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1 Viva tutti i soldati  sconfitti e tutti  gli Eroi schiacciati  dal nemico nella  battaglia perduta.  Perché la sconfitta  non può togliere la gloria. Walt Whitman 2007 CENTRO STUDI DI STORIA CONTEMPORANEA Anno II Trimestrale (Nuova serie) Gennaio- Marzo N. 2  NUOVA  Poste Italiane - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, CNSO/CBPA-N.O./Torino Italiani nei lager francesi Violenze, torture, fame, condizioni igieniche disumane riservate a decine di migliaia di nostri  connazionali internati allo scoppio della guerra NELLE PAGINE 2 - 5 NELLE PAGINE 18 - 20 NELLE PAGINE 25 - 26 L’ESISTENZA TUTTA APPARENTE DEL GOVERNO DEL SUD di  Francesco Fatica A CACCIA GROSSA NELL’OCEANO ATLANTICOdi Giancarlo Domeneghetti FAMIGLIE ITALIANE DISTRUTTE DALLA VIOLENZA PARTIGIANA (Secondo elenco: Liguria ) SERVIZIO A PAGINA 14

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Viva tutti i soldati sconfitti e tutti

 gli Eroi schiacciati dal nemico nella

  battaglia perduta. Perché la sconfitta non può togliere

la gloria.Walt Whitman

2007CENTRO STUDI DI STORIA CONTEMPORANEAAnno II

Trimestrale (Nuova serie)  Gennaio- Marzo

N. 2  NUOVA

 Poste Italiane - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, CNSO/CBPA-N.O./Torino

Italiani nei lager francesiViolenze, torture, fame, condizioni igieniche 

disumane riservate a decine di migliaia di nostri  connazionali internati allo scoppio della guerra 

NELLE PAGINE 2 - 5 NELLE PAGINE 18 - 20 NELLE PAGINE 25 - 26

L’ESISTENZA

TUTTA APPARENTEDEL GOVERNO DEL SUD

di  Francesco Fatica

A CACCIA GROSSA

NELL’OCEANOATLANTICO 

di Giancarlo Domeneghetti

FAMIGLIE ITALIANE

DISTRUTTE DALLAVIOLENZA PARTIGIANA

(Secondo elenco: Liguria)

SERVIZIOA PAGINA 14

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L’ESISTENZA TUTTA APPARENTEDEL COSIDDETTO ‘REGNO DEL SUD’

Il Brigadiere Generale inglese Harold Alexander,Governatore dei territori occupati.

senza organi giurisdizionali edi controllo, senza le suprememagistrature, senza potere dibattere moneta, senza coman-do autonomo delle proprieForze Armate, senza potestàlegislativa e ridottasi questa almodesto potere di ordinanza

attribuita con un bando del Real Capo Stato Maggiore Gene-rale che diventava così supre-ma fonte e unico organo di di-ritto, senza proprie autorità dipolizia, insomma senza i pro-pri istituti, senza una propriapolitica e prima di tutto una

propria indipen-denza: questo èil Regno delSud».

Oggi, final-mente, si comin-cia a scoprire laverità: anche nellequattro provincepugliesi, costi-tuenti la King’s

 Italy, avvennerostupri di donnee bambini, omi-cidi di uomini i-nermi, violenzee soprusi di ognigenere: «  Bari

brulicava dibambini denutriti,

vestiti di stracci

[…] molti risul-

tarono affetti da

gravi malattie,

alcuni dalla lu-

e…» (2). Lo ave-va anche scrittoil 20 dicembre1943 il corrispon-dente dell’United 

Press: «  A Bari,

capitale di Ba-

doglio, i bambinivanno a gruppi

  per le strade e

chiedono l’elemo-

sina ai passanti.

 I bambini forma-

Vittorio Emanuele III tra la popolazione di Brindisi.Primi e ultimi applausi prima dello scoramento totale 

di fronte ad una realtà di fame e di degrado 

del Regno’, in calce ad ognidecreto o disposizione, vi eraapposta la dicitura: “Io Briga-diere Generale ordino che ildecreto legislativo entri in vi-gore ed abbia forza ed effettodi legge ...”. Firmato: Sir Ha-rold R.E.G. Alexander – Go-

vernatore di tutti i territori oc-cupati.

Annota Bruno Spampanatonel suo ‘Contromemoria-le’ (Vol. V): «Senza il minimoattributo di sovranità, senza unGoverno responsabile, senzarappresentanza parlamentare,

l’AMGOT, mentre per quantoriguardava le quattro provincedi Bari, Brindisi, Lecce e Ta-ranto, la “Commissione Allea-ta di Controllo” sovrintendevaa qualsiasi atto di governo eperfino ad ogni più insignifi-cante atto amministrativo. Per-

tanto l’asserita indipendenzadel cosiddetto “  Regno d’Ita-

lia” fu soltanto un fatto di pu-ra formalità propagandisticasenza alcuna corrispondenzanella realtà operativa.(1)

In proposito basta ricordareche nella ‘Gazzetta Ufficiale

LA DISONOREVOLE ISTORIA DI “KING’S ITALY” 

«IL GOVERNO DEL RE ERA UN GOVERNO CHE ESERCITAVAIL SUO POTERE “SUB CONDICIONE”, NEI LIMITI ASSEGNATI DAL COMANDO DEGLI ESERCITI NEMICI». (DALLA SENTENZA

DEL 16 APRILE 1954 DEL TRIBUNALE SUPREMO MILITARE) 

Anche le quattro provincelasciate ufficialmente –

ma solo formalmente - alla

giurisdizione diretta del gover-no Badoglio, installatosi aBrindisi dopo la fuga da Ro-ma, vennero sottoposte alla di-retta giurisdizione dell' AM-GOT (  Allied Military Gover-

nement of Occupied Territory,cioè Governo Militare Alleato

dei Territori Oc-cupati). In un so-prassalto di falsopudore, gli anti-fascisti chiama-rono "liberati" iterritori occupa-ti, ma ciò nonservì a renderemeno pesante iltallone dell'inva-sore.

Il governo Ba-doglio, nato informa anticosti-tuzionale con ilcolpo di Stato del25 luglio 1943,

seguito da unadittatura militaresotto il patroci-nio reale, e conla soppressionedegli organismicostituzionali,con l’istituzionedel Regno delSud cessava diesistere sia comeStato di fatto chedi diritto, avendoceduto al nemico

tutti i poteri. Iterritori italianioccupati dagli”Alleati”, comes’è visto, eranogovernati dal-

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no delle vere e proprie bande,

che sono diventate una piaga

anche per i soldati angloame-

ricani. Nella loro brama di un

  pezzo di pane esercitano un

vero e proprio banditismo

stradale. Vi sono anche molti

casi di abominevole prostitu-

 zione infantilile» (3).Ma non soltanto a Bari i “li-

beratori” si distinsero per ar-roganza a violenze. Come se-gnala Giovanni Acquaviva,autore di Un altro Provinciale,e testimone oculare: «  Le stes-

se nefandezze sono state com-

  piute dalle truppe alleate a

Taranto e Brindisi»: requisiro-no palazzi e giardini, bruciaro-no archivi, devastarono gli ap-partamenti occupati, e gli stes-si edifici pubblici. E ancora:gli inglesi « trasportarono in

Puglia diverse migliaia di ri- fugiati [partigiani allo sbandon.d.a.] slavi e sloveni, prove-

nienti dalle coste dalmate. Tali

ospiti non sono molto deside-

rabili.. Molti, facilmente indi-

viduabili dal disco rosso con

  falce e martello che portano

sul berretto, commettono serie

violenze contro la popolazio-

ne…» (4).E quel che è peggio, fu la

Regia Marina a trasferirli inPuglia dove vennero ospitati

in campi di addestramento mi-litare, riorganizzati, armati conarmi italiane, curati negli o-spedali – tra questi lo stessoJosip Broz, detto Tito – ed in-fine fatti sbarcare nuovamentein Dalmazia, utilizzando anco-ra mezzi della Marina del Sud.Messi quindi in condizione dicontinuare le loro carneficinedi italiani in Dalmazia prima,a Fiume e in Venezia Giuliapoi. Purtroppo sostenuti anche

dalla Regia Aeronautica cheparacadutava armi e vettova-glie, prelevate dai magazzinidel Regio Esercito (5), in di-sciplinata sudditanza all’impe-rio inglese; (6) ma certamenteanche per sollecitare la bene-volenza di Stalin a cui Bado-glio non esitò, nel marzo 1944,ad offrire la possibilità di in-stallare una base dell’ArmataRossa in territorio italiano, (7)con l’evidente compiacimentodi Togliatti.

Un caccia-bombardiere bi-motore tipo “Baltimore” di fab-bricazione americana, che mi-tragliava e bombardava i civilie le postazioni (italianissime)della Mdt (Milizia Difesa Ter-

«Il Sud era considerato terra d’occupazione ... Gli anglo-americani ci tengono per il collo. Badoglio è la loro marionetta» (Generale Paolo Puntoni - 

Primo Aiutante Generale del Re) 

dell’Istria» (8).  Ben diversa-

mente si comportò l’Aviazionedella Rsi che non formò stormida bombardamento; i piloti deibombardieri vennero utilizzatiin aerei da trasporto con il“Gruppo Terracciano”. Ciò adevitare di offendere altri italia-ni nelle terre invase. Ma lastoria, paradossale, ai limitidell’assurdo, non è finita. Ilmaresciallo d’Italia GiovanniMesse, capo di S.M.G. delRegio Esercito (del Sud, ov-viamente), in una lettera al mi-

nistero degli Esteri, del 17gennaio 1945, m.30069/AV,oggetto: “  Attività di organiz-

 zazioni partigiane jugoslave in

 Italia” scriveva: «Oltre all’ac-

certata esistenza di due co-

mandi militari slavi a Napoli

(di cui alla lettera 106694, in

data 30 novembre u.s., di que-

sto Stato Maggiore Generale)

risulta l’esistenza di altri cen-

tri di reclutamento a Bari, Ta-

ranto, Messina, e probabil-

mente anche in altre cittàdell’Italia liberata [sic!]. I mi-

litari reclutati (non sempre vo-

lontariamente, in quanto in

qualche caso si sarebbero ve-

rificati dei veri e propri seque-

stri di persona) vengono pe-

riodicamente concentrati nella

 zona di Bari da dove sono av-

viati in Jugoslavia via ma-

re…». (9)Questi italiani venivano

mandati allo sbaraglio, comecarne da cannone, a combatte-

re contro i tedeschi, ma anche,delittuosamente, contro i con-nazionali rimasti in armi, fede-li all’alleanza e soprattuttocontro quelli che difendevanodisperatamente la Venezia Giulia.

can Air. Avvenne così che pi-

loti italiani, al servizio del re,furono inviati a bombardare emitragliare «obiettivi della

 Dalmazia [anche Zara?] del

  Montenegro, della Bosnia,

della Croazia, della Slovenia e

ritoriale) in Venezia Giulia,

dopo essere stato abbattuto, ri-sultò essere pilotato da due uf-ficiali della Regia Aeronauti-ca. In realtà, l’azione si inseri-va in un ben più vasto pianooffensivo della britannica Bal-

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Maggiore Generale, marescial-lo Messe, al sottosegretario a-gli Esteri Morelli, facendo ilbilancio di un anno di cobelli-geranza, denunciando comegli “Alleati” si fossero irrigidi-ti nelle loro posizioni, «…

soffocando ogni iniziativa, im- pedendo l’intensificazione del-

la nostra partecipazione ope-

rativa alla lotta contro i tede-

schi, annullando praticamente

il libero manifestarsi della so-

vranità nazionale in quelle

stesse province che man mano

erano restituite al Governo I-

taliano». (14)Ma andiamo avanti: II 2 di-

cembre 1944 1a  Luftwaffe af-fondò 19 navi nel porto di Ba-

ri. Tra queste la "  John Har-vey", americana, con un caricodi 100 tonnellate di illegale i-prite in bombe da 45,5 kg. II

gale fu, nella parte d’Italia o-

ve risiedeva il Governo legitti-

mo [ossia il “governo” succu-be degli angloamericani] eser-

citata dalle Potenze alleate

occupanti. Non poteva essere

altrimenti, dal momento che,

durante il regime di armistizio permaneva lo stato di guerra e

l’occupante [ossia, valga per idistratti, l’invasore angloame-ricano] era sempre giuridica-

mente il “nemico” [….] per-

tanto il governo del Re era un

governo che esercitava il suo

  potere “sub condicione”, nei

limiti assegnati dal Comando

degli eserciti nemici».

E se fossero rimasti ancoradei dubbi, a conferma citiamo

quanto scrisse il capo di StatoL’Italia occupata viene Inondata di AM-Lire 

letale gas vescicante contami-nò le acque e l'aria circostanti.Si ebbero migliaia di contami-nati tra i marinai in preda a do-lori atroci. Di essi 628 moriro-no. Stime prudenziali di fonteamericana ammisero circa un

migliaio di vittime anche tra icivili, ma il numero esatto nonsi è mai potuto conoscere (15).Churchill impedì che si aprisseun'inchiesta. Un cordone di si-curezza chiuse la zona a curio-si ed estranei. Fu diffusa la vo-ce che fossero stati i tedeschiad usare il tremendo gas. Sisparse perciò il panico e la po-polazione sfollò in massa daBari. Tutto ciò continuando aviolare l'apparente sovranità

del Regno del Sud. E ancorapeggio, poiché vennero gettatenell’Adriatico le bombeall’iprite inesplose, per “bo-

nificare” il porto di Bari; dal1946 al 2000 si sono verificati236 casi di lesioni più o menogravi da iprite fra i pescatoridella zona, incommensurabileil danno ambientale, i cui ef-fetti durano ancora, tanto daprovocare preoccupate interro-gazioni parlamentari.

David Irving, nel suo docu-

mentatissimo Norimberga ulti-ma battaglia, ci conferma ‘ilvizio del gas’ di Churchill; in-fatti nel 1944 «la Gran Breta-

gna disponeva di 26 mila ton-

nellate di iprite e 6 mila ton-

Non risulta che il ministerodegli Esteri abbia fatto nullaper evitare questi abominî, nérisulta che il Governo del Sud,o almeno il presidente delConsiglio dei ministri abbiamosso un dito, pur essendonestato ufficialmente informatodal ministro della Marina DeCourten. (10) Su questo argo-mento sono noti decine di do-cumenti, sottolinea L. Papo deMontona (11)

I tanti soprusi commessi da-gli invasori non lasciaronopassivi i pugliesi, che moltissi-me volte persero la pazienza;vale ricordare che, in provin-cia di Bari e nel solo primo se-mestre 1944, si verificaronoben quarantacinque tumulti dipiazza. (12)

Va ricordato ancora una

volta che ogni decisione presadal cosiddetto “governo regio”era sottoposta alla preventivaapprovazione dell’  Allied Con-

trol Commission, tanto che lostesso Agostino Degli Espino-sa - pur essendo molto indul-gente nei confronti del re - ècostretto ad ammettere: «l’u-

nica vera forza dello Stato ita-

liano era quella insita nella

sua esistenza apparente. Gli

alleati avevano bisogno che lo

Stato italiano esistesse, sia per 

testimoniare come essi rispet-tassero le finalità della guer-

ra, sia per usarlo come orga-

no di trasmissione e di confer-

ma dei loro voleri nei confron-

ti del popolo italiano. L’unica

arma che possedeva lo Stato

italiano era quindi la minac-

cia di sparire». (13) (Allu-cinante!)

Il Tribunale Supremo Milita-re di Roma, nella sentenza del26 aprile 1954, Zuccari ed al-

tri, afferma che «dopol’armistizio dell’8 settembre

1943, la sovranità di fatto o

meglio l’autorità del potere le-

COSÌ SCRIVEVANO I ‘LIBERATORI’

 Dayly Express (Londra) 29 Settembre 1943 «Noi non

 pensiamo neppure lontanamente a nutrire gli italiani che

sono stati nostri nemici ancora fino a poco tempo fa. O-

ra, che gli abbiamo costretti a capitolare, non intendia-

mo risparmiare loro la punizione con cui dovranno e-

spiare i loro delitti».

La ‘John Harvey’ in fiamme nel porto di Bari con il suo 

carico di bombe all’iprite.Dopo oltre mezzo secolo,

sono tuttora presenti gli effetti dell’immane danno ambientale provocato dal 

seppellimento in mare delle bombe inesplose.

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nel 1955, spudoratamente, un fran-cobollo da 750 Lire che raffigura u-na squadriglia di ‘nostri’ (del Sud)bimotori in azione di ‘rifornimento

nei Balcani’. Con le conseguenzeche sappiamo. Ma i bimotori erano i Baltimore A30, da bombardamento.7)- Rivelazione del quotidiano Avve-

nire, riportata da Franz MariaD’Asaro sul Secolo d’Italia del 5marzo del 1994.

