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7/22/2019 Nicolina La Scala - Heidegger e Il Cammino Del Nichilismo
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i-lex. Scienze Giuridiche, Scienze Cognitive e Intelligenza artificialeRivista quadrimestrale on-line: www.i-lex.it
Dicembre 2010, numero 11
Citazione suggerita: N. La Scala, Heidegger e il cammino del nichilismo:uninterpretazione di B. Romano, in: i-lex, 11, 2010, pp. 505 515 (www.i-lex.it)
Pubblicato: 31.12.2010
HEIDEGGER E IL CAMMINO DEL NICHILISMO:
UNINTERPRETAZIONE DI B. ROMANO
Nicolina La Scala*
1. Premessa
La diffusione del termine Nichilismo risale alla fine del 700 con la
lettera a Fichte redatta da Jacobi nel marzo del 1799, dove come
nichilistico viene caratterizzato il trascendentalismo kantiano. Secondo
Jacobi il sistema della pura ragione annichila ogni cosa che sussistafuori di s1. Nel termine nichilismo, nihil, esprime quel valore che la vitaassume dopo essere stata svalutata attraverso limposizione della
finzione rappresentata dallidea di un mondo soprasensibile e di tutte le
sue forme (Dio, al di l, essenza, bene). Il valore2di nulla assunto dalla
vita, la finzione dei valori superiori che danno vita a questo valore e la
volont del nulla che in essi si esprime costituiscono il primo fondamento
del nichilismo (nichilismo passivo o negativo). Il nichilismo per ha
anche un secondo e pi comune significato, che consiste nellindicare
una reazione contro il mondo soprasensibile e contro i valori superiori, di
ci si negano lesistenza e la validit. Ed, infatti, Nietzsche chiama
nichilismo quel movimento della storia occidentale di cui egli compendialinterpretazione nella sentenza Dio morto. Dio la rappresentazione
degli ideali e dei valori immutabili e il nichilismo per Nietzsche, il
processo di svalutazione dei valori supremi ed immutabili. Per Emanuele
Severino tutta la storia delloccidente la storia del nichilismo, inteso
come lidentificazione dellessere col nulla. Lessere non si identifica col
nulla, ma il nulla il destino dellessere che si ripete allinfinito. Lessere
eternamente identico a se stesso e si oppone eternamente al nulla.
Dunque, lessere eterno ed eternamente se stesso la totalit
dellessente dallinfimo granello di sabbia alla volta celeste, tutto
eterno, ed eternamente identico a se stesso: questo per Severino
lautentico contenuto dellepisteme: lessere appunto e ci che sioppone al nulla, appunto questo opporsi3. Rispetto a questetematiche luomo occidentale vive il problema del nichilismo in modo del
tutto marginale in quanto immerso in un mondo metafisico che lo
*Universit degli studi Federico II, Napoli1 F. VERCELLONE, Introduzione al nichilismo, Laterza, Roma-Bari 1992, p. 3.2 G. VATTIMO, Nietzsche, Laterza, Roma-Bari 1996, pp.94-95.3 E. SEVERINO, Lessenza del nichilismo,Adelphi, Milano 1982, p. 20.
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domina. Citando M. Heidegger: Luomo occidentale interpreta la
filosofia come una soffitta piena di cianfrusaglie, un coperchio soffocantee inutile; sistema intessuto di menzogne, costruzione fittizia formata damaschere.4
2. Il riconoscimento come senso e fondamento del diritto
Nella prospettiva heideggeriana la temporalit si identifica col modo
di essere essenziale dellesistente; , quindi, il far presente in ogni
manifestazione dellesistente tanto lunit delle tre dimensioni temporali
di passato, futuro e presente, quanto lessere questa unit ec-statica.
