Percorsi di lettura: 8 marzo e dintorni

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  • 8/14/2019 Percorsi di lettura: 8 marzo e dintorni

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    Percorsi di lettura:

    8 marzo e dintorni

    I quaderni di Bibliogadda

    Marzo 2010

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    INDICE

    Narrativa

    Giorno da cani

    Kif kif domani

    La figlia prodiga

    L'albergo delle donne tristi

    L'infinito nel palmo della mano

    Matrimonio combinato

    Storie di bimbe, di donne, di streghe

    Saggistica

    Ancora dalla parte delle bambine

    Io tu noi. Per una cultura della differenza

    Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IV secolo d.C.La scomparsa delle donne. Maschile, femminile e altre cose del genere

    L'ordine simbolico della madre

    Ma le donne no

    Non sottomessa

    Una storia tutta mia

    Poesia

    Io non sono nessuno

    Io sono verticale

    La terra santa (da)

    Prati

    Scrivere un curriculum

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    Cinema

    Dieci

    Il cerchio

    Lezioni di piano

    Marianna Ucria

    Martha

    Mi piace lavorare

    Pomodori verdi fritti

    Rosetta

    Senza tetto n legge

    Thelma e Louise

    Vogliamo anche le rose

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    Alicia Gimnez-Bartlett,Giorno da cani, Sellerio, 2000, pagg 416, 12,00

    Dai polizieschi di Alicia Bartlett, in Spagna, hanno tratto una fortunata serie televisiva. E se ne capisce laragione: i racconti della popolare autrice sono infatti dei veri polizieschi di strada, inchieste vive, in cui lamatassa dell'intrico si dipana sotto gli occhi del lettore contemporaneamente a quelli dei protagonisti,insieme alla miriade di accadimenti, di coincidenze casuali, di avventurette e infatuazione che occorrononella giornata movimentata di due poliziotti. Petra Delicado, ispettrice della polizia di Barcellona, e il suo

    vice Garzn non sono il tipo dell'investigatore speculativo, l'errore e l'abbaglio li mettono sulla pista giustamolto di pi che non la deduzione. Hanno per molto mestiere e un gusto per la vita che fa fare i giustiincontri. Lei una dura che sembra venire dalla hard boiled school, solo che donna, anche se con gli uomini sicomporta come si comportano i duri con le donne. Una dura con una certa devozione intenerita eamichevole verso le goffaggini del suo aiutante, pi anziano, pi animale da commissariato, pi sentimentalee molto pi esposto alle tempeste e alle brezze della vita. Nel caso di Giorno da caniindagano, senza molta

    fortuna all'inizio, sull'omicidio di un poveraccio che traffica in cani, e li aiuta il suo ultimo fedele amico, ilmeticcio Spavento. Ma a quell'omicidio ne segue un altro e un altro ancora, e nella corrente principale deglieventi affluiscono, intersecandosi, sordidi commerci e storie passionali nel mondo dei cani.

    Giorno da cani su Anobii

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    Faiza Gune,Kif kif domani, Mondadori, 2006, pagg 124, 8,40 (fuori catalogo, acquistabile solo on line suIbs.it )

    Doria ha quindici anni, di origine marocchina e vive nella 'banlieue' parigina con sua madre, abbandonatadal marito "per sposare un'altra donna sicuramente pi giovane e prolifica di lei". E' quel che si chiama'mektoub', il destino: "Cio, qualunque cosa fai, finirai sempre fregato". La vita dura per gli immigrati arabia Parigi, e Doria lo sa bene, ma non per questo si sente una vittima. Sua madre fa la donna di servizio in unalbergo di quarta categoria fra mille difficolt, e lei dal canto suo cerca di non pensare troppo al domani -tanto "kif kif", lo stesso - ma una ragazza sveglia, con un gran senso dell'umorismo e una culturaenciclopedica della tiv - "per me, oggi, la tele il Corano dei poveri" - e come tutte le sue coetanee riempiele giornate di sogni a occhi aperti. Ma niente sfugge al suo sguardo attento e disincantato. Intorno a lei unagirandola di personaggi gustosi: dalla psicologa in reggicalze che puzza di antipulci, alle assistenti sociali chesfilano per casa con aria commiserevole, agli amici del quartiere emarginati come lei, ma con la voglia di

    cambiare. Perch Doria non rinuncia a sperare in qualcosa di buono per s e per la madre, che adoraincondizionatamente. "Kif kif domani" innanzitutto una voce, quella di una ragazza di periferia che siracconta e ci spiega cosa significhi oggi essere un'immigrata di seconda generazione, divisa tra due culture.Una voce tenera, ma a volte arrabbiata, che ci fa ridere e commuovere al tempo stesso.

    Kif kif domani su ANobii

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    Alice Ceresa,La figlia prodiga,La Tartaruga 2004 (pp. 320, 14,60)

    Alice Ceresa ha prodotto pochissimo: due romanzi, un racconto, qualche scritto occasionale, ma la sua operasegna un'impronta originalissima nel panorama culturale italiano. I due romanzi, La figlia prodigadel '67,

    Premio Viareggio opera prima, e Bambinedel '90 insieme al racconto La morte del padredel '79, raccolti inquesto volume ruotano tutti attorno a un esame preciso e ferocemente ironico, quasi da entomologa pi cheda scrittrice, di quel fenomeno incomprensibile e necessario che sono i legami familiari.La figlia prodiga, improbabile ribaltamento del figliol prodigo, sperpera un patrimonio di secoli e di effettivericchezze rimanendo a mani vuote alla ricerca di una posizione esistenziale che rifletta una presa di coscienzadella donna moderna. La morte del padre un impeccabile esercizio di elaborazione e tenuta a distanza deldolore. Bambine la storia di due sorelle, una sorta di piccole donne osservate nel loro passaggiodall'infanzia all'adolescenza tra le pesanti mura domestiche di una famiglia inossidabilmente patriarcale.Bisogna leggere Alice Ceresa, seguirla nelle sue avventure intellettuali e accettare le sue provocantiilluminazioni che col passare del tempo diventano sempre pi ineludibili

    Alice Ceresa (1923- 2001) scrisse di s: sono ticinese, ma la mania svizzera-italiana della migrazione familiare mi ha fatto nascere aBasilea. Pur mantenendo stretti contatti con la sua terra dorigine, e in particolare con il paese di Cama, nei Grigioni, dal 1950fino alla sua morte Alice Ceresa visse a Roma, dove collabor a varie riviste, tradusse opere dal tedesco e prese parte agliesperimenti neoavanguardisti del Gruppo 63. Si afferm con il romanzo La figlia prodiga(1967), con il quale ottenne il PremioViareggio. Nel 1979 pubblic il racconto La morte del padree nel 1990 il romanzo Bambine, tradotto anche in lingua tedesca. Le suecarte, edite e inedite, sono conservate presso lArchivio svizzero di letteratura con sede a Berna.

