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INTERVISTE INIZIATIVE Emergency: parte il Programma Italia Periodico del banco informatico tecnologico e biomedico & Responsabilità Sociale Tecnologia Solidale Anno 1 - Numero 8/9 - periodico - Dicembre 2012/Gennaio 2013 Responsabilità Sociale & Tecnologia Solidale – anno 1 - numero 8/9 – periodico - Dicembre 2012/Gennaio 2013 - Registrazione al Tribunale di Milano al n.124 del 2 marzo 2012 - Direttore Responsabile: Bruno Calchera - Redazione: Ida Cappiello, Marco Taverna - Editore: BITeB Onlus, via Carducci 32 - 20123 Milano, - Stampa: Italgrafica Novara - Sede operativa: BITeB Onlus, via Tobagi 22 – 20060 Peschiera Borromeo (MI) Siti internet: www.biteb.org, www.tecnologiasolidale.eu, www.techsoup.it - Contatti: [email protected] - Telefono: 02-5530.0873 - Telefax: 02-8715.2909 - Webmaster: Arvea s.r.l., [email protected] VOCI DALLA PRATERIA a pagina 16 alle pagine 8 e 9 Quattro moschettieri del BITeB TESTIMONIANZA www.tespi.net A proposito di terzo settore e sussidiarietà Dialogo fra Bruno Calchera e Paolo Del Debbio. Il Non Profit chiama. Il governo risponde A tu per tu con Danilo Giovanni Festa, Direttore Generale per il volontariato, l’associazionismo e le formazioni sociali del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali. a pagina 6 “Servono strumenti finanziari ad hoc per il sociale” Parla Roberto Randazzo, docente di Non Profit Law all’Università Bocconi di Milano. a pagina 7 “Ma è a favore dei bambini….!!!” alle pagine 4 e 5 alle pagine 14 e 15 Le nuove iniziative di Gino Strada. Cinque Pc fanno scuola L’associazione Caminando Juntos apre in Italia un laboratorio di informatica. a pagina 10

Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.8-9, anno I, Dicembre 2012- Gennaio 2013

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Periodico del Banco Informartico Tecnolgogico e Biomedico

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interviste iniZiAtive

Emergency: parte il

Programma Italia

Periodico del banco informatico tecnologico e biomedico

&Responsabilità Sociale Tecnologia Solidale

Anno 1 - Numero 8/9 - periodico - Dicembre 2012/Gennaio 2013

Responsabilità Sociale & Tecnologia Solidale – anno 1 - numero 8/9 – periodico - Dicembre 2012/Gennaio 2013 - Registrazione al Tribunale di Milano al n.124 del 2 marzo 2012 - Direttore Responsabile: Bruno Calchera - Redazione: Ida Cappiello, Marco Taverna - Editore: BITeB Onlus, via Carducci 32 - 20123 Milano, - Stampa: Italgrafica Novara - Sede operativa: BITeB Onlus, via Tobagi 22 – 20060 Peschiera Borromeo (MI)

Siti internet: www.biteb.org, www.tecnologiasolidale.eu, www.techsoup.it - Contatti: [email protected] - Telefono: 02-5530.0873 - Telefax: 02-8715.2909 - Webmaster: Arvea s.r.l., [email protected]

VOCI DALLA PRATERIA

a pagina 16

alle pagine 8 e 9

Quattro moschettieri

del BITeB

testiMOniAnZA

www.tespi.net

A proposito di terzo settore e sussidiarietàDialogo fra Bruno Calchera e Paolo Del Debbio.

Il Non Profit chiama.Il governo rispondeA tu per tu con Danilo Giovanni Festa, Direttore Generale per il volontariato, l’associazionismo e le formazioni sociali del Ministero del Lavoro e Politiche sociali.

a pagina 6

“Servono strumenti finanziari ad hoc per il sociale”Parla roberto randazzo, docente di non Profit Lawall’Università Bocconi di Milano. a pagina 7

“Ma è a favore dei bambini….!!!”

alle pagine 4 e 5

alle pagine 14 e 15

Le nuove iniziative di Gino strada.

Cinque Pc fanno scuola

L’associazione Caminando Juntos apre in italia un laboratorio di informatica.

a pagina 10

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Anno 1Numero 8/9

Dicembre 2012/Gennaio 2013eDitOriALe

Quali i donidi Natale

per il non profit?

Bruno Calchera

Responsabilità Sociale & Tecnologia Solidale anno 1 - numero 8-9 – periodico - Dicembre 2012-Gennaio 2013Registrazione al Tribunale di Milano al n.124 del 2 marzo 2012

Stampa: Italgrafica Novara

Direttore Responsabile: Bruno CalcheraRedazione: Ida Cappiello, Marco Taverna

Hanno collaborato: Paolo Del Debbio, Maria Fasulo, Danilo Giovanni Festa, Paolo Galandra, Massimo Lorenzi, Massimo Maderna, Davide Minelli, Ernesto Montenegro,

Luciana Pasimeni, Roberto Randazzo, Tommaso Savarese, Vincenzo Savarese.

Editore: BITeB Onlus, via Carducci 32 - 20123 Milano, Presidente: Stefano Sala

Sede operativa: BITeB Onlus, via Tobagi 22 – 20068 Peschiera Borromeo(MI)Siti internet: www.biteb.org, www.tecnologiasolidale.eu , www.techsoup.itContatti: [email protected] - Telefono: 02-5530.0873 - Telefax: 02-8715.2909

Impaginazione, progetto grafico e webmaster: Arvea s.r.l., [email protected]

Questo numero è stato chiuso in redazione il 21 Dicembre 2012La rivista è disponibile anche nel formato PDF sfogliabile

by è media partner di BITeB

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E’ la fine anno.Al di là dei bilanci ammini-

strativi che si devono fare, ci sono pure i bilanci rife-ribili al settore Non Profit italiano. Si può tentare di vedere come va – o non va – e valutare se qualche cosa è cambiato e come per coloro che abitano il Terzo Settore.

Le Onlus che naturalmente non fanno attività commerciale, se devo-no inquadrare i dipendenti, a tempo determinato o indeterminato - come desidera la Ministra Fornero - devo-no applicare il contratto riservato ai dipendenti del settore “terziario”. Insomma una non profit che non fa commercio, inquadra il personale come se potesse, alla pari, fare attivi-tà commerciale.

E’ ben strana questa contraddizione.

Il settore delle Onlus non ha sinda-calizzazione, non esiste una rappre-sentanza unitaria di settore – il dr. Del Debbio lo palesa nella sua intervista in questo periodico – vive di regola-mentazioni territoriali e si suppone possa camminare gratuitamente. I volontari per definizione non costa-no (ma gli affitti, la gestione, i mezzi, gli strumenti, sì ed anche il personale che garantisce la vita delle associa-zioni!).

Non esiste un contratto per una As-sociazione di Volontariato che preve-da delle riduzioni, delle facilitazioni, in un momento in cui la P.A. gli Enti privati, onerati dalla crisi, sono meno disponibili al sostegno di attività sus-sidiarie.

Lo Stato Assistenziale non può – e forse è anche un bene – distribuire a pioggia finanziamenti a tutti.

Lo Stato preferisce dialogare con i singoli cittadini.

La famiglia è già trattata come nucleo sociale pro-blematico: la si misura dal numero di teste che la compongono e queste

teste poi devono avere qualità particolari.

Cosa può portare il Natale? Quali sono i doni di Natale per le Non Profit?

• Il contratto di lavoro specifico per i dipendenti del Terzo Settore.

• Una fiscalità agevolata• Un progetto di Agenda Digitale

che non tratti unicamente di carta di identità elettronica, ma anche di op-portunità che il mercato offre alle On-lus. Ad esempio il programma TECH-SOUP (www.biteb.org).

• Una minor dipendenza dallo Stato per non diventarne succubi.

Il volontariato è una risorsa sociale. Il volontario non solo offre il suo

tempo, ma ha bisogno di trovare SEMPRE mezzi ed organizzazione – che costano – adeguati per svolgere bene il suo impegno.

E questo vale per tutto il settore Non Profit. Sia per l’Associazione che ha un blasone di notorietà sia per quella più piccola che opera egregiamente nel territorio.

Perché non abbandonare il terreno dell’assistenzialismo e invece imboc-care, come accade in Europa in tanti paesi, la via più positiva del ricono-scimento del diritto alla libertà as-sociativa? Più spinta propulsiva, ac-creditamento, e accordi, contratti di collaborazione alla pari, sono una via nuova da intraprendere. Perché non essere sussidiari per davvero?

www.biteb.org

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2 3www.biteb.org

Anno 1Numero 8/9Dicembre 2012/Gennaio 2013

Dopo il significativo risultato del flagship project per l’Anno Euro-peo del Volontariato, per il BITeB sta per iniziare un nuovo percor-so progettuale. A valere sulla Di-rettiva 2011, relativa al bando del Ministero del Welfare per il finan-ziamento di progetti sperimentali di organizzazioni di volontariato, come previsto dalla Legge 266/91, l’Osservatorio nazionale del vo-lontariato ha approvato anche il progetto del BITeB “PASSWORD PER LA RETE SOLIDALE”.

Con tale percorso, che per noi è effettivamente sperimentale, si cercherà di fare un ulteriore pas-saggio nella attività del BITeB a supporto delle organizzazioni non profit. Infatti, a partire dalla rete di relazioni costruita nel corso degli anni, si proporrà ad alcune realtà del Terzo Settore della Lombardia un percorso di alfabetizzazione informatica per persone che han-no bisogno di acquisire familiari-tà con la tecnologia, che è ormai entrata in maniera rilevante nella vita di tutti i giorni.

La prima peculiarità del proget-to sta nel fatto che l’infrastruttura tecnologica di base è fornita gra-tuitamente dal BITeB, che metterà

a disposizione pc e connessioni di rete, lasciandoli poi in dotazione alle associazioni partner una volta terminato il progetto.

Il secondo fattore significativo è che i docenti saranno prevalen-temente studenti universitari che, in maniera completamente volon-taria, offriranno tempo e compe-tenze adeguate con cui permette-ranno ai destinatari dapprima di prendere confidenza con gli stru-menti informatici e poi di mettere in pratica le conoscenze acquisite.

L’obiettivo è infatti di dare agli al-lievi la possibilità di apprendere i rudimenti di base per l’uso di un programma di testo e di un foglio di calcolo, di utilizzare la posta elettronica e di connettersi ad in-ternet.

Il progetto è partito a novembre, durerà 12 mesi e prevede l’utilizzo di un sito dedicato per mettere in comune i vari passi del percorso e raccogliere criticità e punti di forza, in modo da proporlo come buona pratica replicabile in altri

contesti. E’ un ulteriore esempio di come il volontariato debba es-sere considerato non come un’at-tività marginale e irrilevante ma come un fattore di innovazione sociale e sviluppo, che arriva a ri-spondere a bisogni sempre nuovi, sui quali le strutture statali sono, inevitabilmente in ritardo o in dif-ficoltà.

Abbiamo sempre sostenuto che il divario digitale non riguarda soltanto l’accesso alla banda larga ma attiene alla capacità di utilizza-re gli strumenti informatici in ma-niera massiva ed al tempo stesso efficace.

Cosa capiterà se la Pubblica Amministrazione erogherà i suoi servizi sempre più in modalità di-gitale se gli utenti non saranno in grado di avvalersene? Si rischia il paradosso di fare investimen-ti che non avranno il corretto ri-torno in termini economici e più ancora operativi. Con questo pro-getto vogliamo dare nei fatti un piccolo contributo sul percorso di un’Agenda digitale in cui mol-ti ripongono grandi aspettative di sviluppo. Speriamo che la PAS-SWORD consenta l’accesso ad una RETE sempre più SOLIDALE.

iniZiAtivA

Con la legge 266/91 si avvia il progetto “Password per la rete solidale”, un modo di avvicinare la tecnologia alle realtà più fragili del territorio.

Parte un nuovo progetto di tecnologia solidale

di Paolo Galandra

Con tale percorso, che per noi è

effettivamente sperimentale, si

cercherà di fare un ulteriore passaggio

nella attività del BITeB a supporto delle

organizzazioni non profit.

“PASSWORD PER LA RETE SOLIDALE”.

