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UMBRIA - Campionato di Giornalismo

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UMBRIA - Campionato di Giornalismo

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•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MARTEDÌ 10 GENNAIO 2012

Facciamo un tuffo nel passatoStudenti-reporterall’IsolaPolveseper capiremeglio i fatti del ’44

QUEST’ANNO, il terzo giornodi scuola, abbiamo fatto un’espe-rienza insolita; la nostra professo-ressa di Lettere ci ha condotto adIsola Maggiore dove si chiudevauna pagina di storia: l’attribuzio-ne della massima onorificenza del-lo stato di Israele a don OttavioPosta, parroco di Isola nel 1944che, durante la seconda guerramondiale, fu protagonista di unatto eroico, mettendo a repenta-glio la propria vita pur di salvarealtri uomini e donne come lui chevenivano però indicati come di-versi, nemici. Il sacerdote organiz-zò la fuga degli ebrei internatinell’isola grazie alla collaborazio-ne dei pescatori che, nella nottetra il 20 e il 21 giugno del ’44, tra-ghettarono 15 ebrei a Sant’Arcan-gelo, dove già stanziavano gli Alle-ati. Equipaggiati di macchine fo-tografiche, registratori mp3,ci sia-mo resi conto che sull’Isola c’eraaria di attesa e di festa: le autoritànon erano ancora arrivate perchéla prima parte della cerimonia sisvolgeva a Sant’Arcangelo, luogoin cui erano stati messi in salvogli ebrei internati nell’ isola Mag-giore dal marzo 1944.

Sulla piazzetta c’erano camera-man e giornalisti. La professores-sa ci ha indicato un signore ele-gante che parlava con un giornali-sta: era Sauro Scarpocchi, autoredel libro «Diario di bordo», cheavevamo letto in classe per docu-mentarci sui fatti che erano ogget-to della nostra uscita. Fa effettoconoscere l’autore di un libro che

hai letto!Non potendolo intervi-stare ci siamo avvicinati alle perso-ne del luogo che ci hanno accoltoe risposto volentieri perché erava-mo ragazzi di scuola. Ci hannocolpito le parole di una signorache, rievocando quei giorni, conpoche parole e molti sospiri ci haraccontato che i tedeschi faceva-no paura, che «a quei tempi non

avevamo niente eppure abbiamodato quello che potevamo a queipoveretti (gli ebrei) che avevanoportato qui».Le sue parole erano così carichedi emozioni che non sembravafossero passati così tanti anni.Finalmente sono arrivate le auto-rità: è stato bello vedere sacerdotie vescovi cristiani insieme a rabbi-ni ebrei, emozionante la letturadella motivazione del riconosci-mento di «Giusto tra le Nazioni»l’onore più alto che lo stato di Isra-ele può concedere a persone nonebree. Pure noi abbiamo intervi-stato un protagonista di quellanotte: Agostino Piazzesi, l’unicopescatore ancora vivente che ha ri-evocato quei momenti: «Noi era-vamo esperti del lago eppure ave-vamo paura che succedesse qual-cosa di brutto… mi dispiace chedalla fretta non ho nemmeno po-tuto salutare quei poveretti… Ra-gazzi ricordatevi che la guerra èuna brutta cosa, la guerra fa pauraa tutti». Ringraziamo il vescovoChiaretti per le parole con le qualici ha salutato: «Memorizzate tut-to quello che avete visto e sentitoe ricordatevi che la cosa più bellaè fare il bene».

I FATTI di Isola Maggiore si inscrivono in un pro-getto di storia ed educazione alla cittadinanza chesi è sviluppato partendo dallo studio della storiadel nostro territorio. Negli anni precedenti ci sia-mo interessati della storia delle nostre pietre: il ca-stello del Leone, il palazzo della Corgna, l’aeropor-to Eleuteri. Oltre a sopralluoghi e osservazioni di-rette abbiamo letto autori di storia locale: il «Qua-derno» di Guido Lana, il libro sul nostro paese diLuciano Festuccia, il bellissimo «Ali sul Trasime-no» nonché le interviste fatte ai «nonni» del Cen-tro sociale anziani, le nostre pietre vive.Pensavamo che Isola Maggiore avesse da racconta-re solo storie di pesca e il passaggio di S. France-sco, non credevamo che la guerra fosse passata an-che là. In biblioteca comunale ci hanno prestato il

libro di un isolano, Sauro Scarpocchi, che in «Dia-rio di bordo» racconta la sua storia personale, ac-cenna all’internamento e alla messa in salvo degliebrei nel giugno del 1944. Nell’appendice c’è la let-tera di Livia Coen, una signora ebrea salvata, chescrive a monsignor Mario Vianello, vescovo di Pe-rugia in quel periodo, per informarlo e ringraziar-lo dell’operato svolto dal sacerdote Posta.Ci siamo resi conto di quanto siano importanti idocumenti, anche una lettera può essere fonda-mentale per non perdere un pezzo di storia, diquanto possano servire anche testi di storia localeper comprendere fenomeni molto complessi chenoi troviamo spiegati nei libri di storia di scuola.Per fortuna che anche nei paesi ci sono appassiona-ti di storia che si impegnano perché nulla della me-moria vada perso.

