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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 2 - Aprile 2010 > segue a pag. 2 > segue a pag. 3 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO 21 aprile 1945: gioia infinita per la vittoria sul nazifascismo Libertà e democrazia: irrinunciabili! Editoriale Sconfiggere il sopruso, l’arroganza, l’egoismo Beatrice Draghetti* S ono trascorsi 65 anni dal 25 aprile 1945, dalla Liberazione. In questi giorni e nelle settimane seguenti si ricorderà in maniera diffusa questo anni- versario. Mi domando: come lo percepi- ranno, lo incontreranno coloro che oggi Si punta a creare una drammatica contrapposizione tra gli italiani per realizzare un mutamento dell’assetto democratico del Paese L a Presidenza e la segreteria naziona- le dell’ANPI hanno lanciato il seguente appello a tutti i democra- tici dal titolo 25 aprile: uniti per la difesa e l’attuazione della Costituzione. “Il 25 aprile cade quest'anno in un Questa foto - con migliaia di altre che raccontano la seconda guerra mondiale e della Linea gotica - è stata scattata in via Ugo Bassi il 21 aprile 1945. L’autore, il sergente Robert H. Schmidt della compagnia di documentazione fotografica della 5 a Armata americana, così la intitolò per il suo album: “Bologna finalmente!” Dopo la guerra sposò una ragazza di San Benedetto Val di Sambro durante la sosta invernale sulla Linea gotica. (National Archives Washington, 205441). A pag. 2 il programma delle mani- festazioni per il 65° Anniversario Appello dell’ANPI nazionale a tutti gli italiani Il momento è grave la Costituzione va difesa Buon lavoro alla Regione L’ANPI augura buon lavoro al pre- sidente Vasco Errani ed ai consi- glieri. Fa appello ai neoeletti affin- ché più stringente sia il rapporto con le popolazioni dell’Emilia Romagna e l’assonanza con le loro esigenze.

Resistenza n. 2 anno 2010

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Organo dell'ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 2 - aprile 2010

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 2 - Aprile 2010

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21 aprile 1945: gioia infinita per la vittoria sul nazifascismo

Libertà e democrazia: irrinunciabili!

Editoriale

Sconfiggere il sopruso,l’arroganza,l’egoismo

Beatrice Draghetti*

Sono trascorsi 65 anni dal 25 aprile1945, dalla Liberazione. In questigiorni e nelle settimane seguenti si

ricorderà in maniera diffusa questo anni-versario. Mi domando: come lo percepi-ranno, lo incontreranno coloro che oggi

Si punta a creare una drammaticacontrapposizione tra gli italiani per realizzare un mutamentodell’assetto democratico del Paese

La Presidenza e la segreteria naziona-le dell’ANPI hanno lanciato ilseguente appello a tutti i democra-

tici dal titolo 25 aprile: uniti per la difesa el’attuazione della Costituzione.“Il 25 aprile cade quest'anno in un

Questa foto - con migliaia di altre cheraccontano la seconda guerra mondiale edella Linea gotica - è stata scattata in viaUgo Bassi il 21 aprile 1945. L’autore, ilsergente Robert H. Schmidt della compagniadi documentazione fotografica della 5a

Armata americana, così la intitolò per ilsuo album: “Bologna finalmente!” Dopo laguerra sposò una ragazza di San BenedettoVal di Sambro durante la sosta invernalesulla Linea gotica.(National Archives Washington, 205441).

A pag. 2 il programma delle mani-festazioni per il 65° Anniversario

Appello dell’ANPI nazionale a tutti gli italiani

Il momento è gravela Costituzione va difesa

Buon lavoroalla Regione

L’ANPI augura buon lavoro al pre-sidente Vasco Errani ed ai consi-glieri. Fa appello ai neoeletti affin-ché più stringente sia il rapportocon le popolazioni dell’EmiliaRomagna e l’assonanza con le loroesigenze.

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i propri sogni sembra portarci moltolontano dal 25 aprile 1945.Eppure! Se il 25 aprile è festa dellaLiberazione occorre puntare sui segni esulle speranze di liberazione, oggi. Infatti: quando ci si dà il tempo e lapassione umana e civile di intrattener-si con i più giovani sull’”ultima” guer-ra e su tutto ciò che vi ruota attorno,l’attenzione si risveglia, il pensiero el’umore si dirigono verso quegliapprodi, con la carica di conoscenze,amnesie, approssimazioni, dubbi,fraintendimenti, aneddoti, vuoti,

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hanno 5, 10, 15, … anni? Che imma-gine se ne faranno, se avranno occasio-ne, le giovani e giovanissime genera-zioni del nostro Paese e dei nostripaesi? È un interrogativo che credodebba interessare sempre di più le per-sone e le organizzazioni che dagli avve-nimenti e dai sentimenti che si raccol-gono nel 25 Aprile, nella Liberazione,traggono ancora alimento per la inter-pretazione del presente e del futuro.Mi sento molto sollecitata da quell’in-terrogativo, come persona, come citta-dina italiana e bolognese, come donnae come Presidente della Provincia.L’urgenza del presente sembra portarcilontano da una primavera che parequasi sfumare nel mito nostalgico diuna stagione dell’oro e del ferro, caricadi umori e di tensioni drammatiche, divolontà di novità e di ricostruzione, edi contraddizioni laceranti, a volteall’interno delle stesse famiglie, supe-rate con fatica, coraggio e difficoltà oanche solo messe da parte in nome dialtre priorità.Si impone infatti il confronto con unpresente connotato da una crisi econo-mica profondissima, dall’incrudimen-to e dal disincanto della contesa politi-ca nazionale, dove alla difficoltà di farapprezzare nell’agire quotidiano lospirito di servizio disinteressato si con-trappongono spesso malaffare, oppor-tunismo, arrivismo spregiudicato,cedimento ad interessi oscuri quandonon criminali e corrosivi per una con-vivenza democratica e aperta; un pre-sente connotato da una questioneambientale globale che si accompagnaad un’altrettanto globale questione diclamorosa ingiustizia nelle opportuni-tà e nella distribuzione delle risorse frala popolazione mondiale (ma ancheeuropea e italiana)…. Il confronto contutto questo, come anche con il modocon cui soprattutto le generazioni natedentro il prodigioso sviluppo tecnolo-gico di questi anni si misurano con ipropri desideri, le proprie aspettative,

Sconfiggere il sopruso, l’arroganza, l’egoismo> segue da pag. 1

indifferenze, racconti, falsi miti, cuf-fiette musicali perennemente all’orec-chio, che attraversano le coscienze dichi è venuto dopo e che, per responsa-bilità di molti, è stato spesso privatonon solo di una memoria sincera eonesta, necessaria per la formazione,ma anche di esempi e opportunità diimpegno attorno a qualcosa che vale.Se ci guardiamo intorno, nulla sembradarci più punti di riferimento percome affrontare il futuro delle sempli-ci e straordinarie parole d’ordine dellaResistenza e dei giorni dellaLiberazione: libertà, democrazia, lavo-ro, giustizia, indipendenza nazionale eapertura al mondo (per noi, in primoluogo, all’Europa). Eppure….: ancoradobbiamo lottare nel nostro tempo,ancora dobbiamo impiegare risorse eintelligenza nell’educazione e nellacrescita di figli e nipoti. Non possiamocredere che il sopruso, l’arroganza delpotere, l’egoismo di classe e di stato, lapaura del prossimo, l’odio per chiavvertiamo come minaccia, la ferociadel lavoro che asserve e uccide anzichéaccomunare, la cecità criminale delfanatismo prevalgano come dimensio-ni del nostro futuro. La nostra Repubblica e la nostraCostituzione sono nate dalla determi-nazione, dalla gioia e dalla sofferenza,dal sacrificio, non esclusa la vita; sonodovute alle tante e ai tanti che, spessonel pianto per le cose e gli affettidistrutti, dietro reticolati di campi disterminio o di prigionia o semplice-mente nella silenziosa ricerca di unsopravvivere dignitoso, offrirono a sestessi e a chi sarebbe venuto dopo unasperanza grande cui rivolgersi. E chenon deve essere in alcun modo tradita.Il testimone è ora nelle nostre mani,per una resistenza e una volontà diliberazione sempre attuali.

*Presidente della Provincia di Bologna

A chiusura dello scorso anno

Tessere ANPIprovinciale

a quota 6405(1921 donne)

Completato ogni atto relativo altesseramento all’ANPI provincialedi Bologna relativamente all’interoarco del 2009, è emerso che gliiscritti al 31 dicembre dello stessoanno sono risultati 6405, di cui1921 donne. Così la classificazio-ne: partigiani riconosciuti 1342(403 donne); patrioti, cioè collabo-ratori della Resistenza 266 (80donne); antifascisti, soprattuttogiovani accolti in seguito allamodifica dello Statuto decisa nel2006, 4289 (1286 donne); tesseread honorem rilasciate ad ognunadelle famiglie di Caduti 508 (152donne).Sempre nell’anno trascorso i nuoviiscritti, compresi nel totale genera-le ed inclusi nella voce antifascisti,sono stati 683, di cui 241 donne.

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Il momento è grave la Costituzione va difesa> segue da pag. 1

Èin via avanzata di messa a punto laseconda festa nazionale dell'ANPI,che quest'anno si svolgerà ad

Ancona, negli spazi della MoleVanvitelliana dal 24 al 27 giugno. Laprima edizione si tenne, con notevo-lissimo successo, nell'estate del 2008(20, 21, 22 giugno) a Casa Cervi diGattatico, in provincia di ReggioEmilia. Molteplici le iniziative diordine politico, culturale, storico,comprendenti inoltre spettacoli tea-trali. Le riassumiamo.Giovedì 24 giugno: inaugurazioneufficiale; forum sulla Costituzione;ricordo di Giacomo Brodolini a 40anni dello Statuto dei Lavoratori, dicui fu promotore ed autore; incontrodelle sezioni ANPI dei luoghi di lavo-ro sul tema “Dalla difesa delle fabbri-che alla difesa del lavoro e dei diritti”;recita del Teatro Terra di Nessuno con“La baionetta di latta”; cortile dellaMole spettacolo musicale con Marino eSandro Severini “The Gang”.Venerdì 25 giugno: forum su “Storia,Memoria, Comunicazione; forum“Costituzione, il dovere dell'insegna-mento”; forum dell'antifascismo euro-peo; Musei della Resistenza, dell'anti-fascismo, della deportazione: esperien-ze a confronto; nello spazio libri

Marisa Ombra vice presidente ANPInazionale presenta il volume “La bellapolitica” di Walter Veltroni; teatrodella Mole: recita di Bebo Storti con

“Mai Morti”; segue nel cortile spetta-colo del Canzoniere popolare.Sabato 26 giugno: forum “Adriatico-Mediterraneo mare di pace”; incontropresidenti dei comitati provinciali eregionali ANPI; assemblea nazionaledonne ANPI, teatro della Mole “Inricordo di Nilde Iotti”Domenica 27 giugno: lectio magistra-lis su “Verso il 150° dell'Unitàd'Italia: dal I al II Risorgimento”. Alle11,30 manifestazione conclusiva conRaimondo Ricci, presidente nazionaleANPI, e Guglielmo Epifani, segreta-rio generale della CGIL, con la parte-cipazione di Martin Schulz, presidentedel gruppo Alleanza progressista deiSocialisti e dei Democratici alParlamento Europeo.Ulteriori informazioni nel sito:www.anpimarche.itPrenotazioni alberghi e ristoranti:[email protected]: 071-203237 / 348-8130033

momento di crisi politica e socialesenza precedenti.È sotto gli occhi di tutti il totale vuotoda parte del governo degli interventiche si renderebbero necessari peraffrontare la gravissima situazione eco-nomico-sociale in atto. Situazione checolpisce sempre di più l'occupazione,le condizioni di vita delle famiglie e leprospettive dei giovani. Un vuoto chela maggioranza al potere vorrebbe col-mare mediante una falsa rappresenta-zione mediatica della realtà. Questadestra berlusconiana è dedita essen-zialmente a trasformare il nostro siste-ma politico da quello parlamentare,

conforme ai principi e alle regole dise-gnate dalla Costituzione, ad un siste-ma autoritario e personale non piùsoggetto alle forme e ai limiti previstidalle Istituzioni di garanzia.Ciò avviene attraverso una serie di ini-ziative della maggioranza di governo,e in particolare dell'attuale premier,che sta creando nel nostro Paese unadrammatica contrapposizione tenden-te a realizzare, e in parte ha già realiz-zato, un vero e proprio mutamento diregime.Il momento è grave, ed è in relazionead esso che l'ANPI lancia un appelloaffinché questo 25 aprile, festa della

Liberazione d'Italia dai totalitarismifascista e nazista, divenga un grandemomento di mobilitazione civile eunitaria, di presa di coscienza da partedi tutti gli italiani per la difesa e l'af-fermazione dei principi e dei valoridella Costituzione.Tutto questo nella memoria del signi-ficato profondo che ha avuto nella sto-ria d'Italia la lotta di Liberazionenazionale per la fondazione repubbli-cana e costituzionale che è stata, e devecontinuare ad essere la bussola per ilpresente e il futuro della nostra demo-crazia”.

La Mole, progettata nel 1733 dalVanvitelli, venne costruita su un'isolaartificiale nel porto di Ancona e fu usatacome lazzaretto (ospitava le persone messe inquarantena), fortificazione a difesa delporto, deposito di merci. Ricca di valorisimbolici con la sua forma a stella concinque punte, attualmente è utilizzata comesede di mostre ed eventi culturali. Ilprossimo giugno ospiterà la festa nazionaledell'ANPI.

