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oobre 2015 1 Università, casa nostra Anno 7 - N. 47 - Ottobre 2015 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: [email protected] OSPITALITA Cerco alloggio (e con contratto) TRITTO A PAG. 3 TRASPORTI Caro treno delle mie brame AMORUSO, MURGOLO E LOSITO A PAGG. 8, 9 E 10 MENSE Mangio bene code a parte IMPICCIATORE A PAG. 11

Medi@terraneoNews Ottobre 2015

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Anno 7 - N. 47 Ottobre 2015 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: [email protected]

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Università, casa nostraAnno 7 - N. 47 - Ottobre 2015Distribuzione gratuita

MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di BariEditore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno

Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007

Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano

via Crisanzio, 42 - Bariemail: [email protected]

OSPITALITA�

Cerco alloggio(e con contratto)

TRITTO A PAG. 3

TRASPORTI

Caro trenodelle mie brame

AMORUSO, MURGOLO E LOSITO A PAGG. 8, 9 E 10

MENSE

Mangio benecode a parte

IMPICCIATORE A PAG. 11

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ibertà: non solo prostitute espacciatori, ma quartiere in fer-mento e in forte espansione.

Magari manca un po’ di senso civico, maci si può lavorare, come in ogni comu-nità che si rispetti.Questa è la foto che più rappresenta ilrione libertàdi Bari: un bel palazzetto ti-rato a lucido, che presenta benissimo laparte «bene» di via Putignani e PiazzaGaribaldi, e il palazzo decrepito. En-trambi offrono una visione troppoestrema, perché Libertà non è solo la fa-tiscenza e il torbido di via Bovio o lebelle boutique di Via Manzoni. Libertà intanto è pieno di servizi e bencollegato ai rioni confinanti. Eppure granparte degli studenti tende a snobbare ilrione Libertà nella ricerca della casa. Imotivi sono tutti legati ai soliti pregiu-dizi: «E’ un quartiere brutto, violento,sporco. Non ci vivrei per niente almondo». Questa è la reazione più co-mune da parte dello studente medio.E’ facile prendersela con Libertà. Si vede

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Libertà: rionein fermentoNon soloprostituzionee spaccioGli studenti lo snobbano. Invece è un quartiere ben collegato e pieno di servizi. Si vive e si mangia bene.Il mistero delle chiavi

L che qualcosa non va: è evidente. Ed èdecisamente più difficile parlare degliaspetti positivi. Come quando incon-triamo il vero spirito di Libertà, quellodei baresi che si rimboccano le maniche.Lo spirito dei commercianti baresi, chefesteggiano il furto di San Nicola di milleanni fa.Oltre ai prodotti tipici, l’artigianato la fada padrone: come le chiavi. «Le chiavivenivano a prenderle addirittura dall’exJugoslavia, prima della guerra. Un gio-vane cestista, che aveva un piccolo fer-ramenta a Bar, in Montenegro, veniva arifornirsi da noi», ci dice Domenico Na-varra, storico ferramenta di Libertà. Ci sono luoghi come il panificio di MariaScannicchio, con tre sorelle che cuci-nano da Dio! Non solo pane, ma primi,secondi, contorni, focacce e panzerotti.Ma le sorelle hanno una gran chiac-chiera, oltre a un talento innato: «E’ fa-cile vedere prostitute e spacciatori aLibertà: forse è un po’ più difficile ve-derli a Poggio franco, visto che si na-

scondono dentro quelle meravigliosecase. Che senso ha prendersela con lagente di Libertà quando le stesse cosesuccedono in pieno centro, perfino a viaSparano?».Continuando a parlare con gli abitanti diLibertà, si scoprono gli altarini. AntonioConsole, che ha un negozio di articoliper la casa è netto: «E’ chiaro che la cittàviene amministrata con due pesi e duemisure. Basta andare all’altro isolato.Qui siamo a Principe Amedeo. Se vai avia Bovio ti metti le mani tra i capelli»,Antonio non ha peli sulla lingua e insi-ste: “Non vorrei esser costretto a la-sciare il quartiere, ma per la mia famigliasarei anche disposto a chiudere la miaattività e a trasferirmi».Alcuni rioni a Roma, per portare esempida fuori, sono cresciuti culturalmente edeconomicamente, anche grazie all’impe-gno della cittadinanza. Come il bilanciopartecipato. Un po’ di buone pratichepotrebbero essere esportate anche qui.

Paolo Cocuroccia

Focus

Rione Libertà Il palazzetto ristrutturato e quello decrepito di piazza Garibaldi: uno di fianco all’altro

Ci vuole il bilanciopartecipativoIl Bilancio partecipato è uno strumentoche permette ai cittadini di deciderecome investire le risorse. Viene decisoquanti fondi destinare e poi si scelgonole iniziative da finanziare. Si può realiz-zare attraverso una raccolta di propostesu carta, ma può essere organizzatoanche via internet. Una volta scrutinatii voti, le proposte vengono realizzate di-rettamente dai municipi.

