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PANE Non di solo Sussidio di preghiera per la famiglia Anno XV - n° 706 Domenica 19 Aprile 2015 Tempo di Pasqua Itinerario di preghiera quotidiana

Non di Solo Pane n°706 - 18 Aprile 2015

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PANE Non di solo

Sussidio di preghiera per la famiglia

Anno XV - n° 706

Domenica 19 Aprile 2015

Tempo di Pasqua

Itinerario di preghiera quotidiana

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 2

Aprile 2015

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-

ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-

le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione

con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-

nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-

za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato

Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-

ché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,

prego specialmente per le intenzioni che il Santo

Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli

in questo mese

Intenzione del Santo Padre

Perché gli uomini imparino a rispettare il

creato e a custodirlo quale dono di Dio.

Intenzione missionaria

Perché i cristiani perseguitati sentano la

presenza confortante del Signore Risorto

e la solidarietà di tutta la Chiesa.

Intenzione dei vescovi

Perché ogni Chiesa particolare si impegni ad

essere presente dove maggiormente mancano

la luce e la vita del Risorto.

Intenzione del Vescovo di Brescia

Mons. Luciano Monari

Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e

nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 3

Domenica 19

Aprile

III Settimana del Salterio

III Domenica di Pasqua Se guardiamo a Gesù, vediamo che alla vigilia di ogni decisione o avvenimento importante, si raccoglieva in

preghiera intensa e prolungata. Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel vortice degli

impegni più urgenti e pesanti. (Papa Francesco)

Le poche notizie pervenu­

teci circa la vita del Beato

Bernardo di Sithiu sono

quelle tramandate negli

scritti di Giovanni di Si­

thiu, abate nel 1187, fonte

di interesse e valore stra­

ordinari per approfondire

la conoscenza del perso­

naggio. I Bollandisti men­

zionano inoltre una lettera

dell’ottobre 1170 con la

quale l’arcivescovo di

Narbona condannò Ber­

nardo all’espiazione.

Tutti questi documenti e

testimonianze fanno de­

durre che Bernardo di

Maguellone, in seguito ad

un omicidio, fu condanna­

to a compiere un pellegri­

naggio di espiazione. Do­

po aver vagato in lungo e

in largo per molto tempo,

si stabilì infine nei pressi

dell’abbazia di Sithiu, ove

per quattro anni visse nel­

la miseria e nelle privazio­

ni, morendo infine il 19

aprile 1182. La fama di

santità che si guadagnò in

vita fu poi confermata

dopo la morte da numero­

si miracoli verificatisi

sulla sua tomba.

Il santo del Giorno: Beato Bernardo Sithiu penitente

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici

e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano rico­

nosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in

persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, cre­

devano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sor­

gono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!

Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Di­

cendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano

ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli

offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi

disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si

compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».

Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il

Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a

tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.

Brano Evangelico: Lc 24,35­48: Così sta scritto

Contemplo: Le ultime parole del Vangelo di Luca ci dicono: «Di questo

voi siete testimoni». La testimonianza dei cristiani riguarda la Passione e

la Risurrezione di Gesù, la conversione del cuore e il perdono dei peccati.

Il Signore ci ha aperto la mente per comprendere le Scritture e la storia

dell'umanità. I dubbi che possono sorgere riguardano la comprensione e

l'adesione da parte nostra e di tutti gli uomini all'opera di Dio, ma non po­

tranno mai esserci dubbi sulla bontà e sulla potenza di Dio.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 4

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Come è concreto il Signo-

re. Di fronte alle resisten-

ze e alla fatica di credere

dei suoi discepoli mostra

le sue mani e i suoi piedi.

Non mostra la sua maestà

divina ma la semplicità

delle mani e dei piedi. Ge-

sù è risorto, ha vinto per

sempre la morte ma porta

con sé in eterno il prezzo

del riscatto. È il risorto,

ma rimangono impressi nel

suo corpo luminoso i segni

del crocefisso.

Le mani e i piedi forati

diventano testimoni della

sua identità, la conferma

che è Lui, il Signore. Ora

sappiamo dove incontrare il

Risorto, lo possiamo toccare

e mangiare con lui una por-

zione di pesce arrostito. La

maestà del Cristo è ascesa

al cielo e siede alla destra

del Padre ma quelle mani,

quei piedi rimangono sem-

pre con noi, fino alla fine

dei tempi. Mi ha colpito un

racconto di I. Turgheniev

che ho trovato in un vec-

chio libro dal titolo Poesie

in prosa e che esprime con

una disarmante semplicità

la verità poc’anzi esplicita-

ta. “Passeggiavo per la via.

Un mendicante, un vecchio

cencioso, mi fermò. Aveva

gli occhi infiammati, lacri-

mosi, le labbra violacee, le

vesti a brandelli, e mostrava

piaghe ripugnanti. Oh, come

la miseria aveva laidamente

conciato quell'essere infeli-

ce! Mi stese la mano rossa,

gonfia, sudicia. Con un gesto

mi chiese soccorso. Mi frugai

per tutte le tasche. Non ave-

vo né il portamonete, né l'o-

rologio, neppure il fazzolet-

to; non avevo proprio nulla

indosso. E il mendicante se

ne stava sempre lì, in atte-

sa. Tendeva la mano ed era

scosso da un fremito lieve.

