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Leggerle, scriverle per la maturità I dossier di Tabloid di Paola Pastacaldi Si avvicina l’esame di Stato per circa 450 mila studenti delle ultime classi delle scuole superiori. I candidati, nella prima prova scritta, dovranno scegliere tra il saggio breve o articolo di giornale – la grande novità che da qualche anno sta suscitando l’interesse dei ragazzi e degli insegnanti – e temi più tradizionali (analisi del testo, argomento storico). Nell’esame di maturità 2003 il 62,6 per cento dei candidati hanno optato per il saggio breve o articolo di giornale, scegliendo tra quattro temi: “Il terrore e la repressione politica nei sistemi totalitari del Novecento”; “Gli affetti familiari”; “Il ruolo della poesia nella società della comunicazione”; “L’acqua risorsa e fonte di vita”. La scelta è stata sostanzialmente omogenea nei licei come negli istituti tecnici, professionali e artistici. Segno di una scuola che si apre finalmente all’attualità e al sociale. E quindi al giornalismo e al suo fondamentale ruolo nella società contemporanea. “Ordine Tabloid” pubblica questo dossier contenente analisi, suggerimenti e consigli pratici. E una sintetica bibliografia per chi vuole saperne di più. Questa guida è un piccolo contributo dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia in vista di un appuntamento che rappresenta la prima grande prova della vita per migliaia di ragazze e ragazzi. Ma vuole essere anche uno stimolo per i colleghi e per gli insegnanti a promuovere la lettura dei giornali tra i giovani. Prof. Franco Abruzzo Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA SUPPLEMENTO AL NUMERO 5 MAGGIO 2004 Notizie

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Dossier per la maturità Notizie - Leggerle, scriverle per la maturità

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Leggerle,scriverleper la maturità

I dossier di Tabloid

di Paola Pastacaldi

Si avvicina l’esame di Stato per circa 450mila studenti delle ultime classi delle scuolesuperiori. I candidati, nella prima provascritta, dovranno scegliere tra il saggio breveo articolo di giornale – la grande novità cheda qualche anno sta suscitando l’interessedei ragazzi e degli insegnanti – e temi piùtradizionali (analisi del testo, argomentostorico). Nell’esame di maturità 2003 il 62,6per cento dei candidati hanno optato per ilsaggio breve o articolo di giornale,scegliendo tra quattro temi: “Il terrore e larepressione politica nei sistemi totalitari delNovecento”; “Gli affetti familiari”; “Il ruolo dellapoesia nella società della comunicazione”;“L’acqua risorsa e fonte di vita”. La scelta èstata sostanzialmente omogenea nei liceicome negli istituti tecnici, professionali eartistici. Segno di una scuola che si aprefinalmente all’attualità e al sociale. E quindial giornalismo e al suo fondamentale ruolonella società contemporanea.

“Ordine Tabloid” pubblica questo dossiercontenente analisi, suggerimenti e consiglipratici. E una sintetica bibliografia per chivuole saperne di più. Questa guida è unpiccolo contributo dell’Ordine dei Giornalistidella Lombardia in vista di un appuntamentoche rappresenta la prima grande prova dellavita per migliaia di ragazze e ragazzi. Mavuole essere anche uno stimolo per icolleghi e per gli insegnanti a promuovere lalettura dei giornali tra i giovani.

Prof. Franco AbruzzoPresidente dell’Ordine dei Giornalisti

della Lombardia

ORDINE DEIGIORNALISTI DELLA LOMBARDIA

SUPPLEMENTOAL NUMERO 5MAGGIO 2004

Notizie

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Le notizie non sono altroche storie, come dice ilgiornalismoanglosassone. Faregiornalismo o scriverearticoli, per esempio inoccasione dell’esame dimaturità, significaimparare a raccontaredelle storie e trovare ilmateriale per farlo.Le storie vanno trovate,entro la realtà, capite elette in sensogiornalistico. L’articolo haa che fare con l’attualità,cioè con i fatti che sono

alla fine storie. Come siinsegna nella più anticauniversità di giornalismodel mondo, la ColumbiaUniversity di New York,fondata da Pulitzer aiprimi del ‘900. O comescrive il quotidiano “NewYork Times”, accanto altitolo, così definendol’informazione: “All theNews that’s fit to print”.Tutte le notizie che sono“appropriate, convenientio che è giusto, decoroso,idoneo, opportunopubblicare”.

Raccontare ai ragazzi delle medie cosa sia un gior-nale è impresa ardua. Non sarà un caso se soloquattordici giovani su cento leggono il giornale tutti igiorni. Secondo dati, che sono stati elaborati dall’Eu-rispes Censis, il 46 per cento legge un quotidianoogni tanto, per soli dieci minuti e scegliendo (il 23per cento) l’oroscopo e solo in seconda battuta lacronaca (il 20 per cento).Le regole per insegnare cosa sia un articolo, in chemodo sia diverso da un tema in classe, cambiano incontinuazione: fissare un giovane su queste regole,significherebbe non avvicinarlo al giornale, nonaiutarlo a comprendere cosa sia la notizia.È necessario spiegare loro quanto un giornale siauna prova da superare ogni giorno e quanto un gior-nale abbia tante teste quanti sono i suoi giornalisti eche la linea editoriale si crea di giorno in giorno,confrontandosi con gli avvenimenti e con ciò che diessi la direzione e il giornalista vogliono o riesconoa raccontare.

Il quotidiano è, insomma,un’opera collettiva dell’ingegno.

Ma i ragazzi delle medie non leggono giornali, ai piùfortunati accade di vederli in casa, a qualcuno disfogliarli. I più ascoltano il telegiornale all’ora di cenae restano avvinghiati alle immagini dei tg, dellapubblicità. Queste immagini incidono nelle loro scel-te in un modo “forte” che ancora non abbiamoanalizzato. La televisione, anche se non vogliamoammetterlo, crea miti dentro di noi e pesca agliarchetipi. Subire la tv significa anche comprenderela sua forza evocativa.Il primo passo per comprendere cosa sia un articoloè, dunque, creare una dimestichezza con la lettura.Avvicinarsi al giornale, vederlo, toccarlo, criticarlo. Perpoi fare del quotidiano un atto giornaliero, ma soprat-tutto creativo e divertente. In cui il giovane lettore inte-ragisca con la notizia e non la subisca come qualcosadi noioso o peggio di distaccato dalla sua vita. Le noti-zie riguardano fatti che hanno conseguenze sulla vitapratica e quotidiana di tutti i cittadini.

Scrivere articoli,cioè raccontare storie

Solo 14 giovani su 100

leggono un giornale

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Ma lo fanno ogni tanto

e per soli dieci minuti

Quando un fatto diventa notizia

Pensare e scrivere articoli per un giornale ha delleregole che possono essere, e spesso lo sono,smentite nel numero dopo, per poi ritornare afunzionare. Fa eccezione, naturalmente, la deonto-logia che si basa su leggi codificate, cioè scritteche sono un dovere civile e morale per il profes-sionista. Ingabbiare il fare un giornale in una seriedi regole è un’impresa giusta e sbagliata. Oggi losi fa e il giornalismo si insegna nelle università. Ma,così come è importante studiare le regole del fareun giornale, conoscerne i segreti di fabbricazione,altrettanto importante è non legarsi troppo aqueste regole.

Bisogna essere flessibili.Questo è il giornalismo

Il giornalismo è un’attività inaffidabile? No, sempli-cemente tratta di notizie, cioè di una materia vivae, dunque, deve adattarsi a questa mutabilità. Nelmomento in cui viene fissata una regola per fareun giornale, per valutare un fatto come notizia, perscrivere l’articolo, questa regola può essere subitodopo superata da altre più funzionali, più comple-te, può anche diventare obsoleta nello spazio dipochi secondi e può essere arricchita da nuoveregole in ogni momento, perché pressata da nuovifatti che ne mutano le ragioni d’essere.

Che cosa, dunque, trasforma o dà la dignità di notizia ad un fatto?

Tentiamo di fissare alcuni punti di riferimento, bensapendo che ne scordiamo certamente altri e checon il fluire degli accadimenti bisognerebbe cambia-re l’elenco, togliendo e aggiungendo altre voci.Un fatto prende la valenza di notizia quando avretevalutato se possiede anche una sola (o più) diqueste caratteristiche e se risponde in qualchemodo delle valutazioni che seguono.

La carica di novità,la singolarità che ha di per se stesso

Ma anche la carica che possiede in relazione ad undeterminato pubblico a cui si rivolge. L’11 settembreoppure la mucca pazza.

L’importanza pratica che un fatto assume per la gente

La mucca pazza è un esempio molto ricco di sfuma-ture in questo senso, perché ha cambiato le abitudinialimentari per un lungo periodo. Gli attentati, peresempio, perché possono far mutare condizioni di vita.

Le possibili conseguenzesulla vita quotidiana e sugli interessi di ciascuno

Ancora la mucca pazza ha inciso non solo nelladieta, ma anche nel commercio, nelle scelte degliallevatori, nelle regolamentazioni internazionali.

La vicinanza fisica o anche semplicementepsicologica

I quotidiani locali trattano notizie vicine fisicamenteai cittadini lettori. L’11 settembre è stato anche unavvenimento globale, psicologicamente vicinoanche a chi stava lontano, per esempio in Europa.

La possibilità di fare levasulle emozioni e di creare un senso di attesa

Alcuni casi da manuale: le guerre, gli attentati e laricerca di un vaccino per la Sars, per l’Aids. Unesempio storico, lo sbarco sulla Luna.

Lo sviluppo che un avvenimento promette

Ogni notizia contiene in sé una possibilità di svilup-po che va valutata bene sotto vari profili o tagli gior-nalistici, perché suscettibile di imporsi all’opinionepubblica, anche se all’inizio il fatto non è così rile-vante. Individuare le possibilità di sviluppo di un fattoè un esercizio giornalistico molto importante. È la

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capacità di vedere una notizia, cioè di cogliere lavalenza di notizia dentro un fatto alle volte appa-rentemente normale, banale. La scelta che ilgiornalista opera in un secondo tempo nel mododi raccontarla e di pubblicarla sul giornale sichiama taglio. La mucca pazza può avere untaglio economico se ne valuto l’impatto economi-co, i danni del calo del consumo di carne, untaglio salute se ne valuto le problematiche sulladieta, un taglio di costume se analizzo quantepersone hanno cambiato il loro comportamentorispetto ai consumi, un taglio di opinione sepubblico le lettere di chi scrive, un taglio finan-ziario per le conseguenze che può aver avutosulla Borsa.