    La figlia prodiga su Anobii

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    Marcela Serrano,Lalbergo delle donne tristi, Feltrinelli, 2001, pagg 280, 7,5

    Un grande romanzo dedicato alle ombre dell'anima femminile. Una storia che si apre alla luce dellaconfidenza, della complicit, della parola condivisa. Su un'isoletta dell'arcipelago di Chlo, nel Sud del Cile,sorge un insolito Albergo per donne in cerca di conforto. gestito da Elena, che ha lavorato per laResistenza, psichiatra e ha finalmente raggiunto una profonda tranquillit interiore. Da lei si rifugia unaclientela di sole donne, talora famose, accomunate dalla tristezza, segnate dalle cicatrici del disamore.Possono soggiornare per tre mesi all'Albergo, che si staglia spettrale sullo sfondo di un promontorioaffacciato sul mare, ai confini del mondo. Qui le clienti conoscono persone ugualmente vulnerabili, cuiconfidano i propri sogni irrealizzati, gli affetti ormai estranei, gli amori autolesionistici. Qui si intrecciano lestorie comuni di tante donne. Qui sbarca anche Floreana che, complice la bellezza quasi primordiale del

    paesaggio, tenta di liberarsi del proprio passato, di risvegliarsi alle emozioni e alla vita, di riacquistare fiduciain s. Ricompone i frammenti della propria esistenza e comincia a capire dove si trovano la sua vera patria ele sue radici.

    La variet di casi umani che emerge dalla narrazione contiene ancora una volta il messaggio caro allascrittrice: l'invito alla spontaneit, alla genuinit delle relazioni, alla sincerit anche a costo della sofferenza, a

    vivere mettendosi sempre in gioco piuttosto che anestetizzare i propri sentimenti o collezionare intenzioninon realizzate. Non casuale che, alla fine, Floreana abbatter con un impulsivo gesto di coraggio le proprieferree autodifese scoprendosi pronta per un nuovo amore.

    Lalbergo delle donne tristi su ANobii

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    Gioconda Belli,Linfinito nel palmo della mano, Feltrinelli, 2009, pagg 208, 14,00

    Il magico racconto delle nostre origini probabilmente quello che da sempre ha maggiormente affascinatolumanit. Ma, al di l dei quaranta versetti che la Bibbia dedica ad Adamo ed Eva, al di l anche dellaleggenda, comera la vita di quellinnocente, coraggiosa e commovente prima coppia? Comera luniversoprimigenio? Quali furono le ragioni che spinsero Eva a cogliere la mela proibita? E cosa passava per la testadi entrambi una volta consapevoli del peccato?Gioconda Belli apre la strada verso un mondo affascinante e primitivo che ci restituisce alla cultura giudaico-cristiana sulla quale si fonda tutta la storia dellOccidente. Poesia e mistero si danno la mano in questoromanzo che ci mostra il primo uomo e la prima donna alla scoperta di se stessi. Una scoperta che primasperimenta lo sconcerto di fronte al castigo, poi il potere di dare la vita, la crudelt del dover uccidere persopravvivere e, infine, il dramma dellamore e della gelosia.

    Questo romanzo nato dallo stupore di scoprire risvolti ignoti in una storia antica che credevo di conoscere da sempre [] unracconto di fantasia, basato sulle molteplici narrazioni, interpretazioni e reinterpretazioni che, da tempi immemori, luomo hacostruito su quella che la sua origine. Con tutta la sua meraviglia e il suo stupore, questa la storia di ciascuno di noi.Gioconda Belli

    Linfinito nel palmo della mano su ANobii

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    Chiara Banerjee Divakaruni,Matrimonio combinato, Einaudi, 2005, pagg 300, 11,50

    Storia dopo storia, le protagoniste di questi undici racconti finiscono per sembrare tante variazioni di un

    unico personaggio centrale: la giovane donna indiana immigrata negli Stati Uniti alle prese con progetti

    matrimoniali, obblighi coniugali, questioni patrimoniali. Tutte ugualmente in bilico, le donne della

    Divakaruni vivono sulla propria pelle il conflitto fra l'antica societ patriarcale e le nuove vite dove

    sperimentare soddisfazioni e angosce inedite. Molte di loro sceglieranno di deludere le aspettative

    tradizionali, di andare a convivere, di liberarsi di un marito crudele o pi semplicemente di indossare

    abiti occidentali. Ricomporre le loro esistenze secondo nuovi schemi non sar n facile, n indolore.

    Matrimonio combinato su Anobii

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    Loredana Lipperini,Ancora dalla parte delle bambine,Feltrinelli, 2007, p. 284; 15,00

    Le eroine dei fumetti le invitano a essere belle. Le loro riviste propongono test sentimentali e consigli sucome truccarsi. Nei loro libri scolastici, le mamme continuano ad accudire la casa per padri e fratelli. Lapubblicit le dipinge come piccole cuoche. La moda le vuole in minigonna e tanga. Le loro bambole sonosexy e rispecchiano (o inducono) i loro sogni: diventare ballerine, estetiste, infermiere, madri. Questo il

    mondo delle nuove bambine.Leducazione allinferiorit femminile, che gi Elena Gianini Belotti aveva raccontato negli anni settanta, ogginon cambiata, anche se le apparenze sembrano andare nella direzione contraria. Nessuno, vero, imponepi il grembiulino rosa alle bambine dellasilo, ma in tutti i toni del rosa dipinto il mondo di Barbie e dellesue molte sorelle. Libri, film e cartoni propongono, certo, pi personaggi femminili di un tempo: maconfinandoli nellantico stereotipo della fata e della strega. Ancora: limmaginario recente tende a fotografareuna scuola divisa in bulli e brave alunne, ma proprio nel (presunto) rispetto delle regole che si fonda, dasempre, la creazione di un piccolo branco femminile che, crescendo, tramander a sua volta frustrazione,sudditanza, impotenza, rancore alle proprie figlie.Del resto, basta gettare uno sguardo al mondo adulto: al mondo occidentale, per essere esatti, dove in attoquella che non sembri esagerato chiamare una guerra contro le donne, con relativi morti e feriti. Viceversa, la

