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Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019 (a cura del Gruppo Piano di Azione Locale del DSM) …………………………. Pag. 3 1. Le tre sfide del Piano Strategico …………………………………………………………… Pag. 3 2. Le tappe del nostro percorso……………………………………………………………….. Pag. 4 3. Metodologia adottata………………………………………………………………………. Pag. 5 4. Considerazioni sul lavoro di concertazione ………………………………………………. Pag. 7 5. Sintesi generale delle Analisi SWOT dei tavoli tematici. Elementi interni………………. Pag. 9 6. Sintesi generale delle Analisi SWOT dei tavoli tematici. Elementi esterni………………. Pag. 10 …………... Pag. 13 …..……………………... Pag. 17 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 1…………………………………………………. Pag. 19 ……………………………………………………… Pag. 23 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 2 ………………………………………………… Pag. 25 ……………. Pag. 29 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 3 …………………………………………………. Pag. 31 …………………………………………………….. Pag. 33 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 4 ………………………………………………… Pag. 35 ……………………………………………………………………………………… Pag. 37 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 5 ………………………………………………… Pag. 38 …………………………………………………. Pag. 43 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 6 ………………………………………………… Pag. 45 …………………………………. Pag. 47 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 7 ………………………………………………… Pag. 49 ….……… Pag. 51 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 8 ………………………………………………… Pag. 52 ……………………………………………. Pag. 55 Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 9…………………………………………………. Pag. 57 Indice 1

Piano di Azione Locale per la Salute MentalePiano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019 3. Metodologia adottata La redazione di un Piano di Azione Loale pone l’immediata

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    (a cura del Gruppo Piano di Azione Locale del DSM) …………………………. Pag. 3 1. Le tre sfide del Piano Strategico …………………………………………………………… Pag. 3

    2. Le tappe del nostro percorso……………………………………………………………….. Pag. 4

    3. Metodologia adottata………………………………………………………………………. Pag. 5

    4. Considerazioni sul lavoro di concertazione ………………………………………………. Pag. 7

    5. Sintesi generale delle Analisi SWOT dei tavoli tematici. Elementi interni………………. Pag. 9

    6. Sintesi generale delle Analisi SWOT dei tavoli tematici. Elementi esterni………………. Pag. 10

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    …..……………………... Pag. 17

    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 1…………………………………………………. Pag. 19

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 2 ………………………………………………… Pag. 25

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 3 …………………………………………………. Pag. 31

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 4 ………………………………………………… Pag. 35

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 5 ………………………………………………… Pag. 38

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 6 ………………………………………………… Pag. 45

    …………………………………. Pag. 47

    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 7 ………………………………………………… Pag. 49

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 8 ………………………………………………… Pag. 52

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    Sintesi degli obiettivi elaborati dal Tavolo 9…………………………………………………. Pag. 57

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Ogni Dipartimento di Salute Mentale deve promuovere un tavolo di

    concertazione locale per l‘attuazione delle politiche di salute mentale di cui è

    competente. Il tavolo individuerà gli obiettivi prioritari di salute e le conseguenti

    scelte, nell‘ambito delle politiche di integrazione socio-sanitaria e della

    governance clinica dei Progetti Terapeutici Individualizzati (PTI), definendo così

    un‘ampia base di partecipazione e condivisione per la costruzione del Piano

    d’Azione Locale (PAL).

    Il PAL, nell‘individuare gli obiettivi, dovrà integrare come sotto-

    programmazioni, l’Area della Salute Mentale degli Adulti, l’Area della

    Neuropsichiatria Infantile e l’Area delle Dipendenze Patologiche; dovrà

    sviluppare Servizi di Alta Integrazione dedicata all’Adolescenza e Servizi di

    Integrazione Sperimentale per le patologie connesse alle migrazioni ed alle

    dinamiche psichiche transculturali e dovrà infine integrarsi con i Piani di Zona

    (PdZ) dei Distretti Socio-Sanitari.

    [Dal Piano Strategico per la Salute Mentale della Regione Sicilia, D.A. 27 Aprile

    2012]

    1. Le tre sfide del Piano Strategico

    Il Piano Strategico Regionale per La Salute Mentale, interconnettendo benessere psicologico,

    inclusione sociale e sviluppo economico, pone le seguenti tre sfide:

    La partecipazione e la rete sociale

    Adottare strategie di integrazione dei servizi al fine di promuovere un lavoro di rete per la Salute

    Mentale di Comunità che promuova la partecipazione delle persone con problemi di salute mentale,

    delle loro famiglie, e dei caregivers alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi per la Salute Mentale.

    La formazione e la ricerca

    Promuovere una formazione continua… che individui il gruppo di lavoro come sede privilegiata di

    ricerca culturale e formativa e che tenda a valorizzare tutti i soggetti coinvolti nel campo della

    promozione e tutela della Salute Mentale.

    Il Sistema informativo e la Programmazione Economica

    Sviluppare e potenziare il sistema di raccolta dei dati relativi alle attività dei servizi e alle attività

    gestionali (Decreto del 15.10.2010 Istituzione del Sistema Informativo Nazionale Salute Mentale) e

    promuovere la cultura della programmazione economico-finanziaria di comunità attraverso la prassi

    della concertazione per la costruzione dei Piani di Azione Locale per la Salute Mentale.

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    2. Le tappe del nostro percorso

    Con delibera n. 54 del 2 agosto 2013 l’Azienda sanitaria Provinciale di Palermo ha recepito il Piano

    Strategico Regionale per la Salute Mentale che ha come obiettivo prioritario la definizione e la

    realizzazione di una Salute Mentale di Comunità, che operi in un determinato territorio, in un sistema

    a rete, con interventi integrati operati dai vari soggetti interessati, istituzionali e non (sanitari, sociali,

    privati, no profit, rete informale della società civile, fondazioni e famiglie).

    - Nell’ottobre del 2013 è stato istituito un “Gruppo di lavoro dipartimentale Piano di Azione Locale

    per la Salute Mentale” avente il compito di elaborare una bozza di documento e di coordinare il

    lavoro di redazione.

    - In data 2 agosto 2015 la ASP di Palermo ha pubblicato sul sito aziendale l’AVVISO PUBBLICO PER

    LA RICOGNIZIONE DEI SOGGETTI INTERESSATI ALLA CONCERTAZIONE LOCALE PER L'ATTUAZIONE

    DELLE POLITICHE DI SALUTE MENTALE

    - Il 10 novembre 2015 si è svolta la prima riunione generale di insediamento del tavolo generale.

    Successivamente il Dipartimento ha comunicato ai partecipanti le aree dei tavoli tematici su cui si

    sviluppata la concertazione.

    - Partecipano ai tavoli circa 100 operatori del DSM afferenti alle tre aree della salute mentale

    adulti, della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, delle dipendenze patologiche. E

    circa 100 rappresentanti di istituzioni pubbliche ed Enti del Terzo Settore

    1) Sostegno Abitativo: Domiciliarità e Residenzialità (CTA, Comunità Alloggio, Gruppo Appartamento,

    Domiciliarità)

    2) Inclusione Socio-Lavorativa

    3) Partecipazione e Associazionismo degli utenti, delle famiglie, del volontariato e ruolo dei pari,

    utenti esperti e facilitatori sociali

    4) Adolescenza

    5) Presa in carico dei pazienti con Doppia Diagnosi, Alcolismo, Dipendenze Patologiche con e senza

    sostanze, Disturbo del comportamento alimentare

    6) Aspetti sanitari, giuridici e sociali della presa in carico istituzionale di pazienti psichiatrici sottoposti

    a provvedimenti giudiziari

    7) Salute mentale della popolazione migrante

    8) Presa in carico dei soggetti con disturbi dello spettro autistico

    9) Attività di prevenzione, promozione della salute mentale, formazione degli operatori pubblici e del

    Terzo Settore

    Nei mesi di aprile, maggio e giugno c.a. si sono svolte le riunioni dei tavoli tematici che si sono riuniti

    per tre incontri ciascuno. A conclusione degli incontri ogni tavolo ha identificato un referente per il

    Terzo Settore che, con gli operatori del gruppo di Coordinamento PAL del DSM, ha partecipato alla

    stesura dei documenti che vengono proposti in questo paper.

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    3. Metodologia adottata

    La redazione di un Piano di Azione Locale pone l’immediata sfida di soddisfare e coprire la natura

    locale del processo e delle proposte che si pongono in essere.

    Stilare il Piano d’Azione Locale per la Salute Mentale, così come prescritto dal Piano Strategico per la

    Salute Mentale, significava che, seppure il Dipartimento di Salute Mentale si fosse fatto promotore del

    percorso finalizzato alla realizzazione del mandato, nel processo di progettazione avrebbe dovuto porsi

    come uno fra i molteplici attori portatori di conoscenza, competenza, interesse.

    Il metodo della progettazione partecipata è stato identificato come quello che meglio avrebbe

    garantito la rappresentatività del gruppo progettante rispetto alle molteplici criticità e alla

    sostenibilità, adeguatezza e desiderabilità dei correttivi e dei nuovi scenari proposti. Inoltre, la

    promozione della partecipazione in fase progettuale, si delinea come la scelta più atta a garantire la

    successiva diffusione, su scala territoriale e capillare il più possibile, del nuovo che emerge dal

    processo.

    La progettazione partecipata si fonda, in modo peculiare, sulla finalità di accogliere, valutare,

    rielaborare e co-gestire ognuno degli stimoli provenienti dalla comunità progettante piuttosto che su

    quella di pianificare la rifunzionalizzazione dei sistemi. Quindi la progettazione partecipata e di

    comunità si radica epistemologicamente più sul discorso relativo alle relazioni sociali e interpersonali

    che su quello attinente ai metodi del management aziendale, o sociale.

    Ecco che la progettazione partecipata e comunitaria, non soltanto accidentalmente nel suo snodarsi

    produce conoscenza condivisa di profonda natura relazionale, ma pone quest’ultima come l’esito

    complesso del processo.