L’INTERVISTA SCARPOCCHI IN“DIARIO DI BORDO”RACCONTA COME VENNERO SALVATI GLI EBREI

Dai libri ai protagonisti che fecero l’impresa

PROTAGONISTI Gli studenti della «Rasetti»

LAREDAZIONE

GLI EVENTI storici cheabbiamo conosciuto attra-verso questa esperienza cihanno fatto riflettere sul va-lore della memoria. Essa èindispensabile per crescere,contiene le radici, le tradi-zioni, nel suo senso più pro-fondo di cose degne di esse-re trasmesse. Senza memo-ria non c’è futuro, i fatti ciinsegnano che le cose chevalgono, i valori, non “sca-dono” col passare del tem-po: il valore della vita uma-na, della dignità di ogni uo-mo e donna non debbono«dipendere» da etnie, credireligiosi o possibilità econo-miche o diversità inventateal momento. La memoriadiventa storica non soloquando ci sono fatti da rac-contare ma quando gli uo-mini, sia singolarmente siacome comunità, danno unsenso ai fatti e vogliono trar-re un insegnamento pernon dimenticare e per nonripetere gli stessi abomini,come è stata l’esperienza diinternamento e persecuzio-ne degli ebrei o di altre mi-noranze etniche. Ci sono ri-maste impresse le parole diPrimo Levi nel libro «Sequesto è un uomo» dove di-ce che «…poiché il Lager èuna gran macchina per ri-durci a bestie, noi bestienon dobbiamo diventare ;che anche in questo luogo sipuò sopravvivere, e perciòsi deve voler sopravvivere,per raccontare, per portaretestimonianza». Ecco il sen-so della memoria e delleGiornate della Memoria:un’esperienza viva e attivache afferma il valoredell’Uomo in tutti gli uomi-ni.

ScuolamediaScuolamedia

RasettiRasettiCastiglione del LagoCastiglione del Lago

L’INTERVISTA L’isolanoSauro Scarpocchi

LA SEGUENTE pagina è stata realizzata

dalla classe III C così composta: Antico Fe-

derica, Burchielli Aurora, Burico Lucre-

zia, Buzhiqi Claudia, Cicero Albachiara,

Cocchi Brenda, Liberatori Matteo, Lumi

Damian, Marchesi Giorgia, Martinelli Fa-

bio,Milic Luca,Mussari Stefania, Pandolfo

Sara, PetrucciManuele, Piazza Laura, Sor-

di Silvia, Sperandio Matteo.Insegnante tutor è stata la professoressadi Lettere Anna Maria Ceccanibbi.Il dirigente scoalstico della «Rasetti» è ilprofessor Giuseppe Materia.

LARIFLESSIONE

Passo indietroL’importanzadellamemoria

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••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMARTEDÌ 10 GENNAIO 2012

La«Pianciani»sbarca in carcereI detenuti raccontanodacronisti la loroesperienzacon libri e formule

SPOLETO-MAIANO, Casa diReclusione, ore 10: è una mattinapiovosa; Ernesto guarda fuori del-la finestra della sua cella, prova adimmaginare cosa avrebbe fatto aquest’ora se fosse stato libero…«Scuola!» grida la voce dell’agen-te di polizia dalla rotonda. Rumo-re di chiavi e di cancelli che siaprono e si chiudono. Ernesto di-mentica i suoi pensieri e per un at-timo abbandona i ritmi monoto-ni delle sue giornate, a scuola sisente di nuovo libero. Sì perchéchi vive nel mondo libero nonpuò capire quanto sia importantela scuola nel carcere. Qui dovenonhapiù senso lo spazio e il tem-po, la scuola aiuta a ritrovare unritmo.

AFRANCESCO è servita per ac-quisire sicurezza. Prima si sentivasempre inferiore agli altri: «oraho imparato a confrontarmi, adesprimere le mie idee. A scuolaho capito che è stata l’ignoranza aportarmi qui dentro». Oner haavuto l’occasione di apprendere lalingua italiana e capire un Paese

nel quale si è trovato catapultatosenza conoscerlo. Peter ha impara-to a scrivere lettere in cui riescead esprimere i suoi stati d’animo,le sue riflessioni, e questo ha mi-gliorato i rapporti con la famiglia.«Prima ero sempre nervoso», diceOliviero, «ed era normale essereviolenti. A scuola ho scoperto la

parola con cui posso rispettare glialtri, quelli diversi da me».Gaetano a scuola ha conosciutopersone che vengono da tanti pae-si diversi che gli hanno insegnatomolto: «Prima ero razzista oranon lo sono più».Massimo ha avuto l’opportunitàdi conoscere persone diverse co-

me «gli insegnati che hanno espe-rienze di vita molto lontane dalletue e con cui fuori non avrei maiprovato a parlare!».Francesco a scuola dice di sentirsi«ancora un essere umano…gli in-segnanti non ti guardano con oc-chi schifati e questo ti dà la vogliadi essere migliore».

GIOVANNI si sente «ancora vi-vo dentro» ed un po’ utile alla so-cietà civile perché «con la cono-scenza abbatte l’ignoranza» che,come dice Jon, «è l’unica armaper sconfiggere la cultura dell’ille-galità». «Sì, — precisa — perchél’illegalità, oltre ad essere una cul-tura di moda, è una cosa eredita-ria; tu nasci bambino in una fami-glia in cui domina questa cultura,questo modo di vivere e per te di-venta tutto normale. Poi arriviqui e scopri che ci sono altre cultu-re, altri modi di vivere e di ragio-nare e ti rendi conto che la tua cul-tura era sbagliata».Conclude Ernesto: «Per noi cheviviamo sempre al buio la scuolaè una piccola luce!».

INTERVISTA dei detenuti ad Edoardo Cardina-li, Ispettore capo, responsabile scuola.Alcuni agenti di polizia ci dicono che avremmodovuto pensarci prima ad andare a scuola. Leicosa ne pensa?«Che è sbagliato, che è solo la reazione all’eccessi-vo carico di lavoro connesso alla scuola in una si-tuazione in cui si lavora in condizioni già moltodifficili».Tra le sue priorità come Ispettore, a che postometterebbe il nostro diritto allo studio?«In una situazione di organico ottimale la scuolanon pesa. Quando però, come a Spoleto, lavorisempre in carenza di personale, senza struttureadeguate, diventa prioritaria la sicurezza. Questonon vuol dire che la scuola passi in secondo piano,altrimenti la cosa più semplice sarebbe stata chiu-derla mentre stiamo garantendo il servizio il piùpossibile».