Il carattere di esclusivaQuesto punto occupa l’ultimo posto di questalista di valutazioni, ma sta nella pratica della vitadi redazione al primo posto, anche se nondovrebbe essere così. L’esclusiva si è impostacome una necessità dentro un giornalismo carat-terizzato dalla facilità di circolazione delle infor-mazioni, un giornalismo affollato, dove ognitestata, ogni mezzo deve farsi notare e imporsial pubblico per non morire. Ma questo ha snatu-rato l’esclusiva. Quello che era un dato eccezio-nale si è trasformato in un elemento inflazionato,abusato e quindi svuotato della sua caratteristicapeculiare, cioè il fatto di essere posseduto da unsolo media.Oggi le esclusive non esistono quasi più, lacircolazione delle informazioni ha reso quasiimpossibile avere una notizia in modo esclusi-vo. L’esclusività di una notizia può durare pocheore. Non esistono segreti nel mondo globaledelle news.L’esclusività di una notizia è sovente una monta-tura realizzata ad arte per fini di diffusione di unmedia oppure per imporre nei media una certaangolatura di fatti rilevanti da parte di qualchegruppo di potere economico o politico, interessa-to a farlo per i vantaggi che ne trae.Nella scarsità di notizia esclusive, perché conInternet tutti i media possono conoscere quasitutto, è stato in questi ultimi anni fin troppo facilericorrere all’invenzione. Gli uffici stampa, lesocietà di comunicazione dei grandi gruppi multi-nazionali, dei Governi anche e dei personaggilavorano alacremente alla costruzione di “fattievento” che poi invadono i media, imponendouna visione adulterata e artefatta dei fatti stessi.Per questo nelle edicole, sulle prime pagine deigiornali abbondano le esclusive, negli strilli dicopertina o nelle locandine di ferro.Una lettura attenta di queste esclusive rivelafacilmente la loro debolezza. È soprattutto lacomparazione con altri giornali nello stesso gior-no e sulla stessa notizia che aiuta a “smaschera-re” scoop che sono finti o solo mezzi veri.

Rubando a RolandBarthes pensieri edemozioni sul linguaggio,possiamo dire a chi siavventura per la primavolta e seriamente in unascrittura che non sia quelladel tema o del compito diclasse (ancora troppovincolata al giudizio eall’esercizio in cui giocapiù la dimostrazione diquanto si è capaci che lavera capacità), dicevamodunque che, una voltasvincolati da questi lacciche imprigionano anchese educano, la scritturapassa per il corpo.Possiamo dire con RolandBarthes che impareremoad avere una malattia tuttaspeciale, quella che luidenunciavascherzosamente come “vedere il linguaggio”. Nellascrittura vera la personache scrive gioca le sueinformazioni, i pensieri eparte delle emozioni.Insomma non rimane al difuori del testo.Scoprire il piacere deltesto significa poter essereconsapevoli del godimentoepicureo che ci può darela materialità del nostroagire intellettuale.Ma perché una scritturasia giornalistica ènecessario imparare arispettare alcune regoleche sono un po’ come ibinari per i treni. Si corre

piacereIl

Passiamo ora a delle riflessioni sul

dentro una struttura chevincola la scrittura creativaad un fine preciso, tecnicoe deontologico insieme:informare e, quindi,raccontare fatti.Non slabbrarsi nel testo,non disperdersi, rimaneresul tema.Imparare a scrivere e adapprendere una tecnicache sia quella del testogiornalistico implica alcunenozioni di fondo.La prima, sostanzialedifferenza, che è anchequella che rendeaffascinante l’articolorispetto al tema, è chementre il tema va solo agli insegnanti, il primo va ai lettori.Si scrive per raccontare unfatto e si ha il compito dinon raccontare frottole, didire dunque la verità e poidi farsi capire, cioè diessere chiari edessenziali.Ciò che rende affascinantel’articolo per chi non fa ilgiornalista di professione èun aspetto strutturaleimprescindibile:nell’articolo chi scrive puòe deve essere critico.Enuncia con i fatti ancheuna visuale che nonsempre e per forza è tuttapositiva, enuncia anchedei dubbi, lascia spazioalla riflessione critica.Ciò rende l’articolo moltointeressante, ma anche

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deltesto

testo, ma non ancora per scrivere

difficile da realizzare. Nellosvolgere un tema che nonsia un compito in classe siva, dunque, incontro alpiacere di esprimersi siacon il corpo che con lamente, come dicevaRoland Barthes. Ma peresprimersi al meglio ènecessario imparare adessere chiari e a rispettarela verità dei fatti. Questedue qualità, una tecnical’altra deontologica, siimparano studiando regolee modalità di fattura nonsoltanto dell’articolo in sé,ma anche dei giornalistessi. Si impara a scriveremeglio e più rapidamentese si apprende la letturadei quotidiani che non èun atto saltuario, maquotidiano, da fare concostanza, tutti i giorni. E,infine, oggi non si puòprescindere da una letturache possiamo chiamare

sapiente. Il giornale lo silegge e lo si analizza,confrontandolo con altrigiornali.Valutando lenotizie anche sotto unaspetto che si chiamaappunto critico, diriflessione.Questo significa informarsie leggere i giornali.Comunicare è forse ilpetrolio del ventunesimosecolo. Ma non sicomunica se non siimpara a leggere iquotidiani. E oggi non sipuò leggere, se non simette in moto lo spiritocritico.Lo spirito critico è ilmigliore modo perapprendere la lettura. Edalla lettura discenderà,quasi per osmosi (vedidizionario), ilmiglioramento dellacapacità di esprimersi conchiarezza, cioè di scrivere.

La fonte è l’elemento che separa nettamente untema da un articolo. In un tema si scrive quelloche si vuole, che si pensa, che si è studiato, sipossono fare delle divagazioni, il tutto per esserepoi letti dall’insegnante. Un articolo si scrive per glialtri, i lettori, ma si scrive nel rispetto di un fatto. Siha l’obbligo di rispettare la verità di cui si è venuti aconoscenza e di essere essenziali, cioè di dare leinformazioni che servono senza eccedere e,dunque, di non danneggiare la privacy delle altrepersone. Non si può in altre parole discriminarenessuno per razza, religione, sesso, condizioni fisi-che e mentali, opinioni politiche. Non si può scrive-re il nome di una persona violentata, né si possonoriportare dettagli che possano condurre alla suaidentificazione, lo stesso principio si deve rispettareper i minori e i soggetti deboli. Non si può pubblica-re il nome di un bambino protagonista di un fatto dicronaca, perché potrebbe incidere negativamentesul suo sviluppo psicofisico. Nemmeno si possonodunque pubblicare le foto che lo renderebbero rico-noscibile, così come non si può fotografare unapersona in manette.

Le fonti sono molte per un giornalista: ci sonoquelle ufficiali, quelle riservate e quelle docu-mentarie. Per uno studente che si avvia alla matu-rità sono dei documenti che riceverà dalla scuola eche deve imparare ad utilizzare. Anche un giornali-sta ricorre alle documentazioni. Le grandi caseeditrici dispongono di un archivio.

Per un giornalista ricorrere alla prima fonte,quella originale da cui il fatto parte, è semprepiù difficile, alle volte impossibile. Le notizie sisviluppano in modo complesso, vengono da lonta-no. Le maggiori case editrici hanno i loro archivi,dove numerosi archivisti si occupano di schedaregli articoli che sono stati scritti dalla stampa di tuttoil mondo.

La documentazione che lo studente riceve perla maturità è come una fonte giornalistica. È ildove da cui pesco la notizia. È l’ufficio anagrafe diquella storia, dimostra che la notizia esiste, che èvera e come è nata.

DOCUMENTARSI

Cosa sono le fonti

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Prendiamo subito un foglio bianco, grande, pulito eteniamolo a fianco della nostra documentazione,provvisti di penna e matita. Leggiamo attentamentela documentazione, una, due, tre volte.Leggiamo e sottolineiamo i passaggi che ci colpisco-no, quelli che ci piacciono, quelli infine che ci sembra-no fondamentali per la comprensione del fatto, senzafarci troppe domande.

La prima lettura è istintiva, diretta, ma non menovalida. Sovente la prima lettura fa nascere riflessioni,intuizioni che possono diventare una chiave di letturaimportante del fatto da trattare.A fianco dei fogli della documentazione c’è unospazio bianco, lasciato al margine del testo. Con unascrittura piccina segniamo a matita dei piccoli titoliriassuntivi di ciò che andiamo leggendo. Alle voltebasta anche una sola parola. Alla fine della letturaavremo i fogli della documentazione arricchiti da unatitolazione ai margini che sarà possibile scorrere inpochi minuti e che nell’insieme costituirà un abbozzodi scaletta, ricca di idee guida. Quando cominceremoa scrivere, basterà rileggere quei titolini, per avererapidamente l’idea centrale della documentazione.

Dopo si può stendere una vera scaletta. La scalet-ta vera dà la priorità degli argomenti da trattare in unarticolo e le idee guida aiuteranno ad organizzarla.Le domande che possono aiutare a redigere unasorta di elenco degli argomenti sono: quali sono i temiprincipali trattati dalla documentazione o dossier,quali sono i problemi, quale è il contesto entro il qualeè collocata la notizia e che cosa ho io da dire sull’ar-gomento, quali giudizi critici si possono dare.Ma ciò che riassume al meglio un fatto è pensare aqueste domande: chi, che cosa, dove, quando, comee perché. Tenete la scaletta vicino al foglio su cuicomincerete a svolgere il testo e se vi sembra confu-sa, ricopiatela a grandi lettere, affinché con un colpod’occhio possiate ritornare ai punti segnati come aibinari per un treno, come la rotta per una nave.

Non perdetela mai di vista. È il vostro orizzonte, vievita lo smarrimento nel mare grande della composi-zione. Ora è il momento di analizzare la parte piùpratica dello scrivere. Quanto è lungo un articolo?

