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Prefazione - zanichelli.it · Linee guida per la risoluzione ... 7 MARMI E PIETRE ORNAMENTALI 1. Generalità 587 2. ... Materiali lapidei 595 3. Ceramiche 598 4

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Prefazione

La quinta edizione del Manuale Cremonese del Geometra, completamente aggiornata e rinnovata, si compone di due moduli.

Il modulo Discipline propedeutiche riporta un ricco prontuario di nozioni relative alla matematica, alla fisica, alla chimica, alla geologia, all’informatica, al risparmio energetico che risultano utili – agli studenti e ai geometri professionisti – come ma-teriali di riferimento e di consultazione rapida nonché come valido punto di partenza per una più approfondita ricerca nei confronti dei vari argomenti presi in esame.

Il secondo modulo è articolato in 11 parti dedicate a tutte le materie necessarie non solo per gli studenti che frequentano l’ultimo anno della scuola secondaria ma anche per i professionisti che quotidianamente si confrontano sul campo con i problemi legati al settore delle costruzioni: dallo studio di fattibilità alla progettazione degli edifici, delle strutture, delle strade e degli impianti e al relativo dimensionamento, dalla scelta dei materiali alla relativa posa in opera, dalle verifiche del comportamen-to dei materiali e delle strutture rispetto ai fattori ambientali, alla messa in sicurezza, dalle perizie all’adeguamento degli edifici alle normative, in continua evoluzione, in materia di sicurezza, sismicità, risparmio energetico, protezione antincendio, barriere architettoniche, impatto ambientale ecc.

Queste materie sono trattate in forma ricca ed esaustiva, corredata da formule, e sono costantemente accompagnate e completate da immagini, tabelle ed esempi “svolti” che, da un lato, mostrano allo studente l’applicazione pratica dei concetti spiegati dai docenti e, dall’altro, servono da prontuario ai professionisti.

Compilare un’opera di consultazione, specie a carattere enciclopedico e soggetta a continuo aggiornamento come questa, è un’impresa difficile. L’esperienza dimostra che imprecisioni, errori e omissioni possono essere limitati ma non del tutto evitati; ringraziamo fin d’ora i lettori che ce li vorranno segnalare in vista delle future edizioni.

aprile 2013 l’editore

Parte generaleDISCIPLINE PROPEDEUTICHE

1 MATEMATICA1. Geometria 32. Strutture algebriche 93. Matrici e sistemi lineari 104. Trigonometria 135. Richiami di algebra degli insiemi 186. Potenze di numeri 207. Logaritmi di numeri 218. Radicali e operazioni su di essi 219. Numeri complessi 2210. Polinomi 2311. Equazioni e disequazioni di I e II grado 2612. Funzioni reali 2613. Calcolo differenziale 3614. Funzioni di più variabili 4115. Calcolo integrale 4216. Serie 4717. Equazioni differenziali 5318. Analisi di Fourier 552 UNITÀ DI MISURA1. Generalità 572. Grandezze fondamentali e relative unità 573. Multipli e sottomultipli 584. Grandezze fisiche e unità di misura 595. Tabelle di conversione 596. Impiego delle tabelle di conversione

delle unità di misura 693 DISEGNO TECNICO1. Norme fondamentali 772. Costruzioni geometriche 843. Rappresentazione in proiezione ortogonale 874. Rappresentazione in proiezione quotata 915. Elementi di prospettiva 926. Teoria delle ombre 957. Principi generali di rappresentazione 968. Progettazione e tecniche di rilevamento 1019. Cenni sulle tecniche per il rilevamento

architettonico 1124 FISICA1. Vettori 1152. Cinematica 1173. Statica 121

4. Dinamica 1235. Proprietà meccaniche dei solidi 1306. Fluidi 1317. Onde 1358. Termodinamica 1409. Ottica 1485 ELETTROTECNICA1. Unità di misura elettriche e magnetiche 1572. Carica elettrica e legge di Coulomb 1573. Campo elettrico 1574. Materiali conduttori, isolanti, dielettrici 1585. Tensione elettrica 1586. Capacità elettrica e condensatori 1587. Corrente elettrica 1598. Generatori elettrici 1599. Resistenza elettrica 16010. Leggi dei circuiti in corrente continua 16011. Elettromagnetismo 16112. Induzione elettromagnetica 16113. Induttanza di un circuito 16214. Correnti alternate 16215. Leggi dei circuiti in corrente alternata 16316. Circuiti in c.a. comprendenti

un condensatore 16317. Sistemi trifasi 16418. Misura delle grandezze in c.c. 16419. Misura delle grandezze in c.a. 1656 CHIMICA E PROPRIETÀ DEI MATERIALI1. Chimica generale, inorganica e organica 1672. Materiali per l’elettronica

e l’elettrotecnica 2087 GEOLOGIAI. PRINCIPI DI GEOLOGIA 2311. Generalità 2312. L’indagine geologica 2313. Rocce, terre e ammassi rocciosi 2324. Rappresentazione e interpretazione

dei dati geologici 2365. Linee guida per la risoluzione

di problematiche geologiche 2376. Normativa di riferimento 2387. Glossario dei termini geologici 238II. LE ROCCE 2398. Generalità 2399. I minerali delle rocce 23910. Proprietà tecniche delle rocce:

proprietà fisico-chimiche 241

Indice generale

VIII INDICE GENERALE

11. Proprietà tecniche delle rocce: proprietà meccaniche 242

III. I MINERALI 24312. Generalità 24313. Proprietà morfologiche 24314. Proprietà fisiche dipendenti dalla gravità 24515. Proprietà fisiche dipendenti dalla coesione 24516. Proprietà termiche, elettriche e magnetiche 24517. Proprietà ottiche 24618. Proprietà chimiche 24719. Genesi dei minerali 2478 FONDAMENTI DI INFORMATICA1. Rappresentazione numerica dell’informazione e

algebra di Boole 2492. Struttura dei sistemi di elaborazione 2583. Introduzione ai sistemi operativi 2834. Principali applicazioni 3069 ENERGIE RINNOVABILI1. Introduzione 3232. Il solare fotovoltaico 3353. Energia idroelettrica 3464. Energia eolica 3515. Le biomasse 3556. Altre fonti rinnovabili 3617. Allacciamento alla rete elettrica e misura

dell’energia 36510 RISPARMIO ED EFFICIENZA ENERGETICA1. Introduzione 3732. Contratti di servizio energia

e ruolo dell’energy manager 3833. Sistemi di cogenerazione e recupero del calore 3854. Risparmio ed efficienza energetica

nei sistemi di riscaldamento e condizionamento degli ambienti 390

5. Risparmio ed etichettatura energetica degli elettrodomestici 397

6. Risparmio ed efficienza energetica nell’illuminazione 399

11 CERTIFICAZIONE ED EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI

1. Introduzione 4052. Definizioni 4053. Rendimento energetico in edilizia, ambiti di

intervento, finalità e modalità operative (D.Lgs. 192/2005) 408

4. Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti (art. 4 D.P.R. 59/2009) 408

5. Certificazione energetica degli edifici (Linee Guida D.M. 26 giugno 2009) 419

12 AFFIDABILITÀ1. Terminologia 4432. Teoria dell’affidabilità 4443. Tecniche di incremento dell’affidabilità 4474. Prove di affidabilità 4505. Analisi statistica dei dati di prova 4536. Affidabilità dei sistemi 45713 QUALITÀ E AFFIDABILITÀ NEL PROGETTO

DELLE COSTRUZIONI INDUSTRIALI1. Qualità e affidabilità in fase di progetto 4592. I sette strumenti della qualità 471

3. Progettare la qualità aziendale secondo le norme ISO 9000 478

14 ECONOMIA E ORGANIZZAZIONE AZIENDALE1. Impresa, azienda e società 4812. Organizzazione e fine dell’impresa 4823. Impianti produttivi 4874. Capitolati e preventivi 49315 STRUMENTI E METODI PER L’ANALISI

E LA VALUTAZIONE DEI RISCHI NEI LUOGHI DI LAVORO

1. Introduzione 4972. Definizioni 4973. La salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro 4984. Processo di valutazione dei rischi 4995. Individuazione dei pericoli 5016. Stima dei rischi 5047. Misure di tutela 5058. Dispositivi di protezione individuale 506

Parte primaMATERIALI DA COSTRUZIONE

1 CALCI, CEMENTI E GESSO1. Calci 5152. Cementi 5173. Gesso 5194. Normativa di riferimento 5202 LATERIZI E REFRATTARI1. Generalità 5232. Tipologie produttive 5233. Materiali per partizioni verticali 5244. Materiali per partizioni orizzontali 5265. Tavelle e tavelloni 5266. Materiali per coperture 5277. Materiali per altri usi 5278. Materiali refrattari 5283 LEGNAMI DA COSTRUZIONE E STRUTTURE IN LEGNO1. Generalità 5292. Caratteristiche fisiche 5303. Caratteristiche meccaniche 5314. Difetti e caratteristiche naturali dei legnami 5315. Difesa e preservazione del legno 5326. Denominazione, classificazione e dimensioni dei

legnami 5327. Denominazioni italiane 5328. Le produzioni straniere 5329. Compensati strutturali 53310. Strutture in legno 53411. Le unioni 54012. La resistenza al fuoco 54013. Materiali e prodotti a base di legno

(D.M. 14 gennaio 2008, § 11.7) 5464 PRODOTTI SIDERURGICI1. Prodotti in acciaio 5512. Elementi strutturali a sezione piena 5533. Elementi strutturali a sezione cava 5635 METALLI E LEGHE METALLICHEI. CARATTERISTICHE FISICHE

E MECCANICHE 5651. Comportamento sotto carico 565

INDICE GENERALE IX

2. Lavorabilità 5653. Validità in esercizio 565II. SALDATURA E TAGLIO DEI METALLI 5664. Prodotti di saldatura 5665. Sollecitazioni nelle saldature 5676. Modalità esecutive delle saldature 5677. Taglio dei metalli 568III. PROTEZIONE DEI METALLI 5688. Dalla corrosione 5689. Dal fuoco 569IV. FERRO E SUE LEGHE 56910. Ferro 56911. Acciai 56912. Ghisa 570V. METALLI NON FERROSI 57113. Rame 57114. Stagno 57115. Piombo 57116. Alluminio 57117. Zinco 571VI. LEGHE METALLICHE 57118. Leghe di rame 57119. Leghe di alluminio 5716 TUBAZIONII. TUBAZIONI PER ACQUEDOTTI 5731. La normazione delle tubazioni in Italia 5732. Tubazioni di acciaio 5743. Tubazioni di ghisa 5754. Tubazioni di cemento armato 5785. Tubazioni di fibrocemento 5796. Tubi di PVC (policloruro di vinile) rigido non

plastificato 5807. Tubi di polietilene (resina termoplastica

ottenuta per polimerizzazione diretta dell’etilene) 5818. Tubazioni di vetroresina (PRFV) 582II. TUBAZIONI PER FOGNATURE 5849. Tubazioni di gres ceramico 58410. Tubazioni di fibrocemento (Norme UNI 5341) 58411. Tubazioni di cemento 58412. Tubazioni di PVC rigido non plastificato (Norme

UNI EN ISO 1452-2:2010, UNI EN 1329-1:2000, UNI EN 1401-1:2009 Tipo 303) 585

13. Tubazioni di polietilene ad alta densità (PE A.D.) (Norme UNI EN 12666-1:2011 Tipo 303 e UNI 10968) 585

14. Tubazioni di vetroresina (PRFV) (Norme UNIPLAST 336/A) 585

15. Tubazioni di acciaio (Norme UNI 1285:1968 e UNI EN 10224:2006 ex UNI 6363) 585

16. Tubazioni di ghisa sferoidale (Norme UNI 5336) 585III. TUBAZIONI VARIE 58517. Tubazioni di rame e bronzo 58518. Tubi di ottone 58519. Tubi di piombo 5857 MARMI E PIETRE ORNAMENTALI1. Generalità 5872. Classificazione 5873. Proprietà e caratteristiche tecniche 5874. Lavorazioni 5915. Tipologie di prodotto 5916. Criteri di scelta e impiego dei marmi

e delle pietre 5927. Normativa di riferimento 593

8 MATERIALI PER PAVIMENTI1. Generalità 5952. Materiali lapidei 5953. Ceramiche 5984. Pavimenti in legno 6015. Materiali resilienti 6026. Materiali tessili 6099 MATERIALI CERAMICI E VETRI1. Materiali ceramici 6112. Il ciclo di lavorazione 6113. Classificazione dei materiali ceramici per

composizione chimica 6124. Normativa per i prodotti ceramici 6135. Vetri 6146. Proprietà chimico-fisiche e meccaniche 6157. Prodotti vetrari 6168. Lavorazioni accessorie 6179. Normativa per i prodotti vetrari 61810 MATERIALI VARI PER L’EDILIZIA1. Lastre e pannelli prefabbricati per tramezzature,

controfodere e protezione antincendio 6212. Geotessili e geomembrane 6223. Legno lamellare incollato 6234. Materiali isolanti 6235. Massetti isolanti in calcestruzzo 6256. Intonaci deumidificanti 62511 TINTE, PITTURE E VERNICI1. Generalità 6252. Tinte all’acqua 6283. Pitture e vernici 6294. Smalti 63112 LEGANTI BITUMINOSI E ASFALTI1. Leganti bituminosi 6332. Asfalti 6363. Catrami 6374. Materiali impermeabilizzanti derivati

da bitumi e catrami 6375. Sigillanti 63813 MALTE E CALCESTRUZZII. GENERALITÀ 6391. Premesse 6392. Requisiti di componenti di malte e calcestruzzi 6393. Confezione delle malte e dei calcestruzzi 6404. Composizione delle malte comuni 6405. Composizione dei calcestruzzi comuni 641II. TECNOLOGIA DEI CALCESTRUZZI 6416. Controlli 6417. Granulometria degli inerti 6448. Calcestruzzi plastici 6459. Calcestruzzi gettati in acqua 64710. Calcestruzzi speciali 64711. Protezione dei calcestruzzi in faccia vista 64812. Norme tecniche riguardanti i calcestruzzi 648III. DEGRADO E RESTAURO STRUTTURALE

DELLE OPERE IN CALCESTRUZZO E IN CEMENTO ARMATO 652

A. Danni al calcestruzzo fluido durante il trasporto, la presa e l’indurimento 652

13. Danni ai calcestruzzi preconfezionati 65214. Danni provocati dalle temperature estreme 653B. Danni alle opere in calcestruzzo

e in cemento armato 653

X INDICE GENERALE

15. Danni provocati da temperature rigide 65316. Danni causati da acque aggressive 65317. Danni provocati dagli incendi 65518. Ripristino di strutture in calcestruzzo degradate 65519. Lento degrado del calcestruzzo

non protetto dagli agenti atmosferici, dovuto alla carbonatazione 656

20. Durabilità 657

Parte secondaELEMENTI DI FABBRICA

1 FONDAZIONI1. Generalità 6612. Esame del terreno 6613. Fondazioni dirette 6624. Palificate 6735. Calcolo della portata dei pali 6776. Esempi di calcolo per pali trivellati 6807. Prove di carico sui pali 6818. Portata di una palificata 6829. Fondazioni profonde speciali 68210. Norme tecniche riguardanti

le opere di fondazione 6842 PALANCOLATE E DIAFRAMMI1. Generalità 6892. Palancole 6893. Diaframmi 6904. Iniezioni di cemento 6935. Norme tecniche riguardanti le paratie 6933 MURATURE1. Definizione 6952. Proprietà e requisiti dei materiali costituenti 6953. Muratura formata con elementi

resistenti naturali 6974. Muratura formata con elementi resistenti

artificiali 6975. Muratura a cassa vuota (o a cassetta) 6986. Requisiti e proprietà delle murature 6997. Muratura armata 7028. Muratura precompressa 7039. Resistenza termica delle murature 7034 TRAVI E ARCHITRAVI1. Generalità sulle travi 7052. Travi in legno 7053. Travi in ferro 7054. Travi composte 7075. Travi composte di legno,

a elementi sovrapposti 7086. Travi a 2T composte, in ferro,

ad anima piena 7097. Travi armate 7108. Architravi 7119. Appoggio delle travi sui muri 71110 Incastro delle travi nei muri 7125 ARCHI1. Generalità 7132. Classificazione 7133. Comportamento statico 7134. Archi in muratura 714

