i superstiti della (presunta) cellula salafita (altri due membri, tra cui il giordano Abdel Rahman Breizat, sono morti in uno scontro a fuoco con le forze speciali di Hamas) che credeva, prendendo in ostaggio l'attivista italiano, di poter liberare lo sceicco jihadista al Maqdisi, arrestato dalla polizia di Gaza a inizio anno.Intanto si respira tensione all'esterno del tribunale. I parenti degli assassini di Vik non sembrano accettare la sentenza e iniziano ad insultare e minacciare gli italiani e gli amici di Vik presenti, accusandoli di essere delle spie. É intervenuta la polizia che ha cercato di calmare gli animi ed ha allontanato i presenti, ma la paura è che adesso ci possano essere ritorsioni contro chi ha sempre chiesto a gran voce giustizia per Vik. Anche se c'è soddisfazione per la sentenza, nulla potrà mai colmare il vuoto immenso lasciato da Vik. Restiamo Umani,Stay Human.

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4Da “Piombo fuso” a “Pilastro di Sicurezza”: si riaccende la Striscia di Gaza

Pubblicato il 19 nov 2012 in Mediterraneo e Medio Oriente, Sicurezza, Difesa e Terrorismo di Giuseppe Dentice

A quatto anni dall’Operazione Piombo Fuso che causò oltre 1.200 morti tra i Palestinesi, il governo israeliano ha ordinato una nuova campagna militare nella Striscia di Gaza. Oggi come allora, l’operazione “Pilastro di Difesa” è stata ordinata dal Primo Ministro dimissionario Benjamin Netanyahu come rappresaglia per il lancio di razzi che da settimane partivano con una certa regolarità verso Israele. L’IDF (Israeli Defense Forces) ha lanciato lo scorso 14 novembre un’operazione aerea e navale su Gaza nella quale sono

stati uccisi Ahmed Said Khalil al-Jaabari, il capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam (l’ala militare di Hamas), e Raed al-Attar, un altro responsabile militare della fazione islamista. L’omicidio al-Jaabari ha scatenato la violenta risposta palestinese fatta di lanci continui di razzi Grad, Qassam e Fajr-5 sulle città israeliane del Sud come Ashqelon, Ashdod, Be’er Sheba, Sderot e Dimona. Negli ultimi giorni però i razzi hanno colpito anche Tel Aviv e Gerusalemme, quest’ultima città simbolo dell’atavico scontro arabo-israelo-palestinese. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Difesa, dal 14 novembre sono stati lanciati dalla su Israele circa 740 razzi e di cui l’Iron Dome, il sistema anti-missile israeliano, è riuscito ad intercettare solo un terzo dei missili diretti verso i centri abitati. L’agenzia stampa palestinese Ma’an ha stilato un primo bilancio ufficiale descrivendo per il momento 70 morti (di cui solo 3 gli israeliani) e diverse centinaia di feriti.

Aree di attacco – Fonte: Haaretz

Come ha sottolineato il portavoce militare dell’IDF, Yoav Mordechai, l’attacco contro al-Jaabari segna “l’inizio di una campagna per colpire Hamas e le organizzazioni terroristiche a Gaza in modo da riportare la quiete nel Sud di Israele”. Lo scontro tra Israeliani e Palestinesi, con il passare delle ore assomiglia però sempre più ad una vera e propria guerra e la situazione potrebbe presto aggravarsi se Tel Aviv decidesse un attacco via terra con il rischio di scatenare violentissime reazioni nell’intero Medio Oriente. Netanyahu, parlando alla tv pubblica dopo gli attacchi aerei su Gaza, ha affermato che l’esercito è pronto a estendere le operazioni anche alla fanteria, se necessario. Anche diverse fonti dell’IDF (tra cui il Capo di Stato Maggiore Benny Gantz) hanno confermato l’avvio entro pochi giorni di un’operazione di terra a Gaza. Così, se da un lato il Generale di divisione Eyal Eisenberg, responsabile della Difesa del Centro e del Sud del Paese, ha informato le autorità locali in un raggio di 75 km dai confini della Striscia di Gaza di “prepararsi ad almeno 7 settimane di battaglia”, dall’altro, la 84esima brigata Givati di stanza nel Negev è stata già allarmata per coordinare eventuali azioni di terra nella Striscia. Mentre il livello del conflitto a Gaza cresce a livelli esponenziali, la diplomazia si è subito attivata dimostrandosi inerme dinanzi all’escalation di violenze. Egitto e Israele hanno

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5richiamato in patria in segno di protesta i rispettivi Ambasciatori. Le diplomazie di Turchia, Qatar, Egitto e Stati Uniti stanno cercando di trovare lo spazio per una tregua tra Israele e Hamas, mentre Washington e Il Cairo stanno premendo rispettivamente su Israele e Hamas perché il primo non attacchi con le truppe di terra e il secondo accetti una tregua. Mursi, inoltre, ha inviato venerdì 16 ottobre il suo Premier Hisham Qandil nella Striscia di Gaza per cercare di raggiungere un difficile cessate il fuoco. Intanto, nel mondo musulmano si è levato un coro di proteste contro l’azione militare israeliana, mentre i leader europei, tranne il Cancelliere Merkel che si è espressa favorevolmente in merito al ruolo di mediazione egiziano nella crisi, non hanno preso una posizione ufficiale. Obama, che si è schierato come da tradizione dalla parte israeliana, è stato duramente criticato per aver sostenuto eccessivamente “il diritto all’autodifesa di Israele”. Al di là delle critiche, la dichiarazione di Obama sembrerebbe muoversi lungo la strategia del “male minore”: ossia dare via libera a Israele su Gaza per impedirle di attaccare Teheran e scatenare una crisi internazionale di proporzioni ben maggiori. Intanto, lo stesso nemico iraniano, pur condannando gli attacchi israeliani con la tipica retorica anti-sionista, è rimasto sino ad ora ai margini delle tensioni forse anche perché più preoccupato a risolvere i propri problemi interni. Questa è la cronaca dei fatti. Ma cerchiamo di analizzare in profondità i vari perché di questa nuova spirale di violenze nella Striscia di Gaza. Perché attaccare ora un avversario come Hamas che non ha la forza neanche minimamente paragonabile a quella di quattro anni fa? Questo attacco vuole essere un messaggio verso l’Iran, l’Egitto o gli Stati Uniti? Perché voler destabilizzare ulteriormente un quadro regionale già alquanto complicato e suscettibile di repentini cambiamenti da un momento all’altro? Vi è una relazione tra l’attacco a Gaza e l’elezione del 22 gennaio in Israele? Ed, infine, questo attacco è davvero una rappresaglia verso Hamas o anche e soprattutto un messaggio verso Mahmoud Abbas che aveva rilanciato la candidatura palestinese di “membro osservatore” alle Nazioni Unite? Tante domande a cui è difficile dare una risposta univoca e dietro le quali si nascondono più verità. Ma proviamo a fare un po’ di ordine. Oggi come quattro anni fa, “Piombo Fuso” venne lanciata subito dopo le elezioni presidenziali USA e prima del voto (allora a febbraio, oggi a gennaio) in Israele. Tra due mesi, infatti, Israele va alle urne e per la destra nazionalista israeliana il terreno più favorevole per guadagnare consenso elettorale è quello della sicurezza. Scatenare una guerra contro Hamas avrebbe come conseguenza favorevole per Israele quella di compattare il fronte interno distogliendolo dai problemi reali (disoccupazione, recessione economica, aumento del prezzo degli alloggi e del carovita) e favorendo, invece, l’alibi dello spauracchio palestinese, benchè lo stesso Netanyahu non avesse fatto minimamente menzione durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nello scorso settembre. Allo stesso tempo, l’omicidio al-Jaabari e la rappresaglia militare israeliana scatenata su Gaza potrebbero favorire anche Hamas sul terreno che più le si addice, quello della lotta armata, cosa che le darebbe l’opportunità di far dimenticare i ripetuti fallimenti del movimento islamista come forza di governo sul territorio e come autorità politica in grado di controllare le azioni dei diversi gruppi estremisti presenti nella Striscia. Quindi un possibile scontro armato darebbe ad entrambi credibilità dinanzi ai propri popoli nascondendo i rispettivi problemi interni e favorendo un’immagine da vittime della situazione dalla quale trovare vantaggio.

Sistema di funzionamento di Iron Dome – Fonte: BBC

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6Tuttavia, il contesto interno ed esterno ad Israele oggi è totalmente differente da quello del passato. Se all’epoca di Piombo Fuso il Medio Oriente sembrava una regione relativamente “calma” e poco suscettibile a cambi radicali, oggi il panorama locale è totalmente cambiato e in continua evoluzione. In Egitto non comanda più il tacito e compiacente Hosni Mubarak, ma al potere sono saliti i Fratelli Musulmani e Mohammed Mursi. Quest’ultimo potrebbe sfruttare le tensioni tra Hamas e Israele per rilanciare e rafforzare la politica estera egiziana rivitalizzando la battaglia ideologica della questione palestinese per tornare a riconquistare quel ruolo di leader del mondo arabo-musulmano. Inoltre, nonostante la sua posizione di condanna rimanga ferma, il Presidente egiziano sta tentando insieme ad Erdoğan e al-Thani una difficile mediazione per convincere i militanti di Hamas ad interrompere il lancio di razzi ed instaurare una tregua momentanea. Nonostante ciò, pare difficile al momento ipotizzare un cessate il fuoco, soprattutto se confrontato con la volontà israeliana di operare militarmente attraverso una mobilitazione di 75mila riservisti da attivare lungo i confini della Striscia di Gaza. Se Hamas pare essere incerta sulla strategia da perseguire, la scelta di Tel Aviv di mobilitare così tanti riservisti fa pensare che Israele possa prepararsi a breve ad una guerra di proporzioni molto più ampie rispetto alle ultime operazioni militari. Infatti, quattro anni fa per l’operazione “Piombo Fuso” vennero richiamati 10mila riservisti, mentre nel 2006 per la campagna nel Sud del Libano ne furono mobilitati circa 60mila. Infine, tra “Cast Lead” e “Pillar of Defense” esiste una grande differenza: se nel 2008 il conflitto a Gaza non riuscì a creare una certa empatia tra i popoli arabi del Medio Oriente e soprattutto tra i fratelli palestinesi della Cisgiordania, oggi invece nella West Bank e a Gerusalemme Est ci sono stati diversi scontri pesanti tra manifestanti palestinesi e coloni ed esercito israeliani. Tuttavia, “Pillar of Defense” rischia di essere anche un pericoloso detonatore regionale in grado di ampliare lo scenario di guerra non solo a Gaza, ma alla Cisgiordania e alla regione circostante. Questo potrebbe essere tanto più vero se Abu Mazen, come ha già ribadito a settembre nell’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, proporrà per i popoli palestinesi uno status di “Stato non membro” nel consesso ONU. Non a caso gli Stati Uniti avrebbero minacciato il ritiro degli aiuti economici all’ANP nel caso in cui venisse perseguita ancora questa strada. Così facendo, però, gli USA declinerebbero definitivamente il loro ruolo di potenza nell’area a favore di altri attori internazionali (Cina? Russia?) lasciando Gaza e la West Bank in mano al nuovo ed intraprendete Egitto e ai petro-dollari delle monarchie del Golfo (Qatar e Arabia Saudita in testa).In attesa di capire quale decisione scaturirà da queste lunghe trattative a cui parteciperà in queste ore anche il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon e quale strategia intenderà intraprendere Hamas, sarà molto importante capire quale opzione deciderà di perseguire Tel Aviv. Mai come nella sua storia, Israele ha nelle sue mani la possibilità di decidere non solo il suo destino, ma anche quello dei suoi vicini.

OPERAZIONE "PILASTRO DELLA DIFESA" Questo è nome che ISRAELE ha dato all'ennesimo massacro iniziato oggi su GAZA14/11/2012 – tratto da Guerrilla Radio

Cari tutti, vi chiediamo tutto il supporto possibile per la popolazione assediata della Striscia di Gaza.Qui a Gaza oltre 10 persone sono state uccise fino a questo momento nell’operazione israeliana chiamata “Pilastro della Difesa”, nelle ultime 7 ore; tra loro molti bambini tra cui Raneen Arafat, 7 anni, e un bambino di 11 mesi. Abbiamo visto corpi carbonizzati di bambini morti e feriti riversarsi all’ospedale Al-Shifa di Gaza city e negli altri ospedali dislocati nella Striscia.50 attacchi aerei su tutta la Striscia fino ad ora.Esplosioni assordanti ci hanno scosso completamente,

come le bombe atterrate vicino a noi nelle strade intorno alle università. Forti esplosioni si stanno verificando ovunque attorno a Gaza City mentre scrivo. Intere famiglie sono state ferite. Possiamo sentire anche gli spari dalle navi da guerra israeliane. Si dice che sia possibile che molto presto ci sia l’invasione di terra.

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7Più di 330 bambini sono stati uccisi nell’ultima sanguinaria operazione come questa, Piombo Fuso, che ha ucciso più di 1400 persone in totale, per lo più civili. Stiamo testimoniando da ospedali, strade e aree bombardate. Quanti, terrorizzati nelle loro case, perderanno la vita entro domani, o dopo i giorni degli attacchi aerei, via terra e via mare che Israele ha annunciato.

VOI POTETE FARE LA DIFFERENZA. MUOVETEVI. AGITE ADESSO PER FERMARE UN ALTRO BAGNO DI SANGUE A GAZA. L’IMMOBILISMO DEL MONDO CI HA PORTATI A QUESTO PUNTO.Adie Nisterlrooy ISM

Thank you World for all your help, Would they of helped if we had oil for you to steal (Post by KhuRram ALi)

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la nostra strategia dovrebbe essere non solo orientata ad affrontare l'impero, ma ad assediarlo. Per privarlo di ossigeno. Per la vergogna. Per prenderlo in giro. Con la nostra arte, la nostra musica, la nostra letteratura, la nostra testardaggine, la nostra gioia, la nostra genialità, il nostro puro accanimento e la nostra capacità di raccontare le nostre storie. Storie che sono diverse da quelle che ci vogliono far credere sottoponendoci al lavaggio del cervelloArundhati Roy

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LETTERA DI ALCUNE LAVORATRICI DELLA COOP A LUCIANA LETIZZETTO:'' CARA LUCIANA LA COOP NON SEI TU, MA SIAMO NOI LAVORATRICI DONNE PRECARIE E SFRUTTATE...''