LA SCALETTA

Prima si leggela documentazione

Quanto pesa un articolo? Come contare le battute

Un articolo vienemisurato in cartelle, lecartelle in numero dirighe, le righe in numerodi battute. Moltiplicando lerighe per le battute, ho ilnumero totale dellebattute dell’articolo. Lanumerazione di ognibattuta del testocomprende ogni parola,ma anche lapunteggiatura e gli spazivuoti. La cifra che neuscirà darà l’ingombrogenerale del testo che poiandrà impaginato dentroun giornale. Una cartella èfatta di trenta righe, ogniriga di sessanta battute, ilfoglio dunque è dimilleottocento battute. Unarticolo all’esame di

giornalismo deve esserelungo 45 righe, dunqueuna cartella e mezza. Perun totale di 2700 battute.Per la maturità si chiedeallo studente che decidadi scrivere un articolo diriempire quattro paginedel foglio protocollo. Se lostudente avesse lapazienza di contare unariga, avrebbe la misurastandard della sua riga,scritta a mano.Fare un articolo all’esamedi maturità potrebbeessere la prova simulatadi un esame per essereammessi ad una scuola digiornalismo. Sarebbecome scrivere dagiornalisti, pur nonessendolo.

Numero di battute per riga moltiplicato per il numero di righe per cartella, moltiplicato per il numero di cartelle

Uguale numero delle battute totali

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Il titolo è il cuore del fatto. Come la carne perl’hamburger. Un titolo è una sintesi creativa sultema dell’attualità. Un buon titolo fa metà del pezzo,nel senso che gli dà una identità di scrittura e dilettura. Fare un buon titolo richiede una abilità chepesca non solo alla capacità di sintesi. Bisognaessere creativi per non annoiare, ma non si puònemmeno uscire dal tema, nel senso che un argo-mento è di attualità per un determinato motivo enello scrivere un titolo devo riuscire a trasmettere lanotizia, il cuore del fatto.

Ecco perché una volta scelto l’argomento trauna rosa di proposte, scrivere un articolo signi-fica immaginarne subito un titolo. Si può pensa-re che la titolazione sia l’ultimo atto da fare alla finedella scrittura. E invece no! Il titolo lo si deve imma-ginare prima, lo si deve sentire come una sintesi ditutto ciò che vorremmo mettere insieme in un arti-colo, del perché della scelta di quell’argomento edel come lo tratterò.Insomma la titolazione è una abilità che vienequando si è ben compreso cosa sia una notizia e,dunque, perché si scrive.

Nei giornali quando un fatto sta per diventare unarticolo, perché si è deciso di scriverne uno, possia-mo dire che nella testa del caporedattore che lo hacommissionato oppure nella testa del giornalistache ci lavorerà nasce subito una bozza di titolo, un’i-dea che poi si potrà aggiustare nel corso del lavoro.

Ma il titolo rimane un punto di partenza fonda-mentale per lavorare bene. E se ancora non vi èchiaro immaginate che sia il nome per la persona,fate come gli inglesi che hanno la gentilezza diricordare sempre il nome, perché il nome è lapersona. Così è il titolo per l’articolo.

PRIMA DI SCRIVERE

Fate subito un titoloè il cuore del fatto

La scelta dei mediaPrima la cartapoi Internet

Il primo passo, una voltascelto un argomento, è lascelta del media, delgiornale. Molti studentidelle scuole dicomunicazione pensanoche imparare a scrivere inInternet sia più importantee pensano così di saperscrivere anche per unmedia cartaceo.La prima abilità viene,invece, dalla scrittura sucarta. Poi questa scritturapuò finire dentro altri

media, appunto anche inInternet, e allora prenderàuna sua specificità,cambierà in funzione delmedia. Perciò quiimpareremo tutto suigiornali, con il compito discrivere un articolocartaceo.La scelta di un argomentoè un fatto squisitamentepersonale o come nelcaso della maturitàimposto dall’esame.Perciò su questo puntonon c’è molto da dire. C’èda dire qualcosa sul fattoche l’argomento presceltodeve avere una suaattualità, come abbiamovisto nella definizione diciò che caratterizza il fattoche diventa notizia.

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Alcuni dei titoli per Saddam...

Possiamo prendere inesame un importantefatto di cronaca e valutarecome lo stesso fatto pren-da sfumature e variazioniminime, che probabilmen-te ad una prima lettura,forse distratta, possonosfuggire. I titoli ci sembra-no tutti uguali, soprattuttoquando conosciamo ilfatto, perché la televisionene ha già dato notizia.Una lettura solo dei titoli,è un ottimo esercizio discrittura. Per raccontare lostesso concetto si possa-no usare angolaturediverse anche solo dipochi centimetri, comeusare una macchina foto-grafica per fissare unpaesaggio girandoci intor-no e creando visuali diver-se anche solo di pochicentimetri.L’analisi dei titoli di crona-ca e attualità (e natural-mente anche degli attac-chi), ma valutati sullo stes-so fatto, può diventare unesercizio di stile, quantomai proficuo. RaymondQueneau in “Esercizi distile” (Einaudi, Torino

1983) scrisse i suoi novan-tanove esercizi di variazio-ni stilistiche nel lontano1947, quasi sessant’annifa. È una lettura non facile,ma che potrebbe aiutare acomprendere, al di là dellefigure stilistiche che egliusa che sono molto com-plesse, cosa significa va-riare lo stile avendo glistessi elementi sotto ma-no. Umberto Eco nell’intro-duzione l’ipotesi che pos-sa avere avuto in menteanche le variazioni cheRostand fece nel Cyranofa sul tema del naso.Insomma l’argomento puòanche essere minimo, lasfida è raccontarlo in modidiversi, mutando i concettidi pochissimo.Che titoli ha avuto, dunque,la cattura di SaddamHussein, il 15 dicembre2003? Riportiamo di segui-to alcuni, pochissimi esem-pi, ma anche occhielli esommari, perché fornisco-no elementi utili per l’eser-cizio di titolazione chepossiamo fare dopo averliletti, variando l’assemblag-gio degli elementi.

CORRIERE DELLA SERA

Occhiello Si nascondeva a Tikrit. Le prime parole:sono stato fermo ma giusto. Rumsfeld: lotratteremo da prigioniero di guerra. Ileader europei: ora la ricostruzione

Titolo Catturato Saddam, una svolta per l’Iraq

Sommario Tradito dal suo clan. Bush: democraziapiù vicina. A Bagdad: lo processiamo noi,c’è già la Corte

LA REPUBBLICA

Occhiello Il blitz di seicento uomini sabato notte aTikrit aiutati dai curdi. La decisione dellaCasa Bianca “Prendiamolo vivo”. Alzati ilivelli di allerta attentati

Titolo La cattura di Saddam

Sommario Bush: “Ora dovrà affrontare la giustizia”.Bagdad in festa

LA STAMPA

Occhiello Catturato in una buca di Tikrit: non hasparato. Decisive le indicazioni di unafamiglia vicina al raiss

Titolo Saddam tradito da una soffiata.

IL GIORNO

Titolo Preso!

IL GIORNALE

Titolo Preso Saddam

Sul vostro foglio bianco, scrivete il titolo, segna-te la data, cioè il luogo da cui immaginate discrivere.

Può essere la città dove già siete, oppure illuogo dove è nata la notizia, insomma comefoste un inviato di un giornale oppure un redat-tore nella redazione del giornale della sua città.

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...e l’11 settembre

Uno sguardo ai giornalistranieri, valutando qualiparticolari, quali sostanti-vi, parole aggettivi diversisono stati aggiunti rispet-to a quelli italiani. Qualiconcetti.

Può anche essere solouna parola che però allu-de ad un particolare nellosvolgimento dei fatti,come è accaduto nel tito-lo de La Stampa che usail termine “soffiata”.

Un’altra notizia, questa voltal’11 settembre del 2001.Che titoli ha avuto il fattogiornalistico più importantedel 2001? Ne riportiamopochissimi, lasciamo allavostra memoria e allavostra abilità usare questiper immaginarne di altri.Prima di leggere provate ascrivere su un foglio bian-co, intero e pulito, un titoloche può essere di pochis-sime battute, sino ad unmassimo di una trentina epoi riscrivetelo aggiungen-do un altro concetto e infi-ne un terzo ancora.Valutate, analizzando i titoli

appena letti su Saddam,quali sono le parole utiliz-zate e quante sono. Quellepiù ripetute e quelle meno.E infine scrivete e poi datenuovamente uno sguardo aititoli dei giornali su Saddam.Solo dopo, leggete alcunetitolazioni dell’11 settembreper vedere come ve la sietecavata. Provate a fare unapur piccola variazione, adaggiungere un vocabolo, unsostantivo un aggettivo aquelli già fatti dai quotidiani.E se non vi riesce analizza-te perché avete sceltoproprio quello, studiate leparole che contiene.

Herald Tribune U.S. military captures Saddam in hiding

Le Monde Fin de Saddam, succès de Bush

The Times Saddam captured

El Pais EE UU captura a Sadam sin disparar unsolo tiro en su escondite de Tikrit

Financial Times The tyran is a prisoner.

Hussein caught in makeshift hide-out

New York Times Bush says “Dark era” for Iraquis is over

Modi diversi, angolature evisuali diverse per raccon-tare lo stesso fatto.Quante altre se ne potreb-bero utilizzare, anche soloaggiungendo un aggetti-vo, un sostantivo? Anchele foto del volto di Saddamsembrano avere rispettatola stessa dinamica degliesercizi di stile. Tutti ricor-

diamo il volto di Saddam.La stessa immagine ripre-sa però da angolaturemodificate di pochi centi-metri. Saddam visto diprofilo, davanti, con labocca aperta.

Rileggete con attenzione ititoli e notate le più picco-le variazioni.