Dal 24 al 27 giugno

Ad Ancona la seconda festa nazionale ANPI

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Tradite dalla monarchia e dagli alticomandi, sottoposte al violentissi-mo attacco degli “alleati” tedeschi,

le Forza Armate italiane hanno subito nelterritorio nazionale ed oltre confine unasorte mai conosciuta prima. È accaduto l'8settembre 1943. Ma al crollo dell'interaimpalcatura militare ed al dis-solvimento hanno reagito, sep-pur con esito sfortunato, impor-tanti unità con decisioni auto-nome.Vanno ricordati sempre,anche per il valore simbolico,gli episodi della tentata dife-sa di Roma e di Cefalonia conle altre isole dell'Egeo e neiBalcani; in Emilia si ebberoaspri combattimenti aPiacenza ed a Parma. Solo neiprimi due giorni, com'èdocumentato al Ministerodella Difesa, ben 3000 mili-tari di tutte le armi nell'Italiainvasa dai tedeschi persero lavita, in Grecia, in Jugoslavia,in Corsica. Altre migliaiavennero falciati per rappresa-glia in quelli seguenti.Contin-genti di nostri solda-ti e ufficiali, reso impossibileil rientro in patria, preseroposto in Albania ed inJugoslavia nelle file dellaResistenza in quei paesi.Consistente il fatto jugoslavo,dove dallo scioglimento delleDivisioni “Venezia” e “Taurinense”venne costituita il 2 dicembre 1943 aPljevlja, in Montenegro, la Divisioneitaliana “Garibaldi” che venne inseritacome unità dell'Esercito Italianonell'Eser-cito popolare di liberazione

campi di concentramento diGermania, Austria, Polonia e classifi-cati “internati” e ben presto sottopostiad una incessante pressione, con unmisto di restrizioni nel regime di vitae di propaganda nazi-fascista, perindurli ad arruolarsi nei ranghi dellaRepubblica di Salò per avere in cam-

bio il ritorno a casa.A patto di firmare il seguenteimpegno:“Aderisco all'idea repubblica-na dell'Italia repubblicanafascista e mi dichiaro volonta-riamente pronto a combatterecon le armi nel costituendonuovo esercito italiano delDuce senza riserve, anchesotto il Comando Supremotedesco, contro il comunenemico dell'Italia repubblica-na fascista del Duce e delGrande Reich Germanico”.Una minimissima parte cedet-te alle profferte, uno ognidieci come è stato rilevato. Laquasi totalità dei deportatitennero alti la dignità e l'ono-re, pagando la scelta con ventimesi di fame, freddo, malattieche causarono durante la pri-gionia attorno a 40 milamorti.Nell'Italia meridionale giàliberata iniziò la ripresa alfianco delle potenze alleate.Già il 16 ottobre 1943, vale a

dire appena poco più di un mese dopoil tracollo, il nostro Paese ottenne ilriconoscimento di “cobelligerante”,previa dichiarazione di guerra allaGermania ed all'impiego di risorse inuomini e mezzi nello sforzo bellico. Le

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jugoslavo, mantenendo i propri quadridi comando. Essa rientrò nell'Italialiberata nel febbraio 1945. Pressochéintegri i reparti dislocati in Sardegna(la sola defezione quella di un batta-glione di paracadutisti della“Nembo”, il 12°, che seguì i tedeschiin Corsica), i quali saranno subito nelle

nuove Forze Armate combattenti sulfronte italiano. Un capitolo di altissi-mo significato è quello dei nostri mili-tari fatti prigionieri dai tedeschi neigiorni infausti del settembre '43. Inoltre 716 mila vennero deportati nei

Il 21 aprile 1945 con i reparti angloamericani e polacchi, i fanti, alpini, bersaglieri italiani

La lunga strada Sud-Bolognadei Gruppi di combattimento

Bologna, 21 aprile 1945. Bersaglieri del Gruppo di combattimento “Legnano” fotografati in viaRizzoli angolo via Venezia (attualmente via Cefalonia) durantel'ingresso in città

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quali consistevano, all'epoca, nel I°Raggruppamento Motorizzato, costi-tuito una ventina di giorni prima (27settembre 1943 a San Pietro Vernoticopresso Lecce) con reparti delleDivisioni “Legnano”, “Mantova”,“Piceno” e del 51° Corpo d'Armata; inquel 65% della Marina Militare cheera riuscita a raggiungere le basi allea-te nel Mediterraneo (5 corazzate, 9incrociatori, 11 cacciatorpediniere, 22torpediniere, 19 corvette, 37 sommer-gibili) a prezzo di dure perdite sotto ibombardamenti tedeschi. Altri naviglisi erano autoaffondati o sabotati dagliequipaggi nei porti per evitare checadessero nelle mani del nemico. Eancora nei 246 velivoli del- l'Aeronautica Militare che affluironoin Puglia, Sicilia, Sardegna con 2000uomini. Oltre a carabinieri, guardie diFinanza, personale della Croce rossamilitarizzata. Tutti questi segmentihanno concorso a dare spessore allenuove Forze Armate di liberazione sianelle operazioni belliche che di sup-porto. Nei venti mesi successivi ben47 mila furono i caduti al frontedurante la risalita della penisola.Il I° Raggruppamento Motorizzatoebbe il durissimo e sanguinoso battesi-mo del fuoco il 6 dicembre 1943 aMontelungo, nel Garigliano. Seguì lasua evoluzione in Corpo Italiano diLiberazione, che nell'estate del 1944concorse a sospingere i tedeschi sullalinea del Metauro, nelle Marche, ed aportarsi a ridosso della Linea Goticadall'Adriatico alla catena appenninica.Il 31 luglio 1944 in vista dell'ipotizza-ta fase risolutiva della guerra in Italia(che si sarebbe concretizzata solo allafine dell'inverno, dopo la lunga stagio-ne delle operazioni su vasta scala) ilCIL venne ristrutturato in Gruppi diCombattimento, ciascuno di 9500uomini, comprendenti fanteria, arti-glieria, genio, sanità logistica, officina.Nel marzo 1945 erano così dislocati:nello scacchiere della 5^ Armata ame-ricana, il “Legnano” sul fronte delSenio, con il “Friuli” nell'area collina-re a sud della via Emilia ed il“Cremona” in quella di pianura.

Nei Reparti militari italiani eranoentrati a far parte a tutti gli effetti,specie nel “Cremona” e nel “Legnano”,i partigiani di varie province e regioni(tra cui quelli delle Brigate Garibaldi36a e 62a, della “Stella Rossa”, compo-ste soprattutto da imolesi e bolognesi,nonché i ravennati dalla 28a di Bulow),una volta superate le sospettose tergi-versazioni politiche dei comandi allea-ti e l'ostilità di taluni ambienti milita-ri legati alla casta monarchica.L'offensiva finale scattò il 10 aprile sulfronte dell'VIIIa Armata sulla interalinea del Senio, dopo una preparazione(“allucinante”, ha scritto in un suosaggio il generale Franco Barbolini,allora giovane ufficiale del “Friuli”)

con 36 ore di fuoco di artiglieria e di1600 aerei da bombardamento. I fantidel “Cremona” furono i primi a varca-re i munitissimi argini del torrente adAlfonsine, sviluppando l'offensiva conle altre forze sulla direttrice veneta. Il“Friuli” mosse in collina davanti aRiolo Terme; il “Folgore” scese ilSanterno da Tossignano. Entrambi idue gruppi, in colonne separate maparallele si aprirono la strada perBologna combattendo duramente per10 giorni attraverso i rilievi a montedella via Emilia. Il giorno 14 entrò in movimentoanche il fronte americano lungo la

Mercoledì 21 aprile. Nella Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio, con ini-zio alle ore 16, convegno sul tema: “Bologna 1945 – Il ruolo dei Gruppi dicombattimento e dei militari internati per la rinascita dell’Esercito italia-no”. Presiede William Michelini, presidente dell’ANPI provinciale; salutodi Beatrice Draghetti, presidente della Provincia di Bologna; saluto diAnna Maria Cancellieri, commissario del Comune di Bologna.Le relazioni: prof. Andrea Rossi, “Le forze armate tedesche sulla LineaGotica”. Prof. Giuseppe Masetti, “I Gruppi di Combattimento durante laguerra di Liberazione”, Generale sen. Luigi Poli, “La Liberazione diBologna”, Generale Claudio Magris, “La relazione Cadorna e la ricostruzio-ne dell’Esercito”, Prof.ssa Rossella Ropa, “Gli internati militari italiani: ilcaso bolognese”.

Lager di Fallingbostel , 16 aprile 1945. L'esultanza di prigionieri militari italiani inattesa dell'abbattimento dei reticolati.

> segue a pag. 6

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nazionale della Futa-Raticosa partendoda Livergnano a Monte Adone e dallamedia Valle dell'Idice, virando in queldello Zena e del Savena. Ancora dal-l'appennino gli Americani arrivaronoin due direttrici: dalla Porrettana aBologna e dallaValle del Lavino, conobiettivo (tagliate la Bazzanese e la viaEmilia) il Po ad Ostiglia; un itinerariopedemontano verso le città emiliane aNord. I Gruppi di combattimento italianidovettero affrontare la micidiale resi-stenza tedesca a Casalecchio dei Contiad al torrente Gaiana in territorio diCastel San Pietro, vinta dopo diversigiorni, anche a corpo a corpo, a prezzodi molte vite umane. Sulle alture diMonterenzio, alla parrocchia diVignale, caddero 20 assaltatori della“Legnano”. Infine Bologna, nella mattina del 21aprile (dopo una forzata sosta ordinataper far passare altre truppe alleate),festeggiò l'ingresso dalle porteMaggiore e Santo Stefano unendo in

un unico abbraccio soldati e partigia-ni. Nella notte precedente la liberazio-ne di Bologna, tra il 20 ed il 21, par-tivano da un aeroporto della Toscanaquattordici aerei da trasporto america-no Douglas Dakota, carichi di paraca-dutisti (Missione Harring) destinati asabotare punti strategici nelle retroviedei tedeschi in ritirata sulle stradedella pianura verso il Po. Tra di essi vierano quelli del I° Squadrone da rico-gnizione della “Folgore” ed un centi-naio di uomini della “Nembo”, cheschierati fino a poche settimane primaa Casola Valsenio, avevano accettatovolontariamente di far parte dellarischiosissima impresa. Dalla localitàromagnola erano stati trasportati aRosignano Marittima, presso Livorno,per il necessario addestramento.La ricerca dei luoghi per i lanci fu nonpoco complicata e comportò molte oredi volo. La “semina” dei paracadutistitoccò terra a Sant'Agostino, PoggioRenatico e Mirabello nel Ferrarese,Mirandola in provincia di Modena,

Poggio Rusco e Revere nelMantovano. Dieci uomini della pattu-glia “O” vennero lanciati, fuori pro-gramma, in territorio di San Pietro inCasale, estremo nord della provincia diBologna. I tedeschi se ne accorsero edaprirono il fuoco quando ancora gliitaliani erano in aria, alcuni furonocolpiti a morte, il maggior numeroriuscì ad atterrare ed ingaggiò il com-battimento.In questa fase due paracadutisti rima-sero uccisi. Uno dei quali, poco menoche diciannovenne, abruzzese diPizzoferrato (Chieti), era stato nella“Banda partigiani della Maiella” e conil passaggio del fronte aveva insisten-temente chiesto ed ottenuto di essereaccolto tra i paracadutisti della“Folgore”.Gli altri riuscirono a salvarsi graziealla pronta collaborazione di contadiniche li aiutarono a trovare rifugio e sal-vezza nei cascinali e nelle aree palustridella zona, base della 2a Brigata“Paolo”.

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La lunga strada Sud-Bologna dei Gruppi di combattimento> segue da pag. 5

Intollerabile insultodel ministro La Russaai militari italianideportati nei lager

Secondo l’attuale ministro della Difesadella Repubblica italiana,Ignazio La Russa, gli oltre 600 mila

ufficiali e soldati catturati dai tedeschidopo l’8 settembre 1943 in Italia, inJugoslavia e nei Balcani e rinchiusi neilager in Germania accettarono sostanzial-mente tale condizione per “quieto vivere”.Un giudizio di inaudita gravità. IlConsiglio nazionale dell’ANPI nella suarecente riunione di metà febbraio a Cerviasi è espresso duramente, con un ordine delgiorno approvato all’unanimità, nei con-fronti di una persona col delicato incaricodi governo, la quale imputa ai militari di

“aver rifiutato di arruo-larsi nella repubblica diSalò preferendo la pri-gionia vissuta, in situa-zione di sicurezza, aipericoli di guerra”.Nello stigmatizzare taleaffermazione (espressadal dirigente di primopiano del PDL, già diAlleanza Nazionale, giàdel MSI), il Consiglionazionale dell’ANPI hasottolineato, come sem-pre, “ il coraggio dellascelta e i militaricostretti alla prigionia, 50 mila deiquali sono morti di stenti, malattie edinedia”. Una scelta, la loro, di dignità naziona-le – rispetto all’umiliante servaggiodei fantocci repubblichini – al pari di

quella che animò le rinnovate ForzeArmate, i cui Gruppi di combatti-mento concorsero alla Liberazione delnostro Paese ed alla sconfitta del nazi-fascismo.

Lager di Fallingbostel, 23 aprile 1945. Cimitero con le tombe di2500 soldati italiani morti di stenti, malattia o uccisi dai tedeschi.

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Asoli diciannove giorni dall’Ar-mistizio firmato dall’Italia con ilcomando supremo anglo-ameri-

cano l’8 settembre 1943 a Cassibile, inSicilia, col regio Esercito in piena dissolu-zione, si presentava nel terribile scenario diguerra italiano una novità di assoluto rilie-vo. Ha scritto il generale di corpo d’arma-ta Luigi Poli in un suo libretto (Le ForzeArmata nella Guerra di Liberazione 1943-1945; Grafico Militare, Gaeta 1955, pagg.62) che il 27 settembre 1943 venne costi-tuito nella zona di San Pietro Vernotico(Lecce) il I° Raggruppamento Motoriz-zato, un embrione del nuovo Esercito ita-liano. “... anche se soltanto una piccolaunità, rappresentava presso i potenti eser-citi alleati la nuova Italia”. E ancora “...appariva quanto mai necessaria una prontaripresa delle armi per poter combattere, afianco degli Alleati, contro il nemico cheaveva invaso l’Italia”.A concorrere alla formazione nellanuova Unità militare furono repartidelle Divisioni “Legnano”, “Mantova”,“Piceno” e del 51° Corpo d’Armata.Aggregata alla 5a Armata americana,alle dipendenze della 36a Divisionefanteria del II° Corpo d’Armata USA,essa entrò in linea di combattimento il6 dicembre 1943 sulla dorsale rocciosadi Montelungo, in direzione diCassino.Da qui la crescita, prima con il CIL,Corpo Italiano di Liberazione, infinedei Gruppi di combattimento (genera-ti dall’intesa fra la Commissione allea-ta di controllo presieduta dal generaleBrowning ed il Capo di StatoMaggiore del nostro Esercito generale

Berardi). I Gruppi assunsero i nomidelle vecchie e gloriose Divisioni“Cremona”, “Friuli”, “Folgore”,“Legnano”, “Mantova”, “Piceno”.Armamento ed equipaggiamento

inglesi, così come l’impiego tatticosecondo la stessa regolamentazionebritannica.Queste formazioni hanno avuto granparte anche nelle operazioni belliche,sui fronti emiliano-romagnolo, nell’of-fensiva finale iniziata il 10 aprile1945. Il “Mantova” ebbe il compito diriserva del XV° Gruppo di Armate edil “Piceno” fu trasformato in Centro diaddestramento complementi. NeiGruppi di Combattimento entraronovolontariamente a far parte, man manoche la linea del fronte si spostava versonord, anche i partigiani, in accogli-mento delle indicazioni del ministerodella Guerra del governo italiano,

E nei ranghi dell’Esercitoanche i volontari partigiani

Massimo Meliconi

In piazza Nettuno. Nei marmi di Palazzo Re Enzo e di Palazzod’Accursio sono scolpiti i percorsi della storia contemporanea che hagenerato la dura lotta per la sconfitta del nazifascismo e la conquista

della democrazia repubblicana, vediamone i tratti.