"Cara Luciana, lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un'alternativa secondo te? Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni. Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente. Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi donne siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l'80%. Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell'azienda e capirai qual è la nostra condizione. A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche aspettare ore prima di poter andare. Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle. Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche all'ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all'ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli. Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell'altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra situazione. Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di parlarne con il ricatto che se colpiamo l'immagine della Coop rompiamo il rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate. Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l'immagine della Coop, vogliamo solo uscire dall'invisibilità e ricordare a te e a tutti che ci siamo anche noi. Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate. Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro posto di lavoro, non può essere la nostra prigione. Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone. Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano pensare. Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in difesa delle donne e per la dignità del lavoro. Con simpatia. (Un gruppo di lavoratrici Coop)

(Charlie)

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10L’uomo che marcia per la pacetratto da Unimondo.orgdi Marinella Correggia da S erenoregis.org

John Mpaliza è arrivato a Bruxelles pochi giorni fa. Capelli rasta, viso liscio, occhiali a specchio, allegria, ma la marcia un po’ incerta. Questo ingegnere informatico congolese che vive da 17 anni in Italia ha percorso 1.600 chilometri dal 29 luglio scorso. Partito da Reggio Emilia

ha attraversato sette paesi. Per sensibilizzare sulla necessità di porre fine alla guerra in nella Repubblica democratica del Congo, un massacro di milioni di persone (si parla di 3, forse addirittura 5 milioni in tredici anni) in quell’enorme, ricco paese i cui abitanti muoiono per stenti e violenze.

L’iniziativa di John, volontaria e non remunerata, fa volare la pace con le ali più leggere, quelle dei muscoli umani, l’alternativa a quei motori che contribuiscono con la loro sete fossile a provocare guerre. Durante il cammino John ha incontrato gruppi, organizzazioni non governative, istituzioni. E’ arrivato nel quartiere africano di Bruxelles dove lo hanno salutato persone di quattro continenti. Crede che sarà soprattutto la presa di coscienza dal basso a spingere i politici. Intanto ha voluto rompere il muro del silenzio su una guerra lunghissima che ha fatto milioni di morti. Chiede alla «comunità internazionale» risposte sull’embargo di armi, la gestione delle risorse minerarie, l’impunità dei responsabili.

Giorni fa una petizione firmata da un milione di congolesi per dire «no» alla guerra nella parte orientale e alla balcanizzazione del paese è stata consegnata da una delegazione di capi religiosi ed esponenti della società civile al vice-segretario Onu per il mantenimento della pace, Hervé Ladsous, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York. E’ stato chiesto di fermare l’ingerenza del Ruanda in Congo tramite il sostegno ai gruppi armati e alla loro opera di destabilizzazione nell’est del paese.Intanto in Congo un gruppo di partiti di opposizione ha formalmente chiesto al parlamento di avviare un procedimento di messa in stato di accusa del presidente Joseph Kabila per alto tradimento; ci sarebbero prove di una «complicità tra il potere congolese e gli aggressori» in riferimento alla nuova ribellione, lanciata da una nuova frangia ribelle nota come M23, attiva da aprile nel Nord-Kivu.

Proprio mentre John arrivava a Bruxelles, si diffondeva la notizia che la Rdc permetterà l’esplorazione petrolifera nel più antico parco nazionale, il Virunga, ultimo rifugio dei gorilla di montagna, se le prime prospezioni daranno buoni risultati. La compagnia inglese Soco è stata la prima ad avere il permesso di condurre ricerche aeree nel blocco 5 vicino all’Uganda, malgrado l’opposizione di gruppi ecologisti. «Abbiamo il diritto di sapere quali risorse abbiamo, anche se sono sotto un parco o una foresta», ha detto il governo di Kabila. La legge congolese in realtà lo proibisce. Ma si può cambiare: si tratterà di confrontare, ha detto un ministro, il valore del petrolio con quello del parco. L’area ritenuta più ricca, la Albertine Graben, ha già attratto la francese Total, anche se rimane molto instabile per gli scontri fra governo e milizie ribelli.

Anche un recente rapporto del Wwf si sofferma sull’intreccio fra combattimenti e controllo e accesso alle risorse naturali. Lo sfruttamento illegale di legname pregiato e preziosi diamanti,

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11coltan necessario all’elettronica e oro, avorio e cobalto, è una manna per i gruppi armati, fonte di finanziamento che perpetua il conflitto. Ne approfittano Ruanda, Uganda, Burundi e Zimbabwe. Mentre i congolesi fuggono in massa. Non possono più coltivare. Non mangiano (o mangiano animali protetti di foresta). Muoiono.Chissà chi ascolterà John, e le migliaia di congolesi che dal dicembre del 2011 manifestano per chiedere la verità anche sulle ultime, contestate elezioni politiche.

Vicomero (Parma), 23 novembre 2012Carissimi amici,dolore! Sì, tanto. Quanto sta avvenendo a Goma ci umilia, ci rattrista. É segno di una spirale di violenza che non finisce ma sembra allargarsi verso una nuova guerra. Eppure la gente che abbiamo incontrato a luglio di quest'anno non voleva la guerra. Ci diceva: "basta guerra, basta violenze!". Nel Kivu c'è posto per tutti, ma nel rispetto di tutti.

Le elezioni democratiche del 2006 avevano suscitato la speranza di camminare verso uno Stato di diritto, e un

miglioramento della vita.Ma è stato presto smentito dai fatti con l'assenza quasi totale dello Stato nelal gestione dei beni comunitari essenziali: salari, sicurezza, salute, scuola.Poi la ripresa della guerriglia con la presenza di vari gruppi armati legati alla conseguenza della guerra ruandese del '94, ai tentativi di controllo delle ricchezze del territorio, alla reazione di gruppi partigiani chiamati Mai Mai, alle complicità interne dell'esercito congolese.

Gli ultimi avvenimenti sono legati al nuovo gruppo di militari ribelli chiamato M23, nato nel mese di giugno 2012. Era costituito da alcune centinaia di uomini braccati e poco armati, oggi è un esercito appoggiato dal Rwanda w dall'Uganda, che occupa Goma e marcia verso Bukavu. É il nuovo tentativo di ingerenza nel Congo e di occupazione del Nord e Sud Kivu iniziato nel '96, sfociato nelle guerre e nella guerriglia che è costata ben oltre 6 milioni di morti.Perché ? Chi lo ha voluto, a chi giova ?E tutto è avvenuto causando tanta sofferenza su una popolazione che da venti anni subisce violenze, spostamenti

forzati, insicurezza, umiliazioni specialmente sulle donne e i più deboli.Non c'è dubbio: le ricchezze della regione sono il vero motivo della guerra.Dalla frontiera e dall'aeroporto di Goma continua l'uscita "saccheggio" delle ricchezze della regione verso Kigali e da lì verso varie capitali del mondo.

La politica internazionale non ignora i fatti, denunciai in varie occasioni, ma chi governa evidentemente è l'economia selvaggia di multinazionali, elencate nei rapporti degli osservatori internazionali.Il tutto avviene, e questo è motivo di vergogna, con il contributo finanziario, più o meno consapevole, dei nostri governanti.Sì, paghiamo il sostegno ai dittatori dei paesi dei grandi Laghi: Rwanda, Congo, Uganda.Paghiamo la presenza dei soldati dell'ONU con più di 2milioni e mezzo di $ al giorno con il solo mandato di osservare, neutri davanti alle violenze e all'occupazione in atto.In sintesi, si sta rubando nella casa Congo con l'aiuto dei vicini, mentre si pagano le guardie che stanno a guardare.L'opposizione interna spera sia l'occasione per far cadere il presidente Kabila su cui gravano forti dubbi sulla legittimità delle ultime elezioni.

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12Ciò che più preoccupa è l'ondata di odio che ne seguirà.Non sono né politico, né giornalista, ma mi sento coinvolto con quanti hanno a cuore la situazione della giustizia e della pace nel mondo e in particolare con chi è legato alla gente di Goma e del Congo.

La speranza non muore.Ho conosciuto il popolo congolese e ho visto tante energie positive di solidarietà e di impegno.Ho visto la volontà di continuare ad essere popolo e la decisione a camminare insieme nonostante le mille difficoltà verso uno Stato di diritto.Ho sentito l'importanza di quanti lavorano, congolesi e non, per togliere i puntelli a quanti traggono profitto dalle ricchezze del paese attraverso il saccheggio e la menzogna.Sono un povero cristiano. In questi giorni ho sentito forte il pianto di Gesù su Gerusalemme, segno del suo amore per la città, per tutti gli oppressi e per tutte le vittime dell'umanità.Gesù è coinvolto in ogni sofferenza umana. La sua presenza e il suo legame con tutti è motivo di forza e di speranza. Ci dà la forza di impegnarci e di lavorare perché la sua volontà si compia in cielo così in terra. E la sua volontà è la dignità di tutte le sue figlie e di tutti i suoi figli, e di tutti i popoli della terra.

É forte e accorata la denuncia di mons. Lola, presidente della Conferenza Episcopale del Congo, e di un centinaio di Vescovi, presidenti delle Conferenze Episcopali di 34 Paesi africani:“In Kivu si cerca di alimentare l'instabilità per consentire il saccheggio delle risorse minerarie. Mentre parlo migliaia di persone stanno vagando per le strade di Goma e dintorni senza ricevere alcuna assistenza … Da quasi venti anni queste popolazioni vivono nella miseria più totale, nell'instabilità, nel tormento, vittime di stupri e violenze ... Siamo indignati e scioccati nel constatare che la guerra riaccesasi alcuni mesi fa nell'Est del paese si sta espandendo e sta causando un grave dramma umanitario … Un conflitto imposto a migliaia di civili sconvolti e buttati ancora una volta in mezzo alle strade senza niente … “Insieme hanno rivolto un appello a tutte le parti e a tutte le istituzioni internazionali per risolvere una volta per tutte il problema alla radice.

La situazione umanitaria è drammatica: centinaia di migliaia di sfollati, mancanza di acqua, luce e medicinali. I prezzi alimentari sono alle stelle. Per questo sentiamo il bisogno di sostenere ancora di più le realtà che stanno cercando di rispondere all'emergenza. Muungano-Solidarité a Goma non ha chiuso le porte, ma sta intensificando l'accoglienza e l'apertura agli sfollati e a quanti sono maggiormente in

difficoltà.

Rispondendo alle richieste di vari amici, indichiamo la possibilità di contribuire attraverso i conti correnti bancari e postali dell'associazione Solidarietà-Muungano di Parma inserendo come causale “Emergenza Goma”.Intestazione c/c: ASSOCIAZIONE “SOLIDARIETA'-MUUNGANO” ONLUSc/c bancario: IBAN IT60U0623012711000035541521C/C POSTALE: 12686432

Vi salutiamo con affettoFraternità Missionaria e Solidarietà-Muungano

Congo: i vescovi chiedono regole rigorose sul controllo dei “minerali di guerra" AFRICA/CONGO RD - Il Presidente della Conferenza Episcopale chiede regole rigorose sul controllo dei “minerali di guerra” Assoc. Solidarietà-Muungano ONLUS le news LETTERA APERTA ALL'UE – 16 novembre '12 ; vi chiediamo di firmare la lettera aperta alla signora Catherine Ashton, Alto

Rappresentante dell'UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza

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13L'utilizzo del ciuccio

e la capacità di esprimere le emozioni

a cura di Luisa Barbieri

Da sempre la questione “ciuccio sì – ciuccio no” rimbomba nelle orecchie dei neo-genitori, oggi un suggerimento lo si può ricavare dallo studio, pubblicato il 18 settembre '12 sulla rivista Basic and Applied Social Psychology. Lo studio, il primo che associa l'utilizzo del ciuccio ad eventuali conseguenze psicologiche, è stato eseguito da un team di ricercatori dell'Università del Wisconsin–Madison che ne lega l'utilizzo a differenti gradi di maturità emotiva del bambino, in quanto parrebbe che il ciuccio potesse arrestare lo sviluppo emozionale del bambino, privandolo dell'opportunità di tentare di esprimere le emozioni attraverso espressioni facciali nel corso della prima infanzia.

Già l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'American Academy of Pediatrics hanno sottolineato l'importanza di limitare l'uso del ciuccio a supporto della promozione dell'allattamento al seno, finanche a prevenzione di possibili connessioni con anomalie a carico di bocca e orecchio.Gli esseri viventi, specificamente gli umani, tendono ad utilizzare il modeling (*) per apprendere velocemente osservando gli altri nei loro comportamenti, nelle loro espressioni ad aprire un canale di comunicazione comune, oltre che a perseguire l'adeguatezza nel tentativo di appartenere al branco. Di conseguenza, espressioni, linguaggio del corpo e linguaggio verbale di chi circonda i bambini è fondamentale per la loro crescita psichica.

Paula Niedenthal docente di Psicologia e autrice dello studio che stiamo valutando, insiste sull'importanza del modello emotivo in quanto la riflessione su ciò che l'altro sta facendo concorre a creare le nostre stesse emozioni e la capacità di esprimerle e/o mascherarle consapevolmente, tant'è che il mimetismo emotivo può rappresentare un valido strumento di insegnamento destinato ai bambini.

La Niedenthal dice: "Siamo in grado di parlare con i bambini, ma almeno inizialmente non sono in grado di capire il significato delle parole. Così il nostro modo di comunicare con i bambini in un primo momento è quello di utilizzare il tono della nostra voce e le nostre espressioni facciali", e con il ciuccio in bocca il bambino è nella condizione di non potere agire da specchio nei confronti delle espressioni del suo interlocutore, qualsiasi emozioni si trovi a volere imitare.

