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 06/04/2012 - Antinoo morte e trasfigurazione della prima icona gay L'Antinoo Farnese, un marmo alto due metri, dal Museo Archeologico di Napoli Una mostra celebra il bellissimo giovane amato dall’imperatore Adriano e annegato nel Nilo. Un suicidio? Un omicidio? O un festino finito male? SILVIA RONCHEY roma “Antinoo era greco, ma l’Asia aveva prodotto sul suo sangue un po’ acre l’effetto della goccia di miele che rende torbido e aromatico un vino puro», ha scritto Marguerite Y ourcenar in quell’ineffabile falso novecentesco che sono le Memorie di Adriano. «Mi stupiva l’aspra dolcezza, la devozione torva che impegnava tutto il suo essere», fa dire al maturo imperatore. E ambienta l’incontro con il futuro giovane amante in una villa di lusso, sul bordo di una piscina sfiorata «dalla  brezza della Propontide». Dopo sei anni di tormentata e trasognata convivenza, fu in un altro viaggio in Oriente che Antinoo morì, annegato nel Nilo. Suicidio? Omicidio? Delitto passionale? Sacrificio spontaneo, in irrivelabili pratiche esoteriche? Commesso forse per allungare la vita al superstizioso imperatore, come suggerisce Aurelio Vittore? O fu un incidente, un’overdose di magia, uno scabroso rituale, un festino finito male? «Incoronato di pesanti boccioli di loto, è apparso sulla prora del battello di Adriano, gli occhi fissi nel verde torbido Nilo», avrebbe scritto Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray, cui diede i suoi tratti, le labbra voluttuosamente tumide, i bei riccioli. Dalla metà del Settecento, dopo che Winckelmann, osservandolo nel rilievo della collezione del cardinale Albani, lo aveva identificato con l’ideale assoluto di bellezza greca, la sua effigie immune dal tempo si sarebbe propagata, diventando la prima e più universale icona ga y . Scriverà Flaubert: «Cantami della sera odorosa in cui udisti / levarsi dalla barca dorata di Adriano / il riso di Antinoo e per placare la tua sete lambisti / le acque e con desiderio guardasti / il corpo  perfetto del giovane dalle labbra di melograno».

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06/04/2012 -

Antinoo morte e trasfigurazione della prima icona gay

L'Antinoo Farnese, un marmo alto due metri, dal Museo Archeologico di Napoli

Una mostra celebra il bellissimo giovane amato dallimperatore Adriano e annegato nel Nilo. Un suicidio? Un omicidio? O un festino finito male?SILVIA RONCHEY roma Antinoo era greco, ma lAsia aveva prodotto sul suo sangue un po acre leffetto della goccia di miele che rende torbido e aromatico un vino puro, ha scritto Marguerite Yourcenar in quellineffabile falso novecentesco che sono le Memorie di Adriano. Mi stupiva laspra dolcezza, la devozione torva che impegnava tutto il suo essere, fa dire al maturo imperatore. E ambienta lincontro con il futuro giovane amante in una villa di lusso, sul bordo di una piscina sfiorata dalla brezza della Propontide. Dopo sei anni di tormentata e trasognata convivenza, fu in un altro viaggio in Oriente che Antinoo mor, annegato nel Nilo. Suicidio? Omicidio? Delitto passionale? Sacrificio spontaneo, in irrivelabili pratiche esoteriche? Commesso forse per allungare la vita al superstizioso imperatore, come suggerisce Aurelio Vittore? O fu un incidente, unoverdose di magia, uno scabroso rituale, un festino finito male? Incoronato di pesanti boccioli di loto, apparso sulla prora del battello di Adriano, gli occhi fissi nel verde torbido Nilo, avrebbe scritto Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray, cui diede i suoi tratti, le labbra voluttuosamente tumide, i bei riccioli. Dalla met del Settecento, dopo che Winckelmann, osservandolo nel rilievo della collezione del cardinale Albani, lo aveva identificato con lideale assoluto di bellezza greca, la sua effigie immune dal tempo si sarebbe propagata, diventando la prima e pi universale icona gay. Scriver Flaubert: Cantami della sera odorosa in cui udisti / levarsi dalla barca dorata di Adriano / il riso di Antinoo e per placare la tua sete lambisti / le acque e con desiderio guardasti / il corpo perfetto del giovane dalle labbra di melograno.

