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Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Bergamo ANNO 72 - N. 1 Aprile 2014 - Stampato nel mese di Luglio 2014 AGOSTO 2014 2 PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI BERGAMO

PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI BERGAMOLO SCARPONE OROBICO Periodicoquadrimestrale dellaSezionediBergamo dell’Associazione NazionaleAlpini Presidente:CarloMacalli Anno72-N.2 Agosto2014

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Page 2: PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI BERGAMOLO SCARPONE OROBICO Periodicoquadrimestrale dellaSezionediBergamo dell’Associazione NazionaleAlpini Presidente:CarloMacalli Anno72-N.2 Agosto2014

LO SCARPONE OROBICO

Periodico quadrimestraledella Sezione di Bergamodell’AssociazioneNazionale AlpiniPresidente: Carlo MacalliAnno 72 - N. 2Agosto 2014

Sped. in A.P. Art.2Comma 20/c Legge 662/96Filiale di Bergamo

Autorizzazione Tribunaledi Bergamo n. 309 del 1-4-1955

Direzione, Redazione,Amministrazione: Via Gasparini, 3024125 BergamoTel. 035 31.11.22Fax 035 42.48.766E-mail: [email protected] nazionale: www.ana.itSito sezione Bergamo:www.anabergamo.itE-Mail Scarpone:[email protected]

Tiratura: copie 27.100

Direttore responsabile:Luigi Furia - O.N.G. Tess. n. 08221Comitato di redazione:Antonio Arnoldi, presidenteDaniele BernabeiMarco CimminoDario FrigeniAlberto GiupponiLuigi PulciniGiorgio Sonzogni

Addetti al sito sezionale:Natale BertulettiRoberto Bezzi

Hanno collaborato a questo numero:Padre Armando, Laura Arnoldi,Adriana Bellini, Natale Bertuletti,Roberto Bezzi, Enrico Bonacina,Francesco Brighenti, Andrea Bu-gada, Silvana Gamba, Leo Giannelli,Santo Locatelli, Ernesto Rota, Anto-nio Spreafico, Remo Traina, EnzoValenti, Pierluigi Viscardi, RaffaeleVitali, Roberto Vitali

Copertina anteriore:Avvicinamento alla montagna,esercitazioni su roccia.

Copertina posteriore:Flora bergamasca: viola comollia(foto Silvana Gamba)

Impaginazione:Ellegi Grafica - Martinengo (BG)

Stampa:Reggiani spa - Brezzo di Bedero (VA)

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l mondo si divide tra persone che fanno e persone che neprendono il merito. Cerca, se puoi, di appartenere al primogruppo. C’è molta meno concorrenza” (Dwight Morrow).Sana e bella ironia.

Un estratto di lettera di un padre al figlio in politica. Siamo nei primianni del 1900, ma certe “banalità dell’esistere”, non hanno età. Sonosempre fresche, valide, attuali.Non fa penosa tenerezza (ma anche, un po’, incavolare), vederequanta gente che, non solo non si sporca le mani e non suda, spudo-ratamente e con “muso bronzeo” se ne prende il merito?Sappiamo bene quanto sia forte il richiamo infantile a sgomitare emettersi in prima fila … lo sappiamo bene, tutti. Cosa non si fa per …Ma tutto ciò non è OBBLIGATORIO assecondarlo.La nostra “ALPINITA’”, con delicatezza ci bisbiglia che possiamoavere altre basi su cui fondare e ancorare la nostra identità. Mi/ci bi-sbiglia che forse può essere più bello, più vero … non cercare di ap-parire bensì cercare di essere/fare qualcosa che sappia di umano (perme e per tutti quelli che con me condividono l’esperienza del viveresu questo pianeta).A proposito: “non chiunque mi dice: Signore, Signore entrerà nelregno dei cieli; ma colui che fa la volontà del Padre mio che è neicieli” (Mt 7, 21).Ci si mette anche Lui! Sappiamo che non è un detto minaccioso que-sto del capo. È una provocazione che bisbiglia alla nostra intelligenzadel cuore, una cosa: vivere facendo esperienza del divino. Sì, il me-stiere di Dio. Il vangelo di Gesù è tutto un invito ad entrare in questalogica.Chiudo dicendo: ci diciamo queste cose per farci belli? Sarebbe ridi-colo! Saremmo ridicoli! Ce lo diciamo come simpatica pacca sullespalle per puntare insieme al bello.

alpino Armando cappellano

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La parola del cappellano

NIENTE DI NUOVO, PERO’...

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Adunata nazionale è stato un momento ecce-zionale. Pordenone ha entusiasmato i tantis-simi Alpini bergamaschi che si sono lasciaticoinvolgere nelle tante manifestazioni orga-

nizzate dalla Sezione di Pordenone e dal Comitatoadunata. Non posso che riportare gli apprezzamenti,prima di tutto di voi che avete sfilato, ma anche di chici ha visto ed ha apprezzato la compostezza dei ran-ghi serrati che continuavano a passare, stimolando lalegittima domanda ”ma quanti sono quelli di Ber-gamo?”. Se qualche sbavatura c’è stata non ha creatomalumori di particolare rilievo e questo fa solo chepiacere.Dall’Adunata in poi tantissime sono state le occasionidi incontro, di ritrovo, di cerimonie e festeggiamentidi Gruppi e Zone, incontri che ancora adesso prose-guono e ci troveranno settimana dopo settimana im-pegnati ancora per tutta l’estate. Come sempre non èfacile districarsi nelle partecipazioni e spesso la con-comitanza di feste, anche tra Gruppi vicini, complicanon poco le possibilità di presenza di Consiglieri arappresentare la Sezione. Ci sono poi le manifesta-zioni di carattere nazionale, l’Ortigara, il Contrin,l’Adamello ed altre ancora, nelle quali, per nostra for-tuna, la presenza di Alpini bergamaschi ci fa semprefare bella figura.Ma veniamo all’attività operativa. L’estate consente losvolgimento di attività diverse, c’è il CamminaOrobieai vari rifugi, i campi scuola con i ragazzi di varie età,in cui il Gruppo di Almenno S. Bartolomeo si distin-gue per il numero di frequentatori, l’attività di avvici-namento alla montagna che si tiene a San Candido,così come altre iniziative a favore dei ragazzi che tantiGruppi svolgono ormai da tempo. Quest’anno ab-biamo registrato anche la prima “festa sezionale” ge-stita congiuntamente da tutti i Gruppi di Bergamonell’area a fianco della sede sezionale. Un modo que-st’ultimo per far stare insieme tanti Alpini, cosa piùimportante di qualsiasi altro esito; così finalmentetanti hanno potuto visitare il museo, vedere le attrez-zature della protezione civile e il mare di trofei deglisportivi. Per alcuni è stato il primo ingresso nella no-stra casa: la casa di tutti gli Alpini bergamaschi. E ci fapiacere che l’iniziativa abbia riscosso apprezzamentie consensi, chissà che prossimamente altre iniziativepossano trovare qui una giusta collocazione. Anchesu proposta dei nostri Gruppi.A San Candido oltre ai nostri ragazzi sono stati pre-senti anche volontari per attività di manutenzione afavore delle strutture del 6° Alpini e qui doverosa-mente dobbiamo dare atto al Gruppo di ComunNuovo per l’impegno, ma anche gli autisti della Pro-tezione Civile ANA che hanno frequentato uno speci-fico corso per “fuori strada”, utile ad approfondirecapacità ed esperienze da mettere a frutto all’occor-

renza. Altri corsi ed altre iniziative stanno vedendo illoro svolgimento in questa estate, compresi gli inter-venti per alleviare i disagi del maltempo in occasionedi vari nubifragi. Speriamo che anche il maltempo siassenti per le ferie… Tante sono le iniziative di cui sidovrebbe parlare e di tante troverete riscontro nellepagine seguenti.Doverosamente però devo richiamare l’attenzione finda ora alle attività del dopo ferie. L’Adunata Sezio-nale a Torre Boldone il 13 – 14 settembre; il 5° Ra-duno delle Fanfare Brigate Alpine a Bergamo il 20 –21 settembre; il 2° Raggruppamento a Monza il 12 ot-tobre. Sono occasioni importanti per testimoniareprima di tutto la nostra volontà di essere associazionee di fare presente che gli Alpini ci sono sempre, anchequando tutto pare andar male, dall’economia, al la-voro, al disagio sociale. Noi ci siamo e dobbiamo es-serci. Non è solo un modo di dire, ma gli Alpiniportano anche qualche momento di serenità e questonon guasta certamente.Ora è giusto porgere un augurio di buone ferie a tutti,a voi e alle vostre famiglie che hanno, anche loro, ildesiderio – e anche il diritto - di avere un Alpino acasa.

Il PresidenteCarlo Macalli

L’MOMENTI ECCEZIONALIIl presidente

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utte le Adunate sono speciali, ma quella di Por-denone ha avuto un sapore del tutto particolare,perché è stata la prima nella città friulana, e leprime sono sempre “prime”; perché, pur essendo

una città piccola, è stata grande, dimostrando di essereall’altezza per organizzazione e accoglienza. L’interaPordenone si è messa in gioco, volendo fortementel’adunata per tributare a tutti gli alpini il loro grazie.Questo perché, come ha scritto Antonio Bacci, capocro-naca del MessaggeroVeneto, «c’eravate quando c’era daversare il sangue per i nostri confini; quando la terra tre-mava e gli edifici venivano giù, con tutto il loro carico dimorte e distruzione; quando i fiumi esondavano e inva-devano le nostre case».Il Friuli Venezia Giulia, terra di confine, nei secoli ha su-bito cataclismi naturali, poli-tici e bellici che poche altreregioni hanno vissuto. Terraancora intrisa del sangue deitanti soldati che vi hannocombattuto, terra lacerata dacontinui scontri che hannosegnato la sua storia. Ed inquesta terra è fortemente ra-dicato il senso d’apparte-nenza, d’italianità, anche senon sempre la patria è madreper queste popolazioni chehanno attraversato periodi dimiseria ed oggi hanno pro-blemi d’occupazione. Nondimentichiamo che le primeemigrazioni italiane di massaverso lidi lontani (Americadel Sud, Australia) sono partite dal Triveneto.Questa gente ha lavorato sodo, negli anni, per costruirsiun presente e un futuro, con determinazione, fatica e sa-crifici. Basti ricordare quanto hanno fatto dopo il terre-moto del 1976. Certo, gli alpini delle altre regioni lihanno aiutati, lo Stato qualcosa ha dato, ma certo i friu-lani non sono stati a guardare, si sono rimboccati le ma-niche ed hanno rifatto paesi interi. Purtroppo in Italianon è sempre stato e non è sempre così.

***Ed ecco la sfilata, una fiumana variopinta scorre lungoun viale dritto come una fucilata tra una folla festante,mentre le “Frecce” stendono in cielo enormi striscionitricolore. I primi a sfilare i reparti in armi, i gonfaloni diRegione, Provincia e dei 51 comuni del Friuli occiden-tale. Il labaro nazionale apre il corteo degli alpini, poi ireduci con Cristiano Dal Pozzo di Rotzo d’Asiago, 100anni con campagna d’Abissinia e Libia alle spalle. Se-

guono l’IFMS, la Protezione Civile e l’Ospedale dacampo, questo con personale quasi tutto bergamasco. Lostriscione delle penne nere Zara, Fiume e Pola - esuli inPatria - colpisce al cuore: “Gli Alpini dell’Istria, dellaDalmazia, del Quarnaro vivi e morti sono qui”. Tra glialpini della doppia naia, le rappresentanze estere delBelgio, “presente con gli alpini morti in miniera”, equella del Sud Africa con in testa il presidente TullioFerro, bergamasco DOCG, 78 anni suonati, che a finesfilata commenta: «È duro essere qui, ma è bellissimo».E via via tutte le Sezioni con Bergamo che ancora unavolta rispetta le previsioni: più di quattromila gli alpiniche sfilano e 248 i gagliardetti. Dietro il vessillo sezio-nale sfila idealmente Leonardo Caprioli, rappresentatodal suo cappello portato dal figlio Marco e scortato dagli

ex presidenti Gianni Carobbioe Antonio Sarti. Quando lospeaker Francesco Brighenti loannuncia, in tribuna d’onore siscatta sull’attenti e la manocorre all’ala del cappello al-pino: passa il “Presidentis-simo”. Al termine uno scrosciodi pioggia rinfresca gli alpinibergamaschi. Molto soddi-sfatto il presidente Carlo Ma-calli, che ha ricevuto molticomplimenti, tra cui quelli delgenerale Alberto Primicerj, co-mandante delle Truppe Alpine.Poi il cielo si fa scuro ed asera, quando sfilano i friulani,si aprono le cateratte del cielo,è un diluvio. Cadono bombe

d’acqua, scariche di grandine mitragliano il corteo, ma ilritmo dei tamburi sfida il rombo della tempesta. I “fra-dis” avanzano compatti: il passo fermo, cadenzato, latesta alta. Poi s’alza un grido: «Julia!». Un fremito scuotetutta Pordenone, tutto il Friuli. E la Julia avanza, non laferma più nessuno, a fianco di quegli alpini fradici d’ac-qua pare prendano corpo i Caduti d’Albania, Grecia eRussia. Persino la gente, tanta gente non molla, rimaneincollata alle transenne, si ripara in qualche modo maresta lì a salutare i suoi alpini, tutti gli alpini, gli alpinid’Italia, magari un po’ rudi, ma forti e tosti, coraggiosi intempi di guerra, generosi e laboriosi in tempo di pace.Tutto questo, gli alpini, l’hanno fatto e lo fanno spesso insilenzio, tranne che per le Adunate, perchè queste sonofeste, grandi feste come lo è stata quella di Pordenone.E sarà una grande festa anche la prossima, a L’Aquila.

Luigi Furia

Adunata NazionaleALPINI, ESEMPIO PER L’ITALIAL’abbraccio di Pordenone

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Hanno detto:

«Abbiamo bisogno di iniezioni di fiducia come queste.L’Adunata è un evento sempre positivo per la città che laospita; a Roma la fecero nel 1978 e ancora se la ricor-dano, anche se la capitale è abituata a grandi eventi».

Maurizio GasparriVicepresidente del Senato

«Molti nostri giovani hanno vestito la divisa degli alpini.A questi si aggiungono i tantissimi giovani di tutta Italiache hanno trascorso sulle nostre montagne e nei nostripaesi gli anni del servizio militare alpino. Quello tra lanostra regione e gli alpini è un rapporto profondo eanche speciale, cementato dalla tragedia del terremotodel Friuli del 1976. In quei momenti il cappello degli al-pini ha rappresentato sempre un punto di riferimento eun conforto per la gente friulana».

Debora SerracchianiPresidente della Regione Friuli Venezia Giulia

«Voi alpini siete una garanzia, perché rappresentate ilmarchio dell’Italia pulita, per bene, fiera, forte, orgo-gliosa, laboriosa.Gli alpini ci spronano a riscoprire quell’amor proprio cheapprezziamo negli altri popoli ma che non sempre sap-piamo coltivare verso noi stessi. Il senso di appartenenzaè invece fondamentale per la solidità e l’autostima di unacomunità nazionale.

Alessandro CirianiPresidente della Provincia di Pordenone

«Gli alpini con la loro presenza nella vita quotidiana, sia in frangenti difficili che nei momenti di festa, hanno saputoforgiare un incrollabile vincolo e un solido legame con la gente che, riconoscendo i valori che li animano, da sem-pre risponde con un’imponente partecipazione alle loro adunate».

Claudio Pedrotti - Sindaco di Pordenone

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nche quest’anno il mese di maggio ci ha vistoraggiungere una delle nostre città per l’incontropiù importante che la nostra Associazione or-ganizza. Si aspetta sempre con impazienza il

momento di partire per l’Adunata, poi in un baleno iltempo ti scorre via veloce ed è già l’ora di rientrare acasa. Ti sembra quasi che le giornate non siano di venti-quattro ore, tanto da non riuscire a partecipare, non dicoa tutte ma anche solo ad una parte degli avvenimenti edappuntamenti che prima della partenza ci si era propo-sti di seguire da vicino. Basta un incontro con vecchiamici o con dei compagni di naja, ed ecco che salta tuttala programmazione. Meglio così, è più spontaneo la-sciarsi coinvolgere sul momento in qualcosa che attrae,può essere una musica, un canto o una qualsiasi ceri-monia che cattura il cuore e la mente.A Pordenone non c’eravamo mai stati, quindi fa partedella serie “la prima volta” anche questa città che neigiorni 9, 10 e 11 maggio ha ospitato la 87ª Adunata na-zionale. Come tutte le altre città, Pordenone ci ha ac-colto a braccia aperte, con bandiere tricolori chegarrivano in ogni dove, sia in città che in provincia. Pas-sando per le strade gli abitanti ci davano il benvenutosalutandoci sia a voce che un con un colpo di clacson,fermandosi cortesemente per lasciarci attraversare.È sempre festa per tutti quando fanno festa gli alpini,però nel contempo non ci dimentichiamo mai dei valorifondamentali che sono alla base del nostro operare.Anche i “Marò”, trattenuti in India da anni ormai, sonostati ricordati con striscioni, con il nastro giallo che mol-tissimi portavano sul cappello o appuntato sul petto.Nessuno è stato dimenticato: gli amici scomparsi, i no-stri reduci, i Caduti delle guerre passate e di quelle a noipiù vicine (Afghanistan). Per questo anche il momentoreligioso è stata una parte importante dell’adunata.Come lo è stato l’Ospedale da campo sempre operativocon centinaia di persone assistite per varie ragioni, cosìcome la Protezione Civile che si è fatta carico di inter-venti di ripristino ambientale per la città che ospita l’adu-nata.Pordenone non è una città grande, quando chi scrive fre-quentava le scuole elementari e ci facevano imparare amemoria tutti i capoluoghi di provincia delle allora di-ciannove Regioni, questa città non compariva nel-l’elenco di quelle del Friuli, infatti venne elevata a questorango nel 1968. Non è una città grande dicevo, ma si èrivelata una grande città, per come ha saputo ospitare inmodo egregio decine di migliaia di persone, dandosi dafare con iniziative d’ogni genere, con la calorosa acco-glienza, con la pazienza di sopportare gli inevitabili di-sagi che l’arrivo di una moltitudine provoca in uncontesto urbano piuttosto contenuto.

Pure la “Cittadella militare” ha richiamato migliaia di vi-sitatori, permettendo di toccare con mano le attrezzaturein dotazione ai nostri Alpini in armi, così come le FrecceTricolori che hanno sorvolato la sfilata con passaggi abassa quota. Dopo oltre vent’anni, un Presidente delConsiglio nella persona di Matteo Renzi ha presenziatoal nostro grande raduno. Il tempo ci è stato favorevolecon un caldo sole estivo, solo domenica pomeriggio du-rante la sfilata vi è stato un brevissimo scroscio che hasolo bagnato gli impermeabili prontamente tratti daglizaini, lasciandoci concludere in bellezza lo sfilamento.Se la pioggia l’abbiamo schivata noi bergamaschi, cosìnon è stato per altre Sezioni dopo di noi; addirittura lagrandine si sono beccati quelli di Pordenone che sonosfilati per ultimi, quale Sezione ospitante. La pioggia hacausato allagamenti negli accampamenti e creato pro-blemi anche all’Ospedale da campo.L’adunata è pure occasione di incontrare persone sco-nosciute, di stare assieme per qualche ora e, al momentodi lasciarsi, scoprire di essere diventati amici e quasi conrimpianto ci si saluta, ripromettendosi un arrivederci nonlontano nel tempo. Si lascia sempre qualcosa di séquando si incontrano luoghi e persone nuove, si ritornaarricchiti di ricordi, di sentimenti, di gioia interiore.Certo capitano a volte anche incidenti o disgrazie, op-pure furti nelle tende e nei camper, come durante que-sta adunata. La folla attrae sempre gente d’ogni risma,che vive di riffe e di raffa approfittando della ressa edella buona fede della gente per delinquere. Purtroppoi ladri non vanno mai in vacanza e mai ci andranno.In questi tre o quattro giorni siamo stati definiti ancorauna volta “Alpini, esempio per l’Italia”, si spera con tuttoil cuore che questo “esempio” sia di sprone per dare unsalutare risveglio alle sorti della Nazione in tutti i sensi:morale, economico e sociale. L’anno prossimo saremo aL’Aquila e quanto sopra scritto varrà ancor di più perquesta martoriata città abruzzese; arrivederci nel 2015 esarà tutta un’altra storia.

