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Invito ai partiti del Centrosinistra Mantenete saldamente la coesione ed i nostri valori L’ANPI provinciale di Bologna invita le forze politiche dell’Unione a rimanere unite e coese e a non disperdere un’esperienza che ha dato forza al centrosinistra, portandolo a vincere con Romano Prodi le elezioni del 2006 proprio in un momento in cui, dal centro destra, proveniva un attacco ai principi fondamentali della nostra Costituzione. Mentre sono in atto i percorsi di unità e di aggregazione dei partiti di centrosinistra - da un lato con le consultazioni primarie del 14 ottobre per la nascita del Partito Democratico, dall’altra con una federazione fra le forze della sinistra radicale che forse si costituirà - l’ANPI invita tutti i partiti del centrosinistra a mantenere saldamente al centro della propria azione politica i valori della Resistenza che sono alla base della nostra Costituzione, e garantire una direzione di governo unitario e di progresso civile nella nostra città e nel Paese. Il Presidente William Michelini Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno V - Numero 4 - Ottobre 2007 > segue a pag. 2 N el corso della manifestazione svoltasi a Marzabotto il 7 ottobre scorso per il 63° anniversario dell’eccidio che sconvolse le comunità di Monte Sole, comprendenti parte dei territori di Marzabotto, Monzuno, Grizzana, dalla tribuna due C ci accingiamo a trascor- rere gli ultimi tre mesi di questo 2007 con l’ama- rezza, che spontanea sentiamo, nel constatare l’attuale livello di degrado della politica. Non ci rassegnamo: l’Anpi continua e rafforza il suo impegno a tutela della legalità costituzionale, nell’interesse di tutti gli italiani. Gli ultimi 90 giorni che ci porteranno all’anno 2008 ci vedranno ancora impegnati in 20 manifestazioni in cui onoreremo a livello cittadino e provin- ciale i nostri compagni caduti nella guerra di Liberazione. I ricordi di que- gli avvenimenti storici, utili per una sempre e costante riflessione, non si limitano ad un semplice esercizio di ripetitiva retorica, ma come sempre è stato, si tramutano in attività concreta nel contributo politico alla nazione. Questa Repubblica nei suoi sogni costituzionali del 1948, per i quali tanto sangue era stato versato, avrebbe dovuto dare al paese garanzie di sani ideali e alti valori etici, seguiti da comportamenti virtuosi, onde pro- muovere un positivo, democratico e laico sviluppo dell’intera collettività. Vogliamo ripensare ai trenta mesi di accesi dibattiti e reciproche rinunce in cui nell’immediato dopoguerra uomi- ni dell’antifascismo e della Resistenza, con grande pazienza, seppero tessere una magnifica tela: la Costituzione, fondamentale legge dello Stato, che poi pur- troppo, in grossa parte, è stata disattesa. Ricordiamo che quella Carta, con i suoi valori di libertà, giustizia e fratel- lanza, è ancora attuale e viva, essa va difesa e applicata, essa rappresenta la nascita di questa Repubblica, voluta, sofferta e conquistata dalla grande maggioranza del popolo italiano. L’Anpi invita i giovani e meno giovani a riflettere insieme sul recente passato della storia, onde sventare il ripetersi di situazioni angosciose come quelle vissute negli anni ’20, ’30 e ’40. Voglia di sapere e capire: le studentesse al ministro Le due studentesse durante l’intervento (foto di Secondo Gnani). Vigilia del tesseramento 2008 e adesione di nuovi amici > segue a pag. 3

Resistenza n. 4 - anno 2007

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno V - Numero 4 - Ottobre 2007

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Page 1: Resistenza n. 4 - anno 2007

Invito ai partiti del Centrosinistra

Mantenete saldamente la coesione ed i nostri valoriL’ANPI provinciale di Bologna invita le forze politichedell’Unione a rimanere unite e coese e a non disperdereun’esperienza che ha dato forza al centrosinistra, portandolo avincere con Romano Prodi le elezioni del 2006 proprio in unmomento in cui, dal centro destra, proveniva un attacco aiprincipi fondamentali della nostra Costituzione. Mentre sono in atto i percorsi di unità e di aggregazione deipartiti di centrosinistra - da un lato con le consultazioniprimarie del 14 ottobre per la nascita del Partito Democratico,dall’altra con una federazione fra le forze della sinistra radicaleche forse si costituirà - l’ANPI invita tutti i partiti delcentrosinistra a mantenere saldamente al centro della propriaazione politica i valori della Resistenza che sono alla base dellanostra Costituzione, e garantire una direzione di governounitario e di progresso civile nella nostra città e nel Paese.

Il PresidenteWilliam Michelini

Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno V - Numero 4 - Ottobre 2007

> segue a pag. 2

Nel corso della manifestazione svoltasi a Marzabotto il 7ottobre scorso per il 63° anniversario dell’eccidio chesconvolse le comunità di Monte Sole, comprendenti parte

dei territori di Marzabotto, Monzuno, Grizzana, dalla tribuna due

Cci accingiamo a trascor-rere gli ultimi tre mesi diquesto 2007 con l’ama-

rezza, che spontanea sentiamo,nel constatare l’attuale livello didegrado della politica. Non cirassegnamo: l’Anpi continua e rafforza il suo impegno a tutela della legalitàcostituzionale, nell’interesse di tuttigli italiani. Gli ultimi 90 giorni che ci porterannoall’anno 2008 ci vedranno ancoraimpegnati in 20 manifestazioni in cuionoreremo a livello cittadino e provin-ciale i nostri compagni caduti nellaguerra di Liberazione. I ricordi di que-gli avvenimenti storici, utili per unasempre e costante riflessione, non silimitano ad un semplice esercizio diripetitiva retorica, ma come sempre è

stato, si tramutano in attività concretanel contributo politico alla nazione.Questa Repubblica nei suoi sognicostituzionali del 1948, per i qualitanto sangue era stato versato, avrebbedovuto dare al paese garanzie di saniideali e alti valori etici, seguiti dacomportamenti virtuosi, onde pro-muovere un positivo, democratico elaico sviluppo dell’intera collettività.Vogliamo ripensare ai trenta mesi diaccesi dibattiti e reciproche rinunce incui nell’immediato dopoguerra uomi-ni dell’antifascismo e della Resistenza,

con grande pazienza, sepperotessere una magnifica tela: laCostituzione, fondamentalelegge dello Stato, che poi pur-troppo, in grossa parte, è statadisattesa.

Ricordiamo che quella Carta, con isuoi valori di libertà, giustizia e fratel-lanza, è ancora attuale e viva, essa vadifesa e applicata, essa rappresenta lanascita di questa Repubblica, voluta,sofferta e conquistata dalla grandemaggioranza del popolo italiano.L’Anpi invita i giovani e meno giovania riflettere insieme sul recente passatodella storia, onde sventare il ripetersidi situazioni angosciose come quellevissute negli anni ’20, ’30 e ’40.

Voglia di sapere e capire:le studentesse al ministro

Le due studentesse durante l’intervento (foto di Secondo Gnani).

Vigilia del tesseramento 2008e adesione di nuovi amici

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Con la riapertura delle scuole, a par-tire dall’anno appena iniziato, conl’introduzione in prima e seconda

elementare ci si trova di fronte a qualcosadi nuovo riguardante una disciplina -che progressivamente negli anni e decisa-mente con il governo Berlusconi e con lariforma Moratti è stata svilita e pressochérelegata ai margini dei programmi delprimo ciclo dell’istruzione (elementari emedie inferiori). È scientificamente prova-to che la storia si può imparare anche nelleprime classi delle elementari, ovviamentequesto fa parte della didattica.Si tratta dell’inizio di una sperimenta-zione della durata di due anni, intro-dotta da Giuseppe Fioroni, ministrodel governo Prodi, che potrebbe rive-larsi capace di rivoluzionare felicemen-te i criteri per la formazione culturalee civile dei nostri giovani, nonchérisultare fondamentale rispetto ad unadisciplina totalmente ignorata dalleultime generazioni.Si tratta di un obiettivo ambizioso checomporta l’impegno di riempire i“vuoti di memoria collettivi” e di col-mare quello che viene definitol’analfabetismo storico. Fenomeniquesti che alcune importanti accade-mie italiane, su un campione di 800studenti universitari, hanno constatatoesemplarmente che l’89% ignora cosasia accaduto l’8 settembre del 1943, el’87% non sa identificare il 10 giugno1940, data della dichiarazione di guer-ra dell’Italia fascista alle potenzeAlleate, già impegnate ad ovest e adest dell’Europa contro l’aggressionedell’esercito della Germania nazista diHitler.Fino ad oggi, quando il Novecento losi studia, ci si ferma frequentementealla Grande Guerra e se va bene c’èpure un accenno, per quanto riguarda

l’Italia, al fascismo e alla seconda guer-ra mondiale. Assai raro che si vadaoltre la Costituzione e la nascita dellaRepubblica. La maggior parte deglistudenti universitari ignora chi siaFerruccio Parri, e per un quarto delcampione Aldo Moro è uno zelantemagistrato che ha celebrato processicontro le Brigate Rosse.La nostra associazione che rivolge daanni, da sempre, la sua attenzioneriguardante particolarmente i temilegati alla Resistenza e ai suoi valorinegli incontri con i ragazzi delle scuo-le, può dare il suo contributo affinchéla storia del ‘900 venga insegnata nellenostre scuole e affinché divenga patri-monio civile di tutti.