Per volont dellaffranto Adriano, con amorosa forzatura della consuetudine rituale greco-egizia riservata alla morte per acqua, Antinoo fu divinizzato. Se limperatore lo vide in una stella, ancora oggi intrappolata fra gli artigli dellAquila celeste, la storia ne fece una star. Si trasform in Attis, il giovinetto dal cui sangue erano sbocciate viole e il cui corpo era rimasto intatto per volont della dea Cibele. Anche la sua bellezza sopravvisse alla morte. Leco marmorea del corpo di Antinoo si propag dai tondi adrianei ancora incastonati nellArco di Costantino alle colonne tortili dellAntinoieion, la tomba-tempio recentemente portata alla luce nella Villa Adriana, dove oggi si apre la mostra curata, come il catalogo Electa, da Marina Sapelli Ragni, soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio. Antinoo fu anche Adone e Narciso, fu Ermes, perch ogni mistero si coronava in lui: di edera e grappoli, alloro e spighe, aghi di pino e pigne che lo consacravano alla madre terra, o leloquente papavero, il fiore di Demetra, il simbolo della vita-in-morte e morte-in-vita raggiunta nellebbrezza e nei misteri. Indoss lhimation a Eleusi. Fu Apollo, come vediamo nella statua di Leptis Magna, che lo raffigura col tripode delfico, o in quella ritrovata proprio a Delfi a fine Ottocento. Ma anche Dioniso, come nellAntinoo di Londra o in quello di Cambridge oltrech al Vittoriale. Perch lapollineo e il dionisiaco in lui si componevano con la perfezione della tragedia greca. Fu un pastore, un satiro, quasi un ermafrodito nel sensuale Antinoo Grimani, dalle insuperabili natiche perfettamente tornite. Fu Osiride, il dio egizio che nellacqua del Nilo muore per poi rinascere. Al luogo in cui anneg, e in cui ancora oggi fanno scalo le crociere dei turisti sul Nilo, fu dato nome Antinoupolis, la citt di Antinoo. Se allAntinoo Capitolino ispirato il meraviglioso Antinous di Mapplethorpe, non manc di onorarlo il vigoroso culto dei Papi: lobelisco a lui dedicato, con iscrizioni geroglifiche, ritrovato nel Cinquecento, fu innalzato da Pio VII sul Pincio e ancora oggi i passanti e gli amanti di qualsiasi sesso possono onorarlo. Adriano muliebriter flevit, pianse come una donna, riporta lHistoria Augusta. La morte del bellissimo efebo il cui nome era un omen (Anti-noos, colui che si oppone, un diverso) fu una tragedia che sar inscenata pi e pi volte nei riti e nei misteri della Roma antica e in quelli della letteratura, da Dione Cassio ai Padri della Chiesa, da Boccaccio a Shelley, da Balzac a Flaubert, da Proust a Barthes, da DAnnunzio a Mann, da Pavese a Pasolini, passando per i versi di Rilke e Kavafis, fino a Pessoa: Ti eriger una statua che sar / nel futuro prova incessante / del mio amore, della tua bellezza e del senso / che la bellezza d del divino. Nella Villa Adriana in cui limperatore moltiplic allinfinito, come magnifici fantasmi, i simulacri dellamato, la sua immagine si offre oggi in oltre cinquanta ritratti scolpiti nel marmo bianco, come il busto di Tivoli o quello della collezione Boncompagni-Ludovisi, o nel bronzo, come nel ritratto cinquecentesco di Guglielmo Della Porta, o nella quarzite rossa, come lAntinoo-Osiride di Dresda, proveniente dalla collezione Chigi. Il suo volto meduseo si incide nelle monete, nellonice e nella corniola dei gioielli, nelle piastre votive in terracotta di Aquileia. Ovunque si replicano gli obliqui occhi assorti nella nostalgia dellattimo, in cui Thanatos gi dimora insieme a Eros.