Raffaele Vitali

Adunata NazionaleGIORNATE INDIMENTICABILIAmicizie ed emozioni

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mozionato e soddisfatto il presidente nazionaledell’Ana Sebastiano Favero, al suo debutto: «Èla mia prima adunata alla guida dell’Ana. Staandando molto bene. Tutto si svolge secondo i

programmi con rispetto degli orari di sfilamento. Il trac-ciato rettilineo del percorso permette di mantenere unritmo alto». Altro motivo di soddisfazione la presenza delpresidente del Consiglio Matteo Renzi, arrivato alle12,30 e salito in tribuna, accolto da applausi, accanto alministro delle Difesa Roberta Pinotti. Dopo pochi minutiil doppio passaggio delle Frecce Tricolori: tutti con ilnaso all’insù.«È da molti anni che un presidente del Consiglio nonpresenzia alla nostra adunata. Ci sembra un segnale d’at-tenzione importante e un’occasione per comprenderecosa sia un’adunata di queste proporzioni» aggiunge Fa-vero, che non ha perso l’occasione per ribadire quelloche l’Ana ritiene essere una proposta importante per ilfuturo: «Crediamo alla necessità di una forma di impe-gno civile per i giovani, non parliamo del rispristino dellaleva obbligatoria, ma di un periodo di servizio a favoredel Paese. Anche qui a Pordenone la presenza di moltigiovani dimostra che se vengono offerti loro stimoli ri-spondono con impegno».Esplicito il messaggio che è stato lanciato con il temaconduttore della 87ª adunata “Alpini, esempio per l’Ita-lia”, per l’unità che le Penne nere esprimono, i valori checondividono, la solidarietà che praticano, il rispetto peril passato.

Laura Arnoldi(da L’Eco di Bergamo)

Adunata NazionaleIl presidente nazionale rilancia:SERVIZIO CIVILE PER I GIOVANI

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FOTOCRONACA ADUNATA NAZIONALE

LA SFILATA

Gli accampamenti: Tanti Gruppi sono autonomi contende e viveri al seguito

S.Messa: La S. Messa al palazzetto dello sport concirca 4.500 presenti

I concerti: Centoventi sono stati i concerti di cori efanfare

Sabato sera: La “movida” del sabato sera in unapiazza di Pordenone

Le donne: Il tifo delle donne degli alpini La solidarietà: La solidarietà in cifre

Marò: «Abbiamo obbedito agli ordini, ma siamo an-cora qui». Il grido dei marò, trattenuti in India daoltre due anni, si è fatto sentire forte e chiaro ancheall’Adunata degli alpini

Il labaro: Il labaro con il presidente e il vicepresi-dente del Senato, Gasparri, in rappresentanza delParlamento

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Alpini doppia naia: Tra gli alpini della doppia naja la Se-zione del Sud Africa, presieduta dal bergamasco TullioFerro

Liberazione: Per la liberazione dell’Italia, con gli alleatihanno combattuto anche reparti dell’Esercito italiano(alpini, bersaglieri, ecc.), tra questi vi è anche unaM.O.V.M. bergamasca, il bersagliere Sten. GiuseppeRiccardi

ProtezioneCivile:

I bergamaschi si fanno onore nelle varieattivitàdell’Ana:ProtezioneCivile,

AntincendiBoschivi,

Unità cinofile, Ospedale da campo e IFMS

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Bergamo sfila con oltre quattro mila alpini, divisi in 6raggruppamenti

Il consiglio direttivo sezionale

Con la Sezione sfila anche il cappellodi Leonardo Caprioli

Ben 248 gagliardetti della Sezioneche hanno sfilato

Ogni raggruppamento è preceduto dauna fanfara

4° Raggruppamento 5° Raggruppamento 6° Raggruppamento

1° Raggruppamento 2° Raggruppamento 3° Raggruppamento

LA SEZIONE

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li ultimi 24 muli delle Truppe Alpine hannodato l’addio all’Esercito Italiano nella mattinatadel 7 settembre 1993. Mentre uscivano dallacaserma D’Angelo di Belluno il comandante

della Brigata “Cadore”, generale Franco Chiesa, li seguìcon gli occhi lucidi. Si stava chiudendo una pagina dellastoria delle Penne nere. Anche i muli erano soldati a tuttigli effetti con il numero di matricola marchiato nello zoc-colo anteriore sinistro e il libretto matricolare dove eraregistrato il loro servizio militare.Quel giorno fu una lotta aspra tra i tanti alpini che sierano presentati all’asta per cercare di salvare i muli,compagni fedeli di naja, dai macellai. Si partiva da unprezzo a base d’asta, ma c’era chi rilanciava. Da dietroil recinto dov’erano i muli gli ufficiali avvertivano: «At-tento, quello è un macellaio». Allora gli alpini rilancia-vano. Uno è riuscito a salvarne ben dodici. Un milionedi lire quello pagato meno, un milione e 970 mila lirequello pagato di più, belle cifre allora.Ma gli alpini per le “jeep col pelo” fanno questo e altro.Il mulo a tratti ricorda il purosangue, ma il destino conlui è stato poco magnanimo: alle morbide piste degli ip-podromi gli sono state assegnate le asperità della mon-tagna. Questo perché si tratta di un animale forte egeneroso, che ha una grande resistenza al lavoro, alleprivazioni, al vivere all’addiaccio e inoltre ha modesteesigenze alimentari. In lui, infatti, si fondono le energiee la potenza muscolare del cavallo e la rusticità e la ro-bustezza dell’asino. Essendo stato fino a pochi anni fal’unico mezzo di trasporto tra le rocce, al mulo era legatain parte la sopravvivenza del suo conducente. Ecco al-lora episodi che narrano di alpini che dividevano il cibocon i muli, del mulo che proteggeva l’alpino, dell’alpinoche parlava con il mulo. Tra le storie che circolavano

nelle caserme, una è singolare. Si diceva che dove ilmulo non giungesse, l’artigliere era capace di portarseloin spalla. Si sosteneva anche che il conducente arrivassead avere l’espressione ed il modo di camminare del suoquadrupede. Ma i risvolti più intriganti, allo stesso mo-mento allegri e toccanti di questa strana simbiosi, si ave-vano quando il congedato diceva addio al suo mulo.Ecco perché gli alpini portano i muli alle loro sfilate,anche se questi non sono più quelli che hanno svolto il“servizio militare”, ormai morti o vecchi e acciaccati.Ma i “veci” non si limitano a questo per perpetuare latradizione. Da qualche anno portano i muli a fare adde-stramento in occasione della “mini naja” per farli cono-scere ai giovani, per raccontare la loro storia che èquella degli alpini, essendo vissuti assieme dall’inizio,da quando furono istituite le Truppe Alpine.Ma muli e alpini, purtroppo, sono sempre meno e ri-schiano di scomparire.

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Alle Adunate NazionaliSFILANO ANCHE LE “JEEP COL PELO”Tra muli e alpini una simbiosi eccezionale

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aini, borse e scarponi appoggiati per terra, in attesa dicaricarli sul pullman. Gli ultimi saluti ai genitori e poivia, per 15 giorni in montagna fianco a fianco con glialpini bergamaschi congedati e quelli – in armi – del 6°

Reggimento, che li aspettano a San Candido. Domenica 22 giu-gno è così iniziata l’avventura dei ragazzi e delle ragazze chehanno aderito all’iniziativa “Avvicinamento alla montagna”, ra-dunatisi sul piazzale davanti alla sede sezionale, dove alle 10sono partiti per la vacanza in stile “alpino” nel cuore del ParcoNaturale delle Dolomiti di Sesto.Il corso di avvicinamento alla montagna è un’iniziativa che sisposa perfettamente con quanto contenuto nello statuto del-l’Ana: promuovere e favorire lo studio dei problemi della mon-tagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini dellaformazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni.Oltre ad una palestra per il corpo è senza dubbio anche una palestra per lo spirito. «Preziosa – ha precisa il presidente CarloMacalli - la collaborazione con il 6° Reggimento Alpini comandato dal colonnello Luigi Rossi: grazie a loro, le ragazze edi ragazzi avranno insegnanti d’eccezione».

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“Alzabandiera” scandisce il Ten. Col. Fedele nel cortile dellacaserma Cantore di San Candido. Il personale presentecanta l’Inno degli Italiani accompagnando il tricolore chesale. Inusuale lo schieramento. Sono presenti gli alpiniVFP1per l’addestramento necessario ad acquisire capacità ope-rativa in montagna, militari da poco giunti dai reparti di re-clutamento, in mimetica con il berretto norvegese calcato in

testa. Ci sono poi alpini un po’ più maturi, con il cappellobuferato, con tanto di stemmi e spille di svariati reparti al-pini, alcuni dei quali sciolti; sono i muratori che hanno ese-guito interventi di manutenzione presso la caserma sotto laguida di Giacomo Picenni. Altri alpini, anche loro non pro-prio di primo pelo, sono gli autisti che hanno frequentato ilcorso di guida fuoristrada sulla pista di Villabassa, tutti ri-

Avvicinamento alla montagnaUNA VACANZA IN STILE ALPINO

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MOMENTI D’IMPEGNO E FORMAZIONEI giovani ospiti della caserma Cantore di San Candido

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gorosamente con il cappello alpino con qualche eccezionedi chi porta il cappello della protezione civile in quantosocio aggregato; tutti attenti nell’attenersi alle “raccoman-dazioni” che Giuseppe Manzoni impartisce. Infine un plo-tone di giovani che in perfetto ordine si dispongono aricevere l’attestato di frequenza del “Corso di avvicina-mento alla montagna” tenutosi nelle precedenti due setti-mane. Le disposizioni vengono dettate da Stefano Fantonie dagli altri capisquadra che li hanno avuti in affidamentoa Bergamo dalle famiglie a cui tra poche ore li riconse-gneranno. In realtà, trattandosi di giovani più che in affida-mento sono venuti a San Candido per cercare di capire chisono e cosa hanno fatto e cosa fanno gli alpini.Sciolti i ranghi, si scambiano gli ultimi saluti, poi i “veci”salgono sui loro fuoristrada e si avviano per il rientro. I gio-vani del corso attendono il bus che li riporterà a Bergamo.Le rituali fotografie con gli alpini del 6° Reggimento chesono stati gli istruttori di questo corso, qualche battutascherzosa, la riconsegna dei materiali, il carico degli zainisul pullman e via! È finita.Detta così questa edizione del corso di avvicinamento allamontagna sembrerebbe una routine, in realtà così non è.Le montagne sono sempre quelle, le fatiche anche, la piog-

gia no, quella è sempre stata una novità, quasi ad ogniuscita un diverso tipo di pioggia, dal temporale alla sem-plice pioggerella, ma tant’è! Meglio scarpinare su e giù peri bricchi, vedere nuovi panorami, arrampicarsi sulla paretedella palestra di roccia, magari un po’ titubanti all’inizio,piuttosto che stare in aula. È vero; è stato detto che ancheandare in montagna necessita di teoria, di attenzione, diqualche nozione , di informazioni sul vestiario, di una in-farinatura di primo soccorso, ma fuori la pratica è ben altracosa.Così sono trascorse le giornate dei nostri giovani, scanditedagli orari e dai ritmi dei militari, dalla fatica di imparare amuoversi tutti insieme in modo coordinato ed attento,aspettando e rispettando anche gli altri, ma soprattutto sco-prendo un modo di fare squadra, di stare insieme, propriocome gli alpini. Già perché in fondo questo era lo scopo delcorso.I ragazzi hanno raccontato di aver apprezzato le scarpinate,anche chi in montagna non era mai andato, di aver capitoche la sicurezza nel muoversi e nell’impiego delle attrez-zature non è un di più, ma una garanzia, che fare attività fi-sica è forse più rilassante che stare davanti ad uno schermodi TV o di PC.

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Le escursioni hanno consentito di vedere luoghi diversi, discoprire la natura, di visitare il museo di Sesto che ricordala Grande Guerra. Ma poi ci sono state anche le lezionidella protezione civile. Le trasmissioni, l’antincendio bo-schivo, l’ospedale da campo, ma anche un incontro con icarabinieri per ascoltare qualche rife-rimento circa le situazioni che pos-sono connotare in negativo le giovanigenerazioni.Potremmo dire che anche questo se-condo corso è filato via liscio. Nes-suna nota di rilievo, salvo un intoppoiniziale di Natale Bertuletti, che hadovuto lasciare San Candido in anti-cipo, con qualche apprensione ditutti, poi felicemente risoltosi.La Sezione di Bergamo ha potutocosì verificare sul campo la capa-cità organizzativa e gestionale. Maquello che maggiormente conta èl’aver capito che va posta atten-zione al futuro associativo chepoggerà sempre più su questeesperienze e sui giovani.Il generale apprezzamentoespresso dai ragazzi che hannopartecipato a questa attività nelsuo complesso è stato maggiore per i momenti de-dicati alle escursioni e alle attività fisiche; le attività didat-tiche, seppure ritenute interessanti, sono risultate menoefficaci dal punto di vista dell’impiego del tempo a SanCandido. La durata ottimale del corso è stata indicata in10-12 giorni per un numero massimo di 50 partecipanti. I

ragazzi hanno evidenziato alcuni aspetti organizzativi chevanno migliorati, chiedendo poi di poter svolgere anche aBergamo qualche attività finalizzata all’avvicinamento allamontagna.Interessanti sono stati i momenti di libera uscita, di contatto

con la gente del posto che ha lasciato nei ragazzila convinzione di essere stati con-siderati ospiti e non visitatori. Utilile riflessioni e i momenti di scam-bio di opinioni con i giovani alpiniin servizio durante le pause serali,opportuno per alcuni per capiremotivi ed interessi per questa sceltadi vita. Tante le cose da segnalare eargomenti su cui riflettere.Per quanto ci riguarda, ringraziamoil 6° Reggimento Alpini, dal Colon-nello Luigi Rossi a tutto il personaledella caserma Cantore, soprattutto gliistruttori guidati dal Capitano DalLago. Da segnalare che la primauscita è coincisa con la festa del Reg-gimento tenutasi al rifugio Vallandro,presente il Comandante delle TruppeAlpine, Generale C.A. Alberto Primi-cerj cui va un sentito ringraziamentoper aver consentito questa attività e perle positive considerazioni espresse

verso la Sezione, ma soprattutto per lo sprone rivolto ai ra-gazzi a non voler mai demordere e considerare la monta-gna come un momento di impegno, di riflessione e diformazione.

Carlo Macalli

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dei Gruppi dei comuni di provenienza che hanno ac-compagnato gli studenti. Naturalmente vanno poi ri-cordate le persone (e non sono poche) che vengono avisitare il museo durante gli orari di apertura il lunedì eil giovedì dalle 15.00 alle 18.00. Ovviamente il Museocerca di proiettarsi all'esterno anche attraverso la parte-cipazione ad iniziative di carattere culturale. Significa-tivo è il coinvolgimento del nostro Museo allaperformance teatrale che sarà organizzata - in occasionedella Adunata Sezionale a Torre Boldone - da Tintori Raf-faele con la Compagnia dialettale locale. L'evento tea-trale sarà incentrato sull'epopea delle truppe alpinedurante la ritirata di Russia. Il sostegno del Museo siconcretizzerà nel fornire pannelli didattici e equipag-giamenti militari da utilizzare durante la rappresenta-zione teatrale. Sempre durante l'adunata Sezionale aTorre Boldone, sarà inaugurata una mostra dedicata alcentenario dello scoppio della Grande Guerra, checoinvolge diverse soggetti, sostenuti dal Museo.Per finire, il prossimo passo da compiere, al qualestiamo già lavorando, consisterà nel perfezionare il per-corso didattico, cercando di creare un cammino che siachiaro, logico, essenziale e completo allo stesso tempo,adottando anche so-luzioni espositiveaggiornate ed al-l'altezza dei tempi.Vi aspettiamo nu-merosi!

partire da marzo sono affluite diverse classi discuola elementare e media alla nostra sede,per l'appuntamento del Tricolore nelle scuole.Questa è un'occasione per i giovani di visitare

la sede di Bergamo, con un occhio di riguardo alMuseo, che dopo importanti lavori di ristrutturazione sipresenta più interessante e funzionale. L'investimentodella sezione è stato particolarmente oneroso per ade-guarlo agli standard di sicurezza e di accoglienza persoggetti disabili, che una moderna struttura museale ri-chiede. Situato nel fabbricato che è stato sede del "Co-mitato Organizzativo dell'Adunata Nazionale 2010, siè deciso innanzitutto di dotare il museo di nuovi spaziespositivi, acquisendo anche gli ambienti ancora liberied originariamente destinati a cucina e sala pranzo.Questi locali sono occupate ora dal reparto mascalcia esalmeria. I lavori hanno permesso anche di ricavare unostudio riservato al personale museale. L'intervento piùrilevante è stato l'installazione di un ascensore interno,che consente anche ai portatori di disabilità motoria diaccedere al piano superiore. Al fine di arricchire l'of-ferta didattica e rendere più completo il percorso espo-sitivo, sono state acquistate per il museo tre fedelirepliche di storiche divise alpine, rispettivamente deglianni ottanta dell'800, delle guerre coloniali e dellaprima guerra mondiale, e una riproduzione della primagiubba adottata dagli alpini. Per fare conoscere meglioil Museo, per le sere dei fine settimana del 6-8 giugno edel 13-15 giugno sono state organizzate feste sezionalipresso la sede, durante le quali è stato possibile visitarela sale museali. Nonostante le condizioni atmosferichenon siano state sempre delle migliori, si è registrato unbuon flusso di visitatori, che hanno dimostrato indiscu-tibile interesse e apprezzamento. Un'altra piacevole no-vità è rappresentata dal fatto che il Museo haincominciato ad essere frequentato dai CRE: gli apripi-sta sono stati i CRE della Malpensata e di San Paolo inBergamo. Per quanto riguarda le scolaresche, abbiamoricevuto la visita di 5 classi elementari e 15 classi medieappartenenti agli istituti scolastici di Predore, BrembateSopra, Calcio, Comun Nuovo, Cortenuova e Bergamo(Scuole medie Maffi e Lotto) per un totale di circa 350ragazzi, a cui vanno aggiunti gli insegnanti e gli alpini

CRONACHE DAL MUSEO ALPINOLavori, visite, programmi, iniziative

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l 22 maggio scorso, presso la locale stazione del CorpoForestale dello Stato, la squadra volontari antincendiboschivi di Villa d'Almè ha festeggiato il 40° di fonda-zione (1974-2014), avvenuta il 22 maggio 1974. È stata

veramente una giornata di grande festa dei volontari. Sonoaccorsi a festeggiare gli AIB di Villa d' Almè, i volontari diAosta, Parco nazionale delle 5 Terre, Sondrio, Castelli Ca-lepio, Trescore, Parco del Brembo, Torre Boldone, Ranica,Sorisole, Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolo-meo. Dopo saluti, abbracci e ricordi, si è rivissuta la storiadel volontariato antincendio boschivo, una fiammella, èproprio il caso di dirlo, scoccata nella mente e nel cuore diun alpino per rispondere all’appello del presidente nazio-nale dell’Ana Franco Bertagnolli: «Salvate dal fuoco i bo-schi delle nostre montagne». Quell’alpino è il mitico RaoulChiesa, ancora sulla breccia a 86 anni suonati, che raccolseattorno a sè un drappello di volontari per formare la primasquadra AIB d’Italia. Questi all’inizio si pagarono di tascapropria le attrezzature e si confezionarono indumenti e at-trezzi. Quella fiammella crebbe e infiammò tanti altri vo-lontari che formarono altre squadre che sono oggi uno deifiori all’occhiello dell’Ana. Raoul Chiesa ne è meritata-mente fiero: «La soddisfazione più grande? Che in tutti que-sti anni di lotta agli incendi e di aiuto nelle calamitànessuno dei nostri volontaria si sia mai fatto male. Meritodella preparazione. dell’affiatamento, ma penso anche cheLui, da lassù, abbia raccomandato ai nostri Angeli Custodidi seguirci da vicino. Senza paura, che tanto, se le ali aves-sero preso fuoco, erano a fianco di chi le avrebbe spente al-l’istante». I festeggiamenti hanno preso avvio dalla sede delGruppo alpini, breve corteo col Corpo musicale diVilla d'Almè con capogruppo e gagliardetto in testa, sino alla sedeAIB. Santa Messa al campo nel cortile celebrata da DonGianluca che, con la sua predica, ha toccato il cuore ditutti i presenti. A fare gli onori di casa Ubaldo Ravasio, at-tuale responsabile, uno dei volti storici dell’AIB, “Aquilagrigia” il suo nome in codice da radioamatore. Hanno par-lato: il fondatore Raoul Chiesa, il vicepresidente sezionale

AntonioArnoldi, per la Regione Paolo Baccolo, per il CorpoForestale dello Stato locale il comandante Marco Carrara,per il CFS del Parco Nazionale delle 5 terre Silvia Olivari,il sindacoManuel Preda ed il referente CFS del centro mec-canizzato di Curno Bonaldi che ha onorato la squadra conun riconoscimento per la stretta collaborazione con l'AIB diVilla d' Almè. A conclusione un grande pranzo con canti etanto cameratismo alla Villa " Pighèt" alla Maresana, sededell' eliporto. Tra gli invitati la giornalista de L' Eco di Ber-gamo, Benedetta Ravizza, che ha curato l'opuscolo dellastoria quarantennale della squadra AIB di Villa d' Almè.