Coerentemente alla ec-staticit propria della temporalit autentica, la
relazione coesistenziale si profila come incontro in cui ciascun membro
della relazione riconosce laltro in quanto altro, nel rispetto della
diversit, anzi preservando la reale alterit. Ed su questa relazione di
riconoscimento nel rispetto della alterit/diversit che il diritto trova il
suo pi intimo fondamento: il fenomeno diritto ha e custodisce il suo
significato se radicato nella struttura temporale dellesistente, come
contemporaneit e differenza delle tre dimensioni di passato, presente e
futuro5. La consapevolezza che la differenza, radicata nella temporalit,
appartiene in modo non superabile allesistente, fa s che il rapporto tra
gli esistenti inizi e si mantenga nella differenza, ove laltro incontrato
in quanto realmente altro. Il riconoscimento, come ritrovare se stessonellaltro reale, solo se si mantiene sempre nel medio della differenza,
costituisce il senso e fondamento del diritto. La dimensione ec-statica
della temporalit, come coesistenza - unit delle tre dimensioni
temporali di passato, futuro e presente vissuta nel mantenimento della
loro reciproca differenza - costituisce, per Romano (e con Heidegger), il
"momento costitutivo dellessere delluomo e del suo volgersi allaltro"6.Unesistenza concepita come assoluta posizione dellio, disconoscendo la
alterit/diversit dellio altro comporterebbe lestinzione dellaltro inquanto io reale7, in un incrociarsi di rapporti ridotto alla lotta per ildominio di un io sugli altri.
4 M. HEIDEGGER, Il nichilismo europeo, Adelphi, Milano 2003, p. 31.5 B.ROMANO, Il riconoscimento come relazione giuridica fondamentale,
Bulzoni, Roma, 1985, pp.76-78. Cfr. anche G. CAPOZZI, Lindividuo, il tempo e la
storia, Jovene, Napoli, 2000, p. 63.6 B.ROMANO, Il riconoscimento come relazione giuridica fondamentale, cit., p.
146.7 Ibidem.
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La temporalit propria dellessere delluomo, invece, tale da
riconoscere la differenza, e dunque lalterit/diversit dellaltro nellarelazione riconoscente, a questa sar essenziale il momento della
giuridicit, come relazione universalmente riconoscente e non
escludente: coerentemente legata a questa considerazione laqualificazione del nesso riconoscimento-diritto come una dimensioneessenziale della realt esistenziale dellio, temporalmente chiarito comeautore del progetto reale e non come anonimo centro di imputazione, diquanto accade nel combinarsi delle forze non-esistenziali dellafattualit8. Essenziale alla relazione riconoscente dunque quella cheRomano chiama lopera del terzo: Il terzo svolge il compito essenzialedi presentificazione della differenza come medio del volgersi a se stesso,allaltro e al mondo. Il terzo il luogo differenziale che custodisce larelazione in quanto tale, impedendone lo scivolamento nellunit-univocae captativa dello immaginario9. Esponendo la nota interpretazioneheideggeriana del nostro tempo come epoca del dominio della tecnica,
Romano si pone alla ricerca delle conseguenze che tale dominio implica
ai vari livelli dellesistenza, e in particolare del radicale mutamento del
significato di giustizia che determina. Nel far questo lautore rivolge il
suo sguardo allintera opera heideggeriana.
3. Nietzsche e Heidegger: una riflessione sullavvio del tempodel nulla
Per Romano la condizione contemporanea pu essere presentata
come il tempo del postumanesimo, che registra laffermazione della
figura di uomo annunciata da Nietzsche nel trapasso verso il
superuomo10, loltre uomo, svelatosi il post-uomo, esito della pienezza
del nichilismo, finora solo annunciato in profezie filosofiche ed oggi
8 Ivi, p. 164.9 Mentre nel simbolo vige infatti un rinvio allalterit, nellimmagine prevale
limmediata e indifferente identificazione: "La presenza centrale del terzo,
situando lesistenza individuale e la coesistenza nel simbolico, riafferma la
costituzione ec-statica delluomo e ripropone il convincimento che lio laltro,
ossia che lio non mai nellimmagine statica che gli appare come sua, ma
sempre il suo essere-altro rispetto ad una tale immagine. Si manifesta qui il
rinvio essenziale, per la custodia dellio-soggetto-esistente, allalterit che, certo,
lessere altro dellio rispetto ad ogni definita immagine ove egli precipita
specularmente, ma che in modo pi intenso, laltro-io nella sua compiuta non-
disponibilit e differenza.10 Cfr. F. NIETZSCHE, Cos parl Zarathustra, Milano 1984, p. 333 ss.