    Si assiste pertanto ad un capovolgimento delle definizione dei risultati di processo e di quelli di

    outcome; questi ultimi si identificano con la maggiore fluidità nelle comunicazioni interpersonali

    all’interno della comunità progettante e beneficiaria, con il più fitto passaggio di informazioni

    pertinenti e attendibili, con l’aumento della complessità e dell’integrazione degli interventi, con

    l’accrescimento della condivisione rispetto agli obiettivi e alla responsabilità, in sintesi con

    l’incremento dell’ empowerment della comunità. I risultai di processo divengono, in quest’ottica, quelli

    strutturali, dipendenti in gran parte dalle pianificazioni manageriali a loro volta vincolate a variabili di

    natura economica, amministrativa, legale, giuridica.

    I risultati di outcome possono essere garantiti dal punto di vista dell’efficacia, dell’appropriatezza e

    dell’impatto dal parallelo raggiungimento dei risultati di processo che, nel caso del PAL per la Salute

    Mentale, corrispondono alla gran parte degli obiettivi identificati nel relativo documento. Gli obiettivi

    del PAL sottendono la volontà della comunità di realizzare i propri desideri e soddisfare le proprie

    necessità che sono prevalentemente esprimibili in termini relazionali più che in termini prestazionali

    ed assistenziali.

    Nel processo di progettazione partecipata si è arrivati alla consapevolezza di quanto su detto a

    partire dall’analisi della matrice SWOT. I contenuti di quest’ultima sono stati ricavati da quanto ognuno

    dei partecipanti agli incontri di concertazione ha indicato, rispetto all’organizzazione d’appartenenza,

    come punti di forza (Strenghts) e di debolezza (Weakness) e come opportunità (Opportunities) e

    minacce (Threats) rispetto all’ambiente esterno.

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Alla raccolta dei dati per l’analisi SWOT hanno contribuito prevalentemente gli operatori del

    Dipartimento di Salute Mentale, quelli del Terzo Settore che opera nell’ambito, le associazioni di utenti

    e familiari, alcuni operatori degli Enti della Giustizia. Nella partnership non si possono annoverare

    esponenti del settore produttivo privato e figura, invece, un esiguo numero di operatori degli Enti

    locali e regionali e di esponenti del mondo accademico. L’incompletezza della partnership è stata

    vissuta, sin dai primi incontri di concertazione come un significativo probabile gap fra il livello analitico-

    progettuale e quello politico e di management attuativo.

    Tutte le risposte ricavate dai quattro quesiti della matrice SWOT, all’interno di ognuna delle nove

    aree tematiche in cui si è articolata la concertazione, sono state ricondotte ad un certo numero di

    categorie concettuali rappresentative di un cluster di risposte simili per contenuto (contenenti

    sinonimi e/o i medesimi riferimenti espliciti). Dunque il metodo dell’Analisi SWOT è stato contaminato

    con quello dell’analisi semantica del contenuto.

    Il passo successivo ha visto l’ulteriore sovra-ordinamento dei cluster di risposte in classi che non

    tengono più conto delle aree di concertazione d’origine e che convergono in una delle quattro aree

    della matrice SWOT (vedi pagine 8 – 11).

    Dalla matrice SWOT si rileva che, nell’analisi degli elementi interni, fra i punti di forza, 7 classi

    riguardano le competenze professionali e trasversali degli operatori e il livello di empowerment della

    comunità, soltanto 4 cluster sono relativi alle caratteristiche strutturali e funzionali dei servizi. Fra gli

    elementi di debolezza 7 categorie sono ascrivibili a nodi critici strutturali e funzionali dei servizi, 4 a

    disfunzionalità comunicative e/o a stili interpersonali inadeguati. Tanto fra le opportunità quanto fra le

    minacce, nell’analisi del contesto esterno, il 50% dei cluster fa riferimento ad aspetti relazionali e alle

    caratteristiche socio-antropologiche, culturali e sociali, le restanti classi prendono in considerazione

    procedure e prestazioni in termini di efficienza ed efficacia.

    Si potrebbe concludere che tutti gli stakeholder nell’ambito della Salute Mentale ritengono

    fondamentale elemento di valutazione dei servizi e delle prestazioni erogate la qualità e la natura delle

    relazioni che la Salute Mentale riesce a produrre nella comunità di riferimento.

    Conclusa la fase dell’analisi SWOT è stato richiesto ai partecipanti di elaborare obiettivi generali e

    azioni in riferimento alle tematiche di ciascun tavolo. La sintesi di questo lavoro finale è riportato nei

    vari capitoli del presente documento. A pag.12 sono stati sintetizzati gli obiettivi “trasversali” emersi

    cioè in più tavoli, con formulazioni simili o equivalenti.

    Il lavoro di concertazione è stato accompagnato da un lavoro in piccolo gruppo fra operatori degli

    Enti Pubblici, che, attraverso l’approccio narrativo, ha raccolto i vissuti e le esperienze personali,

    maturati in questo primo lavoro di progettazione comunitaria. Si è fatto ricorso al metodo narrativo

    per esplorare una nuova forma di connessione dell’operatore al diverso momento professionale e

    lavorativo costituito dalla progettazione partecipata.

    Nella narrazione il medium connettivo tra la “verità storica” e “la verità narrativa” è la persona stessa

    col suo portato di esperienze, di cultura, di ricordi, di sofferenze, di gioie. I soggetti narranti

    raggiungono nel tempo-spazio della narrazione, il più evoluto stadio di gruppo narrante un’esperienza

    sociale condivisa nella realtà degli accadimenti, ma, da ultimo, anche nelle risonanze e nelle

    rielaborazioni personali. Questo tipo di lavoro portato avanti, parallelamente alla concertazione, vuole

    costituire anche un’esperienza pilota relativa alla possibile cura delle istituzioni.

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    L’intero processo di concertazione ha comunque tenuto conto dell’esigenza di contenere il percorso

    nei tempi dati all’assemblea d’insediamento di novembre.

    Nel mese di novembre è prevista la convocazione dei Tavoli distrettuali per lo svolgimento di una o

    due riunioni per ricontestualizzare quanto emerso nei tavoli tematici in ciascun ambito territoriale dei

    dieci distretti della ASP. Conclusa questa fase, verrà redatta la stesura finale del Piano d’Azione Locale

    a cura del Gruppo PAL e Gruppo Referenti di ciascun Tavolo tematico e distrettuale, che sarà

    sottoscritta nell’ambito di una Conferenza di finale di Dipartimento Integrato.

    4. Considerazioni sul lavoro di concertazione

    I tavoli sono stati l’occasione per far conoscere diversi soggetti appartenenti a mondi diversi come i

    servizi pubblici e le varie organizzazione del terzo settore, ma sono stati anche occasione per far

    incontrare, in un contesto unitario, operatori del DSM afferenti alle tre aree della salute mentale

    adulti, della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e delle dipendenze patologiche.

    Allo stesso modo molti enti di terzo settore si sono incontrati e conosciuti per la prima volta in questa

    occasione.

    Infine i tavoli hanno costituito occasione di incontro tra esperienze della città e della provincia.

    Questi quindi in sintesi gli ambiti, abbastanza inediti, di confronto.

    Tutti i referenti del Gruppo di coordinamento hanno percepito un buon clima e un forte interesse alla

    proposta della concertazione, così come si è fortemente sentita la necessità di un luogo di confronto

    che per molti anni non è stato possibile attivare.

    L’intero percorso di concertazione ha fatto emergere concetti e categorie di problemi a volte diversi

    dalle stesse aree tematiche individuate e dal modo in cui essi sono rappresentati storicamente dagli

    “addetti ai lavori”. Una particolare attenzione derivante da una generica condivisione del valore della

    centralità della persona con fragilità è stata data al “Progetto personalizzato centrato sui bisogni del

    paziente”, che nel Piano Strategico Regionale è generalmente definito con l’acronimo “PTI – Progetto

    Terapeutico Personalizzato”. Tale concetto è stato spesso richiamato come luogo principe per ogni

    futura progettualità. Tuttavia il PTI - è stato rilevato in vari tavoli - necessita di specifici

    approfondimenti, specie nelle aree delle Dipendenze patologiche e della Neuropsichiatria dell’Infanzia

    e dell’Adolescenza, dove l’acronimo non è molto utilizzato e/o si intrecciano con altri assunti

    procedurali quali il “Progetto di vita”.

    Il tema del PTI con budget di salute è stato approfondito nel mese di giugno u.s. all’interno di due

    giornate seminariali condotte dal Dott. Fabrizio Starace, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale

    e Dipendenze Patologiche della AUSL di Modena. Si può ipotizzare che l’iniziativa formativa prosegua

    con un percorso di auto-formazione per la diffusione della metodologia finalizzata all’intervento su

    aree specifiche (es. disagio adolescenziale, GAP, prevenzione del suicidio)

    Altro tema ricorrente sono state le “aree di confine” di cui parla il Piano Strategico che prefigurano la

    necessità di nuovi assetti organizzativi oltre che metodologici.

    È emersa inoltre l’opportunità di condividere spazi di connessione con gli operatori del DSM referenti

    del Piano di Prevenzione Regionale.

    Già nel corso di questo primo ciclo di incontri si è attivato uno scambio di informazioni sulle

    normative in vigore, sui futuri possibili impieghi di risorse aziendali che la precedente direzione In

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    sanitaria aveva preannunciato durante un incontro con le associazioni di familiari e che dovrebbero

    essere state inserite nel bilancio ASP del corrente anno e che in occasione dei tavoli distrettuali

    dovrebbero trovare un adeguato coordinamento con altre risorse finanziarie in modo da identificare

    un uso integrato dei fondi di diversa provenienza

    Da parte di molti partecipanti è stato sottolineato il carattere innovativo del percorso di

    progettazione partecipata e dell’ambizioso obiettivo che il processo attivato, di fatto, genera.

