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PressNewsanno V n°9 - ottobre 2011

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PIE!

Ciao Pè!Ciao Renà! Come t’adé jite le vacanze ?Dato che lu tempu ancò tene, che ne diristi de rpijià la vecchia abitudine de ji affà un bellu jiru a piedi ?Sci, sci, cuscì putimo ottene’ du’ cose: la prima, un beneficiu pe’ la salute; la seconda, putimo apprezzà li mijioramenti che nel frattempo ade’ stati fatti a lu paese da chi commanna !Scordatelo, Pè !Perchè hai da esse sempre lu solitu disfattista ?!Perchè agghio pututu costatà che non adé stato fatto gnente Pè. Tené armeno, un pò in ordine, lu paese, ma visto che stimo qui, adesso te faccio vedé una delle tante cose che sta a ji in malora.Ma quissu adé lu “parcu” isola d’Istria !Scii, quissu adé lu “parcu” Isola d’Istria. Ma, no’ lo vedi come adé

ridotte le panchine: tutte le tavole o scheggiate o spezzate o addirittura divelte e de diverse panchine c’è rmasti solo li sostegni de ferro che rappresenta un piriculu anorme pe’ le creature che pe’ jiocu va correnno qua e la.Guarda un pò allora li tumbì de cemento e quilli de ghisa che scappa su da lu pratu più de quattro diti e se quarche criatura ce ne nfroscia sopre come minimo se roppe la testa. Pe’ non parlà de li jiochi de legno che va lascenno le schegge a tuttu spianu.Quissu adé lu fruttu de la manuntenziò che duvria esse fatta con “costanza” mentre invece “quissi” no la fa manco co’ “Maria”.Non te crede che quilli do’ vaco co lì nipoti adé ridutti mejio, parlo de li jiardì de piazzale Europa, do’ perfino la recinzio’ che duvria esse sicura, sta caschenno a pezzi e le panchine

ade’ state scarpete con tutta la base de cemento che tinia per terra e adé state portate da n’antra parte, compresu lu tavulì anche issu de cemento. Oh, s’adé fatto tardi, ce conviene ji a casa !Sci, ma statte accortu a non passà per viale matteotti perchè, data l’ora de punta, se pocu, pocu te duissi da sintì male e doesse intervinì lu 118, poli spettà fino a Natale dato l’ingorgu che se crea sempre e che non se rtroa un busciu pé fa passà l’ambulanza (come pure pompieri o carabinieri).Tu la vedi cuscì, ma pensa mpo’ alla fregatura che pijiria chi doesse rapinà la vanca Nazionale del Lavoro che, costrettu a fà la fila, o se fa arrestà o scappa via a piedi speranno che le forze dell’ordine c’abbia perdaero li ... “piedipiatti”!Sai che te dico? Che te lo dico come ormai è d’usu, amodu mia.

Che bellezza passeggiare pé li parchi a Tulintìe se jioca le criature non sai come va a finìperchè pole ji caschenno co la testa su un tumbì;o ‘che scheggia la de dietro jie ce pole ji a finì se se ccosta a le panchine o a li jiochi che sta lì.Se te dole ‘pu la panza e tu chiami l’ambulanzaprega Dio che non passasse pe lu via’ de la stazio’perchè è certo che tu mori prima che te vene ‘ò.Co’ l’ingorgu de lu viale ce vurria un bel paru d’alecuscì armeno l’ambulanza po’ portatte all’ospedale !

Ciao Pè!Ciao Renà, !

Il conto alla rovescia è iniziato. Fra sei mesi, giorno più giorno meno, la città sarà chiamata alle urne per rinnovare l’amministrazione comunale. Le agende dei politici sono già fitte di impegni, incontri, riunioni per decidere strategie, alleanze e programmi da presentare ai cittadini la prossima primavera. Il clima, però, non è certamente sereno. Purtroppo, molti ancora non hanno ben chiaro il concetto che i prossimi saranno anni tremendi per chiunque andrà alla guida della città e cercare sempre lo scontro con acrimonia e pregiudizi non servirà a far andare meglio le cose. Come un po’ dappertutto, anche la classe politica locale è variegata e formata da personalità diverse. Si va dal politico che da anni si candida ad ogni elezione possibile e immaginabile, non riuscendo ad essere eletto neanche alle riunioni di condominio, e poi querela chi si rende responsabile soltanto di dire la verità, al politico bravo e preparato nel suo lavoro che però pretende di dare le linee editoriali agli organi di stampa decidendo cosa interessa o non interessa all’opinione pubblica e appella poco simpaticamente come “giornalai” quei professionisti che fanno semplicemente il loro lavoro. Si va dal politico “di razza” (e sicuramente anche furbo) che cerca di trovare le vie giuste per evitare gli scontri proponendo soluzioni che potrebbero servire a portare almeno un po’ di serenità al politico rancoroso (e poco furbo) che boccia drasticamente le stesse soluzioni preferendo procedere sulla strada del muro contro muro. Ma ci sono anche gli idealisti, i puri, i sognatori, quelli che pensano che una Tolentino migliore è possibile al di là degli steccati e dei pregiudizi. Mala tempora currunt: è il caso di farsene una ragione e di capire che questi momenti difficili potranno essere superati solo con intelligenza e cercando di unire tutte le forze positive (e sono tante) che esistono nella nostra città. E se sarà necessario cambiare qualche faccia rispetto alle solite, beh, sicuramente non ne faremo un dramma.

INIZIA IL CONTO ALLA ROVESCIAfra sei mesi si tornerà a votare per le comunali

Editorialedi Roberto Scorcella

il solo... l’unico!

l’unico... il solo!Tolentino via Nazionale, 88 Tolentino via Nazionale, 88

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Il presidente dell’associazione Amici del teatro Vaccaj, Giampiero Ferranti, ha inviato al sindaco Luciano Ruffini una relazione sul progetto esecutivo dei lavori per il completo recupero funzionale del teatro, indicando alcuni suggerimenti di modifica di determinati aspetti di criticità relativi al progetto.Innanzitutto vengono prese in esame alcune soluzioni che riguardano la palazzina uffici che, secondo l’associazione, presentano “livelli di criticità che incidono sia sulla qualità che sul funzionamento complessivo degli spazi del foyer d’ingresso e della zona bar”. Secondo l’associazione la scala nel foyer d’ingresso può essere inserita nel vano scala degli uffici. E poi ancora: “Rovinare un salone di oltre 50 metri quadrati – scrive l’associazione – con l’inserimento del vano ascensore sembra una forzatura inutile sia in termini di funzionalità che ai fini dell’organizzazione degli spazi.Anche tutta l’impostazione del piano interrato, la distribuzione dei servizi, l’uscita del vano ascensore, non trovano spiegazioni se non in funzione di un mancato adeguamento del progetto

