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Assemblea Generale 1978 Assemblea Generale 1986 nr. 8 / Ott. 2013 Assemblea Generale 2012 Assemblea Generale 1994 Assemblea Generale 1981 Assemblea Generale 2010 96 esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti Venerdì 18 ottobre 2013, Cinema Teatro, Chiasso

Ticino business ottobre 2013

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Ticino business

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Page 1: Ticino business ottobre 2013

Assemblea Generale 1978

Assemblea Generale 1986

nr. 8 / Ott. 2013

Assemblea Generale 2012

Assemblea Generale 1994

Assemblea Generale 1981

Assemblea Generale 2010

96esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

Venerdì 18 ottobre 2013, Cinema Teatro, Chiasso

Page 2: Ticino business ottobre 2013

La sicurezza di sentirsi felici.

Sentirsi sicuri.www.grupposicurezza.ch

Page 3: Ticino business ottobre 2013

Sommario

Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano

Redattrice responsabile: Lisa Pantini

Comitato redazionale:Franco Ambrosetti, Luca Albertoni,Lisa Pantini, Mercedes Galan, Gianluca Pagani e Stefania Micheletti

Redazione:Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 LuganoTel. +41 91 911 51 11Fax +41 91 911 51 [email protected] www.cc-ti.ch

Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 5586928 MannoTel. +41 91 600 20 [email protected] www.pubblicitasacchi.ch

Stampa: TBS, La Buona Stampa savia Fola 11, Pregassona (Lugano)

Diffusione: Tiratura: 2’500 copieAbbonamento gratuito per i soci Cc-TiAbbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo- per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA)

Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali

I m p r e s s u m

Assemblea Generale 1978

Assemblea Generale 1986

nr. 8 / Ott. 2013

Assemblea Generale 2012

Assemblea Generale 1994

Assemblea Generale 1981

Assemblea Generale 2010

96esima Assemblea Generale Ordinaria della Cc-Ti

Venerdì 18 ottobre 2013, Cinema Teatro, Chiasso

nr. 8 / Ott. 2013

Ottobre 2013

Strong opinion 4 Verità nascosteEditoriale 5 Grandi, piccoli e responsabilità sociale

Contromano 6 A scuola di cittadinanzaIl Tema 8 Il tempo immobile della politica

Biblioteca liberale 10 Alle radici del potereSì al risanamento S. Gottardo 12 Evitiamo un’alternativa pasticciata e precaria!

Portrait 14 Franco Ambrosetti: imprenditoria e arte non sono due mondi così distanti

Attualità 16 Almeno 4’000 mila ma non più di 480’000 franchiAttualità 17 Tempi duri per l’AVS – e per i salariAttualità 18 I contratti di vendita nel commercio internazionaleAttualità 20 La telefonia di rete fissa verso l’abbandono del collegamento via cavo

Eventi 22 96esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti, il 18.10.2013Eventi 24 Invito all’incontro con la Consigliera federale Doris Leuthard, il 26.10.2013

Formazione 25 Corsi proposti dalla Cc-TiSwitzerland Global Enterprise 26 Novità sul commercio estero

Commercio estero 30 Formazione del personale: un valore aggiunto per le aziende esportatriciFiere internazionali 31 I prossimi appuntamenti

Vita dei Soci 32 ASSiDU SAVita dei Soci 34 webcasa24.chVita dei Soci 36 SCIA – Società Commercianti Industriali e Artigiani del LocarneseVita dei Soci 38 SAR Recycling SAVita dei Soci 40 Archivstore SaglVita dei Soci 42 DeloitteVita dei Soci 44 LM Europe SAVita dei Soci 47 Luisoni Consulenze SAVita dei Soci 49 Lui.is Boutique AgencyVita dei Soci 51 Gierrevi SAVita dei Soci 52 Gruppo Sicurezza SAVita dei Soci 54 Moresi.com SA

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La sicurezza di sentirsi felici.

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4 Ticino Business

Si dice che chi è stato socialista a 18 anni sarà un buon liberale a 40. Probabilmente è uno dei tanti luoghi comuni che affollano la nostra cultura che non regge a indagini più approfondite sulla loro veridicità. Non è strettamente necessario passare dal marxismo leni-nismo per capire l’importanza delle libertà individuali come fondamento della democrazia liberale. Basta es-sere socialdemocratici e riformisti, scordarsi certi dogmi massimalisti. I giovani socialisti svizzeri hanno lanciato 5 iniziative che presto andranno in votazione (sono la 1-12 volta a limitare i salari massimi a 12 volte quello minimo in un’azienda, l’introduzione del salario mini-mo di 4000.- per tutti, l’introduzione dell’imposta di successione del 20% a livello federale, l’abolizione del servizio militare obbligatorio e l’introduzione del reddito di cittadinanza).Tito Tettamanti nel suo articolo “Ma ci vuole una Sviz-zera diversa?” (apparso il 6 settembre scorso sul Cor-riere del Ticino), mostra serie preoccupazioni per questo sussulto rivoluzionario che partendo da sinistra corre trasversalmente in tutta la società civile. Le preoccupa-zioni sono fondate. Prese singolarmente le iniziative e le conseguenze che ne deriverebbero se accettate, non appaiono infatti in modo palese se prese singolarmente. Buonismo e demagogia possono convincere larghi strati della popolazione che con spirito sociale, simpatia per i deboli e in perfetta buona fede, pensa di migliorare il nostro Paese votando sì. Ma se analizzate tutte insieme svelano una potente carica rivoluzionaria volta a scar-dinare il sistema . Mi sono sempre chiesto perché mai un gruppo di brillanti giovani socialisti volessero con la 1-12 causare un danno ad una categoria di persone (i top manager) senza che nessun altro ne traesse alcun vantaggio, men che meno chi ne avrebbe più bisogno, ovvero i salari più bassi. Messa in un contesto generale con lo scopo di colpire il sistema da più parti in breve lasso di tempo, la 1-12 improvvisamente acquista un significato che oltrepassa la volontà dichiarata di dare un ceffone virtuale ai super pagatissimi CEO. Colpendo da più parti in tempi brevi il nostro ordinamento con cinque bordate letali come la 1-12, il salario minimo, l’abolizione dell’esercito, la tassa di successione e il reddito di cittadinanza in aggiunta allo sforzo enorme delle istituzioni per sostenere la nostra costosa macchi-na sociale, si manda a gambe all’aria qualsiasi ordina-mento politico. Il ruolo del privato viene scalzato man

mano in modo subdolo e strisciante dallo Stato con il susseguirsi di 4 delle 5 iniziative. La 1-12 obbligherà lo Stato a intervenire con leggi e norme nella formazione dei salari delle aziende private. Il salario minimo è di fat-to una statalizzazione dei salari bassi che però pagano altri e non lo Stato. L’imposta di successione, scandalo-samente retroattiva è un ulteriore statalizzazione perché toglie autonomia ai Cantoni per darla allo Stato centrale. L’abolizione del servizio militare, preludio all’abolizione dell’esercito tout court, servirà a ridistribuire i miliardi spesi per la difesa laddove i nostri giacobini decideran-no. Quelli della mia generazione ricordano bene il tenta-tivo del primo ministro svedese Olov Palme, socialista, di introdurre subdolamente la collettivizzazione dei mezzi di produzione usando un metodo tanto semplice quanto efficiente: tassando fino all’ 85% i redditi delle persone fisiche. Con l’imposta patrimoniale si arrivava a supe-rare il 100% di imposizione legittimando la confisca di fatto dei beni. Il passo per arrivare al trasferimento allo Stato dei mezzi di produzione era breve. Palme fu ucciso con una pistolettata all’uscita di un cinema a Stoccolma e il suo sogno utopico non si realizzo mai. E le riforme liberali introdotte successivamente anche dai socialisti trasformarono il Paese in una delle economie più solide d’Europa. Se qualcuno dubitasse che le iniziative nel lo-ro insieme siano un attentato al nostro ordinamento per ottenere come fine ultimo una statalizzazione dei mezzi di produzione aggiungo due considerazioni. La prima: Lenin considerava che l’economia fosse l’ancella della politica. Anche i giovani socialisti con queste iniziative dimostrano di seguire l’ideologia leninista: 4 iniziative politiche contro l’economia. La seconda: la vice pre-sidentessa dei giovani socialisti afferma nella pubbli-cazione “Lohnverteidigung und Gerechtigkheit auf dem Prüfstand” che non si tratta solo di divisione della torta in modo egualitario ma di decidere a chi appartenga la pasticceria (cfr. T. Tettamanti, articolo citato sopra).Sembra che tra i giovani socialisti in molti credano alla affermazione di Proudhon che la proprietà privata è un furto. È legittimo crederci. Ma se rubare significa pri-vare qualcuno di un bene contro la sua volontà allora la proprietà privata resta un furto anche se passa nelle mani dello Stato. A meno di non attribuirgli proprietà soprannaturali, lo Stato assoluto tanto amato da Hegel. Fortunatamente per ora siamo ancora in una Svizzera liberale in cui l’ultima parola appartiene al popolo.

Strong Opiniondi Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

VERITÀ NASCOSTE

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Editorialedi Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

GRANdI, pICCOlI E RESpONSAbIlITÀ SOCIAlE

Qualche settimana fa, in occasione dell’Assemblea generale di economiesuisse a Losanna, ampio spa-zio è stato dedicato al ruolo della Svizzera nel con-testo mondiale ed europeo, ma anche alle aziende multinazionali che scelgono il nostro Paese quale sede strategica ed operativa. L’approfondimento è stato particolarmente importante ed opportuno, vi-sta la virulenza degli attacchi contro queste società formulati soprattutto nel contesto della votazione sull’iniziativa Minder, accettata a grandissima mag-gioranza e quindi certamente sostenuta anche da chi esprime altre realtà imprenditoriali. Aspetto che chi rappresenta il mondo economico non può e non deve ignorare, sebbene risulti abbastanza difficile comprendere perché di colpo le aziende multina-zionali siano diventate la causa di tutti i mali della Svizzera. Oltretutto occorrerebbe capire quali siano i mali reali della Svizzera, perché non è facile in-travederne. Senza voler peccare di presunzione né cullarsi troppo sugli allori, non ce la stiamo cavan-do troppo male, anzi. Basterebbe del resto guardar-si un po’ attorno senza il paraocchi ideologico. Ma tant’è, la realtà è questa e non si può non tenerne conto. Nel suddetto contesto losannese è pertanto stata particolarmente significativa la presentazione del colosso americano Procter & Gamble, che ha illustrato i motivi alla base della scelta del trasferi-mento in Svizzera, che sono molteplici. Fra questi figurano anche la stabilità elvetica e la profonda differenza rispetto alla rigidità tipica di numerosi Paesi europei, bloccati da quelle regole assurde di stampo dirigista che alcuni vorrebbero purtroppo introdurre anche da noi. Basti pensare all’iniziativa 1:12, su cui già mi sono espresso a più riprese. Ma ancora più interessante è stata l’illustrazione degli effetti sul territorio ginevrino della presenza di Procter & Gamble. Essa dà infatti lavoro diretta-mente a 300 piccole e medie aziende locali, senza contare l’indotto indiretto. Non vi è quindi solo la realizzazione diretta di opportunità professiona-li (in Svizzera le multinazionali sono all’origine di quasi il 70% dei nuovi posti di lavoro negli ultimi anni), ma anche la creazione di lavoro per aziende locali, dal panettiere al falegname, dall’elettricista

all’idraulico e così via. Senza dimenticare l’indotto indiretto legato ad altri servizi di cui necessita-no gli impiegati. Sono numeri non da poco, che dovrebbero far riflettere chi si ostina a negare il ruolo fondamentale di queste aziende per l’econo-mia svizzera, sia in termini puramente numerici, ma anche per creare quel decisivo equilibrio fra grandi e piccole imprese, elemento fondamentale della solidità e dell’attrattività del nostro sistema. Il mix fra grandi e piccoli, fra aziende esportatrici e quelle rivolte al mercato interno è assolutamente vincente e abbandonarlo sarebbe un errore fatale per il nostro Paese. Qualcuno potrà obiettare che Ginevra è un caso a sé. Affermazione superficiale. Anche nel nostro piccolo, in Ticino, i gruppi inter-nazionali hanno un ruolo importante, checché ne dicano coloro che sostengono che potremmo farne a meno o sostituirli facilmente con altre imprese (quali non è ovviamente dato sapere). Pericolose illusioni che non portano da nessuna parte. Ritengo assolutamente corretto discutere dell’inserimento di queste aziende nel contesto politico, economico e sociale del nostro territorio, proprio per garantire quell’equilibrio tanto delicato ma essenziale con le piccole e medie imprese locali ed evitare dispa-rità di trattamento che creano tensioni dannose per tutto il tessuto economico. Ma demonizzare certe strutture solo per le loro dimensioni e la vo-cazione internazionale è uno sterile esercizio fine a sé stesso, dalle conseguenze pesanti. E serve a poco invocare ad ogni piè sospinto una presunta e non definibile responsabilità sociale delle aziende (grandi e piccole per non fare torti a nessuno…) solo per meri calcoli politici. Più corretto ed onesto sarebbe parlare di un patto sociale, che però non riguarda solo gli obblighi delle aziende, che certa-mente ci sono, ma chiama in causa tutti gli attori, dalla politica allo Stato, fino alle forze sindacali e alle cittadine e ai cittadini. Tutti hanno diritti e doveri e una responsabilità sociale, non solo le imprese. Sarebbe buona cosa non dimenticarlo.

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Contromanodi Alessio Del Grande

A SCuOlA dI CITTAdINANzA

Il popolo poche settimane fa ha respinto a grande maggioranza l’iniziativa contro la leva militare obbligatoria. Un risultato di cui non ci si può non rallegrare. Non si tratta di essere dei milita-risti o esperti di strategia militare e disquisire sull’importanza dell’esercito per la difesa nazionale alla luce dei nuovi scenari bellici sempre più tecnologici. Il nostro ragionamento molto più terra terra: è sull’importanza sociale dell’esercito di milizia, sul rapporto diritti-doveri che investe la vita di ogni cittadino e su ciò che esso ha rappresentato, e rappresenta, nella storia di un Paese costruito sul federalismo, dove pacificamente convivono lingue, culture e religioni diverse. Ebbene, diciamolo in tutta franchezza. In una società che, co-me si suole ripetere, è stata disgregata dalla crisi dei valori e rimescolata dai profondi processi di trasformazione dell’econo-mia e dei costumi, in cui è radicalmente cambiata anche la composizione demografica, la leva obbligatoria è uno dei pochi punti fermi che un giovane ha davanti a sé. Istituzioni quali la famiglia, la scuola e la chiesa che per secoli hanno funzionato come agenzie educative per generazioni e generazioni di citta-dini, sono state travolte da questa crisi e oggi non assolvono più a questa funzione. Dalla scuola è scomparso ogni principio di autorità, la dema-gogica pedagogia e il permissivismo ereditati dal ‘68, hanno sovvertito le gerarchie organizzative e persino del sapere, con risultati disastrosi. Si pensava di democratizzare l’istruzione ma si è impoverita la scuola. Oggi i docenti assolvono il loro compito formativo tra mille difficoltà, fronteggiando in classe giorno dopo giorno pericolosi fenomeni di disagio e disadattamento adole-scenziale. Gran parte dei giovani deve arrivare all’università per scoprire che studio e formazione sono un esercizio duro e fati-coso. L’impatto è duro. Ma dietro questa deriva, c’è il naufragio della famiglia come istituzione o meglio ancora, come si diceva una volta, cellula primaria della società. Basta dare una scorsa ad una qualsiasi statistica demografica per accorgersi che le vecchie famiglie non esistono più. Quelle poche che resistono ancora sono delle vere e proprie isole in un mare di nuclei mono-parentali, unioni allargate e altre forme di convivenza più o meno instabili con figli al seguito. Ci si prende, si mettono al mondo dei bambini, e ci si lascia con estrema disinvoltura, vivendo un malinteso senso di libertà individuale a cui non corrisponde al-cun senso di responsabilità. Rapporti usa e getta, per relazioni precarie a cui corrispondono il più delle volte anche condizioni economiche altrettanto precarie, come segnalano di anno in an-no gli indicatori della povertà in Svizzera. Precarietà a cui deve far fronte lo Stato attraverso la pubblica assistenza o altre forme

di aiuto sociale. In questo sfascio è naturale che il più delle volte l’educazione dei figli e l’autorità familiare siano del tutto relativi. Anche la fede religiosa, che sino a pochi decenni orsono era un sicuro ancoraggio esistenziale, oggi non attira più né le famiglie né i ragazzi, che preferiscono le mode new age o l’esotismo di talune pratiche religiose. Le chiese sono vuote, a riempirle non basta l’impegno di strenui parroci o quello di movimenti eccle-siali che hanno avuto almeno il grande merito di dare a molti giovani una diversa dimensione di vita. Comunque, nella società secolarizzata fede e religiosità non rappresentano più quel rego-latore delle coscienze, quell’orizzonte anche etico che dà il senso della misura allo svolgersi della vita collettiva. Questo può sembrare un quadro eccessivamente pessimista, ma purtroppo è la realtà. La maggior parte dei giovani an-naspa nel vuoto, non solo di principi e valori, ma anche di legami familiari e sociali. Può sembrare paradossale, ma nel cammino di un ragazzo verso l’età adulta la chiamata alle armi, la leva resta oggi una tappa fondamentale per misurar-si con un’organizzazione regolata sulla base di inderogabili principi in cui i diritti non sono disgiunti da doveri, i piaceri dagli obblighi, la libertà dalla responsabilità, l’autonomia dalla gerarchia. Un’esperienza dunque dal grande valore formativo, perché ruota su quegli stessi meccanismi che scandiranno poi la vita professionale. Insomma, un mondo fatto di regole codificate, tradizioni consolidate e rigorose formalità che gran parte dei giovani incontrano per la prima volta indossando da reclute la divisa dell’esercito. Storici e saggisti, basta ricordare alcuni nomi come Walser, de Rougemont o Papa, hanno scritto bellissime pagine sul servizio militare e l’esercito di milizia svizzero come scuola di federali-smo. Dove non s’impara solo a sparare con un fucile d’assalto o a guidare un carro armato, ma dove si apprende anche il difficile “mestiere di cittadino” e, quindi, che al Paese non bisogna solo chiedere, ma anche dare. Qui s’incontrano giovani che parlano lingue diverse, che hanno alle spalle culture, usi e costumi diffe-renti, non solo quelli dei Cantoni di provenienza, ma sempre più spesso quelli ereditati dai genitori stranieri che si sono stabiliti in Svizzera, ma che si ritrovano tutti assieme a far funzionare la stessa macchina. Grazie ad una comune disciplina capace di orientarli su uno stesso obiettivo, sia esso il traguardo di una marcia o un’esercitazione di tiro. “Questo esercito ultrademocra-tico - scriveva de Rougemont - privo di caste militari, partecipe della vita della popolazione, è diventato dopo il 1848 l’agente principale dell’elvetizzazione del Paese”. È alla scuola reclute che s’impara anche ad essere svizzeri.

Un’esecuzione dei pagamenti semplice e sicuraTra i vantaggi si contano anche un branding individuale della maschera di pagamento, una procedura di paga-mento interamente automatizzata e la minimizzazione dei mancati paga-menti. Gli shop online, a prescindere dalle loro dimensioni, possono bene-fi ciare anche di un sistema semplice, pratico e dai costi trasparenti.

Maggiori informazioni sull’esempio di Kuhn Rikon e sulla soluzione di e-commerce di PostFinance su www.postfi nance.ch/e-payment

Il successo nell’e-commerce dipende sempre dalla soluzione di pagamento nello shop online

Anche l’anno scorso le vendite del commercio online in Svizzera hanno registrato un ulteriore aumento. Nel 2012, è stato raggiunto un fatturato dell’ordine di 10 miliardi di franchi. Quasi tutti gli utenti di internet hanno fatto acquisti online almeno una volta. I fatturati in rete aumentano di conseguenza.