CORRIERE DELLA SERA

Occhiello Il più grave atto di guerra dal 1945. Il mondosconvolto e paralizzato. Bush: puniremo icolpevoli e i paesi che li proteggono

Titolo Attacco all’America e alla civiltà

Sommario Aerei di linea dirottati dai terroristi sischiantano contro i grattacieli di New Yorke sul Pentagono crollano le Torri gemelle,forse ventimila morti sotto le macerie.Sospettati gli islamici di Bin Laden

IL GIORNALE

Titolo Migliaia di morti

Catenaccio Nel cuore dell’America il più grave atten-tato della storia

Sommario Quattro aerei di linea dirottati e lanciaticontro i simboli Usa: rase al suolo le Torridi New York, colpito il PentagonoPiano studiato da anni, coinvolti 500terroristi. Bush accusa Bin Laden. Berlu-sconi: “Daremo la caccia ai colpevoli”

IL MESSAGGERO

Titolo Atto di guerra

Catenaccio Apocalisse a New York, migliaia di morti

Ora dovete scegliere il giornale per cui scrive-re, quindi i vostri lettori.

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Quotidiano… o settimanale

Il secondo passaggio da fare mentalmente primadi scrivere è immaginaredentro quale giornalequesto articolo potrebbeessere pubblicato Ogni giornale ha il suo pubblico di lettori, con gusti, inte-ressi e necessità ben definiti. Questo pubblico in gergodi marketing si chiama target e come dice appunto laparola nel suo significato originario, target è l’obiettivocui mira il giornale. Il giornale vuole colpire quel targetper farsi acquistare. Con l’articolo chi scrive invece devenon tanto vendere un prodotto, quanto raccontare allettore una storia, una notizia con tutti i suoi risvolti dicronaca, sino al commento e alla critica.Ma prima vediamo di dare un nome a questi giornali.

Nelle case editrici, dunque, si parla di target. I letto-ri sono stati trasformati in target. Ciò vuol dire cheil giornale li pensa come consumatori. Ma primocompito di ogni giornale è avere dei lettori, crearsiun pubblico di lettori.

Per questo scrivere un articolo significa prima ditutto immaginare un lettore e subito dopo il giorna-le, dove questo articolo potrebbe essere pubblica-to, non come momento finale, ma piuttosto come ilprimo passo, prima della scrittura stessa.

Il cronista, come uno storico del momento,coglie del fatto la sua importanza e ne scrive,raccontando gli elementi basilari che lo hannodeterminato, rispettando le cinque doppie Winglesi:

che cosa chi

dovequandoperché

Ogni articolo contiene in sé la risposta di questicinque punti.Può accadere che poi ogni punto si allarghi a suavolta in altre cinque W e così via. Ma in questoparagrafo vogliamo solo ricordare che la sceltadel quotidiano implica un pezzo da cronista checontenga la risposta alle cinque W. Vedremoaltrove come si fa un articolo.

WW

W

W

W

Al primo posto ci sono iquotidiani che hanno ilcompito di riportare lenotizie in prima battuta,ormai sempre più spessoanticipati dallatelevisione. I giornalinazionali per poteressere in tutta Italia“chiudono” le pagineverso mezzanotte e tuttociò che accade dopo nonpuò essere riportato. Incasi eccezionali, come leguerre o gli attentati, si fauna seconda ribattuta delgiornale in modo da poteravere in prima pagina lanotizia dell’ultima ora.I quotidiani nazionalisono:

Il Corriere della sera(diffusione del 2002, (689.971), La Repubblica (624.221),La Stampa (398.095), Il Giorno (77.598), Il Giornale (217.912), Il Messaggero (262.187),L’Unità (69.381), Il Manifesto (35.983),L’Avvenire (896.721).Tra i principali quotidianilocali o regionali, cheportano in prima paginale notizie della città o della Regione, insieme a quellenazionali, ci sono:Il Resto del Carlino, etc., Il Gazzettino (124.294),La Gazzetta del Sud (56.047), Il Secolo XIX (112.870),La Gazzetta delMezzogiorno (57.239).

Ci sono poi i settimanali diattualità come L’Espresso,Panorama, Diario, maanche Vita, il settimanaledella solidarietà. I familiari:Oggi, Gente, FamigliaCristiana. I femminili:Gioia, Grazia, Amica,Anna, Tu, Marie Claire. Igiornali scientifici, quelli diviaggi, quelli di natura,quelli di informatica, maanche di arredamento,etc. Ogni settimanaleapprofondisce tematicheche rientrano negliinteressi della testata.Alcuni quotidiani nazionalihanno abbinati deisettimanali femminili, D Larepubblica delle Donne(416.992), Io Donna(508.662) e dei newsmagazines. I newsmagazines idealmente

hanno il compito diapprofondire tematiche giàpresenti in prima battutanei quotidiani, fannodunque inchieste sultempo libero, il costume, lamoda, la salute e tutto ciòche fa tendenza.Pubblicano soventereportage fotograficirealizzati dai migliorifotografi di tutto il mondo.In gergo giornalistico sonoperò soprannominaticontenitori pubblicitari,cioè giornali che, in modopiù o meno mascherato,contengono pubblicità diprodotti di qualunquegenere. E in effetti necontengono moltissima, ascapito dell’informazione.A noi, però, qui interessasolo la parte piùgiornalistica.

I lettori non sono consumatori

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Frasi brevi.Si rischia meno di cadere in pensieri complessie imprecisioni. Soggetto, verbo, complementooggetto, più una frase secondaria.Evitare il susseguirsi indiscriminato di perché.In caso vi capitasse di avere scritto frasi troppolunghe, interrompete la frase al primo bloccocompleto di soggetto, verbo, complementooggetto. Mettete un punto e ricominciate laseconda frase come una principale. Vedreteche funzionerà benissimo.

Separare i commenti dai fatti.I commenti sono la mala erba del giornalismoitaliano e del cattivo componimento, soprattuttose usati indiscriminatamente. L’opinionismoinvadente è cattivo giornalismo. Esprimete ivostri pensieri, ma che siano brevi, semplici emotivati. Sarebbe opportuno riservarli per ilfinale.

Evitare i concetti ovvi.Chiedetevi sempre se ciò che scrivete è unconcetto molto, troppo noto, prevedibile. Nonusatelo mai per il lead. Crollerebbe la notizia dicui avete intenzione di scrivere. La notizia devecontenere elementi di novità e di attualità.

Parole semplici e adeguate ai concetti chevolete esprimere.Controllate sul vocabolario ad ogni minimodubbio il significato, scoprirete altri vocaboli utilie il vostro pensiero scritto sarà più efficace,interessante e chiaro.

Occhio alla punteggiatura.Una virgola ad ogni pausa che fate nella letturae un punto ad ogni respiro. Rileggete e notatedove fate queste pause, lì serve la punteggia-tura.

Rileggere l’articolo almeno una volta.Tre volte sarebbe ottimale. La prima per sentireil ritmo, la musicalità del testo. Qualora avverti-ste come una stonatura, fermatevi e chiedeteviche cosa c’è che non va. Sviscerate il pensierodella frase che avete scritto prima e quelladopo. Potrebbe mancare un passaggio logico.Aggiungetelo.Se un pensiero non vi sembra coerente e chia-ro, nel dubbio toglietelo. Infine, chiedetevi se unvostro ipotetico lettore capirebbe ciò che avetescritto. È un’ottima forma di autocontrollo. Laseconda lettura va fatta con attenzione, allacaccia di errori grammaticali, ripetizioni di voca-boli, scarsa punteggiatura. La terza lettura saràla più piacevole, vi permetterà di riflettete sultesto, lo stile e la sua correttezza, cioè chiede-tevi se ora il discorso che avete orchestratonell’articolo fila, se vi soddisfa, se è privo disbalzi di pensiero. Siete ancora in tempo perintervenire e correggere.

Chiedetevi infine se avete colpito nel segnoil vostro target, se il pezzo ha il titolo giusto,se avete spiegato il titolo.E ancora se siete in tema.

CONSIGLI FLASH

Il primo punto non è un consiglio, ma un dovere: restare dentro il tema indicato. Leggete e rileggete il temaproposto per l’articolo, chiedendovi se avete rispettato il soggetto indicato. Non divagate. La scrittura giornali-stica, pur essendo creativa, resta dentro i binari della cronaca. Questi in breve i consigli del buon senso per lacomposizione di articolo per l’esame.

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Primo dovere, restare dentro il tema

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Ansa. New York, 11 settembre

Alte fiamme si sono levate dal grattacielo all’al-tezza dell’87mo piano, 88mo piano, ha detto untestimone della Cnn. Si tratterebbe di un bimoto-re, forse un Boeing 737. Ore 14,56

Ansa. New York 11 settembre

Una violenta esplosione ha squassato la cima diuno dei due grattacieli del World Trade Center aNew York pochi minuti dopo che un aereo le erapiombato contro. Ore 15,06

Ansa. New York 11 settembre

Il secondo aereo è stato ripreso dalla Cnnmentre si dirigeva verso la torre del World TradeCenter mentre l’altro grattacielo gemello era infiamme. Le torri gemelle sono state al centro diun attentato islamico nel febbraio del 1993. Almomento del disastro il cielo era perfettamentelimpido. Ore 15,16

Ansa. New York 11 settembre

L’Fbi sta indagando sulla possibilità di un atten-tato. Ore 15,18

Ansa. Washington 11 settembre

Il presidente americano George W. Bush è statoimmediatamente informato del disastro in corsoalle Torri Gemelle. Il presidente ha cancellato gliimpegni che aveva in mattinata. Ore 15,18

Ansa. Torri Gemelle

Casa Bianca evacuata. Ore 15,44

L’11 settembre nei primi lanci di agenziaUn esempio di scrittura stringatissima dovuta non solo al tipo di mezzo, l’agenzia di stampa, ma anche allanotizia. Ecco come le agenzie hanno descritto l’evolversi dell’attentato alle due Torri di New York.

Cos’è il lead

È il biglietto da visitadel fatto - notizia

È l’inizio del pezzo. Sono le prime dieci, quindici, ventirighe di un articolo che possono essere comprensivedi più capoversi o anche di uno solo. In quelle righe sicondensa la notizia. Come in un concentrato alimen-tare, in piccole dosi, c’è tutta l’essenza, il lead è ilconcentrato dell’alimento notizia. Nel “comincio”,come lo chiamano i manuali di giornalismo, c’è l’attac-co del pezzo. Sfogliate la definizione di notizia e avre-te ciò che deve stare nel comincio.Nel lead deve stare ciò che ha reso notizia un fatto, lasua valenza di novità, l’originalità e l’interesse che

quel fatto può avere per un determinato pubblico. Ma,ricordate che l’ovvio non fa notizia. Non fa notizia ilcane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane.Chiaro?In quelle poche righe deve stare la carta di presenta-zione, il biglietto da visita del fatto.Il lead può essere un breve riassunto delle cinque W,può essere una frase virgolettata detta da uno deiprotagonisti del fatto, può essere anche solo la rispo-sta ad una delle cinque W e nella frase successiva sispiegano le altre doppie W.

