12
L’ORNITOTTERO // 1

Ornitottero // Numero 2

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Secondo numero del giornalino degli studenti dell'Istituto d'Istruzione Superiore Statale "G. Peano" - Nereto (TE)

Citation preview

Page 1: Ornitottero // Numero 2

L’ORNITOTTERO // 1

Page 2: Ornitottero // Numero 2

Ai nostri lettori...

A causa degli eventi sismici del 6 Aprile l’uscita del secondo numero del nostro giornalino è stata rinviata, sia per quel senso di vuoto e di incertezza che il terremoto ha lasciato in ognuno di noi, sia per la frenesia dei giorni seguenti a que-sto evento che ci ha segnati tutti profondamente.

Alla riapertura della scuola alcuni alunni e docenti aquilani sono stati accolti nel nostro istituto e hanno ripreso le loro attività scolastiche. Benvenuti a voi tutti! Speriamo di esservi stati un po’ d’aiuto nel ritrovare la “serenità” e la “normalità” perdute sotto le terribili macerie della vostra città.Mi piace riportare il vostro detto popolare: “Ci sono tanti giorni dietro il Gran Sasso”. Guardiamo avanti e non scoraggiamoci mai!

Prof.ssa Daniela Prosperi

Care studentesse e Cari studenti delle classi terze delle scuole medie dei comuni della Val Vibrata, di

Mosciano Sant’Angelo, di Giulianova e dell’Ascolano;Cari loro Genitori,A nome di questa istituzione scolastica sono grata per la fiducia che ci avete dimostrato con il gran numero di iscritti alle classi prime per l’a.s. 2009/2010. Ciò significa che il nostro lavoro e la nostra professionalità vi of-friranno di sicuro un input di più alto livello, stimolati dalla vostra presenza e dal vostro entusiasmo!Le alunne e gli alunni neoiscritti sono al momento 130 unità. Una bella e forte energia alla quale noi cercheremo di rispondere con un Piano dell’Offerta Formativa di qualità, nello svolgimento sia delle attività didattiche che dei progetti curricolari ed extracurricolari. Con stima e riconoscenza Vi saluta cordialmente

il dirigente scolasticoProf.ssa Maria Rosa Fracassa

docenti:

MARIA ROSA FRACASSADANIELA PROSPERI

MARIO ROSATIANDREA PALANDRANILORENZA COLTRINARIENNIO CANTORESI

alessandra ciafrè

STUDENTI:

LA CLASSE 2^CVALENTINA SCACCHIA (1^D)

PARIDE ROSATI (5^C)SARA SIMONE (4^C)rita ciprietti (4^C)

chiara d’eugenio (4^D)ELIANA ROSATI (4^A)

JACOPO D’EUSTACCHIO (4^F)MATTHIAS CICCONI (4^F)JACOPO POMPILII (5^A)

HANNO PARTECIPATO A QUESTO NUMERO...

BUONE

VACANZE

ATUTTI!

L’ORNITOTTERO // 2

Page 3: Ornitottero // Numero 2

BUONE

VACANZE

ATUTTI!

La nostra Scuola ha accolto alunni e docenti aquilani

Perse le case, le scuole distrutte, non hanno potuto riabbracciare nemmeno i loro cari, testimoni di una tragedia, hanno paura del buio. Ma tra i banchi del liceo, nonostante tutto, sorridono i ragazzi aquilani, hanno compreso… in quella terribile notte quando la terra ha tremato. Insieme a loro un gruppo di docenti chiede di lavorare per non pensare… per tornare a sentire la vita.- Grazie, ci dicono i loro sguardi smarriti. - Grazie, ci avete accolto, ci avete aperto le porte di casa. La nostra l’hanno distrutta, mattone

dopo mattone, e non è rimasto che un brandello di muro. E ora? Rinascerà tra le macerie? Come ha potuto? La natura che non fa nulla d’inutile, come ha potuto? Ma tra i corridoi silenziosi del liceo, dove si respira l’ansia per gli esami, per gli ultimi scritti, c’è amore. Amore per questi nostri fratelli feriti. - Grazie, ci dicono i loro sguardi; ci avete aperto le porte di casa.

Prof. Mario Rosati

Io non dimenticoImpossibile descrivere in un foglio bianco, con una penna blu, l’orrore e la sofferenza causati dai regimi totalitaristi del ‘900. Ogni essere umano ha il diritto di essere ciò che è, ovvero ha il diritto di pensare, di esprimersi e di vivere la propria vita nel rispetto degli altri e di sé stesso.Nessun uomo può impedire ciò, nessuno può arrogarsi il diritto di decidere la vita o la morte altrui. Mussolini, Hitler, Stalin, Ceausescu, Mao, Saddam e via discorrendo, loro la pensarono diversamente. Ognuno di loro lasciò una sanguinosa impronta sulla storia. La Russia comunista di Stalin costò la vita a 278mila tra funzionari e ufficiali dell’armata rossa, dal 1936 al ’38, giustiziati nei Gulag siberiani.La causa? Essere contrari ai principi del partito comunista, o presunti sospetti. Tale evento risultò

essere uno spot anche per Corea Del Nord, Vietnam e Cina, per un totale di 100milioni di persone torturate e uccise per le stesse ragioni. In Europa la situazione tra il 1939 e il ’45 non fu certo meno sanguinaria. Un certo Hitler e le sue “Camice Brune” stilarono una classifica riguardo le razze degli uomini, sottolineando il loro primato di razza perfetta. Il numero di questa folle discriminazione ammontano a 15milioni di civili uccisi nei paesi occupati, 6milioni di Ebrei deportati e uccisi e 3milioni e 300mila le vittime di guerra. La “classifica” vedeva come unico obiettivo il genocidio degli Ebrei, la razza considerata inferiore. Il genocidio inteso come atto commesso con l’intenzione di distruggere completamente o in parte un gruppo nazionale, etnico o religioso in quanto tale. Questi

signori furono emulati anche da altri, che però fortunatamente non raggiunsero mai i loro numeri. Le fosse Ardeatine sono quelle che agli Italiani riguardano più da vicino, ma non possiamo lasciare nel dimenticatoio il massacro dei Curdi da parte di Saddam con le armi di distruzione di massa. Dimenticare? No, affinché non torni più un Hitler o uno Stalin o chiunque creda di poter azzittire i pensieri dei nostri figli e delle future generazioni. Non siamo nemici, ma amici. Non dobbiamo essere nemici. Le corde mistiche della memoria risuoneranno quando verranno sfiorate come se a sfiorarle fossero i migliori angeli della nostra natura.

Jacopo D’EustacchioMatthias Cicconi

L’ORNITOTTERO // 3

Page 4: Ornitottero // Numero 2

Non e’ mai troppo presto per iniziare a ricordare...

