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n.1 GENNAIO 2012 MONTE-CARLO JÄNNER RALLY DAKAR EXPORALLY

n.1 GENNAIO 2012JÄNNER RALLY DAKAR EXPORALLY Anna Andreussi Anna Andreussi Il Trofeo Loris Roggia, indetto da Rallylink e dagli organizzatori dei rally in cui l’indimenticato navigatore

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n.1 GENNAIO 2012

MONTE-CARLOJÄNNER RALLY

DAKAREXPORALLY

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Anna Andreussi

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Anna AndreussiIl Trofeo Loris Roggia, indetto da

Rallylink e dagli organizzatori dei rally incui l’indimenticato navigatore era parteattiva (Rally di San Marino, Rally Cittàdi Schio e Rally Adriatico), è dedicato alnavigatore che, a giudizio dei lettori diRallylink, si è messo più in luce nelcorso della stagione appena conclusa,non solo per i risultati agonistici ottenutisul campo di gara ma anche per laprofessionalità dimostrata nel suoimportante lavoro svolto sul sedile didestra. E’ giunto all’ottava edizione ecadenza la distanza in anni da quel 20giugno 2003, quando Loris Roggiaperdeva la vita durante il rally delSalento,in un incidente di gara mentreera al fianco di Andrea Aghini con laPeugeot ufficiale.

E’ stata un emozione particolareconsegnare il premio quest’anno adAnna Andreussi, già vincitrice dellaseconda edizione del Trofeo, in quantoproprio quest’anno, dopo aver vinto perla prima volta il rally del Salento, hatenuto a dedicare la vittoria proprio allamemoria di Loris Roggia.

Cosa è cambiato? Io sono cambiata!Sono maturata, ho cominciato apraticare questo sport, che poi èdiventato il mio lavoro, per tante piccolecasualità che sono andate a incastrarsiin un puzzle perfetto, di conseguenza,quando tutto questo si è venuto acreare, io ero abbastanza incosciente diquello che mi stava succedendo e l’ho

apprezzato meglio solo con il passar deltempo: in seguito ho capito megliol’importanza di quello che stavofacendo e mi sono appassionataveramente a questo sport che per me èlavoro. So che sono stata moltofortunata perché ho potuto fardiventare la mia professione quello chemolti fanno per passione durante iperiodi di pausa: questaconsapevolezza mi ha portato a goderemolto di più quello che mi offre questofavoloso sport: prima ero più in affanno,più in adrenalina continua, più intensione, adesso invece è più gioia, mela godo molto di più anche grazieall’esperienza che mi ha dato lapossibilità di guardarmi intorno.All’inizio esisteva solo il mio lavoro ePaolo , potevo essere ovunque, a voltevedevo gente che poi il giorno dopo midimenticavo di aver visto, ora no, riescoa guardarmi anche intorno, riesco adapprezzare molto di più quello che è ilrally al cento per cento.

La mia carriera è iniziatapraticamente con Paolo e finirà conPaolo , è molto breve a dirsi quindi,molto semplice. Ho iniziato per caso masicuramente perché in me c’è lapassione del cronometro e dello sportindividuale; inizialmente sciavo e hoscoperto successivamente che ci sonotante attinenze tra sci e rally: tantisciatori alla fine sfociano nel rally,perché è uno sport che ti dà moltesensazioni simili, la velocità, il controllodel mezzo ( macchina o sci ), le

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traiettorie, la lotta alcentesimo! Sei tu con i tuoimezzi e basta che ti scontricontro il tempo, poi loparagoni a quello degli altri,ma è il tempo il tuoavversario! Ecco, diciamoquindi che è stato quello ilpunto di aggancio al rally, nonsono state le macchine, comeper tanti: sono entrata dallaporta di servizio, anche se erauna porta privilegiata!

L’incontro con Paolo èstato fortuito, grazie anche aPier Carlo Capolongo, che ètutt’ora un caro amico ma

grazie proprio a Paolo cheprobabilmente si è incuriositoperché ha saputo che sciavocome lui, ha capito subito ilmio carattere e, non certoper le assonanze del nome,tutto questo alla fine ha fattosi che lui mi scegliesse performarmi come suonavigatore. Paolo infatti nonaveva intenzione di lavorarecon un navigatore giàcompletamente formato e diesperienza: lui veniva da unpercorso di circa 15 anni, hainiziato come navigatore edha sempre preferito avere dei

navigatori da poter formare,malleabili, io ero tabula rasain quel momento perchéavevo fatto appena dieci garee quindi è iniziato tutto così,in maniera un po’ anomalarispetto a tanti altrinavigatori.