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Indro Montanelli (1909-2001).

La sfida della Luna

«Gli astronauti hanno condotto a termine la loro missio-ne e sono rientrati tra i terrestri. Prima ancora di esserecompiuta, l’impresa ha messo a dura prova il nostropotenziale di iperboli e superlativi. Ammiriamo chi saancora coniarne di nuovi».

Eugenio Montale (1896-1981)

Luna e poesia

“Giorni fa mi fu chiesto da un cortese intervistatorequale potrebbe essere lo status poetico della Lunadopo il fatto compiuto dell’allunaggio. Gli risposi che lascoperta dell’ombrello non aveva impedito a Debussye a D’Annunzio di mimare la pioggia in due loro celebricomposizioni. Aggiunsi pure che la poeticità della Lunaera già in ribasso molto prima che i futuristi scatenas-sero la loro offensiva contro la pallida Selene. Nessunpoeta moderno si rivolgerebbe alla Luna col famosointerrogativo che fai tu in ciel, etc”.

Alberto Moravia (1907-1990)

In memoria dell’uomo che ci portò lassù

“Ho visto l’Apollo salire con grande lentezza dalla suafossa fiammeggiante attraverso le nuvole, su nel cielo.Poi ero nella sala di proiezioni del centro di Houston,tra i privilegiati che hanno visto apparire per la primavolta sullo schermo la superficie sbriciolata, tetra esquallida del nostro satellite e quindi la passeggiatalenta e goffa dell’enorme pupazzo bianco sbarcato orora tra quei sassi”.

Esempi storici

La sbarco sulla Lunavisto dagli scrittori cronisti

Così fu descritto da alcu-ni giornalisti, che eranoanche degli scrittori, unodei più grandi avvenimen-ti del Novecento sul“Corriere della Sera” losbarco sulla Luna. Era il25 luglio 1969.

John Dos Passos (1896-1970)

Una genesi per lo spazio

“L’aspetto più meraviglioso dei voli spaziali è forse larapidità quasi incredibile del loro processo”.

Dino Buzzati (1906-1972)

Scappa, Luna,esci dall’orbita e salvati!

“Su vieni dentro. Che cosa stai lì ancora sul balconementre qui la tele ci sta facendo vedere la cosa piùfavolosa mai avvenuta da che esiste il mondo? Aspet-ta, aspetta un momento. Vieni! La navicella sta perscendere, si vede tutto come essere sul posto”.

E infine il testo di un giornalista, ex direttore del“Corriere della Sera”, che ha trovato una formula origi-nale di iniziare il pezzo.

Ugo Stille (1919-1995)

Un giorno scandito dalla parola “Go!”

“Una parola riassume e domina la giornata di oggi aCapo Kennedy, la giornata che ha visto l’uomo partireper la luna, e la parola è go. Go, go, go (vai, vai, vai) èstato il grido di incoraggiamento esploso concorde espontaneo dalla voce di migliaia di spettatori nel poli-gono di Capo Kennedy quando alle 9, 32 del mattinoil razzo Saturno con a bordo la capsula Apollo ed i treastronati si è innalzato maestoso e potente dallarampa di lancio numero 39”.

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Dal Corriere della Sera

…Montale, Buzzati,Parise, Piovene, Cavallari

Alcuni pezzi di cronistiscrittori. Ma per andare ascuola di scrittura è benefare un altro passo indietro,sempre verso la cronaca.Scartabellando in un archi-vio alla ricerca dei vecchiarticoli troviamo altri pezzidi altri giornalisti scrittori,oltre a Eugenio Montale,Goffredo Parise, Dino Buz-zati, che facevano anche icronisti di bianca, costumee cronaca nera.Ecco alcune storie.

Eugenio Montale (1896-1981)Corriere della sera, 30 giugno 1948

Quando arriverà la televisione.“A Londra e nei dintorni, per un raggio di circa quaran-ta miglia oltre quarantacinquemila persone spendonol’ora del pisolino, del nap, dalle 15 alle 16 della sera,fra le 20,30 e le 22, nell’assistere a spettacoli televisivi.Quarantacinquemila è il numero di coloro che paganola licenza, che costa due sterline all’anno; ma è notoche un buon numero di evasori si gode tale serviziosenza spender un soldo”.“Pongo il problema senza cercare di risolverlo; nonsenza un certo rammarico nel constatare che ilmaggiore attentato a una delle più grandi libertà indivi-duali (la libertà di non sapere e non vedere) abbiatrovato qui in Inghilterra, fin dal 1936, la sua più moder-na e razionale organizzazione”.

Goffredo PariseCorriere della Sera, 9 agosto ‘68

Nel Biafra come un incubo.I giorni della disperazione.Umuahia (Rep. del Biafra). «Sono nel campo profughinella foresta: è formato da cinque capannoni, un temposcuole o magazzini, disposti entro un cortile...». Èsobrio l’attacco di Parise. «I profughi sono seicento,forme imprecise di colore bruno, spesso avvinte l’unaall’altra, i cui denti biancheggiano». Sembra di vederli,in effetti li abbiamo visti tante volte i bambini della dispe-razione nelle cronache della tv. Di notizie sulla fame neabbiamo viste scorrere sugli schermi parecchie. Chetermini si possono usare oggi per un pubblico aneste-tizzato dal dolore e dal troppo sangue in diretta?

Dino BuzzatiCorriere della Sera, 3 dicembre 1946

L’eccidio di via San Gregorio.Un eccidio, una donna con tre figlioletti, una intera fami-glia sterminata per gelosia, con una spranga di ferro,da un’altra donna, la rivale. «Non si udì un grido... il piùpiccolo seduto sul seggiolone con la testa piegata da

una parte come per un sonno improvviso e fermooramai anche il sangue i cui rigagnoli simili a polipiimmondi lucevano sempre meno ai riflessi della lampa-dina di 25 candele, facendosi sempre più neri». Oltremezzo secolo dopo, i giornali devono raccontare lecronache raccapriccianti di Erika e Omar, il delitto diCogne. Lo stile di Dino Buzzati è descrittivo, precisocome un bisturi, attento come una telecamera, pieno dipathos ma, nonostante la drammaticità sottolineata, lascrittura lascia spazio alle riflessioni.

Guido Piovene (1907-1974)Viaggio in Italia

Piovene racconta in una serie di servizi nati per la radionegli anni Cinquanta la provincia italiana. Ogni città diprovincia diventa una storia, un racconto, una inchiestadi costume, una di politica, una di cronaca e infineanche una guida turistica, gastronomica, culturale. Ogniarticolo è un viaggio dentro la città per capirla. Comedescrivereste la vostra città? Suggerirei questo eserci-zio, anche solo immaginato, per poi rileggere il capitolosulla vostra città scritto da Piovene e rilevare cosa avre-ste potuto dire e non avete detto.

Alberto Cavallari (1927-1998)Corriere della Sera, 3 ottobre 1965

Prima intervista ad un Papa.

Colloquio con papa Paolo VI: «Papa Paolo VI mi haparlato del Vaticano d’oggi, della Chiesa, del Concilio,del suo viaggio a New York, alle Nazioni Unite, dell’Ita-lia, dei rapporti Chiesa-Stato in Italia. Mi ha ricevutonella sua biblioteca privata, di sera, alla vigilia dellapartenza per l’America, conversando poi lentamente econ molta franchezza.I Papi non concedono, come è noto, interviste, non neconcedono da duemila anni. Ma un colloquio come èstato questo so di poterlo riferire. Esso nasce da unavisita al Papa fatta mentre sto compiendo da mesi unviaggio in Vaticano. Nasce dall’occasione semplice nondall’ufficialità”.

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Lettura critica, ovvero l’analisi comparata della stampaIl Paese delle Meraviglie della lettura, rubando allapoetica di Alice, possiamo dire che sarebbe quel luogoimmaginario ove perdersi per ritrovare il filo di un viag-gio dentro le storie del momento, quelle della cronaca.Per poter strapazzare la prima pagina, per nutrirsi dicultura sulla società, ma anche di titoli come eserciziodi sintesi e scrittura.

Se, come diceva Alice, il libro si può scarabocchia-re, allora il primo passo è dare in pasto ai futurilettori la prima pagina dei quotidiani.Si discute sul numero di quotidiani da portare inclasse. Uno, due dicono i più. In classe si possono,si devono portare due, tre, quattro quotidiani, sipossono portare anche cinque, sei quotidiani, nonsolo italiani ma anche stranieri. L’importante è crea-re un percorso alla lettura, su notizie del giorno sele-zionate in base agli interessi della classe che develeggere.Come insegnano alcuni metodi di apprendimento, èbene non affrontare l’argomento in prima battuta conuna analisi, una spiegazione, ma piuttosto con unapproccio spontaneo basato sull’istintività del legge-re, guardare, sfogliare, del curiosarci dentro il gior-

nale con la propria fantasia e il proprio spirito diosservazione.Di come è fatto, delle problematiche, della tecnicasarà bene parlare dopo.Il secondo passo è l’analisi accurata di titoli,occhielli e sommari, che costituiscono delle ottimeesercitazioni di sintesi di scrittura. Addestrano illettore alla sinteticità del pensiero e dunque allascioltezza dello scrivere. L’analisi della titolazione èun’occasione per mettere in rilievo anche l’uso deidiversi vocaboli: perché uno e non l’altro, come sisintetizza un pensiero complesso? Utilizziamo ilvocabolario per ricordare il significato di un termine,un verbo meno noto e uno, al contrario, molto noto.Il linguaggio richiede uno studio umile e sistematico,continuo.