Pierluigi Viscardi & Co.

La prima squadra AIB d’ItaliaQUARANT’ANNI CONTRO IL FUOCORaoul Chiesa il fondatore

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e parole, le chiacchiere, perfino le pagine di unlibro, sono materia labile: sono fatte della stessamateria dei ricordi; e il tempo, passando, le modi-fica, le assottiglia, le ingiallisce. Per questo, parlare,

discutere, scrivere, sono sì cose importanti, ma è molto piùimportante costruire: exegi monumentum aere perennius,scriveva di sé Orazio, però lui era uno dei più grandi poetidi un’epoca di grandi poeti. Noi, oggi, viviamo in un tempoin cui, non si dice un poeta, ma perfino chi si esprima nellalingua dei propri antenati senza troppi impacci, sembra unararità. Dedichiamoci, perciò, alle opere: opere di malta ecalcestruzzo, opere di sudore e di passione. Questo, oggi,è, probabilmente, il modo migliore di mantenere viva unamemoria nazionale. E a questo, secondo noi, dovrebberoservire i centenari, le ricorrenze, le giornate del ricordo:non a strombazzamenti, con pennacchi e grandi discorsi,davanti ad un monumento- e poi, via, tutti a casa - ma a ri-mettere in sesto, a conservare le cose del nostro passato.Cose nobili e bellissime, a volte, altre volte più umili e, ma-gari, non proprio eccelse sul versante artistico: ma comun-que importanti, comunque nostre. In questo senso, ilcentenario della Grande Guerra, che inizia le proprie cele-brazioni quest’anno, per concluderle nel 2018, rappresentaun’occasione straordinaria per mettere mano ai restauri,alla riedificazione, alla conservazione delle migliaia di ma-nufatti che il primo conflitto mondiale ha lasciato sul nostroterritorio e che ne sono la testimonianza storica viva, evi-dente a tutti.È innegabile, a questo punto, la perfetta identità tra le ra-gioni di questo centenario e le motivazioni del premioIFMS: un premio, lo ricordiamo, attribuito ogni anno dalgruppo alpini di Azzano San Paolo a chi abbia dato un si-gnificativo contributo al mantenimento della memoria sto-rica militare, in ossequio all’etica alpina, con lavori dipenna e, molto più spesso, di cazzuola. Negli anni, il pre-mio è andato a persone ed associazioni assai diverse traloro, per fama, dimensioni, attività, tutte, però, hanno avutoin comune questa semplice idea: quella di tenere in vitaun’identità, attraverso la protezione, tutela e mantenimentodelle vestigia storiche, che di questa identità siano la di-mostrazione tangibile.Quest’anno è toccato alla famiglia Panozzo ricevere dallemani degli organizzatori il bel trofeo, che del premio, uni-tamente ad un assegno, rappresenta la parte, per così dire,concreta: ma il premio IFMS ha un altro aspetto, immate-riale ma importantissimo, che è quello del riconoscimento.È un premio che si picca di premiare quelli che nessunoconosce e che lavorano nell’ombra, in silenzio, con umiltàed abnegazione, come facevano e fanno i nostri alpini: peropere di pace, stavolta e non per quelle di guerra, ma ilconcetto non cambia. Insomma, non è un premio in cuigente importante celebri in pompamagna i soliti noti: quelliche vengono premiati a prescindere. È una cosa da alpini:un modo di dire grazie, alla nostra maniera, a gente che

abbia fatto buone cose nel campo della conservazione delnostro passato. E la famiglia Panozzo appartiene di pienodiritto a questa categoria: il nonno, infatti, comprò il ForteCorbin, fortezza italiana della Grande Guerra, a picco sullavalle dell’Astico, altopiano di Asiago, negli anni ‘40: pote-vano farne una rimessa, una discarica o chissà cosa, i Pa-nozzo. Invece, a partire dagli anni ‘80, hanno cominciatoa lavorare duramente per restituire il Corbin alla gente: perfarne un luogo di memoria e di scienza. Hanno svuotato ipozzi ed i cortili, pieni di detriti. Hanno tagliato, disbo-scato, potato: hanno ricostruito, illuminato, messo in sicu-rezza. E, adesso, il forte Corbin è una strutturastorico-didattica esemplare, un luogo eletto per manifesta-zioni ed incontri: una perla di attenzione e di rispetto, chestona clamorosamente con i mille esempi di abbandono edi incuria che troviamo nel nostro disgraziato Paese. Ecco,soprattutto, quello della famiglia Panozzo è un formidabileesempio di civiltà: intesa proprio nel senso di appartenenzaalla comunità dei cittadini. Senso del dovere e passionehanno animato queste tre generazioni di vicentini d’alto-piano: la voglia di fare qualcosa per la propria gente. Esat-tamente quello che dovrebbe animarci tutti e che, invece,purtroppo, è cosa sempre più rara. Anche per questo,quando si trovano queste mosche bianche, bisognerebbeaiutarle, sostenerle, additarle ad esempio: invece, moltospesso, gente come i Panozzo si trova sola ad affrontarespese e fatiche, perché le autorità sono in tutt’altre faccendeaffaccendate e guardano sempre da qualche altra parte.Fortunatamente, esiste un premio, piccolissimo e poveris-simo, che, una volta all’anno, si ricorda di coloro che ri-cordano. E, allora, anche un centenario può diventare unacosa bellissima.

Marco Cimmino

PREMIO IFMS AI PANOZZORecuperato il Forte Corbin

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ono stati più di 170 i ragazzi che dal 23 al 25 giu-gno hanno partecipato la campo scuola “Giovanialpini” nel parco del Roccolone. Erano ragazzidagli 8 ai 12 anni, provenienti daAlmenno San Bar-

tolomeo e paesi vicini, che sono stati protagonisti per tregiorni di vita alpina nel verde del parco, sotto la guida diveci e bocia del Gruppo di Almenno San Salvatore.La giornata tipo prevedeva: la sveglia alle 7 con il suonodella tromba, alzabandiera e inizio attività sino alle 11,45,quindi pranzo; alle 14 riprende l’attività sino alle 18. Alle19 ammainabandiera e cena. Alle 21, falò e canti; alle 23silenzio e tutti in branda.Le attività hanno compreso corsi di protezione civile, an-tincendio boschivo, montaggio tende, costruzione di unponte in legno, arrampicata su palestra di roccia, nozioni di

primo soccorso, di radio telegrafo, orienteering e tecnichedi sopravvivenza. E poi le “olimpiadi”: tiro con l’arco, kun-gfu, camminata con zaino, caccia al tesoro. Alla sera rac-conti e canti di montagna e serate di astronomia.Il campo scuola è stato possibile grazie all’impegno deglialpini del Gruppo e dei volontari del Nucleo protezione ci-vile almennese, con la collaborazione di tante associazionidi volontariato, sportive e sociali del territorio. Domenica25 giugno c’è stata la cerimonia di chiusura con la parteci-pazione dei genitori, di rappresentanti comunali, della Se-zione e Protezione civile provinciale, con la consegnadell’attestato di partecipazione ai “giovani alpini”, tutti en-tusiasti dell’esperienza vissuta.

CAMPO SCUOLAUn esempio da imitare

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in questa gara di solidarietà, mentre a livello nazionalela percentuale risulta del 66%, cioè solo 66 gruppi su100 mandano i dati alla sede nazionale oppure, ancorapeggio, solo questa percentuale fa attività da “libroverde”.

Antonio Arnoldi

edizione del “LibroVerde 2013” è stata presen-tata il 2 aprile a Bologna nella prestigiosa sededella regione Emilia-Romagna.Piace ricordare quanto ha detto il PresidenteNazionale Sebastiano Favero nella presenta-

zione: «Un libro semplice, rivisitato nella veste grafica ereso più snello anche nei contenuti, dal quale emergonole tante opere svolte nel corso del 2013 e che, a chi vi siaccosti in frettolosa lettura, potrà apparire, nell’ariditàdei numeri, un interminabile elenco di somme elargite edi ore di lavoro donate alla comunità, ma che, se ana-lizzato con gli occhi del cuore, lascerà trasparire, piùche mai, la sua vera anima, quella di uno scrigno colmodi braccia pronte a tendersi verso gli altri, a mostrarsi vi-cine a chi versi nel bisogno e sostanziarsi di gesti con-creti». Sono indicati anche alcuni numeri che parlano dasoli: 2.114.995 ore e 6.865.411 euro. Anche nel 2013la sezione di Bergamo è risulta la più generosa con277.230 ore e 880.158 euro. Ma la cosa che fa più pia-cere è constatare che da parecchi anni tutti i gruppi dellanostra sezione partecipano, secondo la loro possibilità,

Libro verde 2013BERGAMO LA PIÙ GENEROSA

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opo gli interventi d’emergenza per il terremoto dell’Umbria nel set-tembre 1997, le penne nere bergamasche furono impegnate nella ri-costruzione della sede della Filarmonica di Belfiore, una scuola dimusica. L’opera fu possibile grazie al contributo di 100 milioni del

comune di Bergamo, a somme raccolte dalla Sezione ed a donazioni di ma-teriali in corso d’opera. Per quattro mesi circa 180 volontari si alternarono inturni di una settimana. Ebbene, per tutto quel tempo una minuta signora di 82anni, arzilla e arguta, ogni mattina, nessuna esclusa, era all’entrata del cantierea offrire ad ogni volontario una squisita focaccia, un sorriso ed un’affettuosaparola. Il suo nome era Nice, come la dea greca della vittoria, nome che suopadre, ufficiale dell’esercito italiano e combattente della guerra 15/18, avevavoluto darle quale auspicio di una vittoria italiana, come poi avvenne. Gli al-pini la battezzarono affettuosamente nonna Nice. In occasione del decimoanniversario (2007) - quando una delegazione di alpini bergamaschi fu invi-tata a Foligno per la consegna di un attestato di benemerenza alla Sezione per“l’impegno profuso con spirito di solidarietà, altruismo e generosità a favoredelle popolazioni colpite dal terremoto del 1997” - la più felice fu nonna Niceche ormai contava 92 anni, ma era ancora in splendida forma. Al pranzo del22 settembre 2007, offerto agli alpini dagli abitanti di Belfiore la nonnina volle leggere queste sue parole: “Carissimimiei nipoti Alpini, vorrei dirvi tante cose, ma con la bocca non so più dirvene tante perché sono una nonna tanto vec-chia, ma con il cuore però voglio dirvi ancora tutto ciò che sento.Vi sono stata vicino molto tempo, vi ho conosciutia fondo: avete un grandissimo cuore, siete stupendi perché nel momento che il vostro prossimo ha bisogno di voi sietesempre pronti a lasciare le vostre famiglie, il vostro lavoro ed accorrere con tanta umanità, più delle volte in posti pe-ricolosi, dove c’è bisogno del vostro aiuto. Ancora una volta vi dico: siete grandi, meravigliosi. Io vi voglio tanto bene,vi bacio tutti con tantissimo affetto e sono felicissima di avervi rivisto ancora una volta dopo tanto tempo, che per meabbastanza vecchia sarà l’ultima. Ancora un bacione a tutti, anche a quelli non presenti”. Ora nonna Nice ha messole ali, come la dea della vittoria, ed è volata in cielo, le mancava poco ai 100 anni: è morta nel maggio scorso. Tra leultime parole, sussurrate ai familiari: «Salutatemi gli alpini di Bergamo».Grazie del pensiero e dell’affetto, nonna Nice!

Luigi Furia

Protezione CivileNONNA NICE HA MESSO LE ALI

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na delle ragioni dello scoppio della GrandeGuerra, all’indomani dell’attentato di Sarajevo,consiste certamente nel sistema di alleanze ad

incastro che, in qualche modo, costrinsero all’impegnobellico i vari contendenti. In realtà, per tutto l’Otto-cento e nei primi anni del Novecento, in Europa si an-darono tessendo delle reti di relazioni diplomatiche,probabilmente retaggio del sistema di coalizioni del-l’età napoleonica, e che si basavano sia su affinità ditipo culturale ed etnico che su ragioni di semplice rea-lismo politico. Nel 1914, erano in vigore due blocchi dialleanze militari, che riunivano uno Francia, Gran Bre-tagna e Russia e l’altro Germania, Austria-Ungheria edItalia. Noi, in questa sede, partiremo dall’esame dellacoalizione militare di cui l’Italia faceva parte, e cheprese il nome di “Triplice Alleanza” o, più semplice-mente di “Triplice”, da cui l’aggettivo “triplicisti”, chedesignava coloro i quali parteggiassero per la Germaniae l’Austria-Ungheria alla vigilia della guerra. Un’alle-anza difensiva a due, tra Germania ed Impero, esistevagià, quando, nel maggio del 1882, anche l’Italia um-bertina decise di aderirvi: si trattava di un accordo mi-litare, che prevedeva un impegno reciproco diintervento in caso di aggressione subita da uno dei fir-matari. Il regno d’Italia giunse a questa svolta in chiaveantifrancese e l’alleanza proseguì sempre con l’evi-dente intenzione di marginalizzare politicamente laFrancia e, soprattutto, il suo espansionismo africano,dall’occupazione della Tunisia (1882) fino alla crisi ma-rocchina del 1911 e all’incidente di Agadir. Il trattatovenne ratificato a più riprese, con modifiche e con-ferme, nel 1887, 1891, 1896, 1902 e 1912. Moltospesso, nel corso di conferenze ed incontri pubblici,mi viene domandato se l’Italia avesse avuto ragione otorto nel mantenersi neutrale nel 1914, quando i suoialleati scesero in campo: ancora oggi, questo episodioè materia di discussione e rappresenta, evidentemente,una questione in parte aperta. Negli anni cruciali primadello scoppio della Grande Guerra, ministro degli esteriitaliano era San Giuliano, che, per quanto triplicista,indirizzò l’Italia su posizioni defilate, se non filo-intesa,tanto che, in occasione della fine della seconda guerrabalcanica, ammonì l’Austria circa un eventuale inter-vento contro la Serbia. Dopo qualche giravolta, nel-l’agosto del ’14, a guerra ormai iniziata, San Giulianodichiarò la neutralità italiana, in virtù degli articoli 4(dichiarazione di guerra ad una quarta potenza) e 7 (co-municazione preventiva agli alleati delle proprie deci-sioni) del trattato. Dunque, formalmente, se noneticamente, l’Italia aveva tutte le ragioni di non aval-lare le scelte austro-tedesche. L’aspetto imbarazzante

della politica estera italiana fu, semmai, il mercatodelle vacche che si verificò dopo la morte di San Giu-liano, nell’ottobre del ’14, in cui l’Italia, rappresentatada Sidney Sonnino e da Salandra, mise all’asta al mi-glior offerente la propria neutralità o il proprio inter-vento al fianco dell’Intesa. Va detto che, nonostante lenumerose ratifiche della Triplice, Italia ed Austria siguardarono sempre con un po’ di sospetto, fortificandole frontiere e sfruttando cinicamente le situazioni a pro-prio vantaggio. Ma questo, in fondo, lo facevano un po’tutti: anche l’Intesa, che, della Triplice fu elemento spe-culare.

La triplice intesaNel corso del XIX secolo, oltre alle comuni alleanze,in Europa erano esistite forme più o meno velate di af-finità diplomatico-militare, che, se non erano accordiespliciti, rappresentavano, comunque, dei tentativi dimantenere in equilibrio il fragile sistema geopoliticocontinentale: certamente, dalla metà del secolo, si eradelineata una spiccata ostilità tra l’Inghilterra vittorianae la Russia zarista, culminata in veri e propri episodibellici, come la guerra di Crimea. In pratica, la pro-spettiva di espansione verso est dei due imperi avevadato il via ad una serie di contrasti, che, in certi casi,erano degenerati in scontro aperto e che, comunque,mantenevano alta la tensione tra i due stati. Questa ten-sione, agli inizi del XX secolo, aveva causato perfinouna guerra “per procura”: il conflitto in Manciuria(1904-05), in cui i giapponesi combatterono, in pratica,contro la Russia a nome degli inglesi, che li finanzia-rono e li foraggiarono ampiamente. D’altra parte, laRussia rischiava di rimanere isolata in Europa, non soloperché vista come ultimo stato assolutista, sopravvis-

La Grande GuerraI GIOCHI DELLE ALLEANZE

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suto all’ondata costituzionale ottocentesca, ma, so-prattutto, perché la sostanziale simpatia che si era svi-luppata tra Germania ed impero zarista nell’epocabismarckiana aveva iniziato a scricchiolare, dopo il li-cenziamento, nel 1890, dell’anziano statista da partedel nuovo Kaiser, Guglielmo II, salito al trono due anniprima. Proprio in seguito a questo raffreddamento deirapporti tra Germania e Russia, lo Zar si avvicinò allatradizionale nemica dei tedeschi, ossia la Francia, concui stipulò un accordo, prima semplicemente diplo-matico e poi anche militare (1894). Anche l’Inghilterra,che, al tempo dell’incidente di Fashoda (1898), erastata ad un passo dall’intraprendere azioni militari con-tro la Francia, nel XX secolo cominciò a mutare atteg-giamento, spinta dalla crescente minacciarappresentata dalla potenza economica e militare dellaGermania guglielmina: si giunse, così, alla cosiddetta“Entente cordiale”, che, nel 1904, risolse le questionicoloniali tra le due potenze e sottrasse, contempora-neamente, la Francia dall’angosciante isolamento cuiera stata costretta dalla sconfitta nella guerra franco-prussiana del 1871. Quando, nel 1907, anche la Rus-sia appianò i propri contenziosi, soprattutto legatiall’espansione in Oriente, con l’impero britannico, permezzo del trattato di San Pietroburgo, in pratica, nac-que un’alleanza a tre, uguale e contraria rispetto aquella che legava Italia, Germania ed Austria-Unghe-ria: la Triplice Intesa. A questo punto, però, fu la Ger-mania a sentirsi isolata ed accerchiata: probabilmente,questo sentimento di insicurezza e questo senso di sof-

focamento politico ed economico furono una dellecause efficienti della posizione bellicista dei tedeschiin occasione della cosiddetta “crisi di Luglio”, cheportò allo scoppio della guerra e di cui ci occuperemoqui di seguito.

La crisi di luglioNella storiografia internazionale, prende il nome di“crisi di luglio” (july crisis) quel periodo che va dal-l’assassinio di Franz Ferdinand e di sua moglie, a Sara-jevo, fino alle reciproche dichiarazioni di guerra,consegnate tra il 28 luglio (Austria-Ungheria alla Ser-bia) ed il 12 agosto 1914 (Gran Bretagna all’Austria-Ungheria). Si trattò di una fase confusa e convulsa, oltreche tutt’oggi controversa storicamente, di scambi di te-legrammi, di dichiarazioni, di ultimatum e di mobilita-zioni più o meno generali, che, vista con l’occhio dioggi, ci mostra un’Europa impotente ed incosciente, difronte alla minaccia sempre più drammaticamente con-creta di una conflagrazione militare su vasta scala. Datala complessità, non solo storica, ma anche, in un certosenso, culturale della questione, è forse opportunoscomporre questa sezione delle nostre pillole diGrande Guerra in alcuni diversi capitoli, dedicati ai dif-ferenti aspetti di cui è necessario tener conto, se sivuole avere un quadro minimamente attendibile delledinamiche che portarono allo scoppio del conflitto. Laprima cosa che si può certamente dire è che, in uncerto senso, durante gli ultimi, frenetici, giorni dellacrisi di luglio, i meccanismi militari scavalcarono quelli

Folla di volontari inglesi nel 1914

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diplomatici e perfino quelli di carattere personale: s’in-tende, con questo, il fatto che le mobilitazioni proce-dettero quasi per automatismi e, quando ci si trovò albivio tra la pace e la guerra, i vertici militari (in parti-colare Helmuth von Moltke, che comandava il GroßeGeneralstab tedesco e Nikolai Januševič, che era acapo dello Stavka zarista) comunicarono ai rispettivisovrani il fatto che la mobilitazione (e, di fatto, laguerra) era divenuta inarrestabile. Molto si è detto circala responsabilità di Guglielmo II nello scoppio dellaGrande Guerra: secondo il ben noto sistema della “re-ductio ad unum” semplificativa, diversi storici e, so-prattutto, molti manuali scolastici di scarse pretese,oltre alla solita Wikipedia, hanno indicato nell’aggres-sività del Kaiser la ragione principale del fallimentodelle diplomazie alla vigilia della guerra. Si tratta di unavalutazione alquanto superficiale, oltre che ingiusta neiconfronti della figura storica dell’ultimo Hoenzollern:in realtà, già su questo primo punto è necessario farechiarezza, a dimostrazione di come tutta la crisi di lu-glio, in fondo, rappresenti ancora un rebus non del tuttorisolto. E’ vero che Guglielmo premette sull’Austria-Ungheria per un’aggressione immediata alla Serbia:questo, però, proprio per risolvere velocemente la que-stione, prima che la Russia mobilitasse, in modo damettere i sostenitori russi del panslavismo di fronte adun fatto compiuto (ricordiamo che Belgrado era vici-nissima al confine tra Impero e regno serbo) e mante-nere il conflitto entro limiti territoriali e temporali assairistretti, ossia una sorta di terza guerra balcanica.Quanto allo zar, Nicola II e Guglielmo II erano parenti

(Nicola aveva sposato la cugina di Guglielmo, Ales-sandra d’Assia) e tra loro vi erano rapporti cordiali: su-bito prima dello scoppio della guerra, essi siscambiarono dei telegrammi affettuosi, in cui entrambidicevano essere necessario prodigarsi per evitare unconflitto dalle conseguenze imprevedibili. Come con-ciliare queste dichiarazioni di intenti con quello che,pochi giorni dopo avvenne? La risposta esatta, proba-bilmente, non l’otterremo mai: tuttavia, pare certo ilfatto che, da un lato, contribuirono all’escalation i mec-canismi automatici di cui dicevamo prima e, dall’altro,la sottovalutazione, da parte di tutti gli attori deldramma, delle conseguenze delle rispettive azioni. Lacrisi di luglio fu, dunque, anche una serie di giganteschiequivoci.