I clienti si aspettano diverse alternative nelle modalità di pagamento Aprire semplicemente uno shop online però non basta. Spesso si constatano interruzioni degli acquisti quando i clienti non dispongono di più alternati-ve nella modalità di pagamento. I clienti si aspettano una vasta gamma di possi-bilità di pagamento – dalla PostFinance Card alle carte di credito, alla fattura, a PayPal ecc. L’offerta in rete viene presa in considerazione solo quando l’azien-da propone la giusta combinazione di alternative.

La soluzione adatta per ogni aziendaUna soluzione professionale di Pay-ment Service Providing (PSP) consente di migliorare notevolmente la com-petitività e l’accettabilità del canale di vendita online. Per scegliere la giusta soluzione è fondamentale tenere in considerazione le dimensioni dello shop, il fatturato previsto e le esigen-ze dei clienti target. PostFinance SA propone diverse soluzioni (pacchetti) per rispondere alle diverse esigenze dei clienti. Numero uno in Svizzera nel traffi co dei pagamenti, è anche un partner affi dabile per quanto concerne le soluzioni di pagamento.

Un unico interlocutore per una rapida realizzazioneConcretizzare la soluzione PSP è sem-plice e veloce. PostFinance collabora con partner di software e di soluzioni selezionati, che integrano il servizio di e-payment in modo ottimale. Inoltre, le aziende benefi ciano di un’unica interfaccia per le 80 modalità di paga-mento esistenti. Un unico operatore per un grande ventaglio di servizi. Per garantire i migliori standard di sicurez-za, PostFinance SA è inoltre sottopo-sta alla certifi cazione PCI.

In un primo momento il produttore di utensili da cucina Kuhn Rikon aveva gestito il canale online per i suoi clienti con il pagamento anti cipato e i fatturati erano rela-tivamente bassi. Le vendite sono realmente esplose solo quando è passato alla soluzione di pagamen-to di PostFinance. Da allora, il tasso di crescita è sempre a due cifre.

La soluzione giusta aumenta il fatturato – l’esempio di Kuhn Rikon

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È un dato di fatto: al giorno d’oggi, praticamente nessuna azienda può ancora permettersi di evitare il commercio

online, poiché quasi l’84% dei cittadini svizzeri, dai 14 anni in su, utilizza internet per informarsi, divertir-

si e, sempre più spesso, per fare acquisti. Per appro-fi ttare di questa situazione, non si deve puntare solo sulla gamma di prodotti, ma anche sulla com-binazione adatta di modalità di pagamento.

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In un primo momento il produttore di utensili da cucina Kuhn Rikon aveva gestito il canale online per i suoi clienti con il pagamento anti cipato e i fatturati erano rela-tivamente bassi. Le vendite sono realmente esplose solo quando è passato alla soluzione di pagamen-to di PostFinance. Da allora, il tasso di crescita è sempre a due cifre.

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8 Ticino Business

Il tema

di Alessio Del Grande

Il TEmpO ImmObIlE dEllA pOlITICA

Ancora qualche mese, poi assisteremo all’abituale psicodramma sul preventivo. Come ogni anno. Di anno in anno, con il chimerico traguardo del pa-reggio di bilancio. Per chi avesse perso il conto, siamo all’edizione 2013. Ricordate quanti strepiti dopo la riunione di Medeglia, l’intesa sottoscritta dai quattro partiti e il varo della mitica road map, la tabella di marcia con date e obiettivi che dove-va fare da guida al risanamento delle finanze del Cantone. Aria fritta. Oggi gli stessi partiti danno la road map per morta e sepolta. C’è da rattristarsi a guardare la politica cantonale, perché si resta inchiodati in un tempo immobile. Come se gli anni non passassero mai. Da quasi un ventennio si discute soltanto di entrate e uscite, di tagli e risparmi, di sgravi fiscali e aumenti d’imposta, senza venire a capo di niente. Niente di niente. Il Paese, i cittadini e le imprese assistono all’ennesima sceneggiata contabile di una politica ormai ridotta al librone della partita doppia. Triste ma è così. Il rompicapo del risanamento finanziario è però solo un aspetto, forse quello più sintomatico, di una crisi di capacità decisionale che investe sia il Governo che il Parlamento. Ma non si può decidere se non si hanno idee, progetti e visioni sul futuro. Ne tanto meno si può decidere impastoiati da un sistema consociativo per cui nessuno è responsa-bile di nulla, ma che fa da comodo alibi a tutti. Si va avanti per forza d’inerzia solo con l’ordinaria amministrazione, grazie ad una poderosa macchi-na burocratica che smaltisce le pratiche correnti e aggiorna di stagione in stagione, di legislatura in legislatura, dossier mai definitivamente chiusi. È dal fallimento del grande progetto di Amministra-zione 2000 che si discute della riforma dei compiti dello Stato, e sono passati una quindicina di anni. Altrettanti da quando si è cominciato a parlare della riorganizzazione della polizia con la riforma che do-veva portare all’unificazione della polizia cantonale con i corpi delle comunali; poi si è passati all’idea dei poli di polizia regionali per ritornare da ultimo sul progetto di polizia unica. Progetto che inevita-bilmente incontrerà la resistenza di molte polizie comunali che non hanno mai condiviso il Corpo unico e si stavano già orientando operativamente

sui poli regionali. È dalla metà degli anni ‘90, da quando, cioè, si riuscì a concretizzare i pacchetti di sgravi proposti dall’allora Ministro delle finanze Ma-rina Masoni che si parla della necessità di una vera riforma fiscale. Ma non si è fatto niente. È abortito persino un tentativo di amnistia fiscale. Ed era il lontano 2003 quando la stessa Masoni proponeva la legge per il freno alla spesa pubblica a cui in tempi più recenti si aggiunto il freno ai disavanzi proposto dal Ministro Laura Sadis. Sono passati dieci anni ma non si sono visti né freni alle uscite né ai disavanzi. Con le spesa pubblica e i deficit si procede allegramente a rotta di collo. Intanto, persino la Confederazione, le cui procedure deci-sionali sono molto più lente e complesse che non in un cantone come il Ticino, è riuscita ad attivare un freno all’indebitamento, che sta dando ottimi risultati. Implementando, inoltre, una razionaliz-zazione amministrativa per ottimizzare le risorse interne, garantire servizi efficienti e risparmiare sui costi generali. Da noi ci si accontenta di ripetere ad ogni discussione sul bilancio preventivo la farsa del contenimento della spesa. Penoso spettacolo che si consuma nell’indifferenza generale dei cittadini, mentre si mobilitano puntualmente sindacati e si-nistra contro ogni possibile minaccia di risparmi su personale pubblico e contributi sociali.Andate a rivedere i giornali di quindici o vent’anni anni fa, assieme ai titoli su queste immutabili cro-nache del Palazzo, che ormai fanno parte dell’a-neddotica politica, vi troverete anche quelli per una nuova legge sugli orari dei negozi, negli stessi identici termini con cui si discute, invano, ancora oggi. Vi troverete quelli sulla nuova legge sul turi-smo che doveva mettere un po’ di ordine nel caos di competenze e risorse di undici enti locali e di un ente cantonale. Almeno per il turismo, la rifor-ma dovrebbe andare quanto prima in porto. Salvo imprevisti dell’ultima ora. Ma il fondo dell’impotenza e dell’inconsistenza po-litica lo si è toccato con il risanamento delle finan-ze. Missione impossibile, del resto, se non prima si mette seriamente mano alla riforma dei compiti dello Stato. Per razionalizzare la spesa pubblica bisogna prima capire quali compiti e servizi lo Stato

Page 9: Ticino business ottobre 2013

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deve assicurare in proprio, quali dismettere del tutto e quali può invece affidare all’ini-ziativa privata. Senza questa analisi (con relative decisioni operative e conseguente riorganizzazione amministrativa) si può an-dare avanti soltanto con qualche taglietto qua e là, qualche tassa in più o un rialzo d’imposta per restare allineati con la dove-rosa simmetria dei sacrifici. Restando, pe-rò, sempre ai piedi della scala. Ma di tutto questo non è responsabile solo il Governo, altrettanto lo è il Parlamento. Altro che revisione dei compiti dello Stato. Mentre da più parti a parole si rilancia la necessità di questa riforma, il Governo ha ristatalizzato il servizio delle mense scola-stiche, approfittando della vertenza con una società privata (non entriamo qui nel merito di questa vicenda, oggetto peraltro di un contenzioso amministrativo). L’occasione è stata, comunque, buona per riportare il ser-vizio sotto il tetto dello Stato e non affidarlo a qualche altra impresa privata, se quella esclusa non offriva più le garanzie richieste.La commissione della Gestione del Parla-mento per non essere da meno, e in perfet-ta sintonia con la necessità di risparmiare, ha sollecitato poche settimane fa un credito bis di un 1,5 milioni per garantire la ma-nutenzione degli impianti di risalita. Dopo che nel 2009 lo stesso Parlamento aveva detto basta all’erogazione di fondi, dato che in vent’anni le stazioni invernali - che nel frattempo avrebbero dovuto riconvertire la loro attività - hanno ricevuto dagli enti pub-blici una novantina di milioni. Qualcuno ha persino proposto di statalizzare le stazioni invernali. Niente contro gli impianti di risalita, ma si stabilisca definitivamente, se essi, a pre-scindere dalla loro redditività, assolvono o meno ad una qualche funzione per l’econo-mia locale, per il turismo o per il sostegno territoriale. E si decida, almeno su questo, una volta per tutte.

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Biblioteca liberaledi Alessio del Grande

AllE RAdICI dEl pOTERE

Non c’è parola carica di storia e di significati, assai spesso tragici, come “potere”. Nei dizionari di filo-sofia viene in generale definito come “la capacità di condizionare uomini da parte di altri uomini”, concet-to che è stato sempre al centro della riflessione nella filosofica politica. A partire da Aristotele che distin-gueva tre forme di potere: potere paterno, padronale (all’epoca esercitato sugli schiavi), e potere politico, quello dei governanti sui governati. Se le prime due forme sono entrambe riconducibili al potere domesti-co, dalla terza discende la tripartizione aristotelica tra monarchia, aristocrazia e democrazia, ossia la forma di Governo con cui si estrinseca il potere politico. Dalla filosofia del diritto, alle scienze politiche e alla sociologia, la secolare riflessione sul potere è appro-data, dopo le rivoluzioni inglese, americana e fran-cese e la nascita dello stato moderno, alla famosa definizione di Max Weber del potere statale come mo-nopolio della forza o della violenza. Indubbiamente il potere, che automaticamente rimanda a concetti come autorità, potestà, forza, comando, imperio o coercizione, è “uno dei fenomeni più pervasivi della vita sociale. Si può dire che non esista praticamente rapporto sociale nel quale non sia presente in qualche misura l’influenza volontaria di un individuo o di un gruppo sulla condotta di un altro individuo o gruppo”, come annotavano Bobbio, Matteucci e Pasquino nel loro Dizionario di politica. Per questo la parola potere, come anche società, è tra quelle più utilizzate nella comunicazione quotidiana, dando per scontato il suo significato, sebbene si tratti di un termine che evo-ca molte cose e che circoscrive una realtà mutevole, non sempre identificabile e conoscibile. Da qui muove il saggio “Potere. La dimensione politica dell’azione umana” di Lorenzo Infantino. L’autore, docente di filosofia delle scienze sociali e Presidente della Fondazione Hayek-Italia, per mette-re a nudo il potere, lo scompone dalle fondamenta, ossia dall’insieme dei rapporti interpersonali da cui prende corpo una subordinazione che gradualmente si eleva poi a potere politico, ossia quello esercitato dai governanti sui governati. “Per ‘scomporre’ il potere dell’uomo sull’uomo, sot-trarlo cioè alla sua indecifrabilità - premette Infantino - è necessario spiegare perché gli attori interagiscono e individuare le ragioni per le quali confliggono”. È la condizione di scarsità delle risorse che porta gli uomini a cooperare, per soddisfare i loro bisogni e realizzare i loro progetti, ma nello stesso tempo an-che ad entrare in conflitto tra di essi nel tentativo di ognuno di migliorare la propria situazione e rendere

più vantaggiosa la sua collocazione sociale. Insomma, cooperazione e competizione, come “ libera interazio-ne tra cittadini posti sullo stesso piano dinnanzi alla legge”. Tuttavia, questo non basta. Per evitare i con-flitti, serve un organismo sovraordinato che imponga il rispetto delle regole e che garantisca sicurezza a questo libero scambio, che si realizza nel mercato, ed è giocato sul filo del rapporto cooperazione-com-petizione. “La produzione di sicurezza - precisa In-fantino - rappresenta pertanto un ‘costo’, sopportato dai governati tramite l’autolimitazione della propria azione e il conferimento ai governanti di rilevanti gradi di libertà, per la cui attivazione a essi, e solo a essi, è consentito l’uso della forza, che si costituisce così come monopolio della forza legittima”. Dunque, un sorta di “trattato di pace” che garantisce la cooperazione. “Come dire che sul potere pubblico incombe il compito di apprestare le condizioni che rendano possibile la soluzione del problema econo-mico – sottolinea -. La scarsità, che è quella vissuta da ciascuno, viene in tal modo fronteggiata tramite l’autonoma scelta cooperativa degli attori sociali, in un contesto in cui la forza dello stato viene chiamata solamente a impedire la violazione, da parte di attori interni ed esterni, della pacifica convivenza. Il che limita la sfera dell’intervento statale, su cui ricadono in tal modo solo compiti di carattere residuale”. Il potere politico con una funzione di complemento, quindi, della libera cooperazione sociale, precisa In-fantino, perché il potere pubblico è uno strumento della società e non il creatore di essa. “Il potere pub-blico deve soprattutto impedire a ciascuno di recare danno all’altro, in maniera che la libera mobilitazione delle risorse e delle conoscenze non venga compro-messa”. Del resto una convivenza organizzata non può prescindere dal riconoscimento e dalla tutela di quei diritti che permettono ad ogni individuo di rea-lizzarsi senza minacciare o violare i pari diritti altrui.

Titolo: Potere. La dimensione politica dell’azione umana

Autore: Lorenzo Infantino

Editore: Rubbettino

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Portrait

di Lisa Pantini

Essere artisti oggi: il rapporto musica - economia

“Anche oggi il ruolo dell’artista non è mutato: spesso compie azioni, compone, scrive, suona, dipinge, ma è incompreso poiché è «troppo avanti» rispetto alla società in cui vive. È un avanguardista, si scontra con il mondo conservato-re e con il modo di agire così come conosciuto. Rompe le regole, esce dagli schemi. Forse è pericoloso. Ha una vi-sione lungimirante. La stessa che si ritrova nei precursori dell’economia e delle realtà aziendali, quegli imprenditori che si adoperano in idee che all’inizio forse suscitano sde-gno o incuriosiscono, ma che con il passare dei tempi si rivelano scelte azzeccate ed innovative. Queste menti sono utili, soprattutto nei settori della ricerca e sviluppo, affinché l’economia non marci sul posto, ma progredisca sempre”.

Un rammarico

“Sono dispiaciuto nel constatare che la società nutra an-cora sospetto verso chi si dà da fare nella vita, portando avanti con successo diverse attività senza essere «solo» un artista o «solo» un imprenditore. Il retaggio social-culturale ottocentesco che vede in un artista un per-sonaggio squattrinato, è una visione ormai superata”.

Chi è

Classe ’41, Sagittario, Franco Ambrosetti, è Presidente del-la Cc-Ti, già imprenditore di successo, ma prima di tutto grande musicista. Trombettista e jazzista con una lunga car-riera alle spalle, ha suonato con molti “miti” della musica. Laureato in economia a Basilea, ha portato avanti per anni una doppia carriera: musicale da un lato a livello professio-nistico, con concerti, tour, viaggi; e professionale dall’altro.

Non tutti forse sanno che…

Prima di approdare nell’imprenditoria, si è occupato di head hunting per la ricerca di top manager. Si allena co-stantemente tutti i giorni in esercizi musicali per fare “la pernacchia in un tubo”, ovvero gli esercizi per la tromba.

“La qualità del suono dipende dall’allenamento” afferma.

La ricetta per il successo

“No, non esistono ricette. Esistono traguardi ed obiettivi da raggiungere. Il vero artista vuole portare cambiamenti ed innovare, e compie determinate azioni perché crede in ciò che sta facendo. Spesso ai business men, e più in generale nei contesti imprenditoriali, salvo rare ecce-zioni, manca l’audacia di modernizzare e rinnovare. Non dimentichiamoci che la ricerca nel n ostro Paese è una realtà ben consolidata, è un fattore endogeno all’econo-mia stessa, che ci posiziona ai vertici delle classifiche per condizioni quadro, competitività e benessere, ma senza la quale il progresso tecnologico morirebbe. E le conse-guenze per l’economia intera sarebbero non indifferenti”.

FRANCO AmbROSETTI: ImpRENdITORIA E ARTE NON SONO duE mONdI COSì dISTANTI

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Il jazz e la musica quale ispirazione

“Il jazz nasce a New Orleans quale musica libera e improvvisa-ta, contro il totalitarismo per la libertà. Ha in esso un approc-cio armonioso, ed è il risultato, musicalmente parlando, della fusione di diversi elementi. Ecco, dalla musica e da questa in particolare le PMI e l’economia potrebbero prendere spunto per le visioni: un’ampiezza di vedute, un insieme che funziona improvvisando spesso, ma che procede poiché sottostà a rego-le precise e strutture impostate che ne garantiscono una linea guida ed il buon funzionamento anche in caso di apparente caos. Ogni organizzazione, si prenda anche ad esempio un’or-chestra o un complesso jazz, ha i propri ruoli ben definiti. Un ordine preciso spesso può far la differenza, e questo si può ap-plicare in qualsiasi ambito, economico compreso. Nel jazz ci si influenza spesso l’un l’altro, suonando insieme ed improvvisan-do, ma i ruoli restano sempre chiari e definiti da regole precise. Lo scambio automatico, il gioco, quello che nel jazz chiamia-mo interplay (una concezione musicale, dove i ruoli degli stru-menti saltano a favore di un lavoro di interscambio attraverso il quale ogni esecutore influenza l’altro), permette di costruire sinergie costanti, creare nuove idee, aumentare la flessibilità”.

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Attualita`di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

AlmENO 4’000 mIlA mA NON pIù dI 480’000 FRANChI

4’000 mila franchi per tutti è una proposta pro-mossa dall’Unione sindacale svizzera su cui il popolo svizzero dovrà chinarsi con ogni proba-bilità l’anno prossimo. Già in novembre saremo invece chiamati ad esprimerci sull’iniziativa 1:12, la quale vieterebbe, all’interno di una stessa im-presa, che lo scarto tra il salario più basso e quello più alto sia superiore al fattore 12. Più in là invece sarà la tassazione globale al centro di un’iniziativa che ne chiede l’abolizione e per la quale, qualunque facoltoso straniero residente (ma non attivo!) in Svizzera verrebbe tassato al pari di un cittadino elvetico e non più secondo un calcolo sul dispendio. In questo breve articolo non è opportuno addentrarci sui pro e sui con-tro di ognuna di queste iniziative. Tuttavia non possiamo completamente biasimare qualcuno che sosterrebbe che su queste proposte veleg-gi un’aura di “giustizia” (le virgolette non sono un caso), di coerenza o di buon senso. Forse, potremmo aggiungere anche di invidia. Ma en-treremmo già in un campo minato. La tentazione di votare Sì certamente è forte in molti cittadini, forse in Ticino più che nel resto della Svizzera. D’altronde non è così grave se alcune ditte in Ticino dovessero pagare di più i propri dipen-denti (cfr. 4’000 CHF per tutti), o se alcuni ma-nager non guadagnassero più di mezzo milione (cfr. 1:12) o ancora se qualche facoltoso venisse chiamato maggiormente alla cassa (cfr. tassazio-ne forfettaria). Vero. Però le conseguenze indot-te da queste iniziative non si limitano a quanto sopra. È la decantata flessibilità delle imprese e degli agenti economici più in generale – fonte del successo stesso dell’economia – che creerebbe grattacapi non da poco, ai lavoratori stessi, alle

assicurazioni sociali, al fisco e al sistema econo-mico in generale. Potrebbe sembrarlo, ma non sono ipotesi tradotte in un tono apocalittico. Infatti per numerose im-prese spostare le unità amministrative all’estero e ovviare così alla regola dell’1:12 non è un gran problema. Si pensi ad esempio ad alcune grandi farmaceutiche in alcune regioni di confine. An-che l’esternalizzazione di impieghi meno retribu-iti potrebbe prestarsi per aggirare sia la regola dell’1:12 sia i 4’000 franchi per tutti. A farci le spese sarebbe, paradossalmente, proprio la cate-goria di lavoratori che si vorrebbe tutelare. Anche ai benestanti stranieri, spesso proprietari di og-getti immobiliari in tutto il mondo, non restereb-be che svolgere alcune pratiche amministrative per spostare fuori dai confini nazionali il proprio domicilio. Questo è quanto si è già osservato nei cantoni in cui la tassazione globale è stata abo-lita. E alla Svizzera cosa resta? Restano buchi miliardari nelle entrate delle assicurazioni sociali e nelle casse federali, cantonali e comunali. Basti pensare che l’1% dei contribuenti finanzia il 41% delle entrate dell’imposta federale diretta e che il 19% dei lavoratori contribuisce al 70% degli introiti delle assicurazioni sociali. Questi importi in un modo o nell’altro andranno colmati: indovi-nate a chi toccherà nuovamente? Oggi la Svizzera presenta tassi di disoccupazione molto ridotti. Proprio nelle ultime settimane la SECO e la Banca nazionale hanno corretto al rial-zo le previsioni per l’economia svizzera. Rispetto ad altri, possiamo (ancora) leccarci i baffi. A cosa dobbiamo tutte queste pericolose iniziative volte a rovesciare come un calzino il nostro modello di successo?

