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Ripensandoci... salotto di cultura e attualità anno I, n. 4 settembre 2008 Alfieri e Pasolini: la condanna delle ingiustizie sociali Esempi di coscienza critica tra Settecento e Novecento di Paola Bisconti Indignati da un presente tirannico e neocapitalista. Affascinati dai classici della letteratura. Vittorio Alfieri e Pier Paolo Pasolini scrivono ed interpretano un nuovo eroismo.Come due titani, gli intellettuali più inquieti della storia.... (a pag. 8) Intervista alla Presidente dell’Associazione nazionale coordinamento comitati pari opportunità (UniCpo) di Rossella Bufano (a pag. 20) Nel segno di Simone de Beauvoir La questione femminile: la scrittura e l’impegno sociale di Sara Foti Sciavaliere Per tutta la sua esistenza Simone de Beauvoir, accanto a Jean-Paul Sartre, ha condotto una vita pubblica da gran intellettuale, prendendo su di sé responsabilità spesso scomode e intervenendo con appelli e azioni di protesta... (a pag.18) Il ritorno del Grillo Parlante La voce della coscienza ci parla attraverso la fiaba di Sabrina Barbante (a pag. 33) Editoriale Non vi può essere libertà né democrazia senza conoscenza Il dovere degli intellettuali è non tacere, ma far sapere di Rossella Bufano Nella concezione aristotelica erano definite intellettuali la scienza, la sapienza, l’intelligenza e l’arte, ovvero quelle virtù che consentivano all'anima intellettiva di pervenire alla verità .... (a pag. 4) Direttore responsabile: G. Greco Direttore editoriale: R. Bufano Progetto grafico: R. Bufano, S. Foti Sciavaliere, L. Longo Caporedattori: S. Foti Sciavaliere, L. Longo In redazione: S. Barbante, P. Bisconti, E. De Giorgio, L. Di Lecce, M. Fiorino, S. Foti Sciavaliere, L. Longo, A. Normanno, M. B. Protino, S. Stefanelli redazione: redazione@ripensandoci.com Anno I n. 4 settembre 2008 Registrazione presso il Tribunale di Lecce n. 991 del 28/05/2008 Bono Vox: cantautore paladino dei diseredati del mondo Le sue canzoni “risvegliano” la coscienza dei giovani di Stefania Stefanelli (a pag. 26) Perlasca e la sua battaglia all’antisemitismo fascista Storia di un eroe italiano che ha salvato migliaia di perseguitati di Laura Longo La vicenda di Giorgio Perlasca è il drammatico racconto del difficile travaglio storico- culturale che l’Europa fu costretta ad affrontare dinnanzi alla follia del regime nazifascista.... (a pag. 16) rivista on line

Ripensandoci settembre 2008

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Rivista on line. Salotto di cultura e attualità

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Page 1: Ripensandoci settembre 2008

Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

Alfieri e Pasolini: lacondannadelle ingiustiziesociali

Esempi di coscienzacritica tra Settecento e Novecento

di Paola Bisconti

Indignati da un presente tirannico eneocapitalista. Affascinati dai classicidella letteratura. Vittorio Alfieri e PierPaolo Pasolini scrivono ed interpretanoun nuovo eroismo.Come due titani, gliintellettuali più inquieti della storia....

(a pag. 8)

Intervista alla Presidentedell’Associazionenazionale coordinamentocomitati pari opportunità(UniCpo)

di Rossella Bufano

(a pag. 20)

Nel segno di Simonede Beauvoir

La questionefemminile:la scrittura el’impegno sociale

di Sara Foti Sciavaliere

Per tutta la sua esistenza Simone de Beauvoir,accanto a Jean-Paul Sartre, ha condotto una vitapubblica da gran intellettuale, prendendo su disé responsabilità spesso scomode e intervenendocon appelli e azioni di protesta...

(a pag.18)

Il ritorno del GrilloParlante

La voce della coscienzaci parla attraverso lafiaba

di Sabrina Barbante

(a pag. 33)

Editoriale

Non vi può esserelibertà né democraziasenza conoscenza

Il dovere degliintellettualiè non tacere,ma far sapere

di Rossella Bufano

Nella concezione aristotelicaerano definite intellettuali lascienza, la sapienza, l’intelligenzae l’arte, ovvero quelle virtù checonsentivano all'animaintellettiva di pervenire allaverità....(a pag. 4)

Direttore responsabile: G. GrecoDirettore editoriale: R. BufanoProgetto grafico: R. Bufano,S. Foti Sciavaliere, L. LongoCaporedattori:S. Foti Sciavaliere, L. LongoIn redazione:S. Barbante, P. Bisconti, E. DeGiorgio, L. Di Lecce, M. Fiorino,S. Foti Sciavaliere, L. Longo, A.Normanno, M. B. Protino, S.Stefanelli

redazione:[email protected]

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Bono Vox:cantautore paladinodei diseredati del mondo

Le sue canzoni“risvegliano”la coscienza dei giovani

di Stefania Stefanelli

(a pag. 26)

Perlasca e la suabattagliaall’antisemitismofascista

Storia di un eroeitaliano che ha salvatomigliaiadi perseguitati

di Laura Longo

La vicenda di Giorgio Perlascaè il drammatico racconto deldifficile travaglio storico-culturale che l’Europa fucostretta ad affrontare dinnanzialla follia del regimenazifascista.... (a pag. 16)

rivista on line

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Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

Editoriale

Non vi può essere libertà né democrazia senza conoscenzadi Rossella Bufano p. 4

Società politica economia

Norberto Bobbio e Paolo Sylos LabiniEconomia e filosofa politica al servizio della società di Rossella Bufano p. 6

Alfieri e Pasolini: la condanna delle ingiustizie socialidi Paola Bisconti p. 8Croce e Gentile: scontro ideale e filosoficodi Annamaria Normanno p. 10Il caso del giornalista Travagliodi Laura Longo p. 12

Modelli di vita

Perlasca e la sua battaglia all'antisemitismo fascistadi Laura Longo p. 16

Pensiero e azione politica delle donne

Nel segno di Simone de Beauvoirdi Sara Foti Sciavaliere p. 18Intervista alla Presidente dell'Associazione nazionalecordinamento comitati pari opportunità (UniCpo)di Rossella Bufano p. 20

Arte

La pittura di Renato Guttuso: testimonianza di un tempodi Laura Di Lecce p. 22Edward Hopper: silenzio monumentaledi Maria Beatrice Protino p. 25

Musica

Bono Vox: cantautore paladino dei diseredati del mondodi Stefania Stefanelli p. 26Indimenticabili sinfonie: Nino Rotadi Maria Beatrice Protino p. 30

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Cinema e teatro

Francois Truffaut. L'alfiere della Novelle Vaguedi Massimo Fiorino p. 31

C 'era una volta

Il ritorno del Grillo parlantedi Sabrina Barbante p. 33

Non tutti sanno che...

Il simbolismo cromaticodi Sara Foti Sciavaliere p. 35

Scrivi e leggi con noi

Il giorno della civettadi Sara Foti Sciavaliere p. 39Elisabetta Schlippenbach. Gioie e dolori di un animo ribelledi Laura Longo p. 41"La fattoria degni animali" di George Orwelldi Eliana De Giorgio p. 43

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Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

editoriale

Non vi può essere libertàné democraziasenza conoscenza

Il dovere degli intellettualiè non tacere, ma far sapere

di Rossella Bufano

4

Nella concezionearistotelica erano definiteintellettuali la scienza, lasapienza, l’intelligenza el’arte, ovvero quelle virtùche consentivano all'animaintellettiva di pervenire allaverità. L’intellettuale èdunque chi esprime lapropria creatività (artistica,letteraria,ecc.), loscienziato echi dellaconoscenzadella veritàfa una vera epropriamissione.Quando

oggi si parladiintellettuali sipensa allafunzionepolitica esociale svoltada individui ogruppi cheesercitano una critica serratanei confronti della società,alla scopo di sensibilizzarel’opinione pubblica ocontrastare fenomeni lesividella libertà o del progresso.Persone che, da sole oriunite intorno a una rivistao a salotti intellettuali, hannoinciso con il proprio dibattitoe le proprie opere (articoli,saggi, romanzi, quadri,sculture, rappresentazioni

teatrali, manifestazioni,movimenti, proposte dilegge, ecc.) sugliavvenimenti del propriotempo.La connotazione più

propriamente politica deltermine intellettuale siafferma nel XIX secolo,quando nella Russia zarista

si conia laparola“intellighenzia”per definire ilcetointellettualecomposto danobili terrieri“illuminati” eda esponenticolti dellapiccolaborghesiacittadina.Questidifendono erivendicano ivaloridemocratici e

riformisti contro il regime.Il termine si diffonde inFrancia ad opera di EmileZola, per indicare isostenitori dell’innocenza delcapitano Dreyfus (ebreoaccusato di alto tradimentonel corso della guerra controla Prussia. Il caso fu montatocon l’uso di documentinotoriamente falsi e fu vistoda molti intellettuali comeun’azione di antisemitismo).

La funzione sociale degliintellettuali è emersa di fatti,in ogni epoca, ogni qualvolta questi si sono mobilitatio impegnati politicamenteper favorire o promuovereriforme, processi dirinnovamento politico e diprogresso scientifico. Bastipensare al ruolo svolto dagliilluministi nella difesa dellescoperte scientifiche, delladiffusione del sapere a unpubblico vasto(L’encyclopèdie di Diderot),dell’influenza esercitata suisovrani nell’adozione diCarte costituzionali pergarantire i diritti dei cittadinie nell’introduzione di altreriforme giuridiche edeconomiche.Il ruolo dell’intellettuale

spesso è stato di denuncia,da Moliere che ridicolizza ivizi umani e della nuovaborghesia, a Parini chebeffeggia con la sua satirala nobiltà affaticata dall’ozioe che vive a spese delpopolo, a Pasolini chesmaschera i mezzi dicomunicazione assoggettatialle esigenze dell’economiae del potere, a Sascia chesvela l’omertà mafiosa. Gliintellettuali hanno incitatoall’amore di patria eall’indipendenza nazionale,come Alfieri e Foscolo, altrialla difesa della giustiziasociale ed economica come

La libertà di un individuoè data dalla conoscenza:è questa l’arma più forte

che possiede l’essereumano, che garantisce

scelte veramenteconsapevoli e il godimento

dei propri diritti. Maè anche l’arma più

pericolosa, perché chi “sa”può manipolare tutti

coloro che “non sanno”.Per questo gli intellettualinon devono mai tacere

Particolare della "Scuoladi Atene" di Raffaello

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Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

Bobbio e Sylos Labini. Altrihanno alimentato esostenuto l’emancipazionefemminile. Ma unelenco risulterebbesterile einsoddisfacente.Citare tutti gliintellettuali e leintellettuali richiedespazi enciclopedici.In questa sede, in

un giornale, non vadimenticato più chealtro ciò che harappresentato e ciòche può significareancora la lorofunzione. Questisoggetti capaci di“pensare”, di“scardinare”, di“difendere”, di“proporre”, si sonooccupati deiproblemi del propriopaese o mondiali,cercando di darevoce a chi non erain grado di farlo, soprattuttoquando l’istruzione non erapatrimonio di tutti, facendoleva sull’opinione pubblica esulle istituzioni affinché

intervenissero per attuaredelle soluzioni. Qual è statauna delle loro armi più

efficaci? Il “verbo”, la parola.Gli intellettuali hannospalancato delle porte chiusea chiave, hanno regalatol’accesso alla verità, ai fatti.

Oggi si lamenta un vuoto,un’assenza degli intellettuali,ma d’altro canto si taccianodi invadenza coloro cheprovano a farlo, comeavviene per Travaglio.L’intellettuale deve

esprimere il proprio dissensoaccertando le fonti prima dimuovere le accuse epesando la veridicità delleproprie parole, diffondendole informazioni taciute,affinché la “verità” possaessere a disposizione di tutti.La libertà di un individuo è

data dalla conoscenza: èquesta l’arma più forte chepossiede l’essere umano, chegarantisce scelte veramenteconsapevoli e il godimentodei propri diritti. Ma è anchel’arma più pericolosa, perchéchi “sa” può manipolare tutticoloro che “non sanno”. Perquesto gli intellettuali nondevono mai tacere. Non perforza devono gridare.Sicuramente è loro dovereinformare, esprimersi.

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Norberto Bobbioe Paolo Sylos Labini

Economia e filosofia politicaal servizio della società

di Rossella Bufano

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“L’Italia ha conosciuto variesempi di intellettuali chehanno dedicato i loro studiai grandi problemi delproprio tempo perindividuare le cause eproporre le opportunesoluzioni.Due esempi sono Norberto

Bobbio che ha analizzato glistrumenti a garanzia dellalibertà e della giustiziasociale, ePaolo SylosLabini che siè occupato disviluppo,sottosviluppoe, inparticolare,del ritardoeconomicodelMezzogiorno.

Bobbio,filosofo,giurista epolitologo, èuna delle piùillustri figuredella culturadelNovecento italiano. Il suopensiero etico-politico ècaratterizzato da unaprofonda fede, teorica epratica, nel principio dellaresponsabilità civile dellariflessione intellettuale. Egliritiene che gli intellettualinon devono proporresoluzioni profetiche, masviscerare i problemi conl’ausilio della ragione e vagliaretutte le posizioni in merito:

«il compito degli uomini dicultura è più che mai oggiquello di seminare dei dubbi,non già di raccoglierecertezze. Di certezze –rivestite della fastosità delmito o edificate con la pietradura del dogma – sonopiene, rigurgitanti, lecronache della pseudo-cultura degli improvvisatori,dei dilettanti, dei

propagandistiinteressati.Culturasignificamisura,ponderatezza,circospezione:valutare tuttigli argomentiprima dipronunciarsi,controllaretutte letestimonianzeprima didecidere, enonpronunciarsi enon decideremai a guisa dioracolo dal

quale dipenda, in modoirrevocabile, una sceltaperentoria e definitiva».

È evidente l’influenza dellalezione del razionalismometodologico illuministico.Il filosofo torinese, proponeil modello di una filosofiamilitante, intendo con ciòuna filosofia che si servedella ragione per analizzare

tutti i termini di un problemao di una lotta, «ma non siconfonda la filosofia militantecon una filosofia al serviziodi un partito che ha le suedirettive, o di una chiesa cheha i suoi dogmi, o di unostato che ha la sua politica».

Il progetto politico idealedi Bobbio è quello delliberalsocialismo (giàteorizzato da Carlo Rosselli,fondatore di Giustizia eLibertà) che possa coniugarei valori del liberalismo(libertà civili e politichedell’individuo) con i valoridel socialismo democratico(«eguagliamento dei noneguali»).Egli cerca di coniugare due

concezioni etico-politiche chetenderebbero ad escludersi,poiché le libertà individuali ei diritti del singolo individuotenderebbero ad esserecompromesse e limitate dalleesigenze dell’uguaglianza.Bobbio è consapevole diquesta difficoltà, ma fedeleal principio di responsabilitàintellettuale, ritiene necessarionon demordere nella ricercadi una maggiore uguaglianzasenza il sacrificio delle libertà.Il suo lavoro di filosofo èorientato sul duplice frontedella giurisprudenza(eguaglianza di fronte allalegge) e della politica, comeabbiamo già visto. Di lui,infatti, si è detto: «ConNorberto Bobbio scompare lacoscienza critica della sinistraitaliana».

Norberto Bobbio (1909-2004), allievo di GioeleSolari e Luigi Einaudi,

si laureain giurisprudenza

nel 1931.Nel 1942 partecipa

al movimentoliberalsocialista,

e nell'ottobre dello stessoanno aderisce

al Partito d'azione.Insegna scienza politica

e filosofia politicaall’Università di Torino

Nel 1984 viene nominatosenatore a vita

Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

Norberto Bobbioe Paolo Sylos Labini

Economia e filosofia politicaal servizio della società

di Rossella Bufano

Societàpolitica

economia

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Altro intellettuale capacedi segnare il nostro tempoè Paolo Sylos Labini, definito“un gigante in un paese dinani”. Quando si parla diSylos Labini non si puòseparare lo studioso dalpolitico, inteso comecittadino impegnato. Ed èproprio lui a dichiarare chegli economisti non possonosottrarsi all’impegno politico:

«L’economista, nondiversamente dal sociologo,studia la società della qualefa parte: egli non è estraneoall’oggetto del suo studionel senso particolare in cuisi può affermare che lo siail cultore di scienze naturali.[...] Se lo studioso non puòsperare di essererigorosamente obiettivo (ciòche è impossibile), può edeve tuttavia sforzarsi diessere intellettualmenteonesto, ossia può e devecercare di vedere tutti gliaspetti di un determinatoproblema, anche gli aspettiper lui sgradevoli, e non soloquelli che sono conformi allasua ideologia o utili per lasua parte politica».

