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Polonia e Ucraina: nella morsa dei populismi rurali Cristina Carpinelli Casa della Cultura di Milano Scuola di cultura politica Domenica 15 gennaio 2017 copyright@2017 Cristina Carpinelli

Polonia e Ucraina: nella morsa dei populismi rurali...Il nuovo governo al potere entrò, tuttavia, in crisi quasi subito. L’8 settembre 2005, Julija Tymošenko, una delle anime della

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Polonia e Ucraina: nella morsa dei populismi rurali Cristina Carpinelli

Casa della Cultura di Milano Scuola di cultura politica Domenica 15 gennaio 2017 copyright@2017 Cristina Carpinelli

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La rivoluzione arancione Prima Rivoluzione Ucraina

Movimento di protesta sorto in Ucraina all’indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, parte del più ampio fenomeno

delle Rivoluzioni colorate.

La rivoluzione arancione fu un moto di protesta contro le complesse condizioni di vita del paese, contro un potere corrotto e impopolare per i troppi scandali - rappresentante di potentati economici odiosi alla maggioranza della popolazione - ma fu anche una speranza: entrare prima o poi a far parte della ricca e vicina Europa.

Il 26 dicembre 2004 Viktor Juščenko, leader della rivoluzione arancione, vinse le elezioni presidenziali (secondo svolgimento del secondo turno). Juščenko formò subito dopo un nuovo gabinetto dei ministri (gennaio 2005) con l’approvazione del parlamento. Julija Tymošenko fu nominata primo ministro.

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Il nuovo governo al potere entrò, tuttavia, in crisi quasi subito. L’8 settembre 2005, Julija Tymošenko, una delle anime della rivoluzione arancione, fu costretta a dimettersi dalla carica di primo ministro per dissidi con alcuni membri dell’esecutivo e con lo stesso presidente Juščenko. Seguirono due elezioni parlamentari (2006 e 2007), continue risse politiche, una clamorosa coabitazione tra Juščenko come presidente e il rivale Viktor Janukovyč come premier dal 10 agosto 2006 al 18 dicembre 2007 (dal 18 dicembre 2007 al 3 marzo 2010 fu di nuovo premier la Tymošenko). Le elezioni presidenziali del 17 gennaio 2010 segnarono la fine di questa prima fase storica della rivoluzione arancione. Nel 2010 Viktor Janukovyč vinse, infatti, le elezioni presidenziali contro la sfidante Julija Tymošenko, e rimase presidente dell’Ucraina dal 2010 al 2014 sino all’avvento di Euromaidan.

Gli ucraini ricorderanno la rivoluzione arancione per le speranze che aveva generato, ma anche per le mancate promesse e per il lungo periodo di paralisi

politica e istituzionale.

La rivoluzione arancione Prima Rivoluzione Ucraina

Movimento di protesta sorto in Ucraina all’indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, parte del più ampio fenomeno

delle Rivoluzioni colorate.

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Il germe del nazionalismo

La rivoluzione arancione non fu solo una ribellione democratica al potere dei clan oligarchici e alla corruzione sistemica della classe politica, ma fu anche una

rivoluzione nazionale Il sociologo ucraino Viktor Stepanenko afferma che “l’idea del rinnovamento democratico della società e delle autorità e quella della riaffermazione degli interessi politici nazionali furono organicamente ed efficacemente unite negli slogan ‘arancioni’”

(1).

L’attuale ministro della cultura, Evgenij Nyščuk, descrive come gli ucraini che protestarono allora in Majdan Nezaležnosti “volessero vedere l’Ucraina - terra degli ucraini, in opposizione a quanti la volevano vedere - appendice della Russia”.

La frattura

Quando agli ucraini fu chiesto perché avessero partecipato alla rivoluzione arancione, il 33.2% e il 24.7% degli ucraini dell‘Ovest e del Centro indicarono come decisiva l’accresciuta coscienza nazionale, contro il solo 9.1% degli ucraini dell’Est (2).

Fonte: 1) Viktor Stepanenko, “How Ukrainians View Their Orange Revolution: Public Opinion and the National Peculiarities of Citizenry Political Activities”, Demokratizatsiya, 13(4):595-616, October 2005, p. 600. 2) Ivi, p. 608.

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Elezioni presidenziali in Ucraina (distribuzione geografica del voto per Oblast’)

Ripetizione del voto - secondo ballottaggio. 26 dicembre 2004

Da: Wikipedia

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La distribuzione geografica dei voti mostrò una chiara divisione tra Est e Ovest dell’Ucraina

ad un Est russofono e fortemente industrializzato si contrapponeva un Ovest ucrainofono e prevalentemente agricolo

La zona occidentale e centrale del paese, che corrispondeva all’incirca ai territori dell’ex Confederazione Polacco-Lituana del XVII secolo, era filo-occidentale. I suoi abitanti erano di lingua ucraina, erano cattolici greco-ucraini (uniati) nell’Ovest e ortodossi-ucraini al Centro. Costoro votarono principalmente in favore di Juščenko.

La zona orientale e sud-orientale del paese, che comprendeva la Repubblica Autonoma di Crimea, aveva legami stretti con la Russia e la Chiesa ortodossa russa. Qui vivevano molte persone di etnia russa (o russofone), che si espressero a favore di Janukovyč.

Attualmente in Ucraina vivono 8 milioni di russi. La maggior parte della popolazione di etnia russa (e russofona) risiede nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina.

Elezioni presidenziali in Ucraina (distribuzione geografica del voto per Oblast’)

Ripetizione del voto - secondo ballottaggio. 26 dicembre 2004

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Differenze etnico-linguistiche in Ucraina - Fonte: Washington Post

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La parte occidentale (centrale) del paese, dominata per lunghi tratti dal regno lituano-polacco, legata alla Chiesa Uniate (nata dopo l’Unione di Brest che sanciva la sottomissione della Chiesa ortodossa polacco-lituana alla giurisdizione del papato di Roma, pur mantenendo i riti ortodossi e dotandosi di una propria organizzazione ecclesiastica) e più duramente colpita dalle politiche agrarie di Stalin durante gli anni Trenta, ha rappresentato terreno fertile per le varie forme di nazionalismo ucraino, dal punto di vista religioso, culturale-linguistico, politico. L’est (sud-est) del paese, invece, territorio della Rus’ di Kiev e culla della storia nazionale non solo degli ucraini, ma anche dei russi e dei bielorussi, passato sotto il controllo della Russia in seguito al Trattato di Perejaslav del 1654 (nord-est dell’attuale Ucraina) e alle cessioni da parte dell’Impero Ottomano (Crimea e sud-est del paese), è stato storicamente legato a Mosca e alla Chiesa ortodossa moscovita, subendo maggiormente la russificazione culturale durante il periodo sovietico e l’industrializzazione promossa dal PCUS.

http://www.bloglobal.net/2014/02/ucraina-rivoluzione-nazionale-ma-solo-meta.html

La società ucraina post-sovietica può essere collocata, a livello simbolico, all’interno di una più grande divisione che contraddistingue il paese, la cui

storia travagliata ha contribuito a creare in pratica “due Ucraine”, con il fiume Dnepr (che attraversa la nazione da nord a sud) che funge da confine

immaginario.

