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ANNO 1 _ N. 3 MARZO 2009 1,50 MENSILE DI INFORMAZIONE DI SAN VITO DEI NORMANNI - SAN MICHELE SALENTINO - CAROVIGNO - LATIANO Conseguenze atomiche? Vent’anni dopo il referendum le ragioni del NO all'energia nucleare non sono più valide. E si torna a parlare di centrali in Puglia. Uno dei possibili siti è Carovigno STRADE MALEDETTE Più rondò e meno incidenti per garantire la sicurezza sulle strade DIFFERENZIAMOCI A che punto è la differenziata nei nostri territori? PUGLIA CABLAGGI Una fabbrica di San Vito chiude per crisi e 15 famiglie allo sbando NUCLEAR Drink NUCLEAR Drink COLPO D'OCCHIO Sergio Rubini a spasso per San Vito

OCCHIO MAGAZINE

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n° 3 - marzo 2009

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ANNO 1 _ N. 3MARZO 2009€ 1,50

M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E D I S A N V I T O D E I N O R M A N N I -S A N M I C H E L E S A L E N T I N O - C A R O V I G N O - L AT I A N O

Conseguenze atomiche? Vent’anni dopo il referendum le ragioni del NO all'energianucleare non sono più valide. E si torna

a parlare di centrali in Puglia.Uno dei possibili siti è Carovigno

STRADE MALEDETTEPiù rondò e menoincidenti per garantire la sicurezza sulle strade

DIFFERENZIAMOCIA che punto èla differenziata neinostri territori?

PUGLIA CABLAGGIUna fabbrica di San Vito chiude per crisi e 15 famiglie allo sbando

NUCLEAR DrinkNUCLEAR DrinkCOLPO D'OCCHIOSergio Rubini a spassoper San Vito

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RiepilogoIN QUESTO NUMERO

magazine

Direttore Editoriale Vito ValenteDirettore Responsabile Doriana SantoroHanno collaborato Claudio Argentieri, Vito Attorre, Emanuele Chiariello, Francesco D’Agnano, Dario Di Viesto, Marilena Locorotondo, Enzo Nigro, Michelangelo Nigro, Angelo SicilianoConcessonaria per la Pubblicità Artemotive via A. Sardelli, 44 San Vito dei Normanni - tel. 0831.986314 Fotografia foto a cura di Giuseppe Di Viesto, foto volley Giuseppe Moccia, foto basket San Michele Adriano Cavaliere, foto Edimburgo Emanuele ChiarielloGrafica e impaginazione Emanuela Verrienti - Artemotive - [email protected] Edito da Sandei Communication Mediamonitor / via V. Azzariti, 19 - 72019 - San Vito dei N.nni BR - tel. 0831 986314

Stampato da: ERREBI Grafiche RIPESI - Via del Lavoro, 23 - 60015 Falconara Marittima - ANChiuso il 13.03.2009Sandei srl - Occhio magazine - Registrato presso il tribunale di Brindisi n. 1/09 del 04.02.09 3

Attualità• Area Vasta (seconda parte) pag. 4• Differenziamoci pag. 8

Latiano• La Polizia Municipale dà i numeri pag. 13

Carovigno• Il palazzetto si rimette in sesto pag. 14• Strade maledette pag. 15

San Vito dei Normanni• Puglia Cablaggi… chiuso per crisi pag. 16

Colpo d'Occhio• Sergio Rubini a spasso per San Vito pag. 19

Salute• Alla ricerca della forma pag. 20

Copertina• L’atomo della discordia pag. 22

Viaggi• Tra antico e moderno: benvenutia Edimburgo pag. 24

La parola all'esperto• Bullismo e dintorni pag. 27

Riflessioni• Il coraggio di vivere pag. 30

Cultura• Nel cerchio della fortuna pag. 33

Cinema• Ultimo round di un lottatore pag. 36

Teatro• Su il sipario, si va in scena pag. 38

Sport• A tutto basket - Cedat 85 San Michele pag. 39• Basket 2005 Latiano pag. 40• Basket Carovigno: Play Off, ci siamo quasi pag. 41• Volley San Vito, orgogliodel Grande Salento pag. 42

Gentilissimilettori,

grazie per averci dato fiducia e supporto in questa nostra esperienza editoriale. Siamo partiti volutamente in sordina, speranzosi di conquistare un nostro spazio nel panorama editoriale locale, così ricco e produttivo. Occhio magazine nasce, mese dopo mese, dalla voglia di fare e comunicare della sua redazione. Una reda-zione fatta di giovani, che an-cora credono nelle potenzialità del nostro territorio. Tuttavia, non rimane vincolato ad esso, ma spazia e si guarda intorno cercando spunti di riflessione, motivi di discussione, di svago e - perché no? - passioni.Il format è quello di una ri-vista che parla a tutti con un linguaggio "semplice" ma "im-mediato".Anche territori piccoli e scono-sciuti alla geografia mondiale hanno qualcosa da dire e, a no-stro avviso, meritano di essere ascoltati.

Doriana Santoro

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Dopo la cornice, ora tocca al quadro. Sul precedente numero di

“Occhio magazine” sono stati illustrati la genesi, gli scopi e i nodi salienti del piano di Area Vasta Brindisina, lo strumento di Programmazione strategica per l’intero territorio, il tessuto connettivo che mira a far rag-giungere uno sviluppo unifor-me e coordinato, a tutti i livelli. E sotto tutti i punti di vista. In questa seconda puntata dell’in-chiesta, lo zoom riguarda i ter-ritori di San Vito dei Normanni e San Michele Salentino, con un’elencazione preliminare dei relativi progetti. Sul prossimo numero toccherà invece a La-tiano e Carovigno. I progetti qui citati sono tutti indicati nel “Repertorio di progettualità” di Area Vasta, documento che fa da ultimo anello della fase di pia-nificazione. Il Repertorio, al pari di qualsiasi altro approfondi-mento, può essere scaricato dal sito istituzionale di Area Vasta(www.areavastabrindisina.it).Ma quali gli elementi distintivi principalmente richiesti alle proposte progettuali? La coe-renza con i caratteri ed i temi propri della vision e delle diret-trici strategiche, il collegamento tecnico funzionale con le inizia-tive legate alle grandi infrastrut-ture, affinché la realizzazione di queste ultime non rappresenti più mero sfruttamento della ri-

sorsa territorio, ma costituisca per l’intera Area Vasta Brindisi-na reale occasione di sviluppo. La concentrazione, la qualifica-zione e la capacità di generare un possibile effetto leva (favo-rire l’intervento di ulteriori ri-sorse pubbliche o private), l’in-tegrazione o coerenza con gli indirizzi ed i vincoli ambientali, urbanistici ed economici defi-niti dagli strumenti di governo del territorio locale e regionale. In funzione di regole ben defi-nite dal Comitato dei sindaci, rispondenti anche alle linee gui-da regionali, le proposte perve-nute sono state prima ordinate in relazione: alla coerenza con la vision, in termini di risultati attesi e di riconoscibilità; alla valenza di progetto territoriale di Area Vasta; alla coerenza con gli assi e le linee di intervento alle fonti di finanziamento re-gionale; alla fattibilità tecnica, amministrativa e gestionale. Sono state individuate in modo coordinato le coerenze tra le azioni del Piano Strategico dell’Area Vasta Brindisina e gli assi e le linee d’intervento del Po Fesr, la principale fonte di finanziamento regionale. Allo stesso tempo è stata inoltre verificata la coerenza con altre fonti di finanziamento possibili. Nella programmazione 2007-2013 si tende, infatti, a costruire un nuovo livello di integrazione tra politiche e strumenti finan-ziari.

Attualità

Analisi dei progetti presentati dai Comuni di San Vito e San Michele nell'ambito di Area Vasta

Aziende di trAsporti,

CAstello, Museo ArCheologiCo

e MAsseriA sCAnnAtizzi

nei progetti di riquAlifiCAzione

per sAn Vito

OCCHIO

2ª PARTE

Castello Dentice di FrassoSan Vito dei Normanni

SI PROGRAMMA IL TERRITORIO

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Il primo passo compiuto dal Co-mune, riguarda il settore della logistica, con un occhio molto at-tento a un settore davvero fioren-te sul territorio sanvitese: quello delle aziende di trasporti. La proposta allora riguarda delle “reti telematiche atte a favorire lo scam-bio di informazioni tra imprese e fornitori del servizio di trasporto; tutela e valorizzazione del territo-rio attraverso la razionalizzazione dei flussi di merci in entrata e in uscita”. Sul versante degli insediamenti produttivi, sempre il Comune si è candidato per il completamento ed ampliamento dell’area Pip, at-traverso “interventi sulla viabilità dell'esistente area ed estensione

degli impianti di illuminazione, metano, acqua e fogna”. Davvero ampio il ventaglio a livel-lo di caratterizzazione e valorizza-

zione culturale. Merita attenzione l’intervento di ristrutturazione del Castello Dentice di Frasso, di proprietà privata, principale attrat-

tore storico e culturale. Il Castello potrà diventare un contenitore an-cora più strategico per lo sviluppo culturale, conferendo al centro

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SAN VITO DEI NORMANNI

Cripte di San BiagioSan Vito dei Normanni

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AttualitàOCCHIO

storico una veste rinnovata anche per quello che è il suo principale simbolo storico ed architettonico, e divenendo una struttura aperta alla città e alle iniziative di promo-zione del territorio. Poi c’è l’amplia-mento – con il parziale contributo finanziario di privati – del Museo archeologico Castello di Al-ceste (inserito nel circuito della civiltà messapica), con il comple-tamento scavi e restauro strutture archeologiche, e la realizzazione di foresteria e area parcheggio. Verrà potenziato l’archeodromo. Per l’insediamento rupestre delle grotte di San Biagio (inserito nel circuito del turismo religio-so) il Repertorio di progettualità parla di “pulizia, completamento restauri e monitoraggio stato di conservazione. Acquisizione area

da adibire a parcheggio. Affida-mento istituto scientifico analisi tecniche per la migliore conserva-zione del sito”. Interessante anche il rafforzamento del sistema delle biblioteche cittadine in raccor-do con il Museo cittadino della civiltà rurale (inserito nel circuito del turismo religioso): sarà creato un sistema dei contenitori cultura-li della città (archivi, biblioteche, musei), e allestita una sezione multimedialità e mediateca, poten-ziando pure la batteria delle opere di illustri personaggi (Leonardo Leo, Lanza del Vasto, Vito Donato Epifani). Alla Masseria Scan-natizzi sarà attivato un Centro di formazione di attività rurali e di servizi per il turismo rurale. Alla chiesa Santa Maria della Pietà o dell'Ospedale nascerà invece un Centro servizi con restauro e rifunzionalizzazione (inserito nel circuito del turismo religioso): l’immobile (in comodato d'uso) sarà attrezzato per manifestazio-ni musicali a carattere sacro e da camera, convegni e dibattiti legati al periodo musicale. In agenda an-che il completamento del restau-ro conservativo per il Centro di documentazione territoriale della chiesa San Giovanni (inserito nel circuito del turismo religioso).La Casa Serena sarà ristrutturata

e adibita in parte a residenza ad accoglienza alberghiera e in parte a residenza protetta.L’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni punta invece al restauro nella Ba-silica Santa Maria della Vitto-ria delle opere pittoriche “Gloria di Sant'Oronzo”, “Madonna della Cintura”, “Crocifissione”.Capitolo riqualificazione del si-stema insediativo e della viabilità.

Qui San Vito si candida a robusti interventi per il quartiere periferi-co Giovanni XXIII, con la predi-sposizione di barriere di sicurezza sul fronte del canale dell'Arneo, dotazione di verde pubblico e at-trezzato, creazione di spazi orga-nizzati per favorire l'integrazione sociale dei residenti. Toccherà poi al potenziamento della pubblica il-luminazione in contrada Deserto

A sAn MiChele zonA pip, grottA

lACedduzzo, MAdonnA di poMpei, ex

MACello e Ajeni

riViVono nellA progettuAlità di

AreA VAstA

Cripte di San BiagioSan Vito dei Normanni

Contrada AjeniSan Michele Salentino

Zona PIPSan Vito dei Normanni

Zona PIPSan Michele Salentino

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e Giannaricchiella.Ricco il carnet in materia idrica e fognaria, con stretto legame ri-spetto alla prevenzione di rischi idrogeologici. E allora: completa-mento rete pluviale esistente con adeguamento recapito finale sulla via Mare; un impianto di “affina-mento e collettamento delle acque meteoriche derivanti dall'impianto di trattamento primario progettato su via Mare e distribuzione delle stesse nei campi ad uso irriguo”; un “impianto di affinamento delle acque in via Oberdan”; la siste-mazione di tronchi della rete idri-ca (per complessivi 9.557 metri) in ghisa; il rifacimento del basolato in via San Giovanni, A. De Leo e Vito Carbotti, via Crispi e via Tasso; la sistemazione di piazza Giovanni Paolo II con la sostituzio-

ne del basolato e il potenziamento dell’impianto d’illuminazione pub-blica, la collocazione di panche in pietra, un collettore di fogna bianca.In ultimo, resta l’installazione di pannelli fotovoltaici sul lastrico solare di edifici pubblici (istituti scolastici e locali comunali).

Priorità assoluta va data a uno dei segmenti economici caratteriz-zanti della comunità. L’obiettivo, infatti, è realizzare un Centro ser-vizi promozionali per le imprese agroalimentari, con l’acquisizione di area d’ambito e ampliamento zona Pip. Qui sarà realizzata una struttura da adibire a sede del centro, con contestuale program-mazione di attività sinergiche tra

Pmi del settore. Sulla stessa scia si pone l’ampliamento zona Pip, in variante al vigente Prg.Nel sito della grotta Lacedduzzo s’insedierà un sistema integrato "territoriomuseo" con valoriz-zazione del sito archeologico. Saranno allora realizzati parcheg-gio, edificio polivalente, percorso naturalistico, impianti tecnologici. Nella chiesa della Madonna di Pompei troverà spazio una sagre-stia, e sarà ristrutturato il calvario. La città vedrà migliorati i suoi assetti socio-sanitari. Questi i pro-getti inseriti nel Repertorio d’Area Vasta: un centro per attività socio riabilitative con ippoterapia e nuo-ve attività terapeutiche; il recupero dell’ex macello comunale dove sorgerà un contenitore polivalente destinato ad attività ricreative per giovani e anziani.Nuova vita sarà data a una porzio-ne del nucleo più antico della città, e al villaggio agricolo Ajeni.L’altro zoccolo duro dell’economia locale è notoriamente il mercato dell’auto usata. Sarà quindi costi-tuita una società mista e realizza-to un polo fieristico permanente dell'auto d'occasione. Ultimo asse d’azione gli assetti idrici cittadini, con nuovi tronchi per l'adduzione dell'acqua potabi-le in zone non servite.

SAN MICHELE SALENTINO

Masseria ScannatizziSan Vito dei Normanni

Chiesa Madonna di PompeiSan Michele Salentino

Politica provinciale brindisinaMichele Saccomanno, 58 anni, originario di Torre Santa Susanna; medico chirurgo ortopedico, volto noto nello scenario politico: già consigliere regionale e assessore di Alleanza Nazionale alla Sanità e all'Ambiente. Attualmente senatore della Repubblica. È questo il profilo del candidato alla Presidenza della Provincia di Brindisi, espressione ufficiale del Pdl. Mentre per l’opposto schieramento, il centro-sinistra brindisino, è ancora tutto da definire.