L'effetto è simile a quello degli individui sottoposti ad iniezioni di Botox (**) a ridurre le rughe del volto, agendo esso come miorilassante. In questi casi i pazienti riescono ad esprimere col viso una gamma più ristretta di emozioni e spesso hanno difficoltà ad individuare quelle espresse dagli altri.

La Niedenthal sostiene che questa ricerca, patrocinata dalla French Agence Nationale de la Recherche, porti inevitabilmente

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14a pensare allo sviluppo emotivo e alle fasi determinanti la sua definizione, compreso l'ausilio di un mezzo, quale potrebbe essere il ciuccio, che impedisce l'imitazione e la risonanza delle espressioni del viso di chi agisce da modello.

Nel corso dello studio sono stati valutati alcuni bambini di 6-7 anni di età che avevano utilizzato il succhiotto per parecchio tempo, in termini di anni, e che, come risultato, presentavano una gamma di espressioni legate alle emozioni di gran lunga inferiore ai loro coetanei meno legati all'orpello in discussione. La conseguenza diretta di questo deficit espressivo non può che predisporre ad un feed back interpersonale caratterizzato da minor empatia, quindi maggior difficoltà di inserimento nel gruppo.Sulla base di valutazioni effettuate attraverso la somministrazione di test di intelligenza emotiva ad un gruppo di studenti universitari che, in base al test, avrebbero dovuto prendere decisioni relativamente all'interpretazione dell'umore di altri individui, si è giunti alla conclusione che i maschi che da bambini avevano fatto uso del ciuccio per parecchio tempo risultavano svantaggiati nello svolgimento del compito, sulle femmine parrebbe che, invece, l'uso del ciuccio risulti meno invalidante. Le ragazze sembrerebbero sviluppare prima e con svariate modalità la capacità di esprimere e decodificare e emozioni.

Note di approfondimento:

Pacifiers may have emotional consequences for boys University of Wisconsin at Madison | September 19, 2012 | Mental Health / 0 http://www.psypost.org/2012/09/pacifiers-may-have-emotional-consequences-for- boys-13982

(*) Albert Bandura ha adoperato il termine modellamento (modeling) per identificare un processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo che ha la funzione di modello. http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dell%27apprendimento_sociale

Univ. of Wisconsin-Madison News “Pacifiers may have emotional consequences for boys” Sept. 18, 2012 by Chris Barncard http://www.news.wisc.edu/21065

(**) Botox® è il nome commerciale di un farmaco a base di tossina botulinica di tipo A, prodotta dal batterio che provoca il botulismo alimentare contaminando gli alimenti. Se iniettato in piccole dosi in determinati muscoli il Botox® non è velenoso, ma agisce come miorilassante, cioè rilassa i muscoli con effetti che possono durare anche per diversi mesi. Le iniezioni bloccano in particolare alcuni segnali chimici provenienti dalle terminazioni nervose, in special modo i segnali che fanno contrarre i muscoli. Il risultato è una paralisi muscolare mirata, con effetti terapeutici o cosmetici, soprattutto sui muscoli cronicamente tesi o spastici.

I farmaci a base di tossina botulinica sono di due tipi: il Botox e il Botox cosmetico. Il Botox è usato per curare alcuni problemi medici, mentre il Botox cosmetico serve per diminuire le rughe sul volto. Entrambi i farmaci sono comunemente detti Botox... http://www.farmacoecura.it/interventi/botox-e-botulino-effetti-sulle-rughe-intervento-e-rischi/

Niedenthal Emotions laboratory - Paula M. Niedenthal http://lapsco.univ-bpclermont.fr/persos/niedenthal/paula.html

French Agence Nationale de la Recherche http://www.agence-nationale-recherche.fr/

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ABORTO e PENA DI MORTE di Marco Cinque

Mi dicono che siccome sono contrario alla pena di morte dovrei automaticamente essere contrario anche all'aborto. Al di là del fatto che nessunissima donna, credo, sia per principio favorevole ad abortire, quelle stesse persone che m'accusano d'incoerenza o addirittura di prostituzione intellettuale, sono per lo più contrarie all'aborto e favorevoli alla pena di morte e forse sarebbero persino disposti a salvare un embrione sacrificando ad esso la vita della madre. Gli stessi vertici Pontifici, che non mancano mai di riproporre le loro crociate in difesa del suddetto embrione, ancor oggi, di fatto, non disdegnano la legge del taglione: nel Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (paragrafo 2266) viene infatti riportato che "la pena di morte è accettabile in casi di estrema gravità".

Eppure ricordo che il Primo Comandamento recita, senza spazio a diverse interpretazioni: "non uccidere"; mica dice "non uccidere salvo casi di estrema gravità".

pena di morte – Marco Cinque – tratto da Mediconadir.it “Aborto medico: pillola killer oppure…” di Luisa Barbieri tratto da Domani rubrica Salute - 07-12-2009

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Sono stanco di tirare una corda che non mi lega a nulla

Marco Cinque

Non mi arrenderò maialle fauci del rimpiantoamo così tantole mie sporche radici

Marco Cinque

E lì, proprio lì in qualunque modo mi guardi

nella tua iride-universonon trovo più traccia di me

nel mio essere te, vedi?ti appartengo.

Marco Cinque

Nonabbiamo nienteda raggiungereNoi siamola strada.

Marco Cinque

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17Istruzione MTB

di Pier Paolo Olivieri

“Andare in bicicletta ? Ovviamente si impara da soli o comunque non c'è bisogno di un istruttore” questo il presupposto di fondo che è stato soppiantato dalla necessità di un uso più consapevole ed appropriato del mezzo, quale enorme risorsa atta ad avvicinare chiunque alla Natura. Ora come ora si è evidenziata la necessità di acquisire gli strumenti idonei per una più sicura ed efficace guida. Non si tratta di allevare potenziali agonisti, ma di dare l’opportunità a tutti di allenare e far crescere la propria preparazione fisico/tecnica.Ne deriva una conoscenza del nostro corpo e

dei nostri limiti che potremmo di volta in volta cercare di spostare sempre più avanti con un ritorno di soddisfazione e autostima che non si esaurisce nella sola fase sportiva, ma abbraccia l’intero arco del nostro vissuto quotidiano.In particolare sono i bambini/bambine che hanno bisogno di maggior attenzione e necessitano di essere direzionati allo sviluppo di una disciplina che rispetta il loro corpo, perché la diversa età comporta un apprendimento ed uno sviluppo motorio estremamente differente e il formare gruppi di età eterogenea diventa fondamentale per un sano confronto/crescita relazionale e sportiva.

Si evidenziano infatti, carenze formative proprio nella fascia della prima età evolutiva, cioè quella dell’infanzia e della pre-adolescenza. In questa fase sono poche le opportunità di svolgere sport, soprattutto all’aria aperta, che non sia finalizzato a qualche attività agonistica, di squadra o singole. C’è bisogno di tirare fuori i nostri figli dai loro nidi protetti e farli relazionare con gli altri coetanei senza la supervisione degli adulti.A me piace dire che occorre ripristinare quelle sane abitudini che hanno caratterizzato i bambini della mia età, che non vedevano l’ora di uscire di casa per andare in cortile a giocare con gli amici. Il cortile rappresentava lo spazio libero dove sperimentare il nostro corpo e la nostra fantasia lontani dagli occhi “indiscreti” degli adulti e in auto-regolamentazione.Da queste considerazioni, sfruttando la mia passione e competenza acquisita in quindici anni di pratica e formazione, è partito il progetto che sto portando avanti nel tempo libero attraverso la collaborazione con il centro sportivo italiano (CSI).

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Il centro sportivo italiano, CSI divisione provinciale di Bologna da anni si sta impegnando attraverso le società affiliate come la Gemini ASD, di cui sono consigliere e dirigente tecnico, per diffondere la mountain bike come attività motoria in ambito scolastico ed extrascolastico.L’esperienza accumulata nei campi estivi del CSI presso il centro Villa Pallavicini di Bologna e l’evento “Città dello Zecchino” svolto nel Parco della Montagnola, sempre a Bologna, indicano

una crescente richiesta di attività con la bici da fuori strada.

Video:Il CSI Bologna alla Città dello Zecchino 2012http://www.youtube.com/watch?v=XzmqaqXOWKs&feature=youtu.be

Conscio della criticità dei tempi odierni e di una nuova responsabilità che investe lo sport in ambito sociale, mi sto attivando col mio gruppo ciclistico per creare un centro di aggregazione giovanile all’aperto dove svolgere attività di formazione e libera frequenza per mountain bike.Per fare questo è necessario un forte impegno come volontari supportati da un'altrettanta forte impronta tecnica di tutte le figure coinvolte nella difficile gestione del grande capitale umano che ci viene affidato in ambito sportivo. Si tratta quindi di svolgere un attento e scrupoloso lavoro di selezione degli operatori, in quanto, oltre all'aspetto tecnico, devono essere investiti del delicato ruolo di stimolare l'interesse della collettività verso i giovani, mettendo in moto strategie virtuose che siano in grado di riposizionarli al centro.La scommessa più grande è far comprendere ai genitori la sinergia che sarebbe bene si sviluppasse tra loro e l’istruttore/allenatore nel concorrere alla formazione sportiva e socio-

educativa degli atleti o semplici praticanti, che non devono essere percepiti come pacchetti da depositare qua e là nella difficile gestione del quotidiano familiare. Al contempo però non si deve nemmeno esagerare imponendo un’agenda di impegni da far impallidire anche l’adulto e atleta più strutturato. Ricordiamoci che stiamo coltivando la futura classe imprenditoriale e manageriale, trasmettendo rispetto e libertà, spogliate delle nostre ansie e frustrazioni.

Questa è la filosofia che mi anima e l’intento è redistribuire la mia fortuna nata dalla scoperta di questo sport e del grande patrimonio che è

insito in esso, dove la bici non è altro che un mezzo per condividere valori. Il contesto è la natura in tutte le sue forme libere o organizzate come il bike park di Sestola (MO), dove è attivo da anni un luogo dedicato ai bikers principianti, escursionisti ed agonisti.

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19Ora anche i bambini hanno la possibilità di provare la disciplina veloce DH e Free-ride in sicurezza attraverso la guida di accompagnatori specializzati nel ruolo di avviamento. Un modo sano di trascorrere una giornata per bambini non allenati, che possono avvicinarsi a questo mondo evitando la dura fatica della risalita essendo essa supportata dall'ausilio degli impianti di risalita della stazione sciistica presente nel parco. É ovvio che l'utilizzo estivo degli impianti, oltre a facilitare gli allenamenti, viene a rappresentare un importante vantaggio per la comunità locale che vede così incrementare nuove forme di sostentamento e ripopolamento dell’appennino, svuotatosi nel dopoguerra seguendo la migrazione della civiltà industriale.

Note di approfondimento: Gemini ASD http://www.geminimtb.it/ CSI Bologna http://www.csibologna.it/ Cimone Bike Park http://www.appenninoeverde.it/fr/sport/sport-sempreverdi/cimone-bike-park.html

L’ILIADE: letteralmente vicende intorno a Ilioa cura di Sara Luccarini10 gennaio '13

L’Iliade è il poema occidentale più antico, è di origine greca. L’opera è stata composta tra il 700 e l’800 a.C., anche se non se ne conosce con esattezza la data precisa. Si pensa che sia stata scritta e composta da Omero, poeta greco vissuto nel 700 a.C., ma non se ne sa precisamente l’origine. Narra le vicende della guerra di Troia, con i suoi protagonisti, e le sue ambientazioni.

L’Iliade presenta dal punto di vista formale ed espressivo tutti i tratti che codificano il cosiddetto “Stile Epico”, caratterizzato da un tono solenne e grandioso e dall'oggettività dell’autore, che non interviene mai con commenti inerenti alle azioni, ma si limita a descrivere gli accaduti. Inoltre un altro tratto caratteristico dello stile epico è la presenza di epiteti fissi (“Achille piè veloce” ) e dalla iterazione di formule.

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20Milman Perry, grecista statunitense, è stato riconosciuto come uno dei più grandi studiosi di Omero e delle sue opere (Iliade e Odissea), per questo decise di scoprire le verità sull’origine di tali miti, sino a definire la teoria della pura oralità nella formazione dei testi omerici.

Fin dall’epoca greca, cioè dall’800 a.C., nacque una grande diatriba circa l’esistenza di Omero, la discussione si protrasse sino all’epoca alessandrina, 323 a.C. Si definirono, infine, due ipotesi: l’idea degli unionisti, che pensavano che il mito fosse stato scritto da Omero in persona; e il pensiero dei “separatori”, cioè delle persone che credevano che l’opera fosse stata scritta da più persone; quest'ultima ipotesi nel tempo si rivelò corretta. Infatti Milman Perry scoprì che le vicende degli eroi di Troia e della Grecia si erano diffuse già al tempo, in tutto l’est dell’Europa, per questo moltissimi musici e rapsodi, cantori professionisti del mondo greco, ma anche della Jugoslavia, che recitavano e cantavano, si solito a memoria, perché analfabeti, le vicende omeriche, avevano inventato canti sulla guerra di Troia. Il termine "rapsodi" che per l'appunto definisce i musici e i cantori del mondo greco, inizia ad apparire nella letteratura greca nel V secolo a.C. e da un antico passo di Pindaro, se ne ricava l’etimologia: si può collegare al verbo ραπτειν ("cucire"), per cui il rapsodo sarebbe il "cucitor di canti". In base a questa etimologia alcuni studiosi hanno dedotto che il rapsodo ripetesse semplicemente ciò che gli era stato trasmesso dalle generazioni precedenti. Da qui si deduce che il poema omerico visse una lunghissima fase di elaborazione orale, una vera e propria espressione di pura tradizione orale.

