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Terra futura - Il ruolo delle imprese nella ge stione sostenibile dei Beni comuni - comunicazi one di Franco Tumino - Firenze 10 aprile 2005 1 Terra futura Il ruolo delle imprese nella gestione sostenibile dei beni comuni Slides predisposte per una illustrazione orale Bozza non corretta Comunicazione di Franco Tumino Presidente ANCST/Legacoop Firenze, 10 aprile 2005

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Terra futuraIl ruolo delle imprese nella gestione

sostenibile dei beni comuniSlides predisposte per una illustrazione orale

Bozza non corretta

Comunicazione di Franco Tumino

Presidente ANCST/Legacoop

Firenze, 10 aprile 2005

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ANCST è l’Associazione di Legacoop che rappresenta e segue le cooperative dei servizi non distributivi – qualche dato (consuntivi 2004):

Cooperative 3953Fatturato 7.740 (in milioni di Euro)Occupati 204.000Soci 186.500Le cooperative sono attive in particolare nei settori:

trasporto merci e logistica, trasporto persone, cooperazione sociale (A e B), global service, pulizie e igiene ambientale, beni culturali, ristorazione, turismo

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L’alto livello, comparativamente ad altre zone del mondo, di qualità delle nostre civiltà (livelli elevati di soddisfacimento dei bisogni materiali essenziali, coesione sociale e significativi livelli di eguaglianza sostanziale, etc.) dipende certamente:

- dalla centralità data ai Beni comuni- dalla ricerca di universalità nell’accesso ad essi- nel loro adeguamento alla contemporaneità (si

pensi all’ambiente, alle azioni attive per le pari opportunità di genere, all’inserimento lavorativo dei soggetti “diversamente abili” e così via)

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Serve indubbiamente un impegno delle imprese a sostegno e a tutela dei Beni comuni.

Essi sono minacciati:• dal basso livello di crescita economica, che rende

difficilmente sostenibile il nostro modello (europeo, essenzialmente), a fronte delle tendenze demografiche (bassa natalità) e dell’allungamento delle aspettative di vita (crescita della spesa sanitaria, socio - assistenziale e previdenziale)

• dalle tendenze ad una maggiore realizzazione individuale (giuste, ma che possono orientarsi eccessivamente verso l’individualismo e verso bisogni materiali piuttosto che rivolgersi verso beni collettivi)

• con forze che sembrano spingere verso l'abbandono di modelli universalistici verso semmai un modello di "capitalismo compassionevole"

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Una triplice direzione di impegno per le imprese

• Sulla crescita economica

• Sulla CSR – Corporate social responsability (o RSI – Responsabilità sociale delle imprese)

• Sulla sussidiarietà orizzontale

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La crescita economica• il contributo delle imprese deve essere orientato

ad aiutare un più alto livello di crescita• senza chiusure nazionalistiche corporative: no al

dumping sociale, ma anche no a sbarrare il passo a priori a prodotti di Paesi a più basso reddito

• essi rappresentano la sola possibilità per tanta parte delle popolazioni dei Paesi meno sviluppati di emergere da condizioni di miseria e malattia

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• Se concordiamo che una maggior crescita del PIL è condizione di salvaguardia dei Beni comuni

• le ragioni delle difficoltà italiane sono state spesso analizzate ed evidenziate

• tra queste la piccola dimensione delle imprese• con un'economia che sempre più dipenderà dai

servizi, tra l'altro (già oggi intono al 70%), la pratica del recupero di economie di scala a livello di distretto è sbarrata

• le cooperative di per sé non hanno una dimensione a priori, quelle aderenti a Legacoop tuttavia tendono alla crescita dimensionale e contribuiscono in molti settori alla competitività del Paese più delle analoghe imprese di capitali

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Occorre altresì assumere la logica della CSR

• La Responsabilità sociale delle imprese è “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate» (Libro Verde, 2001 della Commissione Europea).