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Era la fine del 2007 e le im-magini di Napoli sommersa dalla spaz-

zatura facevano il giro del mon-do. Esattamente un anno dopo è toccato al Salento conoscere l’onta dell’emergenza ri-fiuti: l’ampliamen-to della discarica di Ugento ha inne-scato una protesta furente da parte di sindaci e cittadini della zona, oltre a creare un tenace braccio di ferro tra il governatore della Puglia, Nichi Vendola, e il presidente della Provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino. La tensione si è stem-perata anche grazie ai Comuni di Brindisi e di San Vito, che hanno accettato di accogliere nella di-scarica di Autigno i rifiuti umidi provenienti dall’ATO LECCE 2, previo trattamento degli stessi o biostabilizzazione, come si dice in gergo tecnico. Tutto questo per otto mesi. Una misura che tampo-na l’emergenza, dunque, in attesa di soluzioni più efficaci. La triste vicenda di Ugento ci in-vita drammaticamente ad aprire gli occhi, a riflettere sui nostri stili di vita, quasi sempre improntati a un consumismo disinvolto e scon-siderato. I rifiuti finiscono nelle discariche, ma le discariche non sono pozzi senza fondo. Di qui l’urgenza di consolidare (o intra-

prendere?) abitudini virtuose, che pur non risolvendo il problema, in

qualche modo lo ridimensionino. Queste abitudini hanno un nome: raccolta differen-ziata. Certo, non è la sola raccolta differenziata a poter risolvere una problematica complessa come quella dei rifiuti: Roberto Saviano ci ha spiegato, se ancora non lo

sapessimo, quali traffici illeciti e lucrosi si creino intorno ai rifiuti. Questo, però, non può esimerci dal fare la nostra parte, attraverso la riduzione e la differenziazione della nostra spazzatura. Ma come avviene la raccolta differenziata nel nostro territorio? Funziona o è solo un palliativo sterile? Nella provincia di Brindisi la rac-colta dei rifiuti è gestita in due ba-cini di utenza, l’ATO BR 1, di cui fanno parte i Comuni di Carovigno e di San Vito, e l’ATO BR 2, in cui rientrano Latiano e San Michele. In tutti i nostri quattro Comuni esi-ste la raccolta differenziata di car-ta, vetro e plastica. Ma per quanto concerne cifre e risultati, i dati forniti dall’Assessorato regionale all’Ecologia per il 2008 fotografa-no una situazione ben diversa per i due bacini. L’ATO BR 2 ha fatto registrare nello scorso anno i dati più bassi fra tutti i bacini di utenza

DIFFERENZIAMOCIL’emergenza rifiuti preoccupa anche i nostri territori. A che punto è la differenziata?

nonostAnte gli sforzi, lA rACColtA

di CArtA, Vetro e plAstiCA registrA

perCentuAli Molto bAsse. i dAti

uffiCiAli forniti dAllA regione

pugliA

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AttualitàOCCHIO

di Michelangelo Nigro

AL GLOSSARIO

ATO:Ambiti Territoriali Ottimali. Sono i quindici bacini di utenza di cui si avvale la nostra Regione per gestire la raccolta dei rifiuti solidi urbani. La provincia di Brindisi è divisa in ATO BR/1 (in cui rientrano San Vito e Carovigno) e ATO BR/2 (di cui fanno parte San Michele e Latiano).

RSU:Rifiuti Solidi Urbani. Indica il totale dei rifiuti prodotti, dato dalla somma della raccolta differenziata e di quella indif-ferenziata.

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della Puglia: solo il 5,09% dei rifiuti prodotti è stato differenziato. Gli ultimi dati disponibili, quelli relati-vi a gennaio 2009, parlano di una percentuale di rifiuti differenziati ancora più bassa: il 4,63%. Cifra che si attesta ben 8 punti al di sotto della media pugliese del 2008 che è stata del 12,42%. Nel dettaglio, San Michele ha differenziato il 5,93% dei rifiuti, pari a 40,67 Kg pro capite. “I dati sono bassissimi - ammette Angelo Filomeno, re-sponsabile del servizio di Polizia Municipale di San Michele - eppure notevole è stato l’impe-gno del Comune, che nell’agosto del 2008 ha potenziato le campane per la raccolta e ha in-tensificato la cadenza del prelievo da mensile a quindicinale. Ma se si vogliono ottenere ri-sultati in linea con le Regioni più virtuose, oc-corre innanzitutto pas-sare alla raccolta porta a porta. E poi iniziare la raccolta separata dei rifiuti umidi, che farebbe schizzare vertiginosamente le percentuali”. A San Michele il servizio raccolta è svolto dalla Serveco, ma Angelo Filomeno non esclude che ci pos-sano essere cambiamenti nell’im-mediato futuro, con il passaggio della gestione dei rifiuti ad un'altra azienda. A Latiano, nel mese di gennaio, solo il 4,55% dei rifiuti prodotti era differenziato. Cifra che addirit-tura peggiora rispetto alla media del 2008, che vedeva il 4,94 % dei rifiuti destinati al riciclo. Diverse iniziative promosse dal Comune negli ultimi giorni mirano a sen-

sibilizzare i cittadini latianesi alla raccolta differenziata.Fanalino di coda tra i nostri quattro comuni è Carovigno, che differen-zia solo per un 3,76 % e dimostra di avere una produzione di rifiuti pro capite molto alta: 52,24 Kg. Que-sto per il solo mese di gennaio. La quantità di rifiuti prodotti in media da un carovignese per il 2008 era addirittura di 62,441 Kg.

La società che gesti-sce la raccolta diffe-renziata a Carovigno è la Carbinia spa, che si occupa di pre-levare i rifiuti lasciati nelle campane dislo-cate nel Comune. “A Carovigno abbiamo l’isola ecologica - ci informa Andrea Saponaro, dipendente comunale - ne abbiamo persino una mobile, che è funzionante ma non viene utilizzata perché il gestore non è attrezzato all’uso. Si è pensato re-centemente di passare alla raccolta porta a porta, ma dopo aver valu-tato i costi, ci si è resi conto che il

Comune non poteva farsi carico di spese così onerose”.San Vito è il Comune più virtuo-so: è l’unico ad avere superato nel gennaio 2009 la soglia del 10% di ri-fiuti differenziati, 10,15% per l’esat-tezza. Per l’anno 2008 la media era dell’ 11, 047%. A San Vito, oltre ai cassonetti dislocati nella città, i cittadini possono avvalersi della raccolta porta a porta, che avviene

ogni mercoledì mattina o posso-no recarsi direttamente all’isola ecologica, gestita dalla Serveco, sita nella zona industriale. La rac-colta è cominciata nove anni fa e ha raggiunto risultati discreti, ma largamente migliorabili, anche secondo Alma Passante, coman-

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Mese IndifferenziataKg.

DifferenziataKg.

Tot. RSUKg.

Rif.Diff.%

Prod. ProcapiteKg. al Mese

Gennaio 779.960,00 30.460,00 810.420,00 3,76 52,24Febbraio 543.180,00 24.800,00 567.980,00 4,37 36,61TOTALE 1.323.140,00 55.260,00 1.378.400,00 4,009 44,424

Mese IndifferenziataKg.

DifferenziataKg.

Tot. RSUKg.

Rif.Diff.%

Prod. ProcapiteKg. al Mese

Gennaio 598.453,00 67.570,00 666.023,00 10,15 33,63TOTALE 598.453,00 67.570,00 666.023,00 10,145 33,626

Mese IndifferenziataKg.

DifferenziataKg.

Tot. RSUKg.

Rif.Diff.%

Prod. ProcapiteKg. al Mese

Gennaio 639.640,00 30.520,00 670.160,00 4,55 43,92TOTALE 639.640,00 30.520,00 670.160,00 4,554 43,916

Mese IndifferenziataKg.

DifferenziataKg.

Tot. RSUKg.

Rif.Diff.%

Prod. ProcapiteKg. al Mese

Gennaio 238.800,00 15.060,00 253.860,00 5,93 40,67TOTALE 238.800,00 15.060,00 253.860,00 5,932 40,670

alle Nelle tabelle riportate di seguito i dati forniti dalla Regione Puglia relativi alla raccolta dei rifiuti nei primi mesi del 2009 a Carovigno, San Vito dei Normanni, Latiano e San Michele Salentino. Le cifre del mese di febbraio sono disponibili per il solo Comune di Carovigno.

DifferenziataPercentuale: 4.01%

DifferenziataPercentuale: 10.15%

DifferenziataPercentuale: 4.55%

DifferenziataPercentuale: 5.93%

IndifferenziataPercentuale: 95.99%

IndifferenziataPercentuale: 89.85%

IndifferenziataPercentuale: 95.45%

IndifferenziataPercentuale: 94.07%

CAROVIGNO

LATIANO

SAN MICHELE SALENTINO

SAN VITO DEI NORMANNI

dante della Polizia Muncipale: “Si potrebbe fare ancora di più con una maggiore collaborazione da parte dei cittadini, che a volte si rendono protagonisti di atti di distrazione o di inciviltà. È capitato di trovare nelle campane sacchetti di cenere con carboni ancora accesi, o rifiuti di altra natura rispetto a quella con-sentita. Queste disattenzioni hanno recato talvolta danni irreparabili ai cassonetti, obbligando il Comune a spese per la loro sostituzione”.Insomma, il quadro è un po’ de-solante. Persino le cifre di San Vito sono ben lontane da quelle di altre Regioni: si pensi ad esem-pio che in Toscana già nel 2007 la media dei rifiuti differenziati era superiore al 30%. Per non parlare di altre Regioni come la Lombar-dia nella quale, secondo i dati forniti da Legambiente, ben 588 Comuni superano il 55% di rifiuti differenziati, con punte dell’80% nei Comuni più piccoli. Cosa c’è da fare allora? Incentivare la raccolta, di sicuro, con iniziati-ve come quelle in atto a Latiano e a San Vito. Ma anche avere il coraggio di spendere di più per l’ambiente, puntando su una rac-colta più variegata (rifiuti umidi) e servizi che agevolino la raccolta (prelievo porta a porta). E magari anche informare di più i cittadini sulla destinazione di questi rifiuti, perché spesso il maggior nemico della civiltà è il demone della dif-fidenza, che spinge molti a dubi-tare che i rifiuti raccolti vengano poi realmente riciclati.

www.rifiutiebonifica.puglia.it

AL LINK

differenze

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Il mondo di domani, è ovvio, sarà nelle mani dei bambini di oggi. Per questo educare al rispetto per l’ambiente significa investire in qualche modo sul futuro del pianeta. Vanno in questa direzione due iniziative del Comune di San Vito dei Normanni, in pieno svolgimento proprio in questi giorni. La prima si chiama Ecoliadi, ed è una gara tra le scuo-le elementari e medie della città, i cui alunni si sfideranno a colpi di scontrini. Ogni ragazzo che si recherà all’Isola Ecologica per portare i rifiuti, correttamente differenziati, riceverà un numero di scontrini proporzionale alla quantità di rifiuti depositata. La classe che, fino al 9 maggio 2009, avrà raccolto più tagliandi, riceverà come premio un notebook e una minibiblioteca composta da 50 libri. Bella iniziativa. Peccato che l’isola ecologica sia aperta solo al mattino, quando i ragaz-zi sono a scuola. Unica eccezione il giovedì, in cui è prevista l’apertura pomeridiana dalle 16 alle 18. È vero che i rifiuti possono essere portati anche dai genitori e dai parenti dei ragazzi e che il principale obiettivo del progetto è aumentare la percentuale di rifiuti differenziati, ma for-

se era il caso di escogitare modalità un po’ diverse, per consentire ai ragazzi di familiarizzare con l’Isola Ecologica. Più curioso e coinvolgente l’altro progetto, iniziato a gennaio, che è rivolto solo agli alunni della scuola primaria e che è in atto, oltre che a San Vito, anche ad Avetrana, Maruggio, Monteiasi, Palazzo San Ger-vasio. I bambini, in giorni prestabiliti della settimana e a rotazione, si trasformano in “piccoli vigili ecologici”: muniti di casacca e di un bloc-chetto per le multe circolano per le strade per sanzionare eventuali infrazioni nella raccolta dei rifiuti. Qualunque tipo di comportamento incivile (sacchetti della spazzatura fuori dai cassonetti, veicoli in so-sta davanti agli stessi, presenza di materiali diversi nei sacchetti della raccolta...) verranno evidenziati con un’apposita multa ecologica: una sanzione simbolica, ovviamente, ma che ha la duplice funzione di re-darguire i cittadini incivili e sollecitare i ragazzi ad apprendere le re-gole per una sana vita sociale. Insomma, siete avvisati. Occhio al vigile ecologico! M.N.

alle iniziativeOCCHIO AL VIGILE ECOLOGICOA San Vito due iniziative del Comune per educare piccoli e grandi alla raccolta differenziata

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A Latiano, Comune del bacino ATO BR/2, per incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti è stato lanciato un concorso a premi. Il sindaco Graziano Zizzi e l’assessore all’Ambiente Daniele Massaro, in una con-ferenza stampa, hanno illustrato i contenuti e le modalità del concorso, che mette in palio diversi premi che verranno distribuiti ai “campioni” del riciclo, tra cui una bicicletta elettrica, e decine tra mountain bike e lettori mp3 portatili. Il concorso “Fai la differenza, il Comune ti premia” sta riscuotendo un buon successo, soprattutto tra i più giova-ni. Sono state coinvolte anche le scolaresche della cittadina, nonché le associazioni. In particolare la raccolta differenziata riguarda il vetro, la carta e la plastica, ed ogni settimana per 8 settimane sarà concentrata in punti di raccolta diversi, cui conferire il materiale differenziato; qui i cittadini hanno la possibilità di incontrare esperti in politiche ambientali che risponderanno alle domande e ai dubbi, mentre il personale addetto provvederà a “pesare” i rifiuti e compilare la scheda raccogli-punti. Il calendario completo dell’iniziativa con i punti di raccolta: 20 febbraio (Parco Padre Pio, via Torre Santa Susanna); 27 febbraio (Par-co Pigna); 6 marzo (Piazzale Stazione ferroviaria); 13 marzo (Piazzet-ta viale Martin Luther King); 20 marzo (Parco Padre Pio); 27 marzo (Parco Pigna); 2 aprile (zona 167, lato Piscina); 9 aprile (Piazzetta viale Martin Luther King). “Si tratta di una campagna di sensibilizzazione – ha affermato l’assessore Daniele Massaro – organizzata nell’attesa che si dia il via alla raccolta differenziata porta a porta, che nel nostro Comune partirà il 1° maggio prossimo. Questa raccolta domiciliare por-terà un significativo cambiamento delle abitudini dei nostri concittadini, poiché verranno rimossi tutti i cassonetti oggi presenti nel centro urba-no. Consideriamo, dunque, questo concorso come un incentivo a diffe-renziare i rifiuti, ma anche un modo per preparare i latianesi a questi cambiamenti”. Il commento del sindaco Graziano Zizzi: “Io credo che questo cambiamento nella raccolta dei rifiuti possa portare dei benefici in

termini di immagine e di igiene per le nostre strade cittadine, senza dire poi che ci sarà anche una valorizzazione dei rifiuti che potrebbe portare benefici economici e lavorativi”.

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alle iniziative

di Claudio ArgeNtieri

CAMPIONI DEL RICICLOA Latiano la differenziata si fa con un concorso a premi, promosso dall’assessorato all'Ambiente

20 MAR

27 MAR

2 APR

Parco Padre Pio

Parco Pigna

Zona 167 - lato Piscina

PiaZZetta viale Martin luther King9 APR

Prossime tappedell'iniziativa

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La Polizia Municipale dà i numeriInterventi, violazioni e sinistri nel bilancio 2008. Un documento che riserva curiosità e sorprese

Il Comando di Polizia Muni-cipale di Latiano, guidato dal comandante dott. Tito Ragu-

sa, ha tirato le somme di un anno impegnativo come il 2008, riepi-logando interventi, violazioni,

sinistri, e quant’altro in un docu-mento che riserva molte sorpre-se e ghiotte curiosità. Si tratta di numeri “importanti”, che rendo-no bene l’idea di un ufficio che lavora e produce tanto. C.A.