Turbato, confuso, afferrai

vigorosamente quella mano

lurida e tremante: «Abbia

pazienza, fratello, non ho

niente». Il mendicante mi

guardò coi suoi occhi infiam-

mati; le sue labbra violacee

si schiusero e sorrisero, e mi

strinse a sua volta le gelide

dita. «Che importa, fratel-

lo!», mormorò, «grazie lo

stesso. Anche questa è un'e-

lemosina!». Compresi che

avevo ricevuto anch'io un'e-

lemosina da quel mio fratel-

lo”.

Gesù non mostra la sua

maestà divina ma la sempli-

cità delle mani e dei piedi.

La conferma che è Lui Meditazione di don Luciano Vitton mea

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 5

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Contemplatio: La pace è Qualcuno

La pace non è una situazione; non è neppure uno

stato d'animo e certamente non è nemmeno solo

una situazione politica. La Pace è Qualcuno. La pa-

ce è un nome di Dio. È il suo «nome che si avvici-

na» (Is 30,27) portando benedizione che fonda la

comunità, che tocca personalmente e riconcilia.

La pace è Qualcuno, il Trafitto, che appare in

mezzo a noi e mostra le sue mani e il suo fianco,

dicendo: «La pace sia con voi!».

La pace è il vedere lui: «Mio Signore e mio Di-

o!» (Gv20,28), e accettare anche la morte come

qualcosa che non ci può più separare dal suo amo-

re. «Egli è la nostra pace. Pace per quelli che sono

vicini e per quelli che sono lontani» (Ef 2,17). Qui

abbiamo la più forte identificazione della pace con

il nome di Gesù.

«Egli ha fatto dei due una cosa sola» (Ef 2,14).

Di ogni dualità, discordia, separazione, di ogni di-

visione egli ha fatto I"Uno', ha fondato l'Uno e «ha

annullato l'inimicizia nella sua carne» (Ef 2,14).

Colui che pregando cerca la pace con tutto il suo

cuore, cerca colui che è la pace, nell'unico luogo

in cui vengono donati riconciliazione, perdono dei

peccati e pace: il luogo del sacrificio, il Golgotha,

il Moriah eterno.

(B. STANDAERT, Pace e preghiera, in G .ALBERIGO — E. BIAN-

CHI — C.M. MARTINI, La pace: dono e profezia, Magnano 1991).

Su questa strada sempre

pellegrini — peso di

solitudi­ne nel cuore — vienici in-

contro tu, il Vivente tra i morti, e

spezzaci il pane dell'amore. Su que-

sta lunga strada dove, al tramonto,

si stendono le nostre ombre, accen-

di, o Viandante avvolto di mistero,

il vivido bivacco della tua parola e

sapremo dal suo bruciante ardore

che più viva, più forte la nostra

Speranza è risorta.

Sì, apri la nostra mente a com-

prendere la Parola che sola può dis-

sipare i dubbi che ancora sorgono

nel nostro cuore. Quante volte an-

che noi, incapaci di riconoscerti, ti

abbiamo rinnegato! Ma tu, il Giu-

sto, con mite patire ti sei fatto vit-

tima di espiazione per i nostri pec-

cati. Ora non lasciarci esitanti e

turbati: la tua presenza infonda in

noi la pace, il tuo spirito rischiari il

nostro sguardo e ci renda gioiosi

testimoni del tuo amore.

Preghiamo la Parola

Lunedì 20

Aprile

III Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Quanti cristiani vivono per apparire. La vita

loro sembra una bolla di sapone. E’ bella

la bolla di sapone! Tutti i colori ha! Ma dura

un secondo e poi che? (Papa Francesco)

Il Santo del giorno: Beato Domenico

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una

barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli

erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove

avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la

folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si

diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli

dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi

dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di

quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo

che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Pa­

dre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere

per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate

in colui che egli ha mandato».

Brano Evangelico: Gv 6,22­29

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 6

Nato da una famiglia be­

nestante ma attratto dal

monastero di san Michele

in Borgo nella città di

Pisa, Domenico decise di

abbandonare la vita agiata

e lussuosa per dedicarsi

completamente a Gesù.

Verso il 1200 entrò così

in monastero. Parroco di

san Michele in Borgo nel

1204, non abbandonò mai

le dure pratiche asceti­

che, che sempre accettò

con grande fervore.

Colpito dalla piaga dei

figli illegittimi che fla­

gellava la città di Pisa,

eresse nel 1218 lo

"Spedale dei Trovatelli"

sempre presso san Mi­

chele. Morì il 20 aprile

dell'anno dopo. Imme­

diatamente fu ritenuto

santo, non solo da tutti

i cittadini pisani, ma

anche la stessa Chiesa

non esitò a ritenerlo

tale. Pio IX (1846­

1878) il 17 agosto

1854 approvò il decre­

to della Sacra Congre­

gazione dei Riti col

quale si dichiarava

beato Domenico Ver­

nagalli.