Il metodo che usavano i rapsodi per imparare i canti, era ricorrere molte volte allo stesso verso, cosicché fungesse da appiglio per la memoria.Milman Perry con questa teoria dimostrò che Omero non fu mai esistito, ma tutt’oggi lo si considera una metafora dei rapsodi. Infatti è un modo più semplificato di identificare il padre della dell’epica greca.

La Metafora:a cura di Sara Luccarini10 gennaio '13

La metafora (dal greco μεταφορά, da metaphérō, «io trasporto») è una figura retorica che serve per colpire il lettore. Per definizione è un trasferimento di una parola dal senso denotativo al senso connotativo. Infatti la metafora interpreta il senso logico di una parola, in un senso completamente diverso, più fantasioso e astratto: ad esempio, se parliamo della parola “COLLO”, la prima cosa che viene in mente è la parte del corpo umano; ma se lo intendiamo nel senso connotativo si può pensare al collo della bottiglia.

Per denotazione si intende un termine della linguistica che distingue il significato principale di una parola (o enunciato) rispetto alla connotazione, ossia alla carica psicologica associata al termine. Nel caso di una parola singola, la denotazione è la prima definizione che daranno un dizionario o un'enciclopedia.Mentre la denotazione è un concetto relativamente fisso, su cui tutti i parlanti saranno più o meno d'accordo (ad esempio sul significato della parola cane), la connotazione può variare a seconda del contesto, quindi della persona, della cultura, della situazione in cui l’enunciato

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21viene prodotto: Sei un cane!Per connotazione si indicano i significati che vengono attribuiti ad una parola insieme al suo significato basilare. Si tratta dunque di un insieme di attributi stilistici ed affettivi (sfumature peggiorative, migliorative o anche eufemistiche). Ti sarò fedele come un cane!

La metafora come funzione del linguaggio:

Negli anni ’50, lo studioso di lingua, Roman Jakobson, scrive e pubblica un articolo nel quale descrive le funzioni del linguaggio; le funzioni sono sei , ma tutte hanno lo scopo della comunicazione Teoria dell’informazione.

CANALEEMITTENTE RICEVENTE

REFERENTE

LA LINGUA E’ UN MEZZO DI COMUNICAZIONE, CHE STABILISCE UN CIRCUITO CONTINUO

Grazie a questo circuito Roman Jakobson ha potuto stabilire le sei funzioni della lingua: la funzione emotiva (quando l’emittente parla si qualcosa che riguarda se stesso: es. ho

paura) la funzione conativa (quando l’emittente esorta il ricevente a compiere una precisa

azione:- esci con noi?)- la funzione fatica (quando si parla del canale di comunicazione: es. non ti sento, sono in

galleria) la funzione metalinguistica (cioè la lingua che parla della lingua: es. stiamo studiando

gli articoli) la funzione referenziale (quando parliamo di qualcuno o qualcosa: es. Elena ha un bel

bracciale) la funzione poetica (si focalizza sul messaggio = è quella che si usa per rendere il

messaggio efficace, come le poesie e le metafore, o come le pubblicità)

Ma chi è Roman Jakobson?Roman Jakobson (in russo: Роман Осипович Якобсон; Mosca, 11 settembre 1896 –

Boston, 18 luglio 1982) è stato un linguista e semiologo russo naturalizzato statunitense.È considerato uno dei principali iniziatori della scuola del formalismo e dello strutturalismo. A lui si deve lo studio della teoria della comunicazione linguistica. La sua teoria si basa sulle sei funzioni comunicative che si associano alla dimensione dei processi comunicativi.In quegli anni la scoperta di Jakobson fu particolarmente eclatante, poiché nessun linguista era concentrato sulle funzioni della lingua, ma piuttosto sull’aspetto grammaticale e formale.

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22La letteratura può rendere più umano

e compassionevole il medicodi Luisa Barbieri 20 novembre '12

Nel corso della mia quotidiana rassegna stampa medico-scientifica mi sono imbattuta in un breve articolo riguardante la UCSF (Università della California, San Francisco) e la preparazione alla professione destinata ai giovani medici, e non ho potuto fare a meno di soffermarmici.Evidenzio il fatto che la UCSF è una delle principali università in tutto il mondo orientata a promuovere la salute attraverso la ricerca biomedica avanzata, propone, inoltre, la formazione post-laurea nel campo delle scienze della vita e delle professioni sanitarie; parliamo, quindi, di una scuola di medicina di tutto rispetto e, forse in virtù di tali caratteristiche, non è sfuggito un particolare davvero significativo: la possibile disumanizzazione del medico conseguentemente al rigoroso calendario scientifico cui gli studenti devono sottoporsi.La forma mentale, col tempo, rischia di irrigidirsi allontanando l'aspetto umano, tanto importante nello svolgimento della professione medica.Gli studenti possono, anzi, il più delle volte intraprendono gli studi di medicina animati da un elevato spirito umanitario, quasi a mitizzare la professione, la cura di chi soffre, ma, vuoi il programma di studi davvero estenuante, vuoi l'ambiente più competitivo che umanizzante che confluisce nelle cliniche universitarie e che, volenti o nolenti, occorre frequentare, lo spirito presto muta.In virtù di queste osservazioni e a salvaguardia dei futuri clinici, come dei futuri pazienti, accolgo e divulgo il suggerimento del professore David Watts gastroenterologo e docente alla UCSF, convinto che per riportare il cervello di uno studente ad uno stato di equilibrio occorra una buona dose di letteratura, con particolare riguardo a poesie e racconti, considerandola parte fondamentale della preparazione medica.Watts asserisce con convinzione, vista la grande importanza che assegna al rapporto medico-paziente, che poesie e racconti, anche per poche ore la settimana, possano mostrare ai giovani studenti la ricchezza e l'importanza delle relazioni umane, riaccendendo la “scintilla compassionevole”, al di là di ogni competizione, che manco dovrebbe fare capolino nella testa di chi sceglie di svolgere questo mestiere.

La Facoltà di Medicina della UCSF è stata collocata al terzo posto tra le scuole di medicina negli USA, secondo un sondaggio condotto da US News & World Report, pubblicato nel marzo 2012, e, tra le caratteristiche che annovera non si possono non considerare gli sforzi che il programma di studi comprende al fine di preparare gli studenti allo svolgimento della professione medica onorando l'aspetto umano dei loro pazienti. Tale rispetto in ambito relazionale ovviamente si riflette anche nell'alta considerazione volta verso le persone che circondano i pazienti. Non ultime saranno poste le relazioni privilegiate verso i collaboratori, quale che sia il loro ruolo nello staff clinico.

Watts, oltre che gastroenterologo e docente universitario, è anche scrittore e poeta, e forse in virtù dell'esperienza personale maturata, ritiene che il valore delle scuole mediche passi, per l'appunto, attraverso l'aggiunta della letteratura nel curriculum:

"La letteratura può essere una preziosa aggiunta al curriculum e può contribuire a controllare la marea che

spinge i nostri studenti verso il percorso freddo e distante della scientificità separata dall'umanità.

Ci sono poesie e racconti che possono riassumere una grande quantità di lezioni riferentesi a casi clinici"

Watts ammette che l'inserimento nel curriculum scolastico della letteratura medica non sarà facile, considerando il costante incremento di conoscenze scientifiche e solo tante ore fisse da dedicare allo studio, ma, come lui stesso dice:

“una sola poesia a settimanaè in grado di offrire agli studenti una nuova prospettiva, per non parlare di una tregua dalla routine accademica”.

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23

http://www.ucsfalumni.org/s/1420/index.aspx sid=1420&gid=1&pgid=252&cid=1791&ecid=1791&crid=0&calpgid=61&calcid=967

Al di là dell'inserimento nel corso di studi universitari in medicina della letteratura, io credo sarebbe bene che il medico, e/o chi lavora nell'ambito della cura della persona, comunque riuscisse a considerare parte integrante della sua crescita professionale e umana l'allargamento della sua visuale, trovando valido ausilio nella letteratura, per l'appunto. L'elasticità di pensiero e la sua stessa criticità permettono l'instaurarsi di relazioni migliori caratterizzate dall'empatia quale prerequisito indispensabile alla presa in carico. É importantissimo riuscire a “camminare” con scioltezza anche sul terreno dell'interlocutore, soprattutto se sta chiedendo aiuto.É importantissimo accrescere dentro di sé il valore delle emozioni e delle relazioni umane, nessuna scoperta scientifica può prescindere dalla considerazione elevata volta verso l'umanità del singolo, come del gruppo.Questo è uno dei tanti motivi per cui non riesco a concepire un accordo e/o relazione tra medici ed azioni distruttive, come può essere una guerra:

“se hai scelto per professione di prenderti cura di qualcun altro, non puoi cadere preda della conflittualità umana

esprimentesi attraverso azioni distruttive. Un medico, o più in generale un curante,

NON può essere favorevole, per nessun motivo al mondo,

alla guerra, alla tortura e/o a qualsivoglia discriminazione !!”

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24Note di approfondimento:

David Watts, MD http://www.hdavidwatts.com/David_Watts/Dr_H._D._Watts.html

http://www.ucsf.edu/ UCSF (Università della California, San Francisco)

http://www.ucsf.edu/news/2012/10/13032/treat-emotional-toll-medical-school-physician-prescribes-shakespeare To Treat Emotional Toll of Medical School, Physician Prescribes Shakespeare, di Kevin Eisenmann

"Engaging with Patients with Disabilities" A Conversation with David Watts, MD - http://www.ucsfalumni.org/s/1420/index.aspx?sid=1420&gid=1&pgid=252&cid=1791&ecid=1791&crid=0&calpgid=61&calcid=967

UCSF Ranks Among Nation’s Best Medical, Pharmacy Schools in U.S. News Survey http://www.ucsf.edu/news/2012/03/11660/ucsf-ranks-among-nations-best-medical-pharmacy-schools-us-news-survey

Tra Romeo e il Minotauro 30 sett. '11

di Tino Di Cicco

In una bellissima isola del mar Egeo, c’era una volta un re, figlio di Zeus e di Europa: Minosse era il suo nome, e Pasifae era quello di sua moglie.Un giorno Poseidone fece uscire dal mare un toro, perché Minosse glielo sacrificasse; ma il re lo richiuse nelle sue stalle, e l’irato dio del mare indusse allora Pasifae ad innamorarsi del toro. Da questo amore nacque un mostro, metà toro e metà uomo: Minotauro fu il suo nome e grande la vergogna in tutta l’isola.Minosse allora ordinò a Dedalo di costruire il labirinto dove rinchiudere il mostro, che pure doveva essere alimentato con carne umana. Perciò ogni anno sette giovanotti e sette fanciulle venivano introdotte da un faccendiere tarantino nel labirinto, dove il mostro poteva consumare la “merce”.

Nelle terre degli scaligeri invece, tra l’Italia e l’Europa, c’era una volta un giovane di nome Romeo. Romeo era tutto fuoco e pudore; tutta passione e sacro timore.Romeo era follemente innamorato di Giulietta, e solo di Giulietta. Era legato così profondamente alla fanciulla che preferì morire, piuttosto che sopravvivere alla sua morte.Di lui abbiamo ancora memoria nei tramonti e nelle primavere; quando volano gli aquiloni, e al passaggio discreto della luna.

Minotauro e Romeo sono i due poli della relazione possibile con la donna: da una parte c’è in noi l’attrazione al numero, alla quantità; la pulsione a sfruttare l’altro come corpo per la nostra scarica di piacere. E’ la via che ci porta ad utilizzare anche l’amore solo per accrescere il nostro potere.

Ed è questo il percorso inevitabile per quei poveri maschietti che nella scala della reincarnazione sono in comproprietà tra l’uomo e l’animale. Sono quelli che confondono l’amore con il “fare l’amore”, perché loro sono gli “uomini del fare”, e non hanno avuto la grazia di provare quel trascendente dove non è possibile “fare”, ma solo ringraziare .

Dall’altra parte c’è la purissima tensione a ritrovare nel mondo quella “metà” che ci farà finalmente interi. E sappiamo che in questa dolorosa/gioiosa ricerca non c’è niente da vendere, niente da comprare; c’è da “patire” quel filos che raccorda uomini e dei sotto il segno dell’amore.Qui c’è (ci deve essere) il pudore, la discrezione, la mitezza, perché abbiamo capito che è proprio vero che la forza governa su tutto, ma è impotente nel regno dell’amore. E chi cerca, chi “è” amore, non può cedere alla forza.Qui l’uomo crea il mondo che non c’è, e lo fa esistere più della realtà visibile

nelle nostre televisioni.Noi siamo entrambi i poli; siamo l’indecenza del Minotauro, e la purezza di Romeo.Siamo l’animale che cede alle pulsioni, e l’angelo teso verso il cielo. Ma tu che vivi in questo nostro povero Paese, tu che leggi questi inutili pensieri, tu, da che parte stai?