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Attualita` di Jérôme Cosandey, Avenir Suisse

TEmpI duRI pER l’AVS – E pER I SAlARIAndiamo in contro ad aumenti sostanziali dei contributi al secondo pilastro

La riforma previdenziale 2020 del Consi-glio federale prevede un aumento del 2% dell’IVA e dell’1,7% sui contributi salariali. Quest’ultimo aumento è stato a malapena discusso, nonostante riduca notevolmente il potere d’acquisto dei lavoratori.

Il Consiglio federale ha presentato lo scorso mese di giugno le sue linee direttive della riforma della «Previdenza per la vecchiaia 2020». Per mantenere costante il livello delle rendite AVS, nonostante l’evoluzione demografica, si prevede un aumento di due punti percentuali dell’IVA. Ciò ha sollevato numerose critiche. Per quanto riguarda il secondo pilastro, la diminuzione del tasso di conversione dovrebbe essere compen-sata da un aumento dei contributi salariali (dell’ordine di 1,7% secondo Avenir Suis-se).

Meno discriminazioniNella sua riforma, Consiglio federale propo-ne una riduzione del tasso di conversione al 6,0%. Se si desidera compensare com-pletamente le perdite risultanti sulle rendite, l’assicurato dovrà risparmiare fino al 13% in più in capitale. La riforma «Previdenza per la vecchiaia 2020» prevede due possibilità.

In primo luogo, è previsto un aumento dei contributi salariali legati all’età, i cosiddetti accrediti di vecchiaia, per appianare le differenze tra lavoratori giovani e meno giovani (v. tabella). Tale adeguamento mira a ridurre la discriminazione verso i lavo-ratori più anziani che devono pagare contributi previdenziali più elevati, e di conseguenza migliorare la loro mobilità e la loro oc-cupazione sul mercato del lavoro. In un periodo di transizione, il datore di lavoro sopporterebbe oneri maggiori per i lavoratori più giovani mantenendo alti quelli per i lavoratori anziani, il che porterebbe costi supplementari nell’ordine di miliardi di franchi. Nell’ambito della «Previdenza per la vecchiaia 2020» la situazione è molto diversa: qui i contributi salariali «devono» essere aumentati. Invece di un innalzamento generale di questi contributi, la proposta del Consiglio federale mira a ridurre l’obsoleta graduazione degli accrediti di vecchiaia.

Secondariamente, bisogna ampliare e rendere più flessibile la base di calcolo per i contributi salariali, ad esempio abbas-sando la deduzione di coordinamento a 25% del salario AVS. In questo modo, le persone impiegate a tempo parziale o che cumulano più lavori verrebbero meglio integrate alla previdenza professionale. Oggi, queste persone sono sfavorite dalla dedu-zione di 24’570 franchi, che non dipende dal tasso d’occupa-zione. Una deduzione variabile, basata sul salario, prendereb-

be meglio in conto le diverse realtà del mercato del lavoro e sarebbe un passo importante verso la modernizzazione della provvidenza professionale. Tuttavia, questa maggiore copertu-ra comporterebbe ugualmente un aumento sproporzionato dei contributi salariali di chi lavora a tempo parziale. I settori dove i contratti a tempo parziale sono più frequenti, o quelli con bassi livelli di reddito ne verrebbero dunque particolarmente toccati (v. tabella).

Il dibattito sui costi non è ancora conclusoIl suggerito aumento dei contributi salariali sarà insufficiente a coprire il mancato risparmio dei lavoratori prossimi alla pen-sione. Per questa generazione di transizione è necessario un finanziamento straordinario. Il Consiglio federale valuta questi costi a 400 milioni di franchi l’anno.Una cosa è sicura: riformare il sistema delle rendite mantenen-do il livello odierno delle rendite, comporta costi molto alti. Se il popolo continuerà a rifiutare una diminuzione delle rendite, e l’innalzamento dell’età pensionabile oltre i 65 anni, la situa-zione si aggraverà, almeno di un miracolo, e i miracoli – si sa – sono rari, a maggior ragione nelle assicurazioni sociali.

Maggiori informazioni sul tema sono disponibili nella nostra pubblicazione (in tedesco) «Un secondo pilastro in bilico».

Quadro legale

Esempio 1:

Salario mediano svizzero

Esempio 2: salario mediano svizzero

con un tasso di attività del 40%

Attuale PV 2020 Attuale Fr.

PV 2020 Fr.

Differenza % salario annuo

AttualeFr.

PV 2020 Fr.

Differenza % salario annuo

Salario annuale (1) Salario AVS Salario AVS 84 240 84 240 33 696 33 696

Montante di coordinamento (2)

fisso

24 570 Fr.

variabile, 25% del salario

AVS 24 570 21 060 24 570 8424

Salario AVS assicurato (3) (3)=(1)-(2) (3)=(1)-(2) 59 670 63 180 4,2% 9126 25 272 47,9%

Accrediti di vecchiaia

25-34 anni 7,0% 7,0% 4177 4423 0,3% 639 1769 3,4%

35-44 anni 10,0% 11,5% 5967 7266 1,5% 913 2906 5,9%

45-54 anni 15,0% 17,5% 8951 11 057 2,5% 1369 4423 9,1%

55-65 anni 18,0% 17,5% 10 741 11 057 0,4% 1643 4423 8,3%

Media 12,5% 13,4% 7459 7523 1,2% 1141 3380 6,6%

Meno discriminazioni grazie a nuove definizioni dei contributi salariali

Mantenere una rendita AVS costante nonostante una diminuzione del tasso di conversione necessita un maggior risparmio di capitale. La riforma «Previdenza per la vecchiaia 2020» (PV 2020) prevede in questo senso un adegua-mento degli accrediti di vecchiaia e una definizione più larga del salario AVS assicurato. Il primo migliora la mobilità dei lavoratori più anziani, il secondo aumenta la previdenza – ma anche gli oneri sociali – degli impiegati a tempo parziale e con un basso salario.

Fonte: Consiglio federale 2013, calcoli dell’autore

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Attualita` Intervista di Lisa Pantini con la Dottoressa Tania Gazzoli Rocca, Studio legale Molino Adami Galante, Lugano

I CONTRATTI dI VENdITA NEl COmmERCIO INTERNAzIONAlELa scorsa primavera la Cc-Ti ha organizzato un corso che ha suscitato grande interesse. “I contratti di vendita nel commercio internazionale”, la cui relatrice è stata la Dott.ssa Tania Gazzoli Rocca, ha visto i partecipanti addentrarsi tra gli articoli della Convenzione di Vienna, nelle problematiche a cui le PMI devono prestare attenzione, e come muoversi nei contesti di compravendita internazionale. Una tematica sempre attuale, per cui abbiamo il piacere di proporvi su queste pagine un’intervista con la Dott.ssa Gazzoli Rocca

Nel contesto del commercio internazionale i contratti di compravendita sono abituali. Si riscontrano però, sicuramente, operando con diverse Nazioni e Paesi, numerose problematiche. Dal suo osservatorio privilegiato, come valuta le dinamiche del mercato attuale?“Il commercio internazionale è in costante evolu-zione sia in riferimento ai beni (o diritti) oggetto di scambio sia in riferimento alla globalizzazione delle dinamiche commerciali. Il diritto commercia-le internazionale è direttamente condizionato da questo fenomeno in continuo sviluppo che richie-de, crea e sviluppa costantemente nuovi strumenti dal punto di vista legale. Entrambi questi aspetti rendono oggi il panorama dei contratti impropria-mente detti di natura internazionale talmente vario e complesso che il mio consiglio è sempre quel-lo di rivolgersi ad un professionista, almeno nella prima fase di redazione del contratto che, per le piccole e medie imprese, nei termini essenziali risulta molto frequentemente uno standard adat-tato di volta in volta, alla trattativa e/o al cliente specifico ma che mantiene un’impostazione gene-rale di base”.

La Convenzione di Vienna (Convention on International Sale of Goods, CISG) del 1980 in che modo supporta l’attività delle aziende in ambito di compravendita internazionale di merci? “Va premesso che è una convenzione che non sta-bilisce un accordo delle parti sulla legge applica-bile bensì una norma di diritto materiale uniforme per regolare gli scambi di merce transnazionali. Essendo una norma uniforme, senza entrare in tecnicismi e con un buon grado di approssima-zione, è riconosciuta come prevalente rispetto al diritto internazionale privato quindi applicabile direttamente. In buona sostanza è un riferimen-

to normativo, uno schema di elementi essenziali del contratto di compravendita internazionalmen-te accettato e che ha efficacia diretta, vincola le parti se entrambe o una sola parte hanno la sede degli affari in un Paese contraente diverso, verifi-cate le riserve espresse dai singoli casi. Questo su un piano generale, rimandando i dettagli ad altre occasioni e trascurando le numerose interpreta-zioni dottrinali. La CISG è una fonte di diritto che non prevale su tutte le convenzioni e quindi non ne esclude l’applicabilità tout court, perciò capita sovente che venga integrata da un’altra convenzio-ne negli elementi che la prima non regola. Anche questo punto è controverso in dottrina ma la prassi si realizza in questa direzione. A mio parere e nella mia esperienza professionale, la Convenzio-ne di Vienna rappresenta valido aiuto pratico per gli operatori. Considerato che nasce da un com-promesso tra sistemi giuridici di matrici diverse (common e civil law) essa è di grande ausilio in riferimento a molti contratti di compravendita che sono stipulati tra Paesi con sistemi giuridici com-pletamente diversi. Basti pensare alle imprese del-la maggior parte dei Paesi europei che si trovano ad applicare nell’accordo il diritto anglosassone, estremamente diverso, ad iniziare dalla redazione (in genere sono molto più lunghi e dettagliati). L’aspetto più importante del quale una piccola e media impresa deve essere edotta quando intende stipulare un accordo con un partner straniero è che i concetti cardine dell’accordo contrattuale possono avere interpretazioni e regolamentazioni completamente diverse da Paese a Paese. Solo a titolo esemplificativo, il concetto di buona fede nelle trattative precontrattuali (talvolta estrema-mente onerose per l’azienda) non è contemplato in molti Paesi anglosassoni. Considerato quindi che gli elementi del contratto internazionale sono

Tania Gazzoli Rocca

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molteplici ritengo che la CISG sia uno strumento utile per gli operatori che dispongono in tal sen-so almeno di un riferimento generale che, ovvia-mente, deve essere integrato e spesso aggiornato tenuto conto che è stata emanata più di vent’anni or sono. Ribadisco, non può essere considerato un codice esaustivo. Nei rapporti commerciali che prevedono la compravendita di beni mobili la propongo al fine di meglio dettagliare alcuni aspetti di natura pratica molto rilevanti, ad esem-pio la metodologia di consegna ed i termini, la conformità ed i vizi della merce, ecc.. Ovviamente essendo la Convenzione di Vienna il prodotto di un compromesso rivela anche aspetti negativi o semplicemente lacune (a volte si tratta proprio di conflitto di legge ma non è questa la sede per affrontare l’argomento). In linea di principio si può affermare che non regola aspetti quali la validità e alcuni effetti del contratto che sono demandati al diritto scelto dalle parti ovvero al diritto privato internazionale o ad altre convenzioni. Ad esempio, la forma del contratto che è regolata dalla Conven-zione ma che per alcuni Stati è una questione di validità, non sempre rientra nell’applicazione della CISG così ad esempio le clausole che riguardano il foro, la riserva di proprietà, la prevalenza e/o la validità delle singole clausole. Bisogna anche tenere conto che dato il carattere sovranazionale di fonte del diritto della CISG, per gli Stati che l’hanno ratificata la sua applicazione risulta au-tomatica a meno che le parti nel contratto non abbiano l’abbiano esclusa, in tutto o in parte. Ciò detto è buona norma rivolgersi ad un avvocato che potrà consigliare, nel caso specifico, se e come escluderla nella maniera più favorevole al cliente. Ricordo che ci sono Paesi che l’hanno ratificata con riserva pertanto non sono vincolati al con-tenuto integrale ma solo ad una parte, pertanto sarà compito dell’avvocato verificare se il partner commerciale, o addirittura l’intero contratto, sono vincolati ad una legge nazionale che deroga alle norme convenzionali della CISG”.

Nella stesura di un contratto a che cosa occorre badare maggiore attenzione? Come può consigliare una PMI che si appresta ad operare in questo contesto internazionale?“Ovviamente dipende dai singoli contratti. In ge-nerale ci sono elementi topici di cui tenere conto in fase di preparazione, posso solo elencarne alcuni per motivi di tempo/testo. Bisogna primariamente verificare se ci si trova di fronte ad un contratto di compravendita che abbia ad oggetto lo scam-bio di beni mobili tangibili e se la compravendita presenta il carattere dell’internazionalità ai sen-si e per gli effetti della definizione dettata dalla Convezione. Anche la sezione riferita ai vizi della

merce è fondamentale ed estremamente di ausilio all’operatore, per quanto possa presentare lacune. La quantità, la qualità ed il genere, tipizzati dalla convenzione, aiutano a determinare e se possibile ad eliminare il contenzioso in ordine alla confor-mità dei beni. Anche i termini per la denuncia dei difetti, improntati al criterio della ragionevolezza, possono servire per la buona riuscita di un con-tratto tra due parti con sostrati legali difformi. Va poi ricordato che la convenzione non si applica a numerose tipologie di contratto internazionale, ad esempio: la vendita per uso personale, familiare, domestico. A quella ad oggetto navi, imbarcazioni, aerei. Soprattutto non disciplina la validità delle singole clausole e del contratto, perciò consiglio vivamente di scegliere una legge ed un foro a pro-prio favore, quando è possibile”.

Quali sono gli aspetti critici del contratto?“La risposta sarebbe troppo complessa e richie-derebbe pagine. Restringendo l’argomento, in ri-ferimento in modo specifico ai contratti interna-zionali mi sentirei di dare solo delle indicazioni di massima. Se vogliamo dare una definizione un po’ generica potremmo affermare che la Convenzione disciplina l’ambito della formazione del contrat-to e gli obblighi del venditore e del compratore perciò per il resto delle tematiche, come dicevo prima, va scelta se possibile una legge favorevole o comunque in grado di soddisfare le esigenze che le parti intendono attribuire al negozio. Innan-zitutto bisogna ricordare di dare una definizione il più possibile chiara dei termini – almeno quelli importanti – rilevanti in un contratto chiarendo subito quale significato assumono e secondo quale lingua e legge. È buona norma inoltre verificare preliminarmente dove si trova la sede delle azien-de in modo da determinare il foro del contratto, possibilmente rendendolo favorevole al cliente. Va chiarita subito anche l’intenzione delle parti di applicare o meno la CISG. Ovviamente va de-terminata in modo molto chiaro la tipologia della merce. Da ciò deriva una verifica della cosiddetta «compliance di superficie» in relazione all’espor-tazione, alle regolamentazioni internazionali, al quadro giuridico della merce nel suo complesso. Ad esempio, per la farmaceutica la normativa per l’esportazione e l’importazione ha un impatto pe-sante a livello economico in ordine al potenziale contenzioso riferito alle responsabilità del produt-tore, dell’ acquirente, del distributore. Per i metalli e la chimica esiste il problema del materiale dual use, soggetto a controlli molto severi così come l’esportazione verso Paesi sottoposti ad embargo. Sono solo alcuni esempi in grado però di far com-prendere la complessità della materia e delle sue implicazioni”.

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Attualita` di Mauro Feller, Rappresentante Swisscom per il Ticino

lA TElEFONIA dI RETE FISSA VERSO l’AbbANdONO dEl COllEGAmENTO VIA CAVOLa fine della telefonia di rete fissa è alle porte? Attualmente, molte aziende si pongono questa domanda e si chiedono se il futuro sarà «Mobile Only». La risposta è semplice: la telefonia sta vivendo un fenomeno di evoluzione e di convergenza. In altre parole, la rete fissa e quella mobile diventano tutt’uno consentendo nuovi servizi e soluzioni digitali. Per le aziende sia grandi che piccole questo cambiamento comporta maggiore libertà e flessibilità

Il mondo attuale è caratterizzato da una grande dinamicità. La società dell’informazione, profondamente segnata dall’afferma-zione delle tecnologie digitali, è caratterizzata da cambiamen-ti vertiginosi e drastici in vari ambiti e da rapide innovazioni. Vent’anni fa nessuno si sarebbe immaginato che la telefonia fissa tradizionale sarebbe stata presto soppiantata da altre tec-nologie. Eppure, in passato, erano già stati promossi ulteriori sviluppi elementari della tecnica telefonica, quali ad esempio la sostituzione delle centrali di commutazione analogiche mediante la rete ISDN digitale. Nel settore della telefonia mobile, il NATEL è stato integrato negli autoveicoli, e anche il World Wide Web ha vissuto gli albori del suo successo globale.Come succede all’avvento di qualsiasi cambiamento rapido, tutto faceva pensare a un percorso di sviluppo normale e progressivo. In passato, quasi nessuno ha presagito l’evoluzione strepitosa delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), né il loro impiego capillare, e ancora meno persone s’immagi-navano la fine della telefonia classica via cavo. Oggi, non si può fare altro che constatare che la telefonia fissa tradizionale sta lentamente cedendo il passo all’era della telefonia digitale.

Investimenti elevati nella rete fissaNaturalmente, la telefonia di rete fissa non è affatto scompar-sa. Al contrario: Swisscom, ad esempio, investe annualmente oltre un miliardo di franchi nel potenziamento e nella moderniz-zazione della rete fissa, all’insegna del motto e della strategia: «All IP». Questa espressione indica che tutti i servizi (telefonia, Internet, televisione) vengono offerti sulla stessa rete tramite il protocollo Internet (IP). La base di questo concetto è il col-legamento a una rete a banda larga. In Svizzera ci sono circa 40 collegamenti a banda larga ogni 100 abitanti, per un totale di oltre tre milioni di collegamenti. Questa presenza massiccia della banda larga, inoltre, offre le condizioni ideali per la tele-fonia tramite Internet, la cosiddetta «Voice over IP» (VoIP). Tut-tavia, nonostante le cifre appena citate, la telefonia IP non va ritenuta una realtà già così scontata, anche se la Confederazio-

ne registra un aumento annuale dei collegamen-ti. Inoltre, nel segmento clienti aziendali, in seno alle piccole e medie im-prese, il ciclo di inve-stimenti è normalmente più lungo. Detto questo, ci vorrà ancora tempo prima che VoIP diven-ti uno standard presso tutte le aziende.