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concretizzato e vissuto nella spiegazione scientifica delluomo. Fenomeni
che configurano lesistenza quotidiana, come quelli osservabili nellatransizione dal piano analogico a quello digitale, rendono sempre pi
manifesta lincidenza del trattamento scientifico delluomo e del diritto e
manifestano una progressiva rimozione del linguaggio delle parole,
sostituito dal linguaggio dei numeri. Sin dalle prime manifestazioni del
pensiero filosofico, si sono presentate tendenze volte a sostenere una
spiegazione scientifica delluomo; tale spiegazione - raggiunta attraverso
le tecnologie impiegate nella neurobiologia e nellintelligenza artificiale -
cancella il significato attribuito al nesso che unisce la libert ed il diritto.
Tutto ci che stato riferito a queste due dimensioni costitutive
delluomo viene ora spiegato nellaccadere dei processi delle sinapsi
nelle attivit celebrali, nelle connessioni tra i neuroni, che si combinano
in modo sempre innocente, consolidando questa convinzione: luomo
solo quel che gli accade di essere, innocente, ovvero un centro di
imputazione di eventi, ma non il soggetto imputabile, chi delle sue
condotte, scelte nellesercitare la libert. Si raggiunge cos la pienezza
del nichilismo giuridico, che senza differenze ontologiche accomuna
luomo ed il non-umano nellibridazione del biologico e del macchinale.
Luomo viene configurato come post - uomo, entit omogenea alle cose
ed ai viventi non umani, che non istituiscono il diritto, non esercitano la
terziet del giudizio giuridico e certo non sono giudicati secondo norme
istituite dal terzo legislatore. La storia della civilt, soprattutto negliultimi decenni, dimostra che Nietzsche aveva ragione. La sua profezia,daltronde, oggi si avvera nel nichilismo compiuto, vale a direnellintegrale spiegazione delluomo a cui lavorano la neurobiologia elintelligenza artificiale11. Secondo Romano, la condizione di innocenzacui si approda nellorizzonte del nichilismo compiuto unarma a doppiotaglio, perch luomo diviene preda dellaccadere, mero centro diimputazione di eventi, incapace di assumersi la responsabilit delle
proprie condotte. Ma senza responsabilit, senza la colpevolezzaoriginaria [] viene meno la libert e dunque il senso dellesistenza. Sifinisce cos per privare luomo di quella differenza ontologica che lo
distingue dai viventi e dalle macchine ed la ragione prima della sua
11A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, in: www.i-lex.it, p. 261.
Sulla neurobiologia cfr. J.-P. CHANGEUX- P. RICOEUR, LUomo neuronale, p. 47 ss.
Milano, 1988; J.-P. CHANGEUX P. RICOEUR, La Natura e la regola, p. 15 ss. Milano
1999; J.-P. CHANGEUXP.RICOEUR, Luomo di verit, Milano, 2003, p. 37 ss.
Sullintelligenza artificiale cfr. M. MINSKY, La Societ della mente, Milano, 2001,
p. 70 ss.