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talia lenta, Italia iperveloce. Unodei problemi che affliggono gli stu-denti è trovare una casa. Da qual-

che parte si deve pur dormire se non sivuole rischiare di fare il Sal Paradisedella situazione. Eppure Jack Kerouac losa bene: viaggiare «sulla strada» po-trebbe rivelare grosse scoperte. Salvopoi imbattersi in qualche imprevisto.Viaggi che sembrano non finire mai, chefanno tanto di ulissiana memoria. Le dif-ficoltà qui si pongono nel trovare casa aBari. Da dove cominciare? Scelta per alcuni discutibile frequentarel’università al Sud, ma in fondo ormaitutto il mondo è paese. La crisi non harisparmiato nessuno. I dubbi e i timoriinsorgono quando ci si preoccupa ditrovare una casa per lo meno decente.Ma è sempre possibile? «Durante i mieianni fuorisede ho cambiato due case ˗racconta Laura che si è laureata a Bari, eche ora sta frequentando la specialisticaa Torino ˗ la prima aveva mobili vecchi».Da qui l’immagine di una casa fatiscentesi palesa davanti agli occhi. «La secondainvece era ben ammobiliata e dotata al-meno degli elettrodomestici essenziali ˗prosegue ˗, come la lavatrice che non sitrova in tutte le case». Forse ancoraqualche speranza c’è.Chi cerca trova. «Ho visto anche casefatiscenti con mobili rotti e senza im-pianto a gas ˗ continua Laura ˗ Ricordouna casa in particolare in cui una stanzaera stata ricavata da un corridoio, divisadagli altri ambienti da un separé instoffa e con impianto elettrico non anorma». Una bella difficoltà per gli stu-denti: rei di volersi costruire il propriofuturo, anche a costo di vivere in questecondizioni. «Posso comunque dire chenel corso degli anni ho notato un nettomiglioramento delle case fittate daglistudenti, anche se molte non sono an-cora dotate di linea Internet». Oggi, ineffetti, è impensabile.I contratti di affitto. «Purtroppo la que-stione non è stata ancora risolta nellamaggior parte dei casi. Un’alta percen-tuale di persone fitta ancora le casesenza stipulare contratti». Per farlabreve tutto a nero. «Per i primi due

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Il fuorisede cerca casaA Bari un’alta percentuale fitta agli studenti senza stipulare contratti

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anni˗ aggiunge Laura ˗ non ho avuto uncontratto e quando ho cambiato casa,ho dovuto firmare un contratto transi-torio in cui il canone di locazione ripor-tato sul contratto era inferiore rispetto aquello che pagavo. Anche in questocaso, però, devo dire che sempre piùproprietari di case adesso fittano concontratto, forse perché negli ultimi annii controlli sono stati maggiori».I costi si sono ridotti. «Quando ho ini-ziato l’università ˗ conclude Laura ˗ unastanza singola era fittata a 250 euro,mentre nei quartieri come Poggiofrancoa 270 – 300 euro. Ora invece l’affitto siaggira intorno ai 220-230 euro, quindi èdiminuito nel corso degli anni. Daquando mi sono trasferita al Nord possodire che è un prezzo medio-basso, con-siderando che a Torino come minimo lestanze singole sono fittate a 500 euro enella maggior parte si tratta di case inrovina e assolutamente non vivibili».Morale della favola: in questi anni glistudenti hanno dovuto affrontare la si-tuazione ma forse qualcosa sta cam-biando. Citando Stanley Kubrick: «Laverità non sta nei fatti ma nella perce-zione dei fatti».

Maila DanielaTritto

Il problema

LA PROTESTA Il muro di Link e,in alto, uno striscione esposto dastudenti

Test medicina«inutilie dannosi»C’era una volta quando gli italianipartivano per terre lontane alla ri-cerca di un posto di lavoro solo per«campare». Al seguito portavano la«valigia di cartone», salutando i pro-pri cari. Un’immagine quanto mai at-tuale. La chiamano «fuga deicervelli», ma la realtà è un’altra: ilproblema è la meritocrazia. Unesempio? Presto detto: i test truccatia Medicina. Sembra che non abbianorisparmiato neanche Bari.I ricorsi sono stati presentati dopo lapubblicazione online dei risultati del14 ottobre. Ma che cosa è successonel frattempo? Gli aspiranti camicibianchi si sono riuniti in un’assem-blea organizzata nell’aula Contento,la sede dell’associazione studentescaLink Bari. E dall’Ateneo intanto fannosapere: «Tutto si è svolto regolar-mente».Non la pensa così Luca Ieva, coordi-natore di Link Bari. «Crediamo che ilnumero chiuso rappresenti una bar-riera che va a ledere il diritto allostudio e al lavoro. I test a numerochiuso sono il sistema giusto per noninvestire sulla formazione, soprat-tutto per quanto riguarda medicina,un settore che richiede la presenzadi figure professionali». La verità è che basta poco per capirequando c’è qualcosa che non va. «Ilnumero chiuso deve consentireanche il finanziamento sulle strut-ture ˗ aggiunge Luca Ieva ˗ altrimentinon avrebbe senso». E conclude:«Anche in passato si sono verificatedelle situazioni in cui le aule nonerano idonee, addirittura diversi do-centi si sono rifiutati di fare lezionein queste condizioni. Il ricorso vabene solo se consentisse di riaprire ildibattito nazionale e il migliora-mento della qualità delle strutture edell’offerta formativa».