Ultimamente si cerca disostituire sempre di più ilfattore umano, il navigatore

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quando ha iniziato dovevafare anche la logistica, ventianni fa senza navigatore ilpilota non sarebbe neancheriuscito a partire per unagara, con il passare deltempo per il navigatore, sottol’aspetto pratico, si èsemplificato tutto, di controperò ritengo che dal punto divista psicologico, di tenutamentale, sia aumentato ilcarico in quanto è aumentatala competitività, ci siamodovuti trasformare.

Io dico sempre che ilnavigatore perfetto non esiste

in assoluto, c’è un navigatoreper ogni pilota, esistononavigatori bravi, anzibravissimi, però ogni pilota hail suo navigatore idealeperchè deve esserci unacomponente di feeling fra icomponenti l’equipaggio, unosi deve capire a volte con ilsolo sguardo, magarisentendo un respiroall’interfono; è quello che fascattare qualcosa in più nellacoppia pilota - navigatore,partendo naturalmente dalfatto che il navigatore deveessere preparato ecapace.Se i due riescono atrovare il feeling, il rapporto èperfetto: io credo che ci sianocoppie, vedi Loeb –Elena ,che sebbene siano personecompletamente diverse fraloro, abbiano qualcosa in piùdegli altri! Credo quindi che ilnavigatore si sia dovuto

sicuramente trasformare,diventare più psicologo e indiverse situazioni prenderedecisioni in pochissimotempo: a volte il pilota inprova ti fa delle domande, avolte quando ci sono deiproblemi sulla macchina,quando ci sono delle scelteda fare, tu gli devi daresempre la rispostaimmediatamente: non è chegli puoi dire, vediamo,aspettiamo, devi esseresempre al cento per cento,subito, e soprattutto devidargli sicurezza! Quando escidal parco sei tu ed il tuopilota!

Mah…. può essere, maattualmente no, ci ho giàpensato, ma matita, gomma

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Anna Andreussi premiata da Cristina Larcher, moglie di Loris Roggia [foto Rallylink]

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e quaderno rimangono ancora i nostristrumenti di lavoro in macchina.

Ci tengo a sottolineare il ruoloimportante del navigatore e spero che lodiventi sempre di più soprattutto se ciabituiamo a fare due passaggi , il cherenderebbe il nostro sport ancora più belloed entusiasmante e darebbe ancora piùprofessionalità a tutto l’ambiente. Bisogna!

Da noi in Italia ormai è un male troppodiffuso soprattutto fra i giovani, non credoche un ragazzo abbia fortuna se va aprovare le gare che va ad affrontare;sicuramente so che ci sono tante criticheanche per quanto riguarda noi ma Paolo èdieci anni che corre di conseguenza ungiovane la prima volta che fa il “1000miglia” non può pretendere di conoscere leprove speciali come noi, ma deve avere lamaturità, la capacità (lui o chi gli sta dietro)di capire che esistono degli step.

Comunque non è come in certi sport, nelcalcio uno a 18 anni può essere già in“champions” e a 22 vincere il pallone d’oro,nei rally no, Loeb è diventato campionedel mondo a 30 anni! E’ ora dicambiare prospettiva perché a 18 anniun ragazzo prende la patente, nonvince il Campionato del Mondo. Si parladi iniziare a 16 anni con nuoveinziative ma bisogna comunqueproporzionare e relazionare il tutto, perme questo “spot” dei giovani èdeleterio, per loro soprattutto, perchénon fa assolutamente bene, mettetroppa pressione e li brucia in pochianni; ho visto troppi ragazzi a 23 anniessere già “bruciati” e non è, secondome, assolutamente questo il modo perfar crescere i giovani.

Spesso si inizia con gli amici,anch’io ho iniziato così, ho corso anchecon mia sorella: il consiglio che do a

tutti i giovani è di trovare il loro “Paolo”perché dà veramente tante soddisfazioni edè la cosa che auguro a tutti.

Il percorso del navigatore può passaredall’esperienza fatta con l’amico e crescereinsieme, come dalla chiamata di un pilotacon più esperienza, l’importante è cercaredi imparare, essere delle spugne, nonfermarsi mai di essere curiosi, ascoltare,fare domande e non aver paura dichiedere, perché il navigatore è quello chedeve dare delle risposte fulminee e chespesso sono tombali, nel senso che quelloche dice viene fatto e quindi è importantecercare di sapere, capire, chiedere agli altri,capire qual è stata l’esperienza di un altro!Io stessa spesso cerco di raccontare i mieierrori ai ragazzi che mi vengono a parlareperché spero sempre che, memori di quelloche gli ho detto, possano evitare gli errori alcontrollo orario, sempre possibili.

Per concludere, io consiglio prima ditutto umiltà ed inoltre auguro a tutti un po’di fortuna perché in questo sport devitrovare il treno giusto e devi essere prontoa salirci!

Anna e Paolo con un loro piccolo fan