Racchi puracchi

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  • 7/27/2019 Racchi puracchi

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  • 7/27/2019 Racchi puracchi

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    RACCHI PURACCHI

    Il mondo vivo e reale tentava di intromettersi in un corpo conquistato dal sonno

    iniettandovi stimoli sensoriali. Il sovrano onirico che lo stava governando cercava di

    rimandare il momento della propria abdicazione confondendo quegli stimoli tra

    l'improbabile trama dei sogni. Si veniva cos a creare quell'interregno tra la fantasia

    della notte e l'algida logicit del giorno laddove tutto sembra possibile. Sembra

    possibile ad esempio che il rumore dello sciacquone, esageratamente prolungato dal

    vicino del piano di sopra che evidentemente non considerava il sonno altrui come

    degno di rispetto, diventasse lo sfiatatoio di una gigantesca balena appena uscita dal

    funtanen del prev. Ed ecco che un ricordo casualmente estratto dall'urna

    dell'inconscio ag come grimaldello affinch i fantasmi potessero entrare in quell'

    universo temporaneo ed instabile. casomai dalfuntanen del prev pu uscirci anche

    una balena disse il primo fantasma cos come aveva detto nel mondo vero pi di

    quaranta anni prima e sempre come allora un padre sorrideva compiaciuto di quelloslancio di fantasia . Il mondo vero stava mandando altri segnali e la veglia cosciente

    stava riprendendo il possesso del corpo disteso mentre la sua coscienza onirica

    gridava ai due spettri di non andarsene, di tornare, ma non erano loro ad andarsene

    bens lui ad essere risucchiato dal vortice della veglia. Il corpo si svegli piangendo

    al ricordo di un padre che non pot godersi la pensione perch gettato tra i pi dalla

    malattia dopo tre anni di inenarrabili sofferenze e ancor pi di un fratello, travolto

    dal male di vivere, che scelse di appendere la propria vita ad una corda. Nei primi

    attimi di veglia ancora non capiva dove fosse finch una voce non lo trasse

    definitivamente alla realt. Fortunatamente non era solo, Marta era con lui, si eraalzata per prima e, nel vedere le lacrime solcare il volto di Primo si era preoccupata

    -che c' ? cos' successo?- gli chiese accarezzandolo. Racchi Puracchi,

    runchitrunchitranchi sparatatrunca furono le prime tre parole che gli venne in mente

    di usare, tre parole che nell'infanzia suo fratello aveva ideato come le prime tre parole

    di una nuova lingua. La razionalit ormai tornata in possesso del suo corpo glielo

    sconsigli, sarebbe stato troppo complicato da spiegare niente .- si limit a dire

    -solo un sogno - alz la testa e la baci, ringraziando il fato di avergliela fatta

    trovare a fianco . Lei aveva gi preparato la sigaretta per il dopo caff, ma decise di

    accenderla subito perch scacciasse quel momento di malinconia. Dopo il caff neavrebbero confezionata un'altra che la gangia non gli mancava ma prima fecero

    all'amore, per pochi minuti, visto che di primo mattino Primo era sempre precoce .

    Prima che il mattino morisse erano in macchina direzione Malpensa, Marta era in

    partenza e i due non si sarebbero rivisti, forse, che qualche mese dopo dall'altra parte

    del mondo.

  • 7/27/2019 Racchi puracchi

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    IL BANCO PIANGE

    Lanciato in quarta corsia ben oltre il limite legale di velocit Giorgio stava inveendo

    contro un automobilista reo di ostacolare la sua corsa. Con voce sguaiata url una

    singolare congettura riguardo la professione della madre del conducente del veicologiudicato troppo lento. -Tua madre fa i pompini col culo a cinque euro!!! - ascolt

    quella frase stupito di essere stato lui stesso a pronunciarla. Non l'aveva pensata, non

    era nel suo stile, non era sua. L'uscita dal tabagismo si stava rivelando pi dura del