5. Archi in cemento armato 7186. Archi in acciaio 7187. Archi in legno lamellare 7186 SOLAI1. Classificazione e pesi 7192. Solai in legno 7193. Solai in acciaio e laterizi 7204. Solai con lamiere grecate 7205. Solai in cemento armato 7216. Solai con travetti in polistirene 7317. Solai alveolari prefabbricati 7327 VOLTE1. Generalità 7332. Note storiche 7333. Classificazione 7344. Volte murarie 7355. Volte in calcestruzzo 7406. Volte a struttura metallica 7407. Volte a telone 7408. Volte pneumatiche 7408 SCALE1. Generalità 7432. Tipologia delle scale 7433. Criteri di progettazione 7434. Modalità realizzative 7445. Sovraccarichi 7476. Sicurezza in caso di incendio 7477. Corrimano e parapetti 7489 TETTI E TERRAZZE1. Generalità 7512. Tetto a falde 7513 Terrazze (coperture piane) 75610 PREFABBRICAZIONE EDILIZIA1. Introduzione 7592. Generalità 7593. Classificazione 7634. Sistemi costruttivi prefabbricati portanti 7645. Elementi costruttivi portati 7676. Prescrizioni e norme 77211 INFISSI1. Generalità 7752. Finestre 7753. Facciate continue 7824. Porte, portoncini e portoni 7835. Serrande 78412 OPERE COMPLEMENTARI

E DI RIFINITURA DEGLI EDIFICII. OPERE COMPLEMENTARI 7851. Impermeabilizzazione 7852. Isolamento termico 7863. Isolamento dal terreno 7874. Controsoffitti 787II. OPERE DI RIFINITURA 7885. Opere in marmi e pietre naturali 7886. Intonaci 7897. Pavimentazioni 7908. Rivestimenti 7929. Tinteggiature 794

INDICE GENERALE XI

Parte terzaRESISTENZA DEI MATERIALI

1 STATICA GRAFICA – GEOMETRIA DELLE MASSE – EQUILIBRIO DEI CORPI VINCOLATI

1. Segmenti orientativi e vettori 7992. Sistema di vettori, componente, risultante 7993. Momento di un vettore

e di un sistema di vettori; coppie 8004. Equivalenza, asse centrale, poligono funicolare 8015. Sistemi paralleli, calcolo grafico del momento,

centro 8026. Asse centrale di due vettori paralleli 8027. Poligono dei successivi risultati 8038. Momenti statici e baricentri 8039. Momenti di inerzia 80510. Forze e vincoli nei sistemi piani 80911. Equilibrio dei corpi vincolati.

Equazione della statica 80912. Corpi rigidi multipli vincolati 81213. Travature reticolari 8122 RESISTENZA DEI MATERIALII. CARATTERISTICHE DI SOLLECITAZIONE

(AZIONI INTERNE) 8151. Definizioni 8152. Diagrammi delle caratteristiche

di sollecitazione 816II. RESISTENZA E METODI DI CALCOLO

DELLE STRUTTURE 8293. Comportamento sotto carico dei materiali da

costruzione 8294. Metodi di calcolo per le strutture resistenti 833III. SOLLECITAZIONI SEMPLICI 8365. Sollecitazioni di trazione o pressione semplici 8366. Sollecitazione di taglio semplice 8377. Sollecitazione di flessione semplice 8378. Sollecitazione di flessione deviata 8389. Sollecitazione di torsione semplice 839IV. SOLLECITAZIONI COMPOSTE 84210. Sollecitazione composta di flessione e taglio 84211. Sollecitazione composta di pressione e flessione 84312. Sollecitazione composta di flessione e trazione 84513. Sollecitazione composta di pressione

(o trazione), flessione e taglio 84514. Instabilità elastica; carico di punta 8463 GEOTECNICAI. CARATTERISTICHE E CLASSIFICA

DELLE TERRE 8531. Generalità 8532. Caratteristiche intrinseche delle terre 8543. Caratteristiche variabili delle terre 8574. Classifica delle terre 860II. INDAGINI GEOTECNICHE 8625. Indagini in sito 8626. Indagini di laboratorio 8657. Prove di carico 866III. ELEMENTI DI MECCANICA DEI TERRENI 8668. Carico critico e carico limite 8669. Tensioni indotte nel sottosuolo

da carichi verticali 86810. Cedimenti del sottosuolo 87011. Assestamento del terreno nel tempo 872

IV. NORMATIVA GEOTECNICA (Legge 2 febbraio 1974, n. 64 e D.M. 11 marzo 1988) 872

12. Premessa 872A. Disposizioni generali 872B. Indagini geotecniche 87313. Istruzioni applicative per la redazione

della relazione geologica e della relazione geotecnica 874

4 DETERMINAZIONE DEI CARICHI AGENTI SULLE COSTRUZIONI

I. CARICHI 8771. Analisi dei carichi 8772. Sistemi piani strutturali e di carico 8773. Sovrapposizione degli effetti 8774. Diagrammi di carico 8785. Criteri di sicurezza 8786. Norme di sicurezza 8787. Premesse 8788. Scopo delle verifiche di sicurezza 878II. IPOTESI DI CARICO SULLE COSTRUZIONI 8789. Pesi propri dei materiali strutturali 87810. Carichi permanenti non strutturali 87911. Carichi variabili 88012. Azioni della neve 88013. Azioni del vento 88314. Azioni della temperatura 88815. Azioni eccezionali 88916. Azioni dirette e indirette 8965 COSTRUZIONI IN MURATURA 1. Definizioni e normativa 8992. Disposizione e collegamento delle murature

negli edifici 8993. Muri senza funzione portante 9004. Dimensionamento e verifica delle strutture

murarie portanti 9006 CEMENTO ARMATO1. Generalità 9052. Normativa 9053. Proprietà e caratteristiche dei materiali 9054. Norme di calcolo 9075. Norme di esecuzione 9096. Sollecitazione di pressione semplice 9107. Il carico di punta nelle strutture

di cemento armato 9128. Sollecitazione di trazione semplice 9139. Sollecitazione di flessione e taglio 91310. Verifica a punzonamento 93311. La torsione nelle travi rettangolari 93412. Flessione semplice retta e sforzo normale

di compressione 93513. Esempi di strutture in calcestruzzo armato 9377 CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO1. Premesse 9432. Dimensionamento e calcolo della sezione 9443. Pregi del cemento armato precompresso 9444. Norme tecniche per l’esecuzione

di opere in cemento armato precompresso 9458 COSTRUZIONI IN ACCIAIOI. NORME IN VIGORE 9591. Generalità 9592. Campo di applicazione 9593. Disciplina delle opere 959

XII INDICE GENERALE

II. MATERIALI 9594. Requisiti 9595. Caratteristiche di impiego 959III. ELEMENTI STRUTTURALI 9606. Elementi principali 9607. Elementi accessori 960IV. TIPI STRUTTURALI 9608. Forme geometriche 9609. Verifiche di resistenza e stabilità 96110. Modalità di montaggio 965V. ASSIEMAGGIO E TAGLIO 96511. Collegamenti 96512. Collegamenti con chiodi e bulloni 96613. Collegamenti con saldatura 96914. Taglio 971VI. ASTE E VINCOLI 97115. Aste 97116. Vincoli 972VII. SICUREZZA DELLE COSTRUZIONI 97317. Stabilità della struttura 97318. Protezione dal fuoco e dalla corrosione 973VIII. REALIZZAZIONE DELLE COSTRUZIONI 97419. Impieghi 97420. Redazione del progetto 97421. Esecuzione 97422. Collaudo statico 9749 COSTRUZIONI IN ZONE SISMICHEI. LE AZIONI SISMICHE SUGLI EDIFICI 9771. Generalità 9772. Normativa di riferimento 9783. Il comportamento degli edifici durante i sismi 9794. Nuove costruzioni in zone sismiche 9815. Adeguamento e miglioramento antisismico di

costruzioni esistenti 982II. NORME TECNICHE PER LA

COSTRUZIONE IN ZONA SISMICA 4 (Metodo delle tensioni ammissibili) 983

6. Premessa 9837. Istruzioni per l’applicazione delle norme

tecniche per le costruzioni in zone sismiche di cui al D.M. 16 gennaio 1996 998

III. LA NORMATIVA SISMICA SECONDO IL D.M. 14 GENNAIO 2008 1013

8. Criteri generali di progettazione 10139. Caratteristiche generali delle costruzioni 101410. Requisiti strutturali degli elementi

di fondazione 101411. Costruzioni in calcestruzzo 101512. Costruzioni in acciaio 101513. Costruzioni composte in acciaio-calcestruzzo 101614. Costruzioni in legno 101615. Costruzioni in muratura 101610 METODO AGLI STATI LIMITE1. Premesse 10192. Campo elastico e campo plastico 10203. Analisi strutturale 10254. Il metodo agli stati limite 10295. Metodo agli stati limite

nelle strutture in acciaio 10356. Metodo agli stati limite

nelle strutture in cemento armato 10537. Metodo agli stati limite nelle strutture in legno 10718. Metodo agli stati limite

nelle strutture in muratura 108111 RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIOI. INTERVENTI DI RECUPERO 10831. Generalità 10832. Manutenzione ordinaria 10833. Manutenzione straordinaria 10834. Interventi di restauro 10835. Interventi di ristrutturazione 10846. Legislazione 1084II. DISSESTI 10857. Caratteristiche di dissesto 10858. Diagnosi delle caratteristiche di dissesto 10859. Principali cause di dissesto 108710. Principali fenomeni di dissesto 1087III. CONSOLIDAMENTO 109111. Provvedimenti preventivi 109112. Opere di consolidamento 109113. Interventi in fondazione 109114. Interventi in elevazione 109215. Interventi innovatori 109716. Interventi complessi 1100

Parte quartaCOSTRUZIONI EDILI E RURALI

1 TECNICA URBANISTICA1. Generalità 11052. La logica organizzativa dell’azione urbanistica

consensuale 11053. La progettazione urbanistica 11074. Tecnica della pianificazione per programmi

e progetti 11205. Materiali elementari

del progetto urbanistico 11236. Appendice legislativa e normativa 11347. Bibliografia 11362 CASE DI ABITAZIONE1. Generalità 11392. Tipologie edilizie 11393. Forma e orientamento degli edifici 11404. Dimensioni e ubicazione degli ambienti 11425. Esempi di case di abitazione 11476. Edilizia sovvenzionata, convenzionata

e agevolata 11477. Legislazione 11493 OSPEDALI1. Premesse 11512. Requisiti e classificazione degli ospedali 11523. Sicurezza delle costruzioni ospedaliere 11544. Ospedali di zona 11565. Impianti tecnologici 11654 EDIFICI PER L’ISTRUZIONE1. Premesse 11732. Criteri generali 11733. Localizzazione della scuola 11734. Dimensione della scuola 11735. Area 11736. Caratteristiche dell’opera 11747. Caratteristiche dell’unità pedagogica 11748. Condizioni di abitabilità 1181

INDICE GENERALE XIII

9. Norme per la prevenzione degli incendi 11825 PARCHEGGI E AUTORIMESSEI. TIPOLOGIE 11851. Tipologie funzionali 11852. Tipologie costruttive 11863. Tipologie operative 1186II. CONSIDERAZIONI PROGETTUALI 11894. Ingombro delle automobili 11895. Percorsi pedonali e vie di uscita 11916. Rampe 11927. Compartimentazione antincendio 11928. Ventilazione 11929. Struttura 119310. Finiture 119311. Impianti 119412. Sala di controllo 119513. Servizi all’automobilista 1195III. LEGISLAZIONE DI RIFERIMENTO 11956 ALBERGHI1. Classificazione 11972. Criteri distributivi e di dimensionamento 11973. Piccoli alberghi e motel 11994. Norme di sicurezza 12007 EDIFICI PUBBLICI VARI1. Uffici 12032. Negozi 12033. Supermercati 12044. Mercati 12045. Ristoranti e tavole calde 12058 IMPIANTI SPORTIVI1. Premesse 12112. Calcio 12113. Atletica leggera 12124. Baseball 12125. Rugby 12126. Softball 12157. Hockey su prato 12158. Pallacanestro 12159. Pallavolo 121610. Tennis 121611. Bocce 121612. Palestre 121613. Servizi per gli impianti sportivi 121714. Impianti per il pubblico 121815. Piscine 122116. Norme di sicurezza 12229 EDIFICI INDUSTRIALI1. Generalità 12252. Studio del programma di produzione 12253. Scelta dell’area, forma e dimensionamento

degli edifici 12264. Particolarità tecniche e costruttive 123110 FABBRICATI RURALII. GENERALITÀ 12351. Tipi di insediamento rurale 12352. Edifici dell’azienda agricola 12363. Caratteristiche funzionali e costruttive

dei fabbricati rurali 1236II. ABITAZIONI 12374. Case coloniche per piccole aziende familiari 12375. Case d’abitazione per salariati 1238

III. EDIFICI PER IL RICOVERO DEGLI ANIMALI 1238

6. Stalle per bovini 12387. Scuderie 12408. Porcili 12429. Ovili 124310. Pollai, conigliere, colombaie 1243IV. FABBRICATI PER LA CONSERVAZIONE

DEI PRODOTTI 124411. Tecniche di conservazione 124412. Fienili 124413. Silos 1245V. MANUFATTI ACCESSORI 124614. Concimaie 124615. Pozzi e cisterne 124716. Tettoie 124817. Forni da pane 124918. Serre 124919. Strade poderali 1250

Parte quintaIMPIANTI INTERNI

1 IMPIANTI IDRICI NEGLI EDIFICI1. Somministrazione dell’acqua 12552. Schemi di distribuzione interna 12563. Tubazioni: materiali, installazione,

caratteristiche fisiche 12564. Serbatoi 12575. Consumo medio giornaliero 12576. Calcolo delle reti 12587. Produzione e distribuzione dell’acqua calda 12668. Reti di scarico e ventilazione 12679. Impianti centralizzati prefabbricati modulari 126810. Impianti solari per la produzione

di acqua calda per usi igienico-sanitari 126811. Protezione antincendio negli edifici 126912. Bibliografia 12712 IMPIANTI DI GAS NEGLI EDIFICI1. Riferimenti legislativi 12732. Impianti esterni di derivazione di utenza 12733. Impianti di distribuzione interna 12743 APPARECCHI IGIENICO-SANITARI1. Generalità 12792. Servizi e apparecchi igienico-sanitari

per disabili 12843. Servizi igienico-sanitari per uffici 12854. Servizi igienico-sanitari nell’edilizia

alberghiera e di ristorazione 12865. Prefabbricazione nei servizi igienici 12866. Apparecchi 12867. Rubinetteria 12968. Sistemi di scarico 13004 IMPIANTI ELETTRICI E DI ILLUMINAZIONEI. IMPIANTI ELETTRICI 13031. Generalità e riferimenti normativi 13032. Impianto elettrico e sistema elettrico 13043. Conduttori 13054. La rete di distribuzione interna 13075. Funzioni domotiche 1324

XIV INDICE GENERALE

6. Misure di sicurezza e protezioni 1326II. IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE 13337. Grandezze fotometriche 13338. Illuminazione artificiale di interni 13339. Caratteristiche tecniche ed economiche

delle lampade 133410. Apparecchi e sistemi di illuminazione 133511. Dimensionamento di un impianto

di illuminazione per interni 133612. Illuminazione artificiale

di superfici all’aperto 134013. Bibliografia 13405 ASCENSORI E MONTACARICHI, SCALE MOBILII. ASCENSORI E MONTACARICHI 13431. Legislazione 13432. Generalità 13433. Ascensori con argano ad aderenza 13434. Ascensori idraulici 13495. Montalettighe 13516. Montacarichi 1351II. SCALE E TAPPETI MOBILI 13517. Scale mobili 13518. Tappeti mobili 13516 IMPIANTI DI RISCALDAMENTO