La stessa notizia, vista in giornali diversi

Abbattere le distanze, la timidezza

Se per i giovani (e non solo per loro) oggi laprima identità si costruisce anche attraversol’abito, il riconoscersi dentro un marchio, laprima cosa da insegnare loro e a riconosce-re la grafica, il vestito, il look di ogni giornale,della prima pagina, della testata. Guardarela prima pagina, osservare come la notizia diapertura viene presentata. Ma attenzione,consegnare i quotidiani agli studenti, avvici-narli fisicamente alla carta. Renderli attivi inquesta iniziazione alla lettura.

Alberto Savinio (1891-1952), scrittore, pittore,saggista e fratello di Giorgio De Chirico, dà il viaalle sue voci con questo distico: «Sono così scon-tento delle enciclopedie che mi sono fatto questamia propria e per uso personale». Un esempio delperché varrebbe la pena di leggere questo volume?Alla voce “refuso” leggiamo: «Contributo involonta-rio alla pluralità delle verità e alla monotonia dellaverità, felice correttivo». Alla voce “grammatica”scopriamo (e lo disse a dire il vero Leopardi) che «imanoscritti originali de’ più dotti uomini de’ migliorisecoli (compreso Ariosto e Tasso) sono ripieni dicorrezioni e presentano una stortissima e scorretti-sima ortografia e sono pieni di errori tali che noncommetterebbe il più imperito scrivano o il fanciulloprincipiante».

Alcuni tra gli strumentiper migliorare si chiamano “Dizionario dei sinonimie contrari”.Per saperne di piùsarebbe utile il “Dizionarioenciclopedico” (Rizzoli) e, spaziando un po’ più in là per il piacere della lettura e delledefinizioni curate da un grande scrittore, il volume “La NuovaEnciclopedia” di AlbertoSavinio (Adelphi).

Cos’è un refuso

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Un caso di lettura comparata

La mucca pazza? Come la Coca Cola

E se mettessimo insieme tutte le Mucche pazze delmondo? Per quanti giorni e mesi la mucca pazza ècomparsa sui giornali, protagonista delle pagine dicronaca, attualità, costume, esteri? Giornalisticamenteparlando la mucca pazza è stata una notizia molto inte-ressante. Cerchiamo di capire il meccanismo giornali-stico con cui il fatto della mucca pazza è stato distribui-to nei giornali, con quali criteri.

Proviamo a chiederci dove potevano finire tutte lemucche pazze seguite al primissimo caso, alla primanotizia che diffuse la storia del morbo tra il lettori. Larisposta è come un puzzle.

La prima mucca pazza in assoluto, ovunque essa siastata in Italia o nel mondo, meritava le prime pagine deiquotidiani nazionali e probabilmente anche in quelli ditutto il mondo.

La seconda, la terza e la quarta anche. Ciò per direai lettori che la notizia proseguiva, non era finita. Lealtre, il numero non è quantificabile, erano destinate aretrocedere un pochino (la notizia non era più nuova) ea finire nelle pagine nazionali e nelle brevi degli esteri.La terza, la quarta potevano occupare le prime paginedei quotidiani regionali o locali del territorio di apparte-nenza. La centesima o anche la millesima, per quantesiano state numerose quelle precedenti, se erano leprime di una certa regione, potevano occupare la primapagina del quotidiano locale di quella regione.

E la millesima nel globo, ma la prima di una certanazione, avrebbe sempre avuto sempre la prima pagi-na dei quotidiani nazionali e la prima pagina del giorna-le della regione del remoto paesino, per quanto fossenumericamente in coda ad altre diecimila mucchepazze, già scritte e stampate in tutti i giornali del mondo.

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La mucca pazza non è solo una bistecca

La notizia della mucca pazza da quante angolaturesi può raccontare? Tante. Immaginarle è un eserci-zio su come tagliare una notizia, cioé da che ango-latura si può vedere e scrivere una notizia. Pensan-do alla machina fotografica e alle diverse angolatu-re dello scatto: sono decine e decine, così un bravogiornalista ne può scovare sempre una diversa.

Ma quanti tagli,dalla medicinaalla letteratura

La notizia della mucca pazza è stata un fatto disalute nazionale, ma anche economico, di costu-me, politico (che disposizioni prendere per arginarei danni). È stata un fatto di medicina (cos’è il morbodella mucca pazza, cosa mi succede se lo contrag-go, come evitarlo, parlano i medici), un fatto dicostume e alimentare (non mangiamo più carne,quale dieta conviene fare, parlano i dietologi), unfatto di tendenza (meglio una dieta vegetariana), unfatto commerciale (gli allevatori raccontano, comesi allevano le mucche, i macellai piangono, si fa unainchiesta), un fatto estero (cosa fanno negli altriPaesi, come sono gli allevamenti inglesi, scozzesi).Infine, per chiosare lo stile di una terza pagina, lamucca poteva essere anche un fatto narrativo.

Le foto dell’orrore?Inutili!

E le immagini? Il morbo sarebbe il vero oggettodella notizia mucca pazza. Ma non sempre si puòpubblicare la foto scientifica, anche se sovente inprima pagina si vedono foto particolarissime chedescrivono le ultime scoperte e si trasformano essestesse in notizia. Comunque, le foto sono statetante e non solo di generici allevamenti in crisi. Unadelle foto del quotidiano inglese “Herald Tribune”mostrava le mucche sollevate da una gru per esse-re depositate su un cumulo di altre mucche, tuttemorte pazze. Foto di cronaca, ripresa anzi da lonta-no. Non era una bella foto, in senso estetico.Nei quotidiani italiani le mucche pazze sono statefotografate più da vicino e in situazioni decisamen-te più truculente, pregnanti nell’orrore. Ma la fotodell’”Herald Tribune” era più forte come impatto dialtre. Quella foto spiegava che le mucche pazzemorivano in serie e che questa morte era diventatauna normalità. Quella foto diceva molto di più dellefoto italiane in cui i faccioni delle mucche pazzeriprese a distanza ravvicinata sembravano volti intv, molto di più dei quarti di mucche squartate neimacelli che trionfavano nei quotidiani italiani.Ciò che colpisce di una foto è la sua realtà: la fotodell’”Herald Tribune” diceva che la morte dellemucche era numericamente grande e tragicamentequotidiana. Dunque riguardava tutti, le nostre tavo-le, il nostro quotidiano alimentarci: quella foto erauna foto-notizia e insieme una foto sincera. Una fotoche poteva aumentare la nostra consapevolezzadel dramma, senza abusare delle emozioni, senzaricorrere al sensazionalismo delle immagini chemostravano mucche ingrandite e pezzi squartati neimacelli. Potremmo dire senza paura di esseresmentiti che molte, troppe delle foto odierne neigiornali su guerre e attentati sono assimilabili a fotochoc. Non basta al fotografo significarci l’orrore perfarcelo provare, scriveva Roland Barthes.In sintesi, la mucca pazza è un esempio abbastan-za semplice di notizia globale che, come tutto ilglobale, ha anche il risvolto di essere locale (piùlocale di così non potrebbe). La mucca pazza eraglobale perché era un po’ ovunque nel mondo, maera anche squisitamente locale. La mucca pazza èfinita nelle pagine nazionali, internazionali, degliesteri, dell’attualità, ma anche del costume, dellasalute, della medicina, di striscio anche della modae della bellezza (le pelli, i saponi) e in quella delleopinioni e della rubrica delle lettere.Chi può frenare la preoccupazione dei lettori difronte a un problema alimentare?

Ci sono le mucche delle cronache per

ragazzi del veterinario inglese James

Herriot, quella di Giovannino Guareschi

intitolata “Le fantasie della Bruna”, un

racconto surreale su una pezzata, la

Bruna appunto, che si ribella e che fini-

sce pazza su un albero, perché le

piaceva bere vino.

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Agenzie di stampa – Molte delle notizie pubblicate suigiornali, oltre il quaranta per cento, vengono dalla agen-zie di stampa che sono imprese giornalistiche pubbli-che o private che raccolgono, elaborano notizie e ledistribuiscono a pagamento ai giornali. Sono notizie chesi chiamano lanci, per la brevità che le caratterizza,perché arrivano in prima battuta e non sono firmate. Suqueste il giornale costruisce poi il suo lavoro verifican-do le fonti e facendo approfondimenti. Ansa, Agi, AdnKronos, Asca, Aga, Dire, tutte italiane. Tra quelle stra-niere la Reuters di Londra l’Ap o Associated Press diNew York, la Bloomberg di New York. I giornali ricavanooltre il quaranta per cento delle notizie da agenzie. Neiquotidiani americani la media è molto più alta, il settan-ta e l’ottanta per cento.

Apertura – È l’articolo che nei quotidiani apre la pagi-na, collocato con il titolo nella parte alta del giornale.

Articolo - È un testo su fatti, temi e problemi diversi,politici, economici, sociali, morali, religiosi, culturali,sportivi o di spettacolo, in cui dovrebbe prevalere l’ele-mento critico.

Attacco - È la frase d’inizio di un articolo o di un servi-zio in genere. Corrisponde al lead.

Audience – Sono tutti i telespettatori di un programma.Dal 1989 è l’Auditel a rilevare questo dato. Vedi Share.

Cappello - Poche righe che introducono un servizio,poste all’inizio del testo. Nelle inchieste è un brevepezzo, in carattere diverso, che introduce il tema e spie-ga l’impostazione dell’inchiesta.

Carattere – È un simbolo grafico può essere times,elzeviro, corsivo, bastone.

Civetta – Il manifesto o la locandina che annunciano ititoli di prima pagina del giorno.

Coccodrillo – Negli archivi delle redazioni dei quotidia-ni si tiene un articolo pronto su personaggi importanti acui attingere in caso di morte improvvisa. Si racconta aproposito un aneddoto simpatico: Eugenio Montale,non contento di averne uno già pronto, quando ancoralavorava al Corriere della Sera, lo avrebbe portato via ecosì, quando morì, vane furono le ricerche del pezzo.

Colonna – È l’elemento base in cui è divisa la paginadel giornale.

Corpo - È l’altezza del carattere.

Corsivo – Nota polemica pubblicata a piede di paginao di spalla composta in carattere corsivo.

Critica – Facoltà di giudizio, fondamento di ogni scien-za umana. Nell’articolo è essenziale esprimere ancheuna impressione critica sul fatto, lo si può fare facendoparlare altre persone o con informazioni in nostropossesso. Possiamo dire che oggi l’analisi critica dellastampa si ottiene confrontando più giornali sulle stessenotizie.