8)- Giovanni De Lorenzo,  Aeronau-tica e cobelligeranza, in: Commis-sione Italiana di Storia Militare, L’Italia in guerra. Il quinto anno –

1944, Roma, 1995, StabilimentoGrafico Militare, p. 168.9)- MAE (Minist. Aff. Est.) AffariPolitici. B. 145, f. 5/pol.it-jug. LuigiPapo De Montona,  L’Istria e le sue

 foibe, Settimo Sigillo, Roma, 1999,Vol. I, p. 216, afferma che alle voltevenivano assoldati attirandoli conpremi in denaro.

costituzionalista universitario, prof.Elio Lodolini, al convegno sul tema: Esame storico giuridico degli avve-

nimenti in Italia dal 1943 al 1945,

promosso dall’Associazione per laRicerca Storica, Roma, 26 gennaio1993. E anche Elio Lodolini, La ille-

gittimità del Governo Badoglio. Sto-

ria costituzionale del ‘quinquennio

rivoluzionario’ (25 luglio 1943 - 1

gennaio 1948). Gastaldi Editore, del

1953, pp. 175 e seguenti.2)- Vito Antonio Lezzi – Giulio E-sposito, Terra di frontiera 1943-

1954, Irrsae Puglia - Ipsaic, Bari del2002.3)- Citato in Opera Omnia di Benito

 Mussolini, XXXII, a cura di Edoardoe Duilio Susmel, La Fenice, Firenze,Terza ristampa, 1973, p. 303.4)- Mino Caudana e Arturo Assante  Dal Regno del Sud al Vento del

 Nord, CEN, Roma, 1963, Vol II,pag. 904.5)- Finalmente si scoprì che i ma-gazzini militari erano stati ben forni-ti di armi, munizioni e vettovaglie,

imboscate dagli altri gradi dello Sta-to Maggiore secondo le direttive e-manate dal Grande Oriente, la Log-gia massonica di Londra, come silegge dal libro di Stelvio Dal Piaz La sconfitta ‘necessaria’.

6)- Le Poste italiane hanno emesso

uniformare la propaganda alledirettive imposte.

Analogamente vennero for-niti alle “radio dei territori li-

berati” i V-Disc , i “dischi del-la Vittoria”, musicali o convoci, utilizzati a scopo propa-gandistico non solo a RadioBari, ma anche a Radio Napo-li, Radio Palermo, Radio Sar-degna, Radio Roma e così diseguito, man mano che nuovestazioni radio venivano occu-pate e ripristinate.

Tante imposizioni, per quan-to maldestramente camuffate,finivano per trasparire pesan-temente. Anche Giuseppe Contiriconosce: «… ma la realtà e-

ra che l’armistizio dell’8 set-

tembre aveva sancito con la

sconfitta, una condizione di

minorità: l’Italia era uno Sta-

to sotto tutela, e tale sarebberestato fino alla firma del trat-

tato di pace» (17) E oltre, ag-giungo, certo di non sbagliare.

 Francesco Fatica1)- Vedasi la relazione tenuta dal

nellate di fosgene in magazzi-

no [….inoltre] nel febbraio del

1944 lo stesso Churchill aveva

chiesto agli Stati Uniti 250 mi-

la proiettili all’antrace». Ilbombardamento del porto diBari compromise l’attività del-la flotta aerea che faceva basea Foggia fino agli inizi di mar-zo 1944, per il conseguenteblocco dei rifornimenti.

Passiamo ora alla tanto sban-dierata libertà di pensiero e diparola, che gli “Alleati” sivantavano spudoratamente diaver portato agli Italiani. Unalibertà che era invece rigida-mente controllata da una appo-sita sezione della Commissio-ne Alleata di Controllo: loPsycological Warfare Branch,

(PWB) (16) da cui dipendeva-no concretamente tutti i mezzi

di informazione; il PWB infat-ti emanava circolari, ipocrita-mente definite “  fogli riserva-

ti”, contraddistinti da un nu-mero progressivo, che veniva-no inviati a tutti i giornali per

A PAGINA 12 

FARINACCI:«ECCOMI

DI RITORNO»

 Avevano scelto i Paesi dell’AsseN  

el corso del Secon-

do conflitto mon-diale si verificò la colla-

borazione con i Paesi

dell’Asse di alcuni cittadi-

ni britannici e americani

che attraverso la radio

(escluso Ezra Pound) inci-

tavano i propri connazio-

nali a cessare la lotta. Tra

gli inglesi spiccavano

 John Amery (figlio del mi-

nistro delle colonie bri-

tannico) e William Joyce(“Lord Haw-Haw”) . Tra

gli americani Douglas

Chandler (“Paul Reve-

re”), Robert Best e Mil-

dred Gillars (“Axis Sal-

ly”) . Alla fine della guer-

ra vennero tutti condan-

nati a morte mediante im-

 piccagione. Tra i collabo-

razionisti che sfuggirono

alla forca Ezra Pound ,

considerato il massimo  poeta vivente, rinchiuso

 per tredici anni in un ma-

nicomio criminale e il Gran

 Mufti di Gerusalemme.

Sopra, da sinistra a destra, Robert Best ripreso durante la prigionia mentre legge il giornale dell’Esercito americano e Ezra Pound mentre viene ricondotto negli Stati Uniti da un ufficiale americano.A fianco, da sinistra,Mildred Gillars e Douglas Chandler nel momento del suo arresto.

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P  PP  P  er comprendere il pensiero di Mussolini nel corso della Re- pubblica Sociale Italiana, è a nostra disposizione un corpo-

 so materiale che spazia dai suoi discorsi ufficiali ai documenti di governo, dai suoi interventi giornalistici ai resoconti degli incontri con i più stretti collaboratori, sino alle confidenze in colloqui che  potremmo definire “dell’anima”. A questi ultimi appartengono certamente quelli , numerosissimi, avuti con Bruno Spampanato, giornalista e scrittore di punta, sino al tragico epilogo dell’aprile1945. E dai quali scaturisce il Mussolini più autentico, senza piùillusioni né orpelli, un tutt’uno con la drammatica realtà che è

  chiamato ad affrontare. Voce di una verità storica troppo spessoinquinata da un mare di memoriali e rievocazioni scaturiti dal  senno di poi o da interpretazioni di comodo. Sono colloqui - spes- so quasi soliloqui- che Bruno Spampanato ha annotato e riportato nel suo ‘Contromemoriale’, edito in sei volumi dal Centro Nazio- nale Editoriale a partire dal maggio del 1974. Ne proponiamo par- te di alcuni che reputiamo tra i più significativi.

Mussolini sull’inizio dellaguerra partigiana

  «Io ho gettato non un soloponte. Ma dall’altra parte spa-rano. E fin quando potrò fre-nare la rappresaglia? Sanguechiamerà sangue. Ma non ca-piscono che lo straniero siservirà del loro sangue per ri-sparmiare il suo? E che soloper questo getta nelle nostrevalli le sue armi e il suo dena-ro? Oltretutto, aprire la guerracivile in Italia gli serve ancheper domani. Un’Italia dove sia

passata, dopo l’invasione, unaguerra civile, resterà a terraper un numero indeterminatodi anni. Una simile Italia potràsolo subire ... Non si deve arri-vare alla guerra civile. Sonodisposto a gettare nuovi ponti,anche se i camerati morti sonogià tanti. Ma è lo Stato che de-ve funzionare. L’autorità delloStato è tutt’ora latitante. In u-no Stato che funzioni la politi-ca non usa il mitra per le suepolemiche. Anche questi morti

vanno nel conto dell’8 Settem-bre».

Mussolini sui traditoridel 25 Luglio

«Dovevo buttarli a mare daqualche anno, quando uno peruno cominciai a capirli. Ma ta-luni erano entrati nella storiadel fascismo, facevanotutt’uno col fascismo. Gli ita-liani non sono i russi, la lorosensibilità è teatrale. Dieci oventi di questi nomi, e quei

panni sporchi avrebbero spor-cato tutto il regime ... Di moltimi sono servito fino all’ulti-mo. Le loro capacità mi inte-ressavano più dei loro difetti.Ma io non potevo supporre

Bruno Spampanato,autore e animatore di ‘Radio Fante’, mentre trasmette i suoi serali ‘2 minuti’.Una trasmissione tra le più seguite dallo stesso Mussolini e rimasta in onda sino alla caduta della RSI.

osservanza dei miei ordini, ilritardo nell’esecuzione. Tradi-va chi mi nascondeva la veritàma tradiva anche chi coprivacerte dolorose realtà col nonpietoso velo dell’ottimismo ...Non c’è stata una mia decisio-ne militare, o economica, opolitica, per la quale io nonabbia chiesto i necessari ele-menti probatori, le necessarieinformazioni, e anche il neces-sario consiglio ai diretti re-sponsabili».

Mussolini sulla provincie

alpine e adriatiche«... Non sono qui per rinun-

ziare a un solo metro quadratodi territorio dello Stato. Ri-

che avessero perduto perfinola fedeltà non al Duce , ma alfascismo, alla Patria. In gene-re, io sono uno scettico suisentimenti, Ma taluni senti-menti hanno una natura fisica.A quelli io credo. Si può tradi-re un capo, ma non le idee, epiù delle idee la Patria. Io cre-do ancora in questa fedeltà...Iltradimento vero e proprio si èconsumato a settembre ed hainizio a luglio. Ma l’incom-prensione, l’insensibilità, l’in-differenza di fronte ai gravi

problemi del Paese, anche pri-ma dell’intervento, già eranopreludio al tradimento. Cometradimento è stata la mancata

 A colloquio con Benito Mussolini

Benito Mussolini, Capo della Repubblica Sociale Italiana 

prendiamo la guerra per que-sto. E ci ribelleremo per que-sto a chiunque. Dove sventolòla bandiera italiana tornerà labandiera italiana. E dove non èstata ammainata, ora che sonoqui, non la farà ammainarenessuno. Queste cose le hodette al Führer, e non una solavolta le ho ripetute a Rahn. Maforse non è superfluo ripeterleogni giorno».Mussolini sulla rappresaglia

tedesca nell’Aretino«È facile (per i partigiani –

ndr) uccidere e lasciare chesiano gli altri a pagare. Maquesto non giustifica i terminie il modo della rappresaglia te-desca. Il diritto di guerra san-ziona la rappresaglia e ne fissala proporzione numerica. Ma itedeschi non si trovano in ter-ritorio nemico, sono in territo-rio della Repubblica Sociale,in territorio alleato, e ogni vol-ta che agiscono di propria ma-no, anche se stanno alla legge,scavalcano noi, il nostro Sta-

to ... In alcuni casi le nostreautorità sono immobilizzate. Oavvertite dopo. Ho detto a Hit-ler che deploro ogni atto ostilecontro i nostri valorosi came-rati. Ma ho detto anche chenon potrei tollerare che a unasevera e necessaria giustizia sisovrapponga una vendetta in-discriminata...Questa è unaterribile giornata lunga a pas-sare ... Non ho voluto io que-sta situazione. Io lotto per su-

perarla, per riguadagnare lenostre posizioni, la nostra indi-pendenza anche con i tede-schi».

Mussolini sul razzismoIo ho fatto del razzismo fino

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dal 1922, ma un mio razzismo.La sanità, la conservazionedella razza, il suo migliora-mento, la lotta antitubercolare,lo sport di massa, i bambini al-le colonie, questo era il razzi-smo come io lo intendevo. Mavi è anche un razzismo moraleche io ho predicato, l’orgogliodi appartenere a questa stirpemillenaria ... Il manifesto dellarazza poteva evitarsi. Si è trat-tato di una astruseria scientifi-ca di alcuni docenti e giornali-sti, un coscienzioso saggio te-desco tradotto in cattivo ita-liano ... Io sono lontano dalmito di Rosenberg. Anchequella è una posizione da retti-ficare ...».

Mussolini sull’Esercitorepubblicano

«... Bisogna far presto con le

Divisioni (in allestimento inGermania-ndr), far presto colnostro Esercito. Sono moltedecine di migliaia di italianiche già combattono. Ma que-sto sforzo non può frazionarsi.Deve rappresentare il contri-buto dell’Esercito alla guerra.Non ammetto niente fuoridall’Esercito, fuori di quadrinuovi ma regolari, ma ordina-ti. Il garibaldinismo può sod-disfare l’entusiasmo dei volon-tari e l’iniziativa di intrepidi

comandanti. Ma diventerebbecontroproducente per uno Sta-to, per un grande Stato comedeve tornare ad esserel’Italia ... Dei reparti italiani, enon le Forze Armate italianeservirebbero solo ai tedeschi.Io ha bisogno di un vero Eser-cito. Un vero Esercito è il soloserio atto di nascita di uno Sta-to. Gli Italiani combattono an-cora con Unità ridotte, si dilui-scono nella massa delle Forze

Armate tedesche ... Ma noicombattiamo con la Germania,e non per la Germania. Non mibasta il cameratismo o il ri-spetto militare dei tedeschi.Comunque volgano le sortidella guerra, una nazione parlasolo con un esercito alle spal-le».Mussolini e la mobilitazione

del Partito attraversole Brigate Nere

«... Nessuna interferenzanella stretta giurisdizione dello

Stato cui provvede la polizia.Nessun accavallamento con leautorità dello Stato. Ma un e-vidente spettacolo da offrirealla meditazione di chi vogliaportare il ribellismo su un pia-

no sistematico di guerra civile.Lo spettacolo del Partito mo-bilitato militarmente. Del restoquesto ristabilirà una necessa-ria disciplina nel Partito. Fuoridel Partito qualsiasi libertà peri cittadini purché non offenda-no le leggi. Ma dentro il Parti-to, voglio la disciplina più ri-gorosa. E’ interesse del Partitoche nessuno si abbandoni a ge-sti rivoluzionari di origine i-

sterica. Ed è anche interessegenerale. Una disciplina mili-tare per il Partito costituiràmotivo di tranquillità perfinoper gli antifascisti. I fascistidevono essere i primi a rispet-tare le leggi, ma anche a farlerispettare. Nessuno pensi adelle rivoluzioni private... Nonsi può governare tollerandol’illegalismo, sia pure del pro-prio partito».

Mussolini sui nuclei‘privati’ di polizia

«Considero la funzione dellapolizia una funzione sociale epolitica di prim’ordine. Ma lapolizia è istituzione dello Sta-to, e non un’incontrollabile at-tività privata se pure millanta-

ta sotto il nome del Governo, odi un ministero...L’autoritàdello Stato non può essereconsegnata nelle mani del pri-mo individuo che ne facciacommercio, o sinonimo di ar-bitrio. L’ho detto a Buffarini(ministro dell’Interno – ndr ).Che si serva pure di informa-tori o informatrici, ma li con-trolli. Spie e confidenti sonoqualche cosa di indispensabileper una polizia che funzioni,ma si pagano e basta. Si tengo-

no lontani, e ci si disinfetta lemani se si deve riceverli».

Mussolini sullaRussia bolscevica

«... Dieci o vent’anni fa, nonsi poteva supporre che potessi-

mo trovarci di fronte la Rus-

sia. Quel che poteva arrivarequi, dalla Russia, fu liquidatocome fenomeno interno. Vo-glio dire, il bolscevismo, cheera stato accettato da Moscasenza alcuna recriminazione.Oggi è diverso, è la Russia chemarcia sull’Europa. Il bolsce-vismo non si presenta più co-me fatto interno ... oggi laRussia bolscevica è un’enormee grandiosa forza razziale, cheè uscita dai confini dell’U-nione e scende in Europa. Il

bolscevismo si presenta comeun fatto alluvionale per il Con-tinente. Guai se le dighe nonfunzionano. Ma chi le ha fattesaltare sono gli occidentali.Capite? Per sommergere laGermania, affogheranno loro».

Mussolini in Prefetturaa Milano il 24 aprile 1945«Siamo al dunque ... Avve-

nire, parola ermetica. Solo gliavvenimenti possono darle unsignificato, ma si arriva a un

punto che gli uomini diventa-no spettatori ... che io ci sia fi-sicamente, ha una importanzatrascurabile. Quello che im-porta è quanto si è fatto. Moltoè andato distrutto, molto andràperduto. Anche questo puònon essere irreparabile ... Nes-suno sa quello che avverrà sta-notte, o domani, o dopo. Ma iovi ho indicato tante volte lastrada, e anche ora ... Non cisono ordini. Non posso darepiù ordini. Ma una strada sì. In

qualsiasi modo ma bisogna ri-fare un’Italia potente. Potenzaequivale a spazio, influenza,ricchezza. La rivoluzione so-ciale non è affare per popolisedentari o per nazioni misera-

In alto, Mussolini assiste a Sennelager a una manovra a fuoco dei granatieri della Divisione ‘Littorio’.Sopra, una visione di Castelvecchio (Verona) dove si è svolto il primo Congresso del Partito Fascista Repubblicano,con la formulazione dei Diciotto Punti.

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bili, qualsiasi rivoluzione so-ciale ha bisogno di questi ter-mini, questa è la correzioneche il fascismo ha portato alsocialismo altrimenti ridotto arivoluzione cartacea. Nessunopotrà permettersi di ignorar-la».

Mussolini sulle operedel Regime

«... Ci sono opere del Regi-me su cui non bisogna metterele mani, opere che onorano unpopolo, che costituiscono tito-lo di orgoglio per un secolo.Opera della maternità e infan-zia. Opera Dopolavoro. Colo-nie per i bambini. Previdenzae assistenza per i lavoratori.C’è un gigantesco complessodi istituti per la salute fisicadegli italiani che rappresentaun miracolo del progresso

scientifico e dell’organizza-zione tecnica. Ci sono leggiche da sole caratterizzanoun’era.. Il “corpus” delle leggifasciste. Questo è il grande pa-trimonio che assolutamentenon si può disperdere. In que-sto noi siamo in testa a qual-siasi paese. La Russia arrivaora dove noi abbiamo già col-laudato i nostri istituti. L’infa-mia del nemico è di aver man-dato truppe di colore in questopaese civilissimo, non solo per

la sua antica storia, ma per ilregime che si era dato».