Il progetto del BITeB

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COnversAZiOne

A proposito di terzo settore e sussidiarietà

Calchera: Innanzi tutto mi interessa la tua opinione sul Terzo Settore, sul mondo del Non Profit. Se ne parla in mille occasioni. Stiamo assistendo attualmente all’avvili-mento e alla lenta distruzione di questa importante risor-sa del paese. Vi sono le grandi centrali di settore, vere multinazionali, che vantano finanziamenti da più parti, ma il settore conta più di 300.000 realtà e patisce. Ad esempio tanti parlano di volontariato, ma pochi si pon-gono il tema che anche il volontariato costa. Ad esempio a coloro che sono “assunti“ in organizzazioni Non Pro-fit viene applicato il contratto nazionale del commercio. Cosa ne pensi? Come far intervenire la politica su questo settore?

Del Debbio: In Italia tutto il mondo del terzo settore, o Non Profit che dir si voglia, non gode dei benefici fiscali dei quali gode in molti Paesi esteri. Il principio in relazio-ne al quale ciò dovrebbe avvenire è molto semplice: vi-sto che queste associazioni danno un contributo impor-tante alla vita sociale (ed anche economica) del Paese e visto che non rappresentano da nessun punto di vista un aggravio per lo Stato, questo dovrebbe riconoscere loro uno statuto fiscale e amministrativo favorevole. Questo non sta avvenendo, anche se da anni se ne discute. Que-sto è negativo perché blocca lo sviluppo di questa realtà e con esso le diverse possibilità di aiuto sociale ed eco-nomico che questa realtà potrebbe offrire a moti cittadini in difficoltà.

Calchera: La comunicazione aiuta il Non Profit. Media-friend ad esempio sostiene progetti e azioni. Lo fa Te-lethon. Non lo fa per realtà come la nostra, perché noi “aiutiamo chi aiuta”: diamo tecnologia (PC, materiale biomedico) alle ONLUS e alle ONG che operano nel Ter-zo Mondo. Prodotti dismessi dai nostri ospedali ed azien-de per rinnovo del parco macchine che si rivelano utili in Africa, Asia, America Latina … in Italia. E’ la filosofia dei Banchi (Alimentare, Farmaceutico…). NON SPRECA-RE! Noi siamo il Banco più complesso perché possiamo dare alle Associazioni, ma dobbiamo intervenire su ogni pezzo per dare una nuova vita a questi prodotti. Non pos-siamo fare una “colletta”. Finite le sponsorizzazioni e le contribuzioni pubbliche, resta solo la comunicazione diffusa. Come fare una buona comunicazione sociale? Come valuti l’opera del nostro Banco?

Del Debbio: Valuto molto bene l’opera del vostro Ban-co perché rientra in una filosofia di aiuto ai Paesi in via di sviluppo che ha resistito lungo diversi decenni come l’unica che ha un senso teorico e pratico. Offrendo tecno-logia alle Onlus e alle Ong che operano nel Terzo Mondo, il Banco aiuta queste realtà ad operare in quei Paesi au-tonomamente e a mettere quelle realtà in grado di co-minciare a farcela da sole. Per quanto riguarda la comu-nicazione sociale io credo che essa vada fatta spiegando bene gli esiti finali di questa operazione che possono attirare un’ attenzione “umanitaria” delle persone che raggiunge. In questo modo le persone potranno legare il contributo richiesto ad un obiettivo concreto che è sem-pre la miglior cosa.

Calchera: Il nostro giornale tratta di Responsabilità So-ciale, come valore in più di una azienda e di prodotti. Un nuovo contenuto della comunicazione. Le donazioni al Non Profit sono infatti detassate per 70.000 euro dagli utili. Alla luce della tua conoscenza del mercato e della politica e della comunicazione pensi che questa possibi-lità sia a nota a tutti? O più semplicemente non ci sono denari e la Responsabilità Sociale è accantonabile. Nel-le aziende sempre più vi sono manager CSR (Corporate Social Responsibility) ma sempre meno iniziative verso l’esterno.

Del Debbio: Certamente la crisi economica non aiuta la ricerca di fondi per il Non Profit. Al di là, comunque,

4www.biteb.org

Paolo Del Debbio

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Anno 1Numero 8/9

Dicembre 2012/Gennaio 2013

della crisi e dei suoi effetti il pro-blema vero è quello culturale. An-cora il Non Profit è relegato nella coscienza di molti al ruolo di stam-pella dello Stato, di beneficienza, di opera pia nel senso riduttivo del termine. Esso è percepito come un soggetto con identità propria e con funzioni socioculturali ed anche economiche autonome.

Calchera: Tra le nostre attività, una delle più recenti è TechSoup Italia. Una presenza in Italia di TechSoup Global che ha sede a S.Francisco (U.S.A.). Alcune mul-tinazionali vendono/offrono loro prodotti fino al 96% di sconto alle ONLUS e ONG. Tra esse Microsoft, Cisco, Symantec, SAP e da genna-io 2013 Adobe. Ci potrebbe essere anche qualche azienda italiana … Non mi pare che in Italia il Terzo Settore conosca questa oppor-tunità. In due anni abbiamo” fat-to dono” di tecnologia NUOVA e presente sul mercato a più di 700 realtà non profit di prodotti per un valore commerciale che supera i 6 milioni di dollari. Ma il numero è veramente piccolo. In Germania il numero è 5 volte più alto. Nel Be.Ne.Lux. la raccolta supera i 16 milioni di dollari. E’ solo un pro-blema di comunicazione? Penso di no. Penso che la Pubblica Am-ministrazione potrebbe dare noti-zia che esiste questa opportunità per le ONLUS. Non solo IMU, ma anche buone prassi. Pensi la cosa possibile nell’attuale situazione politica?

Del Debbio: Certamente c’è un problema di comunicazione e cer-

tamente può essere superabile ma, credo, le Onlus in questo caso dovrebbero presentarsi più come un soggetto unico, quindi dotate di maggiore forza, e non come sog-getti in ordine sparso che hanno sempre minor peso. Questo vale anche per tutti i tipi di rivendicazio-ne politica che le Onlus intendono mettere in piedi.

Calchera: Che ne dici del tema “sussidiarietà”? Se ne parla poco con il Governo Monti. Se ne par-lava già poco. Sta diventando una sorta di delega decentrata … Come riaffermarne il valore?

Del Debbio: Il tema della sussi-diarietà, che è bene ricordarlo è un valore costituzionale, può es-

sere visto in modo riduttivo come delega decentrata, come dite voi, oppure come una vera e propria fi-losofia sociale diversa. In breve: la sussidiarietà vuol dire che lo Stato non deve fare tutto ciò che può es-sere fatto da altri soggetti istituzio-nali o socio culturali. Avviene que-sto in Italia? Le associazioni sono concepite, nella prassi, come sog-getti autonomi allo Stato? Questo discorso si lega a quello fatto nel-la domanda numero uno. Se tutto questo fosse riconosciuto natural-mente il discorso fiscale sarebbe conseguente. Non essendo così, anch’esso risente di una mancanza di cultura sussidiaria nonostante la presenza del principio nella nostra carta costituzionale.

Calchera: Nell’attuale crisi eco-nomica pensiamo di rappresenta-re una risorsa utile. Che ne pensi?

Del Debbio: Il fatto che voi rap-presentiate una risorsa utile non dipende dalla crisi economica at-tuale. Certo in un momento di crisi la richiesta di soddisfacimento dei bisogni di base aumenta e realtà come le vostre vedono crescere il proprio ruolo. Sarebbe tuttavia un errore legare la vostra utilità ai mo-menti di crisi. La vostra è un’utilità indipendente dai momenti di crisi perché affonda le sue radici nella costituzione stessa della società ci-vile che cresce o arretra in relazio-ne alla vivacità e al numero delle associazioni che in essa operano. E questo è indipendente dai periodi di crisi.

Valuto molto bene l’opera del vostro Banco perché rientra

in una filosofia di aiuto ai Paesi in via di sviluppo

che ha resistito lungo diversi decenni come

l’unica che ha un senso teorico e pratico.

Offrendo tecnologia alle Onlus e alle Ong

che operano nel Terzo Mondo

Il tema della sussidiarietà, che è bene ricordarlo

è un valore costituzionale, può essere visto in modo

riduttivo come delega decentrata, come dite voi, oppure come una vera e propria filosofia sociale diversa. La sussidiarietà

vuol dire che lo Stato non deve fare tutto ciò che può essere fatto da altri soggetti

istituzionali

“ ““ “

Una scuola nel Terzo Mondo

5www.biteb.org

*Paolo Del Debbio è conduttore televisivo di “Quinta Colonna” su Rete4, filosofo,

politologo e già assessore al Comune di Milano.

Dialogo fra Bruno Calchera

e Paolo Del Debbio.*

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Il 2012 è stato un anno impegnativo per il Ministero del Welfare: alle attività consolidate sul terzo settore si sono aggiunte prima la com-petenza sulla responsabilità sociale d’impresa, poi l’eredità operativa dell’Agenzia per le On-lus. Contemporaneamente il taglio delle risor-se pubbliche non ha certo risparmiato il Non Profit. In questa intervista, Danilo Giovanni Festa racconta dodici mesi di lavoro della sua Direzione Generale.

Dottor Festa, ci faccia un bilancio delle ini-ziative prese dal Ministero nei confronti del Non Profit.

Quest’anno siamo stati tempestivi sul cinque per mille, abbiamo già pagato 230 su 253 milio-ni di euro riferiti alle dichiarazioni del 2011 sui redditi 2010.

Benissimo, ci spiega però perché non si rie-sce a stabilizzare questa forma di finanziamen-to? Tutti gli anni il Non Profit si lamenta, penso con ragione, del fatto che una parte del gettito viene fagocitato dal governo per esigenze va-rie, cosicché il cinque per mille è sempre un po’ meno.

La distrazione di una parte del gettito c’è sta-ta solo quest’anno, i famosi 80 milioni, ma è la prima volta che succede, a quanto mi risulta. E’ vero che ogni anno si deve rifare una legge ad hoc; però il governo ha ripetutamente detto che la stabilizzazione del cinque per mille si potrà fare solo dopo aver messo ordine nella giungla delle detrazioni fiscali in generale. Questo non si riesce a fare, ha visto le vicende della legge di stabilità. Piuttosto io sono preoccupato del fatto che da un lato il gettito si riduce a cau-sa della crisi, dall’altro la platea dei beneficiari continua ad allargarsi: ad esempio sono appe-na entrate anche le associazioni culturali. Ov-vio che alla singola realtà resta sempre meno.

Come sono andati i finanziamenti previsti dalle leggi in vigore per il Non Profit, ad esem-pio per le organizzazioni di volontariato?

Per le ODV, I fondi previsti dalla legge 266 rela-tivi al 2011 sono stati pagati, per circa 2 milioni di euro. Stiamo erogando anche i finanziamenti alle APS, le associazioni di promozione sociale, poco meno di sette milioni di euro. Sono con-fermati anche i finanziamenti per l’acquisto di beni strumentali, tipicamente le ambulanze, in tutto circa 7 milioni 750mila euro. Per il 2012, invece, abbiamo pubblicato regolarmente tutti i nuovi bandi, consultabili sul sito del Ministe-ro. www.lavoro.gov.it

A sei mesi dalla chiusura dell’Agenzia per le Onlus, come procede la riorganizzazione all’in-terno del Ministero?

Stiamo lavorando per smaltire il lavoro arre-trato che ci è rimasto. In particolare le procedu-re di destinazione dei patrimoni delle associa-zioni sciolte: patrimoni piccoli, ma tantissimi, l’arretrato arrivava al 2007.D ‘altra parte l’Agen-zia per le Onlus non aveva dipendenti, per cui aveva difficoltà a svolgere lavori sistematici come questo. Qui al Ministero invece abbiamo 39 persone, più due dirigenti, tutte dedicate al Terzo settore. A breve costituiremo la quarta divisione, che raccoglierà tutte le competenze dell’ex Agenzia.

L’Unione europea sta prendendo diverse iniziative sulla responsabilità sociale d’im-presa, la CSR. C’è una ricaduta anche sulle vostre attività?

E’ un tema che mi sta molto a cuore, quin-di grazie della domanda. Recentissimamen-te, in ottobre, abbiamo pubblicato per la prima volta sul nostro sito una sezione de-dicata all’argomento. Da settembre 2011, infatti, la responsabilità sociale d’impresa rientra nelle competenze della mia Dire-zione. Secondo le indicazioni dell’Unione europea, che ha chiesto a ciascun Paese di elaborare un piano nazionale di intervento, ho convocato una serie di incontri con tut-ti gli stakeholder: dal Ministero dello svi-luppo economico alle Regioni, dall’INPS ai rappresentanti del Non Profit, ai sindaca-ti, alle associazioni imprenditoriali. Con il contributo di tutti, abbiamo redatto il piano d’azione, che sarà consultabile sul nostro sito e su quello dell’Economia tra pochi giorni, per consentire a tutti i cittadini di fare le loro osservazioni. Entro fine gennaio lo presenteremo a Bruxelles.

intervistA

Il Non Profit chiama.