POLIZIA MUNICIPALE32.745 Chilometri per pattugliamenti816 Violazioni accertate57.120.64 € Incassi78 Sinistri stradali5 Autoveicoli rubati e riconsegnati3 Patenti ritirate5 Carte di circolazione ritirate87 Pass per invalidi rilasciati

223Passi carrabili accertati e certificati con apposito cartello

20Sedute di contenzioso dinanzi all'Ufficio del Giudice di Pace

TUTELA DEL TERRITORIO18 Sopralluoghi1 Sequestro discarica abusiva5 Violazioni edilizie accertate2 Interventi per nubifragio

60Controlli notturni antivandalismo negli edifici scolastici

TUTELA DEI MINORI E DEGLI ANZIANI2 Minori e anziani ritrovati

25Pratiche trattate con il Tribunale dei minori

4Interventi effettuati in collaborazione con gli assistenti sociali

POLIZIA AMMINISTRATIVA15 Ricongiungimenti familiari356 Pratiche di immigrazione3.254 Pratiche d'ufficio trattate

32.745

816

57.120,64

KM Percorsi Per PattugliaMenti

violaZioni

€ incassi

sinistri stradali

autoveicoli rubati, recuPerati e riconsegnati

Patenti ritirate

carte di circolaZione ritirate

Pass invalidi rilasciati

Passi carrabiliaccertati e certificati con aPPosito cartello

sedute di contenZioso

785

3587

22320

2008latianese

LatianoOCCHIO A N N O 1 N . 3 - M A R Z O 2 0 0 9

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SI RIMETTE IN SESTOIL PALAZZETTO

Oltre 200mila euro per ristrutturare il Palazzetto con un finanziamento Regione - Comune di Carovignodi Marilena LocorotoNdo

Sarà trasformata in un mo-derno complesso polifun-zionale, la vecchia struttura

del Palazzetto dello Sport di Via Polinisso. L’Amministrazione co-munale darà il via ai lavori entro il prossimo aprile.“Stiamo cercando di utilizzare al meglio le risorse comunitarie 2007-2013, favorendo lo sviluppo della città, compatibilmente con le sue predisposizioni sociali. In questo senso va l’intervento Palestra Po-livalente – Dotazione impianti sportivi e adeguamento a nor-ma, un’opera di ristrutturazione ormai necessaria per soddisfare le esigenze degli atleti carovignesi.” Il

sindaco Vittorio Zizza commen-ta con queste parole il progetto, entusiasta di realizzare un centro indispensabile per le competizioni provinciali e regionali delle squa-dre di basket e volley, ma non solo. Nel Palazzetto infatti oltre ad allenamenti e gare sportive, si svolgono da sempre manifesta-zioni culturali, rappresentazioni teatrali e saggi di danza. Il progetto in atto presenta molte novità volte ad esaltare al con-tempo un punto di riferimento per i giovani atleti carovignesi e uno dei centri nevralgici per la città di Carovigno. Per il nuovo Palasport saranno realizzati la-vori di sistemazione del piazzale antistante, attualmente in stato di profondo degrado, essendo quella di Via Polinisso una zona perife-rica. All’esterno dell’edificio com-pariranno dei ca-nestri di basket ancora mancanti e una rete di pal-lavolo per le atle-te o gli atleti del volley. Nuovi spa-zi quindi per più utenti. Si prov-

vederà ad un adeguato impianto di illuminazione esterna con un gruppo elettrogeno per garantire il funzionamento dell’impianto an-che in assenza di corrente. Per la parte interna invece è prevista la rifinitura delle superfici di gioco con materiali più adatti alle varie attività sportive.“Per noi questo nuovo spazio servi-rà ad incrementare l’affluenza dei giovani. Abbiamo circa 60/70 ra-gazzi di 11/12 anni che necessitano di un punto di incontro dove prati-care sport, maturando solidarietà e spirito di gruppo”. Questo il com-mento del dirigente sportivo della New Basket Carovigno, Alessan-dro Carlucci, che conclude: “Cre-do che con quest’intervento ci sarà più utenza, più pubblico durante le partite importanti ed è positivo

perché le squadre hanno bisogno del calore dei propri tifosi”. Anche il presidente della Magic Volley Carovigno, Carmine Monna, è entusiasta degli interventi al Pala-sport di via Polinisso e suggerisce la creazione di una nuova struttu-ra che affianchi quella esistente, per una maggiore utenza giovani-le, con attrezzature svariate anche per nuove discipline.Il sindaco continua: “Il progetto da noi ideato prevede numerosi inter-venti per le zone a servizio degli at-leti, degli arbitri e del personale ad-detto, con accessi dall’esterno e dal campo di gioco, con rampe dotate anche di servo scala per gli utenti con ridotte capacità motorie. Ov-viamente saranno realizzati bagni di servizio anche per diversamente abili”.

pAlestrA poliVAlente,

iMpiAnti sportiVi e AdeguAMento

A norMA per soddisfAre le esigenze degli Atleti. il ViA Ai lAVori entro il Mese di Aprile

Carmine Monnapresidente del Carovigno Volley

CarovignoOCCHIO

Alessandro Carluccidirigente New Basket Carovigno

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STRADE MALEDETTEPiù rondò e meno incidenti per garantire la sicurezza sulle strade più a rischio

La gravità del fenomeno de-gli incidenti stradali attesta nel territorio carovignese

la pesante mancanza di una cul-tura della sicurezza stradale. La riduzione della velocità con la creazione di rotonde in prossi-mità degli incroci più pericolosi, l’inasprimento delle sanzioni per le varie violazioni sembrano per

la polizia municipale le soluzioni più efficaci.Troppe persone hanno perso la vita in questi anni su quelle stra-de ormai definite “maledette”. Secondo i dati del comando della polizia municipale di Carovigno, negli ultimi anni sono tre le strade più segnate dagli scontri automo-bilistici: Carovigno-Santa Sabina, strada provinciale n° 34; Carovi-gno-Serranova, strada provinciale per Specchiolla; Carovigno-San Michele, strada comunale. Il co-mandante della Polizia Municipa-le di Carovigno, Emilio Parisi, ci ha spiegato l’utilità della costru-zione delle rotatorie sul territorio carovignese: “Siamo molto sod-disfatti degli interventi fatti dalla Provincia sui punti nevralgici del traffico stradale. La costruzione del rondò sulla Carovigno-Serranova ha portato nel 2008 una diminu-zione del numero di incidenti da 9/10 a 2/3.” Questi dati rincuo-rano e incoraggiano le istituzio-ni a fare nuovi interventi per la sicurezza dei cittadini. “È inoltre prevista - informa il comandante Parisi - nel piano dell’Ammini-strazione comunale, la costruzione di un piccolo rondò che risolva la pericolosità della strada comuna-le Carovigno-San Michele, una proposta che noi approviamo pie-namente avendo visto i risultati della rotonda sulla provinciale per Specchiolla”. Sempre dai dati della Polizia Municipale tra le cause de-gli incidenti emergono con più incidenza l’eccesso di velocità e i

sorpassi azzardati, l’abuso di alco-ol e droghe, l’uso di cellulari men-tre si è al volante. In estate nelle ore di punta sono gli abbagli del sole a destabilizzare gli automobi-listi, nelle ore notturne i consueti subdoli colpi di sonno. “Noi e tutte le forze dell’ordine vorremmo una maggiore prudenza da parte dei giovani, quel senso civico che non c’è. Fino al 2007 - spiega - con

questo spirito abbiamo fatto i corsi di mini-vigile per dare ai ragazzi anche la possibilità di prendere il patentino del ciclomotore. Per loro attualmente sembrano utili solo le politiche restrittive, le sanzioni pre-viste per le infrazioni e per l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. Anche se bisogna ricordare a tutti che più sicurezza significa anche più libertà”. M.L.

interVenti proVinCiAli e

CoMunAli hAnno portAto AllA

diMinuzione del nuMero degli

inCidenti

Lo stesso sindaco Vittorio Zizza ha pubblicato sul suo blog una let-tera al presidente della Provincia di Brindisi, Michele Errico, per sollecitare un intervento di riordino della strada provinciale n° 34 che collega Carovigno alla località balneare di Torre S. Sabina. Si propone la riduzione della velocità con la creazione di rotonde in prossimità degli incroci più pericolosi e la miglior aderenza all’asfal-to con il rifacimento del manto stradale utilizzando materiale dre-nante ed antisdrucciolevole .

http://www.vittoriozizza.net

Lettera del sindaco Vittorio Zizza al presidente della Provincia Michele Errico

AL LINK

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CHIUSO PER CRISIA San Vito Puglia Cablaggi chiude e 15 famiglie allo sbando. Timori e preoccupazioni

La crisi economica vista in tv, lontana, ci ha raggiunto e stringe in una morsa di

ferro i progetti, le aspirazioni di 15 operai sanvitesi. Credevano di aver raggiunto una loro stabilità fatta da un contratto a tempo indeter-minato con la Puglia Cablaggi Srl. Un’azienda che sorge nell’imme-diata periferia del paese, sulla via per Specchiolla, e che fa capo alla COBO SUD di Chieti, a sua volta referente della COBO SpA di Leno (BS). L’andamento dell’economia mondiale prima e nazionale poi, ha fatto sì che anche la nostra cit-tadina risentisse della congiuntura negativa. La speranza è che le cose possano migliorare e magari mo-

dificare il destino di questa terra. In meglio però. Abbiamo incontrato alcuni degli attori di questa ennesima vertenza occupazionale del nostro territorio: i lavoratori della Puglia Cablaggi ed il sindacalista che segue il loro caso.L’aria che si respira non è delle mi-gliori; incontriamo gli operai della Puglia Cablaggi SRL a termine di un’assemblea sindacale. Con mol-to rispetto ci avviciniamo e propo-niamo loro di rilasciarci un’intervi-sta. Nei loro occhi riconosciamo il timore di essere identificati. Li ras-sicuriamo che faremo un’intervista collettiva senza nomi, niente che li possa identificare. Hanno voglia di parlare: quelle voci semi spente prendono fervore ed è un accaval-larsi di storie, imprecazioni, dubbi. Procediamo per ordine.Spiegateci, cosa sta accaden-do?Accade una cosa molto semplice: la fabbrica chiude.Immaginavamo che la crisi sarebbe arrivata da noi, che siamo “perife-

ria”.Abbiamo fatturato molto fino a lu-glio 2008; poi ci sono state le ferie estive ed al rientro, a settembre, abbiamo subito notato il calo repen-tino degli ordinativi. Abbiamo sem-pre avuto un sovraccarico di lavoro e, invece, di colpo…Da quello che mi dite si evince che eravate informati sui fattu-rati.Regolarmente avevamo delle riu-nioni con l’amministratore che ci informava sui fatturati, sui piani operativi e gestionali del gruppo. Chiaramente a decisioni prese, a fatti accaduti; venivamo semplice-mente informati. Noi non decidia-mo niente.Mi sembra di capire che c’era un rapporto con gli operai di-verso da tante altre realtà di San Vito, dove l’operaio è con-siderato solo in quanto tale; ma anche che la gestione di questo momento di crisi non vi ha visto più protagonisti in positivo.Dal nostro punto di vista la crisi è

stata gestita male (ed intanto gli sguardi degli operai si incontrano in un silenzio assenso per chi sta parlando). Le motivazioni sono va-rie: l’azienda nasce nel ’99 ma poi viene venduta alla Cobo di Brescia. La crisi esiste, è sotto gli occhi di tutti, ma secondo noi è una scusa. Oggi per la ditta diventa oneroso sostenere i costi di natura logistica e quindi hanno deciso di chiudere. La cosa grave è che ci licenziano tutti, anche se ci hanno proposto l’assunzione a Chieti per 4 unità. Con lo stesso contratto che abbiamo ora, stesso stipendio da cui sottrarre, però, le spese dello stare fuori. Come si fa a mantenere una famiglia con i pochi soldi che restano? Per quelli che restano senza lavoro non sareb-be giusto.Dicevate di una gestione che non vi convince.Una gestione completamente sba-gliata. Non hanno pensato ad un nuovo piano di ammortizzatori sociali, di cassa integrazione, di mobilità. Potevano fare una cassa integrazione a turnazione salvando

interViste A lAVorAtori e

sindACAto per fAre il punto di unA situAzione

CritiCA e deliCAtA

di Francesco d'AgNANo

San Vito dei NormanniOCCHIO

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tutti (interviene un altro operaio).Ne interviene un altro per spiega-re meglio: invece di licenziare 15 operai solo a San Vito, potevano metterne 5 in cassa integrazione a Brescia, altri 5 a Pescara e 5 a San Vito e si faceva a turnazione.Con quali criteri saranno scelti i 4 operai che si trasferiranno a Pescara?Non ci sono stati dei criteri, in linea di massima abbiamo chiesto noi che fossero gli operai con famiglia ad usufruire di questa possibilità. Una forma di minima solidarietà che ci vede uniti in questo momento.State ancora lavorando?In base agli ordinativi vecchi da smaltire abbiamo ancora molto la-voro, ma la ditta adesso fiscalmente non sta chiudendo, sta solo licen-ziando. Appena saranno smaltiti i carichi di lavoro procederà.Ma voi quindi potreste fare ostruzionismo, allungando i tempi dello smaltimento degli ordinativi?No. Intorno a maggio si procederà comunque ai licenziamenti. Intan-to serpeggia un forte sentimento di insoddisfazione.Cosa intendete fare? Questa sera c’è stata una riunione con il sindacato, si è deciso qual-cosa?Abbiamo chiesto alla CISL di rap-presentarci e di farsi carico della contrattazione. Siamo uniti nel chiedere di mantenere i posti di la-voro. Ci interessa capire anche se le cose che ci hanno detto sono vere… Se è vero che i costi di gestione di questo capannone sono così alti o se invece si vuole spostare il lavoro verso Paesi dove la retribuzione e quindi i carichi economici per la ditta sono meno pesanti.Mi spiegate meglio?

Da qualche tempo, molto del lavoro della COBO è stato trasferito verso la Romania. Lì è attivo un capan-none con circa 250 dipendenti, quasi tutte donne, il cui stipendio dire ridicolo mi sembra il minimo. Notizie trapelate ci assicurano, inol-tre, di un interesse verso l’India. Di sicuro i nuovi ordinativi sono stati dislocati verso Pescara e Romania e non più a San Vito. Aspettiamo che il sindacato faccia le sue mosse in accordo con noi. Al momento la prospettiva sono gli ammortizzatori sociali, ma è solo un palliativo.Se la contrattazione non andrà a buon fine auspicate una serie di scioperi?Prima aspettiamo i risultati di que-sta contrattazione. Non è una cosa imminente ma le tappe, in queste situazioni, sono note a tutti.

Tra strette di mano e sorrisi che sanno di amaro ci congediamo e mentre ci stiamo allontanando un operaio che è ri-masto tutto il tem-po in silenzio ci richiama all’atten-zione con un “Dot-tò, che sia chiaro, a noi non ci interessa andare contro que-sto o quello; a noi interessa lavorare e portare uno stipendio a casa, alle nostre famiglie”.

A questo punto incontriamo Nun-zio Semeraro, segretario genera-le della F.I.M. (Federazione Italiana Metalmeccanici) C.I.S.L Brindisi in una di quelle giornate che Batti-sti avrebbe definito uggiose e non

solo per il tempo.Lei rappresenta, in questi giorni, gli operai della Puglia Cablaggi SRL nella contrattazio-ne con COBO SpA di Leno (Brescia)?Chiariamo prima di tutto due cose: la Puglia Ca-blaggi di San Vito fa rife-rimento alla COBO Sud di Chieti che, a sua volta, rientra nel Gruppo COBO SPA di Leno. Pertanto la vicenda che trat-teremo è tra la Cablaggi e la COBO Sud.Ha detto bene, la rappresento da pochi giorni e mi spiego meglio: nonostante il mio impegno di sin-dacalista ero a conoscenza della presenza, sul territorio sanvitese, di questa attività imprenditoriale, ma non avevo avuto mai l’opportunità di poter rappresentare i lavorato-

ri in quella realtà. Con molta sorpre-sa, scopro in questi giorni che non c’era nessuna rappresen-tanza sindacale. In poche parole nessun lavoratore era rap-presentato da sigle sindacali. Un’isola felice, senza problemi?Non lo so…

Vista la situazione che mi ha raccontato, si è chiesto come mai è stato interpellato pro-prio lei della C.I.S.L. e non la C.G.I.L. o la U.I.L?Mi sono fatto questa domanda più volte e ho trovato tante risposte. La cosa che mi preme adesso è quella di cercare di risolvere questa situazio-ne nel miglior modo possibile, negli interessi dei dipendenti. Sono impe-gnato nel sociale da molto tempo e sono stato coinvolto dai lavoratori che mi conoscevano.Come sono in questo momen-to i rapporti tra il sindacato e l’azienda?Cortesi ma come tra una Società che vuole mandare a casa 15 operai e noi che non recediamo di un solo passo sui nostri diritti. Parliamoci chiaro, qui sono in gioco non solo le sorti di 15 persone ma anche delle loro famiglie, dell’economia di una piccola città che vede chiudere per sempre una, se pur piccola, realtà

sullA sCACChierA si

gioCA il futuro dei lAVorAtori

Aziende e sindACAto Attenti A non sVelAre le prossiMe Mosse

L'INDENNITÀ DI MOBILITÀ è una prestazione di disoccupazione che viene ricono-sciuta ai lavoratori che abbiano perduto il posto di lavoro a seguito di licenziamento e che risultino iscritti nelle liste di mobilità. Contestualmente all'invio delle lettere di licenziamento, il datore di lavoro deve comunicare ai sindacati e al UPLMO (Ufficio Provinciale del Lavoro e Massima Occupazione), la lista con relativi dati anagrafici dei lavoratori licenziati ed il resoconto dei criteri di scelta applicati per aver licenziato quel lavoratore piuttosto che l'altro. La mobilità è pari per i primi 12 mesi al 100% del trattamento di cassa integrazione straordinaria percepito o che sarebbe spettato nel periodo immediatamente precedente il licenziamento, nei limiti di un importo massimo mensile. Per i periodi successivi l'80% del predetto importo.