Mussolini sulla guerrae Vittorio Emanuele III

«Quando nel 1939, sulla finedi quell’anno, noi ci trovammodi fronte a sviluppi internazio-nali che consigliavano una no-stra vigilanza attiva, trovai ilRe d’accordo in questo. Equando la situazione fu quellache tutti gli italiani dovrebbe-ro ricordare, ai primi mesi del

1940, io mi trovai ancorad’accordo col Re che l’Italianon potesse più restare assenteda una guerra che decideva an-che la futura sistemazione delmondo mediterraneo. Questomondo nel quale viviamo, e incui stava a noi di scegliere trala nostra funzione di grandePotenza e una abdicazione po-litica , militare, economica. Inquell’occasione il Re non sisognò nemmeno di consigliar-mi di aspettare che la Germa-

nia scendesse nel Mediterrane-o. D’altronde era quello il mo-mento di ristabilire con gli in-glesi una nostra sovranità perl’Impero, sovranità inefficien-te finché le nostre navi avesse-

ro pagato il pedaggio del Ca-nale ... Non ci sono mai staterecriminazioni da parte del So-vrano il 10 giugno 1940».

Mussolini sul Congressodi Verona e i 18 Punti

«... Bisognava entrare inprofondità. Ognuno di queipunti implica un rinnovamentodi strutture, una precisazionedi mète ... Io avrei voluto che i

camerati che rappresentavanoil Partito a Castelvecchio sirendessero conto della portatadelle riforme che annunziamo.Avrei preferito dieci giorni diriunioni, e non che si liquidas-se tutto dalla mattina alla sera.Voi mi dite che il Partito hafretta di realizzare. Ci credo.Questi camerati sono genero-samente impazienti d’azione.Ma esigo convinzione, primadell’azione. Una sola azione è

Sopra un’opera del regime: un complesso sanatoriale di montagna. Parte di un patrimonio da conservare.In basso, con la mobilita- zione del PartIto nascono le ‘Brigate Nere’ (nella foto uno scorcio della genove- se ‘Silvio Parodi’).

possibile oggi, sul semplice

piano della fede. La guerra!Metto all’ordine del giorno laguerra».

Mussolini sul Regime«...Un regime può perfezio-

narsi. Solo le esperienze pas-sate consentono la riforma diun regime. Buone, o cattiveesperienze. Il nostro regime ècaduto per gli uomini. Il suosistema gli permetteva di dareper un secolo quel che di me-glio potesse attendersi la na-

zione. È caduto lo stesso. So-no gli uomini, soltanto gli uo-mini i responsabili di questimesi. Non si è fatto funziona-re, o si è fatto funzionare maleil regime ... Bisogna riformareil regime nel senso di portarepiù avanti la conquista socialedel secolo, l’ingresso del la-voro nello Stato. Bisogna an-che riformarlo eliminando la

possibilità futura che i tradito-ri, sabotatori e imbecilli ren-dano vano lo sforzo di un po-polo. Noi non permetteremopiù che si venga a formare u-na casta chiusa di baroni, co-me voi li chiamate. Né per in-vestitura, né per loro potere.Costoro hanno finito per tro-varsi in mano i congegni delregime, e se ne servirono co-me uomini, non come fascisti,o come servitori dello Stato».

Mussolini sulla conquistadell’Etiopia e l’Inghilterra«Se non avessimo conqui-

stato l’Etiopia, potevamo colfascismo andare sino in fon-do ... Ma passammo il Canalee allora li avemmo tutti con-tro. Conservatori o laburisti,fa lo stesso. Baronetti o ope-rai dei docks, ma inglesi. Perl’Inghilterra non ci sono com-promessi nel Mediterraneo mal’Impero inglese. Mai più ciavrebbero perdonato di aver

insegnato ai nostri Balilla lafavola dell’Home Fleet.Non riuscirono le sanzioni,

niente riuscì contro l’Italia, eallora ci dovettero riconoscerel’Impero».

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Aseguito dell’armistiziodell’8 Settembre, Hitler

diede ordine di costituire, conl’ordinanza del 10 settembre1943, la “Zona di OperazionePrealpi” OZAV (Opera-

tionszone Voralpenland ) com-prendente le Province di Tren-to, Bolzano e Belluno, affidataad un Commissario Supremoindividuato nella persona delGauleiter del Tirolo-Voral-penland Franz Hofer. Anchese i cittadini rimanevano ita-liani e non esistevano proble-mi nell’attraversamento dellalinea di confine, si può affer-mare che le Province erano de

 jure italiane, ma de facto sotto

l’amministrazione germanica.Il Commissario Prefetto diTrento, Adolfo de Bertolini,propose a Hofer la costituzio-ne di un Reparto a reclutamen-to locale, come già in atto nel-la Provincia di Bolzano, pertutelare l’ordine nel territoriotrentino. Hofer acconsentì allacostituzione ex novo di un Re-parto, armato e in divisa tede-sca, addestrato da istruttori

OPERATIONSZONE VORALPENLAND 

Costituto il ‘CorpCostituto il ‘CorpCostituto il ‘CorpCostituto il ‘Corpoooodi Sicurezza Trentino’di Sicurezza Trentino’di Sicurezza Trentino’di Sicurezza Trentino’L’Operationszone Voralpenland (Zona di Operazioni Prealpi) che includeva le provincie di Trento, Bolzano e Belluno in un regime provvisorio di occupazione militare, venne vo- luta da Hitler due giorni dopo l’8 Settembre 1943. Lo sco- po era preciso: difendere alle spalle le truppe dislocate in Italia e garantirne, attraverso i valichi di Tarvisio e del Brennero, le vie di comunicazione con la Germania.

delle SS, che prese il nome diCorpo di Sicurezza Trentino –

C.S.T.. Vennero quindi emessidei Bollettini Ufficiali con iquali furono chiamate, primale classi ’24 e ’25, quindi tuttii maschi dal 1894 alla classedel 1926, con l’obbligo di en-trare a far parte o delle forma-zioni militari tedesche o delleformazioni lavoro. Il recluta-mento del C.S.T fu un succes-so, si presentarono circa 5.600trentini, tra i quali venneroscelti coloro che entrarono nelCorpo, mentre gli altri furonoarruolati nella Flak. Tra il feb-braio e il luglio 1944 si proce-dette alla costituzione del C.S.

T., sotto la severa guida degliistruttori delle SS, al Comandodel Magg. Kober. Il C.S.T.

svolse il suo compito con leal-tà e merito, ottenendo numero-si riconoscimenti da parte te-desca. Da notare che non sihanno notizie di diserzioniverso le bande partigiane e an-che i casi di abbandono delCorpo furono molto ridotti, aconferma della estraneità dei

giovani trentini a certe sugge-stioni.Zona di ImpiegoIl C.S.T. svolse la sua attivitàoperativa all’interno dei confi-ni della Provincia di Trento,solo occasionalmente alcunigruppi del Corpo parteciparo-no a operazioni di rastrella-mento sull’Altipiano di Asia-go.OrganigrammaI, II, III Btg. – ogni Btg. eracostituito da 4 Cp. Fucilieri,con numerazione progressivada 1a a 12a. Nel settembre ’44viene costituita la 13a Cp., de-nominata Compagnia Pesante

( Schware Kompanie), formatada 3 plotoni.OrganicoLa forza del C.S.T. assomma-va a circa 3.200 uomini.

(C.C.)

Nell’immediato dopoguer- ra viene lanciata contro la Rsi l’accusa di aver per- 

messo alla Germania di instaurare un suo protetto- rato militare nelle province di Trento, Bolzano e Bellu- no. Dimenticando del tutto origine e responsabilità di tale evento: l’8 Settembre con la dissoluzione delle Forze Armate e la man- canza di ogni intervento da parte del Governo Ba- doglio. Dimenticando inol- tre che mai la RSI, mal- grado la drammatica situa- 

zione, accettò che quelle terre passassero alla Ger- mania, mantenendovi sino all’ultimo la propria rappre- sentanza civile.

A fianco, Franz Hofer,Commissario tedesco per la ‘Zona di Operazioni Prealpi’,assertore della riunione dell’Alto 

Adige al Tirolo.Sotto, il Prefetto di Trento, Adolfo de Bertolini, tenace sostenitore dell’italianità di tutto il territorio.

In questa sbiadita fotografia dell’epoca, si lavora tra le macerie di Piazza Duomo a Trento, che non venne risparmiata dai bom- bardamenti terroristici anglo-americani.

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25aprile 1945: è un mer-

coledì senza sole, Nova-ra è in allarme, nell’aria è pal-pabile la tragedia che sta peraccadere. Le truppe della R.S.I.si preparano a lasciare la città.Il 26, all’alba, sul piazzale della“Casa Littoria” si sta formando

la colonna che lascerà Novara edeporrà le armi, il giorno suc-cessivo, a Milano. Dalle primeore del 26 gli uomini del CLNgirano disarmati per le strade,alle 6.30 davanti alla Questurasi nota un concentramento diuomini.

Renza Ferraris Sguazzino av-visa i componenti del CLN diriunirsi in casa di Sergio Scarpa(zio Geo) in Corso Cavour 11.Alle 8 sono presenti Piero For-

nara, Alberto Jacometti(Andrea), Gisella Floreanini(Edvige della Valle), Zorzoli eCappa. Non è presente il co-mandante della Piazza, LuigiGrassi (Tia) che si trova pressoil comando di Moscatelli; è pre-sente il vice-comandante Valleche informa di non disporre,all’interno della città, né di uo-mini né di armi. Si manda il ca-pitano Belletti a sud di Novara,verso Garbagna, Vespolate eBorgolavezzaro, al fine di radu-

nare i partigiani della zona cheperò preferiscono rimanere inattesa degli eventi. In città siriesce a mettere insieme unasquadra di una decina di uomi-ni, male armati, che occupano

Sulle vicende che ac-  compagnano la fine della Repubblica Socia-le Italiana esiste oggiuna vastissima docu-

  mentazione che si sof-  ferma, soprattutto, su momenti di eccezionale

valore storico per i per-  sonaggi che vi sono  coinvolti, e sui massa-  cri successivi al 25 a-  prile 1945. Più in sot-  tordine le cronache  scarne ma drammati-  che che narrano della  resa di alcune città del   Nord, nel passaggio forzato dei poteri ai lo-  cali CLN. Questo che

 pubblichiamo e il reso-  conto asciutto ma au-  tentico di quanto ac- cadde a Novara .

26 APRILE 1945: LA RESA DI NOVARA

La cronaca delle trattativeI reparti della R.S.I. rimangono in armi  

la Questura, ormai deserta.Nella notte tra il 25 e il 26

aprile, sei Brigate garibaldineprendono posizione circondan-do la città. Sono la Pizio Gre-ta, l’Osella, la Musati, la Vo-lante Loss, la Nello e la Cu-riel. Una settima Brigata, laServadei, è posizionata sullastrada di Arona per contrastarela colonna comandata dal ca-pitano tedesco Stamm com-prendente i reparti italo-ger-manici del Verbano, Cusio eOssola, in marcia verso Novara.

La mattina del 26, il coman-dante partigiano Tia telefonaal Vescovo Monsignor Ossolapregandolo di proporre la resa,a nome del CLN, ai reparti ita-lo-tedeschi ancora in armi nel-le caserme. Il Vescovo si recain Prefettura dove sono riunitele autorità civili e militari dellaR.S.I. : il colonnello Mariottidella GNR, il podestà Lebora-ti, il questore Minervini e il vi-ce-prefetto Corbia. Giunge u-na comunicazione telefonica

da Milano: la Prefettura è stataoccupata dalla Guardia di Fi-nanza e si è insediato il prefet-to del CLN, l’ingegner Lom-bardi; Milano è in mano aipartigiani e si spara per le stra-de! Monsignor Ossola lascia laPrefettura, si reca a casa Ros-sini, sede della MilitataerCommandantur n. 1021 e con-

vince il colonnello Hann adaccettare un incontro con irappresentanti del CLN, in-contro che avviene in Vesco-vado. Al termine del collo-quio, il Vescovo si porta a Ve-veri, ove nel frattempo eragiunto Eraldo Gastone “Ciro”comandante della 1 DivisioneGaribaldi. Insieme a Tia, co-mandante della Piazza, vengo-no portati in Vescovado, sottoscorta tedesca, a bordo diun’auto guidata da don CarloBrugo.

Le trattative avvengono indue riprese, il mattino in Ve-scovado, il pomeriggio pressoil comando tedesco a casaRossini, si svolge la riunionedecisiva. Mentre a Veveri ipartigiani attendono l’esitodelle trattative, in città comin-ciano a circolare squadre ar-mate; le SAP e i GAP inizianola caccia al fascista. Intanto alcomando tedesco si mettono apunto le condizioni di resa. Ipartigiani sono rappresentati

da Tia, i tedeschi dal colonnel-lo Buch e dal capitano Lorhche funge da interprete. La re-sa viene firmata dal colonnelloMahn alla condizione che le

truppe tedesche restino in armifino all’arrivo degli anglo-americani. Anche il colonnelloMariotti, venuto a mancarel’appoggio tedesco,firma la re-sa alle stesse condizioni. Il do-cumento viene firmato alle ore18 del 26 aprile, e in calceporta anche la firma di Monsi-gnor Ossola.

In Corso Cavour e in ViaContado (ora Via Greppi) al-cuni franchi tiratori sparanodalle finestre sui partigiani,vengono catturati e di loro non

si saprà più nulla. Cessato o-gni pericolo, i partigiani entra-no tranquillamente in città. daVeveri, percorrendo Corsodella Vittoria e Corso Cavour.Moscatelli tiene un comizio inPiazza Vittorio (ora PiazzaMartiri). Il professor Fornaraprende possesso della Prefettu-ra, dove troverà già ad aspet-tarlo dei Carabinieri in divisa,e dal balcone che si affaccia suPiazza Umberto I (ora PiazzaMatteotti) saluta brevemente

la folla, al suo fianco i capipartigiani Moscatelli, Gastonee Jacometti. Successivamente,Fornara e il vice-procuratoredel Regno, Davì, si recano allecarceri e fanno uscire a piccoligruppi i prigionieri politici.

Il 28 entra in città la colonna“Stamm” formata da un centi-naio di soldati tedeschi e da

Moscatelli (con l’asterisco) e alcuni suoi uomini alle Alpi Sacchi di Novara nel gennaio 1944.

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500 uomini delle diverse for-mazioni della R.S.I. operantinell’Alto Novarese. Il nucleoprincipale è formato dal Batta-glione “Venezia Giulia” al co-mando del tenente Ajmone Fi-nestra, che entra in Novara inperfetto assetto di guerra, tral’ammirazione della gente. Sirecano incontro alla colonna ilVescovo Monsignor Ossola , ilmaggiore Robert Readhead edil capitano Mark W. Terry, perla Missione Alleata, ed i rap-presentanti del CLN che noti-ficano e confermano le clauso-le della resa. Le truppe saran-no concentrate in due caserme,la Cavalli e la Perrone.

Verso sera giunge in città la“colonna Morsero”, circa 2000unità tra militari e civili, condonne e bambini, che si eranoarresi a Castellazzo Novarese.Verranno ristretti nello Stadiocomunale di Viale Alcarotti eogni giorno verranno effettuati“prelievi” di Militi, i loro cor-pi sanno poi ritrovati nel Ca-nale Cavour, nei boschi, sullerive del Sesia e nelle rogge. Il2 maggio, nella caserma Ca-

valli, il “Venezia Giulia” de-pone le armi, disattivate, nellemani del comandante della 34Divisione americana “Bisonte”.

Nello stesso giorno vieneformato il “tribunale del popo-lo” che emette la sua primacondanna a morte contro ilMilite Luigi Negri che vienepassato per le armi nel pome-riggio alle ore 17.

Il 3 maggio si insedia a No-vara l’A.M.G. (Allied Military

Governement) che emana im-mediatamente disposizioni ge-nerali di polizia e pubblica si-curezza, ordina la consegna ditutto il materiale bellico e fissail coprifuoco in tutta la pro-vincia dalle 23 alle 5 del mat-tino. L’A.M.G. impone inoltrela sospensione di ogni giudiziofino all’arrivo del GovernatoreCivile, la cessazione dell’at-tività dei “tribunali del popo-lo”, e la sospensione di tutte lecondanne a morte in attesa

della costituzione di regolaritribunali.

Il Governatore Civile giungea Novara l’8 Maggio: è ilmaggiore inglese Morchie. Ilquestore Repetto, a nome del

CLN, ordina che gli arresti e leperquisizioni siano effettuatesoltanto da Carabinieri e Poli-zia.

Il 14 Maggio, davanti alla C.A.S. (Corte di Assiste Straor-dinaria) inizia il processoall’ex capo della Provincia,Enrico Vezzalini. La Corte èpresieduta da Costantino Gril-lo, pubblico ministero GiulioCantoni, giudici Fedele e O-scar Luigi Scalfaro, che nelleelezioni del 1946 diventerà de-putato della DC e che nel 1992

verrà eletto Presidente dellaRepubblica; i quattro giudicidesignati dai partiti sono ItaloDe Bernardi, Montano Lam-pugnani, Luciano Ostino eUmberto Secondi. La sentanzaa carico di Vezzalini vienepronunciata il 15 maggio 1945:morte. Enrico Vezzalini vienefucilato al poligono di tiro diNovara, unitamente a cinqueMiliti, il 23 Settembre 1945.