Flessibilità e controllo dei costiCi sono vari argomen-ti convincenti a favore dell’impiego di VoIP, co-me una maggiore flessibilità e vantaggi in termini di costi. L’utilizzo di una infrastruttura di rete separata decade, poiché per la telefonia IP e per la trasmissione di dati viene utilizzata la stessa rete, con una conseguente riduzione dei costi. Inoltre, non vi è più la necessità di impianti telefonici fisici, poiché essi vengono sostituiti da un impianto virtuale. A tutto ciò si somma anche una tendenziale diminuzione dei costi mensili. Da un lato, quindi, c’è da aspettarsi che, col tempo, le tariffe in base all’utilizzo diminuiscano o scompaiano del tutto. Già attualmente, in abbinamento alla telefonia VoIP, sono disponi-bili sempre più tariffe forfettarie che garantiscono un elevato controllo dei costi. Dall’altro lato, non ci saranno costi per le chiamate all’interno di un’interconnessione IP, che normalmen-te coincide con la rete aziendale. Lo stesso vale anche oltre ogni confine geografico, ad esempio tra diverse sedi aziendali.Un secondo vantaggio di VoIP consiste nell’aumento della fles-sibilità e dell’efficienza. In questo modo, è possibile reagire più rapidamente alle fluttuazioni del personale e ai cambiamenti di carattere strutturale all’interno dell’azienda. Nella telefo-nia classica, le modifiche spesso richiedono molto impegno, essendo necessarie linee telefoniche fisiche. Con Voice over IP, invece, basta semplicemente attivare o disattivare canali o numeri virtuali. Anche le postazioni di lavoro Home Office o il servizio esterno possono essere facilmente integrati nell’inter-connessione VoIP. In questo modo, VoIP viene incontro anche alla crescente esigenza dei collaboratori di poter lavorare in modo mobile e indipendentemente dall’ubicazione. Nel com-plesso, la telefonia IP si integra al meglio in una quotidianità aziendale all’insegna dell’imprevisto, consentendo a ciascuno la scalabilità e la reperibilità desiderata. Che si tratti di grandi aziende o di PMI, le forme di lavoro mobili e flessibili stanno diventando sempre più importanti per le aziende di qualsiasi dimensione.

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Ai clienti aziendali la Banca Migros offre una gamma completa di servizi, dal traffico pagamenti ai crediti d’esercizio, dai finanziamenti speciali alla regolamentazione della successione fino alle possibilità d’investimento. Noi puntiamo su parametri trasparenti per la concessione del credito, relazioni durature con i clienti e un’elaborazione senza lungaggini burocratiche. Ulteriori informazioni nel sito www.bancamigros.ch oppure chiamando la Service Line allo 0848 845 400.

Come vi accoglie la vostra banca?Da noi tutte le aziende sono benvenute.

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96ESImA ASSEmblEA GENERAlE ORdINARIA dEllA CC-TI

Cari Associati, vi invitiamo a voler riservare nelle vostre agende la data del 18 ottobre 2013, quando presso il Cinema Teatro di Chiasso, si terrà la 96esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti, dalle ore 16.30

Eventi

Gentili Signore, egregi Signori, cari soci,è con piacere che vi invitiamo alla 96esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino che si terrà venerdì 18 ottobre 2013 presso il Cinema Teatro di Chiasso.

Come consuetudine, vi sarà uno spazio dedicato ai lavori assembleari oltre che agli interventi del Sindaco di Chiasso Moreno Colombo e del Presidente del Governo ticinese, il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli.

Ospite della Camera di commercio sarà quest’anno il Dott. Ernesto Paolillo che dialogherà sul tema “Il Fair-play finanziario” nello sport con il giorna-lista Michele Fazioli.

Ernesto Paolillo, economista e banchiere è stato per anni Amministratore delegato del F.C. Internazionale Milano e Direttore generale della Banca Popolare di Milano. Banchiere, Professore incaricato all’Università Liuc di Castellanza, Consigliere di UBS Italia e di altri istituti fra cui la fondazione Pier Lombardo.Ernesto Paolillo, insieme a Michel Platini, Presidente UEFA, e a Jean-Michel Aulas, Presidente dell’Olympique Lione e membro dell’Eca, è uno dei fondatori del “Fair Play Finanziario” per cui ogni società di calcio, in base alle direttive dell’UEFA, è chiamata a riequilibrare il proprio bilancio per evitare l’esclusione dalle competizioni calcistiche europee.

In attesa di incontrarvi numerosi, vi porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Il Presidente Il DirettoreFranco Ambrosetti Luca Albertoni

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Ordine del giorno

16.30 Apertura della 96esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti

• Intervento del Direttore Luca Albertoni• Saluto del Sindaco di Chiasso Moreno Colombo• Inizio lavori assembleari da parte del Presidente Franco Ambrosetti• Relazione finanziaria, rapporto dei revisori ed approvazione conti 2012• Scarico all’ufficio presidenziale• Nomine statutarie: sostituzioni nell’ufficio presidenziale• Relazione del Presidente Franco Ambrosetti• Fine lavori assembleari• Intervento del Presidente del Consiglio di Stato Onorevole Paolo Beltraminelli

18.00 Pausa

18.15 Intervento del signor Urs Schaeppi, responsabile grandi aziende di Swisscom e membro della direzione del gruppo

18.25 Presentazione e intervista dell’ospite Dott. Ernesto Paolillo sul fair-play finanziario da parte del giornalista Michele Fazioli

19.15 Aperitivo servito nel foyer del Teatro

20.00 Cena di gala servita nel centro Spazio Officina

Per i partecipanti all’assemblea abbiamo organizzato una visita guidata all’esposizione dedicata all’artista svizzero Serge Brignoni, mostra allestita presso il Max Museo. La visita avrà luogo dalle 15.15 alle 16.15.

Per maggiori informazioni:Cc-Ti, Signor Gianluca PaganiTel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 [email protected], www.cc-ti.ch

Termine per le iscrizioni: 11 ottobre 2013Vi preghiamo di notare che il prezzo della cena, a carico dei partecipanti, ammonta a CHF 100.- (bevande incluse). L’importo verrà fatturato in seguito. Per motivi organizzativi l’iscrizione alla cena è vincolante e verrà fatturata anche in caso di mancata partecipazione.

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Eventi

INVITO All’INCONTRO CON lA CONSIGlIERA FEdERAlE dORIS lEuThARd

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino ha il piacere di invitarvi ad un incontro con:

• La Consigliera federale Doris Leuthard• Il Presidente del Consiglio degli Stati Filippo Lombardi• Il Consigliere nazionale Fabio Regazzi

Moderatore: il Direttore della Camera di commercio Luca Albertoni

per un dibattito sul tema:Sì all’adeguamento del costo della vignetta autostradale

www.vignetta-si.ch

L’incontro si terrà sabato 26 ottobre alle ore 14.00 presso l’Auditorium di Banca Stato a Bellinzona

Alle ore 15.00 ai partecipanti sarà offerto un rinfresco al quale parteciperanno anche i relatori.

Sarà possibile seguire l’incontro anche in diretta streaming sul sito web www.electronicstudio.ch/cc-ti

Per motivi organizzativi vi chiediamo di voler annunciare la vostra presenza entro il 21 ottobre.

Altre informazioni possono essere richieste alla Cc-Ti, Signor Gianluca Pagani, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, [email protected], www.cc-ti.ch

Consigliera federale Doris Leuthard

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Formazione

CORSI dI FORmAzIONE pROpOSTI dAllA CC-TI

Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, [email protected], ww.cc-ti.ch

SEMINARI E CONFERENZE

ISO 9001: UTILITÀ, ATTUALITÀ E SUCCESSIONE AZIENDALELugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti

NETWORKING APERO A SEGUIREGiovedì 24 ottobre 2013, dalle 16.30 alle 17.45PresentazioneLa certificazione ISO 9001 è conosciuta ormai da molti anni e sono numerose le aziende in tutto il mondo che hanno richiesto lo standard per la gestione della qualità. Secondo le stime sono infatti più di un milione le società in oltre 170 Paesi diversi.L’introduzione di un Sistema di Gestione della Qualità (SGQ) come delineato dalla norma ISO 9001, aiuta l’azienda a sviluppare ulteriormente il proprio potenziale. Si tratta quindi di un percorso per indirizzare un’impresa verso un futuro sicuro, nonostante i repentini cambiamenti, i mutamenti delle condizioni quadro e delle richieste.Durante l’evento, i relatori esporranno in modo chiaro e preciso che cosa significa per un’azienda essere certificata ISO 9001, cosa si nasconde concretamente sotto questa sigla e come questa norma possa rivelarsi utile nel processo di successione aziendale.Seguirà inoltre la testimonianza diretta di un’azienda certificata ISO 9001.La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera

CORSIMANAGEMENT BY OBJECTIVES (MbO)Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-TiMartedì 15 ottobre 2013, dalle 13.30 alle 17.30Programma• Obiettivi annuali e KPI (Key Performance Indicators)• Il processo di Management by objectives (MbO)• Collegamento fra MbO e bonus aziendale• Conoscere i passi necessari per implementare con

successo il processo MbO

GUIDA ALLO STILELugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-TiProgrammaModulo 2: Immagine e forme (donna)Venerdì 18 ottobre 2013, dalle 14.00 alle 17.00Modulo 3: Immagine e stile (donna)Venerdì 8 novembre 2013, dalle 14.00 alle 17.00Modulo 4: Business Dress (uomo e donna)Venerdì 22 novembre 2013, dalle 14.00 alle 17.00

NEGOZIAZIONE DEL PREZZO E DELLO SCONTOLugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-TiGiovedì 24 ottobre 2013, dalle 9.00 alle 17.00

Programma• Strategia di negoziazione:• Costo, prezzo, valore• Approccio del cliente e comportamento del venditore• La vendita di valore, prezzo, sconto• Tattica di negoziazione:• Ruolo del venditore• Mentalizzazione• Svolgimento della negoziazione

L’ABC DELL’EXPORT: CORSO BASELugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-TiProgrammaModulo 1: Introduzione al commercio con l’esteroGiovedì 7 novembre 2013, dalle 16.00 alle 18.30Modulo 2: Le diverse modalità di trasporto di merciGiovedì 14 novembre 2013, dalle 16.00 alle 18.30Modulo 3: La dogana commerciale in pilloleGiovedì 21 novembre 2013, dalle 16.00 alle 18.30Modulo 4: Gli Incoterms e l’assicurazione di trasportoGiovedì 28 novembre 2013, dalle 16.00 alle 18.30Modulo 5: Le modalità di pagamento ed il finanziamento delle esportazioniGiovedì 5 dicembre 2013, dalle 16.00 alle 18.30

LA CONDUZIONE DI COLLOQUI DIFFICILILugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-TiMartedì 12 novembre 2013, dalle 9.00 alle 13.00Programma• Aspetti rilevanti di comunicazione• Caratteristiche di un colloquio problematico• Modalità e attitudini personali

LE SFIDE PRATICHE DEL NUOVO DIRITTO DEL RENDICONTO CONTABILELugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti

ProgrammaMartedì 19 novembre 2013, dalle 9.00 alle 17.00 – Modulo 1• Introduzione alla tematica• Accantonamenti e impegni eventuali• Concetto della valutazione singola o di gruppo• Valutazione a valori di mercato• Rivalutazioni di attivo circolante e fisso• Il consolidato secondo i requisiti minimi del nuovo diritto

contabile

Martedì 26 novembre 2013, dalle 9.00 alle 17.00 – Modulo 2• Il conto dei flussi di tesoreria• Il contenuto della “Relazione annuale”

Martedì 3 dicembre 2013, dalle 9.00 alle 17.00 – Modulo 3• Conseguenze del nuovo diritto sulla rendicontazione contabile

sulla perdita di capitale e l’eccedenza di debiti (CO725)• Riserve occulte e neutralità fiscale

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Commercio estero

26 Ticino Business

Pagine a cura di Switzerland Global Enterprise

pROSSImE GIORNATE dI CONSulENzA pAESEluGANO, OTTObRE-NOVEmbRE 2013

CONTATTATECI Al NO. TEl. +41 91 911 51 37 OppuRE TRAmITE E-mAIl All’INdIRIzzO [email protected], SAREmO lIETI dI FISSARVI uN AppuNTAmENTO.

• MESSICO: lunedì 21 ottobre 2013• CINA: giovedì 7 novembre 2013• PAESI NORDICI: lunedì 18 novembre 2013• BRASILE: martedì 19 novembre 2013

Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti di Switzerland Global Enterprise e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con Switzerland Global Enterprise e a fissare un appuntamento con i suoi esperti!

Rinnovo della partecipazione svizzera ai programmi quadro e di sostegno dell’UELa Svizzera intende continuare a partecipare ai programmi quadro e di sostegno dell’UE e il Consiglio federale ha appro-vato definitivamente i relativi mandati negoziali. Il program-ma quadro più importante, anche in termini di investimento (ca. 80 miliardi di euro), è “Orizzonte 2020”, volto alla pro-mozione della ricerca e dell’innovazione.La Svizzera prende parte ai programmi quadro di ricerca dell’UE dal 1979, dapprima secondo la modalità “proget-to per progetto” e dal 2004 quale Stato associato. Tra i numerosi strumenti di promozione della ricerca e dell’in-novazione ne vanno segnalati in particolare due molto importanti per la Svizzera: il progetto “Cervello umano” coordinato dal Politecnico federale di Losanna e le borse del Consiglio europeo della ricerca per la ricerca fonda-mentale. Nel quadro di “Orizzonte 2020” sono previsti anche strumenti specifici per le PMI. La Svizzera partecipa al finanziamento di “Orizzonte 2020” con un importo pari a 4,4 miliardi di franchi.

Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’inno-vazione SEFRI: Luce verde del Consiglio federale ai mandati negoziali per il rinnovo della partecipazione ai programmi quadro e di sostegno dell’UEwww.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msg-id=50241

Svizzera-UE: panoramica degli accordi bilateraliLe relazioni tra Svizzera e Unione europea sono molto com-plesse. Esse sono disciplinate da accordi bilaterali che, data l’evoluzione costante e rapida del mondo politico ed econo-mico, devono essere continuamente riveduti ed aggiornati. Lo stato attuale degli accordi è riassunto nelle schede in-formative “Gli Accordi bilaterali Svizzera-UE”, aggiornate di recente dal DFAE.

Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE): schede in-formative “Gli Accordi bilaterali Svizzera-UE”, edizione 2013www.europa.admin.ch/dienstleistungen/00553/index.html?lang=it

Germania: conferma di ricevimento merce in vigore dal 1° ottobre 2013Dopo due anni di discussioni, revisioni e periodi di transizione più volte prolungati, il 1° ottobre 2013 entra definitivamente in vigore la “conferma di ricevimento merce” (in tedesco “Ge-langenbestätigung“), tanto voluta dal mondo economico ma in realtà non particolarmente amata. Ad ogni modo, la nuova versione è più semplice della versione originale.In Germania, la conferma di ricevimento merce è ora un obbligo per tutte le forniture intracomunitarie. Assieme al duplicato della fattura, essa comprova l’esenzione dall’imposta sulla cifra d’affari. Tale conferma deve contenere:• nome e indirizzo del destinatario• quantità e descrizione della merce• luogo e mese del ricevimento della merce o della fine della

spedizione• data della compilazione della conferma• firma del destinatario o di un incaricato.A determinate condizioni (ossia che la consegna sia effettuata da aziende di trasporto incaricate dal venditore o dall’acqui-rente), anche i seguenti documenti vengono accettati come conferma di ricevimento della merce:• documenti di spedizione e trasporto (in particolare le lettere

di vettura)• ordinazione scritta o elettronica (applicazioni di Tracking and

Tracing)• notifiche EMCS convalidate (solo per beni soggetti all’imposta

sul consumo, come bevande alcoliche, tabacchi e oli minerali, che devono essere spediti tramite procedura elettronica EMCS)

• immatricolazione (in caso di fornitura di veicoli).

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Handelskammer Hamburg: Gelangensbestätigung – Über-gangsfrist bis 1. Oktober 2013www.hk24.de/recht_und_steuern/steuerrecht/umsatzsteuer_mehrwertsteuer/umsatzsteuer_mehrwertsteuer_internatio-nal/1744098/gelangensbestaetigung.html

Industrie- und Handelskammer zu Köln: Aktueller Sa-chstand zur Gelangensbestätigungwww.ihk-koeln.de/UmsatzsteuerNeueNachweise.AxCMS

Brasile: 220 miliardi di dollari per migliorare la gestione delle acque reflueIl Brasile intende migliorare il suo sistema di canalizzazioni e di trattamento delle acque reflue sia a livello strutturale sia tecnico nei prossimi 20 anni e far sì che almeno nelle aree urbane il 93% delle acque luride possa essere riciclato. Se-condo un piano adottato nel mese di giugno per l’espansione della fornitura di acqua potabile e dell’evacuazione delle acque reflue (Plansab), gli investimenti nella gestione delle acque do-vrebbero essere quadruplicati. Il costo totale è stimato in circa 220 miliardi di dollari. Sono previsti numerosi progetti di PPP.

Brasil.gov.br: Aprovação do Plano Nacional de Saneamento Básico prevê investimento de R$ 508,5 biwww.brasil.gov.br/noticias/arquivos/2013/06/10/aprovacao-do-plano-nacional-de-saneamento-basico-preve-investimento-de-r-508-5-bi

BNAmericas: Brazil’s US$220bn Plansab to drive a four-fold increase in water investmentwww.bnamericas.com/news/waterandwaste/brazils-us220bn-plansab-to-drive-a-four-fold-increase-in-water-investment

Russia: richieste macchine utensiliLa domanda di macchine utensili è aumentata notevolmente in Russia. Il Ministero del commercio e dell’industria prospetta un volume del mercato triplicato entro il 2015, ossia da 1 miliardo di euro esso passerà a oltre 3 miliardi di euro.Capacità produttiva locale e know-how tecnico insufficienti non coprono la domanda crescente, che è sempre più costretta a far capo alle importazioni. Il Paese cerca tuttavia di incoraggiare l’espansione e la modernizzazione dell’industria domestica del-le macchine utensili con programmi di investimenti mirati. E a tal proposito dovrebbero essere messi a disposizione circa 300 milioni di euro, di cui la metà sarà dedicata alle attrezzature per la lavorazione meccanica.

Russian Government: Developing machine-tool engineering http://government.ru/en/info/3322

La Cina migliora le legge sulla protezione dei marchiChi la dura la vince! Il proverbio si addice alla perfezione al nuo-vo diritto cinese dei marchi, che entrerà in vigore il 1° maggio 2014 dopo dieci anni di discussioni e di innumerevoli rifusioni.La riforma della protezione dei marchi include 53 revisioni e in-troduce nuove nozioni. Essa mira in particolare a regolamentare • i termini di registrazione di un marchio e la procedura da

seguire• il diritto di agire contro la registrazione di un marchio (sa-

ranno ricevibili solo i reclami emanati da persone o aziende aventi un interesse legittimo ad opporsi)

• la protezione dei marchi, che sarà estesa (multe salate saran-no inflitte a persone e imprese che contravvengono al diritto dei marchi in modo volontario e per vili motivi).China Briefing: China Adopts New Trademark Law

www.china-briefing.com/news/2013/09/11/china-adopts-new-trademark-law.html

Consolidamento dell’accordo di partenariato tra Cina e Hong Kong Cina e Hong Kong sono economicamente più vicine: a fine agosto hanno infatti siglato un supplemento (Supplement X) al loro Closer Economic Partnership Agreement (CEPA), dando il via ad un’ulteriore liberalizzazione dello scambio bilaterale di merci e servizi. Questo rende Hong Kong ancora più attrattiva quale porta d’entrata nel Regno di Mezzo e la Cina un po’ più aperta e accessibile.