alla eliminazione del Ridotto”. Per rendere il corpo uffici più funzionale alle esigenze del teatro, sia nel pieno dell’attività di cartellone che durante le pause di programmazione, l’associazione ha osservato che: “Il teatro deve vivere ogni giorno dell’anno, sia nel suo insieme che per singole parti.Dobbiamo avere una dotazione di spazi che possano consentire l’organizzazione di attività complementari, accessorie, promozionali per cui il foyer non può essere un corridoio di passaggio con sovrastante ufficio con parete vetrata tipo fabbrica, il salone del bar non può contenere anche il vano tecnico dell’ascensore, il guardaroba non può occupare spazi di pregio a vista, la eventuale sala da the non può essere un retrobottega”.In questo caso “tutta l’impiantistica deve rispondere a tali esigenze contemplando usi separati della palazzina uffici secondo le varie potenzialità d’utilizzo: il vano scala e gli uffici del primo piano come livello minimo, con la possibilità di aggiungere il foyer, il salone, il bar e i servizi al piano interrato nel caso di attività collaterali.Il guardaroba potrebbe essere

meccanizzato, la biglietteria dovrebbe essere posizionata con un banco-reception arretrato al posto del guardaroba con un collegamento diretto con la scala di servizio agli uffici”.L’associazione Amici del Vaccaj, dopo aver esaminato gli elaborati del 1° stralcio esecutivo, ha espresso anche la sua soddisfazione per alcune scelte dell’amministrazione, come quella di “non realizzare, almeno nel 1° stralcio, il costoso intervento sotto la piazza da

destinare a sala polivalente di cui avevamo evidenziato l’inutilità in rapporto a dimensioni e funzionalità del Vaccaj”.Di qui l’appello al sindaco “che la suddetta soluzione venga abbandonata a favore di una più interessante ipotesi che potrebbe consentire la conclusione dei lavori con un solo 2° stralcio a completamento, ottimizzando così le risorse disponibili in funzione della riapertura del teatro al più presto possibile”.

VERSO IL RECUPERO DEL VACCAJI CONSIGLI DEGLI “AMICI DEL TEATRO”

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Adesso si muovono tutti.È da mesi che i sindacati avevano lanciato l’allarme sulla possibilità che Poltrona Frau delocalizzasse la cucitura, eppure fino a qualche giorno fa nessuna istituzione, nessun partito, nessun esponente politico si era mosso per evitare che si arrivasse a questo punto.Anche noi, nel nostro piccolo, già da fine giugno abbiamo cercato di muovere qualcosa, perchè la situazione era già sufficientemente chiara.Niente.Anzi, neanche a fronte di una specifica interrogazione che era stata presentata in provincia c’era stato il tentativo di contrastare decisioni che potrebbero avere ripercussioni assolutamente negative su tutto il territorio.Poi, improvvisamente, dopo una riunione svoltasi a Meda lo scorso 30 agosto e resa pubblica il 16 settembre, presenti i segretari dei sindacati nazionali e maceratesi, le Rsu degli stabilimenti Frau di Tolentino e Cassina di Meda e il gruppo dirigente dell’azienda, quando si è ufficializzata la decisione di delocalizzare la cucitura del settore residenziale (poltrone e

divani) in Romania, si sono mosse anche le istituzioni.L’operazione, secondo i dati forniti, sarà suddivisa in tre trance (la prima entro la fine del 2011 coinvolgerà il 30% della cucitura, il 70% nel 2012) ed entro il 2013 porterà al completo assorbimento del servizio da parte degli operai dello stabilimento che Frau ha in Romania che nel febbraio scorso erano stati sottoposti a “prove di cucitura” da parte dell’azienda.Solo dopo che i buoi sono scappati ora si cerca di chiudere le porte della stalla.Allora si susseguono richieste di chiarimenti, di incontri con i vertici aziendali, si paventano scenari apocalittici: ma tutto questo baccano non si poteva fare prima, visto che le notizie che circolavano erano tutte più che attendibili? Forse intervenire prima avrebbe significato un riscontro di visibilità dai media minore? A Tolentino sono in ballo qualcosa come ventiquattro aziende di terzisti che attualmente si occupano di cucitura: sono posti di lavoro, famiglie che vanno difese.Malgrado tutto, per fortuna qualche spiraglio positivo c’è.

Infatti, da Meda rimbalza la notizia che i 41 dipendenti del reparto cucitura di Cassina (sempre del gruppo Frau), il cui posto di lavoro era stato messo in discussione dalla delocalizzazione in Romania, resteranno tutti al proprio posto.Resta, comunque, un 20 per cento di lavoro che sarà tolto alle aziende terziarie brianzole e finirà comunque in Romania.Una prima vittoria, però, i sindacati l’hanno ottenuta, anche se tutti i 281 lavoratori del gruppo Cassina, per ottenere il risultato di salvare

il posto ai loro colleghi, dovranno fare dei sacrifici.In particolare, saranno modificati i premi di produzione e il salario d’ingresso di eventuali nuovi assunti.Rimane ora il nodo Tolentino dove, come detto, a rischio per quanto riguarda la cucitura non ci sono dipendenti diretti ma ventiquattro aziende terziste.Con la speranza che anche qui le trattative possano avere esito positivo senza troppe penalizzazioni verso i dipendenti dell’azienda.

SEMPRE APERTA LA QUESTIONE POLTRONA FRAUFINALMENTE SI MUOVONO ANCHE LE ISTITUZIONI

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Ma per fermarsi qualche minuto a riposare su una panchina, è necessario fare il biglietto al parcometro? La domanda sorge spontanea, vista la posizione di una panchina situata proprio di fronte alla casa di riposo e alla chiesa del Santissimo Crocifisso che dovrebbe servire a far trascorrere un po’ di tempo in pace soprattutto agli ospiti della casa di riposo.La panchina, però, si trova nel bel

mezzo di un posto auto segnato dalla linea blu caratteristica dei parcheggi a pagamento.Inoltre, il poveretto che dovesse fermarsi su quella panchina si trova letteralmente circondato da altre auto, rischiando seriamente di rimanere intrappolato.Una posizione più comoda per la panchina o, come la logica imporrebbe, togliere qualche posto auto per metterne altre

e garantire un punto di appoggio agli ospiti della casa di riposo o alle persone che frequentano l chiesa è impresa così complicata? Nel dubbio, per evitare in incappare nelle sanzioni previste dal codice della strada (anche se le strisce blu delimitano il margine della carreggiata e, a norma dell’articolo 7 comma 6 dello stesso codice, non sarebbero regolamentari), gli anziani è meglio che facciano il biglietto al parcometro.Sempre nella stessa zona, la via che passa vicino alla casa di riposo, in modo particolare dopo l’avvio dei lavori di ristrutturazione del teatro Vaccaj, è sempre più