Sabato 31 Gennaio nell’Aula Magna del Liceo si è tenuta la rappresentazione teatrale sulla tematica delle leggi razziali, dal titolo “Una storia di impicci e guai paradossali. Pulcinella e Pinocchio contro le leggi razziali”. La rappresentazione è stata replicata sabato 14 Febbraio in occasione dell’Open Day. È così iniziato l’ambizioso progetto di allestimento teatrale “La storia va in scena”. Coordinati dalla prof.ssa Serena Marcantonio, docente di Storia e Filosofia, e coadiuvati da Massimiliano Laurenzi, autore del testo e collaboratore del Laboratorio di Teatro della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di L’Aquila, trenta intrepidi e coraggiosi studenti delle classi 4B - 4E – 4F hanno curato la realizzazione dello spettacolo. Attori, assistenti alla regia, costumisti e scenografi: tutti si sono messi alla prova attraverso l’affascinante linguaggio del teatro, sperimentando nuove modalità di comunicazione. È vero che si è parlato di storia, ma facendo uso di parole decisamente diverse da quelle dei libri. Il tema affrontato è stato impegnativo, dal momento che trattava delle leggi razziali emanate nel nostro paese dal regime fascista nel 1938, ma i protagonisti sono stati gli eroi della nostra infanzia: Pinocchio, il Grillo Parlante, Pulcinella e Capitan Spaventa. Nessuna banalizzazione, anzi: vogliamo che vicende tanto importanti siano alla portata di tutti, anche dei più piccoli, ai quali è dedicata questa rielaborazione teatrale. Non è mai troppo presto per iniziare a ricordare…

!

Sabato 30 Maggio, il Liceo “G. Peano” ha dimostrato ancora una volta di essere aperto a novità, ma anche affezionato a vecchi appuntamenti. Due sono state, infatti, le manifestazioni che si sono tenute nel nostro Istituto: l’inaugurazione del Giardino Botanico e la Premiazione della Borsa di Studio intitolata al compianto Prof. Franco di Michele, giunta ormai alla sua quarta edizione. La manifestazione è iniziata alle 9:30 con la presentazione del Giardino Botanico.Dopo una breve illustrazione del progetto, a cura della Vicepreside Prof.ssa Prosperi e della Prof.ssa Bruni,i ragazzi hanno mostrato il loro lavoro nel giardino scolastico mediante un sito internet (classe IV C) (www.liceonereto.it) e una presentazione in PowerPoint (classe III C).La manifestazione si è conclusa con “il taglio del nastro” nel giardino scolastico. Il secondo appuntamento, come di consueto, è stato organizzato in due parti: inizialmente l’introduzione a cura del Prof. Di Eleuterio, della Prof.ssa Martelli, della Vicepreside Prof.ssa Prosperi e, infine, del Prof. Ciliberti, docente di Filosofia nonché dirigente dell’Istituto Comprensivo di Bellante; quindi la premiazione per la Borsa di Studio intitolata al Prof. Di Michele. Il tema di quest’anno era: “Umanesimo Planetario. La fratellanza universale dei popoli. Valorizzare l’interazione solidale tra le comunità locali, la società civile, le minoranze. Promuovere eguaglianza per assicurare equità”. Tale tematica, quanto mai attuale, ha trovato l’originale e sentita interpretazione di tanti studenti del liceo e non, fra i quali i meritevoli vincitori sono stati: Gabriella Pantoli, con la poesia “Il vecchio tappeto”; Antonella Berardi, con una toccante presentazione PowerPoint; Jacopo Pompilii e Valentina Traini con un’irriverente ed originale esempio di pubblicità progresso ed infine Eliana e Paride Rosati che con il video “Diversità Globale” si sono aggiudicati il primo premio.Le foto della giornata saranno presto pubblicate sul sito ufficiale della Scuola.

Ma non è finta qui...Sabato 6 giugno 2009 alle ore 11, presso l’Aula Magna dell’Istituto, si terrà la rappresentazione teatrale in lingua “Sur l’S”, curata dalla prof.ssa Pierfranca Vetrini e dall’esperto Massimo Balloni.La stessa verrà replicata lunedì 8 alle 21 sempre presso la nostra Aula Magna.

Eliana Rosati

... E i nostri progetti?

L’ORNITOTTERO // 4

Page 5: Ornitottero // Numero 2

A 200 anni dalla sua nascita e a 150 anni dalla pubblicazione del suo lavoro più famoso “The origin of species”, il 2009 è l’anno dedicato a Darwin.Charles nacque il 12 febbraio 1809, in un ambiente benestante pieno di idee e frequentato da persone intelligenti. Malgrado ciò da ragazzo Charles non si interessava minimamente dello studio: il padre fu costretto a ritirarlo da scuola per scarso rendimento e per comportamento scorretto. D’altra parte la scuola di Shrewbury, frequentata da Charles e da suo fratello, era un posto terribile, malgrado fosse una delle più rispettabili del tempo: «I ragazzi vengono picchiati se non hanno fatto i compiti o se prendono dei brutti voti» si lamentava Charles. All’Università di Cambridge, Charles incontrò un professore di botanica, John Stevens Henslow, che lo mise sulla giusta strada: Henslow gli insegnò il metodo scientifico e riuscì a far emergere il suo profondo interesse per la natura. A quel tempo Charles era un bel ragazzo di 22 anni, alto e forte, pieno di energia e con una bella faccia, naso piccolo, fronte spaziosa e occhi intelligenti. I suoi interessi erano le escursioni naturalistiche e la caccia. Il suo sogno? Andare alle isole Canarie, il paradiso dei naturalisti. L’occasione della vita arrivò un po’ per caso, come spesso capita. Era il 29 agosto 1831, Charles tornava a casa a Shrewsbury dopo una lunga escursione naturalistica. Con sorpresa trovò un plico che lo stava aspettando. Conteneva due lettere che gli avrebbero cambiato la vita. Il governo britannico cercava un naturalista per un viaggio di due anni che il brigantino Beagle avrebbe fatto intorno al mondo. John Stevens Henslow, interrogato dal consulente del governo, suggerì il suo studente preferito: Charles Darwin. Prima tappa: le isole Canarie! Charles non poteva crederci e, senza pensarci su granché, chiese l’autorizzazione a suo padre. «NO!» rispose categoricamente il dottor Robert, esasperato dal comportamento poco serio di suo figlio «Ti proibisco di andare. Troverai un lavoro e diventerai una persona rispettabile. Basta con questi progetti sconclusionati». Così con la tristezza nel cuore, Charles scrisse una lettera per rifiutare l’offerta. Il giorno dopo andò a caccia con suo zio Jos, con il quale si lamentò della sua sorte. Lo zio si rese conto che Charles stava per perdere l’occasione della sua vita, scrisse perciò al padre di Charles affinché lo facesse partire.Con sorpresa di tutti egli si convinse subito. Per fortuna il posto era ancora libero. La spedizione aveva già un naturalista ufficiale, e il principale compito di Darwin a bordo sarebbe stato fare compagnia al giovane capitano Robert FitzRoy. Il 27 dicembre 1831 il Beagle partì per il suo viaggio che sarebbe durato quasi 5 anni,