Le persone fuori pensano che la scuola nel car-cere sia uno spreco…«La scuola in carcere oltre ad essere un diritto ga-rantito dalla Costituzione serve alla struttura peni-tenziaria come abbassamento delle tensioni. Il de-tenuto impegnato in attività di studio individuaobiettivi su cui investire le proprie energie e ciò di-sinnesca ansia ed aggressività».La scuola ha dato risultati significativi?«Ho visto detenuti entrare con comportamenti ag-gressivi e attraverso la scuola e la relazione con gliinsegnanti cambiare anchenei confronti del perso-nale di polizia. La scuola li ha aiutati a comprende-re il significato rieducativo della pena, li ha abitua-ti a relazionarsi, li ha educati al rispetto condivisodelle regole. Sono usciti cittadinimigliori e questoè il miglior investimento che si possa fare anche intermini di sicurezza».

L’INTERVISTA PARLA EDOARDOCARDINALI, ISPETTORECAPODELL’ISTITUTODI SPOLETO

’La scuola qui dentro? Ilmiglior investimento’

FRANCESCO: L’autore di «Detenuto in branda»

LAREDAZIONE

LACOSTITUZIONE, ar-ticolo 27, sancisce che le pe-ne devono “tendere alla rie-ducazione del condanna-to”. Tuttavia da un nostrosondaggio informale, emer-ge che il 60 % degli italianinonapprova la scuola in car-cere, la considera uno spre-co di danaro per personeche non meritano nulla. Lavolontà del legislatore peròè diversa a partire da lonta-no. Se nello StatutoAlberti-no non era ancora contem-plato il diritto all’istruzionenegli istituti penitenziari,esso veniva tuttavia garanti-to da volontari e cappellani.Durante il fascismo, ilRego-lamento del 1931, prevideper i detenuti l’obbligatorie-tà di corsi d’istruzione ele-mentare tenuti da insegnan-ti.L’istruzione fu considera-ta da Mussolini, un mezzoper recuperare i reclusi ai va-lori dello Stato. Nel 1958 laLegge 503 istituì le Scuolecarcerarie elementari percontrastare l’analfabetismoe concorrere alla loro “edu-cazione e redenzione socia-le e civile”.Nel 1997, l’O.M. n. 455 del-la Pubblica Istruzione, affi-dò aiCentriTerritoriali Per-manenti, d’intesa con gliIstituti Penitenziari, lo svol-gimento di attività didatti-che nelle carceri e negli isti-tuti penali minorili.Nel 2000 venne confermatoil diritto allo studio in carce-re come facente parte del“trattamento rieducativo”del detenuto e nel 2001 laDirettiva ministeriale n. 22dellaPubblica Istruzione, ri-badì la necessità di realizza-re percorsi individuali di al-fabetizzazione destinati asoggetti deboli, tra i quali idetenuti.

ScuolamediaScuolamedia

PiancianiPiancianiSpoletoSpoleto

Youssef: «Le stelle oltre le

sbarre»

La pagina è stata realizzata dagli alunni

della scuola media «Pianciani» di Spole-

to, attivata all’internodella casa circonda-

riale. Si tratta di: Yankuba, Aurelian,

Oner, Jon, Giovanni, Orlando, Ernesto,

Elorjant, Elgan, Altin, Agim, Ciro, Youssef,

Walter, Bilbil, Antonio, Haki, Lamjed, Ge-

orghe,Alexandru, Dumitru, Benchir. Le in-

segnanti tutor sono: Carmelita Dominici eNunzia Augugliaro. La dirigente scolasti-ca Manuela Dominici. I disegni dono diYoussef (Le stelle oltre le sbarre) e diFrancesco (Detenuto in branda).

ILPUNTO

«Studiare?E’ unnostrodiritto»

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•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

Terra chiamaancora cieloAstronomidi famamondialedasempreacortodi finanziamenti

IL 17MARZO 2011 sono ricorsii 150 anni dall’Unità d’Italia. Conl’aiuto di Maurizio Caselli, esper-to che ci ha fornitomolte informa-zioni e che qui ringraziamo, noistudenti della 3G abbiamo analiz-zato lo stato dell’astronomia inquesto periodo storico.Nonostan-te le grandi capacità degli astrono-mi italiani, su tutti Schiaparelli,Tacchini, Donati e Secchi, enor-mi difficoltà di ricerca si sono pre-sentate dopo l’Unità. Il problemaprincipale era, allora come oggi,la disponibilità finanziaria. Schia-parelli, in una lettera del giugno1868 all’astronomoSecchi, lamen-tava: Qui non si puòmai ottenerenulla e la causa sono i troppi osser-vatori che abbiamo, per i quali ilGoverno spende una notevolesomma, senza che perciò innessu-no si possa fare qualche lavoro im-portante di osservazione. Tacchi-nimetteva invece a confronto i bi-lanci degli osservatori di Parigi,Greenwich e Pulkova con quelliitaliani, concludendo: All’esteroun astronomo aggiunto o un assi-stente può valere quanto l’intero

personale di un solo Osservatorioitaliano. Su richiesta delMinistrodella pubblica istruzione lo stessoTacchini nel 1874 compilò una re-lazione che così descriveva lo sta-to dell’astronomia nazionale: Fi-nora, per quanto io ne sappia, nonfu mai data mano a questo lavorodi riorganizzazione, e così gli os-

servatori restarono impediti diprogredire, continuando amante-nere in vigore l’antico sistema.Un tale stato di cose non può piùa lungo durare, se si desidera dav-vero che l’Italia, in fatto di astro-nomia pratica, si metta al livellodelle altre nazioni. La soluzioneproposta da Tacchini, di suddivi-