Marco Cimmino

La mobilitazione tedesca del 1914

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Spunta l'alba del 16 giugnocomincia il fuoco l'artiglieria,il Terzo Alpini è sulla viaMonte Nero a conquistar.

Monte Nero, Monte Nerotraditor della vita miaho lasciato la casa miaper venirti a conquistar.

Per venirti a conquistareabbiam perduto tanti compagnitutti giovani sui vent'annia sua vita non torna più.

Il colonnello che piangevaa veder tanto macello“Fatti coraggio Alpino bello,che l'onore sarà per te”.

Arrivati a trenta metridal costone trinceratocon assalto disperatoil nemico fu prigionier.

Ma Francesco l'imperatoresugli Alpini mise la tagliaegli premia con la medagliae trecento corone d'or.

Tra i 31 canti considerati veramente degli Alpini, que-sto è senz'altro tra i primi dell'epopea della PrimaGuerra mondiale. Tratta, infatti, della conquista delMonte Nero, nelle Alpi Giulie, oltre l'Isonzo; nome slo-veno del sassoso e brullo massiccio Kurn (Corno), nelcomune di Caporetto, altitudine m.2245, oggi circadieci Km oltre il confine italiano. Viene espugnato il 16giugno 1914, alle ore 4.45, ventitré giorni dopo l'iniziodelle operazioni militari, dal 3° Reggimento Alpini, bat-taglioni Susa ed Exilles, con 6 compagnie.I canti alpini provengono quasi tutti da vecchi motivipopolari. Il testo di “Monte Nero” sarebbe stato scritto,nella prima versione, su uno spiegazzato foglio di carta

a quadretti, dall'alpino Domenico Borella, dopol'azione. Tra coloro che hanno contribuito alla scritturadel testo, si parla anche di un certo Giuseppe Malan-drino, di Rivoli. Nell'originale, le strofe sarebbero sola-mente le prime sei.Per la musica gli improvvisati artisti si sono rifatti a unfamoso canto di pescatori liguri detto “La barcassa”, ri-ferentesi all'impresa di Tripoli del 1825 (in quell'anno lamarina dei Savoia bruciò nel porto africano il navigliodel bey-governatore di Tripoli, che, per evitare le azionidei pirati barbareshi nei confronti dei territori e dei na-vigli sabaudi, voleva essere lautamente pagato).Qualcun altro parla dell'aria di una popolare canzonedella “mala” milanese: ”Il Nero” o ”Il Moro”, di piazzaVetra, un personaggio di quell'ambiente. In ambedue icasi si tratta di motivi diffusi a metà ottocento. Il primotitolo dato è ”Cansone omoristica del 3° Reggimento Al-pini alla conquista del Monte Nero”.Probabilmente, il compositore, o i compositori, non sirendono conto di aver partecipato a una magnifica ope-razione. In realtà, gli alpini dovettero arrampicarsi lungouna sponda priva di ripari, completamente esposti al tironemico.Alle prime strofe se ne aggiungeranno tante altre; di-verse sono le versioni del canto. Questo dimostra la par-tecipazione e la spontaneità di altri soldati.Nel testo sopra ne sono state riportate alcune, affinchési comprendano direttamente i sentimenti dei giovaniche hanno affrontato il primo urto con il nemico.

A chi porta un prigionierodi quest'Arma valorosache con forza baldanzosafa sgomenti i suoi soldà.

Ma l'Alpino non è viletal da darsi prigioniero:preferisce di morireche di darsi allo straniero.

O, Italia vai gloriosadi quest'Arma valorosache combatte senza posaper la gloria e la libertà.

Sotto il fuoco della mitragliasiamo andati tutti avantie li abbiamo presi tutti quantisettecento prigionier.

A l'è vigliacca la Croce Rossaperché non va a guerreggiarema lascia i morti nella fossae i feriti a lacrimare.

Ma se quest'anno non vien la pacetutto il mondo l'è rovinatoe si potrà chiamar beatochi la vita potrà salvar.

CANTI ALPINIMONTE NERO

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Come si nota, non mancano spunti polemici.Per completezza, si deve dire che in qualche versione(raramente) si canta: ”Spunta l'alba del 16 agosto...”.A metà agosto, nella zona del Monte Nero, si svolseropesanti azioni militari; probabilmente, i soldati che viparteciparono cambiarono il nome del mese.Qualcuno ha osservato che la cadenza musicale ètroppo allegra e spensierata in rapporto al contenutodrammatico e tragico.Una motivazione c'è: siamo all'inizio della guerra, que-sti giovani soldati di leva hanno l'entusiasmo di parte-cipare a un grande evento, domina ancora l'euforia cheha favorito l'intervento, l'impresa notturna del MonteNero esalta gli animi, i nostri alpini non hanno ancoraprovato lo sconcerto, le perplessità, l'avvilimento deglialtri soldati europei che sono sul campo già da un anno.E poi... c'è la profonda, diffusa convinzione, qui comeall'estero, salvo pochissime eccezioni, che tutto debbafinire entro Natale, al massimo un anno, come emergedall'ultima strofa.Il morale della truppa è molto alto. La guerra deve es-sere “bella e facile”. Intanto “le raganelle cantano”, fal-ciando in pochi minuti intere compagnie mandate almacello; le nostre sono le mitragliatrici Maxim, datecicon parsimonia dagli inglesi, pochissime. La nostra FiatRevelli entrerà in servizio dopo alcuni mesi, cannoni ebombe a mano sono misurati; cappotti, scarponi e sac-

chi a pelo scarseggiano; per tagliare i reticolati si usanoforbici da giardiniere, perché le cesoie non sono ancoraarrivate; nel bilancio dello Stato non ci sono i soldi peruna guerra che, al contrario delle previsioni, si pro-spetta lunga.Dopo il Monte Nero, si scopre la dura realtà. L'infernodurerà per molto. Il generale Caviglia, in quei giorni,nel suo diario scrive: ”Una guerra da pazzi...”.

Contesto storico geograficoIl monte Nero domina la riva sinistra dell'Isonzo. Cadorna vuole sfondare verso Est, sul fronte Venezia Giulia, conl'idea di arrivare fino a Lubiana. Il generalissimo non ne vuol sapere di attaccare il fronte trentino, ben fortificato.Egli vuol presentarsi a Chantilly, dove in Luglio doveva tenersi il convegno dei Comandi Alleati, con un successoin tasca. Teniamo presente che la guerra europea-mondiale è iniziata il 28 Luglio del 1914, e che da un anno stadecimando gli eserciti. L'Italia, dopo la dichiarazione di neutralità del 2 Agosto 1914, entra nella mischia il 24 mag-gio del 1915. In tale data le truppe italiane superano il confine costituito dall'Isonzo, stabilito addirittura nel 1807nel castello di Fontanaibleau, presso Parigi, nel trattato tra l'Austria e la Francia napoleonica: uno dei confini piùcomplessi e frastagliati dal punto di vista territoriale, storico, culturale.Tale linea di demarcazione diventerà il confine politico tra Austria e Regno d'Italia nel 1866, dopo la terza guerrad'indipendenza, quando ilVeneto fu annesso all'Italia, passando dagli Austriaci ai Prussiani e da questi a Napoleoneperché lo consegnasse all'Italia. In effetti all'Austria rimangono tante zone di nazionalità e tradizione italo-veneziana.Da qui nasce l'irredentismo di inizio novecento, che portò l'Italia a schierarsi contro l'Austria nel primo macellomondiale. Questo il quadro generale, ovviamente molto semplificato.Dal 24 maggio le truppe italiane si garantiscono sicure basi di partenza per le operazioni successive.Sono conquistate Caporetto, dove si entra con la banda, la dorsale tra l'Isonzo e Judrio e, nella pianura friulana, Cor-mons, Cervignano e Grado. Lo stesso giorno la marina austriaca cannoneggia i porti di Ravenna, Ancona, Barletta,ma il nemico, con le sue mitragliatrici, ha le posizioni dominanti in alto: una di queste è il Monte Nero. Le nume-rose e micidiali mitragliatrici Schwarzlose non perdonano; il filo spinato e i cavalli di Frisia fanno il resto. Chi at-tacca... la paga enormemente in vite umane. L'artiglieria pesante spesso è cieca. Poi ci sono i cecchini; gli ufficialidevono vestirsi come i soldati per non farsi ammazzare per niente.Il 31 maggio inizia l'attacco alla montagna. Anche sul fronte isontino si apre una guerra di trincea: in tre anni diguerra verranno combattute 12 battaglie, logorando così l'Austria e alleggerendo, come conseguenza, la pressionesugli altri fronti europei.Sotto la direzione del gen. Etna, gli alpini, al comando del magg. Treboldi, attaccano i trinceramenti nemici, si ar-rampicano sul monte e sfondano all'arma bianca le trincee austro-ungariche. Si distinguono nell'operazione il magg.Pozzi, il cap. Rosso, il cap. Albarello, il sottotenente Picco... e tanti semplici alpini senza nome.Il cap. Albarello aveva ordinato ai suoi di portare in spalla, oltre agli armamenti, un sacchetto di terra per farseneriparo, visto che il monte Nero non ne aveva di naturali. Il sottotenente Picco conquista la vetta con una pattugliadi 5 alpini; colpito, muore nelle braccia del cap. Albarello. In quell'occasione, relativamente poche sono le perditeitaliane; pesantissime invece quelle del nemico. Ci sono anche 700 prigionieri... e un abbondante bottino di armie munizioni. Gli austriaci e gli ungheresi rimangono allibiti dal coraggio delle truppe alpine e coniano la frase chesarà poi sbandierata sulla stampa internazionale: ”Giù il cappello davanti agli alpini”.Il monte Nero fu tenuto dall'esercito italiano fino allo sfondamento di Caporetto dell'ottobre 1917.

Alberto Giupponi

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Barzana

LA NUOVA CHIESETTAL’esibizione del coroVal SanMartini, una grigliata e i fuochi d’artificio, sabato 3 maggio, hannodato il via ai festeggiamenti per la nuova chiesetta alpina.Domenica 04 Maggio la manifestazione è iniziata con l'ammassamento presso la Piazza Cam-pioni del mondo 2006 alla presenza del sindacoTeodoroMerati, del presidente Sezionale CarloMacalli, del consigliere nazionale Giorgio Sonzogni, dei consiglieri Sangalli, Bresciani, Bru-mana, Paganelli, Ferrari, Persico e dell'ex presidente Antonio Sarti. Ben 46 erano i Gagliardettipresenti. Accompagnato dalle note della Fanfare di Scanzorosciate, il corteo ha depositato un cofanetto di fiori al monumento dell'Alpinoper poi proseguire per le vie imbandierate verso la Chiesetta immersa nel verde. Giuntivi, alza bandiera e discorsi ufficiali del capogruppoAntonio Sana, emozionato mentre ricordava i precedenti capigruppo e ringraziava tutti i presenti. Il sindaco evidenziava la stima e la fi-ducia esistente fra gli alpini e l'amministrazione comunale. Monsignor Achille Sana, nativo di Barzana, ha ricordato gli anni della sua ado-lescenza. A conclusione il presidenteMacalli ed il consigliere nazionale Sonzogni hanno avuto parole di elogio per l'impegno profuso nellarealizzazione della stupenda chiesetta. È seguita la celebrazione della S. Messa ufficiata da monsignor Achille Sana e don Umberto Ghi-salberti. Infine il pranzo presso il Centro civico comunale di Barzana dove si è conclusa la splendida giornata.

Bergamo Redona

DODICI LUSTRIE così fanno, sessanta! Sono questi gli anni trascorsi dalla fondazione delGruppo di Redona, nato nel giugno 1954, con Luigi Fedoni primo capo-gruppo. È passata molta acqua sotto i ponti, tante persone, alpini ed amicisono scomparsi, ma non è mai mancata nel Gruppo la voglia di esserepresenti in seno alla nostra Sezione di Bergamo, come non èmai mancatol’impegno a favore della locale comunità. All’inizio degli anni ottanta, siinaugurava la residenza per anziani composta da mini alloggi e dove an-cora attualmente ha sede il Gruppo. Questa costruzione, realizzata dallaSezione con il lavoro volontario di decine di alpini di molti Gruppi, haavuto in Giancarlo Mazzucchelli un attivo, trainante ed indimenticato protagonista. In mezzo alla gente, con la gente, gli alpini redonesinel corso dei sessant’anni di vita del sodalizio hanno espresso molteplici attività grandi e piccole, che sarebbe troppo lungo elencare. IlGruppo non è numerosissimo, ma è sempre stato presente nelle attività d’istituto dell’ANA, contribuendo in solido, con uomini, tempo edenaro nei limiti delle proprie capacità. La strada percorsa è abbastanza lunga, ed il Gruppo spera di continuarla con l’aiuto di tutti: al-pini, amici, conoscenti ed abitanti del quartiere di Redona. Nella ventosa e assolata giornata di domenica 25 maggio, si è tenuta la ceri-monia per il 60°; il vessillo sezionale con l’alfiere Armando Finotto, scortato dal consigliere Andrea Bresciani cui facevano ala una decinadi gagliardetti, hanno aperto la breve sfilata sulle note della fanfara della Ramera. Al monumento ai Caduti, dopo l’alzabandiera e la de-posizione di una corona, ha preso la parola il capogruppoAngelo Brembilla che ha sintetizzato il lavoro svolto dal Gruppo in questi anni,cedendo quindi il microfono al consigliere Bresciani che con poche ma appassionate parole ha toccato il cuore ed i sentimenti di tutti. Ilcorteo ha poi raggiunto la vicina parrocchiale per la S. Messa. All’uscita venivano resi gli onori finali al vessillo sezionale concludendo lacerimonia; un rinfresco per tutti sul sagrato della chiesa ed il pranzo in un ristorante locale coronavano la giornata.È stata una manifestazione semplice e molto misurata, senza tanti orpelli, opuscoli, oggetti regalo e via discorrendo, facendo l’essenzialee destinando le somme risparmiate per sostenere opere di beneficenza. I soci fondatori Angiolino Crippa e Bruno Pandini non hanno vo-luto mancare alla cerimonia ed in spirito vi era anche Beppe Rota socio fondatore e indimenticato capogruppo.

RaffaeleVitali

Bergamo Celadina

30° DI FONDAZIONEIn data 24 e 25 maggio si sono svolti i festeggiamenti per il 30° di fondazione del GruppoAlpini di Celadina. La manifestazione ha avuto inizio il sabato pomeriggio con l’allestimentodi tende della Protezione Civile nelle quali si potevano visionare le attrezzature in dotazionee visitare una mostra fotografica sui numerosi interventi effettuati, dall’intervento ad Ales-sandria (1994) fino ai giorni nostri. Ad integrazione della mostra fotografica era stato alle-stito anche un supporto audio-visivo. Sono state montate anche due tende che hannopermesso a 21 ragazzi e ragazze di prima media di partecipare ai vari momenti dei festeg-giamenti, compreso il pernottamento nelle tende. Nella serata, presso la sala polivalente del-l’oratorio S.Pio X, c’è stata la presentazione del libro “ Dalla nervobalistica alla artiglieria damontagna”, scritto dal consigliere del gruppo Enrico Ghizzardi. Nel libro sono descritte armi antiche dai Greci e Romani, chiamatenervobalistiche, fino a quando appare sul campo di battaglia la polvere nera con bocche di fuoco di ogni genere e tipo, poi uni-formate nel secolo XVIII per quanto riguarda i diametri e gli affusti. Con l’unità d’Italia sono costituiti i reggimenti di artiglieria damontagna, chiamata poi artiglieria alpina. La serata è stata presentata da Franco Brighenti e allietata dal concerto della Fanfara diScanzorosciate. Domenica i festeggiamenti sono continuati con la S.Messa, officiata da Don Mario Carminati, e con la sfilata perle vie del quartiere. Oltre alla Fanfara di Scanzorosciate era presente anche la Fanfara di Trescore. Inquadrati nelle nostre file eranopresenti anche i 21 ragazzi che avevano preso parte al campo alpino, partecipando a portare le 30 bandiere tricolori.

Enrico Bonacina

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Capizzone

30° COMPLEANNODomenica 22 giugno Capizzone era un tripudio di tricolori perfesteggiare i trent’anni del Gruppo alpini. La manifestazione, conla regia del cerimoniere e consigliere sezionale Sangalli, haavuto inizio nei pressi delle ex scuole medie, luogo dell'am-massamento. Con l’accompagnamento della Fanfara alpina diScanzorosciate, il corteo, con 35 gagliardetti, è prima passatodal monumento dell'Alpino dove è stata deposta una corona aricordo di tutte le Penne nere capizzonesi, per poi arrivare neipressi della chiesa parrocchiale, dove è ubicato il monumento aiCaduti a cui sono stati resi gli onori con deposizione di una co-rona d'alloro. Prima della funzione religiosa, sul sagrato dellachiesa ci sono stati i discorsi del capogruppo Andrea Marco Bugada, del sindaco Alessandro Pellegrini e del presidente se-zionale Carlo Macalli. Il capogruppo ha voluto innanzitutto ringraziare tutti i partecipanti, ma sopratutto chi aveva lavoratoper la preparazione della manifestazione. Ha poi messo in risalto i valori dell’alpinità e ricordato gli alpini capizzonesi “an-dati avanti” da quando è nato il Gruppo, in primo luogo Angelo Cicio Bugada, capogruppo fondatore. Parole di ringrazia-mento da parte del sindaco Pellegrini per la fattiva collaborazione tra alpini e amministrazione, auspicando che continuinel tempo. Il presidente Macalli ha elogiato il Gruppo, invitandolo a continuare a perseguire i propri obiettivi, seppure i ran-ghi dell'Ana abbiano il destino segnato a seguito della sospensione del servizio militare. La S. Messa, con la chiesa gremita,è stata officiata da S.E. mons. Gaetano Bonicelli, già Ordinario militare ed emerito vescovo di Siena, che ha sempre avutouna grande stima e apprezzamento per gli alpini. Ai piedi dell'altare, come se presenziassero alla funzione, c'erano i cap-pelli alpini del capogruppo fondatore Angelo Cicio Bugada e del reduce Elia Bugada, in rappresentanza di tutti i reduci al-pini defunti. Erano presenti i consiglieri sezionali Brumana, Arnoldi ed il coordinatore di zona Fermo Mager.