    rappresentazione e la narrazione del femminile dipingono un panorama ancora una volta rosa: dove ledonne sarebbero potenti come gli uomini perch in grado di licenziare un subordinato, o di consumaresesso, con lo stesso cinismo.Sembra legittimo chiedersi cosa sia accaduto negli ultimi trentanni, e come mai coloro che volevano tutto (ilsapere, la maternit, luguaglianza, la gratificazione) si siano accontentate delle briciole apparentemente piappetitose. E bisogna cominciare con linterrogarsi sulle bambine: perch ancora una volta negli annidellinfanzia che le donne vengono indotte a consegnarsi a una docilit oggi travestita da rampantismo, a unacertezza di subordine che persiste, e trova forme nuove persino in territori dove lidentit fluida, efluidissimi dovrebbero essere i generi, come il web.E per farlo, occorre tornare negli stessi luoghi dove le bambine compiono ancora oggi il loro apprendistatoal secondo sesso: la famiglia, la scuola, il mondo dei media, limmaginario dei libri e dei cartoni.

    Ancora dalla parte delle bambine su Anobii

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    Luce Irigaray, Io tu noi. Per una cultura della differenza,Bollati Boringhieri,1992, p. 120; 12,00

    Signora Irigaray, il concetto di "differenza" in s per s, qualcosa di molto logico e astratto. Nel pensiero femminista vuoleessere qualcosa di molto concreto. Un rovesciamento del pensare e del fare. Ma, esattamente, cosa vuol dire pensare "a partiredalla differenza?"Rispondo a nome mio, non posso parlare a nome delle altre. Per me la differenza presuppone un mutamentoradicale di cultura. Per questo cos difficile intendersi. Per secoli abbiamo vissuto in una cultura a soggettounico, e, non a due soggetti. A questo soggetto unico corrispondono oggetti e costruzioni logiche che

    privilegiano la logica dell'"identit" e del "medesimo". Passare all'epoca della differenza significa passare a unsoggetto doppio. Ed entrare in una cultura coerente con questa duplicit di fondo. Accordata a valoriinseparabili dalla dualit di genere.Lei dice: la cultura fin qui stata solo maschile. Ci pu valere per il costume, le leggi e la mentalit. Ma io e leicomunichiamo, usando meccanismi universali. Dunque, c' qualcosa di universale che permane. Non le pare?Cerco di comunicare con lei, ma ci non elimina la differenza di genere. Che affiora sempre. Lavoro da annisul linguaggio. Con campionature eseguite su lingue e culture diverse. Quel che emerge che uomini edonne non parlano affatto allo stesso modo. Se chiedo a ragazzi e ragazze di comporre frasi per esprimererelazioni, usando 'io/tu", "condividere", "amare", "lei/lui", viene fuori una reale diversit tra i sessi. I ragazziprivilegiano il rapporto soggetto-oggetto, l'uno-molteplice, la relazione con lo stesso o il medesimo. E poi la

    verticalit, cio la genealogia e la gerarchia. Le ragazze privilegiano invece la relazione tra soggetti. La

    relazione a due, la relazione nella differenza, e orizzontale ... .Lei vuoi dire che le donne privilegiano l'emotivit, l'immaginario, l'intuitivit concreta?No. Questo il suo modo - e con le sue categorie - di intendere il mio discorso. Non quel che io dico.Nella filosofia occidentale, quando si affronta il tema della relazione con altri, al centro c' quasi sempre ilrapporto tra soggetto e oggetto, oppure il predominio logico del legame uno-molteplice. Non in gioco lamaggiore emotivit della donna o l'immediatezza del "femminile". A livello logico - da un punto di vistafemminile - quel che viene privilegiato invece l'intersoggettivit. La relazione a due, con l'altro. Control'idea di un individuo isolato, autosufficiente e astratto. E a favore di una soggettivit che si relaziona all'altroorizzontalmente.(Intervista tratta dahttp://www.cdsdonnecagliari.it/?PID=23&Title=Intervista-a-Luce-Irigaray)

    Io tu noi su Anobii

    http://www.cdsdonnecagliari.it/?PID=23&Title=Intervista-a-Luce-Irigarayhttp://www.cdsdonnecagliari.it/?PID=23&Title=Intervista-a-Luce-Irigarayhttp://www.anobii.com/books/Io_tu_noi/9788833906607/0162f03a3e283c9bca/http://www.cdsdonnecagliari.it/?PID=23&Title=Intervista-a-Luce-Irigarayhttp://www.anobii.com/books/Io_tu_noi/9788833906607/0162f03a3e283c9bca/
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    Antonino Colavito, Adriano Petta,IPAZIA vita e sogni di una scienziata del IV secolo d.c.,La Lepre, 2009, pagg 338, 22,00

    Ipazia una lezione da non dimenticare, un libro che tutti dovrebbero leggere.", dice Margherita Hack.Ipazia era astronoma, matematica, musicologa, medico, filosofa, erede della scuola alessandrina e fu fattamassacrare da Cirillo, vescovo di Alessandria.Con questo delitto la cultura occidentale ha definitivamente escluso la donne dalla sfera del sapere. La vita diIpazia una delle pi antiche parabole su un conflitto secolare ma ancora attuale: fede e ragione, uomo edonna.L'importanza di questo personaggio ancora sottovalutata: per secoli la scienza sperimentale moderna hacreduto di avere un solo padre, Galileo, quando in realt possiede anche un madre, nata 1200 anni prima diGalileo: Ipazia. Il ritratto che ci stato tramandato quello di una donna di intelligenza e bellezzastraordinarie. Fu linventrice dellastrolabio, del planisfero e dellidroscopio, oltre che la principale esponentealessandrina della scuola neoplatonica. Aggredita per strada, fu scarnificata con conchiglie affilate, accecata,smembrata e bruciata.Questo assassinio considerato dal grande storico Edward Gibbon, detto il Voltaire inglese, "una macchiaindelebile" nella storia del cristianesimo.Sul personaggio di Ipazia hanno scritto Voltaire, Diderot, Proust, Pguy, Leopardi, Pascal, Cavino, Luzi emolti altri ancora.

    Allinizio del III millennio lUNESCO, dietro richiesta di 190 stati membri, ha creato un progetto internazionale cheintende favorire piani scientifici al femminile nati dallunione delle donne di tutte le nazionalit, perch attualmentenellambito della scienza solo il 5% delle donne ricopre cariche di responsabilit. L'UNESCO ha chiamato questoprogetto IPAZIA.