oberata di traffico anche pesante.Un problema serio proprio per i mezzi pesanti che sono costretti a passare per piazza Cavour e poi a girare nella stretta via Ciappi, ma un problema per chi vive in zona e deve sopportare traffico e rumori sempre più intensi.La situazione, poi, si aggrava negli orari di entrata e di uscita degli studenti dalle scuole, visto che le auto di genitori e nonni devono tutte obbligatoriamente transitare per via Ciappi.Azzardiamo una soluzione tecnicamente semplice: perchè non trasformare in strada a

doppio senso il tratto compreso fra via Gramsci e piazza Cavour, consentendo così alle auto che provengono dall’ex mattatoio di evitare via Ciappi? Soluzione semplice, sì, ma che dovrebbe obbligatoriamente comportare la dismissione di quella decina di posti auto a pagamento che si trovano fra via Gramsci e piazza Cavour.Per migliorare il traffico e la sicurezza, potranno i nostri amministratori fare questo grosso sacrificio? Speriamo, anche in questo caso, che prevalga il buon senso.

LA PANCHINA NEGLI SPAZI BLU IN PIAZZA PORCELLIE IL TRAFFICO IN VIA CIAPPI

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PressNewsE’ ripresa a pieno ritmo l’attività al campetto dell’oratorio “Don Bo-sco” di Tolentino dopo l’inaugura-zione dello scorso 28 agosto e la riapertura delle scuole.Tanti sono i giovani che in segui-to alla sistemazione della struttura vanno, come un tempo, al campet-to per disputare partite di calcio, pallavolo o basket. E diverse sono le iniziative che sta organizzando l’associazione Oratorio Don Bosco “Noi Tolentino”. L’altro pomeriggio si è svolta con grande successo la prima maratona di calcetto, una sorta di partita inaugurale che ha visto la partecipazione dei tolenti-nati che hanno giocato all’oratorio. E tante vecchie glorie cremisi han-no calcato il campetto. L’evento è iniziato alle 15 del pomeriggio e si è concluso in tarda serata. Ogni ora è stata caratterizzata da una partita di calcio. Quasi centocin-quanta giocatori sono scesi in cam-po divisi per decade, partendo dal 1940 fino ad oggi. In totale erano sedici le squadre. Le compagini si sono affrontate in formazioni di sei giocatori. Le compagini avevano a

disposizione due magliette, bian-che e blu, in ricordo dell’occasione e dell’inaugurazione del campetto che ha visto la presenza di tantissi-me persone. “C’è una grande par-tecipazione – afferma don Andrea Leonesi, parroco della chiesa del Santissimo Crocifisso e presidente di Noi Tolentino - c’è grande entu-siasmo ed interesse verso il rinnova-to campetto.Speriamo di sfruttare questo mo-mento di euforia. L’auspicio è che ciò si possa propagare sempre. Stiamo in una fase iniziale, stiamo organizzando l’associazione Noi Oratori, vorremmo gestire al me-glio l’attività educativa dei ragazzi con attività varie. Ci stiamo orga-nizzando con il progetto studio per aiutare i ragazzi a fare i compiti nei locali dell’oratorio. Le idee sono tante”. Prosegue nel frattempo il tesse-ramento e l’adesione all’iniziativa “100 Amici per l’oratorio” per fi-nanziare l’attività e la sistemazio-ne del campetto. Chi aderirà avrà scritto il proprio nome e cognome in una targa che verrà posta all’in-

terno del campetto.Sono già molti coloro che hanno aderito all’iniziativa avviata il gior-no dell’inaugurazione. In moltis-simi, oltre duemila persone, tra le quali anche tanti bambini, hanno

partecipato alla festa per la riaper-tura del campetto dopo i lavori di sistemazione finanziati dalla Provin-cia di Macerata, Curia, Rotary Club Tolentino, Fondazione Carima, Assm Tolentino.

SUCCESSO PER LA MARATONA DI CALCETTO ALL’ORATORIODi Carla Passacantando

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PressNews E’ stato un grande evento nel segno dell’ami-cizia che ha fatto rivivere emozioni di un tempo, quando il sabato pomeriggio, ma anche durante la settimana, ci si recava al campetto dell’orato-rio per giocare al calcio.E l’altro sabato pomeriggio c’erano tutti.Tra i partecipanti della maratona di calcetto anche Ivo Pagliari, Alberto Marcelletti, Andrea Passacantando, Enrico Seri, Daniele Costantini, Massimo Valpiani.Sono scesi in campo pure ex calciatori cremisi che proprio all’oratorio “Don Bosco” hanno dati i primi calci.Tra questi l’albergatore Mario Lazzari, ex calcia-tore del Tolentino ed allenatore settore giova-nile, il quale ha organizzato per l’occasione la squadra della decade 1941-1950 coinvolgendo ben 35 tolentinati.“Lo scopo – dice - era quello di riunire nel segno dell’amicizia i giocatori cremisi di un tempo che calcavano il campetto, ma anche di contribuire con l’acquisto della maglia, all’attività dell’orato-rio ed alla buona riuscita dell’evento.E’ stato molto emozionante tornare a giocare nel campetto perché mi ricorda i primi calci.E per tanti anni è stata una scuola di vita”. Sono scesi in campo 137 giocatori, il più an-ziano è stato Claudio Simonetti ed il più giovane Saverio Gesuelli.

Hanno giocato tra i nati dal 2001 al 2006: An-drea Pagliari, Riccardo Rossi, Guglielmo Costan-tini, Alessio Pagliari, Francesco e Saverio Ge-suelli, Luca Silvestri, Matteo Staffolani, Lorenzo Passacantando, Lorenzo Seghetta, Andrea Giu-liani, Giuseppe Bianchini, Matteo e Francesco Piergentili, Diego Accattoli, Tommaso, Riccardo e Filippo Tiranti.