Contemplo: «O Dio, che manifesti agli erranti la luce della tua verità,

perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si pro­

fessano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di

seguire ciò che gli è conforme» (Preghiera iniziale). Il Signore ci invita

a camminare sulla retta via: non ci chiede una cosa impossibile, poiché

per fare questo ci ha manifestato la luce della sua verità, il Signore Ge­

sù, seguendo lui, possiamo tornare liberi e sicuri sulla retta via.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 7

Il pane è un elemento fragile, povero, sempli-

ce, eppure attraverso quel segno ci vengono

richiamate diverse pagine della Bibbia: la man-

na (pane del cielo leggero e granuloso) che nel

deserto nutre Mosè e il suo popolo, le focacce

che sostengono il cammino stanco del profeta

Elia, la moltiplicazione del pane coi pesci di

fronte alla folla riunita sulla montagna,

l’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Ce-

na, il riconoscimento di Gesù risorto da parte

dei discepoli di Emmaus, la frazione del pane

che anima le prime comunità cristiane. Ma con

Gesù nemmeno il pane in sé ha un valore asso-

luto: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni

parola che esce dalla bocca di Dio”, il segno più

importante è quindi procurarsi “non il cibo che

perisce, ma quello che dura per la vita eterna,

e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di

lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo” e rico-

noscere che “Questa è l’opera di Dio: credere

in colui che egli ha mandato”. Così è stato per

san Giuseppe di cui oggi ricorre la memoria di

lavoratore, per Maria che credendo ha generato

l’Emmanuele-con-noi, e per tanti cristiani riuni-

ti attorno alla Sua Parola da ogni angolo della

terra.

meditazione

Elemento fragile Meditazione a cura di Elmetti Fiorella

Agisci

Giustamente ci diamo da

fare per il cibo quotidiano,

ma c'è bisogno di fare al-

trettanto per «il cibo che

rimane». In che proporzione vivo questi

impegni nella mia vita? Con Maria met-

tiamo Dio al primo posto: tutto troverà

il suo ordine e il tempo non ci manche-

rà per ciò che è necessario.

Grazia e fortezza,

nel cuore di chi

vive di te, Signore,

e subito il male che

piomba addosso,

trascina, insidia.

Sostienici e guidaci,

Gesù, nel cammino

di una testimonianza

che parli di te e

non di noi, nutrici

e poni sulla nostra bocca

le tue parole,

rigenera con il pane

di vita ogni nostra energia,

perché sull'esempio

luminoso di Stefano

sappiamo portare

con grazia e potenza,

con coraggio,

il sigillo del tuo amore.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 8

Martedì 21

Aprile

III Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Essere amici di Dio vuol dire pregare

con semplicità, come un figlio

si rivolge al genitore .

(Papa Francesco)

Nasce verso il 1033 ad Aosta da madre pie­montese, entrambi no­bili e ricchi. Travagliato il rapporto con la fami­glia che lo invia da un parente per l'educazio­ne. Sarà solo con i be­nedettini d'Aosta che Anselmo trova il suo posto: a quindici anni sente il desiderio di farsi monaco. Contra­stato dai genitori decide di andarsene: dopo tre

anni tra la Borgogna e la Francia centrale, va ad Avranches, in Nor­mandia, dove si trova l'abbazia del Bec con la scuola, fondata nel 1034. Qui conosce il priore Lanfranco di Pavia che ne cura il percorso di studio. Nel 1060 Anselmo entra nel seminario benedet­tino del Bec, di cui diventerà priore. Qui avvierà la sua attività

di ricerca teologica che lo porterà ad essere an­noverato tra i maggiori teologi dell'Occidente. Nel 176 pubblica il «Monologion». Nel 1093 diventa arcivesco­vo di Canterbury. A causa di dissapori con il potere politico è co­stretto all'esilio a Roma due volte. Muore a Canterbury nel 1109.

Il Santo del giorno: Sant’Anselmo d’Aosta

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché ve­

diamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la

manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane

dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è

Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pa­

ne dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal

cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre

questo pane».Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a

me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Brano Evangelico: Gv 6, 30­35

Contemplo: Più delle nostre opere per Dio vale l'opera che Dio fa per

noi: ci dà la fede nel Figlio, e in Gesù ci rende figli di adozione, ci dà

il pane della vita. È il pane che ci comunica la stessa vita divina: l'a­

more tra Padre, Figlio e Spirito, amore che abbraccia tutti i fratelli di

fede e di speranza. Questo Pane è, già qui sulla terra, vita eterna e pe­

gno di futura risurrezione.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 9

Perché Gesù dice di essere "il pane della vita"?