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Fonte: L’Ucraina tra noi e Putin, in «Limes», no. 4, 2014, Carta di Francesca La Barbera.

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Nella mappa, la distribuzione della popolazione russa in Ucraina

Da: Notizie esteri del Corriere. La crisi ucraina attraverso le mappe. 14/03/2012.

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Svoboda: la metamorfosi del nazional-populismo ucraino

Gli anni trascorsi sotto l’egida sovietica contribuirono a far crescere il malcontento della popolazione. Ed è proprio dalle ceneri dei movimenti sorti durante il periodo sovietico che si formarono i partiti nazional-populisti, tra

cui l’odierna Unione Pan-Ucraina “Libertà”, nota come Svoboda .

Questo partito fu registrato nel 1995 con il nome di Partito Social-Nazionale d’Ucraina, anche se un nucleo originario era sorto già nel 1991 a L’viv.

Il Partito Social-Nazionale d’Ucraina ha acquisito visibilità in occasione delle elezioni del 2002 grazie al suo ingresso nel blocco “Nostra Ucraina”, di cui Viktor Juščenko era presidente.

Il simbolo del Partito Social-Nazionale d’Ucraina era allora quello dell’“Idea di Nazione”, molto simile al simbolo runico del “dente di lupo”, adottato da molte unità militari ai tempi della Germania nazista.

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Nel 2004, con la rivoluzione arancione, si erano aperti nuovi spazi politici, strettamente connessi anche alla questione energetica, agli equilibri geopolitici (Usa/Nato, Russia, UE), e all’affermazione di un’idea imperiale da parte della Russia di Putin (progetto neo-zarista o neo-coloniale), entro cui i destini della Russia e quelli dell’Ucraina erano legati a doppio filo (e non poteva essere altrimenti dato che la Rus’ - la forma embrionale della Russia - era nata a Kiev). Proprio in questo complesso scenario si vanno formando movimenti nazional-populisti, che rivendicheranno, innanzitutto, il principio di sovranità popolare. Alcuni saranno pro-UE, altri no. In ogni caso, tutti forniranno ragioni valide per rivendicare l’indipendenza nazionale su base etnica e religiosa.

Nel 2004 il Partito Social-Nazionale d’Ucraina cambia il proprio nome in Unione Pan-Ucraina “Libertà” (Svoboda). Tra il 2004 e il 2010 gli aderenti al partito salgono ad oltre 15mila unità e questo aumento di consenso avrà una ricaduta sulle elezioni regionali del 2009: nell’Oblast’ di Ternopil’, Svoboda otterrà il 34,69% dei voti, conquistando 50 seggi sui 120 totali del Consiglio regionale.

Tuttavia, il vero exploit di questo partito giunge alle elezioni politiche dell’ottobre 2012, quando conquisterà il 10,44% dei voti, ottenendo 37 seggi in Parlamento.

Svoboda: la metamorfosi del nazional-populismo ucraino

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In Ucraina occidentale, Svoboda otteneva il 30-40% dei voti in tre Oblast’ (Leopoli, Ternopil’, Ivano-Frankivs’k), mentre in Ucraina orientale - solo l’1% dei voti. A Leopoli città (L’viv), il partito guadagnava oltre il 50% dei voti. Nella città di Kiev, diventava la seconda forza politica più popolare - dopo “Patria”. L’analisi del voto mostrava che era il partito più seguito tra gli elettori con un’istruzione superiore (circa il 48%).

From: https://en.wikipedia.org/wiki/Svoboda_(political_party)

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Suddivisione per Oblast’ dell’Ucraina (da Wikipedia)

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https://ru.wikipedia.org/wiki/Свобода_(партия)

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https://ru.wikipedia.org/wiki/Свобода_(партия)

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Il simbolo di Svoboda: una mano con tre dita alzate. Richiama il Tryzub (tridente in ucraino) della bandiera ucraina, un gesto

che significa “Indipendenza”.

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Ideologia nazional-populista di Svoboda

Politica Interna

• Costruzione di una nazione etnicamente omogenea; • Rilascio del passaporto ucraino sulla base del certificato di nascita o di

nazionalità del padre; • Rappresentanza etnica in tutti i settori di attività: istruzione, cultura,

sanità, forze armate, imprese pubbliche, ecc.; • In tutte le istituzioni pubbliche (incluse le scuole), la lingua veicolare deve

essere l’ucraino; • L’uso dell’ucraino nei mass-media deve corrispondere alla quota di ucraini

etnici sulla popolazione totale del paese: non meno del 78%; • Le aziende sono obbligate ad acquistare software e sistemi operativi di

produzione ucraina e in lingua ucraina; • Qualsiasi propaganda o attività anti-ucraina deve essere punita per legge,

sino a privare la persona del diritto di voto; • Privazione della cittadinanza ucraina a stranieri naturalizzati se

commettono reati; • Deputati, presidenti e giudici devono essere cittadini di etnia ucraina;

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Ideologia nazional-populista di Svoboda

Politica Interna

• Il partito sostiene la riabilitazione dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA). Leader storico di riferimento: Jaroslav Stecko (capo dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini di Stepan Bandera);

• Chi nega l’Holodomor (genocidio della nazione ucraina) deve essere penalmente punito;

• Messa al bando del Partito comunista; • Introduzione di una legge di lustrazione per purificare le strutture di potere dagli

“agenti di Mosca”. Sostituzione con giovani professionisti, laureati delle Università ucraine, selezionati in base ai criteri di patriottismo e professionalità;

• Purificazione del paese dalla corruzione. Creazione delle condizioni per il ritorno a casa dei “lavoratori ospiti”. Lotta contro l’immigrazione;

• Divieto d’aborto (salvo che per motivi di pericolo di vita per la gestante o di accertato stupro) posto sullo stesso piano del tentato omicidio;

• Lotta contro la tossicodipendenza, l’alcolismo e il fumo. Severa punizione della propaganda a favore delle perversioni sessuali;

• Divieto di adozione di bambini ucraini da parte di coppie straniere; • Referendum nazionale sulla modifica dello status della penisola di Crimea;

abolizione dello status speciale di Sebastopoli.

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Ideologia nazional-populista di Svoboda

Politica estera

• Possesso di un arsenale nucleare nazionale. Sviluppo di armi nucleari tattiche;

• Ingresso nella NATO. La Crimea come base stabile del posizionamento militare NATO;

• Introduzione di un regime di visti con la Russia; • Alleanza Europea dei Movimenti Nazionalisti (es: Jobbik, Alba dorata,

Forza nuova, ecc.).