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    Marina Terragni, La scomparsa delle donne. Maschile, femminilee altre cose del genere, Mondadori 2007, pag. 235 - 16,00

    "La differenza sessuale rappresenta uno dei problemi o il problema che la nostra epoca ha da pensare" stato scritto nel 1984 dalla filosofa Luce Irigaray.Una differenza femminile che rischia di estinguersi, scrive oggi Marina Terragni, perch molte, troppegiovani donne si adeguano, imitano comportamenti maschili come se l'unico modo di darsi valore e diesistere socialmente sia la cancellazione dell' essere donna e l' agire come un uomo.Partendo dalla sua esperienza di infelice emancipata, sempre di corsa per le difficolt di tenere insieme lemille cose della propria vita, l'autrice analizza e riflette su molti testi del femminismo e pone domande suitanti temi d'attualit, dal rapporto con l'uomo alla sessualit, al lavoro, alla maternit, alla religione, allapolitica, alla bellezza. E racconta il suo cambiamento, il suo imparare a "star ferma", a vivere il vuoto,l'ascolto di se' e delle altre per capire il proprio desiderio e decidere di stare felicemente e liberamente nel

    mondo come donna, senza passare attraverso la competizione con gli uomini.Un libro prezioso che getta un ponte tra generazioni diverse di donne e anche verso gli uomini perch, peravere un rapporto nuovo tra i sessi, "essere donna tutto quello che noi possiamo fare per loro" RenataDionigi

    La scomparsa delle donne su Anobii

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    Luisa Muraro, Lordine simbolico della madre,Editori Riuniti, 2006, p.165; 14,00

    Sono nata in una cultura in cui non si insegna lamore della madre alle donne. Eppure il sapere piimportante, senza il quale difficile imparare il resto ed essere originali in qualcosa linizio cercato ilsaper amare la madre. Luisa Muraro dice di aver incontrata e pienamente riconosciuta la grandezza

    femminile nella persona di sua madre, nei primi mesi e anni di vita e poiquasi rinnegata. Vi infatti nellastoria di molte una piega mentale di avversione verso la madre. Lattaccamento femminile alla madrecorrisponde a un amore non per la propria madre, ma per la sequela delle madri, ossia per quella strutturache fa di ogni bambina il frutto di un interno di un interno di un interno,e cos via fino ai confinidelluniverso. Ho trovato interessante lidea di questo filo lunghissimo che unisce tutte le donne nella storia,questo legame attraverso il quale scende a cascata tutto il loro sapere e mi piaciuta anche questarivalutazione e valorizzazione della figura della madre in senso generale (ma ciascuna di noi non pu fare ameno di pensare alla propria di madre).La filosofa parla anche del linguaggio affermando che il parlare lattivit che meglio di ogni altra sembrarender conto della relazione tipicamente femminile con la madre. Per esempio Jean Austen ha scrittoromanzi che da quasi due secoli sono amati e ammirati dal grande pubblico, nonostante li abbia scritti quasi

    senza modelli, assistita da una scarsa cultura scolastica e trovandosi a vivere la pi ordinaria vita di provincia.Secondo Luisa Muraro il segreto va ricercato nellordine simbolico della madre cui ella aderisceintimamente: questo le ha dato lingua e cultura. Secondo la Austen c in gioco il superamento di ogniavversione verso la figura della madre che vuol dire, soprattutto, non mettere luomo al posto della madreper amarlo/odiarlo invece di lei, ma aver riconoscenza per lei e accettare la sua autorit. Mettere luomo alposto della madre significherebbe dipendenzae la dipendenza dalla madre? A questo proposito la Muraroafferma: io non voglio lindipendenza adulta del pensiero e di niente, perch pi di questa io voglio larispondenza fra il (mio) pensiero e il (mio) essere. La rispondenza cercata comincia per me dal riconoscere ilsentimento di una dipendenza che ho dentro e accettarlo nonostante ci che si insegna abitualmente. Laindipendenza si rafforza dallaccettazione della dipendenza (inhttp://laretedisofia.blogspot.com/2008/01/lordine-simbolico-della-madre.html )

    Lordine simbolico della madre su ANobii

    http://laretedisofia.blogspot.com/2008/01/lordine-simbolico-della-madre.htmlhttp://www.anobii.com/books/Lordine_simbolico_della_madre/9788835934561/01ac1e7c4b9ad2c4c1/http://laretedisofia.blogspot.com/2008/01/lordine-simbolico-della-madre.htmlhttp://www.anobii.com/books/Lordine_simbolico_della_madre/9788835934561/01ac1e7c4b9ad2c4c1/
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    Caterina Soffici,Ma le donne no,Feltrinelli, 2010, p. 208; 14,00

    Perch le donne italiane hanno smesso di lottare per affermare i propri diritti? Perch l'ultimo tratto di strada- quello che nonostante le innegabili conquiste ancora le separa da una reale parit - si rivelato il pidifficile da percorrere. Per una che ancora ci prova, tre si sono arrese e sono rientrate nei ruoli tradizionali.La politica, l'economia, i mezzi di comunicazione sono sempre saldamente nelle mani degli uomini, ognitentativo di assalto alla cittadella del potere stato respinto innestando una reazione contraria. Le donne inItalia sono meno libere che in molti paesi del Terzo Mondo. Inchiodate alla cura della famiglia, relegate inruoli sempre pi marginali, sottopagate e sfruttate, non solo non lottano pi ma sembrano nuovamenteconfinate dentro schemi e stereotipi in voga negli anni cinquanta: madri o maggiorate allora, madri o velineoggi. La cultura di massa del nostro paese propone della donna una visione umiliante e offensiva. Perch ledonne italiane non reagiscono? Di cosa hanno paura? Questo libro racconta come e perch hanno alzatobandiera bianca.

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    Ayaan Hirsi Ali,Non sottomessa, Einaudi, 2005, pagg 116, 11,50

    Ayaan Hirsi Ali, musulmana, esprime la pi radicale e coraggiosa posizione mai apparsa per la libert delladonna nell'Islam. Questo libro, che comprende anche la sceneggiatura di Submission, il film del regista Theo

    van Gogh, si pubblica contemporaneamente in molti paesi d'Europa. Per le sue idee, gli stessi che hannoritenuto blasfemo il film di Theo van Gogh hanno condannato Ayaan Hirsi Ali a morte.