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25La Buona Novella. Perche' non dobbiamo avere paura

NADiRinforma propone: ad Anzola Emilia (Bologna) don Andrea Gallo rappresenta in monologo i punti più salienti tratti dal suo recente libro "La Buona Novella. Perché non dobbiamo avere paura" (Aliberti Ed., 2012).Il video dello spettacolo è stato realizzato grazie al contributo non oneroso dell'ANPI di Anzola Emilia e della Gelateria "Sotto Zero" di Bologna."Il prete di confine spinto dall'urgenza di questo momento storico,

prende la parola e annuncia la Buona Novella: non ascoltiamo i profeti di sventura. La ricetta per uscire dalla crisi, o meglio per "utilizzare" la crisi con lo scopo di ricostruire il nostro modo di vivere e di pensare". (articolo tratto da www.genovatoday.it)Visita il sito: www.mediconadir.itVisita il sito: www.sanbenedetto.org

video 1° parte video 2° parte

CRONISTORIA DI DON ANDREA GALLO"Un prete che si è scoperto uomo"

Andrea nasce a Genova il 18 Luglio 1928 e viene immediatamente richiamato, fin dall'adolescenza, da Don Bosco e dalla sua dedizione a vivere a tempo pieno "con" gli ultimi, i poveri , gli emarginati, per sviluppare un metodo educativo che ritroveremo simile all'esperienza di Don Milani, lontano da ogni forma di coercizione. Attratto dalla vita salesiana inizia il noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi a Roma il Liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile a San Paulo dove compie studi teologici: la dittatura che vigeva in Brasile, lo costringe, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l'anno dopo. Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Un anno dopo viene nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza cerca di introdurre una impostazione educativa diversa, dove fiducia e libertà tentavano di prendere il posto di metodi unicamente repressivi; i ragazzi parlavano con entusiasmo di questo prete che permetteva loro di uscire, poter andare al cinema e vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena. Tuttavia, i superiori salesiani, dopo tre anni lo rimuovono dall'incarico senza fornirgli spiegazioni e nel '64 Andrea decide di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese: "la congregazione salesiana, dice Andrea, si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale".Viene inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere: due mesi dopo viene destinato in qualità di vice parroco alla chiesa del Carmine dove rimarrà fino al 1970, anno in cui verrà "trasferito" per ordine del Cardinale Siri.Nel linguaggio "trasparente" della Curia era un normale avvicendamento di sacerdoti, ma non vi furono dubbi per nessuno: rievocare quel conflitto è molto importante, perché esso proietta molta luce sul significato della predicazione e dell'impegno di Andrea in quegli anni, sulla coerenza comunicativa con cui egli vive le sue scelte di campo "con" gli emarginati e sulle contraddizioni che questa scelta apre nella chiesa locale. La predicazione di Andrea irritava una parte di fedeli e preoccupava i teologi della Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale perché, si diceva, i suoi contenuti "non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti".

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26Un'aggravante per la Curia è che Andrea non si limita a predicare dal pulpito, ma pretende di praticare ciò che dice e invita i fedeli a fare altrettanto: la parrocchia diventa un punto di aggregazione di giovani e adulti, di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà per i più poveri, per gli emarginati che trovano un fondamentale punto di ascolto.

Per la sua chiara collocazione politica, la parrocchia diventa un punto di riferimento per molti militanti della nuova sinistra, cristiani e non.L'episodio che scatena il provvedimento di espulsione è un incidente verificatosi nel corso di una predica domenicale: lo descrive il settimanale "Sette Giorni" del 12 Luglio 1970, con un articolo intitolato "Per non disturbare la quiete".Nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l'episodio aveva suscitato indignazione nell'alta borghesia del quartiere: Andrea, prendendo spunto dal fatto, ricordò nella propria predica che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare "inadatto agli studi" se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare "azione a difesa della libertà".Qualcuno disse che Andrea era oramai sfacciatamente comunista e le accuse si moltiplicarono affermando di aver passato ogni limite: la Curia decide per il suo allontanamento dal Carmine.Questo provvedimento provoca nella parrocchia e nella città un vigoroso movimento di protesta ma, la Curia, non torna indietro e il "prete scomodo" deve obbedire: rinuncia al posto "offertogli" all'isola di Capraia che lo avrebbe totalmente e definitivamente isolato.Lasciare materialmente la parrocchia non significa per lui abbandonare l'impegno che ha provocato l'atteggiamento repressivo nei suoi confronti: i suoi ultimi incontri con la popolazione, scesa in piazza per esprimergli solidarietà, sono una decisa riaffermazione di fedeltà ai suoi ideali ed alla sua battaglia "La cosa più importante, diceva, che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri, cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare e non ascoltare mai.Ecco, per questo dobbiamo continuare a lavorare!"Qualche tempo dopo, viene accolto dal parroco di S. Benedetto, Don Federico Rebora, ed insieme ad un piccolo gruppo nasce la comunità di base, la Comunità di S. Benedetto al Porto: quest'anno festeggiamo trentadue anni: se il nostro progetto con tanti compagni e compagne non fosse un poco riuscito, potremmo essere ancora qui???

Dopo tanti anni, la nostra porta è sempre aperta!

Poesie segnalate da Giovanna Arrico

"Io non ho bisogno di denaro,ho bisogno di sentimenti,di parole scelte sapientementedi fiori detti pensieridi rose dette presenzedi sogni che abitino gli alberidi canzoni che facciano danzare le statuedi stelle che mormorino all'orecchio degli amanti.Ho bisogno di poesiaquesta magia che brucia la pesantezza delle parole che risveglia le emozioni e da' colori nuovi."

Alda Merini

Allora smisi di scrutarmi nello specchio per paragonarmi con le donne perfette del cinema e delle riviste e decisi che ero bella per il semplice motivo che avevo voglia di esserlo. Su questo, non ci pensai due volte.

Isabel Allende

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La piccola Sophia Bailey Klugh (10 anni) una settimana fa scrisse ad Obama per ringraziarlo delle sue parole sul matrimonio gay e per chiedere un consiglio sui compagni di classe che la prendevano in giro per i suoi due papà: "Volevo solo dirti che sono felice che sei d’accordo che due uomini possano amarsi perché ho due papà e loro si amano. Ma a scuola gli altri bambini pensano che sia disgustoso e strano e questo ferisce il mio cuore e i miei sentimenti."

E la risposta di Barack Obama, dalla Casa Bianca, non si è fatta attendere, nonostante gli impegni della campagna elettorale: il presidente ringrazia la piccola Sophia della sua bellissima lettera sulla sua famiglia, che “leggerla lo ha reso orgoglioso e speranzoso riguardo il futuro della nazione”. “In America - risponde Obama - non esistono due famiglie che siano uguali. Noi celebriamo questa diversità. Riconosciamo che a prescindere che si abbiano due papà o una mamma quello che conta più di tutto è l’amore che mostriamo l’un l’altro. Tu sei molto fortunata ad avere due genitori che si prendono cura di te. Loro sono fortunati ad avere una figlia eccezionale come te. Le nostre differenze ci uniscono. Tu e io siamo benedetti dal vivere in un Paese dove siamo nati uguali, dove non importa come sembriamo esteriormente, dove siamo cresciuti o chi siano i nostri genitori”. Il presidente si rivolge a Sophia e a lei dice come fare con quei compagni che trovano “disgustosa” l’unione dei suoi genitori: “Una buona regola è trattare gli altri nel modo in cui speri trattino te. Ricorda ai tuoi compagni questa regola se ti dicono qualcosa che ferisce i tuoi sentimenti”. Poi il presidente conclude: “Mi dispiace di non essere venuto a cena, ma saluterò Sasha e Malia da parte tua”. Cordialmente, Barack Obama.

continua su: http://www.fanpage.it/una-bambina-con-due-papa-gay-scrive-a-obama-lui-risponde/#ixzz2Be3F1xbk http://www.fanpage.it

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28ECCOCI (ai senzatetto)

Marco Cinque

Un viaggio a perderesenza radice alcunae minacce di pioggiatra pareti di straccifreddo fino alle ossasulla pelle asfalto bollenteun fiume disumano ch'esondain volti sprecati di bestemmia,

eccoci, dietro i buchi delle vostre tasche pienedentro l'ululato delle nostre pance vuoteeccoci, abusivi sulla nostra terra, sfrattatisfruttati nelle nostre città di galeranei recinti costruiti fin dentro la testa

eccoci, siamo la cattiva coscienzail pessimo esempio la nefandezzainsultati, presi a calcipassatempo per gente perbenesiamo fuori dal pil, eccocifuori dalla borsa dal businessdai circuiti vendi-compra compra-vendiavanzi di fine mercato, frutta marciamarcita sui marciapiedi, merce scadutaavariata in discariche di fallitidalla dignità calpestatastuprata lapidata assassinatasotto un'orda d'arrivismo globale

e suoniamo le nostre note di merda su questo cesso di pentagrammaascoltateci, ascoltate la nostramusica nauseabonda, ritmo mefitico / registrate la nostra voce sconfittascattateci foto da primo premioultimi degli ultimi, una lacrimache non s'asciugherà mai

dormiamo in sogni di vomitoe in pozze di piscio marcitosiamo l'effetto collateraledi un farmaco chiamato umanità le mutande sporche del benesserei fazzoletti usati della civiltàeccoci.

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29Marco Cinque dalla raccolta "Sintesi"

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=632854

Sintesi, Libro di Marco Cinque - - Poesie - ilmiolibro.it ilmiolibro.kataweb.it

Sintesi, di Marco Cinque Poesie 120 Raccolta di poesie brevi e fotografie. Con prefazione di Beppe Costa e traduzioni in inglese di Alessandra Bava. I diritti d'autore sono destinati alla causa di Fernando Eros Caro, Nativo d'America di ascendenza Yaqui rinchiuso da quasi 30 anni nel braccio della ...

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L'arroganza del potere resa cieca dall'impunitànon teme d'esporsi al ridicoloe aprirebbe un'inchiesta di morte per suicidiopersino su un cadavere crivellato alla schiena.

“...per quanto voi vi crediate assoltisiete per sempre coinvolti...”

Marco Cinque

SONO DISOCCUPATOdi Marco Cinque

Dopo 24 anni, oggi è stato il mio ultimo giorno di lavoro qui al Manifesto. In un colloquio, l'altro ieri, mi è stato detto che l'archivio, così com'è, è un lusso che il nuovo Manifesto non può più permettersi. Provo una tristezza infinita, che non sono in grado di descrivere con le parole. Mi sembra di vivere una situazione così surreale e frustrante, dove non riesco a smettere di chiedermi se “dalla parte del torto” ci stiano di più gli esclusi o gli inclusi, una maggioranza che decide di affermare le proprie sacrosante ragioni o una minoranza che non può farlo. Però una gara del genere non credo abbia vincitori ma solo vinti, quindi non mi interessa. Una porta chiusa con un

colloquio di qualche minuto ha aperto una ferita con cui dovrò convivere e fare i conti; ma vorrei lo stesso essere capace di trasformare in qualcosa di positivo una tale sconfitta, una tale perdita, una tale umiliazione, perché in fondo credo che nulla si perde se non siamo noi a smarrirci. Scusate se non festeggio il “Miracolo di Natale” annunciato oggi in prima pagina e firmato da “il nuovo manifesto cooperativa editrice”, ma mi sento davvero in lutto e più vicino a tutte le lavoratrici e i lavoratori dismessi in Italia e nel mondo, e mi piacerebbe che nessuno vivesse mai questa disumana, degradante condizione. Perciò vorrei augurare ai prescelti che resteranno a lavorare nella nuova cooperativa ogni bene, davvero, con tutto il cuore.

hasta siempre, nell'amore e nella lotta

marco

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31Le emozioni possono rappresentare un ostacolo

al successo della “dieta ipocalorica” di Luisa BarbieriUn sondaggio condotto tra gli psicologi dell'APA fa riferimento alle emozioni quali ostacolo prioritario al perseguimento dell'obiettivo “perdita di peso corporeo”.

Sembra convalidato anche dall'esperienza degli psicologi il fatto che il riequilibrio del peso corporeo, in particolare la perdita di peso, non si possa relativizzare solamente alla riduzione dell'introito di alimenti e all'incremento dell'attività fisica, ma la si debba porre in relazione col campo emotivo del soggetto in questione.

L'indagine è stata condotta dal Consumer Reports National Research Center su di un campione di 1.300 psicologi, esperti nell'ambito dei Disturbi del Comportamento Alimentare, selezionati in modo casuale da un file dei membri della American Psychological Association (APA).

Alla domanda in riferimento alle strategie più appropriate in base alla loro esperienza, le risposte degli psicologi confluivano nel:"capire e gestire i comportamenti e le emozioni legate alla gestione del peso".

La fame psichica rappresenta un ostacolo alla perdita del peso eccedente, così come il mantenimento di un programma alimentare equilibrato ed adeguato all'obiettivo. In generale le strategie migliori sono state individuate nell'associazione tra l'acquisizione di un comportamento più modulato e l'individuazione nonché la decodifica delle emozioni legate all'alimentazione.

Un 90% degli intervistati ha sottolineato l'importanza di prestare attenzione al campo emotivo del paziente per aiutarlo nel perseguimento dell'obiettivo, in quanto si è compreso che sinché non si risolvono le problematiche psichiche che vengono sublimate sul cibo, anche una possibile perdita di peso non potrà considerarsi stabile. Più di un 70% dei terapeuti interpellati annovera, tra i vari approcci vincenti, la terapia cognitiva, il problem solving e l'empowerment. Un ottimo sostegno alla terapia è rappresentato dalla creazione di una forte motivazione e dall'acquisizione della capacità di valutare i propri comportamenti. Il cognitivismo aiuta ad identificare e ad affrontare quei pensieri negativi e quelle emozioni che stanno alla base dei comportamenti non salutari; la consapevolizzazione permette di accogliere pensieri ed emozioni senza sottoporli a giudizi, ma, in virtù dell'accettazione, a decodificarli e a viverli relativamente al momento, imparando così a vivere il presente, pre-requisito indispensabile per migliorare la qualità di vita.

Secondo Norman B. Anderson, Amministratore delegato dell'APA : "Anche se è generalmente accettato che i problemi di peso sono per lo più causati dalla combinazione di fattori biologici, emotivi, da problemi comportamentali e ambientali, questi nuovi risultati mostrano il ruolo chiave dello stress e della regolazione emotiva a perdere peso. Pertanto, le migliori tattiche di perdita di peso dovrebbero integrare le strategie per affrontare le emozioni e il comportamento, nonché l'insegnamento destinato all'acquisizione di stili di vita

che contemplino lo svolgimento di attività fisica e l'abitudine a fare scelte alimentari sane”

I risultati del sondaggio saranno riportati nel numero di Febbraio 2013 della rivista Consumer Reports Magazine® (on line ConsumerReports.org.).