MDT

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gni giorno a Bari un cittadinosi sveglia e sa che troveràqualche edificio insudiciato

da scritte e che dovrà smacchiarle.Ogni giorno a Bari l’Amiu si sveglia esa che dovrà rimediare ai danni diqualche «imbecille» che la seraprima si è divertito con la bombo-letta spray. Non importa che tu siaun cittadino o l’Amiu: l’importante ècominciare a pulire. Bari è sempre più imbrattata damessaggi scribacchiati con lo spray. Pessimo biglietto da visita per unacittà dove tanti tra studenti, lavora-tori, pendolari e turisti si riversanonelle strade. Appena si esce dallastazione centrale, si possono «am-mirare» i capolavori realizzati conbombolette rosse o nere. Un vero eproprio pugno nell’occhio che siestende a macchia d’olio, dalla peri-feria al centro. Gli autori, presumibilmente ragaz-

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Scritte selvagge:baresi ora reagiteI teppisti spraytra inciviltàe ignoranza

O zini annoiati, lasciano il segno unpo’ ovunque: sull’asfalto, sui marcia-piedi, sui muretti, sulle facciate degliedifici pubblici e privati. Insomma,non risparmiano nulla se non la co-noscenza del dizionario, vista la rac-colta di frasi sgrammaticate. In Ateneo spopolano messaggi anar-chici, xenofobi, offensivi e ironici,per non parlare dei soliti disegniosceni che, sebbene suscitinograsse risate, deturpano l’ambiente. I vandali (se così li si può definire)sporcano, l'Amiu ripulisce (concalma) e i soldi di tutti i cittadinivengono spesi per rimediare all'inci-viltà di pochi, in barba anche all'ap-pello al buonsenso del sindacoDecaro con la sua campagna «Bariper Bene». É un circolo vizioso ormai entrato

nella routine e di cui (quasi) nes-suno si interessa. Nessun luogo è alsicuro dai teppisti delle scritte, nem-

meno le altre grandi città universita-rie come Bologna, Milano, Roma eNapoli. La piaga dei grafomani attra-versa in lungo e in largo tutta la dor-sale appenninica italiana. Eppure la differenza tra il capoluogopugliese e tutte queste città è che lìla soluzione al problema parte dalbasso: sono gli stessi studenti, ar-mati di pazienza, vernice e pennellia rimuovere, spesso e volentieri, lefrasi deturpanti, bruciando sultempo l’Università e la pubblica am-ministrazione. Qui, invece, tutti si la-mentano ma la situazione restainvariata e indecente. Rimedi? Intensificare i controlli,anche con la videosorveglianza nellearee più a rischio. Ma seguire il pro-prio senso civico e rimboccarsi lemaniche, sarebbe già un buonpunto di partenza.

Graziana Capurso

Vandalismo

«Maddy vuoi sposarmi?»«Per ora pulisci»

Come dimenticare la scritta «Maddyvuoi sposarmi?» che campeggiava inestate sul molo Sant’Antonio?Il giorno prima delle nozze Saverio,25 anni, aveva scritto sul muro la suaproposta di matrimonio con lo spray.Il promesso sposo, sorpreso dai vigiliurbani, è stato multato e pubblica-mente sbeffeggiato su Facebook:«Speriamo che il novello sposo abbiarisparmiato sui confetti». Così ha iro-nizzato il sindaco Decaro, invitandopoi gli sposini a ripulire. L’invito, lanciato sui social, è stato accolto dalla coppia che dopo i fe-steggiamenti, muniti di spazzoloni,secchi e detersivi ha cancellato lascritta, lasciando immacolato il molo.

I SEGNI Scritte su Palazzo Chiaia Napolitano e in Via Manzoni

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iente più aree coperte e piantealte nelle piazze: possono fun-gere da covo per nascondere

attività illecite. Aumentare la vi deo -sorveglianza e l’illuminazione nellearee più buie. Sono le conclusioni del-l’intesa tra amministrazione comunalee la questura di Bari. L’obiettivo è unariqualificazione degli spazi adiacentialla zona universitaria. Un’area consi-derata dal questore, Antonio De Iesu,<<cuore pulsante della città>>.L’attenzione è massima nelle zone dipiazza Cesare Battisti, in piena areaAteneo, e piazza Umberto, la piazzapiù famosa del borgo murattiano, con-siderata da molto tempo preda del de-grado e della criminalità.La loro naturale conformazione, per lapresenza di piante e gazebo, impedivadi inquadrare gli spacciatori e di con-seguenza si favorivano attività illecite.<<Le piazze devono essere fruibilicome occasione di incontro. Per nonaverle vuote si è deciso di renderlemeno appetibili a chi vuole compiereatti illeciti. Ora è tutto più aperto e il-luminato in modo che la città sia piùutilizzabile nel massimo rispetto della

Sicurezza, parla il questoreSpazi aperti, telecamere e illuminazione in zona universitaria