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dignit12. Che senso hanno il bene e il male, il giusto e lingiusto,
quando luomo viene espropriato della sua identit esistenziale?13Lunica cosa che abbiamo di tanto prezioso per considerarci superiori agli
animali e alle macchine secondo Romano, ad esempio, lautocoscienza,
da non intendersi come lassunzione di s come oggetto di conoscenzao lautocoincidenza identificatoria di un cogito imprigionato nel suosolipsismo, ma piuttosto come coscienza della propria libert, cui si
pu giungere con uno sforzo, mai definitivo, di messa in gioco di s nelmondo e di ritorno in s attraverso il medio della relazione con il propriosimile14. Oggi le neuroscienze sembrano dimostrarci che la coscienza uno spettacolo di immagini di cui il cervello solo spettatore. []Ognuno di noi non che le sinapsi dei suoi neuroni15. La spiegazionescientifica delluomo - presentata secondo i modelli della neurobiologia,
dellintelligenza artificiale e della teoria generale dei sistemi-tralascia di
considerare che il soggetto parlante lunica entit vivente in quella
specifica regione che pu orientare il suo vivere anche verso direzioni e
cose irragionevoli16, contro-sistemiche, che appartengono alluomo,
esistente anche ed insuperabilmente, come eccezione, secondo lanalisi
di Kierkegaard ripresa in modo originale da Jaspers17. Nel costruttivismo
operativo dei sistemi lio, il parlante nellesercizio della sua libert, viene
presentato come quel sistema cognitivo che oggi si chiama soggetto18.Ma riducendo lautocoscienza ad un film dentro un altro film, si
dimentica che luomo il solo ente che nel rapportarsi alle cose e aiprocessi vitali che abitano il suo orizzonte, non vi mai interamenterisolto, perch si rapporta a questi rapporti, prende distanza da questiesistendo nel linguaggio. Solo nelluomo si apre lo spazio dellacontemporaneit doppia, in cui egli afferma il se stesso nelleccedere ilfunzionamento dei sistemi vitali19. La contemporaneit doppia non
12A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo,cit., p. 261.13Cfr. B. ROMANO, Fondamentalismo funzionale e Nichilismo giuridico. Torino
2004, p. 89 ss.14 A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, cit., p. 262.15Ibidem.16Cfr. H. BERGSON, Le due fonti della morale e della religione, Bari 1988. p.
73.17 Cfr. K. JASPERS, Esistenza ed autorit, LAquila, 1977, p. 19 ss.18N. LUHMANN, La realt dei mass-media, Milano 2000, p .113.19A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, cit., p. 262. La metafora
del film dentro il film utilizzata da Romano per rendere lidea della spiegazione
riduzionistica della coscienza. Cfr. altres B. ROMANO, Fondamentalismo
funzionale e Nichilismo giuridico, cit., p. 89.
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unoperazione riducibile a connessioni sinaptiche di neuroni, ma
laffermazione di s e della propria autocoscienza secondo una modalitesistenziale che sfugge ad ogni possibile spiegazione scientifica20. Il sestesso non lesito di una combinatoria bioinformazionale, ma uncompito, un dovere di essere, diceva Sergio Cotta, attraverso e al di ldella relazione. La formazione del s ha vitale bisogno proprio diquellaltro da cui lio dovr differenziarsi21.
4. Tempo e Spazio come dimensioni della coesistenza
Lungo laccelerazione di questo processo di ibridazione, cade sempre
pi la distinzione tra il comunicare-memorare nella trialit e linformare-
memorare nella dualit dellordine fattuale. Il tempo delle dimensioni
veritative-affettive della comunicazione sostituito dalla velocit
computazionale delle operazioni dellinformazione funzionale, con lesito
che sia le manifestazioni esclusive del prendersi tempo dei parlanti come
lironia, il sorridere, il mettere in scena etc. sia il sentirsi in peculiari
situazioni esistenziali come la noia, la malinconia e lentusiasmo, etc.
sono filtrati, epurati e trasmutati da un apparato modellatore, modellato
macchinalmente, secondo una struttura informatica, con il risultato che
ogni altro uomo viene incontrato come alterit tecnico-informatica.