dere gli osservatori in tre grandigruppi: osservatori di ricerca (Fi-renze, Milano, Napoli e Paler-mo), osservatori universitari (Pa-dova, Roma-Campidoglio e Tori-no), osservatori meteorologici(tutti i rimanenti), sfociò nel de-creto delministroBonghi, che pe-rò non fu mai reso operativo. Fuunpeccato, perché la ricerca astro-nomica italiana era all’avanguar-dia: nell’aprile 1861 GiovanniSchiaparelli scoprì un nuovo pia-netino che battezzò Esperia, no-me usato dagli antichi Greci perindicare la penisola Italiana equindi scelto per celebrare anchenel cielo la raggiuntaUnitàNazio-nale. La Grande Cometa scopertanel 1858 e le ricerche in campospettroscopico pongono Donatiin rilievonella storia dell’astrono-mia. Angelo Secchi e Pietro Tac-chini furono pionieri nella spet-troscopia stellare e solare. Infine iquattro, riuniti in associazione,diedero vita nel 1872 ad una rivi-sta, le Memorie, prima al mondonel raccogliere articoli sulle ricer-che e sui progressi fatti in Astro-nomia.

PIÙ VOLTE si è detto che il lavoro è faticoso manecessario. Non tutti sono però d’accordo su qualesia il tipo di lavoro preferibile: ad alcuni interessaguadagnare molto; altri invece cercano un lavorointeressante; altri ancora aspirano ad un impiegostatale. C’è chi si adatta e chi non si accontentamai; ma c’è anche chi durante questo periodo dicrisi sforza l’ingegno per guadagnare. È il caso diun giovane archeologo di Spoleto: Nicola Bruni,24 anni, che nel periodo natalizio ha deciso di ri-produrre vasi ceramici con la tecnica degli antichivasai neolitici, esponendoli poi la vigilia al merca-to artigianale di Spoleto, in piazza del Duomo.Ni-cola è nato a Spoleto da una famiglia di imprendi-tori, che ha subito appoggiato la sua scelta di stu-diare archeologia. Ora il ragazzo lavora presso i la-boratori di archeologia sperimentale proposti da

Archeoart. Le complesse fasi di replica della fab-bricazione di vasi neolitici includono: estrazionedellamateria prima; frantumazionedell’argilla sec-ca e di alcuni digrassanti (terra rossa, sabbia e gu-sci di cardium), eseguita con pestelli d’osso o di le-gno;modellazione della pasta d’argilla; decorazio-ne; essiccazione; esposizione all’aria del contenito-re d’argilla; cottura.

SEGUONO infine i trattamenti post-cottura: li-sciatura e rifinitura delle superfici interne ed ester-ne. La fornace è realizzata scavando una buca pocoprofonda; i vasi d’argilla vengonoposti lungo il pe-rimetro interno della buca a breve distanza dai car-boni. Successivamente i manufatti sono sistematia diretto contatto con i carboni stessi e cotti lenta-mente.

IL PERSONAGGIO GIOVANI AL LAVORO CON AMOR PROPRIO E INIZIATIVA, FUORI DAI LUOGHI COMUNI

Neo-vasai alla riscossa: il caso diNicolaBruni

ASTRONOMIA Vignetta ispirata ad una illustrazione di Franz e Paolo

LAREDAZIONE

DAL 9 LUGLIO 2011, aPian di Massiano di Peru-gia, è stato attivato il primoimpianto di erogazione diacqua naturale o addiziona-ta di gas carbonico, prove-niente dalla sorgente di Ba-gnara di Nocera Umbra. Alservizio di tutti i cittadini,questo impianto promuovel’uso consapevole dell’ac-qua potabile del nostro ac-quedotto, ottenendo anchela riduzione all’origine di ri-fiuti (vuoti di plastica o ve-tro delle bottiglie di acquacommerciale). Si tratta diun esempio concreto di co-me una cultura evoluta delrisparmio, del rispetto perl’ambiente e della risorsaidrica possa contribuire apromuovere una migliorequalità della vita senza com-promettere il futuro dellecittà. È possibile prelevarel’acqua al modico prezzo dicinque centesimi ogni litroe mezzo; l’impianto è aper-to dalle 07:00 alle 23:00. Èun’opera localizzata in uncontesto urbano di facile ac-cesso, grazie alla vicina sta-zione del minimetrò, checontribuisce a favorire inmodo decisivo la mobilitàpedonale.Primadi essere re-sa disponibile, l’acqua è sot-toposta a trattamenti che neesaltano le qualità: stadimultipli di filtrazione mec-canica per rimuovere le par-ticelle incorporate lungo ilpercorso; passaggio su filtroa carboni attivi per elimina-re gli odori; esposizione araggi ultravioletti per garan-tire la sterilità; infine, pas-saggio su banco refrigeran-te per portare l’acqua aduna temperatura inferiore a10 gradi.

Scuolamedia

SanPaoloPerugia

GIOVANI REPORTER

Giulia e Speranza

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni:Altieri Anna, Alunni Eugenio, AquinardiFrancesca, Biscarini Angela, Biti Aberto,BolloniAlessandro, Calzoni Speranza, Cle-menteCostanza, CoccoAlida, Delicati Ceci-

lia, Duro Filippo, Flores Anna Giulia, Gior-gi Giulia, Hadeg Silvia, Lupattelli Noemi,Migni Deborah, Miscenà Emilia, ParrasMarcello, RapicettaArianna, RestivoAnge-lica, Sottani Luisa, Tosetti Matteo, Jin Yi.

Classe III G scuola media San Paolo di

Perugia. Dirigente scolastico Ubaldi Anto-

nella. Insegnante tutor Lucrezia Afferran-

te.

PROGRESSI

Il distributored’acqua: usoconsapevole

Page 5: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

Maquale finedelmondo!Gli studenti non credonoalle profezie. Peròhanno fatto riti scaramantici

TRA LE TRAGICHE notiziesulla crisi economica e la profeziaMaya sulla fine del mondo, il2012 inizia proprio bene! Moltevolte è stata annunciata la fine delmondo. Ora la data precisa sem-bra sia il 2012 come è previsto dalcalendario dell’antico popoloMa-ya. La diffusione di questa notiziaè avvenuta attraverso i mass-me-dia che, con immagini catastrofi-che, hanno creato un forte allarmi-smo.Sicuramente si tratta di una specu-lazione commerciale ideata inun’epoca dove non esiste più unequilibrio fra la realtà e la finzio-ne. Esistono però anche studiosiche riescono a tranquillizzarci ne-gando ogni possibile apocalisse.