• Le imprese hanno perciò responsabilità più ampie del solo profitto economico nei confronti degli azionisti (shareholder) e nello svolgimento della loro attività devono considerare gli effetti sociali ed ambientali che producono nei confronti dei soggetti portatori di altro tipo di interessi (stakeholder), andando oltre il semplice rispetto delle leggi

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Occorre altresì assumere la logica della CSR (segue)

• Non dobbiamo confondere la CSR con la beneficenza svolgendo un ruolo perché dal progetto del Governo italiano fosse stralciato il Social COmmittment, che avrebbe portato proprio in quella direzione (si pensi al caso Parmalat)

• dobbiamo altresì diffidare dalle mode, sono evidenti in molti casi scelte che in realtà sono di mero marketing

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Occorre altresì assumere la logica della CSR (segue)

• Anche se non bisogna dare per scontato che chi non rendiconta (bilanci sociali, bilanci di sostenibilità) non sia responsabile (ma certo rende più difficilmente verificabile la sua CSR)

• e non credo che dobbiamo limitarci a sollecitare solo le imprese (ad esempio, credo che siano poco più di 200 le PP. AA. che redigono bilanci sociali)

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Le cooperative e la CSR• Le cooperative in questo quadro possono dare

un contributo alla salvaguardia e alla gestione sostenibile dei Beni comuni, più di altre forme di impresa

• Esse non nascono infatti dalla ricerca del profitto, che è la ragione dell'impresa di capitali

• né dall'esistenza di un "saper fare" che si pensa di mettere a frutto economicamente

• ma piuttosto da un bisogno e da valori delle comunità (o di parti di comunità): bisogno di lavoro, di beni alimentari buoni e a costi sostenibili, di inclusione, etc.

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Le cooperative e la CSR (segue)• Di questa differenza "genetica" dà conto la stessa Commissione UE

in vari passi della Comunicazione sulle cooperative, COM (2004)18• Ad es.: “Le cooperative operano nell'interesse dei loro membri, che

sono al tempo stesso utilizzatori ….”• Ed ancora “Tutte le cooperative agiscono nell'interesse economico

dei loro membri e alcune di esse, inoltre, perseguono obiettivi sociali o ambientali più ampi, nell'interesse dei loro membri e nell’interesse collettivo più generale”

• Non è dunque il profitto la principale molla dell’attività di impresa• L'impronta egualitaria della nostra Costituzione (art. 3, II comma)

peraltro responsabilizza in questa direzione ogni forma di impresa (art. 41, II comma)

• Ma le cooperative (quelle vere naturalmente, da qui la necessità di una lotta senza quartiere contro quelle "spurie") sono strutturalmente diverse

• Un maggior tasso di presenza cooperativa nella economia e nella società sarebbe positivo, lo rivendichiamo

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Le cooperative e la democrazia• Se concordiamo che tra i beni comuni principali

va annoverata la Democrazia• e che questa non consiste nel recarsi

periodicamente a votare, e per il resto ad assistere in televisione al confronto di posizioni senza possibilità di intervento attivo (politica spettacolo)

• le cooperative producono geneticamente partecipazione e responsabilizzazione, innanzitutto al loro interno

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Le azioni concrete delle cooperative nella CSR

• Cosa fanno le cooperative sul piano della CSR?• Le cooperative si comportano responsabilmente

verso gli interessi collettivi “da sempre”. • Alle cooperative Legacoop viene riconosciuta la

più consolidata, e non sospetta, tradizione e prassi di CSR e di bilanci sociali di rendicontazione

• Il primo bilancio sociale Legacoop è del '91• Il primo bilancio sociale di cooperative di servizi

è del '92

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Le azioni concrete delle cooperative nella CSR (segue)

• Ora siamo impegnati concretamente ad ampliare e a rendere più profonda teoria e prassi (azioni in corso)

• Dobbiamo e possiamo certamente fare di più• Ampie informazioni si trovano sui nostri siti, in

particolare su www.legacoop.coop/bilanciosociale/bilanciosociale.htm e, per quanto concerne profili ulteriori e specifici concernenti cooperative di servizi, sul nostro sito, www.ancst.it

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Il prosieguo delle azioni concrete delle cooperative nella CSR – un confronto con gli stakeholder

• Non vogliamo certo portare avanti questo lavoro da soli, ma in confronto con soggetti rappresentativi degli stakeholder (sindacato, comunità, Ong, etc.)

• In parte lo facciamo già:– - partecipiamo stabilmente al cosiddetto "Gruppo di Frascati“– un collega ed il sottoscritto partecipano stabilmente al confronto

nel Forum Multistakeholder insediato presso il Ministero del Welfare (non è che ne siamo soddisfattissimi ...)