N

movimentazione di qualsiasi colore edetnia>>, dichiara il questore.Sono stati disposti presidi fissi di forzedell’ordine in piazza Cesare Battisti e inpiazza Umberto da parte della que-stura e un’ordinanza anti-bivacco nellepiazze da parte dell’amministrazioneDeCaro. Rimedi decisi dopo un episo-

dio avvenuto proprio in zona Ateneo:un’aggressione ad un carabiniere inborghese.Le zone frequentate da studenti non silimitano al centro della città. Per lazona del Campus universitario di viaAmendola e per il Dipartimento diEconomia a Poggiofranco sono previstipresidi delle forze dell’ordine che rien-trano nel normale controllo del terri-torio.Antonio De Iesu è stato anche que-store di Salerno, rinomata città univer-sitaria. Lì, la città studi è a 10chilometri al di fuori del centro citta-dino, a Fisciano. <<Il campus di Fi-sciano è una vera e propria cittadellaed è un raffinato esempio di tecnolo-gia. C’è un presidio delle forze dell’or-dine che svolge attività informativaper la sicurezza pubblica del luogo. ABari, invece, l’università è all’internodella città per cui la sicurezza rientranel piano di controllo del territorio>>,conclude il questore di Bari.Lontani dalla vita cittadina per poterstudiare in santa pace?

Tommaso Felicetti

Ma non basta l’intervento del poliziottoSulla riqualificazione delle piazze inaree universitarie risponde il Comi-tato di Piazza Umberto, area adia-cente all’Ateneo. Lorenzo Scarcelli,portavoce del Comitato, esprime lesue convinzioni: <<Piazza Umbertodeve essere frequentata da tutti: fa-miglie, studenti, immigrati. Nonbasta l'intervento del poliziotto,sono necessari interventi culturali esociali>>.<<Il problema della sicurezza delle

zone universitarie è un problemache di certo non si risolve con le ca-mionette delle forze dell'ordine>>,racconta una studentessa di psico-logia all’università. <<La zona stu-dentesca sarebbe più sicura se fossepopolata da studenti. Qualche tele-camera e qualche carabiniere non

risolvono il problema. Se le aule stu-dio fossero aperte fino a tarda serae i trasporti fossero adeguati, il mu-rattiano sarebbe un luogo fulcro pergli studenti. La democrazia nascenelle zone universitarie. E invecesono tutto fuorché democratichecon provvedimenti autoritari innome di un illusoria sicurezza>>, in-calza la futura psicologa.Per un dipendente dell’Università diBari le situazioni pericolose sono piùche ordinarie: << “A Bar l wagneddso sfottut. I tia disc nan è na bellacos” dicevano i Suoni Mudù (gruppomusicale barese). Di gente strana negira qui intorno: tossici, pervertiti,ladruncoli ma è normale, siamo aBari >>.

T. F.

Emergenza

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IL QUESTORE Antonio De Iesu

P.ZZA BATTISTI L’area universitaria

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l quarto piano di palazzo Chiaia-Napolitano, la sede più nuovadell’Università Aldo Moro di

Bari, da settimane manca la carta igie-nica in tutti i quattro bagni. Studenti edocenti sono costretti a portare con séi fazzoletti di carta. In alternativa pos-sono scegliere di percor-rere un’ulteriore rampadi scale per arrivare alquinto piano e utilizzarnei servizi igienici. Se nonfosse che nei bagni delquinto piano, la cartaigienica non c’è mai stata,così come non c’è l’ombradi un portarotolo.Semplice dimenticanza otriste routine? Basta fareuna passeggiata nei corri-doi dei cinque piani delprestigioso palazzo di viaCrisanzio, per capire chel’aspetto moderno e im-ponente dell’edificio siscontra con evidenti pro-blemi di igiene.I cestini dei rifiuti nei vari uffici e aulesono stracolmi da giorni. Quando ven-gono svuotati, non si sostituiscono isacchetti e diventano così inutilizzabili.Nell’aula multimediale del quartopiano, sede del Master in Giornalismo,

c’è una grossa macchia untuosa suuno dei tavoli. É lì da oltre un mese,insieme a un grosso bidone stracolmodi vecchi quotidiani e ormai troppopesante per essere trasportato alpiano terra nel cassonetto della rac-colta carta.

Quando si convive con situazioni delgenere si tende ad attribuire la colpa achi, nello specifico, dovrebbe occu-parsi di mantenere gli ambienti puliti.La signora T. è una dei tre addetti cheogni mattina alle 7.30 provvedono alle

pulizie dei cinque piani dell’edificio.<<Siamo consapevoli di non essere ingrado di fornire tutti i giorni un servi-zio di pulizia adeguato. Ogni piano delpalazzo ha circa venti stanze, tra uffici,aule e servizi igienici. Io e i miei duecolleghi abbiamo un contratto di due

ore e mezzo al giorno,alle 10 andiamo via equel che è fatto è fatto.Ci manca il tempo perpulire tutti e cinque ipiani>>. Non ne parliamo del pe-riodo delle sedute di lau-rea. <<Quando arriva lasettimana delle procla-mazioni - continua la si-gnora T. - non riusciamonemmeno a passare ve-locemente lo straccio. Glistudenti hanno l’abitu-dine di festeggiare lan-ciando i coriandoliall’interno dell’audito-rium o nell’atrio al pianoterra, lasciando i pavi-

menti sporchi, addirittura aprendo glispumanti e abbandonando le botti-glie. Se utilizzo le mie due ore e mezzodi lavoro per eliminare i postumi deifesteggiamenti, come faccio a pensareal resto dell’edificio?>>