 Mario Cassano

Ed. SpazioStoria - Milano 2005

ARRIVA LA

COLONNA MORSERO

CONDANNE A MORTE DEL C.A.S. DI NOVARA(Corte di Assise Straordinaria)

SENTENZE ESEGUITE

Luigi Negri - Enrico Vezzalini - Raffaele Infante -Arturo Missiato - Domenico Ricci - Salvatore San-toro - Giovanni Zeno - Giovanni Pompa.

SENTENZE NON ESEGUITECosimo Di Natale - Vincenzo Martini - Bruno Pog-gi - Angelo Martinez - Antonio Matarrese - MarioNisi - Verino Pierazzoli - Emilio Pasquali - Salvato-re Zurlo.Complessivamente le sentenze emesse dalla Cor-te d’Assise Speciale (C.A.S.) di Novara sino al 28

novembre 1947 sono state 230.Le donne uccise dai partigiani in provincia di No-vara - secondo i nominativi sino a oggi accertati -assommano a 105 di cui 19 appartenenti al Servi-zio Ausiliario Femminile.

Enrico Vezzalini guidava la colonna di Legionari 

che il 15 ottobre 1944 entrò in Domodossola 

ponendo fine alla cosiddetta ‘Repubblica Partigiana dell’Ossola’ 

durata 33 giorni. L’intero Comitato di Liberazione,

insieme a civili e partigiani, fuggì in 

Svizzera in treno o attraverso il Passo 

di San Giacomo.

Sopra, nella cartina, la disposizione delle 

Brigate partigiane che nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1945 circondano 

la città di Novara.Cessato in città ogni 

pericolo con la resa dei reparti tedeschi e della 

Repubblica Sociale Italiana, le Brigate 

entrano tranquillamente in Novara da Veveri.

Inizia così l’attività del ‘Tribunale del Popolo’ 

che viene poi sostituito,per ordine degli Alleati,dalla Corte di Assise 

Straordinaria.

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Una figura, quella di Roberto Farinacci,che certamente evade da ogni schema,molto spesso ‘scomoda’ per lo stesso Fascismo che pur lo annovera tra i fon- datori dei Fasci di Combattimento. E che nel Ventennio mantiene sempre u- na posizione critica nei confronti di al- 

cuni compromessi del Regime che ritie- ne non aderenti ai postulati del ‘19. Co- erente con le proprie idee sino alla fine della Repubblica Sociale Italiana.

Ettore Muti viene ucciso diproposito, per ordine ricevuto,dai carabinieri del re. Per giu-

stificare l’azione criminalecompiuta contro il più decora-to soldato d’Italia - due meda-glie d’oro, nove d’argento esei di bronzo - si pubblica chesi voleva procedere al suo ar-resto per irregolarità avvenutein un ente parastatale di cuinon si ha il coraggio di dire ilnome, perché inesistente.

Poi viene arrestato l’ex fede-rale di Torino, Gazzotti, e sidirama la notizia che gli eranostati sequestrati nell’auto-

mobile 30 lingotti d’oro e 4milioni di Buoni del Tesoro.Ancora prima della caduta delgoverno di Badoglio, la dire-zione generale di P.S. avverti-va il ministro della Cultura Po-polare, il quale aveva diramatoai giornali l’ignobile menzo-gna, che invece nulla era statorinvenuto addosso al Gazzotti.Ma il ministro responsabiledella inaudita calunnia rispon-deva che gli ordini di Badoglio

non si dovevano discutere.Poi è venuta la volta di Fari-nacci. Ero lontano, nella im-possibilità di difendermi equindi bersaglio facile alle ac-cuse. Si sono pubblicate cosìle più fantastiche notizie di ar-ricchimento e di illeciti profittimettendo in giro poi, a operadi vari emissari, la voce che incasa mia era stato rinvenuto o-ro in quantità e si erano trovatitanti viveri accumulati che aun certo momento erano stati

perfino sufficienti a rifornirela città per qualche giorno. Ilprefetto Trinchero, il questore,l’intendente di Finanza, che a-vevano rovistato tutti gli ango-li della mia casa, sapevano che

Farinacci: «Eccomi di ritorno»

Roberto Farinacci in divisa di gerarca.

Sotto, una prima pagina del suo 

giornale ‘IL Regime Fascista’ che 

durante la Rsi sarà di sprone ad una 

celere costituzione dell’Esercito 

Nazionale Repubblicano.

 I  mmediatamente dopo il 25 Luglio e la formazione del Governo Badoglio, si scatena u-  na furiosa campagna stampa contro presunti arricchimenti dei gerarchi fascisti. Sui

 giornali si denunciano fantasiose ricchezze imboscate in “vent’anni di dittatura”: franchi

 svizzeri, Buoni del Tesoro, gioielli e lingotti d’oro. (È rimasta celebre la bufala sui lingotti d’oro del Federale di Torino Gazzotti).Una campagna diffamatoria costruita su falsi ma- croscopici che porta al fermo presso le banche dei depositi degli ex gerarchi, molti dei qua-li finiscono in carcere. Promotore principale della volgare persecuzione il Maresciallo Ba-

 doglio che invia personalmente precisi ordini per «aizzare l’opinione pubblica contro il fa- scismo e i suoi uomini». Emblematica di quel clima la campagna organizzata nei 45 giorni badogliani contro Roberto Farinacci, all’epoca rifugiato in Germania, accusato di illeciti arricchimenti. Con la liberazione di Mussolini e il rientro a Cremona, Farinacci pubblica su “Il Regime Fascista” del 28 settembre 1943 un suo articolo da titolo “Eccomi di ritor- no”, col quale demolisce, punto per punto, le accuse, e che riportiamo integralmente.

«Da quel nefasto 25 lugliosono passati due mesi soltanto

ma lunghi, interminabili inrapporto a quel che ho soffer-to, non soltanto per la ingiusti-zia e la diffamazione volgaris-sima subite, per quello che èstato compiuto ai danni delmio Paese, della mia Patria,dell’onore del popolo italiano.E poi per le persecuzioni inu-mane, bestiali contro fascisti everso persone a me fedeli cheoggi più di ieri, di fronte al va-glio cannibalesco rimangono

però moralmente integri e piùdecisi alla lotta e più fermi diprima.

Il traditore Badoglio, comerilevansi anche dal telegram-ma inviato al generale Florio,in nome della libertà per tutti,in nome della giustizia demo-cratica, aveva dato ordine aisuoi fiduciari, generali masso-ni imboscati, quindi senza di-gnità, senza fede e senza co-raggio, di ricorrere a ognimezzo per aizzare le folle i-

gnare e suggestionabili controil Fascismo. Dopo aver arre-stato i capi, e messili nella to-tale impossibilità di difendersi,fu iniziato lo scandalismo piùributtante.

Sul ritorno al combattimento del nuovo Esercito repubblicano, Farinacci non esita a polemizzare con 

le autorità germaniche ritenute colpevolmente diffidenti sul suo maggiore impiego al fronte.

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tutto ciò era falso, tutto eramenzogna. Ma volutamentetacevano perché la gente sisbizzarrisse il più possibile.Affermo in cospetto di Dio edegli uomini - degli onesti enon degli sporcaccioni - chenei sequestri operati presso dime non sono stati trovati piùdi cento grammi di oro e nep-pure le provviste alimentarisufficienti per una giornata.Altro che tonno distribuito alletruppe, altro che sacchi di caf-fè e quintali di formaggio, diprosciutto! Su questo punto in-vito categoricamente Prefettu-ra, Questura e Intendenza diFinanza a pronunciarsi entro le48 ore.

È finita l’ora della baldoria,è finita l’ora del ricatto, è fini-to il breve periodo dell’assas-

sinio morale. La verità deveessere ristabilita da quelli stes-si che hanno compiacentemen-te tollerato che io venissi ol-traggiato, e questo perché ilmio patrimonio morale nonappartiene a me soltanto maalla memoria dei miei genitorie ai miei figli.

È inaudito quel che si è det-to! Una villetta presa nel 1930a Serapo (Gaeta) pagabile in25 anni, del valore complessi-vo di 120mila lire, è stata di-

chiarata del valore di un milio-ne e mezzo. Si è parlato dellatenuta Cecchina nella campa-gna romana, valutandola alcu-ni milioni, mentre si tratta diundici ettari di terreno di boni-fica, terreno pagato lire due almetro quadrato. La imponentemia villa di Roma si componedi otto camere. Un uomo chefin dal 1926, non avendo alcu-na carica né di partito né digoverno, ha dedicato gran par-

te della sua attività alla pro-fessione forense, aveva pure ildiritto e il dovere di pensarealla vecchiaia e alla propria fa-miglia, specie quando si vivein lotta e si partecipa a ogniguerra. Ma le autorità locali equelle di Roma che hanno a-vuto in mano tutta la mia cor-rispondenza, tutti i miei conti,tutti gli incartamenti, non han-no potuto pubblicare un solodocumento per dimostrare cheio abbia approfittato della mia

posizione politica.Mai ho raccomandato un af-

fare, mai mi sono occupato diforniture, mai ho assunto pro-cessi che fossero in urto conl’etica fascista.

Posso dire a fronte alta esenza tema di smentita - oggiche molti hanno frugato nelsegreto delle mie carte - che lamia vita è sempre stata im-prontata alla massima scrupo-losità, e questo non solo per i-stinto ma anche per furberia. Equesto dovrà essere dichiaratoanche dalla Commissione ro-mana per gli accertamenti de-gli arricchimenti indebiti: in-fatti io sono stato il primo cheha pregato Mussolini di man-tenere tale Commissione per-ché la luce deve essere fattainteramente.

Credevo che mai sarei statocostretto a parlare della miavita privata. Ma purtroppomolta gente si è lasciata im-pressionare dalla campagnadiffamatoria veramente scien-tifica organizzata dagli emis-sari di Badoglio: giudei, mas-soni e sporcaccioni fin nel pro-fondo dell’animo. In questa ul-tima categoria comprendo quelmanigoldo vestito da preteche è il direttore del giornalecattolico “Italia” il quale, inse-diatosi qui, nella nostra sede,con la benedizione vescovileche doveva assolvere l’inde-

gno atto di violenza sulla pro-prietà altrui, ogni giorno in-ventava sul mio conto nuovecalunnie pur sapendo di men-tire. Questo signore vogliamoaugurarci che venga arrestatoe tenuto in carcere fino quandonon darà le prove di quello cheha pubblicato.

Così non uscirà più.Il governo Badoglio, tra i

consensi dei liberali, dei de-mocratici e di certa stampacattolica, ci ha insegnato moltecose. Soprattutto il modo concui bisogna trattare gli avver-sari. Noi ne faremo tesoro».

 Il 27 aprile 1945, nel  tentativo di raggiungere Mussolini, Farinacci viene catturato dai partigiani e la mattina del 28, trasferito aVimercate (Milano) , viene

 processato da un cosiddetto“tribunale del popolo” 

e condannato a morte. Nessun cedimento da parte sua nel ribadire con estrema tranquillità la propria fede fascista. La fotografia lo riprende mentre si avvia con passo spedito verso un muro della piazza del Municipio di Vimercate, dove si accalca una folla che sottola pioggia attende la

 conclusione dello spettacolo. Prima della

 scarica mortale grida con voce calma e chiara“Viva l’Italia, viva Mussolini” .

Nato a Isernia nel 1892, Farinacci è volontario nella Pri-ma guerra mondiale e partecipa alla fondazione dei Fascidi Combattimento nel 1919. Direttore nel 1922 del quoti-diano "Cremona Nuova", diventa segretario del Fascio lo-cale nel 1919-1924 e nel 1925-1929. La sua elezione a

deputato nel 1921 viene annullata per la giovane età.Esponente del Fascismo più intransigente si oppone alpatto di pacificazione del 1921 con i socialisti. Dopo laMarcia su Roma, cerca di rinviare la scelta "legalitaria" e"normalizzatrice" di Mussolini, in nome di una "secondaondata" del Fascismo.

Membro del Gran Consiglio del Fascismo, diventa nel1925 Segretario generale del Partito Nazionale Fascista,ma mantiene tale carica per soli 13 mesi, per divergenzecon Mussolini. Nel 1929 fonda a Cremona il quotidiano "IlRegime Fascista". Negli anni Trenta non ricopre incarichipolitici di rilievo: volontario nella guerra d'Etiopia, è favo-revole all'intervento in Spagna e all'introduzione delle leg-gi razziali nel 1938.

Sostiene con forza l'alleanza con la Germania, e il 25luglio 1943 respinge l'ordine del giorno nella seduta delGran Consiglio del Fascismo. Rifugiato in Germania, tor-na nuovamente a Cremona dopo la liberazione di Musso-lini, senza però assumere incarichi ufficiali. Viene fucilatodai partigiani nel 1945 a Vimercate.

Coerente per tutta la vita

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Il dramma dimenticato dei civili italia

Sopra, l’inizio del calvario: Italiani rastrellati nello stadio di Berièrs.Sotto, gli internati tra i reticolati di St. Cyprien.

avviati in campi di concentra-mento».

Contrariamente a quanto co-munemente si crede, non sitrattò di una operazione im-provvisata e quindi parzial-mente scusabile nelle sue a-sprezze, bensì studiata in tutti iparticolari, ché l’entrata inguerra dell’Italia era previstadalla Francia da tempo. Certa-

mente già dal 20 maggio, datain cui si stava trattando tra idue Governi per il rimpatriodei rispettivi connazionali, ederano già pronti i manifesti(datati 10 giugno) che invita-vano gli Italiani residenti inFrancia a sottoscrivere “unadichiarazione di lealtà” al Pae-se ospitante.

Da sottolineare che i cittadi-ni francesi presenti in Italiavennero trattati correttamentee messi in grado di rientrare in

patria.Sul trattamento riservato agli

Italiani risultano più che elo-quenti alcuni passi del rappor-

Rimangono ancora oggiun argomento tabù per la

storiografia ufficiale (rea divassallaggio nei confronti deivincitori dell’ultimo conflittomondiale) le tragiche e doloro-se vicende che hanno coinvol-to decine di migliaia di Italianiresidenti in Francia con la di-chiarazione di guerra del 10giugno 1940. Il giorno stesso

si sviluppò in tutta la Francia enelle colonie un’accanita cac-cia agli Italiani, moltissimi deiquali residenti nel Paese da an-ni e appartenenti a tutte le ca-tegorie sociali: commercianti,professionisti, operai, tecnici,compresi invalidi, vecchi, don-ne e bambini.

Concentrati prima negli stadivennero poi smistati in diversicampi di prigionia dove dovet-tero affrontare condizioni divita al limite con l’umano.

«L’insufficiente nutrizione -annota Giuliano Fiorani in“Battimani e sputi”- portò ivecchi a casi gravi di anemia.Le percosse dei guardiani pro-vocarono fratture di costole edenti fracassati. Sevizie di o-gni genere vennero inflitte a-gli internati...».

Rimangono tristemente fa-mosi i campi di St. Cyprien,Montech, St. Godard, Huriel,Cascaret, Courgny, Douhet,Le Blanc sparsi in territoriofrancese; Sbeiti e Kasserine inTunisia, Keider e Orano inAlgeria; El Hadieb e Mediou-na in Marocco e altri in Liba-no e Guadalupa.

Riporta Ernesto Zucconi nelsuo “Rovescio della meda-glia”: «In Francia la notiziadella nostra dichiarazione diguerra non fu che il via per u-na organizzata e selvaggiacaccia all’italiano ... Furti, in-giurie e percosse accompagna-

rono un po’ dovunquel’operazione che divide fami-glie e disperde averi ... a deci-ne di migliaia italiani di ognietà sesso e condizione vengo-no stipati in carri bestiame e

VIOLENZE, TORTURE, FAME,CONDIZIONI IGIENICHE DISUMANE RISERVATE A DECINE DI MIGLIAIA

DI NOSTRI CONNAZIONALI INTERNATI 

ALLO SCOPPIO DELLA GUERRA

senza acqua, senz’aria, costret-ti a respirare a turno dal picco-lo finestrino per sottrarsi un i-stante al fetore delle celle.Certuni - continua la relazio-ne - furono allineati nei cortilicon la faccia contro il muro ele mani legate dietro la schie-na, restando per ore e ore sottola minaccia delle rivoltelle edoggetto di continue improvvi-

se percosse che facevano lorosbattere il viso contro la parete(...) Le autorità di polizia delleAlpi Marittime, del Varo edelle Bocche del Rodano, sisono particolarmente segnalateper la loro bestiale malvagità eper aver fatto sfoggio di unaferocia senza nome».

Ma ecco altri particolari che

to stilato dal Ten. Gilioli e dalColonnello Edmondo De Ren-zi e consegnato il 10 agosto al-la Commissione italiana perl’armistizio con la Francia. Unrapporto realizzato attraversoaccurate ispezioni ai diversicampi con la raccolta di testi-monianze dirette di internati.