Hong Kong Trade and Industry Department: Mainland and Hong Kong: Closer Economic Partnership Arrangement (CEPA) – Further Liberalization Measures in 2013www.tid.gov.hk/english/cepa/further_liberal.html

Singapore crea nuove aree edificabiliNella città-stato, le aree edificabili sono sempre meno. Per creare nuovi spazi commerciali e abitativi, Singapore sposterà il suo porto marittimo nonché una base aerea militare.La città deve però iniziare con l’ampliamento dell’aeroporto di Changi: un quarto terminal è già in costruzione, un quinto è stato pianificato. Inoltre, dovrà essere approntata una quarta pista d’atterraggio. Ciò consentirà a Singapore di spostare a Changi una base militare situata ora in centro e liberare così 800 ettari di terreno edificabile molto ben quotato, che sarà adibito ad alloggi e ad attività produttive e commerciali.Singapore spera di ricavare ulteriore superficie edificabile spo-stando a Tuas – ad ovest della città-stato – il suo porto marit-timo, il secondo più grande d’Asia. Lo spazio guadagnato, in prossimità immediata del Central Business District, darà vita ad un intero quartiere fronte mare.

Reuters: Singapore unveils master plan for port, airport, waterfrontwww.reuters.com/article/2013/08/18/singapore-plan-idUSL4N0GE1WB20130818

Giochi olimpici invernali a Pyeongchang 2018: fervono i preparativiSochi 2014 è alle porte, ma Pyeongchang pensa già al 2018: è infatti in questa città a 200 chilometri a est da Seoul che si terranno i giochi olimpici invernali 2018. C’è ancora tempo… e anche parecchio da fare. Una parte delle strutture esiste già, ma molto va ancora costruito, risanato e modernizzato: impianti sportivi, alberghi, infrastrutture solo per citare alcuni esempi. Alle aziende di una nazione dove gli sport invernali la fanno quasi da padrone, quale la Svizzera, si aprono numerose oppor-tunità commerciali attrattive. Non meno importante: nell’intera regione dell’Estremo Oriente, il mercato degli sport invernali è ancora agli albori e promette un elevato potenziale di crescita.

The 23rd Olympic Games PyeongChang 2018www.pyeongchang2018.org/horizon/eng/index.asp

Rapporto sull’industria delle machine a TaiwanTaiwan figura tra i paesi leader nelle esportazioni di macchine, ma nel contempo ne è anche un buon acquirente. Soprattut-to se si tratta di prodotti di alta qualità per settori industriali promettenti. Certo, negli ultimi anni la domanda da Taiwan è diminuita. I motivi sono diversi, ma riconducibili soprattutto alla congiun-tura mondiale e all’esternalizzazione crescente di singole aree produttive in paesi a basso costo. Sono però apparsi anche nuovi mercati, di migliore qualità, più innovativi e high-tech. Caratteristiche, queste, per cui le aziende svizzere e i loro pro-dotti sono conosciuti anche a Taiwan.

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Commercio estero

28 Ticino Business

Pagine a cura di Switzerland Global Enterprise

Il rapporto settoriale “Machinery Industry in Taiwan” pubbli-cato da Switzerland Global Enterprise illustra in quali settori e nicchie taiwanesi si aprono buone opportunità per le imprese svizzere.È inoltre importate rilevare che Taiwan è interessante non solo come mercato di sbocco, ma anche – e sempre di più – come testa di ponte verso la Cina. L’“Economic Cooperation Fra-mework Agreement” che negli ultimi anni si è sviluppato man mano tra Cina e Taiwan rende infatti più facile attraversare lo Stretto di Formosa.

Rapporto settoriale “Machinery Industry in Taiwan”www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-settoriale-s-ge-machinery-industry-taiwan

Il settore alimentare e delle bevande in Francia, Stati Uniti, Singapore e SudafricaCon una quota-parte del 15%, la Francia è il secondo mercato alimentare d’Europa. Nel 2011 i francesi hanno dedicato non meno del 13,5% del loro budget al cibo. I prodotti freschi e refrigerati costituiscono una buona fetta delle spese domesti-che, i francesi sono però anche golosi di specialità. Nel 2010, il mercato alimentare francese ammontava a 147 miliardi di euro, in aumento dell’8%, e le importazioni erano superiori alle esportazioni. Il mercato francese, come quello svizzero, è costituito da numerose PMI. Anche le regolamentazioni dei due paesi sono simili. Per le imprese svizzere, questo è un mercato di sbocco tra i più promettenti e le opportunità da cogliere sono molteplici. Con una cifra d’affari di 75 miliardi di dollari, gli Stati Uniti sono il più grande mercato per quanto concerne gli alimenti speciali e l’80% di questo risultato è dato dal commercio al dettaglio. Il mercato non è mai stato così fiorente come ora. I consuma-tori americani sono sempre più sensibili agli aspetti etici e alla questione dei rifiuti e sono pronti a pagare di più per alimenti e bevande prodotti secondo un’etica irreprensibile. Questo ha fatto spiccare il volo al settore degli alimenti speciali, la cui cifra d’affari entro il 2016 dovrebbe avvicinarsi ai 46,5 miliardi di dollari (+50% rispetto al 2010). Il mercato americano non è però solo di grandi dimensioni, è anche molto complesso: la forte concorrenza, i margini ridotti, la severa regolamentazione e le catene di valori multilivello rendono richiedono una grande preparazione da parte degli esportatori.Malgrado una popolazione di soli cinque milioni di abitanti, Sin-gapore è uno dei mercati più attrattivi d’Asia per il settore ali-mentare e delle bevande. Il Paese importa oltre il 90% dei sui prodotti alimentari, e molti vengono riesportati in altri paesi della regione. Nel 2011 le importazioni di prodotti alimentari erano di ben 12,1 miliardi di dollari. Il mercato è tra i più aperti del mondo e con circa 10 milioni di turisti l’anno, prevalentemente asiatici, la Città-Stato offre ai produttori svizzeri la possibilità di presentare le loro innovazioni a consumatori di tutta l’Asia. Anche se il Sudafrica dispone di una sua industria alimentare, non produce abbastanza per coprire i bisogni di una popolazio-ne e di una classe media in aumento. Il Paese è quindi costretto ad importare in modo massiccio. Agli esportatori svizzeri si aprono numerose opportunità in tutte le fasi della catena di produzione alimentare: fornitura di materie prime, di macchi-nari, di equipaggiamenti, di prodotti trasformati e imballati. La costruzione di relazioni di lunga durata è però essenziale, e bisogna prendersi il tempo per farlo. I sudafricani sono molto golosi di prodotti del segmento Premium. La maggioranza nera del Paese è convinta che i prodotti di marca sono di migliore qualità e offrono il miglior servizio.Queste, le conclusioni tratte da ricerche di mercato effettuate nei quattro mercati sopraccitati per conto di Switzerland Global Enterprise.

Rapporto settoriale “The French Food and Drink Market”www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-settoriale-french-food-and-drink-market

Rapporto settoriale “USA Food and Beverage Market Study”www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-settoriale-french-food-and-drink-market

Rapporto settoriale “Food and Beverage Market Singapore”www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-settoriale-fo-od-and-beverage-market-singapore

Rapporto settoriale “Premium Food and Beverage Market in South Africa”www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-settoriale-pre-mium-food-and-beverage-market-south-africa

Opportunità d’affari in Colombia: più traffico, più economiaLa Colombia sta spingendo al massimo lo sviluppo delle sue in-frastrutture di trasporto: il governo prevede di incrementare del 100% la rete stradale, del 50% la rete ferroviaria, del 50% la capacità dei suoi porti e del 35% il traffico passeggeri. Il paese andino si è prefissato obiettivi ambiziosi, la cui attuazione è ne-cessaria per poter sfruttare al meglio l’enorme potenziale eco-nomico del paese. La Camera di commercio Svizzera-Colombia illustra le opportunità che si offrono alle aziende svizzere nel suo rapporto “Business Opportunities in Colombia”.

Swiss Chamber of Commerce in Colombia: Business Oppor-tunities in Colombia - Infrastructure www.s-ge.com/it/country/Colombia

Opportunità d’affari in Perù: l’infrastruttura recupera terrenoIl Perù è ricco di risorse naturali, ma relativamente povero a livello infrastrutturale. È soprattutto sui collegamenti di tra-sporto che il paese deve spingere, se intende avere un ruolo di hub logistico internazionale. Nel settore energetico, invece, vi è grande potenziale in ambito idroelettrico. Alle aziende svizzere del settore si offrono quindi grandi opportunità. È quanto ripor-ta la Camera di commercio Svizzera in Perù nel suo “Business Opportunities in Peru”.

Swiss Chamber of Commerce in Peru: Business Opportuni-ties in Peru – Infrastructurewww.s-ge.com/it/country/Peru

Modalità d’internazionalizzazione delle PMI svizzereSempre più PMI mettono piede all’estero. Uno studio recen-temente pubblicato dalla Haute école de gestion di Friborgo (HEG-FR) sulle “Modalità d’internazionalizzazione delle PMI svizzere” illustra come si muovono, quali sfide devono affron-tare, quale esperienza e know-how devono possedere e quali sono i fattori chiave del successo dell’internazionalizzazione.

Modalità d’internazionalizzazione delle PMI svizzere - Studio Swiss International Entrepreneurship Survey – SIES 2013www.entrepreneurshipinstitute.ch/research

Swissness Worldwide 2013: la svizzerità si fa pagare Lo studio “Swissness Worldwide 2013” pubblicato dall’Univer-sità di San Gallo e dall’htp St. Gallen conferma ancora una volta che il marchio svizzero beneficia di un’eccellente reputazione su scala mondiale, anche in tempi di crisi.L’immagine della Svizzera nel mondo non è mai stata così buo-na. Per un prodotto svizzero, i consumatori sono pronti a pagare molto di più. Il marchio svizzero vale oro ed è estremamente ben posizionato tra i marchi in crescita.

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Anche se la Svizzera è percepita in modo diverso in rapporto alla Germania, tra i due paesi è un testa a testa, Giappone e Stati Uniti seguono in lontananza.

University of St. Gallen: Swissness is good for business (press release)www.unisg.ch/en/HSGServices/HSGMediacorner/Aktuell/RssNews/Forschung-Lehre/2013/August/Swissness-Worldwi-de-29August2013

I paesi più competitivi nel confronto internazionale: Svizzera saldamente al 1° postoLa Svizzera mantiene salda la prima posizione nel “Global Compe-titiveness Report” stilato dal Forum economico mondiale (WEF), la classifica dei paesi più competitivi a livello globale. È la quinta volta di fila. Anche Singapore e Finlandia ottengono una medaglia.Germania e Stati Uniti hanno guadagnato competitività rispetto all’anno precedente e sono avanzati di due posizioni, piazzan-dosi al 4° e al 6° posto. Il più grande balzo in avanti è però stato fatto dall’Indonesia, che dal 50° posto è salita al 38°.I paesi BRICS non hanno variato in modo significativo la loro posizione: la Cina è rimasta al 29° posto, Sudafrica e India hanno perso una posizione passando dal 52° al 53° posto il primo e dal 59° al 60° posto il secondo. Il Brasile ha addirittura perso 8 posizioni (dal 48° al 56°). Solo la Russia ha saputo recuperare terreno, passando dal 67° al 64° posto.La competitività dei 148 paesi elencati nel Global Competiti-veness Report è stata studiata e valutata, tra l’altro, sulla base delle seguenti categorie:• Istituzioni: la Finlandia offre le migliori istituzioni, seguita da

Nuova Zelanda, Singapore, Qatar e Svezia. ( Svizzera: 7)• Infrastruttura: la migliore è a Hong Kong, ben attrezzati sono

anche Singapore, Germania, Francia e gli Emirati Arabi Uniti. ( Svizzera: 6)

• Macroeconomia: il Brunei rimane leader, ma anche Norvegia, Oman, Arabia Saudita e Kuwait confermano la loro eccellen-za. (Svizzera: 11)

• Salute e istruzione primaria: la Finlandia è la migliore in que-sto ambito, ma anche Singapore, Belgio, Paesi Bassi e Nuova Zelanda ottengono buone note. (Svizzera: 12)

• Educazione superiore e formazione: anche qui la Finlandia è al top, seguita da Singapore, Germania, Svizzera e Dani-marca.

• Mercato dei beni di consumo: Singapore è leader, seguono Hong Kong, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Lussemburgo. (Sviz-zera: 6)

• Mercato del lavoro: Singapore occupa anche qui la prima po-sizione, seguita da Svizzera, Hong Kong, Stati Uniti e Regno Unito.

• Mercato finanziario: Hong Kong si mantiene saldamente al primo posto, seguono Singapore, Sudafrica, Nuova Zelanda e Finlandia. (Svizzera: 11)

• Livello tecnologico: il paese più avanzato è la Svezia, a cui fanno seguito Lussemburgo, Norvegia, Gran Bretagna e Da-nimarca. (Svizzera: 9)

• Dimensioni del mercato: qui la vetta della classifica è ca-peggiata dagli Stati Uniti, seguiti da Cina, India, Giappone e Germania. (Svizzera: 40.)

• Innovazione: la più forte in ambito di innovazioni è la Finlan-dia. La Svizzera è seconda, seguita da Israele, Germania e Giappone.

• Sofisticazione degli affari: la cultura degli affari è più svilup-pata in Giappone, poi in Svizzera nonché Germania, Paesi Bassi e Finlandia.World Economic Forum WEF: Global Competitiveness Re-

port 2013-2014www.weforum.org/issues/global-competitiveness

L’apertura dei mercati nel confronto internazionaleLe nazioni economicamente più potenti – i paesi del G20, non figurano nella top 20 dell’Open Market Index della Camera di commercio internazionale (ICC), salvo una: il Canada, che si posiziona al 19° posto. In generale, si constata che gli Stati più piccoli hanno una maggiore apertura, in particolare agli investimenti esteri diretti, e una politica più liberale in materia di commercio transfrontaliero.Hongkong e Singapore conducono la classifica degli “Open Markets”, davanti a Lussemburgo, Belgio, Malta e Paesi Bas-si. Nella top 10 figurano anche gli Emirati Arabi Uniti, l’Irlan-da, l’Estonia e l’Islanda. La Svizzera si piazza all’11° posto.Dopo il Canada, le grandi potenze economiche meglio posi-zionate sono la Germania (22° posto), seguita a distanza da Stati Uniti (38°), Francia (35°), Giappone (39°) e Italia (41°). Gli Stati BRIC fanno anche peggio: la Cina si posiziona solo al 57° posto, la Russia al 59°, l’India al 64° e il Brasile al 67°.La tanto declamata liberalizzazione del commercio internazio-nale è solo un concetto sulle bocche di tutti. Anche dei paesi del G20, che potrebbero dare il buon esempio, ma non lo fanno. Prova ne è il blocco dei negoziati nel quadro dell’OMC per una maggiore liberalizzazione dei mercati internazionali e il fatto che, tra novembre 2008 e marzo 2012, nel mondo sono state introdotte oltre 1’000 nuove barriere al commercio, di cui nel 2009 il 60% da paesi del G20. Percentuale salita poi all’80% nel 2012.Alcune nazioni del G20 possono tuttavia essere citate per aver introdotto misure a favore dell’apertura del mercato. È ad esempio il caso di Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone, che hanno adottato infrastrutture atte a garantire il buon funzionamento degli scambi commerciali transfronta-lieri. In questo ambito, i paesi peggio posizionati sono l’India e l’Indonesia.Anche per quanto riguarda la politica commerciale (e in par-ticolare i dazi all’importazione), alcuni paesi del G20 se ne escono piuttosto bene: è il caso del Giappone, del Canada e dell’Australia. Altri paesi invece, in questo ambito, figura-no a fondo classifica: parliamo del Brasile, dell’Argentina e dell’India.Per quanto concerne l’apertura agli investimenti esteri diretti: sono Canada, Australia e Gran Bretagna a tenere alto l’onore dei paesi del G20. Le più restrittive sono invece Cina, Argen-tina e Indonesia. Nei paesi del G20, l’apertura generale al commercio interna-zionale (importazioni) è osservata soprattutto in Germania, Corea del Sud, Arabia Saudita, Canada, Cina e Australia. I prodotti esteri sono invece difficili da importare in Giappone, Brasile, Stati Uniti e Messico.

International Chamber of Commerce ICC: Open Markets Index 2013www.iccwbo.org/global-influence/g20/reports-and-products/open-markets-index

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30 Ticino Business 30 Ticino Business

Commercio estero

di Monica Zurfluh, Responsabile Switzerland-GE per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Monica Zurfluh Marco Passalia

FORmAzIONE dEl pERSONAlE: uN VAlORE AGGIuNTO pER lE AzIENdE ESpORTATRICI

Malgrado una leggera flessione negativa nel mese di agosto, il commercio svizzero con l’estero continua a ricoprire un ruolo fondamentale per tutta l’economia elvetica. Secondo le recenti analisi di Credit Suisse e Switzerland Global Enterprise, l’ottimismo delle PMI è ai livelli più alti dal 2011. La bilancia commerciale ha un saldo positivo e, nel corso degli ultimi anni, le espor-tazioni sono cresciute a ritmi significativi. L’industria orologiera e quella chimico-farmaceutico sono sicura-mente un fiore all’occhiello delle esportazioni elvetiche diffuse in tutto il mondo. Grandi realtà multinazionali importanti per il tessuto economico svizzero che non oscurano certamente le piccole e medie aziende che ogni giorno operano attivamente sui mercati interna-zionali e che contribuiscono a promuovere all’estero la qualità, la precisione e la buona nomea del nostro Paese. Insomma, il “Made in Switzerland” continua ad affermarsi quale marchio riconosciuto ed apprezzato ovunque. Esportare significa anche creare quel valore aggiunto composto da investimenti in tecnologia, ricer-ca e sviluppo che portano dinamismo e progresso alla nostra economia. Nondimeno, il contributo dell’export alla crescita economica è considerevole, corrisponden-do all’incirca al 35% del PIL elvetico. L’ambito dell’export possiede anche un forte valore aggiunto, derivante dalle risorse umane impiegate e competenti in ambito doganale, nelle spedizioni e nei trasporti, nonché nelle questioni assicurative, fi-nanziarie e giuridico-legali. Il personale qualificato è indubbiamente un tassello fondamentale anche per il successo di un’azienda esportatrice la cui forma-zione troppo spesso è sottovalutata dal management. L’esperienza quotidiana di consulenza alle imprese attive nel commercio con l’estero, porta ad evidenzia-re una sproporzione tra la formazione richiesta e gli sforzi profusi nel dipartimento produttivo delle azien-

de rispetto ai dipartimenti amministrativo e logisti-co. A questo proposito, il contatto quotidiano con le aziende dimostra concretamente che le competenze specifiche, la conoscenza delle lingue, gli aggiorna-menti informativi regolari a tutto campo sono requi-siti essenziali per poter affrontare al meglio i mercati internazionali. Purtroppo però le aziende attive sui mercati esteri si trovano regolarmente in difficoltà in quanto troppo spesso mancano le competenze giuste, le persone adatte nonché i partner di riferimento (pri-vati o istituzionali) opportuni.

Naturalmente, per colmare questa lacuna è fondamen-tale che le aziende abbiano a disposizione delle per-sone con esperienza o con conoscenze nell’ambito del commercio con l’estero. In quest’ottica, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in stretta collaborazione con Switzerland Global Enterprise propone annualmente il corso “ABC dell’export: corso base”. Questa formazio-ne di base suddivisa in cinque moduli permette agli impiegati di un’azienda esportatrice di avere una vi-sione generale sui principali concetti del commercio internazionale con particolare enfasi sull’export. In quest’ottica, vengono toccate sinteticamente moltepli-ci tematiche con la finalità dichiarata di sensibilizzare il partecipante alle problematiche del commercio glo-bale. Incoterms, procedure doganali, origine delle mer-ci, modalità di pagamento e finanziamento, trasporto merci,… tutte problematiche a cui ogni esportatore deve far fronte nella sua attività quotidiana, ma che spesso sono poco conosciute dai diretti interessati. Il corso è destinato a nuovi collaboratori ed impiegati in azienda con nessuna esperienza nell’export nonché a persone in cerca di un nuovo indirizzo professionale nel commercio internazionale.