SECONDO NOI non avverrànessuna fine del mondo tra il12/12/2012 e il 21/12/2012, perchégli eventi catastrofici, sia quellinaturali come terremoti, alluvio-ni o epidemie, sia quelle causatedall’uomo come le guerre, nellastoria dell’umanità del nostro pia-

neta ce ne sono sempre stati. Sicu-ramente anche gli uomini del pas-sato si sono spaventati davanti aterremoti, carestie o pestilenze.Ci spaventiamo perché l’uomo,nonostante il progresso in camposcientifico e tecnologico, è impo-tente di fronte alle catastrofi natu-rali. Esiste anche la teoria che il

2012 sia l’anno della svolta positi-va per l’umanità, l’anno a partiredal quale ci sarà un risveglio spiri-tuale dell’umanità. Noi preferia-mo credere che il mondo finiràtra 15.000.000 di anni, quando ilsole si spegnerà completamente.

È ANCHEVERO che l’anno ap-

pena iniziato è bisestile; i nostrinonni affermano “anno bisestoanno funesto”. Ci mancava anchequesto!Ma ancora noi non ci cre-diamo! Tuttavia il 31 dicembreabbiamo mangiato le lenticchie el’uva e ci siamo comprati indu-menti rigorosamente rossi. Nonsi sa mai!

CURIOSANDO tra le varie civil-tà, abbiamo scoperto che il primogennaio 2012, non è cosi per tutti.Imusulmani stanno vivendo l’an-no 1433, gli ebrei il 5772,mentre ipopoli di religione copta di Egittoe di Etiopia sono nel 1728. Per icinesi questo è l’anno 4649.C’è ve-ramente un po’ di confusione: seilmondo finisce per noi che vivia-mo nel 2012, gli altri popoli chehanno un altro calendario, che fi-ne faranno? Ve lo diciamo noi: lacrisi passerà, la vita riprenderà agirare inmodo positivo per tutti eil nostro pianeta avrà ancora tantianni da vivere. Questa è la profe-zia dei ragazzi della classe secon-da della scuola media di Vallo DiNera e....guai a non crederci!

E’ UN DATO CERTO che il mondo stia cam-biando.Ce ne accorgiamo giorno dopo giorno, però noncrediamo che ciò avvenga necessariamente in sen-so solo negativo.Ogni giorno che nasce,sia illuminato dal sole o ba-gnato dalla pioggia, può portarci qualcosa di bello.Noi siamo giovani, noi ragazzi abbiamo un futuroda vivere e questo futuro vogliamo che sia pieno diprogetti e di speranze. Dobbiamo terminare lascuola media, diplomarci e dare una direzione allanostra vita.

SICURAMENTE non ci sarà nessuna fine delmondoma se davvero così fosse i nostri ultimi desi-deri sono: festeggiare capodanno a Time Square a

NewYork (Asia), visitare tutta la Germania (Gior-gio), visitare molti Paesi con la mia famiglia (Ca-milla C.), visitare molte città Europee ( Michela),stare con il Papa per un giorno (Leonardo), andaread un concerto di Tiziano Ferro (Camilla M.).State a sentire questi altri desideri: vedere una par-tita del Milan a San Siro (Edoardo), calmare miasorella di sette anni (Enrico), vivere con la mia fa-miglia l’ultimo giorno con gioia rendendolo indi-menticabile (Giovanni).

EDANCORA: conoscere Cristiano Ronaldo (Lo-renzo), andare alla scoperta dei rettili in Messico(Matteo), continuare a stare bene in famiglia (An-drea). Per noi l’ideale sarebbe realizzare questo de-siderio come se fosse l’ultimo e continuare a viverela nostra giovinezza.

LA PAROLA AI PROTAGONISTI ECCO I DESIDERI DEI RAGAZZI ASPETTANDO IL FUTURO...

Lapartita delMilan, i viaggi, TizianoFerro

PROFETI Gli studenti della Vallo di Nera (Piedipaterno)

LAREDAZIONE

IL POPOLO Maya vissenell’America centrale pri-ma della scoperta america-na di Cristoforo Colombo.Era un popolo molto evolu-to nelle scienze astronomi-chema assai scarso di cono-scenze contingenti; non co-nosceva neppure la ruota. Illoro calendario era di formacircolare e designava cin-que ere ben distribuite; tut-te terminavano con una ca-lamità naturale. Attualmen-te ci troviamo nella quintaed ultima era della loro co-noscenza, quella dell’oroche, secondo i calcoli del po-polo Maya terminerà pro-prio il 12/12/2012. Il popoloMaya non fu il solo a predi-re la fine delmondoper que-sta data, anche gli ebrei in-fatti l’hanno predetto. Tan-te notizie catastrofiche su-scitano curiosità e timorema... la realtà è tutta un’al-tra cosa! Se vogliamo esserepoi pignoli, ricordiamo cheanchenel librodell’apocalis-se Giovanni parla della finedel mondo che sicuramenteci sarà, però non si sa quan-do; niente date, niente allar-mismi. Anche i nostri non-ni ci tranquillizzano.Abbia-mo infatti posto diverse do-mande anche agli anzianidei nostri paesi circa questaprofezia della fine del mon-do. E’ risaputo che i nonnihannomolta esperienza per-ché hannovissuto più a lun-go: hanno visto tante coseanche gravi. Alle nostre do-mande hanno risposto qua-si tutti; solo pochissimi nonne avevano mai sentito par-lare ma gli altri, la maggio-ranza, ci hanno risposto sen-za mezzi termini che è tuttauna montatura. Nessunopuò prevedere la fine delmondo, quindi è inutile pre-occuparci prima che questoaccada.