Un gruppo di partigiani della provincia di Bologna dopo l'addestramento a Cesano nei pressidi Roma, fotografati nel marzo 1945 a Firenze, immediatamente prima dell'invio al fronte.

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nella persona del sottosegretarioPalermo (PCI). Numerosissimi i lazia-li, abruzzesi, marchigiani, toscani,romagnoli, imolesi, bolognesi, mode-nesi.E la mattina del 21 l’apoteosi nellacittà che accolse in un caldo abbracciofanti, alpini, bersaglieri, arditi, paraca-dutisti, granatieri.I tedeschi frattanto avevano abbando-nato ogni velleità (contrariamente agliordini tassativi di Hitler ma ignoratidal comando di piazza) di resistere.Ciò per evitare di cadere nell’accer-chiamento dall’appennino e dalla pia-nura, e di dover affrontare contempo-raneamente la temuta guerriglia urba-na dei partigiani.La città, martoriata da ben 93 bombar-damenti tra il 15 luglio 1943 ed il 18aprile 1945 (oltre 1100 i morti, 1271gli edifici distrutti, alcune altremigliaia i sinistrati), oberata da decinedi migliaia di profughi, offesa da ves-sazioni dell’occupante e colpita nellecarni dalle brigate nere repubblichine,salutò nei liberatori la fine della trage-dia voluta dalla dittatura fascista.La Resistenza era riuscita a preservarele strutture vitali (acqua, gas, elettrici-tà, ponti, vie di comunicazioni) e gli

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uffici pubblici. Ha commentatoLuciano Bergonzini nel suo libro “Lasvastica a Bologna”, Il Mulino editrice1998 pagg. 357: “I partigiani avevanogià preso possesso della Prefettura,della Questura, del Comune, delPirotecnico di viale Panzacchi (stabili-mento militare per il caricamento diproiettili, poi officina riparazionemezzi corazzati ORMECO, ora inparte posteggio auto -n.d.r. ), carcere,caserme, controllando inoltre i puntinevralgici della città”. Già nel dicem-bre 1944 il CUMER, su richiestadegli Alleati, aveva trasmesso il qua-dro degli spazi, degli ospedali, dellasituazione sanitaria, per accogliere almeglio soldati, armamenti, veicoli. Edapprossimandosi l’arrivo delle forzecombattenti e di quelle ausiliarie, purin carenza delle attese disposizioni delCUMER, singole brigate e squadreavevano preso posizione per impedireazioni distruttive dei guastatori nazi-fascisti. Una carenza causata dall’assas-sinio dell’ufficiale di collegamento delCUMER Sante Vincente, (e del diri-gente socialista Giuseppe Bentivogli),che da Firenze era portatore del mes-saggio insurrezionale “All’ippodromoci sono le corse domani”, che la radio

alleata sulla frequenza BBC avrebbetrasmesso (ma nessuno, pur ascoltan-dola, ne sapeva il significato) 24, mas-simo 48 ore prima dell’attacco finale.La Resistenza la sua parte la fececomunque, come si è visto, mettendoinoltre nella impossibilità di nuoceregruppi di repubblichini armati scovatiin città. Ma un costo pesantissimovenne pagato dai partigiani in quelperiodo. Tre giorni prima della libera-zione, il 18, una palazzina di viaScandellara (zona San Vitale) dove unatrentina di giovani della 7° GAP, giun-ti da Medicina e Castenaso si eranoacquartierati con armi ed esplosivi, percause non accertate saltò in aria: 13 imorti, diversi i feriti. A Palazzod’Accursio il sindaco Dozza e la giuntacomunale al completo, nominati dalComitato di Liberazione nazionale diBologna, accolgono i comandanti delletruppe Alleate. Vengono confermatinel ruolo. Dozza lancia il famoso mani-festo alla città chiamando tutti i bolo-gnesi al lavoro concorde per la ricostru-zione. Il tenente colonnello FrancisWrey, incaricato degli affari civili sidichiara impressionato per il “contri-buto fornito dai patrioti. Si sono com-portati benissimo. Erano assai benorganizzati e hanno salvato molti servi-zi pubblici”.

E nelle file del nuovo Esercito anche i volontari partigiani> segue da pag. 7

Il 65° anniversario della vittoria sulnazifascismo viene solennizzato con unanutrita serie di manifestazioni promos-

se e coordinate dal Comitato provincialedella Resistenza e della Lotta diLiberazione. Questo il programma.Domenica 25 aprile. Ore 10.30 nellachiesa di Santo Stefano deposizione dicorone sulla lapide dei Caduti. Ore10.30 in piazza Nettuno, alzabandieracon picchetto d’onore delle ForzeArmate e deposizione di corone alSacrario dei Caduti e alle lapidi deimilitari del Corpo Italiano diLiberazione e dell’ANEI (associazione

ex militari internati nei lager). PresiedeWilliam Michelini; saluto di un rap-presentante del Governo polacco. Aseguire celebrazione ufficiale, oratoreBeatrice Draghetti, presidente dellaProvincia di Bologna.Ore 12 nel giardino di Porta Saragozza,omaggio al cippo che ricorda le personeomosessuali deportate e uccise nei lagertedeschi.Dalle ore 15 nelle vie del centro diBologna concerto di bande musicali.Alle ore 19 in piazza Nettuno cerimo-nia dell’ammaina bandiera.

Il 25 Aprile in città

La manifestazione del 1° Maggio

Delegazione bolognese ANPIa Portella delle Ginestre

L’eccidio di lavoratori compiuto aPortella delle Ginestre (Palermo)dalla banda Giuliano il 1° maggio1947 su indicazione dei latifondisti,teso a stroncare il movimento perl’accesso alle terre incolte, verràricordato quest’anno con una grandemanifestazione cui parteciperà uffi-cialmente l’ANPI. Una delegazionebolognese, composta essenzialmenteda giovani antifascisti, sarà presentesia all’appuntamento del 30 aprilenella città capoluogo, Palermo, cheal corteo del 1° maggio a Portella.

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Nilde Iotti, nostra conterranea diReggio Emilia, è stata la primadonna nella storia del Paese ad

essere eletta presidente della Camera deiDeputati nel 1979. Era anche la primavolta che veniva chiamata ad una carica cosìalta ed autorevole una dirigente comunistaappartenente ad un partito d’opposizione.Nilde ha esercitato questo compito per bentredici anni, rieletta per tre legislature (dal1979 al 1992). Anche questo è un dato peculiare:nella storia del Parlamento italianonon si è mai verificato che un incaricocosì prestigioso fosse confermato perlungo tempo. Fu lei a guadagnarsitanta stima e fiducia da partedell’Assemblea con la sua straordinariacapacità relazionale ed il grande sensodelle istituzioni che portava con se eche nasceva dalla storia personale pas-sata. Nata il 19 aprile 1020, figlia diun ferroviere, la famiglia fece grandisacrifici per farla studiare che ripagòcon la laurea in Lettere all’UniversitàCattolica di Milano.Dopo l’8 settembre 1943 si iscrive alPCI e aderisce ai Gruppi di Difesadella Donna assumendo un ruolo diresponsabilità nella Resistenza reggia-na. Nel 1946 viene eletta parlamenta-re ed è affiancata ai militanti dell’an-tifascismo storico italiano alla

Costituente, anche se giovanissima. Èdi quel periodo l'inizio della relazionesentimentale con il segretario generaledel PCI Palmiro Togliatti, che duròfino alla morte, nel 1964, del leadercomunista.Nilde ebbe un importante ruolonell’Assemblea Costituente ed entrò afar parte della Commissione dei 75

incaricati della stesura dellaCostituzione. In particolare contribuìalla elaborazione dell’articolo 3, chesancisce la pari dignità sociale ed egua-glianza di fronte alla legge di tutti icittadini, “Senza distinzione di sesso,di razza, di lingua, di religione, di opi-nioni politiche, di condizioni persona-li e sociali”. Ed al secondo comma l’ar-

ticolo recita: “È compito dellaRepubblica rimuovere gli ostacoli diordine economico e sociale che, limi-tando di fatto la libertà e l’eguaglianzadei cittadini, impediscono il pieno svi-luppo della persona umana”. Quanto ha innovato questo principionella vita del nostro Paese e quanto èattuale se guardiamo alle vicende poli-tiche di questo periodo nel quale chista al governo tenta ripetutamente diannullare l’efficacia della nostraCostituzione ed in particolare propriodell’articolo 3.Tornando alla straordinaria vita diNilde Iotti, ricordiamo che fu rielettaalla Camera, ininterrottamente, fino al1999. In questo lungo periodo è stataprotagonista di una feconda battagliaper i diritti del lavoro e delle donne,per riconoscere loro un ruolo paritarionella società. In particolare: riconosci-mento del valore sociale della materni-tà, parità salariale, introduzione deldivorzio, riforma del diritto di fami-glia, grandi conquiste per tutta lasocietà italiana, l’hanno vista semprein prima linea.Tanti gli incarichi di prestigio chesvolse, tra i quali ricordiamo; la presi-denza della Commissione bicameraleper le riforme istituzionali dal 9 set-

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Dalla Costituzione all’impegno nella lotta per il lavoroe per la parità di trattamento

Nilde Iotti la signoradella politica italiana

Il senso delle Istituzioni, il rispetto per tutti ed il confronto senzapregiudizi hanno caratterizzato il suo operato in tanti anni

di attività politica.

Antonio Sciolino

Venerdì 23 aprile. CappellaFarnese di Palazzo d’Accursio, ore16.30. Incontro sul tema: “NildeIotti, ad esempio”, conversazionetra memoria e attualità su donne,politica e istituzioni. Saluti dellapresidente Beatrice Draghetti edella commissario Anna MariaCancellieri. Interventi di MarisaRodano, Adriana Lodi, ElenaMontecchi, Simona Lembi,Donatella Campus. Conduce PaolaBottoni

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tembre 1992 al 7 aprile 1994), la pre-sidenza della delegazione italiana pres-so l’Assemblea parlamentare delConsiglio d’Europa (1996 – 1999).Ci piace segnalare in questo brevericordo una sua frase detta nel 1994che meglio ne rappresenta il caratterefermo e deciso ma anche la disponibi-lità ad ogni confronto e dialogo, rifiu-tando le contrapposizioni ideologiche:“nessuno che fa politica è mai intera-mente soddisfatto del suo lavoro, que-sta è stata per me sempre una premes-sa di rigore. Ma continuo a guardarealla politica come alla più alta eredità.La vivo oggi con lo stesso impegno e lostesso entusiasmo di quando hocominciato. Credo nella politica comestrumento indispensabile per cambia-re la società e diffondere nuove idee”.Questa è la grande lezione che lei cilascia affinché anche nei momenti dimaggiore crisi, come oggi avviene,l’impegno e la volontà democratica,che tutti i giorni ci troviamo a verifi-

care, non si affievolisca nel pessimismoe nella negatività del pensiero. NildeIotti comunicò la rinuncia a tutti gli

incarichi il 18 novembre del 1999 acausa di gravi problemi di salute. LaCamera le rispose con un lungoapplauso a testimonianza dell’affetto edella stima per questo importante per-sonaggio della Repubblica. Venne amancare appena pochi giorni dopo il 4 dicembre 1999per arresto cardiaco.Il Presidente della Repubblica GiorgioNapolitano il 29 marzo 2009, in occa-sione della giornata commemorativain suo ricordo, ha scritto: “Nilde Iotticon la quale ho condiviso una lungaattività parlamentare e intrattenuto unrapporto di feconda amicizia, ha rap-presentato un esempio altissimo dirigore morale, di forte passione civile,di intelligente e totale impegno al ser-vizio delle istituzioni del Paese... Lasua lezione politica mantiene oggiintatta tutta la sua forza e attualità...”Concludendo, possiamo dire, conpiena convinzione, che Nilde è stataper tutti noi un baluardo per la suagrande autorevolezza e per aver saputobattersi credendo sempre nei suoivalori e nei suoi ideali.

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Durante la lotta di Liberazione le donne furono in prima linea “per l’assistenza aicombattenti della Libertà”, come era qualificato nei Gruppi di difesa della donna, cuispettava anche i compiti di staffetta. Nella foto una delle prime manifestazioni successivealla fine della guerra.

Nilde Iotti la signora della politica italiana> segue da pag. 9

Resistenza: Imola onorail sacrificio delle donne

Ad Imola, viene commemorato l’eccidio delle donne del 29 aprile 1944quando, nel corso di una manifestazione di protesta organizzata dai Gruppidi Difesa della Donna, in piazza, di fronte al Municipio, la milizia fascista

sparò sulla folla di donne che chiedevano pace e pane, uccidendo Maria Zanotti eLivia Venturini. Una corona sarà deposta sul luogo del sacrificio (l’attuale piazzaMatteotti) e verrà ufficialmente consegnato un riconoscimento ad una partigiana,in rappresentanza di tutte le donne che ebbero parte attiva nella Resistenza.Quest’anno il riconoscimento tocca alla partigiana “Edera”, cioè a Ermes Argentini,meglio conosciuta come Gianna. Su incarico del Comitato di LiberazioneNazionale, Gianna Argentini, insieme ad altri, redasse nel 1944 il periodico clan-destino Vent’anni, organo della “Gioventù italiana della rinascita nazionale”,espressamente rivolto agli indecisi, affinché aderissero alla Resistenza. Ilperiodico fu diffuso per tre numeri, ma il quarto fu sequestrato durante l’ar-resto del partigiano tipografo Walter Tampieri, poi morto in campo di ster-minio. Gianna Argentini è riconosciuta partigiana nella 7a Brigata GAP.