La nostra esperienza di medici, psicologi ed educatori, che prese avvio nel 1987 presso un ospedale pubblico per poi proseguire in un'organizzazione di volontariato dal 2001, presta conforto all'indagine eseguita dal Consumer Report, tanto da arrivare ad inquadrare i Disturbi del Comportamento Alimentare nell'ambito dei Disturbi di Relazione. Facile è comprendere come la conseguenza dal punto di vista e diagnostico e terapeutico non possa prescindere dal fattore emotivo-comportamentale, nonché cognitivo, dell'individuo che presenta il disagio espresso, nello specifico, attraverso un disequilibrio del peso corporeo e/o del comportamento alimentare.

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32Un setting poco medicalizzato, ma molto partecipativo, così come una sana relazione coi terapeuti, in prima istanza, quindi con altre persone esprimenti disagio, aiutano il riconoscimento e la regolamentazione delle emozioni e delle risposte all'ambiente interno ed esterno intervenendo nell'azione di riequilibrio del rapporto col cibo, col proprio corpo e coi propri vissuti, nonché con il comportamento in ambito alimentare.

Note di approfondimento:

American Psychological Association Poll of psychologists cites emotions as top obstacle to successful weight loss http://www.eurekalert.org/pub_releases/2013-01/apa-pop010913.php

American Psychological Association http://www.apa.org/

ConsumerReports on line http://www.consumerreports.org/cro/index.htm

La rieducazione alimentare - http://www.mediconadir.it/?q=node/16

Comunità aperta N.A.Di.R. - http://www.mediconadir.it/?q=node/93 ; Il progetto http://www.mediconadir.it/node/521

Relational Disorders - http://www.mediconadir.it/?q=node/449 - http://en.wikipedia.org/wiki/Relational_Disorder

DSM-5 http://en.wikipedia.org/wiki/DSM-5

7 novembre '12: elezioni UsaBarack Obama viene rieletto: “Il meglio per l’America deve ancora venire”

"Il Presidente Lincoln afferma che in questi Stati Uniti, nessun sogno dovrebbe essere oltre la nostra portata quando affermiamo che la libertà individuale è servita, non negata, nella ricerca del bene comune" — Presidente Obama sul proclama di emancipazione, che Lincoln ha rilasciato oggi 150 anni fa. http://OFA.BO/iEPfUZ

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33La bellezza del nulla

di Tino di Cicco

E' il colore cercato da sempre dai pittori, ma nessuno l'ha mai trovato perché non è un colore.E' la parola cercata da tutti i poeti, ma nessuno la troverà mai perché non è una parola.Nasce dalla consapevolezza della nostra tragedia, ma non è dolore.All'inizio è come un brivido: è “natura”; ma poi ci regala le ali per conoscere l'altra nostra più nobile “natura”.Nasce dal tempo, ma ci spinge molto al di là delle nostre stagioni.Alcuni la confondono con l'estetica; la subordinano alla nostra volontà ; alle nostre regole. Ma quando arriva veramente, non c'è niente che somigli all'uomo.E' amore senza perché, nonostante il nulla: è la bellezza.E' la testimonianza che non abbiamo mai cercato, e che pure aspettavamo da sempre. E' il ponte tra il visibile e l'invisibile, tra il tempo e l'eterno, tra l'essere e il niente.E' il più inutile dei nostri bisogni, e il più necessario: è il divino tradotto alla nostra portata.La bellezza è l'istante che preme sul nulla per liberarci dal tempo: è delirio e pace; è unione e contraddizione; è fede e disperazione; armonia e conflitto.E' finalità senza finalità; è spaesamento e radicamento, pazienza e impazienza; ma soprattutto la bellezza è gioia senza perché. Quando i mistici dicono “nulla” e “distacco”, è la bellezza che vedono!Quando gli uomini dicono “sì” a questa vita, è alla bellezza che pensano!E' il velo d'aria che dà respiro all'assurdo; è la risposta prima della follia.Noi non sappiamo chi siamo, non lo sapremo mai; e non ce lo dirà nessuna religione, nessuna filosofia, nessuna scienza; solo la bellezza accenna a qualcosa, ma non sapremo mai cosa.

Da qui partivano le fughePer il nulla.Da qui i desideri senza ali né piede.Da qui le ragioni senza ragionE i sentimenti senza sentimento

Tu li accogliesti come l’affamato il paneCome il mandorlo il fiore di febbraio

E fu la tua condannaLa tua gioia per sempre

Sandro Botticelli, La nascita di Venere, 1483-1485, Firenze, Uffizi.

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FORTEZZA EUROPA

di Marco Cinque

La senti la puzza di mortenel legno fradicio che geme

mentre nascondi il tuo bambinodai fendenti roventi del sole?

E la voce della speranza, la sentitacere sotto l'incedere dell'ondacon gli occhi di mille arrivedercispalancati come fiori di terrore?

Il mare ormai muro di fortezzaè fonte inesauribile di dolore

e cancella la tua storia mai natanel cimitero liquido dei senzanome

Chi mai piangerà il tuo natale?a chi toccherà scrivere l'epitaffio

di questa strage dove nessuno si salva ma tutti restano incolpevoli?

È fatto di vergogna il mare che bisogna sopportare, che spinge

a scrivere e dolersi a leggere e soffrireconsapevoli di quanto ciò non basti

L'innocenza è affogata per semprenel naufragio di un'umanità dimenticata

infranta sugli scogli di Ahmetbeylio ingoiata dai flutti di Lampedusa

È una discarica per anime poverefatta di rifiuti rifiutati che ancora osano sognare, che bussano alle nostre porte chiuse e noi, guardando nello spioncino

li lasciamo lì a bussare, e bussareper proteggere le tasche dal cuore

fingendo di non vedere, di non sentiredimenticando che chiudersi dentro

è come chiudersi fuoridalla nostra stessa vita.

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all'odionon cedere passoche di forza ha bisognoil perdono***don’t give way Non abbiamo nienteto hate da raggiungere, noisince pardon siamo la strada... requires strength

UGUAGLIANZAL'uguaglianza vivenel rispetto del diversonon nella tirannia degli uguali.

Guardami, guardati:siamo un corpo che

cambiasiamo le orme lasciate

siamo l'onda che le ha cancellate

Stare da solinon è solitudinema quanta solitudineviene consumatain compagnia

di Marco Cinque

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36… violenza sulle Donne

Marco Cinque

In Italia, per tutto il 2012, si è consumata una strage con 115 omicidi di donne ammazzate dai loro mariti, dai fidanzati, da uomini che si dicono accecati dalla gelosia ma che in realtà sono orfani della loro stessa umanità. Così, per tutto l'anno corrente, ogni 60 ore una donna è caduta sotto i colpi di un uomo che si crede il suo padrone, proprietario di una vita della quale può disporre a proprio piacimento. La maggior parte delle volte violenze, pestaggi e omicidi avvengono tra le confortevoli mura domestiche, dove ci si rinchiude per proteggersi dai pericoli esterni ma che invece diventano trappole mortali. Le armi più utilizzate sono lame e coltelli da cucina, sempre a portata di mano, pure se la maschia furia omicida si scatena con l'uso di strumenti variegati e con le tecniche più crudeli e fantasiose:

Claudia Bianca Beuca, trafitta con una lamaSabrina Blotti, ammazzata con tre colpi di pistola Kaur Balwinde, strangolata Ludmilla Rugova, crivellata di pallottoleRosina Lavrencic, morta con 10 coltellateAlena Tyutyunikova, trapassata da tre proiettiliErna Pirpamer, due colpi al petto e uno al collo con un coltellaccio da cucinaRaachida Lakhdimi, soffocata con nastro adesivoMarika Sjakste, un colpo di pistola alla tempiaAlessandra Sorrentino, un paio di forbici piantate nello stomacoAntonina Nieli, accoltellata per 26 volteLyzbeth Zambrano, uccisa con un coltelloSamantha Comelli, un colpo di pistola alle spalleSandra Lunardini, tre proiettili nel pettoLoredana Vanoi, colpita alla testa con un basamento in marmoMarjola Hoxha, due fendenti all'addomeLaila Mastari, 19 coltellatePasquina Di Mascio, un colpo esploso alla nucaSvetla Fileva, accoltellata Alessia Simonetta, trapassata per 10 volte con una lamaEntica Ferrazza, coltellate a ripetizioneCarmela Petruzzi, una lama piantata nella golaVincenzina Scorzo, tre colpi al petto con un coltello da cucinaAntonietta Paparo, colpita in auto, sempre con un coltelloStefania Cancelliere, massacrata con un mattarelloMaria Anastasi, incinta di nove mesi, ammazzata a picconate...

...ci sarebbero altri 89 nomi da aggiungere all'elenco degli ultimi 11 mesi, ma è chiaro che questo massacro è una vera e propria guerra dichiarata alle donne ed io, sia come soggetto maschile che come essere umano, mi sento corresponsabile per il fatto che si fa poco o nulla per fermare questo orrore quotidiano.

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37DIALOGO TRA IL FUSIBILE E LA LAMPADINAdi Marco Cinque

Lo splendore della lampadina poteva illuminare qualsiasi scena, valorizzare qualunque soggetto, incantare eserciti di occhi che restavano rapiti da tanta meravigliosa, ineguagliabile luce. Ma la lampadina, così fiera di sé e della sua bellezza, non si curava di tutto ciò che rendeva possibile la sua magnificenza e se ne stava lì, sprezzante, altezzosa, insensibile a tutto ciò che viveva nell’invisibilità dell’ombra. A lei e solo a lei perciò andavano tutti gli apprezzamenti, le attenzioni, i ringraziamenti, poiché rappresentava il vertice più visibile e alto di tutto il ciclo dell’energia. Un giorno però, un piccolo fusibile di cui nessuno conosceva l’esistenza, decise di smettere di funzionare e nel mondo della lampadina si fece buio: la sua bellezza si

spense e tutti gli occhi adoranti fuggirono via delusi, in cerca di nuova luce.

“Perché non splendo più?” si chiese disperata la lampadina. “Sono io che te lo permettevo” - rispose il fusibile - “ma tu non ti sei mai curata di me, credendoti al di sopra di tutto e di tutti. Ed esattamente come me, completamente ignorati dal tuo sguardo, lavoravano tanti altri anelli della catena che ti ha permesso di crogiolarti nella tua vanità: il filo elettrico, la presa, la spina, l’interruttore e tutti i figli di una comunità che tu invece hai sempre ignorato”. “A cosa servo allora se un piccolo, banale fusibile può portarmi via la scena, precipitandomi nel limbo del nulla?” sibilò incredula la lampadina. “In quel limbo” – replicò il fusibile – “ci vivrai solo se continuerai a pensare di essere la sola in quella strada comune chiamata “noi”: l’unica che può condurci di nuovo alla luce”.

LA PATRIA E' UNA FAVOLA DA BAMBINIMarco Cinque

C’era una volta un bellissimo pianeta chiamato Umanità. Anche quel giorno Armando, un omone grande e grosso e la sua piccola Cecilia, passeggiavano in un bel parco, mano nella mano, dove erano soliti fare lunghe chiacchierate: - “Papà, cos’è la patria?” esordì Cecilia.- “Beh, piccolina, la patria è come una casa, ma un po’ più grande, dove tutti si vogliono bene” - disse Armando alla sua frugoletta – “e l’Italia è la patria degli italiani!” concluse con un moto d’orgoglio che strabordò dal suo vocione.- “Ah, papi, l’Italia è anche la patria dei francesi?” proseguì tenace la bimbetta.- “Ma no, ma no, stupidina; la patria dei francesi è la Francia”, replicò un poco spiazzato l’omone.- Come tutti i bambini, però, una volta incuriositi da un argomento, anche Cecilia continuò

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38imperterrita il suo lavoro ai fianchi: “allora la patria degli spagnoli è la Spagna, sì?”. - “Oh, brava, vedo che adesso hai capito figliola”.- “E la Terra papi, la Terra di chi è patria?”.- “La Terra? ehm, dunque, fammi pensare birichina. Ah, sì, ci sono: la Terra è la patria di tutti”.- “Sì, sì, allora voglio quella di patria papi; è la terra la nostra patria, vero?”.- “Beh, uff, non so, mah, forse, sì, d’accordo è la Terra la nostra patria va bene? Adesso basta però, eh?”.- “E se la Terra è la patria di tutti allora i confini non ci sono, eh? Non ci sono?”. - “No, i confini non ci sono; ma lo sapevo che sarebbe finita così, peste che non sei altro ”.- “Così se non ci sono i confini non esistono nemmeno gli immigrati; e nessuno può dire a un altro che è extracomunitario, vero papi?”.- “No, niente immigrati. Finiti gli extracomunitari, stop… uffaaa”.- “E senti papi, poi ti volevo dire di quella canzone. Quella che si canta con la mano sul cuore ma che è troppo difficile e tutti la sbagliano”. - “Vuoi dire l’inno di Mameli?”. - “Sì, quello, che poi pure la musica è un po’ così: siampro-ontia-llamo-rte-l’Ita-lia-chiamò, poropò poropò poropòpompoppompò”. - “Piantala Ceci, allora dimmi quale sarebbe l’inno più adatto secondo te?”- “C’è quella canzone che sentiamo sempre papi, quella che ci fa abbracciare strettistretti e che fa: imagin o’ pipo-ol… Quella sì che mi piacerebbe”.- “E va bene, continua pure diavoletta, voglio proprio vedere dove arrivi”. - “Allora, mi piacerebbe una patria senza quelli che sono primi e quelli che sono ultimi. Dove ognuno prega il dio che gli piace di più. Dove quelli che comandano, i capi, guadagnano come zio Gennaro che fa il muratore. Dove i soldati invece dei fucili e delle bombe sono armati con le zappe, trattori e tanta buona volontà. Dove…” - “Adesso basta, per carità! Ti prego Ceci, non ne posso più! Ritorna al mondo della realtà che questi sono soltanto sogni belli. Soltanto favole, capito? Favoleeeee”.- “Va bene papi, non t’arrabbiare, sono favole. Hai ragione tu, sono belle favole e basta. Però, se tu e la mamma, assieme a tutti gli altri genitori cominciate a raccontarle ai bambini e alle bambine come me, chissà se poi, quando saremo grandi, queste fiabe non possano diventare un po’ più vere, come la storia di Pinocchio, ricordi? Che da burattino si trasformò in un bambino. Non potrebbe succedere, papi, non potrebbe?”.- “Sì Ceci, sì. Forse potrebbe, forse, chissà…”.