    Il carattere innovativo dei tavoli di concertazione - che il gruppo ha richiamato in tutte le riunioni -

    risiede anche nella ufficialità del percorso. Tale percorso, per quanto partito in ritardo rispetto alle

    prescrizioni del Piano Strategico Regionale è stato infatti attivato con un Avviso pubblico rivolto alle

    comunità territoriali interessate al tema della salute mentale. Tale avviso è stato approvato con una

    formale delibera dell’Azienda Sanitaria Provinciale. In questo senso, il percorso ha uno spessore

    diverso da altri contesti di progettazione aziendale svoltisi in passato in forma autoreferenziale. In

    secondo luogo, pur avendo i tavoli un obiettivo specifico, che è quello di produrre un documento finale

    di proposta, essi si auto-costituiscono inevitabilmente, come vuole il Piano Strategico Regionale, come

    luoghi permanenti di confronto e di valutazione sulle politiche di salute mentale che saranno in seguito

    adottate. Non quindi un contesto di programmazione attivato per decidere l’allocazione di risorse

    contingenti (come sono stati i Tavoli Tematici dei Piani di zona della L. 328), ma, come detto prima, di

    permanente progettazione sociale di comunità.

    Come già preannunciato in fase di insediamento, durante la seconda riunione dei tavoli è stato

    richiesto richiesto agli enti di terzo settore e agli altri enti pubblici presenti di nominare uno o più

    referenti per ciascun tavolo tematico, con il compito di supportare l’animazione del terzo incontro.

    Una particolare potenzialità è infine costituita dall’iscrizione ai tavoli di alcuni docenti di diversi

    dipartimenti universitari afferenti alle discipline di architettura, statistica, economia, geografia. Oltre

    che per l’apporto specifico su ciascuna tematica, il Gruppo di coordinamento PAL sta valutando

    l’ipotesi di un seminario su Salute mentale e territorio che possa giovarsi dell’apporto scientifico delle

    discipline soprarichiamate e di altre da individuare al fine di creare inediti e proficui collegamenti e

    ponti di riflessione sui temi della promozione della salute mentale e dell’inclusione sociale.

    Hanno collaborato alla redazione del presente documento i seguenti operatori del DSM : Maria Rosa Caleca

    (Modulo 9 Partinico), Savio Camizzi (Modulo 4 PA), Gaetana Nuccia Cammara (UOC Dipendenze

    Patologiche),Maria Ciraso (SerT PA1), Anna Di Cristina (Sert PA2), Calogero Contino (U.O. ISIL), Daniela Contrino

    (U.O. NPIA), Marcello Di Fiore (Modulo 2 PA), Maria Di Filippo (UOC NPIA), Antonia Di Leonardo (U.O. ISIL ),

    Adriana Duci (Modulo 8 Corleone), Caterina Fasciana (U.O. Attività Riabilitative), Giovanna Gambino (UOC NPIA),

    Maria Maugeri (SerT Bagheria), Antonino Milito (Modulo 9 Partinico), Sergio Paderi (Sert PA4), Vincenzo

    Sanfilippo (U.O. ISIL ).

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    1. Professionalità e formazione degli operatori.

    2. Capacità adattive degli operatori.

    3. I modelli di riferimento degli operatori.

    4. La natura pubblica dei servizi.

    5. La standardizzazione di processi e procedure nei

    servizi.

    6. La buona qualità delle relazioni e della comunica-

    zione nei servizi.

    7. L'adeguatezza delle risorse (ove esistente).

    8. Le competenze e l’inclusività della comunità.

    9. Le competenze e l’inclusività delle cooperative.

    10. L'empowerment e la resilienza delle famiglie e dei

    pazienti.

    11. Le attività che implicano il riciclo

    1. Insufficienza dell’offerta di formazione, e di

    aggiornamento.

    2. Insufficiente lavoro di rete che penalizza mix

    gestionale ed integrazione .

    3. Deficit comunicativo e scarsa integrazione intra e

    inter istituzionale.

    4. Insufficienti risorse (con medicalizzazione degli

    interventi e ricadute sulla qualità e continuità dei

    servizi offerti).

    5. Competenze insufficienti ai vari livelli e nei vari

    ambiti.

    6. Dinamiche istituzionali disfunzionali e burn-out degli

    operatori.

    7. Non omogeneità di cultura, valori, intenti e obiettivi

    fra utenza e operatori.

    8. Mancanza di procedure standardizzate.

    9. L’ onere formativo che grava sugli operatori del terzo

    settore a discapito dell’investimento nell’impresa.

    10. Il lavoro in emergenza nell’area degli interventi con i

    migranti.

    11. Non equità nell’ accesso nell’area dei disturbi di

    spettro autistico.

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    1. La ricchezza delle reti locali, nazionali e internazionali,

    fra servizi del DSM, enti pubblici, università e il livello

    d’integrazione (sin dalle fasi d’avvio di un PTI) fra reti e

    sistemi.

    2. I bandi di progettazione europea, di fondazioni, le

    open call, la programmazione degli interventi e delle

    risorse da impiegare che permettono nuove startup e

    l’incubazione di nuove imprese.

    3. L’avviato processo di empowerment di comunità.

    4. L’applicazione delle nuove norme, linee guida, del

    metodo PTI/BdS e di più dignitose forme contrattuali

    di lavoro per i disabili, la rifunzionalizzazione dei

    servizi, la concertazione partecipata, le innovazioni

    metodologiche e procedurali.

    5. Le risorse territoriali ambientali, umane, sociali,

    imprenditoriali e istituzionali (possibili riqualificazione

    e rifunzionalizzazione di spazi industriali e sanitari

    dismessi).

    6. Informazione, formazione (anche per istituzioni

    scolastiche e per il volontariato, per l’alternanza

    scuola-lavoro) e prevenzione.

    7. Esistenza o evoluzione della cultura (nelle istituzioni,

    nell’area dell’informazione, nella società civile) dell’in-

    tegrazione, dell’accoglienza, della diversità.

    8. Istituzione dei gruppi d’ascolto per migranti e familiari.

    9. L’efficienza di alcune istituzioni scolastiche, di alcuni

    servizi sanitari dedicati.

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    1. Mancanza di diversificazione e integrazione fra gli interventi

    del Terzo Settore, spesso autoreferenziale anche a causa di

    antagonismi e contrapposizioni fra gli enti, scarsa competiti-

    vità delle cooperative di tipo b nel mercato del lavoro, scarsa

    sensibilità dell’imprenditoria al mondo dell’handicap.

    2. Lentezze, burocratizzazione e inadeguatezza delle procedure

    nella pubblica amministrazione; scetticismo dei servizi pub-

    blici riguardo all’approccio comunitario, approccio semplici-

    stico nell’attivazione/rifunzionalizzazione dei servizi;

    inadempienze e discontinuità di governo delle politiche

    sanitarie a vari livelli gerarchici, difficile e scarso controllo su

    azioni del terzo settore.

    3. Classe politica inadempiente (vedi mancato recepimento

    L. 381/91) che, a livello locale, strumentalizza alcune ini-

    ziative, che è connivente con interessi privati, nazionalismi

    europei e la contrazione del welfare.

    4. Difficoltà nella progettazione e nell’implementazione della

    stessa (nel fundraising, difficoltà nelle startup e a rendere

    sistemiche azioni progettuali per discontinuità nei

    finanziamenti contesi spesso fra enti del terzo settore).

    5. Gap culturale (relativo a lavoro integrato e all’integrazione

    del disabile), scontri e non confronti fra diverse culture della

    cura (migranti), sfiducia dei familiari e dei pazienti

    nell’efficacia e nella possibilità di praticare inserimento

    lavorativo aderendo così alla logica del consumo della risorsa

    più che dell’investimento sulla stessa, stigma,

    deresponsabilizzazione della comunità.

    6. Inefficacia e inefficienza dei servizi pubblici, (difficoltà

    nell’invio, discontinuità nei percorsi di presa in carico,

    risposte aspecifiche ai bisogni degli utenti e

    conseguentemente privato-sociale vicariante, eccessiva

    permanenza dei soggetti nelle strutture residenziali e

    d’accoglienza e tempi lunghi per il transito ad altro tipo di

    presa in carico [minori, migranti, soggetti giudiziari],

    mancato controllo su adeguatezza di invii in altre regioni,

    non diffusione della pratica di PTI e mancata valutazione

    degli interessi e delle attitudini dei pazienti da inserire nel

    mondo del lavoro).

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    7. Difficoltà nella diffusione delle informazioni, inefficacia

    comunicativa e rappresentativa del terzo settore,

    manipolazione consapevole e strumentale

    dell’informazione, insufficienza dell’offerta formativa,

    anche di quella condivisa fra tutti gli attori pubblici e

    privati, inesistenza di formazione condivisa fra enti diversi

    ma che si interfacciano sulle stesse problematiche,

    conseguente scarsa efficacia di campagne di

    prevenzione).

    8. Non spendibilità della formazione specifica sul mercato,

    poca ricerca epidemiologica.

    9. Difficoltà specifiche: lavoro in agricoltura, attuale forte

    competitività nel libero mercato del lavoro e scarse

    occasioni di inserimento lavorativo, emergenza di nuovo

    disagio psichiatrico, in particolari casi l’utenza non accede

    spontaneamente, centri di accoglienza per migranti =

    luoghi di malessere, brevità del transito dei migranti non

    consente approfondimento delle problematiche

    individuali, burnout degli operatori, nessuna attenzione

    alla cura delle istituzioni, manca operatore di sostegno

    post dimissioni, resistenza al lavoro espressivo rispetto a

    quello evidences based).

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    Azione T.2.1 Elaborazione e diffusione di una “Carta” del Dipartimento di Salute Mentale Integrato” (da pubblicare in un opuscolo e consultabile sul web) con indicazione dei servizi pubblici e dell’offerta degli enti accreditati del terzo settore ad uso degli utenti e dei familiari. La Carta dovrà contenere l’offerta dei servizi nel campo della prevenzione, della cura, della riabilitazione, della promozione della salute e dell’inclusione sociale. Azione T.2.2 Realizzazione del sito internet dipartimentale, articolato per aree tematiche, aperto anche alla parte-cipazione degli enti del Terzo Settore e comunque ad accesso diversificato. Azione T.2.3 Rilancio e rifunzionalizzazione del blog “Si può fare. Per il lavoro di comunità”.