Semplice, Egli, che viene dal cielo, nutre la no-

stra vita con le sue mille sfumature, con le sue

gioie, le sue attese, le sue speranze, i suoi desi-

deri. Le dona significato. In merito ho trovato

due appunti che si completano a vicenda. Il pri-

mo è delle poetessa Alda Merini: "Se l’uomo vi-

vesse delle sue percezioni e delle sue conten-

tezze, se l’uomo non fosse quello che è, inna-

morato della propria felicità e della propria au-

scultazione, l’anima sarebbe come un ferro ro-

vente che uccide il cuore, perché l’anima è a-

more. L’anima è negli spazi come una mano che

prende ogni cosa, che ruba a noi preziosità;

l’anima è colei che ci deruba ma è anche colei

che dona, ed è un’amica indistruttibile, e qual-

cosa che vigila sulle nostre rovine. Se ne andrà

un giorno, se ne andrà lontano, perché conosce

terre infinite e spazi che non hanno riscontro

nella mente umana, se ne andrà senza rimpian-

ti lasciando solo un corpo che l’ha tenuta con

sè per tanto tempo in un impero di felicità e di

amore, ma che non l’ha capita, e l’ha talmente

tradita che ha cercato perfino di afferrarla e di

darle una spiegazione. Ma l’anima non ha una

spiegazione, bisogna prenderla per quella che

è: un volo d’angeli che ci passa accanto e ci dà

solo un po’ di frescura". Il secondo appunto è di

san Gregorio Nazianzeno: "Se non fossi tuo, mio

Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e

mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e

cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono

senza numero brame e tormenti, godo del so-

le… e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio

e la carne diventa polvere come quella degli

animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho

più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo,

Cristo mio, mi sentirei creatura finita".

meditazione

Se non fossi tuo, Cristo mio... Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

contemplare con

devozione il martirio

di Stefano è ancora

e sempre fare memoria

viva della tua Pasqua.

Mentre la tua parola

ci forma e ci nutre,

il cuore si sgomenta,

perché si riconosce

nel duro cuore di Saulo.

Il giovane Stefano

ci costringe a interrogarci

e a lasciare che venga

trasformata la nostra vita

in un segno coraggioso,

che sa prendere posizione

e che rimanda a te.

Alleluia!

Agisci

Mi rassicura sapere

che il Signore è come

un luogo fortificato

per la mia salvezza.

Oggi ripeterò la frase del salmo,

pensando che sono protetto dal

Signore quando in lui mi rifugio.

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 10

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Pasqua significa “passaggio”.

Dalla morte alla vita, dal pec-

cato alla grazia, dal buio alla

luce, dall’incredulità alla fe-

de. Pasqua significa rendere

vivibile l’invivibile, dare senso

e significato agli enigmi che

da sempre accompagnano

l’uomo. Un letto d’ospedale,

la cella di un carcerato, i cor-

pi disumanizzati dalla fame e

dalla sete diventano “luoghi

sacri” se sono illuminati dalla

luce del crocifisso e dalla

tomba vuota di Colui che è il

Risorto, il Vivente. Ma la luce

del Risorto non passa attraver-

so i polverosi tomi di teologia

o di documenti belli e signifi-

cativi ma che non toccano il

cuore della gente, dei poveri,

degli esclusi. Oggi abbiamo

bisogno di segni, di gesti, di

liturgie che diventano vita,

che toccano il cuore degli uo-

mini. Gesti forti come quelli di

papa Francesco che varca, co-

me il risorto, le porte chiuse di

un carcere per lavare i piedi a

coloro “che abitano in questa

casa”. E’ questa la profezia di

ieri e di oggi: anche una buia

cella può diventare “casa” se

illuminata da gesti d’amore,

dalla luce del Risorto che porta

per sempre i segni “del riscat-

to”.

Vedere il Santo Padre inginoc-

chiato davanti a dodici detenu-

ti, tra cui un transessuale, la-

vargli i piedi , asciugarglieli e

baciarglieli ha toccato il cuore a

tutti coloro che “scontano la

loro pena”, li ha riscattati, li ha

umanizzati. Un gesto d’amore

che non giustifica le umane de-

bolezze, ma le accetta e le re-

dime. E la risposta non si è fat-

ta attendere: «Il Papa è voluto

essere uno di noi, il suo amore

e la sua Misericordia sono Cristo.

Il carcere non è luogo sconsacra-

to: “Dove dimora il dolore il suo-

lo è sacro”. Cristo arriva e porta

pace alla disperazione degli uo-

mini che sono al varco del confi-

ne, nelle urne del pianto. Arriva

e libera gli spiriti legati alle ca-

tene. Cristo è uno dei nostri, fa-

tica con noi per riscattare il no-

stro passato e per ripristinare i

nostri giorni. Lo sentiamo cam-

minare accanto a noi, consola la

nostra libertà crocifissa, e a ogni

passo sentiamo che il giogo di-

venta più sopportabile. Lui è sta-

to crocifisso, ma quando vede

crocifissi noi detenuti, diventa

Cireneo, ci aiuta a portare il pe-

so della croce e cammina insie-

me a noi e ci rende creature

nuove e forti. Così, sulle macerie

delle parole e degli ascolti, den-

tro il deserto del carcere, poveri

in mezzo ai poveri e tutti nella

miseria, abbiamo sperato anco-

ra. È proprio dentro questo vive-

re che abbiamo capito che è

cambiata la nostra storia e la

nostra vita».

Gli uomini d’oggi non hanno bi-

sogno di una chiesa elitaria, di

una comunità di “pochi ma buo-

ni”; non abbiamo più bisogno di

vani ragionamenti o di documen-

ti che sono incomprensibili alla

gente “dai piedi sporchi e polve-

rosi”.

L’uomo di ieri e di oggi ha biso-

gno di “una voce buona”.