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Ricordo i giorni della Liberazione diImola del 13, 14 e 15 aprile 1945.A liberare la città furono i parti-

giani ed i soldati polacchi, ai quali vacomunque il riconoscimento di Imolaintera che va esteso a chi partecipò senzaperò entrare in città: la Brigataebraica che arrivò fino al fiumeSanterno nella zona a sud della viaEmilia, la “Friuli” ed i volontariabruzzesi della Brigata partigiana“Maiella”.Per quanto riguarda le forma-zioni della Resistenza, io erocaposquadra delle SAP, squadredi ardimento patriottico colnome di battaglia “Fiero”, que-ste si mossero già il venerdì 13aprile, portando le armi nei luo-ghi prestabiliti, tra cuiBiblioteca e Cooperativa mecca-nici. Nelle prime ore della mat-tina del 14, i gruppi dei parti-giani esistenti in città, ricevet-tero, tramite staffette, l’ordinedi armarsi e cominciare ad ope-rare dalle ore 13. Iniziammo ilrastrellamento dei pochi tede-schi rimasti, che ben volentierisi consegnarono e che venneroinviati alla Caserma deiCarabinieri. Verso le 15, unapattuglia di polacchi arrivòpresso port’Appia accompa-gnata già da Castelbolognesedal partigiano MarinoSangiorgi. La pattuglia polacca entròquindi da port’Appia, poi,fatti pochi metri, si ritirò inquanto continuavano i com-battimenti fra polacchi e tede-schi alla Cogne e alla Stazioneferroviaria.I partigiani, dopo avere presopossesso dei punti strategici

della città (Municipio, Caserma deiCarabinieri, Commissariato di Polizia,Ente Comunale di Assistenza), li pre-sidiarono contro eventuali attacchi esciacallaggi. Verso le ore 16 o pocodopo giunsero le pattuglie polaccheprovenienti dalla Selice e dalla

Campanella. La città venne affidataagli Alleati dal Comitato diLiberazione Nazionale verso le 17 -17,30.Nella notte le truppe alleate entraronoin forze a Imola e dintorni e noi parti-giani assumemmo il compito di man-tenere l’ordine e presidiare gli obietti-vi assegnati dal nostro Comando. Alsottoscritto – insieme alla sua squadra– venne assegnata la protezione not-turna dell’ECA in via FratelliBandiera.Una pattuglia polacca mi chiese - direquisire un palazzo proprio in via

Fratelli Bandiera, allo scopo diinstallarvi una stazione radiotrasmittente e ricevente.Questo avvenne verso le ore22 del 14 aprile.La mattina del 15, circa alleore 5, il comandante diun’avanguardia polacca michiese di fare da guida alletruppe fino alla Villa Clelia,zona dove ancora c'erano letruppe tedesche. Mentre avan-zavamo il comandante polaccomi fece notare che a sud dellaVilla Clelia stavano arrivandoi soldati italiani del Gruppo dicombattimento “Friuli” che,attraverso la radio portatile eun aereo leggero (la cosiddettaCicogna), si mantenevano incontatto. A Villa Clelia pren-demmo prigionieri tre tede-schi, di cui uno ferito; tra diloro un soldatino di circa 18anni. Terminata la missione, tornaial Comando e venni incarica-to, insieme ad altri partigia-ni, del mantenimento dell’or-dine pubblico. In seguito,sempre con altri naturalmen-te, mi fu affidato il compitodi presidiare il pozzo dellostabilimento ortofrutticoloBecca, mentre si recuperava-no i corpi dei 16 partigiani diImola, Medicina, Castel SanPietro, Bologna, tratti dal car-

I partigiani e gli Alleatinella liberazione di Imola

Alfiero Salieri

Imola. La prima pagina del giornale redatto ed edito dal PWB(Psychological Warfare Branch) la sezione della guerrapsicologica con gli strumenti della propaganda dell'VIIIa

Armata inglese, diffuso in città nei giorni della liberazione.

Sulla Linea gotica. Il promettente annuncio della vicinaliberazione, apparso nell'edizione straordinaria de “L'Unità”,edizione dell’Emilia Romagna, stampata alla macchia erecante la data 30 settembre 1944. Purtroppo le speranzeandarono deluse. La tragica oppressione nazifascista continuòper altri sei mesi.

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cere della Rocca Sforzesca e massacratidai fascisti in fuga. Successivamenteoperai, alle dipendenze di un settore(Imola era stata divisa in quattro setto-ri), per recuperare appartamenti emobili da assegnare alle famiglie rima-ste senza casa per i bombardamentiaerei e le ultime operazioni belliche.Avevo partecipato direttamente allalotta per la Liberazione del Paeselasciando il lavoro e non avevo perquesto percepito per un anno alcunsalario (dal bombardamento di Imolain poi); fu per questo che in seguito,stabilizzatasi la situazione militare,chiesi e ottenni di essere esonerato daiservizi e andai a fare il manovale per laricostruzione del Ponte Vecchiodistrutto dai tedeschi in fuga.

Festa dei giovaniin Piazza MatteottiImola fu liberata il 14 aprile di 65

anni fa dai partigiani e dalle truppealleate. La ricorrenza viene solenne-mente ricordata in Municipio con laconsegna delle tessere ad honoremdell’ANPI ai famigliari dei Cadutinella Lotta di Liberazione. Le iniziati-ve poi proseguiranno domenica 25aprile con le celebrazioni ufficiali intutti i Comuni del comprensorio imo-lese. Nella stessa giornata viene ancheriproposta in città, direttamente a curadell’ANPI, la “Festa dei giovani”, chesi terrà quest’anno nella centralissimaPiazza Matteotti.

Iniziative ANPI imolese

Sui luoghi storici Oltre alle manifestazioni per laLiberazione ed alla commemorazionedell’eccidio delle donne del 29 aprile,l’ANPI di Imola partecipa o organizzauna serie di iniziative che ricordano gli

I partigiani e gli Alleati nella liberazione di Imola> segue da pag. 11

episodi salienti della Resistenza. Eccoun cenno sui due appuntamenti piùravvicinati nel tempo:domenica 2 maggio posa di una coro-na a Casette di Tiara (Firenzuola)nell’Appennino tosco emiliano, inricordo del combattimento del 10maggio 1944 con i fascisti in cuicadde, fra gli altri, il partigiano “Caio”(Giovanni Nardi);domenica 6 giugno festa popolare allaFaggiola (passo del Paretaio, che uni-sce le vallate del Santerno e del Senio).Il monumento al passo ed il vecchiocippo sul monte Faggiola ricordano lavera e propria epopea dei partigiani inquesto punto strategico fra EmiliaRomagna e Toscana, alla confluenza ditre provincie: Bologna (Comune diCastel del Rio del Circondario imole-se), Ravenna (Comune di CasolaValsenio) e Firenze (Comune diPalazzuolo sul Senio).

Ne quadro di un percorso storicosui temi della II GuerraMondiale, con particolare riferi-

mento alla Resistenza, la classe III B dellascuola media “Donini – Pelagalli” diCastel Maggiore (23 studenti ed i docentiprof.ssa Fabrizia Montaldi e prof. SergioTravagli) ha compiuto due lezioni integra-tive in luoghi di particolare significato aBologna. Il contributo organizzativo è

stato dato dalla locale sezione ANPI,nella persona del presidente GabrieleMolinari.Nel corso di una mattinata si è visita-to il complesso ex conventuale di SanGiovanni in Monte, già carcere giudi-ziario, dove una squadra della 7a

Brigata GAP il 9 agosto 1944 riuscì,con uno stratagemma a neutralizzare ilcorpo di guardia fascista ed a liberare i

detenuti politici e diverse decine dicomuni per ostacolare il successivorastrellamento. Ha accompagnato lavisita William Michelini, che fu unodei protagonisti dell’azione (rimaseferito nello scontro a fuoco con unrepubblichino di guardia) illustrando-ne le varie fasi, dalla preparazione allosvolgimento.La comitiva è successivamente salita aSabbiuno di Paderno, nei cui calanchinel dicembre 1944 vennero massacratidai fascisti repubblichini un centinaiodi partigiani tratti dal carcere di SanGiovanni in Monte. Hanno tratteggia-to gli eventi il maestro Pietro Ospitali,coordinatore del sito-Museo e laprof.ssa Angela Verzelli, dell’ISREBO“Luciano Bergonzini” di Bologna.L’ANPI di Castel Maggiore ha offertola sua collaborazione per la messa apunto di un ampio programma di ini-ziative nelle scuole del comune.

Da Castel Maggiore ai luoghi della Resistenza

Scuola: lezioni dal vivoal carcere ed a PadernoGli studenti hanno ascoltato uno dei protagonisti del riuscito attaccoa San Giovanni in Monte con la liberazione dei detenuti. Sul colle diSabbiuno raccontato la barbara esecuzione di partigiani e civili adopera della brigata nera fascista.

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Il Liceo Classico "Ludovico Ariosto" diFerrara, dove insegno Storia e Filosofia,è particolarmanete impegnato nella

difficile arte di ricordare e di onorare dun-que la memoria. Fra le azioni deputate atale fine da vari anni è forte l'impegno dimisurarsi con i campi di sterminio.Personalmente ho guidato gruppi classe ailager di Dachau, Fossoli, Terezin,Mauthausen, Auschwitz-Birkenau. Vorreianche sottolineare che oltre a svolgere laprofessione di docente sono assessore all'in-tercultura per il comune di Bentivoglio(BO) ove risiedo.Inutile dire che Auschwitz (nome intedesco di Oswiecim, nella Poloniameridonale, così rinominato dagli

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occupanti nazisti) è un luogo purtrop-po unico al mondo e, anche se iltempo, la ricostruzione e le ondateturistiche hanno un poco sminuito lasua carica di orrore, quando si varca ilfamigerato cancello si è invasi dallaferrea volontà di distruzione, dalletestimonianze che la inchiodano nellastoria, dalle immagini e dall'atmosferagelida e disumana che quel luogo,l'Anus mundi come l'aveva ribattezzatoPrimo Levi, emana. Non possiamodimenticare. Non possiamo dimenti-care che questo luogo, il centro ditutto il sistema dei lager, è il più razio-nale e coerente quanto criminale pro-getto di genocidio che la storia abbia

mai conosciuto. In primis gli Ebrei,secondi i Polacchi, il cui sacrificio èspesso poco ricordato purtroppo. Tutto il mondo libero e democraticoriconosce il 27 gennaio come giornodella memoria della Shoah, solo alcuniPaesi preferiscono la data del 12 apri-le, che ricorda l'anniversario dellarivolta del ghetto ebraico di Varsavianel 1943, per sottolineare l'estremavolontà di non piegarsi agli aguzzinida parte degli ebrei di Varsavia. Non possiamo dimenticare che ancheil fascismo italiano collaborò al pro-getto di sterminio prima con la legge

Studenti di un liceo classico in visita ai lager

“Grazie professoredi averci portati qui”

Roberto Dall’Olio*

Foto di gruppo degli studenti e docenti del liceo classico "Ludovico Ariosto" di Ferrara in visita ai campi di sterminio.

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razziale del 1938, poidurante l’occupazionenazista del 1943-1945collaborando mediante lospionaggio alla indivi-duazione, alla cattura,alla deportazione diebrei, omosessuali, zin-gari, valdesi. Di recente è stata intro-dotta un'altra data, il 10febbraio, dedicata allevittime delle foibe edall'esodo degli italiani dalterritorio dalmata-giulia-no. Non vi è però un'ana-lisi storica complessiva per compren-dere la tragedia, nata con l'occupazio-ne italiana ai danni delle popolazionijugoslave. È necessario farlo, anche perimpedire sordide speculazioni.Non possiamo dimenticare che laResistenza fu una lotta di civiltà cheha contribuito allo sforzo immane deipopoli liberi dal quale è nata laRepubblica italiana, contro questo

progetto di sterminio e non possiamodimenticare che per primi i sovieticiabbatterono i recinti ed entrarono adAuschwitz. Essi concorsero alla scon-fitta del nazismo con 22 milioni dimorti. Desidero - ricordando quanto fal'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna per non dimenticare a livel-lo di giovani generazioni - solo ripor-tare le parole di una mia studentessa

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dopo aver toccato larealtà di Auschwitz:"Grazie per averci por-tato qui professore, que-sto è un luogo che tuttii cittadini liberi do-vrebbero poter visitarenel corso della lorovita".Aggiungo solamenteche avevo stretto amci-zia con Elisa Springer,scrittrice, scappata inItalia a Milano, staffettapartigiana, tradita eessendo ebrea deportata

ad Auschwitz del cui orrore è testimo-ne il suo libro – documento Il silenziodei vivi edito da Marsilio. Adesso ElisaSpringer non c'è più e neppure suofiglio Silvio alla cui memoria dedicoqueste righe e tesimonianze.

* Presidente della sezioneANPI di Bentivoglio (BO)

“Grazie professore di averci portati qui”> segue da pag. 13

Il filo spinato che circonda il lager di Auschwitz con il cartello che riporta lascritta "Attenzione alta tensione pericolo di vita".

POESIE AD AUSCHWITZRoberto Dall’Olio

L'unica creatura vivente che idealmen-te rimane fissa testimone del forno cre-matorio di Auschwitz: un grandepioppo

Il pioppo di AuschwitzHa radici gonfie

Intrappolate nell’orroreDa obitorio

Lui il testimone mutoDel forno crematorio

E adesso che te ne sei andatoChe chiusi i cancelli dell’inferno

Gli occhi hai pianetiDi soli eclissati

Adesso che sei soloCoi nomiIl freddo

I volti rasati

Adesso saiPerché gli appelli

Li hai sempre odiati

E per Elisa Springer ho inteso scriverequeste parole, particolarmente vicineal suo incredibile atteggiamento versoi suoi carnefici, piene di luce e diimmensa umanità.