Sylos Labni è tra i piùimportanti meridionalisti del’900 e fa parte del consigliodi amministrazione dellaSVIMEZ (Associazione perlo Sviluppo dell’Industria nelMezzogiorno) che si occupadi studi e ricerche perfavorire lo sviluppo nelMezzogiorno. Egli attribuisceall’assenza di sviluppo civilee culturale le origini deldivario economico tra Norde Sud Italia. Considera la

corruzione e la criminalitàcome endemiche dellasocietà meridionale, e vedenell’assistenzialismo ilprincipale ostacolo allosviluppo. Ma il suoliberalismo economico nonè di tipo conservatore. Comeun altro grande economista,Federico Caffè, di cui èprofondo amico, ha unavisione riformista e vorrebbeun mondo più equilibrato epiù giusto.Egli è l’economista dello

sviluppo per eccellenza, sioccupa di temi quali ladisoccupazione, lacondizione operaia, ecc. Èinflueznato da Adamo Smithche accanto alla natura ealle cause economiche dellaricchezza delle nazioni indica

i principi morali ed etici chedevono permeare l’agireeconomico degli uomini.Sylos Labini, infatti, sostieneche i fattori economici sonoimportanti per spiegare losviluppo e il sottosviluppo,ma da soli non bastano.Occorre considerare i fattoristorici, culturali, istituzionali,legislativi, politici ed etici.Da ciò deriva la necessitàdel concorso di diversistudiosi per analizzare losviluppo e il sottosviluppo,affinché insieme si possadecifrare fenomeni che sonoestremamente complessi.

Due pilastri del Novecentoche hanno avuto in comuneun altro grande merito: avereducato tanti giovaniall’analisi critica eall’impegno civiledell’intellettualità. Inun’epoca come la nostra,così povera di guide e dimaestri, figure come Bobbioe Sylos Labini hanno lasciatoun grande vuoto, ma ancheuno straordinario esempio acui ispirarsi.

Per approfondimenti inrete:Bobbiohttp://it.wikipedia.org/wi

ki/Norberto_Bobbiohttp://www.filosofico.net/

bobbio.htmSylos Labinihttp://www.syloslabini.infohttp://www.italialibri.net/

autori/syloslabinip.html

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Societàpolitica

economia

Alfieri e Pasolini: la condannadelle ingiustizie sociali

Esempi di coscienza criticatra Settecento e Novecento

di Paola Bisconti

Vittorio Alfieri

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Indignati da un presentetirannico e neocapitalista.Affascinati dai classici dellaletteratura. Vittorio Alfieri ePier Paolo Pasolini scrivonoed interpretano unnuovo eroismo.Come due titani, gliintellettuali piùinquieti della storiaitaliana utilizzano laloro arma miglioreper protestare controforme socialiingiuste.

Per Alfieri si trattavadi tirannide. Era il1740 quando definìcatastrofica lapolitica assolutisticae militaresca diFederico II diHohenzollern detto ilGrande. Del re diPrussia criticava edisprezzava anche il suoapparente mecenatismo cheparagonava a una forma diservilismo. Lo scrittoresosteneva che la letteraturanon dovesse essere“protetta” ma libera. E soloa queste determinatecondizioni poteva definirsiletterato.Senza dubbio una delle

azioni più plateali della suavita fu la scelta dell’espatrio.Nel 1778, infatti si libera dalvassallaggio piemontesedonando i propri beni allasorella Giulia.«Il re d’allorail quale certamente aveanotizia del mio pensare […]

consentì subito a quella miaspontanea spoliazione; edambedue fummocontentissimi: egli diperdermi, io di ritrovarmi»

(tratto dalla suaoperaautobiograficaVita)

Con Pier PaoloPasolini siintroduceinvece ilconcetto dineorealismo. Ilsuo ruoloconsistenell’affrontarela “nuovatirannide”: l’eradelconsumismo. Inuna fintademocrazia, la

società italiana vivenell’impero della tecnologiarifiutando gli antichi valori.È interessante conoscere

le reazioni dei dueintellettuali e sapere qualisono i loro mezzi di riscattoproposti di fronteall’appiattimento dei principidi libertà.Le tragedie di Alfieri si

occupano dello scontro tralibertà e tirannia. La suaopera contribuì a formare ilsentimento nazionaleitaliano e a educare legenerazioni che fecero ilRisorgimentoPiù che un rifugio nei

classici, entrambi gli

intellettuali rilancianol’immagine di un mondoarcaico come modello daemulare.

Per Alfieri l’incontro con glieroi di Plutarco determinaparticolari scelte stilisticheper la stesura delle suetragedie. Ispirandosiall’opera Vite parallele,utilizza il pathos senza maicadere nel sentimentalismoma “elevando” la dignità deipersonaggi. Attraverso gliscritti di Sallustio fra i qualiLa congiura di Catilina,apprende le tecniche didescrizione degliantagonisti. Riproponedifatti le figure tiranniche eliberticide dall’animodepravato e ambizioso dipotere. Dalle Satire riportasia il tono sarcastico diGiovenale che ridicolizza inobili corrotti sia gli esempidi virtù della vita romana.

Per l’elaborazione deltrattato politico Dellatirannide, Alfieri trae spuntodall’opera de Il principe diMachiavelli. Qui, fatto tesorodegli insegnamenti degliautori precedenti, l’autorepropone dei rimedi allatirannia. Occorre ribellarsie agire.Un altro dramma che ha

condotto Alfieri al successodi drammaturgo è stato ilSaul. Una tragediafortemente ispirata allaBibbia. Il prestigioso re

Le tragediedi Alfieri

si occupano dello scontro

tra libertà e tirannia.

La sua operacontribuì

a formare il sentimento

nazionale italianoe a educare

le generazioniche fecero

il Risorgimento

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d’Israele viene presentatoai lettori non solo comel’avversario dei nemici filisteima vengono messi in risaltoi tormenti della suacoscienza.Osservando il suo

percorso letterario, VittorioAlfieri si presenta comeun intellettuale ricco disfaccettature artistiche. Ingrado di utilizzare un’armatanto nobile come il fine.Combattere la tirannide

attraverso la scrittura.Ogni uomo è figlio del

proprio tempo. Pasolini,infatti, offre una vastagamma di forme artistichele quali variano dalromanzo alle poesie, agliarticoli giornalistici fino acopioni per film. Il passatocorrisponde per Pasolini auna condizione di purezzae innocenza del mondocontadino contrapposta alpresente dominatodall’industrialismo.Anche la vita personale

è stata fonte di ispirazionedei suoi lavori. Lo stessorapporto innocenza-peccatofa riferimento alla suaomosessualità.

Nella raccolta di poesie Lameglio gioventù mette inrisalto lo stato di precarietàdelle nuove generazioni. Sitratta di giovani che purconducendo una vita agiata egioiosa, sono inconsapevoli diquanto tale condizione siaeffimera e temporanea. ConAmado mio, lo scrittoreaffronta il conflitto tra passionee desiderio di innocenza.

Il suo ruolo di intellettualelo avvicina al PartitoComunista Italiano (1947)ead affrontare temi sociali.L’interesse per la lotta dei

contadini lo porta, nellaseconda metà degli anniQuaranta, a stilare unromanzo impegnato

pubblicato nel 1962 con iltitolo Il sogno di una cosa.In Ragazzi di vita descrive,

invece, la situazione deigiovani delle borgateromane. I protagonisti dientrambi i racconti, sia icontadini friulani che ipersonaggi emarginatiromani, possiedono unagrande forza disopravvivenza.

Un altro aspetto che renderealistiche lerappresentazioni pasolinianeè l’utilizzo del dialetto. L’usodel vernacolo in realtà hauna duplice funzione:ricondurre al passato e aquel senso originario di

innocenza che l’autore nonabbandona mai.Un interessante descrizione

di Pasolini ci è regalata daGiancarlo Ferretti inL’universo orrendo (EditoriRiuniti, Roma 1976):«[…] il vate e il maudit, lo

scrittore “scandaloso” e lavittima-ribelle della“diversità”, il poeta civile eil poeta-Narciso, l’esteta el’intellettuale come“personaggio” pubblico, il“testimone” e il “pedagogo”,l’interlocutore autonomo delmovimento operaio el’autore di successo, e cosìvia».Dunque i lavori di Alfieri e

Pasolini percorrono untragitto parallelo in quantoispirato agli stessi valoriseppur esposti in epochestoriche differenti. Il puntod’incontro culmina nelmomento in cui si vuoletrovare un rimedio aldispotismo, alla tirannide ea tutte le forme dioppressione dell’individuo.Una soluzione è la sceltadella morte dell’eroe. Ipersonaggi-eroi delle loroopere appongono alla realtàesteriore la dignità delproprio mondo interiore.Rifiutano i compromessi eoptano per il suicidio comeunica via di fuga dallameschinità della storia.L’estrema rinuncia alla vitatuttavia non deve essereinterpretata come una formadi paura. È il titano che siuccide per protesta. Il terroreè presente nell’oppresso ilquale vive nellasottomissione. Ma allargandolo sguardo, anchel’oppressore risulta debolein quanto la sua forza derivadalla paura altrui.

Pier Paolo Pasolini

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Croce e Gentile:scontro ideale e filosofico

Gli intellettuali dell’Italiafascista riflettonosulla politica del regime

di Annamaria Normanno

È a suon di manifesti cheavviene lo scontro “ideale”tra gli intellettuali durante ilperiodo fascista, chiamati aprendere una decisionequanto mairadicale per laloroautonomia dipensiero.Il 21 aprile

1925,GiovanniGentilepubblica ilManifesto degliintellettualifascisti. Dicontro, il 1°maggio, sulquotidiano «IlMondo», esceil Manifesto degli intellettualiantifascisti di BenedettoCroce.Quello di Gentile è il primo

tentativo di sistemazioneteorica dell’autoritarismomussoliniano a cui continuaa lavorare negli annisuccessivi, divenendo, in talmodo, il filosofo ufficiale delregime. Il manifesto diCroce, invece, sostiene cheil fascismo è solo unaparentesi nella continuitàdello Stato liberale, unamomentanea deviazione,una malattia dello spirito cheporterà alla pura e semplicerestaurazione degliordinamenti e dei metodi delliberalismo.Uno spartiacque culturale

e filosofico. Mentre per

l’intellettuale antifascista lavita morale è opera degliindividui, per Gentile essa sicolloca nelle spirito dellanazione, incarnato nello

Stato etico,con cui, unavolta che siastatorealizzato,l’individuodeveidentificarsi.L’adesione

ideologica eculturale diGentile alfascismodeterminò larottura dellasua

collaborazione con Croce e,in seguito, gli costò la vita:fu ucciso infatti da unpartigiano fiorentinoFinché questo rimane un

“dover essere”, i due filosofiprocedono insieme. Conl’avvento però del fascismo,sembra a Gentile che loStato etico si sia realizzato.E in quel fatidico 1925 leloro strade si dividonodefinitivamente.

All’indomani delle leggifascistissime, si tiene aBologna un convegno sulle“istituzioni culturali fasciste”al termine del quale vieneredatto il manifestogentiliano. Quest’ultimocelebra il fascismo comemovimento tipico della

nazione italiana. Ne esaltalo squadrismo e il suocarattere religioso, criticandoaspramente il liberalismo, lademocrazia e il socialismo.Il “filosofo dell’attualismo”afferma l’unità di teoria eprassi, la coincidenza tra faree pensare. Ogni aspetto dellacultura e della storia vieneda lui percepito nellasintetica unità dell’atto puro,di cui il regime fascistadiventa l’espressionesuprema.

Croce è un liberaleconservatore, un punto diriferimento per gliintellettuali che nonintendono aderire al PNF(Partito Nazionale Fascista).La sua concezione politicapunta alla coesistenza delleindividualità che si realizzanella rappresentanza, la cuiarmonizzazione è compitoprecipuo dello Stato.Secondo Gentile bisognacreare uno Stato intesocome comunità vivente,incentrato sull'idea disacrificio e di dovere. Alcontrario, in Croce èfondamentale la dimensionedel diritto, per cui lo Statodeve garantire le libertà, trale quali l’autonomia di tuttela scienze e di tutte le artiin nome dell’intelligenza diciascuno. «L’intelligenzaconsiste nel dubbio, nelladiscussione, nello scambiodi opinioni diverse, nellarevisione dei propri

10

L’adesione ideologica e culturale di Gentile

al fascismo determinòla rottura

della sua collaborazionecon Croce

e, in seguito,gli costò

la vita: fu uccisoinfatti da un partigiano

fiorentino

Giovanni Gentile

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Societàpolitica

economia

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concetti». Inoltre, il filosofodenuncia la confusionedottrinale presente nelmanifesto gentiliano,dissentendo sull’opinioneriguardo alla lotta trafascismo e antifascismocome conflitto di religione:«Il fascismo non è una nuovareligione ed affermare unasimile idea è solo unalugubre facezia». Il contro-manifesto difatti polemizzasul carattere intollerante,fazioso, passionalmente“religioso” del manifestofascista, riaffermando ilvalore superiore della culturae la sua indipendenza dallapolitica. Egli pensa che«contaminare politica eletteratura, politica escienza, è un errore, chequando poi si faccia, comein questo caso, perpatrocinare deplorevoliviolenze e prepotenze e lasoppressione della libertà distampa, non può dirsineppure un erroregeneroso».Gentile, invece, opera un

vero e proprio ordinamentoteoretico che partedall’astrazione assoluta,dall’idealismo più estremo etotalizzante per giustificarela realtà di un sistema didominio e di repressionecome quello attuato dalfascismo.Oppositore

del fascismo,Croce divenneil simbolo dellaculturaavversa alregime e, datala sua celebritàinternazionale,potécontinuare lasua attività distudioso inItalia

Sebbenemilitassero sufronti opposti,i dueintellettualihanno esercitato sullacultura italiana un’egemoniapressoché incontrastata. Illoro pensiero ha impressouna traccia profonda e

duratura sull’educazionescolastica.

L’assassinio di Gentile nel1944 a opera dei partigiani,divide il mondo intellettualeitaliano. Alcuni lolegittimano, altri locondannano. La ragionestorica per cui viene uccisosembra essere la suaadesione alla Repubblica diSalò.Nell'ultima fase del

fascismo il letterato sicilianonon ha più un ruolo centrale

e si rifugia nella cultura,diventando un grandemaestro di filosofia. Manon comprende che lafrattura tra il fascismoe il Paese, nella guerra,è ormai irreversibile eche quindi ben altra deveessere la sua storia.L’impossibilità diriunificare l’Italia delpassato porta al bisognodi reinventare un’Italianuova, libera da unastoria conclusasi inmaniera violenta,criminale.Pare che in Gentile ci

fosse un’eccessivacelebrazione del Bene e

una sottovalutazione delMale, mentre in Croce sitrova una maggioreriflessione sul Male del suotempo e della storia da

fronteggiare ogni giorno. Eprobabilmente è stato il piùlungimirante.

Approfondimenti

Panorama culturaledel ventennio fascista

Con l’ingressonell’Accademia d’Italia onell’Istituto Treccani, moltiintellettuali aderiscono alfascismo. Già dai primi annidel secolo, alcuni di essihanno scelto di sostenere imovimenti di destra, spessoanche in forme politicamenteirruenti ma innovative dalpunto di vista artistico (Unadimostrazione lo sonoD’Annunzio e Marinetti).La cultura fascista si

esprime in particolareattraverso le riviste e leiniziative come «IlSelvaggio», «Il Bargello», la«Critica fascista», il«Primato» di Bottai e ilmovimento Strapaese, aesempio. Tali progettirappresentano l’animarivoluzionaria e sovversivadello squadrismo. Il tentativoè quello di coinvolgere gliintellettuali in un processorevisionista.Non si può dire che c’è una

vera e propria letteraturafascista. Tutte le opere dinarrativa sono di discretolivello e svolgono un ruolodi formazione del consenso.Adesione facilitata dallapubblicazione di romanzisentimentali e opere dipropaganda come lebiografie del Duce (Mussolini.L’uomo e l’opera, di GiorgioPini e Duilio Susmel, LaFenice, 1953).Non mancano voci di

dissenso: molte di questesubiscono una durarepressione o nel miglioredei casi sono censurate.Gobetti muore per lepercosse subite dai fascisti,Gramsci in carcere, i fratelliRosselli vengono uccisi inFrancia da sicari fascisti,Bernari e Moravia hannodifficoltà a far circolare i lororomanzi, Silone vive in esilioe la rivista «Solaria» vienechiusa nel 1936.