invece dei 2 previsti. La tappa alle Canarie fu una vera delusione: per paura di un’epidemia di colera le autorità non autorizzarono l’ingresso nel porto a nessuna nave britannica. Darwin, dal ponte del Beagle, vide svanire all’orizzonte il sogno di una vita… Ma fu questa l’unica delusione del viaggio che lo avrebbe portato a circumnavigare e a esplorare l’America del Sud, con una puntata in Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa. La tappa che più delle altre segnò il suo pensiero e la sua vita futura fu alle Galápagos: la straordinaria biodiversità delle isole permise a Darwin di capire come le diverse forme di vita si sono sviluppate le une dalle altre, e gli fornirono anche la prova della correttezza di questa sua intuizione. A ogni tappa del viaggio Darwin spediva a casa estratti del suo diario e i reperti che raccoglieva nelle sue esplorazioni, e che venivano poi analizzati con cura dai suoi amici scienziati. Quando attraccò al porto di Falmouth, in Inghilterra, nell’ottobre 1836, Darwin era già uno scienziato famoso. Poco dopo si sposò con Emma, che fu una compagna affettuosa e attenta e gli rimase sempre molto vicina. Insieme ebbero dieci figli. Darwin passò il resto della sua vita ritirato in casa a scrivere libri sulla biologia e sulla geologia e a condurre esperimenti per confermare le sue teorie. Lasciò ad altri il difficile compito di combattere per affermare la validità del suo pensiero. Morì il 19 aprile 1882. Durante il famoso viaggio, Charles compì delle osservazioni naturalistiche sulla geologia, sugli animali e sulle piante, e sulle popolazioni che incontrava con una passione e una professionalità rare. Leggendo il suo diario di viaggio è facile immaginare il suo stato d’animo e il suo desiderio di conoscere. Da queste osservazioni, tutte scritte e documentate, Darwin riuscì a sviluppare importanti teorie nel campo della geologia e soprattutto quella che è ancora oggi il fondamento di tutta la biologia: la teoria dell’evoluzione.

Omaggio a Charles Darwin

Classe 2^C

L’ORNITOTTERO // 5

Page 6: Ornitottero // Numero 2

L’ErbarioGli alunni del corso Tecnologico del Liceo Scientifico hanno intrapreso la realizzazione di un progetto, nell’ambito dell’Educazione Ambientale del nostro Istituto,per sensibilizzare gli studenti al rispetto degli ambienti naturali per la salvaguardia della vita in tutta la sua biodiversità.Il lavoro è stato iniziato nel 2005 e riguarda lo studio della Flora del Parco del Liceo Scientifico “G.Peano” di Nereto e delle principali associazioni vegetali della Val Vibrata. L’educazione al rispetto della natura implica due aspetti fondamentali: la conoscenza della varietà degli ambienti naturali e la possibilità di entrare in contatto con essi. L’erbario è stato realizzato con gli esemplari vegetali raccolti e identificati dagli alunni dalle classi del biennio e annovera piante all’apparenza insignificanti e non percepibili dall’occhio distratto,ma ciascuna di loro svolge un ruolo ben preciso nel sistema ecologico generale delle relazioni naturali. I temi specifici trattati sono stati ampliati da noi studenti del triennio mediante ricerche di ordine più generale che hanno permesso di inquadrare la situazione geologica e vegetale del Parco. Tutte le attività sperimentali e le ricerche svolte nel corso di questi anni, sono state raccolte in due piccoli libri realizzati con la stretta collaborazione degli insegnanti .Essendo poi il nostro un corso di Liceo Tecnologico ci è piaciuta l’idea di affiancare all’erbario cartaceo, un erbario digitale avendo così la possibilità di divulgare e valorizzare maggiormente il nostro lavoro. La costruzione dell’erbario on-line ha previsto la realizzazione di un sito web utilizzando il linguaggio html e java script. Il sito è visitabile all’indirizzo: www.prodanii.altervista.org . Ed è proprio grazie a questo progetto se oggi molti di noi riescono ad apprezzare la bellezza delle piante che ci circondano e a riconoscerne alcune specie fino ad ora ignorate. Un grande “GRAZIE” va alla professoressa Marilena Bruni che ci ha insegnato a identificare le piante spontanee con grande professionalità e dedizione, al prof. Francesco De Lauretis che ci ha aiutato nella realizzazione dell’erbario essiccato e alla professoressa Daniela Prosperi che ci ha guidati nella creazione delle pagine e del sito web.

Rita Ciprietti & Sara Simone

Il Giardino Botanico

“...IN QUEST’EPOCA FRENETICA

E’ IMPORTANTE FERMARSI

DI TANTO IN TANTO,

RESPIRARE PROFONDAMENTE

E GUARDARE ATTENTAMENTE NOI STESSI

E IL MONDO CHE CI CIRCONDA....”

Daisaku Ikeda

L’ORNITOTTERO // 6

Il verde scuro lucente dell’agrifoglio, leggendario portafortuna, insieme al sacro alloro e all’odorata Ginestra, ‘fior gentile che al cielo di dolcissimo odor mandi un profumo’ (G. Leopardi) e al mirto, alla lavanda, al pino e al melograno, sono le tessere di un mosaico di

mille colori. E’ il nuovo parco del Liceo Peano colorato di nuove essenze grazie all’iniziativa dell’inarrendevole prof.ssa Bruni, alla cooperazione dei Prof. Prosperi e De Lauretis e al contributo della Tercas, fondazione sensibile alle tematiche ambientali. Il progetto, oltre alla valorizzazione della struttura, mira alla sensibilizzazione e al rispetto della natura, nonché alla conoscenza di essa. La vegetazione originaria della Val Vibrata, che oggi sopravvive solo in poche aree per l’incremento degli spazi utilizzati e per lo sviluppo degli insediamenti umani, sembra infatti rivivere in questo giardino botanico. Esso nasce dal presupposto di recuperare i profumi della nostra terra: la macchia mediterranea, il querceto misto e la vegetazione degli ambienti umidi, tra un uliveto e altri esemplari isolati di alberi: un ricco corteggio di piante spontanee che gli studenti nel corso degli anni hanno collezionato in un erbario esposto nell’ Istituto. Entrando in contatto con una varietà di ambienti, gli alunni possono conoscere l’importanza della biodiversità, il recupero e la salvaguardia del territorio. Anche per il Giardino Botanico è stata realizzata una versione digitale curata dalla prof.ssa Daniela Prosperi e dagli alunni delle classi 3 e 4 sez. C del corso Scientifico Tecnologico, che verrà pubblicata sul sito della scuola www.liceonereto.it .Per comprendere la natura - afferma Novalis - bisogna che essa si sviluppi dentro di noi in tutta la sua interezza. Tutto sembra pronto. L’evento si accompagna con l’esplosivo rigoglio della natura che vive la sua stagione più bella. Al tempo in cui, come cantava, lanciando lo sguardo da queste colline neretesi all’orizzonte marino, il nostro caro poeta Mario Ranalli il cuore si rinnova. come l’ erba dei prati e s’ allieta…del verde di un sogno che freme.