Il governo rispondeA tu per tu con Danilo Giovanni Festa, Direttore Generale per il volontariato,

l’associazionismo e le formazioni sociali del Ministero del Lavoro e Politiche sociali.

6www.biteb.org

Anno 1Numero 8/9

Dicembre 2012/Gennaio 2013

““Sono confermati i finanziamenti per l’acquisto di beni

strumentali, tipicamente le ambulanze, in tutto circa 7 milioni 750mila euro.

Per il 2012, invece, abbiamo pubblicato regolarmente

tutti i nuovi bandi

Danilo Giovanni Festa

Page 7: Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.8-9, anno I, Dicembre 2012- Gennaio 2013

“Servono strumenti finanziari ad hoc

per il sociale”

Intervista al prof. Roberto Ran-dazzo, docente di Non Profit Law (corso di legislazione non profit in lingua inglese) all’Università Boc-coni di Milano e docente al Master in non profit alla Scuola di direzio-ne aziendale della stessa universi-tà. Avvocato, messinese ma mi-lanese d’adozione, si interessa in particolare di strumenti finanziari per lo sviluppo del terzo settore e dell’impresa sociale.

Si sta per chiudere un 2012 di sof-ferenza per tanti italiani. Come si è mossa quest’anno la politica verso il non profit, dal suo osservatorio e dal Suo punto di vista? Quali luci e quali ombre?

In linea generale, non mi sembra che ci siano stati interventi, dicia-mo così, di svolta, che abbiano se-gnato una spartiacque con il pas-sato. Si tratta di messe a punto, di limature, ma di sconvolgente non ho visto nulla. Neanche in negati-vo, intendiamoci.

Ok, entriamo allora nel merito. Cominciamo dalla questione più dibattuta, l’IMU. A che punto sia-mo?

Salvo ulteriori cambiamenti sem-pre possibili, la soluzione adottata dal governo mi sembra tutto som-mato equa: infatti le organizzazio-ni senza scopo di lucro, non solo religiose, pagheranno l’imposta in proporzione all’effettivo uso com-merciale dell’immobile interessato. Non si parla dunque più di spazi, ma di effettivo uso commercia-le: un criterio più realistico, anche se non facile da applicare nei casi concreti. D’altra parte il governo non poteva eludere il confronto con l’Unione europea. A Bruxel-les, glielo assicuro, considerano la questione senza pregiudizi ide-ologici, ma si preoccupano della concorrenza: tanto è vero che sono partiti dal ricorso di un’associazio-ne di categoria nell’ambito del turi-smo, settore in cui, in alcune città del nostro Paese, l’offerta da parte di enti senza scopo di lucro è parti-colarmente rilevante.

Guardiamo anche il buono. E’ stata aumentata al 24% la detra-zione fiscale sulle donazioni al non profit e le coop sociali hanno l’IVA invariata.

Sì, possiamo tirare un sospiro di sollievo per le coop sociali. L’au-mento delle percentuali di detrazio-ne, in vigore dal 2013, rappresenta un elemento sicuramente positivo ed anche gli sviluppi recentissimi delle ultime ore, fanno ben spera-re, in quanto sembrerebbero esse-re stati eliminati sia la franchigia

sulle somme fiscalmente deducibili e detraibili che il tetto , sulle de-trazioni inizialmente previsti. .Se passasse questo testo, abbiamo evitato quello che poteva diventare un disincentivo pesante, in quanto il risparmio fiscale per i donatori sarebbe stato veramente esiguo. Le vengono in mente altri provve-dimenti positivi?

Arriva Natale e siamo tutti più buoni…

Sì, nel pacchetto cosiddetto “Cre-scitalia” voluto dal ministro Pas-sera c’è un aspetto che è passato un po’ inosservato e invece è im-portante: l’estensione alle start-up a “vocazione sociale” - organiz-zazioni che operano in via esclusi-va nei settori indicati all’articolo 2 comma 1 del decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 155 - degli interventi messi in campo a favore delle start up innovative.

Invece la mancanza più grave del momento?

Penso che sia il balletto del cinque per mille. Siccome non è mai stata varata una legge, ma è il governo che ogni anno deve intervenire con una disposizione ad hoc per tener-lo in piedi, resta sempre quell’area di discrezionalità che fino ad oggi ne ha impedito la stabilizzazione, addirittura con il rischio, più volte paventato, di veder diminuire le ri-sorse espressamente destinate dai contribuenti a questo o a quell’ente non profit. Così il cinque non è mai veramente iI cinque. Occorre fare la legge una volta per tutte, altrimenti le organizzazioni non potranno mai fare dei piani a lungo termine ba-sati su questa forma di solidarietà.

Anche la chiusura dell’Agenzia per il Terzo settore è una cosa tri-ste, anche perché il trasferimento delle competenze in capo al mini-stero finora è avvolto nella nebbia.

Secondo Lei che cosa farebbe ve-ramente la differenza per il terzo settore, oggi, a livello di norme?

Secondo me, la creazione di stru-menti finanziari di raccolta specifici per il non profit. Impact investing e bond sociali. Sulla carta esisteva-no i titoli di solidarietà, ma non li ha emessi nessuno. Sotto questa affermazione c’è la mia posizione personale: il non profit deve conta-re sullo strumento del fund raising, in tutte le sue forme, per irrobu-stirsi. L’aiuto dello Stato ha dei li-miti, finisce per ghettizzarlo e alla lunga può generare davvero for-me di concorrenza sleale, mentre la raccolta presso il pubblico deve convincerlo, rendere credibile la causa.

intervistA

Parla roberto randazzo, docente di non Profit Lawall’Università Bocconi di Milano.

www.biteb.org

Anno 1Numero 8/9Dicembre 2012/Gennaio 2013

Roberto Randazzo

““Basta con il balletto del cinque per mille.Non è mai stata varata una legge.

E’ il governo che ogni anno deve intervenire con una disposizione ad hoc per tenerlo in piedi. Resta sempre dunque quell’area di discrezionalità

che, sinora, ne ha impedito la stabilizzazione

7

Page 8: Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.8-9, anno I, Dicembre 2012- Gennaio 2013

iniZiAtivA

8www.biteb.org

Emergency, l’associazione italiana indipendente e neu-trale nata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gra-tuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre delle mine antiuomo e della povertà è da qualche anno attiva anche sul territorio italiano per portare aiuto sia agli immigrati che agli indigenti.

In un incontro con Andrea Bellardinelli – Coordinatore del Programma Italia di Emer-gency, abbiamo cercato di ca-pire le motivazioni che hanno spinto un’associazione come Emergency, così conosciuta e importante a livello mondiale, a dedicare dal 2006 in poi una buona parte dei propri sforzi e delle proprie risorse all’imple-mentazione di strutture fisse e mobili sul territorio italiano.

Emergency, spiega Bellardi-nelli, ha iniziato il Programma Italia nel 2005 nelle carceri del Lazio principalmente con lo scopo di collaborare al soddi-sfacimento del diritto alla cura di ogni persona, sancito anche dall’art. 32 della costituzione italiana, che purtroppo per cause diverse in alcune parti-colari regioni e situazioni può essere disatteso, continuando così a perpetrare la propria “mission” a sostegno della pace, della solidarietà e del ri-spetto dei diritti umani.

Il progetto, pur avendo una notevole valenza a livello sa-nitario, risulta però molto più complesso spaziando dall’at-tività di orientamento dei pa-zienti ai servizi socio-sanitari sino al supporto agli stessi nell’ambito della giungla nor-mativa e logistica che spesso attanaglia le attività nel no-stro paese.

Spesso, ricorda Bellardinelli , ci troviamo a fronteggiare si-tuazioni dove i pazienti hanno notevoli difficoltà logistiche a raggiungere gli ambulatori per una semplice visita medi-ca oltre a dover spesso fare i conti con gli orari di apertura di tali ambulatori che rendono

difficoltoso l’accesso ai lavo-ratori; oppure la normativa in materia sanitaria viene rece-pita in modo diverso da ogni regione, creando criticità am-ministrative per chi si sposta sul territorio nazionale, come ad esempio i lavoratori stagio-nali.

Emergency ha così deciso nel 2006 di aprire un poliam-bulatorio a Palermo per ga-rantire un’assistenza socio-sa-nitaria gratuita e di qualità ai migranti, con e senza permes-so di soggiorno, e comunque a chiunque ne avesse bisogno.

Al poliambulatorio di Paler-mo hanno fatto seguito nel 2010 la creazione di un po-liambulatorio a Marghera nel comune di Venezia e a parti-re dal 2011 un’attività ambu-latoriale mobile per portare assistenza sanitaria dove più c’è bisogno. Le attività svol-te dallo staff di Emergency nei presidi sia fissi che mobili iniziano dall’accoglienza dei pazienti attraverso dei media-tori culturali che li informano sui loro diritti per proseguire poi con l’aiuto concreto ad ac-cedere ai servizi del sistema sanitario nazionale ed even-tualmente con l’accompagna-mento del paziente stesso presso strutture pubbliche per visite specialistiche.

Le prestazioni offerte dal personale di Programma Ita-lia, quasi tutto volontario se si esclude il personale pro-fessionale necessario all’or-ganizzazione e alla continuità del servizio, sono totalmente gratuite e permettono a mol-te persone in difficoltà, dovu-ta anche alla perdurante crisi economica che attanaglia il nostro paese, di avere facile accesso a servizi di medicina di base, pediatria, oculistica e molte altre specialità a secon-da del poliambulatorio e degli ambulatori mobili.

Ma come è possibile integra-re quest’attività con quella del Sistema sanitario nazionale? La collaborazione con le isti-

Emergency: parte il Programma ItaliaLe nuove iniziative di Gino strada.

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di Massimo Maderna

tuzioni presenti sul territorio dalle prefetture alle ASL ai co-muni, spiega ancora Bellardi-nelli , è molto ampia e permet-te di portare l’aiuto necessario alla popolazione più vulnera-bile come può essere il mi-grante che svolge attività sta-gionale o la persona indigente che ha difficoltà ad accedere al servizio sanitario. A dimo-strazione di questa collabora-zione con le istituzioni locali, ricorda ancora Bellardinelli , il poliambulatorio di Palermo è situato in un edificio messo a disposizione, dopo essere sta-to completamente ristruttu-rato dalla Direzione Generale dell’ASP 6 di Palermo.

Molto rilevante in questi ul-timi 2 anni anche l’attività de-gli ambulatori mobili, allestiti su mezzi che comprendono 2 ambulatori e una sala per colloqui, che raggiungono le aree con maggior presenza di migranti quali, aree agricole, campi profughi e nomadi.

Anche i risultati in termini sanitari del Programma Italia sono molto rilevanti, ci dice

ancora Bellardinelli , come di-mostra la percentuale, ben più bassa dell’1%, di pazienti che dopo aver ricevuto le cure di base dallo staff di Emergency sono state indirizzate al Pron-to soccorso locale, ovvero il numero di ricette che vengono emesse per i pazienti anch’es-se molto limitate. Tutto questo permette di avere un notevo-le risparmio di costi da parte dei servizi sanitari locali che non vedono le strutture loca-li di pronto soccorso assalite magari per un influenza o per una gastrite, oltre a garantire il corretto percorso di cura per il paziente e a eliminare un ri-corso inappropriato al pronto soccorso.

Nel proseguo del Program-ma Italia Emergency sta per aprire un nuovo poliambulato-rio a Polistena in provincia di Reggio Calabria cui ne segui-rà uno in Campania a Napoli, anche per far fronte al sempre maggior numero di richieste provenienti da non migranti che attualmente hanno rag-giunto il 20% dei pazienti.