Dal 1998 al 2001: Nicolò Belfiore, Lorenzo Pec-chia, Federico Pagliari, Giorgio Parrucci, Nicolò Rozzi, Luca Passacantando, Luca Uguccioni, Pa-olo Ricci, Luca Esposito Cesolari, Cesare Tasso, Paolo Fineschi, Giacomo Scagnetti, Luca Fab-broni, Alessandro Lorenzi, Yamò Khalil, Marco Giuliani, Giovanni Vitali.Dal 1991 al 1997: Michele Ciamarra, Mattia Mosca, Riccardo e Leonardo Pallotta, Andrea Valli, Andrea Brandi, Papis, Lorenzo Rilli, Daniel Staffolani, Federico Valpiani, Skerdi Bregu, Edo-ardo Picchio, Marco Ricci, Luca Della Bianca.Dal 1971 al 1980: Andrea Zamponi, Niko Tar-quini, Fulvio Riccio, Francesco Utizi, Massimo Valpiani.Roberto Nardi, Marco Pinciaroli.Daniele Nardi, Enrico Seri, Marco Paglioriti, Gianni Belfiore, Manuele Fermanelli, Gianluca Pelliccioni, Giuliano Ruani, Nazzareno e Simo-ne Tiranti, Ercolino Salerno, Massimo Seghetta,

Alessandro Ferranti, Gianni Perugini, Moreno Esposto Cesolari, Augusto Gratani, Marco Salva-tori, Marco Sbaraglia, Simone Passarini, Michele Lucentini, Stefano Nardi.Dal 1961 al 1970: Alberto Casadidio, Andrea Vicomandi, Oriano Piccinini, Ivo Pagliari, Daniele Costantini, Massimo Mazzoleni, Stefano Staffo-lani, Giampiero Bordi, Luca Romagnoli, Marco Scoppolini, Andrea Passacantando, Gianni e Marco Lambertucci, Carlo Alberto Massetani, Gabriele Lucentini, Marco Scorpecci, Francesco Paciaroni, Marco Sorichetti, Moreno Passarini.Dal 1951 al 1960: Alberto Marcelletti, Stefa-no Gobbi, Paolo Vissani, Bruno Santoni, Carlo Bartolozzi, Graziano e Sandro Marinsalda, Da-rio Scarpecci, Sandro Compagnucci, Roberto Pascucci, Sandro Corsalini, Stefano Bentivoglio, Michele Pisicchio, Gianluca Gattari, Flavio Gus-soni, Stefano Domizi, Gianfranco Ruffini, Diego Casadidio, Giorgio Zeppillo, Fernando Bartoluc-ci, Fausto Pezzanesi, Romano Marchetti.Dal 1941 al 1950: Bruno Piancatelli, Lino Monti, Roberto Noè, Giancarlo Aliscioni, Valerio Paolini, Bruno Caponi, Ivano Ercoli, Giancarlo Sciaman-na, Lanfranco Prugni, Claudio Simonetti, Wol-fango Del Pupo, Roberto Ballini, Mario Lazzari, Guido Rossi, Franco Nardi, Gianni Salvatori, Gianni Cespi, Cherubino Salvatori, Raffaele Cia-rapica, Dino Mariotti.

RIVIVONO LE EMOZIONI DI UN TEMPO

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Enzo Calcaterra

TOLENTIN TTOCENTO

Cèranoncè

1867. A Roma! A Roma!“O Roma o a Roma!” Questo il motto che meglio si adatterebbe ai secolari rapporti tra i mar-chigiani e la Capitale. Vi mandarono papi, nobili, politici, popolani. Andarono a cercarvi lavoro, fama, potere. Ne ricevettero spesso sermoni, malgoverno, arretratezza, tribunali, galere, ghigliot-tine. Tra il 1862 e il 1867 si consumò per questo obiettivo l’ultima avventura risorgimentale. Nep-pure stavolta mancarono tolentinati. Con addosso la camicia rossa e in testa il solito Garibaldi.

Cavour in persona aveva guidato il voto alla Camera, che il 27 marzo 1861 “ac-clamava” Roma capitale del neonato re-gno d’Italia.Posta in soldoni, la “questione roma-na” si riduceva dunque non al se, ma al quando, soprattutto al come lo sarebbe diventata. In proposito, alle tortuosità della politica Garibaldi preferiva sciabo-la e “santa carabina”. Per lui e non solo, era il chiodo fisso dal 1849, col papa e la Francia sempre di mezzo. Preludio alla marcia su Roma che si sarebbe conclusa a Porta Pia nel 1870 fu lo scontro, bre-ve ma cruento, del 29 agosto 1862 ad Aspromonte tra bersaglieri e garibaldini. A fine giugno 1866 iniziava la prima guerra nazionale d’indipendenza, sul-la scia del conflitto franco-prussiano. Le sconfitte di Custoza e Lissa volsero presto in tragedia una campagna iniziata male, finita peggio. Tolentino visse que-gli eventi con attenzione e partecipazio-ne. Il 20 maggio 1866, interpretando una sensibilità diffusa, il Comune promosse fattivamente l’arruolamento di volontari. Infatti, s’impegnò a finanziare spese di viaggio, premiare i valorosi, assistere re-duci, famiglie di caduti. Partirono in 14, cinque dei quali avrebbero seguito Ga-ribaldi l’anno dopo: studenti, un fabbro, un falegname, due possidenti... Tutti dai 16 ai 30 anni, nel 7° Reggimento Volon-tari. Ne arrivavano più di quanti se ne potes-sero accogliere; troppi, soprattutto per le autorità governative. Nel luglio ‘66, an-che le prefetture di Ancona e Macerata sollecitarono i Comuni a scoraggiare in ogni modo l’afflusso di giovani verso il nord. Tolentino aderì alla richiesta, non sappiamo con quanto impegno ed effi-cacia. Nel frattempo, in città le vicende sfa-vorevoli della guerra, l’incertezza della situazione politica, provocavano “so-vraeccitazione di animi, accuse, sospetti contro gli uomini del potere e contro i capi delle truppe nazionali, special-mente da parte di quelli appartenenti al partito avanzato”. Quanto alla “vittoria” a tavolino (il Veneto annesso senza me-rito), i tolentinati non la presero affatto bene: freddezza, rare bandiere, manife-stazioni zero, incertezza, perplessità. Fatto è che il 21 luglio 1866 Garibal-di ottenne a Bezzecca “la sola vittoria netta di tutta la guerra”. Tra i numerosi marchigiani che si batterono con valore (spesso morendovi) sui vari campi di battaglia era anche Aristide Gentiloni, che avrebbe vissuto a Tolentino più di 60 dei suoi 93 anni. Discendente da an-tica nobiltà filottranese, partì volontario

nel 1860 a soli 16 anni. Respinto per l’e-tà, riuscì ad arruolarsi nella Regia Mari-na da guerra. Dopo l’assedio e presa di Gaeta, restò in servizio fino al ‘65. Nel ‘66 era con i garibaldini, sergente nel va-loroso 9° reggimento agli ordini di Me-notti, figlio dell’Eroe. Fu nel Tirolo e a Bezzecca, dove la sua compagnia subì perdite gravissime. Ri-tornato alla vita civile, sarebbe diventato erede dei Silverj, una delle famiglie no-bili più in vista di Tolentino.