Prof. Mario Rosati

Page 7: Ornitottero // Numero 2

Le avventure del Peano: PARIS, LA VILLE LUMIERE

Classe 3^DL’ORNITOTTERO // 7

10 marzo 2009Ore 02.00Sul pullman occupato da 3D, 3G e 3C inizia l’appello...panico: manca Cristina D’Andrea! Dov’è finita? Ah no, eccola qui! La sua scusa? La sveglia non ha suonato.Ok siamo tutti? Siiiiii...si parteeee! Tra canti, partite a uno, dormite e foto il pullman si ferma all’aeroporto di Ciampino.Ore 05.00Inizia il check in. Moreno Pancottini ed Edoardo Paradisi (per gli amici Bocca), vengono fermati al metal detector! Tranquilli, niente di grave, hanno solo dovuto togliersi le scarpe! Beh dopo varie peripezie siamo saliti sull’aereo. Allacciate le cinture, inizia il decollo! A parte le crisi di panico di Annachiara Macrillante, il volo è stato tranquillo e dopo due ore che sembravano non finire mai… Beauvais! Ore 09.10Prendiamo un altro pullman, stavolta per raggiungere la nostra vera meta, la tanto desiderata Parigi!!! La nostra

prima impressione?? TORNIAMO A CASA! La periferia non prometteva molto bene e una volta arrivati all’hotel le cose sono ulteriormente peggiorate. Ma è bastato un po’ di sole e una passeggiata per le vie chic della città per riprendere il buon umore. Ed eccola là!

La maggior attrazione parigina: alta, imponete e più ferrosa che mai...la Tour Eiffel! Dopo una “romantica” traversata sulla Senna a bordo del Bateaux Mouche ci siamo diretti in hotel per rilassarci un po’, prima di una deliziosa cena…almeno speravamo! Ma un fulmine ci ha colpito all’improvviso: stasera si cena da “SHOKADO”…un nome che è tutto un programma! Dopo lo shock del ristorante giapponese, la corsa al Mc Donald e qualche chiacchiera, siamo crollate nelle nostre stanze.

11 marzo 2009

Salutate la Gioconda, giovani studenti del Peano!

Il lungo giro del Louvre è terminato con un pranzo

multi-etnico e poi, vista la grande energia, abbiamo

affrontato una breve camminata: circa 5 km di Champs

Élisées!

Oh, quasi dimenticavo… AUGURI VANESSA! Tra

girotondi, flash mob e la prof Piotti che ci ha dilettato

con la sua simpatia, siamo giunti all’Arc de Triomphe

dove abbiamo assistito ad un spettacolo di alcuni artisti

di strada.La serata si è illuminata con la Tour Eiffel! Il panorama

di Parigi dall’alto era semplicemente fantastico!

Al ritorno in hotel ci aspettava lo Schwarz Man…per

chi non conosce il tedesco, L’UOMO NERO!!! Costui

pattugliava i corridoi impedendoci di riunirci nelle varie

stanze. Ma non è stato questo a fermarci…

12 marzo 2009Prendiamo il treno per Versailles. I magnifici saloni pieni di specchi e cristalli, che hanno visto passare un’epoca piena di sfarzo, ricchezza e romantici balli, ci hanno molto affascinato nonostante la stanchezza. Dopo pranzo siamo ripartiti. Direzione: Notre-Dame de Paris. La dimora del campanaro Quasimodo non ha deluso le nostre aspettative!Il colpo di grazia è arrivato dopo cena: decine di scalini per arrivare alla chiesa del sacro cuore nel quartiere di Montmartre. Sperando di vedere i pittori di strada, abbiamo raggiunto una piazzetta, ma purtroppo era vuota! Ci siamo consolati con una deludente crêpe e siamo partiti alla volta del Moulin Rouge, cantando a squarciagola per le vie della città!

13/03/2009SHOPPING! Hard Rock Cafè e Gallerie Lafayette…il portafogli si alleggeriva e la valigia lievitava!Ore 16.00Partenza per l’aeroporto di Beauvais per prendere il volo delle 20.45…Si torna a casa!Il rientro a Nereto è stato abbastanza sonnolento e prolifico a livello amoroso!!!Parigi rimarrà per sempre nei nostri cuori e a dirla tutta, non volevamo tornare! È stata un’esperienza magnifica, indescrivibile! Noi della 3^D ringraziamo i simpaticissimi professori che ci hanno accompagnato e tutti i ragazzi che hanno condiviso con noi gioie e stanchezza!

Page 8: Ornitottero // Numero 2

...La chiamano la città delle luci, (nonostante l’uomo nero ce la

toglieva spesso per il gran rumore che facevamo nei corridoi!)

...La chiamano la città dell’amore...E noi del terzo c c’eravamoooo!!!!

È stata un’esperienza che ci rimarrà per tutta la vita, perchè per molti di noi è stato il primo vero e proprio viaggio. Prendere l’aereo e vedere dall’alto

ciò che si osserva solo nelle cartoline o su internet è stato entusiasmante!

unico neo? sicuramente il risotrante giapponese!!! :-)

Gridavano ansimanti e sfiniti: fermatela!!!!!

L’ORNITOTTERO // 8

Era l’ultima volta che il gruppo aveva visto miss Di Giacobbe. La cercavano disperatamente da giorni e settimane. C’era gente che proferiva cose inaudite su di lei: alcuni ritenevano di averla vista percorrere la città di Londra su una bike in meno di mezz’ora; altri, invece, l’avevano vista attraversare il Tamigi a nuoto per raggiungere la famiglia che l’aveva ospitata ai tempi della scuola quando era a Londra per studiare. La Di Monte arrivò a pensare che fosse nascosta all’interno della National Gallery, dipinta in un affresco rinascimentale di Botticelli mentre Cupido la colpiva con una delle sue frecce avvelenate di passione. La cercavano da mesi tra musei, viottoli, rigagnoli, nei posti più impensabili di Londra, nei mercatini di Covent Garden tra gli artisti e i commedianti, ma non c’era più alcuna traccia di lei. Perfino le leggende celtiche ne arrivarono a narrare le gesta; antichi manoscritti dicevano che aveva raggiunto velocità sensazionali, superiori alla velocità delle stesse metropolitane londinesi, tali da renderla praticamente irraggiungibile. Altri dicevano di averla vista uscire da Notting Hill per giungere instancabilmente la Cornovaglia, farsi una birretta in un pub di Dublino e poi accorgersi a Stoccolma, solo a Stoccolma, dopo un viaggio stile Parigi-Dakar di aver seminato il gruppo. Il prof. Guercioni, dopo aver consultato uno dei manuali di filosofia, aveva dichiarato che, anche uno stoico, con tutta la sua saggezza, una volta trovata, l’avrebbe mandata a quel paese. Ma Lucio non perdeva mai il suo sano ottimismo e aveva dichiarato a tutto il gruppo per tranquillizzare soprattutto i più ansiogeni: «Non la troveremo mai, non la troveremo mai». L’unico attendibile sembrava un certo Cicconi che preso da un raptus di fame, dopo aver camminato ininterrottamente per dieci ore, con le sue scarpe stile missione anti-Saddam, ripassando le sue erudite competenze linguistiche, lanciò una bestemmia in cinque lingue diverse e ricordò la sua disperazione quando, dopo averla vista in lontananza, non era riuscito a parlarle perché la prof, presa da una piacevole conversazione con la regina, gli aveva chiuso in faccia i finestrini super tecnologici della regale carrozza dal prestigioso nome Gold State Coach, proferendo tali parole: «Cicconi Just a