E CLIMATIZZAZIONEI. CARICHI TERMICI NEGLI EDIFICI 13551. Aspetti generali 13552. Carichi termici invernali 13573. Carichi termici estivi 1357II. IMPIANTI DI RISCALDAMENTO 13624. Suddivisione degli impianti

di riscaldamento 13665. Sistemi di distribuzione 1378III. IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE 13846. Aspetti generali 13877. Centrali frigorifere 13898. Impianti centralizzati 13919. Impianti centralizzati a tutt’aria 139210. Impianti centralizzati

che servono più ambienti contemporaneamente (“multizone”) 1395

11. Impianti a doppio condotto 139512. Impianti a portata variabile 139513. Impianti ad alta velocità

con cassette terminali 139514. Impianti misti 139515. Impianti autonomi 139816. Filtri 139917. Distribuzione dell’aria 140018. Distribuzione dell’aria in ambiente 1402IV. NORMATIVE VIGENTI 140619. Normative soggette al controllo VV.FF. 140720. Normative per la sicurezza degli impianti 14087 RISPARMIO ENERGETICO1. Sistemi passivi 14112. Sistemi attivi 14193. Normativa vigente per il risparmio energetico

negli impianti di climatizzazione invernale 1430

Parte sestaIMPATTO AMBIENTALE, QUALITÀ,

BARRIERE ARCHITETTONICHE E TECNOLOGIE ANTINQUINAMENTO

1 IMPATTO AMBIENTALE1. Origini ed effetti degli inquinanti 14372. Le basi normative per la tutela del patrimonio

ambientale 14372 QUALITÀI. QUALITÀ APPLICATA ALLE IMPRESE 14531. Cos’è un’organizzazione 14532. Obiettivi di un’organizzazione 14533. Come raggiungere gli obiettivi definiti attraverso

l’adozione di un sistema di gestione 14534. Quale sistema di gestione scegliere 1454II. TERMINOLOGIA UTILIZZATA

NELL’AMBITO DEI SISTEMI GESTIONE QUALITÀ 1455

III. NORME APPLICABILI PER LA CERTIFICAZIONE DEI SISTEMI GESTIONE QUALITÀ 1455

5. Assicurazione qualità 14566. Gestione per la qualità 1456IV. CERTIFICAZIONE DEI SISTEMI

DI GESTIONE QUALITÀ AZIENDALI 14577. Cosa si deve fare per certificare il sistema

di gestione qualità di un’organizzazione 14578. Chi rilascia la certificazione 14579. Accreditamento degli organismi

di certificazione 145710. Criteri per la concessione della certificazione 145711. Modalità di verifica dei sistemi di gestione 1457V. APPROCCIO PER PROCESSI 1458VI. QUALIFICAZIONE DELLE IMPRESE DI

COSTRUZIONE NEGLI APPALTI PUBBLICI 145912. Il sistema italiano 146013. Il requisito della qualità 146214. Validità della certificazione 14633 BARRIERE ARCHITETTONICHE1. Generalità 14692. Riferimenti normativi 14693. Definizioni 14694. Criteri generali di progettazione 14705. Criteri di progettazione per l’accessibilità 14706. Criteri di progettazione per la visitabilità 14747. Criteri di progettazione per l’adattabilità 14748. Spazi di manovra con sedia a ruote 14749. Soluzione tecniche conformi 147510. Elaborati tecnici 147511. Deroghe e soluzioni alternative 14754 NORME ANTINCENDIO1. Generalità 14792. Definizioni generali 14793. Norme di sicurezza antincendio

per gli edifici di civile abitazione 14804. Le azioni del fuoco nella progettazione

strutturale con le N.T.C. del 14 gennaio 2008 14815. Sistemi di protezione attiva - Mezzi antincendio 14836. Certificato di prevenzione incendi 1483

INDICE GENERALE XV

5 IMPIANTI PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI1. Premessa 14852. Gestione dei rifiuti 14916 IMPIANTI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE1. Premessa 15072. Trattamento delle acque di scarico 15093. Trattamento dei fanghi 15127 IMPIANTI PER LA DEPURAZIONE

DEGLI EFFLUENTI GASSOSI1. Generalità 15152. Inquinanti 15163. L’inquinamento dell’aria negli stabilimenti

industriali 15194. Impianti di depurazione a umido 15205. Impianti di depurazione a secco e semisecco 15206. Riduzione degli NOx 15237. Abbattimento di microinquinanti organici e

inorganici 1524

Parte settimaCOSTRUZIONI STRADALI

1 PROGETTI STRADALII. STRADE E VEICOLI 15291. Veicoli stradali 15292. Resistenza al moto 15303. Trazione e aderenza 15324. Distanza di visibilità 15325. Velocità di progetto 15336. Classificazione delle strade

e riferimenti normativi 1533II. SEZIONE TRASVERSALE STRADALE 15357. Elementi costitutivi dello spazio stradale

e categorie di traffico 15358. Composizione della sezione stradale e sezioni

stradali particolari 15359. Pendenze trasversali della piattaforma 154510. Caratteristiche costruttive ed elementi marginali

della sede stradale 1548III. ANDAMENTO PLANIMETRICO

DELL’ASSE STRADALE 155611. Elementi del tracciato stradale ed elementi

compositivi 1556IV. ANDAMENTO ALTIMETRICO

DELL’ASSE STRADALE 156712. Elementi del profilo altimetrico

e criteri compositivi 1567V. IL TRACCIATO STRADALE

NELLA SUA GLOBALITÀ 156913. Le verifiche del tracciato 1569VI. LE STRADE DI MONTAGNA 157114. Criteri generali per la progettazione

delle strade di montagna 1571VII. INTERSEZIONI STRADALI 157415. Generalità 1574VIII. LA REDAZIONE DEL PROGETTO

STRADALE 158516. Finalità e fasi della progettazione 158517. Il progetto preliminare 158718. Il progetto definitivo 158819. Il progetto esecutivo 1589

IX. TRACCIAMENTO 159520. Generalità 159521. Tracciamento planimetrico dell’asse 159622. Bibliografia 16042 COSTRUZIONE DEL CORPO STRADALEI. OPERAZIONI PRELIMINARI 16051. Premesse 16052. Picchettazione dei lavori di sterro e di riporto 1605II. SCAVI 16063. Generalità 16064. Scavi a mano 16065. Scavi a macchina 16076. Scavi in roccia. Perforazione meccanica 1609III. TRASPORTO DELLE TERRE 16107. Trasporto con vagonetti 16108. Trasporto con automezzi 1611IV. FORMAZIONE DEI RILEVATI 16129. Generalità 161210. Costipamento dei rilevati 161311. Terra rinforzata 1613V. STABILIZZAZIONE DEI TERRENI 161412. Generalità 161413. Miscele di terre 161514. Stabilizzazione con leganti 1616VI. MANUFATTI SECONDARI 161715. Opere di viabilità minore 161716. Manufatti per lo scolo delle acque 161717. Norme tecniche riguardanti i manufatti

di materiali sciolti, la stabilità dei pendii naturali e dei fronti di scavo, discariche e colmate 1620

3 CONSOLIDAMENTO DEL CORPO STRADALE1. Stabilità dei terreni rispetto agli agenti esterni 13252. Banchettoni di terra 16253. Smaltimento delle acque superficiali 16254. Drenaggi 16265. Tessuti non tessuti o geotessili 16286. Rilevati stradali in terreni compressibili 16297. Attraversamento di pendici instabili 16328. Difesa dei rilevati dai corsi di acqua e dal mare 16359. Norme tecniche riguardanti emungimenti

da falde idriche, consolidamento dei terreni, drenaggi e filtri, ancoraggio 1636

L. Emungimenti da falde idriche 1636M. Consolidamento dei terreni 1636N. Drenaggi 1637O. Ancoraggi 16374 SOVRASTRUTTURE STRADALI1. Generalità 16392. Classificazione delle pavimentazioni 16393. Materiali costituenti le pavimentazioni 16404. Metodi di dimensionamento per sovrastrutture

flessibili 16435. Metodi di dimensionamento

per sovrastrutture rigide 16506. Modalità di posa in opera 16527. Bibliografia 16525 MURI DI SOSTEGNO1. Spinta delle terre 16532. Tipi costruttivi di muri di sostegno 16573. Progettazione e verifiche 16604. Norme tecniche riguardanti le opere

di sostegno delle terre 1663

XVI INDICE GENERALE

5. Muri di sostegno in zona sismica 4 (Metodo delle tensioni ammissibili) 1666

6 PONTII. NOMENCLATURA E STUDI PRELIMINARI 16671. Nomenclatura 16672. Studio del terreno 16673. Studio del regime idraulico 16674. Azioni di calcolo 16685. Verifiche di sicurezza 16726. Scelta del tipo strutturale 1673II. TIPI E STRUTTURE DI PONTI 16757. Ponti in legno 16758. Ponti in acciaio 16779. Ponti in cemento armato 167810. Ponti in cemento armato precompresso 168111. Ponti in muratura 168212. Spalle 168413. Muri di accompagnamento 1686III. CENTINATURE E VARO 168714. Generalità 168715. Centinature in legno 168716. Centinature metalliche 168717. Varo di travi rettilinee 16877 GALLERIEI. PROGETTO E TRACCIAMENTO 16891. Generalità 16892. Studio geologico e progetto 16903. Dimensionamento del rivestimento murario 16914. Tracciamento 1694II. METODI TRADIZIONALI DI SCAVO

E RIVESTIMENTO 16955. Cunicolo di avanzata 16956. Metodi manuali di scavo 16957. Scavi in roccia 16988. Rivestimenti di tipo tradizionale 1698III. METODI RECENTI 16999. Metodi di scavo eccezionali 169910. Calcestruzzo proiettato (o spritz-beton) 170211. Metodi recenti per terreni rocciosi 170312. Rivestimenti di tipo recente 170313. Norme tecniche riguardanti i manufatti

sotterranei 1704

Parte ottavaCOSTRUZIONI IDRAULICHE

1 IDRAULICA E IDROLOGIA1. Unità di misura 17092. Definizioni. Proprietà dei fluidi 17093. Idrostatica 17104. Idrodinamica. Principi 17125. Moto uniforme 17136. Efflusso da luci 17187. Perdite di carico localizzate 17218. Moto dell’acqua nel terreno 17229. Le macchine idrauliche 172410. Idrometria 172511. Cenni di idrologia 172712. Definizioni relative ai corsi d’acqua

e ai bacini idrografici (servizio idrografico e mareografico nazionale) 1738

13. Bibliografia 1739

2 SISTEMAZIONI IDRAULICHE1. Elementi di morfologia dei corsi d’acqua 17412. Modellazione dei corsi d’acqua 17423. Profilo di compensazione 17424. Profilo di equilibrio 17425. Sistemazioni idrauliche dei suoli

e dei corsi d’acqua 17433 BONIFICA1. Generalità 17512. Tipologia delle bonifiche idrauliche 17513. Rete di bonifica 17524. Criteri di impostazione del progetto

della rete di bonifica 17525. Idrologia e idraulica della bonifica 17526. Opere d’arte 17547. Esempio di dimensionamento idraulico

del canale emissario con il metodo del volume di invaso 1755

4 CANALI1. Considerazioni generali 17572. Canali non rivestiti 17573. Rivestimento dei canali aperti 17594. Rivestimento dei canali chiusi eseguiti

a foro cieco 17625. Elementi geometrici 17636. Regolazione della portata nei canali 17645 SBARRAMENTI1. Premesse 17652. Normative di riferimento 17653. Dighe murarie 17664. Dighe di materiali sciolti 17706 ACQUEDOTTI1. Acquedotto 17752. Caratteristiche di qualità delle acque destinate

al consumo umano 17753. Fabbisogno di acqua potabile 17824. Opere particolari di un acquedotto 17835. Studio di una sorgente e del tracciato

di un’adduttrice in pressione e costruzione delle opere 1792

6. Acquedotto sottomarino 17947. Corrosione e protezione delle tubazioni 17958. Tutela delle acque dall’inquinamento

e gestione delle risorse idriche 17967 MISURA E TARIFFAZIONE DELL’ACQUA1. La distribuzione dell’acqua

come servizio pubblico 17992. La tariffazione 17993. Sistemi di distribuzione 18014. Misura con i contatori 18025. Perdite e revisione dei contatori 18038 POTABLIZZAZIONE DELLE ACQUE1. Generalità 18052. Trattamenti tradizionali di potabilizzazione 18053. Trattamenti avanzati di potabilizzazione 18079 FOGNATURE1. Premessa 18092. Sistemi di reti fognarie 18093. Criteri di progettazione 18104. Metodi per il calcolo delle portate 18125. Scelta e dimensionamento delle sezioni 1815

INDICE GENERALE XVII

6. Manufatti speciali 18207. Impianti di sollevamento 18238. Normative di riferimento 18249. Tecnologie innovative per l’installazione

dei sottoservizi “no-dig” o “trenchless” 1825

Parte nonaESECUZIONE DEI LAVORI

1 MACCHINE PER IL SOLLEVAMENTO1. Normative 18292. Binda a cremagliera 18293. Martinetto a vite 18294. Martinetto idraulico 18295. Argani 18306. Funicolari 18307. Gru 18338. Nastri trasportatori 18352 MACCHINE PER LAVORI IN TERRA1. Generalità sui movimenti di terra 18372. Problema generale del cantiere

dei lavori in terra 18373. Generalità sule caratteristiche fisiche

delle terre e dei prodotti lapidei 18374. Variazione di volumi delle terre

dei prodotti lapidei 18425. Coefficiente di trasformazione 18436. Applicazioni ai movimenti di terra 18457. Applicazioni ai materiali lapidei 18478. Produzione e capacità di lavoro

delle macchine per i lavori in terra 18499. Rendimento globale di cantiere 184910. Produzione teorica di una macchina 185011. Produzione teorica riferita al materiale

(valutato secondo le descrizioni del capitolato d’appalto) 1850

12. Macchine escavatrici semistazionarie. Escavatori 1852

13. Macchine per scavo e trasporto 185814. Macchine per il costipamento meccanico 18663 MACCHINE PER LA FRANTUMAZIONE1. Generalità 18692. Frantoi a mascelle 18693. Granulatore a mascelle 18724. Produzione oraria di una macchina

frantumatrice a mascelle 18725. Macchine frantumatrici a urto

(granulatori a urto) 18724 MACCHINE PER LA CONFEZIONE

DEL CALCESTRUZZO1. Generalità sulle betoniere 18752. Classificazione volumetrica delle betoniere 18753. Produzione delle betoniere 18794. Principali tipi di betoniere 18805. Cantieri e centrali di betonaggio 18825 IMPIANTI PER CONGLOMERATI BITUMINOSI

E MACCHINE PER PAVIMENTAZIONEI. IMPIANTI PER CONGLOMERATI

BITUMINOSI 18851. Generalità 1885

2. Riciclaggio di pavimentazioni bituminose 1888II. MACCHINE PER PAVIMENTAZIONI 18933. Macchine per pavimentazioni flessibili 18934. Macchine per pavimentazioni rigide 18936 COSTO DEI LAVORI IN TERRA1. Generalità 18952. Scavo e trasporto eseguito con l’apripista 18987 LA SICUREZZA SUL LAVORO1. Prevenzione degli infortuni e igiene

del lavoro nel cantiere 19032. Responsabilità connesse all’applicazione

delle norme di sicurezza 19033. Organizzazione del cantiere 19034. Impianti elettrici 19045. Scale portatili 19056. Lavorazioni in quota 19057. Opere di scavo 19068. Sottomurazioni 19079. Palificazioni 190710. Muri in elevazione e solai 190711. Vani 190712. Opere provvisionali. Ponteggi 190813. Demolizioni 191114. Macchine da cantiere 191115. Collaudi e verifiche periodiche 191316. Lavori in sotterraneo 191317. Pianificazione della sicurezza 191318. Il recepimento delle direttive europee

in materia di sicurezza 191519. Il recepimento della direttiva “cantieri” 19158 COMPUTO METRICO E STIMA DEI LAVORI1. Generalità 19172. Individuazione delle categorie

di opere e di lavori 19173. Computo metrico 19224. Analisi prezzi ed elenco dei prezzi unitari 19235. Stima dei lavori e computo metrico estimativo 19246. Utilizzazione di strumentazioni informatiche 19247. Esempio di computo metrico 19269 PRINCIPI GENERALI DEGLI APPALTI

DI LAVORI PUBBLICI1. Principi generali della nuova normativa 19292. La formazione del contratto di appalto

di opere pubbliche 19313. Definizione delle controversie. Arbitro 1938

Parte decimaTOPOGRAFIA – FOTOGRAMMETRIA

1 TOPOGRAFIA1. Preliminari 19412. Operazioni topografiche semplici 19473. Misura degli angoli 19524. Misura delle distanze 19555. Misura dei dislivelli 19576. Strumenti moderni 19617. Planimetria e altimetria 19678. Celerimensura 19829. Bibliografia 1983