Se si vuole esaltarne il sapore, il cioccolato caldo va servito in tazze di colore arancio

a cura di Luisa Barbieri

il sapore del cioccolato caldo viene esaltato dal colore della tazza che lo contiene: un recente studio suggerisce l'utilizzo

dell'arancio o del crema.

Sul Journal of Sensory Studies del mese di dicembre '12 è stato pubblicato il risultato di uno studio sull'esaltazione del gusto della

cioccolata calda servita in tazza colorata in arancio o crema, piuttosto che in tazze bianche o rosse. Lo studio, realizzato da Betina Piqueras-Fiszman, ricercatrice del Polytechnic University di Valencia in concerto con il collega Charles Spence della University di Oxford, va a consolidare il dato circa il legame tra il gusto ed altri sensi, quali la vista, in quanto i sapori sembrano percepirsi in modo differente a seconda delle caratteristiche del contenitore dal quale si mangia o si beve.

Lo studio è stato condotto su 57 elementi-campione ai quali è stata servita cioccolata calda in diversi tipi di tazze, le variazioni erano relative solamente al colore. L'obiettivo era quello di dimostrare il legame tra gusto e colore del contenitore.Tuttavia la dolcezza, non il sapore del cioccolato, e l'aroma, l'odore, sono difficilmente

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39influenzati dal contenitore, nonostante i partecipanti insistano sull'esaltazione della dolcezza e dell'aroma della bevanda in relazione al colore della tazza nella quale l'hanno degustata.

Secondo la ricercatrice Piqueras-Fiszman non vi è una regola fissa che possa indicare il miglioramento di aroma e sapore in un contenitore di un definito colore, in realtà questo parametro varia a seconda del tipo di alimento, ma, visto che è certo che si modifichi, sarebbe bene prestare maggiore attenzione al colore dei contenitori per alimenti, in quanto questo parametro ha maggiori potenzialità di quanto si possa immaginare.

Secondo lo studio, questi risultati sono rilevanti per i ricercatori interessati a comprendere come il cervello integri le informazioni visive non solo dal cibo in sé, ma relativamente al come viene consumato.Queste valutazioni potrebbero risultare parecchio utili a cuochi, professionisti della ristorazione o dell'industria del packaging a migliorare l'offerta di cibi, in quanto il contenitore influenza la percezione che i consumatori hanno del prodotto.

Lavori precedenti a questo hanno evidenziato ad esempio come le bevande degustate in contenitori rosa risultino più zuccherine, o come il colore blu tenda ad offrire la percezione di maggiore freschezza, nel caso delle bevande acquisirebbe un maggior potere dissetante, esattamente come il giallo tende ad esaltare il sapore del limone.

Note di approfondimento: Cup color influences the taste of hot chocolate http://www.eurekalert.org/pub_releases/2013-01/f-sf-cci010313.php Betina Piqueras-Fiszman, Charles Spence. "The influence of the color of the cup on consumers' perception of a hot beverage".

Journal of Sensory Studies 27 (5): 324–331, 2012. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1745-459X.2012.00397.x/abstract

Charles Spence - http://psyweb.psy.ox.ac.uk/xmodal/members.htm Betina Piqueras-Fiszman, ricercatrice del Polytechnic University di Valencia http://w ww.dailymail.co.uk/sciencetech/article-

2257063/Want-really-enjoy-hot-chocolate-It-taste-better-orange-mug-new-research-claims.html

Finalmente lo show è finito di Giovanna Arrico

Ultimi giorni di luci e scambi di auguri...finalmente la farsa sta finendo...

Il periodo natalizio è terminato, il Capodanno è stato sviscerato e la Befana, come sempre, porta via ogni residuo di torrone, di panettone, di stelle filanti e brillantini.Il mio pensiero a riguardo ??? Forse poco vicino alle idee della Chiesa, dei mass media, dei tradizionalisti...ma che io abbia le mie idee a volte “rivoluzionarie” fa parte di me, e di ciò che sento ogni giorno e che vedo oltre le lenti di occhiali, obiettivi e carte patinate.Ogni individuo deve avere una sua idea, il rispetto del suo credo, ma forse tenere in considerazione quello che rappresenta veramente il periodo natalizio non sarebbe del tutto sbagliato.Le Feste appena trascorse, come ogni anno, sono diventate delle convenzioni, giornate stereotipate e arricchite di lussi, cibi e chincaglierie vere e proprie.

Mi stupisco ancora quando sento radiogiornali, quando leggo articoli e raffronto la mia lettura con ciò che accade. Crisi, disoccupazione, aumenti dei prezzi, difficoltà in tanti casi e in ogni regione ad affrontare il quotidiano, ad incrementare il nucleo famigliare, timori di arrivare a fine mese per intascarsi stipendi sempre più ridotti e spesso dimezzati, e nonostante tutto ogni città nel periodo natalizio cambia vestito. Si trasforma. Ogni città inizia a vivere di apparenza.

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Che cosa succede ??? Iniziano a fremere soprattutto gli adulti, i preparativi per cene e cenoni, come abbellire il più possibile le tavole dei giorni di festa, cosa acquistare di particolarmente esotico, che possa “stordire” e meravigliare gli invitati, cibi svariati e ad oltranza...portate degne di qualsiasi pranzo regale.Pietanze in quantità assurde, dove gli “avanzi” poi vengono riproposti nei giorni seguenti o spesso gettati nell'immondizia, perché è sempre meglio proporre qualcosa di nuovo, piuttosto che usare la sana arte del riciclo alimentare, o la spartizione per i poveri che abbondano sotto porticati da Nord a Sud.Cura quasi maniacale per la preparazione che va dai primi piatti, al pesce, alla carne, e un'attenta selezione di dolci fatti in casa, o commissionati alle pasticcerie più modaiole della zona. Il dialogo generale è ormai questo. La preoccupazione quasi unanime è ciò che si respira nei luoghi di lavoro, nei negozi, dal parrucchiere, per la strada.Naturalmente il tutto accompagnato dalla classica corsa ai regali, il problema di cosa acquistare per parenti, amici, colleghi, conoscenti e vicini di casa...

Il regalo griffato, che fa moda, che viene pensato già in alcuni casi mesi prima...Il regalo che deve soprattutto fare scena, a volte per conquistare il predestinato/a.Mi sono chiesta...ma durante queste corse, affanni e turpiloqui vari...qualcuno di questi “soggetti” ha pensato veramente al significato del Natale???A mio avviso qualcuno si è perso tra lustrini, paillettes e cibi vari e si è dimenticato che neanche il Natale deve essere costruito. (*)

Il Natale deve essere vissuto, sentito...deve essere fatto nostro.Il Natale è condivisione, è ritrovo soprattutto della nostra essenza.Il Natale non è quello che ci vogliono vendere i mass media, il Natale perfetto non esiste...così come non esiste nessuna forma di perfezione.Il Natale può essere luce, ma deve essere la nostra luce; il Natale può essere cene e pranzi, ma deve essere il nostro segno di condivisione delle cene e dei pranzi; il Natale può essere regali, ma deve essere soprattutto un pensiero sincero che va oltre l'acquisto di un oggetto. Il Natale è segno di unione, di amore e spesso di aiuto per chi a volte in quei giorni di festa

non ha amici o parenti con il quale condividerlo, dove non scarterà nessun regalo e cercherà di inventarsi mille alternative per non rimanere solo.Questo è mai stato pensato? Valutato? La risposta è ovvia. Una parte lo avrà valutato e la restante parte non lo avrà neanche preso in considerazione...ma purtroppo così va la vita...nonostante la speranza che porto dentro di me di un mondo migliore, le spaccature tra gli individui continueranno ad esserci.L'alternativa??? Esiste. Pensare meno all'apparenza e concentrarsi sull'essenza.

Note:(*) immagine http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/?id=3.0.4099881005 “Elettronica, abbigliamento e libri. La crisi non frena la corsa ai regali di Natale”

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41e venne il bar...di Andrea Quercioli

E venne il bar che era un carrello spinto da Romeo e, successivamente, da Franco. E sul carrello c’erano tre thermos. Il primo conteneva tè caldo. Il secondo conteneva latte caldo. Il terzo conteneva caffè caldo. E tutti dicevano che il caffè sembrava proprio tè e il tè sembrava proprio latte. Il latte sembrava latte, ma questo non lo diceva nessuno.Tutti comunque erano d'accordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne la macchinetta distributrice e dovevi spingere un numero che corrispondeva al tipo di bevanda che volevi. E allora la gente diceva: “Adesso mi prendo un dodici” e poi, dopo aver assaggiato la bevanda commentava: “Ma è proprio un dodici ? Perché sa di ventuno“E c’era la foto di un tizio in divisa da barman che mostrava sorridente, diversi tipi di cocktail. Ma la macchinetta non distribuiva cocktail. Forse per questo fatto, si disse che il tizio vestito da barman era il nipote scapestrato del produttore delle macchinette e che lo zio l’avesse voluto nelle foto per dargli una occasione di rimettersi sulla retta via.Tutti comunque erano d'accordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E poi venne un nuovo tipo di macchinetta distributrice e non spingevi più un numero ma un bottone vicino al tipo di bevanda desiderata. E allora la gente diceva: “Adesso mi prendo un caffè lungo molto dolce” e poi, dopo aver sentito la bevanda commentava: “Ma è proprio un caffè lungo molto dolce ? Perché sa di caffè normale amaro“. La foto non c’era più perché il nipote scapestrato era fuggito con la cugina ed era ai Caraibi a spendersi tutti i soldi in cocktail. Però c’era la chiavetta e tutti presero la chiavetta e ci attaccarono ogni tipo di portachiavi e porta chiavetta. E allora i fogliettini che dicevano “mi ha preso 100 £. senza darmi niente” furono sostituiti da foglietti che dicevano: “ Mi ha smagnetizzato la chiave”.Tutti comunque erano d'accordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne un nuovo tipo di macchinetta come la precedente però tutta colorata e con un piccolo display. Sembrava un videogioco della Chicco e i bigliettini non si notavano più sullo sfondo.E adesso prendeva anche le monete da 1.000 £. e tutti quelli che avevano monete da 1.000 £. e dicevano della precedente macchinetta: “Come mai non prende le mille? “ ora chiedevano:”Come mai non prende anche gli Euro ?”; però, c’era più scelta e tutti dicevano “Ma e proprio un caffè macchiato amaro ? Perché sembra un cappuccino decaffeinato molto dolce.”Tutti comunque erano d'accordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne un nuovo tipo di macchinetta nella quale ci si inseriva un tesserino con dentro un chip e tutti restituirono la chiavetta e presero il tesserino e lo misero in speciali porta tessere e

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42porta-tesserini. E ogni tanto la gente si sbagliava e inseriva il tesserino della mensa Coop o la Viacard Agip. E allora, se la macchinetta era in buona, ti dava il caffè e la gente diceva: “Questo caffè sa di pasta al forno (o di benzina). E una voce usciva dalla macchina e ti chiedeva: “Cosa desidera? “ e molti andavano a prendere il caffè perché finalmente trovavano qualcuno di gentile. E c’erano 43 tipi di caffè e quando uno lo assaggiava diceva: “Ma è proprio caffè basso di miscela arabica Venezuelana, con zucchero di canna ? Perché sa di caffè di altezza mediterranea con orzo canadese e zucchero di barbabietola biologica.” Tutti comunque erano d'accordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne il momento che non c’erano più le macchinette distributrici perché così si evitavano gli assembramenti nei corridoi. Per avere un caffè si apriva un programma, si digitava la bevanda desiderata e ti usciva un bicchierino da un drive. Molta gente lo assaggiava e diceva: ”Ma non ci sarà un virus ? Perché ho digitato www. caffè alto con poco latte. it e invece mi sa che è uscito un www. caffè con cacao dolce. it “.Non c’erano più tesserine magnetiche, e nemmeno chiavette o soldi in moneta, tutto era stato sostituito da una semplice password che ti addebitava il costo in busta paga, e allora la gente aveva preso delle porta password e quando le dimenticava scriveva su un biglietto:”Ho perso la password” ma non sapeva dove attaccare il foglietto .Tutti comunque erano d'accordo sul fatto che il caffè preso alla macchinetta era tutta un’altra cosa.

Attività fisica e potenziamento delle funzioni cognitivea cura di Luisa Barbieri

La ricerca suggerisce che un regolare esercizio fisico aerobico è in grado di potenziare le funzioni cognitive, anche nella popolazione sana.

Lo studio di Hayley Guiney e di Liana Machado

(Department of Psychology and Brain Health Research Centre, University of Otago, New Zealand) “Benefits of regular aerobic exercise for executive functioning in healthy populations” è stato pubblicata on line su Psychonomic Bulletin & Review l'11 dicembre 2012.Lo scopo dello studio è quello di evidenziare quali aspetti dell'esercizio incidono favorevolmente sul funzionamento dell'organismo nella popolazione sana, considerando separatamente le fasce di età: bambini, giovani adulti, adulti più anziani.