Andrea Bugada

Calusco d’Adda

ORA SONO SESSANTAIn un paese imbandierato e partecipe, si è celebrato il 60° an-niversario della costituzione del Gruppo alpini di Calusco. Ledue serate preparatorie, 20 e 21 giugno, hanno dimostratol’attaccamento che la comunità caluschese ha per le suepenne nere con la partecipazione sia alla rassegna corale del20 giugno che al concerto della fanfara alpina del 21. Ma-gnifiche le esecuzioni dei CoriVal San Martino di Cisano Ber-gamasco e Rio Fontano di Tavagnasco (TO), come pure coinvolgente e effervescente è stata la performance dellaFanfara ANA di Rogno, conferendo alle due serate la formula del “tutto esaurito”. E poi è arrivata la domenica 22giugno, il clou della ricorrenza: alle 9,00 l’alzabandiera al suono dell’Inno nazionale e poi la lunga sfilata per levie cittadine con il gonfalone comunale, le rappresentanze delle altre associazioni d’arma (bersaglieri, fanti e pa-racadutisti), i vessilli delle sezioni di Bergamo, Sondrio e Ivrea, i gagliardetti dei Gruppi, 62, le rappresentanze dellaProtezione Civile e, a seguire, i numerosissimi alpini presenti. Durante la S. Messa, animata dagli alpini del Gruppo,il parroco don Achille, nell’omelia, ha elogiato lo spirito di servizio che da sempre ha contraddistinto l’Ana. Al ter-mine della sfilata, - durante la quale sono state deposte corone ai monumenti ai Caduti, al fante, all’alpino e, pressoil cimitero, al sacrario/ossario dei Caduti di tutte le guerre - i discorsi ufficiali da parte del Capogruppo di Calusco,Antonio Colleoni, che ha ringraziato tutti gli associati e i volontari per l’impegno profuso nell’organizzazione del-l’evento, l’amministrazione comunale per la collaborazione prestata, le sezioni ospiti ed i tantissimi gruppi presentie la Sezione di Bergamo, rappresentata dal vicepresidente Giancarlo Quarteroni e dai past president Antonio Sartie Alessandro Decio. Ha infine augurato che questi 60 anni non siano considerati un traguardo, ma una tappa di unpercorso ancora lungo e fecondo. Il Sindaco di Calusco, Roberto Colleoni, nel portare il ringraziamento di tutta lacomunità agli alpini per il loro “fare”, ha esortato le penne nere a non perdere mai la voglia di salire in alto, di farcivedere che, dopo la salita, c’è la bellezza dell’infinito e di quanto sia bello, nella fatica del salire, fare la strada in-sieme, perché insieme, aiutandosi, nessuna conquista è preclusa. Ha infine consegnato al Capogruppo una targadi apprezzamento per la fattiva presenza sul territorio e al coordinatore della P.C., Leo Giannelli, una targa di ri-conoscenza per la trentennale disponibilità a prestare aiuto a chi è in difficoltà.È seguito il pranzo che ha concluso in allegria le celebrazioni, durante il quale il capogruppo ha premiato la vin-citrice del concorso, indetto tra i ragazzi delle scuole medie, per l’ideazione del bozzetto da adottare come mani-festo per la festa del sessantesimo, ha ringraziato gli autori del volumetto che illustra la storia del Gruppo, levolontarie e i volontari che si impegnano nelle varie attività del Gruppo e di Protezione Civile.

Leo Giannelli

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Val Cavallina

RASSEGNA MUSICALESi è conclusa con grande successo la quindicesima edizione diValCavallina in musica, organizzata dai Gruppi alpini della Val Ca-vallina e dalla Comunità Montana. La rassegna, iniziata il 22 feb-braio con un concerto presso la sala della Comunità di Casazza, siè conclusa il 5 aprile a San Paolo d’Argon ed ha visto la presenzadi cori e bande della zona. Otto cori, un’orchestra e cinque bandemusicali si sono esibite nelle sette serate che si sono svolte nei se-guenti paesi: Casazza, Grone, Spinone al Lago, Piangaiano, Gave-rinaTerme, Cenate Sopra e San Paolo d’Argon. Importante il lavorodai Gruppi alpini che hanno ospitato tale rassegna che ha visto lapartecipazione di tantissime persone, infatti ogni sera le chiese, iteatri erano gremiti.Ogni serata è stata dedicata a personaggi del mondo della cultura,dell’economia, della poesia, dell’arte e della musica che si sonoimpegnate a valorizzare con il loro lavoro e la loro passione le bel-lezze e le realtà della valle Cavallina.L’ultima serata è stata dedicata ai Gruppi alpini della zona 20. Inquesta serata - alla presenza del presidente sezionale Carlo Macallie dei presidenti emeriti: Alessandro Decio, Gianni Carobbio e Antonio Sarti, dei capigruppo e degli alfieri della zona - siè voluto ringraziare per l’impegno profuso nell’organizzare per molti anni tale manifestazione l’alpinoTesta Mosè con unatarga ricordo. Il coordinatore di zona Remo Facchinetti nel chiudere la quindicesima edizione ha detto: «Visto la grandepartecipazione, sicuramente la rassegna continuerà con la sedicesima edizione. Ringrazio i Gruppi Alpini della mia zonaper il sostegno e la collaborazione, senza di loro non si sarebbe potuto fare una manifestazione come questa, mi sono vi-cini e si impegnano a portare avanti con spirito e dedizione quei valori che per noi alpini sono fondamentali: la solida-rietà, l’amicizia e la disponibilità verso chi ha bisogno».

Francesco Brighenti

Chignolo d’Oneta

PAOLO, IL FONDATORENumerose sono state le penne nere giunte a Torre Boldone per porgere l’ultimosaluto a Paolo Borlini, sergente del 5° Alpini, classe 1929, morto improvvisamentenell’aprile scorso. Presenti anche il presidente Macalli con gli ex Carobbio, Decioe Sarti. Ma in prima fila stavano loro, i suoi alpini, quelli di Chignolo d’Oneta, afare da scorta ed onorare il fondatore del loro Gruppo e primo capogruppo.Era il 4 settembre 1960 quando il presidente sezionale dr. Gori salì fin lassù adinaugurare il nuovo Gruppo, complimentandosi con Paolo per l’ottima organiz-zazione della festa alpina, ma sopratutto per l’impegno profuso nel promuoveretante iscrizioni nel piccolo paese, un borgo posto su un arioso poggio unito da uncostone vegetale all’Alben, la montagna che lo ha generato, tant’è che alcuni lochiamano Chignolo d’Alben.Paolo con il suo fare cordiale e signorile ha sempre tenuto ottimi rapporti con lasede e sapeva portare fin lassù, nel suo Chignolo, sempre qualche personaggio al-pino anche per un semplice “rancio” di Gruppo, come avvenne nel febbraio 1962 con Maffessanti e Abate del con-siglio sezionale. Bisogna ricordare che allora si doveva salire a Chignolo da Riso di Gorno per una ripida mulattierae ci volevano “autentiche gambe alpine”, come scrissero gli invitati. L’arguto Paolo non mancò di fare loro omaggiodi una sua simpatica poesia con relativa illustrazione con la quale aveva voluto immortalare “l’ardua scalata” dei duecapitani. E sì perché Paolo si dilettava a comporre poesie ed a disegnare, come ha ricordato il celebrante al suo fu-nerale.Nel 1964 si trasferì a Torre Boldone e lasciò l'incarico di capogruppo. Ma Paolo rimase attaccato a Chignolo e con-tinuò a frequentarlo ed a collaborare attivamente alla vita del Gruppo locale, non mancando mai ad alcuna manife-stazione e impegnandosi in molteplici attività. Fu, tra l’altro, tra gli ideatori e realizzatori del monumento ai Caduti(1980) e della grande Croce (1985) in località Ortello che, per la sua posizione, sembra vigilare dall’alto laValle delRiso.Accanto a questi monumenti e lungo le viuzze dell’antico borgo ora aleggia il suo spirito, spirito alpino innamoratodelle sue montagne e della sua gente, anche se le vicissitudini della vita lo portarono altrove.

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Cene

85° CON INTERGRUPPODomenica 15 giugno il Gruppo di Cene ha fe-steggiato 85° di fondazione ed il 12° inter-gruppo della zona 14 (Cene, Gazzaniga,Fiorano al Serio, Semonte, Vertova/Colzate).Dopo l’ammassamento e ricevimento delle au-torità, alle 9,00 ha avuto inizio il corteo lungole vie del paese, con deposizione di corone almonumento ai Caduti e a quello degli Alpini.Numerosi gli alpini che hanno sfilato dietro ilvessillo sezionale ed i gagliardetti dei Gruppi.Presente anche il "Nucleo Cinofilo Argo" e leautorità militari e civili, tra cui il sindaco diCene Giorgio Valoti ed i suoi colleghi dei co-muni della zona. Sono seguiti la S.Messa, i di-scorsi ufficiali ed il pranzo presso latensostruttura dell’oratorio.

Clusone

90° CON IL CUORE GIOVANEGli alpini di Clusone hanno dato avvio ai festeggiamenti del90° di fondazione del loro Gruppo con la rappresentazione“Cantavamo Rosamunda”, ispirata alla vita di Leonardo Ca-prioli - dalla campagna di Russia ai vertici dell’Ana - tratta dal-l’omonimo libro dello stesso e accompagnata dai canti delCoro Idica. Rappresentazione tenuta sabato sera, 28 giugno,presso il teatro Tomasini dell’Oratorio e presentata da StefanoTruzzi e Remo Facchinetti e con RiccardoMorlini, Tenente Co-lonnello Medico in congedo, che ha declamato, da attore na-vigato, brani tratti dal libro. Come sempre, al top le esecuzionidel coro Idica, diretto dal maestro Gianluigi Bigoni. Calorosie meritati gli applausi dal numeroso pubblico presente, tra cuigli emeriti presidenti Carobbio, Decio e Sarti ed il figlio di Leo-nardo, Marco Caprioli, che, all’inizio dello spettacolo, haposto sul proscenio il cappello alpino appartenuto al papà, co-sicché per tutto la serata è aleggiata la presenza del “presi-dentissimo”. La domenica si è aperta con la S. Messa nella basilica di S. Maria Assunta, celebrata da mons. Giuliano Borliniche, al termine dell’omelia, ha avuto parole di apprezzamento per le attività di aiuto ai bisognosi e di supporto alle inizia-tive della comunità svolte dagli alpini da novant’anni, mantenendo «un cuore giovane». Si è formato poi il corteo che hasfilato per il suggestivo centro storico della “capitale” dell’AltaValle Seriana, accompagnato dalle note della Fanfara alpinadella Valle Camonica. Nonostante la giornata piovosa, numerosa la gente che ha fatto da ala alla sfilata aperta dal labarodel Nastro Azzurro di Clusone, a seguire bandiere e stendardi di associazioni del territorio, il gonfalone comunale con ilsindaco Paolo Olini, il vessillo sezionale scortato dal vicepresidente Granelli, dal consigliere Stabilini, dai presidente eme-riti Carobbio e Decio, da 21 gagliardetti e tanti alpini. Al monumento ai Caduti c’è stato l’alzabandiera, la deposizione diuna corona d’alloro e i discorsi di rito, accompagnati da una fitta pioggia, quasi fosse una benedizione del cielo. Il capo-gruppo Mauro Bonadei ha dato il benvenuto alle autorità ed a tutti i convenuti, ricordando poi Sergio Giudici, animatoree già segretario del Gruppo, mancato alla vigila della manifestazione; il sindaco ha ringraziato gli alpini per la collabora-zione sempre preziosa, invitando tutti a farsi carico del proprio zaino per contribuire al miglioramento della vita comuni-taria; il vicepresidente Alessio Granelli ha fatto i complimenti al Gruppo di Clusone da annoverare tra i “veci” della sezione,invitando i soci a continuare il cammino senza paura “perché da galantuomini avete seguita la strada indicata dai fonda-tori”. Il corteo ha poi raggiunto l’Oratorio dove c’è stato il pranzo allietato dalle allegre note della FanfaraValle Camonica,diretta dal vulcanico maestro Martino Savoldelli. Nell’occasione il Gruppo ha fatto stampare un opuscolo, riccamente il-lustrato, che elenca le maggiori tappe del suo lungo cammino a partire della primavera del 1924 quando i soci fondatoridecisero la sua costituzione, concretizzata poi con l’assemblea costitutiva che porta la data del 22 giugno 1924. Da alloramolteplici iniziative e attività, da quelle sociali a quelle sportive, si sono succedute l’una all’altra, magari con qualchepausa per prendere fiato ma poi riprese con la tenacia e l’entusiasmo che caratterizza gli alpini “baradelli”.

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Gruppi vari

CORNA MARCIA RADUNOLunedì 2 giugno, festa della Repubblica, ha avuto luogo alla Corna Marcia il 6°raduno dei gruppi di Berbenno, Capizzone, Laxolo, Brembilla e Ubiale Cla-nezzo.Anche quest'anno fortunatamente il "tempo" non ha fatto i capricci equindi la gente è accorsa numerosa, dimostrando il proprio gradimento a que-sta suggestiva manifestazione alpina a ricordo dei Caduti.Il capogruppo di CapizzoneAndrea Bugada, a nome suo e degli altri capigruppoha ringraziato tutti i volontari che si sono prodigati per l'organizzazione dellamanifestazione. Ha preso poi la parola il consigliere sezionale Giupponi, chenel suo breve intervento ha voluto rimarcare l'operosità degli alpini ed il loro at-taccamento alle proprie comunità. Prima della S. Messa, celebrata dal parrocodi Laxolo don Pietro Carrara, hanno preso la parola anche i sindaci di Ubiale-Clanezzo Ersilio Gotti e di Capizzone Alessandro Pellegrini: entrambi hannoringraziato gli alpini per quanto fanno all'interno delle comunità.Al termine della funzione religiosa, la giornata è poi continuata in una radurapoco distante, dove i partecipanti hanno potuto trascorrere in compagnia unpomeriggio di svago e divertimento.

Credaro

DOPPIOANNIVERSARIONel 1934 si costituisce il Gruppo, nel 1984 nasce il primonucleo di Protezione Civile Ana: ottanta e trenta sono glianni che gli alpini e i volontari di Credaro hanno festeg-giato domenica 29 giugno 2014. Schierati nel campo spor-tivo, agli ordini del cerimoniere Sangalli, la manifestazioneè iniziata alle ore 9,00 con l’alzabandiera. Con ordine lepenne nere hanno marciato compatte, al passo scanditodalla Fanfara Orobica e dalla Banda musicale di Credaro,raggiungendo i monumenti ai Caduti e agli Alpini, dovehanno deposto le corone. Sotto una fastidiosa pioggiahanno poi raggiunto via Gualandris, dove è stato scoperto un cippo in onore del tenente degli alpini e curato di Cre-daro, don Tarcisio Gualandris, morto tragicamente nel 1956, nelle acque del fiume Oglio nel tentativo di salvare unragazzo che rischiava di annegare.Erano presenti il presidente Carlo Macalli con il vessillo della sezione di Bergamo,il presidente e il vessillo della sezione di Milano, il sindaco ed il gonfalone diVilla d’Almè (paese natio di don Tarci-sio), vessilli delle associazioni del paese, la bandiera degli orfani di guerra, numerosi gonfaloni con i loro sindaci, ilcomandante della stazione Carabinieri di Sarnico, il presidente emerito Antonio Sarti, 72 gagliardetti di gruppi alpini,i ragazzi della scuola primaria con un lungo tricolore. La lunghissima sfilata si è conclusa sul piazzale dell’oratoriodove era stato eretto il palco per la commemorazione che ha avuto come prologo il canto, in onore di Credaro e degli

alpini, scritto da Giovanni Cadei. Hanno poi preso la parola il ca-pogruppo Bellini Battista, in carica dal 1981, che ha ringraziatotutti i partecipanti; il sindaco Adriana Bellini ha precisato che no-nostante la pioggia, domenica su Credaro splendeva il sole: il soledella solidarietà, dell’altruismo, della patria; il presidente Carlo Ma-calli ha esortato il capogruppo a non mollare perché la Sezione habisogno di persone come lui; il responsabile nazionale della pro-tezione civile Giuseppe Bonaldi ha consegnato al capogruppo unatarga a suggello delle attività svolte dal Nucleo di protezione civile.I discorsi sono stati chiusi con il ringraziamento dell’ultima sorelladi don Tarcisio.È seguita la santa Messa celebrata dal parroco don Giovanni Lom-barda che all’omelia ha richiamato la necessità di accompagnarele buone azioni con l'ascolto di Cristo. Infine il pranzo convivialeaccompagnato dalle note della Fanfara Orobica e dalla BandellaSvizzera di Lugano.

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Mornico al Serio

IL “BATTESIMO”Domenica 8 Giugno è stato inaugurato a Mor-nico al Serio il Gruppo alpini. Una giornata dipieno sole ha contribuito a rendere bello ognimomento della festa, che per gli alpini e pertutto il paese resterà sempre un bellissimo ri-cordo. La festa è iniziata dalla sede delGruppo, situata in una sala attigua alla chie-setta di S. Valeria, posta in campagna. Nume-rosi i Gruppi presenti, ben 63 i gagliardetti chehanno fatto da scorta al vessillo sezionale,dando calore e colore alla cerimonia dell’al-zabandiera e alla benedizione della sede.È seguita la sfilata per le vie del paese, accom-pagnata dalla fanfara di Azzano e avvolta dallacalorosa presenza di numerosi mornicesi chehanno assistito ed applaudito gli alpini pertutto il percorso. Raggiunto il monumento dei

Caduti è stata deposta una corona d’alloro, onorando e ricordando tutti coloro che sono “andati avanti” per difendere i co-lori della nostra bandiera.Da qui si è raggiunta la piazza davanti al sagrato della chiesa parrocchiale, dove il capogruppo Antonio Spreafico, moltoemozionato, ha rivolto ai presenti i saluti ed i ringraziamenti a tutti gli alpini partecipanti, alle autorità presenti e alla po-polazione di Mornico partecipe alla festa. Inoltre un particolare ringraziamenti, con la consegna di una targa di riconosci-mento, sono stati fatti alla madrina, che ha tenuto a “battesimo” il gagliardetto, e al parroco don Pinuccio Ledi che hacelebrato la S. Messa con la benedizione del gagliardetto, pronunciando nella sua omelia parole di gratitudine e di stimaper l’opera degli alpini che svolgono a favore delle popolazioni nel bisogno.Al termine della S. Messa, il corteo ha poi raggiunto l’oratorio dove numerosi volontari hanno collaborato a preparare unrinfresco, un momento di convivialità ben gradito ed apprezzato da tutti i presenti. Nell’occasione al nuovo Gruppo, il278°, è stato consegnato il Crest sezionale.

Foppolo

40° CON STELEFoppolo, il piccoloTibet della montagna berga-masca (così un tempo veniva definito il comunebrembano), il 22 giugno scorso ha vissuto unagiornata tutta particolare per il 40° di costitu-zione del locale gruppo alpini, composto dauna cinquantina di soci, sempre generosamentepronti ad operare a favore della comunità, comeha sottolineato il sindaco Giuseppe Berera. Lamanifestazione è iniziata con l’inaugurazionedella sede, collocata nel municipio, attiva daanni ma mai inaugurata «perché – ha affermatoil capogruppo Marco Cattaneo – non c’è mai stato il tempo». Del taglio del nastro sono stati incaricati il sindaco eil capogruppo , atto a cui ha fatto seguito la benedizione impartita da don Luca Nessi, caporalmaggiore dell’artiglieriaalpina, Gruppo Bergamo. Quindi il corteo, con il gonfalone comunale, il vessillo della sezione scortato dai consi-glieri Giovanni Stabilini e Alberto Giupponi, da una trentina di gagliardetti e da numerosi amministratori pubblici del-l’Alto Brembo e dalle rappresentanze dell’Arma dei carabinieri e della Forestale e da tante penne nere arrivate ancheda fuori valle.Corteo che ha raggiunto il cento storico foppolese, concludendosi sul rinnovato sagrato della chiesa dove è avvenutala presentazione della ricollocazione del monumento ai Caduti, affiancato ora da una stele a ricordo degli alpini, nellaoriginaria posizione, ai bordi dello spazio che è religioso e comunitario.Qui, sul palco eretto per la celebrazione, sono stati pronunciati i discorsi di circostanza dal capogruppo Cattaneoche ha ringraziato i partecipanti alla manifestazione, dal sindaco Berera, dal vicepresidente della Comunità montanadiValle Brembana Giovanni Fattori, dal consigliere sezionale Stabilini che ha invitato gli alpini a tramutare gli elogi,che vengono tributati alle penne nere per le loro opere, in uno stimolo a continuare sulla strada della solidarietà. Unomaggio particolare ed affettuoso è stato rivolto al vecio Pasquale Paleni, classe 1922, sergente reduce di Nikolajewka.

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Mozzo

NUOVO MONUMENTOIl Gruppo alpini di Mozzo, il 14 e 15 giugno, ha festeggiato l'85° an-niversario della sua fondazione. Il sabato pomeriggio è stata depostala corona al monumento in onore ai Caduti, presso il cimitero, conla benedizione impartita da donMassimo Colombo. Era presente allacerimonia il vice presidente della sezione, Alessio Granelli.La domenica, dopo l'ammassamento presso l'oratorio di Mozzo, haavuto inizio la manifestazione diretta dall'impeccabile cerimoniereDario Frigeni, con la collaborazione del coordinatore Santo Aglioni.Erano presenti autorità civili e militari, associazioni locali e un buon numero di gagliardetti. Dopo la resa degli onori al gon-falone, al vessillo sezionale, portato dall'Alfiere Armando Finotto, scortato dai consiglieri Alessandro Bettoni e GiancarloSangalli e dal presidente emerito Antonio Sarti, si è svolto il rito dell'alzabandiera, al suono dell'inno di Mameli. Dopo diché si è formato il corteo e ha avuto inizio la sfilata per le vie del paese, al passo cadenzato delle note della fanfara di Prez-zate. Raggiunta la piazza antistanteVia della Mola, si è proceduto all'inaugurazione del nuovo monumento agli alpini, conlo scoprimento e il taglio del nastro da parte della madrina signora Ornella Plebani, seguito dalla deposizione della coronae dalla benedizione di don Sergio Bertocchi. Il corteo ha ripreso il cammino, raggiungendo il monumento ai Caduti, sitonel centro del paese, dove, dopo la deposizione della corona,si sono tenuti i discorsi di circostanza da parte del capogruppoErnesto Rota, del sindaco Paolo Pelliccioli e del rappresentante della sezione Alessandro Bettoni. Terminata questa ceri-monia, il corteo si è avviato verso la chiesa parrocchiale per assistere alla S. Messa, celebrata da sua eccellenza MonsignorGaetano Bonicelli. La funzione è stata accompagnata dal coro parrocchiale S. Cecilia e si è conclusa con il canto “Signoredelle cime”. A chiusura dell'evento, si è ricomposto lo schieramento con gli onori al gonfalone e al vessillo sezionale. Al“rompete le righe” è seguito il rancio alpino presso la tensostruttura allestita al parco S. Stefano del Borghetto.