XVIII INDICE GENERALE

2 AGRIMENSURA1. Determinazione delle aree 19852. Divisione dei terreni di uniforme valenza 19893. Divisione dei terreni di diversa valenza 19924. Spostamento e rettifica dei confini 19933 SPIANAMENTI1. Generalità 19992. Calcolo dei volumi di terra 20003. Spianamento orizzontale su piano quotato 20014. Spianamento orizzontale di compenso

su piano quotato 20025. Spianamenti inclinati su piano quotato 20036. Spianamenti orizzontali su piano

a curve di livello 20074 TEORIA DEGLI ERRORI1. Generalità 20112. La curva degli errori 20113. Misure eseguite con lo stesso grado

di precisione 20124. Osservazioni eseguite con diverso grado

di precisione 20145. Osservazioni indirette 20165 FOTOGRAMMETRIA1. Presupposti storici e applicazioni della

fotogrammetria 20232. La camera metrica 20233. Fotogramma e prospettiva 20244. Ricostruzione geometrica del modello 20255. Visione stereoscopica 20256. La presa terrestre 20267. Fotogrammetria terrestre classica 20268. La presa aerea 20279. I restitutori fotogrammetrici 202710. La triangolazione aerea 202811. Il raddrizzamento 202912. Gli ortofotopiani 202913. La fotogrammetria digitale 202914. Realizzazione dei rilievi fotogrammetrici 2030

Parte undicesimaESTIMO – NORME GIURIDICHE

1 ECONOMIA RURALE1. Premessa 20332. Azienda agraria 20333. Tipo di impresa o modi di conduzione 20334. Esito di gestione dell’impresa agricola 20335. Il prodotto dell’azienda agricola 20366. Il costo di produzione dell’azienda agricola 20367. Metodologie di valutazione economica

dell’azienda agricola 20408. Fonti di informazione 20532 ESTIMO RURALE1. Stima delle aziende agricole 20612. Stima delle scorte 20653. Stima dei frutti pendenti

e anticipazioni colturali 20654. Stima delle colture arboree da frutto 20675. Stima dei terreni a colture erbacee 20696. Stima di semenzai e vivai 20697. Stima degli incolti, parchi, giardini, laghi, orti 2069

8. Stima di miniere, cave e torbiere 20699. Stima dei boschi 207010. Stima dei miglioramenti fondiari 207411. Riparto delle spese per opere consortili 207512. Stima delle acque per irrigazione 207613. Stima dei danni 207614. Stime relative all’usufrutto 207715. Uso e abitazione 207816. Servitù prediali 207817. Stima delle indennità di espropriazione

per pubblica utilità 208018. Stima delle successioni ereditarie 208819. Stima delle rendite perpetue e vitalizie 20903 ESTIMO CIVILE1. Stima dei fabbricati 20912. Stima delle aree fabbricabili 20953. Valutazioni di impatto ambientale (VIA) 20954. Stime giudiziarie. Perizie 20975. Compromesso e arbitrato 20976. La mediazione civile e commerciale 20987. La perizia di stima 20998. Condominio 21019. Diritto di sopraelevazione 210210. Cessione di cubatura edificabile 21034 ESTIMO CATASTALE1. Generalità 2105I. CATASTO TERRENI 21052. Vecchi catasti italiani 21053. Nuovo catasto italiano 21054. Amministrazione catastale 21055. Formazione del catasto terreni 21066. Qualificazione dei terreni 21067. Classificazione dei terreni 21078. Classamento dei terreni 21079. Formazione delle tariffe 210710. Pubblicazione del catasto 210811. Attivazione del catasto 210912. Il catasto informatico 211013. Conservazione del catasto 2112II. CATASTO DEI FABBRICATI

(EX CATASTO EDILIZIO URBANO) 211614. Notizie storiche 211615. Formazione 211816. Qualificazione delle unità immobiliari 211817. Classificazione 211918. Classamento 212019. Formazione delle tariffe 212020. Atti del catasto edilizio urbano 212121. Conservazione del N.C.E.U. 2121III. AGGIORNAMENTO DEGLI ATTI

DEL CATASTO TERRENI 212222. Normativa vigente 212223. Oggetto del rilievo di aggiornamento 212324. Atti preliminari 212425. Elaborati tecnici di aggiornamento 212426. Trattamento del tipo di aggiornamento 212727. Rilievo catastale di aggiornamento 2128IV. ACCATASTAMENTO DEI FABBRICATI 213128. DO.C.FA. 3.0 21315 NORME GIURIDICHE 2149

INDICE ANALITICO 2163

PARTE GENERALE

DISCIPLINE PROPEDEUTICHE

1 Matematica2 Unità di misura3 Disegno tecnico4 Fisica5 Elettrotecnica6 Chimica e proprietà dei materiali7 Geologia8 Fondamenti di informatica9 Energie rinnovabili

10 Risparmio ed effi cienza energetica11 Certifi cazione ed effi cienza energetica degli edifi ci12 Affi dabilità13 Qualità e affi dabilità nel progetto delle costruzioni industriali14 Economia e organizzazione aziendale15 Strumenti e metodi per l’analisi e la valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro

1MATEMATICA

Prof. Dott. MAURO MARINI

1. GEOMETRIA

1.1. Geometria analitica nel piano

La retta nel piano

L’equazione di una retta r nel piano e:

axþ byþ c ¼ 0 (forma generale)

In particolare l’equazione di una retta parallela all’asse xe y ¼ k, quella di una retta parallela all’asse y e x ¼ k,quella di una retta passante per l’origine degli assi eax þ by ¼ 0.

Siano P(p, 0), Q(0, q) i punti (distinti) in cui la rettaincontra gli assi. Allora l’equazione della retta puo esserescritta nella forma:

x

pþ y

q¼ 1 (forma segmentaria)

che ne mette in evidenza i segmenti che essa stacca sugliassi coordinati (fig. 1.1). Se la retta non e parallela all’assey, essa puo essere scritta anche nella forma

y ¼ mxþ q (forma esplicita)

dove m si dice coefficiente angolare e rappresenta latangente trigonometrica dell’angolo a (fig. 1.1) che laretta forma con l’asse x.

L’equazione della retta passante per il punto P1(x1; y1)puo essere scritta anche nella forma:

x ¼ x1 þ lt y ¼ y1 þmt (forma parametrica)

dove t e un parametro reale. In tale espressione lecoordinate (x, y) dei punti della retta sono espresse infunzione di una variabile ausiliaria t, detta parametro.

L’equazione della retta passante per i punti P1(x1, y1),P2(x2, y2) e:

(x� x1)( y2 � y1) ¼ ( y� y1)(x2 � x1)

ossia, se x1 6¼ x2 e y1 6¼ y2 (cioe se la congiungente P1 conP2 non e parallela agli assi coordinati):

x� x1

x2 � x1¼ y� y1

y2 � y1

Distanza tra punti e rette

Dati i punti P1(x1, y1), P2(x2, y2), la distanza d tra essie data da:

d ¼ffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffi

(x2 � x1)2 þ (y2 � y1)2q

La distanza d tra un punto P0(x0, y0) e una retta r diequazione axþ byþ c ¼ 0 e:

d ¼ ax0 þ by0 þ c

(a2 þ b2)1=2

Parallelismo e perpendicolarita nel piano

Le rette

r) axþ byþ c ¼ 0 [ y ¼ mxþ q]

r0 ) a0xþ b0yþ c0 ¼ 0 [ y ¼ m0xþ q0]

sono incidenti se

ab0 6¼ a0b [m 6¼ m0]

e sono parallele se

ab0 ¼ a0b [m ¼ m0]

L’angolo tra esse e dato da:

tg br r 0 ¼ ab0 � a0b

aa0 � ab0¼ m0 �m

1þmm0

� �

In particolare r e r’ sono perpendicolari se

aa0 þ bb0 ¼ 0 [mm0 þ 1 ¼ 0]

FIGURA 1.1 Retta nel piano.

I coseni degli angoli che la retta r forma con gli assicoordinati (coseni direttori) sono dati da:

cos bx r ¼ b

� (a2 þ b2)1=2

cos by r ¼ � a

�(a2 þ b2)1=2

Coniche

Si chiama conica la curva che si ottiene intersecando uncono circolare indefinito con un piano non passante per ilvertice del cono. Essa ha equazione:

ax2 þ bxyþ cy2 þ dxþ eyþ f ¼ 0

dove almeno uno dei tre coefficienti a, b, c..., e diverso dazero.

L’espressione

D ¼ b2 � 4ac

si chiama discriminante della conica. Se D < 0, la conica sichiama ellisse, se D ¼ 0 parabola, se D > 0 iperbole.

Esempi

Parabola con asse parallelo all’asse y:

y ¼ ax2 þ bxþ c

Parabola con asse parallelo all’asse x:

x ¼ ay2 þ byþ c

Circonferenza di centro (x0, y0) e raggio r:

x2 þ y2 � 2x0 x� 2y0 yþ x20 þ y2

0 � r2 ¼ 0

Circonferenza passante per l’origine:

x2 þ y2 þ axþ by ¼ 0

Circonferenza con centro nell’origine e raggio r:

x2 þ y2 ¼ r2

Ellisse avente per assi gli assi cartesiani e centro nell’ori-gine:

x2

a2þ y2

b2¼ 1

Iperbole avente per assi gli assi cartesiani e centronell’origine:

x2

a2� y2

b2¼ 1

Iperbole equilatera:

x2 � y2 ¼ a2

1.2. Geometria analiticanello spazio

Il piano

L’equazione di un piano p nello spazio e

axþ byþ czþ d ¼ 0

Se d = 0 il piano passa per l’origine degli assi; se nel-l’equazione in forma generale manca una variabile, il piano

e parallelo al corrispondente asse (o lo contiene se anched¼ 0); se l’equazione di un piano contiene una sola va-riabile, il piano e parallelo al piano coordinato individuatodalle variabili mancanti (o coincide con esso se d¼ 0).

Siano P, Q, R, i punti (distinti) in cui il piano p incontragli assi; indicate rispettivamente con p, q, r le distanze ditali punti dall’origine, l’equazione di p assume la forma:

x

pþ y

qþ z

r¼ 1 (forma segmentaria)

L’equazione di un piano passante per il puntoP1(x1; y1; z1) assume la forma:

a(x� x1)þ b( y� y1)þ cðz� z1) ¼ 0

Dati tre punti P1(x1; y1; z1), P2(x2; y2; z2), P3(x3; y3; z3),non allineati, il piano da essi individuato ha equazione(v. § 3):

det

x y z 1x1 y1 z1 1x2 y2 z2 1x3 y3 z3 1

0

B

B

@

1

C

C

A

¼ 0

Due piani p) ax þ by þ cz þ d ¼ 0 e p0) a0xþ b0yþþ c0zþ d0 ¼ 0 sono paralleli se:

a=a0 ¼ b=b0 ¼ c=c0 ¼ d=d0

Sono invece perpendicolari se:

aa0 þ bb0 þ cc0 ¼ 0

Distanza nello spazio

La distanza d tra due punti P1(x1; y1; z1), P2(x2; y2; z2) edata da:

d ¼ffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffi

(x1 � x2)2 þ (y1 � y2)2 þ (z1 � z2)2q

La distanza tra il punto P0(x0; y0; z0) e il piano p) axþþ byþ czþ d ¼ 0 e data da:

d ¼ ax0 þ by0 þ cz0 þ d

(a2 þ b2 þ c2)1=2

La retta nello spazio

Una retta r si rappresenta nello spazio come intersezionedi due piani p e p0:

r)axþ byþ czþ d ¼ 0

a0xþ b0yþ c0zþ d0 ¼ 0

(forma generale)

oppure se ab0 6¼ a0b nella forma:

r)x ¼ lzþ py ¼ mzþ q

(forma ridotta)

Se la retta r, passante per P1(x1; y1; z1) non e parallelaai piani coordinati, essa puo essere rappresentata nelleforme:

x� x1

l¼ y� y1

m¼ z� z1

n(forma normale)

oppure

x ¼ x1 þ lt y ¼ y1 þmt z ¼ z1 þ nt

(forma parametrica)

dove t e un parametro reale.

4 DISCIPLINE PROPEDEUTICHE

PARTE SECONDA

ELEMENTI DI FABBRICA

11 Fondazioni12 Palancolate e diaframmi13 Murature14 Travi e architravi15 Archi16 Solai17 Volte18 Scale19 Tetti e terrazze10 Prefabbricazione edilizia11 Infi ssi12 Opere complementari e di rifi nitura degli edifi ci

1FONDAZIONI

Dott. Ing. FILIPPO ROSSI, Dott. Ing. PIERO MINGARELLI • Aggiornamento Dott. Ing. GIUSEPPE MAGNI

fera ecc. Nei casi più semplici si eseguirà un esame della compattezza mediante barra di acciaio (guggia, tenta o barramina) infissa per libera caduta al piano di fondazio-ne: sabbie e ghiaie stridono, argille dimostrano tenacità e viscosità, terreni torbosi e paludosi dimostrano ineguale resistenza all’affondamento ecc. Pozzi di assaggio nei casi ordinari: in numero sufficiente a dare un’idea chiara dell’andamento degli strati; pianta quadrata, lato 1,20 ÷ 2 m,profondità fino a 10 ÷ 15 m; occorrendo (terreni incoeren-ti), i pozzi vanno armati con tavole e quadri orizzontali. Trincee e cunicoli vengono spesso eseguiti a integrazione dei pozzi di assaggio.

2.1. Sondaggi

a) Per profondità modeste: tasta semplice: barra diametro 4 ÷ 5 cm, lunghezza 4 ÷ 5 m, con estremità a punte salien-ti; si infigge per battitura e rotazione.

Sonda normale ( Palissy): stelo quadrato lato 1,5 ÷ 2 cm,lunghezza 4 ÷ 5 m, con estremità a mordente (cucchiaio o trapano); s’infigge come sopra.

b) Per profondità notevoli (fino a 30 m): perforazioni di sondaggio a percussione, a rotazione e con trivelle.

c) Per terreni incoerenti e melmosi: sonde a valvola, sonde a stantuffo.

d) Per rocce: trapani semplici (una lama) e a corona (due o più lame incrociate).

Per le indagini in sito e i metodi geofisici di indagine v. la parte 3a, cap. GEOTECNICA, § 5.

Ove occorrano: tubi di protezione della sonda (giuntati a cordone e bicchiere, a manicotto, molto impiegati i tubi Mannesmann). Per la manovra delle aste della sonda e dei tubi vengono usati collari e chiavi.

2.2. Prove di carico

Si fanno a livello del piano di fondazione, caricando una parte di superficie – di forma quadrata o circolare – di pesi adeguati (sacchi di terra, mattoni ecc.) su robusto telaio di legno: ovviamente prove di questo tipo risultano utili sol-tanto per lo studio di fondazioni dirette (v. anche la parte 3a, cap. GEOTECNICA, § 7). Per le prove di carico sui pali si veda il successivo § 7.

1. GENERALITÀ

Fondazione di un fabbricato o di altra costruzione di qual-siasi tipo è la parte con la quale esso appoggia sul terreno; è compresa tra il piano di appoggio e il piano di spiccato (o piano di risega), da cui iniziano le strutture in elevazio-ne del manufatto.

La risultante dei carichi deve essere passante per il baricentro della superficie di appoggio e perpendicolare a questa, realizzandosi così una distribuzione pressoché uniforme; l’estensione della superficie di appoggio deve essere proporzionata al carico specifico ammissibile, con sicurezza, sul terreno per una durata praticamente illimi-tata. Nel progetto di una fondazione occorre anzitutto: valutare, in intensità e posizione, le forze trasmesse dalle varie parti dell’opera alla fondazione; valutare la pressione unitaria esercitata dalla fondazione sul terreno nelle più gravose ipotesi di carico; esaminare il suolo e il sottosuolo per la scelta del sistema di fondazione da adottare.

Tale scelta è subordinata:

1) all’entità e alla disposizione dei carichi;2) alla natura e alla resistenza specifica dei vari strati di

cui è costituito il terreno (vedi tab. 1.1);3) alla presenza o meno di acque superficiali o sotterranee

ecc.

Per le fondazioni di MURI DI SOSTEGNO E PONTI, v. i rispettivi capp. nella parte 7a; per SBARRAMENTI v. il cap. nella parte 8a.