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“Pulire i bagni? Ci manca il

A

Inchiesta

Uniba, gli addettialle pulizie: “Due ore e mezzo non bastano per cinque piani. Scioperare? Inutile e dannoso”PALAZZO CHIAIA-NAPOLITANOBagni sporchi e trascurati e strade circostanti con i coriandoli residui dai festeggiamenti per le lauree

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Gli studenti: “É anche colpa nostra”La triste abitudine alla sporciziaFederico frequenta il terzoanno della facoltà di Letteredell’Università di Bari. Ognigiorno dopo pranzo va inbagno a lavarsi le mani ed ècostretto a utilizzare il bagnodelle ragazze. In quello degliuomini non solo non c’è il sa-pone, non è previsto nean-che un dispenser o undosatore. <<A Roma si diceche l’uomo vero “ha dapuzzà”, ma anche noi ab-biamo il diritto di lavarci lemani>>, ironizza il ragazzo. Iproblemi di igiene dell’ate-neo barese non si limitanosolo al nuovissimo palazzoChiaia-Napolitano. A dettadegli studenti, anche le altrefacoltà manifestano impor-tanti carenze igieniche. Saraè una studentessa all’ultimoanno di Giurisprudenza, ras-segnata al fatto di vivere gran partedelle sue giornate nella sporcizia.<<Sono una pendolare, la mia convi-venza con la scarsa igiene cominciaogni mattina sul treno, dove evito diandare in bagno, ad esempio. La si-tuazione in facoltà, tuttavia, non è mi-gliore: le aule sono piene di polvere,una condizione non piacevole per chicome me soffre di allergia. Alcune toi-lette sono in condizioni scandalose:sanitari obsoleti, macchie evidenti. Lascorsa estate ho trovato uno scarafag-gio morto sul pavimento>>. Pochi giorni fa nella facoltà di ScienzePolitiche studenti e docenti hanno af-frontato un’emergenza: nel giro diuna settimana si sono rotte tre voltele tubature dei bagni, allagando aulee corridoi e rilasciando un odore nonpiacevole in tutto l’edificio. Trala-sciando il capitolo sulla sicurezza deilocali dell’Università, il problema al-l’impianto fognario ha costretto gliaddetti alle pulizie a trascurare il la-voro ordinario. Causando ovviamentedisagi e lamentele da parte degli stu-denti: <<I bagni delle donne al pianoterra sono sporchi da più di una setti-mana. Noi paghiamo le tasse ancheper avere adeguati servizi di pulizia.L’Università deve provvedere>>.Di tutt’altro tono le parole di Chiara,

studentessa all’ultimo anno del corsodi laurea magistrale in Editoria e Gior-nalismo: <<La colpa di questo scem-pio con cui conviviamo è solo di noistudenti. Secondo me il vero pro-blema è che nel tempo noi giovani cisiamo abituati a vivere in scarse con-dizioni igieniche. Non facciamo piùcaso alla carta per terra, al mozziconedi sigaretta sulle scale, alla scritta sulmuro, al gabinetto sporco. Lo dimo-strano - continua Chiara - i comporta-menti di alcuni studenti, che silamentano per la scarsa igiene e poimangiano nelle aule e abbandonanoi resti del pranzo sui banchi, consape-voli del fatto che passerà qualcuno agettarli via. Troppo spesso vedo per-sone che non rispettano gli ambientiin cui trascorrono gran parte del lorotempo. Non saprei dire se è una que-stione di pigrizia o di irresponsabilità:so solo che le stesse persone non sicomportano allo stesso modo nelleloro case e basterebbe davvero pocoper avere locali più puliti e vivibili>>.Non è fondamentale dare la<<colpa>> all’Università o agli stu-denti. Ma il disagio è condiviso e oltrea un aumento della collaborazione daparte degli universitari, meriterebbepiù considerazione anche da partedegli organi competenti. (B. C.)

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tempo”

Senza dubbio, se gli studenti rispettas-sero gli ambienti, ci sarebbero van-taggi sia per loro stessi, che lifrequentano, sia per chi si occupa ditenerli puliti. Ma il problema è che isoldi stanziati dall’università per il ser-vizio di pulizia riescono a coprire solotre contratti da due ore e mezzo cia-scuno. Un tempo non sufficiente a ga-rantire un’igiene adeguata. <<La dittaper cui lavoriamo ha il contratto conl’Università fino a febbraio 2016 - con-tinua la signora T. - ma noi non pos-siamo andare avanti con lo stipendioproporzionato a un contratto da dueore e mezzo al giorno. Stiamo pen-sando a uno sciopero, anche se sa-rebbe solo dannoso, oltre che inutile.Lasceremmo gli ambienti in uno statoancora peggiore e non avremmo risul-tati, dal momento che a febbraio su-bentrerà un’altra azienda. Si sa, inItalia queste cose vanno così>>.Nel frattempo, però, i bagni conti-nuano a restare sporchi e gli addettialle pulizie faticano ad arrivare a finemese. Vittime di un sistema cheignora chi è costretto a trascorreregran parte della sua giornata in quelleaule e che preferisce spendere i soldiin altro modo, piuttosto che acqui-stare una confezione di carta igienica.