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Oppositoredel fascismo,Croce divenne

il simbolodella cultura

avversa al regime

e, datala sua celebritàinternazionale,poté continuarela sua attività di studioso

in Italia

Benedetto Croce

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Societàpolitica

economia

Il caso del giornalista Travaglio

L’altra facciadell’informazioneche ha saputo dire di noal potere

di Laura Longo

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Il “metodo Travaglio” è unmetodo senza dubbio fuoridal coro. È uno dei pochi chemette in luce leinchiesteinsabbiate,sconfessa lenotizie deviate,assoggettate etrasmesse daimedia.Come un

salmone, vacontrocorrente.In tutti i suoi

libri, il giornalistaha fornito unospaccato dellavita socialeitaliana nei suoiaspetti piùimportanti.Politica, giustiziae informazione:tutto quello che si dovrebbesapere e che non si sa. Unviaggio nell’Italia di ieri e dioggi in cui l’autore denunciala situazionedell’informazionegiornalistica, racconta conminuziose ricostruzionistoriche di fatti e di attiprocessuali le devianze e ilmalcostume di molta partedella politica edell’imprenditoria. Masoprattutto spiega i motiviper i quali, invece, si censurao si tenta di portaredeterminati eventi all’oblio.

Perciò Travaglio risulta unasana terapia contro unatelevisione che negli ultimi15 anni ha contribuito adrogare tutte le generazioni

di cittadini italiani,sbriciolandone la memoria ela criticità.

I suoi articoli comele sue intervistesono corretti epuntuali. Una firma,la sua, che “appare”orgogliosa e pulita,non asservita.Certamente è unpersonaggiomediatico a cuidifficilmente non sipuò rimanereindifferenti :o lo siodia o lo si ama.Detestato da

buona parte dellanostra classepolitica, osannatodai comuni mortali.Travaglio rimane

uno degli ultimirappresentanti delgiornalismo d’indagine inItalia. L’ultimo di quei pochiin via di estinzione e a cuioggi appartengono anche inomi della Gabanelli o dellaCederna.

Il lavoro di Travaglio portad’immediato a riflettere sugliatteggiamenti della tv. C’èda chiedersi perché ognivolta in televisione si generaun assordante psicodrammadopo aver sostenuto delleopinioni autonomedall’apparato di potere.

Scontato è dire che la tvnon fa più informazione eche per giunta negli ultimianni il cittadino ha smesso,se non perso, la possibilità

di essere cittadino,diventando unteledipendente manipolato.Finita l’era delle

appartenenze ideologiche, ildistacco dei cittadini dallapolitica e dai partiti si è fattosempre più ampio e palese.Da partecipanti attivi allasocietà si è diventatitelespettatori, poiché lapolitica si è mutata in un“match televisivo” dove nonconta avere delle buone ideema essere un ottimomattatore sullo schermo. Seprima la rappresentanza sifondava sulla scelta eapprovazione della classedirigente, oggi è attestatadai sondaggi e dalle stime dellericerche Nexus. Il confronto

sociale delle differenti lineepartitiche si è ridotto a unamera competizione fra leaderdalla ipertrofica presenza.

«Le vittimedella censura

non sono soltanto i personaggiimbavagliati per evitare che parlino. Sono anche,e soprattutto,

milioni di cittadiniche non possono

più sentirela loro voce per evitare

che sappiano».(Marco Travaglio,

«l’Unità», 2 dicembre)

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È per questo che staemergendo un urgentebisogno di informazione el’intento diTravaglio è quellodi colmare questovuoto. Peraltro ciriesce solo inminima parte,perché senz’altroil materialeinesplorato chegiace negli archiviè immenso.Dunque l’obiettivodel “metodo” siaquello di garantireun po’ di giustiziae una maggioremolteplicità diinformazioni,laddove i massmedia da sempreoperano una selezioneinformativa.

Nonostantei nostripoliticibipartisannonapprezzino illavoro diTravaglio, ilsuogiornalismosi fonda sullaverificarigorosadelle fonti esullaattendibilitàdella forma. Il motivo percui in Italia questo generedi inchieste vengono menoè anche dovuto agli alti costie ai tempi lunghi che ne

derivano, senza contare ilrischio di querele.La mancata pubblicazione

di dati di sicuro interessepubblico sulle questioniitaliane, paradossalmente,

sono affrontatedalle testatestraniere dovedifferente èl’organizzazionedei giornali comepure il metodo nelfare informazione.

Con la nuovanormativa, leintercettazionisaranno banditedall’attivitàgiornalistica pertutto il lungo

periodo delle indagini finoall’inizio del procedimentogiudiziario. I lettori verrannoprivati del diritto di cronacaquand’anche gli interlocutori

delle conversazionilegittimamente intercettaterivestono ruoli pubblici,

rinunciando già apriori a una partedelle dimensioniriservate dellapropria esistenza.Gli attuali interventilegislativi minanosolo l’indipendenzadei giornalisti. Glieditorigiocherebberoinfatti un ruolodeterminante nellescelte quotidianedelle notizie dapubblicare,ridimensionando ilruolo dei direttori e

dei collaboratori aquello di impiegati di

redazione.

Per questa ragione, il buonallievo di Montanelli ha fattocentro con gli italiani. Perchéha intuito che il sistemadell’informazione politicaitaliana è in cortocircuito. Ea ciò si deve il suo successoeditoriale. Una rispostaefficace contro l’informazionetelevisiva, demolitricedell’autenticità di ognievento, di cui Prevért neaveva intuito il ruolo:«Latelevisione sta per ucciderele nostre anime. Oggi silimita ad informarci, domanici detterà i nostri desideri,le nostre scelte, i nostridolori. Un giorno farà l'amoreal nostro posto».

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Marco Travaglio, Michele Santoro, Gad Lerner

«Se le notizie fannopaura, le parole

che le raccontanone fanno ancor di più. [...]

Perché, giocandocon le parole, si possono

manipolare i fatti,e, alla fine della catena,

tutta la memoriacollettiva». (Marco

Travaglio, La scomparsadei fatti, il Saggiatore,

Milano 2006)

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Marco Travaglio“La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie

per non disturbare le opinioni”

«I fatti separati dalle opinioni.» Era il motto del mitico Panorama di Lamberto Sechi,inventore di grandi giornali e grandi giornalisti.Poi, col tempo, quel motto è caduto in prescrizione, soppiantato da un altro decisamente

più pratico: «Niente fatti, solo opinioni». I primi non devono disturbare le seconde.Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Con i fatti, no.C’è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato, sciatto e non

ha voglia di studiare, di informarsi, di aggiornarsi.C’è chi nasconde i fatti perché trovare le notizie costa fatica e si rischia persino di

sudare.C’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare galleggiando,

barcamenandosi, slalomando.C’è chi nasconde i fatti perché ha paura delle querele, delle cause civili, delle richieste

di risarcimento miliardarie, che mettono a rischio lo stipendio e attirano i fulminidell’editore stufo di pagare gli avvocati per qualche rompicoglioni in redazione.C’è chi nasconde i fatti perché si sente embedded, fa il tifo per un partito o una

coalizione, non vuole disturbare il manovratore.C’è chi nasconde i fatti perché se no lo attaccano e lui vuole vivere in pace.C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti non lo invitano più in certi salotti, dove

s’incontrano sempre leader di destra e leader di sinistra, controllori e controllati, guardiee ladri, puttane e cardinali, prìncipi e rivoluzionari, fascisti ed ex lottatori continui,dove tutti sono amici di tutti ed è meglio non scontentare nessuno.C’è chi nasconde i fatti perché confonde l’equidistanza con l’equivicinanza.C’è chi nasconde i fatti perché contraddicono la linea del giornale.C’è chi nasconde i fatti perché l’editore preferisce così.C’è chi nasconde i fatti perché aspetta la promozione.C’è chi nasconde i fatti perché fra poco ci sono le elezioni.C’è chi nasconde i fatti perché quelli che li raccontano se la passano male.C’è chi nasconde i fatti perché certe cose non si possono dire.C’è chi nasconde i fatti perché «hai visto che fine han fatto Biagi e Santoro».C’è chi nasconde i fatti perché è politicamente scorretto affondare le mani nella melma,

si rischia di spettinarsi e di guastarsi l’abbronzatura, molto meglio attenersi al politicallycorrect.C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti diventa inaffidabile e incontrollabile e non

lo invitano più in televisione.C’è chi nasconde i fatti perché fa più fine così: si passa per anticonformisti, si viene

citati, si crea il «dibbattito».C’è chi nasconde i fatti anche a se stesso, perché ha paura di dover cambiare opinione.C’è chi nasconde i fatti per solidarietà con Giuliano Ferrara, che è molto intelligente

e magari poi si sente solo.C’è chi nasconde i fatti perché i servizi segreti lo pagano apposta.C’è chi nasconde i fatti anche se non lo pagano, ma magari un giorno pagheranno

anche lui.C’è chi nasconde i fatti perché il coraggio uno non se lo può dare.C’è chi nasconde i fatti perché nessuno gliel’ha ancora chiesto, ma magari, prima o

poi, qualcuno glielo chiede.C’è chi nasconde i fatti perché così poi qualcuno lo ringrazia.C’è chi nasconde i fatti perché spesso sono tristi, spiacevoli, urticanti, e non bisogna

spaventare troppo la gente che vuole ridere e divertirsi.C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi tolgono la pubblicità al giornale.C’è chi nasconde i fatti perché se no poi non lo candida più nessuno.C’è chi nasconde i fatti perché così, poi, magari, ci scappa una consulenza col governo

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o con la Rai o con la Regione o con il Comune o con la Provincia o con la Camera dicommercio o con l’Unione industriali o col sindacato o con la banca dietro l’angolo.C’è chi nasconde i fatti perché deve tutto a quella persona e non vuole deluderla.C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti è più difficile voltare gabbana quando gira

il vento.C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi la gente capisce tutto.C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, «c’è gente

che pagherebbe per vendersi».

(da La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie per non disturbare leopinioni – parte dell’Introduzione, il Saggiatore, Milano, 2006)

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Modellidi vita

Perlasca e la sua battagliaall’antisemitismo fascista

Storia di un eroe italianoche ha salvato migliaiadi perseguitati

di Laura Longo

La vicenda di GiorgioPerlasca è il drammaticoracconto del difficile travagliostorico-culturale che l’Europafu costretta ad affrontaredinnanzi alla follia del regimenazifascista. Da questaderivarono la Shoah e latragica morte di circa 6milioni di ebrei.

Tale testimonianza ha avutol’onor delle cronache solo 45anni più tardi dalla terribiletragedia dell’Olocausto, esolo nel 2002, le retinazionali italiane hannoscelto di trasmetterePerlasca. Un eroe italiano. Ilfilm televisivo ha permessodi conoscere, anche alleultime generazioni, lastraordinarietà di questouomo che riuscì a salvare,con caparbietà, le vite di ben5200 ebrei dal feroce pianodi “pulizia etnica”propugnato dai nazisti.Tuttavia occorre precisare

che il ruolo del fascismo inItalia non fu del tuttoestraneo al vile progetto delregime hitleriano, anzi, il suocontribuito fu notevole allosviluppo dell’antisemitismoin Italia. Difatti il partitofascista, nell’ottica di unapolitica estera bellicista,riuscì a ottenere un ampioconsenso nell’opinionepubblica, servendosi anchedi intellettuali di rilievo. Nonmancarono già agli inizi del

Novecento, le prime adesionial fascismo da parte delmondo della cultura. Leinnovative avanguardieletterarie e artistiche diPratolini e Boccioni furonolo scudo, stendardo dellatotale adesione intellettualeal regime. In più le animesquadriste trovaronoespressione in numerose earcinoterivisteculturali come«CriticaFascista», maanche nellacomunestampaquotidianadelle testate«Il Tevere» e«La VitaItaliana».Proprio neigiornaliattecchironostereotipiantisemiti e ilregime fecedi tuttoaffinché taliconcettivenissero veicolatigiornalmente.

Nell’ottobre del 1937vennero pubblicati e tradotti“I Protocolli dei Savi di Sion”,il cui scopo era quello di“informare” e di “farconoscere” la presuntacospirazione economica e

sociale degli ebrei allaconquista del mondo. Iltentativo era appunto di farapparire l’ebreo una figurapericolosa e sovversiva, unavera e propria minaccia perlo “status ex quo” dellacomunità nazionale.Sulla base di questi principi

si volevano giustificare leleggi razziali antiebraiche del

1938. Il regimefascista preparaval’opinione pubblicaitaliana alle futurenormative dinaturapersecutoria erepressiva cheavrebbero poipredisposto alladeportazionenazista degli ebrei.Non fu un caso

se i delegati delladittatura fascista,più volteripetevano dallecolonne del«Popolo d’Italia»le loroconsiderazioni didisprezzo riguardo

a quegli ebrei chedecidevano di conservare lapropria cultura e la propriareligione. La mancanza diparità religiosa e laproclamazione con i PattiLateranensi del 1929 di unareligione di Stato siinserivano nel processo dicostruzione di un’ideologia

"Campo di sterminio"

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Sul modellodelle leggi

di Norimberga, anchel’Italia,

nel 1938,ha promulgato

delle leggi razziali.“Il Manifesto

della Razza” privò i 40.000 ebrei italiani

dei diritti civilie politici

e ne condannaronomolti

alla deportazionenei campi

di concentramentotedeschi

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nazionalista. Il celeberrimo“Manifesto della Razza” del14 luglio del 1938 fu il palesetentativo di fondare ilconcetto di razza su basibiologiche cercando didimostrare quasiscientificamente che l'Italiaavesse una precisa e definitaidentità, ben differente daquella giudaica.

Non mancaronoovviamente le voci didissenso. Purtroppo moltedi queste subirono una durarepressione o furonocensurate: da Gramsci aifratelli Rosselli, da Moraviaa Gaetano Salvemini. Moltialtri scelserol'esilio. EPerlasca fuuno diquesti.In principio

rimaseaffascinatodagli idealinazionalistidella politicafascista:aderì nel1936 comevolontario afianco del ribelle FranciscoFranco. Tornato in Italia, lasua esperienza personale, laguerra civile in Spagna, leleggi discriminatorie italianeentrate in vigore nel 1938misero in crisi il suo rapportocon il fascismo. Abbandonògli ideali della sua gioventù,senza però mai diventare unantifascista.Durante la Seconda guerra

mondiale, gli fu datol’incarico di fornire gliapprovvigionamenti perl’esercito italiano. L’8settembre del 1943, annodell’armistizio, fu costrettoa scappare e nascondersiper non aver prestato

giuramento alla RepubblicaSociale Italiana. Si interneràa Budapest con la scusa diuna visita medica. Con l’aiutodi conoscenti e poidell’ambasciata spagnola,riuscirà a ottenere unregolare passaporto eassumere la sua nuovaidentità di cittadinospagnolo.

Da qui ebbe inizio la suacollaborazione conWallenberg, il segretario delRe di Svezia, e Sanz Briz,l'ambasciatore spagnolo.Spacciandosi per ildiplomatico rilasciò parecchisalvacondotti che protessero

le vite di numerosicittadini ungheresi direligione ebraica.Proprio nei suoi famosi45 giorni, il signorJorge Perlasca salvò esfamò ben 5218 ebreiammassati, secondosue indicazioni, inpiccoli rifugi lungo ilDanubio.L’escamotage che

permise a Perlasca diaggirare l’ostacolodelle autorità tedesche

fu realizzato per mezzo dellalegge del 1924 emanata daMiguel Primo de Rivera, chericonosceva la cittadinanzaspagnola a tutti gli ebrei diascendenza sefardita.Terminata la guerra,

Perlasca sparisceimprovvisamente dagli ufficidell’ambasciata spagnola.Ritorna in Italia come un“uomo qualunque”: conduceuna vita normalissima e sichiude nella suariservatezza. La vicendaviene messa a tacere fino aquando, verso gli anniOttanta, affiorarono le primeverità storiche. Le prove dicoraggio, di altruismo e di

solidarietà che hannocaratterizzato quest’uomosono raccontate nel libro diDeaglio (La banalità del bene– Feltrinelli, 1991) e nellememorie del protagonista(L’Impostore – Il Mulino,1997). Entrambe lepubblicazioni sottolineano ladisinvoltura e la tenacità chepermisero a Perlasca ditenere intere famiglie ebreeal riparo dalla ferocia deifascisti ungheresi.

Approfondimenti

Per saperne di più

Olocausto

Etimologia: dal greco“holókauston”, composto di“hólos” ‘tutto’ e “kaustós”‘bruciato’.Nell’antica liturgia ebraica,

il termine indicava il sacrificioin cui la vittima era arsacompletamente. In epocamoderna, ha assunto ilsignificato di “uccisione dimassa”, genocidio di interepopolazioni, specialmentedegli ebrei nei campi disterminio nazista durante laSeconda guerra mondiale.L’uso è, per alcuni,considerato improprio.L’espressione infattisostituisce comunemente lapiù appropriata SHOAH,dall’ebraico ‘sterminio’.