    Non sottomessa su ANobii

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    Licia Pinelli, Piero Scaramucci,Una storia quasi soltanto mia, Feltrinelli, 2009, pagg 208+16, 8,5

    Ma non raggiungere la verit giudiziaria una sconfitta dello Stato. lo Stato che ha perso appunto perchnon ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perch in un modo o nellaltro, voglio dire direttamente oindirettamente, Pino stato ucciso. E poi non una questione di vincere o di perdere: semplicemente uno

    Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verit uno Stato che ha perduto, uno Stato che non esiste.Licia PinelliLicia e Pino si conobbero nel 1952 a un corso di esperanto, a Milano. Lei voleva imparare la linguauniversale che avrebbe facilitato la comprensione tra i popoli e portato la pace; lui voleva prendere ildiploma e insegnarlo. Comincia cos la loro storia damore. Licia, che ha cominciato a lavorare comedattilografa a tredici anni, fa la segretaria e abita in un palazzo popolare in viale Monza. Quando finisce illavoro fa a piedi il tragitto fino a casa con Pino. Parlano tanto, hanno ideali comuni e amano leggere. Dopodue anni di fidanzamento si sposano, nonostante le diffidenze dei genitori, e conducono una vita bohmien.Pino fa il ferroviere, anarchico e, dato che con la nascita delle due figlie Licia lo spinge a uscire, si buttanella politica attiva. Per casa c sempre gente, e a Licia piace. Poi arriva la notizia della morte di Pino, che sisarebbe suicidato gettandosi dalla finestra della questura, nellufficio del commissario Calabresi. Licia non ci

    crede. Secondo lei, il marito stato picchiato, creduto morto e buttato gi. Poi arriva lomicidio Calabresi.Licia prova orrore alla notizia ma vuole sapere la verit e avere giustizia perch ha fiducia nello Stato didiritto. E, a quarantanni di distanza, vorrebbe ancora la verit. Il racconto sobrio e mai retorico di questa

    vicenda molto privata, ma non soltanto sua, fondamentale per la storia dItalia recente, arricchito da unacronologia degli eventi pi importanti dellepoca, una bibliografia aggiornata, una raccolta di testimonianzedi alcune personalit su Pinelli e un inserto di foto.

    Una storia quasi soltanto mia su Anobii

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    Emily Dickinson

    Io non sono nessuno! E tu chi sei?Nessuno pure tu?

    Allora siamo in due, ma non lo dire!Potrebbero bandirci, e tu lo sai!Che grande noia, essere qualcuno!Quanto volgare dire il nome tuoPer tutto giugno-come fa la rana-a un pantano che ti ammira.

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    Non accostarti troppo alla dimora di una rosa:se una brezza le predao rugiada le inondacadono con timore le sue mura.E non voler legare la farfalla,o scalare le sbarre dellestasi:garanzia della gioia il suo rischio perenne

    Emily Elizabeth Dickinson nasce il 10 dicembre 1830 ad Amherst, nel Massachusetts. Piccola come lo scricciolo, i capelli arditicome il riccio della castagna, gli occhi colore dello sherry, Emily Dickinson trascorre la sua vita nella casa paterna senza quasi maiallontanarsi: Io non mi spingo oltre il giardino di mio padre, non vado a Casa di nessuno, non vado in nessunaltra citt. Di salute precaria,sensibilissima, schiva e timida fino all'eccentricit, trascorre il tempo nella stanza pi piccola e pi bella della casa, una stanzadangolo, dove progressivamente si rinchiude in volontaria segregazione, a leggere e a scrivere "la mia lettera al mondo, che non ha maiscritto a me". Muore il 15 maggio del 1886. Scritti tra il 1858 e il 1862, i suoi versi sono stati pubblicati quasi tutti dopo la sua morte.Oltre alle sue millesettecentosettantacinque poesie, contrassegnate tutte con un numero, ricordiamo anche le sue tante Lettere.

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    Silvia Plath

    IO SONO VERTICALE (da:Attraversando lacqua, 1971)

    Ma preferirei essere orizzontale.

    Non sono un albero con radicI nel suoloSucchiante minerali e amore maternoCos da poter brillare di foglie a ogni marzo,N sono la belt di unaiuolaUltradipinta che susciti gridi di meraviglia,Senza sapere che presto dovr perdere i mieipetali.Confronto a me, un albero immortaleE la cima dun fiore, non alta, ma pi clamorosa:Delluno la lunga vita, dellaltra mi manca laudacia.

    Stasera, allinfinitesimo lume delle stelle,

    Alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.Ci passo in mezzo, ma nessuno di loro ne fa caso.A volte io penso che mentre dormoForse assomiglio a loro nel modo pi perfetto -Con i miei pensieri andati in nebbia.Stare sdraiata per me pi naturale.

    Allora il cielo e io siamo in aperto colloquio,E sar utile il giorno che resto sdraiata per sempre:Finalmente gli alberi mi toccheranno, i fioriavranno tempo per me.

    Sylvia Plath nasce a Boston nel 1932 e ben presto rivela la sua predisposizione alla poesia. Sempre inquieta e combattuta,nell'estate del 1953 fa il primo serio tentativo di suicidio: dopo aver ingerito un intero flacone di sonniferi, viene salvata in fin divita dal fratello, nascosta nello scantinato di casa. Ricoverata, subisce l'esperienza terribile ed atroce dellospedale psichiatrico. Inseguito scriver della crisi del 1953 nel romanzo semi-autobiografico La campana di vetro. Uscita dallospedale, si laurea nel 1955 euna borsa di studio la porta a Cambridge, in Inghilterra, dove conosce e sposa il poeta Ted Hughes, con cui ha due figli. L'11febbraio 1963, dopo sette anni di matrimonio, la separazione dal marito (che aveva un'amante), si suicida aprendo il rubinetto delgas della casa londinese in cui abitava con i due figli piccoli.Tra le sue opere pubblicate in Italia, ricordiamo i Diari(Adelphi, 11,00), I capolavori(Mondadori, 14,80), le Operecomplete(Mondadori, 55,00)

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    Alda Merini

    Da: La Terra Santa, 1984

    Le pi belle poesiesi scrivono sopra le pietrecoi ginocchi piagatie le menti aguzzate dal mistero.Le pi belle poesie si scrivonodavanti a un altare vuoto,accerchiati da agentidella divina follia.Cos, pazzo criminale qual seitu detti versi all'umanit,i versi della riscossae le bibliche profeziee sei fratello di Giona.Ma nella Terra Promessadove germinano i pomi d'oroe l'albero della conoscenzaDio non mai disceso n ti ha mai maledetto.Ma tu s, malediciora per ora il tuo cantoperch sei sceso nel limbo,dove aspiri l'assenziodi una sopravvivenza negata.