Ernesto Rota

Ponte Nossa

85° DEL GRUPPOI festeggiamenti dell’85° del Gruppo degli alpini di Ponte Nossa,tenutisi nel pomeriggio di sabato 24 maggio, hanno avuto iniziocon una semplice e sentita cerimonia al cimitero del paese conun omaggio floreale e una preghiera per tutti gli alpini nossesi an-dati avanti, mentre le note del silenzio salivano verso la statuadella Madonna che dal Pizzo Guazza domina il paese. È seguitol’ammassamento al “Put Issura” davanti alla sede del Gruppodove era allestita una mostra fotografica di alcuni momenti signi-ficativi della vita delle penne nere nossesi. Per l’occasione il ca-pogruppo Sergio Remondi ha “rispolverato” una vecchiafotografia che ritrae gli alpini di Nossa al loro pranzo sociale nel1965 presso il prestigioso (allora) ristorante Rossi del paese. Inmezzo spicca mons. Giovanni Antonietti, cappellano militare plu-ridecorato, fondatore e direttore per anni della Casa dell’Orfano

di Ponte Selva. Ricorda che, appena patentato, fu incaricato ad andare a prenderlo con la sua cinquecento e dovettebrigare parecchio per farlo accomodare sull’utilitaria, data l’imponente statura del prelato. Il sedile fu spinto tutto al-l’indietro, ma per l’altezza non ci fu altro che consigliare al cappellano di viaggiare con il capo chino. Ancora oggiricorda con simpatia l’episodio e la personalità prorompente di mons. Antonietti che fu un gigante non solo fisica-mente. Dalla sede, dopo un ricco buffet, ha preso avvio la sfilata lungo la via principale, cadenzata dalle note delpremiato Corpo bandistico del paese. Presenti i sindaci o loro rappresentanti di Ponte Nossa, Gorno, Oneta, Parre ePremolo, i gonfaloni di Ponte Nossa, Gorno e Oneta, i vessilli Ana di Bergamo con il vicepresidente Isidoro Persicoe del Sud Africa con il presidente Tullio Ferro, una trentina di gagliardetti e tanti alpini con i capigruppo della zonacon a capo il coordinatore Sergio Barcella. Spiccava nel corteo la vedova di Luciano Epis, capogruppo e coordina-tore di zona da poco scomparso, che reggeva su un cuscino il cappello alpino del marito. Tutto si è svolto sotto laguida dell’impeccabile cerimoniere sezionale Giancarlo Sangalli. Il corteo ha raggiunto il monumento ai Caduti,posto a “Cap Lónch”, dove si è svolta la cerimonia dell’alzabandiera e la deposizione di una corona d’alloro. Sonoseguiti i discorsi ufficiali del capogruppo Sergio Remondi, del sindaco Stefano Mazzoleni, del vicepresidente Persicoe di Gianni Carobbio, emerito presidente dell’Ana di Bergamo, poi la poesia “Véss alpino”. composta e recitata dalsocio Renato Rocca; quindi la S. Messa, celebrata dal parroco don Roberto Falconi nella vicina parrocchiale e san-tuario mariano. Infine tutti al parco Ramello per un gustoso pranzo servito dalla Pro Loco e dove le conte ed i cantisono andati avanti fino a notte tarda.

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Rogno

40°: TRE ANNIVERSARIUna splendida giornata di sole ha chiuso in modo stupendo la “tregiorni” (6,7 e 8 giugno) che gli alpini di Rogno, sotto la guida delcapogruppo Cesare Baiguini, hanno organizzato per festeggiare itre 40° di fondazione: Gruppo, coro “Monte Alto” e Fanfara, nel-l’ambito del 13° Intergruppo Zona 21. I festeggiamenti hanno avutoinizio venerdì sera con l'alzabandiera presso la sede del Gruppo ela deposizione di un omaggio floreale alla tomba di Silvano Del-vecchio, componente la fanfara recentemente scomparso, al quale è stata dedicata l’intera serata, che è poi proseguita allostadio comunale dove si sono esibite ben sei fanfare alpine della sezione, sapientemente coordinate dal maestro Alfio Pi-ziali. A conclusione, il classico carosello che ha entusiasmato il folto pubblico. Sabato sera, nella parrocchiale si sono esi-biti due cori alpini, della nostra sezione, voluti dal maestro Duilio Delvecchio; momento di riflessione e di ricordo per ifondatori che hanno diretto i due cori per molti anni. L'ambiente ha fatto da degna cornice all'evento, facendo sì che nelclima di festa trovassero posto anche momenti di spiritualità, tanto cari agli alpini e così carenti nella nostra società. Do-menica la manifestazione è iniziata con l'omaggio floreale alle tombe del sergente maggiore Giovanni Baiguini, al qualeè intitolato il gruppo, e dell'alfiere storico Bettinelli Delfino, recentemente andato avanti. La giornata è culminata con lasfilata per le vie del paese - preceduta dall'ingresso del vessillo sezionale, dalla deposizione della corona d’alloro al mo-numento dei Caduti - onorata dalla presenza di tutti i Sindaci della Zona 21, dal vicepresidente Giancarlo Quarteroni, dalconsigliere Santino Cuni, dal coordinatore di zona Bernardo Carrara, dalle autorità civili, militari e religiose della zona, daun gruppo significativo di gagliardetti, da moltissimi alpini e da una grande partecipazione della popolazione locale. Si-gnificative le parole che don Paolo Gheza ha rivolto ai partecipanti alla funzione religiosa, in particolare ha ricordato l'im-portanza che lo spirito di solidarietà, tipico della nostra associazione, coinvolga sempre più i giovani: il nostro futuro. Dopola distribuzione delle targhe e degli attestati di benemerenza è stato molto partecipato il momento conviviale, al quale nonsono mancate le note della fanfara e le voci del coro che hanno allietato e stimolato i canti dei numerosi commensali. Inserata, chiusura della ricorrenza con l’ammainabandiera.

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San Lorenzo

PREMIO “L. CAPRIOLI”Domenica primo giugno, gran festa alpina a S. Lorenzo, frazionedi Rovetta posta sul limitare dell’altipiano di Clusone, un’ariosopoggio che ha come scenario una stupenda catena di montagne,dalla Presolana all’Alben, e da cui si domina la valle Borlezza chedegrada dolcemente verso il lago d’Iseo. Quest’anno è toccato aglialpini del luogo organizzare il 21° intergruppo della zona “AltaValle Seriana Est”, a cui fanno parte anche le penne nere di Ceretealto e basso, Clusone, Fino del Monte, Onore, Rovetta, Presolana eSongavazzo. Preceduto da un concerto il sabato sera presso lachiesa parrocchiale, con i cori Idica di Clusone e CAI di Cinisello, la manifestazione ha avuto il suo clou la dome-nica con la sfilata per le vie del paese, partendo dal campo sportivo, accompagnata dalle note della Fanfara alpinadi Scanzorosciate e dal Corpo musicale di Rovetta e preceduta dai ragazzi delle scuola primaria con piccole ban-diere tricolori. Presenti i gonfaloni di tutti i comuni dell’altopiano con i sindaci o loro rappresentanti, il labaro del Na-stro Azzurro di Clusone, vessilli e bandiere delle associazione locali. Nutrita la rappresentanza dell’Ana di Bergamocon il presidente Carlo Macalli, il vice Alessio Granelli ed i consiglieri Giovanni Stabilini e Giancarlo Sangalli chehanno scortato il vessillo sezionale; a seguire una trentina di gagliardetti e tante penne nere. Il corteo, coordinato daSangalli, ha raggiunto il monumento ai Caduti per l’alzabandiera - eseguito dalla giovane alpina Marta Benzoni diRovetta, in servizio presso il Centro Sportivo Esercito di Courmayeur e atleta della squadra azzurra di sci - e la de-posizione di una corona d’alloro, per poi ritornare al campo sportivo per i discorsi di rito, presentati da Ezio Merellie aperti dal capogruppo Elio Savoldelli che ha dato il benvenuto a tutti i presenti. L’assessore Giacomo Benzoni haringraziato le penne nere per la loro opera a favore della comunità; Giovanni Stabilini ha spiegato il significato delPremio dell’Altopiano, giunto alla ventesima edizione, che da quest’anno è intitolato al “presidentissimo” LeonardoCaprioli. Ed è stato proprio il figlio Carlo, alpino pure lui, ha consegnare il premio alla signora Luisa Scudelletti ve-dova Bosoni, premiata per la sua piena e assidua disponibilità nel mettersi al servizio della comunità nelle moltepliciiniziative di volontariato. Ha chiuso gli interventi il presidente Sezionale Carlo Macalli, citando le varie iniziative chela sezione ha in corso e dando la notizia che anche l’estate prossimo un reparto di alpini in armi verrà ad esercitarsiin bergamasca, precisamente in Val di Scalve. È seguita la S. Messa celebrata dal parroco, don Guido Rottigni, chealla fine ha benedetto il nuovo gagliardetto del gruppo che ha avuto come madrina la signora Lina Marinoni. Infineil rancio alpino servito dai volontari e allietato dalla musica e dai canti della fanfara di Scanzorosciate che hanno coin-volti tutti i presenti in un’atmosfera dai sapori delle feste paesane di una volta.

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Somendenna

RINO, IL VECIOl vecio Rino Sonzogni, classe 1921, è andato avanti, era il più an-ziano del Gruppo. Reduce di Russia, partito con l’Armir nel luglio1942 - inquadrato nella Tridentina, 5° Alpini, Btg. Tirano - svolsecompiti di porta ordini tra i vari comandi e le prime linee sul Don efu anche comandato a turni di guardia sulle torrette che dominavanoil fronte.In uno di questi servizi ebbe un incidente scivolando su un’altanaghiacciata. Fu ricoverato in un ospedale da campo con un ginocchiofuori uso, quando ormai era in atto lo sfondamento russo. Per questoil nostro Rino fu portato in diversi ospedali nelle retrovie, finchévenne caricato su una slitta, perché non vi era altro mezzo per tra-sportare i feriti. Dopo varie peripezie, riuscì a raggiungere la primatradotta che era in partenza per l’Italia.

Una volta giunto in Patria fu ricoverato in un ospedale contumaciale, per riprendersi ci vollero quattro mesi a causadei disagi patiti. Dopodichè, tornato a casa, appena vide i suoi genitori disse: “È grazie all’incidente che mi è ca-pitato se io vi vedo ancora”. Finita la guerra, bisognava ricominciare tutto da capo, perciò prese la via dell’emi-grazione, per più di dieci anni lavorò in Svizzera. Successivamente ritornò in Italia e si stabilì a Osio Sopra doveavviò un’impresa artigianale edile, ora portata avanti dal figlio e dai suoi nipoti.Nonostante i suoi problemi fisici, nel Luglio 2013 volle essere presente a inaugurare la lapide dedicata ai Ca-duti e dispersi in Russia di Somendenna, da lui donata al suo paese natale. Il Gruppo alpini e la popolazione diSomendenna è riconoscente per questo suo tangibile gesto.

Roberto Vitali

Seriate

85° DI FONDAZIONESi sono conclusi domenica 1°giugno i festeggiamenti per l’85°del Gruppo e il 30° della Protezione Civile, che avevano preso ini-zio il sabato 17 maggio con una serata dedicata ai canti alpinicon i cori dellaValle San Martino e dellaVal Cavallina, molto ap-plauditi. Il sabato successivo, lettura di brani e di lettere di alpiniin Russia intercalata dai canti del Coro alpino Palazzolese che hacreato momenti di particolare ed intensa commozione tra i pre-senti. La serata è terminata con la lettura dei nomi dei Caduti se-riatesi e dal silenzio, seguito dall’Inno d’Italia. Sono seguite altredue serate musicali, il venerdì, 30 maggio, con la partecipazionedella Banda Musicale composta da giovani di Seriate e dal CoroValcavallina ed il sabato con il concertodella Fanfara alpina di Trescore, preceduto dal ricordo del fondatore del Gruppo, colonnello Antonio Am-brosioni.La domenica mattina, 1° giugno, giornata clou con l’accoglienza dei gagliardetti - ben ottanta - e degliospiti, dopodiché è ufficialmente entrato nel grande cortile della sede il vessillo sezionale, scortato dal vi-cepresidente Isidoro Persico e dai consiglieri sezionali Giovanni Ferrari, Giuseppe Gregis, Luigi Pulcini,Gianpietro Vavassori, Mario Venturi, dal segretario Natale Bertuletti e dal past presidente Antonio Sarti.Presenti alla cerimonia anche il sindaco sig.ra Nerina Marcetta, il vice com. dei Carabinieri Mar. RobertoLetizia, dalle crocerossine, dai rappresentanti di bersaglieri, carristi, aviazione, marina, e le associazioni ci-vili del territorio. Dopo l’alzabandiera si è dato avvio alla sfilata lungo le vie della città di Seriate, imban-dierate come non si vedeva da tempo. Dopo la sosta al monumento all’Alpino e la deposizione di unacorona in memoria dei Caduti, il corteo, accompagnato dalle fanfare di Trescore e Ramera, ha fatto ritornoal luogo dell’ammassamento, presso la sede dove hanno avuto luogo i discorsi del capogruppo OscarVez-zoli, emozionatissimo, del sindaco, del caponucleo della Protezione Civile, che ha festeggiato il 30° di fon-dazione, ed il Vicepresidente Isidoro Persico.Infine Padre Armando, cappellano della Sezione, ha benedetto il grande affresco diVirgilio Carbonari postosulla facciata della Casa delle Associazioni seriatesi ed ha officiato la S. Messa. Al termine è seguito un ot-timo “rancio” durante il quale sono stati premiati i rappresentanti dell’amministrazione comunale, della po-lizia urbana, dei carabinieri e gli operatori della Protezione Civile, così come i soci “anziani” ed i Reduci.

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Tavernola Bergamasca

60° DEL GRUPPOC’era anche il giovane alpino paracadutista Angelo Mar-chesi, rientrato da una recente missione in Afghanistan,nel lungo corteo delle penne nere di Tavernola che sa-bato 21 giugno hanno festeggiato i 60 anni di fonda-zione del Gruppo sotto la collaudata regia delcapogruppo Francesco Morzenti. È nella sede di Corti-nica che si è svolta la manifestazione, solennizzata dallaS. Messa celebrata da monsignor Gaetano Bonicelli sul sagrato del vicino santuario mariano.Il corteo è stato accompagnato dalle note musicali dalla storica banda “Religio et Patria” e dalla Fanfara diBorno. Presenti i vertici della sezione con il presidente Carlo Macalli, il past president Antonio Sarti, i consi-glieri Santino Cuni, Luigi Pulcini e Pietro Vavassori, quest’ultimo anche coordinatore di zona e nelle vesti dicerimoniere. Tra le autorità anche il deputato Giovanni Sanga e il consigliere regionale Mario Barboni e nu-merosi sindaci della zona e quello di Murazzano, comune piemontese gemellato con Tavernola.

Momenti di intensa commozione per i reduci Carlo Be-lotti e Adolfo Foresti, premiati e molto festeggiati, e per iparenti dei deceduti Giuseppe Bettoni, Gianluigi Corti-novis e Cesare Colosio,a cui sono stati consegnati rico-noscimenti. Occhi lucidi anche quando la corale “SantaCecilia” ha cantato “Signore delle cime”, dopo la conse-gna del nuovo gagliardetto fatto a mano. L’anniversarioha visto protagonisti anche gli alunni di quarta e quintaelementare e di terza media vincitori del concorso “Al-pini in guerra e un pace”, ai quali sono stati consegnatilibri e premi, sponsorizzati dai fratelli Anna e FlavianoFusini.

Margary Frassi

Torre Pallavicina

RADUNO DI ZONAPer festeggiare il 5° anniversario di fondazionedel Gruppo locale, gli alpini della Bassa Ber-gamasca hanno organizzato il 2° Radunodella Zona a Torre Pallavicina. Una giornatameravigliosa il 2 giugno, per il bel tempo cheha permesso un’altrettanta meravigliosa sfilataper le frazioni del paese tutte parate a festacon tricolori. Dopo l’ammassamento presso ilpalazzo Barbò, in frazione Torre, dove c’èstata l’alzabandiera, sotto la regia di Dario Fri-geni con la collaborazione di Antonio Sanese,il corteo ha preso avvio, accompagnato dalla fanfara di Sorisole e preceduto dagli alunni della scuoleelementare, tutti con una bandiera tricolore. Raggiunto il monumento ai Caduti, in frazione Villa-nuova, è stata deposta una corona e consegnata una medaglia al merito al reduce Giuliano Filipponi.Sono seguiti i saluti del capogruppo Ivan Ferro ed i discorsi delle autorità presenti e del consiglieresezionale Giovanni Ferrari.Ripresa la sfilata c’è stata una sorpresa, i ragazzi della squadra di calcio del paese, in uniforme cal-cistica, si sono inseriti nel corteo volendo, così, dimostrare la loro vicinanza agli alpini e la condi-visione degli ideali che rappresentano. È seguita la S. Messa in frazione S. Maria. Il corteo ha poiraggiunto di nuovo palazzo Barbò dove è stato servito un gustoso rancio alpino.

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Valbondione

90° E INTERGRUPPOI valori dell’altruismo e della solidarietà, così come l’amoreper la patria, sono stati sottolineati a Valbondione dove ilGruppo alpini, presieduto da Egidio Bonacorsi, ha festeg-giato il 18 maggio scorso il 90° di fondazione. Momento difesta che è coinciso con il Raduno Intergruppo zona 18 checomprende i Gruppi di Piario, Villa d’Ogna, Valgoglio,Gromo, Gandellino, Valbondione e Lizzola, coordinati daDiego Morstabilini. Assenti, purtroppo, se si esclude Arde-sio, presente con il vicesindaco Alberto Pezzoli, i rappre-sentanti delle amministrazioni comunali degli altri paesi dell’Alto Serio, benché regolarmente invitati.La fanfara di Scanzorosciate già dalle 9 ha animato tutta la cerimonia. Presenti i carabinieri di Ardesio,i gagliardetti di una quarantina di Gruppi, i gonfaloni dei comuni di Valgoglio e Valbondione, gli sten-dardi dell’Avis locale e della Croce Blu di Gromo, il vessillo della sezione, accompagnato dal vicepre-sidente Alessio Granelli e dal presidente emerito Antonio Sarti e dai consiglieri Giovanni Stabilini, DarioFrigeni e Davide Cattaneo. Alle 9,30 la sfilata per le vie del paese parate a festa. In testa la fanfara, quindii gonfaloni e gli alfieri dei vari Gruppi, diversi striscioni, tanti alpini e tanta gente. Raggiunto il monu-mento ai Caduti, l’alzabandiera e la posa di corona d’alloro: momenti particolarmente commoventi que-sti, con i presenti che hanno accompagnato cantando l’Inno d’Italia eseguito dalla fanfara. Dopo leparole di ringraziamento del capogruppo Egidio Bonacorsi, molto emozionato, il saluto del vicepresi-dente Granelli, che ha affermato tra l’altro: «Siate guerrieri instancabili per far trionfare il bene comune,la solidarietà. Siate un esempio per l’Italia».La Messa ai piedi del monumento ai Caduti, celebrata dal parroco don Michele Rota, la preghiera del-l’alpino e il rancio al palazzetto dello sport hanno concluso la giornata alpina.

Enzo Valenti

Valgoglio

I QUATTRO SANTISono stati necessari due anni di lavoro, infine i 90 al-pini del Gruppo diValgoglio sono riusciti a riedificare,nella località di Selvadagnone, su progetto di OmarMorstabilini, l’antica cappelletta dedicata a San Luciodella quale non rimanevano che ruderi.«L’idea di ricostruirla - spiega il capogruppo DiegoMorstabilini - è nata dall’ex parroco, don Primo Mo-ioli, e dal Gruppo. Oltre a San Lucio, abbiamo decisodi dedicarla anche al Beato don Gnocchi, cappellanodegli alpini, a San Maurizio, protettore degli alpini, ea San Giovanni Paolo II, grande amante della monta-gna. Nell’interno sono collocati i quadri dei quattrosanti, dipinti dai fratelli sacerdoti don Giovanni e don

Antonio Sarzilla». Poiché l’antica cappella era stata costruita per proteggere i campi e i contadini dalla valanga,che si spingeva sino in fondo ai prati, visto che anche quest’anno è arrivata a poca distanza, le Penne nere di val-goglio hanno deciso di inserire al centro della cupola la Madonna della Neve, realizzata dallo scultore ZenoniGiovanni. L’inaugurazione è avvenuta domenica 15 giugno scorso. Nonostante la pioggia numerosi gli alpinipresenti alla cerimonia, tra cui il consigliere sezionale PaoloValoti. Tra le autorità il sen. Nunziante Consiglio, ilpresidente del Parco delle Orobie Ivan Caccia ed il sindaco di Valgoglio Eli Pedretti. Dopo l’alzabandiera, i di-scorsi ufficiali è seguita la S. Messa, presieduta da mons. Angelo Bazzarri, presidente della Fondazione Beato donCarlo Gnocchi, e accompagnata dai canti del coro Alpini di Ardesio. La giornata si è poi conclusa con il ranciopresso l'agriturismo Ca’ di Racc.