Bianca Chiriatti

ATENEO I cestini dei bagni stracolmi

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ritardi dei treni che viaggiano da eper Bari rappresentano un pro-blema per quanti si spostano ognigiorno per lavoro o per studio.

Nelle ultime settimane la questione ètornata d’attualità con il furto di 1300metri di cavi di rame. È avvenuto nellanotte tra il 12 e il 13 ot-tobre nel tratto ferro-viario tra Bitonto eTerlizzi e ha creato nu-merosi ritardi e sop-pressioni di corse.Eppure, nonostanteepisodi del genere, leFerrovie del Nord Ba-rese sono al lavoro permigliorare i servizi ero-gati e per produrne dinuovi, come ha dichia-rato il direttore di eser-cizio, Michele Ronchi:<<I treni puntuali nonsono soltanto quelli cheviaggiano in perfettoorario, ma anche quelliche accumulano un ritardo inferiore aicinque minuti. Attualmente la puntua-lità dei nostri treni è stimata intornoal 94% e quest’anno intendiamo por-tarla al 95%. Da questo calcolo ver-ranno esclusi i casi di ritardi dovuti acause esterne. Penso, ad esempio, a

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Più servizi per i pendolari

I furti come quello del 13 ottobre o alforte maltempo>>.La causa principale dei ritardi, prose-gue l’ingegner Ronchi, è il gran nu-mero di treni che affollano il trattoferroviario che va dalla stazione BariCentrale a quella Fesca San Girolamo:

<<Questo tragitto - spiega - copre unadistanza di circa quattro chilometri edè un vero e proprio collo di bottiglia.Numerosi treni si ritrovano a viaggiaresu un unico binario, con conseguentiritardi nelle corse>>. La corsa che faregistrare il maggior numero di ritardi

è quella che termina a Bari Centralealle 8.34: <<Purtroppo quel treno ar-riva in concomitanza con altri quattroche nella stessa fascia oraria partonoda Bari e così, per permettere il lororegolare deflusso, lo si “sacrifica”. Adire il vero questa politica andrebbe

evitata, ma è l’unicomodo per non generareritardi nelle corse suc-cessive>>.Il rimedio, tuttavia, po-trebbe arrivare grazieall’introduzione di unnuovo binario apparte-nente alla Rete Ferro-viaria Italiana (RFI,gruppo Trenitalia):<<Dal prossimo annopotremo utilizzare unbinario della rete nazio-nale. Partirà da Fesca-San Girolamo eterminerà sul binario 5Ovest della stazioneBari Centrale. Grazie ad

esso potremo produrre più serviziportando avanti quella che negli ul-timi anni è stata la mission del-l’azienda>>.Il tutto, ovviamente, al netto di ladri dirame o aspiranti tali.

Vincenzo Murgolo

Trasporti

Furti di ramee colli di bottiglia.Ma le Ferrovie del Nord Barese non intendono mutare i propri programmiI SERVIZI La nuova scala mobiledella stazione Bari Centrale (a si-nistra), l’interno di un vagone (adestra) e pendolari in viaggio perBari (sotto)

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Il futuro del Nord barese nelle mani della FerrotramviariaPiù corse, stazioni, sicurezza e comfort per lo sviluppo La Ferrotramviaria guarda al futuro, e con essa lo fa pureil territorio. Gli obiettivi della compagnia possono signifi-care sviluppo. Più servizi, nuove stazioni, aumento dellasicurezza e crescita dei comfort gli argomenti caldi.Tutte tematiche sviscerate nella chiacchierata con l’Ing.Michele Ronchi, direttore di esercizio delle Ferrovie delNord Barese, che ha indicato anche i tempi di molte delleopere in corso ed espresso a chiare lettere il diktat socie-tario: «Crescere». Anche a danno temporaneo e parzialedell’agognata efficienza.Di fatti, le problematiche del servizio odierno, altro nonsono che il risultato di questa politica. Una linea che hapermesso di portare da 70 a 192 le corse giornaliere. Av-vicinando sempre di più la gente al capoluogo pugliese. Inprimis, ci sarà un aumento dei mezzi: entro dicembre, in-fatti, entreranno in servizio tre elettrotreni gialli.Poi, ad aprile 2016, ci sarà l’attivazione del sistema Smct(sistema di controllo marcia treno). Inizialmente, la primatratta automatica sarà Bari-Bitonto. Ciò permetterà aitreni di dialogare con l’infrastruttura, a cui comunica lavelocità e che impone alla locomotiva di rispettare dei li-miti. Così lieviterà il tasso di sicurezza dei viaggi.Ancora, tra marzo ed aprile 2016, aprirà la stazione An-dria Sud. Il discorso sulla città federiciana, però, è ben piùesteso: quello della nuova stazione è solo il primo passodi un percorso che vedrà la compagnia risolvere l’annosa