Sefardita

Il termine designa lecomunità ebraiche medievaliabitanti della penisola ibericae dell'Africa settentrionale(originari della Spagna, inebraico “Sefarad”).

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Nel climadi antisemitismo

si inserisce l’azionedell’italiano

Perlasca.Egli, con l’aiutodell’ambasciataspagnola, salva

la vita 5218 ebreiungheresi

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Pensiero e azione politicadelle donne

Nel segno di Simonede Beauvoir

La questione femminile:la scrittura e l’impegnosociale

di Sara Foti Sciavaliere

Per tutta la sua esistenzaSimone de Beauvoir, accantoa Jean-Paul Sartre, hacondotto una vita pubblicada gran intellettuale,prendendo su di séresponsabilità spessoscomode e intervenendo conappelli e azioni di protesta.Negli anni della lotta diResistenza, Simone e Sartresentirono fortemente lanecessità di unatrasformazione radicale dellasocietà. Insieme, conrigoroso impegnocivile, solidarietàconcreta con i“dannati della terra”e consapevolezza delruolo assunto,dichiararonoapertamente le loroposizioni sullaquestione arabo-israeliana,parteciparono allelotte studenteschenate a Parigi nelmaggio 1968, sischierarono contro icrimini dei regimiautoritari in tutto ilmondo.

Simone rimasesemprecaparbiamente fedele ai suoiprincipi. Tuttavia osservandoa posteriori la sua vita, c’èun campo nel quale lascrittrice ha rivistosensibilmente la propriaposizione, e di conseguenza,anche il proprio modo di

raccontarsi. Questa svolta siidentifica con Il secondosesso e con la nuovaprospettiva nata dal suoviaggio negli Stati Uniti.Prima di allora erafermamente convinta che lapropria “appartenenza digenere” non contasse. «Nonavevo mai sofferto di unsentimento di inferiorità –scrive nelle sue memorie –la mia femminilità non miaveva mai dato fastidio…Io

mi piccavo diriunire in me“un cuore didonna e uncervellod’uomo”».Ma a NewYork presecoscienza deipropriprivilegi edella distanzache dividevala sua vitaquotidiana daquella dellamaggioranzadelle donne.Si rese contodel ruolosubordinatoin cui eranorelegate le

donne americane, “usate”dagli uomini per il sesso eper la cura della casa e deifigli. Simone confida alla suabiografa: «Poiché io stessanon avevo mai subitodiscriminazioni da parte degliuomini, mi rifiutavo di

credere che esistesserodiscriminazioni per le altredonne. Questa convinzioneerrata è entrata in crisi aNew York. Lì ho fattoesperienza di come donneintelligenti venisseroridicolizzate se osavanopartecipare a discussioni framaschi».

Il secondo sesso hafortemente influenzato lavita di Simone de Beauvoir.Innanzitutto la stesura avevarichiesto un’immensa moledi lavoro e di ricerca; unostudio e un incontro con lastoria femminile mancanteo andata persa sul pianobiologico, mitologico epolitico dal punto di vistadella filosofia esistenzialista.Questo saggio era statoscritto per un’esigenzapersonale, svincolato daqualsiasi contesto collettivodi movimento. Dopo lapubblicazione l’operaletteraria fu osteggiata dalleforze politiche di destra e disinistra, oltre che da moltiintellettuali, persino amici.Tuttavia molte donne sirivolgevano a lei, lescrivevano chiedendoleconsiglio, la ringraziavano.

Simone de Beauvoir, senzauna propria esplicita volontà,diventa femminista. E difatto, a partire dagli anniSettanta, viene coinvolta dalnascente movimentoneofemminista, svolgendo

Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre in un caffè parigino

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L'agire di Simonede Beauvoirsi connota

esplicitamenteper la sua matrice

esistenzialista,l'impegno

femminista e progressista.Il suo percorso

intellettualeha il suo pernonella riflessione

sulla libertà,personale

e di genere,e nella responsabilità

dell'individuo

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un ruolo decisivo inimportanti battagliefemministe e civili. Occupòuna posizione di primo pianonelle proteste contro laviolenza nei confronti delledonne. Marciò in testa anumerose manifestazioni,rivendicando la parità discelta fra i due sessiall’interno del sistemasociale. Partecipò inoltre allafondazione della “Lega per idiritti delle donne”di cui, nel 1974,divennepresidentessa. Sullarivista «J’accuse» sibatté per i dirittidelle madri nubili escrisse moltepliciprefazioni a libri didonne scrittrici.

Simone deBeauvoir e Jean PaulSartre in un caffèpariginoIn un incontro

pubblico del 1979,Simone de Beauvoirracconta della suapassione per lascrittura. Avevainiziato a scrivere finda bambina per“gioco” e col tempo,intorno ai quindicianni, era diventataun’attività importante.Scrivere le interessava nellamisura in cui le permettevadi vivere e comprendere piùintensamente la realtà.Simone era una letterata euna filosofa. Quando la suafama è ormai riconosciuta,si dedica alla suaautobiografia in quattrovolumi: Memorie di unaragazza perbene, La forzadell’età, La forza delle cosee A conti fatti. Queste operenon devono essere prese allalettera, come puranarrazione di ciò che èaccaduto, bensì rientranonella sua azione sul mondo,«attraverso l’espressione

forte di una visioneugualmente forte». Si trattadi scritti particolarmentesignificativi che nonpermettono solo diconoscere le vicendepersonali dell’autrice, marappresentano la direttatestimonianza del climasociale e dell’acceso dibattitopolitico e culturale svoltosiin Francia nei primi decennidel dopoguerra.

La Beauvoir, connotevoleschiettezza ecapacità di analisi,seppe scrivere disé e delle donneper scuotere eincrinare glistereotipi disubalternità chegli uomini avevanocostruito. Congrandeconsapevolezza edequilibrio seppepercorrere nuovestrade allascoperta di ununiversofemminile ancorainesplorato. I suoipersonaggifemminili siesprimono tuttinel segno di una

maturazione profondaraggiunta con tenacia esenza riferimenti a modelliprecostituiti. Per tantissimeSimone è stata un esempiodi coraggio e di libertà, diintelligenza e di passione.

La grandezza dell’autricefrancese, osservatriceprofonda e critica dellasocietà del suo tempo, èdovuta alla tempestività dellasua incisiva azione culturalee alla coerenza del suoimpegno rivolto alcambiamento. Lei preferìguardare la vita a occhiaperti, senza indietreggiaredi fronte alle ipocrite

convenzioni perbeniste dellaclasse borghese. La sua fuuna scelta morale le cuiradici affondano in una civiltàgià permeata dalle primediffusioni della psicanalisi,dal movimento surrealista edal bisogno imprescindibiledi una trasformazionedell’esistenza collettiva chefosse, innanzitutto,trasformazione dellacoscienza individuale.

Approfondimento

Simone de Beauvoir

Nacque a Parigi il 9 gennaio1908 in una famiglia dell’altaborghesia. Rivelò un’intensapassione per gli studi,soprattutto per le materieletterarie. All’università, silegò a un gruppo di amicicapeggiato da Jean-PaulSartre, con il quale nacquesubito una forte intesaintellettuale e sentimentale,che mantenne la coppiasolidamente unita per tuttala vita. Nel 1931 cominciòla sua carriera di insegnantedi filosofia, per poiabbandonarla. Nel 1943pubblicò il suo primoromanzo, L’invitata. Tra lealtre sue opere si ricordanoi saggi Per una moraledell’ambiguità (1947), Ilsecondo sesso (1949), Laterza età (1970); i romanziIl sangue degli altri (1944),I mandarini (1954) e i volumidell’autobiografia Memoriedi una ragazza perbene(1958), L’età forte (1960),La forza delle cose (1963),e A conti fatti (1971).Simone de Beauvoir morì aParigi il 14 aprile 1986 evenne sepolta accanto a J.P. Sartre, nel cimitero diMontparnasse.

19

Il secondo sessoè subitosuccesso

e scandalo.Con spiritopolemico,

provocandoil pubblico

conservatore, la Beauvoir

passain rassegna

i ruoli attribuitialle donne

dal pensieromaschile

per approdarealla femme

indépendante

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Fiorenza Taricone, studiosadi pensiero politico equestione femminile cispiega la funzione deiComitati di pari opportunitàe della neonata associazioneche li riunisce

D Lei è presidentedell’Associazione nazionalecoordinamento comitati pariopportunità universitari. Cispiega le funzioni di questoorganismo?

R L’associazione ha peracronimo UniCpo che sta per“Università Comitati pariopportunità”, per cui è beneprecisare che “UniCpo” e“Associazione nazionalecoordinamento comitati pariopportunità” sono la stessacosa. L’associazione nascecon l’obiettivo, in primoluogo, di censire i Comitatidi pari opportunitàregolarmente costituiti eattivi all’interno del mondouniversitario. Il fine ultimoè quello di incentivarne lacostituzione come previsto daun DPR del 1987 per poiattivare iniziative volteall’effettiva realizzazione dellepolitiche di pari opportunità.

D Quando è stato costituitol’UniCpo?

R La costituzione inassociazione è l’epilogo di unpercorso lungo e soffertoiniziato nel 1998 a Genovaquando fu fondato unCoordinamento dei ComitatiPari Opportunità universitari,presieduto da Grazia Morra,attiva ancora oggi

nell’associazione. Nel corsodi questi anni ilCoordinamento hacontinuato a riunirsi in variecittà italiane, a costruirestimoli e iniziative. Haorganizzato momenti ufficialidi lavoro come i convegni ela pubblicazione degli Atti,e ha tentato di aggiornarela mappatura dei Comitatiforniti dei requisiti previstidalle leggi. A seguito dicontatti avuti con ilprecedente Ministero PariOpportunità, ilCoordinamento ha riflettutosulla opportunità ditrasformarsi in associazionee quindi assumere una vestegiuridica strutturata rispettoalla informalità di uncoordinamento. Lacostituzione è avvenuta nelconvegno di Pavia del 2005mentre l’elezione degliorgani interni è avvenuta aSiena nell’ottobre del 2006e in quell’occasione sonostata, appunto, elettapresidente dell’associazione.

D I Comitati di pariopportunità, invece, daquando esistono? E a chi sirivolgono?

R La nascita dei Comitatidi pari opportunità è statasancita dalla L. 125/91 sulleazioni positive nelleamministrazioni pubbliche eprivate, sempre con lafinalità di avviare praticheculturali e politiche ispirateai principi delle pariopportunità. Ma all’internodelle università, erano giàprevisti da un DPR del 1987e riguardavano inizialmente il

personale contrattualizzato,cioè il personale tecnico-amministrativo. In seguitogli interventi sono stati estesialla componente docente ehanno riguardato, quindi,anche la trasmissioneculturale alle giovanigenerazioni e la tematicadelle discipline di genere.

D Può farci qualcheesempio di azioni realizzate?

R Per il personale docentee tecnico-amministrativosono stati formulati i codicidi condotta sul mobbing ela prevenzione per lemolestie morali e sessuali.Questi implicano anche lanomina di una consigliera difiducia alla quale spettaaccogliere le denunce erisolvere la vicendasegnalata. Qualoraemergono aspetti penali, ilcaso passa di competenzaalla consigliera di parità sulterritorio.Un altro esempio è la

proposta talvolta realizzatain alcune università di asilinido aziendali, che sono utilinon solo al personaletecnico-amministrativo maanche alle e ai docenti chevivono nella città dovelavorano.Sul piano culturale va

ricordato lo sforzo ditrasmettere alle giovanigenerazioni un sapere chetenga conto anche delleacquisizioni degli studifemministi e di genere.Attivare discipline di genereall’interno di curricula giàprevisti, è impresa nonfacile, talvolta viene facilitata

Intervistaa Fiorenza Taricone

Presidente dell’Associazionenazionale coordinamentocomitati pari opportunità(UniCpo)

di Rossella Bufano

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Intervistaa Fiorenza Taricone

Presidente dell’Associazionenazionale coordinamentocomitati pari opportunità(UniCpo)

di Rossella BufanoPensiero e azione politicadelle donne

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dalla istituzioni di nuovi corsidi laurea come nel mio casoper il Corso di laurea diScienze della comunicazionea Sora, polo didattico diCassino. Nella laureaspecialistica ho attivato“Pensiero politico e questionefemminile”, analoga materiainsegnata già da anni daGinevra Conti Odorisiopresso l’università Roma Tre,per citare due esempi.

D Diceva che UniCpodovrebbe censire i Comitatidi pari opportunità presentisul territorio. Questo vuoldire che non se ne conoscela consistenza?

R Esattamente. Molticomitati sono nati solo sullacarta, altri sono stati volutie ispirati da politichemaschili, altri ancora, unavolta terminato il budgetmesso a disposizione, hannointerrotto la loro attività. Sene deduce che la loropresenza sul territorio è amacchia di leopardo, ma èuna realtà che non siconosce con precisione.

D Lei studia da annil’associazionismo femminilee coerentemente lo pratica.Com’è oggi il rapporto tradonne?

R Le donne sono capaci dioperare in straordinariasintonia oppure di impediree ostacolare qualsiasi formadi “rete”. Purtroppo unacomponente immancabilenell’associazionismofemminile è l’antagonismoche vede gruppi di donneporsi in contrapposizione adaltri.

D Cosa scatenal’antagonismo?

R Il rapporto con il potere.La donna deve avere ilcoraggio di riconoscerne lanon estraneità rispetto algenere femminile, anzispesso la forza di attrazione,ma allo stesso tempo, unafamigliarità neanchelontanamente paragonabilea quella che hanno potutointrattenere gli uomini. Leregole e le dinamiche delpotere sono state cuciteaddosso agli uomini,

adattate alle loro esigenze,anche se conservano unabuona dose di astrattezzache prescinde dal sesso, eimplicano regole che, pure,talvolta prescindono dalsesso. Tuttavia le donnequando lo approcciano,ricalcano le modalità diantagonismo tipicamentemaschile, peggiorato dallarivalità tipicamentefemminile.

D Questo antagonismo èpresente anche nell’UniCpo?

R Sì. Moderatamenteall’interno, ma è forteall’esterno da parte di altriraggruppamenti femminili.

D C’è una causaparticolare?

R Abbiamo cercato disviscerare l’origine dellaconflittualità, o meglio diporci sul terreno dellaragione, ma occorreonestamente dire che ci siimbatte spesso in unaconflittualità fine a se stessa,pretestuosa e che nascondeevidentemente altri fini.Comunque, per riassumeree farci capire da chi legge,l’associazione si è data unostatuto che consente lapartecipazione ai comitati e,anche, a singole personerappresentative per la loroattività presente e passatanei comitati o nelle politichedi pari opportunità. Le ostilitàsono nate appunto dal fattoche nell’associazione cosìconcepita il ruolo deiComitati universitari perded’importanza. Ma vorreichiarire al riguardo due puntifondamentali. Il primo è chelo statuto dà maggiore pesoai comitati, come è giustoche sia, e non ai singoli,naturalmente in sede diassemblea generaledeliberante. Il secondo puntoè che con questa apertural’associazione ha inteso nonrinunciare alle esperienze disingole persone che nonfanno più parte dei comitati(organi temporanei erieleggibili). Laconservazione della memoriastorica al suo interno havoluto rappresentare perl’associazione un chiarosegno di gratitudine verso

chi ha bene operato e untentativo di non ricominciaresempre daccapo, ignorandola memoria storica di chi ciha preceduto e peccando diingratitudine, un trattofrequente nella storia delledonne.

D Al momento dunquel’attività dell’UniCpo èinterrotta?

R No, anzi è in pienaevoluzione. Stiamo portandoa termine uno degli obiettividel Protocollo d’intesa siglatocon il Comitato nazionaleParità e il Ministero delLavoro, cioè la raccolta deidati per il censimento deicomitati. Inoltre, proprio neigiorni scorsi, il 12 settembre,ho siglato per l’associazione,insieme al Dipartimento perle pari opportunità,Consigliera Silvia DellaMonica, un Protocollod’intesa con obiettivi epriorità che sono tuttora infase di analisi.

D Le faccio un’ultimadomanda. Studia, insegna esi occupa di “genere”. Chene pensa della cosiddetta“differenza di genere”?