moment, please». Impiccini arrivò a sospettare che la prof. si fosse follemente innamorata dello chef del ristorante dove ogni sera cenava con il gruppo. Corrotta e corteggiata, il cuoco l’aveva convinta a non partire grazie a una serie di cene a lume di candela, dove la prof, dinanzi ad un menu irresistibilmente fascinoso, si era lasciata andare. La cena prevedeva una serie di leccornie tipiche inglesi, preparate con amore per attenuare la forte nostalgia della terra della bella Titti: crespelle ‘mbusse, li tailì coll’ovo, lu tacchin alla neretese, e per concludere lu parrozz abruzzese, di fronte al quale lo chef ammetteva clamorosamente di aver origini camplesi e di non aver quindi peccato di plagio. Quando tutti ormai la davano per dispersa, fu trovata sulle rive del Tamigi dalla tranquillissima Paci Roberta che, stanca dell’evanescente ricerca, a cui lei non aveva mai partecipato,si era dedicata al jogging lungo Hyde Park. La prof con una invidiabile calma serafica se ne stava distesa sull’erba bagnata a fare una dejuneur sur l’erbe (per chi non ama il francese: una colazione) e s’ingozzava con un muffle bollente mentre teneva vicino un ombrella fiorato e sulla mano sinistra la city map aperta. Si disperava perché erano rimaste chiuse la linea grigia e la linea giallo-verde del metro, e non era neanche il 7 e l’8 marzo, e mentre Roberta le si buttava addosso tanto era la gioia di averla incontrata, lei urlandole disse: «Calabrese!Calabrese! dove sei?»....Poi l’abbracciò ridendo e disse per tre volte di seguito «It’s ok, it’s ok, it’s ok».Il gruppo arrivò presto lì sul Tamigi e la festeggiarono in tanti, tranne la stessa Jessica che, stanca degli ingiusti richiami, fu presa dallo sconforto e dopo aver mostrato con una grazia ottocentesca un dito della mano alla prof, le disse: «I’m sick of you» e allungò decisa il passo buttandosi nel fiume. Dalla gioia si passò alla disperazione. Ci furono momenti di panico. Alcuni cercarono di buttarsi nel Tamigi per salvarla ma fu inutile. Il prof Guercioni, nominato il pitbull notturno per la sua estrema rigorosità nel rispetto delle regole, non voleva assolutamente che qualcuno si buttasse. Accampava scuse diverse, diceva: «Del resto Platone non lo sa, Galileo Galilei doveva

portarmelo alla verifica orale ma poi non è venuta a scuola, …e quindi… è giusto che gli

Page 9: Ornitottero // Numero 2

L’ORNITOTTERO // 9

si dia almeno un esempio». Solo dopo una lunga conversazione durata più di mezz’ora, un corteggiatore spagnolo, fregandosene del diniego del prof, si lanciò nel fiume urlando: «Jessicaaaaa ti sei dimenticata di lasciarmi la mail, e poi com’è il contatto su Facebook?» si buttava nell’acqua ghiacciata del fiume e tutti ansimanti speravano nel miracolo spagnolo. Ma, dopo nemmeno dieci minuti si verificò l’inverificabile: Jessica, con tanto di brevetto da bagnino, che sfoggiò successivamente anche alla dogana, aveva salvato l’ispanico e lo portava penzoloni come una trota dopo una gara di pesca dicendogli in puro spagnolo: «Mambè ripiit!!!!!!!». Tutto sembrava finalmente a posto. Avevamo ritrovato la prof, Jessica si era “autosalvata”, il gruppo poteva finalmente festeggiare questo momento tanto agognato. La Di Giacobbe disse: «Ragazzi stasera si organizza un festino, voglio che questo giorno non sia indifferente alle nostre memorie. Un festino di quelli indimenticabili». Panella che era lì vicino, mentre era al telefono, lanciò il cellulare a terra e con sguardo sorpreso disse: «Un festino??? Ho sentito bene?? Avete detto proprio così…un festino?» No Panella, No party. «Datemi pieni poteri e vi organizzerò una serata da sballo», disse l’alunno interessatissimo. Subito furono tutti d’accordo, prese lui l’incarico, assunse due scagnozzi a cui diede due ricariche gratis che gli erano avanzate come compenso e ordinò loro di fare il pieno di super alcolici e birrette dandosi l’appuntamento con tutto il gruppo alle sette e mezza di sera davanti all’Hotel. L’aspettarono per più di due ore ma non si presentò. In tanti compresero il perché, nessuno lo rimproverò, del resto si era comportato sempre bene in quella gita scolastica, aveva rispettato tutte le regole anzi alcuni non si accorsero nemmeno che era partito in viaggio con loro. Infatti il Panella, distolto dall’amore giovanile ma impegnativo con la bella sposetta albense, non era riuscito, nonostante la distanza notevole, a far comprendere alla sua fiamma la grandezza del loro rapporto basato sull’assoluta fiducia. La ragazza l’obbligava a telefonate lunghe ore ed ore; era previsto solo qualche stacco dovuto alla mancanza di campo, di copertura sotto le linea della metro dove il Panella accelerava il passo come un centrometrista alla finale delle Olimpiadi. Lui proprio lui che le aveva più volte mostrato fedeltà assoluta, lui proprio lui che le aveva appena comprato la 48esima felpa all’Hard Rock con su scritto: “I love you but” (…che sembrava intendere: «Amò io ti amo, ma datte na regolata»). Il gruppo l’indomani riorganizzò una cena e la prof ricordò tutti i momenti vissuti a Londra insieme a come quella gita fosse stata così sin dall’inizio rilassante. Ricordava l’arrivo all’aeroporto di Pescara degli 007 De Lauretis e Ardicilli Pacifico detto dai servizi segreti PACÌ (il nome in realtà

sembra celare una sigla, un codice segreto, svelato solo all’ispettore della stazione; sembra che Pacì significhi “Per Accompagnà Ci Vui I”. Mentre il nostro fotografo ufficiale Marco Corradetti ripassava le meravigliose immagini del viaggio, mentre si danzava con le screcciate funamboliche del nostro DJ Di Ubaldo, mentre si rideva in tutte le lingue del mondo e il gruppo guardava Valento e Marinelli che non riuscivano a staccarsi, si accorsero che l’odissea non era ancora terminata. Indovinate che mancava? Egizia. Che aveva fatto in questi giorni di ricerche? Dov’era stata tutto il giorno in questo tempo?È possibile che nessuno se ne sia accorto? Gridava la prof: «Andatela a cercare, andatela a cercare...». Dopo Covent Garden, aveva percorso la città per giorni interi sul BIG BUS company, presa da un’inconsueta paura di perdersi, aveva deciso, dopo aver prosciugato il credito di quasi tutti i cellulari dei ragazzi del guppo, di chiedere aiuto di giorno e quindi scendere dall’autobus, mentre la notte di dormine nel piano più alto. La trovarono lì, ibernata sotto una coperta di lana e furono costretti a farle un bagno caldo al primo Hotel che incontrarono. La prof invitò il gruppo a cena in un pub e raccontava dell’importanza di alcuni ragazzi del gruppo. In particolare del prodigioso intervento di Di Antonio e D’Agostino, che nel loro curriculum vitae vantano più di 50 pellegrinaggi a Lourdes. I ragazzi si erano prodigati in ogni momento per soccorrere le ragazze infortunate inventando