questione del passaggio a livello che quotidianamente in-tasa il traffico veicolare. Non lontano dall’Ospedale.I lavori di interramento cominceranno nel 2017, quandoverrà aperta anche la stazione di Andria Nord. In quel pe-riodo, mentre la stazione centrale sarà fuori uso, verràistituito un servizio navetta che farà da spola tra quellameridionale e settentrionale, dando comunque ai pendo-lari la possibilità di transitare regolarmente da Andria.Inoltre, da settembre 2016, la Ferrotramviaria aprirà unbinario sulla rete nazionale: il 5° ovest, che permetterà diavere il doppio binario da Fesca a Bari ed aumentare ulte-riormente i servizi. E non è finita qui, perchè sono già incorso i lavori per raddoppiare il binario nella tratta Ruvo-Corato, con l’intento di arrivare in futuro fino a Barletta.Un altro passaggio cruciale è quello di Cecilia, nuova fer-mata che sarà aperta a giugno 2016. Questa mossa per-metterà di avere il doppio binario anche sul quartiere SanPaolo, aumentando i treni anche lì. E accrescendo la pos-sibilità di cadenzare il traffico dei treni, un obiettivo chel’azienda punta a raggiungere sull’intera tratta. Per ultimo, l’aumento dei comfort. Più corse domenicali,rete Wi-fi e piattaforma video con news aggiornate ogni30 minuti a bordo. Tutti obiettivi futuribili, che lascianointravedere un domani migliore per il Nord barese.

Luca Losito

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LA FERMATA Elettrotreno giallo della Bari nord in stazione ad Andria

Selfie dei 50 anni4 premi in palioBari Nord in festaUn selfie peri 50 anni della Bari-Bar-letta, l‘azienda si tiene al passo coitempi e mette in palio quattro premiper i pendolari che riusciranno a ri-cevere il maggior numero di like.Armatevi di smartphone e tanta pa-zienza: c’è tempo fino al 30 novem-bre per inviare lo scatto perfetto suitreni Bari nord (in tutto, ognuno nepuò inviare tre al massimo) ed am-bire ad uno dei premi. Il primo è unabbonamento di libera circolazionedi sei mesi, il secondo di tre mesi edil terzo di un mese. L’eccezione la fa ilquarto premio, che comunque varràuna macchina digitale Nikon Coolpix.Un’iniziativa curiosa e simpatica, inpiena linea con l’era social. La parte-cipazione è gratuita ed è sufficientecollegarsi al sito della Ferrotramvia-ria per entrare nella competizione.

L. L.

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rogettata nel 1986, avvio ai la-vori nel 1989. Ferma per 20anni, fino al 2013. La metro Bi-

tritto-Bari è un progetto che sarebbedovuto nascere quest’anno, il 31 di-cembre 2015. <<Sarebbe>>, sì, perchéla nuova previsione del presidentedella Fal, Matteo Colamussi, parla “delprimo semestre del 2016” in quantocondizionati da alcuni ostacoli lavorativilegati al territorio. Ma non solo. Il primo progetto prevedeva una linea adoppio binario. Dalla Bari-Matera apoco oltre la fermata del Policlinico.Questa nuova ferrovia avrebbe assicu-rato 3 fermate intermedie: Lamasinata-stadio, la seconda SantaRita-Carbonara, la terza Loseto. Lanuova linea doveva assicurare un servi-zio metropolitano suburbano. Avrebbecioè garantito un rapido spostamento dimassa delle persone nelle città moltoestese dai quartieri distanti, fra loro otra esse. Il primo stop dei lavori neglianni Novanta. Perché? Un contenzioso

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Metromai nataha già un quartodi secoloCosa è successo?Il presidente delleFerrovie AppuloLucane, MatteoColamussi, fa lucesul caso: nel 2016sarà completa

P fra l’impresa che voleva realizzarel’opera e lo Stato, una controversia do-vuta alla legge 910/86. Dal 2001 al 2010le Ferrovie Appulo Lucane hanno cer-cato di risolvere la controversia che por-tava ad un continuo spreco di soldi,data la maturazione degli interessi daparte della banca nei confronti del-l’azienda appaltatrice. Nel 2010, risoltoil contenzioso con la nuova presidenzadi Matteo Colamussi, le Fal hanno ri-chiesto il rifinanziamento del progettoalla Regione Puglia, ricevendo inoltrefondi europei e con l’appalto dei lavoriattribuito alla famiglia Matarrese. Sca-vando dopo 20 anni ci si è resi conto delcambiamento del territorio. Una seriedi attraversamenti non mappati del-l’Amgas, Fastweb, tralicci, una delle con-dotte d’acqua più importanti della città,che non esistevano nel 1986, hanno oc-cupato in questi anni quella parte dellacittà isolata. Un po’ la stessa idea di al-cuni nomadi e pastori che stazionavanoli. <<E’ la tipica storia italiana prigio-

niera della democrazia e non della man-cata volontà di realizzare - dice Cola-mussi- lo racconterò in un opuscolo amie spese non appena tutto sarà com-pletato. E lo completeremo>>. Il pianodi esercizio prevede un servizioTrain&Ride con parcheggi custoditi e bi-glietto unico. Una modifica al binario dadoppio ad ordinario, e quindi un servi-zio a spola, cioè il treno non può andarein coincidenza di percorso. Per questo èattesa una corsa ogni 30 minuti. Ci sonopochi soldi per aggiungere più viaggi, eper lo stesso motivo tra le fermate delprogetto iniziale non è più compreso lostadio. Le nuove fermate prevedonoBari centrale, Carbonara , Loseto e Bi-tritto. Lo stadio è stato eliminato perchéè troppo costoso riqualificare quel-l’area, in particolare il percorso dalla fer-mata distante 800 m dall’ingresso dellostadio. <<Il tracciato prevede una possi-bile fermata, molto farà anche la sortedella squadra>>.