    Alda Merini nasce nel 1931 a Milano, citt dove frequenta le scuole professionali ma non riesce a ottenere l'ammissione al liceoManzoni perch respinta in Italiano. Nel 1953 sposa Ettore Carniti, ma dal 1965, a causa di prolungati disturbi psichici, vieneinternata per sette anni al manicomio Paolo Pini di Milano. In questo stesso periodo, durante i temporanei ritorni in famiglia,nascono tre figli. In seguito alla morte del marito, Alda Merini si risposa nel 1983 con il medico-poeta Michele Pierri e lo segue aTaranto, dove sperimenta nuovamente gli orrori dellospedale psichiatrico. Tre anni dopo ritorna a Milano, dove muore l1novembre 2009. Oltre alla Terra Santadel 1984, ricordiamo: La presenza di Orfeo, 1953; Vuoto damore, 1993; Paura di dio, 1995;Nozzeromane, 1995; Tu sei Pietro, 1961; L'altra verit. Diario di una diversa, 1986; Testamento, 1988; Delirio amoroso, 1993; Le zolle d'acqua, 1993;La pazza della porta accanto, 1994; Le ballate non pagate, 1995; La vita facile, 1996.

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  • 8/14/2019 Percorsi di lettura: 8 marzo e dintorni

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    Antonia Pozzi

    Prati

    Forse non nemmeno veroquel che a volte ti senti urlare in cuore:

    che questa vita ,dentro il tuo essere,un nullae che ci che chiamavi la luce un abbaglio,labbaglio estremodei tuoi occhi malati e che ci che fingevi la meta un sogno,il sogno infamedella tua debolezza.

    Forse la vita davvero

    quale la scopri nei giorni giovani:un soffio eterno che cerca

    di cielo in cielochiss che altezza.

    Ma noi siamo come lerba dei pratiche sente sopra s passare il ventoe tutta canta nel ventoe sempre vive nel vento,eppure non sa cos crescereda fermare quel volo supremon balzare su dalla terraper annegarsi in lui.

    Milano, 31 dicembre 1931

    Nasce a Milano il 13 febbraio 1912, figlia di un avvocato milanese e di una contessa Studia nel liceo classico Manzoni di Milano,dove inizia con il suo professore di latino e greco una relazione che, a causa dei pesanti ostacoli frapposti dalla famiglia Pozzi,verr interrotta nel 1933 e procurer ad Antonia una forte depressione. Nel 1930 si iscrive alla facolt di filologia di Milano efrequenta coetanei quali Vittorio Sereni ed Enzo Paci. Studia, si laurea nel 1935, viaggia e si occupa di fotografia, ma il suo luogoprediletto rimane la villa di famiglia a Pasturo, ai piedi della Grigna, dov la sua biblioteca e dov attualmente sepolta dopo ilsuicidio, avvenuto il 3 dicembre del 1938. Tra le sue opere, pubblicate postume, ricordiamo: Parole(Mondadori, 1939), Diari e altriscritti(Viennepierre, 2008),Nelle immagini l'anima: antologia fotografica (Ancora, 2007), Tutte le Opere(Garzanti, 2009).

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  • 8/14/2019 Percorsi di lettura: 8 marzo e dintorni

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    Wislawa Szymborska

    SCRIVERE UN CURRICULUM (da "Vista con granello di sabbia")

    Che cos necessario? necessario scrivere una domanda,e alla domanda allegare il curriculum.

    A prescindere da quanto si e' vissuto bene che il curriculum sia breve. d'obbligo concisione e selezione dei fatti.Cambiare paesaggi in indirizzie malcerti ricordi in date fisse.Di tutti gli amori basta quello coniugale,e dei bambini solo quelli nati.Conta di pi chi ti conosce di chi conosci tu.I viaggi solo se allestero.L'appartenenza a un che, ma senza perch.

    Onorificenze senza motivazione.Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e tievitassi.Sorvola su cani, gatti e uccelli,cianfrusaglie del passato, amici e sogni.Meglio il prezzo che il valoree il titolo che il contenuto.Meglio il numero di scarpa, che non dove vacolui per cui ti scambiano.

    Aggiungi una foto con lorecchio in vista. la sua forma che conta, non ci che sente.Cosa si sente?Il fragore delle macchine che tritano la carta

    Wislawa Szymborska, nata a Poznan nel 1923, vive a Cracovia, da cui si allontana solo per brevi, ma periodici viaggi in

    Olanda. La sua prima raccolta di versi del 1945, Cerco la parola.Tra le sue altre opere, ricordiamo:Per questo viviamo del 1952,Domande rivolte a se stessa del '54, Sale del '62, Cento

    giochi del '67, Qualche incidente del '72; Gente sul ponte del 73.In Italia le raccolte della Szymborska tradotte e pubblicate sono: Gente sul ponte, (1996, Libri Scheiwiller), Vista con

    granello di sabbia. Poesie (1998, Adelphi) e Opere (2008, Adelphi)

    Nel 1996 riceve il Premio Nobel per la Letteratura.

  • 8/14/2019 Percorsi di lettura: 8 marzo e dintorni

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    Dieci Regia: Abbas Kiarostami (Iran Francia, 2002)

    Sono anni / che come una pagliuzza / fra le stagioni / me ne vado senza meta Abbas Kiarostami, Come il vento (poesie); Milano, Il Castoro, 2001

    Dieci scene, due inquadrature, cinque personaggi, linterno di unautomobile nelle strade affollate di Teherane tante parole. Kiarostami realizza il suo film pi radicale, dove il processo di dissoluzione della regia sirisolve in unaffermazione della propria poetica.

    Ancora una volta il protagonista attraversa la realt a bordo di unautomobile, ma il paesaggio, cos centralenei suoi ultimi film, diventa un bagliore sfocato oltre i finestrini, oppure, viene risucchiato dal buio dellanotte. il volto umano, per Cassavetes il paesaggio pi interessante, che occupa quasi per interolinquadratura. Volti di donne, su tutti quello bellissimo di Mania Akbari, artista dalla forte personalit, verocuore del film.Per la prima volta lo sguardo del regista si sofferma sulluniverso femminile, chiuso nellopprimenteabitacolo, come microcosmo concentrazionario. Ne risulta unimmagine della donna iranianasorprendentemente vicina e familiare, sospesa tra emancipazione e costrizione.Il mondo maschile, chiuso e autoritario, impersonificato dal figlio della protagonista. Questo bambino, gipiccolo uomo, dispotico e petulante, parla a nome di tutti i maschi assenti ed esplicita uneredit culturaletramandata da padre in figlio.Dieci un film di una semplicit disarmante e dunque, complesso e profondo come la vita