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“Pronto? Sono Carlos Torres, presidente dell’associazione Caminando Juntos. Ab-biamo ricevuto dal BITeB cinque pc con cui stiamo per iniziare un corso di informa-tica di base e ci farebbe piacere la vostra presenza al momento dell’inaugurazione. Verrà qualcuno?”. Dopo un attimo di esita-zione rispondo “sì, volentieri”, quando la curiosità prende il sopravvento sull’incer-tezza. Due giorni dopo mi reco all’indirizzo indicato, Carlos è già lì sul marciapiede che mi aspetta e, dopo un cordiale saluto, mi conduce nell’atrio di un palazzo signorile vicino a Corso Sempione a Milano e mi fa entrare in quella che un tempo era proba-bilmente la portineria. Lì, in una cucina con tanto di frigorifero e accessori vari, sul ta-volo al centro della stanza fanno bella mo-stra i cinque pc che il BITeB ha destinato all’associazione e, davanti alle postazioni, sono seduti i primi cinque allievi del cor-so che sta per essere inaugurato. Samuel, ingegnere informatico, è il responsabile del corso e mi illustra brevemente il pro-gramma didattico: nozioni di base, sistema operativo, scrittura di documenti, foglio di calcolo, navigazione in internet e posta elettronica. Quello che serve per usare lo strumento tecnico, trovare informazioni ed entrare in rete, con la possibilità di metter-si in comunicazione con il proprio Paese di origine e quindi mantenere contatti stabili. Senza contare l’importanza di queste com-petenze in ogni tipo di percorso lavorativo.

L’associazione è stata fondata da un grup-po di peruviani ed ha lo scopo di sostenere i propri connazionali nell’inserirsi ed inte-grarsi in Italia, così hanno pensato anche all’informatica come strumento necessario per questa attività e si sono rivolti al BITeB. Mentre ascoltavo pensavo a questa ulterio-re conferma di come l’uso della tecnologia sia ormai un fattore ineludibile di inclusio-ne sociale.

Siamo poi passati alla parte “ufficiale” dell’incontro, mi hanno chiesto di fare un discorso e non sono mancati neppure il brindisi e le foto di rito.

E’ stata dunque una bella occasione per vedere di persona l’utilità del lavoro del BITeB (nel guardare quei pc pensavo alle persone che li avevano puliti e poi ricon-dizionati e poi imballati) e per constatare ancora una volta il grande valore aggiun-to dell’attività delle opere sociali, fatto di risposta a bisogni concreti e di rapporti costruttivi tra persone. La solidarietà può attivare un’energia impensabile, come quel corso di informatica serale che non si ferma neppure davanti alla scomodità di una stan-za non certo grandissima. Mettersi insieme e cominciare a costruire con quello che si ha a disposizione è la grande lezione che viene dal Terzo Settore, così come hanno fatto Carlos ed i suoi amici: così anche solo cinque pc fanno scuola.

P.S. Mi pare che in Gran Bretagna la chia-mino “big society”.

Paolo Galandra

iniZiAtivA

Cinque Pc fanno scuolaL’associazione Caminando Juntosapre in italia un laboratorio di informatica.

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Nello scorso mese di ottobre ho avuto la possibilità di visita-re le sedi di TechSoup in Belgio e Germania.

Lo scopo e la mission della mia trasferta era la possibilità di confrontarsi con altri colleghi sui problemi e le opportunità del programma di donazione Te-chSoup oggi presente nel mon-do in 40 Paesi.

Effettivamente sono emersi al-cuni dati rilevanti. In Germania il programma di donazione Te-chSoup - che consente alle orga-nizzazioni non profit di ottenere software e hardware con un co-sto amministrativo pari al 4-5% del valore commerciale del bene - è partito nel 2008 ed è nato dallo Stiftungszentrum una real-tà low profit che ha sede a Mo-naco in cui lavorano 25 persone, specializzato nella consulenza per la creazione di fondazioni. Lo Stifter-Helden (il TechSoup tedesco) ha sede invece a Win-dhagen vicino a Colonia.

I colleghi tedeschi mi hanno raccontato le peculiarità del Ter-zo Settore tedesco che si com-pone di circa 800.000 Organiz-zazioni Non Profit di cui 12.700 registrate a TechSoup.

Numerosi sono i partner do-natori locali: oltre a Microsoft, Cisco e Symantec in Germania esiste una forte partnership con SAP (che è tedesca) con la quale si organizzano workshop forma-tivi dove vengono regalati alle associazioni e fondazioni che partecipano dei coupons per effettuare un ordine all’interno del catalogo TechSoup.

La procedura di accreditamen-to in Germania è più semplice rispetto a quella italiana. Le Or-ganizzazioni Non Profit devo-no infatti inviare un solo docu-mento fiscale (rilasciato dalla autorità) che viene rinnovato ogni 5 anni. Quotidianamente si registrano in media 20 orga-nizzazioni non profit: molte di queste sono sportive. Secondo i tedeschi il miglior marketing è il passaparola anche se da un anno stanno utilizzando al-tri canali come i social network (Facebook e Twitter). Recente-mente i colleghi tedeschi hanno aiutato a costituire e a lanciare

TechSoup in Austria. In Belgio la “Zuppa Tecnologica” nasce nel 2006 quando l’attuale direttore - in quel periodo General Mana-ger di una multinazionale della tecnologia - va in pensione e, decidendo di far qualcosa per il

Terzo Settore, cercando in rete s’imbatte in TechSoup Global.

Dopo aver preso i contatti con la sede centrale a San Franci-sco e successivamente con Mi-crosoft Belgio nasce Socialwa-re una Non Profit creata ad hoc

proprio per consentir l’avvento del programma di donazione an-che in Belgio.

Sei persone lavorano oggi per Socialware che segue anche l’Olanda e il Lussemburgo. An-che in Belgio

Il processo di accreditamen-to è molto semplice: esiste un portale nel quale sono presenti tutte le Organizzazioni Non Pro-fit riconosciute e all’interno del quale è possibile trovare i docu-menti relativi all’organizzazione.

Per registrarsi a TechSoup è sufficiente inserire il numero di codice di questo portale nazio-nale. I colleghi hanno attivato ed è partito anche un altro inte-ressante progetto di TechSoup: GuideStar International denomi-nato in Belgio www.philantropy.be (relativo al fundraising).

In Belgio sono presenti cir-ca 120.000 Organizzazioni Non Profit e in Olanda 215.000. Più di cinquemila le Organizzazio-ni Non Profit registrate a Tech-Soup. Nel 2011 il valore com-merciale

dei software ed hardware ce-duto alle organizzazioni non pro-fit è stato di euro 16.500.000,00.

E’ certamente stato utile con-frontarsi con colleghi che af-frontano operativamente da molti anni dinamiche e situazio-ni analoghe in contesti territo-riali diversi.

Tutti, sia i tedeschi che belgi, hanno manifestato il desiderio di continuare a condividere con-cretamente i problemi che sca-turiscono dal day by day. L’atti-vità di benchmark ha inoltre

consentito di approfondire e conoscere le diverse moda-lità con cui promuovere il pro-gramma di donazione: Social network, numero verde telefo-nico etc. Questa esperienza ha confermato il fatto che anche in Italia potremo raggiungere i successi che i nostri “vicini di casa” hanno saputo cogliere.

Paradossalmente promuove-re un programma di donazione sconta la ritrosia e il sospetto che dietro si nasconda qualche fregatura. Come al solito ci dob-biamo ripetere: non c’è trucco, non c’è inganno: provare per credere!

rePOrtAGe

Lo sviluppo del programma di donazione.

Techsoup & dintorni… anche in Belgio

e Germania!

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Le peculiarità del Terzo Settore

tedesco che si compone di circa 800.000 Organizzazioni

Non Profit di cui

12.700 registrate

a TechSoup.

In Belgio sono presenti circa 120.000 Organizzazioni Non Profit e in

Olanda 215.000. Più di cinquemila le Organizzazioni

Non Profit registrate a TechSoup

di Davide Minelli

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Si è attivata nel mese di ottobre 2012 un’importante attività di cooperazione inter-nazionale che vede coinvolti l’Associazione di volontariato BITeB Onlus, l’Azienda Ospe-daliera di Legnano e l’Esercito Italiano rap-presentato nell’occasione dal Reggimento Savoia Cavalleria (3°) di stanza a Grosseto nell’ambito della missione ONU in Libano e del progetto Pace e Solidarietà.

Quest’ultimo, nato in ambito scolastico nel 2009 nella provincia di Milano, ha avu-to sin dall’inizio lo scopo di far conoscere la realtà delle missioni di pace dei Contingenti militari, in particolare in teatri quali Iraq, Af-ghanistan e Libano e di sostenere le stesse con iniziative di tipo umanitario nei confronti delle popolazioni locali.

Dopo il grande riscontro sociale ed educa-tivo dell’esperienza scolastica, il progetto, guidato dalla Professoressa Carmen La Rosa,

è proseguito con il reperimento di vari ge-neri di conforto, segnalati dagli stessi Con-tingenti in base alle necessità che vengono continuamente rilevate in teatro operativo.

Tutti i beni medicali, tra cui apparecchiatu-re e arredi che sono stati richiesti sono stati inviati in Libano, nella base di Al Mansouri, per l’allestimento e il potenziamento di vari ospedali al fine di aiutare la popolazione an-che da un punto di vista medico.

L’intervento del BITeB e dell’Azienda Ospe-daliera di Legnano ha permesso al Reggi-mento Savoia Cavalleria (3°) di accedere a molti beni sanitari che erano stati dismessi e che non avevano trovato collocazione pres-so altre Associazioni di volontariato operan-ti nei Paesi in via di sviluppo nell’ambito di progetti di Cooperazione internazionale.

Tra le apparecchiature e i beni donati dall’Azienda Ospedaliera vi sono pompe di

infusione, microscopi, fonti di luce, lettini da visita, sedie a rotelle, ecografi, contenitori per sterilizzazione e persino delle cucine per ospedale.

Il ritiro di tutti i beni si è svolto presso l’Azienda Ospedaliera di Legnano il 24 otto-bre u.s. con l’intervento dei militari del Reg-gimento Savoia Cavalleria (3°) e della Profes-soressa La Rosa, del personale del’Ospedale e di quello del BITeB che hanno provveduto immediatamente all’allestimento di due con-tainer che pochi giorni dopo sono stati im-barcati per il trasporto in Libano via nave.

Il BITeB intende, dunque, proseguire in questa attività di cooperazione internaziona-le sanitaria al fine di permettere l’accesso ai beni dismessi anche ad altri progetti di pace e solidarietà che vedano coinvolti i nostri contingenti oppure organismi come la Croce Rossa Italiana.

iniZiAtivA

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Cronaca del trasferimento di tecnologie biomediche alla missione Unifil, attraverso l’esercito italiano.

I beni del BITeBin Libano

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di Massimo Maderna

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testiMOniAnZA

14www.biteb.org

Quattromoschettieridel BITeB

Brando Celle, Marco Co-lombo, Luciano Proverbio, Carlo Tardini, i nostri tecnici volontari, si possono defini-re, con un sorriso, i “quattro moschettieri” del laborato-rio BITeB. Loro sono davvero il “cuore pulsante” della no-stra attività, non solo per-ché rappresentano la gran-de maggioranza dei nostri volontari, ma anche perché il laboratorio è per il BITeB quello che per un’azienda è la fabbrica, l’officina: il co-siddetto “core business”. Lì stanno fisicamente i com-puter e lì si trasformano da rifiuti a risorsa, senza bac-chette magiche ma grazie a un impegno silenzioso, tena-ce e preciso. Non è casuale che molti volontari, anche degli anni passati, abbiano detto di trovare la maggior soddisfazione proprio nel vedere rinascere oggetti “abbandonati” sotto le loro mani. Pensando poi alle po-tenzialità che grazie a quegli oggetti si dispiegheranno in progetti umanitari, formati-vi e sociali di grande valore.