Elisa la tua fedematurata

nella botte del silenziosembrava semplice

sulla tavoladella cenainvece poi

scendeva puntutalungo la schiena

con lo stuporedi come narravidegli aguzzinisenza rancore

Sottoscrizioniper “Resistenza”

I contributi di lettori che pervengonoa “Resistenza” ci permettono dicostruire, con l'apporto di un crescen-te e qualificato numero di collaborato-ri, questo nostro periodico, a cui giun-gono idee propositive atte ad estende-re la tematica, migliorando ulterior-mente la qualità. Ringraziamo dicuore i sottoscrittori, per la generosità.I familiari ricordano Luigi Arbizzani, asei anni dalla scomparsa, avvenuta l'8aprile 2004, con profondo, immutatoaffetto. Onorandone la memoria, sot-toscrivono una quota per “Resistenza”.

Michele Campanella di Monzuno sot-toscrive euro 30.Gloriano Tinarelli di Altedo euro 10.Olga Prati di Bologna euro 5.La sezione ANPI di Castenaso euro1000.

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re, che sappiamo essere stata parte atti-va in questo contributo.Personalmente ricordo un viaggio aFossoli di qualche anno fa con RemoZanna e sento gratitudine nei suoiconfronti come nei confronti di tutticoloro i quali intendono condividerecon noi delle esperienze che ci fannopercepire intatta e condivisa anche lapassione civile a voler costruire unmondo migliore. Ma non finisce qui: l’appuntamento èal ritorno dal viaggio in Austria.

*insegnante di Lettere

N.d.r. - I lavori che gentilmente ci sonofatti pervenire in redazione testimonianol'alto grado di preparazione sul pianodella didattica e delle modalità dellaricerca. Si tratta di resoconti delle conver-sazioni degli ospiti assai attente ai fatti

descritti ma nel contempo dense di senti-menti. Ad esempio una studentessa conclu-de il suo scritto con una incisiva notazione.Che è la seguente: “... Del resto come daretorto allo scienziato Einstein che, quandofu costretto a fuggire dalla Germaniadurante la Seconda Guerra Mondiale, neldocumento in cui gli veniva chiesto didichiarare a che razza apparteneva scrissedi essere di Razza Umana, l'unica che esi-ste tra gli uomini e che li accomuna tutti”.E ancora l'osservazione di un'altra stu-dentessa: “Una frase mi è rimasta impres-sa ogni giorno è il giorno della memoria.Si, è vero, perché ci dobbiamo sforzare diricordare e di non mettere da parte le cosebrutte”.

Al Presidente dell’ANPI provincialeWilliam Michelini ed al segretariodella sezione ANPI Barca AlessandroMasi è pervenuta questa lettera a firmadella prof.ssa Angela Cocchi, dirigentescolastico dell’Istituto comprensivon.2.“Il Consiglio d’Istituto, i docenti dellascuola media ‘Zanotti’ e la scriventeringraziano vivamente per il contribu-to di euro 500 versato dalla vostraassociazione per il viaggio di istruzio-ne a Salisburgo, Mauthausen e Linzche sieffettuerà il 15, 16, 17 aprile2010. Distinti saluti”.

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Quest’anno la Scuola Media “F.M.Zanotti” ha deciso di onorare lamemoria di quanti non sono

sopravvissuti alla tragedia della guerra edella Shoah con due operazioni di granderespiro. La prima, forse più semplice sulpiano organizzativo, ma non meno coin-volgente ed emozionante, ha riguardatol’incontro avvenuto proprio il 27 gennaiopresso la palestra dell’istituto con il signorArmando Gasiani, sopravvissuto aMauthausen, il signor Orsini, ex combat-tente in Grecia e il dott. D’Orazi, giudicecivile a Bologna. Nei testi elaborati da stu-denti (Angela Rubino III D, CamillaZucchini III B e Nicolò Godino III C, sipercepirà il coinvolgimento e l’interesseche l’avvenimento ha suscitato nei ragazzi.La seconda riguarda la gita che tutte leclassi terze, accompagnate dai docenti,dalla dirigente Carla Cocchi, dal signorGasiani stesso, effettueranno proprio suiluoghi della memoria, precisamente aMauthausen, in aprile. La scuola sta compiendo un grandesforzo sul piano organizzativo, che ègià ampiamente ricompensato dalvalore morale e civile dell’impresa.Nella speranza che tutto vada per ilmeglio, corre l’obbligo di ringraziareil signor Masi, segretario della sezio-ne ANPI della zona Barca “GiannaTarozzi”, che ha creduto come noi nelprogetto, ha collaborato alla sua orga-nizzazione facendoci inoltre pervenireun contributo da parte dell’ANPI di500 euro che serviranno a coprire lespese di viaggio di quanti, in questomomento di crisi economica, non rie-scono a fronteggiarne i costi. Un caroringraziamento va anche alla famigliadel partigiano compianto RemoZanna, venuto recentemente a manca-

La Resistenza di Enzo Biagi

All’inizio del 2010 è uscito l’ultimo libro del compianto giornalista e scrittorebolognese Enzo Biagi, curato da Loris Mazzetti, intitolato I quattordici mesi: lamia Resistenza (Rizzoli Editore, 260 pagine, euro 18,50). L’autore ricorda i giorniche ha definito "i più importanti della mia vita”. E come sua abitudine parla moltochiaro. Ad esempio nella penultima pagina termina affermando che "occorre faredistinzione fra Bene e Male, così come è impossibile formare un’unica categoria ditutti i combattenti". Infatti dopo l’8 settembre 1943 chi andò coi repubblichini diSalò si recò a combattere a favore dei nazisti e contro la libertà del nostro paese.Invece chi andò in montagna coi partigiani lottò contro la dittatura fascista e perun’Italia libera e democratica. Enzo Biagi (nome partigiano: “Giornalista”) si arruolò nella Brigata Giustizia eLibertà situata nei pressi del Corno alle Scale (tra Castelluccio Bolognese eCastelluccio Modenese) e qui dette vita al giornale “Patriota”. Poi, tra il 21 aprilee il 25 aprile 1945, alla Radio della 5a Armata Alleata, dell’esercito degli StatiUniti, annunciò la Liberazione di Bologna e dell’Italia. E’ questo un libro pieno dianeddoti storici e privati. Se ne consiglia la lettura, soprattutto va fatto leggere aigiovani di oggi.

Gianfranco Ginestri

Scuola Media “F.M. Zanotti”

“Ricordiamolo: ogni giornoè il giorno della memoria”

Stefania Sgrò*

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Nella metà mattinata del 21 apri-le 1945, presso San Lazzaro diSavena, un grosso assembra-

mento di giovani armati riceve l’ordine dimettersi in colonna sulla via Emilia e diavviarsi su Bologna, alla loro testa ci sono il

imposto di interrompere l’avanzata perconsentire l’ingresso in città ai repartipolacchi. La formazione abruzzese hasostenuto nel giorno antecedente l’ul-timo furioso combattimento con leretroguardie tedesche a Idice ed a VillaMarescotti. La colonna a passo liberopercorre via Mazzini entra nel centrostorico da Porta Maggiore: a fatica si fastrada tra la folla sotto le Due Torri eda via Rizzoli sfocia in PiazzaMaggiore: l’entusiasmo dei bolognesili ripagano ampiamente del torto subi-to. Il comando della Brigata è invitatoa salire in Comune dove il sindacoDozza, freschissimo di nomina, staricevendo le rappresentanze degli eser-citi liberatori. La “Maiella” era partitanel pomeriggio del 14 aprile da Faenzacon l’intero supporto di autoblindo,semoventi, veicoli ausiliari, affrontan-

comandante Ettore Troilo ed il viceDomenico Troilo (non parente). Sono ivolontari della Brigata patrioti“Maiella”, in più di mille (1500 glieffettivi) ai quali – come altri Gruppidi combattimento italiani – è stato

Compongono il monumento posto nel Quartiere Savena

Macigni dalla Maiellain ricordo dei patriotiche combatteronoper liberare Bologna

Tre blocchi di pietra calcarea bianca, del peso comples-sivo di 183 quintali e mezzo, provenienti direttamentedalle falde della Maiella, il massiccio dell’Appenninoabruzzese (alt. m. 2975 s.l.m.) formano il monumento,dedicato alla Brigata patrioti recante il nome della mon-tagna, che partecipò il 21 aprile 1945 alla liberazione diBologna. Il manufatto è collocato nel parco di viaBarbacci (tra via Lenin e via Marx), già intitolato con

apposita targa alla brigata, decorata con Medaglia d’Oroal Valor Militare ed i cui combattenti furono insignitidella cittadinanza onoraria.I tre macigni, incastrati tra di loro, simboleggiano ilprofilo delle altrettante cime, a loro volta riprodotte neldistintivo che era cucito, assieme alla striscia tricolore,nelle divise.

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feriti ed i 36 mutilati. La formazioneabruzzese nacque da quindici giovanicol nome di “Banda partigiani dellaMaiella” dall’unificazione di bandespontanee di “ribelli” sorte già nell’au-tunno-inverno 1943 per rifiuto nettodel fascismo repubblichino. Ne fuautore l’avvocato antifascista abruzzeseEttore Troilo. Dopo la liberazionel'avv. Troilo venne nominato prefettodi Milano, con un opera di convinci-mento onde evitare la distruzione sicu-ra dei piccoli gruppi a sé stanti adopera dei tedeschi. I nazisti attuaronouna prima versione della “pulizia”antipartigiana delle loro retrovie. Il

do il fuoco nemico e l’insidia dellemine. Dopo Bologna un contingenteaveva proseguito l’avanzata fino adAsiago, liberata il 1° maggio, mentreil grosso era rifluito nel bolognese suCastel San Pietro dell’Emilia, acquar-tierandosi nella cittadina termale finoa metà luglio. Per ricomporsi poi inte-ramente a Brisighella (mesi primaliberata dopo una settimana di sangui-nosi combattimenti tra l’1 e il 6dicembre 1944), per la adunata solen-ne di scioglimento della Brigata e dicommiato dalla popolazione. Nelricordo dei 55 compagni di lotta cadu-ti lungo il percorso e salutando i 131

compito fu svolto dagli alpenjager, icacciatori delle alpi: persone massacra-te, paesi e borghi dati alle fiamme,fabbricati abbattuti con la dinamite,bestiame depredato o ucciso.Elenca lo scrittore Nicola Troilo nelsuo libro Brigata Maiella: a TorricellaPeligna, poco più di tremila abitanti,oltre cento morti civili in gran partedonne, ragazzi, vecchi; a Pietransieri,presso Roccaraso, tutti i centotrentaabitanti vennero trucidati in un solgiorno; a Sant’Agata uccisi più di qua-ranta contadini; in contrada La Rigaeccidio di dodici abitanti; Lama eTorricella distrutte per l’ottanta percento, Civitaluparella per il novanta-cinque. A tacere degli stupri e delle“gare di tiro” su bersagli umani.L’inaudita violenza non ebbe il risulta-to che il comando nazista sperava. Ipartigiani si dettero una forte struttu-ra militare e quando nel febbraio 1944quelle montagne furono liberate conl’arrivo dell’VIIIa Armata inglese, vol-lero fermamente continuare la lottaperché “nulla più temevano, più nullaavevano da perdere”. Risalendo Abruzzo, Marche, Roma-gna, i ranghi aumentavano con l’af-flusso di nuovi volontari che partigia-ni non erano stati, perciò il titolod’origine venne modificato da bandain “Brigata patrioti della Maiella”.

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Bologna 21 aprile 1945. Due aspetti dell’ingresso in città dei volontari della Brigata Maiella: in via Mazzini e in via Rizzoli

Brisighella (Ravenna), 15 luglio 1945. Un momento della cerimonia di saluto allapopolazione e di scioglimento della Brigata Maiella.

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Nel rivolgere un saluto auguralealla importante espressione divita democratica, quale è il con-

gresso dello SPI-CGIL, desidero innanzi-tutto ringraziarvi per l’invito di partecipa-zione all’ANPI, che ho l’onore di rappre-sentare. Un invito che abbiamo accolto congrande piacere perché ci è giunto dalla casacomune, nella quale ci unisce la condivi-sione degli ideali antifascisti e repubblica-ni. Tanti ex partigiani fanno parte del sin-dacato pensionati, tanti degli iscritti delloSPI fanno parte della nostra associazione.In entrambi i casi non è determinante l’etàanagrafica.È un rapporto sancito dal patto di col-laborazione che, scaturito da unoscambio di lettere tra il segretariogenerale Bruno Pizzica ed il sottoscrit-to sul finire del 2008, è stato concre-tizzato col documento degli inizi delloscorso 2009. Vi è accennato, in taledocumento, il lavoro di concerto per latrasmissione ai giovani della memoriastorica. Lo stiamo facendo con le molteiniziative verso le scuole. Ed ai giova-ni va assicurato un avvenire nello stu-dio e nel lavoro attualmente resientrambi assai difficili.Ciò detto, mi preme ora, seppur evi-tando di sottrarre eccessivo spazio aivostri lavori, di accennare ad alcunipunti capitali - anzi principalmente

due - riguardanti la situazione deltempo che viviamo.L’Italia è percossa da gravi, pericolosetensioni. Le alimentano l’attacco persi-stente alle istituzioni democratiche edalla stessa Costituzione. Ne è artefice -anch’io ne sono personalmente convin-to – la linea che l’attuale governoporta avanti in spregio alla concezioneche anima i sentimenti di ogni demo-cratico, nonché degli interessi delpaese. È nuovamente di questi giorniil tentativo di imbavagliare la stampae la televisione pubblica.Una linea di scopo che mira sostanzial-mente alla incrinatura e poi alladistruzione della solidarietà e dellacoesione sociale dell’unità nazionale,per affermare, invece, l’interesse egoi-stico, che è anche fautore dell’immora-lità che mette a repentaglio delicatisettori dello Stato. Ho accennato prima ai rischi per lastessa Costituzione. Mi è facile a que-sto proposito richiamarmi alle nette,severe parole dal presidente GiorgioNapolitano pronunciate appena il 12febbraio scorso nella sede dellaAccademia dei Lincei, a Roma, inapertura delle celebrazioni per il 150°anniversario dell’Unità d’Italia, pro-clamata come sappiamo il 17 marzo1861.