R Spesso si sente dire o silegge che le associazionifemminili che hannopreceduto il femminismodegli anni Settanta, cioèquelle dei primi ’900 eranoemancipazioniste, cioèvolevano prevalentementeuna eguaglianza con l’uomo,quasi una assimilazione conesso, mentre il femminismosuccessivo ha teorizzato ladifferenza fra i due sessi,privilegiando l’irriducibilitàdi un sesso all’altro. Io noncredo che le epoche possanoessere viste comerappresentative di una solacaratteristica. La storia èsempre mista e contaminata.Per quanto mi riguarda, noncondivido una differenzaintesa come dato biologico,mentre sostengo la validitàdel genere come categoriastorico-culturale-politica, chemuta con la storia e conl’intervento in essa dellaprassi femminile.

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Spesso l’arte apre unospiraglio su qualcosa che ciappartiene ma che nonriusciamo a vederechiaramente. Un dettaglio ouna grande verità. Sonosotto il nostro naso eppureinafferrabili. È questol’effetto delleopere diRenatoGuttuso. Perintenderci è ilpittore delquadro delmercatopopolare diPalermo. Ipiù ferratiricorderannoil titolo:Vucciria(1974). Unatela carica diodore, materia. Una donnache passa di spalle con lasporta e il viso scavato di unuomo bruno che la incrociatra le bancarelle. È quasiestate e il mercato è vivo,sonoro, ma le cose nonesprimono allegria, quantoconsistenza e gravità. InfattiGuttuso riteneva che lapittura non fosse «una celladove non entrano rumori dimondo, sangue, amici,amore, rissa». Gli si puòcredere senza indugi difronte a un dipinto comequesto, tanto impastato conla quotidianità.Nato a Bagheria nel 1911

e morto a Roma nel 1987,Guttuso è stato uno deimassimi esponenti delrealismo sociale. La suaricerca pittorica si è evolutaparallelamente all'impegnopolitico nel Partito comunista

italiano e nello stesso annoespose il dipinto che lo resefamoso: Crocifissione(1940).

Si era trasferito a Romadopo l'esperienza milanese,difficile, per le restrizioni

economiche, maanche ricca diconoscenzeimportanti.Nel capoluogo

lombardo l’artistaaveva potutostringere amiciziefondamentali per lasua crescitapersonale eculturale: da Sassua Quasimodo aBanfi. Faceva ancheparte delmovimento

artistico Corrente,dichiaratamente antifascista.Quando aprì lo studio

romano di via Margutta,questo divenne presto un

luogo di aggregazione permolti intellettualianticonformisti dell'epoca.In tale clima nacqueCrocifissione tra le accuseda parte del clero e larepressione fascista. Dalpunto di vista pittorico, eranogià molto evidenti leinfluenze cubiste nel trattoe nelle cromie. ConobbePablo Picasso qualche annodopo e la loro profondaamicizia durò tutta la vita.Ma Crocifissione erasoprattutto una denuncia:simboleggiava le vittimedella violenza gratuita, chiè costretto a morire per leproprie idee. Così vinse ilPremio Bergamo.

Allo scoppio della Secondaguerra mondiale la dittaturafascista mise a dura provala fermezza del suo pensiero.Guttuso rispose con unimpegno totale. Tanto chenel 1943 fuggì dalla capitaleper partecipare allaResistenza. Tuttavia nonsmise mai di lavorare.Realizzò alcuni disegni coninchiostri delle tipografieclandestine testimoniandola tragedia della guerra, ildolore e la violenza deltempo. Infatti, accanto allenature morte, alle casecontadine, ai paesaggisiciliani, sono rimasti moltiritratti delle repressioninaziste di quegli anni,raccolti in una collezioneintitolata, appunto, Massacri(1943).Alla fine degli anni

Quaranta, Guttusoraggruppò nel movimentoFronte nuovo delle arti gli

Vucciria - 1974a

La pittura di Renato Guttuso:testimonianza di un tempo

La ragione poetico-civiledell’artista siciliano

di Laura Di Lecce

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La pittura di Renato Guttuso:testimonianza di un tempo

La ragione poetico-civiledell’artista siciliano

di Laura Di Lecce

Arte

La passione politica,l’attenzione

per l’espressionismoeuropeo

e l’interesseper le forme dell’arte

popolaredella sua Sicilia sono

i tratti distintividel realismo pittorico

di Renato Guttuso

Crocifissione - 1940

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amici che nel periodofascista erano staticensurati. Divenne per loro,ancora una volta, punto diriferimento.Sono diquestoperiodoopere dirottura diaccentuatoinflussopost-cubista.L’esperienzadel Frontenuovo peròdurò fino al1948. Poiegli proseguìla propriaricercapittorica nell’ambito realistaorientandola sempre verso lalibertà espressiva. Non volevache l'arte fosse merostrumento illustrativodell'azione politica, quindiasservita all'ideologia. Si puòcomprendere la tensionecontinua tra l’uomo Guttuso,il comunista e l’artista,leggendo ciò che egli stessoscrisse nel 1972:

«La pittura è il mio mestiere.Cioè è il mio mestiere ed ilmio modo di avere rapportocon il mondo. [...] Vorreiriuscire a testimoniare del miotempo [...] senza esserecostretto a falsarne i significati.[...] Vorrei essereappassionato e semplice,audace e non esagerato.Vorrei arrivare alla totalelibertà in arte, libertà che,come nella vita, consiste nellaverità».

Era quindi un pittorepresente con tutto se stesso

alle cose, alla storia e allagente del suo tempo, senzache questo lo rendesseschiavo.

Quello stessoanno espose ilsuo manifestopolitico:Funerali diTogliatti(1972).L'evento sisvolse il 25agosto del1964, ma perquella dataGuttuso avevasolo tracciatoun disegnoacquerellato.Dopo quasi

dieci anni invece proposequesto quadro in tecnicamista: acrilico e collage. Unatela di notevole impattoemotivo reso attraverso i

contrasti del bianco, del neroe del rosso.È la fotografia di un

momento storico a cui preseparte un milione di italiani.In essa troviamorappresentati personaggipolitici come Berlinguer eGramsci, più volte ritratto il

viso di Lenin e, immobile nelsuo dolore, quello di NildeIotti, straziata e compostaaccanto a una corona di fiori.

La sua non è stata nésemplicemente estetica, néarte “pensata”, quantopiuttosto la risposta in formagrafica alla provocazione delmondo, con le sueproblematiche umane edesistenziali, da parte di unartista che voleva essere nelmondo.

Approfondimento

Per saperne di più

Renato Guttuso, Mestieredi pittore. Scritti sull'arte ela società, De Donato, Bari,1972www.guttuso.comwww.museoguttuso.comhttp://it.wikipedia.org/wi

ki/Renato_Guttusohttp://it.youtube.com/wa

tch?v=aeeLZUPzPZE: videodi presentazione dellamostra “Renato Guttuso. Lapotenza dell'immagine”,inaugurata a Villa Cattolica,Bagheria, il 16 dicembre del2007 e aperta fino a 30maggio 2008.http://it.youtube.com/wa

tch?v=BD_0-7pEVK0&feature=related:Guttuso legge una poesiascritta da Pasolini per MerilynMonroe.http://it.youtube.com/wa

tch?v=d08PXaCGEAg&feature=related: scherzo diIndro Montanelli al pittore.

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«Il grembiuleche indosso

per non sporcarmiquando lavoro,

non mi nascondeda me stesso,

non è un diaframma,una separazioneda aggiungere

alle “separatezze”a cui l’uomo di oggi

è sottoposto»

Funerali di Togliatti - 1972

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Renato Guttuso“La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie

per non disturbare le opinioni”

«Nell’aver perseguito e perseguire l’intento di una concreta comunicazione di concreteimmagini ai miei simili, e nell'essermi perciò tenuto fuori dalla “convenzione” nonfigurativa, consiste, credo, il mio rapporto con la società contemporanea.(Una società che non è però da vedere come qualcosa di unitario e monolitico, ma

che si differenzia e si articola in situazioni assai diverse, e contraddittorie, sulla superficiedella terra). E dunque con i suoi problemi conflitti tensioni e con le sue trasformazioni,con l’aumentata estensione della coscienza di se stessi in un sempre maggior numerodi uomini.È chiaro che anche gli aspetti positivi di questa società rendono più stridenti i contrasti

e generano nuove lotte interiori e nuovi problemi, e anche nuove angosce. Vivere unacrisi di valori, significa anche agire per la strutturazione di nuovi valori. L’oggetto diquesta azione è il mondo, nella estensione dei suoi significati, orizzontali e verticali.[...]Questo continuo riesame ci porta spesso dall'incerto, dal chiaro all'oscuro, sicché

tutto è rimesso in campo – continuamente.L’arte è innanzitutto un problema morale – penso che da ciò che percepisco, dalla

“insopprimibile presenza delle cose” traggo certezza e dubbio: ma un dubbio o unacertezza che prescindessero dal “mondo” non avrebbero senso. Per questo non ritengola figuratività una convenzione, ma una necessità. [...]L’artista capirà sempre a suo modo, sarà sempre a suo modo interprete di una

elaborazione collettiva, di una individualità collettiva. La ricerca deve essere guardatasenza sospetto; non abbandonata a se stessa, ma illuminata e arricchita da un lavorodi tutti, degli artisti, della critica, del popolo, dei filosofi e dei politici. Un realismomoderno, una arte socialista, non può esprimersi se non attraverso la ricerca el'elaborazione collettiva.E una guida politica deve essere all'altezza della società che esprime, e deve essere

assimilata, assorbita dagli uomini di cultura fino a diventare una interna spinta, unnocciolo attorno a cui si sviluppa la ricerca individuale. [...]Non è vero che un artista interroghi il mondo. Il suo sforzo consiste nel capire che

cosa il mondo veramente chiede; il mondo, non le chiese, non le mode. Ed egli deveavere la forza d'animo di rispondere.

(da Mestiere di pittore. Scritti sull'arte e la società, De Donato Editore, Bari 1972)

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Era capace di cogliere labellezza nei soggetti piùcomuni e ancora oggi èpossibile riconoscere queltaglio particolare con cui ilpittoreplasmava ipaesaggisterminati ole stradesolitarie, lepompe dibenzina o ibinari dellaferrovia dellasua America.Tra le figure

più originalidell’arte delNovecento,EdwardHopper – pittore statunitensenato a Nyack nel 1882 emorto a New York nel 1967- è divenuto popolare in tuttoil mondo per la sua pitturaaustera, insensibile allamodernità che pure leavanguardie europee di iniziosecolo prospettavano.

Artista della pittura ordinatae spirituale

Hopper aveva il gusto peruna pittura ordinata, daltratto nitido e lineare. Questaimpostazione, che ad unprimo esame poteva

apparire accademica, inrealtà era coniugata da unrapporto critico con le regolee veniva filtrata dalla suaforte sensibilità.

Fin dagli esordidella sua carrieraartistica, Hopper èinteressato allacomposizionefigurativa urbana earchitettonica in cuiinserire un unicopersonaggio, solo edistaccatopsicologicamente,come se vivesse inuna dimensioneisolata. Il suo genioartistico gli hapermesso di

costruire una tavolozzacoloristica del tutto originalee riconoscibile, un uso dellaluce teatrale - grazie ancheallo studio degliimpressionisti e in particolaredi Degas – che poi facevasposare con inquadrature ditipo fotografico.Le sue opere sono

dominate da un senso diattesa, dal silenzio, forseanche dalla malinconia edalla noia o dall’inquietudine:infinite le possibiliinterpretazioni, standol’impenetrabilità dei suoipersonaggi - semplice gente

comune accampata in sceneche sembrano fotogrammiscelti a caso.

Le sue opere hannoinfluenzato generazioni diregisti

Quella che può sembrareuna pittura realista, in realtànasconde una componentedi forte complessità, fruttodi una sintesi di piùimmagini, colte in tempi eluoghi diversi e poi lìriportate così come la mentedell’artista era capace ditrattenerle e rivederle nellasua memoria, senza dettaglirilevanti se non quelli cheeffettivamente risultavanonecessari, urgenti.Nascono, così, composizioni

che sembrano effettivesceneggiature dipinte, storieraccontate in un fotogrammain cui Hopper ha volutobloccare i protagonisti, comesubito prima o subito dopoqualche evento importante.Non stupisce, quindi, che

le sue opere abbianoinfluenzato registi del calibrodi Hitchock e dei fratelliCoen, di Ridley Scott e diDario Argento.

Edward Hopper:silenzio monumentale

Inquadrature di tipofotografico e studiodella luce

di Maria Beatrice Protino

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Edward Hopper:silenzio monumentale

Inquadrature di tipofotografico e studiodella luce

di Maria Beatrice Protino Arte

Hopper aveva il gustoper una pittura

ordinata, dal trattonitido e lineare.

Le sue opere sonodominate da un sensodi attesa, dal silenzio,

forse anchedalla malinconia

e dalla noiao dall’inquietudine

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Intellettuale è solo chipubblica articoli impegnatisu riviste o scrive libri chedenunciano o raccontanostorie di uomini e di donne?O può esserlo anche chicanta “canzonette”infiammando l’animoumano?Raccolgo una provocazione

di Roberto Barbolini,giornalista di «Panorama»,che scrive un interessantearticolo su Bono Vox, leaderdegli U2.«Era fra le rockstar più

engagé del fronteoccidentale e il paladinopolitically correct deidiseredati del mondo. OggiBono Vox è anche editoredella bibbia americana delcapitalismo, il quindicinale“Forbes”. Attraverso il fondodi investimenti ElevationPartners, di cui è uno dei seisoci, Bono è infatti diventatoazionista al 40% del gruppoForbes Media, societàeditrice, tra l’altro, dellarivista di finanza omonima.Un affare da 300 milioni didollari».Appare evidente che un

buon investimento può dartila possibilità di entrare nelmondo dell’economia “dallaporta principale”,riconoscendoti una posizionepreminente nella classificadegli uomini più ricchi delmondo., all’anagrafe Tuttavianon è la sola stradapercorribile. Bono Vox eragià famoso con la suamusica. In fondo, il cantantePaul David Hewson, ha

sempre cercato dicomunicare con il suopubblico e ha trovato, nellecanzoni, la strada piùconsona alle sue “corde”.Di certo, non si può dire

che il leader degli U2 siameno incisivo o menoefficace di Pirandello che conle sue opere ci ha illuminatosulle molteplici faccedell’animo umano. È lecitoperciò chiedersi se Uno,nessuno e centomila,splendido esempio delleinquietudini delperfetto italiano,meraviglioso romanzosulle mille verità di unpopolo senza verità,potrà mai essereparagonabile al testodi una delle tantecanzoni di un grupposeguito da milioni dipersone.L’accostamentosembra arduo, e forseun vero intellettualepotrebbe addiritturarisentirsene, maleggendo le parole chequesto artista canta almondo si potrebbecambiare opinione.

Ha usato le parole, propriocome un “vero intellettuale”,per affrontare qualsiasiargomento, dal disagioadolescenziale al bisognodella madre, dalle piaghe delmondo alla questioneirlandese e tanto altro. Bonosi dedica, con la stessapassione che riserva nellesue canzoni, anche a

numerosi progetti nel camposociale. Con DATA,l’organizzazione di cui è co-fondatore, lotta perl’abolizione del debito esterodell’Africa e per la sconfittadell’Aids e della povertà.Insieme agli U2 ha sostenutoGreenpeace e Warchild.

Vi propongo una canzone:Sunday Bloody Sundaytratta dall’album War, uscitonel marzo del 1983.

Già incopertina, sievidenzia il visosconvolto einquietante diun bambino. Losguardo èsevero e lelabbrasanguinano: èun attod’accusadell’infanziacontro laguerra. SundayBloody Sundayricorda uno deidrammidell’Ulster:

l’uccisione a Derry, nel 1972,di tredici civili da parte deiparacadutisti britannici,radunatisi insieme a tantialtri per una manifestazionepacifista. Scambiata perpropaganda nazionalista,questa canzone è un innoalla pace, una bandiera biancaissata su un palo simbolicoposto in un luogo senza confiniche chiunque può attraversarea patto che non usi violenza.

Album U2 War (1983)

Bono Vox:cantautore paladinodei diseredati del mondo

Le sue canzoni “risvegliano”la coscienza dei giovani

di Stefania Stefanelli

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Bono Vox:cantautore paladinodei diseredati del mondo

Le sue canzoni “risvegliano”la coscienza dei giovani

di Stefania Stefanelli Musica

Bono Vox, leaderdegli U2,

fa delle suecanzoni un mezzoper sensibilizzare

i giovanisu problematiche

attuali, dandospazio a realtà, a volte, lasciate

ai marginio messe a tacere

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Che importa se quello cheleggiamo è scritto da unoscrittore, da un giornalista,da un “intellettuale” o da uncantautore? Le parole benscritte sono il mezzo piùdiretto per farci conoscererealtà sconvolgenti eraccapriccianti. Chi megliodi Bono Vox, o di artisti comelui, ha il “potere” disensibilizzare l’opinionepubblica rendendo“orecchiabili” argomenti daiquali prendiamo le distanzeperché troppo lontani da

noi... Allora ben venga unuomo che con le sue canzonici aiuti ad agire e a difenderechi non può farlo da solo!