In quattro schede “doman-da-risposta” abbiamo cerca-to di darvi un’istantanea di ciascuno di loro

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Carlo Tardini

Marco Colombo

Brando Celle

Luciano Proverbio

Abita a: VimercateQuanti anni ha: 67Da quando è volontario BITeB: sei anniHa fatto o fa volontariato anche: Centro aiuto alla vita di VimercateHa studiato: ingegnere elettronicoHa la passione del: radioamatoreLavora o lavorava come: ingegnere informaticoChe ruolo ha in laboratorio: responsabileLa cosa che non cambierebbe mai del laboratorio: l’opportunità di un viaggio presso un beneficiarioLa cosa che cambierebbe all’istante: vorrei ricevere più informazioni sui progetti beneficiari

Abita a: MilanoQuanti anni ha: 45 Famiglia: single Da quando è volontario BITeB: 4 anni Ha fatto o fa volontariato anche: assiste persone disagiateHa studiato: top secretHa la passione del: sci da discesaLavora o lavorava come: lavori diversiPerché fa il volontario: è bello recuperare risorse che sarebbero state scartate e donarle a chi ne ha bisognoChe ruolo ha in laboratorio: segue il ciclo delle commesse per clienti specificiLa cosa che non cambierebbe mai del laboratorio: poter sapere chi beneficerà del suo lavoroLa cosa che cambierebbe per prima: organizzare meglio la scansione delle attività

Abita a: MilanoQuanti anni ha: 20Famiglia: singleDa quando è volontario BITeB: 1 annoHa fatto o fa volontariato anche: in nessun postoHa studiato: all’istituto tecnico elettronico e delle comunicazioniHa la passione del: ciclismoLavora o lavorava come: sta cercando lavoroPerché fa il volontario: impara moltissimo in un clima amichevoleChe ruolo ha in laboratorio: sistema soprattutto l’hardwareLa cosa che non cambierebbe mai del laboratorio: le personeLa cosa che cambierebbe all’istante: il posto dove pulire i pc: è all’aperto

Abita a: Milano Quanti anni ha: 67Famiglia: singleDa quando è volontario BITeB: oltre un anno Ha fatto o fa volontariato anche: in nessun postoHa studiato: perito industrialeHa la passione del: pittura e giardinaggioLavora o lavorava come: disegnatore meccanico, poi tassistaPerché fa il volontario: così ha superato l’idiosincrasia per l’informaticaChe ruolo ha in laboratorio: jollyLa cosa che non cambierebbe mai del laboratorio: i rapporti tra colleghiLa cosa che cambierebbe all’istante: adotterei un sistema più sofisticato di test dei pc

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PArtnershiP

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Il tema dello smaltimento e del recupero dei cosiddetti RAEE – rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroni-che è sempre di grande attualità, perché costituisce un punto strategico nel rapporto tra uso della tecnologia ed attenzione alle ricadute ambientali. Con Bibiana Ferrari, Amministratore Delegato di RELIGHT srl, che supporta il BITeB per lo smaltimento i materiali elettronici che non riusciamo a utiizzare, facciamo il punto sulle problema-tiche del settore.

Ci descriva l’attività di Relight, quando e come nasce? Qual è stato il suo sviluppo? A quali soggetti proponete i vostri servizi?

Relight nasce nel 1999 da un progetto di collaborazione con Philips per la raccolta ed il recupero delle lampade fluorescenti ed inizia la sua attività con la costituzione di un network di raccolta su tutto il territorio nazionale, ap-poggiandosi ad impianti partner per lo stoccaggio inter-medio, ed avvalendosi di impianti esteri per il processo di recupero.

Dal 2001 Relight dispone di un proprio impianto a Rho (MI), dove svolge operazioni di trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi prevalentemente appartenenti alla categoria delle appa-recchiature elettriche ed elettroniche. A partire dal 2006 l’azienda ha intrapreso un percorso di modernizzazione e miglioramento tecnologico dell’impianto di Rho, al fine di rispondere ai requisiti più esigenti della normati-va nazionale e internazionale sul trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici.

A oggi Relight dispone di un nutrito parco di automez-zi per la raccolta ed il trasporto dei RAEE, e di avanzate linee di trattamento per il recupero dei materiali presen-ti in tali rifiuti.

I rifiuti elettronici, che Relight ha cominciato a trattare già dal 2001, rappresentano oggi una grande sfida gra-zie all’attuazione della Direttiva CE 2002/96 – WEEE, che disciplina tutte le fasi di raccolta, trattamento e recupero dei RAEE.

Dal 1 gennaio 2008 è infatti divenuto finalmente ope-rativo il nuovo “sistema RAEE”: l’onere della raccolta e recupero di questa tipologia di rifiuti è stata spostata in capo ai produttori dei beni, strutturatisi prevalentemen-te in Consorzi, che devono garantire che i rifiuti elettrici ed elettronici vengano raccolti in modo differenziato e recuperati in impianti specializzati, suddividendoli in 5 grandi raggruppamenti: R1 - Freddo e clima, R2 - Altri grandi bianchi, R3 - TV e Monitor, R4 - IT e Consumer electronics, PED e altro, R5 - Sorgenti luminose.

Relight, da sempre specializzata nel trattamento di apparecchiature con tubo catodico (R3: monitor e TV) e lampade fluorescenti (R5), ha investito nella ricerca di soluzioni anche per quanto concerne le apparecchiature elettroniche non pericolose (R2 ed R4).

Grazie alla continua evoluzione tecnologica e orga-nizzativa, Relight ha potuto accreditarsi quale fornitore presso i Consorzi di produttori, nuovi gestori della filiera della raccolta e recupero dei RAEE, per i raggruppamen-ti R2, R3, R4, R5.

A che punto è l’Italia nel recupero dei RAEE? Quali sono le maggiori criticità? Anche voi sentite la crisi?

Nell’anno 2011 c’è atata una crescita della raccolta RAEE del 6%, che conferma il trend registrato negli anni precedenti; questo, nonostante la crisi economica abbia fatto registrare una contrazione nei consumi di apparec-chiature elettriche ed elettroniche, soprattutto nell’ulti-ma parte dell’anno. Nonostante questo c’è ancora molto da fare: infatti, secondo uno studio condotto da Reme-dia, I RAEE generati in Italia nel 2011 ammontano a cir-ca 880mila tonnellate, pari a 14.6 Kg per abitante, ma i sistemi ufficiali ne hanno raccolti poco più di un terzo. Una criticità rilevante è rappresentata dal cosiddetto “canale informale”: operatori commerciali che ad oggi gestiscono i RAEE parallelamente al canale ufficiale, composto da enti locali, aziende, i 16 sistemi collettivi e i circa 60 impianti, ma che a differenza di quest’ulti-mo non garantiscono report di tracciabilità dei flussi e,

Un’attivita’ di responsabilita’ sociale in partnership con il BiteB.

La versione di Relight

Come si può constatare dalle immagini, Relight è un’azienda “ROSA”.

Impianto di trattamento R2 e R4 (lavatrici e piccoli elettrodomestici)

Impianto di trattamento lampade fluorescenti

Bibiana Ferrari, Amministratore Delegato di RELIGHT srl

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di conseguenza non assicurano il corretto riciclo del rifiuto.

Vi è poi una problematica a monte concernente la produzio-ne immessa sul mercato; si trat-ta dei cosiddetti free-riders: se è vero che i primi 500 produttori rappresentano circa il 90% del-le apparecchiature immesse sul mercato, è anche vero che man-cano all’appello almeno 2000 aziende. Questi free riders fanno scomparire una quota stimata di 300mila tonnellate di RAEE su un immesso sul mercato pari a 1.2 milioni l’anno.

La crisi si fa sentire, certo: dai primi dati relativi al 2012 il com-parto registra per la prima volta un calo: -9% dei volumi raccol-ti. La strategia di mercato delle aziende per contrastare il calo dei RAEE è ampliare il raggio di raccolta: in questo modo è pos-sibile trattare all’incirca gli stessi quantitativi di rifiuti del 2011.

Sappiamo che nel corso degli anni avete sviluppato dei proget-ti particolari. Può descriverli bre-vemente?

Per quanto riguarda i progetti di ricerca segnalo innanzitutto GLASSPLUS. Nell’ottica di un’ot-timizzazione della gestione dei RAEE, il Consorzio ReMedia nel 2008 ha stipulato con Meta srl (azienda leader nelle forniture di impasto ceramico atomizzato) un accordo finalizzato a definire la possibilità di utilizzo di frazioni di vetro provenienti dalla boni-fica dei CRT (tubi catodici da te-levisori e monitor) in impasti ce-ramici per la produzione di gres porcellanato.

Il vetro dei tubi catodici, recu-perato e raffinato da aziende spe-cializzate, tra cui Relight, viene reinserito nel ciclo produttivo di un impasto ceramico contenenti il 20% di materiale postconsumo.

Lo spirito rivoluzionario e stra-tegico di Glass Plus è stato pre-miato nell’ottobre 2010, anno in cui il progetto è stato inserito in Eco-Innovation, un programma europeo che supporta i piani di innovazione eco-compatibile di rilevanza europea. Il progetto si è concluso con successo nel 2011.

Segnalo, inoltre, Il progetto HydroWEEE, nell’ambito del Set-timo Programma Quadro della Commissione Europea, punta allo sviluppo di un impianto mo-bile per l’estrazione di metalli (rame, manganese, zinco, ittrio, indio…) da rifiuti elettronici, in-cluse pile e lampade, attraverso un processo idrometallurgico che sia in grado di garantire alti livelli di purezza (oltre il 95%). Il consorzio HydroWEEE è formato da sette partner di quattro paesi diversi (Austria, Italia, Romania e Serbia).

Con un impianto mobile, diver-si riciclatori potranno usufruire in momenti diversi dei medesimi benefici, e produrre una materia prima seconda in grado di essere direttamente e facilmente utiliz-zata, senza necessità di ulteriori processi di raffinazione.

Il programma di ricerca, termi-nato nel febbraio 2012, è in fase di implementazione attraverso un secondo progetto, Hydroweee Demo.

Temi di Responsabilità Socia-

le di Impresa come trasparenza, attenzione al contesto in cui si opera, buona reputazione sono sempre più connessi allo svilup-po del business di un’azienda. Cosa ne pensa l’ad di Relight?

La mission Relight, di raccolta, trattamento e recupero delle ap-parecchiature elettroniche a fine vita, si inserisce di per sé nell’ot-tica di un ritorno all’equilibrio dell’ecosistema.

Infatti, grazie ad una percentua-le di recupero vicina al 95%, che permette il ritorno dei materiali ai cicli produttivi, è possibile la “chiusura del cerchio” e la ricer-ca di uno sviluppo sostenibile, che permetta di mantenere il con-

sumo di risorse e i conseguenti impatti al di sotto della soglia di saturazione dell’ambiente.

Relight è certificata ISO14001 ed è registrata EMAS.

I prossimi obiettivi di Relight per incrementare i livelli di tra-sparenza aziendale interna ed esterna, anche rispetto agli sta-keholders, sono quelli di avviare e rendere operativo il modello aziendale 231, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e il mo-dello OHSAS di certificazione per il sistema di gestione per la salu-te e la sicurezza sul lavoro. In tal modo sarà possibile integrare, in un unico sistema la componente

ambientale e sicurezza all’inter-no di Relight.

Come vede l’attività del BITeB e come giudica la partnership che si è instaurata con Relight?

Relight è felice di mantenere e rendere maggiormente attiva la relazione instaurata con associa-zioni senza scopo di lucro quali il BANCO INFORMATICO TEC-NOLOGICO e BIOMEDICO. Sola-mente attraverso la completa ed integrata partecipazione di tutti gli attori che costituiscono la no-stra società potremo raggiungere importanti obiettivi in campo so-ciale, politico economico ed am-bientale.

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nOtiZiAAnno 1

Numero 8/9Dicembre 2012/Gennaio 2013

Milano, 19 nov. (Adnkronos) - Corpora-te social responsibility (Csr) manager: una nuova professionalità destinata a crescere in Italia. L’88% delle imprese italiane rico-nosce ormai l’alto valore del fenomeno della responsabilità sociale, mentre la re-cente crisi economica non ha sostanzial-mente modificato l’impegno delle aziende verso i temi della sostenibilità. In certi casi, negli ultimi anni, lo ha addirittura aumentato. E’ quanto ha affermato oggi Mario Molteni, professore di economia aziendale all’università Cattolica di Milano e direttore di Csr Manager network, inter-venendo all’incontro ‘’Csr in different countries: a focus on China’’ organizzato dall’Altis, Alta scuola impresa e società. Il docente, che di Altis è diret-tore, ha riportato i risultati di una ricerca condotta da Gfk-Eurisko e Fondazione Sodali-tas sull’argomento: il 40% del-le imprese quotate in borsa ha ormai un Csr Manager; il 75% di questi nuovi professionisti la-vora in grandi aziende e il 59% ri-sponde direttamente al top management.