«Scena bestiali, di inauditamalvagità - annota il Gilioli -

si svolsero nei locali dei com-missariati di polizia. I conna-zionali che mano a mano af-fluivano, recando sul volto esulla persona i segni delle per-cosse subite durante il viaggio,venivano rinchiusi in celle esi-gue, pigiati in numero di 15 o20 dove era posto per 5 o 6persone, restando fino a 15 ore

UN ODIO SENZA

« Anzitutto è da rilevare: l’odio che es

in Francia non conosce discriminazio

Esplode contro gli operai, i minator 

contro i dirigenti di industrie e di ban

i giornalisti, i professori. Accomunati

di Corte e d’officina; colonizzatori de

na, dirigenti delle organizzazioni fasc

ratori alieni da attività politiche milit 

Come quest’odio non conosce differ 

epicentro, non è legato a situazioni lo

a Parigi, dalle città di provincia ai bo

voro italiano ha reso fertile la terra, n

 francesi; dovunque l’intelligenza itali

mabile alla vita del Paese; dovunque

sanità e un ritmo di equilibrio nella d 

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nei lager francesigettano una luce sinistra sulla‘democratica’ Francia. «AlForte St. Nicolas di Marsigliagli internati vennero gettati nelcortile delle latrine, dove i de-tenuti per reati comuni veniva-no a turno a scaricare i lorosecchi, e costretti a dormire suquello stesso lastrico ricopertodi immondi rifiuti. Alle Arenedi Bezièrs vi erano sei latrineper 3.000 persone ... una solapompa per l’acqua per millepersone ... È facile immagina-re quali fossero le condizionidi vita di questa folla compo-sta anche di donne, bambini,vecchi, invalidi ...».

E veniamo ai campi di inter-namento. A Cascaret (Nimes)circa 800 persone vivevanoaccatastate in cadenti stalle perbovini e porci senza finestre,con poca paglia come giacigli.Vitto insufficiente e spessoimmangiabile.

St. Cyprien (Perpignano).Un immenso villaggio di ba-racche costruito per accoglierei rojos fuggiaschi dalla Spa-gna, migliaia di ebrei e apoli-di. «Oltre 15.000 anime dan-

nate, una turba brulicante e fa-melica, scalza e seminuda o ri-vestita di tela di sacco ... Lì fu-rono gettati oltre 4.000 italianiprovenienti in gran parte dallaFrancia meridionale. Gli inter-nati, ridotti alla fame, subiva-no un odioso mercato organiz-zato dagli stessi ebrei internatie dai soldati di guardia: una

UNA SELVAGGIA CACCIA AGLI ITALIANI DI OGNI ETÀ,UOMINI E DONNE, STIPATI IN CARRI BESTIAME TRA

INSULTI E PERCOSSE E CONDOTTI A MARCIRE NEI LAGER 

In alto, il lurido aspetto di una baracca nel lager di St.Cyprien dove vennero gettati oltre 4 mila italiani.Sopra, il disegno di un internato a Vernet d’Ariège raffigurante una tra le più frequenti sevizie chiamata ‘Passage à tabac’,consistente in feroci 

percosse con randelli e scudisci, quale punizione per le più risibili trasgressioni al regolamento del campo.

pagnotta 50 franchi, alcune ta-volette di cioccolata 100 fran-chi, e così via. Inesistentel’assistenza sanitaria».

A Douhet (Charent Inf.) sidormiva senza neppure unacoperta, il vitto era scarsissi-mo, l’acqua da bere razionata,inesistenti i gabinetti. A LeBlanch (Poitièrs) gli internati

erano giunti dopo un viaggiodi 5 giorni senza mai mangia-re. Al campo di Courgy (BassiPirenei) si dormiva sulla nudaterra, pigiati in 60 in angustebaracche. Come cibo un me-

SCRIMINAZIONI

e il 10 giugno contro gli italiani

sorta.

urali, i meccanici, gli artigiani;

contro gli intellettuali, gli artisti,

maltrattamenti compaiono nomi

Tunisia e cattedratici della Sorbo-

dei lavoratori e familiari di lavo-

nel proprio oggetto, così non ha

Si manifesta uguale dal Marocco

della campagna: dovunque il la-

aputa conquistare o tradita dai

portava il suo contributo inesti-

aliani immettevano un flusso di

enza circostante».

 Alessandro Pavolini

stolo di riso e ceci bolliti. Nes-suna medicina.Nelle colonie

Sbeitla (Tunisia). Un auten-tico inferno lastricato di per-cosse e di sevizie, con gli in-ternati costretti a corse sotto ilsole e picchiati ad ogni rallen-tamento. E sotto i più svariatipretesti c’era il supplizio del“tombeau”, consistente solita-

mente in un telo di tenda tesoa venti centimetro dal suolo esotto il quale ci si doveva cori-care supini, ma che per gli Ita-liani veniva sostituito da unacopertura di latta, sotto il soleafricano! E ogni giorno il la-voro forzato, nove ore a scava-re buche e trincee che non ser-vivano a niente. E ancora scu-disciate e colpi di calcio di fu-cile sul petto e sulla schiena.

Kasserine (Tunisia). Primadi giungere al campo i 7.000internati erano stati sottopostia un viaggio di 32 ore da Tuni-si sino alla regione pre-desertica senza mai bere. Laprima giornata in baracca eratrascorsa senza poter uscireper i bisogni corporali. Il ciboera immangiabile compostocom’era di carne di montoneinfetta. Non mancavano le per-cosse col calcio del fucile econ la punta della baionetta,mentre il “tombeau” era al-

l’ordine del giorno e bisogna-va subirlo anche per otto gior-ni consecutivi. E su chi nonsalutava correttamente allafrancese entrava in funzione loscudiscio. Il 10 per cento degli

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mandati dal Maresciallo Vasi-levski, circa 26.000 pezzi diartiglieria, 6.500 tra carri ar-mati e articolati e 3.500 aerei .

L’attacco in Manciuria èconcentrico da parte di tre Ar-mate comandate dal Mare-sciallo Malinovski, dal genera-le Purkaev e dal MarescialloMerezhkov. L’Armata giappo-nese è forte di 700.000 uominiconcentrati in diverse zonefortificate che resistono tena-cemente all’attacco sovietico,distinguendosi in numerosicontrattacchi soprattutto sulfronte di Vladivostock. Tutta-

via soltanto una parte di questetruppe viene impiegata incombattimento per il sopra-giungere dell’armistizio. Con-temporaneamente all’of-fensiva in Manciuria, i Sovie-tici sbarcano a Sakhalin e nelleKurili, mentre la Flotta del Pa-cifico attacca i porti della Co-rea settentrionale..

La resistenza giapponesecessa totalmente il 14 Agostoquando viene comunicatal’avvenuta resa del Giappone,

permettendo così ai Sovieticidi dilagare in Manciuria. Lacapitolazione dell’Armatagiapponese viene firmata negliultimi giorni di Agosto dal ge-nerale Yamada.

internati era formato da invali-di, anche gravi.

Kreider (Algeria). Questa lasituazione per 2.050 internati.Gabinetti a cielo aperto senzadisinfettanti. Nulla l’assistenzamedica anche per ciechi e mu-

tilati. Veniva imposto un lavo-ro durissimo per scavare sem-pre nuove trincee. A disposi-zione una sola botte d’acquaper 2.000 persone, mentre ilcibo consisteva in una broda-glia con qualche pezzo di car-ne di capra bollita, immangia-bile. Dilagava la dissenteria.

Orano (Algeria). 2.400 inter-nati. Vi regnava la sporciziapiù totale, incontenibile. Senzalatrine sotto un sole a 45 gradi.Lavori forzati e fame: c’erachi rosicchiava ossa di animalifrugando tra le immondizie.Scarsissima l’acqua.

Aismara (Algeria). 300 ita-liani vennero sottoposti a sadi-che violenze. La più comuneconsisteva nel far trasportare imassi su una salita di 100 me-tri, e questo per due mesi, ognigiorno, punendo con bastonatechi cadeva esausto.

Nei campi in Marocco, Li-bano e Guadalupa gli ordini e-

rano sempre gli stessi: dài alporco italiano, dài al fascista!.Secondo precise direttive im-partite dalle autorità francesi.E tutto ciò accadeva anche do-po la firma dell’armistizio traItalia e Francia, in attesa che inostri connazionali venisseroliberati, in alcune occasionidalle truppe germaniche.

 A cura di Gianni Rebaudengo

«Gli Italiani nei campi di con-

centramento in Francia» Do-cumenti e testimonianze a cu-

ra del Ministero della Cultura

Popolare - Società Ed. del Li-

bro Italiano - Roma 1940-

 XXVIII - E.F.

L’8 Agosto 1945, duegiorni dopo la distruzio-

ne di Hiroshima, con il Giap-pone ormai in agonia,l’Unione Sovietica, seguita il10 Agosto dalla RepubblicaPopolare di Mongolia, dichia-ra guerra all’Impero del SolLevante. L’intera campagna sisviluppa su un fronte di oltre5.000 chilometri. Le forze so-vietiche investono la Manciu-

ria (Man-chiu-kuò) , la Corea,Sakhalin e le isole Kurili.

Da parte sovietica vengonomessi in campo oltre 1 milionee mezzo di uomini (tra com-battenti e addetti ai servizi) co-

LA SPORCA GUERRA DELL’UNIONE SOVIETICA

L’attacco al Giapponedopo Hiroshima

In alto, la morte atroce di un abitante di Hiroshima investito dall’esplosione nucleare. Il volto appare deformato dall’ultimo urlo di dolore mentre il corpo risulta quasi scheletrito in alcune sue parti.Sopra, una fotografia storica: il generale Yamada,Comandante dell’Armata giapponese in Manciuria,mentre si reca al Comando sovietico per trattare le condizioni della resa.

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RIFLESSIONI SULLA RAZZA

I riciclati: ovverouna bandiera

per ogni stagione

Guido Piovene 

Giorgio Bocca 

gnava alla stampa questi pensieri.Interessante. Ma continuiamo:

«Si deve sentire d’istinto e quasiper l’odore quello che v’è digiudaico nella cultura. Gli ebreipossono essere solo nemici e so-praffattori della nazione che liospita. Di sangue diverso, e co-scienti dei loro vincoli, non pos-sono che collegarsi contro larazza aliena. L’enorme numerodi posizioni eminenti occupatein Italia dagli ebrei è il risultatodi una tenace battaglia». Atten-zione ora: «La persecuzione an-tiebraica è solo uno degli aspettidel razzismo nel mondo, ma neè stata l’espressione più orribi-le». Non si tratta di due personediverse ma dello stesso autoreGuido Piovene; la sua prima os-servazione risale al 1938 sul“Corriere della Sera” (evidente-mente allineato ...), la secondaal 1961 quando il clima politico,morale ed intellettuale era ov-

viamente tutt’altro.Ancora interessante. Ma il“Corriere della Sera” ci davadentro, tanto che un anno piùtardi nel 1939 a firma di PaoloMonelli (1) si leggeva: «Gli e-brei appaiono tutti uguali, comei cinesi, come i negri, come i ca-valli. (...) Sono miserabili, ten-

Eugenio Scalfari 

«Gli imperi moderni qua-li noi li concepiamo

sono basati sul cardine ‘razza’,escludendo pertanto l’estensionedella cittadinanza da parte delloStato nucleo alle altre genti».Queste parole non le scrisse A-dolf Hitler bensì l’antifasci-stissimo Eugenio Scalfari il 24settembre 1942.

Interessante. Ma sentiamoquest’altra: «La razza può consi-derarsi come un termine inter-medio tra l’individuo e la spe-cie. Cioè tra due termini oppo-sti, intendendo la specie, nel suosignificato biologico, come lasomma di tutti gli individui ca-paci di dare fra loro incroci fe-

condi». Non ci troviamo ad Au-schwitz e a parlare non è il fa-migerato dottor Mengele, bensìBenigno Zaccagnini uno dei pa-dri della Democrazia Cristianache l’11 febbraio 1939 conse-

Aldo Moro 

Polonia paga oggi il fio d’unapolitica troppo accogliente persecoli». Niente male, niente ma-le davvero e noi fessacchiottiche credevamo che certe cose ledicesse solo Goebbels.

Ma andiamo avanti: «Questoodio degli ebrei contro il fasci-smo è la causa prima della guer-ra attuale (...). A quale ariano,

fascista o non fascista, può sor-ridere l’idea di dovere, in untempo non lontano, essere loschiavo degli ebrei?» Non sitratta di Himmler o Pavolini, sitratta invece di Giorgio Bocca,datato il 4 agosto del 1942. OggiBocca, diciamolo per chi ha il

gono stretti i loro quattrinellinella pezzuola o nel pugno, so-no un inesauribile serbatoio,questi ghetti polacchi (...). La

Paolo Monelli 

piacere di non conoscerlo, è unodei più scalmanati antifascistid’Italia, d’Europa, del mondo,dell’universo.

Ma non accontentiamoci così:«La razza è l’elemento biologi-

co che, creando particolari affi-nità, condiziona l’individuazio-ne del settore particolaredell’esperienza sociale, che è ilprimo elemento discriminativodella particolarità dello stato».Non si tratta di Rosenberg, bensìdi gente abile a dire senza dire,democristiani d.o.c. per inten-derci, infatti cotanto autore ri-sponde al nome di Aldo Moro eil brano in questione è datato1943.(Da : “Riflessioni sulla Storia” 

  di Ludovico Ellena –Tabula Fati 2005)(1 – ndr ) – È lo stesso autore,nel dopoguerra, di “Mussolinipiccolo borghese”, “Morte deldiplomatico” e “Nessuna nuvolain cielo”. Opportunamente rici-clato.

SUL PROSSIMONUMERO

I LAOGAII campidi concentramento

in Cina

DI FRONTE A TALIESEMPI DI COERENZANON CI SI STUPISCE

POI SE CON TALESOSTANZA UMANA ILPAESE SIA MARCITO

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INTERVISTA A KARL DÖNITZ

Q uesta intervista al Grandammiraglio tedesco Karl Dönitz (nella foto) è stata realizzata a Vene- 

zia il 29 ottobre 1963 da Giancarlo Domeneghetti con l’ausilio dell’interprete svizzero Robert Lehmenn.Nell’intervista, Dönitz ripercorre le principali tappe della guerra sottomarina contro le navi ‘alleate’ sino 

alla sua prigionia dopo la condanna a Norimberga. È un documento che fornisce numerose notizie e argo- mentazioni di prima mano che gettano nuova luce su alcuni aspetti dell’ultimo conflitto.

D-   All’inizio della guerra leiera Comandante dell’arma

  sottomarina. Quanti U-Boote aveva a disposizione nel 1939-1940?R – Erano soltanto 56. Ottennidal Führer che si desse la pre-cedenza assoluta alla costru-

zione di sommergibili dandola preferenza su quella dellenavi di superficie dato che es-se non potevano competere

con la Flotta britannicanell’immensità dell’Atlanticoperché da parte nostra manca-vano le portaerei. D’altra par-te, l’Inghilterra poteva essererifornita soltanto via maredall’America e dalle sue Colo-nie e interrompere questi rifor-nimenti era quindi di impor-tanza fondamentale.D –   È risaputo che sin

  dall’inizio delle loro missioniin Atlantico gli U-Boote riu-

e radio trasmittenti. La situa-zione cambiò quando gli Alle-ati decisero di armare i mer-cantili e di speronare gli U-Boote che fossero emersi nelleloro vicinanze. Dal 7 Settem-bre 1939 in poi i mercantilinavigavano in convogli scorta-ti da corvette, ciò nonostantegli U-Boote affondarono sinoalla fine dell’anno 509.320tonnellate di naviglio nemico,compresa la portaerei Coura-

 scirono ad affondare numero- si mercantili battenti bandierainglese: cosa avvenne degli e-quipaggi di queste navi?R – All’inizio si trattò di unaguerra molto cavalleresca e gliU-Boote affondavano i mer-cantili avversari solo dopo a-

ver permesso che gli equipag-gi abbandonassero le loro navisulle scialuppe di salvataggioportando con sé acqua, viveri

raneamente diverse navi ap-profittando della confusionevenutasi a creare. Nell’Ottobre1940 il convoglio denominatoSC-7 e composto di 30 navivenne attaccato dagli U-Booteche riuscirono ad affondarne21 per un totale di 79.592 ton-nellate, mentre il convoglioHX-79 perdette 12 navi percomplessive 75.069 tonnellate.Il solo U-34 (Cap. Rollman)riuscì ad affondare 50.865 ton-nellate di naviglio e l’U-99(Cap. Kretschmer) 11 navi per54.854 tonnellate. In totale,entro la fine del 1940, gli Alle-ati persero 4 milioni di tonnel-late di naviglio, gli U-Boote27 unità.D- Quando iniziarono ad ope-

  rare i nuovi sistemi di difesa dei convogli britannici?R – Già alla fine del 1940 en-trarono in funzione i nuovi Ra-dar ASV-1 che permettevanoagli aerei di localizzare anche

sommergibili in immersione enonostante la presenza di nu-vole. Gli USA, da parte loro,pur essendo ufficialmente an-cora neutrali, allargarono uni-lateralmente l’ampiezza delle

geus, silurata dall’U-29 co-mandato dal Capitano Scu-hardt. A metà del 1940 gli U-Boote, che avevano ricevutorinforzi dalla Marina italiana,emergevano improvvisamentenel bel mezzo dei convogli ne-mici e attaccavano contempo-

 A caccia grossa nel grande OceanoGli scontri in Atlantico tra gli U-Boote e i convogli ‘alleati’  

Le audaci spericolate operazioni in vista delle coste americane 

La portaerei Courageus,silurata dall’U-29, ripresa mentre sta affondando.