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Valli Imagna e San Martino

SUL MONTE LINZONEAnche se il cielo minacciava piog-gia, nella mattinata del 2 giugno unmigliaio di persone, provenienti inparticolare dalle Valli Imagna e SanMartino e dall’Isola, hanno parteci-pato all’annuale appuntamento alsantuario della Sacra Famiglia diNazareth sul monte Linzone (mt.1.300 di quota). Appuntamentopromosso da mons. Daniele Rota incollaborazione con il comitato or-ganizzatore coordinato da Um-berto Riceputi, capogruppo diPalazzago, coadiuvato dal suo vice Alessio Donghi e da Giancarlo Sangalli, capogruppo di CisanoBergamasco. Ha aperto l’appuntamento civile e religioso la banda “G. Verdi” di Sant’OmobonoTerme, mentre arrivavano gli alpini di tutti i paesi vallari e le autorità. Tra queste i sindaci MicheleJacobelli di Palazzago, Lorena Mazzoleni di Roncola, Marco Arrigoni di Bedulita, Gianfranco Biffidi Villa d’Adda e Gianfranco Lazzarini di Camerata Cornello. A scorta del vessillo sezionale, hapartecipato il presidente Carlo Macalli con diversi consiglieri, che ha rivolto brevi parole di salutoai presenti. La Messa solenne è stata presieduta dal parroco di Bembate Sopra, don Corinno Scotti,con lui i parroci don Giuseppe Locatelli di Albino, don Paolo Mazzoleni di Burligo, don MarcoMartinelli di Costa Imagna. Ha accompagnato il rito religioso il coro Val San Martino, diretto dalmaestro Marco Cordini. Dopo i ringraziamenti ai numerosi intervenuti ed alcune comunicazioni,verso le 13 il “rompete le righe” ed il rancio al sacco.

Remo Traina

Viadanica

CINQUE LUSTRIDomenica 15 giugnoViadanica ha festeggiato il 25° del Gruppo alpini, il 20° della chiesetta alpina e il 10° dellasede. Lorenzo Paris - ancor oggi capogruppo - fu tra i fondatori nel 1989. «Da allora sono passati 25 anni - com-menta - ma i valori dell’alpinità sono rimasti intatti e oggi come allora modellano la nostra vita».Dopo il raduno dei partecipanti e gli onori al vessillo sezionale, scortato dai consiglieri Pulcini e Vavassori, alle9,15 ha avuto inizio la sfilata per le vie del paese, cadenzata dalla fanfara alpina diTrescore Balneario, con in testai bambini delle scuole. il gonfalone comunale con il sindacoAngeloVegini,, labari e bandiere delle associazioni,

il vessillo sezionale e una trentina di ga-gliardetti. Dopo una sosta per l’alzabandierae la posa di una corona d’alloro al monu-mento dei Caduti, bus navetta hanno portatoi partecipanti alla chiesetta degli alpini in lo-calità Lerano, dove si è tenuta la cerimoniadello scoprimento dell’artistico logo del 25°e la sua benedizione.Dopo i discorsi ufficiali, è seguita la S. Messacelebrata dal parroco Giovanni Facchetti eaccompagnata dal coro San Giovanni delpaese. A conclusione della giornata, c’èstato il tradizionale rancio presso la sede delGruppo.

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Villa d’Almè

CIAO, CARO TITOPietro Turani, classe 1925, chiamato da tutti Tito, fu un capogruppoesemplare dal 1980 a tutto il 2004, quando fu costretto a lasciare peruna malattia che non perdona.Venticinque anni da capogruppo nei quali realizzò una moltitudine diiniziative : il monumento all’Alpino che oggi vediamo nel parco co-munale , il gemellaggio con Bolentina frazione di Malè con la costru-zione del loro monumento ai Caduti, il gemellaggio con Zone nelbresciano, la costituzione di una Fanfara Alpina tratta dal Corpo Musi-cale di Villa d’Almè che ci accompagnava sempre alle adunate na-zionali, e in ultimo, il suo sogno di sempre, la costruzione della sededel Gruppo della quale non vide l’inaugurazione perché dovette la-sciare per l’inesorabile malattia. Ma viene da noi soprattutto ricordatoper l’amore e l’amicizia per i suoi alpini che conosceva uno per uno eche andava a trovare per il tesseramento o per eventi particolari.Tito non scomparirai dai nostri cuori.

I tuoi alpini

Zogno

20° DEL MONUMENTODomenica 22 giugno ha avuto luogo aSant’Antonio Abbandonato un raduno alpinoorganizzato dal gruppo di Zogno per ricor-dare il ventesimo anniversario della posa delmonumento ai Caduti. Per un giorno San-t’Antonio Abbandonato si è sentito un po’meno… abbandonato. Per il gruppo diZogno era una specie di ripartenza dopo ilnovantesimo di fondazione del gruppo, cele-brato lo scorso anno. La sfilata, partita dalversante brembillese è proseguita per oltre unchilometro fino al monumento vicino allachiesa che si affaccia sulla conca di Zogno.

Il corteo era costituito da una ventina di alfieri con relativi gagliardetti e dai gonfaloni del comune diZogno e diValbrembilla; al seguito le autorità e gli alpini dei vari gruppi. Presente la pregiata banda mu-sicale di Zogno che ha allietato la manifestazione.Arrivati al monumento si è svolta la cerimonia dell’alzabandiera e della posa di una corona di alloro inomaggio ai Caduti. Sono seguiti i discorsi del capogruppo Luigi Garofano che ha ringraziato tutti i par-tecipanti. Hanno preso poi la parola i sindaci di Zogno Giuliano Ghisalberti e diValbrembilla DamianoZambelli che hanno portato il saluto dei loro concittadini. Il consigliere sezionale Massimo Gotti ha sa-lutato tutti anche a nome del presidente Carlo Macalli e ha messo in evidenza l’entusiasmo, la solida-rietà e lo spirito di Corpo degli alpini. Santo Locatelli, fra le altre cose, ha ricordato i due maròillegittimamente trattenuti in India.Successivamente, sul piazzale della chiesa gremito, la Santa Messa è stata celebrata dal parroco diBrembilla don Cesare Micheletti. Egli ha ringraziato per la sempre generosa disponibilità degli alpini.Dopo la lettura della preghiera dell’alpino, con l’accompagnamento del coro Fiordimonte di Zogno,si è provveduto alla consegna di una targa al reduce Pietro Pellegrini, classe 1921. Alla manifestazioneè seguito il rancio nei locali dell’oratorio.

Santo Locatelli

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ADDIO REDUCICisano Bergamasco: Carlo, il decano

Carlo Comi, classe 1918, decano del Gruppo di Cisano Bergamasco, è an-dato avanti quindici giorni dopo aver festeggiato il suo 95° compleanno.A rendergli gli onori durante il funerale erano presenti i gagliardetti di tuttii Gruppi della Zona 24 - Valle S. Martino Sud.Se diamo uno sguardo al suo foglio matricolare, possiamo dire che Carloha ben meritato tutta la nostra stima e gratitudine. Il suo servizio militareè durato oltre sei anni: arruolato il 1° aprile 1939 nel 5° Rgt. Alpini - Btg.Tirano, è stato congedato il 30 novembre 1945 con il grado di caporalmaggiore, dopo aver preso parte alle operazioni di guerra sui fronti Occi-dentale, Greco-albanese e Russo e dopo essere sopravvissuto a 24 lunghimesi di prigionia a Lipsia in Germania. Di questo ultimo tragico periodo,Carlo oltre alla grande fame patita, ricordava che, per essere stato sorpresocon un sacco di patate trafugate, era riuscito per poco a scampare alcampo di concentramento di Mathausen, grazie all’intervento del co-mandante del campo che lo considerava un lavoratore veramente ingamba.Carlo ha sperimentato sulla propria pelle queste terribili calamità. Per unasua azione coraggiosa è stato insignito di una Croce di guerra al valor mi-

litare con la seguente motivazione: “Graduato di truppa comandante di squadra telefonisti di compagnia alpina, du-rante un attacco notturno nemico, condotto con violento fuoco di artiglieria e di mortai che provocava frequentiinterruzioni alle linee telefoniche, guidava espertamente l’opera dei propri uomini nel riattivare le linee stesse, por-tandosi personalmente nei punti più battuti e più pericolosi, dando prova di profondo senso del dovere e di sprezzodel pericolo” – Quota 226,7 del Don (fronte russo), 30 settembre 1942”. Grazie Carlo!

Villa d’Almè: Giovanni, l’ultimo Reduce

Giovanni Gritti, classe 1917 ed ultimo reduce della campagna di Russiadi Villa d’Almè, aveva ventidue anni quando lasciò il paese a causa dellaguerra. Era stato arruolato nel 5° Alpini, prima al btg. Tirano poi al btg.Valtellina e l’esperienza più dura, come raccontava, era stata la Russia.«Non ricordo più esattamente le date – diceva – ma la fatica della ritiratasi. L’ho fatta tutta a piedi e sono stato tra i fortunati che sono ritornati».Gritti era conducente e trasportava con il suo mulo vettovaglie e muni-zioni su e giù dalla prima linea. «Devo dire che non avevo mai soffertotroppo la fame, quando era iniziata la ritirata avevo un carico di scatolettee gallette. Eravamo in 15/20 attaccati al mulo perché non ci reggevamosulle gambe; i camion non andavano più a causa del gelo e l’animaleera diventato il nostro sostegno».Tornato in Italia, Giovanni Gritti venne ricoverato all’Ospedale militare diMonza per congelamento di secondo grado ai piedi e da allora ha sem-pre sofferto molto il freddo. Tra gli eventi che hanno segnato la vita del no-stro reduce c’è da annoverare l’Albania. «C’erano molte tartarughe, unavolta le abbiamo catturate e fatte bollire, poi spaccavamo il guscio perprendere la carne. L’odore del mare per me è rimasto sempre associato aquel viaggio per nave su cui mi ero imbarcato per l’Albania».L’alpino Gritti per il suo ultimo viaggio è stato salutato con commozione da amici, parenti ed alpini, ha speso cin-que anni della sua gioventù in guerra ed al ritorno, ripresa la vita “normale” lavorò prima come contadino e poi pervent’anni alla Dalmine. La passione per l’apicoltura e per la natura gli facevano trascorrere il suo tempo libero nellasua casa Cascina Pichì nella Valle del Giongo. Rimasto vedovo nel 2012, lascia quattro figli, sei nipoti e due proni-poti. «Una persona molto schiva – ha ricordato il segretario del gruppo alpini di Villa d’Almè Angelo Quartierini –però era sempre presente ad ogni ricorrenza alpina fino all’età di 90 anni. Una presenza che è sempre stata moltoapprezzata».

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Lanzada 16 marzo 2014

Domenica 16 Marzo a Lanzada (SO) si è disputata la 37ªedizione del Campionato Nazionale ANA di scialpinismo.La gara si è svolta sulle nevi del Pizzo Scalino, pur in pre-senza di un forte vento mattutino che ha costretto gli orga-nizzatori a modificare il percorso che si è sviluppato su diun anello con circa 900 metri di dislivello suddivisi su quat-tro salite ed altrettante discese.Hanno tagliato il traguardo per primi, ma non in lizza peril titolo ANA essendo alpini ancora in armi, i due atleti delCentro Sportivo Esercito di Courmayeur, Michele Boscaccie Robert Antonioli con il tempo di 1h07’28”.Al primo posto per il titolo ANA i due alpini della sezionevaltellinese di Tirano Matteo Pedergnana e Walter Trentinin 1h09’46”, secondo posto ANA per i biellesi CorradoVi-gitello e Enzo Passare in 1h14’28”, terzo posto ANA per gliAlpini di Salò con Claudio Lombardi e Filippo Bianchi in1h15’05”.Le coppie giunte al traguardo sono state novantuno. A li-vello di Sezioni ha vinto Sondrio con 1.342 punti (17 cop-

pie), suTirano con 1.267 punti (12 coppie) e Bergamo con864 punti (7 coppie).Per quanto riguarda gli Atleti della Sezione di Bergamo,questi i piazzamenti:

Davide Cattaneo

37° Campionato Nazionale ANAdi ScialpinismoBERGAMO AL TERZO POSTO

11° Gatti Alberto - Grassi Nicola 1.18'14"85

14° Signori Maurizio - Bonadei Stefano 1.22'57"29

19° Negroni Oscar - Giudici Simone 1.24'50"11

22° Scandella Giulio - Vedovati Paolo 1.26'14"68

36° Capelli Fabio - Mancini Stefano 1.33'36"20

46° Occioni Roberto - Bonetti Claudio 1.39'30"64

52° Bianchi Gianpietro - Albricci Bortolo 1.43'58"87

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S. Martino di Castrozza 29-30 marzo 2014In un paesaggio dolomitico mozzafiato, sabato 29 marzo è stato aperto ufficialmente il Campionato nazionale ANA di sla-lom gigante dal responsabile nazionale dello sport Onofrio Miotto. La sfilata e la cerimonia svoltesi nelle vie di S.Martinodi Castrozza sono state rese ancora più suggestive da una serata tersa che esaltava la bellezza delle montagne circostanti.La presenza di molta neve ha reso ancor più entusiasmante l’evento sportivo.La partecipazione delle sezioni è stata numerosa, così come i concorrenti, ben 419. Alla sezione di Trento si deve alzare ilcappello “detta all’alpina” per l’organizzazione esemplare, dato che per problemi di troppa neve hanno dovuto trasferirele gare dal Passo Rolle a S.Martino di Castrozza in pochi giorni; inoltre l’ospitalità e le strutture sono state all’altezza di uncampionato nazionale.Bergamo si è presentata con una schiera di atleti di grande caratura tecnica supportata da un gruppo di simpatizzanti chehanno reso festosi questi giorni di competizione.Domenica 30 marzo alle ore 8.00 erano tutti pronti al cancelletto di partenza e Bergamo subito ha fatto valere le propriedoti tecniche su di un tracciato non facile per il gruppo giovani, sicuramente più adeguato il tracciato della pista B per lecategorie superiori.Grande prestazioni con primo posto assoluto e vittoria del titolo nazionale del nostro Francesco Santus che su di un per-corso ostico ha saputo sciare con scioltezza. Al terzo posto assoluto Gian Mauro Piantoni e grande prestazione anche perCorrado Salvatoni sesto al traguardo della classifica assoluta.Nella pista B si devono citare per le grande prestazione nella classifica Categoria Master B8 il secondo posto di GiuseppeFerri e nella classifica Categoria Master B9 il primo posto di Francesco Nicoli.

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48° Campionato Nazionale ANA Slalom GiganteFRANCESCO SANTUS CAMPIONE NAZIONALEGian Mauro Piantoni al terzo posto

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Questi i piazzamenti degli Atletidella Sezione di BergamoSantus Francesco(1° assoluto e 1° Categoria Seniores) -Piantoni Gian Mauro(3° assoluto e 2° Categoria Master A2)Salvatoni Corrado(6° assoluto e 1° Categoria Master A4)De Tomba Marco(18° assoluto e 5° Categoria Master A3)Rossi Andrea(28° assoluto e 5° Categoria Master A5)Forchini Nicola(38° assoluto e 9° Categoria Master A3)Ceroni Pier Sandro(42° assoluto e 11° Categoria Master A4)Migliorati Sergio(43° assoluto e 9° Categoria Master A5)Belinghieri Stefano(49° assoluto e 4° Categoria Master A1)Negroni Oscar (14° Categoria Master B6)Berera Carmelo (9° Categoria Master B7)Grassi Giovanni (11° Categoria Master B7)Albricci Bortolo (68° Categoria MasterB7)Ferri Giuseppe (2° Categoria Master B8)Albricci Natale (7° Categoria Master B8)Gusmini Renato (10° Categoria Master B8)Ghilardi Angelo (13° Categoria Master B8)Locatelli Efrem (16° Categoria Master B8)Belotti Nello (20° Categoria Master B8)Nicoli Francesco (1° Categoria Master B9)Rota Bruno (20° Categoria Master B9)Surini Vinicio (6° Categoria Master B10)

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Cuneo, 5-8 giugno 2014Cuneo ha risposto ad una competizione così nutrita dieventi con una faraonica organizzazione, un migliaio diatleti alla presenza del labaro nazionale e molteplici ves-silli, il giorno 5 giugno 2014 si è dato inizio alla primaedizione delle Alpiniadi estive. La presenza del presidentenazionale Favero ha dato lustro alla manifestazione, le sueparole di alpinità, integrità, serietà, hanno riscaldato e ani-mato i cuori degli atleti.Le Alpiniadi verranno ripetute ogni quattro anni, concen-trando più competizioni sportive in un unico evento; si-curamente l’organizzazione non è stata facile, non soloper la sezione di Cuneo ma anche per le sezioni parteci-panti. Per la commissione sportiva di Bergamo è stato unlavoro certosino di coordinamento e di convincimento alfine di sbancare Cuneo con squadre omogenee e moti-vate.Un ringraziamento a tutti per quanto è stato fatto, l’impe-gno profuso ha dato ottimi risultati, in particolare il gruppo“giovani”, capitanati da Ghidini Flavio membro dellacommissione sportiva, ha reso giorni di competizione inun vero momento di alpinità. A tutti i partecipanti va ri-conosciuto l’aiuto economico e morale che hanno datoalla sezione.Le competizioni si sono svolte a Chiusa di Pesio, la staf-fetta di corsa in montagna; a Limone Piemonte, la marciadi regolarità; a Cervasco, la corsa individuale in monta-gna; a Borgo San Dalmazzo, il duatlon e quadrangolare dicalcio.

Alla staffetta di corsa in montagna hanno partecipato 24bergamaschi con ottimi piazzamenti, in particolare la staf-

1ª Edizione Alpiniadi EstiveBERGAMO MEDAGLIA DI BRONZOPremiato il “vecio” Manfredo Bendotti

fetta Cavagna Isidoro, Ghidini Flavio, Bosio Luciano si èpiazzata 3ª nella prima categoria; il percorso a detta degliatleti era particolarmente veloce e non adatto agli scala-tori.

Nella marcia di regolarità, gara affascinante per il conte-sto alpino di Limone con un tracciato molto veloce: capo-fila Crotti Lorenzo, Paravisi Silvano e Bergamelli Bonifacioclassificati 21° nella media A; Secomandi Adriano, GiorgiGiuseppe e Baroni Antonio classificati 9° nella media B;Losa Giovanni, Casalini Ivan e Sala Nunzio classificati 21°nella media B; Pegurri Gian Mario, Perolari Norberto eFerri Marco classificati 30° nella media B.

Nella corsa individuale in montagna, giornata partico-larmente calda, gli atleti ne hanno risentito ma Bergamo,come sempre, ha piazzato gli atleti in buone posizioni. Ilpercorso omologato per una gara nazionale era sicura-mente impegnativo, ma in particolare la porzione finaleche si sviluppava su strada asfaltata ha creato disagi.Nella classifica assoluta primo posto di De Colò Daniele(Belluno), al secondo Sommariva Cristian (Belluno) e alterzo Cappelletti Daniele (Trento). Il nostro Danilo Bosioè giunto quinto.Questi gli altri piazzamenti degli atleti bergamaschi nellacorsa individuale.Seconda categoria: 7° Ghidini Flavio - 11° Mognetti Emi-lio - 12° Rota Carlo - 15° Pellegrini Luca - 16° Bolis Mat-teo - 18° Rota Mosè - 27° Sella MorenoTerza categoria: 2° Bosio Danilo - 21°Valsecchi Cristian- 56° Barzasi RobertoQuarta categoria: 23° Pasinetti Marco

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Quinta categoria: 1° Bosio Luciano - 15° Cavagna StefanoSettima categoria: 9° Rottigni Andrea - 20° Albricci Bor-tolo - 21° Baroni AntonioNona categoria: 2° Bergamelli BonifacioDecima categoria: 2° Giupponi Giovanni - 3° SecomandiAdriano - 5° Bendotti Benito - 8° Migliorini Antonio - 12°Bendotti Manfredo

Nel duatlon individuale Bergamo ha partecipato con ununico atleta che ha tenuto alto il nome della sezione clas-sificandosi 6° nella classifica assoluta e 3° nella secondacategoria. Bisogna dare atto all’atleta che nella stessa gior-nata aveva già fatto la gara di staffetta, che forza…..Le Alpiniadi si sono concluse con sontuose premiazionipresiedute dal presidente Favero che ha esortato gli “al-pini atleti” alla partecipazione fattiva anche nelle altre “at-tività alpine”. Inoltre i nostri atleti sono stati fieri dellapresenza del presidente sezionale Carlo Macalli che haverificato sul campo lo sforzo organizzativo e degli atleti.La classifica finale delle sezioni (55) che hanno parteci-pato alle Alpiniadi è la seguente: 1ª Cuneo, 2ª Sondrio e3ª Bergamo. Perciò la nostra sezione a tutt’oggi risulta an-cora prima nella classifica per la conquista del trofeo“Scaramuzza”. In questi giorni non hanno trionfato sologli atleti ma anche l’alpinità vista in mille sfaccettature,dal suono dell’armonica nella chiesa di Cervasco del no-stro Bergamelli Bonifacio che ha fatto commuovere i par-rocchiani, il premio consegnato dalla Sezione di Cuneo aBendotti Manfredo classe 1932 per aver disputato ben 145campionati e dalla sincera ospitalità e convivialità offertadagli organizzatori.