«Giovedì 2 aprile 2015 la voce del

Papa era stanca e addolorata ma

era “la voce buona”, noi detenuti

l’abbiamo riconosciuta subito. Lui

era Cristo. Grazie, Francesco».

La voce buona. Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Meditazioni Pasquali

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 11

Tempo di Pasqua

Non dobbiamo avere paura della bontà

e neanche della tenerezza.

(Papa Francesco)

In quel tempo, disse Gesù alla folla:«Io sono il pane della vita; chi vie­

ne a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho det­

to però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Pa­

dre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori,

perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà

di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha

mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo

risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio:

che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo

risusciterò nell’ultimo giorno».

Brano Evangelico: Gv 6, 35­40

L'editto di Settimio Se­vero, come dice Cle­mente Alessandrino, riempì l'Egitto di marti­ri: tra questi Eusebio nomina Leonida che ebbe il capo troncato nel 204, lasciando orfani sette figli, il maggiore dei quali, appunto Ori­gene, aveva appena di­ciassette anni. Nel narrare la vita di quest'ultimo poi, il me­

desimo storico si sof­ferma lungamente a descrivere le cure con le quali Leonida edu­cò il figlio allo studio della S. Scrittura pri­ma che a quello delle lettere, come ringra­ziasse Iddio di aver avuto un figlio così precocemente entu­siasta di quegli studi, come riconoscesse la mano di Dio nel fan­

ciullo, e di notte, quan­do questi dormiva, si soffermasse a baciargli il petto quasi fosse un sacrario dello Spirito Santo. Lo stesso Euse­bio ci ha conservato un frammento della lettera che il figlio diciasset­tenne gli inviò in pri­gione per esortarlo al martirio.

Contemplo: Signore Gesù, «eterna verità e vera carità e cara eterni­

tà!», tu dici alla gente che ti vede moltiplicare i pani e in tanti altri fat­

ti: «Voi mi avete visto, eppure non credete». Dici anche: «Beati quelli

che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29). Ti preghiamo, con

le parole dell'Apostolo Pietro: «Noi ti amiamo, pur senza averti visto e

ora, senza vederti, crediamo in te» (cf 1Pt 1,8). Sole di giustizia, illu­

mina gli occhi del nostro cuore: «Credo, aiuta la mia incredulità!» (Mc

9,24).

Il Santo del giorno: San Leonida

Mercoledì 22

Aprile

III Settimana del Salterio

C’è una filastrocca di Gianni Rodari che dice:

“S'io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane

così grande da sfamare tutta, tutta la gente

che non ha da mangiare. Un pane più grande

del sole, dorato, profumato come le viole. Un

pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e

dal Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti e gli

uccellini. Sarà una data da studiare a memoria:

un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta

la storia”… Poter saziare la fame di tutti, che

bel sogno! Per noi uomini e donne è un’impresa

irraggiungibile, perché siamo pieni di limiti e di

difetti, e anche quando le cose procedono bene

siamo capaci di inventarci mille problemi. Ma

per Dio non è un sogno o un’impresa irraggiun-

gibile, ma una realtà già viva con il dono

dell’eucarestia e il dono della fede. Come nel

giorno di Pasqua, così anche oggi ogni Eucaristi-

a deve essere un vero incontro con il Risorto

(come abbiamo visto nell’articolo precedente),

che dice a tutti: “Guardate e toccate le mie

piaghe... credete, sono proprio Io... e annun-

ciate la mia Risurrezione intorno a voi: nelle

vostra famiglie e nei caseggiati, per le strade e

attraverso i vari modi di comunicazione... per-

ché oggi, Io sono il Risorto come duemila anni

fa, e oggi, tanto come allora e più di allora, il

mondo ha bisogno di sapermi vivo e di accoglie-

re la mia parola!”. Don Rodolfo Reviglio affer-

ma: “Se pensiamo che oggi molti extracomuni-

tari sono tra le nostre case e nelle nostre città,

dobbiamo renderci conto che più nessuno può

scusarsi dicendo che non può essere missionario

perché non può lasciare la propria casa, il pro-

prio paese, la propria nazione. Li abbiamo qui i

non cristiani, e anch’essi, come i pagani di allo-

ra, possono benissimo essere evangelizzati da

ciascuno di noi!”.

meditazione

Un vero incontro con il Risorto di Fiorella Elmetti

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 12

Signore Gesù

è la tua Pasqua:

ogni «grande lutto»,

vissuto fino in fondo,

non negato,

ma accolto e fatto

proprio con amore,

non è mai l'ultima parola!

Grande gioia,

nelle città del nostro cuore,

quando da ogni perdita

rinasce vita, nuovi germogli,

incontri impensati,

solitudini feconde.

Grandissima gioia

quando perdere tanto

di noi ci prostra,

ma libera in noi la speranza!

Alleluia!

Agisci

Può capitare che le difficoltà ci disper-dano lontano dal centro del nostro

cuore, ci facciano smarrire lon-tano da Dio, per le vie del mon­do. Oggi voglio tornare al centro del mio cuore, dove Gesù mi a-spetta per abbracciarmi. Maria, accompagnami tu!

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 13

Giovedì 23

Aprile

III Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

I sacramenti sono gesti del Signore.

Non sono prestazioni o territori di

conquista di preti o vescovi.