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gli USA iniziarono sindall’inizio del 1941 a scortarei convogli britannici con le lo-ro navi da guerra e attaccandoi nostri U-Boote con bombe diprofondità e le artiglierie. Noiavevamo ordine dal Führer dinon reagire alle provocazioni.Come risulta dai miei rapportidi guerra che ho sempre a por-tata di mano, gli U-Boote,malgrado ciò, riuscirono a re-gistrare altri importanti suc-cessi: del convoglio SC42vennero affondate 18 delle 70navi, dell’HG73 10 dei 25mercantili, dell’SL87 ben 7delle 11 navi, mentre nel Me-diterraneo l’U-81 (Cap. Gug-genberger) affondava la porta-erei Ark Royal e l’U-331(Cap. Thiessenhausen) la co-

razzata Barham.D – Come cadde in mani bri- tanniche il decifratore segreto M del Codice marittimo?R – Il 4 Maggio 1941 il som-mergibile U-110, entrato in a-

loro acque territoriali a 500miglia per tenere gli U-Bootelontani dalla loro coste. Nel1941 i successi dei sottomari-ni tedeschi diminuirono perchéi convogli venivano scortati daun sempre maggior numero dinavi da guerra. I nuovi U-Boote dei tipi IXB e IIXC re-gistrarono però notevoli suc-cessi: l’U-107 (Cap. Hessler)affondò 86.699 tonnellate dinaviglio nemico, l’U-105(Cap. Schewa) 74.932, l’U-103 (Cap. Schutze) 62.834 el’U-124 (Cap. Schultz) 57.626tonnellate.D – Ho notato che lei consul-

  ta di tanto in tanto gli ap-  punti tratti dai suoi diari di  guerra. Può confermare che  gli USA presero parte attiva  alla difesa dei convogli bri-

  tannici nonostante fossero ancora neutrali?R – Sì. In aperto contrasto conle Convenzioni internazionali

La battaglia contro 

i convogli risultò persa 

nel 1943 

a causa delle ‘Liberty’ e delle scorte 

A NORIMBERGA, DÖNITZ VIENE CONDANNATO A 10 ANNI DI RECLUSIONE PER AVER EMANATO ORDINI IN DIFESA

DEGLI U-BOOTE, DEL TUTTO SIMILI A QUELLI IMPARTITI NEL PACIFICO DALL’AMMIRAGLIO STATUNITENSE 

NIMITZ. IN CARCERE, VIENE SOTTOPOSTO A SEVIZIE FISICHE E PSICHICHE 

varia dalle bombe di profondi-tà, fu costretto a emergere e aconsegnarsi a un incrociatoreinglese. L’equipaggio fu fattoprigioniero e a bordo fu trova-to, appunto, il Decifratore diCodice che il Comandante nonera riuscito a distruggere com-pletamente. Gli Inglesi potero-no così usarlo ma solo fino al-la fine di Giugno 1941, perché

la sua validità era solo tempo-ranea. Nel 1942 il Secret Ser-vice britannico riuscì a deci-frare il nuovo Codice maanch’esso era valido per solidue mesi.D – Si parla spesso delle spe-

 ricolate e fortunate azioni de- gli U-Boote contro i convogli americani. Come e dove ebbe- ro luogo?R – Quando la Germania, con-formemente agli impegni as-sunti col Patto Tripartito, do-

vette dichiarare la guerra agliStati Uniti, una parte degli U-Boote venne dislocata nelleacque del Golfo del Messico esi spinse fino alle foci del Mis-sissipi davanti a New Orleanse più a nord in vista di NewYork e di altri porti america-ni. L’obiettivo era costituitosoprattutto dalle petroliere chegli U-Boote seguivano a di-stanza senza attaccarle, sino aquando avevano fatto il carico,per assalirle poi in mare apertoe non di rado ancora in prossi-mità delle coste americane.Delle 9 petroliere del convo-glio TM1 vennero affondate aiprimi di Febbraio 1941 ben 7navi. Sino al Luglio 1941 gliU-Boote distrussero 460 petro-liere per un totale di 2.342.504tonnellate.D – Come proseguirono gli

 scontri in Atlantico?R – (Dopo aver nuovamenteconsultato gli appunti) I con-

vogli anglo-americani aumen-tarono continuamente di nu-mero e consistenza, cosicchédovetti decidere di gettare nel-la lotta altri 40 U-Boote e die-di ordine di effettuare il più

Settembre 1941: K. Dönitz con il comandante del U-556, Herbert Wohlfabrt,che viene decorato.

possibile attacchi in massa. Ilnemico, però, rinforzò conti-nuamente il numero delle navidi scorta, che talvolta era addi-rittura superiore a quello deimercantili; cosicché era sem-pre più difficile colpire e riti-rarsi e le nostre perdite aumen-tavano di giorno in giorno.D –  Esisteva anche una scor-

 ta aerea dei convogli?

R– Purtroppo sì, e questo ob-bligava gli U-Boote a navigaresempre più spesso in immer-sione. Sovente venivano u-gualmente scoperti dagli aereinemici grazie ai nuovissimi

288 andarono a rinforzare laflotta sottomarina dell’Atlan-

tico.D – Quando dovette constata-  re che la battaglia contro i convogli era perduta?R – A partire dal 1943 la pro-duzione americana delle naviLiberty aumentò di giorno ingiorno cosicché le nuove unitàandavano a compensare larga-mente le perdite rendendolequindi più sopportabili. Gli U-Boote, invece, causa le semprepiù potenti scorte marittime edaree dei convogli, dovevano

accusare perdite molto alte,cosicché alla fine dovetti pren-dere l’amara decisione di riti-rare quelli superstiti per pre-servarli dalla distruzione tota-le. Trasferendoli nei bunker

apparecchi elettronici di loca-lizzazione.D –   I successi degli U-Booteerano dunque condannati a

 scemare?R – Nel 1942 ancora no. Essiaffondarono ben 1.222 mer-cantili “alleati” per un totaledi 5.819.665 tonnellate. Gli U-Boote perduti furono 88 ma

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conto dell’anno precedente ilprocesso) mi vennero inflittiperché , dopo che due nostriU-Boote erano stati attaccatida aerei americani mentre era-no intenti a salvare naufraghiavversari, emanai l’ordine di

della costa atlantica franceseattorno a Bordeaux, del Maredel Nord e dei fiordi norvege-si. Essi si resero poi indispen-sabili, assieme alle navi di su-perficie, per salvare oltre 2 mi-lioni di profughi civili che ab-bandonavano la Slesia e la Po-merania incalzati dall’ArmataRossa.D –  Passiamo ad un altro ar-

 gomento. Qual è il suo giudi- zio su Adolf Hitler?R – Fu un genio politico e mi-litare. Emanava un fluido cuinessuno poteva resistere e tan-to meno opporre una qualsia-si resistenza. Magnetizzavachiunque lo avvicinasse. Persi-no Mussolini, che pure posse-deva una personalità eccezio-nale, quando si trovava vicinoa Hitler pareva come paraliz-

zato e non sempre riusciva adesprimersi compiutamentemalgrado parlasse corrente-mente il tedesco. Ma anchenoi, Generali, Feldmaresciallie Ammiragli eravamo succubidel suo fascino e delle sue in-nate qualità di condottiero.Malgrado non avesse mai fre-quentato Accademie militari,era uno stratega di primissimoordine ed era dotato di unamemoria imbattibile. Alcunesue decisioni, come l’im-

provvisa occupazione dellaNorvegia che precedette sol-tanto di poche ore l’invasione“alleata” da lui prevista, ol’operazione Creta, il forza-mento della Manica da partedel grosso della Flotta tedescae tante altre, dimostrano le suequalità di grande stratega. Puòessere collocato al fianco deimaggiori condottieri della Sto-ria come Napoleone, Alessan-dro il Grande, Federico di

Prussia e pochi altri. Natural-mente anche lui commise erro-ri di valutazione e di caratterediplomatico dovuti al suo ca-rattere estremamente domi-nante che gli inibiva di pren-dere decisioni basate su rinun-ce e strategie difensive. Tuttosommato non posso comunquerinnegare in alcun modo lamia fiducia e l’appoggio in-condizionato che gli diedi sinoalla fine.D – Perché lei venne condan-

  nato a dieci anni di carcere dal Tribunale di Norimberga?R – Fu una tipica sentenza deivincitori nei confronti dei vin-ti. I dieci anni (in realtà furono11 perché non si tenne alcun

Tribunale di Norimberga,

fine 1946. Ufficiali di sottomarini tedeschi accusati di delitti contro naufraghi di navi ‘alleate’.In realtà, come spiega Dönitz nell’intervista,si trattava di mancati soccorsi causati dall’attacco di mezzi nemici durante le manovre di salvataggio.

rinunciare nel futuro a opera-zioni del genere. Il capo accu-satore era, come si sa, ameri-cano, così come l’Ammiraglio

Nimitz che, durante la guerranel Pacifico, aveva emanatolo stesso ordine alla Flotta sta-tunitense...D – Come venne trattato in

 carcere?R – Prima, durante e dopo ilprocesso venni sottoposto, co-me gli altri imputati, alle piùsadiche sevizie fisiche e psi-chiche, quali tra l’altro le con-tinue visite corporali, il dormi-re in celle completamente illu-minate, il controllo visivo con-

tinuo, giorno e notte, da partedelle guardie. Tra l’altro, fuiobbligato a ripulire le celle ap-pena abbandonate dai condan-nati a morte mentre si avviava-no al patibolo. Altri particolari

del 1941 l’Inghilterra era sul-l’orlo dell’abisso a causa delnostro blocco dei convogli chele impediva di ricevere quei ri-fornimenti dai quali dipendevanel modo più assoluto. Se allo-ra fossimo passati all’of-fensiva con le nostre forzecongiunte sul fronte egiziano,avremmo potuto impadronircidi tutto il petrolio arabo e diquello sovietico del Mar Ca-spio, ed è risaputo che senza ilcombustibile non si possonomuovere né navi, né carri ar-mati! Abbiamo perso unagrande occasione e di conse-guenza regalato la vittoria alnemico.

Giancarlo Domeneghetti

DEUTSCHLAND ÜBER ALLES Il Grandammiraglio Karl Dönitz nasce a Berlino il 18 Settembra 1891. A par- tire dal 1939 è Befahlshaber degli U- Boote, dal 1943 al 1945 Oberbefehlha- ber der Kriegsmarine. Dal 30 Aprile 1945 successore di Hitler e dal 5 Maggio Capo del Governo provvisorio e Co- mandante militare. Il 23 Maggio 1945 viene arrestato insieme a tutto il Go- verno a Flensburg, il 1°Ottobre 1946 

condannato a dieci anni di reclusione che sconta nel carcere di Spandau.Muore il 24 dicembre 1980 a Aumuhl (Monaco).

preferirei non raccontarli. Inogni caso furono undici annilunghissimi, durante i qualinon mi era permesso di parlaread alcuno, di leggere o di a-scoltare la radio. Mia mogliepoteva farmi visita soltanto u-na volta al mese e rimanerecon me non oltre 15 minuti;parlavamo quasi sempre deinostri tre unici figli che aveva-mo perso in Atlantico nel 1943,nel Canale della Manica nel1944 e ad Hamburg.D –   Ancora una domanda:

 secondo lei sarebbe stata pos-  sibile una vittoria di Germa-  nia e Italia in questo conflit- to?R – Senza dubbio. Alla fine

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Antonio de Pascale ci halasciati il 29 gennaio

scorso. In questo breve profilovogliamo ricordare le eccezio-nali virtù di un Uomo e di unSoldato di Mussolini che nonsi è mai arreso, «combattenteper l’Onore della propria Pa-

tria - come ha scritto Enzo Er-ra - in difesa dell’Idea che ilDuce aveva lanciato nel mon-do».

Antonio de Pascale compiegli studi di Architettura a Na-poli, allievo e poi assistente diMarcello Canino. Capomani-polo della Milizia Universita-ria - Legione “Goffredo Ma-meli” - parte volontario inguerra con la Divisione“Bari”. In Grecia, durante lasanguinosa ed eroica battaglia

di Quota 731-Monastir, men-tre conduce all’attacco gli uo-mini della sua Compagnia,viene ferito gravemente.

Grazie al personale interven-to di Mussolini - in visitaall’ospedale dove è stato rico-verato - viene trasportato in-sieme ai feriti più gravi in Ita-lia. Dopo numerose operazionie una lunga convalescenza, neigiorni successivi all’8 Settem-bre partecipa alla resistenza

clandestina fascista al Sud, di-ventandone il capo dopo gliarresti del Principe Pignatelli edi Di Nardo.

Arrestato a sua volta nel giu-gno 1944, viene imprigionatoa Poggioreale. Nel 1945 -comericorda l’amico fraterno Fran-cesco Fatica - «il TribunaleMilitare Territoriale di Napoliaprì un procedimento controde Pascale e altri 45 imputatitra cui cito: Bartolo Gallitto,Valerio Pignatelli, Elena Rega

e Junio Valerio Borghese, conimputazioni di spionaggio mi-litare (art. 59 del codice penalemilitare di guerra, punibile conla fucilazione) e di associazio-ne sovversiva (art. 270 comma

3° codice penale).Tuttavia nell'estate del 1946,

in applicazione dell'amnistiaconcessa per i reati politici,tutti gli imputati furono scar-cerati, compreso Junio ValerioBorghese, che nel frattempoera stato recluso nel peniten-

ziario di Procida. Tutto l'incar-tamento del processo fu trasfe-rito alla cancelleria del Tribu-nale Militare di Torino e poi di

nuovo ad altra cancelleria ed ètuttora coperto dal segreto diStato.

Una volta tornato in libertà,de Pascale riprese immediata-mente i contatti con i cameratidi tante attività clandestine, as-sunse la responsabilità dei Fara Napoli (Fasci d’Azione Ri-

voluzionaria), partecipò anchead alcune riunioni del cosid-detto “Senato” dei Far a Ro-ma. Fu uno dei fondatori dellaFederazione Nazionale deiCombattenti della Rsi a Napoli

e fece parte del Triumviratoche resse la Federazione napo-letana assieme al prof. FilippoPignatari ed a Ugo Salerno, le-gionario della “Tagliamento”.Nel 1998 fondò assieme ad al-tri l’Istituto di Studi Storici E-conomici e Sociali (ISSES),

partecipando attivamente a tut-ti i suoi lavori fino agli ultimigiorni della sua vita operosa.Nel 2006 assunse la carica di

A fianco: Antonio de Pascale in una recente fotografia .Nasce a Napoli il 7 luglio del 1912 e muore, sempre a Napoli, il 29 gennaio del 2007.

Una vita interadedicata all’IdeaVolontario in Grecia, mutilato di guerra,esponente della resistenza fascista 

al Sud: leale, coraggioso e coerente sino all’ultimo respiro 

segretario provinciale dellaFederazione napoletana delRaggruppamento NazionaleCombattenti e Reduci dellaRsi. Ha scritto articoli su gior-nali e riviste, un memorialesull’attività clandestina ed illibro: “Con Mussolini dal

Fronte Greco alla lotta clande-stina al Sud – Testimonianzadi un sopravvissuto”, EdizioniSettimo Sigillo, Roma, 2004.

Le numerose ferite di guerranon gli lasceranno la possibili-tà di guarire completamente;nonostante le cure amorevoli esapienti, non recupererà lacompleta funzionalità delbraccio destro, oltre a patire diinsufficienze respiratorie, do-vute alle numerose schegge ri-cevute, che lo porteranno alla

morte. Dunque, per cause diguerra».

Chiudiamo queste poche in-complete righe, con alcunefrasi di Fabio Fabbrini incari-cato di porgergli l’estremo sa-luto: «Soltanto un animo puropoteva essere capace di adat-tarsi ai nuovi tempi, vivendolicon serenità e profitto, pre-figgendosi nuove mete, pursenza però rinnegare le proprieorigini e le proprie idee.

Ed allora, in un mondo incui l’onore è un anacronismo,l’onestà un disvalore, lacoerenza un’inutile zavorra el’adesione sincera al fascismouna colpa orribile, ci siano diesempio uomini come Antoniode Pascale, che hanno fatto delcoraggio, della lealtà, delsenso del dovere e dellamagnanimità il loro emblema,il loro modo di essere, il lorostile di vita.

Buon viaggio, Amico mio, e

che Vi sia lieve la terra».* * *

 Nel ricordarlo, Historica Nuo-

va’ si unisce tutta al dolore

della famiglia.

ANTONIO DE PASCALE 

Sopra, Antonio de Pascale in ospedale a colloquio con il cardinale di Bologna Nasalli Rocca. A fianco,un momento di pausa 

in Grecia dopo la battaglia di Klisura.

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I  l ministro dell’Economia corporativa della R.S.I.,  Angelo Tarchi, nel primo numero del settembre

1944 di “Repubblica Sociale” (direttore Manlio Sar- genti) è autore di un corposo e illuminato studio intro- duttivo titolato “La nostra rivoluzione”. E in esso, ol- tre a chiarire le motivazioni di ordine economico, so-

 ciale e politico che stanno alla base del nuovo ordineintrapreso dalla Repubblica Sociale Italiana in con- trapposizione alla plutocrazia borghese (primo atto la  socializzazione dell’impresa), svolge un’attenta disa- mina delle ragioni che portarono al tragico collasso  del 25 Luglio e dell’8 Settembre. È questa parte -  stilata con impietosa lucidità- che proponiamo nelle sue parti essenziali all’attenzione dei lettori.

con fuochi di gioia, per un i-stante, un armistizio che sem-brava por fine ad una tragica eimmane avventura. Anzi il po-polo italiano stesso è stato, co-me il suo Duce, non traditore,ma tradito, ben prima del 25Luglio e dell’8 Settembre del1943: tradito dalla maggioran-za della classe dirigente, dabuona parte di coloro che do-vevano illuminarlo e guidarlo,con l’esempio, sulla via cheMussolini aveva chiaramente

indicato fin dalle lontane ori-gini.