I documenti programmatici del partito sono infarciti di dichiarazioni anti-semite e xenofobe, caratterizzando il pensiero come neofascista e/o neonazista. Svoboda è stato definito dal parlamento europeo “razzista, antisemita e xenofobo”, invitando le forze politiche democratiche dell’Ucraina a non allearsi mai con questa organizzazione. Keywords ideologia: nazionalismo etnico, antisemitismo, xenofobia, attivismo militante antirusso, schieramento filo-occidentale, atlantismo.

Abbandono dal 2005, per motivi geopolitici, della “terza posizione” (anticapitalismo e anticomunismo), fatto salvo il socialismo nazionale.

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«Il partito nazional-populista ha saputo sfruttare a suo favore il malcontento nei confronti dei governanti, un certo livello di sfiducia nei confronti dell’opposizione e il bisogno di una fascia di popolazione (soprattutto i giovani) di avere una prospettiva ideologica chiara e ben definita. Prendendo in parte a prestito le istanze del nazionalismo ucraino del XIX secolo (rappresentato da personaggi come Vjaceslav Lipins’kij e Dmytro Doncov), il partito Svoboda è stato capace, negli ultimi anni, di trovare radicamento sociale soprattutto nell’Ucraina occidentale, particolarmente in Galizia e in Volinia, basando il suo consenso sulla promozione della lingua ucraina, sul rifiuto di ogni tipo di legame con la Russia e su vaghi richiami all’antisemitismo storico. Sfruttando anche la figura carismatica del leader Oleg Tjagnibok, il partito nazionalista ucraino è stato l’unico capace di organizzare e catalizzare la rabbia della popolazione più disagiata durante il suo primo anno all’interno del parlamento (2012), facendo emergere e guadagnare visibilità anche a tutto il sottobosco di gruppi e organizzazioni di estrema destra».

Da: http://www.bloglobal.net/2014/02/ucraina-rivoluzione-nazionale-ma-solo-meta.html

Perché Svoboda ha guadagnato negli anni molto consenso popolare

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Settore Destro (Pravyi Sektor)

Pravyi Sektor/Settore Destra è un’organizzazione politica che ebbe un ruolo decisivo nelle proteste di piazza a Kiev. Il movimento si era formato con l’unione di gruppi nazionalisti ucraini (es: Tryzub “Stepan Bandera” - Stepan Bandera: leader nazionalista ucraino, alleato dei nazisti per un certo periodo durante la Seconda Guerra Mondiale e poi assassinato dal Kgb nel 1959, e Patrioti d’Ucraina) e dell’Assemblea Nazionale Ucraina - Auto Difesa Nazionale Ucraina (UNA-UNSO). Settore Destro è stato il partito più presente e organizzato all’interno delle proteste del gennaio/febbraio 2014 di Piazza Indipendenza. Leader indiscusso di questa organizzazione era Dmytro Yaroš (2013-2015).

Pravyi Sektor si oppone all’entrata del paese nell’UE. “Entrare nella Ue sarebbe la morte dell’Ucraina. Europa significa la morte dello Stato-nazione e la morte della cristianità. Noi vogliamo un’Ucraina per ucraini, gestita da ucraini e non serva di interessi stranieri” (nuovo capo dell’organizzazione - Andriy Tarasenko). Una dichiarazione che contraddice il supposto europeismo delle proteste di Kiev. No alla Nato. Priorità: unificazione di tutti gli ucraini (all’estero sono circa 10 milioni, di cui 4 mln. in Russia) per combattere contro i separatisti dell’Est del paese; ricambio completo della classe politica (sia quella legata a Janukovič, sia quella stretta attorno alla figura della Timošenko); affermazione del nazionalismo, la cui base indiscussa è il cristianesimo. Settore Destro considera Svoboda troppo liberale, filo-europeista e atlantista, e conformista. Non ne condivide un certo razzismo professato da alcuni suoi membri, e non si definisce xenofobo e antisemita.

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Le organizzazioni di estrema destra si erano organizzate in formazioni para-militari composte da volontari (es: battaglione Azov - ora incorporato nella Guardia Nazionale d’Ucraina), che sono andati poi a combattere nelle regioni secessioniste dell’Est e Sud-Est del paese.

La lotta ai separatisti ucraini filorussi è stata portata avanti anche da altri battaglioni (“Dnepr-1”, “Dnepr-2”, “Donbass-Dnepr”, “DUK”, “Aidar”). Nell’unità d’assalto Aidar erano presenti molte donne soldato. Formata inizialmente da volontari, in seguito è passata sotto il controllo del ministero della Difesa, che decise poi di scioglierla nel tentativo di riorganizzare le forze militari. Un ruolo centrale durante le proteste di Kiev fu quello del gruppo Samooborona-Majdanu (Autodifesa di Majdan) e del risorto UPA. Settore Destro e Svoboda rappresentano due diverse espressioni dell’anima nera del nazionalismo ucraino. Esistono altre organizzazioni di estrema destra - anch’esse dotate di organizzazioni paramilitari - come, ad esempio, Spil’na Sprava (Causa Comune).

I gruppi paramilitari della galassia nera ucraina

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VIDEO Il senatore americano McCain incontra la sera prima della grande manifestazione in Majdan Nezaležnosti del 15 dicembre 2013 i leader indiscussi dell’opposizione

Oleg Tjagnibok e Arsenij Jacenjuk

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VIDEO McCain supporta l’opposizione in piazza Indipendenza 15 dicembre 2013 (proprio in quei giorni, Bruxelles sospendeva i colloqui con l’Ucraina, poiché il presidente Janukovič a fine novembre aveva dichiarato l’intenzione di non firmare l’Accordo di Associazione UE)

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VIDEO

La battaglia di Majdan (la Rivoluzione nera) 18-19 febbraio 2014

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Intervista al reporter Eliseo Bertolasi che fu testimone della rivolta nei giorni in cui Majdan Nezaležnosti fu messa a ferro e fuoco (febbraio 2014)

«Tra i manifestanti ricordo anche preti, soprattutto, della Chiesa uniate arrivati dalle regioni occidentali dell’Ucraina, oltre che preti della Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Con loro sul palco, la notte della battaglia in Majdan, c’era addirittura una delegazione di Radio Maria; innegabile il suo supporto alla rivolta, anche solo per il fatto di trovarsi in mezzo ai manifestanti. La Chiesa Uniate è un’emanazione della presenza polacca nella storia dell’Ucraina. Con l’adesione alla Controriforma i polacchi accentuarono il peso del cattolicesimo legandolo alla loro espansione politica. Per effetto di tale politica, le genti già cristiane ortodosse delle comunità slave all’interno dei confini polacchi, che a quel tempo includevano i territori dell’attuale Ucraina occidentale, furono cattolicizzate. Con il Concilio di Brest del 1596 venne decretata, infatti, la nascita delle Chiese uniate, che pur mantenendo, strutture, disciplina e liturgia della tradizione bizantina, riconobbero l’autorità giurisdizionale della Chiesa di Roma».

Fonte: Marco Dotti, “Cosa è successo a piazza Maidan? La vera storia della rivolta ucraina”, Vita, 18 marzo 2014.