  • 8/14/2019 Percorsi di lettura: 8 marzo e dintorni

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    Il cerchio Regia: Jafar Panahi (Iran, 2000)

    LEONE D'ORO ALLA 57 MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2000)

    Dopo aver affrontato ne Il palloncino bianco e Lo specchio le tematiche infantili, con Il cerchio, l'iraniano JafarPanahi, rivolge il proprio sguardo all'universo femminile. Otto ritratti di donne, otto storie di quotidianasopravvivenza raccontate con la semplicit di un linguaggio che non cerca di emozionare lo spettatore, ma alcontrario di accompagnarlo, mantenendo il pi possibile un punto di vista distaccato. Il cerchio rimanda, in

    qualche modo, alla circolarit e alla frammentazione della narrazione, che descrive uno dopo l'altro ciascunpersonaggio. Le vicende si succedono apparentemente in modo del tutto casuale. Il cerchio si ricompone,chiudendosi, soltanto nel finale. Sorprende la bravura di Panahi, nell'essere riuscito a descrivere, con grandesensibilit ed efficacia - per lo pi attraverso i gesti - personaggi cos autentici, come quelli di queste donnecostrette a vivere ai margini di una societ estremamente rigida e codificata

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    Marianna Ucria Regia: Roberto Faenza (Ita-Fra-Port, 1997)

    Dal romanzo La lunga vita di Marianna Ucra(1990) di Dacia Maraini. Nel 1743 a Palermo la tredicennesordomuta Marianna di nobile famiglia va in sposa al duca Pietro, anziano zio materno, che la rende madredi cinque figli. Scopre molti anni dopo l'infame segreto di famiglia che all'origine del suo handicap. Intanto,per, aiutata dalla vita, dall'affetto dei nonni e della madre, da un illuminato precettore straniero, cresciutacon un'assidua ricerca di pensiero, emancipazione e libert. Film ricco (anche di inquadrature: pi di 1000),sontuoso, in bilico sul decorativo, con la fotografia di Tonino Delli Colli e le scene e costumi del grandeDanilo Donati che esaltano la bellezza della Sicilia del Settecento. Ha i limiti dei film biografici: una strutturalineare che procede per accumulazione pi che per sintesi, sottolineata da un certo gelo narrativo, come se R.Faenza avesse tenuto troppo la distanza dalla materia. Marianna interpretata dall'ottima dodicenne E.Grieco e poi dalla francese E. Laborit, sordomuta dalla nascita. R. Herlitzka un eccellente duca.

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    Martha Regia: Rainer Werner Fassbinder (Germania, 1973)

    Liberamente tratto dal racconto For the Rest of Her Lifedi Cornell Woolrich. Bibliotecaria trentenne, conmadre alcolista e soggiogata dal padre, sposa Helmut Salomon che si rivela un secondo padre-padrone, mapi sadico. Un incidente stradale la lascia su una sedia a rotelle, completamente in sua balia. uno dei 3 filmper la TV che R.W. Fassbinder diresse nel '73, ma per una complicata lite di diritti legali rivide la lucesoltanto nel '94 quando, come evento speciale, fu esposto alla 51 Mostra di Venezia. Un'altra impietosaanalisi del sadomasochismo nei rapporti coniugali, uno dei temi cari a Fassbinder. Di estrema compattezza,fin troppo schematico nel suo passo di melodramma raffreddato, spiazzante per la sua anacronisticaatmosfera da romanzo gotico del Settecento inglese, calato nella traslucida fotografia di Michael Ballhaus, hala tesa semplicit della traiettoria di una freccia, ma anche una certa ambiguit nel tacito accordo tra i duepersonaggi. Martha non oppressa, ma plasmata... La maggior parte degli uomini non capace diopprimere le donne in modo cos perfetto come esse vorrebbero (Fassbinder). Unica menda: M.Carstersen, memorabile in Le lacrime amare di Petra von Kant, non ha ilphysique du rledi Martha.

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    Mi piace lavorare (Mobbing)

    Regia: Francesca Comencini (Ita, 2004)

    Segretaria in un'azienda romana, donna mite e sola, con padre in casa di riposo e figlia undicenne a carico,poco sindacalizzata, Anna vittima di una manovra, predisposta dall'alto, di mobbingverticale (dal verbo tomob, accalcarsi intorno, assalire) che la costringe a dimettersi. Raro esempio di film italiano in un ambiente dilavoro, frutto di una ricerca sul campo e di un documentario per il sindacato CGIL di Roma centro, che hacontribuito anche alla scelta di impiegati, operai, sindacalisti. uno dei suoi pregi pi evidenti, soprattutto

    nelle sequenze con gli operai del magazzino. Apprezzabile a diversi livelli: i rapporti madre/figlia (un'intensa,schiva N. Braschi, ma pure la piccola Camille, figlia della regista, di una tenera naturalezza); l'attendibilitsociologica dell'ambientazione; la bravura tecnica della fotografia a spalla e del suono in presa diretta. C'qualcosa, per, che spiazza lo spettatore, frenandone il coinvolgimento: Anna appare di una sottomissioneche sconfina nell'ingenuit, nel masochismo. Anche la sua ribellione risulta tardiva. Ma, forse, una riservache nasce dall'ignoranza del contesto, di un fenomeno sociale tipico dell'attuale fase caotica e sregolata delneocapitalismo mondializzato. Scritto dalla regista con il sindacalista Daniele Ranieri e l'avvocato del lavoro

    Assunta Cestaro. Costo: 300.000 E. Dedicato a Daniel (Toscan du Plantier), marito della regista.