‘’Il Csr manager - spiega Molteni - è una professione innovativa che gestisce le pro-blematiche sociali e ambientali connesse al lavoro delle imprese e intese come par-

te integranti delle loro strategie e dei loro piani industriali’’. L’identikit dei Csr ma-nager tracciato dalla ricerca Gfk-Sodalitas rivela come il 56,8% di loro sia composto da donne, in età compresa tra i 40 e i 50 anni, con un’elevata formazione in econo-mia ed esperienza di lunga data nella stes-sa azienda. La loro retribuzione media

annuale si assesta sui circa 79mila euro ed è ormai pa-

ragonabile a quella di qual-siasi altro dirigente.‘’L’attività principale del Csr

manager - aggiunge il docente - consiste nella rendicontazione, ma può anche essere il consu-lente di chi gestisce gli acquisti e le risorse umane’’. Secondo la ricerca, dalle politiche di soste-nibilità deriva per le imprese un

decisivo miglioramento nella loro reputazione, nel rapporto con il territorio, nella relazione con gli

stakeholder e nel clima interno all’azien-da. In alcuni casi, tuttavia, la responsabili-tà sociale incontra ancora alcuni ostacoli: ‘’Tra i maggiori problemi incontrati - con-clude - c’è l’insufficienza della struttura dedicata e del supporto dei top manager, la scarsa fiducia nell’ottenere vantaggi economici, il limitato interesse da parte dei clienti e, da ultimo, l’eccesso di buro-crazia’’.

I corporate social responsibility manager sono in aumento in Italia Una professione innovativa che gestisce le problematiche sociali e ambientali connesse al lavoro delle imprese e intese come parte integranti delle loro strategie e dei loro piani industriali.

Concludeva così il suo intervento di appoggio alla iniziativa Barbara D’Urso in una delle sue trasmissioni su Canale 5.

Queste ed altre parole si dicono in TV per chiedere quattrini da versare per le diverse As-sociazioni che si occupano dei bisogni - anche questi molto dettagliati - di bambini affetti da malattie genetiche, croniche, ecc … .

L’offerta a chi ha bisogno è il comune de-nominatore della attenzione sociale quando accade che uno è baciato da una fortuna … in termini economici … esagerata: ” una parte di questi soldi che ho vinto li voglio donare a …”. E si conosce una realtà Non Profit, una nuova spesso!

Ci sono trasmissioni come Telethon o gli spot TV di Mediafriends o spot generici divulgati qua e là.

Più rara (nonostante le diverse attenzioni e le recenti premiazioni al suo Presidente), è la pre-senza di Pubblicità Progresso: le sue campagne sono molto intelligenti, e realizzate con indub-bio gusto ed efficacia. La debolezza sta proprio nella poca visibilità che hanno.

E’ così che si fa sentire il Terzo Settore. In modo Organizzato da grandi “contenitori di comunicazione” o casualmente.

Esistono migliaia, anzi decine di migliaia di Enti Non Profit: pochi sono i fortunati ad essere nominati per poter godere di iniziative di so-stegno, anche economico.

La prima forma di libertà è quella associativa. Ma il titolo quinto della nostra Costituzione cita il principio di sussidiarietà. Che prevede una qualche forma di sostegno.

In ogni territorio, in ogni settore si dovrebbe-ro conoscere coloro che fanno: anzi il cittadino dovrebbe sapere con certezza cosa fanno, ma anche come fanno il loro intervento nel mare del bisogno.

Tra le mille indagini di mercato, gli Enti Pubblici o le Fondazioni private non hanno mai classificato il Terzo Settore sulla base del suo contributo effettivo al benessere sociale valutato dai cittadini. Se una realtà opera nella società dovrebbero essere i cittadini a valutare l’efficacia e la bontà della iniziativa. Invece la valutazione è sempre a monte: la fa la Pubblica Amministrazione, la fanno gli esperti che quo-tano i progetti, la fa quel tal gruppo culturale, o un’altra Associazione (Rotary, Lions ), la fa il partito se l’associazione appartiene alla propria area ideologica.

Quello che non si capisce è quanta e quale è l’utilità sociale di servizi erogati da Organiz-zazioni Non Profit, e perché certe associazioni di libero pensiero debbano essere sostenute se svolgono attività che non hanno incidenza sociale, ma solo interna, tra soci. Ad esempio sono moltissime le richieste alla PA per avere contributi pubblici per i pranzi di Natale. E’ normale?

Tutti sulla stessa riga. Tutti a chiedere soldi alla PA, tutti a far progetti.

Però non tutti uguali, non tutti percepiti nella loro veste di utilità al bisogno, non tutti accre-ditabili, non tutti veramente sussidiari. Chi è sussidiario socialmente va certificato, o no?

“Ma è a favore dei bambini….!!!”

18www.biteb.org

VOCI DALLA

PRATERIA

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Sarà forse perché il welfare an-naspa in tutta l’Unione europea, oppure perché un po’ dappertutto le imprese sociali creano più po-sti di lavoro delle altre, sta di fatto che Bruxelles sta accelerando nel-le iniziative volte a promuovere la responsabilità d’impresa e l’ap-proccio sociale all’imprenditoria.

Lo testimonia la fitta agenda messa in campo fin dall’anno scorso, quando l’Unione pubbli-cò il documento “Una rinnova-ta strategia europea per la CSR 2011-2014”. Degli impegni presi allora, proprio in queste settima-ne si sta svolgendo la raccolta di piattaforme propositive da parte degli stakeholder di riferimen-to in ciascun Paese europeo, che verrà resa pubblica all’inizio del 2013. Questa raccolta risponde all’esigenza, indicata nel docu-mento del 2011, di incorporare nel concetto di responsabilità so-ciale anche punti di vista diversi da quelli delle stesse imprese, per evitare il rischio di un approccio autoreferenziale.

Un’altra iniziativa già in corso è l’istituzione di un premio europeo per la responsabilità sociale: per l’Italia è stata scelta come referen-te la Fondazione Sodalitas, che lo gestirà attraverso il Sodalitas So-cial Award, il riconoscimento che ormai da 10 anni va alle imprese e organizzazioni non profit più atti-ve e innovative in quest’area.

Le altre azioni chiave individua-

te da Bruxelles con l’obiettivo di promuovere ed estendere i com-portamenti responsabili sono:

- Ridefinire il concetto di CSR sulla base di principi internazio-nali più aggiornati e condivisi;

- Attivare meccanismi di mer-cato che siano di incentivo ai comportamenti responsabili del-le imprese, ad esempio il “public procurement”, gli acquisti della pubblica amministrazione;

- Educare le imprese verso una maggiore trasparenza sulle que-stioni sociali e ambientali;

- Considerare con maggiore at-tenzione la tutela dei diritti umani nell’ambito della CSR.

Vediamo come si stanno artico-lando queste azioni nello svolger-si dell’agenda 2011-2014.

Ridefinire il concetto di CSRLa nuova definizione proposta

dall’Europa è “la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”. Un concetto che dà per scontato che il rispetto delle leggi di riferimento e degli accor-

di sindacali sono un prerequisito della CSR, che deve andare oltre; fondamentale poi la necessità di “identificare, prevenire e mitiga-re gli aspetti negativi dell’attivi-tà”, si pensi all’inquinamento, ad esempio.

Attivare meccanismi di mercato che siano di incentivo ai compor-tamenti responsabili

Soprattutto da parte dei consu-matori, la scelta dei prodotti sulla base di criteri etici è ancora molto difficile, a causa della mancanza di informazioni. Compito delle istituzioni è dunque di colmare questa lacuna, anche attraverso incentivi (erogabili dai singoli Sta-ti) alle imprese più “generose” di informazioni. Un’iniziativa è già in corso a livello sperimentale: è Geofairtrade, applicazione per telefoni mobili che consente di acquisire informazioni su alcuni prodotti del circuito Fairtrade di-gitando o scannerizzando il codi-ce a barre del prodotto.

Educare le imprese verso una

maggiore trasparenza sulle que-stioni sociali e ambientali

Sono stimate oltre 2500 le im-prese europee che già pubblicano regolarmente report di sostenibi-lità, ma è ancora ben poco rispetto alle 42000 grandi imprese operan-ti nell’Unione. La Commissione presenterà nel 2013 una proposta di legge che stabilisca degli stan-dard minimi di trasparenza, anche per armonizzare le informazioni attualmente disponibili, che es-sendo su base volontaria, sono molto frammentate ed eteroge-nee. Considerare con maggio-re attenzione la tutela dei diritti umani nell’ambito della CSR

La globalizzazione di questi anni ha posto con evidenza il proble-ma della tutela dei diritti umani nei Paesi dove i governi hanno comportamenti “neutrali” o peg-gio, violano essi stessi tali diritti. Il ruolo delle imprese multina-zionali non può essere quello di guardare da un’altra parte o addi-rittura di trarre da queste situazio-ni maggiori profitti; al contrario, la globalizzazione deve diventare un veicolo per la diffusione e l’af-fermazione in tutto il mondo dei diritti fondamentali sanciti dalle Nazioni Unite.

Le imprese devono fare la loro parte: La Commissione sta elabo-rando le linee guida per i settori industriali più interessati dalla delocalizzazione produttiva, basa-ti sulle linee guida dell’ONU.

nOtiZiA

19

Le linee di indirizzo del 2011-2014 in tema di Welfare.

La Csr nell’Unione Europea: i nuovi contenuti

per un mondo globalizzato

www.biteb.org

Anno 1Numero 8/9Dicembre 2012/Gennaio 2013

Un’altra iniziativa già in

corso è l’istituzione di un premio

europeo per la responsabilità sociale

Sono stimate oltre 2500 le imprese

europee che già pubblicano

regolarmente report di sostenibilità

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internet

Cinque consigliper migliorare il website

20

Nonostante tutti i siti web abbiano l’usabilità come co-mune denominatore per il proprio successo, questi pro-blemi di norma non vengono alla luce prima che un uten-te abbia esplorato il sito in ogni sua parte. Mantenere vivi l’interesse e l’attenzione visiva degli utenti quando visita-no il sito per la prima volta gioca un ruolo fondamentale affinché vi rimangano.

Tenere alto l’interesse di un nuovo visitatore ed inco-raggiarlo a esplorare il sito riveste una particolare impor-tanza per le organizzazioni non profit perché stanno ven-dendo un’idea e non un prodotto tangibile. Comunicare la propria mission e i propri obiettivi necessita un’atten-ta considerazione dei fattori visivi che contribuiranno a trattenere gli utenti sul sito abbastanza a lungo da fargli recepire l’intento perseguito dalla vostra organizzazione.

Secondo il premiato designer e produttore multime-diale di mowhawkstreet.com, Mike Schmidt, la creazione di un “legame emotivo è spesso l’elemento trainante di questi siti, ma anche della maggior parte del marketing.” Con risorse economiche limitate e dipendendo in gran parte dal lavoro di volontari per la costruzione e la ma-nutenzione dei siti, costruire pagine web che possano creare questi legami emotivi con gli utenti rappresenta un’ardua sfida per le organizzazioni non profit.

Questo articolo si concentra su cinque consigli di base per aiutare i web-master impegnati nel non profit a cre-are siti visivamente accattivanti. I consigli che forniremo non sono certo delle novità o rivelazioni che sconvolge-ranno il mondo del web e sono validi per quasi ogni ge-nere di siti, tuttavia la loro corretta applicazione potrebbe trasformare un sito non profit funzionale ma mediocre in un sito accattivante e ad alto traffico grazie al passaparo-la entusiasta dei visitatori.

1. Create una home page ordinata che invita all’esplo-razione Una home page disordinata, sommersa da troppi testi o con troppi elementi grafici potrebbe allontanare dei possibili sostenitori. Spesso la prima impressione su un’organizzazione non profit si basa proprio sull’aspetto dell’home page, quindi non dovrebbe mai essere mes-sa insieme a casaccio, solo per essere presenti sul web. Network for Good, una non profit che fornisce idee per la raccolta fondi ad altre non-profit, raccomanda di mirare alla “…semplicità e ad un design lineare. L’home page dovrebbe essere attraente e accattivante, ma ordinata”. girleffect.org

Girleffect.org si rivolge a giovani solidali verso la con-dizione delle ragazze dei paesi in via di sviluppo. L’home page presenta solo quattro voci di navigazione: Home, Learn, Give, e Mobilize (Home, Impara, Dona, Mobilita-ti). Facendo scorrere la pagina, si trova la Call to Action “3 Things You Can Do Right Now” – Donate, Spread the Word, and Learn (“3 cose che puoi fare subito” – Donare, Spargere la voce, Imparare).

Operation Warm Operation Warm distribuisce nuovi cappotti invernali a

bambini bisognosi negli Stati Uniti. L’home page offre tre Tab da cui si aprono dei menù a tendina con altre opzioni. Facendo scorrere la pagina, sotto la piega appare “What we Do” (Cosa facciamo), dove viene fornita in dettaglio la dichiarazione d’intenti. Il titolo e l’immagine centrale comunicano senza alcuna ambiguità la missione della fondazione non profit.