Ezio Antonioni

fatto capire l’importanza dello studiodella storia contemporanea anche nellescuole elementari; lo studio di quelloche è successo vicino ai nostri paesi, edanche i principali avvenimenti delmondo, come la seconda guerra mon-diale.Per questo le chiediamo gentilmente,che nei nuovi programmi della scuolaci sia lo studio di questa storia vicinaanche nella scuola elementare, perarricchire la nostra memoria e, in que-sto modo, farci capire meglio il mondoin cui viviamo.Grazie Signor Ministro Fioroni”.In tempo reale la risposta del ministro.Egli ha detto infatti che “la scuola hal’obbligo di far conoscere gli eventistorici affinché gli studenti di oggi edi domani in particolare, oltre che icittadini nel complesso, possano svi-luppare gli approfondimenti e il sensocritici”. Fioroni ha ricordato come neiprogrammi nazionali per la scuola siastato rimesso l’accento sulla prevalenzadella conoscenza dei fatti, in particola-re del ‘900 da lui giudicato “indispen-sabile”. Di rilievo, a questo propositoil percorso che mediante una conven-zione apposita con l’Istituto Luce con-sentirà ai ragazzi di “vedere” con leimmagini filmate i tratti degli avveni-menti accaduti nelle loro province. Ciòconsentirà, ha sottolineato il ministrodell’Istruzione, “di testimoniare allenuove generazioni che si avvicendano,quello che i giovani di allora hannofatto per lasciare un’Italia migliore diquella che avevano trovato”.

studentesse di Vado, Virginia Epifani eGiorgia Quadri, hanno rivolto alMinistro dell’Istruzione GiuseppeFioroni oratore ufficiale, il seguenteappello: “Gentile Signor Ministro dell’Istru-zione, ci chiamiamo Virginia e Giorgiae siamo due scolare della I° media diVado (Monzuno), un paese ai piedi diMonte Sole.Lo scorso anno, quando frequentavamola quinta elementare, insieme ai nostricompagni, abbiamo studiato la storiadi Monte Sole e della strage che lì fucompiuta.Abbiamo conosciuto dei sopravissuti eabbiamo avuto la possibilità di incon-trare il Pubblico Ministero del proces-so di La Spezia, contro alcuni degliautori di quella strage.È stata una esperienza molto bella emolto importante per tutti noi e ci ha

2-

Le scuole e la storia del Novecento

È urgente colmarei vuoti di memoriaLa sperimentazione ministeriale dei due anni può rivelarsi positiva. I criteri per la formazione culturale e civile dei giovani

> segue Le studentesse al Ministro da pag. 1

La città democraticarespinge la violenzaIn Consiglio comunale di Bologna l’1 ottobrescorso è stato approvato un ordine del giorno –primo firmatario Davide Ferrari (DS) – colquale, nell’esprimere solidarietà con WilliamMichelini, considera “con particolare preoccu-pazione il ripetersi di episodi di violenza e diminaccia rivendicati in nome dell’ideologianazifascista”. La presa di posizione dei con-siglieri manifesta “la ferma volontà di opera-re per l’isolamento e la repressione di ognifenomeno di recrudescenza di ideologie di con-tenuto antidemocratico, fascista, razzista edantisemita”.

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Interprete di un sentimento larga-mente condiviso il Comitato del-l’ANPI Emilia-Romagna ha conse-

gnato una lettera a firma del presidenteWilliam Michelini a Walter Veltroni eanalogamente a Salvatore Caronna, segre-tari nazionale e regionale del PartitoDemocratico.

“Stimato Segretario del PartitoDemocratico,innanzitutto le trasmet-tiamo le nostre congratulazioni - vi sidice - per il risultato anche personaleda lei ottenuto il 14 ottobre scorso, poiaggiungiamo una considerazione digrande apprezzamento per il numerodi votanti che alle primarie si sonorecati alle urne: un vero successo dellapolitica e della voglia di politica, e checonferma quanto la vittoria nel refe-rendum contro lo stravolgimento dellaCostituzione dello scorso anno e larecente grande partecipazione dellaconsultazione sindacale sul welfarenon siano eventi isolati”.La lettera fa riferimento a questopunto alla tragedia del secondo con-flitto mondiale, nel quale l’Italia futrascinata il 10 giugno 1940 dalla dit-tatura fascista e dalla Corona che avevagià provocato morte, distruzioni,miseria e dice testualmente:“il 13 ottobre del ’43 il primo mini-stro Badoglio e il re dichiararono guer-

ra alla Germania e invitarono gli ita-liani a farsi soldati della liberazione e acombattere il nazifascismo; i comitatiantifascisti, già presenti sul territoriodopo il 25 luglio e l’8 settembre, die-dero vita alla Resistenza: donne euomini civili, soldati fedeli allo Stato,antifascisti storici, clandestinamente siorganizzarono per liberare l’Italia e perfar nascere una nuova società netta-mente diversa da quella totalitariafascista. Fu un impegno militare epolitico perché i resistenti con le loroaspirazioni continuavano la secolarebattaglia europea per le libertà civili,politiche e sociali, come dimostranogli articoli scritti nei giornali clande-stini del ventennio fascista e quelliscritti durante la guerra, i documenti ei discorsi dei commissari politici, ledelibere assunte dalle giunte popolaria guerra finita, gli impegninell’Assemblea Costituente”;La lettera a Veltroni ed a Caronna prose-gue affermando che “i principi dei resi-stenti, quali la libertà e l’uguaglianza ela parità e la dignità della persona e della

persona nel lavoro, sono valori di vita perun ordinamento giuridico in una demo-crazia delle piene libertà; non sono néalienabili né prescrittibili ma non sonoconquistati una volta per sempre, comedimostra la recente esperienza di gover-no di centro-destra.Per queste ragioni, certo da lei condi-vise e condivise da quanti nel nostropaese guardano al futuro con una spe-ranza di progresso economico e civile,le chiediamo che l’antifascismo, comeimpegno culturale e politico, laResistenza, come evento storico origi-nario della democrazia repubblicana, iprincipi e i valori dei resistenti, qualidiritti universali, vengano inclusi nelprogramma del Partito Democratico”. La lettera così termina: “Nel salutarlaci rendiamo disponibili ad ulterioriincontri se lei li riterrà utili e le augu-riamo un proficuo lavoro nell’interessedi un’Italia nuova, ma con l’orgogliodi un recente nobile passato”.

Il Presidente ANPI Emilia RomagnaWilliam Michelini

3 -

Lettera dell’ANPI regionale a Veltroni ed a Caronna

La Resistenza sia inclusa nel programma del PD

La situazione qui prospettata si riferisce al 10 ottobre scorso.

Partigiani Patrioti Benemeriti Antifascisti TotaliBologna 735 64 40 825 1664Provincia 789 76 71 1947 2883Imola (comprensorio) 233 18 67 673 991Totali 1757 158 178 3445 5538

* Alla somma totale vanno aggiunte 400 tessere ad honorem consegnate ai congiunti dei Caduti.

È necessario che la politica riacquisti ildovuto valore, che i comportamenti dichi la esprime siano attenti e virtuosial fine di creare progresso, onestà, giu-stizia, democrazia e pace.