Nel 1867 si arrivò alla cosiddetta “cam-pagna dell’Agro romano”. Preparata fin dalla primavera, si svolse tra l’arrivo di Garibaldi, rocambolescamente fuggito da Caprera il 22 ottobre, e lo scontro di Mentana del 3 novembre. Tappe princi-pali di questo percorso irto di difficoltà ( ambiguità governative, disorganiz-zazione, diserzioni, carenza di mezzi e armamento, errori tattici) furono Velle-tri, Monterotondo, Villa Glori, la stessa Roma. Il grosso dei volontari, una media tra i 14 e 25 anni, proveniva dall’Ita-lia centrale: Toscana, Umbria, Marche. Molto alta fu la percentuale di marchi-giani tra i 150 caduti di Mentana e i circa 1.800 prigionieri. All’inizio di ottobre, Macerata organizzò uno dei primi comitati per l’insurrezione di Roma. Intanto, da Tolentino il Sindaco informava la prefettura su strani movi-menti di giovani verso Roma, sospette richieste di “passaporti per l’interno”. Ma già il 17 ottobre dell’anno prima c’e-ra stato all’albergo della Corona un radu-no di garibaldini, arrivati anche dai cen-

tri limitrofi. A cena, molti brindisi, canti, evviva Garibaldi. “Uno solo azzardò un viva Mazzini”, riferirono i rapporti di polizia, “ma non venne assecondato da alcuno”. Mentre i cittadini attendevano con ansia di conoscere il contegno del Generale, più d’uno era pronto ad armarsi e par-tire. Si ha notizia certa di 14 tolentinati al seguito della spedizione, alcuni reduci dalle precedenti campagne del ‘60 e ‘66: ancora studenti, artigiani, operai, conta-dini. Il più “anziano”, Filippo Guidoni, aveva 35 anni. Una vicenda esemplare, quella di Pie-tro Silvestro Sforzini. Ventenne, fale-gname ebanista, figlio di un conciapelli, coi commilitoni Domenico Pazzaglia e Tommaso Forconi era già nelle liste di leva della classe ‘47. Con molti altri, scelsero la camicia rossa anziché la divi-sa regia. Suo suocero Nazzareno Pànfa-ni, muratore, era partito nel 1848 anche lui ventenne. Sforzini venne rispedito con foglio di via da Rieti come “indivi-duo reduce dalle bande degli insorti nel Pontificio” il 9 novembre 1867. Nella maturità lavorò anche come garzone di caffé. Morì nel 1911.

Con Mentana “finiva il Risorgimento in-teso come azione di eroiche minoranze di cospiratori e combattenti “, hanno scritto. Ma quegli ultimi “rompicollo” avevano avuto contro tutto e tutti: Re, Papa, Governo, politici, benpensanti, pa-vidità e indifferenza di troppi. La Storia, praticamente.

Caro Ottocento,per rintracciare un altro luogo scompar-so della tua epoca, sono partito da un “si dice” e qualche documento. Si rac-conta che sotto il potere temporale dei papi “in alcuni locali del Monastero

delle monache di Sant’Agnese si eseguivano le sentenze capitali”, cioè il taglio della testa per reati comuni e politici. I più vecchi ricordavano ancora che nel 1858 era toccato all’ultimo, un tale che aveva ammazzato sua moglie. Lì c’era anche una piazza “delle mone-che vecchie” (poi Piazza Sant’Agne-

se, oggi Piazza Don Bosco), dove si svolgeva parte degli affari e della vita religiosa cittadina. Sul monastero si tro-vano notizie dal 1298, con una chiesa che conteneva dipinti di pregio, statue, soffitto a cassettoni. Chiuso al culto, il complesso di edifici passò dai privati al Comune. Questi decise di abbattere tutto, negli anni Trenta del Novecento, per costruire in quello spazio le scuole elementari. Le immagini di ieri e di oggi sono sul sito: http://multiradio.podzone.org/ceranonce

A.R.

Aristide Gentiloni

Pietro Sforzini

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Ce ne eravamo già occupati quasi due anni fa, ma da allora non è cambiato nulla e le immagini servono più delle parole.Stiamo parlando dell’area industriale in zona Le Grazie, al confine con Belforte del Chienti, dove manca praticamente tutto ciò che consentirebbe di definirla una vera e propria parte di Tolentino.Eppure, anche questa è una realtà della nostra città, magari più periferica, dove i cittadini che ci abitano o ci lavorano si sentono letteralmente dimenticati.Quasi come se quella terra,fosse una sorta di “terra di nessuno” alla quale non viene mai messa mano per darle un aspetto dignitoso.Strade bianche, incuria ed erbacce alte, carenza di servizi: tutti gli

ingredienti necessari per tenere la gente alla larga da quella zona.Eppure anche chi vive e lavora lì paga le tasse come gli altri cittadini.Mancano anche i marciapiedi, tanto che in qualche caso, dove possibile, sono stati gli stessi privati a provvedere a proprie spese a costruirne un tratto per garantire maggiore sicurezza a se stessi e ai clienti che si trovano a transitare da quelle parti.Torniamo quindi a segnalare a chi di competenza, Comune in primis, la deprecabile situazione, con l’intento di affiancare magari anche un unico singolo cittadino che denuncia seri e concreti problemi da risolvere quanto prima, a tutela e salvaguardia di tutta la comunità.

ZONA INDUSTRIALE LE GRAZIE:DOMINA ANCORA IL DEGRADO

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istituto Don Bosco

I ragazzi dell’ Istituto Comprensivo “Don Bosco” e i valori che contano: rispetto, solidarietà, pace. Si riporta di seguito il testo: “Con gli occhi di chi vive la guerra: lettera aperta al Presidente dell’ ONU” scritto da un alunno del nostro Istituto, che dopo una attenta discussione in classe, relativa ad alcune attuali e scottanti tematiche sociali, ha voluto esprimere alcune sue personali considerazioni circa gli argomenti dibattuti in classe con i compagni e la loro insegnante, rendendosi autore dell’ elaborato. Ancora una volta l’Istituzione scolastica, conscia del difficile, ma pur soddisfacente, lavoro che ogni anno intraprende per poter portare i ragazzi a pensare autonomamente, risulta in prima

linea come una delle valide agenzie educative della nostra contraddittoria società. Grazie a voi, ragazzi, per averci comunicato con tanto amore e maturità l’importanza di valori che si pensano oramai obsoleti, “ fuori moda”: la solidarietà e la pace.