Scuolamedia

Vallo di NeraPiedipaterno

LA CURVA DI SAN SIRO

Esserci: il sogno di tanti ragazzi

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-

ti della scuolamedia«Vallo diNera», clas-

se II: Asia Allegretti, George Biunceanu,

Camilla Celesti, Michela Dottori, Leonar-

do Giovannini, Camilla Minciotti, Edoardo

Minciotti, Enrico Morganti, Giovanni Pro-

caccini, Lorenzo Pucciotti, Matteo Ribeca,

Andrea Rotilio. Gli insegnanti tutor che

hanno coordinato e organizzato il lavorodei ragazzi sono e i docenti Anna Bonilli eDomenico Milano.La dirigente scolastica dell’Istituto è laprofessoressa Rosella Tonti.

LARIFLESSIONE

I nostri vecchi:«Questa è tuttaunabufala»

Page 6: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 6 CAMPIONATODIGIORNALISMO MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Morti emacerie: è l’apocalissePonteSanGiovanni durante laSecondaGuerraMondiale

L’AEREO SCENDE il corso delTevere, danord a sud.E’ una gior-nata limpida, la campagna è ver-de. La cinepresa sull’aereo filmacampi, boschetti, una fattoria e ilsuo pagliaio, un ponte stradale,l’ottocentesco ponte della ferro-via. Sullo sfondo una distesa dimacerie. Quei brandelli di murosono quel che rimane di PonteSan Giovanni. In alto, a sinistrasull’inquadratura, il logo dell’Isti-tuto Luce: è l’estate del ‘44.L’antico borgo chiamato un tem-po Pon San Gianni era cresciutoaccanto alla chiesa di SanBartolo-meo e al ponte sul Tevere. Poi,dal 1866, arrivarono le ferrovie, lalineaFoligno–Terontola e la Cen-trale Umbra che allora finiva aUmbertide e si collegava allaArez-zo-Fossato.Dal 1860 era nata aPonte SanGio-vanni l’industria dei legnami cheforniva traverse per la ferrovia.Furono costruite grandi cantine ele prime distillerie; aumentò laproduzionedi bachi da seta, di tes-suto e l’attività delMolinoPopola-re. Era nata una fabbrica di sapo-ne nei pressi della stazione.La po-

polazione era aumentata costante-mente. Sul quel piccolo borgo ope-roso piovvero le bombe della Se-conda Guerra mondiale. Tra il 28ottobre 1943 e il 20 giugno 1944,PonteSanGiovanni subì 33 incur-sioni aeree, tre delle quali moltodistruttive.GliAlleati cercavano di distrugge-

re il campo di aviazione diSant’Egidio, il nodo ferroviario, ilmolino-pastificio, la cui sirena an-nunciava gli allarmi aerei a tuttala vallata, lo stabilimento DeMe-gni, cheproducevamateriale belli-co, il ponte stradale. Invece furo-no colpiti edifici simbolo del vec-chio borgo: le logge, il ponte vec-

chio (quello basso-medievale, aschiena d’asino), la chiesa parroc-chiale. E naturalmente le case, an-che nel timore che i tedeschi ci sinascondessero.Gli Alleati non riuscirono a di-struggere il ponte stradale, che fufatto saltare dai tedeschi in ritira-ta piazzandovi cariche esplosive.Fu colpito il cimitero: la nostraprof. Ragni ricorda di aver sentitonarrare da sua nonna che la cap-pella di famiglia aveva avuto il tet-to sfondato e le bare spaccate e ca-dute rovinosamente sul pavimen-to, insieme ai resti dei morti.La stazione ferroviaria fu distrut-ta il 19 dicembre del ’43. Dieci,tra ferrovieri e passeggeri, rimase-ro uccisi. Interrotta la linea Foli-gno-Terontola. Inutilizzabile l’in-tero impiantoFCU.Più volte ven-ne colpito l’acquedotto che porta-va acqua al centro di Perugia. Iponteggiani sfollarono: chi aBru-fa, chi a Torgiano, chi più lonta-no ancora.I morti furono in totale 28.68 anni dopo, il greto del Tevererestituisce bombe inesplose e gliabitanti del Ponte sfollano, oggi,come allora.

AITEMPIDELLAGUERRA la vita a Ponte SanGio-vanni non era affatto semplice.Dall’intervista ai si-gnori Chiovoloni, anziani personaggi del Ponte,siamo riusciti a ricostruire la vita dei ponteggianidi quel periodo.Come avvenivano i bombardamenti?«I bombardamenti eranomolto frequenti emirava-no principalmente alle vie di comunicazione comeferrovie e ponti ma colpirono le case e il cimitero.Ero presente quando bombardarono la stazione efu terribile: morti, macerie e sangue dappertutto».E l’allarme?«Per avvisare la popolazione c’era la sirena del vec-chiomulino,maquesta non eramai del tutto preci-sa: a volte suonava unquarto d’ora primadell’attac-co, a voltemezz’ora prima, a volte suonava e gli ae-rei erano già sopra».Com’era la vita allora?«In quel periodo Ponte SanGiovanni era un luogo

in cui si viveva sempre con il terrore addosso. Lecondizioni di vita erano disumane: macerie e casepericolanti da ogni parte. Inoltre il cibo era moltoscarso: permangiare esisteva una tessera con cui leautorità del territorio distribuivano i viveri fra i cit-tadini ma le razioni erano molto misere».Cosa si mangiava?«La dieta era composta principalmente di legumi.Solo per le occasioni si potevano comprare carne efrutta che a quell’epoca erano cibi prelibati. Per tut-ta la durata della guerra non abbiamomai assaggia-to dolci o altre niccherie».Mancava solo il cibo?«Si era privi di tutto. Erano razionati anche il sapo-ne, le stoffe e il filo per cucire. Così ci si lavava po-co e festeggiavano i pidocchi. I vestiti e le scarpe siconsumavano e era difficile perfino rattopparli.Erano lisi ma li indossavamo ugualmente perchénon avevamo altro».