Io non riprenderò, qui, ilprocesso contro una monar-chia che ha sacrificato a me-schini interessi dinastici il be-ne supremo del Paese; né vo-glio ripetere argomentazioni

«Il popolo italiano sta dinanzial tribunale della storia op-presso da una terribile accusadi tradimento e di viltà; e se èvero che dal peso di questa ac-cusa non potrà purificarsi checon una catarsi di opere, col ri-prendere, cioè, il suo posto dicombattimento e col pagare unaspro tributo di fatica e di san-gue per il trionfo della causain nome della quale si lotta, èanche vero che l’azione nonpotrà essere in alcun modo fe-

conda se non sarà illuminatada una chiara consapevolezzadelle cause che ne hanno infi-ciato nel passato il lavoro e lalotta.

Perché un fatto sembra chia-ro: che non il popolo italiano,nella sua massa viva e attiva,

Genesi di un tradimento annunciatoha voluto e preparato la diser-zione e il tradimento, non ilpopolo lavoratore che ha com-piuto per tre anni il suo dove-re ... non il popolo combatten-te, che sui campi di Grecia, diRussia, d’Africa, della Balca-nia, in mare e nel cielo ha si-lenziosamente, oscuramente etenacemente lottato con mezziquasi sempre inadeguati allalotta (...).

In verità non il popolo italia-no ha tradito, anche se, scosso

dalla durezza della guerra eaccecato da una falsa imposta-zione del problema che questaimplicava, è sceso un giornonelle piazze pronunciando laparola ‘pace’ – ma quanto del-l’autentico popolo lavoratore ecombattente?- e se ha salutato

RIVISITIAMO LA STORIA A fianco, Angelo Tarchi ministro dell’Economia 

corporativa della Repubblica 

Sociale Italiana.Sotto, uno 

scoppio di gioia popolare per un 

armistizio che 

a molti sembrava dovesse porre fine alla tragedia 

della guerra.

già ampiamente svolte e dive-nute di comune dominio sullaincapacità e sul tradimento diuno Stato Maggiore pavido einetto e dell’alta burocraziamaterialmente e moralmenteinficiata di insopprimibili tare.I combattenti italiani sannoche cosa quello Stato Maggio-re valesse e come abbia con-dotto la guerra ... e i lavoratoriitaliani sanno come, parallela-mente, l’alta burocrazia morti-ficasse e stroncasse, all’inter-

no, ogni impulso vitale volto afare della guerra un atto diconsapevole accettazione e diintima collaborazione.

Ma questi processi sono ste-rili e vani se non giungono ariconoscere che le forze controcui si dirigono hanno agito, insostanza, secondo una loro in-tima logica. La monarchia deiSavoia, legata in tutto il pro-cesso storico della sua forma-zione e del suo sviluppo

all’interesse dinastico del pro-prio accrescimento, ha potuto,nel servire a tale interesse, in-direttamente giovare alla for-mazione dell’unità italiana; manon ha concepito tale unità senon in funzione del propriointeresse, ed a questo l’ha, o-gni volta che occorreva, subor-dinata e sacrificata. (...) E cosìStato Maggiore ed alta buro-crazia, strumenti anch’essi,mezzi e non fini, divenuti esi-ziali quando, lasciati a sé stes-

si, si sono trasformati da servidello Stato, negatori dell’idea-forza politica che è il primo e-lemento indispensabile per so-stenere una lotta.

Può servire, il processo alla

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monarchia, allo Stato Maggio-re, all’alta burocrazia, per fis-sare e colpire responsabilitàpersonali; ma a chi voglia, aldisopra di queste e per un piùfecondo processo di revisione

storica, indagare le forze vereche hanno condotto alla cata-strofe, giova fissare lo sguardopiù a fondo e individuare, die-tro i personaggi del dramma,l’oscura divinità che fatalmen-te ne ha determinato l’azione.

Ora non sembra dubbio cheil motivo profondo della lottain cui l’umanità si travaglia edi cui questa guerra non è cheun episodio saliente, va ricer-cato nell’ansia per la creazio-ne di un ordine nel quale le

forze vive della società, rap-presentate dal lavoro, trovinola loro estrinsecazione ed il lo-ro posto, per realizzare vera-mente una più alta giustiziasociale.

La guerra che si combattenon è il risultato di un folle ecriminale desiderio di dominiodi Mussolini e di Hitler, comela propaganda nemica si sforzadi sostenere, per convincere ipopoli di essere vittime di unasoprafazione ... In verità pre-tenziosa e sterile ci sembraquesta ricerca dell’ ‘uomo’ acui far risalire le responsabilitàdi un evento che non è legato ainteressi particolaristici, perso-nali, ma costituisce l’inevita-bile scontro fra il mondo capi-talistico-borghese, che difendele sue posizioni, ed il mondodel lavoro che quelle posizioniprocura di travolgere; fra l’im-perialismo del denaro e l’im-perialismo del lavoro, che mi-

ra a costruire su nuove basil’ordine sociale. (...)E in questa lotta le leve di

comando dello Stato sono an-cora nelle mani della borghe-sia capitalistica; quella monar-

chia, quello Stato Maggiore,quella burocrazia, di cui in-nanzi si discuteva, non sonoche strumenti più o meno con-sapevoli della volontà di con-servazione della classe politica

che, superata la illusoria paritàgiuridica, domina di fatto, im-pegnata nella difesa delle pro-prie posizioni minacciatedall’impeto rivoluzionario del-le forze nuove. (...) Onde ilprocesso vero va fatto non tan-to ai rappresentanti della so-cietà contro cui le forze rivolu-zionarie muovevano e muovo-no in battaglia ... quanto aquelli fra noi, che, rappresen-tanti di un mondo nuovo, han-no più o meno ingenuamente

affidato ai nostri stessi avver-sari il compito di lottare peraffermarlo ed esprimerlo; aquelli fra noi che, quando ilcammino era appena iniziato ela lotta più aspra, hanno credu-to di aver raggiunto la meta esi sono acconciati ad un ordine

borghese, hanno dimenticata,falsata e tradita la direttivaMussoliniana, hanno dimessoslancio e intransigenza rivolu-zionaria, si sono lasciati attrar-re e allettare dalle seduzioni

della vita comoda, della ric-chezza, della posizione, o han-no creduto a quei miraggi di‘libertà che gli avversari han-no fatto astutamente balenareai loro occhi, senza accorgersiche si trattava non della‘nostra’ ma della ‘loro’ libertàborghese e capitalistica, nondella rivoluzione e del rag-giungimento di una nuova mè-ta, ma della conservazione edel ripiegamento sulle posizio-ni difese dagli interessi del ca-

pitalismo. (...)

Noi abbiamo lottato e lottia-mo per una costruzione di piùampio respiro della qualel’umanità sente il bisogno, peruna costruzione che non sosti-tuisca all’angustia della pre-

ponderanza capitalistica l’an-gustia di altri interessi di parte.(..) Perché questo possa com-piersi è necessario che il pro-cesso si inizi dal più elementa-re centro vitale dell’organi-smo economico-sociale, daquell’impresa che ha rappre-sentato la pietra angolaredell’edificio capitalistico e chedeve essere conquistata e tra-sformata dal lavoro se si vuoleche di questo divenga la rocca-forte ed il centro di sviluppo e

d’azione».

  I numeri di “Repubblica So-

ciale” - in ristampa anastatica

dall’originale - sono raccolti

in volume nelle Edizioni Setti-

mo Sigillo.

Un processo va fatto a chi, tra di noi, si è lasciato attrarre ed allettare dalle seduzioni della carriera e della ricchezza.

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LA GRANDEQUADRIENNALEDEL 1935Presenti gli artistiitaliani più significatividel XX secolo.

 Vitalità artisticanel Ventennio

Fascismo = rozzezza, bar-barie culturale. Antitesi

di ogni sviluppo artistico de-gno di ricordo. Una dittaturaottusa che non lasciava né re-spiro né spazio alcuno adun’arte che non fosse pedisse-qua (ossia di servo che segue apiedi il padrone) nel confrontodi “veline” o quant’altro pro-venienti dal Minculpop (per ipiù giovani: Ministero dellaCultura Popolare) . Questa, inobbligata sintesi, la vulgata

fatta propria e diffusa a pienemani, con l’avvento di questaRepubblica, dai promotori diun nuovo assetto culturale asenso unico realizzato dal Par-tito Comunista . Salvo, poi, ariciclare a proprio uso e consu-mo, una gran parte di quegliartisti che della ‘rozzezza fa-scista’ erano stati i principaliinterpreti.

Ora, la grande sbornia mani-chea sta smaltendo gli ultimifumi, gli steccati artificiali co-struiti da un antifascismo ico-noclasta, stanno miseramentecedendo e con essi hanno nuo-vamente cittadinanza e dirittodi circolazione (quel dirittonegato per decenni attraversoil monopolio culturale) docu-mentazioni che ristabilisconola verità storica sulla straordi-naria ricchezza creativa ope-rante nel ‘bieco’ Ventennio.

Un recente esempio di“revisionismo culturale” ci

tura della lunga lista dei parte-cipanti, dai più affermati (sia-mo nel 1935) Casorati, Carrà,Campigli, De Pisis, De Chiri-co, Morandi, Rosai, Severini,Sironi, Soffici, Savinio eTrombadori (per citarne sol-tanto alcuni) ai più giovani chesi sarebbero poi imposti per illoro valore: Capogrossi, Can-tatore, Afro, Levi, Guttuso,Gentilini, Pirandello. Scipionee tanti altri.

Ma tutto questo, per gli ese-

geti del “secondo Risorgimen-to italiano” è come se non fos-se mai esistito o, nelle miglioridelle interpretazioni – secondolo schema dell’antifascismodoc - avesse rappresentato sol-tanto una espressione della vo-lontà totalizzante del Regime,quindi da respingere in toto,con tutti i valori espressi dacollocare in quel dimenticatoiodove non batte certo la lucedella ragione.

Un mio carissimo amicoconcluderebbe a questo punto:roba da scimmie!

Giovanni De Consoli

cheggianti, tonali e metafisi-che, oppure i saggi di intimi-smo paesaggista e le ricerchedi maggiore evidenza espressi-va e realista (...) Una rassegnache ancora oggi stupisce per lastraordinaria varietà di temi estili accanto alla ricchezza ealla qualità espressiva dei par-tecipanti”. E ancora: “Emergeun fuoco passionale di idee edi indagine critica che sor-prende e interessa soprattuttoal paragone del melenso “arti-sticamente corretto” dei giorninostri, dove langue, per nondire che si è perso del tutto, o-gni serio confronto di valore”.

E che ci fossero quasi tutti ipiù celebrati artisti italiani, èsufficiente una sommaria let-

viene dal libro-documento diElena Pontiggia e Carlo Fabri-zio Carli, “La Grande Qua-driennale 1935. La nuova arteitaliana” (I Quaderni dellaQuadriennale – Electa – nuovaserie) che testimonia la parte-cipazione alla grande rassegnapittorica celebrata a Roma nel1935, di quasi tutti i più signi-ficativi artisti italiani del XXSecolo, espressione di un’ar-te – sottolinea oggi DuccioTrombadori nell’inserto Cultu-ra de “ Il Giornale”- che “rive-lò un imprevedibile e vitalissi-mo panorama di esperienzedell’arte italiana aperta in piùdirezioni: accanto alle provedel secondo futurismo, si mi-suravano le evoluzioni classi-

IL MASSACRODEGLI INNOCENTI

.

Sul prossimo numero il terzo elenco 

comprenderà i Caduti nel Veneto 

A fianco, “Paesaggio del Poggio” (1927) di Giorgio 

Morandi. In basso,da sinistra, “Ulivi” (1934) di Ottone Rosai; “Natura mor- 

ta con melagrana” (1930) di Filippo De Pisis.

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Laura vengono uccisi ad Alas-sio (SV) il 26 aprile 1945.Delpomo Ernesto, la moglieErminia, i figli Davide e Dinovengono uccisi a Noli (SV) il

6 settembre 1944.Esposito Cornelio e il fratelloErnesto vengono uccisi ad A-lassio (SV) il 28 aprile 1945.Facelli Stefano e la moglie E-lisabetta vengono uccisi aRoccavignale (SV) il 18 feb-braio 1945.Ferrando Enrica viene uccisaa Cogoleto (GE) il 20 aprile1945. (Sorella di Giuseppe eFerruccio e parente di LuigiValle tutti e tre dispersi dopoessere stati sequestrati e rin-

chiusi in manicomio).Gandolfo Michele e il figlioRoberto vengono uccisi a Se-stri Levante (GE) il 13 marzo1945.Garrone Ercole e la moglieMaria vengono uccisi a Dego(SV) il 22 luglio 1944.Hagele Oscar e la moglie AdaMaria vengono uccisi a Mu-rialdo (SV) il 15/18 luglio del1944.Lessi Giulio e la sorella Nicla

dispersi a Genova il 7 maggio1945.Linguiti Roberto, la moglieEmma e la figlia Annina ven-gono uccisi in Località La-gaccio (GE) il 22 maggio del1945.Longo Carlo e il figlio Danilovengono uccisi in LocalitàStella San Giovanni (SV) il 28aprile 1945.Lunelli Ettore e il figlio Sil-vio Giorgio (anni 19) vengonouccisi a Cogoleto (GE) il 30

maggio 1945.Mangiante Mario e il fratelloEmilio vengono uccisi a La-vagna (GE) il 26 aprile 1945.Manieri Paolo e il cognatoNanetti Umberto vengono uc-

Antonio vengono uccisi il 22-23 ottobre 1944.Castellan Ada e la madrevengono uccise nel Chiavareseil 10 novembre 1944.

Costa Carlo e il fratello Fran-co vengono uccisi a Genova afine aprile-maggio 1945.Crescenzi Attilio e la fidanza-ta vengono uccisi a GenovaVoltri l’1 dicembre 1944.Crovetto Miranda e i figliLuigi e Ippolito di 15 e 11 an-ni vengono uccisi a Pegli (GE)il 5 maggio 1945.Cuneo Giuseppe e il fratelloAgostino vengono uccisi a Lu-marzo (GE) il 17 ottobre 1944.De Ambrosis Franca e il fi-

danzato Francesco Ardizzonevengono uccisi a Genova Ba-vari il 14 gennaio 1945.De Maere Carlo Alberto, lamoglie Francesca e la figlia

Santina a Albenga (SV) il 25aprile 1945.Bonaccini Mario e la moglieBianca vengono uccisi a Cam-pomorone (GE) il 10 maggio

1945.Bressani Luigi viene uccisocon il figlio Giuseppe a Lu-marzo (GE) il 17 ottobre 1944.Broglio Ines e il fidanzato“Liggi” vengono uccisi a Cro-cefieschi (GE) il 30 aprile 1945.Bruzzone Enrico e il figlioAntonio vengono uccisi a Va-do Ligure (SV) il 28 ottobre1944.Busacchi Gottardo e il cogna-to Nino Bisio vengono uccisi aSavona il 25/26 aprile 1945.Cambiaggio Giuseppe e il fi-glio Camillo (16 anni) vengo-no uccisi sul greto Geminiano(GE) il I maggio 1945.Casella Caterina e il figlio

LIGURIA (2)Andreani Giuseppe e la figliaLidia vengono uccisi in pro-vincia di La Spezia tra il 25 eil 28 aprile 1945.

Arimondo Elisabetta e il fi-glio Mario vengono uccisi aSavona il 30 aprile 1945. (Ilcapofamiglia Attilio Calvoviene ucciso il 17 maggio del1945 a Imperia).Balestra ... e la moglie vengo-no uccisi a Sanremo (IM) il 20aprile 1945.Balloni Alessandro e la mo-glie Santina vengono uccisi adAlbenga (SV) il 25 aprile del1945.Baretto Vittorio e la moglie

Alma vengono uccisi a Maso-ne (GE) il 26 aprile 1945.Bedoni Cesare e il figlio Giu-lio (16 anni) vengono uccisi aGenova il 23 maggio 1945.Bellizzi Vincenzo e la mogliePaolina De Marchi vengonouccisi a Sestri Ponente il 26luglio 1945. (La figlia Pierinaviene uccisa il 15/5/45 a Ge-nova/Bolzaneto).Bernarda Ernesto e il figlioRenato vengono uccisi al San-

tuario di Savona (SV) il 26 a-prile 1945.Bertella Gilda, i tre figli An-nita, Augusto, Umberto ven-gono uccisi il 27 aprile 1945con Teresa Clementi fidanzatadi Augusto e Maria Vici fidan-zata di Umberto.Biamonti Angela Maria (22anni), il padre, la madre e ladomestica vengono uccisi aSavona nella seconda metà delmaggio 1945.Boetto Modesto e il figlio Ste-

fano (anni 21) vengono uccisia Finale Ligure (SV) il 1 mag-gio 1945.Bolzaneto ... e il figlio Pietrovengono uccisi insieme a Bal-loni Alessandro e la moglie

LE FAMIGLIE ITALIANE DISTRUTTE DALLA VIOLENZA PARTIGIANA

1943194319431943----1945: il massacro degli innocenti1945: il massacro degli innocenti1945: il massacro degli innocenti1945: il massacro degli innocenti D opo il 25 aprile 1945, a guerra finita, oltre a interi reparti e gruppi della Rsi che avevano consegnato le armi, cadono sotto

il piombo partigiano non soltanto migliaia di singoli fascisti o “presunti tali”, ma in moltissimi casi anche i loro parenti più stretti, compresi donne, ragazzi e bambini, oltre a persone ‘liquidate’ per basse vendette personali. Inclusi interi nuclei familiari accomunati in una violenza cieca e senza perdono. Cadono così fratelli con fratelli, padri e madri con figli, coniugi. È l’epilogo

 sanguinoso di una sommaria e disumana “procedura” già largamente adottata nei mesi che precedono la caduta della Rsi, come risulta chiaramente dai dati che pubblichiamo. Dallo scorso numero Historica Nuova ha iniziato la pubblicazione dei loro nomi, regione per regione (per prima il Piemonte), con lo scopo preciso di fornire una sia pur approssimativa dimensione dell’atroce mattanza. Elenchi forzatamente non definitivi e con possibili errori di trascrizione, che in questa sede vengono proposti nellaloro essenza, in uno schema che non prevede note aggiuntive (comprese le sevizie) ma soltanto nome e cognome, località e data

 di morte e quando possibile, per sottolineare la mostruosità dell’offesa, anche l’età. Gli elenchi verranno integrati e corretti nel  corso della pubblicazione. I lettori sono invitati a partecipare a quest’opera finale con loro eventuali segnalazioni.