I dati della tab. 1.1 hanno valore di semplice riferimen-to; per opere importanti è indispensabile procedere ad accurati esami locali e di laboratorio. Lo spessore dello strato di terreno su cui appoggia la fondazione ha impor-tanza pratica notevole anche in rapporto all’estensione della fondazione; è necessario esaminare le condizioni di carico anche su piani inferiori al piano di fondazione (v. la parte 3a, cap. GEOTECNICA, § 9).

Per la conversione delle unità del Sistema tecnico nel Sistema internazionale v. la parte DISCIPLINE PROPE-DEUTICHE, cap. UNITÀ DI MISURA.

2. ESAME DEL TERRENO

Sono opportune informazioni locali, notizie su fondazioni di edifici vicini e di simile importanza, l’esame di pozzi e trincee vicini, la conoscenza del livello della falda acqui-

662 PARTE 2. ELEMENTI DI FABBRICA

Si adottano fondazioni continue quando si ha a bre-ve profondità (2 ÷ 3 m) un terreno che ammetta, con sicurezza, un carico unitario di 20 ÷ 30 N/cm2. Piano di risega a 0,20 ÷ 0,10 m sotto il piano di cantina: qui va eseguita un’impermeabilizzazione con mastice di asfalto. Ove occorra, armatura provvisoria del cavo di fondazione (attraverso terreni incoerenti o instabili, fig. 1.1): v. la parte 9a, cap. LA SICUREZZA SUL LAVORO NELLE COSTRUZIONI.

Le norme geotecniche emanate con D.M. 11 marzo 1988 (da prendere come riferimento se si lavora con il Metodo di verifica alle tensioni ammissibili, ancora utiliz-zabile per costruzioni in zona sismica 4 e con particolari caratteristiche: v. la parte 3a, cap. METODO AGLI STATI LIMI-TE) fissano – al punto G.3. Fronti di scavo – prescrizioni specifiche concernenti “scavi non armati che per le loro dimensioni (ampiezza e profondità), per le caratteristiche meccaniche dei terreni, rappresentino pericolo per la sicu-rezza”: in tali casi va redatto un vero progetto.

3. FONDAZIONI DIRETTE

Impiegate nella maggior parte dei fabbricati civili e indu-striali: si spiccano direttamente sul piano di fondazione asciutto. Sono anche chiamate fondazioni superficiali.

3.1. Fondazioni continue

1) Lineari per fabbricati di muratura ordinaria (o fon-dazioni a cordolo). La base del muro viene allargata con una o più riseghe, in modo da ridurre il carico unitario al valore compatibile con la resistenza specifica del terreno. Rapporto tra lunghezza e altezza della risega < 1/3. Si impiegano per la muratura di fondazione calcestruzzi di vario tipo (di pietrisco e malta idraulica, oppure di ce-mento a bassa dosatura, ad es. 150 ÷ 200 kg/m3) oppure murature a sacco, cioè formate gettando alla rinfusa nello scavo pietre, scaglie di pietrame e malta idraulica.

TABELLA 1.1 Pressioni unitarie ammissibili per tipi diversi di terreno (in N/cm2).

Qualità del terrenoPressione

ammissibile

Terreni paludosi, torbosi, vegetali …………………………………………....…………………….…………………....…………...

Terreni smossi, non compatti (riporti, terre vergini ecc.) ………………………………………………………....…….

Terreni incoerenti compatti (granulari) (1):

00 ÷ 12

a) Sabbia con granuli inferiori a 1 mm: larghezza (m) fondazioni 2 ……………………………………………………………….…………………....………….

» » » 2 ÷ 4 …………………………………………………….…………………....…………………

» » » 4 ÷ 7 …………………………………………………….…………………....…………………

» » » 7 ÷ 10 …………………………………………………….…………………....………….……

b) Sabbia con granuli 1 ÷ 3 mm: larghezza (m) fondazioni 2 ……………………………………………………………….…………………....………….

» » » 2 ÷ 4 …………………………………………………….…………………....…………………

» » » 4 ÷ 7 …………………………………………………….…………………....…………………

» » » 7 ÷ 10 …………………………………………………….…………………....………….……

c) Sabbia e ghiaia: larghezza (m) fondazioni 2 ……………………………………………………………….…………………....………….

» » » 2 ÷ 4 …………………………………………………….…………………....…………………

» » » 4 ÷ 7 …………………………………………………….…………………....…………………

» » » 7 ÷ 10 …………………………………………………….…………………....………….……

20304050

30406080

406080

100

Terreni coerenti (ad es. argille, argille sabbiose, sabbie argillose ecc.) in stato:

048

1530

fl uido-plastico …………………………………………………………………….…………………....………..........................….……

molle-plastico …………………………………………………………………….…………………....………..........................….…….

solido-plastico …………………………………………………………………….…………………....………..........................….……

semisolido …………………………………………………………………….………………....………..........................….…….........

solido …………………………………………………………………….………………....………..........................….……....................

Rocce di resistenza media (carico di rottura inferiore a 50 kg/cm2) in stratifi cazioni compatte (arenarie, calcari teneri, tufi e altre rocce vulcaniche di consistenza simile ecc.) (2) ..........................Rocce di resistenza notevole (carico di rottura superiore a 50 kg/cm2) in stratifi cazioni compatte (arenarie forti, calcari forti, rocce vulcaniche ecc.) (2) ........................................................................Rocce massicce (graniti, porfi di, basalti ecc.) (2) ............................................................................................................

100 ÷ 150

150 ÷ 300oltre 300

(1) Accertarsi che non vi siano nel sottosuolo movimenti di acqua per correnti (asportazione di granuli e cedimenti disuguali) o per variazioni di livello della falda acquifera (variazione di carico sul piano di fondazione).(2) Se la roccia risulta fessurata o disgregabile, il carico ammissibile va ridotto alla metà (e anche meno) del valore corrispondente alla stessa roccia di natura integra (v. DISCIPLINE PROPEDEUTICHE, cap. GEOLOGIA).

PARTE TERZA

RESISTENZA DEI MATERIALI

11 Statica grafi ca – Geometria delle masse Equilibrio dei corpi vincolati12 Resistenza dei materiali13 Geotecnica14 Determinazione dei carichi agenti sulle costruzioni15 Costruzioni in muratura16 Cemento armato17 Cemento armato precompresso18 Costruzioni in acciaio19 Costruzioni in zone sismiche10 Metodo agli stati limite11 Recupero del patrimonio edilizio

1STATICA GRAFICA – GEOMETRIA DELLE MASSE

EQUILIBRIO DEI CORPI VINCOLATIDott. Ing. FRANCO SALVI, Dott. Ing. PIERO MINGARELLI • Aggiornamento Dott. Ing. GIUSEPPE MAGNI

1. SEGMENTI ORIENTATI E VETTORI

Segmento orientato è un segmento AB (fig. 1.1), di lun-ghezza misurata in una scala prefissata, appartenente a una retta a (detta direzione) e avente un verso da A a B (indi-cato con una freccia); direzione e verso formano l’orien-tamento del segmento orientato; il punto A è l’origine, B è l’estremo libero. Segmenti orientati aventi lo stesso orientamento (fig. 1.2) sono detti equiorientati; se hanno anche la stessa lunghezza sono detti equipollenti. Gli infi-niti segmenti orientati equipollenti applicati a tutti i punti dello spazio rappresentano un ente geometrico detto vetto-re libero. Un vettore libero di cui si fissi l’origine diventa identico al segmento orientato e viene detto vettore appli-cato; l’origine è chiamata anche punto di applicazione e la retta del vettore retta di applicazione. Un vettore si può indicare in vari modi: nel seguito sarà indicato con una let-tera in grassetto (v); la stessa lettera in corsivo (v) indica la sola lunghezza del vettore, detta anche modulo o intensità.

2. SISTEMA DI VETTORI, COMPONENTE, RISULTANTE

Dicesi sistema o insieme di vettori un gruppo finito di vettori qualsiasi; sistema piano di vettori è un gruppo finito di vettori tutti appartenenti a un piano. Compo-nente, vr di un vettore v (di origine A ed estremo libero B) secondo la retta orientata r (fig. 1.3) è la misura del segmento A'B', proiezione ortogonale del segmento AB su r, presa con il segno + o con il segno – a seconda che il verso di A'B' sia concorde o discorde con quello di r. Si ha anche analiticamente:

vr = v cos{

essendo { l’angolo formato dalla due direzioni orien-tate di r e di AB. Si chiama risultante di un sistema di vettori il vettore libero R ottenuto unendo il primo con l’ultimo vertice della poligonale dei vettori: quest’ultima

FIGURA 1.2 Segmenti equiorientati.

FIGURA 1.3 Componente di un vettore. A sinistra: componente positiva (cos{ > O). A destra: componente negativa (cos{ < O).

FIGURA 1.4 Poligonale e risultante di un sistema di vettori.

FIGURA 1.1 Segmento orientato.

800 PARTE 3. RESISTENZA DEI MATERIALI

in O vede girare il vettore v in senso antiorario, il segno – vale nel caso contrario (fig. 1.7).

Per un sistema di n vettori applicati vi il momento ri-spetto al punto O è la somma algebrica dei momenti dei singoli vettori rispetto allo stesso punto:

M i v bi i

nO

1$= /

(2)

Si osserva che il momento è definito soltanto per un siste-ma di vettori applicati, ma non cambia se i vettori si fanno scorrere lungo le proprie rette di applicazione in quanto non cambia la distanza delle rette dal punto O (per questo si par-la anche di vettori applicati a rette). In generale il momento di un sistema di vettori è diverso a seconda del punto rispet-to al quale viene calcolato, fa eccezione il caso di un sistema piano che abbia risultante nullo: in questo caso il momento è uguale rispetto a tutti i punti del piano del sistema.

Un sistema di due vettori paralleli, della stessa intensità e di segno contrario, è detto coppia (fig. 1.8); tale sistema ha evidentemente il risultante nullo e quindi il momento è uguale rispetto a tutti i punti del suo piano ed è detto momento della coppia, esso vale:

M = ± v · b (3)

essendo v il modulo uguale dei due vettori in valore as-soluto ( intensità della coppia), b la distanza tra le due

si ottiene a sua volta (fig. 1.4) disponendo i vettori del sistema uno dopo l’altro in un ordine qualsiasi in modo che il punto di applicazione dell’uno sia sull’estremo li-bero dell’altro formando successivamente i vertici della poligonale; se il numero dei vettori del sistema è n, la poligonale è una spezzata con n + 1 vertici. Il risultante è detto anche somma vettoriale e composizione l’opera-zione ora descritta. Per due soli vettori la composizione si riduce alla nota “regola del parallelogramma”. Quando il primo e l’ultimo vertice della poligonale coincidono il risultante è nullo. Sussiste la proprietà importante: “la componente del risultante secondo una retta è uguale alla somma algebrica delle componenti dei singoli vettori ri-spetto alla stessa retta”.

Si chiama decomposizione un’operazione con la quale si determina un sistema di vettori che abbia come risul-tante un vettore dato. Generalmente un vettore può essere decomposto in infiniti modi; vi sono due casi particolari importanti nei quali esiste un’unica soluzione:

a) decomposizione di un vettore in due vettori applicati a due rette date (fig. 1.5); basta dagli estremi A e B del vettore v tracciare le parallele alle due rette date e si ottengono i due vettori componenti v1 e v2;

b) decomposizione di un vettore in tre vettori applicati a tre rette date (fig. 1.6); si congiunge il punto di incontro A di due delle rette date (b e c in fig.) con il punto B di in-contro della retta del vettore dato v con la terza retta data (a); si trasporta v lungo la propria retta di applicazione portando l’origine in B e si scompone v in v1 e v' secondo la retta a e la retta AB; si fa scorrere v' fino a portare l’ori-gine in A e si scompone lo stesso nei due vettori v2 e v3 applicati a b e c. I vettori v1, v2, v3 sono i vettori cercati.

3. MOMENTO DI UN VETTORE E DI UN SISTEMA DI VETTORI; COPPIE

Si dice momento, o meglio momento scalare in quanto si tratta di una quantità scalare (rappresentata da un numero con segno), di un vettore applicato v rispetto a un punto O la grandezza:

mO = ± v · b (1)

essendo v il modulo di v e b (braccio) la distanza della retta di v da O; il segno + vale quando un osservatore posto

FIGURA 1.5 Decomposizione di un vettore secondo due rette.

FIGURA 1.6 Decomposizione di un vettore secondo tre rette.

FIGURA 1.7 Momento scalare di un vettore. In alto: Mb = – v · b (verso orario). In basso: Mb’ = v’ · b’ (verso antiorario).

PARTE QUARTA

COSTRUZIONI EDILI E RURALI

11 Tecnica urbanistica12 Case di abitazione13 Ospedali14 Edifi ci per l’istruzione15 Parcheggi e autorimesse16 Alberghi17 Edifi ci pubblici vari18 Impianti sportivi19 Edifi ci industriali10 Fabbricati rurali

1TECNICA URBANISTICA

Prof. Arch. ENRICO NIGRIS, Prof. CLAUDIO MALAGOLI • Aggiornamento Dott. Arch. ANDREA FOSSATI

1. GENERALITÀ

L’urbanistica è una pratica, l’esercizio, consapevole e vo-lontario, di una volontà di azione finalizzata a modificare lo spazio fisico e a produrre una situazione, negli usi e nelle forme, preferibile alla precedente.

L’azione urbanistica ha inizio quando la crisi di un dato assetto spaziale diviene argomento di rilevanza pubblica. Le molteplici componenti della società – istituzioni, au-torità amministrative, parti politiche e sociali, operatori economici, tecnici, associazioni di cittadini, l’opinione pubblica in genere – si interrogano sul problema “fare o non fare? E se fare, come?”, stringono rapporti, elaborano strategie, discutono le decisioni da prendere.

L’esito dell’azione urbanistica è inevitabilmente il ri-sultato, difficilmente prevedibile negli sviluppi e negli effetti finali, del negoziato tra molti soggetti, collettivi e individuali, divisi tra alleanze e conflitti. La pratica appli-cazione delle disposizioni contenute in un piano urbanisti-co è l’esito di una complessa interazione tra le decisioni pubbliche e le scelte liberamente assunte da moltissimi soggetti privati. Il possibile contrasto degli interessi, tra azioni private e interessi generali, richiede l’espressione di regole generali. Il primato del pubblico e la conseguente produzione di norme di disciplina si rappresentano, tipica-mente, in forma di leggi, che in taluni contesti nazionali, come in Italia, elevano l’urbanistica a materia di rilevanza costituzionale. Ma il cambiamento sarà sempre il prodotto di un’azione collettiva, entro la quale l’incidenza del sin-golo soggetto, anche quello dell’operatore pubblico deten-tore delle potestà di legge, sarà più o meno rilevante ma in nessun caso assoluta.

Questo processo, di cui sono evidenti le caratteristiche politiche, orienta necessariamente le conoscenze e le azio-ni proprie dell’urbanistica in quanto professione. Analiz-zare l’urbanistica come un particolare sistema di decisioni conduce, allora, a studiare le ragioni e i modi attraverso i quali i poteri pubblici, direttamente e indirettamente, mo-bilitano le competenze tecniche espresse dai professionisti che operano in questo settore.

Non sarà mai l’“urbanista”, come individuo isolato, che si estranea dal contesto dell’azione, a decidere in perfet-ta autonomia che cosa è più opportuno o necessario fare,

quale soluzione dare alle condizioni di crisi che hanno at-tivato l’azione urbanistica. Piuttosto, il ruolo del tecnico consiste nel preparare l’elaborazione per la messa in opera di queste decisioni, nell’esplicitare in maniera adeguata – vale a dire, tecnicamente pertinente – i legami che unisco-no tipologie di problemi, modi di trattamento, dimensioni e criteri dell’azione.

Riconoscere la natura fondamentalmente politica delle decisioni urbanistiche, così come quelle relative ad altri problemi urbani, non elimina ma al contrario rafforza la necessità di sostenere tali decisioni con studi, consulenze e progetti specifici e approfonditi. La scelta dei criteri e delle modalità di selezione delle azioni suscettibili di es-sere intraprese, ai fini della soluzione di un determinato problema urbano, dipende in materia notevole dal contri-buto dell’urbanista.