LE TESTIMONIANZEBOMBARDAMENTI, DISTRUZIONE, FAME E DOLORENEI RACCONTI DI CHI C’ERA

«Suonava l’allarmeedera subito terrore»

DISTRUTTA Le macerie della chiesa di San Bartolomeo

LAREDAZIONE

AL CESSATO allarme tut-ti si ritrovarono dentro unanube immensa e polverosache nascondeva la cittadi-na, come una fitta nebbia.Al rialzo dei sopravvissuti,fra cadaveri e macerie c’era-no i ricordi sepolti: gli edifi-ci antichi, il ponte, le case, ipoveri morti del cimitero. Idanni causati dalla guerraerano ingenti e, nel dopo-guerra, si convenne sulle ne-cessità di creare unpianour-banistico che regolasse la ri-costruzione e lo sviluppour-bano della zona. Così tra il1945 e il 1946 venne elabora-to dal Comune di Perugiaunpiano regolatore perPon-te San Giovanni, ma neglianni a venire esso si rivelòinadatto per le realipotenzialità della zona. Nel1962 venne redatto un nuo-vopiano regolatore comuna-le generale, che assegnava alPonte una vasta possibilitàdi espansione delle attivitàindustriali ed edilizie. Dipari passo allo sviluppo ur-banistico, la crescita demo-grafica: dai 3876 abitantidel 1911 ai 4792 del 1936, fi-no ai circa 22.000 di oggi.Oggi il Ponte è un quartieremultietnico [vedi i nostricognomi], in cui importantiservizi forniti dallo Stato,dal Comune, dalla parroc-chia e dal volontariato fun-zionano da elementi aggre-ganti. Una frazione che hadato i natali all’allenatoreCosmi, all’attoreFilippoTi-mi e all’attuale sindaco diPerugia. Una frazione conbellissimi negozi da cui escicon le borse piene e il porta-foglio vuoto. Un luogo incui, se non ti rapinano, nonti scippano e non ti truffanoi camorristi, si vive bene.

Scuolamedia

VolumnioPonte SanGiovanni

BOMBARDATA

La vecchia stazione del Ponte

LAPAGINAè stata realizzata daMartinAn-gel Berroa Tarazona, Martina Bibi, MariaAlejandra Capponi Costa, Alex Chiovoloni,Nicola Chiovoloni, Leonardo Cingolo, Ro-drigoAlan Fernandez, SafoaGbali, Marina

Gbeuli Bolia Rolande, Aurora Gori, Vitto-ria Belen Juncos, Sokaina Laadam, GiuliaLolli, AlexLos, GiuliaMazzeo,MarcellaMi-roslavova Lyubenova, Riccardo Proietti,Romelda Shtara, Laura Stafisso, Emanuel

Tosti, Emanuele Trubbianelli, Matteo Vi-recci Fana, Jun Jie Zhou.Ha collaborato Fi-lippo Passerini (2 C). I docenti: Maria Da-niela Ragni, Simone Piastrelli, LorenzoPulcini. La dirigente è Angela Piccionne.

ILPUNTO

Unquartiereall’avanguardiaemultietnico

Page 7: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••7CAMPIONATODIGIORNALISMOMARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

A lezionenella ’fabbricagrande’Unesempiodi archeologia industriale: auleal postodei laboratori

IL 15 DICEMBRE 2009, unascossa di terremoto ha lesionato ilocali della Scuola rendendola ina-gibile, il comune e la dirigenzascolastica individuano i locali dal-la ex Fabbrica Grande, come pos-sibile nuova sede. Il vice presideArch.MassimoBoco, accoglie im-mediatamente la sfida e si metteal lavoro, come lui stesso ci rac-conta, ‘con entusiasmo e ritmi in-cessanti’ per apportare le necessa-rie migliorie alla struttura: razio-nalizzazione degli spazi, impiantielettrici, pavimentazione e tinteg-giatura finendo i lavori in due set-timane. Grazie a questa esperien-za, noi ragazzi abbiamo appresola grandezza della sua passata sto-ria, che ora ripercorreremo. Nel1910 viene fondata la SocietàAno-nima Maioliche Deruta, sulle ce-neri della Cooperativa Fabbrichedi Deruta costituita nel 1903 daCesare Boschi. Nel 1920 viene ri-levata da un gruppo di imprendi-tori locali, tra cui Biagio Biagiot-ti, che ne affiderà la direzionetecnica ed artistica ad AlpinoloMagnini, che risulterà essere lun-gimirante e innovativo nelle scel-te operative, aprendo la maiolicaderutese a tematiche figurativeispirate all’arte contemporanea.

L’intento del Biagiotti è quello diistituire un consorzio tra le piùimportanti fabbriche di cerami-che artistiche e, intorno al 1920 laneonata Cooperativa Fabbrichedi Deruta assorbe Società Anoni-ma Combattenti Grazia e le altrepiccole fabbriche operanti nellacittadina umbra. Nel 1923 il Bia-giotti chiama a lavorare il cerami-

sta faentino DavideFabbri e po-co tempo dopo nel 1925, fonda la«Cima» (Consorzio italianomaio-liche atistiche) con laboratori aDeruta, Perugia, Gubbio e Gual-do Tadino. Abbandonato il pro-getto di realizzare un consorzionazionaleBiagio Biagiotti si dedi-ca alla cura della ceramica derute-se e nel 1927 le sue fabbriche, che