A Genova, un mezzo targato Vaticano raccoglie i fascisti o ‘presunti tali’ uccisi nel corso della notte.

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Porciani Alvaro e la moglieAnnita vengono uccisi a Ge-nova il 20 maggio 1945.Rainer Romano, la moglie ela figlia vengono uccisi ad A-lassio (SV) il 25 aprile 1945.Ramognino Bartoloneo, lamoglie Bernardina, i figli Cel-so e Adolfo vengono uccisi aSassello (SV) il marzo 1945.Reverberi Anna e la sorellaRosita vengono uccise a PonteDecimo (GE) il 1 maggio del1945. (Una terza sorella muorenel maggio 1945 a Recco (GE)in circostanze oscure).Romeo Paolo e il cugino Cirovengono uccisi a Vado Ligure(SV) il 30 marzo 1945.Rossi Enrico e la sorella For-tunata vengono uccisi a Caliz-zano (SV) il 12 aprile 1945.Rossi Pierangelo (anni 15) e il

fratello Carlo vengono uccisi aSavona il 24 aprile 1945.Rotondo Vincenzo e il figlioRenato vengono uccisi a Stel-lanello (SV) il 18 febbraio del1945.Russo Vincenzo e il figlioGianfranco vengono uccisi aGenova Bolzaneto il 28 aprile1945.Saia Salvatore e il figlio Lo-renzo vengono uccisi a Geno-va Voltri il 28 marzo 1945Sarasso Carlo Leonardo e la

sorella Emilia Guglielminavengono uccisi a Nè (GE) nel1944.Scali ... (madre) , il figlio e lafiglia vengono uccisi a Sassel-lo (SV) nel 1945.Simonelli Benedetto Edoardoe la moglie Paolina vengonouccisi presumibilmente a

cisi a Savona il 28/27 apriledel 1945.Maragliano Maria Bice e lamadre Elisa vennero uccise aMoconesi (GE) il 10 febbraio1945.Marcone Dionisio e il fratelloRolando vengono uccisi a Se-stri Levante (GE) il 10 giugno1945.Marenco Flavio e la zia Dio-nisa Pesce vengono uccisi aTiglieto (GE) il 26 ottobre del1944.Nasetti Francesco e la moglieTeodora vengono uccisi aSampierdarena (GE) l’11 giu-gno 1945.Nassi Ulderigo e la moglieLuigia vengono uccisi a Va-razze (SV) il 1 maggio 1945.Navone Giovanni, la moglieMaria, i figli Irene, Leo, Rita,

Bice e Rosa di 20,16,28, 35 e36 anni vengono uccisi insie-me alla nuora Gina Fannucci aLeca d’Albenga (SV) il 26 a-prile 1945.Noziglia Giovanni e il fratelloLuigi vengono uccisi a a Co-reglia Ligure (GE) il 22 luglio1944.Olivieri ... (due sorelle) ven-gono uccise a Taggia (IM) il 6maggio 1945.Parma Amerigo e il generoSisto Aimini vengono uccisi a

Lavagna (GE) il 26 aprile del1945.Peiretti Alessandro e la figliaFernanda vengono uccisi inprovincia di Genova il 17 giu-gno 1945.Pescetto Domenico e la mo-glie Teresa vengono uccisi aDego (SV) il 19 luglio 1944.

Campomorone (GE) il 15maggio 1945Sivori Nicolò e il fratello Car-lo vengono uccisi a Genova-Quarto il 21 maggio 1945.Tacchino Lorenzo e il fratelloGiacomo vengono uccisi a Ge-nova Voltri nel maggio 1945.Torre Giovanni e la figliaAurelia dispersi dopo esserestati prelevati da partigiani nel1945.Turchi Flaminio, la moglieCaterina, e le figlie Giovanna,Maria e Giuseppina vengonouccisi a Savona il 29 maggio1945.Vianello Carlo e la moglieMaria vengono uccisi a Geno-va-Quarto il 28 aprile 1945.Viglizzo Giobatta e la figliaGiuseppina vengono uccisi aMurialdo (SV) il 27 gennaio

1945.Zunino Francesco e il fratelloAlbertino vengono uccisi aVado Ligure (SV) il 29 aprile1945.

( 2 - Continua)

Nell’elenco non sono com-presi molti nominativi di ap-partenenti alla stessa fami-glia uccisi in località e datediverse.

Fonti

  Associazione Amici di Fra’

Ginepro - Emilio Scarone.

Precisazioni sull’elenco delPiemonte del numero scorso

Battiston Anzola è ripetuto eva riferito a Casale Maria Be-nedetta.Destrè Oberto è ripetuto e variferito a Germano Alberto.Trovati Andrea e il figlio Car-lo vengono uccisi a CameranoCasasco (CN) il 10 ottobre

del 1944 anziché ad Asti nelnovembre 1944.Martina Lidia e il fratello An-tonio vengono uccisi a Barge(CN) anziché a Torino.Il nominativo Osella va modi-

ficato in: Osella Anna e il con-vivente Mario Gaviorno ven-gono uccisi a Pian Cravé diVergnolo (CN) nel giugno del1944.All’elenco va aggiunto:Gallini Dante e la fidanzataRosa vengono uccisi a Sanpe-

yre (CN) il 26 giugno 1944 (Ilgiorno successivo viene uccisoil padre di Rosa).I nominativi del Cuneese sonotratti da “Il male assoluto” diLiliana Peirano.

LIBRI 

 NUOVA

A cura di Servizio Libri‘Historica Nuova’

Giuseppe PARLATO:«Fascisti senza Mussolini -Le origini del neofascismoin Italia, 1943-1948Edizioni Il Mulino ~ Formato24X15 ~ Pagg. 437 ~ 25,00

Enzo ERRA: «L’ingannoeuropeo»Edizioni Settimo SigilloFormato 22X13 ~ Pagg. 122

13,00

Sergio NESI: «SCIRÈ - Sto-ria di un sommergibile edegli uomini che lo reserofamoso»Lo Scarabeo EdizioniFormato 25x18 ~Pagg. 280

23,00

Luigi MAINARDIS: «Un ado-lescente sulla Linea Goti-ca ~ Volontario nel Batta- 

glione ‘Forlì’»Edizioni Ritter ~ Formato25x20 ~ Pagg. 127 ~ 18,00

‘HISTORICA NUOVA’ - ANNO IV

Per aderire al Centro Studi di Storia Contempo-ranea ‘Historica Nuova’ (a partire da 10,00l’anno) e ricevere il Notiziario, è necessario ser-virsi del conto corrente postale n. 22344436 in-testato a Pina Cardia. Obbligatoria la causale“Adesione a Historica Nuova”.

‘Historica Nuova’ è visibile sul sitodell’Associazione storico culturale Italia Rsi

www.italia-rsi.orgInformazioni: tel. e fax 011/6406370

cell. 347/9227544e-mail: [email protected]

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SOMMARI

 Numero 1*Zara: Martirio di una città*Rsi: Tribunali legittimi*Socializzazione, un anno dopo*Bombacci, il socialismo e la Rsi*Quei ragazzi del ‘Mussolini’*Nasce il nuovo Esercito repubblicano

*Nove mesi della Rsi a Terni*Prigionieri nel Campo 211 di Al-geri

 Numero 2*Sparate per uccidere: FirmatoPietro Badoglio*I fucilati dei Servizi speciali del-la R.S.I.*Il centenario della nascita di A-ther Capelli*Documenti sulla ‘liberazione’:*Il martirio delle Ausiliarie,l’uccisione di Giuseppe Solaro, lastrage di Oderzo*Monterosa, una Divisione di ferro

*Campo 25 non-cooperatori. Ri-cordo di Mussolini*FF.BB. nella Muti*Coltano: una vergogna perl’esercito statunitense*Il ‘Mameli’ sul fronte Sud*Pasqua di sangue al Ponte dellaPietà

 Numero 3*Rsi: Il funzionamento dello Stato*Le vittime dimenticate della fe-rocia Alleata*Esperia, atroce martirologio diuna popolazione indifesa*Il disprezzo inglese verso gli Italiani

*Il ‘Mameli’ sul fronte del Senio*Divisione Littorio: in difesa deiconfini*Gli aguzzini (inglesi) del Campo175*F.T. Marinetti, poeta di respiroeuropeo*Valtellina 1944: Il progetto Costa*Bottai: la maschera e il volto*Rino Zurlo: Azione e fede, sinte-si di una vita*Le Forze Armate Italiane all’8settembre 1943*Dal Fiume: Aiuta gli anti-fascistie i partigiani lo sbattono in galera

 Numero 4*25 Aprile: sangue e morte in no-me della «libertà»*RSI il funzionamento dello Stato(seconda parte)*Foibe '43 prologo di una tragedia*Illegali le stragi del dopoguerra*I giorni del massacro a Torino*Il calvario dei civili*I Caduti nel cuneese*Le Ausiliarie cadute di Piemonte*Il massacro di «La Zizzola»*La flotta italiana si consegna aMalta*Gino Gamberini: un eroe dell’a-viazione italiana

 Numero 5*8 Settembre: Il giorno della gran-de vergogna*Speciale da pagina 2 a pagina 10L’azione di Governo della RSI e isuoi ministri

 Numero 6 *Ricordiamo Graziani*I Caduti dei Servizi Speciali Rsi*Giustizia partigiana nel Mon-ferrato*25 luglio 1943: la testimonianzadi F.T. Marinetti*Il tradimento di Karl Wolff *Elenco dei Caduti e decorati delIIo Battaglione Bersaglieri ‘Gof-fredo Mameli’

 Numero 7 *Duccio Galimberti, l’ antifascistacon un progetto Mussoliniano*25 Aprile, i giorni dell’odio*Franchi tiratori a Torino*1943 - 1945 le forze in campo*Agenti speciali della Rsi: iltradimento li attendeva al varco*Anglo-americani e sovieticialleati in una sporca guerra*Soldati della Rsi oltre i confini*La Socializzazione nella Repub-blica Sociale Italiana*I profili: Piero Pisenti*I prigionieri italiani sotto il

tallone britannico Numero 8*Giovanni Gentile: 60 anni dalsuo assassinio*Farinacci e Rahn sull’impiegodelle truppe della Rsi*Borg Pisani, l’ultima missione aMalta*Carretta, linciaggio a Roma*Vengono alla luce le stragi inSlovenia*Crimini di guerra: assolti ivincitori*La resistenza contro gli inglesi inAfrica Orientale

*Socializzazione: una dura batta-glia su due fronti*Testimoniamze: un marò del‘Barbarigo’ racconta ...*Léon Degrelle un testimone delNovecento*La Rsi dell’Himalaya

 Numero 9*8 Settembre il giorno dopo*Il caso Matteotti*1942: i cattolici di fronte allaguerra*Le atrocità dei ‘rojos’ in Spagna*L’autentica storia di AmerigoDumini*Pagine roventi sul mito resisten-ziale*I ‘ragazzini’ del Mameli al fronte*Il messacro ‘legale’ dei priogio-nieri tedeschi*Martirologio istriano

 Numero 10*1944: sangue e rovine dal cielo*La clemenza di Mussolini e lagenerosità di Graziani*Le donne uccise dai partigiani*Fascismo clandestino in Sicilia*I crimini dei vincitori*Gruppo Corazzato ‘M’ Leonessa*La pugnalata alle spalle*Nel processo di Norimberga en-

tra anche il grottesco*Parola di Marx: «Dietro ogni Ti-ranno si trova un ebreo»*La Resistenza in Piemonte: ucci-dete i feriti

 Numero 11

*Tempo di foibe e 25 Aprile*Il massacro di Schio dei partigia-ni rossi*La flotta italiana arresasi a Mal-ta: un sordido mercato condottoda W. Churchill*Risorgimento e Fascismo: il giu-dizio di Giuseppe Prezzolini*Le donne uccise dai partigiani*Fascismo clandestino in Sarde-gna

*Folgore, gli ultimi giorni di linea*Le vittime dimenticate dei campipolacchi*Gli intellettuali italiani e il Fasci-smo*La lurida storia di crani giappo-nesi (e non solo) usati come sou-venirs dai marines americani*Regt. Alpini ‘Tagliamento’*Il flagello dell’oppio sotto le in-segne della Corona britannica

 Numero 12*Strage di civili sotto i bombarda-menti alleati*Fascismo clandestino: Ettore Muti

*Le donne uccise dai partigiani*Rsi: gli ultimi giorni a Torino*Sicilia: le stragi dimenticate el’alleanza Usa-mafia*Stupro di massa nella Germania1945*Dalla Camicia nera all’antifa-scismo*Galleria degli orrori contro fasci-sti o presunti tali*XIV Battaglione costiero di for-tezza*Razzismo Usa - Schiavitù e se-gregazione*Una testimonianza su Cheren

 Numero 13*8 Settembre il giorno dopo*Valerio Pignatelli, la Primularossa fascista nell’Italia occupata*25 Luglio: crollo del Regime -Le profonde radici del dissolvi-mento*Sicilia: una resistenza che durò38 giorni*L’orrore dell’universo comunista*Viaggio tra i voltagabbana di unaguerra ‘non sentita’*Partito unico o pluralità di partiti*Come gli Usa entrarono in guer-ra per aprire i mercati alle loromerci*Gruppo corazzato ‘Leoncello’*Rsi e Vaticano*La ‘Volante rossa’.

 Numero 14*8 Settembre: resa incondizionata*Con i franchi tiratori a Napoli*Genocidio degli aborigeni australiani*Soldati della Rsi sul fronte diAnzio e Nettuno*La morte di Solaro*Scorre il sangue in Emilia Roma-gna*La storia (dimenticata) del terro-rismo ebraico*Ezra Pound: la vendetta degli u-

surai*Il potere politico dei governi as-servito alle banche centrali.

 Numero 15*Antifascismo, crimini e saccheggi*Economia e Finanza nella RSI

*Il battesimo di Mussolini, PrimoMinistro in Parlamento*Il massacro di Oderzo*Le responsabilità britannichenello scoppio della II GuerraMondiale*Franchi tiratori fascisti a Firenze*Il ‘Servizio X’ nella Resistenza*Sulle tracce degli assassini diJohn Fitzgerald Kennedy*Da Pearl Harbor al processo far-

sa di Tokio*Il 18 aprile 1945 sul ‘Gram-mondo’*Banchieri internazionali

 Numero 16 *L’Italia del Nord sotto le bombealleate: un crimine programmato*La guerra che ‘volevano’ perdere*Acquarone, l’uomo di Casa Sa-voia*Il secondo atto dell’Armistizio*Germania, Repubblica illegale?*La squallida realtà del Regno delSud sotto occupazione*Lo schieramento sulle Alpi dei

Reparti repubblicani*R.S.I.: un esercito politico?*Via Rasella e Fosse Ardeatine*Beffati gli inglesi nella Manicadalla Marina tedesca*Non erano inventate le ‘armi se-grete’

 Anno I° numero 1 nuova serie

*Fascisti clandestini a Roma*L’atroce mattanza alle Cave delPredil*Socializzazione, un atto rivolu-zionario*La R.S.I. e il ‘Litorale Adriatico’

*Sandro Giuliani dal ‘Popolod’Italia’ alla vendetta partigiana*Germania 1945: una deliberatapolitica di sterminio*Per una Grande Asia Orientale*Tutto il grottesco dell’antifa-scismo: mandato di cattura controMussolini*L’U-47 nella basa di Scapa FlowColata a picco la corazzata RoyalOak*Silvio Parodi ucciso dai Gap nel1944

 Numero 2*Garfagnana: battute le truppe a-mericane dalla Divisione ‘Mon-terosa’*Gli ‘Alleati’ e la rinascita della ca-morra: la crocifissione di Napoli*La preparazione alla guerra nelsecondo conflitto mondiale*La R.S.I. sul fronte orientale*L’ultimo discorso di Mussolini*Guerra civile nel Novarese: 16marzo 1945, attacco a Borgosesia*Libertà e democrazia a ‘stelle estriesce’*Chicago, sogno bolscevico*La propaganda araba contro Isra-ele: una guerra senza quartiere perregolare i conti

*U-Boot 234: l’ultima missione,da Kiel verso il Giappone*Albertazzi, la R.S.I. e quel delit-to del ‘44*1943-1945 il massacro degli in-nocenti (1 - Piemonte)

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