Questi concetti, che sono nel dnadell’Anpi, vanno ribaditi giorno dopogiorno.A coloro che li condividono diciamo:venite nella nostra associazione e lottatecon noi per iniziative che spronino i

partiti a ricordarsi di questa Repubblicademocratica, nata dalla Resistenza, chedeve essere di convivenza civile e al difuori di ogni rischio.

p/Commissione di OrganizzazioneErmenegildo Bugni

> segue Vigilia del Tesseramento da pag. 1

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Mentre il governo Prodi si accin-ge ad approvare la sua secondalegge finanziaria, a mio parere

noi ANPI possiamo serenamente ribadirela giustezza dell’adesione politica el’impegno per favorire la vittoria elettoraledella coalizione dei partiti dell’Unione.Impegno che fu preceduto alla vittoria deiNO al referendum contro le modifichecostituzionali proposte dai partiti del cen-trodestra. Il governo Prodi ha avviato un grave edifficile risanamento della finanzapubblica per lo sviluppo economico, ilrisanamento morale e politico delPaese, trovando sul proprio camminotanti ostacoli rappresentati dall’ostru-zionismo del centrodestra e dai troppidiversi interessi corporativi. È in talecontesto che si è andata alimentandouna pericolosa opera di demolizione edenigrazione di tutto ciò che è pubbli-co, in particolare dei partiti, alimen-tando l’antipolitica con concreti atteg-giamenti qualunquistici e anarcoidi.Questo insieme di cose è favorito dauna parte della stampa e da una certatelevisione, alla quale si sommano, avolte, più o meno consapevolmente, iparticolarismi e i personalismi nonsolo del centro destra, ma pure dellamaggioranza. Purtroppo l’azione dicontrasto è ancora troppo debole,

anche se dobbiamo apprezzare il tenta-tivo di rinnovamento che stanno svol-gendo alcuni partiti; infatti alle pesan-ti e pericolose espressioni del capodella Lega Nord (nonché ex ministro),pronunciate in più occasioni e in par-ticolare al cosiddetto Parlamento dellaPadania, debole è stata la risposta poli-tica, in particolare del Parlamento ecosì dicasi degli organi dello Stato. Ilfatto è passato quasi inosservato: unpiccolo fastidio! Una goliardata!I vecchi e i nuovi, tanti, Resistentisono preoccupati dal disarticolamentodei partiti dell’Unione in quanto lamancata coesione rende più difficilel’opera del governo nel risanare i disa-stri lasciati dalla fantasia (se così si puòdire) finanziaria del ministroTremonti. C’è una preoccupazione checondividiamo: l’antipartitismo che siva pericolosamente estendendo e chepotrebbe fare apparire auspicabilel’avvento del cosiddetto “partitod’ordine o uomo d’ordine”, di non lon-tana memoria.

Anche i gesti volgari e fascisti controle statue di bronzo al partigiano e allapartigiana a Porta Lame, così la minac-cia al nostro Presidente William, cidicono come l’attacco alla Resistenzaportato, da tempo, da certi uomini eforze politiche, dalle quali non è statae non è estranea una certa pubblicisti-ca, ci dice della persistente volontànon solo di cancellare un gloriosoperiodo storico del Paese, ma di voler-ne abolire il prezioso contenuto che stanella Costituzione Repubblicana. Sostenere l’ANPI e la sua azione poli-tica, dunque, significa continuare labattaglia che ha le sue radici nellaResistenza, per il progresso civile,sociale, democratico, voluto da chidiede la vita e dai politici di diverseappartenenze che seppero tradurrequegli ideali nella Costituzione, qualeespressione della volontà democraticadi quanti si batterono contro la guerrae la dittatura nazifascista.

Luigi Crescimbeni

4-

Il governo del paese, la crisi dei partiti

L’antipolitica nasconde una pericolosa deriva

I militari italiani che, pur con esitosfortunato, l’8 settembre 1943 si opposero conle armi all’invasione della Wehrmacht tedescain Italia e all’estero, poi combatterono la loroResistenza nei lager nazisti e con essi icommilitoni Caduti sono stati onorati,assieme ai partigiani che portarono avanti nei

venti mesi successivi la lotta. È avvenuto il10 settembre scorso con una significativacerimonia in Piazza Nettuno a Bologna. Le foto - gentilmente donate all’ANPI dalmagg. Giovanni Parini, presidente dellaFederazione ANCR di Bologna - mostranola delegazione dell’Associazione Combattenti

e Reduci e della rappresentanza deipartigiani davanti al Sacrario dellaResistenza (Palazzo d’Accursio) ed ai marmidedicati ai caduti di Cefalonia, dellaDivisione Garibaldi combattente nei Balcanie alle vittime dei campi di prigionia(Palazzo Re Enzo).

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Il Centro Imolese Do-cumentazione ResistenzaAntifascista (CIDRA) di

Imola è una autentica miniera adisposizione dei ricercatori ed unpreziosissimo approdo di cono-scenza per le nuove generazioni. Nato più di vent’anni fa attornoal nucleo dei documenti delComitato di LiberazioneNazionale raccolti e conservati -non senza rischi personali - daEzio Serantoni e da Elio Gollini, ilCentro non è solo uno dei luoghi fonda-mentali della rete culturale cittadina,ma è anche parte della vasta rete nazio-nale degli Istituti per la Storia dellaResistenza facenti capo all’IstitutoNazionale per la Storia del Movimentodi Liberazione in Italia (INSMLI), sottola presidenza di Oscar Luigi Scalfaro. Negli anni il patrimonio archivisticoha conosciuto un notevole incrementoed ha raggiunto attualmente il nume-ro di 61mila386 esemplari raccolti in231 fondi tra grandi e piccoli. Ladocumentazione si è allargata via viaad aspetti della storia locale dell’interoXX secolo. Mentre il materiale afflui-to viene inventariato da GiorgioBaroncini, la biblioteca - ricca di circa7500 volumi e specializzata nella sto-ria del Novecento, in particolare del-l’ultima guerra e della Resistenza -,grazie ad un progetto sostenuto al suoavvio dalla Fondazione Cassa diRisparmio di Imola e poi dalCircondario, viene inserita in rete acura di Marco Orazi con la consulenzadella Biblioteca Comunale di Imola. Coerentemente ai propri fini di pro-mozione della conoscenza della storiacontemporanea, il Centro ha allestitouna mostra-museo permanente.Documenti, foto, oggetti esposti nellesale al primo piano della sede - lapalazzina Gandolfi, via Dei Mille 26 -delineano, dal primo al secondo dopo-guerra, un itinerario articolato dentrola storia politica e sociale imolese.Incentrata sui temi dell’antifascismonel Ventennio della dittatura e duran-te la guerra, la mostra permette anchepercorsi trasversali su aspetti minuti di

vita di un periodo particolarmente sof-ferto della storia del nostro Paese.Spazio vivo del Centro, essa è ognianno visitata - oltre che da singoli cit-tadini - da decine di classi elementari,medie e superiori. Nell’ambito didat-tico, il CIDRA dà consulenza e appog-gio ad altre iniziative volte a sollecita-re l’interesse per la storia: sono labora-tori di ricerca su documenti d’archivio,o anche lezioni-spettacolo per classi ogruppi di classi. Con questa varia arti-

colazione di interventi, nel-l’anno scolastico 2005-2006 èstata data risposta alla richie-sta di 34 classi delle scuole ele-mentari e medie e di 22 classidelle scuole medie superiori.Nel 2007 per il giorno dellamemoria (27 gennaio), è statodistribuito alle scuole un qua-derno didattico sul tema“Guerre di ieri e guerre dioggi, per capire di più”, cura-

to da Lea Marzocchi, collaboratrice delCentro: una proposta di itinerari stori-ci e di attualità con riproduzioni didocumenti corredate da schede di ana-lisi, suggerimenti bibliografici e fil-mografici che si estendono alle guerrepresenti nei diversi continenti delmondo. In quanto centro culturale il CIDRAorganizza conferenze e presentazionedi libri, accoglie o promuove mostretemporanee. Particolare interesse haultimamente destato l’esposizione “60testimonianze partigiane illustrate da30 artisti italiani” allestita a CasaPiani. Tra le opere presentate, alcuneerano ispirate al libro della imoleseLivia Morini, Per essere libere.Annualmente il Centro sostiene pub-blicazioni di tema storico. In primave-ra è uscito il volume di NataleTampieri, Imola 14 aprile 1945.Riflessioni sulla Resistenza (Imola,Bacchilega Editore) che è stato presen-tato al pubblico nel giardino delCIDRA il 28 giugno scorso. In estateinfatti il CIDRA apre il suo cortile-giardino a manifestazioni culturalianche di musica e spettacolo: dadiversi anni, assieme ad UniversitàAperta, esso è uno dei luoghi della tra-dizione di «Imola in musica». Per raggiungere meglio quanti sonointeressati, il Centro ha allestito unsito all’indirizzo www.cidra.it dovetrovare e chiedere informazioni piùdettagliate nonché collegarsi con altrisiti storici, tra cui quello dell’INSMLI.