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San Vito dei NormanniOCCHIO

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che dava lavoro. Al Sud, in questo periodo di crisi internazionale, non ce lo possiamo permettere.C'è stato un incontro tra sinda-cato e società. Cosa è emerso?Una cosa molto semplice: “Non sia-mo in grado di mantenere questa attività. I costi di gestione sono alti e il trasferimento dei lavori, fatti in loco, sono onerosi (800 euro!!!) e poi l’attività è dislocata troppo a Sud”.Ottocento euro?Sì, mi sono sembrate misere motiva-zioni, ma queste sono le cose che ci sono state dette.Come state procedendo ora?Attraverso una serie di riunioni stiamo cercando di condividere ogni iniziativa che intraprendiamo con i dipendenti .Abbiamo proposto alla COBO di rifarsi agli ammortizzatori sociali. È da chiarire, anche in questo caso, che lo sforzo non verrebbe fatto co-munque dall’azienda perché sareb-be l’INPS a farsene carico.Al riguardo, una delle vie da per-correre sarebbe la legge 223 del ’91 (mobilità): l’azienda dichiara la crisi e per i 24 mesi successivi ci sa-rebbe una copertura salariale par-ziale per i dipendenti a carico dell’ INPS ed inoltre il lavoratore viene iscritto in una lista speciale da cui altre aziende, bisognose di manodo-pera, possono attingere usufruendo di sgravi fiscali.Ma mi sembra poco…Peggio. Come già sapevamo, non si può utilizzare la mobilità perchè essa è prevista solo per le aziende con più di 15 dipendenti, mentre la Puglia Cablaggi SRL ha solo quin-dici dipendenti a contratto indeter-minato.Ma sembra il gioco degli scac-chi dove tutte le mosse sono

predeterminate.Non lo so, torno all’ipotesi che fosse “un’isola felice”.Ma la COBO vi ha proposto delle soluzioni alternative?Sì (e un sorrisetto gli sfugge). Il TFR (trattamento di fine rappor-to) più 3000 euro per il nulla a pretendere successivamente; in po-che parole vi prendete questi soldi e non potete pretendere altro da noi.Qual è stata la vostra rispo-sta?Ma stiamo scherzando? È una pro-posta che non sta nè in cielo nè in terra. Assolutamente no.Ci è dato sapere che la società ha proposto delle assunzioni, per solo poche unità, presso la sede di Chieti. Conferma?Non voglio entrare nel merito delle decisioni degli operai, ma con loro ne abbiamo parlato. A dirla tutta in un primo momento non si trattava di vere e proprie assunzioni ma di contratti interinali, quindi a tempo determinato. Oggi propongono un contratto a tempo indeterminato a solo 4 unità. A parità di stipendio la loro vita, comunque, si svolgerebbe lontano da casa e con l’incertezza

di una possibile crisi nell’azienda di Chieti. Quindi senza alcuna cer-tezza per il loro futuro.Le prossime azioni che vi pro-ponete di fare?La situazione non è semplice e siamo in attesa di risposte certe per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, quali la cassa integrazione per esempio. La vicenda si evolve di giorno in giorno e poi, per ripren-dere un’affermazione che ha detto lei prima, è come una partita a scacchi. Noi ce la giochiamo ma non facciamo certo sapere le nostre mosse in anticipo.Scioperi?Ogni cosa a suo tempo. Speriamo che non si arrivi a questa decisio-ne. Ci sono molte strade da intra-prendere. Noi siamo disponibili a sederci al tavolo e negoziare, ma una cosa deve essere chiara per tut-ti: bisogna salvaguardare il futuro dei dipendenti.C’è ansia, paura?Glielo si legge negli occhi. È come il capannone in cui lavorano: se si fa la strada per andare a Specchiolla lo si confonde con l’autolavaggio at-tiguo e facendo la strada al contra-

rio non lo si nota proprio. È come se non ci fosse, proprio come loro che fino a qualche giorno fa erano soli, invisibili.Sono ormai lontani i giorni in cui vigeva lo slogan: “la fabbrica è mia e la gestisco io”. È diversa la real-tà in cui viviamo, ma una cosa è certa: il sindacato sarà sempre al loro fianco.

LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI (CIG) è un istituto previsto dalla legge, consistente in una prestazione economica (eroga-ta dall'Inps) in favore dei lavoratori sospesi dall'obbligo di eseguire la pre-stazione lavorativa o che lavorano a orario ridotto.L'istituto è stato introdotto nell'ordina-mento per la prima volta con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 12 agosto 1947, n. 869, che conte-neva disposizioni sulle integrazioni sa-lariali, poi ratificato con modificazioni dalla legge 21 maggio 1951, n. 498.LA RATIO LEGIS è quella di venire incontro alle aziende che si trovino in momentanea difficoltà, sgravandole in parte dei costi della manodopera temporaneamente non utilizzata.

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1919

COLPO D’OCCHIO - ESCLUSIVOa cura di Giuseppe di Viesto

e Michelangelo Nigro

San Vito dei N. Nelle foto Abbigliamento casual e andatura disinvolta, Ser-gio Rubini era a San Vito lo scorso 13 marzo. Accompagnato da un team di una decina di persone, il regista e attore pugliese ha scrutato ogni angolo di piazza Carducci e corso Leonardo Leo. Ha scelto l’ora di pranzo, forse per sfuggire agli occhi dei suoi fan e fare tranquillamente il suo tour per le strade cittadine.Come mai qui a San Vito?Stiamo cercando la location per alcune scene del mio prossimo film.Quando cominceranno le riprese?Siamo ancora in alto mare. Bisogna prima trovare i soldi…Impossibile estorcergli qualche altro particolare: top secret titolo e soggetto del film.Dopo aver risposto alle nostre domande ha continuato con at-tenzione il suo giro. Il suo sguardo si è concentrato soprattutto sulla piazza, perlustrata da ogni punto e angolatura. Speriamo di vedere presto la troupe di Rubini in azione nella nostra cittadina.

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L’era moderna è caratteriz-zata dal fatto che alle mac-chine sono affidate ormai

molte delle mansioni di lavoro che una volta spettavano all’uo-mo. Gli spostamenti avvengono più velocemente grazie all'auto-mobile, non si trasportano più pesi, non si salgono le scale. L’essere umano va pertanto in-contro ad una carenza cronica di movimento. Disegnato in millenni dalla na-tura come essere marciatore, corridore e cacciatore, l’uomo, che per sopravvivere doveva percorrere marciando lunghi

tratti nella savana, correre per inseguire la selvaggina, saltare i fossati, arrampicarsi su alberi o dirupi, lanciare giavellotti, lotta-re e nuotare, si ritrova nel giro di alcune generazioni a dover tra-scorrere la maggior parte della giornata in uno spazio di pochi metri quadrati, magari seduto alla scrivania e davanti ad un computer. Tutto ciò non fa parte della natura dell’uomo. Bisogna correre ai ripari, tro-vando un’attività fisica in grado di sopperire alla carenza di mo-vimento cronico e nel contempo rispettare la vasta gamma di mo-vimenti propri della biomeccani-ca umana. Cerchiamo di definire alcuni termini molto usati ed in voga. Che cos’è l'attività fisica? “L’attività fisica è definita come ogni movimento del corpo in-dotto dai muscoli scheletrici, in grado di dare luogo ad una spe-

sa energetica eccedente rispetto alla condizione di riposo”. Quindi anche lavorare con un discreto impegno fisico e fisiolo-gico, fare lavori domestici, cam-minare a piedi per fare la spesa o uscire in compagnia, andare in bicicletta, fare giardinaggio, nuotare al mare, sono un’ottima attività fisica. Se fatta con caden-za sistematica e con impegno per alcune ore al giorno, può es-sere sufficiente, nell’età adulta, a sopperire in tutto e per tutto alla “malattia ipocinetica” (mancanza di attività fisica).Che cos'è l'attività sportiva? Chi vuole spingere il proprio organismo un po’ oltre può pen-sare di dedicare alcune ore alla settimana all’attività sportiva. Ma che cos’è lo sport? Dal punto di vista etimologico il termine ha una lunga storia, traendo origine addirittura dal termine latino de-portare che tra i suoi significati

aveva anche quello di uscire fuo-ri porta, cioè uscire al di fuori delle mura cittadine per dedicar-si ad attività sportive. Da questo termine derivarono il provenzale deportar, lo spagnolo deportar e il francese desporter (divertimen-to, svago). Da quest’ultimo prese origine nell’inglese del XIV se-colo il termine disport, che solo successivamente, intorno alla fine del XVI secolo, venne abbre-viato nell’odierno sport.Il termine sport è forse la parola più usata del vocabolario della lingua italiana. Ognuno ha la sua personale definizione per il ter-mine sport. Alcuni, dando una interpretazione molto restrittiva, considerano sport solo quello agonistico, quello che impegna in maniera rilevante attraverso competizioni organizzate. Ma possiamo dire che pratica sport anche chi gioca magari a calcetto o a tennis una volta alla

di Vito Attorre

L’uomo moderno sempre più sedentario. Fitness e wellness, soluzioni alla “malattia ipocinetica”Alla ricerca della forma

"Mens sana in corpore sano"giusto Mix trA AttiVità fisiCA e

benesserepsiChiCo

SaluteOCCHIO

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settimana; oppure la casalinga che frequenta una palestra o che pratica il free walking (cammina-ta libera e all’aperto)?La definizione più appropriata ci viene fornita dalla Carta Europea dello Sport (Consiglio d’Europa, Rodi 1992)Sport è “qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organiz-zata o non, abbia per obietti-vo l’espressione o il migliora-mento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’otteni-mento di risultati in compe-tizioni di tutti i livelli”. Quindi tutto è sport, anche fare un torneo di scacchi, burraco, bridge, ecc… Il Coni riconosce oramai come Discipline Sportive Associate la FEDERAZIONE ITALIANA DAMA (FID), la FEDE-RAZIONE ITA-LIANA GIOCO BRIDGE (FIGB) e la FEDERAZIONE SCACCHISTI-CA ITALIANA (FSI). Quin-di il concetto di sport non è solo circoscritto all’esercizio fisico, ma diventa anche esercizio mentale e, so-prattutto, mezzo e strumento di promozione umana e sociale. Ma abbiamo parlato dell’impor-tanza dell’attività fisica come elemento essenziale di preven-zione delle malattie. Pertanto sarà più utile definire il concetto di : esercizio fisico e motorio “allenamento”. “L’esercizio è una particolare

forma di attività fisica: ha la caratteristica di essere pianifi-cato, strutturato, ripetitivo e di essere finalizzato a migliorare o mantenere lo stato di forma e la condizione di alcune funzioni organiche o l’abilità nell’eseguire alcune attività motorie o sportive, nonché la condizione di benesse-re complessivo della persona”.Quindi, soprattutto nell’età adul-ta, si fa sport o attività fisica non per primeggiare nelle com-petizioni, ma per migliorare la propria condizione di benessere psico-fisico. Attività fisica e fitness, nell’im-maginario collettivo diventano quasi sinonimi.“Il fitness rappresenta la possi-bilità di portare a termine le atti-vità giornaliere con attenzione e vigore, senza fatica e con una ri-serva sufficiente di energia per

far fronte alle emergenze o per godersi il tempo libero”. Il fitness è in realtà un con-

cetto molto

ampio che può essere interpreta-to come l’assenza di malattia, la distanza dalla morte o la capacità di sostenere una determinata at-tività fisica. Può intendere anche la condizione di eseguire alcune attività motorie e sportive. Dun-que, una persona che svolge regolare attività fisica avrà un elevato livello di fitness. Parallelamente al concetto di fit-ness si sta sviluppando quello di wellness, il nuovo stile di vita.“Il wellness è uno stato di sod-disfazione interiore, il risultato di un completo appagamento psico-fisico”. Uno stile di vita wellness richiede quindi atten-zione, non solo al corpo, ma an-che alla mente e allo spirito. Il wellness è salute a 360 gradi. Si raggiunge attraverso l’educazio-ne ad una regolare attività fisica, un’alimenta- z i o n e equilibrata ed un approc- c i o

menta le positivo.

Il concetto di equilibrio è in grado di rivoluzionare il co-mune concetto di salute, così come viene inteso tradizional-mente: un disabile, ad esem-pio, può individuare nell’equi-librio uno stato di salute, pur essendo affetto da una ogget-tiva patologia. La soddisfazione del bisogno di benessere diventa allora un obiettivo da raggiungere oramai per tutte le persone e per tutti gli strati sociali della popolazione. Il riappropriarsi della propria corporeità è il primo e fonda-mentale passo per il raggiun-gimento di un adeguato equili-brio psico-fisico.

Attività suggerite per mante-nersi in forma (dalla più sem-plice alla più impegnativa): • non lesinare di esporsi a sforzo fisico in casa, al lavoro e nel tempo libero;• uscire a piedi, salire le sca-le, effettuare lavori di giardi-naggio o manutenzione do-mestica;• se le vostre condizioni fisi-che e le possibilità logistiche lo permettono, dedicarsi al free-walking, (camminare all’aria aperta o fare passeg-giate in bicicletta);• iscriversi a una palestra or-ganizzata ed attrezzata;• acquistare dell’attrezzatura per praticare home-fitness;• praticare uno sport di tipo amatoriale, che spazia dal fo-oting alla partitella di calcetto o tennis;• praticare sport a livello agonistico.

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Il Circolo del partito della Rifondazione comunista/Sinistra europea di Carovi-

gno in protesta anti-nucleare. Si chiede una mobilitazione popolare in difesa della salute, dell’ambiente, del territorio ca-rovignese contro un provvedi-mento del tutto impopolare. L’accordo tra Berlusconi e Sarkozy ha spiazzato la Puglia e tutti gli italiani, che più di vent’anni fa hanno votato con-tro il nucleare. Sono almeno due i siti indicati per l’inse-diamento di nuove centrali di energia atomica nel territorio

pugliese, considerato mor-fologicamente adeguato al progetto. Carovigno nel brin-disino e Avetrana-Manduria nel tarantino sono in lista per la costruzione delle centrali. Il Mare Adriatico appare ancora un bersaglio perfetto ed il ter-ritorio carovignese, compreso tra le località marine di Spec-chiolla e della Riserva natura-le di Torre Guaceto, il sito più adatto per l’atomico. Il rientro in scena dell'energia nucleare, bandita dopo il referendum del 1987, raggela gli animi di tutti i cittadini che pensavano di aver chiuso per sempre il capitolo

“radioattività”. Il segretario del PRC/SE di Carovigno, Vito Uggenti, invita la cittadinanza carovignese a ribellarsi. “Non bisogna ignorare le vocazioni di un territorio - afferma - Non si può ignorare la volontà espres-sa dal 97% dei cittadini nel refe-rendum popolare del 1987. Per questo motivo dobbiamo costrui-re un nuovo movimento popola-re antinucleare contro le scelte imposte dall’alto. Quella del nu-cleare - spiega - è definita dal nostro Governo una scelta ob-bligata per diversificare le fonti di energia, ma con tutte le fonti rinnovabili che la natura ci of-

fre a costo zero, i siti da costru-ire dovrebbero essere finalizzati esclusivamente alla produzione di energia alternativa”. Anche l’Amministrazione comunale carovignese (PDL), guidata da Vittorio Zizza, ha bocciato la proposta di Carovigno come sito idoneo per l'insediamento di una centrale nucleare. Cit-tadini e forze politiche di ogni colore sono quindi uniti per un’incisiva mobilitazione popo-lare contro il pericolo atomico. “La cosa sconvolgente è la con-sapevolezza che la realizzazione delle centrali nucleari in que-stione avrà tempi lunghissimi

L’accordo del 24 febbraio tra Berlusconi e Sarkozy rilancia l’ipotesi nucleare in PugliaL'ATOMO DELLA DISCORDIA

CopertinaOCCHIO

nel 1987 lA pugliA disse no

Alle CentrAli nuCleAri Con un

referenduM

CAroVigno e AVetrAnA

tornAno oggi trA i siti indiCAti

di Marilena LocorotoNdo

Una vecchia storiaNel 1981 Carovigno fu scelto come sito idoneo per l’insediamento di centrali nucleari. Allora la protesta popolare fu durissima. Il rischio scorie radioattive portò alle urne il 97% della popo-lazione che si espresse in maniera decisamente contraria all’eventualità del nucleare. Questa storica circostanza è ancora ricordata come momento di coesione sociale e fermento popolare, che nella Regione pugliese non ha precedenti. La lotta antinucleare a Carovigno, e in tutta la Puglia, fu vittoriosa. La difesa del Mare Adriatico, di Avetrana e del territorio compreso tra le località marine di Specchiolla e Torre Guaceto, portò la protesta nelle piazze di tutte le principali città.