    previsto tanto che mentalmente aveva gi accettato l'idea della resa. Aveva il

    pacchetto in tasca e vaffanculo, ne avrebbe acceso una. Ma non in macchina, il

    presidente non sopportava l'odore di fumo e gli avrebbe fatto un culo quadro. Attese

    di essere arrivato a Malpensa, di aver accostato in un area riservata alle forze

    dell'ordine per uscire ed accendersi il suo agognato veleno. Fece appena in tempo a

    godersi la prima boccata di fumo che ecco comparire Il presidente. Diede la tirata piforte che i suoi polmoni gli potevano permettere ma dovette gettare almeno mezza

    sigaretta. Il Presidente era in splendida forma rilassato e abbronzato tornava dai

    Caraibi, Giorgio apr lo sportello posteriore salutando con un buongiorno e

    bentornato Presidente - Questi non interruppe la conversazione con il suo amico

    dirigente di cliniche private nemmeno per un cenno di risposta, salirono entrambi sul

    sedile posteriore. Solo una volta accomodato si rivolse all'autista- Giorgio, portaci in

    ufficio- poi, rivolto all'amico dirigente cos ti firmo subito la nomina e ce ne

    andiamo a dormire- - alla faccia del Desantis - - si, buono quello, alla sua et non ha

    ancora capito che non si possono dare le carte quando il banco piange . Risero alla

    battuta di un ghigno sinistro, come fossero due iene che avevano appena avvistato

    una carogna. Continuarono poi i loro discorsi senza far caso alla presenza di una terza

    persona nell'auto. Si misero a rievocare le loro avventure vacanziere con particolare

    riferimento ad una certa Marisol a quanto pare una splendida fanciulla con una

    spanna di sorpresa. Giorgio si mise a cantare mentalmente tanto per non ascoltare che

    gi l'astinenza da nicotina lo stava rendendo nervoso e i discorsi di quei due loschi

    figuri ingrassati dalle sue tasse lo avrebbero potuto indurre a gesti inconsulti.

  • 7/27/2019 Racchi puracchi

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    IL CANTO DEL GEKO

    Giacomo apr gli occhi ben prima che l'apposita funzione del suo cellulare ricordasse

    che l'ora era giunta. Carlotta al suo fianco era ancora assopita. Fuori il buio di una

    notte senza luna era squarciato dall'onomatopea rettile del canto del geko. - ghee- ko,

    ghee koo, ghe-koo -. La barca che li avrebbe portati via da quel luogo dove avevanodeciso dieci giorni prima di lasciar agonizzare quel che restava del viaggio partiva

    prima dell'alba, dovettero paccare gli zaini alla sola luce della torcia elettrica immersi

    nella paura di perdere qualcosa di importante rimasto celato dalle tenebre. Si

    imbarcarono scambiandosi poche parole ammutoliti dalla malinconia del ritorno. La

    luce del sole fece capolino da dietro i monti della vicina Flores trasformando cielo e

    mare in una tavolozza di colori violenti che sembravano salutare i due viaggiatori

    come un saluto sembrava essere quello di una coppia di delfini che saltavano in

    mezzo ad un mare rosso fuoco. Lasciavano un isola di quelle che ti portavano ad

    ammetter che s, esiste una remota possibilit che un dio ci sia veramente ad avercreato tutto questo. Fede assai effimera, persa in un ora di navigazione, all'

    approssimarsi della citt di Labuanbajo e al conseguente avvistamento di comunit di

    immondizia che felici solcavano il mare. Lasciato il loro luogo li attendeva un

    tunnel di non-luoghi destinato a durare tutto il giorno. Il piccolo aeroporto di

    Labuanbajo da cui partirono con un piccolo aereo in direzione del pi grande

    aeroporto di Denpasar laddove un aereo pi grande li avrebbe condotti ad un

    aeroporto ancora pi grande Jakarta ivi li attendeva un aereo ancora pi grande

    destinato ad un aeroporto sterminato, Bangkok. Carlotta aveva intenzione di fermarsi