– il lavoro Legacoop ha largamente coinvolto il mondo degli esperti e gli accademici

– abbiamo in corso come Ancst (cooperative di servizi di Legacoop) un progetto europeo che terminerà entro l'anno e che portiamo avanti con altri movimenti cooperativi e di imprese tra lavoratori

• Ma certo vogliamo e dobbiamo fare di più

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Quali prassi sul piano interno

• Cosa facciamo in concreto:• sul piano interno i fronti prioritari sulla CSR e quindi sui Beni comuni

sono rappresentati in primo luogo per noi dalla tutela e valorizzazione del lavoro

• Specifiche azioni sono rivolte all’integrazione dei migranti• prevalgono infatti larghissimamente le forme di lavoro a tempo

indeterminato, con aliquota previdenziale piena tipica del lavoro subordinato

• qui vi è un fronte, per inciso, che richiede con urgenza di essere affrontato, quello dell'unificazione delle aliquote previdenziali

• le differenze di aliquote sono a nostro avviso alla base dell'esplosione delle forme di precariato nel mondo del lavoro

• si va da aliquote addirittura del 10%-13%, ad aliquote diffusissime tra il 17% ed il 19% (lavoro autonomo, Cococo, Cocopro), al 32,70% di sola aliquota previdenziale del lavoro subordinato

• siamo gli unici in Europa ad avere una tale situazione

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Quali prassi sul piano interno (segue)

• Ancora, siamo impegnati prioritariamente sulle prassi di democrazia partecipata e di autogestione all'interno delle cooperative

• e nel rapporto con gli stakeholder, come detto• nonché sui valori di solidarietà e sostegno

intracooperativo (il 3% degli utili è conferito ad un fondo che interviene economicamente a sostegno della promozione e delle politiche di sviluppo delle cooperative più deboli)

• Ed ancora, ad assicurare la solidarietà intergenerazionale, lasciando in cooperativa larga parte dei profitti conseguiti

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Quali innovazioni sul piano interno?• Abbiamo detto che abbiamo un lavoro in corso teso ad

implementare le nostre prassi• Alcuni dei terreni su cui siamo maggiormente impegnati

e su cui ci auguriamo di registrare progressi, e di avere un confronto ed un percorso comune di ricerca e di iniziative con gli stakeholder:– un più ampio coinvolgimento, e a "preventivo“, degli stakeholder– una estensione delle prassi di rendicontazione al numero

maggiore possibile di cooperative, incluse le PMI– la integrazione più ampia della CSR nelle politiche fattoriali

dell'impresa– Accrescere le prassi dei “territori socialmente responsabili”: non

solo le imprese, ma tutti gli attori del territorio

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Quali prassi all’estero

Per quanto concerne il piano internazionale:- Molte cooperative aderenti sono impegnate in azioni

di solidarietà- Da ultimo sulla ricostruzione dei territori colpiti dallo

Tsunami l’organizzazione, in collaborazione e raccordo con l’ACI – Alleanza Cooperativa Internazionale, sta raccogliendo una sottoscrizione di 500.000 Euro (ma il complesso delle iniziative sostenute è molto più ampio) che concentreremo in particolare in direzione dello Sri – Lanka (informazioni sono reperibili sia sul sito di Legacoop, www.legacoop.coop, che su quello di Ancst/Legacoop

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Quali prassi all’estero (segue)

Ma il fronte principale noi, in una ottica di “vera” CSR, riteniamo sia e debba essere legato al modo di concepire la presenza imprenditoriale all’estero e con l’estero

Nella cooperazione c’è una certa “vocazione all’internazionalismo, fatta dall’appartenenza ad un insieme di valori e principi condivisi, di scambio di conoscenze teoriche e di esperienze pratiche, di una forma di impresa che mette al centro del proprio agire la persona, l’autosviluppo, la partecipazione, la democrazia, l’eguaglianza, la creazione di lavoro e reddito, la coesione sociale, l’attenzione verso gli altri, la tolleranza, la solidarietà.” (da una relazione della collega Stefania Marcone responsabile delle relazioni estere di Legacoop svolta al seminario Movimondo “Imprese senza confini, delocalizzare in un’ottica di responsabilità sociale”, Roma, 29-30 novembre 2004

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Quali prassi all’estero (segue)