Cattaneo Davide

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arco Zanotti - quando suo papà Luigi, man-cato nel 2007, lo ha avviato allo sport inver-nale a sette anni - non pensava certo, néallora né dopo, di potersi cimentare un giorno

in gare di sci a livello mondiale. E invece le vicende dellavita lo hanno portato a questo traguardo prestigioso all’etàdi trentaquattro anni, quando in generale gli atleti attac-cano gli sci al chiodo. Fin da ragazzo Marco aveva dimo-strato le sue eccellenti qualità di slalomista, partecipandoper lo Sci Club Parre alle gare CSI a livello provinciale e re-gionale con ottimi risultati fino all’età di sedici anni, ma poivenne il lavoro in una impresa edile e non ebbe più tempodi allenarsi e lo sci divenne il passatempo domenicale.Poi arrivò la cartolina e Marco Zanotti non poteva che es-sere assegnato al Corpo degli alpini. Era questione di Dna.Suo bisnonno era Caduto combattendo nella Prima Guerramondiale tra gli alpini, pure suo nonno e suo papà milita-rono tra le penne nere. Lui ha prestato servizio a Brunico -caserma Lugramani - nell'11°Rgt. Alpini Btg. Trento comefuciliere alpiere, dove ha fatto anche i corsi di roccia e disoccorso alpino. Per tre mesi è stato ad Arabba, parteci-pando alla pulizia e al recupero delle trincee e gli appo-stamenti della Grande Guerra nelle zone di Col di Lana,Falzarego e Marmolada, rendendoli visitabili.Rientrato al lavoro, nel 2001 ebbe un infortunio moltograve all’arto inferiore sinistro e si vide impossibilitato a pra-ticare il suo sport preferito, finché, nel 2007, partecipò adun corso di sci per infortunati, organizzato dall’INAIL diBergamo. Da allora ha ripetuto ogni anno dei corsi per di-sabili sotto la guida dell’istruttore nazionale Martino Belin-gheri, riprendendo la padronanza della sciata emigliorandola sempre più. Nella stagione invernale2012/2013 ha intensificato gli allenamenti perché si eramesso in testa di partecipare a gare per disabili, iscriven-dosi alla società Special Bergamo Sport. Grazie a ciò haavuto la possibilità di partecipare ai campionati italianiFISIP 2013, svoltisi a Ovindoli e Campo Felice in Abruzzo,dove ha conquistato il primo posto in Super G ed il se-condo posto in Gigante. Alla prima gara era già sul gradinopiù alto del podio ed è stato subito adocchiato da DarioCapelli, allenatore della squadra nazionale italiana di sci

paralimpico, che lo ha convocato ai raduni della FISIP svol-tisi sui ghiacciai del Tonale, Stelvio e altre località.Nella stagione 2013/2014 ha partecipato a numerose gareIPCAS in giro per i centri sciistici più rinomati di Svizzera,Austria e Italia, accumulando punti in Gigante e Slalom perla finale di Coppa Europa disputatasi a Piancavallo. Visti irisultati è stato convocato nella squadra nazionale che hapartecipato alle Paralimpiadi, svoltesi a Sochi, in Russia, dal7 al 16 marzo. L’emozione, trovandosi tra i più grandi atletidel mondo della sua categoria, e il tempo bizzarro, che fa-ceva variare la consistenza della neve più volte nella stessagiornata (Sochi è vicino al mare), lo hanno frenato un po’,ma i risultati sono stati comunque di rilievo: in Slalom si èclassificato 27° e primo degli italiani; in Gigante è giunto17° e secondo tra gli italiani.Al rientro a Parre c’era una folla festante ad accoglierlo conin testa gli alpini del Gruppo locale, dove Marco è iscrittoe fa parte del direttivo con a capo Gianni Cominelli, parti-colarmente orgoglioso del suo “bocia”. Ma gli abbraccipiù calorosi li ha avuti da sua moglie, dalle sue due splen-dide bambine, dalla mamma che lo ricorda ancora piccolo,quando papà Luigi, anche lui alpino, gli fece calzare per laprima volta gli sci. Gli chiediamo come ha vissuto questaavventura: «Sono molto contento dei miei risultati, ad unsolo anno dal mio primo esordio ai campionati italiani nonpotevo chiedere di più. A Sochi erano presenti atleti di 45nazionalità e mi sono fatto un’esperienza di vita che mi haarricchito e che non dimenticherò più. Ho imparato tantecose e ho conosciuto atleti molto coraggiosi e determinati.Tutti gli atleti delle paralimpiadi meriterebbero una meda-glia perché dimostrano al mondo intero cosa sono in gradodi fare, nonostante la loro disabilità. Ho vissuto questaesperienza fantastica e indimenticabile con grande orgo-glio. Sono soddisfatto anche perché molti che non sape-vano di paralimpiadi ne sono venute a conoscenza tramitela mia avventura. Grazie ai tantissimi amici che mi hannoseguito ed incoraggiato, a tutti quanti mi hanno aiutato e so-stenuto in questa meravigliosa avventura, li ho sentiti tuttiveramente vicini».

Luigi Furia

Un alpino alle Paralimpiadi di SochiUN’ESPERIENZA INDIMENTICABILEMarco Zanotti di Parre tra gli azzurri

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lementi dell’Ana in collaborazione ad altri del-l’Unuci, in questi mesi hanno partecipato ad atti-vità operativo-addestrative a fianco diprofessionisti molti impegnati in scenari di guerra,

potendo potenziare cosi le proprie conoscenze che giàda anni in materia curano e migliorano.Alla Brughiera, svoltasi a Lonate Pozzolo, in una tregiorni di attività diurna e notturna, la squadra era com-posta da otto elementi, diverse le attività svolte: provecartografiche, evacuazione di feriti, imbarco e sbarcodagli elicotteri, messa in sicurezza di zona per i civili,ingaggio del nemico, codice etico militare e fisico. L’at-tività era patrocinata dal comando dell’Esercito Lom-bardia. Il nostro è stato un esito positivo.Nel Lombardia, 28ª edizione, tenutasi a Ternate, com-petizione che da anni si onora del patrocinio del Mini-stero della Difesa e del titolo “Trofeo del Ministro dellaDifesa”, ove la partecipazione per il 65% è di militari inservizio attivo e il resto della riserva e associazioned’arma. La nostra squadra ha avuto ruolo organizzativo,rilevante, in diverse prove. Quarantasette le pattuglieche vi hanno partecipato, molte estere, tra cui ancheamericane. La vittoria è andata ad una pattuglia sviz-zera.La nostra presenza è stata importante anche in due tor-nei di tiro operativo a Carate Brianza, il primo a livellointernazionale intitolato al Col MAVM Ceruti ove la

squadra ha ottenuto due eccellenti piazzamenti e altret-tanti brevetti di tiro da combattimento; il secondo,inti-tolato al Ten Col MAVM. Maggi ,con piu di dieci armidiverse, ove la squadra ha avuto un buon piazzamento.Ricordiamo a tutti, che chi volesse condividere le pro-prie esperienze sotto questa “veste najona”, non deve faraltro che contattarci.

Matteo Brumana

Unuci AnaBRUGHIERA E LOMBARDIA:TROFEI DI TIRO DINAMICO

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ALBANOSANT’ALESSANDRO

Giacomo ComottiClasse 1937

BAGNATICA

Giordano AllieriClasse 1950

BAGNATICA

Angelo Rebuffini (Pacio)Classe 1929

BERGAMOCELADINA

Sergio LocatelliClasse 1965

BERGAMOLONGUELO

Giovanni ConsonniClasse 1934

BOLGARE

Mario PezzottaClasse 1943

BORGOUNITO

Carlo CoraliClasse 1942

BOSSICO

Giovanni RocchiniClasse 1940

BREMBATEDI SOPRA

Pietro CapelliClasse 1929

BREMBATEDI SOPRA

Severino DonghiClasse 1927

BREMBATEDI SOPRA

Giulio RivaClasse 1927

CALCINATE

Vittorio GherardiClasse 1943

CALCINATE

Gianpietro LorenziClasse 1949

CALOLZIOCORTE

Fortunato BertulettiClasse 1932

CALOLZIOCORTE

Giancarlo ColomboClasse 1953

CALOLZIOCORTE

Ferruccio LanfranchiClasse 1937

CALOLZIOCORTE

Aldo ValsecchiClasse 1940

CASTELLICALEPIO

Battista ValliClasse 1929

CENATESOPRA

Andrea TestaClasse 1934

CERETEALTO

Fiorenzo FerroClasse 1946

COLERE

Faustino AbatiClasse 1940

COLLINAALTO SEBINO

Giovanni Battista BertolettiClasse 1934

COLOGNOAL SERIO

Guido SangalettiClasse 1935

CORNAIMAGNA

Camillo GottiClasse 1935

CREDARO

Tarcisio DossiClasse 1939

CURNO

Romano ComiClasse 1938

FIORANOAL SERIO

Pasquale BosioClasse 1930

GANDINO

Pietro CacciaClasse 1939

GANDINO

Enrico FranchinaClasse 1927

GAVERINA

Antonio DriClasse 1949

GAZZANIGA

Zaverio Luigi GusminiClasse 1945

GROMO

Ambrogio NegroniClasse 1935

LOCATE

Lorenzo CapitanioClasse 1947

LOCATELLO

Pietro BorellaClasse 1950

LOCATELLO

Attilio CalderoliClasse 1929

MARTINENGO

Antonio Luigi PalladiniClasse 1949

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PIARIO

Palmiro Celestino ErpiliClasse 1932

PONTERANICA

Franco BarachettiClasse 1950

PONTESAN PIETRO

Franco LeidiClasse 1949

PRESEZZO

Vito RavasioClasse 1946

PRESEZZO

Giuseppe RottoliClasse 1931

PREZZATE

Melchiorre NavaClasse 1932

ROGNO

Delfino BettinelliClasse 1927

ROGNO

Mario FininiClasse 1943

RONCOBELLO

Domenico GervasoniClasse 1926

SAN GALLO

Giuseppe GalizziClasse 1917

SAN PAOLOD’ARGON

Abele BelottiClasse 1930

SAN PAOLOD’ARGON

Gianpiero MadaschiClasse 1934

SAN PAOLOD’ARGON

Luigi PompeianiClasse 1935

SAN PAOLOD’ARGON

Giacinto ZoisClasse 1931

SAN PELLEGRINOTERME

Giancarlo SonzogniClasse 1938

SARNICO

Everardo MariniClasse 1913

SELVINO

Gian Antonio GhilardiClasse 1937

SELVINO

Egidio GrigisClasse 1923

SELVINO

Giovanni NodariClasse 1927

SERIATE

Santo GattiClasse 1931

SERIATE

Carlo VitaliClasse 1929

SOTTOIL MONTE

Emilio GhisleniClasse 1938

SOTTOIL MONTE

Ernesto GhisleniClasse 1925

SOTTOIL MONTE

Luigi RotaClasse 1941

TAVERNOLABERGAMASCA

Adriano CristinelliClasse 1941

TREVIOLO

Battista FabbrisClasse 1926

TREVIOLO

Giovanni PeregoClasse 1928

VERTOVACOLZATE

Clementino MerelliClasse 1934

VERTOVACOLZATE

Giuseppe VinciguerraClasse 1941

VILLAD’ADDA

Gian Piero MacchiClasse 1929

VILLAD’ALME’

Francesco Giacomo CarminatiClasse 1937

VILLAD’ALME’

Giancarlo PellegrinelliClasse 1943

VILLAD’OGNA

Giovanni MessaClasse 1936

VILLAD’OGNA

Pierangelo PezzoliClasse 1959

VILLADI SERIO

Gianfranco AlbrigoniClasse 1937

VILMINOREDI SCALVE

Genesio MorzentiClasse 1947

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ZAMBLA

Domenico RizziClasse 1920

ZANDOBBIO

Luigi Galessi VillaClasse 1933

ZOGNO

Gianni GherardiClasse 1932

ZOGNO

Romildo ZanchiClasse 1930

DONARE VUOL DIRE AMARE

RINNOVO CARICHENUOVI CAPIGRUPPO

CARENNO: Natale CarsanaCAZZANO S. ANDREA: Fabrizio MorettiCIVIDINO/QUINTANO: Luigi CalissiCOSTA IMAGNA: Matteo BrumanaENDINE/GAIANO: Elio Bresciani

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MANIFESTAZIONI 2014

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PROGRAMMA 31a ADUNATA SEZIONALEZONA 13 - 6/14 settembre 2014

Sabato 6 SettembreSELVINO dalle ore 16:30 alle 18:00: concerto itinerante della FANFARA “RAMERA”SELVINO ore 20:30 - Auditorium: concerto dei CORI “Dell’ADDA” e“VAL SAN MARTINO”NEMBRO ore 20:30 - Auditorium: concerto dei CORI “SOVERE ”, “MARTINENGO”e “ALPA” di Caravaggio (ospite)Mercoledì 10 SettembreABBAZIA DI ALBINO (PARROCCHIALE) ore 20:30:concerto dei CORI “OROBICO” e “VERTOVA”Giovedì 11 SettembrePRADALUNGA ore 20:30 - Oratorio parco Alpini:concerto delle FANFARE “AZZANO” e “PREZZATE”Venerdì 12 SettembreVILLA DI SERIO ore 20:30 - Piazzale mercato/sede Alpini: concerto della FANFARA “SCANZOROSCIATE”RANICA ore 20:30 - teatro Oratorio: concerto dei CORI “ROGNO”, “Val di SCALVE ”e “ARDESIO”Sabato 13 SettembreALBINO ore 17:00 - Piazzale Chiesa Madonna del Pianto: ritrovo, deposizionedella corona di alloro al Monumento ai Caduti e sfilata per la manifestazione ufficialecon le FANFARE “SORISOLE” e “TRESCORE”ALBINO ore 18:00 - Chiesa Parrocchiale: Santa Messa accompagnatadal CORO “PENNE NERE di ALME’”TORRE BOLDONE dalle ore 20:30:concerto itinerante delle FANFARE “SORISOLE” e “TRESCORE” che sfilano per le vie del paese per concentrarsipresso la struttura della festa.Domenica 14 SettembreTORRE BOLDONE:ore 08:00 - Ammassamento in via Lombardia (campo sportivo)ore 09:00 - Alzabandiera presso la tensostruttura in via Lombardiaore 09:30 - Inizio sfilata con la presenza delle FANFARE ROGNO, PREZZATE,RAMERA, SORISOLE, TRESCORE, SCANZOROSCIATE, AZZANO SAN PAOLOe la BANDA DI NESE.ore 11:15 - Arrivo all’Oratorio - discorsi delle Autorità - scioglimentoore 12:00 - Rancio Alpino presso la tensostruttura area feste (zona ammassamento)

Gli Alfieri sono nostri graditi ospiti

Per prenotazioni ed informazioni coordinatore Vincenzo CarraraTel. 3489196401 - 035 520978

ALBINO, ALZANO LOMBARDO, AMORA, AVIATICO, COMENDUNO, NEMBRO,OLTRESERIO, PRADALUNGA, RANICA, SELVINO, TORRE BOLDONE, VILLA DI SERIO

DaVenerdì 5 al Sabato 13 SettembreSAGRA ALPINA tutte le sere dalle ore 19:00 alle ore 23:00, cucina tipica bergamasca presso la tensostrutturaal campo sportivo di via Lombardia.Da Venerdì 5 a Domenica 14 Settembre(presso la tensostruttura):MOSTRA FILATELICA DELLE ADUNATE ALPINE con annullo postalenella giornata di Domenica 14 Settembre MOSTRA dedicata ai F.LLI CALVIGiovedì 11 SettembreTORRE BOLDONE ore 21:00 sala GAMMA ingresso liberoIl Gruppo Teatrale 2000 presenta lo spettacolo intitolato: "SPASIBO" (che tradotto dal russoin italiano vuol dire “Grazie”)

ALTRE MANIFESTAZIONI31a ADUNATA SEZIONALE

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BERGAMO 20 - 21 settembre 2014

SABATO 20 SETTEMBRECENTRO CITTÀ

ore 16.30Concerti nelle piazze di Bergamo

ore 17.30Alzabandiera in piazzale Alpini

Sfilata in centro cittàore 21.00

Concerto Teatro Donizetti Ingresso libero

sino ad esaurimento posti

DOMENICA 21 SETTEMBRECITTÀ ALTA

Raduno per brigata degli alpini bergamaschi in congedo

ore 10.00Partendo dalle porte

in città alta, sfilata per le viee carosello finale

al Campo della Fara

Provinciadi Bergamo

Raduno NazionaleFANFARECONGEDATI BRIGATE ALPINE

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

ciaovinPromaggaBerid

BE 20ERGAMO 21 settembr-0 e 2014

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MILLEGRADINIIV EDIZIONE - 21 SETTEMBRE 2014

La millegradini è una manifestazione culturale cittadina inserita nel programma della Settimana Europea della Mobilità, a cui Bergamo aderisce.È una passeggiata con percorsi turistico, amatoriale, agonistico e sociale che si snoda attorno e dentro l’Alta Città di Bergamo, parte alle 8.30 dalla sede de L’Eco di Bergamo e per vie, scalette, passaggi e luoghi inconsueti si conclude in Città Alta alle 17.00.I partecipanti hanno libero accesso a luoghi, istituzioni, enti e musei della città che aderiscono all’iniziativa - alcuni aperti appositamente - per visitare le mostre e gli eventi in corso o organizzati per l’occasione: una “Camminata della Città”.

È possibile partecipare alla manifestazione Millegradini con un Pass Alpino a prezzo agevolato che permette di accedere ai luoghi aderenti alla manifestazione e comprende inoltre, in collaborazione con ATB - Servizi Spa, la circolazione gratuita dalle ore 6.00 alle ore 19.00 su tutti i mezzi ATB - TEB. Informazioni presso sede ANA sez. Bergamo dall’8 settembre 2014

Per maggiori informazioni: www.millegradini.it

Raduno per brigata degli alpini bergamaschi in congedoDomenica 21 settembre 2014 - BERGAMO - CITTA’ ALTA

In occasione del 5° Raduno Nazionale delle Fanfare dei Congedati delle cinque brigate alpine e per consolidare il sodalizio della grande famiglia alpina, l’Associazione Nazionale Alpini – sezione di Bergamo organizza il raduno per brigata degli alpini bergamaschi. Questo nuovo appuntamento, in programma domenica 21 settembre 2014, vedrà la partecipazione di tutti gli alpini bergamaschi, divisi per brigata di appartenenza, sfilare per le vie di città alta accompagnate dalle note della ex fanfara di brigata.Sicuramente un’ulteriore occasione di incontro tra gli alpini bergamaschi e la città di Bergamo ripensando piacevolmente al successo dell’adunata nazionale del 2010.

Programmaore 10.00Ammassamento nei punti di ritrovo

ore 10.20Esecuzione dell’Inno di Mameli in ogni punto di ritrovo

ore 10.30Inizio sfilata per le vie di CITTÀ ALTAConclusione della manifestazione presso il CAMPO DELLA FARA con carosello e saluti finali

La Sezione ANA di Bergamo in occasione del Raduno per brigata degli alpini bergamaschicollabora con

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città di Bergamo

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in ogni punto di ritrovoEsecuzione dell’Inno di Mameli ore 10.20

Ammore 10.00

ogramma

ni punto di ritrovouzione dell’Inno di Mameli 0.20

assamento nei punti di ritrovo0.00

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co carosello e saluti finalipresso il CAMPO Conclusione della manifestazione Inizio sfilata per le vie di CITTÀ ore 10.30

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o e saluti finaliARAFDELLAAAMPO

e della manifestazione ATTAALLTper le vie di CITTÀ

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