Didascalia – Una o più righe sotto la foto che ne spie-gano i contenuti.

Deontologia – È l’insieme delle regole morali che disci-plinano l’esercizio di una professione. I giornalisti sonosoggetti alla deontologia professionale e devono rispet-tare la verità sostanziale dei fatti e la privacy degli inte-ressati.

Distico – Poche righe scritte che introducono un nuovocollaboratore o l’inizio di una serie di articoli su undeterminato argomento. È composto in giustezza ecaratteri diversi dall’articolo.

Elzeviro – È un genere di scrittura su un argomentoculturale; un tempo era una recensione, una novella. È,oggi, l’apertura della Terza pagina, scritta con il caratte-re di stampa elzeviro; una prosa riservata a firme illu-stri, scrittori.

Etica – Filosofia dei costumi; è la morale che riguardainfine il comportamento pratico dell’uomo

Fonti – Le fonti sono i canali da cui il giornale trae leinformazioni. Le fonti ufficiali sono le agenzie di stam-pa. All’estero un giornale ha i suoi corrispondenti oppu-re manda gli inviati, in ogni provincia ha altri corrispon-denti o cronisti specializzati, vi sono poi i cronisti parla-mentari, quelli giudiziari o di economia, quelli di nera edi bianca. Le fonti della cronaca nera sono le questure,i comandi dei carabinieri, gli ospedali, i commissariati, ivigili del fuoco.

Formato – Sono le dimensioni di un giornale.

Gazzettino – Brevissima notizia senza titolo dettaanche pallino.

GlossarioSuperato l’impatto con una prima lettura del giornale,ora si passa alla teoria, seguendo un cammino inversoa quello tradizionale. Prima si prende confidenza conl’informazione, poi si studiano i termini, le definizioni perusare anche un linguaggio corretto nel descrivere la

notizia e i giornali. Quali sono le parole che i giornalistiutilizzano per il loro lavoro? Ecco una selezione deiprincipali vocaboli usati per il giornalismo (da FrancoAbruzzo, Codice dell’informazione, Centro documenta-zione giornalistica, Roma 2003).

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Gerarchizzazione - È l’importanza che si dà a una noti-zia, collocandola in prima o sesta pagina. La scelta deltitolo su una o più colonne.

Gerenza – Senza gerenza un giornale si trasforma instampa clandestina quindi sequestrabile. Nella gerenzasono indicati i nomi del direttore, della casa editrice,dello stampatore, la tiratura, la concessionaria di pubbli-cità, il prezzo, la data di registrazione in Tribunale. Disolito è collocata nelle prime pagine. Nei settimanali,verso la fine.

Giustezza – È la larghezza della linea di testo, di untitolo su una o più colonne, di ogni elemento grafico dadisporre in pagina.

Gossip – È il pettegolezzo sulla vita privata dei cittadi-ni. Il nuovo giornalismo è incentrato sul pettegolezzo.Ma anche il gossip deve rispettare la veridicità.

Inchiesta – È una indagine approfondita su un fatto, unargomento un problema. Fare una inchiesta significaandare dentro e oltre la notizia. Nell’inchiesta il giornaleè impegnato in prima persona, diventa fonte di unaindagine esclusiva.

Intervista – È un colloquio tra un giornalista e un inter-locutore che lo ha accettato conoscendone le finalità.Deve essere leale anche se lo scopo è scoprire la veri-tà o informazioni che l’interlocutore è restio a fornire. Ilgiornalista deve pubblicare fedelmente parole e concet-ti e punti di vista dell’intervistato, tra virgolette o rias-sunto.

Lead - È il periodo iniziale, l’attacco di un articolo checontiene i dati significativi e risponde alle cinque Winglesi, chi, che cosa, quando, dove e perchè.

Mass media – Sta per comunicazioni di massa che sirivolgono ad un pubblico estremamente largo. Media èusato al posto di mass media anche per indicare unsolo mezzo (dal latino, si legge come si scrive).

Media event – Media viene dal latino, per questo sipronuncia come si scrive (evitando l’errore che si faanche per fashion, pronunciando “feshion”). I mediaevent sono notizie non vere o parzialmente vere, mani-polate e create per spingere l’opinione pubblica in unacerta direzione. Umberto Eco ne parlò spiegando comel’informazione sia già dagli anni Ottanta “rielaborata” aduso e consumo di interessi di comunicazione. Spetta algiornalista spiegare al lettore i passaggi che un fattooggi vive prima di arrivare sul giornale alle volte diven-tando appunto evento.

Notiziabilità - Gli studiosi di mass media intendono lacapacità di un fatto o di un avvenimento di trasformarsiin notizia.

Notizia globale - La notizia si globalizza. Le stessenotizie arrivano ovunque, con la stessa trattazione, lestesse immagini e partendo dalla stessa fonte. Il casomucca pazza è un modello di notizia globale. Un po’come la Coca Cola. La bevono a New York e in Africa.In città e nei villaggi, ricchi e poveri. Siamo tutti globa-lizzati, quando beviamo Coca Cola o indossiamo lescarpe da ginnastica della stessa marca o vediamo lestesse immagini dell’11 settembre in tv.

News – È singolare. Dall’inglese, notizia.

Plagio - È la falsa attribuzione a sé di opere.

Rubrica – È quella sezione del giornale dedicata a certiargomenti in maniera sistematica.

Scoop – È una notizia esclusiva che ci si è procuratiprima degli altri. Letteralmente un colpo di fortuna.

Segreto professionale – I giornalisti, come i medici,sono tenuti al segreto professionale per quanto riguar-da le fonti, cioè devono rispettare la segretezza dellestesse, non svelando i nomi delle persone che hannofornito loro le notizie.

Share – È la percentuale di utenti di una certa trasmis-sione sul totale degli ascoltatori.

Spalla – L’articolo posto con il titolo in alto a destra.

Taglio – È la posizione degli articoli non collocati intesta di pagina. Taglio alto è il titolo impaginato sopra lametà della pagina, taglio medio è quello sulla metà,taglio basso quello sotto la metà.

Tabloid – In inglese significa “succinto”. I tabloid si diffe-renziano dai quotidiani tradizionali per il loro formatopiù piccolo. Il primo giornale a fare ricorso al formatotabloid è stato La Repubblica, nel 1976.

Tiratura - Il numero delle copie di un giornale tiratodalla rotativa, il numero è di solito superiore del venti,trenta per cento alla diffusione reale.

Titolo – Il titolo è la sintesi che evidenzia un articolo.Un titolo è composto da: un occhiello, che lo introduce,il titolo vero e proprio che sintetizza la notizia, compo-sto in caratteri più grandi, il sommario che integra leinformazioni del titolo, il catenaccio che dà particolaridella notizia.

Villaggio globale – Un termine creato da Mc Luhanper indicare il villaggio creato dai media. Un fatto acca-duto a New York, l’11 settembre, è stato visto incontemporanea attraverso la televisione in tutto ilmondo riducendolo ad un villaggio.

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PER SAPERNE DI PIÙ / 1

Ma il “villaggio globale”è solo una parola?

Il diritto all’informazione èdettato dall’articolo 21della Costituzione: «Tuttihanno diritto dimanifestare liberamenteil proprio pensiero con laparola, lo scritto, e ognialtro mezzo didiffusione».Ma il giornalista haanche dei doveri: ilrispetto della dignitàdella persona e dellaverità sostanziale deifatti, l’essenzialitàdell’informazione, laseparazione trapubblicità e notiziepubblicità. Gli studentisognano di fare igiornalisti, di scrivere inprima pagina, comeEnzo Biagi e IndroMontanelli, Ettore Mo edi andare sul frontecome tanti inviati diguerra. Non sanno chegli americani hannocatalogato ormai il lavorodel giornalisti a quello diun media workers, unoperaiodell’informazione. Illavoro si fa per lo piùseduti al desk, cioè allascrivania, assemblandomateriale provenientedalle banche dati o daInternet. Per questo ènecessario sapersidistricare nella massa diinformazioni che sono,ormai, alla portata di tutti.La laurea che è oggirichiesta ai giornalisti halo scopo di prepararli adaffrontare la professionenon più soltantobasandosi sulla loroesperienza di praticanti,facendo i cronisti, macon cognizione di causa,con una maggiore

conoscenza culturale deifatti e più preparati sulpiano deontologico, cioèdelle regole specifichelegate alla professione.I casi di reati deontologicisi stanno, purtroppo,moltiplicando. I giornalistranieri ne parlanoanche in prima pagina,senza vergogna, anzidichiarando l’intenzionedi salvaguardare il pattodi fiducia che esiste tragiornalisti e lettori. Il“New York Times”,quotidiano nato a NewYork a metà Ottocento elegato ad una forteimmagine di credibilitàgiornalistica, ha loscorso anno licenziatoun giornalista, JaysonBlair, che aveva firmatonumerosi e importantiarticoli, alcuni anche suireduci dalla guerra inAfghanistan, inventato erealizzato da casa.Aveva copiato eriassemblato pezziripresi da altri giornalioppure aveva inventatoparti di sana pianta,studiando il materialefotografico che era statorealizzato per il giornale.Insomma Jayson Blair siera reso responsabile diplagio, perché avevareso parzialmentecredibili i suoi servizi,

PER SAPERNE DI PIÙ / 2

Il giornalismo si nutre anche di doveri

Etica edeontologia

Come si fa a spiegarequanto siamoglobalizzati dentro ilvillaggio delle news?C’è un esercizio moltosemplice. Bastaguardare la stampaitaliana e la stampaestera, giornali inglesiper esempio oamericani scegliendoun giorno nel quale ilfatto sia importante einternazionale.Prendendo peresempio sempre l’11settembre, il grandeavvenimento globaledel XXmo secolo, èstato visto con lestesse immagini in tuttoil mondo: Le Monde, LeMonde Diplomatique,The Guardian, HeraldTribune, Il New YorkTimes, El Pais, ElGlobo, FrankfurtherAllgemeine.Per dirla in termini più

semplici, il giovane diPalermo è vestito comequello di Kyoto o diBollate, giovani e menogiovani ascoltano lestesse canzoni evedono gli stessi film, lestesse foto dei fatti,leggono le stessenotizie raccolte dallestesse agenzie distampa e riprese dallastessa tv (soventedall’americana Cnn). Ladisfatta dei talebani, lacattura di Saddam, ledecine di attentati inIsraele sono statiraccontati con le stesseimmagini in tutti igiornali del mondo. Lafoto del giovane Carlo,eroe del G8 genovese,è apparsa in tuttaEuropa (realizzata, tral’altro, da una agenziainternazionale, laReuters). Quindi unasola fonte.