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Il neo-governo provvisorio post Majdan (26 febbraio 2014)

Svoboda, Settore Destro e Chiesa uniate hanno attivamente partecipato alla rivolta di EuroMajdan, che ha portato alla destituzione del presidente Janukovič. Gli attivisti del partito Svoboda avevano formato dei battaglioni di Auto-Difesa di Majdan. Non è casuale che nel neo-governo, insediatosi subito dopo la deposizione del governo di Viktor Janukovyč, quattro membri dell’esecutivo di Kiev erano rappresentanti di Svoboda. Dopo la rimozione dalla carica di presidente di Viktor Janukovyč, nel quadro della crisi del 2013-2014, si è formata una coalizione di governo che comprendeva rappresentanti dei partiti Bat’kivščyna (L’Unione Pan-Ucraina “Patria”) e Svoboda, e indipendenti (attivisti o partecipanti delle proteste di Kiev). UDAR, il partito dell’ex pugile Vitalij Kličko, decideva di rimanere fuori dalla coalizione di governo. La coalizione ufficializzata il 27 febbraio 2014 ha formato un governo ad interim guidato da Arsenij Jacenjuk, che comprendeva quattro rappresentanti di Svoboda: Aleksandr Syč - Vice primo ministro; Igor’ Švajka - ministro delle politiche agricole e alimentari; Andrej Mochnyk - ministro dell’Ecologia e delle Risorse Naturali - Igor’ Tenjuch - ministro della Difesa.

Un mese dopo il suo insediamento (21 marzo 2014), il premier ad interim Jacenjuk firmava con i rappresentanti europei la parte politica dell’Accordo di Associazione all’UE.

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“L’Unione Pan-Ucraina Patria”, detta «Patria» (Bat’kivščyna), è un partito politico di orientamento centrista, filo-occidentale e filo-europeo, guidato da Julija Tymošenko.

Il manifesto del partito sostiene di voler instillare in Ucraina valori nazionali, democratici e cristiani, tenuti insieme attraverso le riforme, la spiritualità, il patriottismo, la solidarietà nazionale, la responsabilità, i diritti e le libertà. I sostenitori del partito pensano di trasformare l’Ucraina in uno stato-nazione competitivo entro il modello europeo occidentale basato su giustizia e benessere.

Keywords: filo-europeismo, democrazia liberale, populismo, conservatorismo, nazionalismo, etica cristiana.

25,5%

5,68%

102

19

0

20

40

60

80

100

120

ott. 2012 ott. 2014

Voti (%)

Seggi

Bat’kivščyna Le elezioni parlamentari del 2012 hanno visto la vittoria del Partito delle Regioni del presidente in carica Viktor Janukovyč, seguito da Bat’kivščyna e da Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma (Udar) di Vitalij Klyčko. Alle elezioni parlamentari del 2014 Bat’kivščyna subiva un tracollo.

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L’Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma (in ucraino Український Демократичний Альянс за Реформи, УДАР, Ukraїns'kyj Demokratyčnyj Al'jans za Reformy, UDAR) è stato un partito politico, guidato dal pugile Vitalij Klyčko, campione del mondo dei pesi massimi WBC.

L’Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma era un partito liberale di centrodestra, a favore dell’entrata dell’Ucraina nell‘’UE. Il 28 agosto 2015 il partito si è sciolto, fondendosi con il Blocco Petro Porošenko.

Keywords ideologia: liberalismo, filo-europeismo, populismo sociale, conservatorismo, nazionalismo.

UDAR Le elezioni parlamentari del 2012 hanno visto la vittoria del Partito delle Regioni del presidente in carica Viktor Janukovyč, seguito da Bat’kivščyna e da Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma (Udar) di Vitalij Klyčko. Quest’ultimo partito ha ottenuto il 13,96% dei voti, guadagnando 40 seggi al parlamento.

Alle elezioni parlamentari del 2014, Udar, insieme con l’alleato Solidarnist' di Petro Porošenko, si è presentato dentro la nuova formazione chiamata “Blocco Petro Porošenko”, che si è aggiudicata come seconda forza politica del paese, dopo il Fronte Popolare di Arsenij Jacenjuk. Vitalij Klyčko è attualmente sindaco della città di Kiev.

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L’Ucraina si presentava come un paese dalla struttura sociale

molto polarizzata per redditi e livelli di vita.

L’Accordo di Associazione all’UE era stato considerato dai lavoratori del Donbass e dell’Ucraina meridionale come il blocco agli scambi commerciali con la Russia, cioè come il tracollo per l’economia di quelle zone industriali del paese, nelle quali erano presenti stabilimenti metallurgici e industrie minerarie indissolubilmente legati alla cooperazione economica con Mosca. Le aree russofone (filo-russe) dell’Ucraina orientale erano le più ricche (o le meno povere, come la si voglia leggere) dell’Ucraina. Pesavano il 45% della popolazione, ma ben il 50% del PIL. Seppur interessate da una pesante recessione, restavano ancora le locomotive del paese. La sola regione di Donec’k, che occupava il 5% del territorio nazionale e ospitava circa il 10% della popolazione, produceva il 17% del PIL e un quarto del suo export. I salari di milioni di russi dell’Ucraina orientale, occupati in joint-venture (imprese miste con soci russi e ucraini) siderurgiche o metallurgiche, erano pagati dalla Russia. Ecco perché qui la gente guardava alla Russia e non all’UE. Non solo, dunque, per una questione di difesa etnica, ma anche perché la Russia simboleggiava stabilità e benessere, in un paese seriamente compromesso sul piano sociale ed economico. In Russia, la qualità della vita era molto più elevata e lo stipendio di un operaio era doppio rispetto a quello del suo omologo in Ucraina. Le regioni Centro-Ovest e Ovest dell’Ucraina (quelle filo-occidentali) erano poco industrializzate, prevalentemente rurali, e rappresentavano l’area più depressa del paese (ad eccezione delle grandi città - come Kiev).

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http://scenarieconomici.it/mappa-del-pil-in-ucraina-le-aree-piu-ricche-sono-quelle-russofone/

Mappa dei Salari: le aree filo-russe sono quelle con salari maggiori (unitamente all’area della capitale), mentre le regioni filo-occidentali sono le aree più depresse.

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Le aree russofone erano decisamente le meno povere. Pesavano il 45% della popolazione, ma ben il 50% del PIL. Erano le locomotive del paese. La sola

regione di Donec’k, che occupava il 5% del territorio nazionale e ospitava circa il 10% della popolazione, produceva il 17% del PIL e un quarto del suo export.

http://scenarieconomici.it/mappa-del-pil-in-ucraina-le-aree-piu-ricche-sono-quelle-russofone/

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La mappa delle proteste. Spil’na Sprava occupa le sedi di alcuni ministeri a Kiev. Svoboda e Pravyj Sektor assumono il controllo dei palazzi dei governatorati in diverse città dell’Occidente

ucraino, dove le forze dell’opposizione riscuotono il grosso del loro consenso elettorale.