Linfospazio non altro che un pullulare di relazioni, una rete di
connessioni con individui situati in un altrove solo immaginabile e chepure cooperano alla costruzione (perch di questo si tratta) della nostra
identit: questa alterit che incontriamo in rete, si chiede Romano, davvero lautentica alterit esistenziale alla quale possiamo rapportarcinei modi dellaffettivit gratuita e incondizionata? O non piuttostounalterit tecno-informatica che, attraverso i contatti della rete, ci daccesso solo a surrogati dellalterit, a finzioni consumate nellordinevirtuale, e dove non vi spazio per quellaffettivit piena che richiede larealt dellincontro con laltro, la fisicit del con-dividere e del con-sentire? La rete fatta di relazioni, vero, ma con delle alterit chetrattiamo come oggetti informatici utilizzabili. Si ha bisogno della
connessione con laltro, ma non si ha il tempo n lo spazio per ascoltarloe accoglierlo nella sua pi propria identit. Le connessioni alla rete sonoistantanee non solo perch veloci, ma perch scandite dalla temporalitdellistante: c il tempo per consumare beni, non per condividere il
20 Cfr. G. CAPOZZI, Le ek-stasi del fare, I, Napoli, 1998, p, 89 ss.21 A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, cit., p. 262. Cfr. B.
ROMANO, Fondamentalismo funzionale e Nichilismo giuridico, cit. p. 90.
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senso della comune condizione di mortali22. Questo un effetto della
secolarizzazione del tempo, processo avviato con la modernit, che certonon pu essere fermato e tantomeno ammette rimpianti della memoire
per il tempo perduto. La quantit di tempo che ieri lhomo loquensimpiegava per ascoltare un amico, conversare con i familiari o recitarelitanie oggi viene parcellizzata in uninfinit di istanti ciascuno dei quali sufficiente per sottoscrivere un contratto, inoltrare un ordine, fissare unappuntamento, grazie alla sola, appunto istantanea, digitazione di untasto. Il passaggio dal tempo della chiesa al tempo del mercante si compiuto con lapprodo al tempo del navigatore telematico, lhomovidens che riesce a comunicare anche mediante icone, senza doverricorrere a noiose spiegazioni23. Secondo Romano lindividuo pulavorare alla continua formazione di s solo attraverso la relazionecomunicativa con il proprio simile e dunque il suo essere ed agire rinviasempre alla struttura del discorso e alle sue leggi indisponibili. Qui non sitratta di uninvenzione del s arbitraria, libera di giocarsi nelleventualitdel tutto possibile. Luomo in quanto soggetto parlante prende la
parola dallaltro e si avvia allesercizio della risposta secondo la strutturagenealogica del logos, dove il parlare non il far circolare informazioni,ma il dire se stesso dicendo allaltro nel medio di un luogo terzo eindisponibile24. Nellinfospazio incontriamo spesso laltro come oggettoutilizzabile, lo trattiamo come una macchina preoccupandoci solo che lo
scambio di informazioni avvenga in modo sicuro, veloce, adeguato allenecessit funzionali dei diversi utenti. Secondo Romano, il fatto che larelazione comunicativa possa scadere a mero transito di informazionidimostra proprio che non siamo macchine determinate da un gioco dicause e casi, ma soggetti sempre esposti coesistenzialmente al rischiodella libert. Il soggetto pensante gi sempre un animale simbolicoche esercita la libert nellordine plurivoco delle parole perch la sua
parola dice sempre pi di ci che enuncia e destina questo pi allaltro,cos chiamandolo ad interpretare e a interpretarsi, cio a mettere ingioco la sua identit esistenziale. Solo quando il prendere e destinare la
22A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, cit., p. 263.23Ibidem.24 Ivi, pp. 263-264. Romano nei suoi Senso e differenza nomologica del
1993, Ortonomia della relazione giuridicadel 1997 e La legge del testodel 2000,
argomenta che la struttura del discorso non n mia n dellaltro n oggetto di
una convenzione funzionale, ma rinvia ad una sorta di patto originario che i
parlanti non possono non sottoscrivere se vogliono che la propria parola, dunque
la propria esistenza, abbia senso A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un
filosofo, cit., p. 264.