addirittura delle barelle volanti. La prof le aveva veramente stese tutte. Ricordarono le notti in Hotel, quell’Hotel londinese ribattezzato The Labyrinthic Hotel, perchè studiato appositamente da un gruppo studentesco del lontano ’68 affinché ogni professore si perdesse tra le stanze innumerevoli. «Come

eravamo tranquilli in quelle notti» proferivano alcuni ragazzi «Prima che arrivasse lui. Saliva

dal piano di sotto. Occhi teneri di giorno e tetri di notte» aggiungevano altri. Parlavano del prof Guercione, nominato dall’ambasciatore italiano all’estero membro ufficiale dei servizi segreti. L’unico che aveva garantito un controllo assiduo, che non aveva mai mollato; l’unico che si era saputo districare in quel diabolico hotel (da qui il soprannome il pitbull della notte). Si narra che abbia lasciato l’insegnamento perché il responsabile dell’Hotel gli abbia offerto un contratto faraonico stile Beckham per trattenerlo con lui lì a Londra per sgominare eventuali attentati antibritannici. E Rosati? Lo perdemmo nel quartiere indiano, conciato così com’era non lo riconoscemmo, alcuni lo scambiarono per un beduino del deserto, altri lo confusero con un venditore di stoffe.Lo cercarono nelle moschee, tra i mercatini indù ma non lo videro mai. Pensarono che il freddo l’avesse portato via in qualche porto caldo, lontano, che cercava ascoltando l’iPod di Di Ubaldo di comunicare inutilmente con un telefonino preso a prestito.

Prof. Mario Rosati

Page 10: Ornitottero // Numero 2

Ho “sentito” Vienna

L’ORNITOTTERO // 10

“Ppprroooofeesssoooreeesssaaaa!” Arrivava come un’onda che piano piano cresceva, si gonfiava, e alla fine ti rovinava addosso lasciandoti tramortita... tutto questo centinaia di volte al giorno. È incredibile come in un gruppo di alunne le necessità nascano a distanza di poche frazioni di secondo l’una dall’altra, vogliano essere tutte immediatamente soddisfatte e si esprimano, appunto, nell’urlo primordiale di cui sopra: Ppprroooofeesssoooreeesssaaaa! All’inizio la risposta era un “Siii?!?” paziente ed educato, poi, anch’io regredivo a forme più consone ed economiche, un “Ehh!”, sempre più gutturale e meno convinto...Io Vienna l’ho “sentita”. L’ho sentita nella mia voce che ripeteva all’infinito la serie di posti riservati sul treno, e, quando tutto sembrava finalmente risolto, rispuntava una testa dallo scompartimento e gridava: “44! E’ sicura?”. No non ero sicura, e via, alla caccia del blocco di biglietti nascosto nei meandri più profondi della borsa, per non perderli, si sa...e sì... era il 44, in fondo l’avevo detto solo quindici volte...L’ho sentita nelle canzoni canticchiate durante le ore infinite di treno, nell’impazienza che cresceva stazione dopo stazione, nei respiri trattenuti finché, all’una di notte, ho finalmente capito “dove si dovesse andare per andare dove dovevamo andare”, al nostro ostello; l’ho sentita nella contrattazione ferma e decisa con i tassisti, che, anche questo si sa, altrimenti ti fregano!Ho sentito Vienna nello “Shhh!” che continuavo a ripetere ogni qualvolta mi cadeva l’occhio su uno dei cartelli che riportava le regole della casa: dopo le 22 silenzio assoluto, altrimenti...e vai con tutta una serie di ammende e sanzioni, mentre le risate arrivavano dal quarto piano. Quarto piano, appunto, e ascensore riservato solo agli insegnanti muniti di apposita chiave, ergo... “Professore’, mi dai la chiave?”. La richiesta arrivava nell’istante preciso in cui stavi per addentare il primo boccone di pasti serviti alle ore più strampalate (pranzo alle 11.30, cena alle 17.30, più o meno l’ora di ricreazione e merenda!). La chiave, anche quella messa in un posto sicuro, di quelli dove non puoi perderla, vero!, ...ma dove??? Poi, come tutti, sviluppi degli automatismi; forchetta in una mano e l’altra pronta a stendere la chiave, vicina al vassoio pieno di cibo “improbabile”, ma con un Leitmotiv: peperoni dappertutto, e io, naturalmente, allergica! “Professore’, vieni in camera da noi?” “Cori, devi darmi del Lei!!!”. “Professore’, ti possiamo fare i capelli?” E alla fine cedi: piastra perfetta e capigliatura impeccabile, liscia a dispetto di tutte le intemperie. Grazie Giusy! “Professore’, nevica!!! Evviva!!!” Come, evviva?!? Ho sentito un tedesco improbabile, comunque efficace, diventato più fluente quando nella guardiola dell’ostello è apparso Andreas, lungo, lungo, biondino, un po’ spelacchiato: “Bellissimo!!!” All’improvviso anche le più restie hanno avuto qualcosa da chiedere, e più la cosa era complicata, meglio era...