• In proposito tra i progetti che rispondono a questa logica ne citerei due che concernono il settore dei servizi:

– Uno dei più “belli” penso sia quello nei confronti della cooperativa che è nata a New York tra i 43 lavoratori disoccupati del ristorante “Windows on the World” (126° piano di una delle due torri) sopravvissuti al tragico attentato dell’11 settembre 2001 in cui perirono 73 dei loro colleghi (il sostegno è da parte della cooperativa Cir – Food)

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Quali prassi all’estero (segue)

– Da segnalare ci pare anche l’azione intrapresa dal CNS (Consorzio Nazionale Servizi), che associa in Italia 235 cooperative, che ha avviato un progetto di sostegno allo sviluppo di nuova cooperazione nei paesi della Ex Jugoslavia

Una più ampia esemplificazione è nella citata relazione di Stefania Marcone, (reperibile sul nostro sito, www.ancst.it, sezione documenti)

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La Cooperazione e la sussidiarietà orizzontale

• La Sussidiarietà orizzontale rappresenta un ulteriore terreno di impegno per le imprese nei confronto dei Beni comuni

• non quella delle imprese, ma quella dei cittadini, l'unica costituzionalmente tutelata (art. 118,IV comma)

• “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”

• - essa affida appunto i Beni comuni non solo a strutture pubbliche, ma anche ai cittadini chiamati ad assumere un approccio analogamente pubblicistico

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La Cooperazione e la sussidiarietà orizzontale (segue)

• Insieme a Quelli del 118 abbiamo tenuto la Prima Convenzione della Sussidiarietà (Roma, 12 marzo 2004 – a giugno prossimno terremo la seconda)

• E sottoscritto la Carta della Susidiarietà

• (in allegato)

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La Cooperazione e la sussidiarietà orizzontale (segue)

• E annualmente conduciamo iniziative in una direzione sussidiaria concreta: per due anni la campagna abbattimento di Barriere architettoniche, nel 2005 la campagna "Imparare sicuri"

• La norma contenuta nei recenti provvedimenti sulla Competitività può essere di aiuto ulteriore, se ben utilizzata

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• 1° CONVENZIONE NAZIONALE DELLA SUSSIDIARIETA’ - LA CARTA DELLA SUSSIDIARIETA’

• 1. La sussidiarietà è una nuova forma di esercizio della sovranità popolare, che completa le forme tradizionali della partecipazione politica e della partecipazione amministrativa.

• 2. Il principio di sussidiarietà si realizza quando i cittadini si attivano autonomamente dando vita ad iniziative di interesse generale, che le istituzioni sono tenute a sostenere, facilitare ed integrare nelle loro politiche, in attuazione della Costituzione.

• 3. La sussidiarietà costruisce un sistema di alleanze per l’interesse generale fra i cittadini, le imprese, la politica e l’amministrazione e non comporta per i soggetti pubblici la possibilità di sottrarsi ai loro compiti istituzionali.

• 4. La sussidiarietà realizza pienamente la libertà dei cittadini di agire in modo solidale per il miglioramento della vita di tutti, nel rispetto dei principi di uguaglianza e di legalità.

• 5. Sono nell’interesse generale le attività dei cittadini volte alla produzione, cura e valorizzazione dei beni comuni.

• 6. Prendendosi cura dei beni comuni, i cittadini promuovono la dignità della persona e contribuiscono a creare le condizioni per il proprio pieno sviluppo.

• 7. Le imprese, nell’ambito della loro responsabilità sociale, attuano il principio di sussidiarietà sostenendo le autonome iniziative dei cittadini; se di proprietà di cittadini, realizzano direttamente il principio.

• 8. Per le amministrazioni attuare la sussidiarietà significa riconoscere nei cittadini i titolari di un diritto ad agire concretamente per la soluzione dei problemi di interesse generale, agendo insieme ad essi e non solo per conto e in nome loro.

• 9. Partecipazione e sussidiarietà sono complementari, ma la sussidiarietà comporta un “fare”, non un “dire”, un contributo diretto ed autonomo alla soluzione dei problemi di interesse generale.

• 10. Sussidiarietà e democrazia sono indissolubilmente legate: per poter essere cittadini attivi e responsabili è necessario che siano innanzitutto garantite le libertà fondamentali e soddisfatti i diritti sociali.