Giuliana ZanelliVicepresidente CIDRA

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Approdo di ricercatori e studenti

Il CIDRA di Imola“miniera” di storia

Il patrimonio archivistico ha raggiunto attualmente il numero di 61.386 esemplari,

raccolti in 231 fondi

Luciano Lamanuovo Presidentedell’ANPI Imolese

Il Comitato Direttivo della sezione ANPIdi Imola ha proceduto al riesame degli inca-richi sociali e operativi dopo la dolorosa per-dita del compianto presidente EnricoGualandi. Nel rispetto delle regole statuta-rie che dall’ultimo congresso, con lo scopo diringiovanire e dare continuità all’associa-zione, prevedono la possibilità di accederealle funzioni direttive anche a tesserati“amici della Resistenza” non partigiani, èstato eletto nuovo presidente Luciano Lama,di anni 67, antifascista, iscritto dal 1977.Professionalmente Lama è stato un notodipendente dell’Amministrazione Ospedali;ha ricoperto per otto anni l’incarico elettivodi segretario della Camera del Lavoro aImola, acquisendo notevoli esperienze diretti-ve e organizzative di associazionismo demo-cratico. Il nuovo Presidente farà parte delComitato Direttivo provinciale di Bologna. Sono stati eletti pure due vice-presidenti: ElioGollini, vicario e rapporti con il CIDRA eAlfiero Salieri, amministrazione e coordina-mento intercomunale. Si è proceduto inoltrealla nomina e composizione di gruppi dilavoro operativi per dare continuità e nuovalinfa agli ideali dell’ANPI.

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Ore 6,30 di sabato 21 ottobre1944, podere di via Mazzacavallo5 nella campagna di Vigoroso, a

cavallo tra Budrio e Castenaso. La quietedel primo mattino è lacerata improvvisa-mente da alcuni colpi di mitra e subitodopo da raffiche incessanti di armi auto-matiche. La casa colonica delle sorelleMaccagnani diventa così il luogo princi-pale del cruento combattimento che perore impegna un folto gruppo di partigianied un ingente schieramento di tedeschi aiquali si sono uniti fascisti della brigata neragiunti da Bologna.L’antefatto. Il 6 settembre il ComandoUnico Militare Emilia Romagna hadiramato le “direttrici di marcia” per ilconcentramento su Bologna in vistadell’offensiva - mancata – degliAlleati. Il 17 ottobre le brigate gari-baldine di montagna 62^ “Camicierosse” e 66^ “Mario Jacchia” ricevonoil compito di scendere dai loro territo-ri fra Idice e Sillaro per portarsi nellapianura a valle della San VitaleBologna-Ravenna. Il trasferimentoinizia nella notte del 17, destinazionela città capoluogo. Prima tappa neidintorni di Castel San Pietro.L’inusuale movimento di persone nonsfugge al controllo del nemico e sulmezzogiorno del giorno seguente ledue case in cui sono celati i partigianivengono circondate dai nazifascisti: nesegue un violento scontro, non senzaperdite da ambo le parti, ma i garibal-dini riescono a rompere l’accer-chiamento.Il ricongiungimento delle forze avvie-ne nella tarda sera di venerdì 20 aFiesso di Castenaso, nel podere Prandodella famiglia del coltivatore direttoEnrico Prandi (17 componenti più 5

6-

La strage nazifascista del 21 ottobre 1944 a Vigorso

Alla fine della battaglia sei contadine al muro

Impiccagioni, incendi e fucilazioni nel bilancio della tragica giornata nel podere di via Mazzacavallo

L’asprissima battaglia di Vigoroso, nellacampagna tra Budrio e Castenaso, col suotremendo epilogo, appartiene alla mappa

dei combattimenti tra brigate partigiane e le forzenazifasciste della fine estate-inizio autunno 1944tutto attorno a Bologna. L’offensiva degli alleati sulfronte di Romagna (VIII Armata inglese) e inquello tosco-bolognese dell’Appennino (V Armataamericana) sembra ormai risolutiva, con Bolognacome obiettivo strategico per dilagare nella pianurapadana. La fiduciosa speranza non è di sempliceattesa. In varie parti della provincia manifestazionipolitiche di massa si sviluppano nei paesi, organiz-zate da comitati di agitazione che fanno capo alCLN, col supporto di squadre di GAP e SAP.Diffusa è la convinzione che sia prossimala fine del terrore e della fame, dei massa-cri, rastrellamenti, deportazioni, bombar-damenti aerei (dal 15 luglio 1943 al 18aprile 1945 ben 125 le incursioni, di cui32 con grosse formazioni: 2481 morti,2074 feriti). La alimentano tra le popola-zioni la stampa alla macchia e l’ascoltoclandestino dei programmi -ancorché forte-mente disturbati - in lingua italiana diradio militari, come quella militare

“Italia combatte”, radio Londra, oltre aquello di più problematica captazione diradio Mosca. In settembre cortei, comizi,attacco a sedi di Municipi per la distruzionedelle liste di leva militare e dei ruoli delleodiose tasse avvengono in varie località, par-ticolarmente a Bondanello di Ca-stelmaggiore, Medicina, Castenaso, SestoImolese, Massummatico di San Pietro inCasale, Anzola Emilia. La reazione fasci-sta è sanguinosa, come lo è quella dei coman-di tedeschi, soprattutto nell’area montana,dove la Resistenza è assai forte ed insidiosaper le loro retrovie.Per preparare il terreno favorevole, in termi-ni di protezione degli impianti industriali edelle strutture civili - centrali idriche, gas,elettricità, ponti e strade; rapida distruzionedi eventuali nidi di franchi tiratori fascisti;attacco ai possibili centri di fuoco tedeschi chepotrebbero causare ulteriori danni alla cittàe ai suoi abitanti; l’insediamento dei nuoviorgani amministrativi per affrontare i gra-

Autunno 1944, la lib

Castenaso, Parco della Resistenza.Il monumento inaugurato il 21 ottobre 1984. L’epigrafe: “Castenaso allaResistenza nel ricordo dei Caduti e delle vittime della guerraauspicando pace e libertà”.

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vissimi problemi in ordine al rifornimento digeneri alimentari, sanitari, del tetto a i sini-strati ed altre migliaia di profughi, ordinepubblico - il Comando Unico MilitareEmilia Romagna-CUMER, riunito inBologna il 6 settembre disegna una serie diiniziative. Esse rientrano nella previsionedella “insurrezione armata per raggiungerel’indipendenza nazionale2. Vengono in talmodo diramate le cosiddette “direttrici dimarcia”, articolate secondo un calendario ditrasferimento nell’area urbana di Bologna eimmediate adiacenze delle brigate partigianeoperanti in montagna e nella pianura. Unamanovra assai complessa e per molti aspettirischiosa, ma da attuare in coordinamentocon gli Alleati. Si tratta infatti di faraffluire clandestinamente uomini, armi emunizioni, vettovaglie, servizi logistici.Il che avviene non in totale assonanza traCUMER e talune formazioni, ma quel che èpeggio in carenza di un efficace collegamentocol Comando del teatro di guerra in Italia

degli Alleati. Quando gruppi di partigianifiltrano nel ferreo dispositivo nazifascista ein buona parte raggiungono a tappe le basitemporanee circostanti la città e quelle inter-ne ad esse, le operazioni militari degliAlleati si vanno affievolendo. A metà otto-bre il cuneo più vicino a Bologna è quelloamericano: distante appena 18 chilometri,a Livergnano di Pianoro sulla statale dellaFuta, lì resterà fino al 15 aprile 1945. L’invasione della pianura padana è dun-que in un primo momento già segretamenterimandata. Ne approfittano tedeschi efascisti, che scatenano la caccia all’uomo,sguinzagliano spie, praticano su largascala la tortura, eseguono massacri. Il 21ottobre si ha il sanguinoso combattimento diVigoroso. Il 7 novembre la battaglia diPorta Lame ed il 15 della Bolognina. Il13 novembre il generale Harold RupertAlexander diramò via radio, in “chiaro”,il messaggio che rimanda alla primaveral’offensiva finale. La resistenza accusa undurissimo colpo, subisce pesanti danni, mapur in mutate condizioni resterà attiva.