    Migliorare la comunica-

    zione e la circolazione delle informazioni tra tutti i sog-

    getti del DSM integrato

    Azione T.1.1 Attivazione di team distrettuali PAL/PdZ composti da operatori del DSM, dei comuni, delle scuole e degli enti Terzo Settore per la concertazione distrettuale al fine di declinare localmente le azioni e gli obiettivi dei Tavoli Tematici PAL tenendo conto delle risorse territoriali e dei Piani di Zona L. 328. Azione T.1.2 Attivazione a livello distrettuale di Tavoli Salute Mentale ove non costituiti.

    Integrare il PAL per la Salute Mentale con i Piani di Zona L.328

    rendendo complemen-tari i Tavoli tematici e distrettuali PAL con

    quelli dei PdZ

    Azione T.3.1 Attivazione di una voce di bilancio ASP dedicata ai PTI con budget di salute. Azione T.3.2 Creazione di un meccanismo amministrativo che consenta alla ASP di trasferire i risparmi realizzati attraverso minori ricoveri in strutture residenziali in capitoli di bilancio dedicati ai PTI per la Presa in carico comunitaria.

    Adottare la

    metodologia PTI con budget di salute con

    presa in carico comuni-taria e mix gestionale in

    tutte le aree del DSM

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    Azione T.4.1 Conclusione dei lavori della Commissione per la valutazione delle istanze di iscrizione all’Albo degli Enti co-gestori.

    Azione T.4.2 Ratifica dell’Albo con pubblicazione nel sito Aziendale.

    Azione T.4.3 Adozione della metodologia del PTI prevista dal regolamento, identificandola come buona prassi di progettazione integrata, fondamento e pre-condizione per l’assegnazione del budget di salute.

    Attivare l’Albo degli enti co-gestori dei PTI (con le rela-tive sezioni) previsto dalla

    Delibera ASP n.815 del 20.10.2015

    Mettere a sistema dispositi-vi che favoriscano l’integra-

    zione, la rappresentanza partecipativa delle associa-zioni di familiari ed utenti e

    degli altri enti del Terzo Settore a livello di

    Dipartimento Integrato

    Azione T.5.1 Istituzione della Consulta Dipartimentale degli utenti e dei familiari per la Salute Mentale così come previsto dal Piano Strategico Regionale. Azione T.5.2 Istituzione di un Comitato permanente per il monitoraggio e il supporto all’implementazione del PAL, ai processi comunitari di presa in carico presso le varie U.O. del DSM integrato e alle procedure di valutazione di efficacia ed efficienza dei PTI. Azione T.5.3 Istituzione, presso il DSM Integrato, del Coordinamento Qualità previsto dal Piano Strategico Regionale con l’apporto di rappresentanze dei servizi dipartimentali, dei coordinamenti professionali, di enti locali interessati e delle associazioni di utenti, familiari e volontariato. Azione T.5.4 Istituzione dei Gruppi Qualità Territoriali così come previsto dal Piano Strategico Regionale.

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    Valorizzare i beni immobili inutilizzati del patrimonio

    ASP per lo sviluppo di imprese sociali che ope-

    rano nel campo dell’inclu-sione socio-lavorativa di

    utenti del DSM

    Azione T.7.1 Predisporre le procedure amministrative per garantire la concessione di spazi non utilizzati di proprietà della ASP, con particolare riferimento ai beni dell’ex Ospedale Psichiatrico, ad enti di terzo settore che svolgono attività di carattere sociale, diverse dalle prestazioni erogate dai servizi per la salute mentale, con calcolo del valore monetario delle stesse da ascrivere al canone dovuto per la locazione. Azione T.7.2 Calcolare i canoni di locazione degli enti che usufruiscono di spazi interni all’ex Ospedale Psichiatrico P. Pisani che svolgono attività non attinenti con la salute mentale e farli confluire nel capitolo del bilancio ASP dedicato ai budget di salute secondo le disposizioni dell’art.32 comma 4 della legge 27 dicembre 1997 n. 449.

    Azione T.6.1 Integrazione del Nucleo di Progettazione Dipartimentale con una rappresentanza del Terzo Settore per la co-progettazione e co-gestione di attività di promozione della salute mentale.

    Azione T.6.2 Individuazione, nell’ambito di una forte con-divisione con la Direzione Strategica della ASP, del Dipartimento di Salute Mentale quale soggetto titolare, con potestà di firma, delle azioni progettuali previste dal PAL, per garantire massima tempestività nel reperimento delle risorse, nell’implementazione dei progetti e dei protocolli d’intesa, definendo le relative procedure, necessari al raggiungimento degli obiettivi del PAL.

    Azione T.6.3 Attivazione di una interlocuzione con gli organismi regionali preposti (Famiglia, Sanità, Lavoro) per rappresentare la necessità del coinvolgimento del DSM integrato nella definizione delle azioni e dei bandi europei e dei PSN che finanziano iniziative rivolte ad utenti del DSM.

    Azione T.6.4 Redazione protocolli e linee guida di metodologia progettuale condivise tra le aree del DSM e i potenziali partner progettuali del Terzo Settore e degli Enti pubblici.

    Azione T.6.5 Individuazione di una batteria sintetica di indicatori di efficacia e di efficienza delle azioni proposte nel PAL.

    Azione T.6.6 Dare avvio a tutti i Progetti PSN 2010, 2011, 2012, 2013 i cui fondi sono già stati accreditati alla ASP e le cui azioni non sono ancora partite.

    Migliorare la capacità pro-

    gettuale del DSM attivando procedure tecniche per in-

    dividuare priorità, inter-cettare risorse interne ed

    esterne (fundraising), valutare il lavoro svolto

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Il mio mondo…è un deserto lembo tra incerti barlumi di luci,

    è un solitario sentiero sospeso tra silenziosi rami ove si nascondono le mie lacrime…

    Il mio mondo…una lunga prigione che attende l’ampio respiro di libera strada,

    è bambina che ha sete di una riposante carezza…

    Il mio mondo…lo circonda una siepe di cieli spezzati,

    frantumi di un sogno che mai qui sarà appagato…

    M. E. Fuxa (Da "PAESAGGI DELL’ANIMA" - Edizioni ASLA Palermo 1990.)

    La tematica della residenzialità nei più recenti documenti di programmazione viene ridiscussa alla

    luce di due principi fondanti: la dimensione comunitaria che nella progettazione e programmazione

    psichiatrica assicura l’adeguatezza, la sostenibilità e l’eticità delle risposte terapeutiche e di quelle di

    natura sociale; l’applicazione della metodologia del Progetto Terapeutico Individuale (PTI) con budget

    di salute, articolato sugli assi Sostegno abitativo, Lavoro, Socialità, che assicura la flessibilità degli

    interventi e l’integrazione dei percorsi attraverso l’intero arco di vita delle persone.

    Nel Piano d’Azione per la Salute Mentale 2013-2020 dell’OMS, l’obiettivo 2 “Fornire servizi di salute

    mentale e di supporto sociale comprensivi, integrati e capaci di risposta a livello territoriale”, propone,

    come azione consigliata in quest’ambito, di implementare “…una rete di servizi territoriali di salute

    mentale interconnessi che comprendono ricoveri di breve durata, cure ambulatoriali negli ospedali

    generali, cure primarie, centri di salute mentale che assicurino una presa in carico globale, centri diurni,

    supporto alle persone con disturbo mentale che vivono nelle loro famiglie, e abitare assistito”) e fra le

    azioni proposte ai partner nazionali ed internazionali di erogare direttamente i fondi disponibili

    “…nella salute mentale di comunità piuttosto che nelle istituzioni”

    Il Piano d’Azione Europeo per la Salute Mentale del 2013 afferma che “…In alcuni casi sono gli utenti

    stessi e i loro familiari a sapere meglio come destinare le risorse in modo efficace ed efficiente e ciò

    rafforza il loro ruolo”.

    A livello regionale il Piano della Salute 2011-2013 afferma che “Il PTI prevede tutti gli interventi

    integrati possibili e tende al mantenimento e/o ri-acquisizione del diritto di cittadinanza attraverso

    l’inserimento abitativo, lavorativo e sociale. In questo caso va anche ripensata l’offerta della

    residenzialità psichiatrica, che va vista sempre più quale offerta abitativo- riabilitativa e quindi sempre

    più verso il modello “casa”.

    Nel 2012, Il Piano Strategico per la Salute Mentale declina la riqualificazione della funzione che la

    residenzialità mantiene all’interno dei PTI attraverso una tripartizione dell’offerta socio-sanitaria:

    a) la residenzialità alternativa alle ospedalizzazioni in acuto, demandata alle costituende Comunità

    Terapeutiche ad Alte Protezione (CTAP);

    b) la residenzialità con finalità terapeutico-riabilitativa intensiva ed estensiva, che preveda dunque

    prestazioni a varia intensità e dedicate a specifiche fasi evolutive dei sintomi e a specifiche aree di

    intervento;

    c) la residenzialità supportata, alternativa all’abitazione personale.

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    Ancora nell’ultimo dei tre incontri di concertazione sulla residenzialità, si restava in attesa di un

    provvedimento concertato fra l’Assessorato alle Politiche Sociali e quello della Salute, già previsto nel

    Piano Strategico Regionale e che avrebbe provveduto alla standardizzazione delle prestazioni relativa a

    quest’ultimo tipo di residenzialità. Il 19 luglio u.s. un Piano delle Azioni e dei Servizi sociosanitari è

    stato inviato dai due assessorati alla VI Commissione legislativa dell’Assemblea Regionale Siciliana. La

    proposta, definendo standard abitativi e prestazionali, diversifica la residenzialità supportata per

    intensità tutelare dell’assistenza abitativa socio-riabilitativa svolta sulle 24 ore o per fasce orarie.

    L’implementazione delle nuove metodologie e la creazione di strutture dedicate a specifiche aree di

    disagio psichico può offrire un buon punto di partenza per riorganizzare l’area dell’offerta residenziale.