Ugo Guarino

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senza muoversi e senzanemmeno intervistare lepersone di cui parlavanegli articoli.Naturalmente avevamentito anche sulla datache apriva i suoi servizi,cioè la città da cui dicevadi scrivere, perché inrealtà stava sempre acasa sua. Il “New YorkTimes” ha affidato ad ungruppo di giornalisti ilcompito di svolgere unainchiesta sugli articoli diBlair per verificare fino ache punto fossero staticopiati erappresentassero unplagio. Il risultato diquesta inchiesta è statopubblicato in primapagina l’11 maggio del2003, con un fondo chedichiarava quanto ilplagio (vedi dizionario)rappresentasse untradimento della fiduciache i lettori devono avereper il proprio giornale.Sulla cattiva stampa, cioèdella stampa che nonrispetta la verità efornisce al lettoreinformazioni non veritierein parte o in toto, chenon distingue lapubblicità dalla notizia,anche il francese “LeMonde” ha lo scorsoanno pubblicato uninserto intitolato “Il giro

del mondo in ottantagiornali” (“Le Monde”, 5dicembre 2003). Ladomanda era: puòesistere oggi una stampalibera pur sotto lepressioni sempre più fortidi un potere economicoche vuole rendere igiornali produttori diprofitti più che di notizie.Esistono ancora i lettori?Come scrisse UmbertoEco già negli anniSettanta e poi negli anniOttanta le notizie sonosempre più dei fatti-evento. Cosa significaquesto? Che perconquistare uno spazionei media sovraffollati sitrasformano le notizie infatti eccezionali, semprepiù gonfiati, artefatti,altrimenti non vengonopubblicate. Il giornalistaoggi deve affinare le suecapacità percomprendere come equanto le notizie sianogonfiate o inventate peressere poi pubblicate. Illettore odierno è statoabituato ad una attesaspasmodica del “mostroin prima pagina”, cioè sidirebbe del fattoeccezionale. Il lettore chevede i fatti in televisioneha acquisito un vizio,quello dell’angolaturasempre sorprendentedelle notizie, quellevisivamente più“choccanti”.Per questo è diventatonecessario leggere i fattiin modo critico, cioèconfrontarli su piùgiornali. Solo così sisveleranno.

PER SAPERNE DI PIÙ / 3

Le sezioni del giornale

l’attualità e lo sviluppo

dei temi di primapagina

italiani o stranieri

gli esteri la politica

la cultura gli spettacoli

le opinioni lo sport

Le pagine in cui si divide un giornale sono, in lineadi massima, queste.La prima pagina contiene le notizie più importantiin Italia e nel mondo, gli editoriali, i commenti, lefoto e i richiami dei servizi più importanti.Le pagine che seguono contengono

a seconda dei casi, con interviste, dati e approfon-dimenti. Seguono

Infine

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Da qualche anno iquotidiani nazionalihanno creato anche dei“dorsi” regionali, chesono un giornale nelgiornale, con menopagine, ma tuttodedicato agliavvenimenti delle variecittà in cui nascono, perora non sono in tutte lecittà, ma solo nelleprincipali.

E a periodicità varia iquotidiani pubblicanogli inserti su varietematiche, quali mostre,fiere, manifestazioniculturali o economiche.Questi inserticontengono unainformazione definita diconfine, perché hasovente a che fare conla parte più pubblicitariadelle notizie.

PER SAPERNE DI PIÙ / 4

Cos’è l’informazionedi “confine”

Il problema del nostroPaese è la commistionepubblicità informazione,cioè la non separatezzadei due contenutiall’interno dei giornali.I media devonorispettare un principiobasilare ed elementare:la pubblicità è apagamento,l’informazione no. Lapubblicità nei giornalideve essere chiara,palese e benriconoscibile, dunquedistinta dall’informazione.Questo prescrive lalegge. La pubblicità vasegnalata al lettore consegni grafici, riquadri,filetti neri di contorno el’indicazione“informazionepubblicitaria”. Il lettoredeve avere subito lapossibilità di distinguere idue contenuti, quale è apagamento e qualeinvece una libera scelta.Accade ormai soventeche citazioni di marche,prodotti, insomma benidi vario genere venganocitati nelle didascalie, neibox, negli articoli stessi eche queste citazionisiano in realtà soloforme di pubblicità. Nonè facile per un lettorecomprendere fino a chepunto una citazione siauna libera scelta. Perquesto si parla di pattodi fiducia tra lettori egiornalisti.La pubblicità è unospazio che utentipubblicitari, aziende esocietà acquistanotramite agenziespecializzate per avere ilnome sul giornale e

promuovere i prodotticommerciali. Anchequesto è un diritto e varispettato. Questiproventi aiutano ilgiornale a vivere.Ma l’informazione è unalibera scelta del giornalee dei suoi giornalisti.Le due attività devonorestare ben distinte eseparate, in modo chenon si influenzino avicenda e in modoanche che i lettori sap-piano distinguere se lacitazione di un prodottoè una libera sceltagiornalistica, che ha percontenuto unavalutazione critica,oppure se è dentro unospazio commerciale,quindi pagato, il cuiobbiettivo ècompletamente diverso,perché è quello divendere.I direttori dei giornalisono responsabili perlegge della correttezzadelle informazioni, maanche di quella dellapubblicità. Un giornalenon può pubblicare unapubblicità menzognera. Igiornali non possonotrasformare il lettore inun consumatore, perchéin questo modo non sirispetta il diritto deicittadini all’informazione.Per questo la leggeprescrive che ilgiornalista non si occupidi pubblicità, non faccialui stesso pubblicità,apparendo in televisionea fianco di prodotti, eovviamente non si facciamai pagare per deiservizi. C’è già il giornaleche lo paga.

PER SAPERNE DI PIÙ / 5

La pubblicità è a pagamento.L’informazione no.

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Scrivere vuol direrispettare la verità

La scrittura sarà una delle abilità più ricercate neiprossimi anni. Bisognerà, però, smettere dipensarla solo come mezzo esclusivo dei gior-

nalisti o degli scrittori. Lo scrivere è una qualitàbuona per qualunque lavoro, molto richiesta. Puòservire anche per superare in fretta lo scoglio delladisoccupazione (perché per trovare un lavoro biso-gna saper scrivere un curriculum che si distinguadagli altri).

La società contemporanea ha bisogno di comu-nicare in modo efficace e in fretta. La scritturagiornalistica sembra essere quella che meglio

si adatta ad una società veloce e globale.

Ma la scrittura giornalistica ha a che fare con icontenuti, anzi con una vastità di contenuti,che è stata illimitatamente espansa da quel

mezzo che è Internet. Migliaia di argomenti e lapossibilità di scegliere svariate versioni dello stessoargomento.Che fare? Qual è quella giusta? Cioè da dove vienela notizia, il fatto, l’argomento? Da una fonte attendi-bile o si tratta di un fatto inventato? Queste sono lequestioni che affronta chi scrive di fatti oggi.

Imparare a scrivere è, invece, un’arte da costruirecon passione e molta disciplina. Bisogna rispetta-re la verità, ma avere anche estro. Divertirsi e

impegnarsi con serietà. Informarsi è utile, divertentema anche faticoso. Nessuna delle due specificità vamortificata. Altrimenti non si raggiunge l’obiettivo delcomunicare.

Giannelli

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Paola Pastacaldi, giornalista professionista,inviato speciale della Mondadori,è docente di Analisi critica e comparata dellastampa italiana e straniera all’Università Cattolica“Sacro Cuore” e alla Statale di Milano.È autrice, con Bruno Rossi, di “Vorrei esseretrasmesso. Cosa pensano i bambini della televisione”, Salani Editore.

L’AUTRICE BIBLIOGRAFIAEnciclopedia della televisione, a cura di Aldo Gras-so, Garzanti, Milano, 1996Karl. R. Popper Cattiva maestra televisione, a curadi Giancarlo Bosetti, Marsilio, Venezia, 2002Ignacio Ramonet, La tirannia della comunicazione,Asterios Editore, 1999Umberto Eco La fenomenologia di Mike Bongiorno,in Diario Minimo (Bompiani, Milano, 1981)Susan Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino,1992Roland Barthes, miti d’oggi, Einaudi, Torino, 1974Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi, Torino,1980Tobias Jones, Il cuore oscuro dell’Italia, Rizzoli,Milano, 2003Paolo Murialdi, Come si legge un giornale, LaterzaBari, 1982LetteraturaEvelyn Waught, Inviato Speciale, Guanda, 2002Arto Paasilina, L’anno della lepre, Iperborea, Mila-no, 1994Diritto e GiornalismoFranco Abruzzo, Codice dell’informazione, CentroDocumentazione Giornalistica, Roma 2003.Webwww.odg.mi.itRivisteProblemi dell’informazione (Il Mulino).

ORDINE - TABLOID periodico ufficiale del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della LombardiaMensile / Spedizione in a. p. (45%)Comma 20 (lettera B) art. 2 legge n. 662/96 - Filiale di Milano

Anno XXXIV - Numero 5, maggio 2004

Direttore responsabile FRANCO ABRUZZOCondirettore BRUNO AMBROSI

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Registrazione n. 213 del 26 maggio 1970 presso il Tribunale di Milano.Testata iscritta al n. 6197 del Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC)

Le vignette di Altan, Bozzetto, Chiappori, Francesconi, Disegni,ElleKappa, Giannelli, Guarino, Nidasio, Staino, Vauro sono stateriprese dal Supplemento alle linee guida sull’esame di stato 2000-2001

“L’articolo di giornale”

-Ministero della Pubblica Istruzione/ Coordinamento per l’esamedi Stato/ Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Francesconi