Le ho sentite litigare e fare pace, sognare a voce alta e piangere, perché anche a Vienna un sogno può andare in frantumi. Le ho sentite negare l’evidenza, e loro hanno sentito me!, cantare a squarciagola in un pub (pub, parola pretenziosa per definire una bettola fumosa, con trespoli scomodissimi, ma che aveva la musica “giusta”, stava nel quartiere “giusto”, con la gente “giusta”!), e, poco dopo, le ho viste infilarsi in tasca, con nonchalance, le bottiglie della birretta consumata: souvenir dal valore inestimabile!!! Mi hanno detto che si fa così, io non lo sapevo.Ho sentito Vienna nell’“Ulla-là, Ulla-là, Ulla-là” seguito alla presentazione della nostra guida, Ulrike Grün, diminutivo Ulla; l’ho sentita nel respiro che, sui banchi del Duomo di Santo Stefano, diventava sempre più regolare, troppo regolare!!!, e che pian piano evolveva in un sibilo molto simile al russare; ma Loro non russano, per definizione, ...hanno solo il respiro pesante! E intanto Ulla citava tutti i Piscofi (Vescovi) che avevano contribuito alla costruzione.Ho sentito Vienna nella paziente spiegazione di Marcelli che indicava alla mitica Prof.ssa “Lucie Guarin Lo Blanche” quale fosse la porta da difendere e quella da attaccare durante una partita a biliardino, e l’ho sentita incoraggiarla (“Professore’, già va meglio!”) e complimentarsi quando la Prof ha smesso di spedire le poche palline che toccava in autogol. A proposito, raramente ho avuto l’occasione di condividere un viaggio con una persona così attenta, allegra, competente, paziente e disponibile: grazie ancora Lucia!!!Vienna l’ho sentita nel fruscio ininterrotto delle foto scattate dove non si poteva, nei passi veloci sulle scale della metropolitana (Fanni non se n’é persa una!), nell’aggettivo asciutto che commentava le visite: “Bellissimo!”, nelle grida di gioia davanti al panda dello zoo di Schönbrunn, che ha continuato imperterrito a mangiare vicino alla sua mamma, senza mai degnarci della sua attenzione, nel rumore di tonnellate di patatine sgranocchiate a qualsiasi ora: “Vuole Professore’?” No, grazie! Ho già mangiato (si fa per dire...).Ma Vienna l’ho anche “vista”! L’ho vista negli sguardi trionfanti di giovani donne sedute sulle poltrone di una sala conferenze della UNO CITY, e tutte a progettare

un futuro da diplomatiche!; nelle pupille che si spalancavano davanti alle meraviglie

Page 11: Ornitottero // Numero 2

Arte, Genio, Follia

L’ORNITOTTERO // 11

dell’Albertina: Monet, Pisarro, Picasso, e poi Rembrandt...; nella postura attenta mentre Ulla raccontava di storia o della vita di Sissi (quanto bisogno di romanticismo!).Ho visto Vienna nell’entusiasmo della sera trascorsa a teatro, con un musical di cui hanno afferrato poche parole, ma ugualmente rapite dalla musica dell’orchestra, che suonava sotto i nostri piedi, da costumi e scenografie strepitose, dalla magia delle luci e dei quadri: “Professore’, per fortuna non ho capito niente, altrimenti avrei cominciato a piangere come una fontana da un bel pezzo!” (Hai capito, Stephany, hai capito! Non lo sai ancora, ma hai capito!).Ho visto Vienna negli occhi, che si son fatti profondi per accogliere tutto l’oro di Klimt e tutta la disperazione di Schiele, le ho viste vittoriose quando, a spasso per il Kunsthistorisches Museum, hanno finalmente rintracciato il particolare del quadro che avevano studiato a scuola, e che ora era lì, vero, davanti a loro: una caccia al tesoro, come l’ha definita la Prof.ssa Guarino, davvero entusiasmante, e di tesori ne hanno trovati in quantità, e se li son presi tutti! Ho visto Vienna nei visi impalliditi sulle impalcature all’interno della Karlskirche, il malessere da vertigini superato dalla sete di avvicinarsi alle stupende pitture della cupola, che dopo avere visto a distanza così ravvicinata la raffigurazione della Carità di Rottmayr non puoi più fingere di non sapere che cos’è, la Carità!Ho visto lo stupore allargarsi in sorriso nella magnificenza della Biblioteca Nazionale, tra libri antichi e mappamondi di ogni epoca, sotto i soffitti di Erlach, il desiderio trattenuto a stento di “toccare” la Memoria racchiusa in quei pesanti tomi rilegati in cuoio.Ho visto la beatitudine di Lucia, seduta immobile davanti alle Arti del “Fregio di Beethoven”, la mente lontana a seguire il loro movimento sinuoso e perfetto mentre mostrano la strada per il Paradiso: “Sarei rimasta lì davanti per sempre...”, fino alla fine del mondo, che non sarebbe mai arrivata, perché il tempo non scorreva più, si era fermato in un attimo che valeva l’eternità.Ho visto l’espressione affranta di Chiara, strappata alle antichità egizie o agli astrolabi del Museo Tecnico: “Ancora un minuto Professore’, solo un minuto...”.Ho visto..., ma quante cose abbiamo visto, raga’? Quanto è durato ‘sto viaggio?!?! Perché di viaggio si è trattato, e ho avuto il privilegio di essere stata vostra compagna, di raccogliere i commenti ammirati di chi ci ha fatto da guida per l’attenzione partecipe che avete loro riservato, perché avete saputo essere autonome e rispettose degli impegni contrattati prima di partire, perché siete pronte per il Vostro personale Viaggio... lasciatevelo dire da chi ha 28 anni, anzi 29! Curiosità, attenzione, umiltà, e il bagaglio è pronto.Un solo “rammarico”: «Ragazze, mi raccomando! Quando arriva la metropolitana, prima fate scendere chi deve scendere, poi salite voi!». La scena si è ripetuta decine di volte: il treno arriva, le porte si aprono... i poveri viaggiatori si trovano davanti un muro umano, la vera saracinesca! Inattaccabile: la IV D in viaggio a Vienna!

Prof.ssa Lorenza Coltrinari

Che dire?!Sento ancora un certo ronzio nella testa… Alla partenza e r a v a m o in 147! Tre pullman! Un esodo! Prima tappa: Siena!Arte, Genio, Follia. E’

il titolo della mostra che abbiamo visitato a Siena: incredibile!!! Effettivamente, chi altri, se non il Dott. Vittorio Sgarbi avrebbe potuto ‘pensare’ un simile evento? E chi, se non noi, poteva recarvisi in visita! Così, siamo venuti a contatto con la produzione artistica di persone giudicate ‘folli’ dal comune sentire e/o dalla medicina ufficiale. E abbiamo visto come sono stati ripagati: contenzione, contenzione, ed ancora contenzione! Follia interiore espressa con forza mirabile, come nelle belve di Ligabue, e risposte fredde di persone sorde… Poi la città. Piazza del Campo, la Torre del Mangia, i palazzi: che bella Siena! E’ molto semplice da visitare, traffico fuori dal centro, tante comitive di studenti in giro…E poi, il giorno dopo… Firenze! Come ha detto la nostra guida: ”È un’enciclopedia di Storia dell’Arte!” Tanta Arte, tanto traffico, tanta gente, tante cose luoghi palazzi chiese monumenti musei mostre eventi facce negozi… Ad ogni angolo! Si arriva in Piazza del Duomo e la sensazione immediata è quella di una grande gioia! Siamo davvero in un bel posto! Uno dei più belli del mondo! Te lo dicono le facce dei tanti turisti in coda, o le scolaresche che incontriamo. Tutti con il naso all’insù, per la facciata ed i fianchi del Duomo, per il Battistero, o per il Campanile di Giotto… Già, il Campanile di Giotto! Valeva la pena di essere qui anche solo per il Campanile. Si staglia contro il cielo, lo gratta, ma non lo graffia, è in armonia totale con esso, non lo disturba, sembra piuttosto volerlo completare, come se fosse il campanello degli angeli… Ci spostiamo appena un po’ di lato, e scopriamo il cupolone, quello vero, Brunelleschi… Entriamo nel Duomo, vista da dentro la cupola sembra davvero immensa ed il Giudizio Universale con cui è affrescata è imponente. Tra oggi e domani, molti saliranno sulla cupola. A piedi. Per ammirarla da vicino e per ammirare Firenze dall’alto! Che spettacolo! Nel pomeriggio iniziano le visite guidate: prima Santa Croce e poi Palazzo Strozzi con la mostra Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio a cura di Paolo Galluzzi. Dentro Santa Croce si respira un’aria particolare, sarà la vicinanza di tanti personaggi illustri: Galileo e Michelangelo ci accolgono subito all’ingresso… e scusate se è poco! La guida ci accompagna fino a Palazzo Strozzi, qui c’è la mostra vera e propria. Più di 300 pezzi esposti, una meraviglia. Il terzo giorno, ancora a Firenze, lo utilizziamo per girare un po’ la città, fino ai Mercatini di San Lorenzo: Shopping! E foto ricordo… In sintesi: abbiamo visitato tanta Arte e

tanto Genio, guidati da un pizzico di Follia!