Egregio Signor Presidente,

sono una ragazza afgana e vengo da Kabul, la capitale. Non appartenevo ad una famiglia benestante, ma anche se modesta, abbastanza agiata rispetto ad altre. Mio padre era un operaio in una fabbrica e mia madre una tessitrice, la quale vendeva i suoi prodotti al mercato. I miei genitori avevano sempre desiderato dei figli, così ho cinque fratelli più piccoli di me. Insomma, la mia vita non era certo ai livelli delle ragazze europee o americane, ma tutto som-mato non mi potevo lamentare.Ma poi….. è arrivata. È arrivata quella bestia assetata di sangue e di potere: la guerra.Ha distrutto la mia città, la mia casa, ha stroncato la mia famiglia e ha rovinato le coscienze delle persone intorno a me. Kabul è sempre stata una città attiva, caotica, movimentata. Dopo i primi attentati le strade erano deserte, i negozi chiusi…. Di conseguenza si è fermata anche l’e-conomia del Paese. Ogni giorno che passava, il cibo scarseggiava e l’acqua, bene prezioso quanto raro, mancava anche per più di un giorno.La guerra ha distrutto la mia casa servendosi di una bomba, fortunatamente, mentre tutti noi eravamo in moschea. I miei genitori cadevano lentamente in depressione. Essendo la primogenita, ho dovuto occuparmi io dei miei fratellini, quasi prendendo il ruolo di mia madre. Il giorno in cui i miei genitori sono morti avevo undici anni. Quando mi hanno detto che la moschea era esplosa, uccidendo tutta la gente, senza neanche un superstite, io non ho provato dolore, né altre particolari sensazioni, come se fosse stato prevedibile: la guerra indurisce l’animo delle persone.Signor presidente, è stata molto, molto, molto dura. È stata dura sopportare i bombardamenti mostrandomi forte per i miei fratelli, è stata dura fare digiuno per giorni e giorni; è stata dura vedere morire tutti i miei fratelli uno ad uno, inevita-bilmente e, infine, restare sola.Il peggio della guerra, secondo me, non è poi solo l’ enorme danno materiale, ma quello morale. Quando si passa per strada non si trova nessun sorriso, nessuno sguardo.Sarei anche stata disposta a raccogliere insulti, purché qualcuno mi avesse parla-to. E’ stato un incubo, da cui fortunatamente mi sono momentaneamente risveglia-ta. Sono riuscita ad emigrare, con un gruppo di persone, in Francia. Non dico certo che la vita qui sia tutta rosa e fiori, ma tutto è meglio della guerra, anche il carcere. Credo che abbia ben compreso il motivo della mia lettera: implorare i più potenti a fare il possibile per fermare la guerra perché, se è un fatto scioccante per gli adulti, come può non esserlo per bambini come me, costretti a crescere in fretta?La prego, la prego! Faccia qualcosa per fermare la guerra o almeno ci provi, con tutte le sue forze!. Grazie dell’attenzione che ha saputo prestarmi! La imploro di non lasciare nulla di intentato sulla strada della pace!

“Cerchio d’Oro” è il nome dell’associazione che ha preso corpo a Tolentino in sei figure tra insegnanti e operatori di alta professionalità, orientate da anni alla pratica e alla diffusione di quelle che oggi vengono definite, anche dalla norma, come Arti e Discipline BioNaturali e Olistiche.

“L’entusiasmo, la competenza e la piena convinzione della necessità in questo momento specifico di prendersi cura di sé, del proprio “stato d’essere” a 360°” spiegano i promotori dell’associazione “ci ha spinto ad intraprendere quest’avventura, a creare un luogo specifico a cui avvicinarsi per ritrovare un contatto armonico col proprio corpo, la propria psiche e il proprio spirito. Vorremmo offrire a tutti questa possibilità seguendo un approccio laico, paritario (come il centro che è equidistante da tutti i punti del Cerchio), prezioso e arricchente (come l’Oro), da qui il nostro nome”.Le attività dell’associazione prevedono la centralità dell’individuo sia esso “attivo” nei

corsi di Pilates, Meditazione, Nordic Walking, Qi Gong (anche per la terza età), Yoga, che “passivo” nelle attività di benessere quali lo Shiatsu, i trattamenti all’olio, quello Californiano e Thailandese, la Riflessologia plantare.“Comunque li si voglia vivere, movimento e benessere sono per noi inestricabilmente legati all’ascolto di sé.Il tutto in un ambiente accogliente, suggestivo e comodo da raggiungere in via Luigi Rocchi, zona ex Fornace. Ci avvarremo della preziosa collaborazione di figure esterne specializzate, come nel caso del corso dell’Accompagnamento alla Nascita, in cui oltre allo yoga sono previsti incontri specifici sulla genitorialità con psicologa

e pedagogista, e organizzeremo ciclicamente eventi e seminari con personalità di rilievo.L’ampia offerta che mettiamo a disposizione deriva dalla consapevolezza che ciascuno ha così modo di scegliere l’attività a sé più congeniale, in base alla propria sensibilità, ai propri gusti personali, alle proprie esigenze e momenti di vita”.

NASCE A TOLENTINO UN CERCHIO…TUTTO D’ORO!

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RIVENDITORE AUTORIZZATO

The Light of Life

di Sabina Concettoni

Questo mese impareremo l’Esercizio “ Fra cielo e terra “

Vorrei prima fare una piccola precisazione:attraverso la pratica di questi potenti Esercizi possono anche manifestarsi dei rilasci emotivi. Per quanto dolorosi o inaspettati, questi fenomeni sono transitori e in termini di salute e cambiamento rappresentano il sintomo più positivo. Quindi non ci si allarmi se ci si sente un po’ sottosopra, se vengono le lacrime agli occhi o se si ha uno sfogo di rabbia incontrollata. In realtà ci si sta ripulendo da anni di emozioni represse e accumuli energetici; è necessario lasciarli uscire, sapendo dopo ci si sentirà meglio !

Imparare il movimento

Fra cielo e terra si esegue alternando lato sinistro e destro. Questo esercizio va praticato lentamente e in modo uniforme. Mettere volontà nel movimento, come se si stessero separando due pareti opposte. Estendere e rilasciare in armonia con il ciclo respiratorio.

1 Trovare la propria stabilità nella Posizione Iniziale e respirare in modo naturale.

2-3-4 Con un movimento ampio congiungere i palmi sopra la testa e portarli al centro del petto.

5-6 Ruotare i palmi in modo che la mano sinistra venga a trovarsi sopra la destra. Mani e braccia sono parallele al pavimento, al livello del plesso solare. Le spalle sono rilassate.