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L’accordo agricolo con la Cina (settembre 2013)

Nella parte centrale del paese, vasti territori agricoli sono stati “affittati per cinquant’anni” (land grabbing) alla Cina, che si è per il momento impossessata di 100 mila ettari di terreni agricoli di alta qualità, che appartengono all’Oblast’ di Dnipropetrovs’k, destinati alla coltivazione e all’allevamento di maiali. Nell’accordo stipulato nel settembre 2013 tra Cina e Ucraina era previsto un graduale aumento di terreno fornito alla Cina, fino a un totale di tre milioni di ettari, una superficie pari a quella del Belgio. Di fatto, l’Ucraina cedeva alla Cina il 5% del suo territorio complessivo e il 9% delle sue terre coltivate. Come contropartita, la China’s Import-Export Bank avrebbe concesso a Kiev un prestito di tre milioni di dollari da investire per lo sviluppo agricolo (nuove attrezzature, sementi e uno stabilimento di fertilizzanti) e offerto, inoltre, infrastrutture primarie: miglioramento delle vie di comunicazione con la Crimea e un ponte sullo stretto di Kerč’. L’Ucraina ha oggi una produzione di grano che raggiunge i 18 milioni di tonnellate l’anno e una di mais che arriva fino a 18 milioni di tonnellate e mezzo. Il 50% di queste produzioni è destinato all’esportazione, in particolare a Russia e Cina. L’accordo agricolo con la Cina era stato criticato da una buona parte della popolazione civile ucraina, perché considerato come una nuova forma di colonialismo e sfruttamento delle risorse dei paesi più poveri da parte dei paesi più ricchi. Questo accordo era stato uno dei motivi scatenanti delle proteste popolari antigovernative.

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Sondaggio Avaaz.org Un sondaggio condotto da Avaaz.org, (piattaforma internazionale indipendente che

promuove petizioni e inchieste) ai primi di marzo 2014 in diverse zone del paese riferiva dati preoccupanti: il 38,45% della popolazione ucraina era disposto a sostenere le forze di estrema destra (“Svoboda” e “Pravyj Sektor”). Questa

percentuale saliva al 43,23% nella fascia d’età 18-35 anni.

1

102

38 33 29 22 19

7

0

20

40

60

80

100

120

Samopomič BloccoOpposizione

P.R. OlegLjaško

Patria Svoboda

2012

2014

Confronto elezioni parlamentari ott. 2012 e ott. 2014 (n. seggi al parlamento)

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Primo partito: Blocco Petro Porošenko «Solidarietà» (Jurij Lucenko): 21,82% - seggi 132. Secondo partito: Fronte popolare (Arsenij Jacenjuk): 22,14% - seggi: 82. Terzo partito: Samopomič (Andrij Sadovij): 10,97% - seggi 33. Quarto partito: Blocco Opposizione (Jurij Bojko): 9,43% - seggi 29. Quinto partito: Partito Radicale di Oleg Ljaško (Oleg Ljaško): 7,44% - seggi 22. Sesto partito: Bat’kivščina (Julija Timošenko): 5,68% - seggi 19. Settimo partito: Svoboda (Oleg Tjagnibok): 4,71% - seggi 7.

Il Blocco Petro Porošenko ha ottenuto la maggioranza dei seggi (n. 132), a causa del suo vantaggio nelle circoscrizioni a singolo mandato. Segue il Fronte Popolare, che ha guadagnato più voti (rispetto al Blocco Petro Porošenko) sulla lista di partito a livello nazionale, ma ha ottenuto meno seggi (n. 82). Il partito di Jacenjuk superava di un soffio quello di Porošenko, ponendo un serio problema a quest’ultimo in riferimento alla sua politica possibilista e pragmatica nei rapporti con Mosca, rispetto alla quale Jacenjuk risultava assai più intransigente.

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Samopomič: partito di centro-destra fondato nel dicembre 2012, s’identifica con un’ideologia che s’ispira al “conservatorismo liberale, all’etica cristiana e al senso comune”. Leader del partito è Andrij Sadovyj, sindaco di Leopoli. Il partito ha come sua priorità la realizzazione di un programma economico basato sulla cooperazione e l’associazionismo tra individui (slogan: l’unità fa la forza!). Tra i suoi principi: amore per il prossimo, credere in sé stessi, ricerca comune della verità e sviluppo di nobili sentimenti, crescere nella solidarietà e sentirsi parte di una comunità, ecc. Alcuni membri del battaglione Donbass erano nella lista del partito per le elezioni parlamentari del 2014. Il 21/11/14 è diventato membro della coalizione che ha supportato il secondo governo Jacenjuk (uscirà dalla coalizione di governo il 16/2/2016). Alle elezioni amministrative del 2015 ha ottenuto il 6,3% dei voti a livello nazionale. Non appoggerà il governo «Grojsman» insediatosi nell’aprile 2016. Keywords: conservatorismo, euro-atlantismo, nazional-populismo, etica cristiana, pro-europeismo, militanza attiva anti-russa.

Blocco Opposizione: Nel 2014, a seguito delle proteste di Euromajdan, che hanno portato alla fuga del presidente Viktor Janukovyč, il Blocco Opposizione ha raccolto alcuni tra i superstiti del “Partito delle Regioni” di Janukovyč, ponendosi de facto come il successore di quest’ultimo partito. Il suo programma prevede il massimo decentramento del paese, la protezione del Russo come lingua regionale, lo status di non allineamento per l’Ucraina, il non ingresso nella NATO, la risoluzione del conflitto ucraino con mezzi pacifici. Non riconosce l’annessione della Crimea alla Russia. Keywords: regionalismo, anti-europeismo, anti-atlantismo, pro-Russia, liberalismo sociale.

Si affermano in parlamento nuove forze politiche

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Partito Radicale di Oleg Ljaško: fondato nel settembre 2010, ha come suo programma la diminuzione delle tasse per i salari più bassi, il divieto di vendita dei terreni agricoli e l’eliminazione del mercato illegale della terra, il diritto di affittare la terra ma sotto il controllo statale, il divieto di gestione della terra da parte degli stranieri, la creazione di un catasto trasparente per prevenire l’appropriazione indebita di terreni. Prevede, inoltre, l’aumento (di dieci volte superiore) della spesa di bilancio per la sanità e la creazione di centri di salute in ogni villaggio del paese. Sostiene, inoltre, una politica di maggiore tassazione per le produzioni (materie prime) in possesso agli oligarchi, la rimozione di quest’ultimi dalla gestione delle imprese pubbliche, una tassa sulla crisi a loro carico per bilanciare il budget del paese e alleviare l’inflazione, il riarmo del paese con risorse nucleari. Infine, per quanto riguarda la guerra con il Donbass, la sua fine con l’uso della forza. Alcuni combattenti di Azov e Aidar militano in questo partito insieme a Jurij Bogdan Šuchevič, figlio del fondatore della formazione di estrema destra Ukrainian National Assembly - Ukrainian People’s Self-Defense. Alle elezioni parlamentari del 2012 ha guadagnato un seggio. Il 21/11/2014 è diventato membro della coalizione che ha supportato il secondo governo Jacenjuk. Un ministro di questo governo apparteneva a questo partito. L’1/09/2015, questo partito è uscito dalla coalizione di governo, non condividendo la politica governativa di decentralizzazione e di conferimento di uno “status speciale” per i territori del Donbass (Donec’k e Lugansk). Non appoggerà il governo «Grojsman» insediatosi nell’aprile 2016.