Annarita Amoruso

Il caso

CANTIERE LOSETO. Nel 2013In alto, la situazione nel 2015

Appulo Lucane:la carta d'identitàPersonale in servizio-> 573 unità Comuni serviti-> 15Popolazione interessata-> 679.000Lunghezza rete-> 183 kmStazioni e fermate-> 42Parco automotrici-> 24Parco vetture-> 15Treni-Km offerti -> 1.408.193

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ono lontani i tempi in cui glistudenti si lamentavano delservizio mensa dell’Università

degli Studi di Bari. Ora, dopo anni diproteste e mal di pancia, sembra chesia giunto ad un livello di decenza ac-cettabile, seppur con qualche man-canza.«Ho trovato che i primi e i secondisiano buoni», ci racconta Pier, unostudente di agraria, di Castellaneta,«ci sono sempre tre primi e tre se-condi. L’unico problema è che rara-mente ci sono secondi adatti ad unaalimentazione vegetariana». Questocausa, ai sempre meno consumatoridi carne, la rinuncia del secondo.«La qualità dei pasti è buona», conti-nua Pier, «anche se questo non valeper alcuni tipi di frutta, perché pro-dotti con un’agricoltura troppo in-tensiva». Proprio nelle menseuniversitarie, invece, viene “sponso-rizzata” un’agricoltura biologica e piùsostenibile.E il dolce? «I dolci sono quasi sem-pre in busta. Anche quella è una ca-renza: se ci fosse un dolce fatto incucina il servizio sicuramente sa-rebbe migliore».

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Piatti buoni, file lungheMense universitarie troppa carnepoco vegetariano

S

Strutture pulite e sorvegliateil servizio alloggi funzionaStudiare lontano da casa senzaspese: si può. E’ quello che ac-cade a Bari dove gli studentifuori sede dell’Università pos-sono usufruire di una serie diservizi collaterali allo studio chefavoriscono la formazione.Uno di questi servizi è l’alloggio:5 collegi (oltre 1000 posti letto)sparsi in tutta la città che per-mettono agli studenti di evitaredi pagare folli affitti per “stare sulposto” e non fare centinaia dichilometri al giorno.Strutture moderne, confortevoli,sicure, permettono a studenticome Andrea di non pesare ec-cessivamente sulle spese fami-liari.«All’inizio pagavo molto - rac-conta il ragazzo - solo per fareavanti e indietro, senza contare ilfatto che dovevo pagare anche da man-giare. Ora, tra mensa e alloggio, le spesesono ridotte all’osso».I requisiti sono buoni voti e redditobasso. I più fortunati (cioè quelli che vin-cono anche la borsa di studio) ricevonoin modo gratuito l’alloggio, gli altri de-vono pagare 50€ mensili (cifra che nonha paragoni con gli affitti del capoluogopugliese).Le strutture offrono stanze doppie e tri-ple per gli studenti della triennale, e sin-gole per quelli della magistrale.

L’accoglienza

Le pulizie vengono svolte tutti i giorni esono molto accurate, considerando chele stanze offrono il mobilio essenziale peruno studente. La sicurezza è molto ri-gida: il coprifuoco è previsto alle 23 insettimana e alle 4 nel week-end.«Sicuramente sceglierei di nuovo di iscri-vermi all’università di Bari - conclude An-drea -. E lo consiglierei anche a tutti glialtri studenti fuori sede».Solo un consiglio: non aspettate che altrivi diano le informazioni: cercatevele. A Bari funziona così. (D. I.)

Le cose son migliorate parecchioanche dal punto di vista igienico: «Lapulizia nella mensa è buona. I tavolisono puliti. Un po’ traballanti, madecenti. Gli operatori usano semprecuffia e guanti e sono molto attentialla pulizia».Un problema che invece persiste eaumenta, invece, è quello del sovraf-follamento. In tutta Bari ci sono soloquattro strutture dedicate al serviziomensa e spesso la fila per prendere ipasti dura anche 35-40 minuti, cau-sando non pochi disagi agli studenti:«Nelle ore di punta la fila è lunghis-sima e arriva sino all’esterno. Non è

l’attesa che crea problemi, ma il fattoche, se ho solo mezz’ora di pausa frauna lezione e l’altra e devo fare 25minuti di fila, poi ho solo 5 minutiper pranzare e tornare a lezione. Di-venta insostenibile. Giusto il venerdìe nel week-end, quando i fuori sedetornano a casa, può capitare anchedi non trovare fila».I costi sono accessibili a tutti: dalpranzo gratuito a massimo 5 europer studente. La situazione, tutto sommato, è posi-tiva ma migliorabile.

Davide Impicciatore

MENSE L’interno della “CUM” ALLOGGI Via Camillo Rosalba

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