Approfondimenti

Per saperne di più

Sitografiahttp://www.u2.com sito

ufficiale della band irlandese,offre notizie sui tour,un’attenta discografia, i testidei dischi, notizie sul gruppo

e i suoi componenti e lapossibilità di scaricare video(in inglese)http://www.u2place.com/

il sito italiano offre molti fileaudio e video del grupporock, testi, interviste enotizie sui tour e una zonadedicata al dibattitohttp://www.u2backstage.

com/ il sito propone unadiscografia completa dellaband irlandese, brani audioe immagini

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U2“SUNDAY BLOODY SUNDAY”

I can’t believe the news todayI can’t close my eyes and make it go away.How long,How long must we sing this song?How long, how long?’Cos tonightWe can be as one, tonight.

Broken bottles under children’s feetBodies strewn across the dead-end street.But I won’t heed the battle callIt puts my back upPuts my back up against the wall.

Sunday, bloody SundaySunday, bloody Sunday.Sunday, bloody Sunday.Sunday, bloody Sunday.Oh, let’s go.

And the battle’s just begunThere’s many lost, but tell me who has won?The trenches dug within our heartsAnd mothers, children, brothers, sistersTorn apart.

Sunday, bloody Sunday.Sunday, bloody Sunday.

How long,How long must we sing this song?How long, how long?’Cos tonightWe can be as one, tonightSunday, bloody Sunday.

I’ll wipe your tears away.I’ll wipe your tears away.I’ll wipe your bloodshot eyes.Sunday, bloody Sunday.Sunday, bloody Sunday.

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And it’s true we are immuneWhen fact is fiction and TV reality.And today the millions cryWe eat and drinkWhile tomorrow they die.

The real battle just begunTo claim the victory Jesus wonOn...

Sunday, bloody SundaySunday, bloody Sunday.

(da War, 1983)

“DOMENICA MALEDETTA DOMENICA” (trad. it.)

Non riesco a credere alle notizie oggiNon posso chiudere gli occhi e farle andare via.Per quanto,Per quanto dovremo cantare questa canzone?Per quanto, per quanto?Perché stanotteNoi possiamo essere uniti, stanotte.

Bottiglie rotte sotto i piedi dei bimbiCorpi sparsi ai lati del vicolo cieco.Ma non darò retta al richiamo alla lottaMi mette le spalleMi mette con le spalle al muro.

Domenica, maledetta domenica.Domenica, maledetta domenica.Domenica, maledetta domenica.Domenica, maledetta domenica.Oh, andiamo.

E la battaglia è appena cominciataCi sono molte perdite, ma dimmi chi ha vinto?Le trincee scavate nei nostri cuoriE madri, figli, fratelli, sorelleSeparati.

Domenica, maledetta domenica.Domenica, maledetta domenica.

Per quanto,Per quanto dovremo cantare questa canzone?Per quanto, per quanto?Perché stanotteNoi possiamo essere uniti, stanotte.Domenica, maledetta domenica.Domenica, maledetta domenica.

Asciuga le lacrime dai tuoi occhiAsciuga le tue lacrime.Asciugherò le tue lacrime.Asciugherò via le tue lacrime.

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Asciugherò i tuoi occhi arrossati.Domenica, maledetta domenica.Domenica, maledetta domenica.

Ed è vero siamo immuniQuando la verità è romanzo e la TV realtà.Ed oggi in milioni piangonoNoi mangiamo e beviamoMentre domani loro morranno

La vera battaglia è appena cominciataPer reclamare la vittoria Gesù vinseDomenica, maledetta domenicaDomenica, maledetta domenica.

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Nino Rota fu un artista assaiprecoce e senz’altro favoritodal fatto che nella sua casasi praticava la musica -nonno, padre e madre eranotutti musicisti: le sue primecomposizioni risalgono aquando aveva otto anni.Il sodalizio con Fellini gli

regalerà la notorietà, ma lasua capacità compositiva haorigini lontane e radicate,che lo proclamano“artigiano” della musica, unartigiano prolifico di undiciopere, concerti, musica perorchestra e da camera,balletti e sonate, opereliriche, musica religiosa eteatro musicale.

La sua produzione coltainizia con composizioni dacamera e per orchestra

Già a undici anni Rotacompone “L’infanzia di SanGiovanni Battista”, unoratorio per soli, coro eorchestra: composizione cheebbe subito molto successoin Italia e in Francia.Negli anni successivi

completa la sua prima operalirica dal titolo “Il principeporcaro”, una fiaba musicale,e prosegue gli studi sino aldiploma di magistero in

Composizione all’Accademiadi Santa Cecilia nel 1927.Fu grazie a

ArturoToscanini,amico difamiglia, cheottenne unaborsa distudio pressoil prestigiosoInstitute ofMusic diPhiladelphiadove sitrasferisce nel1931 eincontra A. Copland -compositore statunitense dimusica contemporanea conuno stile compositivo cherisentiva dell’influenza dellamusica classica come deljazz e della componentefolkloristica puramenteamericana – dal quale silasciò senz’altro influenzare:inizia adesso la sua passioneper la musica popolare e lasua dedizione alla teoria dellamusica per il cinema.

L’incontro col cinema

Quando Rota torna in Italianel 1933, dopo una pocofelice esperienza comecompositore per il cinema

italiano, inizia a dedicarsiall’insegnamento e compone

ancora ed èaddirittura nellapartitura perpianoforte “LaSinfonia soprauna canzoned’amore”, del1947, che puòritrovarsi ilrichiamo permusiche di duefilm successivi:“La leggendadel monte divetro” del 1949

e “Il Gattopardo” del 1962.Il primo vero contatto con

Federico Fellini avviene perle musiche dello “SceiccoBianco”: nacque così unsodalizio leggendario nellastoria del cinema e non solocreativo, ma anche amicaleche durò trent’anni.Rota collaborò anche con

registi quali Visconti,Eduardo de Filippo, Monicelli,Soldati, Zeffirelli e conFrancis Ford Coppola per “IlPadrino Parte II” haconquistato il Premio Oscar.Ma soprattutto lo si ricorda

come uomo sempredisponibile, molto colto eattento alla sensibilitàumana.

Indimenticabili sinfonie:Nino Rota

La dolce vita, il Gattopardo,Il Padrino ebberole musiche di un formidabilecompositore

di Maria Beatrice Protino

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Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

Indimenticabili sinfonie:Nino Rota

La dolce vita, il Gattopardo,Il Padrino ebberole musiche di un formidabilecompositore

di Maria Beatrice Protino Musica

Sarà il sodaliziocon Fellini a regalare

a Nino Rota la notorietà,ma la sua capacità

compositiva ha originilontane e radicate,che lo proclamano

“artigiano”della musica.

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Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

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François Truffaut.L’alfiere della Novelle Vague

L’arte di raccontareil fascino intramontabile della vita

di Massimo Fiorino

Il nome di François Truffaut,alle orecchie dei cinofili piùacuti, non può cherievocare un voltofamiliare, la figuraintramontabile diun regista. Conuna personaledeclinazione dellapropria arte, hasaputoemozionare interegenerazioni che sisono rispecchiatenei suoi racconti enei suoi film.In ogni

sceneggiatura egliriversa una parteconsistente della propriavicenda autobiografica: lavita costellata di desideri, dipaure, di limiti della societàe del mondo circostante.Descrive l’ignoto cheincombe sull’adolescenza almomento del distaccodall’ambiente familiare, lepulsioni sessuali, i sentimentida cui scaturiscono le gioiee gli atroci dolori dell’amore.Ma anche il fascinoinebriante della bellezzafemminile, «niente è piùbello di una donna checammina con la gonnaondeggiante al ritmo deipassi», sosteneva Truffaut.E ancora, il gusto dellatrasgressione, lacomprensione delledebolezze umane neirapporti e negli affetti. Atratti, la narrazione potrebbe

sembrare fiabesca, ma restasempre reale e allontana

qualunqueipocrisia del lietofine, così comunenel cinema digenere econsolatorio.Su dilui si è scritto piùche su ogni altroartista francese.Quasi come suFellini in Italia:«Fellini è il registache in questomomento amo dipiù», diceva nel1978.Nonostante

l’importanza che ha rivestitoin ambito cinematografico,sarebbe difficile dire oscoprire ancora qualcosa di

nuovo sulla sua biografia esulle problematiche dei suoi

film, mentre molto restaancora da approfondire sulsuo modo di far cinema esullo stile.A distanza di tanti

anni,Truffaut si confermauno dei capisaldi dellacinematografia mondiale.Uno degli interpreti e deimaestri più toccanti delcinema moderno. Uncinema, il suo, semplice, ma,allo stesso tempo, profondoe complesso nei sentimenti,trattati con sensibilità epoesia.Cresciuto in un ambiente

difficile dopo un’infanziaturbolenta,diventainsofferente verso ogniforma di rigido conformismoe ingaggia un rapportoconflittuale con le istituzioni.Decide di abbandonare lascuola per arruolarsi comevolontario nella guerrad’Indocina. Rievocando quelperiodo, Truffaut disse:«Avevo una pessimacondotta. Più venivo punito,più diventavo turbolento. Aquel tempo venivo espulsomolto di frequente e passavoda una scuola all’altra». Adispetto degli scarsi risultatiscolastici, la lettura costituisceper il suo spirito inquieto unsurrogato di quella “normalità”a cui anela. È una via di fugadal vuoto che attanaglia la suaesistenza. Ma, nonostante glistenti e le tribolazioni,Truffaut conserverà nei suoifilm il linguaggio incontaminato

Truffaut fu tra i fondatori

della Nouvelle Vague.Ebbe l’unanimericonoscimento

di pubblico e critica fin

dal suo esordiocon I quattrocento

colpi. Le sue pellicole,entrate nella storia del

cinema, combinanocommedia,pathos

e tensione

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François Truffaut.L’alfiere della Novelle Vague

L’arte di raccontareil fascino intramontabile della vita

di Massimo Fiorino

Cinema e teatro

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dell’adolescenza, e con essoparlerà d’amore e dei fremitidel cuore.Nel 1953, il giovane

ventunenne Truffaut fa laconoscenza del celebreregista e criticocinematografico André Bazin,un incontro che gli cambiala vita.Inizia un sodalizio destinato

a rivoluzionare la storia delcinema. Bazin, infatti, intuitele enormi potenzialità delfuturo cineasta, lo prendesotto la propria alaprotettrice, aprendogli leporte della mitica rivistaCahiers du Cinéma. Fattaeccezione per gli amatiregisti Renoir, Ophüls eBecker, l’artista riuscirà adistinguersi per l’acrimoniadi certe sue recensioni e perla passione che anima i suoiscritti.Nasce la Nouvelle Vague,

di cui Truffaut diventa unodegli esponenti piùrappresentativi.Il passaggio dietro la

macchina da presa nontarderà ad arrivare. Fondatala casa di produzione LesFilms du Carrosse, nel 1959,esordisce alla regia con ilsuo primo lungometraggio,I quattrocento colpi. Filmche, a più di quarant’annidalla sua realizzazione,conserva tutti i crismi delcapolavoro che all’epoca fecegridare al miracolo.È l’inizio di un percorso

personale che inaugurerà lacosiddetta saga di AntoineDoinel. Per cinquelungometraggi nell’arco divent’anni seguiranno leperipezie del protagonista,magistralmente interpretatoda Jean Pierre Leaud.È semplicemente un

cammino di formazione, dieducazione sentimentale,l’avventura della vita vistada Truffaut. Quando, unagrigia domenica di ottobredel 1984 si spegne,devastato da un maleincurabile.Questo autore lascia dietro

di sé tanta amarezza per lasua perdita prematura, ma

anche l’indelebile ricordo diun artista, che, ancora oggi,continua a emozionare coni suoi film, eredità immortaledi un cineasta unico.

Per saperne di piùTruffaut, conosciuto per la

sua fama da cineasta, è statoanche un ottimo criticod’arte. Non ha mai infattinascosto la sua fortepassione per i film del registainglese Alfred Hitchcock.In proposito l’artista ha

pubblicato un libro (Il cinemasecondo Hitchcock, IlSaggiatore, Milano 2008),dedicato al maestro della"suspense". È una lungaintervista dalla quale emergeil ritratto di un sagace registaattentissimo alla narrazionevisiva e di un uomo moltofragile che si cela dietro unapparente cinismo neiconfronti della vita reale.Nel colloquio si tratta

analiticamente ciascun filmdi Hitchcock, mettendo inluce le innovazioni tecniche,le invenzioni di sceneggiaturae, talvolta, i difetti.

Filmografia- Una visita - 1955.- Anni difficili – 1958.

- Une histoire d’eau – 1958.- I quattrocento colpi –

1959.- Tirate sul pianista – 1960.- Jules et Jim – 1962.- L’amore a vent’anni –

1962.- La calda amante – 1964.- Fahrenheit 451 – 1966.- La sposa in nero – 1967.- Baci rubati – 1968.- La mia droga si chiama

Julie -1969.- Il ragazzo selvaggio –

1970.- Non drammatizziamo…è

solo questione di corna –1970.- Le due inglesi – 1971.- Mica scema la ragazza! –

1972.- Effetto notte – 1973.- Adèle H., una storia

d’amore -1975.- Gli anni in tasca – 1976.- L’uomo che amava le

donne -1977.- La camera verde -1978.- L’amore fugge – 1978.- L’ultimo metrò – 1980.- La signora della porta

accanto, - 1981.- Finalmente domenica! –

1983.

Bibliografia- Amatulli M., Bucarelli A.,

Truffaut uomo di lettere. Ilfilm come una lettera.Passaggi letterari sulloschermo, Quattroventi,Urbino, 2003.- De Fornari O., I film di

François Truffaut, GremeseEditore, Roma, 1986.- Gillain A., Tutte le

interviste di FrançoisTruffaut, Gremese Editore,Roma, 1990.- Lesberre C.,Truffaut,

Rizzoli, 2005.- Pamini V., Hitchcock-

Truffaut: La conversazioneininterrotta, «l'Unità», Roma,1997.- Intervista a Truffaut sul

personaggio di AntoineDoinel:http://it.youtube.com/watch?v=Q32w7GI_3gY

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Ripensandoci... salotto di cultura e attualitàanno I, n. 4 settembre 2008

La fiaba è il luogodell’azione e della narrazioneveloce. Limitato è, al suointerno, il tempo per ilpensiero.Per questo motivo nella

favola in quanto tale, èdifficile trovare un vero eproprio intellettuale, intesocome personalità riflessivaed eclettica, che solo dopolunghe elucubrazioni moralie ideali èdisposto adagire.Tuttavia il

mondoletterariodelromanzo,da semprelegatoall’universodellospecificofiabistico eispirato dalsuo eternofascino,ogni volta che ci propone unromanzo-fiaba, non riesce afare a meno di inserire unafigura chiave che fungaanche da intermediatore trala necessità dell’azione e ilfascino della riflessionemorale o filosofica.La volpe del Piccolo

Principe, capolavoroomaggio alla fiaba ideatadallo scrittore francese Saint-Exupéry, a esempio, non èil classico eroe fiabescodell’azione e delle proveattive da superare. Permezzo di lui, la narrazione

ha il suo elemento difilosofica riflessionesull’amicizia, sulla solitudinee sul tempo che passa.Se il protagonista della

storia, il Piccolo Principe, èun personaggio mobile ederrante, il co-protagonistain sembianze animali; è difatto colui che lo porta ariflettere sulle cose davveroimportanti per la vita. Una

sorta di amicoche diventa,d’improvviso,coscienza.

Altro esempiodi intellettualeche funge dacoscienza delprotagonista (enon solo), in unromanzoadottato dalmondo dellafiaba per i suoialti contenutipedagogici, è il

Grillo Parlante di collodianamemoria. Anch’egli tropposavio per essererappresentato in sembianzeumane, è la raffigurazionedi chi sa sempre qual è lacosa giusta da fare, anchequando è la scelta difficile.Colui che riconosce gliimbroglioni che abbindolanocon promesse false eappetibili, che ti riporta allecose davvero importanti neimomenti di difficoltà.Non è un caso che nel

capolavoro di Collodi, il GrilloParlante, da un lato amico

“saggio” ma anchemetaforica raffigurazionedella coscienza di ognuno, ècolui che aiuta il protagonistaa diventare un bambinovero, non più un burattino,che seppur senza fili èsempre di legno. Il Grillo nonrisolve i problemi, perché ladebolezza fisica e la suavulnerabilità non lopermetterebbero. Il suoruolo è maieutico: egli aiutal’eroe a tirare fuori il meglioche è in lui. Pinocchio infondo sa qual è la cosa giustada fare, ma i buoni propositinon servono se mancano lavolontà e il coraggio diintraprendere la via menofacile.