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parola accade nellascolto pieno dellaltro, il soggetto pu liberarsi dalla
tentazione dellindifferenza e del regresso nello stadio dello specchio25.Lente-uomo diviene un senziente come tanti altri, il cui stato di
benessere - che un tempo si chiamava felicit - corrisponde al
combinarsi efficace delle sue operazioni biomacchinali. Se luomo il
prodotto della configurazione contingente dei messaggi biologici ed
informatici che lo costituiscono, nulla pi lo differenzia da qualunque
altro sistema funzionante secondo un linguaggio digitale. Laglobalizzazione contemporanea sembra articolarsi sempre pi come unsistema di dipendenza universale che costringe gli uomini ad unacondizione di impotenza, ad uno stare a vedere il grande spettacolodelle monarchie medianiche26. Non si pu negare, ad esempio, chelindividuo venga sempre pi espropriato della dimensione esistenzialedel tempo e dello spazio, di quel prendersi tempo e darsi spaziomediante la parola creativa che dischiudono, attraverso la relazione conlaltro, la via della coscienza di s. Tempo e spazio residuano solo inquanto funzionali al meccanismo di produzione e consumo: il tempoesistito del dialogo con s e con laltro si dissolve neltempo veduto,scandito dalla velocit di funzionamento degli info-oggetti; lo spazioabitato da individui che istituiscono un senso nei luoghi in cui si dispiegalesistenza privata e pubblica si riduce a un dove impersonale eimmateriale, ad una rete su cui circolano dati27. In tutto ci Romano
intravede le premesse per nuove e pi sottili forme diassoggettamento. Quando si va dicendo che il senso dellaglobalizzazione consiste nellabbattimento dei confini territoriali,culturali, linguistici, si tace il fatto che lumanit oggi viene confinata inuna nuova dipendenza, senza luogo e senza autore, dal sistemauniversale dello scambio e dellinformazione. Ridotto alla condizione dispettatore di ci che gli accade, il soggetto sprofonda nella forma piradicale e invasiva di noia, indice di una condizione epocale che avvolgeciascuno e lo riduce a indifferente nessuno di fronte alla successionedelle immagini che consumano la sua identit28. vero anche che inquello che Romano chiama il Sistema di universale dipendenza,
lindividuo vede moltiplicarsi le possibilit di arricchire le conoscenze, diinstaurare ed intensificare le relazioni sociali, di soddisfare gusti einteressi. Lutente annoiato dalla successione delle immagini ha la
25A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, cit., p. 264.26 B. ROMANO, Fondamentalismo funzionale e nichilismo giuridico, cit., p. 93.27 A. PUNZI, Dialogo di un guardiano e di un filosofo, cit.,p. 266.28Ivi, p. 267.
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possibilit istantanea di esplorare nuovi mondi con la semplice richiesta
di altre informazioni29.
5. Conclusioni e questioni
Questa dissoluzione della coscienza individuale nel flusso dei datidellinfospazio a Romano sembra piuttosto inquietante, ma soprattuttodiscutibile sul piano teoretico, perch se gli animali e le macchineobbediscono a leggi, a programmi di azione che ne governano lacondotta, gli uomini eccedono ogni possibile legge, non solo perch
possano trasgredirla, ma perch sono gli unici enti capaci di istituire ildiritto, cio un ordine dellagire sociale che non riproduce la attualitdelle forze naturali, ma misura le relazioni muovendo da criteri di valorecontrofattuali. Non si tratta, peraltro, di criteri arbitrari, ma di regoleimplicate nella struttura intersoggettiva e triale della soggettivitdelluomo parlante e che devono informare di s ogni diritto positivo,
perch questo custodisca la sua ragion dessere. Certo il diritto acquistarealt attraverso leggi, ma queste non dicono mai completamente il suosenso e fondamento, che la custodia dellintersoggettivit piena, dellarelazione tra soggetti che si riconoscono a vicenda la propria identit edifferenza nel medio della terziet30. Come soggetti che lavorano allaformazione della propria identit e ne chiedono pubblicamente il
rispetto, affermiamo il principio del riconoscimento universale eincondizionato dellaltrui dignit. Come soggetti parlanti, siamo gisempre coinvolti nella struttura del discorso e nelle regole in essoimplicate, siamo tenuti, ad esempio, a tradurre i conflitti di pretese sul
piano del confronto degli argomenti di fronte ad un terzo che agisca inmodo imparziale e disinteressato. Quando chiediamo giustizia,attraverso ed eventualmente al di l dello stretto dettato normativo,implicitamente attestiamo che la soluzione della controversia non puessere demandata a macchine, perch presuppone larte fronetica delgiudicare, vale a dire la conoscenza e linterpretazione delle norme, lavalutazione delle decisioni precedenti e delle opinioni di dottrina, la
penetrazione del caso di specie, il discernimento dei principi generali,ecc.31. Disancorato da qualsiasi fondazione trascendente, luomo dellatecnica, il soggetto, anzi la volont del soggetto, diviene il fondamento