(Papa Francesco)

Giorgio, il cui sepolcro è a Lidda (Lod) presso Tel Aviv in Israele, venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo in ogni parte della Chie­sa. La tradizione popo­lare lo raffigura come il cavaliere che affron­ta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del

maligno. La sua me­moria è celebrata in questo giorno anche nei riti siro e bizanti­no. Patronato: Arcieri, Cavalieri, Soldati, Scout, Esploratori/Guide AGESCI. Etimologia: Giorgio = che lavora la terra,

dal greco. Emblema: Drago.

Il Santo del giorno: San Giorgio

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non

lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo gior­

no. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha

ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcu­

no abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In

verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane

della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono

morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non

muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo

pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del

mondo».

Brano Evangelico: Gv 6, 44­51

Contemplo: In Gesù si compiono le profezie di Is 54,13 e di Ger 31,33­

34. Il Signore è venuto ad istruirci di persona! Ma non toglie «un solo

iota o un solo trattino» della Scrittura e della voce della Chiesa, che noi

ascoltiamo con umiltà, come parola di Dio. Gesù ci parla di persona, e

attraverso una «moltitudine di testimoni» (Eb 12,1). Dice san Paolo:

«La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi per­

suasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito» (1Cor 2,4).

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 14

È proprio vero ciò che dice Gesù: "chi crede ha la

vita eterna"... leggete la storia di un ragazzo al-

banese: "Un pomeriggio stavo giocando per strada

con i miei amici. Mia mamma mi chiamava, vieni

in casa che si fa tardi. Io pensai “ancora una par-

tita e vado”. Proprio allora, pochi minuti dopo,

una pallottola vagante mi colpì alla schiena. Quel

giorno la mia vita cambiò. Rimasi paralizzato agli

arti inferiori e costretto a letto. Mia madre fu

molto forte e fece di tutto per me, rivolgendosi

in ogni posto. Un giorno andò alla Chiesa Cattoli-

ca presente in città. Andò come a chiedere

l’elemosina, era disperata e non si aspettava nep-

pure una risposta positiva per i tanti rifiuti rice-

vuti fino a quel giorno. Ma alla Chiesa trovò per-

sone accoglienti, che si interessarono di noi e ci

aiutarono. Sentimmo molta gratitudine per i cri-

stiani. Dopo alcuni anni arrivarono le sorelle della

P.F.. Mia madre si rivolse a loro per chiedere un

aiuto e lì trovammo oltre che un aiuto, una vera

famiglia. Le sorelle mi hanno dato la possibilità di

trascorrere dei periodi in Italia per fare fisiotera-

pia intensiva, che in Albania dovevo fare da solo.

Con il lavoro intenso ho avuto miglioramenti, ora

sto in carrozzina, mi sposto da solo, esco. Mia

madre intanto iniziò il cammino di catecumenato

per ricevere il Battesimo. Dopo di lei, anche io

sentii il desiderio di diventare cristiano e nel

2012 abbiamo ricevuto insieme il Battesimo. Il

Signore ha benedetto ancora la mia famiglia. Do-

po di noi anche mio fratello F. ha conosciuto la

fede cristiana e ha chiesto di unirsi a noi riceven-

do i sacramenti con la moglie e il piccolo appena

nato. L’incontro con la fede e con la comunità

cristiana è stato per me come una nuova nasci-

ta...". Chi crede non risolve i problemi, ma trova

la sua radice e niente è come prima.

Signore Gesù,

vi sia anche per noi,

lungo il viaggio della vita,

chi ci si pone accanto

e, come Filippo,

ci aiuta ad accogliere

sempre e nuovamente

il dono inestimabile

del tuo vangelo.

Siamo poveri, Signore,

rendici capaci tu di

ridonarti e di farci

noi stessi compagni

nel cammino e credibili

testimoni del grande

Tesoro affidato al fragile

coraggio della reciproca

testimonianza.

Alleluia!

Agisci

meditazione

Come una nuova nascita Meditazione di Elmetti Fiorella

Oggi rifletto sull'amo-

re del Padre che ci

ha inviato suo Figlio.

Gli dico davvero con

amore: «Padre nostro!». E con gli

altri mi comporto da vero fratel-

lo!

Preghiamo la Parola

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 15

G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e

Dio benedisse il settimo

giorno e lo consacrò, per-

ché in esso aveva cessa-

to da ogni lavoro che egli

creando aveva fatto

(Genesi 2,3).

Non i soliti stracci ma il

vestito bello. Non i pasti

scadenti ma un pranzo ab-

bondante. Il riposo dopo la

dura fatica. Gli amici dopo

la solitudine dei campi.

Questo era la domenica nel-

la civiltà contadina. Essa

era il giorno che dava senso

agli altri giorni.

E tutto ruotava attorno alla

messa.

Nella civiltà industriale la

domenica è weekend per a-

spettare il lunedì: il giorno

della produzione, quello ve-

ro. E la messa? E tempo sot-

tratto al sonno, al footing,

allo sport, alla gita.

Come riproporre la domenica

come il giorno che, con la

risurrezione di Cristo, buca il

tempo e apre sulla festa sen-

za fine, per la quale siamo

fatti? I lamenti e le nostalgie

non servono.