Il messaggio è chiaro: tuttinoi abbiamo un grillo dentroche ci guida nel diventarepersone vere, capaci di farele scelte più appropriate perquanto difficili. SecondoCollodi il lato saggio è inognuno di noi.Il personaggio del Grillo

Parlante è diventato poi diuso proverbiale: avere “ungrillo per la testa” vuol direpure avere un pensierocostante, un sensore chequalcosa non sta andandocome dovrebbe. Questo è infondo il ruolo dell’intellettualeanche oggi: porre dubbi edomande, alle cui rispostesi può arrivare solo dopoaver guardato in faccia ladura realtà.Non è un caso dovuto solo

all’onomastica che persone

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Il ritorno del Grillo Parlante

La voce della coscienzaci parla attraverso la fiaba

di Sabrina Barbante

La presa di coscienzadel Bene e del Male

è il processo attraversoil quale Pinocchio

si riscatta e maturadietro alle esortazionidel petulante compagno

che l’impertinenteragazzaccio apostrofa

come “Grillodel Malaugurio”

Il Piccolo Principe

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Il ritorno del Grillo Parlante

La voce della coscienzaci parla attraverso la fiaba

di Sabrina Barbante

C'era una volta

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quali Beppe Grillo vengonoparagonati a questopersonaggio. La differenzaè che il comico genovese hacompreso, diversamente dalpetulante grillo del romanzo,che la comunicazione peravere successo non deveessere retorica e pedante.Se il piccolo insetto, reso

in frac e bombetta daidisegnatori delle scuderiedisneyane, avesse scelto unlinguaggio meno savio e piùirrequieto forse sarebbe statopiù ascoltato e il burattino nonlo avrebbe fatto penare erischiare. Ma di certo nonavremmo avuto negli annalidella letteratura italiana (emondiale) una storia così bella

come la fiaba-romanzo diformazione di Pinocchio.

Il Piccolo Principe (LePetit Prince)

È l'opera più conosciuta diAntoine de Saint-Exupéry.Pubblicata nel 1943, l’autore,in maniera originale e magica,descrive l’universo degli adultiattraverso gli occhi innocentidel protagonistaevidenziandone icomportamenti irragionevoli.È la storia di un bambino che

viene dallo spazio dopo averabbandonato il suo piccolopianeta perché si sentivatroppo solo. Il suo è unviaggio lungo e tortuoso

durante il quale incontrapersonaggi bizzarri che glimostrano un mondo fino aquel momento sconosciuto.Giunto sulla Terra incontrauna volpe che di fronteall’ingenuità del piccolointerlocutore, desidera farsi“addomesticare” per nonesser uguale alle altre, mal’unica amata.«Se vuoi un amico

addomesticami [...] - Checosa vuol direaddomesticare? è una cosada tempo dimenticata [...]vuol dire creare dei legami»(dal Piccolo Principe)

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Il simbolismo cromatico

Storia e significato dei colorinell’“inconscio collettivo”

di Sara Foti Sciavaliere

I colori non vannoconsiderati solo comefenomeni fisici. Nonpossiamo, di fatto, ignorarela sensibilità dell’essereumano verso di essi. Ma aldi là dei legami conl’inconscio di ciascuno di noi,i colori hanno unaconnessione con ciò che CarlGustav Jung, fondatore dellapsicologia analitica, hadefinito “inconscio collettivo”,nel quale risiedono il saperee l’esperienza comuniall’intera umanità.

Ciascun colore riproduceun determinato contenutospirituale o una precisapredisposizione d’animo. Essisono in grado di influenzarci.Nella maggior parte dei casi

non si ha la consapevolezzadell’effetto che il coloreesercita su di noi. Esso parlaun linguaggio per lo piùinconscio, dal valoreoggettivo e universale,quindi valido per tutte lepersone e per tutte leculture. Risulta tuttaviasoggettivo l’atteggiamentoche il singolo individuo o lacultura può avere neiconfronti di un determinatocolore.

I colori sono forse tra leforme simboliche piùantiche. Li troviamo già sulletorri templari o sugli zigguratbabilonesi. Il simbolismocromatico richiama tutti glialtri sistemi simbolici,indipendentemente dalle loroorigini culturali o storiche. Icolori, infatti, come simboli

arcaici, hanno un significatointerculturale: la simbologiacristiana, buddista, indù,indiana, alchimista e dellastregoneria è costantementelegata a determinati colori,sempre uguali.

I dipinti, soprattutto fino alRinascimento, e le vetratedelle chiese cristiane hannosempre avuto un significatopalese e uno nascosto,basato sul simbolismocromatico. Analogamente,per esempio, ai “mandala”tibetani e a quelli di sabbiadegli Indiani Navaho. Non èun caso che il dio Mercurioe l’arcangelo Gabriele sianosempre raffigurati in giallo,simbolo della spiritualità.Altra dimostrazione sono icelebri “colori di guerra” degliIndiani d’America, cherimandano alla popolazionedei Britanni. Tale popoloutilizzava un colore blu scuroper tingersi la pelle al finedi intimorire le popolazioninemiche durante le battaglie.Sono tutte attestazioni dicome un sapere vecchio dicentinaia di anni tenga contodel potere e del profondosignificato dei colori.Il codice dei colori

RossoSi ritiene che sia il primo

colore percepito dai bambini.Questo dato trova confermanell’evoluzione di tutte le linguedella Terra, dove il rosso è ilcolore successivo a esseredefinito dopo il bianco e il nero.Fino agli inizi del nostro

millennio, il rosso è stato

sinonimo di “colore”: aesempio, in latino si potevausare indistintamente rubere coloratus.La parola è legata

etimologicamente alla fontedella vita e al sangue. Haorigini dal termine sanscritoruh-ira, che esprime,appunto, il concetto disangue, il cuore che con ilsuo battito ci ricorda la vita.Il rosso è in più associato alfuoco quindi al calore.L’uomo ne ha fatto il

simbolo dell’amore. Offrirerose rosse vuol dire donareil proprio cuore. Trasmetteanche coraggio, idea dieroismo e di elevazione (lafiamma si dirige verso l’alto).Il rosso rappresenta anche

il principio maschile, ciò cheè attivo. Indica la gioia, lafesta, l'eccitazione sessuale,raffigura il sangue e le passioniviolente. Infatti è abbinatoanche a Marte, il dio dellaguerra e il pianeta rosso, perla sua natura aggressiva e perla sua associazione al coloredel sangue. In tal senso peròpuò assumere un’accezioneantitetica, rimandando anchealla morte. Nel Medioevo,per esempio, i carnefici eranosoliti portare vesti rosse, cosìcome è il colore simbolico deimartiri cristiani e dell’inferno.A questo proposito Goethescriveva nella sua opera Lateoria dei colori: «La lentepurpurea mostra un paesaggiopiacevolmente illuminato sottouna luce spaventosa. Questosarà il colore che sidiffonderà su cielo e terranel giorno del giudizio».

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Il simbolismo cromatico

Storia e significato dei colorinell’“inconscio collettivo”

di Sara Foti Sciavaliere

Non tutti sannoche...

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Per gli Indiani d’Americasignifica gioia e fertilità. Peri cinesi è connesso all’estatee al sud.In alchimia, indicava

l’ottenimento della pietrafilosofale che trasmutava imetalli in oro e la fine delprocesso di purificazione edi elevazione spiritualedell’alchimista.

ArancioneNella cultura giapponese e

cinese è associato all’amorea alla felicità.È il colore della crescita,

simboleggia il sole nascente.Rappresenta la gioia e lavitalità. Simbolicamentel’arancione èlegato all’energia,alla crescita,all’entusiasmo eall’immaginazione.Nella simbologiareligiosa richiamala gloria.Secondo la

tradizione tantricaindiana,l’arancione stimolale funzionisessuali.Questo colore

associa lafreschezza delgiallo con l’azionedel rosso, se lo simescola al biancoperde intensità, alcontrariomescolato al neroacquistasfumature bruneintense. È il coloredel sorriso e dellacomunicazione.

GialloÈ il colore che più ricorda

il sole, esprime quindi unmovimento di espansione.La scelta del giallo quindi èricerca del nuovo, delcambiamento, dellaliberazione dagli schemi.Sinonimo di vivacità,estroversione, leggerezza,crescita e cambiamento.Stimola l’attenzione el'apprendimento, acuisce lamente e la concentrazione.«È il colore più prossimo

alla luce» (Goethe) e perquesto simboleggia laspiritualità. Jung, nel suocommento psicologico a Ilsegreto del fiore d’oro, unclassico dell’alchimia cinese,

indica il giallo come il coloreche definisce il “luogo” dellospirito, dove si forma lacoscienza.Il Taoismo sottolineava

espressamente il caratterefemminile del giallo.Anche la dea germanica

dell’amore, Freya, vienesempre rappresentata ingiallo. Nell’antica Grecia ledee e le vergini indossavanosempre abiti color zafferano.Inoltre è molto usato nei

simboli araldici dove nellasua sfumatura chiara, pallidaè colore della gelosia.La sua valenza negativa è

legata al fatto che vieneassociato al deserto quindi

all’aridità e allo zolfo, leleggende popolari associanoi “vapori” di zolfo a ciò cheè diabolico. Di fatto il gialloviene spesso associato aenergie e sentimentinegativi, quali egoismo,avarizia, risentimento,invidia, gelosia.Dunque, il giallo è un colore

estremamente ambivalente.

VerdeÈ il colore della natura, del

mondo vegetale. Indicaimmaturità. Per i buddistirappresenta la vita. È uncolore neutro, rilassante,favorisce la riflessione e lacalma. Secondo il pittoreKandinsky: «Il verdeassoluto è il colore più calmoche ci sia: non si muove,

non esprime gioia, nondesidera nulla, non chiedenulla. Questa assolutaassenza di movimento è unaproprietà benefica per lepersone e le animestanche».Simbolicamente è associato

alla saggezza divina nellacreazione (infatti l’energia adisposizione per gli esseriviventi proviene dall’energiasolare immagazzinata daivegetali e restituitaall’ambiente tramite larespirazione) all’armonia eall’equilibrio, alla speranzae all’immortalità.Gli Egizi usavano la

malachite verde comeombrettomedicamentoso percurare i disturbi visivi.Plinio affermava che:«lo smeraldo delizia lavista senza affaticarla»e Nerone era solitoosservare i giochicircensi attraverso unalente di smeraldo. Neisecoli successivi gliincisori utilizzavano uncristallo berillo perriposare la vista dopoil lavoro in miniatura.Il verde è associato

a Venere, deadell’amore e dellafertilità. Le vedovegreche che sirisposavanoindossavano un veloverde a simbolo dellaloro capacità diprocreazione e inInghilterra, fino al1700, era di moda

l’abito verde per le spose.La mitologia egizia associa

il verde a Osiride, dio dellavegetazione e della morte,riconoscendo così la suadoppia natura. Infatti,talvolta il verde si carica diuna valenza negativa: è ilcolore della rabbia e dellaputrefazione, del veleno edell’invidia (si può ricordarel’espressione popolare“essere verde d’invidia”); nelcorpo umano il verde èsegno di grave malattia e dimorte.

TurcheseSimbolicamente è associatoalla percezione del sensodelle cose, allarappresentazione di sestessi, alle idee di bellezza

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e di serenità, sul pianospirituale all’abbondanza.È il colore della sincerità e

della trasparenza, legatoquindi anche all’amicizia.A questo colore è associata

la turchese. La tradizione laindica come la pietra chepreserva dalle cadute dacavallo. L’usanza di attaccaredelle turchesi alle briglieviene citata in molti antichilapidari, soprattutto, ma nonsolo, presso ipersiani.Anselmus deBoot, medicopresso la corteseicentesca diRodolfo II diGermania,racconta nelsuo trattatoGemmarum etLapidumHistoria la suapersonaleconvinzionenell’affermareche questapietrapreservassedalle cadute,in quanto eglistesso per bendue volte neavevaconstatato ilpotere. Laturchese dell’anello si erarotta ma, il suo corpo erarimasto indenne.

BluRappresenta l'intelletto, la

verità, la fedeltà, la costanza.Il blu è il colore della grande

profondità, il principiofemminile. Jung scrisse: «Noisappiamo che il blu, inquanto verticale, significhialtitudine e profondità ( ilcielo azzurro in alto, il mareazzurro in basso). Il blu è ilcolore del mantello dellaVergine, perché è di naturafemminile. Ma l’animarappresenta, come la donna,l’altezza e la profonditàdell’uomo».Si dice che il blu faccia

dimenticare, forse per le sueproprietà rilassanti e forseanche perché, per un effettoottico, ingrandisce eallontana. Il pittoreKandinsky infatti sostieneche un dipinto blu ha l’effettodi far dimenticare lapresenza del muro. Il blu è

anche il coloredell’introspezione edell’autoanalisi ma anche deldovere.Per gli alchimisti,

rappresenta il coloresimbolico dell’acqua e delsentimento. La Chiesacollega il blu alle virtùteologali (fede, speranza ecarità): Maria, infatti, cheincarna queste virtù,tradizionalmente indossa il

mantello celeste.Il blu è simbolo dell’Eterno.

Nel Vecchio Testamento Diosi mostra a Mosè sul MonteSinai in piedi su piastre dizaffiro. Allo stesso modoZeus trova la suacollocazione e il suo centronella lotta fra cielo e terrapoggiando sicuro i piedi sullapietra azzurra.Eppure il blu simboleggia

anche le tenebre. «Si puòdire che il blu porta semprecon sé qualcosa di oscuro»(Goethe).In lingua inglese si usa

l’espressione “I feel blue”(mi sento blu) per dire checi si sente depressi. Uno deipiù antichi libri dei sogni dellanostra cultura, il Libro dei sognidi Artemidoro, collega il bluscuro con lo smarrimento e lasolitudine.In Tibet gli dei irati, raffigurati

in blu, sono simboli di paurae malinconia. I Greci del bluvedevano solo l’oscurità.Nelle opere dell’artista

fiammingo Pieter Bruegel il

Vecchio, questo colore indicaprincipalmente inganno efollia. Caravaggio vedeva ilblu come veleno e l’avevabandito dalla sua tavolozza.ViolaEra conosciuto fin

dall’antichità come il coloredello spirito e, in effetti,agisce sull’inconscio dandoforza spirituale e ispirazione.Questo colore rappresentail valore medio tra terra ecielo, tra passione e

intelligenza, traamore esaggezza. È ilcolore che lamaggior partedelle personerifiuta.Simboleggia

la volontà diessere diversi.Questo colore

esprimeun’energiapura, atavica:è una forzalegata allavitalità delrosso eall’intimoaccoglimentodell’azzurro.È una

colorazioneinsieme diattesa e diprecognizione

(non casualmente vieneutilizzato nella liturgiacristiana durante il periododell’Avvento).È anche associato alla

preghiera e agli stati alteratidi coscienza.Sinonimo di intelligenza,

conoscenza, devozionereligiosa, santità, sobrietà,penitenza (si pensi ai coloridei paramenti sacri nei riticattolici durante laQuaresima).È collegato anche alla

fantasia, alla creativitàartistica.

BiancoRappresenta la luce, la

semplicità, l’aria,l’illuminazione, la purezza,l’innocenza, la castità, lasantità, la sacralità, laredenzione. Caratterizza laricerca di occasioni nuove.L’uso del bianco segnalaspesso una situazione in cuisi va incontro a un radicalecambiamento della propriavita. L’abito da sposa è

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bianco, oltre a esseresimbolo di candore epurezza, rappresenta propriol’inizio di una “nuova” vita.Bianca è la vestina deibattezzati, indicando laliberazione dal peccatooriginale e l’ingresso nellanuova vita cristiana.Per gli antichi il bianco è il

colore dei riti iniziatici, dipurificazione. Nei rituali c’eraun imbiancamento della pellecon la farina bianca, lospargimento di calce e gessonel tempio, il versamentodel latte per terra. Raggiuntala purificazione, colui cheaveva ricevuto la luce, edera ammesso alla vita sacra,indossa una veste candida.

GrigioÈ neutro. A metà strada tra

il bianco e il nero, assumela connotazione di “noncolore”. Simboleggia l’umiltà,la severità morale,l’austerità, la laboriosità e il

conservatorismo. Indossatopone una barriera tra sé egli altri, perché costituisceuno schermo dietro al qualenascondersi.NeroRappresenta

l’oscurità, il vuoto, il male.È legato al silenzio, maanche all’angoscia.Il nero è presente negli abiti

talari. È anche il primo passodel cammino iniziaticodell’alchimista, cherappresenta una sorta di“morte” alla vita precedentee insieme la nascita di unindividuo nuovo.Poiché scandisce i momenti

di passaggio, spesso la sceltadel nero può corrisponderea una situazione emotivatransitoria, come negliadolescenti può segnalare ilbisogno di protestare.