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    Pomodori verdi fritti alla fermata del trenoRegia: Jon Avnet (Usa, 1991)

    Evelyn (K. Bates), adiposa e depressa donna di mezza et, incontra in una casa di riposo per anziani la vivaceottantenne Ninny (J. Tandy) che le racconta la storia dell'amicizia tra la fiera Idgy (M. Stuart Masterson) e ladolce Ruth (M.-L. Parker) e le drammatiche peripezie che le portarono a gestire insieme il Whistle Stop Cafalla fermata di un treno che non c' pi, dove si poteva gustare la specialit locale (i pomodori del titolo).Stimolata dai racconti, Evelyn cambia vita e si porta a casa la vecchia amica. Tratta dal romanzo omonimo diFannie Flagg (candidato al Pulitzer 1987) il film di esordio del produttore J. Avnet, costato poco pi di 10

    milioni di dollari, ne ha incassati pi di 65 solo nel mercato USA. Una storia del profondo Sud tutta alfemminile bravissime tutte che avvince e funziona, nonostante la furbetta rievocazione di maniera el'insufficiente sottigliezza nell'analisi del rapporto tra le due ragazze

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    Rosetta Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne, (Francia, 1999)

    Rosetta vive nel carrozzone di un campeggio con la madre alcolista che si prostituisce. Ogni giorno va incitt in cerca di un lavoro che trova, perde, ritrova, che le portano via, che si riprende. ossessionata dallapaura di scomparire e dalla vergogna di essere un'emarginata. Vuole una vita normale: come loro, con loro.Rivisitazione non dichiarata del Dogmadi von Trier e C. da parte dei due fratelli belgi L. e J.-P. Dardenne,registi di La promesse(1996), 20 anni di video militanti e di documentari sociali: cinepresa a spalla, incollata alcorpo dell'eroina, niente musica, soltanto rumori d'ambiente, dialoghi ridotti al minimo, nessun colpo discena, montaggio che ricalca il respiro affannoso, l'energia furente e l'agonia del personaggio. Comincia econtinua di corsa. Al finale, che potrebbe essere tragico, gli autori si fermano, per pudore e per piet(Luciano Barisone). Dietro Rosetta s'intravede in filigrana laMouchettedi Bernanos e Bresson. Film estremo,radicale, sulla dignit e sull'efferato cinismo legale del mondo di oggi, fuori dalla normalit, dal consueto, dal

    rassicurante. Palma d'oro a Cannes 1999 e premio per la migliore attrice a E. Dequenne.

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    Senza tetto n legge Regia: Agns Varda (Francia, 1985)

    []Ed ecco dunque, a ritroso, la cronaca delle ultime settimane della diciottenne Mon, che stufa di fare lasegretaria ha preso zaino e tenda e ha creduto di potersi infischiare di tutto e di tutti andando vagabonda, ingiubbetto di cuoio, per il Sud della Francia. Non ha avuto fortuna ma nemmeno l'ha cercata. Credendo nelmito della libert assoluta, Mon si trascinata da un luogo all'altro, ha mangiato la minestra delle suore, ha

    venduto un po' del proprio sangue per comprarsi uno spinello. Senza documenti, affidandosi all'autostop, haretto i morsi della fame e i rigori dell'inverno con l'insolenza e lavoretti provvisori. Ora che Mon morta cene parlano quanti la incontrarono, ripercorriamo le tappe del suo distruggersi. Eccola lavare le macchine inun'officina e darsi senza emozioni al padrone, eccola ospite di un drogato, eccola ubriacare una vecchia perfar dispetto ai nipoti, eccola ascoltare la predica d'un filosofo fattosi pastore. Mon si prova a coltivare patate

    e vendere formaggi, ma preferisce rubacchiare, ascoltare canzoni e stare lontana dall'acqua e sapone.Nemmeno quando una botanica un po' snob, divertita dai suoi modi selvaggi, le d una mano, Mon metteradici. Scappa nel bosco, dove aggredita da pari suoi; e finisce in casa d'un operaio tunisino che le insegna apotare i vigneti. Ma per poco, ch gli stagionali marocchini la cacciano. E allora torna con i drogati, finquando dei contadini mascherati rischiano di bruciarla durante la festa della vendemmia, e Mon scappaimpaurita. Si accuccia in un fosso, e l muore. Lasciamo perdere se si provi pi piet o disgusto per questaeroina dell'irresponsabilit sociale, cos priva di passioni da non sentirsi nemmeno umiliata. Ognuno liberodi conferire aureole a chi forse ha dato agli altri pi di quanto ne abbia ricevuto e ha scelto con arroganza ilproprio desolato destino. Il senso del film non nell'invocare compassione o ribrezzo (bench la retoricadell'angelo dalla faccia sporca sia sempre fra le quinte). semmai nel dirci il comportamento di quantihanno incrociato la strada di Mon, i disagi di una societ coperta di lividi che si specchia nel proprio

    degrado [] (Giovanni Grazzini, Corriere della sera)

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    Thelma & Louise Regia: Ridley Scott (Usa, 1991)

    Da una cittadina dell'Arkansas due amiche partono in auto per un weekend lasciando volentieri a casa irispettivi uomini. Quando Thelma (G. Davis), la pi giovane, sta per essere violentata, Louise (S. Sarandon)interviene e uccide l'aggressore: la loro gita si trasforma in fuga. Braccate dalla polizia, le due fuggitivescoprono una nuova dimensione della vita e una parte sconosciuta di loro stesse. Settimo film dell'inglese R.Scott e uno dei suoi migliori. Il merito anche della sceneggiatura premiata con l'Oscar nell'anno di Ilsilenzio degli innocenti di Callie Khouri che gli ha fornito una bella storia, una feconda combinazione didramma e commedia, due personaggi vivi, un punto di vista nuovo, un discorso insolito che riprende

    l'anarchismo liberale del cinema di strada degli anni '60. Con due ottime interpreti ben doppiate daRossella Izzo e Donatella Nicosia uno dei film pi euforicamente femministi mai arrivati da Hollywood.

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    Vogliamo anche le rose Regia: Alina Marazzi (Italia Svizzera, 2007)

    Vogliamo anche le rose un documentario che racconta il profondo cambiamento avvenuto nel costume inItalia tra gli anni Sessanta e Settanta grazie alla liberazione sessuale e al movimento femminista. Vengonoriproposte le pi importanti tappe di questo percorso filtrandole attraverso lo sguardo femminile di unaregista poco pi che quarantenne.Dichiara la regista: "Ho voluto ripercorrere la storia delle donne tra la met degli anni Sessanta e la fine deglianni Settanta per metterla in relazione, a partire dal 'caso italiano', con il nostro presente globale, conflittualee contraddittorio. Con l'intenzione di offrire uno spunto di riflessione su temi ancora oggi parzialmente

    irrisolti o oppure addirittura platealmente rimessi in discussione". Ne uscito un documentario che ha unasorta di doppia valenza: quella negativa legata alle generazioni di chi quelle vicende le ha vissute e che sitrova di fronte a un 'ripasso' ben realizzato ma poco coinvolgente anche sul piano della memoria.Per chi invece nata dopo e d per scontate numerose acquisizioni che scontate non lo sono per nulla, ildiscorso diverso. Vogliamo anche le rose in questottica diviene un prezioso strumento per mostrareun'Italia che sembra perduta nel tempo e a tratti irreale come una fiaba grottesca ma che statadrammaticamente reale.

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