unico di ogni verit, e richiede innanzitutto, proprio in quanto
fondamento, di essere sottratto a tutto ci che possa scuoterlo nella sua
29 Ibidem.30Ivi, pp. 267-268.31Ivi, p. 269.
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esigenza di sicurezza: con Descartes la soggettivit del cogitare umano
diviene la norma per ogni norma, ci che unicamente in grado dimisurare quanto pu avere valore, certezza e verit.32 In questoquadro, la rappresentazione (Vorstellung) non pi uno dei modi dellaconoscenza, ma lunica forma possibile di incontro con lessente nella
sua realt: sar reale e vero solo ci che si lascer porre come oggetto a
partire dalle esigenze del soggetto nello schema del porre-innanzi
proprio della rappresentazione. Anche il tempo dovr dimostrare la
propria realt trasformandosi in oggetto della rappresentazione
soggettiva, con ci riducendosi ad entit calcolabile, misurabile e
disponibile da parte del soggetto e della sua volont di certezza. Di
conseguenza, ogni fenomeno essenzialmente temporale, cio avente a
che fare con lesistenza delluomo, diritto compreso, assumer
caratteristiche di misurabilit e disponibilit: al farsi del pensiero calcoloe fonte di valori da legare la costrizione dei rapporti umani, ormaidivenuti oggetto di previsioni assicurabili, nel solo ordine giuridico esociale. Queste sfere, in tale riduzione e isolamento, appaiono, dice
Jaspers, come la calcolabilit dellagire umano. Nellepoca della tecnica,per ci che riguarda il tempo, il pericolo consiste in definitiva nel suo
ridursi al tempo delle scienze, obliando la sua essenza storica: Nellescienze della natura il tempo solamente un susseguirsi di puntitemporali, ciascuno diverso dallaltro a seconda della posizione che
occupa, mentre nella storia il tempo non costituito da una serie dipunti misurabili, ordinatamente disposti, ch anzi, essendo i diversimomenti temporali distinti luno dallaltro qualitativamente, divieneimpossibile stabilire un calcolo, una regola o un principio per il lorosuccedersi. Quando luomo si temporalizza, luomo si disperde nelflusso e non riconosce un proprio punto di individuazione33. SecondoRomano, Heidegger per tale ragione innesca linizio di una deriva
nichilistica. Qui lo strappo tra la Fenomenologia di Romano e di
Heidegger. Da questo passo ricaviamo, seppure implicitamente, il senso
della radicalit delle questioni poste da Romano: se il tempo
autenticamente inteso rifiuta, come tale, "una regola o un principio" per
il succedersi dei vari momenti, che ne del diritto? Non pu negarsiinfatti che al diritto essenziale la nozione di regola, e dunque una certa
calcolabilit del tempo. Il diritto sembra dunque destinato a dimorare, in
virt della sua stessa struttura regolativa, nellinautenticit del
32 B. ROMANO, Tecnica e giustizia nel pensiero di Martin Heidegger, Milano,
1969 pag. 78. Dello stesso autore cfr., su Heidegger, Continuit e unit del
pensiero di Martin Heidegger, in: RIFD, 1967, n. 2.33Ivi, p. 13.
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calcolabile. Unesistenza che si voglia autentica dovr perci tendere alla
eliminazione del diritto? O linautenticit temporale del diritto in gradodi mostrarsi in qualche modo necessaria alla stessa ricerca e
affermazione di autenticit del Dasein? O forse ipotizzabile un dirittocome regola docile al tempo, che si lasci determinare da esso e non
pretenda di regolarlo a sua volta?