2. Create la riconoscibilità del marchio tramite un logo. Avere un logo che metta in evidenza l’intento dell’or-ganizzazione non profit o funga da promemoria per la causa, contribuisce a rendere un sito più facile da ricor-dare. Diffondere un marchio attraverso un logo è parte dell’esperienza emotiva che si vuole far provare agli uten-ti nel momento in cui entrano in contatto con la vostra organizzazione. Creare un logo è un investimento che do-vrebbe essere in cima ai titoli di spesa del bilancio. Il logo di una organizzazione non profit, idealmente, dovrebbe essere immediatamente riconoscibile, trasmettere il si-

gnificato del nome o della missione dell’organizzazione e conservare la sua efficacia quando diffuso in colorazioni o tramite mezzi di comunicazione diversi.

Feed the Children Il semplice logo di Feed The Children che rappresenta

un bambino con le braccia tese nell’atto di reggere una ciotola di cibo ci tocca subito nel vivo, suscitando il desi-derio di offrire un aiuto. E quando questo viene associato allo slogan – “It’s who we are. It’s what we do.” (Ecco chi siamo, ecco quello che facciamo) - – crea un’immagine forte e facile da ricordare.

La Fondazione Michael J. Fox per la ricerca sul morbo di Parkinson La Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research

utilizza in maniera ingegnosa delle linee grafiche che danno l’illusione del corpo di una volpe (Fox), con una coda fluente e orecchie a punta, accanto al nome della non profit. La scelta del colore ramato-arancio del logo e dei caratteri contribuisce a mettere in risalto il nome dell’organizzazione benefica e della sua mascotte - la vol-pe.

Wounded Warrior Project Alcuni loghi riescono ad essere molto incisivi con

un semplice bianco e nero. Il logo di Wounded Warrior Project che rappresenta un soldato che porta un commi-litone lontano dal campo di battaglia è facilmente ricono-scibile dalla sua sagoma, nonostante non si veda il viso dei soldati. Il banner in scala di grigio con una presenta-zione con foto di militari sottolinea lo scopo rappresenta-to dal logo – prendersi cura dei militari feriti.

3. Create un tema visivo coerente. Mantenere un tema visivo coerente su un sito web contribuisce a rendere il sito omogeneo e rende più semplice la navigazione. Cer-cate di stabilire uno stile uniforme, scegliendo colori e caratteri che si accordano bene al marchio dell’organiz-zazione e assicuratevi che vengano mantenuti in tutte le pagine. Mantenere lo stesso stile in tutto il sito e rispec-chiarlo sul materiale promozionale rinforzerà l’identità del marchio della vostra organizzazione. Il tema visivo dovrebbe riflettere la cultura dell’organizzazione e, allo stesso tempo, mirare ad attrarre i donatori, i volontari e i sostenitori che la vostra organizzazione sta tentando di raggiungere. History Pin.

History Pin, vincitore del premio Webby Awards 2011 nella categoria istituzioni benefiche/non-profit, si impe-gna a “far parlare di più, far condividere di più, far incon-trare più spesso le generazioni.” Il sito integra Google maps, cronologie eventi e foto personali caricate dagli utenti con l’intento di creare un archivio che metta in-sieme i luoghi, gli eventi e le storie delle persone. Lo sti-le del sito, una via di mezzo tra l’album dei ricordi e il progetto scolastico, mira ad attirare un pubblico sia di giovani che di anziani e invogliarli quanto più possibile al dialogo intergenerazionale.

4. Create una presenza video. Un video coinvolgente riesce a raccontare una storia e aiuta a mantenere viva l’attenzione dei visitatori del sito. Nonostante un sito web non profit possa fare a meno di un video, deve compe-tere con quelli che ne sono provvisti. Creare un video che racconti la storia dell’organizzazione può rivelarsi un’operazione costosa se realizzato professionalmente. Tuttavia, può anche essere realizzato usando una fotoca-mera compatta, e con un montaggio minimo si può otte-nere un video meno sofisticato ma che riesce comunque a raccontare la vostra storia. Ad ogni modo, i risultati non vanno misurati solo in base al numero di visite al sito. Un video ben fatto può risultare utile ben oltre la sua funzio-ne sul sito, andando a costituire la colonna portante dello sforzo di marketing dell’organizzazione.

Seguono due esempi di video realizzati da importanti

www.biteb.org

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Cinque consigliper migliorare il website

Come trasformare un sito non profit, rendendolo

più accattivante.

21www.biteb.org

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Dicembre 2012/Gennaio 2013

organizzazioni. È inoltre possibile guardare degli esempi di brevi video a basso costo realizzati per la Digital Sto-rytelling Campaign, la campagna annuale di TechSoup che promuove la realizzazione di video digitali sul non profit.

Charity: WaterUn’organizzazione non profit che ha ottenuto risulta-

ti particolarmente buoni utilizzando un video al centro pagina è il gruppo ambientalista charity: water. Avendo come impegno primario quello della fornitura di acqua potabile e pulita alle popolazioni dei paesi in via di svi-luppo, il video di charity: water “Water Changes Eve-rything” (L’acqua cambia tutto) utilizza infografiche di grande impatto per coinvolgere emotivamente gli spet-tatori sull’impatto che l’acqua pulita ha nel mondo.

WitnessIl gruppo non profit Witness non solo utilizza un vi-

deo per raccontare la propria storia – il video stesso è la storia. Il loro slogan “Se un’immagine vale mille parole, quanto vale un video?” comunica il loro obiettivo in ma-niera incisiva: utilizzare un video per aprire gli occhi del mondo sulle violazioni dei diritti umani. La loro call to action non solo invita a fare donazioni ma cerca anche volontari per tradurre e montare video sulle violazioni dei diritti umani nel mondo.

5. Create un legame emotivo usando fotografie per raccontare una storia. Utilizzate fotografie statiche o in una presentazione per “raccontare la storia” dell’orga-nizzazione non profit e dare un viso ai beneficiari dell’im-pegno e delle donazioni dei sostenitori. Evitate di utiliz-zare foto prese da librerie di immagini, che potrebbero essere state utilizzate altrove, perché l’obiettivo è che le vostre foto contribuiscano a diffondere il vostro marchio.

Al contrario dei video, le foto permettono all’utente di concentrare la sua attenzione su un attimo cristallizzato nel tempo, permettendogli di riflettere e quindi di instau-rare un legame duraturo.

Kiva Kiva La missione di Kiva è creare una rete di assistenza

tra persone volta a ridurre la povertà attraverso il presti-to.

Tramite micro-prestiti, che possono partire anche da 25 dollari, aiuta a creare opportunità in tutto il mondo. La forza del sito risiede nel fatto che il donatore può vedere la faccia e leggere la storia di ogni persona che andrà a beneficiare del prestito, creando così un legame emotivo.

Susan G. Komen for the Cure Il sito web Susan G. Komen for the Cure incorpora un

foto banner in Flash che può essere sfogliato per vede-re foto e leggere storie di volontari, persone che sono guarite dal cancro al seno, e dei loro familiari. Questo crea un legame tre l’utente e la causa, i suoi beneficiari, i volontari e gli altri donatori.

TemplateI web designer esperti raccomandano di evitare l’uso

di template per siti web perché possono limitare la fles-sibilità o dare al sito un aspetto troppo standardizzato. Tuttavia, le non profit di piccola entità potrebbero pren-derli in considerazione nel caso in cui non abbiano risor-se interne in grado di sviluppare un design originale, o non possano permettersi di ricorrere a designer esterni. Online si possono trovare molti template per il non profit in vari sistemi di gestione dei contenuti (CMS) tra cui il famoso WordPress.com.

Anche se non è proprio l’ideale, iniziare con un tem-plate può permetterci di avere un sito base, che spesso può essere personalizzato in un secondo momento per assumere un aspetto e un’identità più vicine al marchio dell’organizzazione.

ConclusioniNon è necessario avere un grosso budget per costruire

un sito web non profit visivamente accattivante, tuttavia impiegare tutte le risorse a disposizione per migliorarlo è un giusto investimento.

Prendete questi pochi consigli come spunto per aiutar-vi a valutare quali settori del vostro attuale sito possono essere migliorati per raccontare la storia della vostra or-ganizzazione con elementi visivi più accattivanti.

Page 22: Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.8-9, anno I, Dicembre 2012- Gennaio 2013

22www.biteb.org

Anno 1Numero 8/9

Dicembre 2012/Gennaio 2013

CSR SULLO SCAFFALE

PROFIT-NON PROFIT - UNA PARTNERSHIP DI VALORE GESTIONE E BILANCI DEGLI ENTI NON PROFIT

GESTIONE E BILANCI DEGLI ENTI NON PROFIT

Storia, evoluzione e prospettive in Italia F. Bandini (a cura di) – G. Ambrosio (a cura di)

Editore: Franco AngeliPubblicazione: 06/2012

Prezzo: 20,00 euro

di Adriano Propersi Editore: Franco Angeli

Pubblicazione: 03/2012Prezzo: 35,00 euro

Nell’attuale contesto sociale di mercato l’interesse della collettività deve essere per-seguito oltre che dalle istituzioni pubbliche e dal non profit, anche dalle imprese. Gli autori analizzano il tema della responsabilità sociale di impresa considerando lo svi-luppo avvenuto negli ultimi anni nel rapporto tra l’impresa e il contesto di riferimento, ivi compresi i rapporti con le aziende non profit. Le partnership tra aziende non profit e for profit in Italia sono una realtà in espansione, ma risultano ancora frenate da una scarsa conoscenza e fiducia reciproca, dalla carenza di una pianificazione strategica e dalle limitate competenze manageriali. A tal proposito la ricerca, alla base di questo libro, indaga i motivi che portano alla partnership, i punti di forza e di debolezza della collaborazione e le modalità per renderla proficua e duratura così da innescare circoli e contaminazioni virtuose in entrambe le direzioni (dal profit al non profit e viceversa). L’obiettivo è valutare come il fenomeno si sia diffuso e come venga percepito nel nostro paese, e tracciare linee guida per lo sviluppo di partnership efficaci ponendo l’atten-zione sull’organizzazione delle strutture di supporto, sulla definizione di obiettivi e sulla chiarezza di contatti e di accordi.

Il tema della trasparenza è comune a tutte le aziende, sia a quelle di produzione per il mercato, che a quelle pubbliche, che anche alle non profit. Per queste ultime il tema è particolarmente delicato in funzione della loro attività che è caratterizzata dallo svolgimento di iniziative socialmente rilevanti, attingendo al sostegno finanziario di terzi sia pubblici sia privati. Da tempo si pone il problema della rappresentazione dei risultati della loro gestione nel modo più chiaro e trasparente della loro attività. Fino a poco tempo fa i modelli di bilancio e di rappresentazione dei risultati degli enti non profit erano mutuati in toto da quelli delle imprese. Tali schemi però si sono da tempo appalesati come inadeguati allo scopo di rendicontare le attività degli enti ed i loro risultati. Ciò in quanto il DNA delle aziende non profit è diverso da quello delle imprese, che sono orientate al profitto e sono dirette e indirizzate da ben diversi interessi proprietari. In questo volume si vogliono delineare i caratteri aziendalistici propri della gestione degli enti non profit, evidenziando anche aspetti giuri-dici tipici, di governance e di finanziamento; infine si presentano gli schemi e i modelli dei bilanci degli enti non profit.

Il testo vuole essere sia uno strumento di lavoro per quanti già operano nel settore, sia un manuale di informazione e di indirizzo per quanti vogliano entrare a farne parte. Il volume illustra quindi il complesso delle norme civilistiche, tributarie e contabili che regolamentano la materia, fornendo un quadro chiaro ed esaustivo di come operare nella pratica quotidiana. Il volume è suddiviso in cinque parti, le prime tre si occupano delle diverse tipologie di Enti non profit, dando, per ognuna definizioni, requisiti, riferimenti normativi: le associazioni, le fondazioni, le associazioni di promo-zione sociale. Le ultime due parti del testo si soffermano sulla disciplina comune e sui principali adempimenti fiscali (Registro Imprese, richiesta codice fiscale e Partita IVA). Il testo è stato rivisto alla luce dei numerosi interventi fino al c.d. “Decreto semplificazioni” (D.L. n. 5/2012). Nel CD-ROM allegato un ampio e completo formulario che può essere compilato e personalizzato in funzione delle esigenze dei singoli utenti.