Bologna l’insidiosità dell’area Ca-stenaso, Budrio, Medicina, dovuta allapresenza di “banditi” (appellativo delregolamento Kesselring per la repres-sione dell’attività partigiana), autori disabotaggi a linee telefoniche ed al traf-fico stradale, dell’ostacolo al depreda-mento di grano e bestiame ai danni deicontadini, di assalto a caserme fascistee disarmo di repubblichini. Col mise-rabile apporto di spie, che frammi-schiandosi ai tanti cittadini oppressidalla fame che percorrono le campagneper comprare dai contadini un po’ digeneri alimentari, nel giro di qualchedecina di giorni viene compilata unamappa abbastanza precisa di possibilibasi partigiane sulla falsariga deldocumento orientativo “Achtung!Banden-Gefar!” del Generalkommando IFallsch Korps Fuhurungsgruppe I.C.” nelprimo capitolo “BandenbekampfunginOberitalien”.Vi si legge, con riferimento alla pianu-ra, che “raramente compaiono unità com-patte di grandi bande. I banditi si insi-nuano tra le popolazioni civili, negli impie-ghi rurali, il collegamento si mantiene conun gran numero di staffette”. Come com-battere le “bande” in pianura? A diffe-renza della montagna dove operanograndi formazioni e si impongono

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liberazione mancata

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sfollati), via Vigoroso 19, dove arrivaanche un gruppo della 36^ brigata“Alessandro Bianconcini”, che avevacombattuto il 30 settembre a Ca’ diGuzzo nell’alto Sillaro. Già base di untrentina di partigiani della zona fino apoco prima, questi rustici non sonopiù in grado di raccogliere altra gente.Proseguono allora fino al podere Moro,di via Moro 1, zona Vigoroso, coltiva-to dalla famiglia Forlani, anch’essabase della Resistenza, e da qui al pode-re Mazzacavallo della famigliaMaccagnani. Un posto, quest’ultimo,reputato abbastanza sicuro perché astrada chiusa declinante sulla sinistradel torrente Idice. Tra l’altro non è maistato oggetto di attenzioni da parte ditedeschi e fascisti.L’intento dei partigiani è esclusiva-mente quello di trascorre la notte ed ilgiorno seguente, per riprendere nel-l’oscurità la marcia verso Bolognaormai vicina, insieme ai componentidi una formazione locale, la I°Compagnia “Elio Pasquali” apparte-

nente alla IV Brigata SAP “RemigioVenturoli”.Ma le cose purtroppo vanno diver-samente. Da qualche tempo non èsfuggita al Platzkommandantur di

Ca’ di Malanca (Brisighella). Un gruppo di partigiani della 36ª Brigata Garibaldi“Bianconcini” appartenenti alla Compagnia di “Gino”. Ne fanno parte giovani di Castenaso: Ivano Chiodini, Gaetano Viaggi, Paolo Gabusi,Adriano Magli, Luciano Pizzoli.

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interventi tattici di guerra vera e pro-pria, il manuale spiega che i “banditi”sanno praticare una “così raffinata arte”tanto da nascondersi “negli impieghirurali e nei servizi tedeschi”, e addirittu-ra, spiega letteralmente il documento,“sotto concimaie, stalle, finte latrine pub-bliche, doppi fondi, mucchi di fieno, inbuchi, nei muri”. Attesa la “non tropposviluppata fantasia delle truppe”, ilcomando nazista consiglia dunque difar ricorso allo spionaggio e ad inter-venti radicali. Torniamo al 21 ottobre 1944. Unimponente schieramento composto dalFeld Ersatz Bataillon (battaglione diriserva) della 305° Divisione di fante-ria appartenente alla 10° Armata dellaWehrmacht e accompagnato da ele-menti della Feldgendarmerie (speciali-sti della lotta antipartigiana) di stanzaa Medicina, con al seguito la 23°Brigata nera “Eugenio Facchini” diBologna, prende posizione quando èancora buio totale, fra le ore 3 e le 4,rinserrando un’area ben delimitata. Laseguente: via Vigorso e curvaMarchesini a Fiesso; a Castenaso pontesull’Idice – via largo Molino – viaNasica – via dei Mille – via di Fiesso;ferrovia Veneta da Castenaso a Budrio;ponte della Riccardina. Alle 5 inizia il rastrellamento degliuomini tratti dalle rispettive abitazio-ni. Ispezionati i poderi Prando (dovesaltano fuori sei soldati in divisa tede-sca e armati che si professano cecoslo-vacchi) e il podere Moro, con esitonegativo. I contadini vedono coirastrellatori un italiano con carta topo-grafica con circoscritte case colonichedella zona, veste la divisa tedesca eindossa un maglione nero. Alle ore 6 invasione dell’aia del podereMazzacavallo. I tedeschi vanno drittoad una catasta di fascine dove trovanoalcune armi. Un segnale messo da spieper indicare che quella è una basecerta? I partigiani celati negli edificirurali non fiatano. I tedeschi fannouscire di casa le sorelle Maccagnani:Ida, Enrica, Emma e Giuseppina con

suo marito Celestino Gabrielli entram-bi ospiti in quanto sfollati, il braccian-te Ivo Galletti con la moglie ChiaraPoluzzi e la loro figlia quindicenneAnna Teresa. Frattanto, sono le 6,30,due tedeschi salgono una scala a muroe si affacciano alla botola della teggia incui sono assiepati i partigiani: la primaraffica è per entrambi che precipitanofulminati. Si scatena la battaglia.

Il frastuono delle armi leggere e dellemitraglie riempie la campagna. Nellostesso tempo il nemico rastrella gliabitanti maschi di Fiesso e case sparse.La disparità delle forze in campo indu-ce i partigiani a sottrarsi alla sicuradistruzione completa; favoriti dallavegetazione abbandonano uno dopol’altro e a gruppetti gli edifici delpodere. Nove restano privi di vita. Mala fine della battaglia segna un altrocapitolo, ancora più atroce, della mat-tinata. Abitazione e fienile vengonoincendiati. Inizia la strage dei civili:

Ivo Galletti viene impiccato ad unalbero dell’aia e il suo corpo, predadelle fiamme, è presto carbonizzato.Celestino Gabrielli è ucciso col craniofracassato a colpi di calcio di fucileusato come mazza. Le cinque donne ela ragazzina Anna Teresa (che vede ilpadre appeso al cappio) sono messe almuro e fatte bersaglio a raffiche dimitra. Restano in vita solo ChiaraPoluzzi ferita all’inguine e la figliaquindicenne perché coperte dai corpidelle altre morte, ma anche la fanciul-la il giorno dopo morirà. Partigianicaduti e civili assassinati vengonolasciati per dieci giorni sul luogo e for-zosamente mostrati agli abitanti diFiesso e Vigorso rastrellati. Il quadro non è ancora completo. Nelpomeriggio, un gruppo dei partigianiusciti indenni si dirige verso Castenasoseguendo la sponda dell’Idice quando,nel podere Corazzino di via Vigorso 20incappa nell’ulteriore rastrellamento.Vengono scorti e fatti segno della fuci-leria: uno resta ucciso; altri due sonocolpiti a morte poco distante. Otto cat-turati e trasportati in camion aMedicina nella tristemente nota sede(Villa Viaggi) della Feldgendarmerie, lapolizia militare nazista. Per loro c’è latortura che prosegue tutta notte e partedella giornata dopo, domenica 22 otto-bre. Lo strazio finisce contro il muro delmagazzino della ferrovia VenetaBologna-Massalombarda. Tutti morti. Sempre domenica 20 dieci partigianipresi prigionieri vengono consegnatialla 23° Brigata nera “Facchini” che liporta subito nel suo comando di viaSanta Chiara a Bologna, quindi nelcarcere di San Giovanni in Monte. Diloro non se ne saprà più nulla. Forsefucilati in dicembre a Paderno o a SanRuffillo. Le perdite dei tedeschi, oltre alle dueiniziali, non sono mai state rilevate,essendo questo computo tenuto nor-malmente segreto. Testimonianze dicontadini hanno accertato che varie“carrettelle” con soldati ivi sdraiatiuscivano dal luogo del combattimento. Trecento civili rastrellati vengono con-dotti al campo di concentramento di

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> segue Alla fine della battaglia… da pag. 7

Letture consigliateLuigi Broccoli, Il contadino e il partigia-no. Antifascismo e guerra di liberazione aCastenaso, ANPI Castenaso 1990.