Keywords: nazionalismo, agrarianismo, filo-europeismo, radicalismo, populismo, militanza attiva anti-russa.

Si affermano in parlamento nuove forze politiche

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A seguito delle elezioni parlamentari del 2014, il parlamento vara il nuovo governo “tecnico” (2 dicembre 2014)

Il nuovo governo ucraino filo-occidentale guidato da Jacenjuk (sostenuto da una coalizione di governo pentapartito*) aveva nella sua compagine alcuni ministri stranieri: il parlamento di Kiev approvava, infatti, la nomina di un’americana, di un lituano e di un georgiano. Il ministro delle Finanze era la statunitense Natalija Jares’ko, di origine ucraina, amministratore delegato di un fondo d’investimenti del gruppo Horizon Capital. Il portafoglio all’Economia andava al banchiere lituano Aivaras Abromavičius, partner della società d’investimenti East Capital, che aveva lavorato in Ucraina negli ultimi 20 anni, dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. Infine, alla Sanità andava il georgiano Alexander Kvitashvili, già ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi. Ai tre nuovi ministri stranieri il presidente Porošenko concedeva immediatamente la cittadinanza ucraina proprio in vista del loro imminente ingresso nel governo di Kiev. Nessuno dei tre ministri sarà poi confermato nel “governo Grojsman” insediatosi il 14 aprile 2016.

* Blocco del presidente Petro Porošenko, Fronte popolare (premier Arsenij Jacenjuk), Samopomič (Auto-aiuto), Partito Radicale (Oleg Ljaško) e Patria (Timošenko).

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Elezioni amministrative (ottobre/novembre 2015)

Ad Ovest il partito di Porošenko veniva oscurato dal partito ultra nazionalista Svoboda, ad Est, nelle aree non controllate dai ribelli, dal partito filorusso Blocco Opposizione (ipotecando città importanti come Kharkiv e Odessa) e nel Centro del paese dal partito nazional-conservatore Bat’kivščina, che in relazione alle elezioni parlamentari del 2014 incrementava i suoi consensi del 222%. Naš Kraj (Nostra Terra) guadagnava consensi soprattutto nelle regioni Centro-settentrionali del paese. Blocco Petro Porošenko usciva indebolito quasi ovunque, pur mantenendo posizioni di predominio nel Centro e nell’Ovest del Paese.

Risultati a livello nazionale: Blocco Petro Porošenko «Solidarietà» (19,84%); Bat’kivščina (18,3%); %); Naš Kraj (10,14%); Blocco Opposizione (9,07%).

La difficile situazione sociale ed economica, il preoccupante livello di corruzione e la mancanza di riforme avevano determinato la vittoria di quelle forze politiche che avevano duramente criticato le azioni del governo centrale. Il partito filo-governativo, “Blocco Petro Porošenko”, guadagnava meno voti. Crescevano, al contrario, “Bat’kivščina” che nonostante facesse parte della coalizione governativa (ne uscirà il 17 febbraio 2016) aveva impostato la sua campagna elettorale muovendo aspre critiche all’operato del governo centrale. Da notare un aumento dei consensi anche di “Svoboda”, che si collocava come principale forza politica o in seconda/terza posizione nelle sue tradizionali roccaforti: consigli regionali e/o comunali di Ternopil’, Ivano-Frankivs’k, Leopoli, Luc’k, Chmel’nyc’kyj.

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Crisi di governo - Febbraio 2016 L’assestamento post-Majdan dell’Ucraina diventa sempre più complicato non solo per l’economia al collasso, ma anche per il riaffiorare della crisi politico-

istituzionale nel paese.

La popolarità del governo e del premier Jacenjuk, così come quella del Presidente Porošenko, calava vertiginosamente, proprio a causa della difficoltà dell’esecutivo di dare risposte adeguate alla profonda recessione, alla corruzione, di porre fine alle violenze nelle regioni orientali e di realizzare le riforme. Il presidente Porošenko aveva cercato di far ricadere le colpe sul primo ministro e ne aveva chiesto le dimissioni. “La terapia non è più sufficiente” - aveva dichiarato. “Serve la chirurgia”. Il 16 febbraio 2016, per soli 22 voti, la Verhovna Rada confermava, tuttavia, la fiducia al governo in carica*. In quel momento le priorità erano non perdere il sostegno internazionale e mantenere la stabilità politica. Il Partito Radicale di Oleg Ljaško e Bat’kivščina, che avevano votato la mozione di sfiducia al governo, uscivano dalla coalizione di governo (Samopomič era già uscito dalla coalizione nel settembre 2015), che rimaneva, dunque, composta solamente dal Blocco Petro Porošenko e dal Fronte Popolare. A seguito di ciò, il governo perdeva la maggioranza. * Determinanti furono i voti di sostegno al governo guidato da Jacenjiuk di alcuni deputati del blocco Petro Porošenko e di quelli del Blocco Opposizione.

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Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev - KMIS (campione: 2020 intervistati di anni 18 ed oltre, residenti in 110 località distribuite su tutto il territorio ucraino - esclusa la Crimea e i territori del Donbass non controllati dalle autorità ucraine. Periodo del sondaggio: 5-16 febbraio 2016). Risultati sondaggio (ranking di gradimento degli ucraini): Se si fossero svolte le elezioni parlamentari a metà febbraio 2016, sette partiti avrebbero ottenuto voti sufficienti per entrare in parlamento: Blocco Petro Porošenko: 16,6%; Bat’kivščina: 15,1%; Blocco Opposizione: 14,2%; Samopomič: 11,8%; Partito Radicale di Oleg Ljaško: 10,3%; Svoboda: 6,2%; Posizione Civica: 5,3% (http://www.kiis.com.ua/?lang=ukr&cat=report s&id=598&page=1)

Gorshenin Institute - IG (campione: 2000 intervistati di anni 18 ed oltre, residenti in tutte le regioni del paese - esclusa la Crimea e i territori del Donbass non controllati dalle autorità ucraine. Periodo del sondaggio 8-17 febbraio 2016). Risultati sondaggio (ranking di gradimento degli ucraini): Se si fossero svolte le elezioni parlamentari a fine febbraio 2016, otto partiti avrebbero ottenuto voti sufficienti per entrare in parlamento: Samopomič: 15,6%; Bat’kivščina: 14,0%; Blocco Opposizione: 12,8%; Partito Radicale di Oleg Ljaško: 12,5%; Blocco Petro Porošenko: 9,7%; Svoboda: 8,6%; Ukrop: 6,3%; Posizione Civica: 6,1%. (http://lb.ua/news/2016/02/23/328601_institut_gorshenina_obnarodoval.html) Seppur discordanti nel complesso, le due rilevazioni dimostrano alcuni dati condivisi, come la scomparsa dal parlamento del Fronte Popolare, la perdita di consenso del Blocco del Presidente Porošenko e, infine, l’aumento delle persone intenzionate a votare per Bat’kivščina. Questi dati erano una diretta conseguenza della crisi di governo in atto nel paese.