Un manuale pratico e teorico che analizza il fundraising alla luce dei nuovi media e delle nuove tecnologie, della riforma del welfare e del concetto di responsabilità sociale nelle imprese profit. Da pratica facoltativa a necessità vitale per sopravvivere alla competizione imposta dal mercato odierno, il tema della raccolta fondi viene affrontato con una prospettiva economico-manageriale che fornisce alle organizzazioni nonprofit gli strumenti per orientarsi verso una cultura di impresa in grado di comprendere e affrontare le rispettive problematiche gestionali. Per giungere a riconoscere nel fundraising un sinonimo di sviluppo e un’opportunità di crescita. Valerio Melandri affronta tutti gli aspetti dell’attività di fundraising - creazione del caso, scelta del veicolo e del target, processo di pianificazione e di comunicazione, controllo di gestione, qualità, scelte etiche - fornendo consigli, esempi ed esercizi che aprono un dialogo con il lettore e con le sue esigenze. Il lessico compren-sibile e lo stile spigliato ne fanno uno strumento per tutti e una chiave per accedere a un futuro di forza, in cui si riconosce l’enorme valore che proprio la cultura del nonprofit rappresenta per l’intera società. Ventitré capitoli in cui l’elemento tecnico, scientifico, organizzativo viene sapientemente miscelato al fattore umano e alla sua imprevedibilità; dove il linguaggio dei numeri risponde a quello del cuore.

Nel labirinto della comunicazione per il fundraising le organizzazioni nonprofit hanno bisogno di trovare una via d’uscita. Ma anche di sviluppare una propria lingua, che sia unica e distintiva. È necessario, quindi, orientarsi e capire meglio i meccanismi della co-municazione persuasiva, ma anche ottenere il meglio dai comunicatori e dalle agenzie di pubblicità, comprendendo le loro logiche e aiutandoli a capire quelle del nonprofit.

Qual è il ruolo del turismo responsabile e della Corporate Social Responsibility (CSR) nel turismo? Qual è il loro livello di diffusione nel settore? Quali sono gli strumenti per la loro valutazione nelle aziende turistiche? Il testo si propone di rispondere a queste domande per offrire un contributo innovativo e strutturato al dibattito in corso circa lo sviluppo sostenibile del settore turistico. Dopo aver chiarito i concetti di turismo responsabile e CSR, le autrici hanno raccolto e confrontato i principali programmi di valutazione (assessment systems) nazionali ed europei sulla responsabilità d’impresa a disposizione degli operatori turistici. Attraverso un modello matematico e alcuni casi di studio emblematici, si è voluto guardare a questi strumenti nell’ottica della loro efficacia e adeguatezza, anche per le piccole e medie imprese, che costituiscono la specificità della realtà italiana, e si sono evidenziate le possibili criticità che ne ren-dono difficoltosa l’adozione. Infine sono stati proposte alcune idee per incoraggiarne l’implementazione nel settore turistico, nell’ottica della importanza strategica di queste tematiche in ambito turistico.

LA LINGUA DEL FUNDRAISING. ORIENTARSI NEL LABIRINTODELLA COMUNICAZIONE E TROVARE LA MIGLIORE VIA POSSIBILE

di Aldo GuidiEditore: Philanthropy (collana Smart Fundraising)

Pubblicazione:2012, 105 p., brossuraPrezzo: 8,08 euro

MANUALE DI FUNDRAISING. FARE RACCOLTA FONDI NELLE ORGANIZZAZIONI NONPROFIT E NEGLI ENTI PUBBLICI

di Valerio MelandriEditore: Maggioli Editore (collana Philanthropy)

Pubblicazione: 2012, 560 p., brossuraPrezzo: 35,70 euro

TURISMO RESPONSABILE E CSR. GUIDA E CONFRONTO TRA PROGRAMMI DI VALUTAZIONE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

di Mara Manente , Valeria Minghetti , Erica Mingotto Editore: Franco Angeli

(collana Scienze e professioni del turismo. Studi)Pubblicazione:2011, 176 p.

Prezzo: 21,00 euro

ENTI NON PROFIT

Guida pratica di Cinzia De Stefanis Libro + CD-ROMEditore: BUFFETTI

Pubblicazione: 05/2012Prezzo: 34,00 euro

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23www.biteb.org

Anno 1Numero 8/9Dicembre 2012/Gennaio 2013

EVENTI & CORSI

Il Decreto Milleproroghe sposta al 31 dicembre 2013 l’applica-zione per le spedizioni di prodotti editoriali

E’ stato pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 dicem-bre 2011, il Decreto Legge 29 dicembre 2011 n. 216 – Proroga di termini previsti da disposizioni legislative – “Decreto Milleproro-ghe”.

All’articolo 21 “Proroga di norme nel settore postale” sono spostate al 31 dicembre 2013 le spedizioni postali agevolate per gli enti non profit.

“Com- ma 2. Il termine di cui al comma 1-bis dell’articolo 2 decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° ottobre 2010, n. 163, e’ prorogato al 31 di-cembre 2013. Comma 3. A decor-rere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al ter-mine di cui al comma 2, i gestori dei servizi postali sono autorizzati ad applicare apposite tariffe per le spedizioni di prodotti editoriali con riferimento alle associazioni

ed organizzazioni senza fini di lucro e alle associazioni d’arma e combattentistiche, ferma anche per

queste la necessita’ dell’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione (ROC) e con esclusione dei prodotti di cui all’arti-colo 2, comma 1, lettera b), del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46. Non si applica l’articolo 3, comma 1, del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46”.

(fonte: Ciessevi Milano)

Prorogate al 31 dicembre 2013 le tariffe postali agevolate per il non profit

Sda Bocconi - Percorso manager delle imprese sociali e del non profit A chi è diretto ll percorso è rivolto a quanti operano in Imprese Sociali, fondazioni, associazioni,

cooperative sociali, ex IPAB e in generale aziende non profit in qualità di dirigenti, responsabili, collaboratori, consulenti e sono interessati ad acquisire o consolidare le proprie competenze nelle leve di management.

Come costruire il percorso formativoIl partecipante può acquistare in 24 mesi i programmi di formazione rientranti nel

percorso formativo per un minimo di 17,5 giornate (i programmi dovranno essere frequentati per l’intera durata).

Attestato di percorso Al termine del percorso verrà rilasciato l’attestato di percorso formativo Mana-

ger delle Imprese Sociali e del Non Profit, comprovante la continuità ed organicità dell’esperienza formativa.

Il primo modulo in programma:FARE IMPRESA SOCIALE: PROGETTUALITA’ E SOSTENIBILITA’ NEL NON PROFITConsente di sviluppare le competenze per la stesura del business plan di un’at-

tività imprenditoriale in ambito sociale e fornisce strumenti e metodologie per lo sviluppo dell’attività. Per ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione al percorso è possibile contattare Ingrid Battistini, tel. +39 02 5836.6849

La Regione ha anticipato una delle aperture per l’evento primaverile organiz-zato Fondo ambiente italiano. Si tratta di Casa Moroldi a Udine.

In occasione delle Giornate di Primavera del Fai-Fondo Ambiente Italiano, or-ganizzate dalla locale delegazione di Udine, su iniziativa dell’assessore Sandra Savino, la Regione aprirà al pubblico, nella giornate di sabato 23 e domenica 24 marzo 2013, Casa Moroldi a Udine, immobile abitualmente adibito a uso dei gruppi consiliari regionali.

Al fine di consentire lo svolgimento delle visite a garanzia del bene e in com-pleta sicurezza, la Delegazione Fai di Udine assicurerà una presenza costante di soci negli orari dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

Giornate Fai 2013

La filarmonica della scala incontra la cittàLe Prove aperte della Filarmonica a favore del non profitNel 2013 il ciclo “La Filarmonica della Scala incontra la città” sostie-

ne quattro associazioni impegnate nell’assistenza ai poveri.Il progetto include 5 appuntamenti dal 27 gennaio al 19 maggio, il

primo realizzato in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche So-ciali del Comune Biglietti per tutte le prove in vendita (tel. 02 465 467 467). Nel 2013 giunge al quarto anno il ciclo di prove aperte “LaFilar-monica della Scala incontra la città”, attraverso il quale l’orchestra in collaborazione con il Main Partner UniCredit e con il sostegno di Uni-Credit Foundation supporta le associazioni non profit milanesi. L’area d’intervento scelta per questa quarta stagione è quella della povertà, l’emergenza che costringe sempre più milanesi di ogni nazionalità e origine sociale a chiedere assistenza per i bisogni più elementari. A questa fascia sociale si rivolgono le quattro organizzazioni non pro-fit destinatarie degli incassi, che offrono servizi di prima necessità: l’Opera Cardinal Ferrari, il Centro Francescano Maria della Passione, l’Associazione Cena dell’Amicizia e l’Associazione Pane Quotidiano. Ogni associazione ha individuato un progetto specifico su cui convo-gliare i fondi raccolti (vedi di seguito le schede di presentazione delle attività).

La prima prova aperta, diretta da Daniel Harding il 27 gennaio, sarà gratuita.

Domenica 27 gennaio 2013 ore 20 Prova aperta gratuita in collaborazione con Assessorato alle Poli-

tiche Sociali del Comune di Milano e Ufficio Promozione del Teatro alla Scala.

Direttore Daniel HardingMozart Maurerische TrauermusikWagner Tristan und Isolde, Preludio e LiebestodStrauss Ein Heldenleben, Poema sinfonico op. 40

Sodalitas - 11^ Edizione Sodalitas Social AwardIl SODALITAS SOCIAL AWARD è il Premio che ogni anno dal 2002 viene assegnato

ad imprese, associazioni imprenditoriali, distretti industriali ed organizzazioni che si sia-no concretamente impegnate in progetti di Sostenibilità d’Impresa. Nel mese di dicem-bre 2012 è stata avviata ufficialmente l’11^ Edizione dell’iniziativa, che si concluderà nel mese di giugno 2013.

Queste le categorie e i premi speciali in cui si articola il bando dell’11^ Edizione del Sodalitas Social Award:

1. European CSR Award Scheme: inspiring partnerships for innovation and impact2. Valorizzazione della Persona e protezione del Lavoro3. Consumo Sostenibile e Catena di Fornitura responsabile4. Tutela e Sensibilizzazione Ambientale5. Occupazione dei Giovani e promozione dell’inserimento lavorativo6. Iniziative di responsabilità sociale realizzate da Istituzioni ed Enti Pubblici Premio speciale - Iniziative promozionali di responsabilità sociale delle Associazioni

ImprenditorialiPremio speciale - Progetti di partnership nei Paesi in via di Sviluppo Il Sodalitas Social Award diventa europeoLa prima delle 6 categorie in cui si articola il bando del Premio è dedicata allo European

CSR Award Scheme, il primo Premio Europeo per la Responsabilità Sociale d’Impresa promosso dalla Commissione UE insieme con CSR Europe e Business in the Communi-ty, e che vede coinvolti ben 29 Paesi.

Lo European CSR Award Scheme premierà le migliori partnership di CSR realizzate dall’impresa insieme ad altri stakeholder del territorio, e verrà assegnato ad una grande azienda e a una PMI.

Come partecipare al Sodalitas Social AwardTutte le imprese interessate ad iscriversi all’11^ Edizione del Sodalitas Social Award

dovranno compilare in ogni sua parte la scheda d’iscrizione dedicata ed inviarla in forma-to elettronico entro il 28 febbraio 2013 all’indirizzo [email protected].

http://www.sodalitas.it/sostenibilita/sodalitas_social_award.aspx

NEL 2012 HANNO COLLABORATO:Leonardo Becchetti, Francesco Benvenuto, Giorgio Bernardini, Ugo Biggeri, Carlo Borzaga, Toni Capuozzo,

Antonio Castaldello, Roberta Cocco, Carlo Corti, Paolo Del Debbio, Paolo Del Poggio, Carla Dotti, Johnny Dotti, Alessandro Fedeli, Maria Cristina Ferradini, Giovanni Danilo Festa, Lodovico Festa, Giorgio Fiorentini, Maddalena Frigerio,

Pietro Gamba, Graziella Gavezotti, Andrea Gibelli, Romano Guerinoni, Elisa Kalaj, Giovanna Loredan Bonetti, Agnese Maurizio, Mario Molteni, Luca Pesenti, Marta Pieri, Roberto Randazzo, Marco Riboli, Sabrina Stoppiello,

Tiberio Tesi, Sergio Veneziani, Angelo Villani, Stefano Zamagni.

Page 24: Responsabilita' sociale e tecnologia solidale n.8-9, anno I, Dicembre 2012- Gennaio 2013