I dati scientifici relativi al processo di invecchiamento forniscono l'evidenza dei benefici derivanti dall'esercizio fisico che tenderebbe a rinforzare l'attenzione selettiva, modulare l'aggressività, migliorare le capacità mnemoniche e comunque ad ampliare una vasta gamma di funzioni esecutive.Soprattutto nel caso degli adulti anziani, lo studio, attraverso la somministrazione di specifici tests, ha evidenziato una migliore risposta in ambito cognitivo rispetto a campioni coetanei non praticanti esercizio fisico. Oltre alla testistica anche la risposta strumentale (RNM)

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43conferma il miglioramento delle condizioni del cervello in anziani sottoposti a regolare attività fisica, ad esempio si riscontra una minore atrofia a livello della corteccia prefrontale e temporale, oltre alla conservazione dei tratti neurali che collegano la corteccia prefrontale ad altre regioni del cervello. Inoltre gli adulti più anziani fisicamente attivi hanno più alti i livelli circolanti delle neurotrofine, senza considerare l'evidente incremento del flusso ematoencefalico.Si sono messi a confronto (RNM effettuata prima e dopo) anziani sedentari e anziani fisicamente attivi e dopo 6 mesi negli individui attivi si è potuto riscontrare un significativo aumento dei volumi di materia grigia e bianca nelle aree frontale e temporale legate agli aspetti del controllo esecutivo, tristemente note in quanto legate in senso degenerativo all'avanzare dell'età.Gli adulti anziani attivi fisicamente mostrano una migliore capacità di guida dei veicoli, da porsi in relazione con il sovracitato rinforzo cognitivo e la migliore capacità di risposta agli stimoli, essendo più attiva la capacità di porre attenzione e modularsi nelle risposte all'ambiente.

Nelle fasce più giovani il dato risulta meno evidente, anche perché sono stati condotti meno studi in questa fascia di età, ma, come sostengono gli autori, nonostante la forma fisica non interessi tutte le aree deputate alle funzioni cognitive, non si può escludere il beneficio. Certo è che, essendo essi nel fiore degli anni, il beneficio può non risultare in modo tanto evidente quanto nelle persone più anziane, comunque non può essere escluso nei giovani impegnati in regolare attività fisica ed in ogni modo valutazioni a mezzo di risonanza magnetica hanno evidenziato il potenziamento di specifiche zone cerebrali anche nei bambini.

Pur tenendo conto del fatto che sicuramente ulteriori indagini in questo senso dovranno fare seguito, questo lavoro compilativo degli scienziati neozelandesi sottolinea il beneficio che l'attività fisica determina anche e soprattutto a livello del funzionamento cerebrale, considerando il fatto che viviamo in una società sempre più sedentaria e che il deperimento delle funzioni cognitive rappresenta un elemento da tenere in alta considerazione per l'individuo e per la società tutta. L'allungamento delle aspettative di vita è una realtà che va considerata ed attentamente monitorata, perché vivere più a lungo è bene, ma ancora meglio è avere la possibilità di conservare integre le proprie capacità funzionali tanto da potere godere dappieno della vitalità.

note di approfondimento: Hayley Guiney and Liana Machado, Department of Psychology and Brain Health Research Centre, University of Otago, PO Box

56, Dunedin, 9054, New Zealand - Benefits of regular aerobic exercise for executive functioning in healthy populations http://link.springer.com/article/10.3758/s13423-012-0345-4/fulltext.html

Omaggio ad una grande scienziataa cura di Luisa Barbieri

Ad onorare la prof. Rita Levi Montalcini, scomparsa il 30 dicembre 2012 vorrei rimandare all'autobiografia “Elogio dell’imperfezione” (Garzanti

Libri, Collana: Gli elefanti-Saggi, 1987) e alle sue parole, in quanto credo possa rappresentare il modo migliore per renderle omaggio

“L’imperfezione ha da sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso quanto mai imperfetto meccanismo che è il cervello dell’uomo. Ritengo che l’imperfezione sia più consona alla natura umana che non la perfezione”. E’ quanto sostiene Rita Levi-Montalcini nel saggio Elogio dell’imperfezione. Lo scarafaggio nella sua perfezione è la copia conforme del suo antenato vissuto centinaia di milioni di anni fa. Il cervello e i suoi meccanismi cerebrali non si sono evoluti: è perfetto, mentre quello dell’uomo è imperfetto. “Una biografia che è un best seller annunciato. [...] Che cosa vuol dire “Elogio dell’imperfezione”? Il cervello umano è imperfetto ,

e per questo è capace di evolvere, paragonato a quello dell’insetto, perfetto e per questo compiuto” (Lucia Borgia, Il Mattino, 19 novembre 1987)

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Il filo rosso che caratterizza il libro è quasi un bilancio della sua vita, dalle esperienze umane a quelle scientifiche, successi e fallimenti.La Montalcini sottolinea il valore degli errori e mette in evidenza come il progresso scientifico ed intellettuale nascono nel momento in cui ci si rende consapevoli e pronti alla loro

elaborazione, sinanche superamento, risoluzione. É accogliendo la propria imperfezione che si matura la possibilità di perseguire l'obiettivo. L'imperfezione è da elogiare, quale parte imprescindibile della natura umana.

Ampio spazio è dedicato alla scoperta del Nerve growth factor (NGF), agli studi che hanno consentito alla scienziata di ricevere il premio Nobel per la Medicina e agli anni bui del regime nazista.Dal racconto autobiografico è stato tratto, nel 2000, un documentario omonimo per la regia di Virgilio Tosi.

«La mancanza di complessi, una notevole tenacia nel perseguire la strada che ritenevo giusta e la noncuranza per le difficoltà che avrei incontrato nella realizzazione dei miei progetti, lati del carattere che ritengo di aver ereditato da mio padre, mi hanno enormemente aiutato a far fronte agli anni difficili della vita. A mio padre come a mia madre debbo la disposizione a considerare con simpatia il prossimo, la mancanza di animosità e una naturale tendenza a interpretare fatti e persone dal lato più favorevole. Questo atteggiamento, che si manifestò anche più spiccatamente in mio fratello Gino, mi colpì sin dall'infanzia e determinò, almeno in parte, l'incondizionata ammirazione che avevo nei suoi confronti.»

“Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace.”

“Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unico merito.”

“Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita.”

"Nel 2001 ho avuto l'idea dell'EBRI [European Brain Research Institute]. Mi sono chiesta: in che cosa l'Italia ha sempre primeggiato? Nelle neuroscienze. Nel Settecento Galvani e Volta scoprirono l'elettricità animale; a fine Ottocento Golgi inventò la colorazione con l'argento delle cellule nervose; Vittorio Erspamer riuscì a isolare la serotonina e altri neurotrasmettitori e Giuseppe Levi, il mio professore, fu tra i primi a sperimentare la coltura in vitro."

struttura dell'NGF

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45I funerali di Rauti mi hanno sollecitato un pensiero che voglio condividere soprattutto con i giovani …

di Andrea Quercioli

A parlare di quando eri "antifiascista militante" (che a Bologna non era poi così difficile visto che erano 4 gatti...) sembra di parlare di una epoca lontana come gli

assiro babilonesi. Poi vedi in tv i funerali di Rauti, ti ricordi che da lì sono nati i Fioravanti, gli Alibrandi , le Mambro, protetti da Gelli e da una parte di stato. Ti viene in mente la strage sella stazione ... Allora, sarò desueto, ma un prurito alle mani, una voglia di spranga viene ancora...

Ad uso e consumo delle giovini generazioni

Walter Rossi (1957 – Roma, 30 settembre 1977) è stato un militante comunista italiano appartenente a Lotta Continua, ucciso all'età di vent'anni da un proiettile che lo colpì alla nuca il 30 settembre 1977 in Viale delle Medaglie d'Oro a Roma, mentre partecipava ad un volantinaggio antifascista. Nel 1981 alcuni pentiti indicarono nelle persone di Cristiano Fioravanti ed Alessandro Alibrandi i possibili assassini, confermando le testimonianze dei giovani di sinistra presenti al fatto; Cristiano Fioravanti, arrestato in seguito con l'accusa di appartenenza ai Nar, ammise di avere fatto parte del gruppo

uscito dalla sezione del Movimento Sociale insieme ad Alessandro Alibrandi e che entrambi erano armati, attribuendo tuttavia ad Alibrandi il colpo mortale in quanto la sua arma si sarebbe inceppata impedendogli di sparare; le sue affermazioni furono successivamente confutate dalle testimonianze rese dai compagni di Walter Rossi, i quali sostennero tutti che tale colpo fu invece esploso da Fioravanti.

A seguito della morte di Alibrandi, avvenuta in uno scontro a fuoco con la polizia, il procedimento penale fu archiviato; Fioravanti venne condannato ad una pena di nove mesi e 200.000 lire di ammenda solo per i reati concernenti il possesso di arma da fuoco. La vicenda giudiziaria si è definitivamente chiusa nel 2001 con l’incriminazione di tre compagni di Walter per falsa testimonianza ed il non luogo a procedere, per non aver commesso il fatto, nei confronti di Cristiano Fioravanti, che ora vive libero, sotto altro nome, protetto dallo stato.

Coro di proteste contro il raduno fascista di sabato prossimo di Fabio Sebastiani 5 novembre 2012

Sabato 10 novembre a piazza Risorgimento, a pochi metri dalla sede dell’Msi di Prati dove qualche decennio fa fu ucciso il fascista greco Mikis Mantakas, ci sarà un raduno europeo di camice nere, promosso dall’Mse. All’iniziativa parteciperanno esponenti di organizzazioni neofasciste provenienti anche dal Belgio alla la Francia, dalla Grecia all’Ungheria.Il 24 novembre in piazza anche CasaPound per “assediare i palazzi del potere”. Week end ad alta tensione quindi. A protestare sono un po’ tutte le forze politiche democratiche.“Chiediamo alla Prefettura e alla Questura di Roma di impedire lo svolgimento della vergognosa manifestazione neofascista”, protesta la Fds per bocca di Giovanni Barbera, membro del comitato politico romano del Prc-Federazione della Sinistra e presidente del Consiglio del Municipio Roma XVII. “Sarebbe veramente intollerabile – continua Barbera – permettere un evento simile, per lo più anche nel cuore della città di Roma, in una delle piazze più frequentate dai turisti di tutto il mondo, che ha lo scopo di dare visibilità alla becera propaganda xenofoba e razzista di un’accozzaglia di organizzazioni che ancora hanno il coraggio, in Italia e in Europa, di fare riferimento alle tragiche esperienze del fascismo e del nazismo. Qualora tale richiesta di buon senso non fosse accolta, invitiamo tutte le forze democratiche ad organizzare per quella giornata e in quella piazza una contro-mobilitazione per impedire l’ennesimo scempio perpetrato ai danni della nostra Costituzione e della nostra Storia”.

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46Anche il Pd sembra molto irritato di questa parata nera, tra l’altro promossa da Castellino, molto vicino al sindaco di Roma Gianni Alemanno. “Tutte le forze politiche e democratiche con le istituzioni facciano sentire la loro voce – dice Enzo Foschi – per affermare che non si può permettere un corteo di questo tipo nella Capitale. Basta applicare le leggi Scelba e Mancino, si attivi subito la Prefettura di Roma. Ideatore e fautore di questa iniziativa è Castellino – ha spiegato – che è a capo del Popolo di Roma, in questi anni è stato uno dei fedelissimi di Alemanno, ricevendo per questo vantaggi e benefici. Oggi, sotto la sigla del Movimento Sociale per l’Europa, pericolosamente rinata dalle sue ceneri, ha invitato a Roma, Medaglia d’Oro per la Resistenza, tutte le sigle della destra fascista e nazista europee tra le più feroci, xenofobe e antisemite”.“Credo che la misura sia ormai colma – dichiara Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi – e che si debba finalmente porre fine a questa orgia di apologia del fascismo e dell’ideologia di un partito che ha ucciso oppositori, altri ne ha destinati a lunghi periodi di detenzione e/o di confino, ha mandato a morire tanti giovani in guerre assurde e perdute, ha perseguitato gli ebrei con le leggi razziali e in tante altre forme, in aiuto alle barbarie dei nazisti”. L’Anpi ha lanciato un programma di impegno antifascista, lo scorso 25 luglio, ed ha invitato tutti i propri organismi periferici a mobilitarsi per difendere la Carta Costituzionale. “Ma bisogna fare ancora di più – aggiunge Smuraglia – e bisogna coinvolgere i troppi cittadini disattenti o distratti, che ignorano o sottovalutano la pericolosità di questo fenomeno e di tutto ciò che sta accadendo in tante parti d’Italia. Soprattutto, occorre che siano coinvolte le istituzioni, a cominciare dal Governo”. “A questo fine – conclude Smuraglia – il Comitato nazionale Anpi ha approvato un documento in cui si chiede con forza l’impegno di tutte le Istituzioni preposte oltreché un incontro urgente”.

Articoli correlati:Appello contro la manifestazione del Movimento sociale europeo del 10 novembre, a piazza Risorgimento- “Tutti al presidio antifascista a largo Giovanni XXIII”

I Vampiri esistono

Il 2012 si è chiuso con questi dati:

circa 870 milioni di persone vivono sotto il livello di povertà. Il 13% della popolazione mondiale.Il numero delle persone che sono riuscite ad uscire dalla povertà è diminuito rispetto al 2011.La ricchezza complessiva di circa 1.900 miliardi di dollari è detenuta da 100 persone (0,0000014 % della popolazione mondiale).Il patrimonio complessivo delle 100 persone più ricche al mondo è cresciuto – nel 2012 – di 241 miliardi di dollari.

Jaques M. Hotteterre – Minitrue

IL SISTEMA CRIMINALE GLOBALE

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47La classifica 2012 di Forbes degli uomini più ricchi d'Italia

Posizione NomePatrimonio (in

miliardi di dollari)

Posizione Mondiale Fonte

1 Michele Ferrero & famiglia 19 23 Ferrero

2 Leonardo Del Vecchio 11,5 74 Luxottica

3 Giorgio Armani 7,2 127 Giorgio Armani S.p.A.

4 Miuccia Prada 6,8 139 Prada

5 Paolo e Gianfelice Mario Rocca

6 166 Techint

6 Silvio Berlusconi & famiglia 5,9 169 Fininvest

7 Patrizio Bertelli 3,7 296 Prada

8 Stefano Pessina 2,6 464 Alliance Boots

9/10/11/12Carlo, Giuliana, Gilberto e Luciano Benetton

2,1 (ciascuno) 601 Edizione Holding, Sintonia

13 Mario Moretti Polegato 1,8 719 Geox

La classifica 2012 di Forbes degli uomini più ricchi del mondo

imagecredit forbes.com