Armide Broccoli, La resa dei conti,Milano, Vangelista 1975.

Roberta Mira – Simona Salustri,Vigorso: la storia e la memoria, Comuni diBudrio e Castenaso, Bologna 2004.

Fausto Vighi, Castenaso dal Risorgimentoalla Resistenza, Comitato monumentoResistenza, Budrio 1984.

A. Benetti – L. Broccoli – G.Ognibene, Castenaso: un contributo per laconquista della libertà e delle democrazia(1900-1975), Edizioni APE, Bologna1975.

Luciano Bergonzini, La Resistenza aBologna. Testimonianze e documenti, voll.III e V, Istituto per la storia di Bologna,Bologna 1970 e 1980.

Fedora Servetti Donati, Budrio casanostra, Comune di Budrio, Budrio1993.

Giovanni Parini, Medicina: 1919-1945:fascismo antifascismo e guerra di liberazio-ne, Comune di Medicina, Medicina1995.

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Fossoli, presso Carpi (Modena), poi aPeschiera per essere deportati inGermania: solo una parte finisce neilager in Germania, tutti gli altri sonoadibiti a lavori pesanti.La vicenda di Vigorso e Fiesso testimo-nia la crudezza della lotta per la liber-tà e resta profonda nella memoria enella coscienza di quelle popolazioni.Chiara Poluzzi, supersite di viaMazzacavallo, anni dopo, ha volutosignificativamente accettare il pietoso

compito di mettere fiori sulle tombedei due tedeschi caduti all’inizio dellabattaglia e seppelliti nel cimitero diCastenaso, chiestole dalle loro rispetti-ve famiglie. Nel ricordo della perditadella figlia e del marito e a testimo-nianza della solidarietà fra chi dallabarbarie ha perso tutto. Una accurata ricerca di Luigi Broccoliha censito solo nel territorio comunaledi Castenaso 125 basi partigiane attivedi volta in volta per ospitare uomini,

nascondere automezzi, stivare armi emunizioni, far funzionare centri diinformazione, garantire assistenzasanitaria e preparazione vivande. Unastoria che inizia con le lotte contadinee bracciantili fin dagli inizi del secoloscorso e che si è estesa contro lo squa-drismo fascista in Italia ed il franchi-smo in Spagna. Una vicenda storicache fa tuttora parte dell’insegnamentonelle scuole di Castenaso e Budrio.

Giusto Dal Basso

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Il generale statunitense Clark, coman-dante della V Armata americana e dalnovembre 1944 del Gruppo Armate

Alleate in Italia, il 3 maggio 1945 diramòai partigiani italiani il seguente proclama:“Patrioti! Ora che la guerra èfinita, sento il dovere di rivolgerea voi, che con la vostra azionetanto avete contribuito al conse-guimento della vittoria, il mioprofondo compiacimento.Siete stati degni delle nobili tra-dizioni lasciate in retaggio daimartiri e dagli eroi delRisorgimento Italiano. Avetedato alla causa della civiltàdemocratica quanto era in vostropotere. Non sarà dimenticato”.

***

Dal canto suo, il colonnelloinglese Hewitt, comandantedella n.1 Special ForceSezione Italiana, scrisse, tral’altro, nel rapporto segreto alQuartier generale delle ForzeAlleate: “...il contributo dei par-tigiani alla vittoria degli Alleatiin Italia è stata di grande rilievoe ha di gran lungo superato le previsioni piùottimistiche. Con la forza delle armi hannocontribuito a sconfiggere la resistenza mili-tare e morale del nemico numericamentemolto superiore a loro. Senza le vittorie deipartigiani non ci sarebbe stata una vittoriadegli Alleati così totale, in tempi così brevie così poco dispendiosa in termini di viteumane”.

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A Genova, dopo due giorni di battaglia

- impedendo ai guastatori tedeschi difar saltare impianti ed attrezzature delporto - le formazioni partigiane costrin-sero alla resa le forze della Wehrmacht(6000 uomini in città e altri 12.000nelle alture circostanti), comandate dalgenerale Gunther Meinhold. L’atto diresa (copia riprodotta in alto) è concepi-ta nel modo che segue:

In “Genova, il giorno 25 aprile 1945 alle ore19.30: tra il sig. Generale Meinhold, quale Comandante

delle Forze Armate Germaniche delSettore Meinhold, assistito dal Cap.Asmus, Capo di Stato Maggiore, dauna parte;il Presidente del Comitato diLiberazione Nazionale per laLiguria, sig. Remo Scappini, assistitodall’avv. Errico Martino e dott.Giovanni Lavoretti, membri delComitato di Liberazione Nazionaleper la Liguria e dal magg. MauroAloni, Comandante della Piazza diGenova, dall’altra;

è stato convenuto:1°) Tutte le Forze Armate Germanichedi terra e di mare alle dipendenze delsig. Generale Meinhold si arrendonoalle Forze Armate del Corpo Volontaridella Libertà alle dipendenze delComando Militare per la Liguria; 2°) la resa avviene mediante presenta-zione ai reparti partigiani più vicinicon le consuete modalità e in primo luogocon la consegna delle armi. 3°) Il Comitato di LiberazioneNazionale per la Liguria si impe-

gna ad usare ai prigionieri il trattamento secon-do le leggi internazionali, con particolareriguardo alla loro proprietà personale e alle con-dizioni di internamento. 4°) Il Comitato di Liberazione Nazionale perla Liguria si riserva di consegnare i prigionierial Comando Alleato Anglo-Americano operan-te in Italia. Fatto in quattro esemplari di cui due in italia-no e due in tedesco”.

Questa è la storia documentata, al di làdi strumentalità e puerili invenzionidi parole.

Promemoria a beneficio dei detrattori

Il contributo dei partigiania battere il nazifascismo

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In una prima fase della Resistenza i partigiani cheriportarono ferite durante le azioni ed in combat-timenti veri e propri trovarono rifugio ed assi-

stenza in case private (ad esempio a Porta San Donato,Via Spada, Lombardi, Calvart, Arienti) avvalendosidella professionalità di infermieri e di un ridottonumero medici. Ma il solo pronto soccorso non pote-va far fronte alla complessità ed ampiezza delle esigen-ze di una guerriglia con migliaia di uomini e donne. IlCUMER, ravvisata l’urgenza del problema, decise -siamo nel 1944 - di dar vita ad un servizio sani-tario il più possibile articolato nelle strutturecivili stesse.Il compito benne affidato al dott. GiuseppeFeltrami, medico di sicura fede antifascista chegià all’indomani dell’8 settembre 1943 avevasvolto propaganda via radio contro il nazifasci-smo. Attraverso gli opportuni contatti indivi-duali la rete clandestina prese corpo dimostran-dosi di notevole efficienza, seppur tributaria digravi sacrifici e costi anche in termini di viteumane.Questo aspetto della lotta di Liberazione nelbolognese, pur ricordato in singole testimo-nianze di protagonisti, non ha mai avuto finoalla primavera di quest’anno una analisi organi-ca tale da offire la panoramica complessiva.Lacuna coperta il 21 aprile scorso per iniziativadell’ANPI provinciale cui si deve il convegnodi studio in Cappella Farnese di Palazzod’Accursio, i cui materiali sono racconti nelvolumetto Curare la Resistenza. Il servizio sani-tario durante la lotta di Liberazione a Bologna,1943-1945 (ANPI Bologna editore, 2007,pagg. 53, euro 5,00). Preceduto dalla presenta-zione del convegno dal parte di WilliamNichelini, dal saluto del presidente delConsiglio comunale di Bologna e dalla introdu-zione di Mauro Maggiorani, direttoredell’ISREBO alla ricerca, il nucleo del lavoro sibasa sulla geografia del sostegno sanitario allaResistenza (Simona Salustri) e sul contributo dimedici e paramedici (Roberta Mira). Vediamocosì che il servizio cresce, strada facendo, ini-zialmente mediante autentiche lezioni di tecni-ca sanitaria per infermieri e personale ospedalie-ro, quindi con l’intervento di medici specialistidi fama. Ceti sociali intrecciano, naturalmentecon la naturale cautela, i loro interventi, daquelli popolari a quelli della borghesia colta,media e alta. È il caso, a quest’ultimo proposi-to, della proprietà dell’industria FARMAC chefornisce materiali sanitari e della farmaciaSant’Anna di via Carlo Alberto (l’attuale via