MarroneÈ il colore della Madre

Terra, del legno, per cui siassocia alle cose solide e

durature. La preferenza dimarrone simboleggiamancanza di radici però alcontempo aiuta a esserepratici e non dispersivi.Esprime semplicità,

pacatezza, perseveranza,fedeltà alle tradizioni.All’estremo può manifestareun atteggiamento di povertàmonacale, eccesso dimodestia e rinuncia.RosaCondivide il nome con

il fiore simbolicamente piùsignificativo. È accostato allamitica figura di Aurora, ladea dalle “dita rosate” cheappare all’orizzonte quandola notte si ritira. Per tuttequeste associazioni è il coloredella bellezza femminiledelicata, dolcementesensuale, teneramentefanciullesca. Più in generalesimboleggia la giovinezza.

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Un omicidio,apparentemente senzatestimoni, al quale seguonoaltri assassinii, e un capitanodei carabinieri che indaga incerca di prove per incriminareil mandante.Sembrano gli elementi di

un giallo qualunque, in realtàIl giorno della civetta diLeonardo Sciascia non èsemplicemente un romanzopoliziesco, è uno sguardosulla Sicilia dell’innominatamafia. Non solo la giustizia,il potere, la corruzione, maanche le responsabilità di unasocietà civile spessoconnivente e omertosa sonoal centro degli scrittidell’autore siciliano.

Questo romanzo è la primaopera di largo consumo atrattare l’argomento. Un libroche costituì una rivoluzione,soprattutto perché lo scrissenell’estate del 1960, quandoil governo si disinteressavadel fenomeno della mafia eaddirittura lo negava inmaniera perentoria.Il giorno della civetta è

espressione di una “forma dipensiero” che uno studiosodi tradizioni popolari siciliane,Giuseppe Pitré, chiamava “ilsentire mafioso”. Una visionedella vita, una regola dicomportamento, un modo direalizzare la giustizia e diamministrarla al di fuori delleleggi e degli organi delloStato.«Ma la mafia era, ed è, altra

cosa: un “sistema” che inSicilia contiene e muove gli

interessi economici e dipotere di una classe cheapprossimativamentepossiamo dire borghese; enon sorge e si sviluppa nel“vuoto” dello Stato (cioèquando lo Stato, con le sueleggi e le sue funzioni, èdebole o manca) ma “dentro”lo Stato. La mafia insommaaltro non è che una borghesiaparassitaria, una borghesiache non imprende masoltanto sfrutta. Il giorno dellacivetta, in effetti, non è cheun “per esempio” di questadefinizione», dichiaravaSciascia dopo la pubblicazionedel romanzo.Lo stile della

narrazione èsemplice ediretto, in gradodi incontrarefacilmente ilfavore di unpubblico dimassa. Illessicoadoperato ècomprensibile escarno, con unforte influssodel dialettosiciliano adoperato durante idialoghi.Certo è, un giallo

particolare. Dopo pochepagine il caso è già risolto. Ea questo ci pensa il capitanodei carabinieri Bellodi, expartigiano e animato da altiideali giunto in Sicilia daParma. Un uomo che credenei valori di una societàdemocratica e moderna,contro l'immobilità d'un

mondo di vecchi interessicostituiti. Ai suoi occhi, laresponsabilità della mafianell’assassiniodell’imprenditore edileColasberna, appare palese.Il problema sarà più che

altro la lenta e faticosa ricercadelle prove a causa dellascarsa collaborazione delpopolo siciliano: nessunoc’era, nessuno ha visto,nessuno ricorda. Bellodi perònon si scoraggia davanti almuro di silenzio e omertà chegli si crea intorno. Proseguenella sua ricerca della veritàe scopre i legami e lecollusioni tra mafia e politica.

Ingenti sono ipatrimoni checircolano suiconti di certi“rispettabili”signori ealquantoimportanti leposizioniricoperte da chili appoggia aRoma.Sciascia,infatti, ci portanella capitale,

nelle stanze del “Palazzo”. Leparole dei ministri e deiparlamentari sciolgono ognidubbio: la mafia ha raggiuntoormai anche la politica. I duepoteri sono legatiindissolubilmente.

Per saperne di più

- Ambrosie C., Invito allalettura di Sciascia, Mursia,Milano, 1983.

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“Il giorno della civetta”

Il grido di battagliadell’intellettualecontro l’omertà della mafia

di Sara Foti Sciavaliere

Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre in un caffè parigino

Voce criticae provocatoria

sul piano politicoe civile, Sciascia rivolgebuona parte della suaattività narrativa al

racconto della realtà delnostro Paese,

soprattutto della Siciliae della mafia

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“Il giorno della civetta”

Il grido di battagliadell’intellettualecontro l’omertà della mafia

di Sara Foti Sciavaliere

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- Cilluffo F., LeonardoSciascia: cinque immaginidella Sicilia, FondazioneIgnazio Mormino, Palermo,1965.- D'Alessandra M., Salis S.,

Nero su giallo: LeonardoSciascia eretico del generepoliziesco, Edizioni La VitaFelice, Milano, 2006.- Jackson G., Nel labirinto

di Sciascia, Edizioni La VitaFelice, Milano, 2004.- Mauro W., Leonardo

Sciascia, La Nuova Italia,Firenze, 1973.- Onori M., Storia di Sciascia,

Laterza, Roma, 2004.- Palazzolo E., Sciascia. Il

romanzo quotidiano, EdizioniKalós, 2005.- Pogliaghi L., Giustizia come

ossessione: forme dellagiustizia nella pagina diLeonardo Sciascia, EdizioniLa Vita Felice, Milano, 2005.- Vecellio V., L'uomo solo:

L'Affaire Moro di LeonardoSciascia, Edizioni La VitaFelice, Milano, 2002.

La sconfitta di Bellodi è unasconfitta della giustizia.Ciononostante vi è anche laconsapevolezza che si è persasolo una battaglia. Il romanzosi chiude con l'ultimaaffermazione delprotagonista:«Mi ci romperòla testa». C’è tutta una

“guerra” ancora da decidere.È la guerra che Sciascia lasciaagli animi dei lettori,denunciando vizi econtraddizioni della sua terranella speranza che la suagente non si rassegniall’ingiustizia sociale e riescaa riscattarsi. Tuttavia, difronte al “fissismo sociale”che domina la culturasiciliana, l’intellettuale escrittore di Racalmuto èpiuttosto scettico circa lapossibilità di uncambiamento. Di fatto, vi ènei siciliani una sfiduciaradicata nei confronti dellagiustizia, un senso diestraneità nei confronti dellalegalità e dello Stato checonosce cause storiche:dominazioni straniere che,avvicendandosi, hannoscavato un solco tra oppressie oppressori.

Quelle de Il giorno dellacivetta sono pagine di chiaraanalisi critica e denuncia civileche si rinnovano con sempremaggiore passione nelleopere successive, come nelromanzo A ciascuno il suo.Storia di un professore diliceo impegnato a districareil bandolo di un intrecciodelittuoso occultato da unafitta rete di silenzi e dicomplicità. Il protagonistarappresenta la ribellione del

singolo laddove è fallita lagiustizia. Secondo LeonardoSciascia, ognuno deve faredella mafia un problemapersonale per vincerlo.

Approfondimenti

Leonardo Sciascia

(Racalmuto, 1921 –Palermo, 1989) Sciascia ènoto per i suoi romanziincentrati sul potere e sullacorruzione in Sicilia. Fuinsegnante di scuolaelementare a Caltanissettadal 1949 al 1957 e a Palermodal 1957 al 1968. I suoiromanzi, racconti, opereteatrali e saggi, come eglistesso affermò, formavanoun'unica raccolta tesa aillustrare il dramma delpassato e del presente dellasua isola. In particolare, iromanzi sulla Siciliacontemporanea, quali Ilgiorno della civetta (1961),A ciascuno il suo (1966) eTodo modo (1974, adattatocinematograficamente nel1976 dal regista Elio Petri)sono incentrati sul raccontoinvestigativo, tipico delgenere poliziesco,ciononostante meritano unalettura più attenta che indaghile ragioni profonde chemuovono l’autore.

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Una vita che giunge dalpassato (Ein MenschenLebenaus der Vergangenheit) èuna raccolta di memorie diElisabetta Schlippenbach cheall’età di solo 58 anni decidedi impugnare carta e pennaper raccontare dei suoi primi29 anni di vita. Anni che acausa delle consuetudiniborghesi la portano adebuttare in società inquanto moglie, madre edonna.

Nata e cresciuta in unanobile famiglia austriaca, laSchlippenbach, per lavolontà della famiglia, sposain tenera età l’attempatoconte John Palffy. È uncosiddetto matrimonio di“convenienza”, senza amore.Man mano che trascorronogli anni di convivenzaconiugale, la giovaneElisabetta si accorge delleenormi discrepanzecaratteriali tra lei e il marito.Così decide di rompere illegame che la unisce.Divorziando.Un azzardo per quei tempi,

tenendo conto che la vicendasi svolge a cavallo tra la finedell’Ottocento e i primi annidel Novecento.

Tuttavia i tratti salienti dellasua esperienza personale

sono ancora estremamenteattuali. La mentalitàbenpensante dei nostripaesini ancora oggi costringe

molte donne a dovercontinuamente nasconderei propri sentimenti, aricorrere a sotterfugi e afinzioni, sacrificando il sentiredel proprio essere.L’autrice riesce ad

appassionarci dalla primaall’ultima pagina con ladigressione della sua vita:accelerazioni e rallentamentiimprovvisi, cambi di scena,di personaggi e di luoghi.La scrittrice si presenta

immensamente umanaraccontandoci le sueangosce, le sue debolezze,il suo difficile rapporto conla propria madre, distante epoco affettuosa.È una donna pioniera dei

tempi perché lotta contro i

pregiudizi, dimostrando ungrande coraggio nel sapervoltare pagina.

Tratta del problema deldivorzio e delle conseguenzeche una tale decisione possaportare. La separazione dalproprio figlio, la sua troppotenera età nel convolare anozze e la sua inespertapreparazione nell’educare unfiglio. E infine l’amore: unlegame non autentico perchéimposto dai suoi parenti.Sensali che l’hannopredisposta, a sua insaputa,a una vita matrimoniale sìagiata, ma che la rendecontinuamente infelice.Infelicità che lei cerca in tuttii modi di allontanare da sé,ammirando la natura odedicandosi alla musica e alcanto.

La bellezza di questememorie sta nel tonosemplice, umile dellaSchlippenbach. Già dal primocapitolo si schernisce davantial lettore nell’intento divolersi raccontare: giustificail suo poetare come unavalvola di sfogo per scaricarele tensioni dell’anima.Molto belle sono le

metafore che utilizza, inparticolare l’immaginedell’amore che paragona al

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Elisabetta Schlippenbach.Gioie e dolori di un animo ribelle

Diario di una donna illuminatain lotta contro le ostruzionisociali

di Laura Longo

In lotta controi pregiudizi,

il perbenismo borghesee le iniquità

di un sistema cetuale,la contessa Elisabetta

Schlippenbach, pionieradei tempi, si racconta

attraversole sue memorie

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“tramonto” che si perde nelleacque della vita, perché haterminato i suoi giorni. Mache non muore perché maipotrà scompariredall’esistenza umana.

La storia è avvincenteperché tocca anchetematiche sociali, ancoraodierne. Pur appartenendoa una classe di potere, criticaaspramente il sistemasociale austro-ungarico incui ha vissuto. Infatti lepersone venivano catalogatenon in base alle loro abilità,quanto alla loro provenienzasociale.Testimone diretta di

“un’epoca medievale”,accetta di buon grado i nuovifenomeni storici del primoNovecento: la necessità diuna giustizia sociale el’avanzamento di teorieliberali volte a rivendicaregli abusi e le iniquità di unavisione cetuale della vita.Non solo, nutre la speranzache questo processo didemocratizzazione possa«giungere ad una equitàmaggiore tra le varie classidell’umanità» affinché «ungiorno, forse, ognuno avràil suo tetto e il suo pane e cheall’ultimo più povero sarà datala possibilità di emergere».

Se avete qualche soldo daspendere per un libro, viconsiglio caldamente questo.Con un'ultimaraccomandazione: tenete aportata di mano i fazzoletti.Possibilità di qualchelacrimuccia ci può essere,specie nei momenti piùdifficili nella vita della nostraprotagonista, eroinadisperata e solitaria.

Approfondimenti

Elisabetta SchlippenbachDentice di Frasso

Di nobili origini austriache,Elisabetta SchlippenbachDentice di Frasso nasce aGratz nel 1872. Nel maggiodel 1889, sposagiovanissima il conte JohnPalffy, quindici anni piùvecchio di lei. Il matrimoniodurerà solo per 10 anniquando la nobildonnadeciderà di divorziare.Nel 1905 incontra e sposa

il conte Alfredo Dentice. Sitrasferiscono nella residenzadi Carovigno dove dannonuovo splendore alle vecchiemura del castello.Personaggio femminile di

notevole rilievo culturale,pubblica a Trieste dueraccolte di versi nel 1930 e

nel 1935. Durante la suapermanenza nella cittadinapugliese riuscirà amantenere dei rapporti conil mondo della culturainternazionale, della finanzae della politica, ospitandonel castello la migliorearistocrazia italiana edeuropea. Muore a Udine nel1938.

Per saperne di più

- Enzo Filomena, LaContessa ElisabettaSchlippenbach Dentice diFrasso. La vita, il pensiero,le opere di un'illuminataaustriaca, Martina Franca,Edizioni Pugliesi, 2003.- Schlippenbach Elisabetta,

Una vita che giunge dalpassato, a cura di BassoRosanna, Lecce, Milella,2007.- Produzione editoriale di

scrittrici salentine eriferimenti biograficihttp://www.salentofemmi

nile.unile.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1

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"La fattoria degli animali"è un libro con cui GeorgeOrwell, utilizzando la formanarrativa della favola,affronta il tema dellamancata attuazione degliideali socialisti nell’UnioneSovietica e più in generalequello dell’ingiustizia edell’oppressione in ogni tipodi società. Per comprenderecome egli sia arrivato aquest’opera bisognaricordare che Orwellsostenne attivamente le ideesocialiste, prendendo parteanche alla guerra civilespagnola, a sostegno dellacausa socialista, tra il 1936e il 1939.

La mancata attuazionedegli ideali socialistiOrwell fu critico nei

confronti del capitalismo edi ogni tipo di autoritarismo(fascismo, nazismo,comunismo ecc) e unconvinto sostenitore dellalibertà. Infatti, pursostenendo le idee socialisteegli si oppose fortementeall’oppressione comunista.Dalla lettura del libro risultaevidente la distorsione subita

dalle idee socialiste quandodalla teorizzazione si passaalla loro attuazione. È quantoavvenne nell’Unione

Sovietica, quando i principidi uguaglianza e giustizia,che erano stati alla base delrovesciamento del governodegli zar, furono prestooffuscati da una nuova formadi dittatura, quella di Leninprima e di Stalin poi. Allostesso modo nella fattoriadegli animali i principiegualitari che ispirano laribellione degli animali controil controllo oppressivo degliumani si sbiadiscono prestoin una nuova forma dioppressione: quella deimaiali sugli altri animali. Imaiali simboleggiano, infatti,la classe intellettuale della

società che approfittadel’ignoranza e dell’ingenuitàdei lavoratori perimpossessarsi del potere.

Un romanzo ancora attuale.Questo libro parte

dall’analisi di una circostanzastorica concreta per sfociarein riflessioni più generalisull’uomo e sulla società.L’autore sembra voleradditare la tendenzagenerale dell’uomo adominare sugli altri uominiper trarne personale profitto,sottolineando come ognicomunità sia destinataall’oppressione eall’ingiustizia, senza unadeguato controllo sui proprileader. Ciò rende il romanzodi Orwell ancora attuale euna lettura interessante nonsolo per capire i meccanismialla base del fallimentodell’ideale socialista maanche per cogliere tantetensioni insite nella societàodierna.

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“La fattoria degli animali”di George Orwell

di Eliana De Giorgio

"La fattoria degli animali"affronta il tema

della mancata attuazionedegli ideali socialistinell’Unione Sovietica

e più in generale quellodell’ingiustizia

e dell’oppressione in ognitipo di società

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“La fattoria degli animali”di George Orwell

di Eliana De Giorgio

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