    Le lentezze burocratiche, l’appiattimento dell’offerta di residenzialità su quella ad alta intensità

    assistenziale sono stati individuati nei tre incontri sul tema come principali elementi critici dell’attuale

    sistema dei servizi, poco flessibile rispetto alle reali necessità delle persone: quattro sono le Comunità

    Terapeutiche Assistite del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP e sei sono le private convenzionate

    col SSN, trentanove le Comunità Alloggio su tutto il territorio provinciale, quattro i gruppi

    appartamento, di cui soltanto uno a Palermo. Mancano le strutture residenziali dedicate a specifiche

    aree di difficoltà e a specifiche fasce di utenza (Utenti con doppia diagnosi, con disturbi del

    comportamento alimentare, con disturbi dello spettro autistico, adolescenti, ecc.); il settore della

    residenzialità ad alta intensità assistenziale assorbe così gran parte delle risorse, mentre è penalizzato,

    attualmente l’abitare assistito.

    Bisogna sostenere in primis ogni forma di trattamento che prevenga l’istituzionalizzazione in strut-

    ture residenziali e/o riabilitative protette, favorendo i Trattamenti Domiciliari Comunitari Individualiz-

    zati che, come attestato da studi d’area, sono di maggiore efficacia terapeutica e di minore impatto

    economico rispetto agli interventi ambulatoriali standard, essendo la presa in carico affidata all’intera

    comunità e non soltanto ai servizi specialistici. Contemporaneamente è necessario implementare

    nuove e diverse forma di residenzialità: l’Inserimento Etero-Familiare Supportato ed anche una diversa

    forma di residenzialità: l’abitare condiviso di piccoli gruppi di utenti che, sostenuti dagli operatori dei

    servizi pubblici e dalla comunità di riferimento, possono abitare autonomamente in case di civile

    abitazione, autodeterminandosi nelle attività quotidiane e nei progetti a più lunga scadenza.

    Fondamentale per l’implementazione delle azioni previste dalla concertazione resta la creazione del

    fondo regionale integrato socio-sanitario.

    In quest’ottica, quella cioè attenta ai diritti di cittadinanza, quella che individua come significativo

    punto di snodo del percorso riabilitativo la “libera strada” e l’appagamento del desiderio di una

    “riposante carezza”, resta importante che il progetto terapeutico investa oltre che l’intero arco di vita

    anche le varie aree che interessano la vita dei cittadini liberi. Infatti, negli incontri di concertazione si è

    più volte ribadito l’importanza della sincronicità e dell’integrazione degli interventi socio-riabilitativi:

    l’inserimento nel mondo del lavoro perde molto del senso intrinseco se non accompagnato da una

    graduale evoluzione verso l’abitare autonomo e verso una soddisfacente vita sociale e relazionale.

    Per quanto il PAL prevede di realizzare nell’area della residenzialità e del sostegno abitativo,

    nell’ultimo incontro di concertazione i partecipanti del terzo settore hanno eletto come proprio

    referente il Dott. Pietro Massaro dell’Associazione Italiana Terapisti della Riabilitazione Psichiatrica

    (AITERP).

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    Incrementare i Trattamenti

    Domiciliari Comunitari Individualizzati

    “Community-Based Treatment” (CBT)

    Azione 1.1.1 Organizzazione di focus-group per le tre aree: Salute Mentale, Dipendenze Patologiche, NPIA, per definire in modo omogeneo il senso della pratica CBT che implica non soltanto la cura del paziente, ma la presa in carico dell’intero nucleo familiare o di convivenza all’interno della comunità.

    Azione 1.1.2 Organizzazione di corsi di auto-aggior-namento (gestiti fra gli stessi operatori del DSM) per fondare un approccio adeguato alla nuova prassi del CBT

    Azione 1.1.3 Al livello dei Servizi Territoriali del DSM finalizzazione delle riunioni interne, per un lasso di tempo da definire, alla riorganizzazione delle risorse umane rispetto alle nuove funzioni di tutte le figure professionali coinvolte nel nuovo tipo di trattamento comunitario

    Azione 1.1.4 Progettazione e implementazione di una ricerca-azione volta alla valutazione dell’impatto sociale e della consistenza terapeutica, nonché della sostenibilità/economicità del CBT rispetto ai trattamenti ambulatoriali standard

    Azione 1.1.5 Avvio della sperimentazione pilota e della valutazione di esperienze di Inserimento Etero-Familiare supportato di adulti e minori con disagio psicologico, o psichiatrico in alternativa all’istituzionalizzazione in strutture protette e secondo il metodo del PTI con budget di salute e con contratto d’affidamento.

    Azione 1.2.1 Promozione della definizione degli standard per CTAP e St.A.R.

    Azione 1.2.2 Sostegno alla co-progettazione fra imprenditoria sociale che si occupa di residenzialità e imprese e cooperative di lavoro. Azione 1.2.3 Promozione, all’interno dell’area del-l’imprenditoria sociale, di forme di accreditamento alla pari, di studio e di ricerca sull’efficacia degli interventi integrati con il coinvolgimento dell’Università.

    Azione 1.2.4 Realizzazione di una presa in carico integrata e comunitaria nel percorso riabilitativo del paziente, finalizzato alla recovery con la valorizzazione delle varie funzioni e professionalità coinvolte e delle risorse di comunità e di prossimità al paziente. Azione 1.4.5 Assumere ed elaborare un modello di PTI di Comunità in una prospettiva relativa all’intero arco di vita.

    Adeguamento strutturale e organizzativo della residen-

    zialità pubblica

  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Azione 1.3.1 Attivazione di strutture tipo “St.A.R.” (Strutture Abitative Riabilitative per la salute Mentale). Azione 1.3.2 Attivazione di Gruppi appartamento (pre-visti dal Piano Strategico Regionale). Azione 1.3.3 Attivazione di “Abitazioni condivise” con livelli assistenziali leggeri e flessibili da sostenere con Budget di salute. Azione 1.3.4 Definizione di protocolli d’intesa ASP- EE.LL., relativi all’obiettivo. Azione 1.3.5 Attivazione di residenzialità dedicata per adulti con Doppia Diagnosi e per adulti con Disturbi del Comportamento Alimentare. Azione 1.3.6 Attivazione di residenzialità dedicata ad adolescenti e giovani adulti, (Doppia Diagnosi, Disturbi del Comportamento Alimentare). Azione 1.3.7 Realizzare CTAP dedicate per evitare il ricovero indifferenziato negli SPDC di soggetti con specifiche patologie (Doppia diagnosi, DCA), e di adolescenti e giovani adulti in esordio patologico.

    Favorire la diversificazione

    delle forme di residenzialità in relazione

    ai bisogni degli utenti

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Azione 1.5.1Realizzazione di una banca dati dipar-timentale sulla residenzialità estesa a tutte le strut-ture residenziali a varia intensità assistenziale.

    Azione 1.5.2 Definire criteri, standard e metodologie aziendali per monitoraggio e la valutazione di tutte le strutture residenziali.

    Salvaguardare la qualità dei

    servizi residenziali riabilitativi degli Enti autorizzati, quale

    garanzia del diritto alla salute a al benessere sociale dei

    soggetti bisognosi di tutela e assistenza.

    Definire procedure per il

    monitoraggio e la valutazione dei percorsi individuali nelle strutture residenziali per la

    presa in carico comunitaria e integrata

    Azione 1.4.1 Incentivazione degli Enti competenti af-finchè vigilino sull’osservanza della normativa regionale, D.P.R.S. 158/96 che definisce gli schemi di convenzione da parte dei comuni per la gestione delle C.A. per disabili e fissa gli importi delle rette di ricovero, che, come da nota dell’Assessorato n. 28839 del 16/06/2010 non possono “essere oggetto si alcuna trattativa al ribasso, atteso che gli enti del privato sociale, …, non perseguono il lucro e assumono le rette ad esclusivo titolo di rimborso delle spese sostenute”.

    Azione 1.4.2 Stimolare gli Enti competenti a porre rimedio ai gravi ritardi nel pagamento delle rette di ricovero da parte dei Comuni, causa di pregiudizio per le condizioni di vita degli assistiti e incidenti sui livelli qualitativi delle prestazioni. Ciò viene affermato dalla Circolare dell’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie Locali n. 14 del 10 Luglio 2008, la quale per di più ribadisce che “in nessun caso la mancata stipula delle convenzioni” con gli Enti residenziali “solleva le amministrazioni comunali dall’obbligo del pagamento delle rette per i ricoverati.”

    Azione 1.4.3 Costituire, come previsto dal Piano Strategico Regionale un Gruppo dipartimentale, aperto alla partecipazione del Terzo Settore per il monitoraggio e la valutazione di tutte le strutture residenziali.

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    Il Tavolo 2 “Inclusione socio-lavorativa” ha sviluppato la concertazione a partire dalle norme europee,

    nazionali e regionali nelle quali l’inserimento lavorativo è individuato come pratica di grande rilievo

    terapeutico e con effetti di risparmio sulla spesa sociale.

    Due sono le leggi nazionali che regolamentano e promuovono l’inserimento lavorativo delle persone con

    svantaggio: la legge 381 del 91 sulle cooperative sociali e la legge 68 del 99 “Norme per il diritto al lavoro dei

    disabili”.

    La legge 381/91 ha sancito il principio che si può sostenere una persona svantaggiata nel mondo del

    lavoro, non attraverso prestazioni dirette di tipo assistenziale rivolte al singolo soggetto, ma attraverso azioni

    normative sulla fondazione delle imprese e sui loro rapporti con il sistema politico-amministrativo: infatti

    nelle cooperative sociali la persona con disagio psichico può e deve diventare socio-lavoratore della

    compagine cooperativa con gli stessi diritti e doveri dei soci normodotati.

    Inoltre la Legge 381 disciplina le modalità di rapporto tra le cooperative sociali e gli enti pubblici,

    prevedendo la possibilità del convenzionamento diretto in deroga alla disciplina degli appalti e riducendo a

    zero il costo degli oneri sociali in caso di assunzione di persone svantaggiate.