Don Minzoni) la quale assicura notevoli quan-titativi di medicinali. Vengono in tal modoprodotte cassette di medicazione distribuite indotazione alle formazioni combattenti. Giova ricordare l’esperienza dell’infermeria par-tigiana di via Duca D’Aosta (l’attuale via

Andrea Costa), realizzata, nell’agosto 1944, atutto punto e funzionante nella più assolutaclandestinità, in apparenza la villetta era disabi-tata: vi si accedeva e usciva solo di notte con ilcoprifuoco. Era dotata di saletta operatoria ealcune stanza di degenza, mentre le per urgen-ze impegnative i feriti venivano trasferiti inospedali. Ricordiamo il S. Orsola, il Rizzoli, lesezione del Maggiore dislocate nelle scuole ele-mentari “Marconi” di via Laura Bassi, ed inparte al S. Orsola, la clinica privata Sabaudia,l’ospedale militare Putti ubicata nella arcive-scovile villa Revedin presso S. Michele inBosco, lo psichiatrico Roncati (fornitura pro-dotti), gli ospedali fuori città di Bentivoglio edi Bagnarola di Budrio. L’infermeria, dicevamo. In essa vennero ricove-rati i gappisti reduci delle battaglie di PortaLame del 7 novembre e della successiva, il gior-no 15, della Bolognina. Il 9 dicembre 1944venne invasa dalla brigata nera fascista per dela-zione. Dei sedici tra personale sanitario e rico-verati presenti solo due riuscirono a guadagna-re l’esterno ed a salvarsi: tutti gli altri furonocatturati, sottoposti a tortura ed il giorno 13fucilati al poligono di tiro di via Agucchi. Il ricorso a cure ed interventi chirurgici negliospedali cittadini era in qualche modo favoritodal caos di traffico conseguente allo stato in cuiversavano, malgrado gli sforzi profusi da diri-genti e personale. Giungevano civili feriti dalleincursioni aeree nonché gravemente ammalatiper i patimenti, nonché soldati tedeschi prove-nienti dalle vicine linee del fronte. I partigianivenivano così ricoverati (anche con ingessaturefasulle) ed in locali adatti erano celate armi emunizioni. Il gruppo dei professori dell’Istitutodel radio del S. Orsola (Armando Businco,Giuseppe Gerdini, Gian Giuseppe Palmieri,Filippo D’Ajutolo ed altri colleghi) misero insalvo il mezzo grammo di rarissimo e preziosis-simo radio rimasto dopo l’asportazione dell’al-tra metà asportata dai tedeschi. Venne celatonel pavimento della abitazione di D’Ajutolo. Ilprof. Oscar Scaglietti, all’epoca ufficiale medicoe direttore del Centro ortopedico militare“Putti”, caduto in sospetto dei fascisti bologne-si per opera di una spia fatta ricoverare in fintaveste di partigiano, riuscì a cavarsela, anzi adandare a protestare da Mussolini che dette cre-dito alla sua vantata innocenza. Tra i caduti del silenzioso lavoro patriottico eumanitario nello stesso tempo, è da ricordareGianni Palmieri, figlio del professore, che parti-giano della 36° Brigata Garibaldi “Bianconcini”alla fine della battaglia di Cà di Guzzo del 27settembre, nell’alta valle dell’Idice, volle restaread assistere i feriti e venne assassinato, due gior-ni dopo, dai tedeschi. Le persone che operarono nel servizio sanitariodella Resistenza bolognese furono una novanti-na, di cui cinquanta medici ed infermieri.

R.B.

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Rete sanitaria clandestina

I medici, gli infermieri per curare i partigianiBestialità fascista contro i feriti dell’infermerie

Dal Costa Rica a Bologna,impiccato a Casalecchio

L’ANPI provinciale di Bologna ha avutograditi ospiti nelle sede di via della Zecca 2 ifamiliari di Carlo Collado Martinez, ilmedico costaricense caduto all’età di 25 anniquand’era partigiano della 63° BrigataGaribaldi “Bolero”. Essi sono venuti per par-tecipare alla manifestazione a Casalecchio peril 63° anniversario dell’eccidio al cavalcavia. Nato a San Josè di Costa Rica fu studentenella nostra Università dove conseguì lalaurea in Medicina col massimo dei voti elode presentando la tesi su una ricerca rela-tiva ai tumori cerebrali. Attivo fra i medici

e gli infermieridel PoliclinicoS. Orsola nel-l’ambito dellarete sanitariadella Resisten-za, individuatodai repubblichi-ni fascisti entrònella clandesti-

nità e fece parte della 63° BrigataGaribaldi “Bolero” operante nell’area colli-nare della Bazzanese. Catturato dopo un combattimento fu uno deitredici partigiani impiccati col filo di ferrodai tedeschi il 10 ottobre 1944 agli alberied ai cancelli delle ville presso il cavalcaviadi Casalecchio di Reno. Nel corso dell’affettuoso incontro, il presiden-te dell’ANPI, William Michelini, ha fattodono ad ognuno degli ospiti di copia dellapubblicazione “Curare la Resistenza. Il ser-vizio sanitario durante la lotta di liberazio-ne a Bologna 1943-1945”.

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volontariamente con la morte la suadisobbedienza.Dopo aver assistito a questo spettaco-lo in alcuni professori dell’IstitutoComprensivo di Monghidoro e nelpresidente di questa sezione com-prensoriale dell’ANPI, nasce l’idea dicoinvolgere alcune classi dell’IstitutoComprensivo di Monghidoro nellalettura di questo dramma. All’iniziodell’anno scolastico vengono coinvol-ti altri professori, che si entusiasmanoe a poco a poco prende consistenza unprogetto più ampio. Si decide infattidi collegare la lettura dell’Antigone aquella del libro “Viaggio con l’amico”del partigiano Francesco BertiArnoaldi. In questo piccolo libroautobiografico si narra l’esperienzavissuta da un ragazzo nel 1943, men-tre frequentava il liceo Galvani diBologna.Educato in una scuola fortementecondizionata dall’ideologia fascista,ha la fortuna di incontrare, nell’ulti-mo anno del liceo, un professore chefascista non è e che, facendo leggereappunto l’Antigone, fa riflettere isuoi studenti sulla necessità di tra-sgredire le leggi ritenute ingiuste, difar prevalere, anche a costo della pro-pria morte, le leggi della ragione edella giustizia. Dopo quella letturaegli, con il suo compagno GiulianoBenassi, decide di andare in “ribelli-ca”, di diventare partigiano. MentreFrancesco si salva dagli orrori dellaguerra, Giuliano viene catturato daifascisti, torturato nel carcere diVerona e quindi trasferito in uncampo di concentramento inGermania. Durante un tragico trasfe-

rimento da un campo ad un altro,mentre i tedeschi sono incalzati dalletruppe alleate, Giuliano tenta la fuga,ma viene ucciso.Durante l’anno scolastico lo stessoBerti Arnoaldi è intervenuto a scuolaper raccontare ai ragazzi la sua espe-rienza. Gli alunni e i professori delle classiIII/A e III/B della scuola secondariadi 1° grado “Maria dalle Donne “ diMonghidoro si sono tanto appassio-nati all’ascolto di questa e di altre sto-rie collegate all’ultima guerra da scri-vere un testo, mescolando una storialontana, ma dai contenuti sempreattuali, di una tragedia greca alla sto-ria più recente.Il testo da loro preparato, libera inter-pretazione dall’Antigone di Sofocle edal Viaggio con l’amico di FrancescoBerti Arnoaldi è stato rappresentato,alla fine dell’anno scolastico, all’aper-to in un parco giochi, vicino allascuola con costumi e maschere prepa-rate dagli stessi alunni, intercalatocon testimonianze in video dello stesoFrancesco Berti Arnoaldi e del parti-giano Diano Casoni.

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Tutto questo è stato poi registrato edora è in un video, che si può acquista-re e che è stato sovvenzionato dallanostra sezione Comprensoriale. È unvideo che noi della sezione ANPI invi-tiamo a guardare con commozione perle vicende narrate, per la bravura deipiccoli interpreti e per la professionali-tà con il quale è stato confezionato. Sipuò richiederlo sia all’IstitutoComprensivo di Monghidoro che allanostra Sezione.