La domenica deve offrire

quello che il cuore cerca e i

giorni della produzione non

danno: la gratuità.

Dal lunedì al sabato c'è il

profitto.

Alla domenica c'è il dono: il

tempo per sé, per la fami­

glia, per gli amici, per i ma-

lati, per i poveri, per i de-

funti, per il Signore.

Con al centro la messa.

Non un dovere, ma dono di

Dio a noi e dono nostro a Dio

e alla comunità, per cammi-

nare verso il giorno vero,

quello senza tramonto.

(Tonino Lasconi)

La Pasqua settimanale A cura di Tiziana e Cristina

Se la gente conoscesse il valore dell'Eucaristia, l'accesso

alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubbli-

ca. (santa Teresa di Lisieux)

Quando stai bene, la Messa l'ascolti; quando stai male e

non vi puoi assistere, la Messa la dici. (S. Pio da Pietrelci-

na)

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 16

Venerdì 24

Aprile

III Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati

inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.

(Papa Francesco)

San Benedetto Menni, al secolo Angelo Ercole è stato il restauratore dell’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli) in Spagna, nonché il fon­datore nel 1881 delle Suore ospedaliere del Sacro Cuore, particolar­m e n t e d e d i t e all’assistenza dei malati psichiatrici. Nato nel 1841, lasciò il posto in

banca per dedicarsi, co­me barelliere, ai feriti della battaglia di Magen­ta. Entrato tra i Fatebe­nefratelli, fu inviato a soli 26 anni in Spagna con l’improbo compito di far rinascere l’Ordine, che era stato soppresso. Ci riuscì tra mille diffi­coltà – tra cui un proces­so per presunti abusi a una malata di mente, concluso con la condan­

na dei calunniatori – e in 19 anni da provinciale fondò 15 opere. Su suo impulso la famiglia reli­giosa rinacque anche in Portogallo e Messico. Fu poi visitatore apostolico dell’Ordine e anche su­periore generale. Morì a Dinan in Francia nel 1914, ma riposa a Ciem­pozuelos, nella sua Spa­gna. È santo dal 1999.

Il Santo del giorno: San Benedetto Menni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risu­sciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio san­gue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rima­ne in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Brano Evangelico: Gv 6, 52­59

Contemplo: La vita di chi vuole seguire Gesù è illuminata dalla luce di

Dio («Io sono la luce») e nutrita dal pane di Dio («Io sono il pane di­

sceso dal cielo»). Così pregava sant'Agostino: «Signore, a te sospiro

giorno e notte. Appena ti ho conosciuto, mi sono visto lontano da te

nella regione devastata dalla fame, e mi è parso di udire la tua voce

dall'alto: "Io sono il cibo dei grandi. Cresci, e mi mangerai. Però non

sarò io a cambiare, come il cibo della tua carne, ma sarai tu che ti tra­

sformerai in me"».

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 17

Agisci

A volte anche noi, a n o s t r o m o d o , "perseguitiamo" Gesù nei fratelli, magari dicendo: «Quello è

"bigotto", quell'altro vuole fare il santo...». Oggi mi propongo di non giudicare nessuno, ma di ri-spettare quel Gesù che si na-sconde in ognuno di noi.

Siamo nella parte conclusiva del discorso del pane

di vita in cui la polemica con i giudei si fa più a-

spra. I giudei non sono disponibili al dialogo, si

chiudono in sé stessi e cominciano a discutere sulle

affermazioni di Gesù: «Come può costui darci la

sua carne da mangiare?». Loro non capiscono le pa-

role di Gesù, perché le prendono letteralmente. Ma

Gesù non diminuisce le esigenze, non ritira nulla di

ciò che ha detto ed insiste: «In verità, in verità vi

dico: se non mangiate le carne del Figlio dell'uomo

e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vi-

ta. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue

ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo

giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio

sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e

beve il mio sangue dimora in me ed io in lui». Man-

giare la carne di Gesù significa accettare Gesù co-

me il nuovo Agnello pasquale, il cui sangue ci libera

dalla schiavitù. La legge dell'Antico Testamento,

per rispetto verso la vita, proibiva di mangiare il

sangue. Sangue era il segno della vita. Bere il san-

gue di Gesù significa assimilare lo stesso modo di

vivere che ha caratterizzato la vita di Gesù. Ciò

che dà vita non è celebrare la manna del passato,

ma mangiare questo nuovo pane che è Gesù, la sua

carne e il suo sangue. Partecipando all'Eucaristia,

assimiliamo la sua vita, la sua donazione, il dono di

sé. Nell'Eucaristia mangiamo realmente il corpo di

Gesù, lo assimiliamo in noi, lo digeriamo, diventa

parte del nostro corpo, cioè quel pane ci fa simili a

Lui nella misura in cui ci lasciamo coinvolgere dalla

sua logica di amore. Un autore affermava che l'Eu-

caristia è molto più biologica che spirituale perché

è il modo scelto da Dio per entrare in una comunio-

ne profonda con noi. Nessun amore umano arriva a

tanto, nessun amore si fa mangiare così come fa

Dio.