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Il 70% degli ucraini giudica negativamente lo sviluppo della situazione nel paese

Sondaggio del Gorshenin Institute - febbraio 2016 http://lb.ua/news/2016/02/23/328603_70_ukraintsev_negativno.html

Domanda: Cosa ne pensate, l’Ucraina si sta muovendo nella direzione giusta o sbagliata? Il 69,8% degli ucraini crede che l’Ucraina si stia muovendo nella direzione sbagliata. Di questi, il 39% lo crede fermamente, mentre il 30,8% - abbastanza. Solo un quinto degli intervistati percepisce positivamente la situazione nel paese. Il 20,4% degli intervistati ritiene giusta la direzione del vettore di movimento dell’Ucraina. Di questi, il 5,5% pensa che il paese si stia muovendo esattamente nella direzione giusta, mentre il 14.9% - abbastanza. Il 9,8% ha affermato “difficile rispondere”.

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Il 71,5% degli ucraini ritiene che nel paese non si stiano conducendo reali riforme

Domanda: Cosa ne pensate, si stanno conducendo in questo momento nel paese reali riforme? Il 71,5% ha risposto negativamente (41,6% - con un secco no; il 29,9% - con un no meno deciso). Il 21,2% ha risposto positivamente (il 3,4% - con un secco si; il 17,8% - con un si meno deciso). Il 7,3% ha affermato “difficile rispondere”. È stata, inoltre, rilevata una tendenza al peggioramento nella percezione di coloro che credono che nel paese non siano condotte reali riforme. Secco no: 2106: 41,6%; 2015: 26,8%. No meno deciso: 2016: 29,9%; 2015: 44,0%.

Sondaggio del Gorshenin Institute - febbraio 2016 http://lb.ua/news/2016/02/23/328603_70_ukraintsev_negativno.html

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Il 73,1% degli ucraini non è disposto a sopportare difficoltà materiali per il successo delle riforme

Domanda: Siete pronti a sopportare difficoltà materiali (aumento dei prezzi, delle tariffe, ecc.) per il successo delle riforme? La maggioranza degli intervistati non è disposta a sacrificare il proprio benessere per il bene delle riforme. Solo un quinto di essi è pronto a sopportare difficoltà materiali per il successo delle riforme (22,1%) contro i quasi tre quarti degli intervistati che non è, invece, pronto a sopportare difficoltà materiali (73,1%). Ciò offre un ampio margine di manovra a quelle forze politiche che tendono al populismo.

Sondaggio del Gorshenin Institute - febbraio 2016 http://lb.ua/news/2016/02/23/328603_70_ukraintsev_negativno.html

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Nasce il nuovo governo «politico» - Aprile 2016 (Lo speaker del parlamento Volodimir Grojsman sostituisce il

premier dimissionario Jacenjuk)

Volodimir Grojsman, fedelissimo del presidente Petro Porošenko, prendeva il posto del premier dimissionario Jacenjuk dopo mesi di pressioni, giochi politici e mercanteggiamenti che avevano paralizzato il paese con un’economia in stagnazione, gli aiuti finanziari del Fondo Monetario Internazionale sospesi e il distacco delle regioni separatiste dell’Est irrisolto. Già da qualche tempo i sondaggi segnalavano una crescente insoddisfazione popolare nei confronti del governo. A rendere la situazione ancora più instabile si erano aggiunte le dimissioni del ministro dell’Economia, Aivaras Abramavičius, che avevano toccato un tasto dolente della politica ucraina, quello della corruzione. Grojsman otteneva il sostegno pieno del Blocco Petro Porošenko, del Fronte Popolare e di vari deputati indipendenti.

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Items che caratterizzano le forze politiche nel contesto ucraino

• Leader carismatico Julija Tymošenko, Oleg Tjagnibok, (Vitalij Kličko), (Oleg Ljaško), (Andrij Sadovij) • Malcontento socio-economico tra i “perdenti” durante la transizione economica Blocco Ju. Tymošenko (BJT), Nostra Ucraina (NSNU), Partito delle Regioni (PR), Partito Social-Nazionale d’Ucraina • Nazionalismo UDAR, Bat’kivščyna, Fronte Popolare, P.R. Oleg Ljaško, Samopomič • Nazionalismo etnico Svoboda • Sentimenti anti-élite (anti-oligarchie) e anti-establishment BJT, Bat’kivščyna, Svoboda, NSNU, P.R. Oleg Ljaško, Samopomič • Forte enfasi sulla lotta alla corruzione BJT, Bat’kivščyna, NSNU, Svoboda, UDAR, P.R. Oleg Ljaško, Samopomič, Naš Kraj • Anti-americanismo PR, Svoboda • Ostilità verso l’adesione alla NATO PR, Blocco Opposizione

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• Opposizione ad entrare e a delegare la sovranità a strutture internazionali e sovranazionali (FMI e UE) PR, Blocco Opposizione • Xenofobia/antisemitismo Svoboda • Omofobia Svoboda • Anti-immigrazione/ Rifiuto del multiculturalismo Svoboda, NSNU, Bat’kivščyna, P.R. Oleg Ljaško, Samopomič • Non allineamento a UE e Russia: PR, Blocco Opposizione, Naš Kraj, Za Žittja • Identità religiosa Svoboda, Bat’kivščyna, Samopomič • Russofobia Svoboda, Bat’kivščyna, P.R. Oleg Ljaško, Fronte Popolare, Samopomič • Regionalismo/localismo PR, Blocco Opposizione, Naš Kraj • Agrarianismo P.R. Oleg Ljaško

Items che caratterizzano le forze politiche nel contesto ucraino

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Il sondaggio rileva che il paese vuole nuovi soggetti politici

Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev - KMIS (campione: 2040 intervistati di anni 18 ed oltre, residenti in 110 località distribuite su tutto il territorio ucraino - esclusa la Crimea e i territori del Donbass non controllati dalle autorità ucraine. Periodo del sondaggio: 3-12 dicembre 2016). Risultati sondaggio (ranking di gradimento degli ucraini): Se si fossero svolte le elezioni parlamentari a inizio dicembre 2016, sette partiti avrebbero ottenuto voti sufficienti per entrare in parlamento:

Bat’kivščyna: 18,3%; Blocco Opposizione: 12,2%; Blocco Petro Porošenko: 11,9%; Per la vita: 10,4%*; P.R. Oleg Ljaško: 9,8%; Samopomič: 7,6%; Svoboda: 5,0%.