Egli ha rivolto un forte appello affin-ché sia fatta barriera contro l’insidiavolta ad infrangere l’unità nazionale, averificare in primo luogo la Cartacostituzionale, e con essa laRepubblica nata dalla Resistenza “cheè stata - queste le sue parole – un motodi riscossa partigiana e popolare, chenessuna ricostruzione storica puògiungere a negare il valore e il meritonell’aver dato un dato - ha sottolineatoil presidente Napolitano – un contri-buto importante per la riconquistadell’unità nazionale”.Il secondo punto, che mi preme sotto-porre alla vostra attenzione, ci riguar-da ancor più da vicino ed è quello dellacrisi gravissima che sta attraversandola nostra città. Il prezioso patrimoniodi Bologna e dei suoi abitanti, origina-ri o nuovi che siano, è anch’esso fruttodi lotte, di intelligenze, di cultura, disacrifici sorti e maturati da un impe-gno che recano i segni nei volti e nellelapidi di Piazza Nettuno.Un patrimonio che va protetto affin-ché ne possano usufruire perennemen-te le generazioni che ci seguiranno. Grande è l’amarezza per una crisi tantoinedita quanto inaspettata. Ci sarannotempo e sedi per approfondire lacausa, ma oggi, ognuno accantonandomomentaneamente le dannose e sterili

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Impegno dell’ANPI a nome degli ex partigiani ed i giovani antifascisti

al congresso provinciale dello SPI-CGIL

Difesa inflessibile della Costituzionee dell’integrità del nostro Paese

“Protagonisti per l’uguaglianza – Diritti, Libertà,Dignità”: questo il tema sviluppato nel riccodibattito sviluppato dal 18° congresso provincialedello SPI – CGIL (99 mila 503 iscritti a tutto il2009), svoltosi nella sala ARCI Bellaria a SanLazzaro di Savena. Relatore il segretario generaleuscente Bruno Pizzica, riconfermato in sede di

votazione finale dei documenti e degli organidirigenti. Con i rappresentanti del sindacalismo,della società civile, dell’associazionismo, ha parlatodalla tribuna il presidente dell’ANPI provinciale diBologna William Michelini. Di seguito il suointervento.

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recriminazioni, è necessario che lefigure istituzionali - sindaco, consigliocomunale, giunta, consigli di quartie-re - grazie a validi e freschi apporti,tornino ad essere prima possibilel’espressione della volontà democrati-ca dei cittadini. Bologna non puòattendere a lungo, pena la paralisidella vitalità che la contraddistingueda sempre. È quanto già con unanostra presa di posizione del 26 gen-naio scorso, abbiamo chiesto alle forzepolitiche.Ai partiti che, ottenendo anche ilnostro consenso al programma che ciera stato presentato in campagna elet-torale, conquistarono il diritto digovernare Bologna, auguriamo di esse-re solidi e convincenti nella propostadi rinnovamento per ottenere ancora lafiducia della maggioranza, più ampiapossibile, dei bolognesi. Evitandonello stesso tempo di cadere nella trap-pola fangosa che persone e gruppisenza dignità stanno costruendo all’in-segna della volgarità. E che con vigoreci sentiamo di possedere tutti i titoliper denunciare.Cari amici e compagni, termino sotto-lineando l’importanza della vicina sca-denza che ci attende: quella del 28 e29 marzo prossimi, quando l’EmiliaRomagna voterà per l’elezione del pre-sidente e della Assemblea elettivadella Regione.L’ANPI, nelle sue articolazioni pro-vinciali, ha manifestato un giudiziopositivo sull’operato della maggioran-za di sinistra, che con le schede chedeporremo nelle urne, auspica siariconfermata. Una riconferma che auguriamo in par-ticolare al presidente Vasco Errani, alquale va anche la nostra solidarietà perla velenosa campagna denigratoria dicui è oggetto da parte di avversari cuinon spetta il titolo di competitoripolitici leali.Ma gli elettori sapranno distinguere,come si dice, il grano dal loglio.Perdonatemi del tempo che vi ho sot-tratto.

Buon lavoro.

Gli spazi di libera informazione in Italia si restringono sempre più. Le leggi-bava-glio sulle intercettazioni, le intimidazioni ai cronisti, le intromissioni della poli-tica, l’enfatizzazione di continue emergenze mediatiche nascondono e tolgono la

voce all’Italia più vera, quella impoverita ed alla prese con una grave crisi economica. È una stagione politico-istituzionale che ormai mette a rischio anche i diritticostituzionali. È necessaria l’unità della opinione pubblica a fianco di chi chiedeuna informazione migliore e più libera.È necessaria una nuova legislazione sulla pubblicità che superi i vincoli corpora-tivi ed i favori politici che affiorano dalle norme esistenti. Intanto, il settore dell'editoria è sempre al centro delle attenzioni di questogoverno e mai per ragioni positive.Pur di zittire le trasmissioni "scomode" - ovviamente presenti quasi esclusiva-mente nelle reti della Rai e ne "La7", il peso della quale è, però, abbastanza mar-ginale - le forze di governo si sono inventate una nuova forma di "par condicio"che, sostanzialmente, trasforma in tendenzialmente noiose, ma "rissose", tribunepolitiche scomodi programmi d'approfondimento e d'inchiesta. Insomma, unmodo per garantire al governo ed alla maggioranza, potremmo dire più esplici-tamente al Presidente del Consiglio, una prevalenza mediatica in campagna elet-torale. Soprattutto assicurare che la realtà virtuale da lui creata non venga travol-ta dall’affiorare della “realtà reale”. Quanto accade attorno alla vicenda del terremoto dell’Aquila è esemplare: alPaese si raccontano cose sul post-terremoto che gli aquilani stessi e chi si reca inquella città e guarda le cose con i propri occhi e non con quelli della propagan-da, non vedono. La ricostruzione non si è neppure avviata. Lo stanno affermandoclamorosamente gli aquilani stessi, a migliaia, con le “domeniche delle carriole”.Senza nulla togliere alla generosità del volontariato, purtroppo in buona partevanificata.Circa le politiche nel mondo editoriale la vicenda dei finanziamenti ai giornali èestremamente significativa: nessuna politica di lungo periodo basata sulla volon-tà di riformare i meccanismi di uso del denaro pubblico in un senso di maggio-re rigore, ma solo provvedimenti tampone. Prima si decide di tagliare i fondi aigiornali di partito, a quelli editi da cooperative, dalle comunità che rappresenta-no le minoranze linguistiche (come, ad esempio, lo sloveno Primorski Dnevnik),a carattere no profit e rappresentanti idee di aree minoritarie nella pubblica opi-

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Secca denuncia del sindacato dei giornalisti

Allarmanti manovreper imbavagliare

la libera informazioneCol pretesto della “par condicio” elettorale si mettono a tacere i programmi televisivi che antepongono lo scavo della realtà

agli interessi che fanno capo all’attuale governo

Giovanni Rossi*

> segue a pag. 20

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nione (ma continuano a correre pertante pubblicazioni, religiose e non,per le quali non ha alcun senso che lasocietà se ne faccia carico). Poi, coniniziative bipartisan (come si usa direoggi) si decide il ripristino del dirittosoggettivo delle testate a ricevere ifondi. Ma per far questo si taglianoall’emittenza privata locale ed ai gior-nali pubblicati all’estero e dalle asso-ciazioni dei consumatori. Insomma, sidanno ad alcuni per toglierli ad altri.Il tutto al di fuori di ogni progettoriformatore e non tenendo conto deiproblemi occupazionali che si creanoper tutti coloro che vi lavorano, a

cominciare dai giornalisti. Anche que-sto serve a mantenere la prevalenza edil monopolio di determinati gruppieditoriali, tra i quali va certamenteannoverato quello la cui proprietàrimanda al Presidente del Consiglio.Va, viceversa, avviata una incisivariforma che assicuri trasparenza e rigo-rosi criteri di effettivo sostegno al plu-ralismo e all’occupazione, a comincia-re da quella giornalistica.

*Segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della

stampa Italiana

Una regola alla quale era assoluta-mente indispensabile attenersitra le altre dettate dall’attività

clandestina riguardava la collocazione dellearmi, prima e dopo un’azione, in luogosicuro ed introvabile. Sconsigliatissimotenerle in casa, onde evitare il rischio mor-tale da perquisizioni da parte dei fascisti edi “soffiate” di qualche spia da noi nonconosciuta come tale. Descrivo di seguitocome operavamo noi.Il comando del 2° battaglione“Giacomo” (nome di battaglia delcaduto partigiano Ferruccio Magnani)appartenente alla Ia Brigata Garibaldi“Irma Bandiera” (la staffetta “Mimma”seviziata, uccisa e lasciata in strada neipressi di casa) era situato in un agglo-merato di modeste case di famiglieoperaie - birocciai, manovali, braccian-ti, gente di solido impianto antifasci-sta - sorte attorno ad una vecchia for-nace dismessa. Praticamente alla fine

di via Beretta Rossa, angolo viaCertosa, dove oggi sullo stradone c’é larotonda dedicata al compianto segreta-rio della CGIL Luciano Romagnoli.Comandante era un giovane di 22anni, Francesco Castellucci, “Francis”,il quale perse poi la vita il 12 marzo1945 in uno scontro a fuoco, quandoormai eravamo alla vigilia dellaLiberazione.L’attività della formazione consisteva,sul piano militare, nel compiere imbo-scate a convogli del nemico sulla viaEmilia principalmente tra via BerettaRossa e via Piave che all’epoca eraaperta campagna (ora densamenteurbanizzata e popolata, vi è sortoanche l’Ospedale Maggiore), i sabo-taggi, attentati. Preoccupazione fon-data di “Francis” era, come ho dettoprima, di evitare il coinvolgimento inrappresaglia le famiglie. Ecco allora ladecisione di attivare il nascondiglio

per le armi. Fu scelto il Velodromo divia Timavo nella media periferia ovestdella nostra città. In piccolo una speciedi Santabarbara, per così dire. In quelperiodo l'impianto sportivo era disat-tivato. In un punto del portico a pianoinclinato della sovrastante pista dacorsa venne scavata una fossa e lì collo-cata una capiente cassa di legno, debi-tamente protetta dall’umidità, qualedeposito di mitra, machinepistolen,rivolterre, scatole di munizioni, ognicosa avvolta in panni. Naturalmente,l’involucro veniva ogni volta scopertoe ricoperto di terra mista a ghiaia.L’accesso all’impianto sportivo lo com-pivamo attraverso un varco nella recin-zione, anche questo, alla bisogna, aper-to e rinchiuso.Una notte il nostro proposito diarmarci venne impedito da una bruttasorpresa: il velodromo era pieno ditedeschi con tanto di veicoli e quan-t’altro. Per diversi giorni non ci funulla da fare: dovemmo giocoforzarinunciare ad azioni programmate.Quando finalmente i tedeschi se nefurono andati, compimmo un sopral-luogo. Ci accolse una sorpresa assaisgradevole. Proprio la zona dellenostre armi era stata abbondantemen-te adibita a ... cesso all’aperto. Siccomele imprecazioni non servivano a nulla,di buona lena lavorammo di badile atutto spiano.Fortunatamente le armi erano al loroposto e poterono così svolgere, dasubito, ed in seguito, il loro compito. Ancora un accenno sulla nostra attivi-tà di partigiani. Quando la notte del20 settembre 1944 una squadra deldistaccamento “Temporale” della 7a

Brigata GAP assaltò la polveriera diVilla Contri, nella zona delMalcantone, e dopo aver asportato uningente quantitativo di munizioni lafece esplodere, anche noi fummo chia-mati a cooperare col compito di vigila-re nelle strade tutto attorno, prima edurante, mentre l’azione era in corso.Un’azione della quale, per quanto miriguarda, conservo un incancellabilericordo pur essendo trascorsi 66 annied all’epoca ne avevo 15. Il mio nomedi battaglia era “Barca”.

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Allarmanti manovre per imbavagliare la libera informazione > segue da pag. 19

Armi e munizioni dei partigiani della zona Barca

“La nostra Santabarbaraera sotto il velodromo”

Corrado Belletti

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Ifamigliari dei partigiani Ubaldo eDina Musolesi hanno donato allasezione ANPI di Casalecchio di Reno

alcuni documenti ritrovati recentemente,in prevalenza attestati e riconoscimentiassegnati per l’attività svolta da entrambinella lotta di liberazione.Ubaldo Musolesi, nome di battaglia“Moretto”, durante l’occupazionetedesca (1943-1945) era magazzinierenella Polveriera militare di VillaContri in via della Barca: grazie allasua decisiva collaborazione, in terminidi accuratissime informazioni sullatipologia dei materiali ivi stivati e sul-l’entità del presidio dei repubblichini,i quali furono poi neutralizzati, l’auda-ce azione di una squadra di partigianidella 7ª Brigata GAP il 20 settembre1944 portò con successo alla distruzio-ne del deposito di munizioni. Preventivamente gli abitanti dei din-torni furono avvertiti di allontanarsi etrovare riparo nei rifugi antiaerei,mentre un ingente quantitativo diesplosivo veniva caricato su un camione trasportato quindi in basi clandesti-ne sicure.Dopo tale azione, “Moretto” si tennenascosto per alcuni giorni, poi si unì aipartigiani della 63ª Brigata Garibaldicomandata da Corrado Masetti“Bolero”, operante nella fascia collina-re sopra la provinciale Bazzanese, oltreche a valle. Assolse inizialmente ilruolo di capo nucleo, in seguito dicommissario politico. All’alba dell’8ottobre 1944 fu catturato durante la

Informazioni Militari del CUMER,Comando unico militare Emilia-Romagna, operando a Bologna.Il piccolo nucleo documentario donatoall’ANPI comprende in prevalenzamateriale di Ubaldo Musolesi: illibretto personale di appartenenza al2° Reggimento fanteria “Re” - 12ªCompagnia Mitragliatrici Pesanti e illibretto di tiro, entrambi datati 1936;il ricordino funebre dei quattro fratel-li Musolesi (i fratelli di Ubaldo, Gino,Pietro e Giovanni furono fucilati aMonghidoro dalla brigata nera l’11agosto 1944); il diploma di accompa-gnamento della Croce al Merito diGuerra per attività partigiana, conces-sa nel 1950; una pergamena rilasciatadall’ANPI provinciale di Bologna allafamiglia Musolesi nel Decennale dellaResistenza. Di Dina Musolesi (fu lei inpersona, saputo dell’eccidio e vincendol’ostilità dei nazisti a guardia dei tredi-ci, a liberare il corpo del marito, resoirriconoscibile per il volto devastatodalla mitraglia, ed a deporlo a terra,per la sepoltura, con i compagni nellafossa di un giardino accanto al luogodell’eccidio) si conservano invece ilcertificato rilasciato ai patrioti dalGoverno militare alleato (firmato dalcomandante dell’8ª Brigata Masia“Giustizia e libertà” Piero Foschi“Sergio” e dal maresciallo ingleseHarold R. Alexander, comandante incapo degli eserciti alleati nel teatro diguerra del Mediterraneo, in cui l’Italiaera compresa) e il diploma di accom-pagnamento della Croce al Merito diGuerra per attività partigiana, conces-sa nel 1955.Oltre alla documentazione cartacea,sono presenti le due croci al merito diguerra già ricordate, una medagliagaribaldina e un’altra medaglia dellasquadra “Temporale” della 7ª GAP,coniata nel 40° anniversario dellaResistenza.I preziosi documenti fanno ora partedei materiali di consultazione perricercatori di storia della Lotta diLiberazione nel Bolognese.

battaglia di Rasiglio, in territorio diSasso Marconi e, dopo due giorni, tra-scinato dalle SS tedesche a Casalecchiodi Reno, dove fu trucidato presso ilcavalcavia insieme ad altri dodici par-tigiani.