In quanto pratica tecnica, l’urbanistica adotta un’ampia varietà di approcci, metodi e strumenti. Le sintesi applica-tive definiscono i prodotti professionali tipici, vale a dire i piani, i programmi, i progetti, gli studi preliminari, cia-scuno con caratteristiche comuni agli altri ma anche con delle specificità che ne identificano l’autonomia tecnica e scientifica.

2. LA LOGICA ORGANIZZATIVA DELL’AZIONE URBANISTICA CONSENSUALE

2.1. Il contesto

I documenti di piano, apparsi nei diversi paesi europei tra la metà del XIX e gli inizi del XX secolo, sono profon-damente mutati, per finalità e contenuti specifici, sia nel tempo sia in relazione ai diversi contesti nazionali.

In Italia, la pianificazione di livello comunale, secondo quanto prescritto dalla normativa nazionale, è ancora affi-data al piano regolatore generale ( P.R.G.), le cui caratteri-stiche sono pressoché uniche nel panorama europeo. Negli ultimi anni, in diverse regioni, sono stati introdotti nuovi strumenti, che hanno sostituito il piano regolatore generale.

Il P.R.G., introdotto con la Legge del 17 agosto 1942, n. 1150, dispone in modo prescrittivo, attraverso la zo-nizzazione e un complesso sistema di norme espresse in

1106 PARTE 4. COSTRUZIONI EDILI E RURALI

Compito del tecnico urbanista, anche se non in via esclusiva, è la prefigurazione degli schemi e dei moduli organizzativi atti ad assicurare efficienza ed efficacia:

• al processo di attrazione negoziata di operatori e di in-vestimenti privati;

• alla concertazione tra le amministrazioni pubbliche, di differente livello, espressione delle responsabilità mol-teplici attivate dalle nuove forme dell’azione urbanisti-ca, quali la gestione del territorio, la realizzazione e la gestione delle reti, lo sviluppo economico ecc.

L’esame delle migliori pratiche in materia consente la definizione di un modello organizzativo, da adattare alle circostanze specifiche, in cui i vari livelli operano per l’at-tuazione di finalità condivise.

Il dispositivo proposto pone in relazione tre elementi, desunti da pratiche correnti, quali, ad es., i programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del terri-torio ( P.R.U.S.S.T.), (v. il § 2.3):a) un’istanza di formazione delle intese sulle “cose da

fare”, alla quale prendono parte istituzioni, soggetti pubblici e privati ecc.;

b) una struttura di elaborazione dei contenuti delle intese (o di ciò che deve diventare oggetto di unʼintesa), la cui conduzione è affidata a un gruppo di esperti, interni e/o esterni all’amministrazione pubblica che assume la re-sponsabilità primaria sull’avanzamento dell’iniziativa;

c) un “percorso procedurale” che incardina la sequenza delle azioni a una o più procedure amministrative, defi-nendone così una possibile prospettiva a medio termine.

Nel modello organizzativo proposto, per gli obiettivi e le caratteristiche di contenuto del dispositivo, sono da privi-legiare alcuni metodi e alcuni strumenti: • l’analisi finanziaria e gli schemi contrattuali relativi alle

diverse “posizioni” individuate dal programma, in par-ticolare per gli interventi di maggior peso;

• l’analisi di mercato relativa alle funzioni e alle attività previste dal programma;

• la progettazione del contesto organizzativo, entro il quale si svolgeranno, nel tempo, le azioni previste.

2.3. Il caso P.R.U.S.S.T.

Lo schema di azione sopra descritto trova riferimenti im-mediati nelle procedure e nelle soluzioni organizzative elaborate per i P.R.U.S.S.T., un “programma complesso”, (v. il § 4.1), promosso dal Ministero dei lavori pubblici, direzione generale del coordinamento territoriale, e in-trodotti dal decreto del ministro dei lavori pubblici dell’8 ottobre 1998.

Il P.R.U.S.S.T. è un programma che interessa ambiti urbani di estese dimensioni e un numero rilevante di at-tori locali; si compone di un alto numero di progetti con caratteristiche funzionali diverse. La complessità a livello gestionale è massima, in particolare nella fase di attuazio-ne, che prevede la sottoscrizione di strumenti di semplifi-cazione procedurale. La scadenze così come individuate definiscono anche le varie attività di natura tecnica.

La tempistica procedurale del P.R.U.S.S.T. evidenzia due momenti principali: la sottoscrizione del protocollo di intesa (art. 8 D.M.) e dell’accordo quadro (art. 11 D.M.).

forma scritta e grafica, l’uso del suolo di tutto il territorio comunale. Regola le altezze, le densità, le tipologie, gli edifici da conservare. Definisce con precisione la loca-lizzazione dei servizi e il tracciato delle reti infrastruttu-rali. Il P.R.G., nei contenuti tecnici fissati dalla Legge n. 1150/42 e nella pratica che ne è seguita, è più un piano dettagliato di livello generale che un master plan o “piano strutturale”, recante, come è in uso molti paesi europei, poche e fondamentali indicazioni, ad es. le aree da tutelare in quanto rappresentative dell’integrità fisica e ambientale e dell’identità culturale del territorio comunale.

L’inefficacia imputata al sistema pianificatorio intro-dotto dalla Legge n. 1150/42 ha portato a profondi cam-biamenti, se non nella legislazione fondamentale quanto meno nella legislazione regionale e soprattutto nella pra-tica, sia nei modi di formazione dei piani sia nei contenuti progettuali.

Le innovazioni di maggior interesse, con incisivi ri-svolti anche in materia di tecnica urbanistica, si hanno in relazione alla necessità di orientare gli effetti territo-riali di decisioni – ad es. quelle relative alle collabora-zioni pubblico-privato o gli investimenti derivanti dalle programmazioni di settore – non prevedibili nei tempi e nei modi stabiliti nelle forme tradizionali del piano urba-nistico. Acquistano grande importanza i luoghi e i modi dell’interazione, sin dalle fasi di formazione dei piani, tra le istituzioni pubbliche, la società locale, gli operatori economici.

Questi momenti cooperativi sono definiti in vario modo – conferenze di pianificazione, di programmazione, parte-cipative ecc. – non hanno forme codificate, e talora si ba-sano sull’uso innovativo di uno strumento tradizionale, lo schema o preliminare di piano, utilizzato per sondare l’in-teresse e la condivisione di quanto il piano va elaborando.

Il processo di approvazione, da sequenziale, come è nelle forme tradizionali del piano urbanistico, diviene sempre più a carattere contestuale, esito di atti di copiani-ficazione, concertazione e valutazione diretta, di prassi de-cisi attraverso l’impiego dei dispositivi previsti dall’art. 14 all’art. 14 quinquies della Legge n. 241/90, “Conferenza dei servizi”, e dall’art. 34 del D.Lgs n. 267/2000, “accordo di programma”.

2.2. La strutturazione del processo

Dagli anni Novanta del secolo scorso in avanti, tra le competenze tecniche dell’urbanista, in particolare di co-loro che esercitano tale professione all’interno degli uffici delle amministrazioni regionali e locali, assume rilevanza crescente l’organizzazione dei processi di formazione e attuazione delle politiche urbane e territoriali.

La progressiva diffusione dell’urbanistica consensuale, specie nelle operazioni di ampie dimensioni e a elevata complessità, tende a separare nettamente i processi dalle procedure. Ai primi è attribuita la responsabilità primaria di strutturare dinamicamente le intese tra le parti, pubbli-che e private, delle iniziative urbanistiche.

La procedura, tradizionalmente intesa, funge a sua vol-ta da cornice legislativa e normativa entro la quale pren-dono progressivamente forma le decisioni relative e gli effetti conseguenti.

PARTE QUINTA

IMPIANTI INTERNI

11 Impianti idrici negli edifi ci12 Impianti di gas negli edifi ci13 Apparecchi igienico-sanitari14 Impianti elettrici e di illuminazione15 Ascensori e montacarichi, scale mobili16 Impianti di riscaldamento e climatizzazione17 Risparmio energetico

1IMPIANTI IDRICI NEGLI EDIFICI

Dott. Arch. ANGELO MARSINI • Aggiornamento Dott. Ing. RICCARDO GOETA

1. SOMMINISTRAZIONE DELL’ACQUA

La tutela delle acque è stata introdotta nell’ordinamento italiano già nel 1933 (R.D. 11 dicembre 1933 n. 1775 – Te-sto unico sulle acque). Trent’anni dopo la Legge 129/63 ha introdotto il Piano nazionale degli acquedotti. Varie leg-gi e decreti sono stati successivamente introdotti (Legge 319/76; D.P.R. 236/88; Legge 6/94).

Allo scopo di recepire le nuove direttive europee è stato poi emanato il D.Lgs. 152/99, la Legge 308/04, il D.Lgs. 31 del 2 febbraio 2001, il D.Lgs. 27 del 2 febbraio 2002 e la Legge 152/06.

Con il Decreto del 2 maggio 2006, il Ministero dell’am-biente e della tutela del territorio ha istituito l’autorità di vigilanza delle risorse idriche.

In particolare il D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31 – Attuazio-ne della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano – “... disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano al fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contamina-zione delle acque, garantendone la salubrità e la pulizia...”.

I principali processi di trattamento delle acque per uso potabile sono: la filtrazione (eliminazione delle impurità solide trasportate); la demineralizzazione (eliminazione in percentuale variabile dei sali minerali disciolti per appli-cazioni industriali); la potabilizzazione (eliminazione delle sostanze sospese o di quelle disciolte che ne pregiudicano l’uso umano); la dissalazione (separazione dei sali disciolti nell’acqua marina, per utilizzarla a scopo potabile); l’addol-cimento (eliminazione dei sali che determinano la durezza dell’acqua). Per ulterori informazioni si rimanda anche alla parte 8a, cap. POTABILIZZAZIONE DELLE ACQUE. L’approvvigio-namento idrico negli edifici generalmente viene consentito da due sistemi di distribuzione: il sistema a quantità costante con lente idrometrica ( bocca tassata) e il sistema a contatore.

1.1. Sistema a quantità costante (bocca tassata)

La lente idrometrica (fig. 1.1a, b), unica per edificio o scala, regolata e sigillata dall’ente erogatore cittadino, consente un flusso d’acqua di portata costante nella co-

lonna montante dell’edificio e il pagamento del consumo riscontrato viene effettuato a forfait.

L’acqua, superata la lente tarata (fig. 1.1a), viene im-messa in una cassetta di distribuzione a pelo libero (con-tenuta in apposito locale nella parte più alta della costru-zione, per assicurare le pressioni di esercizio dell’impianto anche negli appartamenti dell’ultimo piano), dalla quale si

FIGURA 1.1 Schema di distribuzione a bocca tassata: a) semidiretta (a serbatoi indipendenti); b) diretta (a serbatoi comunicanti); C) cassetta di distribuzione; D, D1,2,3,...) rubinetti acqua diretta; I, I1,2,3,...) rubinetti acqua indiretta; L) lente idrometrica; 1) lente secondaria; S) serbatoi comunicanti; S1,2,3,...) serbatoi singoli.

1256 PARTE 5. IMPIANTI INTERNI

2. SCHEMI DI DISTRIBUZIONE INTERNA

La distribuzione avviene con tubi orizzontali “ distributo-ri”, tubi verticali o “ colonne” (ascendenti o discendenti) e “ diramazioni” ai singoli rubinetti di erogazione (UNI 10.1).

Lo schema a gabbia consente una distribuzione equili-brata dell’acqua nella rete ed è consigliato per installazioni dove uno o più montanti siano soggetti a una breve, ma intensa, richiesta d’acqua (fig. 1.2).

Per sistemi a quantità costante (bocca tassata) si può adottare lo schema ramificato o ad anello con distributo-re di alimentazione dei tubi verticali discendenti situato alla sommità dell’edificio. Generalmente in presenza di impianti a bocca tassata si utilizza la distribuzione diretta (fig. 1.1b – se l’utente è unico come caserme, uffici, col-legi) con rubinetto idrometrico principale per i serbatoi e tante lenti secondarie quante sono le prese nei vari piani, oppure la distribuzione semidiretta (fig. 1.1a) in cui ogni utente ha un proprio serbatoio alimentato da una cassetta di distribuzione (mandata).

È necessario poter provvedere a interventi di manuten-zione o sostituzione dei componenti la rete bloccando, nei tratti interessati, il flusso idrico mediante rubinetti di arre-sto e di scarico appositamente collocati in opera.

3. TUBAZIONI: MATERIALI, INSTALLAZIONE, CARATTERISTICHE FISICHE

Le tubazioni possono essere realizzate in ferro, acciaio inox, rame, PVC (polivinilcloruro, idoneo solo per acqua fredda), PEad (polietilene ad alta densità – idoneo solo per acqua fredda), PEX (polietilene reticolato), PPR (polipro-pilene random copolimerizzato), PB (polibutene) e tubi multistrato (v. anche la parte 1a, cap. TUBAZIONI). Il diame-tro viene espresso in mm o in pollici (1 pollice = 25,4 mm).

Le tubazioni in ferro sono le più idonee; in realtà si trat-ta di acciaio dolce con il 5% di carbonio. Sono presenti in commercio tubi neri, senza strato di protezione, e tubi zincati, protetti da uno strato di zinco, utilizzate per la di-stribuzione dell’acqua fredda.

I tubi in acciaio possono essere: a bicchiere (diametri > 50 mm, uniti con corda catramata e piombo), lisci (uni-ti con saldatura autogena), a flangia (uniti con bulloni e guarnizione) e a vite (uniti con manicotti filettati).

Si suddividono in tubi trafilati tipo Mannesmann (di maggior uso) e tubi saldati. Le giunzioni (fino a diametri di 80 mm) si eseguono con manicotti avvitati alle estremi-tà filettate dei tubi, con l’ausilio di fili di canapa, pasta di manganese e olio cotto. I tubi zincati devono essere colle-gati soltanto con questo tipo di giunzione. Le piegature si eseguono a freddo (tubi zincati e neri) e a caldo (tubi neri); la piegatura a caldo viene effettuata a vuoto per i tubi con diametro < 40 mm, mentre per diametri maggiori il tubo da piegare viene riempito di sabbia.

I tubi di rame, consigliati per gli impianti di acqua cal-da, sono disponibili in due tipi: in rame incrudito (in barre) e in rame ricotto (in rotoli), nella serie leggera o pesante, in relazione allo spessore. Per le diramazioni degli impianti idrosanitari viene utilizzata la serie leggera del rame ricot-to. Le giunzioni si effettuano con raccordi smontabili (in

diramano due tubazioni per ciascun utente: una per l’acqua diretta di uso potabile, l’altra che raccoglie in un serbatoio (alloggiato nell’appartamento o in un locale comune nella terrazza o sottotetto) l’acqua per altri usi.

Il sistema a bocca tassata, ormai in disuso, richiedendo l’installazione dei serbatoi, realizza un impianto complica-to e dispendioso (sia per l’esecuzione, sia per il fatto che all’utenza viene addebitato il costo dell’acqua inutilizzata del troppo pieno, che dalla cassetta o dai serbatoi si perde nella fogna urbana) e non assicura la completa igiene del servizio, essendo l’acqua distribuita non più a pressione ma a pelo libero, con possibilità di inquinamento dall’esterno.

1.2. Sistema a contatore

Per impianti domestici vengono usati contatori “a veloci-tà” suddivisi in:

• contatori a turbina (a getto unico o multiplo, a qua-drante bagnato o asciutto, con lettura a lancette o rulli numeratori) che esprimono, per piccole erogazioni, la portata in rapporto alla velocità dell’acqua che attraver-sa il contatore stesso. La turbina ruotando muove una serie di ingranaggi demoltiplicatori, che attivano i mec-canismi di lettura nei quadranti;

• contatori a mulinello elicoidale (Woltmann – con let-tura a lancette o a rulli numeratori) usati per medie e grandi portate d’acqua; il flusso idrico convogliato in un condotto cilindrico muove le alettature di un muli-nello, il cui asse di rotazione coincide con l’asse del condotto stesso; la velocità di rotazione del mulinello è proporzionale alla portata d’acqua che attraversa il condotto e il consumo è segnalato nel quadrante asciut-to, tramite un congegno attivato da apposita corona a contatto dell’asse dello stesso mulinello.

Tali contatori vengono collocati lungo le condutture prin-cipali di adduzione dell’acquedotto cittadino.