Prof. Ennio Cantoresi

Page 12: Ornitottero // Numero 2

La gita dell’INPSLe avventure di un gruppo di italiani

a Londra sotto la guida di due professoresse...non proprio alle prime armi!

L’ORNITOTTERO // 12

Tutto è iniziato il 13 marzo, venerdì (e già avremmo dovuto sospettare qualcosa…), quando la strampalata comitiva, partenza ore 10 dal liceo, si è diretta prima verso l’aeroporto di Ancona e poi verso la trasvolata sulla Manica. Alcuni, compresa la professoressa Iori, non avevano mai provato l’ebbrezza del volo e al primo rombo dei motori e al sollevarsi dell’aereo non si poteva dire se prevalesse di più la paura o l’emozione. L’autobus che ci aspettava all’aeroporto londinese era nelle esperte (!) mani di un autista ultrasettantenne che ci ha fatto fortemente dubitare del nostro arrivo in hotel. La teacher Paolini ha provato a scambiare con lui alcune informazioni, ma il risultato ottenuto sono state frasi piuttosto farfugliate a causa dell’instabile dentiera del nonnino, tanto che il commento di alcuni alunni è stato: “Se ‘ngià ‘ccise l’apparecchie, c’accìda quist!”. Nel frattempo una tragedia si stava consumando sul primo sedile del pullman: la professoressa Iori, nonostante svariati tentativi, non riusciva ancora a mettersi in contatto con il suo bell’Antonio per rassicurarlo circa l’arrivo a Londra. Per capire la causa del mancato funzionamento del suo cellulare si sono mobilitati, nell’ordine, la professoressa Ciafrè , l’allievo Giampiero Fileni e la teacher Paolini che solo alla fine (braccino corto…) ha prestato il proprio cellulare all’amica e collega per farle chiamare il marito. Mentre noi tutti ci davamo da fare per svelare l’arcano, ci sono stati tentativi di chiamata al servizio clienti Tim e perfino

connessioni ad internet dall’Italia sul sito del gestore telefonico. Il risultato? Si è scoperto che la p r o f e s s o r e s s a

aveva da un pezzo esaurito il credito telefonico!!! Ma i tentativi di scalfire la nostra pazienza non erano certo finiti. Infatti, l’hotel si è presentato ai nostri occhi come un dedalo di stanze e corridoi che ha più volte messo in difficoltà il senso dell’orientamento di qualcuno… vabbè, della prof. Iori, che spesso è

stata vista girare per i cunicoli come un’anima in pena esclamando: “Sta qui la mia stanza?”. Un eguale senso di smarrimento si era diffuso fra la comitiva poco tempo prima quando, al momento dell’accommodation, ci si è sentiti chiedere dalla teacher quale fosse il codice fiscale (!) di Sant’Egidio alla Vibrata. Dopo una breve sistemazione nelle stanze ci si è diretti alla volta del ristorante per godere del meritato pasto serale ma, ahinoi!, la speranza di riempirci di cibi gustosi era destinata ad essere delusa: fish & chips, piselli lessi, carote scondite e patate bollite ci hanno accompagnato per tutte le nostre serate. No problem: a chi si lamentava la teacher proponeva subito una geniale soluzione per insaporire le pietanze: “Toh, mittece nu ‘cco de pemmadora! ‘Ndugna e magna!” (la pemmadora sarebbe il ketchup…). Nel frattempo i tre giorni di permanenza nella capitale britannica trascorrevano tra musei (National Gallery e British Museum, gioia dei nostri occhi), passeggiate lungo il Tamigi, nei parchi cittadini e per le affollate vie del centro, lungo le quali spesso si sentiva una voce gridare: “Alessandraaa! Dove sei?”. Si trattava della teacher Paolini che, presa da uno dei suoi momenti di agitazione, tentava di rassicurare se stessa con la presenza al suo fianco della più giovane collega. Giovane collega che ha scoperto (ebbene sì, lo posso affermare con assoluta

certezza) quanto una donna possa assomigliare ad una radio sempre accesa: parole, parole, parole, parole che come le acque di un fiume in piena e senza argini erompevano, straripavano dalla bocca della teacher. Argomento principale, ovviamente, il figlio Davide, cocco di mamma. La radio è rimasta accesa anche durante la boat trip sul Tamigi, tanto che alcuni di noi hanno accarezzato il pensiero di buttarsi nelle acque del fiume, rinunciando solo perché proprio quel giorno era il compleanno di Pierpaolo Diomedi e non volevano rovinargli la festa… Il labirintico hotel era di nuovo pronto ad accoglierci tra i suoi corridoi e a tendere alla teacher diaboliche trappole, che stavolta correvano lungo il filo del telefono. Anonimi (mica tanto) alunni, ammaliati dal fascino di algide fanciulle straniere incontrate presso gli ascensori, hanno provato a corteggiarle da lontano, con discrezione (!) tentando un approccio telefonico: hanno così composto dal telefono della propria camera il numero di quella che credevano fosse la loro stanza, cercando di dialogare in un inglese piuttosto stentato. Peccato per loro che quel numero corrispondesse a quello della stanza della Paolini. Apriti cielo! Alla terza chiamata la teacher è uscita fuori per il corridoio con i capelli scarmigliati, in pigiama rosa e cappotto imbottito (!) per redarguire chiunque dei ragazzi le capitasse a tiro, investendoli con simili improperi: “Stete misse male se jete accemendenne a mme!”. Di fronte ad un simile spettacolo, degno delle migliori sceneggiate napoletane, ecco che il malfattore si è fatto avanti per chiedere scusa e per ricevere il perdono di “mamma Paolini”. Povere prof! Dopo tante disavventure, compresi i severissimi controlli all’aeroporto londinese durante le procedure di imbarco per il rientro, ecco che finalmente tutta la loro tensione si è sciolta e al ritorno hanno potuto riabbracciare i mariti, Antonio e Diego, che erano lì, davanti alla scuola, ad aspettarle dopo ben quattro giorni di digiuno (!). Santi uomini!

Prof.ssa Alessandra Ciafre’