7-8 ( Ispirando ) Conducendo il movimento con i palmi di entrambe le mani, il braccio sinistro si estende e allunga sopra la testa, mentre il destro si estende e spinge verso il basso. I palmi sono aperti e paralleli a soffitto e pavimento; i polsi formano un angolo retto. Le braccia rimangono vicine al corpo e la testa guarda in avanti. Durante l’estensione visualizzare di separare due superfici opposte, una in alto e l’altra in basso, come il soffitto e il pavimento. Percepirle come una forza che si oppone all’estensione.

9-10 ( Espirando ) Lentamente, riportare le mani al plesso solare, ritrovandosi con la mano sinistra sopra la destra.Invertire la posizione delle mani portando il palmo destro su quello sinistro. Eseguire l’esercizio dal lato destro. Ripetere questo ciclo di estensione-rilascio a piacere in multipli di 3. Quando si finisce,

ritornare nella Posizione Iniziale e fare una breve pausa.

CONSIGLI UTILI

Mantenere sempre le ginocchia leggermente piegate. In altre parole, mantenere la Posizione Iniziale. Guardare dritto in avanti.Mentre si distendono le braccia e si raggiunge l’estensione massima, allungare tutta la zona che va dalla vita in su, fino al palmo della mano. La parte opposta si estenderà dalla spalla in giù.La schiena è dritta e le braccia sono

allineate a essa.Le braccia sono allineate anche con la linea centrale del corpo e si tengono vicine alla testa e al torso.I polsi sono ad angolo retto. Questa posizione diventerà più facile con la pratica. Stimola i meridiani energetici e distende i tendini, mantenendoli flessibili e sani.Quando si inspira e si raggiunge l’estensione massima, tenere questa posizione contando fino a 3.

Buon Lavoro! Sabina

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IVANA BORSE centro città

Pista ciclabile che rimane al centro del dibattito in città. E non sono poche le voci che si sono levate contro la sperimentazione, giudicata inadeguata per il tessuto urbano tolentinate con il traffico condizionato dai troppo frequenti cambiamenti che non hanno mancato di mettere in difficoltà gli automobilisti e di creare situazioni di pericolo per i ciclisti e per i pedoni. Al di là di qualche cartello della segnaletica stradale che porta “i segni” degli impatti con le auto, non sono mancati anche diversi incidenti, soprattutto nella zona dello

stadio Della Vittoria, con conseguenze fortunatamente non gravi per i protagonisti. Insomma, pur restando in linea di principio decisamente favorevoli alle piste ciclabili, non si può non evidenziare che sono opportune tante correzioni per cercare di migliorare le cose. Partendo anche dalla manutenzione. Le foto testimoniano lo stato in cui versa il tratto di pista ciclabile lungo la strada che porta alla nuova caserma dei carabinieri: se si vuol insegnare un comportamento più sostenibile ai cittadini, bisognerebbe iniziare a dare l’esempio.

PISTA CICLABILE: SI CONTINUA A DISCUTERE

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T O L E N T I N OM A C E R A T A C I V I T A N O V A

L’Amministrazione vende o svende i beni Comunali ?

Questa è la domanda che l’assemblea di Sinistra Ecologia Libertà si è posta e che ora rivolge al Sindaco di Tolentino anche alla luce del fatto che il periodo scelto non è dei migliori con il mercato dell’edilizia pressochè fermo, con gli immobili invenduti e, di conseguenza, con la diminuzione del valore di mercato degli stessi . Ovviamente il Sindaco e l’attuale maggioranza nel chiedere questo sacrificio alla collettività sicuramente avranno una seria proposta riguardo gli investimenti da effettuare con le previste risorse da ricavi , peraltro consistenti (circa 1.750.000,00 Euro) . Il Circolo SEL di Tolentino, pertanto, chiede a questa Amministrazione di rendere immediatamente noto alla cittadinanza il suo intento in proposito; da parte nostra riteniamo che dette risorse debbano essere investite su di un bene duraturo, ad esempio per la ristrutturazione del Politeama, poiché è impensabile dismettere beni immobili, depauperando risorse pubbliche, per fronteggiare ad esempio l’ordinaria amministrazione. Fra gli immobili in vendita un capitolo a parte riguarda i locali che vanno sotto il nome di “ex Pretura” e che, dopo il trasferimento della Pretura presso i locali del palazzo Sangallo, sono stati utilizzati come sede del Fascio e quindi come luogo di mortificazione e tortura di tanti ns concittadini. La Sezione locale dell’ANPI, da quando il museo della resistenza è stato (sfrattato) dai locali del Castello della Rancia,che richiede un altro sito idoneo. Noi riteniamo che non possa esserci soluzione migliore dell’utilizzare detti locali, proprio per il valore storico e morale che evocano, un po’ come è stato fatto per queste sedi in tanti altri comuni,primo tra tutti Roma, in via Tasso. Vogliamo sperare che almeno su questi due obiettivi si possa avere le idee comuni prima della fine della legislatura.

Sinistra Ecologia LibertàTolentino

UN NUOVO CANTIERE A TOLENTINO

A Tolentino è nato un nuovo cantiere! Tranquilli non si tratta dell’ennesima lottizzazione bensì di un laboratorio politico fatto di persone in carne ed ossa, disposte

a prestare le proprie competenze e a lavorare per la città in termini partecipativi e di volontariato.I primi due mattoni sono stati posti dalle liste civiche Gente Comune e Voce alla città, ma diciamo subito che questo nuovo cantiere crescerà e sarà importante solo se stimolerà nuove forme di aggregazione e favorirà nuovi modi di fare politica.Desideriamo dare vita ad un laboratorio aperto a tutti quei cittadini che, stanchi di essere governati da oltre venti anni dagli stessi personaggi, vogliono, con passione e dedizione, mettersi a disposizione, condividere conoscenze e sperimentare modi nuovi di amministrare una cittadina di ventimila abitanti. Vogliamo costruire una solida alleanza con i cittadini, chiaramente alternativa al PD e al PDL, convinti che le elezioni comunali del prossimo anno rappresentino un’opportunità per riappropriarsi della gestione della cosa pubblica e consapevoli che le primarie, tanto desiderate da alcune parti politiche, non garantiscono da sole l’espressione di una reale volontà dei cittadini ma, anzi, rischiano di consolidare alcuni meccanismi di potere che la nostra Tolentino non può più tollerare.Come in tutti i cantieri, per realizzare un buon lavoro c’è davvero bisogno del contributo di tutti, ciascuno portando il proprio mattone per affrontare e risolvere le questioni importanti, che sono quelle vissute sulla propria pelle e non quelle dettate dalle segreterie dei partiti. Tolentino è una città importante che attraversa un momento molto difficile: tutti quanti la amano devono impegnarsi insieme per assicurare alle nuove generazioni un futuro di prospettive e di CAMBIAMENTO!