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(entro il 2020 circa), con costi davvero esorbitanti in una si-tuazione di grave crisi econo-mica come quella che stiamo vivendo. Sarebbe invece auspi-cabile che il governo - afferma Zizza - tenesse in conto i risul-tati del referendum abrogativo del 1987, risolvendo la crisi con

iniziative per la realizzazione di uno sviluppo eco-compatibile e la creazione di energie rinno-vabili, scongiurando così scelte dispendiose che il nostro Paese ha fermamente respinto oltre un quarto di secolo fa.” Il segreta-rio PRC/SE Uggenti crede che questo provvedimento sia cata-

logabile come atto di un “fede-ralismo radioattivo”, imposto alle comunità locali senza al-cun consenso popolare. Biso-gna ripristinare i vecchi cartelli di “territorio denuclearizzato”, tenendo conto delle vocazioni agricole e turistiche del territo-rio carovignese.

La Regione Puglia nei giorni scorsi ha espresso parere sfavorevole all’in-sediamento di centrali nucleari sul nostro territorio. Il governatore Nichi Vendola e l’assessore all’Am-biente Michele Losappio hanno ribadito al Governo centrale, tro-vando larghi consensi, che la Puglia non intende accettare passivamente tale decisione. Alla loro fermezza si aggiunge quella dell’assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Mimmo Lomelo, che ricorda come il territorio pugliese ed i suoi abitan-ti hanno già espresso il loro “no al nucleare” attraverso un referendum di circa vent’anni fa. Inoltre Lomelo ha evidenziato come i siti di Avetra-na, Cerano e Manduria - che sono asismici - siano molto appetibili e di come sia chiaro che il Governo possa puntare a tirarli in ballo nuo-vamente per dar corso all’accordo con la Francia (siglato dai due Pre-sidenti Berlusconi e Sarkozy il 24 febbraio scorso). A tal fine Lomelo ha invitato i 258 sindaci pugliesi a mobilitarsi, scrivendo lettere di sen-sibilizzazione al governo. Da tempo, ormai, il territorio pugliese ha orien-tato la sua politica energetica verso le fonti rinnovabili, dunque tale decisione appare in controtendenza ed inaccettabile. Val la pena ricor-dare che il nostro territorio produce la maggiore quantità di energia in Italia, anzi produce esattamente il 10% dell’energia italiana.

“Il futuro dell'Europa è nelle energie rinnovabili e nel nu-cleare. Avevamo due centrali vicine ad essere completate, poi il fanatismo ideologico di una parte politica ce lo ha impedito. Ma ora dobbiamo

svegliarci da questo sonno”.Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio

“La Puglia si presenta come territorio off limits per qualun-que ipotesi di centrale nuclea-re… La Puglia sarà un confi-ne non superabile da parte di chi immagina questa specie di futuro in forma di trapassato

remoto qual è il nucleare”.Nichi Vendola, goverantore Regione Puglia

La Regione dice

sic et non

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ViaggiOCCHIO

di Emanuele chiArieLLo

La città si divide in old town, parte antica, e new town, parte moderna, e regala emozioni.

TRA ANTICO E MODERNO:

Capitale della Scozia e nota come la città più bella del Regno Unito, Edimburgo è

una meta affascinante. Centro urba-no fuori dal tempo, rimasto in parte immutato dall’epoca medioevale. L’impressione del visitatore appena arrivato è quella di aver fatto un tuf-fo nel passato di almeno 1000 anni: il castello cinquecentesco, che do-mina la città da un lato, le case me-dioevali ammassate l'una sull’altra dall’altro, i resti di un tempio sulle

alture della Calton Hill, il mare e le colline verdi sullo sfondo. In particolar modo, si può godere di questo magnifico spettacolo sa-lendo in cima allo Scott Monument, eretto in memoria dello scrittore scozzese Sir Walter Scott. Da qui si ha l’impressione di immergersi nell’enorme cielo blu che sovrasta Edimburgo e, con una visuale a 360 gradi, si apprezzano i dettagli di una città in cui tutto sembra concentrato a poca distanza dallo spettatore.La città si divide in Old Town e New Town. La Old Town, la parte più an-tica della città, è separata dalla New Town dai rigogliosi Princes Street Gardens, situati sotto il Waverly Bridge. La New Town è invece la parte moderna, costruita a partire dal XVIII secolo e caratterizzata da

monumentali ed eleganti palazzigeorgiani, tra i più belli al mondo. Per tutte queste peculiarità, nel 1995, sia la New Town che la Old Town sono state dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Edimburgo, o meglio “Edinbrah”, nell’originale pronuncia scozzese, non è solo una destinazione incan-tevole, ma anche un’opportunità per divertirsi, fare shopping, visitare musei e gallerie d’arte; incontrare persone di ogni parte del mondo, bere una birra e assaggiare il cibo locale negli innumerevoli pub.Una delle attrattive più importanti di Edimburgo è il Castello, situato sul-la collina di Castle Rock, un antico vulcano eroso dai ghiacci. Costruito nel XVI secolo, attira più di un mi-lione di visitatori l’anno. All’interno

del castello si possono visitare vari siti, tra cui il Royal Palace ed i Royal Apartments, la cappella di S. Mar-garet, il National War Museum of Scotland e le segrete.Per gli appassionati di musei da non perdere sono: il Museum of Scotland, in Chambers Street, che ripercorre la storia scozzese dalle origini sino ai tempi moderni; la Na-tional Gallery, che custodisce, tra gli altri, quadri di Rubens, Van Dyck, Tintoretto, Rembrandt, Monet, Ce-zanne e Gauguin. Sono entrambi ad ingresso libero, tranne in occasione di mostre temporanee.Per quanto riguarda lo shopping, la via centrale in cui si trovano le mar-che più moderne è la lunghissima Princes Street. Volendo invece ac-quistare gadgets e souvenirs biso-

unA Città Con un Centro urbAno

in pArte iMMutAto dAll'epoCA MedieVAle

l'iMpressione del VisitAtore è quellA

di AVer fAtto un tuffo nel pAssAto

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AL LINK

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http://www.scoziatravel.it/edimburgo.aspInformazioni turistiche della città di Edimburgo

Tra musei, castello, cultura e… boccali di birra, un viaggio nell’incantevole capitale scozzese

BENVENUTI A EDIMBURGO

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gna passeggiare lungo il Royal Mile, dove se ne trovano di ogni genere. I prodotti tipici più acquistati sono sciarpe, gonne, scialli e coperte di lana e cachemire scozzese. Alcuni negozi con un buon assortimen-to sono l’Edinburgh Woollen Mill (139 Princes Street) e il Designs On Cashmere (28 High Street).I locali migliori e più frequentati sono concentrati nella zona del Ro-yal Mile, tra i vicoli e le case del ’500 nel centro storico. Tra questi, molto famoso è il vecchio pub “The World’s End” (4 High Street) in cui potrete assaggiare un ottimo fish and chips e gustare l’haggis, il piatto naziona-le scozzese, composto da polmoni, cuore e fegato di pecora, insieme a purè di patate e rape. Sembra ter-ribile… ma è buono! Non perdete

“The Last Drop” (74 Grassmarket), situato in una zona molto vivace e frequentato soprattutto da backpa-kers. Recatevi da “Three Sisters” (39 Cowgate), enorme pub formato da 3 diversi locali. E non mancate di concedervi uno strappo alla dieta da “Plaisir du Chocolat”, un vero e proprio paradiso per gli amanti del cioccolato, dove potrete assaggiare cioccolate calde, pasticcini, cioccola-tini, tartine, torte al cioccolato.Ad ogni modo, lasciatevi trasporta-re dal momento, dalle persone che

incontrate, fatevi ispirare da ciò che vedete senza troppi programmi: è così che si può passare una splen-dida vacanza in questa città. E se proprio volete spassarvela, andate ad agosto, mese del Festival In-ternazionale, che attira ogni anno gente da tutto il mondo. In quel pe-riodo ovunque si organizzano feste, manifestazioni musicali, spettacoli, performances di danza, tutto di altis-sima qualità e per un divertimento assicurato. Prima di mettersi in viaggio si pos-sono cercare i voli più economici sul sito della Ryan Air: unica compa-gnia low-cost che effettua voli diretti dall’Italia alla Scozia (con le altre bi-sogna cambiare a Londra). Gli aerei della Ryan Air atterrano a Prestwick (Glasgow), che è ben collegata con

Edimburgo da vari pullman in tutte le fasce orarie. Non prendete treni perché Scozia ed Inghilterra, oltre ad essere Paesi più cari rispetto all’Italia, hanno i costi del trasporto ferroviario alle stelle. Se vi trovate in difficoltà perché avete perso un pullman, e non siete da soli, valutate l’opportunità di affittare una mac-china perché spesso ciò è più eco-nomico di un biglietto ferroviario.Comunque, il modo migliore e meno dispendioso di vivere la città è girare a piedi, date le ridotte distan-

ze, e dormire in ostelli o Bed & Bre-akfast. Quello che è sorprendente in tutta la Scozia è che potrete dormire gratis a fronte di un aiuto di un paio d’ore al giorno. Infatti, quasi tutti gli ostelli offrono un posto letto senza farvi pagare nulla. Ci sono ragazzi

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che addirittura vivono in ostello per non dover affrontare spese di affit-to… pensateci!Questo tipo di sistemazione, inoltre, ad Edimburgo è molto accogliente, “friendly” - come si dice - e permette di fare conoscenze, mangiare a bas-so costo, ed in più fornisce utili indi-cazioni su come sfruttare al meglio la permanenza. Per quanto riguarda i Bed & Breakfast basta fare delle ricerche sul web e troverete una miriade di siti da consultare. Tutte le strutture sono a conduzione fami-liare e i proprietari, a volte, vivono nello stesso stabile. L’ospitalità è la prerogativa del popolo scozze-se che si rispecchia in qualunque momento della vita quotidiana. Vi ritroverete, quindi, a soggiornare in ambienti tranquilli e familiari spen-dendo pochissimo. Per chi non si fa tanti scrupoli, consiglio lo scottish breakfast, colazione a base di uova, pancetta, funghi, fagioli e salsiccia. Ci sono anche numerosi alberghi, ma i prezzi non sono così accessibili in tutte le stagioni.Non mi resta che augurarvi Buon Viaggio!

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CASTELLO DI EDIMBURGO

VEDUTA DI PRINCESS STREET

IL CASTELLO DI EDIMBURGO AL

TRAMONTO, VISTO DA PRINCESS

STREET

VEDUTA PANORAMICA DELLA

CITTÀ DAL CASTELLO

IL ROYAL MILE

I GIARDINI DI PRINCESS STREET

L'OBELISCO E L'OSSERVATORIO

SULLA COLLINA DI CALTON HILL

[email protected]

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Ormai quasi tutti abbiamo un’idea generale di cosa si intenda con la parola bul-

lismo. Essa, di solito, evoca imma-gini di violenza, sopruso e sopraf-fazione tra bambini o ragazzi all’interno dell’ambiente sco-lastico. Certamente ne abbiamo sentito parlare almeno una volta in tv o alla radio, o abbiamo letto qualcosa su un giornale. Compren-sibilmente la nostra attenzione viene richiamata su que-sto fenomeno quando si verificano episodi particolarmente eclatanti e cruenti, come lo sono stati gli accadimenti degli ultimi anni. Ven-gono in mente i tragici episodi di aggressione di gruppo ai danni di vittime indifese, i pestaggi, le can-zonature e le derisioni nei confronti di bambini già fragili e vulnerabili o, addirittura, affetti da un qualche tipo di disabilità. Più recentemen-te si sta diffondendo il cosiddetto cyber-bullismo, ovvero un insieme di comportamenti aggressivi che trovano spazio nelle chat-room e nelle comunità virtuali. Forme bullistiche più “blande”, ma altret-tanto nocive, come le dinamiche di vessazione psicologica, esclusione ed emarginazione all’interno del gruppo-classe, non riescono a tro-vare adeguato spazio nei media e pertanto rimangono un po’ il “som-merso” di un fenomeno in continua

crescita. Una persona critica o scet-tica può ragionevolmente chiedersi se il bullismo non sia altro che una costruzione teorica che gli esperti fanno di un fenomeno in realtà per

niente nuovo o, peg-gio, se non sia una semplice trovata “mediatica” su cui speculare. In effetti credo che, andan-do a ripescare nella propria esperienza passata, molti di noi possano ricor-dare di aver preso parte o assistito a lotte, risse, collutta-

zioni, insulti, prese in giro e prevari-cazioni di vario genere, che magari si generavano anche a partire da situazioni di gioco. Specialmente coloro che oggi sono adulti e che hanno fatto esperienza di queste forme di aggressività in età giova-nile, quando venivano praticate per la strada, nella campagna, nelle bor-gate e nei cortili, possono conside-rarle, almeno nelle manifestazioni più lievi, come una “normale” mo-dalità di relazione e comunicazione tra ragazzi che stanno crescendo e che vogliono sperimentarsi. Que-ste considerazioni hanno un fondo di verità. Infatti il mutamento rapi-do dell’organizzazione sociale e la complicazione dell’assetto urbani-stico nelle nostre città costringono i giovani a passare gran parte del loro tempo libero in appartamento davanti al televisore o al pc, oppure a riempirlo con attività frenetiche

e preordinate. Da ciò consegue che gli unici possibili momenti di aggregazione e socialità rimango-no confinati all’interno delle mura scolastiche. Secondo alcuni, questo spiegherebbe il motivo per cui gli episodi di sopraffazione si verifi-cano soprattutto a scuola. In altri termini, secondo questa prospetti-va ciò che viene chiamato bullismo sarebbe un semplice “insediamen-to” all’interno del sistema-scuola. Ma è proprio così che stanno le cose? Nulla di nuovo sotto il sole? Per cominciare a chiarirci le

idee dovremmo considerare cosa veramente gli esperti intendono per bullismo, quanto “pesa” effet-tivamente il fenomeno nella nostra società e quali sono le possibili con-seguenze per chi vi prende parte. Parliamo di bullismo quando c’è una reiterazione nel tempo di un comportamento deliberatamente aggressivo, prevaricatorio, prepo-tente da parte di un soggetto o di un gruppo nei confronti di una vit-tima più debole, che è incapace di difendersi. Può trattarsi di violenza fisica, come spintoni, pizzicotti,

VeCChie e nuoVe forMe di bullisMo,

AnChe sulle

ChAt-rooM. e prende piede il Cyber bullisMo

La parola all’esperto

Angelo siciLiANo - Psicologo

Comportamenti prepotenti tra i banchi di scuola: dall’intimidazione fisica all'isolamentoBULLISMO E DINTORNI