* “Per la Vita”, partito nato nel luglio 2016 da deputati fuoriusciti da Blocco Opposizione.

http://www.kiis.com.ua/?lang=ukr&cat=reports&id=667&page=1

Il sondaggio KMIS rileva che a distanza di due anni dalla rivolta di Majdan, lo scenario politico si potrebbe sensibilmente modificare: il Fronte Popolare di Jacenjiuk è sparito, il Blocco del presidente Porošenko è superato di poco da Blocco Opposizione, Bat’kivščyna recupera forza collocandosi come principale forza politica del paese. Acquistano maggiore visibilità quelle forze politiche che hanno una posizione di non allineamento sia all’Ue sia alla Russia (Blocco Opposizione e Per la Vita). Le tre forze politiche P.R. Oleg Ljaško, Samopomič e Svoboda mostrano una buona tenuta e, insieme a Bat’kivščyna, caratterizzano in modo significativo lo spettro politico in direzione populista. Cfr. questo sondaggio con quello della slide 43 - sondaggio KMIS.

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20 Febbraio 2016 - terzo anniversario della rivolta di Majdan

I cittadini di Kiev, scesi a migliaia in Piazza Indipendenza per pregare i «100 Celestiali» non hanno dimostrato questa volta particolare entusiasmo, poiché è scomparsa la fiducia nella capacità del governo di realizzare la volontà e i sogni di Majdan, nonostante più di 100 persone abbiano sacrificato la loro vita per la rivoluzione e la libertà. Scese in piazza anche milizie di movimenti nazionalisti (Forze Rivoluzionarie di Destra - loro capo, Roman Stojka, un ex poliziotto, legato ad un gruppo di contrabbandieri), veterani di guerra e personaggi con precedenti penali. I nazionalisti hanno assalito due banche russe (Alfa-Bank e Sberbank), e la sera hanno marciato in fila lungo la strada che porta alla sede del battaglione “Azov”.

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Il Maidan che si era osservato il 21 novembre 2016, per la prima celebrazione ufficiale del ‘Giorno della Dignità e della Libertà‘ era stata una piazza triste e piuttosto vuota. Temendo provocazioni e proteste il governo aveva preferito non organizzare nessun evento ufficiale in piazza, lasciando così spazio ai soliti gruppi di estrema destra che proprio sulle barricate di Euromaidan avevano raggiunto il loro massimo potere mediatico. I numeri sulla partecipazione non erano chiari, qualcuno diceva 6mila altri 15mila, ma bastava davvero una breve passeggiata per capire che i rappresentanti delle forze dell’ordine erano di gran lunga superiori ai manifestanti. Quello che più aveva sorpreso, però, era la mancanza dei giovani, la vera forza iniziale delle proteste di tre anni fa. I giovani, un migliaio in tutto, si erano concentrati in piazza più tardi. Alle 19 iniziava la ‘Marcia della rivoluzione’ organizzata da vari gruppi di estrema destra. La gente era poca, le forze non erano tante. I gruppi avevano deciso di assaltare l’ufficio del partito ‘Ukrainsky Vibor’ (considerato la quinta colonna del Cremlino) e la sede di Sberbank (banca russa). Qualche vetro rotto e la forza si era subito esaurita. La commemorazione finiva. Si tornava a casa. Dopo tre anni si respirava stanchezza e vuoto, almeno qui in Majdan Nezaležnosti, il luogo dove tutto ebbe inizio tre anni fa.

21 novembre 2016 Prima celebrazione ufficiale del “Giorno della Dignità e della Libertà”

Più di un migliaio di sostenitori del partito nazionalista ucraino Svoboda domenica sera 1 gennaio 2017 avevano fatto la tradizionale fiaccolata nel centro di Kiev in occasione del centottesimo anniversario dalla nascita del leader dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini, Stepan Bandera.

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Cronologia eventi post-Majdan 16 Marzo 2014 - si tiene un referendum in Crimea. Circa il 97% dei votanti risponde affermativamente alla domanda: “Siete a favore della riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente?”. 21 Marzo 2014 - annessione della Crimea alla Federazione Russa. 21 Marzo 2014 - Jacenjuk firma la parte politica dell’Accordo di Associazione all’UE. Aprile 2014 - sollevazioni popolari filo-russe del Sud-est ucraino. Inizio del conflitto ucraino. 11 Maggio 2014 - dichiarazione d’indipendenza da parte della Repubblica di Donec’k. 12 Maggio 2014 - dichiarazione d’indipendenza da parte della Repubblica di Lugansk. 25 Maggio 2014 - elezioni presidenziali (non vi partecipano le Repubbliche separatiste). 27 Giugno 2014 - Porošenko firma la parte economica dell’Accordo di Associazione all’UE. 26 Ottobre 2014 - Elezioni parlamentari: Blocco Petro Porošenko (n. 132 seggi), Fronte popolare (n. 82 seggi), Samopomič (n. 33 seggi) (non vi partecipano le Repubbliche separatiste). 21 Novembre 2014 - Formazione coalizione penta-partito in parlamento (“Ucraina Europea”). Hanno aderito alla coalizione proposta dal blocco del presidente Porošenko, il fronte popolare (premier Jacenjuk), Samopomič (Auto-aiuto), il Partito Radicale di Oleg Ljaško) e Patria (Timošenko).

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Cronologia eventi post-Majdan 2 Dicembre 2014 - nomina nuovo governo “tecnico”. Con il protocollo di Minsk del 5 Settembre 2014 e il successivo Minsk II del 12 Febbraio 2015 sono previsti dei cessate il fuoco che, pur frequentemente violati, riducono l'intensità del conflitto, successivamente entrato in una fase di stallo. Maggio 2015 - l’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili è nominato governatore della regione di Odessa (gli è conferita da Porošenko la cittadinanza ucraina). 1 Luglio 2015 - riforma costituzionale ucraina che prevede il decentramento territoriale del paese e uno “status speciale” per i territori del Donbass (Donec’k e Lugansk). Ottobre 2015 - Elezioni amministrative. Febbraio 2016 - Crisi di governo. 14 Aprile 2016 - Nomina nuovo governo “politico ”. 14 Aprile 2016 - Nomina di Andrii Parubii, che sostituisce Grojsman nel ruolo di presidente del Parlamento ucraino. Membro del Fronte Popolare, il partito dell’ex premier Jacenjuk, Parubii è stato l’ex comandante delle Unità di Autodifesa di Majdan e tra i fondatori del partito ultranazionalista “Svoboda”. 9 Novembre 2016 - Saakashvili si dimette da governatore della regione di Odessa, accusando di corruzione funzionari e alti dirigenti e di mancanza di volontà politica da parte della leadership del paese di mettere mano alle riforme. 21 novembre 2016 - L’Ucraina celebra il terzo anniversario della rivolta di Majdan, che ha sancito il distacco di Kiev da Mosca e l’avvicinamento all’Unione europea.