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Fiere internazionali

INFORmAzIONI SuGlI “SwISS pAVIlION”: www.S-GE.COm/FIERE

Il meglio del “made in Switzerland” sotto un unico tetto

Hannover Messe - Research & TechnologyHannover, 7-11 aprile 2013Dal laboratorio direttamente al mercato: ecco il motto del salone Research & Technology. Esso svela come sono rica-vati velocemente prodotti commerciabili da tecnologie futu-ristiche. Il binomio scienza-industria si riunisce a Hannover, permettendo agli espositori di presentare le proprie innova-zioni – sia di prodotti sia di processi e materiali - e di scoprire quelle altrui: il settore industriale è confrontato ad enormi sfide. Al fine di affrontare questioni complesse, come la continua integrazione dei processi industriali, la transizione verso le energie rinnovabili, l’uso efficiente delle risorse, la sostenibilità, la mobilità, la costruzione leggera e lo svilup-po di risorse alternative e di nuovi materiali, l’industria ha bisogno della scienza. Allo stesso tempo, i professionisti della R&S hanno bisogno di partner efficaci nell’industria e nel governo, al fine di commercializzare le loro innovazioni con successo. Research & Technology è l’unico evento in cui tutte le persone interessate si riuniscono nello stesso luogo allo stesso tempo. Gli espositori al salone comprendono in-fatti: start-up e spin-off, istituti di ricerca, università atenei scientifici, organizzazioni per la promozione dell’innovazione e del trasferimento di tecnologie e imprese.Lo SWISS Pavilion, ubicato in una posizione privilegiata nel padiglione 2, è organizzato in collaborazione con la Com-missione per la tecnologia e l’innovazione (CTI), lo Swiss Technology Award, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) e lo Swiss Business Hub Germany.Informazioni generali sulla fiera:www.hannovermesse.deInformazioni sullo SWISS Pavilion:www.s-ge.com/switzerland/export/en/event/swiss-pavilion-research-technology-2014-hannover-messe

CHINAPLAS 2014Shanghai, 23-26 aprile 2014La più grande fiera internazionale dell’Asia per le industrie della gomma e della plastica, e la seconda più importante al mondo nel settore dopo la K in Germania, è alla sua 28° edizione. Se solo si pensa al mercato cinese e al piano quinquennale, si constata che l’industria della plastica in Cina sta entrando in una nuova era: per adattarsi al meglio alle sue esigenze di sviluppo economico, le materie plastiche saranno applicate in un numero sempre maggiore di settori, come l’energia, le tecnologie informatiche, l’automotive, la costruzione, ecc. Per l’ottimizzazione, necessaria, della sua struttura produt-tiva e il rafforzamento della sua capacità innovativa, la Cina accelererà la trasformazione delle materie plastiche per ren-derle meno inquinanti, consumare meno energia e prendere una direzione più high tech. L’automatizzazione crescente spingerà a una nuova tendenza all’aumento della domanda di materie plastiche, di imballaggi per alimenti, di apparec-chiature elettriche ed elettroniche.È il momento ideale quindi per partecipare al CHINAPLAS nel quadro di un padiglione collettivo svizzero organizzato da S-GE in collaborazione con Swissmem, l’Associazione sviz-zera delle materie plastiche e lo Swiss Business Hub China.Informazioni generali sulla fiera:www.chinaplasonline.com

Informazioni sullo SWISS Pavilion:www.s-ge.com/switzerland/export/en/event/swiss-pavilion-chinaplas-2014

PLMA - World of Private LabelAmsterdam, 20 - 21 maggio 2014Dalla prima edizione in Europa nel lontano 1986, il salone internazionale dei marchi privati PLMA è l’appuntamento annuale imperdibile dei distributori e dei produttori, per ri-trovarsi e scoprire nuovi prodotti, allacciare contatti preziosi e trarre ispirazioni dalle nuove tendenze del mercato.I prodotti esposti nel padiglione food comprendono generi alimentari freschi, surgelati, refrigerati e secchi, bevande alcoliche e analcoliche, dolci, alimenti per l’infanzia, grassi, oli, spezie, prodotti dietetici e bio. Nel padiglione non-food si trovano cosmetici, prodotti per la salute e la bellezza, articoli casalinghi e per la cucina, manutenzione dell’auto, giardinaggio e fai-da-te. La fiera attira i responsabili acquisti di supermercati, iper-mercati, discount, grandi magazzini, drogherie, empori, grossisti, importatori ed esportatori. Inoltre, vi si svolgono un’esposizione dei nuovi prodotti, un supermercato delle idee e corsi che presentano le più recenti ricerche di mer-cato, le notizie e le tendenze del settore.L’edizione 2013 ha contato un numero record di visitatori: quasi 11’000 (2012: 9’280) giunti da 110 nazioni e 2’100 espositori (2012: 2’085) provenienti da 70 paesi. Switzerland Global Enterprise allestisce il padiglione col-lettivo svizzero al salone PLMA in collaborazione con l’Am-basciata svizzera nei Paesi Bassi, la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere e l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti (SKW).Informazioni generali sulla fiera: www.plmainternational.comInformazioni sullo SWISS Pavilion nei due settori Food e Non Food:www.s-ge.com/schweiz/export/de/event/swiss-pavilion-plma-2014-food www.s-ge.com/schweiz/export/de/event/swiss-pavilion-plma-2014-nonfood

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32 Ticino Business

Vita dei Soci

ASSIdu SI pRESENTA CON uN’ImmAGINE RINNOVATA Sul mERCATO

Régis Dubied (CEO di Assidu SA) e Paolo Basso (miglior sommelier al mondo 2013)

In data 12 settembre 2013, presso l’Ex Asilo Ciani, Assidu SA ha presentato alla clientela il suo nuovo logo e immagine.

Alla manifestazione è intervenuto Paolo Basso (miglior sommelier al mondo 2013) che, con un suo intervent, ha descritto le prove di gara e in seguito si è gentilmente intrattenuto con gli invitati.

Con i suoi uffici a Lugano, Chiasso, Sementina Locarno e Dongio, Assidu SA è leader nel mercato della consulenza assicurativa neutra in Ticino e ha nel suo attivo 35 dipendenti della nostra regione.

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Page 33: Ticino business ottobre 2013

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34 Ticino Business

Vita dei Soci di Lisa Pantini

wEbCASA24.Ch Il pORTAlE pER lA CASA IN TICINOAbitare, costruire, servizi, … comparti che non hanno più segreti per gli utenti di webcasa24.ch! Nato da un’idea di Svega Consulting Web Sagl, web agency di Viganello, il portale webcasa24.ch raccoglie in un’unica piattaforma tutto il necessario per la casa. Un’opportunità da non perdere per le PMI interessate a presentare e promuovere i propri prodotti: una visibilità mirata sarà il segreto per un ritorno di successo

Da webmobili24, un portale dedicato ai mobili, lanciato da Svega Consulting Web nel 2009, le cose sono cam-biate, l’attività di Svega è cresciuta e si è consolidata. Così nel 2012 viene lanciato webcasa24.ch, un nuovo portale interamente dedicato alla casa e all’abitare.

Coniugare due necessità in un unico punto d’incontroLa piattaforma di webcasa24.ch si è evoluta in maniera costante durante tutto il suo primo anno di attività e oggi si è consolidata sul web quale punto di incontro per gli utenti che cercano informazioni sul mondo della casa, dell’abitare e tutto ciò che gli ruota attorno. Una grande opportunità per le aziende che vogliono essere presenti laddove è possibile promuovere in maniera mirata e di-retta i propri prodotti e servizi.Grazie ad una grafica accattivante e ad una struttura studiata per facilitare la navigazione e la ricerca d’in-formazioni, il cliente finale trova con semplicità pro-dotti, marchi, schede dei rivenditori autorizzati, offerte,

tutto per abitare e vivere la Tua casa!

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cataloghi, foto gallery e siti web di tutte le proposte raccolte nella piattaforma. Le informazioni sono conte-nute in pagine ben collegate tra loro, permettendo una navigazione ideale ed intuitiva. Le news sono messe in risalto sulla prima pagina del portale e se l’utente finale cerca una specifica informazione può indirizzarsi alle categorie Abitare, Costruire, Servizi, Finanze, News, e Cataloghi. Molto utili anche le schede tecniche, grazie alle quali i clienti possono avere una panoramica det-tagliata degli articoli e scoprire chi vende cosa e dove. Dal lato aziendale invece, webcasa24.ch può offrire un’attraente vetrina per produttori e rivenditori. Le im-prese presenti sul portale possono contare su un traffico di qualità grazie alla possibilità da parte dell’utente di effettuare ricerche mirate ed ottenere quindi informa-zioni complete su prodotti e servizi. Il tutto è supportato dal Responsabile vendite Jeffrey Rossini, che garantisce alle aziende un servizio di assistenza immediato e pro-fessionale.Qual è dunque il pubblico di webcasa24.ch? Sono dif-ferenti le categorie target che questo portale coinvolge: famiglie, single, imprese, architetti, immobiliari, e tutti quelli appassionati al settore casa. I professionisti del settore della casa hanno a disposizione diversi strumenti per interagire con il proprio pubblico di riferimento: dal-le news sull’home page, alla possibilità di far redigere dei pubbliredazionali informativi divulgati direttamente sul sito e, grazie alla partnership con tio.ch, anche sul portale d’informazione e d’attualità, con una rubrica dedicata.Il servizio è anche supportato da importanti partnership come Associazioni, Riviste, Social Media, ecc.. Le ultime news ed un futuro brillanteDa alcuni mesi, webcasa24.ch raccoglie e pubblica i cataloghi di diversi prodotti e produttori che permettono agli utenti di scaricare un’offerta commerciale completa eludendo la necessità di contattare personalmente ogni singola azienda. Con pochi semplici click, è possibile scaricare e consultare dal proprio pc le ultime novità dei differenti assortimenti.In questo senso webcasa24.ch punta ad incrementa-re l’offerta raccogliendo quanti più cataloghi possibile, proponendo dunque all’utente finale un’informazione aggiornata e completa. Si noti che è il primo portale che si presenta anche quale aggregatore di cataloghi.A livello tecnico, la gestione del portale ha visto grandi investimenti nella programmazione e nello sviluppo del-le funzionalità. È stata lanciata l’app del portale webca-sa24.ch, disponibile su iTunes.

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36 Ticino Business

Vita dei Soci

dA 125 ANNI SI NEGOzIA, SI COmmERCIA, SI lAVORA… SullA pIAzzA lOCARNESEQuest’anno cade il 125° anniversario della fondazione di una società che riunisce commercianti, artigiani ed esercenti nel Locarnese. Oggi la SCIA - Società Commercianti Industriali e Artigiani del Locarnese, associazione che conta 300 soci, è una dinamica realtà in cui confluiscono differenti interessi economici volti al promovimento non solo dell’attività commerciale locarnese, ma che cerca e propone sinergie continue con esercenti, turismo ed albergatori

Elenco presidenti delle Associazioni economiche Locarnesi dal 1888 al 2013

SOCIETÀ OPERAI ED ESERCENTI 1888–1908Aristide Quattrini, 1888-1899Edgardo Maffioletti, 1899-1908Giovan Battista Varini, 1908

SOCIETÀ SVIZZERA DEI COMMERCIANTI 1908-1918Giovan Battista Varini, 1908-1911Giuseppe Casali, 1911Giovan Battista Varini, 1911-1918

ASSOCIAZIONE COMMERCIALE-INDUSTRIALE 1918-1938Willy Simona, 1918-1928Rodolfo Broggini, 1928-1930Dino Catti, 1930-1938

SOCIETÀ COMMERCIANTI INDUSTRIALI E ARTIGIANI DEL LOCARNESE dal 1938Giuseppe Varini, 1938-1948Peppo Mariotta fu A., 1948-1952Henri Bonetti, 1953Riccardo Danzi, 1954-1955Alfonsito Varini, 1956-1983Carlo Giugni, 1983-1989Romano Giovanettina, 1989-1995Nello Carrara, 1995-2003Giovanni Franco, 2003-2005Ivo Wuthier, 2005-2013Giovanni Caroni, 2013 - …

La SCIA, Società Commercianti Industriali e Artigiani del Lo-carnese, è stata ufficialmente costituita con tale nome nel 1938 ma trae le sue lontane origini da una serie di associa-zioni che si sono susseguite fin dalla creazione della «Società Operai ed Esercenti» avvenuta a Locarno nel 1888.Gli scopi sono il promovimento e la tutela degli interessi pro-fessionali e collettivi di tali categorie, con particolare atten-zione per quelli delle aziende di piccola e media dimensione.La SCIA intende inoltre promuovere e sviluppare lo spirito di col-laborazione e di solidarietà fra i suoi membri, per tutto quanto è riconosciuto d’interesse generale; intervenire presso le autorità e l’opinione pubblica a tutela dei diritti e degli interessi della categoria; studiare le questioni economiche che interessano il Cantone Ticino e il Locarnese in particolare, promuovendo in-contri, dibattiti e conferenze; organizzare –sia direttamente sia in collaborazione con altri enti – corsi di formazione/perfezio-namento, rispettivamente promuovere tali corsi per il tramite di premi o di sussidi; assistere i propri membri con la necessaria consulenza, per il tramite del proprio segretariato.La Società Commercianti Industriali e Artigiani del Locarnese è affiliata alla Camera di commercio dell’industria, dell’arti-gianato e dei servizi del Cantone Ticino ed è rappresentata nel Consiglio economico della stessa Cc-Ti.Inoltre opera in seno alla «Commissione circondariale degli esami di fine tirocinio commercio, impiegato d’ufficio e ven-dita» e alla «Commissione studi» della Scuola professionale commerciale di Locarno. È altresì rappresentata nei Consigli direttivi della Federcommercio e dell’Ente per le iniziative del Locarnese. Un membro della SCIA siede pure nell’ufficio di Conciliazione per le controversie derivanti da contratti tra con-sumatori finali e fornitori.Quest’anno ricorre quindi il 125imo dell’associazione e per sot-tolineare l’avvenimento saremo presenti con uno stand alla manifestazione EspoVerbano 2013 che avrà luogo presso il Palazzetto FEVI dal 7 al 10 novembre 2013.

Locarno On Ice 2012: un momento della serata pre-opening

Il membri del comitato attuale (composto da Fabrizio Conti Rossini, Cassiere; Ivan Guerra; Raphaël Odermatt, Vice Presi-dente; Pascal Djalti; Giovanni Caroni, Presidente; Angelo Mar-giasso; Ivo Wuthier; Alain Caccia; Pascal Thiébaud; Roberta Schmid-Rima, Segretaria) saranno felici di potervi salutare personalmente durante la rassegna.

Per poter approfondire i 125 di storia della SCIA, sul sito istitu-zionale è presente una pagina che raccoglie maggiori informa-zioni. Essa è consultabile all’indirizzo www.scia-locarno.ch o su Facebook cercando SCIA Locarnese.

SCIA – Società Commercianti Industriali e Artigiani del LocarneseVia delle Monache 4CP 603, 6600 LocarnoTel. +41 91 752 13 50, Fax +41 91 752 13 [email protected]

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Il Comitato SCIA

Passato, presente, futuro. In 125 anni sulla Piazza Grande se ne sono viste di cose e tante ne accadranno ancora. La vostra associazione riunisce in un unico comparto differenti interessi economici (artigianato, commercio e industria). Come conciliare oggi, con un occhio di riguardo per gli insegnamenti della storia passata, le necessità di comparti differenti?“È vero che le problematiche possono essere differenti all’in-terno di ogni comparto economico, ma a livello globale, siamo tutti confrontati con le stesse tediosità. Abbiamo appreso a superare la distinzione settoriale per operare come compar-to economico. Oggi mi sembra che manchi più che altro una visione d’insieme per un «prodotto» Locarnese che valorizzi il territorio e favorisca sia l’insediamento di attività produttive sia il fiorire di quelle già esistenti. Manca forse una coraggiosa presa di posizione politica per rilanciare e non isolare sempre di più un territorio, che non può più vivere solo di turismo. Il Locarnese, inteso come regione e come cittadino, difetta oggi un’identità complessiva, fatto per cui anche molti individui si vedono smarriti di fronte alle sfide con cui oggi ci confrontiamo (commerci, orari dei negozi, padroncini, turismo, reciprocità, collegamenti stradali ed autostradali, traffico, infrastrutture, ecc.). La sola iniziativa privata non basta a dare una boccata d’aria fresca; occorre agire in maniera più decisa e massiccia, prima che sia troppo tardi!”

Cosa crede si debba fare dunque?“Occorrerebbe svegliarsi prima che sia troppo tardi, con un pia-no d’azione dove tutti hanno un ruolo ben definito con obiettivi perseguibili d’interesse comune, per una visione multisettoria-le, se così si può definire, lungimirante. Una visione d’insieme di tutto il Locarnese, con sinergie e forze comuni insieme per un unico obiettivo. Conciliando le diverse necessità e coor-dinando le azioni, credo sia possibile riemergere, finalmente. Spesso i cittadini, la politica e i commerci si perdono in pro-blemi e discussioni apparentemente insormontabili. Forse tutti noi dovremmo smettere di vedere solo problemi e difficoltà, e

uNA VISIONE d’INSIEmE dEl lOCARNESE pER FARlO RIFIORIREIntervista di Lisa Pantini con Giovanni Caroni, Presidente SCIA

iniziare a vedere soluzioni e opportunità. Ci manca proprio la voglia di muoverci assieme verso un obiettivo comune”.

Dopo 125 anni, quali sono le attuali sfide con cui sarete confrontati?“Ci aspettano ancora altri interessanti momenti: oggi ci inter-facciamo con i nostri soci, con le autorità e con altre istituzioni su temi di primaria importanza come gli orari d’apertura dei negozi, le deroghe sempre per il commercio, le problematiche di reciprocità con l’Italia per il comparto artigianale/industriale, … Vogliamo cercare di offrire un servizio puntuale ai nostri soci, aumentando anche l’attrattività della nostra associazione per incrementare il numero degli affiliati. Ci batteremo per fare in modo che la crescita a Locarno e dintorni torni ad essere positiva, dopo un decennio, secondo recenti studi, di crescita sempre negativa, con chiusure di negozi e aziende. Lavorere-mo sodo per tenere in vita una regione con un potenziale alto ancora da sfruttare a pieno e con risorse inesplorate in cerca di nuove sinergie e identità”.

Alcune immagini dagli archivi storici

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

SAR RECyClING: RECupERO dI mETAllI pREzIOSI dAllE mARmITTE CATAlITIChE…E NON SOlO!

L’azienda di Riva San Vitale opera nel commercio e recupero di scarti e rottami contenenti metalli preziosi. Abbiamo incontrato Filippo Andreani, Direttore Commerciale, per una presentazione della società che vi proponiamo su queste pagine

Metalli preziosi nelle marmitte catalitiche? Ebbene sì. L’a-zienda SAR Recycling SA di Riva San Vitale si è attivata in questo peculiare mercato e da anni opera con successo sui mercati internazionali.Un’azienda totalmente orientata al servizio al cliente, che ha fatto della sua mission la ricerca di soluzioni volte alla soddisfazione dell’utente finale. Una grande professiona-lità ed un approfondito know how fanno di quest’impresa il partner ideale con cui operare.Posizionatasi sul mercato internazionale, SAR Recycling SA, è stata fondata da Remo Cattaneo che dirige un team di circa 12 dipendenti. Una PMI di tutto rispetto, insedia-tasi sul territorio cantonale, nonostante lavori, per il 90%

del suo mercato di riferimento, con l’estero (dall’Italia agli Emirati Arabi, passando per diversi Paesi UE ed extra UE). L’azienda ha prontamente reagito alla crisi che ha colpito il settore dell’automobile investendo sulla qualità con ottimi risultati e, non da ultimo, diversificando l’at-tività. Grazie ad un’evoluzione costante, è tenacemente orientata al successo ed alla crescita. Investimenti impor-tanti sono stati compiuti sui diversi rami aziendali, con un occhio di riguardo al trading di metalli preziosi, tanto che due dipendenti della struttura seguono ormai esclusiva-mente il comparto aziendale in cui ci si occupa di fusione, di analisi e di consulenza finanziaria nella gestione dei metalli preziosi. Lavorando in proprio o per conto terzi, la

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raccolto per la macinazione. La fase seguente è proprio quest’ultima, seguita dalla campionatura. La ceramica proveniente dal taglio viene macinata e controllata da un complesso sistema elettronico. Il sistema lavora sotto aspirazione forzata per garantire il recupero integrale del materiale macinato, ulteriormente separato dai residui ferrosi. La campionatura è regolata da calcoli scientifici precisi che assicurano la perfetta corrispondenza tra il campione estratto ed il netto complessivo inizialmente versato. La fase finale è in laboratorio, dove viene rifini-ta la campionatura. Un laboratorio attrezzato per lavori di massima precisione, dove il campione viene – come ultimo step – analizzato. La successiva estrazione dei metalli avviene in raffinerie esterne, scelte a rotazione e sottoposte ad un rigido controllo da parte di SAR.