Su questo orrendo crimine, dopo ilprocesso dei mesi scorsi innanzi ilTribunale militare di Verona – conclu-sosi senza condanne per il mancatoaccertamento della esistenza in vita deicolpevoli individuati – è ora in atto ilricorso dei familiari e delle parti civiliistituzionali presso il Tribunale supre-mo militare. La moglie Dina Musolesi militò intempi diversi nella 62ª brigata“Camicie Rosse” Garibaldi e nella“Stella Rossa”; successivamente passòall’8ª Brigata Masia “Giustizia e liber-tà” e fu addetta al SIM, il Servizio

Ubaldo Musolesi, uno dei 13 massacrati a Casalecchio

Un artefice del successo dell’attacco alla PolverieraQuand’era magazziniere del deposito nazifascista studiò assieme allasquadra della 7ª GAP le modalità dell’azione. Poi commissariopolitico della “Bolero”. I documenti suoi e della moglie Dina oraforniti all’archivio dell’ANPI

Carmen Santi

Ubaldo Musolesi all’epoca del serviziomilitare nel regio Esercito.

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ne di chi non vuole dimenticare ecopre e riempie le ferite dei proiettilicon ciò che rimane dei propri cari -fotografie, piccoli ricordi, santini,ritratti – a cui si aggiungono fiori, pic-cole ghirlande, candele fino a compor-re un quadro tragico della sofferenza edel dolore collettivo, dei “figli miglio-

ri di Bologna”. Il Sacrario nasce inquesto modo, dalla spontaneità dellagente, e nel dopoguerra verrà infattichiamato Ara del popolo e Altare deiMartiri a sottolineare il sentimento dipietà e di appartenenza di tutti.Giorno dopo giorno si vanno adaggiungere sempre più nomi e foto ela forma originaria del Sacrario subiscealcuni cambiamenti per sistemare la

grande quantità di materiale che trovaposto contro il muro fino a raggiunge-re il numero di 2059 icone di cadutipartigiani nella Provincia di Bologna. Due anni dopo la Liberazione, la storiadel Sacrario è segnata da un avveni-mento che inquieta l’intera città. Il 23aprile 1947, un incendio distrugge percirca due terzi le immagini dei cadutipartigiani. La notizia si diffonde velo-cemente e raccoglie una grande folla inpiazza del Nettuno dove rimbalzano esi moltiplicano le congetture su quelloche sembra in un primo momento unattentato ai valori della Resistenza. Leprime dichiarazioni dei testimoni rac-colte dall’Ufficio politico dellaQuestura, parlano di alcune donne e diuna bambina attente a pregare i lorocari, che avrebbero deposto a terra,contro il muro, un lumino di cera chein seguito avrebbe causato le primefiamme. Un’altra testimonianza parlainvece di un uomo che indossa unagiacca blu e che viene notato deposita-re a terra una macchinetta da cui sisarebbe sprigionato il fuoco.Simbolo supremo della lotta partigia-na, il Sacrario incendiato provoca unagrossa emozione in tutta la città el’opinione pubblica chiede di sapere.Le forze partigiane non credono ad unincendio fortuito, ma ad un chiaroattentato alle libertà e un segnale diinvoluzione del sistema democratico;altri sono convinti della fatalità delcaso o al gesto inconsulto di un folle.Il sindaco Giuseppe Dozza mostragrande calma ed equilibrio, dichiara lasua fiducia nel lavoro investigativo enon scarta l’ipotesi del dolo.

Nelle prime ore che seguono laLiberazione di Bologna il 21aprile 1945, l’entusiasmo e le

manifestazioni di felicità collettiva dellacittà che scende nelle piazze e nelle stradenon cancellano il dolore e il ricordo per ipartigiani caduti. La fiducia nella nuovastrada della democrazia e della rinascita sisalda con il sacrificio di tutte le forze dellaResistenza in una partecipazione corale didonne e uomini della città, medaglia d’orodella Resistenza. Nascono così nell’imme-diato e spontaneamente nel cuore dei bolo-gnesi il sentimento ed il dovere di testimo-niare la memoria di molte giovani vite per-dute per la libertà. Luogo del ricordo è il muro del palaz-zo comunale in piazza del Nettuno,scelto da fascisti e tedeschi per le ese-cuzioni pubbliche, segnato con la tra-gica scritta “posto di ristoro per i par-tigiani” dipinta contro la parete delleesecuzioni, perché la morte per fucila-zione servisse da monito alla città. Ilmuro del dolore è testimonianza diuna repressione feroce e senza pietà,dove neanche la morte trova rispetto.Luogo di fucilazioni in pieno centrodove i corpi vengono abbandonati pergiorni per essere visti, spesso traspor-tati già cadaveri, da esibire alla vistapubblica. Luogo di riti esemplari cheseguono una strategia di paura, perdimostrare la forza di chi uccide, e direche quella è la fine che faranno tutti i“ribelli”. Simbolo del ricordo e dalla memoria,fin dalle prime ore, il muro diventa ilmonumento alla Resistenza nelmomento in cui inizia la lenta, conti-nua, silenziosa e commossa processio-

Contro il muro del Comune in Piazza Nettuno il barbaro rito delle fucilazioni

in pubblico e della esposizione dei corpi ad opera degli sgherri fascisti

“Posto di ristoro per i partigiani”Nello stesso giorno della Liberazione, il 21 aprile 1945, con le prime immagini fotografiche dei martiri

cominciò a nascere il Sacrario della Resistenza

Paola Furlan

Prime fotografie e fiori esposti sul muro diPiazza Nettuno il giorno della Liberazionedi Bologna in ricordo dei partigiani cadutinella Resistenza

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Lento e commossoritorna nuovamentedavanti al Sacrario ilpellegrinaggio doloro-so dei cittadini inonore al luogo deldolore e della memo-ria. Un cartelloimprovvisato chiedenuove fotografie persostituire le immaginibruciate e due cassetteraccolgono fondi per lasua ricostruzione informa monumentale. Come due anni prima,il muro vive dentro ilcuore della città eancora una volta sorgespontaneo dall’animapopolare il ricordo indelebile dellamemoria che lega il proprio passato: lestesse mani tornano a riempire connuove fotografie il nero dell’incendio eil monumento ritorna ad essere ilSacrario dei martiri nella sua formaoriginaria. Sul versante delle indagini,i residui delle fotografie bruciate sonosottoposti ad analisi chimica per accer-tare la presenza di sostanze infiamma-bili che confermerebbero l’originedolosa dell’incendio. Viene istituitauna Commissione con l’incarico di ese-guire la perizia, di cui fanno parte l’as-sessore Guido Palotta, il comandantedei Vigili del fuoco Giorgio Conighi ei professori Vittorio Gazzi delLaboratorio chimico provinciale eMartino Colonna, dell’Istituto di chi-mica industriale dell’università. Leconclusioni non portano chiarezza sul-l’origine intenzionale dell’incendio:sono riscontrate bruciature in modoparticolare sulle cornici di legno e lapresenza di alcune macchie chepotrebbero derivare dall’azione disostanze incendiarie. La possibilità diriconoscimento è infatti certa solo nelcasi di sostanze solide che lasciano resi-dui alcalini – fosforo, magnesio e loroperossidi (sodio e potassio) - mentre èpraticamente impossibile per i liquidiincendiari come la benzina, il solfurodi carbonio ecc. Nel terzo anniversario

(1948) della Liberazione il sindacoGiuseppe Dozza con il vice sindacoNino Samaja e la giunta comunale ,preceduti dai vigili urbani con il gon-falone della città, scopre il nuovoSacrario. Il muro riprende la sua formanativa, secondo linee sobrie ed essen-ziali che non impongono una diversaforma monumentale, ma rispettano lastoria e le motivazioni della sua origi-ne, lasciando inalterata la povertà e lasemplicità della sua primissima forma-zione. Il progetto è dell’architettoGiuseppe Vaccaro (suo, tra gli altri,quello del complesso della Facoltà diIngegneria a porta Saragozza – ndr)che ricompone il Sacrario in tre grandiquadri di forma rettangolare con bordidi similoro e cristalli infrangibili divi-si dagli spazi delle finestre del palazzocomunale addobbati con le bandieredel tricolore. Il monumento raccogliepiù di duemila fotografie di partigianicaduti e tra le fila ben ordinate incor-niciano le scritte: “Perché l’Italia ritro-vi sulle strade del martirio la via diuna democratica pace”; “Essi sonomorti perché la nostra vita fosse degnadi essere vissuta” e “Contro la violenzae la tirannide essi vissero morendo”.Le fotografie non sono tutte della stes-sa dimensione, alcune sono più grandia significare l’alto esempio morale diIrma Bandiera e di altri partigiani.

Ma la vita del Sacrarionon è destinata a ter-minare con la riorga-nizzazione del 1948.Fin dall’estate si evi-denzia la grande diffi-coltà della buona tenu-ta delle fotografie che,esposte al sole sotto ilvetro, si deteriorano inmodo evidente, sirigonfiano, si sbiadi-scono, tendono adaccartocciarsi e a ren-dere la visione delmonumento poco con-sona al suo alto valoresimbolico. Ancora unavolta è l’amministra-zione comunale cheviene investita della

soluzione del problema. La sottoscri-zione popolare iniziata subito dopol’incendio della primavera del 1947,non ha più i fondi necessari per copri-re le spese e l’ANPI chiede al comuneuna sovvenzione di 70 mila lire, piùun piccolo fondo per provvedere allamanutenzione continuativa. La richie-sta è accolta dal consiglio all’unanimi-tà, ma nel contempo viene avanzata larichiesta di una sistemazione definiti-va del Sacrario, un piano completo cherisolva il problema della conservazionedelle foto. Il sindaco Giuseppe Dozza si ripro-mette di trasmettere il desiderio deiconsiglieri e in una lettera inviataall’ANPI, dove si mette a conoscenzadel fatto, chiede “quali siano gli inten-dimenti di codesto comitato neiriguardi del Sacrario e se esista unpiano organico diretto a togliere quan-to di precario il Sacrario stesso possaancora presentare e a rendere durevolile immagini, come incancellabile è ilricordo dei Caduti nell’animo dei cit-tadini”.Dopo alcune fasi temporanee di pas-saggio per provvedere alla cura ed almiglioramento del monumento, sigiunge alla sua sistemazione attualenel 1956.

(Continua al prossimo numero – I)

Il muro del Sacrario va prendendo forma dopo pochi giorni dalla Liberazionedella città.

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Sono trascorsi sessantacinque anni daquando, nella piazza centrale diRimini, Adelio Pagliarani, Luigi

Nicolò e Mario Capelli furono barbara-mente trucidati dai nazifascisti all’alba del16 agosto 1944. Si tratta di un tragico epi-sodio della nostra storia locale a cui tutta lacittadinanza è profondamente legata, unricordo ancora vivissimo che unisce legenerazioni.I tre giovani riminesi non capitarononel posto sbagliato al momento sba-gliato, ma coraggiosamente e delibera-tamente misero a repentaglio la giova-ne vita entrando nelle file dellaResistenza e, catturati, rifiutarono,malgrado le sevizie, di consegnare alnemico informazioni che avrebberocompromesso la vita dei compagni e lariuscita delle operazioni a cui stavanopartecipando.In memoria del loro eroismo, Riminiha voluto dimostrare, subito dopo laLiberazione, la riconoscenza ai suoi trefigli, dedicandogli la piazza piùimportante della città, la stessa in cuifu eretto il patibolo, fino a quelmomento chiamata piazza GiulioCesare.Mi auguro che il libro, giunto allaseconda edizione, di cui è autoreAmedeo Montemaggi, massimo stori-co della Linea Gotica, possa contribui-re a mantenere vivo il ricordo di quel-l’ignobile assassinio e che l’esempiodei tre giovani possa fungere da moni-to perenne alle nuove generazioni,affinché non esitino ad opporsi concoraggio e determinazione all’ingiusti-

zia, al sopruso e alle privazioni dellalibertà. Solo in questo modo il sacrifi-cio dei tre Martiri non sarà stato vano.Anche grazie al loro sacrificio, infatti,i valori riscattati dalla lotta diLiberazione del Paese sono diventatinon solo un elemento fondante dellamemoria collettiva, ma il punto diriferimento più alto della nostra vitademocratica, che nessun revisionismostorico o tentativo di mistificazionedella lotta partigiana antifascista potràmai cancellare. I morti meritano tutti

lo stesso rispetto, però c’era chi stavadalla parte giusta, ed erano tutti gliuomini che non si piegarono alla ditta-tura e magari, come nel caso dei treresistenti riminesi, caddero nel fioredell’età, e chi invece combatté perdifendere le idee sbagliate, di un regi-me ignobile come quello nazifascista.Quando attraverso la piazza, il miopensiero va subito ai tre Martiri e aiterribili momenti passati durante lalotta clandestina. Giovanissimi -ioavevo appena 18 anni – vivevamo con-tinuamente in stato di allarme, inpochi e mal armati, organizzavamosabotaggi e attentati, cercando di sfug-gire ai rastrellamenti dei soldati tede-schi.Noi partigiani, il più delle volte rag-gruppati in unità improvvisate, com-battemmo contro un nemico militar-mente addestrato e ben equipaggiato.Tra noi c’erano uomini e donne, reli-giosi e laici, comunisti e liberali, sem-plici popolani e uomini di cultura: ciòche ci univa era la lotta a favore degliideali di giustizia, libertà e democraziae il desiderio di riscattare l’onore della

Questa atroce visione si presentò ai riminesi, il 16 agosto 1944 nella centralissima piazzaGiulio Cesare. L’impiccagione fu eseguita alle ore 7 del mattino ad opera del Comandomilitare germanico della difesa costiera di Rimini. I nomi dei partigiani: Luigi Nicolò dianni 22, Odelio Pagliarani e Mario Cappelli entrambi diciottenni. I corpi vennero rimossidal capestro il giorno seguente. Dopo la liberazione della città, per deliberazione dellaGiunta Minicipale in data 9 ottobre 1944, la piazza è stata dedicata ai Tre Martiri.