Il calibro e la portata caratteristica sono gli elementi che misurano la capacità di erogazione in un contatore (v. la parte 8a, cap. MISURA E TARIFFAZIONE DELL’ACQUA). Il posizio-namento di contatori, il cui calibro supera i 50 mm, richiede un tratto di condotta rettilineo e di sezione costante, ubicata il più lontano possibile da eventuali pompe che assicurino la mandata idrica.

FIGURA 1.2 Schema di distribuzione a gabbia.

PARTE SESTA

IMPATTO AMBIENTALE, QUALITÀ,BARRIERE ARCHITETTONICHEE TECNOLOGIE ANTINQUINAMENTO

11 Impatto ambientale12 Qualità13 Barriere architettoniche14 Norme antincendio15 Impianti per lo smaltimento dei rifi uti16 Impianti di depurazione delle acque17 Impianti per la depurazione degli effl uenti gassosi

1IMPATTO AMBIENTALE

Dott. ROMANO PAGNOTTA • Aggiornamento Dott. Arch. GIUSEPPE MARTINO DI GIUDA

1. ORIGINI ED EFFETTI DEGLI INQUINANTI

1.1. Generalità

L’Italia costituisce, nel novero delle nazioni più industria-lizzate, un caso del tutto particolare di modernizzazione accelerata. Alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, in-fatti, la situazione dell’economia era assai simile a quella riscontrata negli altri paesi industrializzati nella metà del XIX secolo, con più della metà della popolazione ancora occupata nel settore agricolo e con un apparato industriale concentrato territorialmente, produttivamente assai poco diversificato e dotato di limitati mercati di smercio.

Le scelte politiche, in quel contesto, furono quelle di privilegiare il settore industriale, come elemento trasci-nante dell’intero sviluppo economico, e di localizzare gli investimenti là dove esisteva una struttura già consolidata e cioè nel nord del paese. Queste decisioni portarono, nel giro di un ventennio, a un vero e proprio sconvolgimento della configurazione economica e sociale del paese. L’oc-cupazione agricola passò dal 45% del totale nel 1951 al 19% nel 1971 e quella industriale dal 22% al 43%.

Il settore primario, quindi, perse poco meno di 5 milioni di addetti, di cui circa 3 milioni dalle campagne del centro e del sud. Parallelamente si verificò il massiccio fenomeno di esodo dalle campagne e dai centri minori verso le città e verso le regioni più industrializzate del nord, che secondo stime recenti ha interessato circa 15 milioni di italiani, un buon quarto della popolazione del paese.

Questa rapida e squilibrata evoluzione si realizzò in un contesto territoriale estremamente fragile, caratterizzato da una limitata disponibilità di spazio fisico utilizzabile (meno del 45% del totale) e di risorse naturali in generale e da una struttura insediativa dispersa in una quantità di piccoli agglomerati di grande valore socio-culturale: oggi solo 25 città superano i 100000 abitanti e nel loro insieme costituiscono il 27% della popolazione italiana, mentre i comuni di 10000 abitanti sono 6955 su un totale di 7804 e raggruppano 21,1 milioni di abitanti; vale a dire il 45% della popolazione risiede in comuni piccoli e territorial-mente sparsi.

Questo sviluppo ritardato rispetto ad altri paesi, ma temporalmente accelerato, ha fatto sì che l’ambiente e il

territorio siano stati soggetti a una conflittualità fra uti-lizzatori diversi fra i quali quasi sempre ha prevalso chi meglio poteva imporre i propri interessi. Industria, agri-coltura, edilizia, turismo, opere pubbliche hanno operato, spesso in competizione, nel “colonizzare” nuovi territori contribuendo a una foltissima pressione sull’ambiente sia direttamente attraverso l’immissione nello stesso di resi-dui e rifiuti, sia indirettamente attraverso i guasti traumati-ci dell’abbandono e della mancata prevenzione.

1.2. L’inquinamento atmosferico

L’art. 268, comma 1. a) del D.Lgs. 152/06, noto come Testo Unico Ambientale, aggiornato con il D.Lgs. 5/12, definisce l’inquinamento atmosferico “ogni modificazio-ne dell’aria atmosferica, dovuta all’introduzione nella stessa di una o di più sostanze in quantità e con carat-teristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente, oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legitti-mi dell’ambiente”.

Gli inquinanti dell’aria possono quindi includere ogni sostanza suscettibile di essere dispersa nell’atmosfera, per prendere parte a processi di diffusione e di trasporto, di trasformazione, di deposizione al suolo. Essi possono es-sere costituiti da particelle solide, da minuscole goccioline liquide, da vapori, da gas o da miscele di tutto ciò.

È molto raro che una situazione di deterioramento dell’aria sia determinata da un solo inquinante; di solito a tale situazione concorrono una molteplicità di sostanze in differenti forme fisiche e chimiche. Sovente l’inquina-mento dell’atmosfera è causato dalle variazioni, princi-palmente aumenti, dei livelli di diversi costituenti minori, detti anche “ gas in traccia”. Questi gas comprendono: il biossido di carbonio o anidride carbonica (CO2), il mo-nossido di carbonio (CO), il metano (CH4), due ossidi di carbonio indicati collettivamente come NOX, ossia il monossido di azoto (NO) e il biossido di azoto (NO2), il protossido di azoto (N2O), il biossido di zolfo o anidride solforosa (SO2), l’ozono (O3), diversi clorofluorocarburi o CFC (composti che contengono cloro, fluoro, carbonio e a volte idrogeno) e, infine, metalli pesanti quali ad es. il

1438 PARTE 6. IMPATTO AMBIENTALE, QUALITÀ, BARRIERE ARCHITETTONICHE E TECNOLOGIE ANTINQUINAMENTO

situati all’aperto e di edifici principalmente in aree urbane e in prossimità di insediamenti industriali).

Un altro effetto di rilievo dovuto all’inquinamento at-mosferico riguarda lo smog fotochimico, termine con il quale si indica un miscuglio di gas inquinanti che si forma nella bassa atmosfera per azione della radiazione solare sulle emissioni antropogeniche (particolarmente ossidi di azoto e idrocarburi emessi dagli scarichi dei veicoli) con produzione di gas chimicamente reattivi che possono ave-re effetti dannosi per gli organismi viventi.

Uno dei prodotti di tali reazioni è costituito dall’ozo-no, la cui presenza negli strati bassi dell’atmosfera oltre i livelli naturali comporta fenomeni irritativi agli occhi, disturbi all’apparato respiratorio e danni alla vegetazione. Va peraltro rilevato come lo stesso ozono nella stratosfera esplichi un’azione benefica neutralizzando la radiazione ultravioletta e come la scomparsa dello stesso in alcune regioni del globo (“ buco dell’ozono” al di sopra dell’An-tartide) preoccupi scienziati e amministratori per le conse-guenze che un incremento della radiazione ultravioletta al suolo potrebbe comportare nel prossimo futuro.

Nella tab. 1.1 sono elencati i gas presenti in traccia nell’atmosfera e le principali perturbazioni ambientali a essi associate.

(Per una trattazione più dettagliata dell’argomento “in-quinamento atmosferico” v. il cap. IMPIANTI PER LA DEPURA-ZIONE DEGLI EFFLUENTI GASSOSI).

1.3. L’inquinamento e le alterazioni del suolo

Il comparto suolo è quello che sicuramente risulta mag-giormente danneggiato dall’inquinamento. Infatti mentre i contaminanti che raggiungono l’aria e le acque (cioè gli

piombo. I processi di formazione di tali costituenti pos-sono essere conseguenti all’utilizzo di combustibili fossili (CO, CO2, NOX, SO2), alla combustione di biomasse (CO, NOX, N2O), alla deforestazione (CO2, N2O), all’utilizzo di bombolette spray, di refrigeranti e di materiali espansi (CFC), ad attività produttive specifiche (risaie, allevamen-ti, produzione di combustibili fossili nel caso del CH4, all’uso di fertilizzanti azotati per l’N2O, alle fonderie per l’SO2) e, infine, a vari processi industriali e al traffico au-tomobilistico (metalli e in particolare piombo).

Relativamente agli effetti prodotti da tali inquinanti notevole rilevanza ha assunto quello noto con il nome di “ piogge acide” (anche se più correttamente si dovreb-be parlare di “ deposizioni acide” in quanto sono incluse anche neve, nebbia e rugiada acide). Tale fenomeno ha origine principalmente dalle interazioni che coinvolgono gli ossidi di azoto e il biossido di zolfo nell’atmosfera. A seguito di varie reazioni, tra cui quella di combinazione con il radicale ossidrile (OH–), questi gas possono essere trasformati in tempi relativamente brevi (pochi giorni) in acido nitrico (HNO3) e acido solforico (H2SO4), entrambi facilmente solubili in acqua. Allorché le goccioline d’ac-qua, sotto forma di pioggia, di neve, di nebbia o di rugiada, cadono o si depositano sulla superficie terrestre vanno a costituire le “piogge acide” (o più propriamente “depo-sizioni acide”). Acido nitrico e acido solforico possono giungere sulla superficie terrestre anche “a secco”, sotto forma di gas o come costituenti di particelle sospese.

Le conseguenze di tali deposizioni riguardano sia gli ambienti naturali (danni alle foreste e acidificazione di la-ghi si sono manifestati nel Nord Europa, in Canada e negli Stati Uniti con conseguenti ripercussioni sulle caratteristi-che strutturali e funzionali degli ecosistemi interessati), sia i manufatti (corrosioni di macchinari e di monumenti

TABELLA 1.1 Gas presenti in traccia nell’atmosfera, principali fonti antropogeniche e perturbazioni ambientali a essi associate.

Gas Fonti antropogeniche Effettoserra

Diminuz. ozono

atmosfer.

Deposiz.acide

Smog Corrosione Diminuz. visibilità

Diminuz. auto-

depurazione

CO Uso combustibili fossili; combustione biomasse.

X

CO2 Uso combustibili fossili; de-forestazione.

X X

CH4 Risaie; allevamenti; discari-che; produzione combusti-bili fossili.

X X

NOx Uso combustibili fossili; combustione biomasse.

X X X X X

N2O Fertilizzanti azotati; defore-stazione; combustione bio-masse.

X X

SO2 Uso combustibili fossili; fon-derie.

X X X X

CFC Spray; refrigeranti; materiali espansi.

X X

O2 X X X

PARTE SETTIMA

COSTRUZIONI STRADALI

11 Progetti stradali12 Costruzione del corpo stradale13 Consolidamento del corpo stradale14 Sovrastrutture stradali15 Muri di sostegno16 Ponti17 Gallerie

1PROGETTI STRADALI

Prof. Ing. PIETRO GIANNATTASIO, Prof. Ing. VITTORIO NICOLOSI • Aggiornamento Dott. Arch. GIUSEPPE MARTINO DI GIUDA

I. STRADE E VEICOLI

1. VEICOLI STRADALI

I tipi e le caratteristiche dei veicoli sono stabiliti in Ita-lia dal Nuovo Codice della Strada (NCS) approvato con D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 e dal relativo Regolamento di Esecuzione e di Attuazione (D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495) e delle loro successive modificazioni e integrazio-ni. Secondo tali norme i veicoli si distinguono in veicoli a braccia, veicoli a trazione animale, velocipedi, slitte, ciclomotori, motoveicoli, autoveicoli, filoveicoli, rimor-chi, macchine agricole, macchine operatrici, veicoli con caratteristiche atipiche (art. 47 NCS). In particolare gli autoveicoli si dividono in (art. 54 NCS):

• Autovetture: veicoli destinati al trasporto di persone, aventi al massimo nove posti, compreso quello del con-ducente.

• Autobus: veicoli destinati al trasporto di persone equi-paggiati con più di nove posti compreso quello del con-ducente.

• Autoveicoli per trasporto promiscuo: veicoli aventi una massa complessiva a pieno carico non superiore a 3,5 t o 4,5 t se a trazione elettrica o a batteria, destinati al trasporto di persone e di cose e capaci di contenere al massimo nove posti compreso quello del conducente.

• Autocarri: veicoli destinati al trasporto di cose e delle persone addette all’uso o al trasporto delle cose stesse.

• Trattori stradali: veicoli destinati esclusivamente al trai-no di rimorchi o semirimorchi.

• Autoveicoli per trasporti specifici: veicoli destinati al trasporto di determinate cose o di persone in particolari condizioni, caratterizzati dall’essere muniti permanen-temente di speciali attrezzature relative a tale scopo.

• Autoveicoli per uso speciale: veicoli caratterizzati dall’essere muniti permanentemente di speciali attrez-zature e destinati prevalentemente al trasporto proprio. Su tali veicoli è consentito il trasporto del personale e dei materiali connessi con il ciclo operativo delle attrez-zature e di persone e cose connesse alla destinazione d’uso delle attrezzature stesse.

• Autotreni: complessi di veicoli costituiti da due unità distinte, agganciate, delle quali una motrice.

• Autoarticolati: complessi di veicoli costituiti da un trat-tore e da un semirimorchio.

• Autosnodati: autobus composti da due tronconi rigidi collegati tra loro da una sezione snodata.

• Autocaravan: veicoli aventi una speciale carrozzeria e attrezzati permanentemente per essere adibiti al traspor-to e all’alloggio di sette persone al massimo, compreso il conducente.

• Mezzi d’opera: veicoli o complessi di veicoli dotati di particolari attrezzature per il carico e il trasporto di materiale di impiego o di risulta dell’attività edilizia, stradale, di escavazione mineraria e materiali assimilati.

I veicoli pesanti sono dotati di un numero di assi > 2, su alcuni dei quali sono spesso montate due coppie di ruote gemelle, allo scopo di ridurre il carico agente su ciascuna ruota e da questa trasmesso alla strada.

Le ruote sono sempre provviste di pneumatici aven-ti pressioni di gonfiaggio variabili da 100 ÷ 220 kPa (1 ÷ 2,2 bar) per le autovetture e da 250 kPa fino a oltre 800 kPa (2,5 ÷ 8,0 bar) per i veicoli industriali. La pressione trasmessa dai pneumatici alla strada è praticamente coin-cidente con la pressione di gonfiaggio. L’area di impronta A è perciò fornita dal rapporto fra carico sulla ruota e tale pressione; la sua forma può considerarsi approssimativa-mente ellittica con diametro maggiore (nella direzione delmoto) ,L A1 38 $= e diametro minore L′ = 0,67 L.

Le caratteristiche limite di ciascun tipo di veicolo sono le seguenti:

a) Sagoma limite – Tutti i veicoli debbono potersi iscri-vere in una sagoma di 2,55 m (2,60 m nei veicoli per il trasporto di merci deperibili in regime di temperatura controllata) di larghezza (escluse le sporgenze dovute ai retrovisori mobili), e di 4,0 m di altezza; per gli auto-bus è consentita un’altezza fino a 4,30 m. Le lunghezze totali massime, compresi gli eventuali organi di traino sono: 12 m per i veicoli isolati, 16,50 per gli autoartico-lati e gli autosnodati, 18 m per gli autosnodati e filosno-dati adibiti a servizio di linea per il trasporto di persone destinati a percorrere itinerari prestabiliti, 18,75 m per gli autotreni e i filotreni.

1530 PARTE 7. COSTRUZIONI STRADALI

tipo di pneumatico, dalla sua pressione di gonfiaggio e dalla velocità del veicolo; con i normali pneumatici per veicoli stradali, e con una buona pavimentazione bitu-minosa o cementizia, è generalmente n = 0,015 ÷ 0,02per le autovetture e 0,02 ÷ 0,03 per gli autocarri.