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Vita dei Soci

buON COmplEANNO ARChIVSTORELa giovane società di Cadempino, specializzata nel management dei documenti, festeggia il secondo anno di attività. Il bilancio è molto positivo

Negli scorsi articoli abbiamo presentato l’azienda, a due anni di distanza dalla costituzione chiediamo un bilancio a Mattia Fraschina – gestore: “sono stati due anni molto intensi. Abbiamo costituito una nuo-va società in un momento di crisi, un periodo econo-micamente sfavorevole, ma crediamo nel progetto e nell’unicità del nostro servizio ed i risultati ottenuti ci stanno dando ragione e grandi soddisfazioni”.

In breve l’azienda e i servizi…“Archivstore Sagl Document Storage & Manage-ment è una società svizzera in grado di soddisfa-re ogni tipo di esigenza in materia di gestione di documenti cartacei. La società dispone infatti di

archivi pensati e realizzati ad hoc, protetti da un moderno impianto di videosorveglianza, nonché da un servizio di custodia attivo 24h al giorno, 365 giorni l’anno. Un altro punto di forza di Archivstore è rappresentato dal sistema di archiviazione con codice a barre studiato per garantire la massima sicurezza in termini di privacy. Con questo sistema i documenti possono essere rintracciati e monitorati in qualsiasi momento. Aumentando lo standard di sicurezza nella custodia dei documenti e permet-tendo ai clienti di avere una gestione attiva della propria documentazione, Archivstore offre quindi alle aziende concrete opportunità di ottimizzare i costi. Particolare di non poco conto, la sede logi-stica ed amministrativa della società - strategica-mente situata a Cadempino, nelle immediate vici-nanze dell’autostrada - assicura ad Archivstore una posizione di assoluta centralità, ideale per servire al meglio l’intero territorio cantonale”.

Qual è la differenza fra il vostro servizio e prendere in affitto uno spazio?“La risposta è nelle domanda: Archivstore offre un servizio di management dei documenti. Depositare i documenti della propria attività in un luogo non idoneo espone l’azienda a dei rischi considerevoli, vi siete mai chiesti che danno potreste subire se i vostri documenti andrebbero distrutti o smarriti? Affittare uno spazio per realizzare un archivio nella maggior parte dei casi è più oneroso rispetto un servizio in outsourcing. Oltretutto non è sufficiente avere lo spazio, bisogna anche arredarlo con delle scaffalature. Da non dimenticare l’aspetto sicurez-za, molte volte si prendono in uso degli scantinati privi di sistemi di allarme. Non da ultimo, alla ne-cessità di consultare un documento bisogna impie-gare del tempo per ricercarlo. Viviamo in una realtà dove ottimizzare è la parola più utilizzata in fase di bilancio. Con il nostro servizio, i nostri clienti non devono più occuparsi del proprio archivio e possono utilizzare il loro tempo per il loro business”.

Mattia Fraschina

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Chi sono i vostri clienti?“Il nostro ventaglio di clientela è molto vasto, pas-siamo dal piccolo imprenditore con dieci raccoglitori alla multinazionale con oltre diecimila classificato-ri. Principalmente i nostri clienti sono: aziende in-dustriali, studi medici, fiduciarie, avvocati e notai, immobiliari, amministrazioni pubbliche, privati, as-sicurazioni… insomma, tutti coloro che hanno docu-menti da gestire sono nostri potenziali clienti”.

E i costi?“Preferibilmente effettuiamo una fatturazione men-sile con lo scopo di non intaccare la liquidità delle aziende. Le nostre fatture sono composte da due voci, i costi fissi, prevedibili e quantificabili, che rap-presentano lo spazio occupato presso i nostri archivi. La parte variabile invece rappresenta i servizi offerti, come ad esempio la fornitura di materiale legata all’archiviazione dei documenti e la distruzione cer-tificata”.

Ecologia. Archivstore come si pone su questo aspetto?“La nostra è un’azienda che annualmente smalti-sce oltre 150 m cubi di carta è fondamentale esse-re coscienziosi su questo tema. Per questo motivo smistiamo e separiamo i diversi materiali, come la plastica, il ferro e la carta. Tutto questo per permet-tere, ai nostri fornitori, il riciclaggio di ogni singolo materiale”.

Esempio di un caso pratico.“Prendiamo come esempio un nostro recente cliente che ha scelto di ottimizzare la gestione del proprio archivio affidandosi ad Archivstore. Situazione ini-ziale: azienda industriale con sede nel sottoceneri. L’archivio conteneva oltre 1’300 classificatori e sca-tole di archivio disposti su una superficie di circa 70 mq. Considerando il costo di affitto di questa super-ficie, alle tariffe medie del luogo, il costo annuale per lo spazio dedicato ai documenti è di CHF 10’500.-

Con Archivstore già solamente il costo di affitto può essere ridotto realmente del 25%.Oltre all’oneroso costo di affitto bisogna aggiungere il costo delle scaffalature, il tempo dei propri di-pendenti per la ricerca dei documenti, i costi per la realizzazione di impianti di sicurezza e l’impiego di risorse a fine/inizio anno per il cambio della docu-mentazione”.

Quali saranno gli accorgimenti futuri?“Sicuramente continueremo sulla linea guida pre-fissata: offrire un servizio unico in tutto il Ticino garantendo condizioni di sicurezza, di qualità e di ef-ficienza impeccabili. Oggi operiamo principalmente nel distretto di Lugano e Bellinzona, l’obbiettivo per i prossimi anni è di espanderci su tutto il territorio cantonale”.

Per concludere vi invitiamo a contattare Archivstore, in meno di una giornata è possibile effettuare un sopraluogo e ricevere un’offerta personalizzata in funzione delle proprie esigenze.

Archivstore SaglDocument Storage & ManagementVia Ponteggia 26814 CadempinoTel. +41 91 960 71 [email protected]

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42 Ticino Business

Vita dei Soci

Luciano Monga, Partner responsabile dei servizi all’industria per Deloitte in Ticino

FORTE CRESCITA dEll’11% pER dElOITTE IN SVIzzERAPubblicati i risultati finanziari per l’anno chiuso il 31 maggio 2013

Prosegue l’espansione in Svizzera di Deloitte, prima-ria società di revisione e consulenza, confermando il trend di crescita in atto negli ultimi anni. Per l’anno chiuso il 31 maggio 2013, Deloitte ha infatti registrato un fatturato lordo di 377 milioni di franchi, segnando una crescita dell’11% sul risultato conseguito lo scorso anno (340 milioni di franchi al 31 maggio 2012). In Svizzera, Deloitte è tuttora una delle società di servizi professionali a registrare la maggiore crescita. “In un contesto economico impegnativo, riteniamo questo un ottimo risultato per la nostra azienda” com-menta Luciano Monga, Partner responsabile dei servizi all’industria in Ticino. Per il futuro, Howard Lowell, CEO di Deloitte Svizzera, riconferma la strategia di espansione “Vogliamo conti-nuare a investire su competenze locali, talenti, qualità, formazione e ricerca, e a strutturare la nostra organiz-zazione per estendere ulteriormente l’offerta di servizi e migliorare ancor più il servizio ai nostri clienti.”Riconfermato anche l’impegno di Deloitte in Ticino “Sosteniamo le imprese e il territorio per permettere di generare nuove opportunità di crescita sostenibile, raggiungere e mantenere l’eccellenza, tramite servizi professionali di elevata qualità, competenze maturate a livello internazionale, conoscenza della realtà locale, tool innovativi e il network globale, uno dei più ampi al mondo” conclude Luciano Monga.

Talenti e sostenibilitàNegli ultimi 12 mesi, Deloitte ha promosso e assunto 15 nuovi Partner, facendo così salire il numero totale di Partner a 90. Nello stesso periodo, 134 neo-laureati hanno iniziato la carriera in Deloitte, a tutti i livelli sono stati offerti oltre 500 corsi e investite oltre 150’000 ore per formazione e sviluppo. Per il 2013, è pianifi-cata l’assunzione di altri 150 neolaureati e studenti. Con altrettanto successo, è stato lanciato il program-ma Wellness, destinato al benessere e alla salute dei dipendenti. Questa forte espansione è avvenuta nel rispetto dei criteri di sostenibilità. Il nuovo edificio SP5, un’esten-

sione della sede principale di Zurigo, ne è un esempio, essendo uno dei primi in Svizzera ad avere ottenu-to il certificato LEED Platinum, una classificazione dell’U.S. Green Building Council, riconosciuta a livello internazionale, che conferma la progettazione ed edi-ficazione secondo i più elevati standard ambientali.

UNA CRESCITA SU TUTTE LE LINEE DI SERVIZIO• Il Dipartimento Audit ha acquisito diversi mandati

importanti sul mercato svizzero.

• Il Dipartimento Tax è stato insignito del premio “Swiss Tax Firm of the Year” assegnato dalla International Tax Review.

• Con il potenziamento delle risorse - da 50 a 300 collaboratori negli ultimi 5 anni - il Dipartimento Con-sulting di Deloitte rappresenta ora una delle prime tre entità in Svizzera nel settore.

• Il Dipartimento Corporate Finance ha visto raddop-piare le proprie dimensioni negli ultimi due anni, rag-giungendo un’indiscussa posizione di leadership sul mercato nell’ambito dei servizi Forensic.

DELOITTE IN SVIZZERADeloitte è una delle principali società in Svizzera che of-fre servizi professionali in ambito audit, tax, consulting e corporate finance, specializzati sui vari settori indu-striali. Con circa 1’100 professionisti in 6 città - Ba-silea, Berna, Ginevra, Losanna, Lugano e Zurigo (sede principale) – Deloitte accompagna imprese pubbliche e private di qualsiasi dimensione e settore industriale. Deloitte conta circa 200’000 professionisti in più di 150 paesi al mondo.

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Pubbliredazionale

lA pREVENzIONE IN uFFICIO è ONlINE. RICONOSCImENTI INTERNAzIONAlI E NuOVI CONTENuTI pER Il bOx CFSl

Il Box CFSL, lo strumento di prevenzione online della Commissione federale di coordinamento per la sicu-rezza sul lavoro CFSL, è un successo. Sono molte le aziende che lo utilizzano per la prevenzione. Il Box mostra in modo divertente come si può migliorare la sicurezza e la salute in ufficio con pochi semplici accorgimenti. Ora ancora più interessante grazie ai nuovi contenuti

Il Box CFSL (www.box-cfsl.ch), lo strumento online per la pre-venzione in ufficio della Commissione federale di coordina-mento per la sicurezza sul lavoro CFSL, è stato lanciato con successo nel 2012 con i temi «Ergonomia del posto di lavoro», «Prevenzione infortuni», «Pianificazione dell’ufficio» e «Dispo-sizione dell’ufficio». I nuovi contenuti rispondono alle esigenze segnalate dagli utenti del Box CFSL. Circa un terzo degli infor-tuni sul lavoro nel settore dei servizi è rappresentato da inciam-pi e cadute. Un excursus su «Inciampi e cadute» sensibilizza sui pericoli di inciampo presenti negli uffici, come i raccoglitori o i cestini lasciati in giro o i cavi dei computer a terra. Un nuovo capitolo sulla manutenzione degli edifici fornisce informazioni su come aumentare la sicurezza di porte, scale, pavimenti, vie di fuga e anche delle operazioni di pulizia.

Due nuovi capitoli, «Organizzazione del lavoro» e «Auto-mana-gement», si occupano principalmente dello stress, un argomen-to che preoccupa sempre più le società di servizi. Uno studio condotto dalla SECO nel 2010 ha dimostrato che in Svizzera lo stress causa ogni anno costi per 4,2 miliardi di franchi. Il Box CFSL offre diversi suggerimenti su come dirigenti e collaborato-ri possono gestire meglio la pressione e le situazioni stressanti, evitando così problemi di salute.

Anche i dolori muscolari e articolari sono spesso causa di as-senze dal lavoro. L’excursus sugli «Ausili ergonomici» offre con-sigli pratici, ad esempio su come proteggere le articolazioni con un poggiapolsi o ridurre la tensione alla nuca con un piano di appoggio documenti.

Riconoscimenti internazionaliDal suo lancio nel 2012, circa 40’000 visitatori hanno trovato informazioni pratiche grazie al tour virtuale dell’ufficio. E il numero è in costante aumento. Il Box CFSL ha ottenuto anche riconoscimenti internazionali. Nel corso del Forum regionale 2013 per la sicurezza sociale in Europa, la Giuria dell’ISSA (International Social Security Association) ha assegnato alla

CFSL un premio per le buone pratiche, il «Certificate of Merit», proprio per il Box CFSL.

Oggi visitare il Box CFSL conviene due volte. Perché oltre ai pratici consigli sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela della salute, offre anche la possibilità di vincere interessanti premi partecipando al concorso in vigore fino a fine dicembre 2013.Affinché sempre più aziende e collaboratori possano usufruire dei consigli su una maggiore sicurezza sul lavoro e sulla tutela della salute, la CFSL, con l’iniziativa «Prevenzione in ufficio», incentiva i dirigenti a promuovere presso le proprie aziende il Box CFSL e altri strumenti di prevenzione.

www.box-cfsl.ch www.prevenzione-in-ufficio.ch

Nel capitolo «Organizzazione del lavoro» il Box mostra l’impor-tanza di apprezzamento da parte del management nei confronti dei dipendenti. Parole di lode o un ringraziamento al momento giusto sono motivanti e influenzano in modo positivo il clima di lavoro

Tre nuovi capitoli completano il Box CFSL: i capitoli «Manuten-zione degli edifici», «Organizzazione del lavoro per dirigenti» e «Auto-management per tutti» offrono consigli pratici per una maggiore sicurezza sul lavoro e la tutela della salute in ufficio

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Oggi pensando al mondo del polo, vediamo subito colpiti dalle immagini dei cavalli e dello sport, ma al contempo dallo status derivato dall’aura di fashion ed esclusività che ruota attorno a questo comparto.Associamo un alto standard di vita, qualità, benessere e ricchezza ad uno sport, che per sua natura ha precise regole e codici d’abbigliamento richiesti. Guardandolo da dentro, superando lo scoglio della visione esterna dell’ef-fimero, si trova ben di più: una concretezza e praticità volte alla pratica sportiva. Con il tempo, essendo il polo uno sport che ha radici profonde nel passato, si è con-traddistinto per l’agonismo, la fatica e la durezza, man-tenendo al contempo però, spesso per visioni esterne, lo status che lo permea. Dopo questo paragrafo introduttivo vogliamo presentar-vi un grande marchio internazionale che è un’icona del

polo: La Martina. Fin dagli anni ‘80 ha preso piede nel mondo, prima in Argentina (dove il marchio è nato da Lando Simonetti, un argentino d’origini italiane), cono-scendo progressivamente un incremento di notorietà da una parte ed una diffusione sempre maggiore dall’altra. Specializzatosi nel fornire attrezzature ed abbigliamento per il tempo libero per il mondo del polo, oggi è presente negli Stati Uniti, in Sud America, Europa, Medio Oriente, Sud Est Asiatico con oltre 70 stores esclusivi. La Martina è stato designato quale fornitore ufficiale del-la Federazione Internazionale di Polo, l’Associazione di Polo Argentina e altre federazioni internazionali, ed equi-paggia, oltre a differenti team nazionali, anche squadre universitarie autorevoli quali Harvard, Yale, Oxford, Cam-bridge, …, a maggior dimostrazione del successo, della qualità e del prestigio del marchio oggi. La Martina si è concentrata da sempre sulle peculiarità che contraddistinguono i giocatori di polo, in modo da offrire loro il meglio del comfort e un equipaggiamento sportivo che garantisca prestazioni eccellenti. Un gruppo che investe anche moltissimo anche nella Ricerca & Svi-luppo per garantire performances, sicurezza e tecnologia all’avanguardia nella fabbricazione degli equipaggiamenti per gli sportivi. Inoltre è fornitore ufficiale di oltre 90 eventi legati al polo nel mondo. Queste attività coinvol-gono oltre 800 persone. Un’azienda conosciuta in tutto il mondo che a Chiasso, cuore del crocevia europeo, di transito, traffico e rela-zioni interregionali, ha basato la propria sede europea, dove vengono coordinati gli eventi, la promozione e il marketing.

44 Ticino Business

lA mARTINA: NON SOlO pER FAShION VICTImS

Page 45: Ticino business ottobre 2013

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Dietro il mito de La Martina: le originiLando Simonetti, fonda La Martina a Buenos Aires nel 1985, dopo una carriera nell’industria della moda in America. Da appassionato giocatore di polo in gioventù, Simonetti coniugò le sue passioni vedendo un’opportuni-tà di mercato interessante nel dotare i giocatori profes-sionisti con attrezzature di alta qualità. Selle, stivali, a cui si aggiunsero maglie e caschetti. Il primo negozio, e sede principale dell’azienda, si stabilì nel cuore della capitale argentina, centro principale del commercio della città. Da quel momento, considerando che l’Argentina era la Nazione definita la “mecca del polo”, si sono susseguiti senza sosta eventi, collaborazioni, forniture ufficiali di materiale a numerose squadre e club. Richieste sempre più consistenti da teams e titolari di negozi giungevano a Buenos Aires, per una distribuzione globale. La crescita de La Martina è esponenziale: nel 2002 du-rante la fiera Pitti Uomo a Firenze, La Martina entra dalla porta principale sul mercato europeo e presenta le nuove collezioni, aprendo al contempo molteplici punti vendita. Nel 2010 invece viene aperto il primo monomarca in Medio Oriente, ed contemporaneamente vengono propo-sti sul mercato gli accessori griffati La Martina (orologi, profumi, accessori di pelle, …). Segue una rapida espan-sione, che continua tutt’oggi. Un ampliamento ed una collaborazione con i più esclusivi polo club al mondo, che ha visto tra l’altro la presenza di S.M. la Regina Elisabetta II del Regno Unito inaugurare nel 2009 il pro shop La Martina all’interno del Polo Club delle Guardie reali a Windsor. Divenuta partner Polo Club delle Guardie reali, da anni sostiene questo comparto reale, tanto che per la stagione primavera-estate 2013, La Martina ha presentato all’Ambasciata Britannica la collezione denominata “Guards Polo Club by La Martina”, avendo ottenuto il permesso di utilizzare il marchio delle guardie reali. Sono molte altre le partnership con marchi internazionali del lusso e della moda.

La promozione del polo quale sport Oltre alla creazione di La Martina, il patron Lando Si-monetti ha dato avvio ad un’altra società, il Polo Mana-gement Group (PMG), che ha lo scopo di promuovere lo sport del polo in tutto il mondo con una serie di servizi volti all’organizzazione di eventi dedicati al polo in diversi luoghi. Un modo per ampliare la conoscenza di questo sport e per riportare in auge il polo in posti dove non si giocano più da tempo partite per i più svariati motivi, come la Russia o l’isola di Brioni in Croazia. Si stima che PMG sia ad oggi l’organizzatore di eventi dedicati al polo più grande al mondo.