    La legge 381 non è stata recepita in Sicilia da una legge organica di riferimento, ma all’interno di una legge

    recante disposizioni per l'attuazione del POR 2000-2006 e di riordino dei regimi di aiuto alle imprese (art.74

    L.R.32/2000) con una veloce e generica enunciazione di riferimento.

    Nonostante il numero considerevole di Cooperative Sociali presenti a Palermo (30 sono quelle iscritte al

    tavolo di concertazione per IL PAL) sono poche quelle che operano in regime “B” (con ammissione delle per-

    sone con disagio psichico nella compagine societaria come soci-lavoratori) e pochissime quelle che hanno

    assunto persone con disagio psichico rispettando il contratto collettivo di lavoro della Cooperazione Sociale.

    Poche sono le Cooperative che hanno sviluppato progettualità imprenditoriali indipendenti da

    finanziamenti pubblici. Due sole cooperative hanno in atto un rapporto di convenzione secondo quanto

    previsto dall’art. 5 della Legge 381/91.

    Frequente è stato finora il ricorso allo strumento del “tirocinio formativo” (ciò che comunemente viene

    definito “borsa lavoro”)

    La Legge 68/99 prevede che tutti i datori di lavoro con più di 15 dipendenti hanno l’obbligo di assumere

    lavoratori disabili. I datori di lavoro sia pubblici che privati sono spesso inadempienti rispetto alla legge

    68/99. Le Aziende in molti casi hanno preferito pagare le penali piuttosto che assumere i disabili. Secondo le

    informazioni avute dall’UPLMO pochissime persone con disagio psichico sono state assunte secondo quanto

    previsto dalla L.68/99.

    Il quadro delle esperienze di inserimento lavorativo di persone con disagio psichico o con problemi di

    dipendenze patologiche è quindi molto arretrato nella regione Sicilia per vari motivi: carenze normative, crisi

    economica, scarse capacità imprenditoriali, tendenza a richiedere risposte assistenziali piuttosto che

    sostegno alla ricerca e all’inserimento nel modo del lavoro.

    Alla luce di analoghi orientamenti emersi di recente nella regione (Comune di Catania) è stata indicata la

    riserva del 3% delle commesse per beni e servizi, dei comuni e della stessa ASP di Palermo, a

    cooperative/imprese sociali che inseriscono soggetti svantaggiati nella loro compagine societaria. È stata

    inoltre sottolineata l’importanza del PTI che dovrà accompagnare gli inserimenti.

    Per garantire un’efficace applicazione della L.68/99 si propone che gli Enti Pubblici e la stessa ASP di

    Palermo si avvalgano dello strumento della convenzione previsto dall’articolo 11, della legge. Tali convenzioni Tav

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    potranno riservare una quota di assunzioni a disabili psichici, identificati dall’elenco degli iscritti nelle liste

    speciali dell’UPLMO di Palermo. Lo strumento della convenzione, potrà garantire una maggiore efficienza nel

    campo degli inserimenti lavorativi e la migliore probabilità di successo degli stessi, prevenendo disservizi e af-

    frontando, con personale del DSM, i problemi che potranno insorgere nel corso degli inserimenti.

    Tirocini formativi. Le esperienze di accompagnamento a forme di tirocinio, quali sono le “borse lavoro”

    finanziate negli anni passati (con fondi della legge 328/00, con progetti europei, del Ministero della Salute e

    di Fondazioni) hanno sì portato un certo numero di pazienti a nuove forme di consapevolezza delle proprie

    abilità, ma hanno evidenziato la natura precaria dell’intervento. Si propone pertanto di utilizzare lo strumento

    del tirocinio all’interno di PTI il cui cronogramma definisca gli step successivi al tirocinio stesso, finalizzati

    all’ingresso nel mondo del lavoro evitando che queste esperienze giochino un ruolo regressivo nelle storie di

    vita nelle persone coinvolte. Al fine di rendere l’inserimento lavorativo organico al percorso evolutivo della

    persona va individuato, in parallelo al primo, un adeguato programma per forme sempre più autonome

    dell’abitare.

    Formazione professionale. La crisi generale che ha colpito la formazione professionale ha di fatto chiuso

    varie esperienze in cui molti pazienti con disagio psichico erano stati inseriti. Queste esperienze registravano

    punti di criticità poiché tendevano a reiterare negli anni le stesse tipologie di formazione, assecondando le

    esigenze degli enti piuttosto che quelle degli utenti.

    È stata proposta una più attenta lettura dei bisogni e una ricognizione dell’offerta degli enti di formazione,

    creando la giusta sinergia con le imprese che intendono assumere utenti del DSM.

    Progetti europei e di Fondazioni. Molti progetti aventi per obiettivo l’inserimento lavorativo sono stati

    svolti nel tempo da enti operanti nell’area della Salute Mentale, che hanno partecipato a bandi regionali del

    Fondo Sociale Europeo o di Fondazione con il Sud. I progetti si sono ripetuti secondo uno schema che si è

    replicato più volte. Tale modello prevede solitamente formazione in aula, work-experience, creazione di

    cooperative sociali che dovrebbero assorbire le persone formate.

    Solitamente, il progetto si conclude con la creazione di una cooperativa che, anche a causa della

    congiuntura economica del Paese, non riesce a sviluppare nuova imprenditorialità e ad assumere le persone

    formate, con delusione dei beneficiari (con frequenti ricomparsa di fasi di scompenso).

    Nei bandi regionali con Fondi Europei e fino alle passate edizioni dei Bandi Fondazione con il Sud, non era

    previsto un obbligo degli enti a coordinarsi con i DSM.

    In futuro, dovrà essere posta una maggiore attenzione, affinchè la valutazione delle idee progettuali

    preveda il coinvolgimento di organismi tecnici (ISIL, Nucleo Progettazione DSM, ecc.) per valutare le idee

    progettuali in base alla loro congruenza con il PAL.

    Quanto sottolineato nei punti precedenti va integrato con l’obiettivo di migliorare le capacità

    imprenditoriali delle cooperative e delle imprese di inclusione socio-lavorativa, favorendo il loro inserimento

    nel tessuto economico dei territori. Per tale motivo sono stati esplicitati alcuni obiettivi che vertono sulla

    promozione di network territoriali affinchè l’inserimento lavorativo degli utenti del DSM sia considerato non

    un peso ma un elemento della ricchezza complessiva delle comunità. La ASP e il DSM integrato dovranno

    farsi parte attiva di questi processi con il coinvolgimento dei propri operatori e la messa a disposizione di

    strutture polivalenti per il lavoro di rete e per l’avvio di idee imprenditoriali. Tale coinvolgimento dovrà

    essere considerato una declinazione specifica e fondamentale della promozione della salute mentale. Su

    queste tematiche va sviluppato un programma formativo rivolto contestualmente agli operatori sanitari e a

    quelli delle altre agenzie pubbliche e di terzo settore. Il Tavolo ha nominato referente per il Terzo Settore la

    Dott.ssa Anna Barba della Cooperativa Sociale Solidarietà.

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    Azione 2.1.1 Rafforzamento con risorse strumentali e di personale della funzione di inclusione sociale e inserimento lavorativo (ISIL) del DSM integrato con compiti di promozione, di organizzazione e di valutazione.

    Azione 2.1.2 Nell’ambito della costruzione del sistema in-formativo dipartimentale, attivazione di una banca dati degli utenti che necessitano di supporto all’inserimento lavorativo, divisa per ambiti territoriali e per tipo di azioni proposte (es. tirocini, avvio al lavoro, supporto nel luogo di lavoro, ecc.). Previsione di un interfaccia con la Banca dati dell’UPLMO. Azione 2.1.3 Individuazione di strumenti per il bilancio di competenze e per la valutazione degli inserimenti lavorativi nelle varie fasi dei percorsi attivando, con il concorso del Coordinamento Qualità dipartimentale, specifici protocolli di percorso e di valutazione.

    Azione 2.1.4 Organizzazione di seminari formativi per gli operatori DSM e del terzo settore su:

    - - uso degli strumenti di valutazione; - - sviluppo di impresa sociale.

    Azione 2.2.1 Attivare, ai sensi dell’art. 11, comma 4 della L. 68/99, una convenzione tra ASP e UPLMO per garantire l’inserimento di una quota di disabili psichici nell’organico della ASP e per monitorare il loro l’inseri-mento. Azione 2.2.2 Proporre la stipula di analoghe convenzioni ad altri enti pubblici del territorio in cui si registra una scopertura di posti riservati ai disabili. Azione 2.2.3 Promuovere attraverso specifiche iniziati-ve l’applicazione della L.68/99 in tutti gli ambiti di lavoro pubblici e privati.

    Elaborare un programma

    dipartimentale di sostegno all’inclusione

    socio-lavorativa degli utenti del DSM

    Garantire l’applicazione

    della L.68/99 nel territorio della ASP con particolare

    attenzione ai disabili psichici

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    Azione 2.4.1 Promozione e attivazione e attivare a livello di ASP e/o distrettuale gruppi di confronto tra le imprese che inseriscono al lavoro utenti del DSM per

    - analizzare i bisogni degli utenti; - analizzare le criticità e le risorse delle imprese; - diffondere le buone prassi consolidate nel territorio; - promuovere una presenza uniforme di imprese sociali

    su tutto il territorio della ASP attraverso il sostegno a start-up nei territori dove non esistono significative esperienze di inserimento lavorativo. Azione 2.4.2 Promozione e attivazione della partecipazione del DSM integrato e delle sue articolazioni territoriali (Moduli, SerT, UO di NPIA) negli Organismi di Sviluppo Locale e nei GAL (Gruppi di Azione Locale nel settore agricolo). Azione 2.4.3 Attivazione dei rapporti tra DSM integrato, Fondazioni bancarie e organismi di micro-credito per lo sviluppo di programmi di sostegno all’inclusione lavorativa.

    Azione 2.3.1 Predisposizione delle procedure amministrative per garantire una riserva del 3% delle commesse esterne dell’ASP alle Cooperative Sociali che inseriscono nella propria compagine almeno il 30% di soggetti svantaggiati secondo il disposto della L. 381/91. Azione 2.3.2 Promozione di un seminario per lo studio di con-venzioni sottoscritte ai sensi dell’art. 5 della L.381/91 in aziende o comuni della Regione. Azione 2.3.3 Promozione delle procedure atte a che ogni in-serimento lavorativo di cui al punto precedente sia accompa-gnato da PTI e monitorato dal DSM integrato.