    alcuni giorni in Thailandia approfittando per acquistare merci per quello che

    generosamente usava definire il suo business. Giacomo invece trascorse una sola

    notte nella megalopoli asiatica da dove il giorno dopo un altro aereo l'avrebbe

    riportato alla sua routine normata dal contratto nazionale di lavoro dei

    metalmeccanici. Durante le tre ore di scalo a Dubai, approfittando dei computer che

    qualche sponsor metteva a disposizione dei viaggiatori in attesa riusc anche a trovare

    anche un passaggio da Malpensa a casa. Il suo vecchio e buon amico Antonio si offr

    di venirlo a prelevare all'aeroporto visto che, in contratto di solidariet, aveva del

    tempo a disposizione. Un buon amico sempre un buon amico ed il buon Antonio ne

    diede ulteriore prova quando, una volta in auto estrasse un joint extra size per

    addolcire il ritorno del suo compare. Si stavano godendo il sigarettone finnquandoAntonio non fren di colpo e il joint cade atterra. Erano riusciti a salvarsi da

    un'immane catarsi automobilistica per una questione di pochi centimetri. Si

    guardarono in faccia, Giacomo raccolse il joint e lo terminarono prima di uscire a

    verificare se potevano rendersi utili .

  • 7/27/2019 Racchi puracchi

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    SPARATATRUNKA

    Giada fece un'immane fatica ad alzarsi dal letto. La sera prima aveva esagerato con il

    bere, si ricordava di sei cuba libre e di una sorsata di una bevanda calda viscosa e

    vagamente salata ma quest'ultima non era che una conseguenza delle prime sei.Dimostrando notevole forza di volont e spirito d'abnegazione, indoss la sua

    uniforme arancione e and al lavoro. Alla sede della croce turchese trov Claudia,

    erano di turno assieme quel mattino come assieme erano state perlomeno per la prima

    parte della sera precedente. Bevvero il caff silenziose davanti alla macchinetta a

    cialde e presero il loro posto sull'autolettiga. Nessuna delle due se la sentiva di

    guidare e al volante si mise Piero. Avevano un breve tragitto da compiere prima di

    raggiungere il loro punto base, Claudia parl per prima ci sei andata gi pesante ieri

    eh ?- Giada non rispose ma il suo sguardo fu pi esaustivo di mille parole -...senti ma

    ad un certo punto te ne sei andata con quel biondino dimmi un po'.... com' andatainsomma gliel'hai data?-- sai che io non la do a nessuno, al massimo la presto -

    -quindi?- -quindi bho ero completamente in bolla- - non dirmi che non ti ricordi - -

    no, no mi ricordo.... pi o meno che sinceramente mi ricordo pi il suo cazzo

    che la sua faccia- - certo,- rispose Claudia in tono da canzonatura quando bevi ti

    comporti proprio come come un uomo - - bh almeno non hai detto da troia lo

    stesso, lo sai che gli uomini sono tutte puttane- La radio interruppe questa

    conversazione sui massimi sistemi con una chiamata urgente, un incidente, qualcosa

    di grosso. Si trattava di qualcosa di realmente grosso, una decina di auto

    accartocciate le une contro le altre. Forte odore di carburante e di gomma bruciata,

    ovunque briciole di vetro e sangue, sangue sull'asfalto, sangue che colava dalle

    lamiere delle auto. Piero Claudia e Giada scesero dall'ambulanza e rimasero bloccati.

    Sebbene la loro professione avrebbe dovuto abituarli a macabre visioni questo era

    troppo anche per loro. - Qua ! Svelti, questo ancora vivo!- url un uomo abbronzato

    vestito troppo leggero per la stagione. Giada fu la prima a portarsi al capezzale del

    ferito ma non pot fare altro che raccogliere le sue ultime parole, dapprima confuse,

    qualcosa come racchipuracchi runchitrunchiqualcosa l'ultima invece chiaramente

    sparatatrunka.