Meditiamo la Parola

Il pane di vita A cura della redazione

Signore Gesù,

un istante di luce

può essere l'attimo

di eternità che irrompe

nella nostra vita,

ne modifica la rotta,

ci dirige in mare aperto,

modifica il volto

del nostro cuore.

All'improvviso...

gli occhi vedono,

le orecchie odono,

la mano si tende

come fosse la prima volta.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

Sabato 25

Aprile

III Settimana del Salterio

Tempo di Pasqua

Quando non si confessa Gesù Cristo,

si confessa la mondanità del diavolo,

la mondanità del demonio. (Papa Francesco)

La figura dell’evangelista Marco, è conosciuta sol­tanto da quanto riferisco­no gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pie­tro e s. Paolo; non fu certamente un discepolo del Signore e probabil­mente non lo conobbe neppure, anche se qual­che studioso lo identifica con il ragazzo, che se­condo il Vangelo di Mar­co, seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del

Getsemani, avvolto in un lenzuolo; i soldati cerca­rono di afferrarlo ed egli sfuggì nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani. Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova bene­stante Maria, che mette­va a disposizione del Maestro la sua casa in G e r u s a l e m m e e l’annesso orto degli uli­vi. Nella grande sala della loro casa, fu consu­mata l’Ultima Cena e lì

si radunavano gli apo­stoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battez­zati da Pietro, che fre­quentava assiduamente la sua casa e infatti Pie­tro lo chiamava in senso spirituale “mio figlio”.

Il Santo del giorno: San Marco Evangelista

Brano Evangelico: Mc 16, 15­20

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tut­to il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderan­no in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla de­stra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ pagina 18

Contemplo: È sorprendente il modo in cui Marco (Giovanni Marco

degli Atti, delle Lettere di Paolo e di Pietro), nel suo «Vangelo di Ge­

sù, Cristo, Figlio di Dio» e «figlio di Maria» (Mc 6,3), risponde alla

domanda su cosa significhi essere discepoli di Gesù: non basta che

mettano in pratica i suoi insegnamenti; devono, come Lui, proclamare

la venuta del regno di Dio e percorrere il suo cammino di servizio e di

dedizione agli altri. I discepoli continuano il mistero che Gesù ha ini­

ziato.

Non di solo pane ­ Numero 706 ­ Tempo di Pasqua ­ pagina 19

Agisci

Oggi chiedo a Maria

di intercedere per

me il dono dell'umil-

tà e di aiutarmi a capirne la

bellezza e la gioia, per viverlo

nel quotidiano.

Mai avrebbero creduto i detenuti di Rebibbia di

trovarsi di fronte a Papa Francesco per la cele-

brazione della lavanda dei piedi il Giovedì Santo.

Nemmeno Isabel, transessuale, avrebbe mai im-maginato di essere scelta tra le dodici persone a

cui il Papa ha lavato i piedi. Ma ora che è suc-

cesso tutto di lei parla di Gioia. I capelli in ordi-ne, come tutta la sua persona, perfino la voce

ha toni profondi di pace. In una sua testimonian-

za rilasciata in un video racconta che, pur essen-

do da quattordici anni a Roma, in precedenza non era mai riuscita ad andare ad una Messa in

Piazza san Pietro, né di domenica né in un gior-

no feriale, e, così, "se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto", preci-

sando che lei crede tanto in Dio. Quando si è

trovata di fronte al Papa che le baciava e lavava il piede, l'ha guardato negli occhi e gli ha detto.

"Io pregherò per te e per la pace nel mondo". Ed

ora afferma che quella visita, quello sguardo

pieno di fiducia che ha incontrato e da cui si è sentita accolta, quel gesto umile e pieno di af-

fetto le ha aumentato la fede. È un incontro che

Isabel non dimenticherà mai. Perché racconto questo? Perché anche Isabel è mondo ed è crea-

tura a cui il Vangelo va annunciato, come oggi

chiede Gesù. Isabel fa parte di quel mondo pieno di tenebre che per tanto tempo i cristiani ben-

pensanti e di vecchia data hanno tenuto fuori

dalla portata di Dio. Adesso, invece, con Papa

Francesco in modo particolare e la sua testimo-nianza concreta di cosa significa essere miseri-

cordiosi, stiamo facendo esperienza che Dio non

esclude proprio nessuno dal suo amore e che es-so arriva anche lì, dove il peccato ha imprigiona-

to Isabel dietro le sbarre per un reato qualsiasi.

Andiamo, dunque!

Meditiamo la Parola

Anche Isabel è mondo Meditazione di Fiorella Elmetti

Signore Gesù,

ti ringraziamo oggi

per il grande dono

dell'evangelista Marco.

Le parole del suo vangelo

ci guidano nella

conoscenza e nell'amore,

il suo annuncio

richiama la semplicità

conquistata dell'essere

ultimo, semplicemente

figlio e fratello.

Aiutaci ad ammansire

il male che ruggisce

nel nostro cuore

e insegnaci a essere

figli tuoi, forti e

fieri nel seguirti

servendo.

Alleluia!

Preghiamo la Parola

333/3390059 don Luciano

Anno XV- n. 706

Domenica 19 Aprile 2015

Chiuso il 14 Aprile 2015

Numero copie 1450

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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