    Attivare convenzioni tra

    ASP e Cooperative Sociali che inseriscono utenti del

    DSM tra i loro soci lavoratori

    Promuovere network locali per realizzare

    programmi di inclusione socio-lavorativa di utenti

    del DSM

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    Azione 2.5.1 Realizzazione di un censimento delle esigenze formative degli utenti del DSM al fine di indirizzare gli enti di formazione verso progettualità efficaci.

    Azione 2.5.2 Acquisizione dell’elenco delle enti di forma-zione accreditati a livello regionale e operanti nel territorio della ASP.

    Azione 2.5.3 Diffusione c/o gli enti di formazione di cui al punto precedente, delle informazioni sull’albo aziendale per la cogestione dei PTI e invito alla loro iscrizione.

    Azione 2.5.4 Estensione della pratica del progetto personalizzato per la presa in carico comunitaria (PTI) anche agli inserimenti nei corsi professionali, coinvolgendo nei PTI anche le imprese sociali presso cui si svolgeranno work-experience e tirocini formativi.

    Azione 2.5.5 Promozione di una forte collaborazione tra enti di formazione e imprese sociali al fine di selezionare i progetti formativi con maggiori potenzialità di successo in riferimento alla domanda del mercato. Promuovere la partnership del DSM ai soli progetti la formazione profes-sionale che realizzano sinergie con le imprese sociali.

    Promuovere nuove

    modalità di formazione professionale per gli

    utenti del DSM

    Valorizzare i beni immobili inutilizzati del patrimonio

    ASP per lo sviluppo di imprese sociali che operano

    nel campo dell’inclusione socio-lavorativa di utenti

    del DSM

    Azione 2.6.1 Valorizzazione dei beni immobili inu-tilizzati del patrimonio ASP per lo sviluppo di imprese sociali che operano nel campo dell’inclu-sione socio-lavorativa di utenti del DSM.

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    I processi partecipativi relativi all’area tematica attinente all’Associazionismo degli utenti e dei

    familiari sono fondanti rispetto all’intero percorso di concertazione finalizzato alla costruzione del

    Piano d’Azione Locale.

    Da molti anni il DSM di Palermo promuove il dialogo con associazioni di familiari e di volontariato e la

    collaborazione con famiglie e caregivers nei percorsi di cura e reinserimento sociale delle persone con

    disagio psichico. Nell’ultimo quinquennio tutti i Moduli Dipartimentali hanno realizzato attività

    congiunte operatori-familiari-utenti, in particolare con la realizzazione di programmi psicoeducativi per

    gruppi di familiari e utenti; in molti Moduli sono state realizzate attività e progetti con una o più

    Associazioni di familiari ed utenti e di Volontariato. Nel territorio del DSM operano attualmente,

    nell’ambito della promozione della salute mentale per gli adulti, sette Associazioni costituite da

    familiari ed utenti: U.F.E. Palermo ONLUS (Palermo), AMA il tuo tempo (Cefalù), AFIPRES Marco Saura

    (Palermo), Io come Voi (PartInico), MeravigliosaMente (Palermo), Nuova Speranza (Termini Imerese),

    Progetto Itaca (Palermo), Punto di Partenza (Palermo).

    E’ in fase di costituzione una nuova associazione di utenti.

    I gruppi di Auto Aiuto per familiari e/o utenti supportati dagli operatori sono presenti in cinque

    moduli. I gruppi UFE (Utenti Familiari Esperti) sono attivi in 3 moduli. Quattro delle associazioni di

    utenti e familiari oggi esistenti sono nate con il sostegno del modulo territorialmente competente E

    tuttavia, con associazioni di familiari/utenti sono stati stipulati accordi (protocolli di intesa e

    convenzioni) solo in tre casi, ed in due casi tali accordi sono in attesa di rinnovo.

    Queste esperienze sono suscettibili di sostegno e valorizzazione con le disposizioni del Piano

    Strategico per la Salute Mentale, che , individuando tra gli obiettivi strategici l’ ”integrazione pubblico-

    privato per la presa in carico comunitaria”, evidenzia, con il Progetto Terapeutico Individualizzato, una

    progettualità terapeutico- assistenziale fondata su un mix gestionale che comprende enti del terzo

    settore (quindi anche associazioni di familiari e volontari) oltre ad utenti, famiglie e servizi pubblici.

    Parallelamente, negli ultimi anni, nuovi orientamenti sono stati delineati da diversi strumenti

    normativi: Il Piano Europeo per la Salute Mentale del 2013, all’interno dell’obiettivo 6: “I sistemi per la

    salute mentale collaborano e si coordinano con altri settori”, nel sottoparagrafo 67, afferma che « Gli

    enti finanziatori dovrebbero addivenire a nuovi accordi per il pagamento di nuove modalità di lavoro o

    addirittura condividere le loro risorse di bilancio al fine di migliorare l’efficienza e l’equità. In alcuni casi

    sono gli utenti stessi e i loro familiari a sapere meglio come destinare le risorse in modo efficace ed

    efficiente e ciò rafforza il loro ruolo». Uno dei 4 risultati da conseguire rispetto all’obiettivo 6 è

    rappresentato dalla compartecipazione alla scelta di destinazione delle risorse relative alle cure,

    effettuata mettendo a frutto l’expertise degli utenti, dei servizi e delle loro famiglie. Ciò è in linea con

    l’orientamento metodologico indicato in diversi documenti ufficiali stilati da organizzazioni di livello

    mondiale, europeo, nazionale e regionale: quello della progettazione comunitaria che incardina ogni

    azione relativa alle politiche di partecipazione in salute mentale agli strumenti del PTI/BDS (cioè del

    Progetto Terapeutico Individualizzato con Budget di Salute) e del Mix gestionale. Anche a livello Tav

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    regionale, il “Piano della salute 2011-2013” ribadisce: “Il PTI prevede tutti gli interventi integrati

    possibili e tende al mantenimento e/o ri-acquisizione del diritto di cittadinanza attraverso

    l’inserimento abitativo, lavorativo e sociale”.

    La salute mentale di comunità parte proprio dalla co-progettazione del Piano d’Azione Locale e

    dovrebbe declinarsi tanto ai livelli di massimo coordinamento inter-assessoriale, quanto al micro-

    livello della stesura di ogni singolo PTI. Gli utenti destinatari del P.T.I sono quindi chiamati a co-

    costruirlo, con i loro familiari, e possono partecipare alla co- progettazione ed alla co- gestione dei

    P.T.I., assieme ai servizi pubblici ed agli eventuali altri enti del Terzo Settore, anche le associazioni

    costituite da familiari ed utenti.

    A questo proposito, L’ASP di Palermo ha deliberato nel 2015 la costituzione di un Albo degli Enti

    Accreditati, con un regolamento per le modalità di partecipazione, istituendo una commissione per la

    valutazione delle istanze, inoltrabili a scansione semestrale; l’iscrizione a tale Albo può essere

    effettuata anche dalle Associazioni di Familiari ed utenti che abbiano i requisiti previsti.

    Ulteriori nuovi orientamenti, che rafforzano e disciplinano il ruolo delle associazioni di volontariato e

    dei familiari nei percorsi di prevenzione, cura e riabilitazione e nella promozione della salute mentale

    nell’ambito di un DSM “integrato”, emergono dal disegno di legge di riforma del Terzo Settore, che

    ridefinisce aspetti normativi compresi in precedenza anche dalla Legge quadro sul volontariato (Legge

    266/91), ed istituisce la “Fondazione Italia Sociale” per sostenere interventi innovativi volti in

    particolare ai soggetti svantaggiati. Di particolare importanza per l’ambito della salute mentale è

    inoltre la proposta di legge n.2233, presentata nel 2014, che prevede norme per valorizzare, in

    continuità con la legge 180/78, la partecipazione attiva di utenti, familiari operatori e cittadini nei

    servizi di salute mentale e per promuovere equità di cure nel territorio nazionale.

    Nel corso degli incontri del Tavolo 3, cui hanno partecipato tutte le associazioni di utenti e familiari

    operanti nel territorio, si è pervenuti alla formulazione di diversi obiettivi, alcuni già individuati nel PSR

    ed altri identificati a partire dall’analisi di risorse, criticità e percorsi operativi in atto a livello locale.

    Nell’ambito interno ai servizi ed agli enti, sono stati rilevati, tra gli altri, come punti di forza l’esistenza

    di équipe professionali integrate e l’approccio di rete; come punti di debolezza, l’inefficacia

    comunicativa interna e tra le équipe, la disfunzionalità nelle risposte di coping, l’insufficienza delle

    risorse umane, economiche, strutturali. Nell’ambito esterno, sono state evidenziate in particolare

    come opportunità l’esistenza di reti territoriali, di processi di concertazione e l’implementazione delle

    azioni per la salute mentale, e come minacce gli antagonismi e la non collaborazione tra Enti del terzo

    settore, la discontinuità, l’inefficacia e l’inadempienza nel governo delle politiche socio sanitarie, a tutti

    i livelli. Non per caso, molto spazio è stato dedicato all’elaborazione di obiettivi trasversali a tutte le

    aree tematiche del PAL, in relazione all’esigenza di una maggiore integrazione e rappresentanza

    partecipativa delle Associazioni in un DSM integrato. E’ stata individuata, come referente del Tavolo 3

    per il Terzo settore, la Dott. Lucrezia Notarbartolo dell’Associazione UFE Palermo.

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    Azione 3.1.1 Riorganizzazione del sito “Si Può fare. Per il lavoro di comunità” prevedendo una gestione da parte di operatori del Terzo Settore.