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La parola all’espertoOCCHIO

sputi, calci e pugni; o di violenza psicologica, come improperi, insul-ti, “prese in giro”, “scherzi sessua-li” imbarazzanti e così via. Il com-portamento bullistico può anche essere indiretto, traducendosi per esempio nel mandare bigliettini offensivi, nel furto della merenda o di effetti personali, nel diffondere dicerie su qualcuno o nell’escluder-lo dal gruppo. E poi c’è il cyberbul-lying, ovvero l’uso di sms, foto e filmati che vengono immessi nel web per svilire, calunniare ed isola-re una vittima designata. Si tratta di situazioni molto pericolose, poiché minacciano la reputazione sociale e l’immagine personale del mal-capitato, mettendolo “alla gogna”. L’umiliazione e lo strazio che sono legati a questo tipo di esperienze hanno portato alcuni ragazzi a fare gesti inconsulti contro di sé.Quando, invece, non dobbiamo parlare di bullismo? I ricercatori sono unanimemente d’accordo nel ritenere che un atto molto grave, come attaccare un coetaneo con il coltellino, fare minacce pesanti, procurare ferite fisiche importanti, compiere molestie o abusi sessua-li, non debba essere considerato bullismo bensì reato. D’altro canto, come si diceva prima, non si de-vono considerare comportamenti bullistici quei giochi turbolenti, vivaci e animosi che normalmente si instaurano nei gruppi dove c’è comunque una simmetria nelle relazioni, dove cioè viene meno il tipico rapporto squilibrato bullo/vittima, dominante/sottomesso. Per comprendere a fondo come si genera il fenomeno del bullismo, dobbiamo tener conto che bullo e vittima sono solo due “attori” di uno scenario ben più articolato. Ma intanto veniamo al nocciolo della

questione, al protagonista: chi è il “bullo”? Perché si comporta così? Le ultime indagini in ambito scientifico hanno smentito lo stere-otipo per cui i soggetti con questo tipo di condotte appartengano a ceti sociali svantaggiati o meno ab-bienti, anzi il bullo tipicamente ap-

partiene a classi sociali medio-alte. Tuttavia, egli appare aggressivo per temperamento, meno dotato intellettualmente, ma soprattutto è molto egocentrico, cioè ha una dif-ficoltà importante a “mettersi nei panni degli altri”. Il bullo può dare libero sfogo alla sua aggressività

proprio perché non immagina o è insensibile a come si stia dall’altra parte. Con questo intendo dire che il bullo ha solitamente delle proble-matiche psicologiche specifiche, che peraltro si sviluppano in situa-zioni educative e familiari incoeren-ti, talora troppo permissive, talaltra

troppo autoritarie, promuovendo un rapporto poco chiaro e stabile con le regole. Altre famiglie di que-sti ragazzi possono essere incuran-ti, poco attente ad ascoltare i loro bisogni, o peggio ancora possono instillare in loro l’idea che i conflit-ti tra le persone si risolvono con il

ricorso alla forza. In questo quadro il ragazzo non fa altro che ripro-porre a scuola ciò che ha appreso in famiglia, perché ha capito che l’unico modo per farsi ascoltare e per primeggiare sugli altri è quello di aggredire e sopraffare. Al contra-rio, la vittima è di solito un soggetto debole, passivo, timido, introverso, ma soprattutto dipendente e con scarse capacità di interagire e so-cializzare con i coetanei. Proprio a causa di questa fragilità di partenza, la vittima è quasi portatrice di uno “stigma”, una sorta di segnale di ri-conoscimento che in qualche modo prefigura un “destino” costellato di oppressioni ed ingiustizie, senza averle provocate in alcun modo. In altre situazioni la vittima viene designata perché ritenuta rivale ri-spetto al possesso della leadership nel gruppo: in questo caso la vitti-ma che comunque soccombe può contare su un maggiore supporto da parte dei compagni, forse ha più possibilità di uscirne ricorrendo all’intervento dell’adulto. Per capi-re come si intreccia e si mantiene nel tempo la relazione bullo-vittima, bisogna considerare ciò che di so-lito ad uno sguardo superficiale sfugge, e cioè che tale relazione si svolge in un contesto specifico e ben caratterizzato, quale il gruppo dei coetanei. A questo proposito ba-sti pensare che i più avanzati studi osservativi del settore dimostrano che l’85% degli episodi di bullismo avvengono in presenza di compa-gni. Diverse ricerche dimostrano che il più delle volte il bullo non agisce da solo, ma può contare su suoi sostenitori, cioè coloro che lo istigano e lo incitano a perpetrare la violenza, senza tuttavia collaborar-vi attivamente. Inoltre, il bullo è di norma affiancato dai suoi aiutanti,

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ovvero coloro che aiutano diretta-mente il bullo a compiere l’azione vessatoria, oppure la compiono su suo ordine. Su questo palcosceni-co per fortuna ogni tanto si muove anche il difensore, cioè colui che per una qualche motivazione in-terna, forte della propria capacità fisica e reattiva, prende le difese del debole. Così come l’abbiamo definito il bullismo all’interno del-le scuole del nostro Paese è un fe-nomeno che sta diventando sem-pre più massiccio. Da un’indagine promossa dal Consiglio Europeo nel 2008 su un cospicuo campio-ne di adolescenti si evince che l’Italia ha un’incidenza di bullismo pari al 33%, al di sopra della media europea, inferiore quasi solo al primato del Regno Unito. Queste statistiche hanno fugato qualsiasi

dubbio o incertezza sull’entità del fenomeno e sulla necessità imme-diata di porvi rimedio, infatti nei primi mesi 2007 il Ministero delle Pubblica Istruzione ha delibera-to le linee d’indirizzo generale e le azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo. Nella fattispecie la delibera ha pre-visto l’istituzione presso ciascun Ufficio Scolastico Regionale di un Osservatorio permanente e di un numero verde per primo soccor-so e consulenza; pensate che ai centralini nei primi dieci mesi del 2007 sono arrivate circa 12.800 tra richieste d’aiuto e informazioni. I dati statistici dicono che il fenome-no del bullismo è più elevato nelle prime fasi dello sviluppo e tende a diminuire progressivamente con l’età. Passa infatti da un 28% nella

scuola elemen-tare, al 20% nella scuola media, a circa il 10-15% nel-le scuole superiori. Qual-cuno può chiedere: perché preoccuparsi se il fenomeno tende naturalmente a diminuire con l’avanzare dell’età? Perché è proprio in questa fascia di età, l’adolescenza, che il bullismo si manifesta con maggiore crudeltà, premeditazione e capacità di dan-neggiare la vittima. Inoltre subire comportamenti bullistici alle scuo-le superiori, quando relativamente poche persone ne sono colpite, può essere un’esperienza ancora più pesante da affrontare. Ma quanto ci costa il bullismo? Quali sono le conseguenze sui vari attori coinvolti? Il bullismo comporta sempre e comunque disagio e sofferenza, non solo per la vittima (assenteismo da scuola, disturbi del sonno, ansia e a lungo termine psicopatologie depressi-

ve), ma anche per gli stessi spetta-tori passivi. L’unico che apparente-mente non soffre è il bullo, anzi il sistema è funzionale ai suoi scopi. E tuttavia per lui il futuro profila collezioni di insuccessi, abbando-no scolastico, difficoltà relaziona-li, comportamenti antisociali di vario tipo, adozione delle stesse dinamiche aggressive all’interno della propria famiglia, un altro anello della catena che perpetua il sopruso.

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OCCHIO Riflessioni

L'Unitalsi fu fondata nel 1903 da Giovanni Battista Tomassi, sofferente nel corpo e

Al centro della nostra sto-ria c’è, quindi, la carità vissuta come servizio

gratuito dagli oltre trecento-mila aderenti, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disa-bili, senza distinzione di età, cultura, posizione sociale e pro-fessionale, che indossano una divisa che rende tutti uguali: la gioia della condivisione del ser-vizio reciproco..Ognuno contribuisce alle varie iniziative offrendo il proprio tempo gratuitamente, auto fi-nanziandosi per sostenere tutte le spese occorrenti nella rea-lizzazione delle varie iniziative, per fornire questa straordinaria opera di aiuto e condivisione a chi è nel disagio e nel bisogno.L’apice di tutte le attività è la promozione del pellegrinaggio a Lourdes con amici disabili. Analogamente si promuovono pellegrinaggi a Loreto, Pompei, Fatima, Siracusa, San Giovanni

Rotondo e Terra Santa. Pelle-grinaggi che non sono semplici viaggi ma veri itinerari del cri-stiano verso la propria radice spirituale, per camminare ogni giorno con Cristo e in Cristo, per diventare Suoi veri Testi-moni nella vita quotidiana, stru-menti di Carità nelle Sue mani.Un’esperienza dove Tutti diven-tano uguali, nonostante le diffi-coltà fisiche di qualcuno, dove non si nota in maniera plateale chi dona e chi riceve. Emerge

uno scambio reciproco di dare e avere non solo pratico, ma anche morale. Una condivisio-ne di sentimenti, sensazioni ed emozioni, da cui emerge forte la volontà e l’esigenza di testi-moniare l’uguaglianza degli uo-mini…non puo’ essere una carrozzina o un bastone a caratterizzare una persona.L’Unitalsi, è quella parte della Chiesa che parte dalle quattro mura parrocchiali per stare in mezzo alla gente, conoscerne i

di Enzo Nigro - Presidente unitalsi brindisi

IL CORAGGIO

trA i progetti dell'AssoCiAzione

pArtiColAre Attenzione A Coloro Che soffrono e

Alle fAMiglie. A Chi è solo o in

diffiColtà

Era il 1903 quando il fondatore, Giovanni Battista Tomassi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, partecipò al suo primo pellegrinaggio.Era un ragazzo poco più che venten-ne, affetto da una grave forma di ar-trite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella da quasi dieci anni; molto sofferente nel corpo e nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa. Avendo saputo dell’organizzazione di un pellegri-naggio a Lourdes, Tomassi chiese di parteciparvi con una precisa in-tenzione: giungere dinanzi la grotta di Massabielle e, qualora non avesse ottenuto la guarigione, togliersi la vita con un gesto clamoroso.Fortunatamente ciò non accadde. Davanti alla Grotta dove l’Imma-colata era apparsa a Santa Berna-dette, venne colpito dalla presenza dei volontari e dal loro amorevole servizio vedendo quanto la condivi-sione dei volontari regalava confor-to, speranza e serenità ai sofferenti. Non ottenne la guarigione del corpo, ma certamente quella dell’anima. Era un uomo nuovo quello che con-segnò nella mano di Mons. Radini Tedeschi, la pistola con la quale vo-leva suicidarsi sotto la statua della Vergine, dicendo: “ Ha vinto lei!”. Tornò in Italia con l’intento di far nascere un’organizzazione che si preoccupasse di portare gli amma-lati a Lourdes. Da qui è nata questa grande Asso-ciazione che oggi è diventata Asso-ciazione Ecclesiale, poiché lo Statuto è stato approvato dalla C.E.I..

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problemi e dare una risposta lì dove possibile, con il solo scopo di rendere la dignità di ognuno uguale. La nostra società volta, ogni giorno di più, all’efficien-tismo fisico ed eco-nomico, rischia di an-nullare e mortificare ancor di più coloro che sono nel bisogno e/o hanno problemi fisici. E’ con questi obiettivi che tutte le nostre ini-ziative nascono e con grande entusiasmo si realizzano.In quest’ottica l’Asso-ciazione, monitorando le necessità umane e sociali di amici disa-bili, di persone biso-gnose e di coloro che vengono colpite da malattie improvvise, ha scoperto ed evi-denziato le difficoltà degli stessi a trovare risposte immediate ed idonee e soprattutto le carenze delle istituzioni a intervenire, e lì dove avviene i tempi vanno oltre il rispetto della persona. Così sono nati alcuni progetti :

Con il Progetto Bambini l’Asso-ciazione si è proposta di offrire interventi di sostegno ai bambi-ni affetti da varie patologie ed alle loro famiglie, costrette a lasciare la propria casa per farli curare in un centro specializza-

to è lontano dal proprio luogo di residenza. Sono state realizzate delle case di accoglienza nelle vicinanze di importanti ospeda-li pediatrici come Roma, Geno-

va, Bari, Bologna e Firenze. In queste case vengono ospitate le famiglie di bambini ricoverati presso queste strutture. Essen-do degenze di lungo corso, le famiglie andrebbero incontro a notevoli spese e non sempre tutti possono permetterselo. Dal 2003 fino ad oggi sono centinaia le famiglie ospitate, la maggior parte delle stesse avrebbero trascorso le notti in macchina, come succedeva pri-ma e come per molti succede

ancora adesso.

Il progetto nasce dalla consa-pevolezza che la casa famiglia,

per le sue caratteristiche di struttura di piccole dimensioni, dotata del necessario suppor-to assistenziale e di persone e strumenti adeguati, è capace di offrire alla persona disabile l’opportunità di una vita indi-pendente e integrata nel conte-sto sociale urbano. Piccole cer-tezze di affetti e dignità umane per i disabili soli, che perdono definitivamente la famiglia e chi si prende cura di loro. Ci sono case Famiglia a Pisa, Barletta,

Ascoli Piceno e Rieti.

Ogni anno, in diverse sezioni unitalsiane, vengono orga-

nizzati dei corsi di terapia del sorriso. I corsi vogliono dare una conoscenza approfondita dell’arte del clown con obietti-vi sociali. Lo scopo è quello di imparare a conoscere le nostre potenzialità, imparare ad usare la terapia del sorriso in maniera ordinata e delicata nel rispetto della malattia, del disagio e dei luoghi di sofferenza; avere uno strumento in più nella realtà di volontariato per vivere con sempre maggiore consapevo-

nello spirito. Si recò in pellegrinaggio a Lourdes e ritrovò la speranza e la serenità

DI VIVERE

PROGETTO BAMBINI

PROGETTO CASE FAMIGLIA TERAPIA DEL SORRISO

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OCCHIO Riflessioni

lezza la vita dell’UNITALSI e il suo impegno di carità ecclesia-le verso i piccoli.

Tale progetto comprende una serie di servizi calibrati sul grado di autosufficienza riscon-trato per rispondere ai bisogni dell’assistito. A livello locale, nel corso dell’anno, si svolgo-noattività di assistenza domi-ciliare, organizzazione di sog-giorni estivi e invernali, gite di una o più giornate, attività nel tempo libero, studio, laboratori di creatività, laboratori teatrali e di attività manuali (cucito, pittura, lavorazione del legno). Le spe-se per queste attività sono ge-neralmente a carico delle sedi locali dell’Associazione, che si autofinanzia per coprire i costi di coloro che versano in diffi-coltà economiche.

PROGETTO CUORE DI LATTE

Dopo aver finanziato la realiz-zazione di una raccolta di latte per i bimbi iracheni, un ascen-sore per disabili a Gerusalem-

me, una casa di accoglienza per i bambini “delle fognature” - a Craiova (Romania) - e una scuola in India, “Cuore di Lat-te”, la campagna di solidarietà proposta dall’Unitalsi, si sposta quest’anno in Terra Santa. Qui sosterrà la gestione e l’amplia-mento della “Hogar Nino Dios” di Betlemme, una Casa di Ac-coglienza per bambini disabili gravi ed abbandonati, sorta a giugno del 2005 presso una casa del Patriarcato Latino di Gerusalemme ubicata, prorpio,

nelle vicinanze della Basilica della Natività.

“Tutti in vacanza. Vacanza per tutti”. È questo il senso del pro-getto “Case Vacanze”, finalizza-to ad offrire un periodo di relax per tutti, a cominciare da chi è in difficoltà. Le nostre strutture ricettive, appositamente attrez-zate, consentono di superare difficoltà logistiche e struttu-rali. Allo stato attuale, l’Unitalsi dispone di due “Case Vacanze”,

una in Sardegna e l'altra in Li-guria.

Un servizio offerto agli amici disabili, con i nostri mezzi, che permette loro di superare ogni difficoltà negli spostamenti or-dinari e straordinari della loro vita. Molte sono le convenzioni con enti per effettuare questi ser-vizi.

Queste sono le iniziative a livel-lo centrale che vedono coinvolte tutte le sedi periferiche. Nella nostra diocesi sono attivi, at-tualmente, 12 gruppi in altret-tanti paesi della provincia. Le iniziative a livello locale sono molteplici, e tutte rivolte a ren-dere le persone con difficoltà parte attiva della società nella quale vivono. Ci riserviamo in un’altra occasione di parlare dei nostri gruppi, ma soprattutto dei nostri pellegrinaggi, fatti anche din le tante storie di vita che ogni giorno scopriamo. Cambiare si può, CORAGGIO!

PROGETTO SOLITUDINE

PROGETTO CASA VACANZE TRASPORTO DISABILI

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A N N O 1 N . 2 - F E B B R A I O 2 0 0 9OCCHIO

Avederlo davanti a te, ti sem-bra impossibile che Adama sia il protagonista del libro

che hai appena letto. Allegro, spi-ritoso, autoironico. Avrebbe mille e più motivi per essere arrabbiato col mondo. Eppu-re se ne sta lì, a scherzare sulla sua vita. Adama è un ragazzo africano, del Burkina Faso. Dal 2001 vive a San Vito. Il libro che ha scritto, “Se entri nel cerchio sei libero”, edito per i tipi di Rizzoli, è frutto della colla-borazione con una scrittrice italiana, Antonella Ossorio. Quanto ha dato e quanto ha tolto al libro il fat-to di essere scritto a quattro mani con un’italiana?L’intervento di Antonella è stato sicuramente un bene, perché è riu-scita a rendere in italiano concetti che io non avrei saputo esprimere. Ma è chiaro che ci sono stati anche dei limiti, sempre legati alla lin-gua: alcune cose non siamo riusci-ti a raccontarle proprio perché in italiano non suonavano bene. Le riservo ai miei amici.Anche perché nel libro conta molto l’oralità. Mentre raccon-ti la tua vita, a volte inserisci delle storie, quelle che ti rac-contava tuo nonno…Sì, nel libro ci sono solo alcune delle

storie che mi raccontava mio non-no. Ho vissuto con lui fino all’età di cinque anni. Mi ricordo tutte le storie che mi raccontava: avevano tutte una morale, un insegnamen-to. Ma lui le raccontava senza

dare spiegazioni. Quando finiva di raccontarle, io gli facevo un sacco di domande, ma lui non rispondeva. La storia finiva lì. Comunque il rac-conto orale ha una tale potenza che le storie ti rimango-no impresse nella mente anche a distanza di anni. Non è la stessa cosa con un storia scritta.