Lista Civica VoceallaCittàLista Civica Gente Comune

IO CITTADINO

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PressNewsPiazza P. Togliatti, sistemazione della pavimentazione, nuova illuminazione, nuovo piantumazione. Dopo tanto parlare, tante promesse finalmente un bel giorno vediamo spuntare un cartello inizio lavori per la sistemazione di Piazza P. Togliatti.Per chi non lo sapesse la situazione della pavimen-

tazione di Piazza Togliatti è a dir poco scandalosa, pavimentazione fatta a suo tempo a mattoncini che inevitabilmente nel tempo si sono “mossi” creando buche che di conseguenza con la pioggia diventano non pozzanghere, ma laghetti artificiali. Mancherebbero alcune ochette, qualche pesciolino e avremmo una riserva naturale nel centro di Tolentino.Bene, come dicevo finalmente a Maggio 2011 spunta un cartello con la data inizio lavori e fine lavori (presumibilmente entro Ottobre 2011)Finalmente ci siamo ! Dopo tanti anni di appelli, di proteste siamo stati ascoltati !Il progetto prevede che nella parte inferiore della piazza saranno rimossi i mattoncini, sarà fatta l’asfaltatura, e nella parte superiore....Boh !! Ancora non si sa come sarà la sistemazione.Si inizia a togliere i mattoncini nella parte inferiore e dopo pochi giorni si inizia l’asfal-tatura.Vuoi vedere che i tempi saranno rispettati ?Finita l’asfaltatura iniziamo a vedere cose strane, giorni e giorni interi tecnici che prendono misure della parte superiore e poco dopo un’altra cosa strana, vengono tolti i vecchi pali dell’illuminazione e al suo posto vengono eretti i nuovi.Ma come ? Ereggono i nuovi pali prima che sia finita la pavimentazione della parte superiore ?Boh !! Strano davveroInizia Agosto e come si sa è il mese dove tutto si ferma in Italia.Inizia settembre e i lavori sono fermi.Presi dalla curiosità andiamo a vedere il cartello inizio/fine lavori e sorpresa ...NON C’E’ PIU’ !!Nessuno sa nulla, nessuna da una spiegazione del perchè sia sparito il cartello, del perchè non si prosegue con i lavori.Vuoi vedere che abbiamo fatto fede ancora una volta al detto “ Le mezze facce de Tulintì” ? SalutiLettera firmata

Scrivo questa lettera per avere un chiarimento, dagli organi preposti, sull’utilità dell’attraversamento del passaggio a livello posto in via Labastide Murat per immettersi in viale Vittorio Veneto. L’utilità potrebbe essere se da viale Vittorio Veneto (senso unico direzione uscita) si potesse accedere a viale Labastide Murat per poter arrivare in centro senza dover giugnere alla rotonda di viale della Repubblica, pertanto con un percorso molto più breve e scorrevole. Tale cambiamento sarebbe anche molto utile per tutti i residenti di quella zona, senza dover essere costretti ad arrivare alla fine di viale Vittorio Veneto per recarsi in centro.Inoltre, vorrei chiedere come mai non si riesce a finire il marciapiede in zona Pace, il piccolo tratto che permette ai pedoni di giungere al nuovo centro commerciale, dato che fino all’altezza del ristorante è possibile transitare in sicurezza. Dopo, anche in presenza di una curva, il percorso è pericolosissimo.Allora mi viene spontanea una osservazione:non era forse di primaria necessità la messa in sicurezza di questa strada, prima di pensare alla pista ciclabile, a mio avviso poco utile al nostro paese dato che si continuano ad utilizzare, con le biciclette, i marciapiedi?Gradirei una risposta dalle persone competenti.Vi ringrazio per l’opportunità concessami e cordialmente saluto

Lettera firmata

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Ora più che mai c’è esigenza di politica, ora più mai c’è bisogno di partecipare: da questa convinzione si è recentemente costituita a Tolentino un’associazione di persone ed idee chiamata Mente Locale, con lo scopo di promuovere la partecipazione all’attività pubblica del singolo cittadino.L’attuale classe politica, la sua frammentazione e lo scollamento sempre più evidente dalla società civile pongono all’attenzione riflessioni importanti: le organizzazioni tradizionali non sembrano più in grado di confrontarsi sui temi caldi del cambiamento e della modernizzazione della città e di promuovere un nuovo modello di sviluppo diverso da quello degli anni ’70 e ’80, limitandosi per volontà o necessità all’amministrazione dell’emergenza senza capacità di programmare e gestire il futuro.In un contesto come questo chiunque senta il bisogno di

una rappresentanza diversa, di forme diverse di partecipazione alle decisioni, di una politica che si innalzi un po’ dai soli interessi personali e di parte è chiamato a contribuire in prima persona, nella consapevolezza che l’esercizio dei diritti propri di cittadino comporti anche l’assunzione di alcuni doveri.Mente Locale si propone di raccogliere un po’ di questa energia, organizzandola offrendo spazi ed occasioni ai propri soci e a terzi di ragionare, confrontarsi ed ascoltare per poi alla fine alzarsi e dire “questa è la nostra proposta”, mettendo sul tavolo della politica priorità che riguardino il domani e diventino un punto di riferimento alternativo al fianco delle tradizionali organizzazioni politiche.Mente Locale si propone di stimolare la politica e non di sostituirsi ad essa.

NASCE L’ASSOCIAZIONE MENTELOCALE PER PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE

RIFUGIO MONTI AZZURRI TOLENTINO: La storia di House

Sicuramente tempo fa House (maschio, taglia media, incrocio Breton, di circa 4 anni) aveva un proprietario.Magari un cacciatore che lo portava con sé nelle sue battute, a correrelibero e felice in mezzo alla natura...Purtroppo però House si è infortunato alla zampa anteriore destra (una tagliola? un morso di un altro cane?) e a quel punto, diventato inutile, è stato abbandonato.Come molti cani da caccia, House ha sofferto da subito la vita in gabbia e la mancanza di libertà.Ha iniziato a girare su sé stesso, a sbattere ripetutamente contro le pareti del box e ad autolesionarsi la zampetta infortunata: UNA PENA INFINITA.La gestione del Rifugio Monti Azzurri ha ritenuto necessario seguire il cane a

livello comportamentale e fortunatamente adesso House sta molto meglio.Resta però sempre bisognoso di attenzioni e di uscite in libertà: quando i volontari lo portano fuori dalla gabbia, le sua gioia è evidente!!!Perché non lo rendiamo felice per sempre ? Basterebbero un giardinorecintato e un po’ di amore...House va più d’accordo con le femmine e per la sua vivacità e sconsigliato a famiglie con bambini ed anziani. E’ vaccinato e microchippato.

Per info: 0733 966523 o 338 9700596