I martiri del 16 agosto 1944

Tre ragazzi, un patiboloin piazza a Rimini In un libro di Amedeo Montemaggi, a cura dell’ANPI riminese, latragica giornata vissuta dalla popolazione. Gli esecutori: i tedeschi delcomando militare della difesa costiera.

Vittorio Vitali*

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Abbiamo lavorato intensamenteper rapportare con l’Istituto nuoviComuni, svolgendo progetti e

collaborando attivamente specie con alcu-ne realtà quali ad esempio, Casalecchio,San Lazzaro, Pianoro, Marzabotto,Bazzano, Anzola Emilia.Non figura, allo stato attuale, ilComune di Bologna. ISREBO ha svol-to una intensa attività per arrivare auna convenzione. Incontri sono avve-nuti con i precedenti amministratori,

ottenute promesse, abbiamo prodottauna “proposta operativa” attagliataalle esigenze dell’istituzione pubblica.Purtroppo tale attività non ha portatoa nulla in seguito alla crisi in atto.Anche con l’Amministrazione Pro-vinciale ci siamo molto impegnati:incontri sono avvenuti al massimolivello, stiamo ora cercando di rinno-vare la convenzione, di accordarci sunuovi progetti, di verificare la possibi-lità di ottenere spazi di cui abbiamo

bisogno. Risultati: 30 Comuni socidell’ISREBO (erano meno di 10 untriennio fa); dialogo riavviato con ilComune di Bologna (con la speranzache la crisi non paralizzi tutto); dialo-go con Provincia, con particolareattenzione alla nuova sede; incontricon altri soggetti con i quali abbiamoprogetti in cantiere tra cui l’ANPI acui teniamo molto, Archivio storico di

Mentre cresce l'elenco associativo

Tre capisaldi ISREBOeventi e fonti,

didattica, ricerca Con l'assemblea dei soci svoltasi con particolare successo il16 febbraio scorso, l'Istituto storico provinciale dellaResistenza e dell'età contemporanea “Luciano Bergonzini”di Bologna ha preso nuovo impulso per qualificare edestendere la sua attività. Di particolare rilievo il lavoro diricerca ed elaborazione dei materiali, che ha consentito di

portare avanti con successo l'attività editoriale, e del sup-porto specialistico nelle scuole in materia di corsi formati-vi per docenti e alle lezioni tematiche per gli studenti inclasse, presentate da insegnanti dell'ISREBO e ricercatoridell'Università di Bologna.

In primo piano il rapportopreferenziale con l'ANPI.

Viva attenzione ai problemicritici del Paese che ostacolano

il lavoro nella società e nella scuola

Mauro Maggiorani*

repubblichini avvallano e plaudonoalle impiccagioni.Un minaccioso brano dell’ignobilescritto: “Ricordo anche che attentati efatti di sabotaggio comportano rappre-saglie severe a carico della popolazionecivile e il prelevamento di ostaggi, suiquali, in caso di mancata scoperta dei

colpevoli, le Autorità militari germa-niche eserciteranno le penalità commi-nate. È quindi delittuoso e ingenerosoda parte dei veri responsabili esporreinnocenti a queste rappresaglie chepossono andare sino alla pena dimorte”.

patria compromesso dai fascisti.Le nostre azioni non sarebbero bastatese non avessimo potuto contare sul-l’appoggio di tutti coloro che sponta-neamente si opposero all’occupazionenazifascista dopo l’armistizio.Da questo comune agire e pensare, incoesione esemplare tra le diverse gene-razioni e idee politiche, è scaturita laCostituzione repubblicana, unico eimprescindibile baluardo della demo-

crazia, che siamo tutti chiamati arispettare e a difendere.L’Associazione Nazionale PartigianiItaliani, che a Rimini ho l’onore dipresiedere, anche con questo librointende contribuire alla difesa e allasalvaguardia della democrazia, dedi-candosi con impegno e passioneall’educazione e alla formazione cultu-rale e civile dei giovani, attraverso l’in-contro e la trasmissione della memoria

di coloro che sono stati protagonisti otestimoni della nostra storia recente.

* Presidente del Comitato provincialeANPI Rimini

Amedeo Montemaggi, I tre martiri –16 agosto 1944, a cura dell’ANPI di

Rimini, Panozzo Editore, Rimini2009, pagg. 86

> segue a pag. 26

Un ignobile manifestoplaude i carnefici

Con la servile forza di un manifestodel Municipio a Rimini, datato 16agosto 1944, a firma del

Commissario prefettizio Ugo Ughi, i

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Bologna, Istituto Gramsci. In tema dibase associativa, va sottolineato chelarghissimo impegno – nostro e deivolontari ANPI (che ringrazio) – èstato dato per avvicinare vecchi enuovi soci a ISREBO, perciò le attesenon debbono andare deluse. E nei pro-positi del nuovo gruppo dirigentedell’Istituto di dare spazio di parteci-pazione a tutti.Chi ha idee o proposte può portarle everranno valutate e, se rientranti nellefinalità e condivise dall’Istituto, ciadopereremo per trovare le modalità direalizzazione.Assemblea, Gruppi, Direttivo sono 3luoghi in cui i soci possono operare evedremo, come abbiamo fatto nell’ul-timo triennio, di realizzare un incre-mento dell’attività, di cui ora segnaloalcuni aspetti prioritari.L’identità dell’Istituto: il progetto cul-turale. Vogliamo entro la primaveraavviare tale iniziativa puntando asuperare, col confronto, posizionidiverse, non sempre conciliabili. Lagiornata seminariale di riflessione (chetra di noi abbiamo sempre chiamato“assemblea aperta”) si farà contando

sulla partecipazione di idee di questagrande base associativa e dei gruppi.Personalmente mi sono fatto una ideadi come debba e possa operarel’Istituto nei prossimi anni. La sotto-porrò ai soci in quella occasione. Misono fatto anche – in questi 3 anni –una idea di come debba operare unIstituto culturale.Storicamente la politica culturaledell’Istituto provinciale è stata quelladi essere un luogo aperto e disponibi-le. Una palestra per la ricerca. Questamodalità l’abbiamo continuata (alcunidei nostri soci e dei nostri consiglierisono emersi in quanto a volontà di stu-dio e volontà di lavoro, in tempi moltorecenti) e intendiamo continuarla.Uno dei compiti del Gruppo Ricercasarà proprio quello di proseguire ulte-riormente in questa vocazione con unanuova “levata” di giovani (o meno gio-vani) studiosi. Il progetto culturale,ovvio, va di pari passo con l’impegno ela capacità di risolvere il problemarisorse economiche, nonché quellodelle risorse umane riferibile anche ai“comandi” di personale di enti pubbli-ci, particolarmente versato nei campidella didattica.Individuazione dei componenti delnuovo Comitato direttivo e dei coordi-natori dei Gruppi.Abbiamo operato confrontandoci conle persone e cercando di portare a sin-tesi le tantissime attività scaturite nelcorso delle quattro riunioni delComitato Direttivo tenutesi nel 2009in cui si è discusso della direzione inconcreto dell’ISREBO. I Gruppi dilavoro individuati sono tre: Eventi eFonti; Didattica; Ricerca.Ogni socio è invitato a segnalarsi indi-cando in quale gruppo intende iscri-versi per prestare attività. Vi sono pro-getti e proposte per i tre gruppi già sultappeto. Daremo occasione ai gruppidi cominciare a confrontarsi partendoda quelle che sono emerse, nell’ultimosemestre, come le tematiche, i proget-ti, le richieste segnalate dalle comuni-

Kampor, feritaancora aperta

Con il prossimo numero di“Resistenza” inizia la pubblicazio-ne una ricerca, compiuta da

Giancarlo Grazia, membro del comitatodirettivo dell’ANPI provinciale, su un tra-gico aspetto dell’occupazione militare ita-liana della Slovenia e Croazia voluta dalregime fascista. In particolare è trattato ilfunzionamento del campo di concentra-mento nell’isola di Arbe-Rab (1942-1943)istituito per reprimere la resistenza all’in-vasore nel quale morirono 1435 civili.

Tre capisaldi ISREBO eventi e fonti, didattica, ricerca > segue da pag. 25

Campo di concentramento di Arbe-Rab:deportati sloveni in una foto rinvenuta trai materiali sequestrati ad un militareitaliano

tà di nostro riferimento. Si è inoltredeciso di dare vita alle tessere associa-tive ISREBO con durata triennale.In conclusione: quello che compete anoi lo stiamo facendo con un forteimpegno di promozione verso Entilocali (Comune di Bologna e Provinciain primis), ed un rapporto preferen-ziale - l’ho già accennato - con ANPI,fonte preziosissima di idee e di contri-buti vitali, nonché dialogo costantecon gli altri soggetti culturali attivi edisposti a progettare su un piano dicondivisione e parità. L’obiettivo èmantenere vitale ISREBO anche nelleipotesi peggiori. Certo l’aiuto e la pas-sione di tutti i soci, l’impegno diognuno nei singoli campi e settori incui opera, sono fondamentali.

* Direttore ISREBO

ISREBO

Nuova Struttura:Presidente Onorario, Nazario SauroOnofri; Presidente, Andrea Marchi;Vicepresidente, Tito Menzani;Direttore, Mauro Maggiorani;Responsabile didattica, AngelaVerzelli; Tesoriere, Gabriele Rosa;Responsabile Amministrazione,Vincenzo Sardone; Responsabilesito internet, Matteo Mezzadri.

Coordinatori gruppi di lavoro:Alessandra Deoriti “Eventi eFonti”, Dianella Gagliani“Ricerca”, Antonella Bonvini“Didattica”.

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L’ANPI ha trovato uno spazionella sede della Lega SPI -CGIL del Quartiere San Vitale

via Gianni Palmieri (zona Cirenaica),dopo l’accordo di gemellaggio fattocon il sindacato pensionati. Questainiziativa nasce dalla necessità dioffrire ai partigiani ed agli antifascistiun punto di incontro e di lavoro.Chiediamo a Giuseppe Turicchia, fer-vente promotore di questa iniziativache cosa lo ha spinto perché la LegaSan Vitale fosse coinvolta in questoprogetto di riattivazione sul territoriodella presenza dell’ANPI«Dal fronte greco-albanese, sono statofatto prigioniero dopo l’otto settembre1943 dai tedeschi e deportato adHannover, una città della Germaniache faceva allora novantamila abitanti.Dopo un breve periodo in un lager,dove ogni giorno morivano dei mieicompagni, i tedeschi impegnarono iprigionieri per lavori di ripristinodelle strade o all’interno delle officine.

Io fui impiegato come saldatore.Liberato nel 1945, a settembre tornaia casa».«Ripresi il lavoro in ferrovia comeelettricista. Andato in pensione - pro-segue Turicchia - per un lungo perio-do ho prestato la mia opera volontarianell’associazione solidaristica di aiutoalle persone in difficoltà PiazzaGrande insegnando ad aggiustare bici-clette malandate per il riutilizzo edanche per venderle ed ottenere così uncespite a favore dei bisognosi. Doposono venuto in Lega per dare unamano. È qui che con l’interessamentodel segretario e in accordo con ilSUNIA sindacato inquilini e assegna-tari ho iniziato a ricostruire le fila ditanti partigiani che tuttora vivono nelnostro quartiere.» I valori e gli ideali che la Costituzionerappresenta da diverso tempo sonomessi in discussione cosa ne pensi?. “Siamo in una deriva revisionista, incui si vogliono equiparare gli ideali

della Resistenza con la folle scelta (piùo meno consapevole) di chi, nellarepubblica di Salò, si schierò con gliinvasori nazisti. Oltre al fatto che sivuole mettere mano, per scardinarla,alla Costituzione in quella prima parteche è fondamentale per la convivenzacivile nel nostro paese”. Qual'è l'obiettivo oggi che avete adisposizione un utile spazio di lavoro eincontro?“Fare nuovi iscritti, ma soprattuttoandare nelle scuole a parlare con iragazzi «di cosa è stata la guerra, ilfascismo, e come si è ricostruito ilnostro paese con quei valori che inostri Costituenti ci hanno lasciato».Con un cordiale incontro inaugurale inquesta sede l’ANPI ha avviato unospazio operativo. Come vi organizzate? “Per il momento facciamo le tessereche prima venivano inviate diretta-mente dall’ANPI provinciale e tenia-mo aperto al mercoledì pomeriggioper quanti vogliono contattarci. Poistiamo studiando e praticando iniziati-ve nel nostro territorio di competenza,che si estende dal centro storicoall’estrema periferia est, con due pecu-liarità: il Sant’Orsola e l’Università chefurono importantissimi centri attividurante la guerra partigiana”.

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

Direttore responsabileEzio Antonioni

Comitato di redazioneRemigio Barbieri (redattore), Ermenegildo Bugni (coordinatore), Paola Coltelli, Giancarlo Grazia, MassimoMeliconi, Lino Michelini, Nazario SauroOnofri, Gabrio Salieri, Renato Sasdelli

Segretario di redazioneAntonio Sciolino

Con la collaborazionedi Cooperativa Manifesta

Registrazione al Tribunale di Bologna n. 7331 del 9 maggio 2003Stampa: Tipografia Moderna s.r.l. Via dei Lapidari 1/2, 40129 BolognaTel. 051.326518 - Fax 051.326689

Nello Spi San Vitale uno spazio per l’ANPI

Gastone Ecchia

Un momento della riunone di insediamento della sezione ANPI di San Vitale. Da sinistra: Maria Stefanoni dello SPI-CGIL San Vitale, Ermenegildo Bugni dell’ANPIProvinciale, Alfredo Macchiavelli segretario dello SPI-CGIL San Vitale, Silvana Riccardidello SPI-CGIL Provinciale, Giuseppe Turricchia segretario della sezione Anpi.

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