Matteo Calzolari

ANPI Sezione ComprensorialeComuni di Loiano, Monghidoro,Monterenzio, San Benedetto Val diSambroc/o CGIL-SPI via Vittorio Emanuele II, 6840063 Monghidoro - tel. 051 655 50 08

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Spettacolo alla Futa, lezione in classe a Monghidoro

“Viaggio con l’amico”recitando l’AntigoneLo spettacolo con abitanti-attori dell’Alto Appennino nel suggestivo scenario nel cimitero militare tedesco.Il libro autobiografico dell’avv. Francesco Berti Arnoaldi, l’esperienza dello studente liceale a Bologna. Una storia lontana dai contenuti attuali.

All’inizio di tutto c’è stato unospettacolo: l’Antigone di So-focle.

Estate 2006 passo della Futa, cimite-ro germanico.30680 caduti, il più grande sacrariodi vittime tedesche sul suolo italiano.Tombe di semplice pietra deposte suprati, lungo un percorso a spiraleattorno alla montagna, fino alla cimaculminante in una parete svettantecontro il cielo come una vela o undito elevato ad eterno monito controla follia della guerra, memento eternodi tante vite sacrificate inutilmente,in nome di un’aberrante ideologia,quella nazista, dominata dall’idea disopraffazione dei più deboli, di ster-minio dei diversi. In questo suggestivo contesto degliattori bravissimi dell’Archivio Zetadi Firenzuola, con i volti scavati dicerti nostri contadini, recitanol’Antigone, senza nessun ausilio sce-nico, se non il paesaggio circostantedi monti, mura e pietre sepolcrali. La storia di Antigone è quella di unagiovane donna che presa dalla pietà edall’amore per il fratello Polinice,morto in battaglia combattendo con-tro la città di Tebe, contro la sua stes-sa gente, decide di violare il divieto airiti funebri, imposto dal re Creonte.Celebra quindi da sola i riti funebri etenta di dare sepoltura al corpo delfratello. Viene però scoperta e incar-cerata.La ribellione di Antigone alle leggicrudeli del re di Tebe è il drammaeterno della disobbedienza alle leggiritenute inique. Alla fine del drammaAntigone morirà suicida, pagando

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L’articolo 49 della Costituzione italianaaffida ai partiti il compito di rappre-sentare, “con metodo democratico”,

il popolo italiano. Oggi assistiamo ad unacrisi del sistema dei partiti tradizionali. Lasocietà non trova risposte. Ma la soluzionenon è eliminare i partiti: bisogna riformarli,trasformarli, adeguandoli ad una realtà radi-calmente mutata. Con la consapevolezzache non abbiamo tempo da perdere. I nodiingarbugliati della democrazia sono giunti alpettine e non sarà certo tagliandoli conl’accetta che potremo imboccare la viad’uscita: bisogna saperli sciogliere.Non è stravolgendo la giovaneCostituzione italiana che risolveremoquesti problemi. È il momento di indi-viduare e perseguire altre priorità: dif-fondere cultura e conoscenza, investen-do risorse innanzitutto sulla scuola e

sulla ricerca; restituire dignità al lavorocome principale fonte di emancipazionee di dignità dell’individuo; ricostruire iltessuto sociale, ponendo l’etica dellaresponsabilità in cima alla scala dei valo-ri condivisi.In tutto ciò l’antifascismo è un elemen-to fondamentale: con troppa leggerezza(e, spesso, con lucida incoscienza) lo si è

voluto relegare tra gli arnesi arruggini-ti. L’antifascismo è stato e continua adessere invece il miglior antidoto controla deriva populista di questi anni: essereantifascisti oggi significa anche essereantiliberisti. Il neo-liberismo, comeprovano le disastrose esperienze deigoverni Bush e Berlusconi, è l’esattocontrario del liberalismo antifascista diBobbio, Gobetti e Rosselli. PersinoPopper - uno dei principali punti diriferimento del pensiero liberista con-temporaneo - denunciò, negli ultimianni della sua vita, il potenziale antide-mocratico della televisione. Basti pensa-re al ruolo che ha avuto nella campagnadi disinformazione che ha preceduto eseguito gli attentati dell’11 settembre2001.Essere “democratici e di sinistra” è dun-que ancora indispensabile per chi non sirassegna all’attuale declino delle demo-crazie occidentali. Resistenza è lamigliore parola d’ordine per chi, comenoi, si ostina a sperare in un mondo piùgiusto e più bello di quello in cui vivia-mo. Persino l’Illuminismo, come ha scrittoEugenio Scalfari, è un pensiero tuttoravivo e fecondo. Nel 2007 è però anacronistico pretende-re di rappresentare ancora una determi-nata fascia di cittadinanza (una classesociale): la sinistra deve rispondere oggialla risorgente domanda di giustizia diuna società di individui che - a lungo“bombardati” da un massiccio impiegodi armi di distrazione di massa - stannofacendo i conti con il disperato bisognodi recuperare senso e significato alle pro-prie esistenze. Siamo infatti circondatida donne e uomini che, dopo decenni difaticose conquiste sociali, si sono lascia-ti terrorizzare da un nemico tantopotente quanto indecifrabile: loro stessi.Una volta liberati dalle catene (della dit-tatura, prima, e delle costrizioni dellasocietà, poi) hanno creduto, sbagliando,che a questo faticoso impegno dovesse

necessariamente seguire un meritatorilassamento della coscienza.Se vogliamo ritrovare la strada della veraLibertà - mai conquistata una volta pertutte - dobbiamo sapere che non ci sonoscorciatoie: è una strada in salita e, comeaveva intuito Berlinguer, comporta larinuncia a stili di vita che per troppotempo abbiamo confuso con il “benesse-re”. Se il tasso di suicidi (individuali ecollettivi) è spesso direttamente propor-zionale alla crescita del PIL, significache dobbiamo rinnovare, prima ancorache i partiti, il nostro concetto di benes-sere (“stare bene”). La povertà, la guerra,le ingiustizie, l’insicurezza aumenteran-no finché la maggioranza dei cittadininon capirà che la propria “sicurezza” èdirettamente proporzionale alla felicitàdel prossimo. E il prossimo non è“l’altro”: gli altri siamo noi. Se i paesiricchi guardassero negli occhi gli esseriumani che lo circondano, si accorgereb-bero che oggi in America latina si sorri-de di più e si assumono meno psicofar-maci. Perché? Forse perché là, dopo annidi ingiustizie, infamie e sofferenze, si èritrovata una cosa che pareva perdutaper sempre: la speranza. Tanti sono idiritti che giustamente rivendichiamo:lavoro, giustizia, cura… Se non ciriprendiamo subito il diritto alla spe-ranza, non avremo abbastanza tempoper conquistarli.

Riccardo LenziDirettivo sezione ANPI “Gianna Tarozzi”

Zona Barca - Bologna

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I partiti e l’antipolitica

Nodi al pettine (saperli sciogliere)

RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax 051.235615Direttore responsabile: Lino Michelini (ad interim)Registrazione al Tribunale di Bologna n. 7331 del 9 maggio 2003Stampa: Tipografia Moderna s.r.l., Via dei Lapidari 1/2, 40129 BolognaTel. 051.326518 - Fax 051.326689

ANPI solidale con gli studenti

Si sono ripetuti nelle settimane scorse aBologna in scuole ed in strade intollerabiliepisodi di violenza di stampo fascista neiconfronti di studenti. Tale reiterazione èquanto mai preoccupante. Un messaggio afirma Lorenzo Battisti è giunto il 16 ottobrescorso via posta elettronica all’ANPI pro-vinciale col quale si chiede quale sia la posi-zione dell’associazione stessa. La risposta pubblica è stata la seguente: “Ipartigiani con la loro lotta intesero unanazione in cui la convivenza civile e pacificane fosse il fulcro. La Costituzione nata dallaResistenza ne ha le premesse ed i valori deldiritto e del dovere, del dialogo e del recipro-co rispetto, del senso di responsabilità verso lasocietà. L’ANPI provinciale stigmatizzandole ripetute provocazioni e ogni intimidazionefascista esprime loro solidarietà e appoggio,invitando gli studenti a tenere sempre alti ivalori costituzionali e dell’antifascismo”.

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