    Azione 3.2.1 Attivazione di più ampie deleghe della Direzione Aziendale alla Direzione Dipartimentale per la realizzazione di protocolli e convenzioni. Azione 3.2.2 Co-ideazione e co-progettazione fra gli Enti del Terzo Settore e il DSM attraverso il Nucleo di progettazione dipartimentale aperto al contributo del Comitato di rappresentanza del P.A.L. e della Consulta Dipartimentale dei Pazienti e dei Familiari.

    Azione 3.4.1 Fondazione di un Osservatorio indipendente per la valutazione delle azioni integrate e di comunità nell’area della Salute Mentale Azione 3.4.2 Identificazione e strutturazione di percorsi di accreditamento alla pari fra gli Enti di Terzo Settore (audit, visiting).

    Migliorare i processi di circolazione delle infor-

    mazioni tra familiari, utenti, enti del terzo

    settore e operatori ASP

    Facilitare la co-

    progettazione e la co-gestione di attività di

    prevenzione e promozio-ne della Salute Mentale tra ASP e Terzo Settore

    Azione 3.3.1 Creazione di Centri Polivalenti Distrettuali che consentano il social sharing (scambio/condivisione di beni e servizi) favoriscano le azioni di fundraising e le relazioni di partnership che “valorizzino le reti associative di secondo livello… allo scopo di accrescere la rappresentatività presso i soggetti istituzionali”.

    Favorire la sistematicità

    e la qualità della collaborazione tra diversi

    enti del Terzo Settore

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    Favorire l’empowerment

    di comunità e dei soggetti beneficiari delle azioni di

    governo e di presa in carico nell’area della

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Le tematiche prese in considerazione dal Tavolo Tematico 4 “Adolescenti e giovani adulti” sono

    relative alla presa incarico dei soggetti di età compresa tra i 14 e i 25 anni; essendo molto ampia la

    fascia target, il tavolo propone la creazione, all’interno di un unico polo multifunzionale, di una

    suddivisione dell’offerta dei servizi, differenziata per fascia di età: la prima compresa fra i 14 e i 18 e

    l’altra fra 18 ed i 25 anni, secondo il seguente schema:

    Durante gli incontri di concertazione su questa area, particolarmente problematici sono risultati

    l’interconnessione tra i servizi, l’implementazione della presa in carico comunitaria e i momenti di

    snodo evolutivo degli utenti di questa fascia di età.

    L’altro dato emerso è relativo al sottodimensionamento delle risorse umane, strutturali ed

    economiche, che influisce significativamente sull’efficacia dei processi clinico-riabilitativi e di presa in

    carico comunitaria. Quest’ultima, raccomandata come metodologia efficace e innovativa nel Piano

    Strategico Regionale, nel Piano di Azione Europeo per la Salute Mentale, nel Piano d’Azione per la

    Salute Mentale dell’OMS, deve essere diffusa soprattutto all’ambito d’elaborazione dei PTI che si

    integreranno con lo strumento del “Progetto di vita” già in uso e riguarderanno le aree di confine,

    l’intero ciclo di vita e gli interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria.

    A giudizio dei partecipanti al Tavolo, il rafforzamento delle procedure di interfacciamento tra

    servizi e tra questi e il Terzo Settore, congiuntamente ad una migliore definizione e funzionalizzazione

    del network territoriale, decrementerebbe gli interventi in emergenza.

    Un’altra dimensione emersa dai lavori è quella relativa alla carenza dell’offerta formativa per gli

    operatori e alle difficoltà nel passaggio delle informazioni, sia all’interno delle macro-strutture, sia

    all’interno dei servizi potenzialmente in rete. Problema quest’ultimo particolarmente presente rispetto

    alle nuove aree di disagio giovanile, attribuibili agli ultimi mutamenti socio-antropologici ed

    economico-culturali ed attualmente non riconducibili a precostituite categorie nosografiche.

    In attinenza a quest’area si coglie, presso gli operatori dei servizi pubblici e del Terzo Settore, la

    motivazione all’aggiornamento e allo studio, nonché la spinta consapevole verso nuove forme di

    organizzazione dei servizi.

    ISTITUZIONE DI UN POLO MULTIFUNZIONALE

    SPAZIO NEUTRO ADOLESCENTI: Finalità: Presa in carico complessa, prevalentemente sanitaria, in rete

    con servizi ed enti del territorio

    CENTRO POLIVALENTE GIOVANI: Finalità: Presa in carico comunitaria

    de-sanitarizzata gestita dal Terzo Settore sostenuto da operatori

    istituzionali

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    Le azioni identificate nel documento mirano anche a sostenere e rendere sistematici:

    - la prossima attivazione di poli multifunzionali dedicati, così come previsto nel progetto di PSN

    2010 Azione 12.4, recepito nell’ultimo Atto Aziendale;

    - la creazione di intersezioni e interconnessioni tra i servizi della comunità;

    - ’informazione la prevenzione e la promozione nelle scuole (CIC);

    - le opportunità offerte da nuove start-up.

    Il Referente per il Terzo Settore nominato dal Tavolo Adolescenti è giovani adulti è la Dott.ssa

    Anita Scarpello dell’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Funzionale Corporea.

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    Azione 4.1.1 Collaborazione fra il Servizio per l’adole-scenza della NPIA e i Centri di Informazione e Consulenza (CIC) e le altre agenzie istituzionali e sociali per l’indivi-duazione dei casi a rischio.

    Azione 4.1.2 Potenziamento degli interventi clinici pre-coci nei servizi dedicati già attivi.

    Azione 4.1.3 Potenziamento delle dotazioni organiche nei servizi dedicati all’adolescenza.

    Azione 4.2.1 Attivazione di un polo Multifunzionale Dipartimentale in cui il servizio pubblico mantenga un ruolo di coordinamento e supervisione e che si articoli in uno spazio neutro per adolescenti finalizzato ad una presa in carico complessa ed integrata a prevalente carattere sanitario ed in un centro polivalente per la presa in carico comunitaria, gestita dal terzo settore, in spazi non sanitari strutturalmente e funzionalmente concepiti in relazione alle caratteristiche dell’utenza appartenente alla fascia giovani adulti.

    Azione 4.2.2 Attivazione di protocolli d’intesa fra ASP, USM, UEPE, agenzie dell’istruzione e della formazione, terzo settore co-gestore dei PTI di comunità, anche nell’ottica del sostegno all’alternanza scuola-lavoro.

    Azione 4.2.3 Attivazione della funzione del compagno adulto e di interventi gruppali sia di tipo terapeutico, sia di tipo A.M.A.

    Azione 4.2.4 Inserimento dei servizi pubblici e degli enti del Terzo Settore nel Progetto Milestone (“MILESTONE punta a migliorare il processo di transizione e l’esperienza stessa di questo passaggio per giovani che si spostano dai Servizi di Salute Mentale per Adulti e Adolescenti (UONPIA) ai Servizi di Salute Mentale per Adulti (DSM), in Italia e in tutta l’Europa. L’obiettivo principale del progetto è quello di assicurarsi che i giovani che necessitano di effettuare la transizione possano transitare ad appropriati servizi del DSM, in modo da continuare a ricevere le cure di cui necessitano per il loro specifico problema di salute mentale.” Sito web: milestone-transitionstudy.eu).

    Potenziare la prevenzione secondaria sui soggetti a

    rischio

    Favorire la presa in carico

    comunitaria e precoce dei

    soggetti in condizione di di-

    sagio psico-sociale attraverso

    la metodologia del PTI di

    Comunità con Budget di Salu-

    te e per l’intero arco di vita

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    Costruire la Rete fra

    servizi e fra questi e il territorio

    Incremento dell’offerta forma-tiva e dell’autofor-mazione per opera-tori dei Servizi Pub-

    blici e del Terzo Settore

    Potenziamento della

    rete residenziale

    Azione 4.3.1 Attivazione di percorsi funzionali alla presa in carico comunitaria fra le varie U.O. della NPIA e fra queste e le altre del Dipartimento di Salute Mentale, nonché con le altre agenzie istituzionali e con il Terzo Settore.

    Azione 4.3.2 Estensione della Piattaforma Informatica, già in uso ai SerT e ai MDSM ai dati e alle attività della NPIA.

    Azione 4.4.1 Progettazione finalizzata allo scopo sfruttando bandi europei.

    Azione 4.4.2 Sviluppo di studi e ricerche relativi ai nuovi disagi adolescenziali e giovanili, incrementando le conoscenze sulle nuove patologie psichiatriche, valorizzando, condividendo le ricerche in corso.

    Azione 4.4.3 Promozione di giornate formative congiunte rivolte ad operatori di tutte le agenzie coinvolte nella presa in carico comunitaria.

    Azione 4.5.1 Revisione D.A. del 2014. Azione 4.5.2 Adeguamento ai reali bisogni degli standard strutturali e di organico delle CTA per adolescenti Azione 4.5.3 Sostegno, con meccanismi premianti, agli in-vestimenti del terzo settore su residenzialità a bassa intensità assistenziale e l’imprenditoria sociale virtuosa. Azione 4.5.4 Creazione dei servizi dedicati per PDTA e DCA relativi a tutti i tipi di residenzialità. Azione 4.5.5 Potenziamento e rifunzionalizzazione dei ser-vizi esistenti (CEDIAL). Azione 4.5.6 Creazioni di servizi, strutture, poli multi-funzionali ad hoc.

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  • Piano di Azione Locale per la Salute Mentale 2017 - 2019

    “La salute mentale è una delle componenti centrali del capitale umano, sociale ed economico

    delle comunità di appartenenza, di vita e di lavoro delle persone. Benessere psicologico, inclusione

    sociale e sviluppo economico sono fenomeni strettamente interconnessi. “

    Dal Piano Strategico per la Salute Mentale della Regione Sicilia

    Nonostante il lavoro incessante dei Servizi che se ne occupano, negli anni a seguire numerose saranno le

    sfide a cui gli operatori, qualsiasi posizione funzionale ricoprano, dovranno fare fronte:

    “l’elaborazione, la realizzazione e la valutazione di una serie integrata e programmata di azioni capaci di

    offrire, nel settore della salute mentale, servizi in grado di migliorare il benessere dell’intera popolazione”.

    E’ ormai risaputo che la dipendenza da eroina si è stabilizzata