Dal libro si capisce che non hai avuto un’infanzia facile: la morte di tua madre, un padre dispotico e manesco, le fughe da casa, il duro lavoro in mi-niera… Eppure non sembra di avvertire in te rancore o rabbia nei confronti di tuo pa-dre. Come mai?Diciamo che con mio padre ci ho vissuto poco: erano di più le volte che mi cacciava di casa (esplode in una risata fragorosa). Io ho un solo ricordo bello di mio padre: avevo otto anni e lui mi portò nella sua macchina, una Toyota, e la mise in moto. Il cambio trema-va molto e io mi divertivo a tenerlo fermo e a sentire le vibrazioni che

faceva. Ero felice. Ma non grazie a lui, grazie al cambio della mac-china… (Altra risata, ancora più forte della prima). Io sento di non amarlo, ma non lo odio neanche (Ora la voce trema, sugli occhi

un velo di tristezza). Lui ha co-minciato a considerarmi davvero suo figlio da quando sono venuto in Italia, perché sono diventato un vanto per lui. Ora ha qualcosa da poter raccontare in giro: “Ho un

Il 4 AprIle prossImo ospItI

dellA redAzIone dI occhIo mAgAzIne

AntonellA ossorIo e AdAmA

zoungrAnA per presentAre Il loro lIbro. l'Incontro sI

terrà In vIAv. AzzArItI, 19

A pArtIredAlle ore 18.30

Cultura

di Michelangelo Nigro

Dal Burkina Faso a San Vito: l’incredibile storia di Adama Zoungrana in un libro della RizzoliNEL CERCHIO DELLA FORTUNA

Adama Zoungrana ospite nella redazione di Occhio magazine

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OCCHIO Cultura

figlio in Europa…”Fin da piccolo hai vissuto in un ambiente al plurale: tante lingue, tante razze, tante reli-gioni. Come è stato?Nel Burkina Faso, che ha una popolazione di 14 milioni di abi-tanti, ci sono 80 etnie. Da piccolo convivevo con bambini, che ho sco-perto solo tanti anni dopo essere nigeriani, senegalesi, mauritani. In Italia ho notato che si dà molta più importanza alla nazionalità di una persona. Per noi la diversità è un bene. Nella mia famiglia ci sono cristiani cattolici, protestan-ti, musulmani, animisti e fedeli di altre religioni che qui non esisto-no. Eppure andavamo d’accordo. Lo stesso con gli amici: con alcu-ni parlavo una lingua, con altri un’altra, perché appartenevano a etnie diverse. Nella mia stessa fa-miglia mio padre ha avuto tante mogli di razze diverse.A proposito di mogli, la poli-gamia per noi europei è un co-stume per certi versi assurdo. Tu che ne pensi?La poligamia è un’usanza islami-ca che è nata ai tempi di Maomet-

to, soprattutto per motivi di ordine pratico. Una donna si legava a un uomo per trovare protezione e si-curezza economica e all’uomo era consentito di prendere più di una moglie, a patto di trattarle allo stes-so modo. In Burkina la tradizione è rimasta e le donne sono contente di questa usanza: si sentono al sicuro. Secondo me è possibile amare due o più donne allo stesso modo. In Europa la poligamia è impossibile perché esiste il mito dell’esclusivi-tà dell’amore verso una persona sola. Questo senso di possesso l’ho notato anche per quanto riguarda l’amicizia: sembra che non puoi essere amico allo stesso modo di più persone. Serve per forza una gerarchia. Questo limita molto la libertà.Mi sembra che degli Africani noi Europei abbiamo due idee estreme: o ce li raffiguriamo poverissimi, ridotti pelle e ossa dalla fame, oppure sono per noi degli uomini felici: il “mito del buon selvaggio”, insomma, che vive felice perché privo di sovrastrutture e di beni ma-teriali. Hai avvertito anche tu

questi luo-ghi comuni quando sei arrivato in Italia?Eccome! Ed è anche per questo motivo che ho accet-tato di scri-vere il libro. Per la mia cultura è im-pensabile rac-contare così apertamente la propria sto-

ria, a persone che non si conosco-no. Ma ho voluto farlo soprattutto per far conoscere un’altra Africa. È incredibile l’ignoranza che gli Eu-ropei hanno a proposito dell’Afri-ca. Nel 2002, per esempio - ero arrivato da poco in Italia - per gli Italiani Africano voleva dire Sene-galese, solo perché il Senegal aveva battuto la Francia nella Coppa del Mondo. Spesso si nominano i Paesi africani senza sapere dove si collocano geograficamente. Forse la colpa è della scuola: io, prima di venire in Italia, conoscevo un sacco di cose della storia europea, perché me l’avevano fatta studiare a scuola. Qui in Italia vedo che in-vece all’Africa si dedicano a mala pena un paio di lezioni. “Se entri nel cerchio sei libe-ro”, il titolo del libro, richiama un gioco che facevi da piccolo, simile al nostro nascondino, in cui eri salvo da chi ti sta-va inseguendo, se entravi nel cerchio che era tracciato per terra. Questo cerchio ovvia-mente nel libro diventa anche una metafora…Io mi sento fortunato da sempre. Sia per la mia indole ottimista, sia per come sono andate le cose nella mia vita. E il cerchio vuol dire proprio questo: è la fortuna, la buona sorte. Che è lì, la vedi, ma ci devi entrare se ti vuoi salvare. Io ci sono entrato. Certo, è soprattut-to qualcosa che ti capita, ma devi anche afferrarla, guadagnarla in un certo senso. La mia fortuna più grande è stata Anna Maria Gallone (la regista che ha girato in Burkina un documentario, in cui Adama è stato scelto per fare il protagonista). Il modo in cui l’ho incontrata è stranissimo: sta-vo lavorando nella miniera e un

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signore ha chiesto a un ragazzo di andare a comprargli le sigarette. Lui non voleva andarci e mi sono offerto io. Per strada ho incontrato la troupe che cercava attori per il film. Se quel ragazzo fosse andato a comprare le sigarette al posto mio forse a quest’ora sarei morto.

Già perché la miniera era un inferno. Molti bambini erano co-stretti a lavorarci. In molti rimane-vano ammazzati. Ma Adama quel giorno ha incontrato Annamaria e il suo cerchio ha cominciato a prendere forma. Dopo aver vinto innumerevoli ostacoli burocratici,

Adama nel 2001 arriva in Italia e da allora vive con Lorenzo e Ro-sanna.Il libro racconta l’incredibile storia di Adama con stilemi ed espedien-ti narrativi tipici di una favola per bambini. La prosa è scorrevole, i periodi sono brevi, il lessico sem-

plice. Forse per lasciare spazio ai fatti, che sono sorprendenti e riescono da soli ad accattivarsi il lettore, senza l’ausilio di virtuo-sismi stilistici. Tantissimi sono gli episodi del libro che hanno dell’in-credibile, ma ancora più incredibi-le è l’ottimismo del protagonista. Adama si sente un ragazzo fortu-nato e ora vuole che nel cerchio della fortuna ci entrino il maggior numero di ragazzi possibile.Da qualche anno ha ideato un pro-getto con il suo amico Bertrand: la costruzione di un centro socio-educativo in Burkina in cui i ragaz-zi possano imparare un lavoro, stu-diare, divertirsi. Oramai Adama ci ha provato gusto a sognare, e dal trasporto con cui parla e scrive del suo progetto si capisce che non si sveglierà tanto facilmente.

A N N O 1 N . 3 - M A R Z O 2 0 0 9

magazine

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OCCHIO Cinema

Potrà sembrare strano, ma il wrestling può essere metafo-ra del cinema. Gioco di simu-

lazioni atte al soddisfacimento del pubblico, col quale si stipula un con-tratto, non scritto, di credulità. Il pubblico può divenire giudice del successo, ma a costo di credere fino in fondo a ciò che si rappresenta. Rarissi-mamente, però, suc-cede che nel luogo sacro della rappre-sentazione (sia esso un cinema o un ring) ci sia qualcosa d’im-previsto ed irripetibi-le: si palesi quel mira-colo della verità che fa in modo che la lotta diventi stoica e l’opera d’arte diventi sublime.Succede proprio questo in “The Wre-stler”, primo vero capolavoro del re-gista Darren Aronofsky, miglior film alla Mostra del cinema di Venezia, ma scandalosamente a mani vuote agli Oscar.La storia è quella di Randy “The Ram” Robinson, star del wrestling negli anni ’80, ma lottatore declassato venti anni dopo sui ring di bassa leva del New Jersey, in bilico fra miseria del presente e orgoglio del passato. In seguito ad un truculento incontro, Randy ha un infarto negli spogliatoi. Si salva, ma il suo cuore malandato non può più sopportare gli sforzi dell’agonismo. Il ritiro dai ring apre definitivamente la porta alla solitudi-ne. Prova a disintossicarsi dalla sua

nietzschiana “volontà di potenza” e penetrare nell’universo della morali-tà condivisa delle buone intenzioni. Allora, con l’aiuto di una matura lap dancer di nome Cassidy, Randy prova

a recuperare il suo dif-ficile rapporto con la figlia. Ma le sue mani possenti non sono in grado di gestire i precari equilibri degli affet-ti. Così, in rancore col mondo, Randy decide di tornare “The Ram”, per sfi-dare il suo falso an-tagonista di sempre, l’iraniano Ayatollah, per il remake di un leggendario incon-

tro svoltosi venti anni prima al Madi-son Square Garden. Randy sceglie le suggestioni del ring piuttosto che la vita reale.Partiamo dall’aspetto figurativo per cercare di risalire dal labirintico uni-verso di senso che il film di Aronof-sky ci propone. La macchina da presa pedina il protagonista ritraendolo in modo ossessivo da dietro le sue robu-ste spalle. La narrazione, fedele a que-sta prospettiva, fa in modo che non ci siano discrepanze conoscitive fra lo spettatore e il protagonista. Nulla è dato sapere in più o in meno rispetto al suo punto di vista. Ma diventando sua ombra, lo spettatore riesce a co-glierne i suoi respiri, gli intenti, i senti-menti. Il formato digitale dell’immagi-ne, poi, è sì funzionale all’azione (data la sua manegevolezza) e all’estetica

“sporca” (inquadrature mosse e poco definite) della storia, ma è portatrice di significati metaforici. L’universo in cui Randy si muove è quello dei perdenti, quello degli esclusi dalla retorica del cinema hollywoodiano. L’utilizzo del digitale diventa atto di denuncia e di dignità artistica del cinema indipendente (che Aronof-sky conosce bene) rispetto a quello delle majors. Se si considerano i parallelismi fra il wrestling e l’arte cinematografica, la videocamera di-gitale diventa l’unico mezzo possibile per esplorare i luoghi percorsi da un attore-guerriero di “serie b”.Lo scontro sceneggiato fra “The

Ram” e Ayatollah ci riporta a nuovi sensi dell’opera di Aronofsky. Il rema-ke del leggendario incontro avvenuto negli anni ’80, offre un rimando quasi esplicito, considerati i soggetti e le date degli incontri, alle due guerre che Bush senior e jr hanno imposto al medioriente. “The Wrestler” ci ri-propone un personaggio che è, anco-ra una volta, portatore dei sentimenti di una America dall’antico fasto. Un vecchio condottiero che, massacrato moralmente, prova a ritornare sui suoi vecchi passi attraverso una batta-glia esteriormente falsa, i cui scontri sono soprattutto interiori, a livello dei sentimenti. Sentimenti in conflitto,

di Dario di Viesto

Mickey Rourke “alle corde” in un’adesione quasi carnale al personaggio di “The Wrestler” Ultimo round di un lottatore

unA stAr del Wrestling degli Anni '80 tornA

dopo Vent'Anni sul ring. unA storiA in biliCo trA MiseriA

del presente e orgoglio del

pAssAto

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proprio come quelli della tragedia. Che sfociano nella scelta inevitabile, perché dettata dalla storia e dalla na-tura di Randy/America, di continuare a lottare e sacrificare il proprio corpo per le urla del pubblico, significativa-mente rappresentato come una folla/esercito di storpi frustrati.Personaggio fondamentale sul piano diegetico è quello di Cassidy, bene in-terpretato da Marisa Tomei, costretta a vivere la doppiezza di essere madre e spogliarellista, e di vedere in Randy l’uomo e il cliente. Amore e denaro, simboli delle due dimensioni fonda-mentali dell’uomo: quella dell’essere e quella dell’avere. Una doppiezza che è eco a quelle più forti e marcate del protagonista. Forza bruta e debo-lezza, popolarità e solitudine, audacia sul ring ed incapacità ad affrontare la vita, sono solo alcuni dei caratteri con-

trari insiti nel protagonista. Veniamo agli attori. Caso raro nel cinema, a nostro parere non si può definire “interpretazione” la prova d’abilità con cui Mickey Rourke veste i panni del wrestler. La sua è, invece, una vera e propria adesione carnale al personaggio. Il plot del film se-gue l’itinerario artistico e biografico dell’ex sex symbol americano. Diven-tato divo grazie al film “9 settimane e mezzo”, Rourke ha conosciuto una repentina parabola. Dopo esser diventato interprete di b-movie, l’at-tore si è fatto pugile professionista. Finché, pur imbattuto, si è dovuto ri-tirare dai ring per dei danni cerebrali. Ora, ripescato da Aronofsky, Rourke pare essere tornato dall’inferno. Il merito è di questo film che l’attore, inizialmente, non voleva interpretare perché troppo vicino alle sue vicende

personali. Ottenuta la parte, Rourke ha collaborato anche alla scrittura dei propri dialoghi. Non solo la storia, ma tutto il sangue e le lacrime versate dal suo personaggio sono assolutamente reali. Quando il regista gli ha gettato la sfida di sottoporsi realmente agli sforzi del suo personaggio, Rourke non si è tirato indietro. L’attore ha su-bito davvero sul suo corpo le mortifi-cazioni fisiche citate sul copione.“The Wrestler”, pur ponendosi in continuità tematica rispetto ai prece-denti film diretti da Darrel Aronofsky, questa volta presenta uno stile meno eccessivo rispetto a lavori come “Re-quiem for a dream” o “L’albero della vita”. Anche la sua trama si manifesta meno inchiodata e confusa. Merito di Robert D. Siegel che ha condotto la fase di scrittura. Aforonsky si è “limi-tato” a fare quello che sa fare meglio,

ovvero creare forme. Straordinaria, inoltre, la sua abilità nella direzione e gestione degli attori. Da segnalare, nei titoli di coda, la bal-lata di Bruce Springsteen, composta appositamente per l’amico Mickey Rourke.“The Wrestler” è a nostro parere il miglior film di produzione americana di quest’anno. Il salto di Randy dalle corde del ring, con cui si conclude l’opera, merita di essere ricordato come il disperato imperativo catego-rico di un uomo, di un cinema e di una nazione che non vogliono assolu-tamente cedere alle avversità.