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RITROVARE lA mOTIVAzIONE

Il lavoro è motivazione, o forse …Il Devoto Oli definisce la motivazione come “quanto occorre a determinare il comportamento di un individuo e di una collettività”, mentre in relazione al lavoro in senso generico “l’applicazione di un’energia al conse-guimento di un fine determinato” ed in senso comune “l’attività produttiva, dal punto di vista economico, giu-ridico, sindacale, intesa come fonte di reddito indivi-duale o comunitario”.Entrambi i termini gravitano intorno all’attivazione di un’energia che permette di realizzare uno scopo.Entrambi sono stati studiati in maniera approfondita e messi in relazione, dai tempi di Maslow sino a giungere ai giorni nostri con Chester Elton, per carpire sostan-zialmente come riattivare, potenziare e meglio convo-gliare l’innata energia dell’uomo, in maniera funzionale al miglioramento di un comune obiettivo professionale. Non da ultimo ridefinendo eventualmente lo scopo ed il percorso, andando ad individuare ciò per cui l’indi-viduo è naturalmente portato e quindi riesce a fare con maggiore facilità e senza necessitare di incentivi esterni. Passione.Leggendo le numerose dissertazioni sull’argomento, emerge che molti sono i fattori sui quali si può incidere per aumentare la motivazione.Tra questi la riduzione delle difficoltà che un individuo deve affrontare per raggiungere uno scopo, il migliora-mento delle abilità individuali, la creazione di un con-testo favorevole, la chiara definizione del valore degli obiettivi (per l’individuo e per il contesto in cui opera) ed il riconoscimento.Nel mondo del lavoro osserviamo dunque l’ideale ten-sione al miglioramento delle infrastrutture e delle pro-cedure (comunicazione, chiarezza e misurabilità) per facilitare lo svolgimento di un lavoro e ridurre il rischio di errore (che demotiva), all’aumento del grado di for-mazione che favorisce la competenza (sicurezza ed au-tostima), alla valorizzazione del lavoro in team (migliore distribuzione del carico di lavoro), dell’immagine azien-dale e della qualità dei prodotti (a favore di un maggio-re coinvolgimento / identificazione del collaboratore in azienda), nonché dell’impegno a sensibilizzare coloro che ricoprono funzioni direttive alla considerazione del-la componente umana della loro mansione (capacità

di riconoscere e comunicare il valore del lavoro svolto, gratificare il collaboratore e promuoverne la crescita, inducendolo a ripetere ed implementare atteggiamenti positivi).Nel nostro quotidiano incontriamo persone alla ricerca di una nuova sfida professionale.Indagando sulle motivazioni che le spingono a valuta-re questa prospettiva, riconosciamo molti dei fattori menzionati e troviamo dunque conferma di quanto sue-sposto: i nostri candidati cercano la possibilità di avere gli strumenti e le risorse per poter svolgere il proprio lavoro e dunque assecondare le aspettative del datore di lavoro, vedere riconosciuto ed apprezzato il proprio lavoro, intravedere una possibilità di crescita personale (o purtroppo nella maggior parte dei casi evitare una regressione) e non da ultimo la sicurezza.Queste interviste rivelano quanto ancora sia ampio il divario tra la condizione ideale proposta dagli studi e la situazione reale in cui molti di noi si trovano ad operare.

… o forse la motivazione è lavoro?La risposta a quest’ultimo quesito è duplice. Da un lato in effetti alcuni sono stati capaci di cogliere quest’e-sigenza del mercato del lavoro ed hanno saputo pro-spettare un approccio di soluzione da condividere con altri contro compenso.Dall’altro la motivazione è responsabilità individuale. Una ricerca continua, basata sull’ iniziativa personale e volta ad essere protagonisti delle proprie scelte, consa-pevoli del proprio operato ed eventualmente dei limiti, considerando che l’obiettivo primario del lavoratore è il lavoro.La medesima responsabilità delegata al datore di lavo-ro nella conduzione di un’azienda, può essere affidata al lavoratore quale forma di approccio definita e strut-turata per migliorare la propria condizione e ritrovare dunque motivazione.

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Page 48: Ticino business ottobre 2013

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Page 49: Ticino business ottobre 2013

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Vita dei Soci

Il mondo è ormai saturo di soggetti più o meno simili. Più che mai nel business globale, è fondamentale pensare in modo diverso, presentarsi in modo diverso o più semplicemente essere differenti da tutti gli altri.

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Cosa significa Boutique Agency?Utilizziamo il termine Boutique Agency per differenziarci dalla concorrenza tradizionale.Una Boutique Agency si concentra principalmente sugli aspetti puramente creativi di sviluppo del marketing nonché tecnici ed informatici affinché ogni progetto sia un perfetto di mix di creatività e tecnologia.

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Al contrario delle grosse agenzie di comunicazione tradiziona-le, tendiamo a mantenere la lista clienti corta, e siamo molto selettivi circa i tipi di lavori da accettare. Questo ci permette di offrire un servizio altamente personalizzato e professionale ad ogni nostro cliente.

Grazie ad un team più piccolo, ma altamente specializzato nel suo settore, siamo in grado di reagire rapidamente e otte-nere per ogni cliente qualcosa di unico, mai fatto prima. Con l’esperienza acquisita in 10 anni abbiamo creato un network di freelance ed altre agenzie complementari in tutto il globo affinché i nostri progetti possano essere sviluppati, e suppor-tati, con successo per tutto il mondo.

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Page 50: Ticino business ottobre 2013

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Rosi Campisi

Vita dei Soci Intervista di Lisa Pantini con Rosi Campisi, titolare Gierrevi SA e salone Rosi Minusio

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TEAm buIldING, dIAlOGO E COGlIERE lE OppORTuNITÀ: I pIlASTRI pER uN RIlANCIO

Gierrevi SA, che comprende il Salone Rosi a Minusio e il Salone Giovanni a Bellinzona, si è da sempre attivata nella formazione dei giovani, nello sviluppo di nuovi progetti cercando sinergie con altre aziende/settori affini, con uno spirito imprenditoriale come pochi. Quali altri progetti bollono in pentola?“Siamo sempre attivi, soprattutto nel voler da un lato formare e interagire con i nostri dipendenti, e dall’altro, cercando nuove soluzioni per fronteggiare questo periodo congiunturalmente non così facile. Abbiamo proseguito nel dialogare con i collaboratori, esperienza già iniziata nel 2012, dando loro la possibilità di prendersi una pausa dal lavoro per un periodo di approfondimento personale con lo studio di una lingua all’estero per 2-3 mesi, o per un corso di specializzazione, … Fatto che porta due benefici: il di-pendente è motivato e si forma ulteriormente, per l’azienda invece è come un «sospiro di sollievo» in un momento di pressioni non indifferenti: il posto di lavoro viene mantenu-to ed è assicurato per il periodo di «assenza giustificata» del collaboratore, noi non dobbiamo però corrispondere lo stipendio in quel lasso di tempo. Un mutuo impegno per una crescita in tutti i sensi. Teniamo molto alla formazione, tanto che organizziamo anche delle giornate intere dove il collaboratore diventa cliente, e si affida ai propri colleghi per il suo look. Attività di team building da una parte e di immedesimazione dall’altra, che permettono al dipendente di confrontarsi con l’esperienza che vive il cliente quando si reca nel salone, si acquisisce know-how e si apprende. Anche il fatto poi di essere divenuti ed aver mantenuto – anche quest’anno, lo scorso agosto – lo status di hairstylist ufficiale del Festival del Film di Locarno è sicuramente un riconoscimento importante, anche per i miei dipendenti”.

Nel numero di Ticino Business di giugno, ci ha parlato delle necessità di un rilancio del settore nel quale opera. Cosa ritiene sia stato fatto finora e quali prospettive vi sono per il prossimo anno?“Purtroppo il nostro settore è diventato un po’ simile ad una giungla, e credo di parlare con cognizione di causa, ho alle spalle 37 anni di esperienza professionale e sono stata per 17 anni Presidente della sezione ticinese dell’associazione.

Lungi da me sollevare un vespaio, ma qualche constatazione voglio farla, soprattutto a livello settoriale in Svizzera. Ogni Cantone ha le sue problematiche, in Ticino come in altre re-gioni. Prospettive ve ne sarebbero, e molte se ne potrebbero sviluppare. Il fatto è che spesso ci si dimentica che lavoriamo con le mani, siamo gli artigiani dei capelli; e manca, credo, quel senso pratico. Le prossime modifiche al CCL dimostrano che non è tutto oro ciò che luccica… Mi spiego meglio: si è sempre cercato di lavorare per i dipendenti, avendo sì a cuore il fatturato e la resa economica dei nostri commerci, ma al contempo tutelando il più possibile il lavoratore. L’aumento di stipendio per i parrucchieri dato dal CCL si potrebbe rive-lare un’arma a doppio taglio da parte dei titolari per non far progredire i propri dipendenti, che resterebbero a marciare sul posto in termini di stipendio e carriera. Non voglio però entrare nel merito delle specifiche giuridiche del CCL. A mio avviso manca una visione globale che valorizzi entrambi le parti contraenti, si è proceduto ad un rinnovo senza tenere davvero conto del benessere dei dipendenti e della crescita delle ditte. Le prospettive dunque possono esserci, anche in momenti difficili, rimboccandosi le maniche e privilegiando le risorse umane ai numeri, investendo nella formazione, che è sempre stata un baluardo ed il nostro fiore all’occhiello”. È ancora presto per tracciare un bilancio del 2013? Che tipo di anno si prospetta?“Se mi avesse posto la medesima domanda nei primi mesi dell’anno le avrei risposto dicendole che avrei previsto un an-no marrone, ora le dico blu. Una piccola crescita l’avremo. E anche per il prossimo anno, mantenendo le stesse condizioni in cui operiamo ora, le occasioni vi possono essere. Puntia-mo alla qualità dei nostri servizi, al rispetto ed all’integrità dei collaboratori ed alla soddisfazione dei nostri clienti, con professionalità e competenza”.

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Page 52: Ticino business ottobre 2013

52 Ticino Business

Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager di Gruppo Sicurezza

Lorenza Bernasconi

CONTROllO dEI mOVImENTI: lIbERTÀ dI ACCESSO

Ogni azienda possiede una propria organizzazione composta da orari di lavoro, da regole dei reparti che operano al suo interno, da spazi protetti e gestiti in tutta sicurezza. La gestione auto-matizzata del personale, il più delle volte, diventa per molte aziende la soluzione vincente per ridurre i costi fissi interni.

Difatti, la problematica legata al controllo delle ore di presenza del personale è una realtà non più solo legata a grandi aziende, ma tale necessità si espande a molte realtà aziendali medio piccole, permettendo ai collaboratori di muoversi e di avere accesso alla struttura in modo autonomo e sicuro. L’esigenza di supervisionare gli accessi, come pure la registrazione delle presenze e delle assenze, diviene una realtà sempre più richie-sta e utilizzata. A tale scopo abbiamo ricercato e implementa-to soluzioni scalabili e prodotti all’avanguardia che coniugano efficienza e totale affidabilità. Ci siamo posti quale integra-tore di sistemi di controllo accessi e gestione delle presenze, sviluppando e proponendo l’interfacciamento con sistemi di videosorveglianza e antintrusione senza tralasciare l’importan-te collegamento con i sistemi di elaborazione degli stipendi. La nostra lunga esperienza e l’ampio ventaglio di competenze consentono di offrire prodotti e soluzioni personalizzate, svilup-pate sulle reali esigenze del cliente. Per questi motivi scegliamo unicamente, tra i nostri fornitori altamente qualificati, prodotti leader sul mercato che dimostrano grande polivalenza, estrema sicurezza e utilizzo intuitivo, rispondendo a qualsiasi tipo di esi-genza aziendale, permettendo al cliente di ottimizzare queste strutture organizzative, inserendosi armoniosamente in esse e integrandosi nell’impianto di sicurezza. L’utente può pertanto gestire e programmare autonomamente ogni zona d’accesso.

Cos’è concretamente un sistema di controllo accessi?Deve saper gestire l’identificazione di più persone e l’autoriz-zazione all’accesso delle stesse in determinate aree. Al tempo stesso deve essere in grado di:• controllare tutti i passaggi del personale attraverso specifici

varchi di accesso,• creare gruppi di utenti che condividono medesime caratteri-

stiche e autorizzazione,• gestire l’anagrafica aziendale, con la relativa gestione del-

le Risorse Umane (controllo automatico delle ore lavorative, creazione dei turni di lavoro, gestione automatica dei giorni di vacanza, malattie, congedi,...).

La gestione automatizzata del personale, il più delle volte, di-venta per molte aziende la soluzione vincente per ottimizzare proprio i costi che la gestione stessa genera.

Devono anche essere dotati di importanti caratteristiche sof-tware quali, per citarne solo alcuni:• pianificazione delle assenze,• profili orari completamente programmabili,• causali di presenza/assenza definibili dall’utente,• gestione di orari restrittivi e flessibili,

• gestione di turni diurni e notturni,• ripartizione automatica degli straordinari su base giornaliera

settimanale o mensile,• segnalazione automatica di personale assente o presente,• identificazione del cartellino presenza mensile a video,• possibilità di stampare report presenze.

Queste sono solo parte delle soluzioni che un sistema di con-trollo accessi e gestione delle presenze deve garantire in modo automatizzato.

Sistemi di Identificazione Automatica e di Raccolta Dati, flessi-bili e performanti, sono alla base di tutti i prodotti e delle solu-zioni del Controllo Accessi. I terminali sono adatti agli impieghi in qualsiasi condizione ambientale di lavoro; programmazione semplice per adeguarsi alle esigenze di raccolta dati più diver-se e utilizzano le più diffuse tecnologie di lettura attualmente esistenti, sia RFID che Biometriche.

Controllo della produzione, Rilevazione Presenze e Controllo Accessi sono gli ambiti di utilizzo più comuni, ma la loro versati-lità e programmabilità ne permettono l’uso in qualsiasi applica-zione che richieda l’identificazione di persone o cose. I sistemi di controllo accessi si interfacciano direttamente con i sistemi convenzionali di antintrusione, offrendo così un pacchetto di altissimo livello adatto agli impianti di sicurezza.

Un esempio recente di implementazione nei settori più variati, consiste nell’aver fornito un sistema di accessi biometrico al nuovo Centro Fitness Club Move SA di Lugano (www.clubmove.ch) che offre servizi unici nel suo genere; palestra personalizzata aper-ta quasi 24h/24h, in cui all’interno dell’armadietto personale il cliente trova ogni giorno l’occorrente per allenarsi. Il servizio lavanderia lava la tenuta sportiva in modo da ritrovar tutto puli-to, asciugato e disinfettato. La particolarità di questo progetto è l’inesistenza della reception. Tutto quello che occorre è l’indice per entrare tramite lettura biometrica, integrato ad un sistema avanzato di videosorveglianza.Un ulteriore valore aggiunto consiste nell’attrezzatura Technogym la più all’avanguardia del momento. Difatti, è la prima palestra al mondo ad utilizzare Artis Ecosystem©, che, ol-tre ad apprezzare il design e la funzionalità più recente, l’utente ha il piacere di aiutare l’ambiente, essendo tutte le macchine autoalimentate dal movimento che produce, utilizzando l’ener-gia in esubero per illuminare il club. Nel pieno rispetto della libertà di accesso tramite il controllo dei movimenti.

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Page 53: Ticino business ottobre 2013

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54 Ticino Business

Vita dei Soci di Lisa Pantini

mORESI.COm: lA SICuREzzA NEllA bANCA SVIzzERA dEI dATIL’azienda di Melano, grazie alla sua sofisticata struttura tecnologica si conferma un Data Center all’avanguardia e un partner estremamente affidabile per la sicurezza dei dati sensibili

Vi siete mai chiesti quanti dati girano su Internet? Quanti miliardi di informazioni e dati sensibili si intersecano in un attimo? Quan-te informazioni e quante azioni compiono gli utenti nel world wi-de web in un solo minuto? Infinite. I dati, lo sappiamo bene, sono informazioni vulnerabili a cui, tutti, privati cittadini e soprattutto aziende, tengono particolarmente. Una buona protezione degli stessi è dunque indispensabile, soprattutto al giorno d’oggi e in ottica futura, pensando alla società ed alla cultura delle tecno-logie dell’informazione, e alla generazione web 2.0. Oltre a ciò, pensiamo a dove vorremmo che i nostri beni più preziosi fossero conservati ed in che modo. Indubbiamente non alla mercé dei primi venuti, in un luogo non sorvegliato e non adeguatamente protetto.Vogliamo dunque presentarvi sulle pagine di Ticino Business Mo-resi.com, una giovane e dinamica azienda che ha fatto dell’ac-curatezza, della riservatezza e della salvaguardia dei vostri dati il proprio atout in quanto concerne il servizio offerto. “La banca svizzera dei dati” grazie alla sua piattaforma Cloud è in grado di proporre dei servizi puntuali e all’avanguardia per la sicurezza e la tutela delle informazioni. Attiva dal 2007 e dal 2011 nello stabile di proprietà, si caratterizza per l’estrema affidabilità e l’innovativa struttura con la quale si po-ne dinanzi ai partner con cui collabora. Un Data Center ultramoderno dotato di tutti i migliori sistemi di protezione per la sicurezza e la riservatezza dei dati di-gitali: il meglio a disposizione sul mer-cato oggi. Una vera e propria cassaforte per tutte le PMI. Uno Swiss Cloud Data Center che offre soluzioni su misura per tutte le attivi-tà imprenditoriali, con personale spe-cializzato con numerose competenze specifiche, integrando una buona rete di saperi ed esperienze pregresse in am-bito informatico e tecnologico sempre a diretto contatto con le necessità aziendali e orientate alla mas-sima soddisfazione dei clienti con soluzioni innovative. Un mix di personalità che fanno del team Moresi.com, diretto da Nicola Moresi, CEO, un centro di competenze unico, che abbinato alla tecnologia di punta del data center, posiziona l’azienda di Melano al top nelle prestazioni presentate sul mercato. Moresi.com si differenzia anche dalle altre offerte Cloud per il sistema con cui ha concepito la propria struttura e ne ha fatto la propria mission. Laddove questi altri modelli Cloud prevedono la massimizzazione della quantità, il vero fattore caratterizzante di Moresi.Com è la qualità del servizio erogato. La salvaguardia dell’infrastruttura è un altro fattore di primaria im-portanza per Moresi.com: gli impianti Moresi.com SA sono ubicati in un bunker sicuro e protetto all’interno di uno stabile di proprietà video sorvegliato 24h su 24h, con rilevamento fuoco, corrente continua ed accessi a rilevamento biometrico. Inoltre quello di Moresi.com è l’unico Data Center neutrale e pubblico in Ticino con connessioni in fibra ottica ridondanti su path completamente

separati, ed ingressi separati. La connessione diretta ad un anello in Fibra Europeo garantisce una completa fault tolerance in caso di problemi verso la Svizzera centrale o verso l’Italia.Utile sottolineare anche la recente iniziativa di Nicola Moresi con

Silvio Tarchini (di cui abbiamo parlato sul numero di Ticino Business di luglio+agosto 2013, pag. 52) per la creazione di Banca-dati.ch SA, un nuovo Data Center negli spa-zi dell’ex Centro Svizzero di Calcolo Scien-tifico di Manno, quale innovativa struttura informatica, la più vasta del Cantone. Parallelamente al Data Center esiste una strutturata offerta di servizi IT e consulen-za e gestione informatica (a livello di infra-strutture - Server Virtuali Dedicati, VMware vCloud Director Hosting, Housing / Coloca-tion, Disaster Recovery, Progettazione Data Center, … - , come pure servizi più classici quali Hosting siti web, Microsoft Exchange

Hosting, Secure Cloud Backup, Mail Security, Horizon Workspa-ce, ecc.), per poter offrire ai clienti prestazioni ad alto valore tecnologico, il tutto combinato con la professionalità del team Moresi.com. Non da ultimo Moresi.com ha portato alla luce un sistema “Dropbox like”, inserendolo all’interno del proprio Data Center, dal quale poter offrire un servizio di condivisione di dati posti in massima sicurezza in modalità cifrata. È nato così Secureplace (www.secureplace.ch), una soluzione adatta a privati e aziende sensibili alla riservatezza dei propri dati.

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Page 55: Ticino business ottobre 2013

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Page 56: Ticino business ottobre 2013

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