Detti valori di n aumentano a 0,025 ÷ 0,035 per strade in macadam e a 0,05 ÷ 0,1 per piste in terra.

b) Resistenza dovuta alla pendenza. Vale Ri = ± iP, es-sendo i la pendenza della strada (rapporto fra il dislivello dei due punti posti sull’asse della strada e la loro distanza orizzontale), positiva in salita, negativa in discesa.

c) Resistenza dell’aria. Vale Ra = K S V2, dove S = se-zione frontale in m2 (autovetture 1,2 ÷ 2,2 m2, autocarri 3 ÷ 7 m2), V = velocità del veicolo in km/h, K = 0,04 ÷ 0,05per autovetture aperte di vecchio modello e autocarri, 0,02 ÷ 0,03 per autovetture chiuse, 0,015 ÷ 0,02 per vettu-re di forma particolare aerodinamica; Ra risulta in newton.

d) Resistenza dovuta alle curve. È dovuta in parte al

b) Massa – I valori della massa limite complessiva a pieno carico dei veicoli sono riportati nel quadro sinottico di tab. 1.1. Qualunque sia il tipo di veicolo (fatta eccezio-ne per i mezzi d’opera) la massa gravante sull’asse più caricato non può superare 12 t; per una coppia di assi la somma delle masse dovrà essere inferiore a 12 t, se la distanza assiale è inferiore a un metro, a 16 t, se la distanza assiale è pari o superiore a 1 m e inferiore a 1,3 m, a 20 t, se la distanza assiale è pari o superiore a 1,3 m e inferiore a 2 m. Per i mezzi d’opera, la massa gravante sull’asse singolo più caricato non può ecce-dere le 13 t (a tale riguardo gli assi disposti a distanza < 1,20 m sono considerati come un unico asse singolo).

c) Fascia di ingombro – Ogni veicolo deve potersi inscri-vere in una fascia di ingombro a corona circolare di larghezza A = 7,20 m, avente raggio interno Ri = 5,30 m e raggio esterno Re = 12,50 m (art. 217 D.P.R. 16 febbraio 1992, n. 495), vedi fig. 1.1.

Gli ingombri minimi dei veicoli necessari per effettuare le manovre di svolta possono essere valutati attraverso le espressioni riportate nel quadro di tab. 1.2. Le caratteri-stiche geometriche dei veicoli contenute nelle espressioni riportate in tab. 1.2 sono ovviamente variabili; a titolo in-dicativo si riportano i massimi valori riscontrati nel parco veicolare circolante in Svizzera, suggeriti dalle norme el-vetiche [1], e i valori riportati in [7].

2. RESISTENZA AL MOTO

Per un veicolo di peso P la resistenza al moto consta della somma di cinque termini:

a) Resistenza al rotolamento. Dovuta principalmen-te alla deformabilità dei pneumatici, è espressa da Rr = nP, dove n è la resistenza al rotolamento, il cui valore dipende dal tipo e dallo stato della pavimentazione, dal

TABELLA 1.1 Massa limite complessiva a pieno carico dei veicoli.

Tipo

Numero di assi

1[t]

2[t]

3[t]

4[t]

H 5[t]

Autoveicoli isolati (i) – 18 2526 (ii)

2532 (ii)

2532 (ii)

Rimorchi (i) 6 22 26 26 26

Autobus e fi lobus (i) – 19 2526 (ii)

2532 (iii)

2532 (ii)

Autotreni (i) – – 24 40 44

Autoarticolati e autosnodati (i) – – 30 40 44

Mezzi d’opera isolati – 20 33 40 –

Mezzi d’opera costituitida complessi di veicoli

– 44 5654 (iii)

(i) Veicoli muniti di pneumatici tali che il carico medio trasmesso all’area di impronta sulla strada non sia superiore a 8 daN/cm2 e se trattasi di veicoli a tre o più assi la distanza fra gli assi contigui sia non inferiore a 1 m.(ii) Per i veicoli dotati di asse motore con pneumatici accoppiati e sospensioni pneumatiche.(iii) Autobetoniere per il trasporto di calcestruzzo.

FIGURA 1.1 Inscrivibilità nella fascia massima di ingombro prescritta.

PARTE OTTAVA

COSTRUZIONI IDRAULICHE

11 Idraulica e idrologia12 Sistemazioni idrauliche13 Bonifi ca14 Canali15 Sbarramenti16 Acquedotti17 Misura e tariffazione dell’acqua18 Potabilizzazione delle acque19 Fognature

1IDRAULICA E IDROLOGIA

Prof. Ing. LUIGI DA DEPPO . Prof. Ing. CLAUDIO DATEI

1. UNITA DI MISURA

Il sistema in vigore in Italia (1979) e il Sistema Inter-nazionale (S.I.) basato sulle unita: lunghezza L in m(metro); tempo T in s (secondo); massa M in kg (chilo-grammo massa).

Il Sistema Tecnico, ancora talvolta usato nelle disci-pline ingegneristiche, e: L in m; T in s; forza F in kp(chilogrammo peso).

Le grandezze derivate sono date nella tab. 1.1.

Sono derivate anche unita fuori sistema, multipli osottomultipli, con speciale denominazione: pressione p:1 bar ¼ 105Pa; viscosita dinamica �: 1P ðpoiseÞ ¼¼ 10�1 kg m�1s�1 ¼ 0; 1 Pa � s; viscosita cinematica �:

1 St ðstokesÞ ¼ 10�4 m2 s�1. La pressione p e la potenzaW sono anche misurate con altre unita; p : 1 at (atmo-sfera tecnica) = 104 kp m�2; W: 1 CV (cavallo vapore) =75 kp m s�1:

La conversione dal S.I. al S.T. e basata sul-l’equivalenza: 1 kp ¼ 1 kg� 9; 81 m s�2 ¼ 9; 81 N:

2. DEFINIZIONI. PROPRIETA DEI FLUIDI

2.1. Densita. Peso specifico

Data una massa fluida M, di volume V e peso P sono:� ¼ M=V la densita o massa volumica; � ¼ P=V il pesospecifico.

S.I. S.T.

Grandezza Dimensioni Unita di misura Dimensioni Unita di

misura

m massa M kg F L�1 T�2 kp m�1 s�2

f forza M L T�2 kg m s�2 ¼ N newtonð Þ F kp

p pressione M L�1 T�2 kg m�1 s�2 ¼ N m�2 ¼ Pa pascalð Þ F L�2 kp m�2

p densita o massa volumica M L�3 kg m�3 F L�4 T2 kp m�4 s2

� peso specifico M L�2 T�2 kg m�2 s�2 ¼ N m�3 F L�3 kp m�3

E lavoro, energia M L2 T�2 kg m2 s�2 ¼ N m ¼ J jouleð Þ F L kp m

W potenza M L2 T�3 kg m2 s�3 ¼ J s�1 ¼W wattð Þ F L T�1 kp m s�1

� viscosita dinamica M L�1 T�1 kg m�1s�1 F L�2 T kp m�2 s

v viscosita cinematica L�2 T�1 m2 s�1 L2 T�1 m2 s�1

� tensione superficiale M T�2 kg s�2 F L�1 kp m�1

TABELLA 1.1 Sistema Internazionale (S.I.) - Sistema Tecnico (S.T.).

Sussiste la relazione � ¼ �g con g accelerazione dellagravita¼ 9; 81 m=s2. Per l’acqua distillata a 4 �C e:

S:I: : � ¼ 9:810 N=m3; � ¼ 1:000 kg=m3;S:T: : � ¼ 1000 kp=m3; � ¼ 102 kp s2=m4:

2.2. Equazione dell’idrostatica

Un fluido pesante esercita in ogni suo punto uno sforzo �per unita di superficie che si puo decomporre in unapressione p normale alla superficie stessa e in uno sforzotangenziale � posto su di essa e nel piano contenente � ep. Nei fluidi perfetti (incomprimibili e non viscosi) o inquiete e � ¼ 0 e p costante, in uno stesso punto, in ognidirezione (principio di Pascal).

Se il punto considerato e a profondita y rispetto allasuperficie libera la pressione vale p ¼ �y : equazione del-l’Idrostatica per fluidi pesanti incomprimibili.

2.3. Viscosita

In un fluido reale (viscoso) in moto lo scorrimento rela-tivo di particelle animate da velocita diversa da luogo auna forza resistente � per unita di superficie legata, oltreche alla variazione della velocita in senso normale almoto, ad una proprieta del fluido detta viscosita dinamica�. Per l’acqua essa e data, detta t la temperatura al disopra di 0 �C, dalla tab. 1.2.

Il rapporto v ¼ �=� m2=s� �

e detto viscosita cinematica.Data una condotta circolare di diametro d percorsa dauna corrente con velocita media v, il rapporto (adi-mensionale) Re ¼ vd=v e detto numero di Reynolds.

2.4. Modulo elastico

L’acqua e fluido assai poco comprimibile. Il suo moduloelastico a 10 �C e E ¼ 2; 039 � 109 Pa; per �p ¼ 9; 81 � 104

Pa (circa 1 at) la variazione �V del volume V e �V=V ¼�0; 5 � 10�4 pari a 1/20 000 del volume primitivo.

2.5. Capillarita

Dato un tubo capillare di diametro d immerso per laparte inferiore in un liquido, il livello del liquido nel tubosi alza (o si abbassa) rispetto alla superficie esterna di h;se esso bagna (acqua) o non bagna (mercurio) le pareti.Si hanno le leggi:

– sistema aria, acqua, vetro a 0 �C: hd ¼ 31 mm2;– sistema aria, mercurio, vetro oppure acqua, mercu-

rio, vetro: hd ¼ �14 mm2:

3. IDROSTATICA

3.1. Spinta su una superficie

La legge idrostatica da per la pressione p a profondita y larelazione pþ �h ¼ costante; oppure per h ¼ H, postapari a po la pressione sulla superficie, si ha:

pþ �h ¼ p0 þ �H;ð1Þ

da cui p ¼ p0 þ �y e p ¼ �y se la pressione e contata apartire da quella atmosferica (fig. 1.1).

t (ºC) 0 5 10 15 20 25 30

S:I:N m 2s 1;776 � 10�3 1;509 � 10�3 1;303 � 10�3 1;140 � 10�3 1;005 � 10�3 897 � 10�4 8;036 � 10�4

S:T:kp m�2s 1;89 � 10�4 1;542 � 10�4 1;332 � 10�4 1;164 � 10�4 1;027 � 10�4 9;14 � 10�5 8;190 � 10�5

TABELLA 1.2 Valori della viscosita dinamica.

FIGURA 1.1 Pressione idrostatica in un punto.

FIGURA 1.2 Pressione idrostatica su una superficie A.

FIGURA 1.3 Spinta su superfici piane verticali.

1710 PARTE 8. COSTRUZIONI IDRAULICHE

PARTE NONA

ESECUZIONE DEI LAVORI

11 Macchine per il sollevamento12 Macchine per lavori in terra13 Macchine per la frantumazione14 Macchine per la confezione del calcestruzzo15 Impianti per conglomerati bituminosi e macchine per pavimentazione16 Costo dei lavori in terra17 La sicurezza sul lavoro nelle costruzioni18 Computo metrico e stima dei lavori19 Principi generali degli appalti di lavori pubblici

1MACCHINE PER IL SOLLEVAMENTO

Prof. Ing. GIUSEPPE GODONO • Prof. Ing. MARIANO MIGLIACCIO

a profilo cicloidale che, con successiva coppia dentata, trasmetteva il moto alla cremagliera. Portata fino a 200 kN, corsa fino a 500 mm con rendimento 0,6. Carcassain acciaio, in legno o in plastica, ingranaggi in acciaio(fig. 1.1).

3. MARTINETTO A VITE

Anch’esso non più in uso, era caratterizzato dall’arresto spontaneo; portata 350 kN, corsa 300 mm con rendimen-to 0,3; la vite era a filetto rettangolare con inclinazione dell’elica media di 4 ÷ 5°; migliori rendimenti con vite in acciaio e madrevite in bronzo mantenendo una pressione di contatto tra i filetti di 1 daN/mm2; la leva di manovra (fig. 1.2) era munita di arpionismo, il corpo se non fuso in ghisa era composto da lamiera di acciaio saldata.

FIGURA 1.2 Martinetto a vite.

4. MARTINETTO IDRAULICO

Seguendo lo schema di fig. 1.3 è costituito dal pistone O avente, nella parte inferiore, una base di appoggio e in quella superiore una guarnizione di tenuta M. Il pistone è

1. NORMATIVE

Le macchine di sollevamento e trasporto devono ottem-perare alle prescrizioni della vigente normativa, rispon-dente alle direttive della Comunità Europea. Si ricordano la normativa CNR-UNI 10.021, il D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547 e il più recente D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626 che disciplinano l’uso, la gestione e la progettazione delle macchine di sollevamento e trasporto nel loro complesso. Tutte le apparecchiature, dalle più semplici, quali ad es. le binde e gli argani azionati a mano, alle più complesse e sofisticate per la presenza di computer a bordo per la programmazione dei cicli operativi con monitoraggio di componenti meccanici suscettibili di guasti, quali ad es. le portainer per terminali marittimi appartenenti alle nuove generazioni di gru, sono regolate dalle citate norme.

2. BINDA A CREMAGLIERA

Macchina, ormai non più usata, che veniva azionata a mano agendo su una manovella con braccio di 300 mm sul cui asse, con un arpionismo per impedire il moto re-trogrado, era montato un rocchetto munito di quattro denti

FIGURA 1.1 Binda a cremagliera.

1830 PARTE 9. ESECUZIONE DEI LAVORI

5. ARGANI

5.1. Argani a mano

Utilizzati per il sollevamento e/o il traino per brevi cor-se a bassissima velocità. La trazione è esercitata da una fune in acciaio o di canapa ovvero da catena. Questi argani ad azione manuale si rivelano particolarmente utili per le operazioni delicate di posizionamento, di montaggio e di smontaggio proprio per la grande sensibilità del comando. Utili come mezzi di emergenza per la facile trasportabilità e impiegabili in luoghi privi di energia elettrica. Se so-spesi a carrelli, azionati anch’essi a mano, costituiscono le più semplici monorotaie. Con l’impiego di materiali non ferrosi o polimerici si rivelano anche antideflagranti e quindi impiegabili in presenza di materiali esplosivi o di gas infiammabili. Per essi non è richiesto l’obbligo del collaudo previsto dalla normativa proprio perché azionati a mano. Quando negli argani è impiegata la fune di canapa il diametro d di quest’ultima in mm si può calcolare con la relazione:

d P=

essendo P il carico in daN. Nel caso di uso di fune di accia-io, che è di più largo impiego sia negli argani a mano che in quelli azionati da motore elettrico, il diametro d in mm della fune può essere calcolato con la relazione:

dh

P n4R$ $

$ $r v

=

essendo P il carico applicato in daN, vR il carico unitario di rottura della fune espresso in daN/mm2 e h il cosiddetto coefficiente di riempimento del cavo, rapporto tra la sezio-ne vera e quella lorda. La tab. 1.2 riporta alcune forma-zioni di funi a trefoli di acciaio unificate caratterizzate da quattro classi differenti di qualità. Particolari formazioni di funi speciali, di recente immissione sul mercato (funi DSC-Dyform della Cifast-Certex), superano il carico uni-tario di rottura vR = 220 daN/mm2. È utile ricordare infine che le funi di acciaio per legge devono avvolgersi su tam-buri e/o pulegge motrici di appropriato diametro, il cui rap-porto a quello del cavo è tipico per l’impianto cui la fune è destinata. Ove non sussistano particolari vincoli, nel campo delle macchine di sollevamento e trasporto, il rapporto tra

alloggiato nel cilindro C che porta il serbatoio G e la parte scabra A, sulla quale poggia il carico da sollevare. Tale ope-razione si ottiene pompando l’olio contenuto nel serbatoio G dentro la camera H sopra il pistone. Sollevando il pi-stoncino D con la leva di manovra E (fulcro F e manovella FL) il liquido viene aspirato attraverso la valvola I; quindi abbassando il pistoncino D il liquido viene immesso, attra-verso la valvola J, nella camera del cilindro C, provocando la salita del carico. Particolari carichi possono essere sol-levati con la zampa B di cui è munito il cilindro nella sua parte inferiore; in tal modo, però, il carico è eccentrico, per-ciò l’operazione può consentire di sollevare carichi ridotti. Il modello descritto raggiunge la capacità di carico fino a 3000 kN con rendimenti minori del 70%; modelli senza la zampa raggiungono portate anche di 10000 kN. Que-sti martinetti trovano impiego nelle costruzioni edili, sono insostituibili nelle prove di carico di pali di fondazione e nel sollevare travi in c.a.p. di ponti stradali o ferroviari, per consentire la manutanzione degli apparecchi di appoggio delle stesse. Nella tab. 1.1 si riportano le caratteristiche di martinetti idraulici di portata fino a 10000 kN.

FIGURA 1.3 Martinetto idraulico.

TABELLA 1.1 Martinetti idraulici.

Portata[kN]

Corsa breve Corsa lunga

corsa [mm]

diametro [mm]

pressione [bar]

peso [daN]

corsa [mm]

diametro [mm]

pressione [bar]

peso [daN]

60100200350500

10005000

10000

160160160160160160100100

556085

100125180400580

300420360450410400400400

2530455580

150500900

250300300300300250

606080

100125180

215355400425410400

455070

115155325