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magazine

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OCCHIO Teatro

Si riaccendono i riflettori e si alza il sipario a San Vito dei Normanni. Tra febbraio ed

i primi di aprile, in scena 3 spet-tacoli teatrali. La mini rassegna, voluta fortemente dalla direzio-ne del Cinema-teatro Melacca e dall’Amministrazione comunale di San Vito, vedrà sulla scena 3 spettacoli di natura diversa per accontentare i vari palati del pub-blico della provincia. Il 25 febbraio scorso per il primo appuntamento, lo spettacolo di William Fiorentino Basta la salute, ispirato al Malato Immaginario di Molière. A portar-lo in scena dal laboratorio teatrale Centro Studi Raffaele Protopapa. Attrice di spicco della serata è sta-ta Gegia.L’appuntamento del 5 marzo, in-vece, è stato dedicato all’operetta. In scena la Compagnia Italiana di operette (già in altre occasioni ospi-te del pubblico sanvitese), che ha presentato Il Paese dei campanelli. Si presenta come una delle operet-te più amate dal pubblico attento a questo genere di teatro, ai molti ancora poco conosciuto. Legge-rezza del testo, melodia e orec-chiabilità della musica, momenti lirici e arie sensuali la rendono un’opera senza tempo e unica nel suo genere.Il 5 aprile ultimo atto di questa mini rassegna ma… col botto! Gian-franco D’Angelo e Ivana Monti in-sieme in scena per affrontare con la solita leggerezza, che il comico ci ha abituato a vedere, un altro tema sociale: quello della pater-

nità assente. La commedia di Neil Simon Un giardino di aranci fatto in casa, racconta con un linguag-gio colorito e diretto il tempestoso incontro tra una figlia, dimenticata per 18 anni, e il padre che si è rifat-to una nuova vita. Una commedia briosa che affronta il tema spinoso e attuale del rapporto padre-figlio, con sentimento, ironia e soprattut-to grande divertimento.

di Francesco d’AgNANo

Chiusura della mini rassegna al teatro Melacca con “Un giardino di aranci fatto in casa”Su il sipario, si va in scena

TramaLa vicenda parla di un famoso sceneggiatore, Mi-chael, divorziato ed in crisi esistenziale. Ha una compagna, Hilary, che tenta amorevolmente di spronarlo per farlo ritornare alla brillantezza di un tempo. Ha anche un amico, Ted, vicino di casa in-vadente che invano cerca di smuoverlo dalla sua pigrizia creativa.All’improvviso arriva nella vita di Michael come un uragano Jenny, sua figlia che non vedeva da diciot-to anni. Il burrascoso incontro rivela, oltre a delu-sioni e rivendicazioni, uno scontro generazionale che si esprime con un linguaggio attuale, colorito e diretto. Le battute di comicità fulminante, l’umori-smo acido o brillante sono quelli della vita quotidia-na. Jenny lo metterà comunque di fronte alle sue responsabilità di padre e pian piano si insinuerà nella sua vita con la naturalezza e l'entusiasmo di una ragazzina. Ed è una scoperta reciproca. I due parlano molto, si raccontano in un turbinio di sen-sazioni che consentono ad entrambi di ritrovarsi nei rispettivi ruoli, ma soprattutto come individui.Lo spettacolo vuole trattare un problema reale, e parlarne assieme al pubblico, dimostrando che una soluzione, affidata all’intelligenza, alla buona volontà e alla capacità di sorriso, è sempre possi-

bile e può ricomporre solitudini e tessuti sociali lacerati.Dopo il tema dell’integrazione razziale e matri-monio misto di Indovina chi viene a cena (record d'incassi per due stagioni), Gianfranco D'Angelo e Ivana Monti si ritrovano quindi ad affrontare un al-tro testo attualissimo, uscito dalla penna di Neil Si-mon, uno dei maggiori commediografi viventi. Le sue opere (con centinaia di repliche a New York) vengono tradotte e rappresentate in tutto il mondo, facendo di lui uno dei più rappresentati commedio-grafi. Ha iniziato la sua carriera come autore televi-sivo ed ha al suo attivo più di 40 commedie rappre-sentate a Broadway sin dal 1961, che vanno dalle commedie umoristiche degli anni '60 (A piedi nudi nel parco, La strana coppia, Appartamento al Pla-za) ai lavori più introspettivi e autobiografici degli anni '70 e '80 (Il prigioniero della Seconda Strada, Capitolo secondo, Biloxi Blues, Risata al 23° piano). Ha scritto inoltre numerosi libretti di opere musi-cali e sceneggiature cinematografiche ed ha dato voce con le sue opere alla cosiddetta middle-class americana, dipingendo i suoi personaggi come uomini-medi, spesso insicuri e paurosi, attraverso intrecci di sicuro effetto comico e brillante.

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Non è una cenerento-la del cam-pionato di basket di serie D regionale,

bensì una fantastica realtà, la Cedat 85.In pochi avreb-bero pensato che una squa-

dra sorta da pochissi -

mo tem-po (è il p r i m o

anno che partecipa ad

un campionato) potesse già compe-tere e primeggiare tra le prime della classe nel cam-

pionato di propria competenza, che è cono-

sciuto da tutti per la sua diffi-coltà.Non è stato facile per la Cedat 85. Infatti, oltre agli innumere-voli scettici che, come si sa, da sempre accompagnano le nuo-ve realtà, ha dovuto scontrarsi anche con un campionato duro e molto spigoloso, in cui ogni giornata rappresentava un’in-sidia: campi ostici, squadre ben attrezzate e tutte di ottimo livello.Ma gli uomini del presidente Bernardo D'Agnano sono riu-sciti a farsi rispettare ad ogni incontro, lottando con deter-minazione e riuscendo a porta-re a casa il bottino in quindici occasioni. Un invidiabile ruoli-no di marcia che ha insediato la squadra nelle primissime posizioni di classifica, in piena zona play off.La Cedat 85 San Michele Ba-sket si è affaciata nella palla-canestro con un assetto so-cietario del tutto nuovo, per chi frequenta gli ambienti ed i parquet della provincia brin-

disina.Come dicevamo, al timone di quest'avventura c’è il presiden-te Bernardo D’Agnano, che ha tradotto i suoi sogni e le sue passioni in una formidabile squadra.Tutto questo con l’aiuto dell’espertissimo uomo di ba-sket Alfredo Grasso, il quale con il suo lavoro ha permesso che questa realtà si affermasse a San Michele Salentino.Ma un ringraziamento specia-le va rivolto all’assessore Pino Trinchera, senza il quale que-sto successo non sarebbe stato possibile. Giorno dopo giorno dimostra sempre più affetto e amore per questo sport, che in fin dei conti è anche amore per la sua città.L’auspicio della Cedat 85 è che la squadra rimanga stabilmen-te in zona play off per potersi giocare fino all'ultimo la chan-ce di salire in serie C. Per far sì che questa squadra sia motivo di orgoglio per il basket brin-disino e anche per tutti coloro

che ogni domenica incitano e dimostrano sempre più nume-rosi l’amore per la Cedat 85 Basket.

A N N O 1 N . 3 - M A R Z O 2 0 0 9OCCHIO Sport

Cedat 85 San Michele sorprendente fiore all’occhiello del campionato di serie D regionaleA TUTTO BASKET

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OCCHIO Sport

La pallacanestro nonostante le difficoltà. Una società giovane ma che ha già ottenuto successi

Comincia da questo nume-ro l’incontro con le socie-tà sportive latianesi, un

viaggio che ci porterà a scoprire le passioni, i sogni e le difficoltà in-contrate da chi pratica sport anche a livello amatoriale.La società “Basket 2005 Latiano” nasce nel 2005 ad opera di alcuni sportivi ed amanti della pallacane-stro, che lamentavano l’assenza in città di questo sport tanto amato tra

i ragazzi; i promotori dell’iniziativa furono Enzo Catanzaro, Ronzino Vitale, Bartolo Gagliani e Bruno Nocente. Il primo anno fu nomina-to presidente della società Mario Rosselli, il quale passò successiva-mente il testimone a Graziano Zizzi (attuale sindaco di Latiano, il quale lasciò l'incarico di presidente per gli impegni amministrativi). La società cominciò ben presto a vantare numerosi iscritti, i cui al-

lenamenti venivano svolti presso il vecchio “Pallone Tensostatico” di via Einau-di. Col passare del tempo, a seguito dei tagli al telone di copertura, la condensa che si veniva a creare e l’assenza di riscaldamento, la società ha dovuto a ma-lincuore abbandonare la struttura tensostatica. I dirigenti della società sono attualmente: Dona-tella Pizzi (presidente), Vincenzo Vitale (vice-pre-sidente), Cosimo Cavallo (segretario), Bruno No-cente (dirigente responsa-bile), Eupremio Leobilla, Cosimo Madaghiele, Giu-seppe Vitale e Vincenzo Gagliani (dirigenti). Gli allenatori sono: Ronzino Vitale, Bartolo Gagliani, Rosaria Balsamo e Ales-sandra Siccardi. Seppur giovane, la società latianese si è distinta in tutta l'Italia, tra campionati giovanili e tornei di catego-

ria. Il primo anno partecipò anche al campionato di Promozione con lusinghieri risultati. “L'obiettivo della società però – afferma Bruno Nocente - era e permane il movi-mento giovanile dei ragazzi latia-nesi, e per questo motivo fu tralasciato il campionato “senior”, che peraltro por-tava dispendio di risorse economiche”. La società cestistica, che annovera oggi oltre 120 iscritti, in questi anni ha conseguito finali provinciali under 14, finali provinciali under 15 e il diritto di disputare le fasi regionali, finali pro-vinciali under 13, piazza-mento d'onore ai tornei internazionali di Mesagne e Matera. Inoltre ha orga-nizzato il torneo interre-gionale “Gran Premio di Minibasket” inserito nel Maggio Latianese. Infine la società durante l'anno partecipa a competizioni provin-ciali e regionali. Nell'anno sportivo ‘08-‘09 ha organizzato: 3° edizione di Canestro in Fiera, 1° edizione del torneo natalizio “Noel sous arbre”, 3° edizione del torneo di basket femminile "8 Marzo festa della donna" (in programma a Mesagne l’8 marzo 2009). Proprio in queste settimane la società sta organizzando il torneo nazionale di minibasket (30-31 maggio) presso il Parco Robinson. L'attività della società è stata chia-ramente ridimensionata a seguito

della chiusura della struttura ten-sostatica. “La nota dolente di tutta questa attività purtroppo è la man-canza di strutture idonee a fare sport – lamenta Nocente - le partite di campionato siamo costretti a dispu-

tarle a Mesagne. Abbiamo più volte sollecitato l’Amministrazione comu-nale a provvedere a questa carenza di strutture sportive, ma a tutt'oggi non si è mosso nulla. Nell'ultima riunione la società ha deliberato che se non si dovesse sbloccare tale si-tuazione l'anno prossimo potremmo abbandonare l'attività”.

BASKET 2005 LATIANOdi Claudio ArgeNtieri

www.basket2005latiano.it

AL LINK

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Squadra femminile

Pulcini

Aquilotti

Under 14

Under 15

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41

magazine

di Marilena LocorotoNdo

Intervista alla guardia della New Basket Carovigno, che sogna la promozione in C2PLAY OFF, CI SIAMO QUASI

A N N O 1 N . 3 - M A R Z O 2 0 0 9

Dopo la schiacciante vit-toria sulla forte squa-dra dell’Edilmed San

Vito, segnata dagli 87 punti del Carovigno e 75 degli avversari, restano poche giornate prima

della fine del campionato. La New Basket Carovigno di Da-rio Stasi corre verso il sogno della C2. Questo mese ab-biamo intervistato la guardia della squadra, il brindisino di 25 anni Marco Stasi.In sintesi la tua biografia sportiva.Ho cominciato all’età di otto anni nel minibasket a Brindi-si. A 18 anni giocavo in C1 ad Ostuni, a venti in C2 a Brindisi e poi nella New Basket a Lecce. Sono approdato all’Ikos per la stagione agonistica 2008-2009 e mi sono integrato benissimo.Il basket è un hobby o la tua ragione di vita?Gioco a basket per hobby e sto terminando i miei studi di Giu-risprudenza a Lecce perché in futuro vorrei occuparmi delle relazioni internazionali. Mi piace il diritto e ho una buona memoria che alleno con gli esa-mi giuridici.Quanto dura l’allenamen-to?Tre volte alla settimana vengo a Carovigno ad allenarmi per un’ora e mezza circa. L’allena-tore Gino Montarelli è molto professionale e riesce a canaliz-zare bene le nostre energie pre-parandoci al meglio. Penso che valga la pena di sudare un pò per la gloria.Cosa ti piace oltre al ba-sket?Oltre il basket, la musica: amo gli U2. Il cinema: nel tempo li-

bero mi piace guardare un bel film.Come mangia un atleta?Faccio la dieta dissociata e cre-do sia la più indicata per uno sportivo.Quali sono le regole base per un buon giocatore?Innanzitutto il rispetto sia per i compagni che per gli avversari. Lo sport è divertimento, si gio-ca bene solo se ci si diverte nel farlo. Per avere buone presta-zioni sportive è utile condurre una vita sana e senza eccessi, anche se ogni tanto ci si conce-de qualche svago. Cosa ti ha insegnato la pal-lacanestro?Credo molte cose. Lo spirito di squadra, il sacrificio, la pazien-za e soprattutto il vero valore della solidarietà.Sei soddisfatto della vittoria contro l’Edilmed?È stata la più bella partita di tutto il campionato, una vitto-ria importante perché giocava-mo in casa e gli avversari del San Vito sono molto forti. Ad un certo punto pensavamo di non farcela, ma poi abbiamo vinto ed è stata una battaglia coinvolgente fino all’ultimo. Vorrei soltanto ci fossero più tifosi ad applaudire, ad urlare e soffrire con noi. In fondo esse-re incoraggiati dal pubblico dà sempre quella marcia in più.

Marco StasiNew Basket Carovigno

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Unica squadra femminile a rappresentare, in tutta Italia, il territorio salentino

San Vito, orgoglio del Grande Salentodi Emanuele chiArieLLo

A quattro giornate dalla fine del campionato la Volley San Vito insegue

il sogno play-off per la serie A1. Consapevole dei propri mezzi, la squadra alle-nata da mister Lo Re, sta lottando per conservare quel nono posto in classifica che le permetterebbe di raggiungere un obiettivo stori-co per la pallavolo brindisina e non solo. Nelle pros-sime quattro sfide bisognerà dare il massimo per conquista-re quanti più punti possibile. Dello stesso avviso è il presi-dente della ssd Volley San Vito, Luigi Sabatelli, che abbiamo intervistato per fare il punto della situazione in casa bianco-azzurra. Presidente Sabatelli, è di queste ultime settimane la notizia dell'ingaggio della giocatrice cubana, natu-ralizzata italiana, Azurima Alvarez. È stato un colpo a sorpresa che guarda al fu-turo. Ci dobbiamo aspettare altro? D’accordo con lo staff tecnico l’arrivo dell’Alvarez ha dato tranquillità all’intera squadra, per via dei tantissimi infortuni patiti durante la stagione in cor-so e un ulteriore valore aggiun-to dal punto di vista tecnico. In-

fine abbiamo voluto regalare ai nostri tantissimi tifosi, non solo sanvitesi, una possibilità in più per giocarci il nostro secondo obiettivo stagionale: dopo la sal-

vezza, gli agognati play-off serie A1. Risultato stori-co per la nostra società che con-tinua ad essere, dopo il Lecce di serie A di calcio, l’unica realtà na-zionale del Gran-de Salento.La squadra

maggiore si attesta su po-sizioni di classifica interes-santi: la salvezza è ormai acquisita, ora i play-off per la A1 sono sempre più vici-ni. In che condizioni sono le ragazze? La squadra dal punto di vista fisico non ha mai goduto buone condizioni, pur tuttavia molte ragazze hanno stretto i denti e stoicamente si sono messe a di-sposizione del tecnico. In que-sta fase di campionato stanno pagando sicuramente lo scotto di aver garantito la presenza in campo anche quando le condi-zioni fisiche non lo permetteva-no. Ora con l’arrivo di Alvarez qualcuna ha potuto concedersi un po’ di meritato turn over.La Volley San Vito non è solo Serie A2. Come procedono i campionati minori? È senza dubbio l’ennesimo

anno di grandi soddisfazioni nel settore giovanile: aver conqui-stato già due titoli provinciali Under 18 e Under 16 femminile ed aver sfiorato il titolo Under 16 maschile è per l’intera so-cietà motivo di grande soddi-sfazione. Nei settori giovanili c’è grande fermento ed anche grande professionalità da parte dei numerosi tecnici. Abbiamo impegnato buona parte delle risorse finanziarie in questo e siamo orgogliosi di averlo fat-to, non solo in considerazione dei risultati sin qui ottenuti ma anche per il numerosissimo plotone di partecipanti all'attivi-tà (siamo sui 200 iscritti ai vari corsi). Nei campionati regiona-li, infine, buone le prestazioni della squadra maschile di serie C, sin dall'inizio ai vertici della classifica; mentre la giovanis-sima compagine femminile di serie D occupa un onorevole sesto posto. Il 2 marzo scorso c'è stato il CdA della Lega di pallavolo Femminile. Quali sono sta-te le decisioni prese in tale sede? Una delle più importanti è stata quella di invitare i procuratori delle atlete a ridurre gli ingaggi già dall’anno in corso, ma so-prattutto per il futuro, se si vuo-le salvare l’intero palcoscenico della pallavolo, oggi fortemente influenzato dalla crisi economi-ca in atto. Personalmente credo sia necessario guardare oltre

la “rete”, per rendersi conto di quali errori commessi in pas-sato ci hanno portato all'attuale situazione di difficoltà.

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