hanno ormai sede nell’attualescuola vengono dotate di fornielettrici ed iniziano unaproduzio-ne su vasta scalamarcata «Deruta-nova» o «Perugia», producendoanche su committenza della ‘Peru-gina’.Negli anniTrenta lemaioli-che di Deruta, la cui modernità sibasa più sulla forma che sul deco-ro, riscuotono un buon successodi vendite in Italia esportando an-che all’estero. Rallentata la produ-zione quasi fino all’azzeramento,negli anni della guerra dai fornidella ditta si ritorna alla produzio-ne dimaioliche tradizionali, rusti-che, copie dall’antico e moderne.Dagli anni ’60 inizia un lento de-clino che porterà ad un’inevitabi-le chiusura di quella che tutta lapopolazione ormai conosce come«fabbrica grande».Nei primi anni’80 per prevenire la fatiscenza e losmantellamento dell’edificio,l’immobile è stato acquistatodall’amministrazione e dalla pro-vincia, che lo avrebbero destinatoa divenire sede del centro della ce-ramica e sede espositiva. Solo conla destinazione ad uso scolasticoil piano terra dell’edificio è torna-to ad essere di nuovo un centropropulsore della vita della nostracittà.

«…LAMAGISTRATURA e consiglio locale nel1844 risolvette provvedere abbondanti acque pota-bili, anco perché non iscapitasse l’ arte dellamaioli-ca, antico vanto del luogo ed attualmente risorsadella popolazione …» Così, Giuseppe Bianconi insua descrizione storica di Deruta e del territorio,narrava la circostanza in cui si rese necessaria lacostruzione di una nuova condotta per l’acqua po-tabile e della fontana di Piazza dei Consoli, dopoche, malaugurati terremoti del 1832 avevano resoquasi inservibile il pozzo di ampia grandezza ubi-cato nei pressi dell’ attuale fontana. Dalle paroledel Bianconi si evince, come prima preoccupazio-ne quella di fornire l’acqua alla produzione dallamaiolica che rappresenta la risorsa fondamentaleper la popolazione. Partendo da questa memoria

storica, nasce in tempi recenti l’idea di una rievoca-zione di questo evento: un Palio disputato tra i treRioni del paese in cui protagonista sia appunto l’ac-qua, trasportata con vasi tipici in maiolica.

NELGIORNO del 25 novembre, in ricorrenza diS. Caterina d’Alessandria - la patrona dei ceramisti- e di S. Semplicio - patrono del comune-, i treRio-ni storici della città (Piazza- Valle-Borgo) si sfida-no in una competizione popolare suddivisa in varigiochi che portano all’assegnazione del Palio dellaBrocca. Il rione che si distinguerà per bravura e de-strezza riceverà il trofeo/brocca inmaiolica, simbo-lo della disputa eDeruta. Per noi ragazzi è un verodivertimento, ci sentiamo parte integrante del no-stro rione, sentiamo moltissimo la sfida e cerchia-mo di essere utili in ogni modo possibile.

LA STORIA IL PALIO DELLABROCCA: UNAGARA TRAQUARTIERI CHE RIPORTA A GALLA IL PASSATO

Acquaper salvare l’artedellamaiolica

I CRONISTI Gli studenti del Mameli, classi III A e III B

LAREDAZIONE

QUEST’ATTIVITÀ hadato la possibilità a noi ra-gazzi di incontrare cerami-sti di diverse età e confron-tarci con loro su questo me-stiere antico quanto l’uo-mo, ma in grave crisi a cau-sa di unmercato estero sem-pre più inflazionato. Dallenostre interviste è emersoche gran parte di coloro cheoperano nel settore, hannoscelto con orgoglio questomestiere per proseguire unatradizione di famiglia e tut-ti hanno iniziato anche pergioco, ad operare con la cera-mica intorno alla nostra età.I più anziani ci raccontanoaneddoti piacevoli, come legrandi amicizie che sonona-te e le storie d’amore duratetutta una vita, ma non di-menticano che la vita di fab-brica era difficile, era spessomolto freddo in alcunearee, oppure faceva un cal-do asfissiante nei pressi deiforni, nella zona della verni-ciatura si respirava un’ariamalsana e comunque si eracontrollati a vista dai capire-parto che facevano pagaredelle ammende se si arriva-va in ritardo. E così dicen-do gran parte degli intervi-stati proseguono il discorsosconsigliando noi giovaniad intraprendere una profes-sione così dura, tuttavia, inmolti dei loro occhi abbia-mo visto l’orgoglio di essereparte di una maestranza co-sì antica ed illustre e questoci ha fatto riflettere seria-mente, su quanto sia impor-tante conoscere la storia del-la nostra cittadina e sullepossibilità di lavoro ancheper noi giovani, magariavendo la forza di rinnova-re certi aspetti e riuscendo aconiugare con coraggio tra-dizione e modernità, rispet-tando quello che eravamoin virtù di ciò che saremo.

Scuolamedia

MameliDeruta

INTERNI

Il corridoio della fabbrica scuola

LASEGUENTEpagina è stata realizzata da-

gli studenti dell’Istituto comprensivo«Ma-

meli» con i seguenti ragazzi della classi

III A e III B coordinati dalla professoressa

Elena Sciuga: bellini luca, boco celse, bo-

danzi melissa,brozzi alessio, gentili gioe-

le, hutter lorena beatrice, kuznetosov gri-

goriy, leandri sara, leka klaudio,margari-

telli giacomo, nicolini giacomo, picoltrininicolo’, riveccimarco, roncamatteo, simo-netti ciro, tarquinio claudio, tomassini al-demiro, vescera nicolo’, zeneli daniela.Il dirigente scolastico è Lucio Raspa

LARIFLESSIONE

Il ceramistaProfessioneda riscoprire

Page 8: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Il passato insegnaedemozionaGli studenti del «Meridiana»alla scopertadei luoghi della storia

NOI GIOVANI abbiamo la ten-denza a pensare esclusivamente alpresente, a vivere bene ora e ades-so, senza considerare le possibiliconseguenze delle nostre azioni.Spesso ci prefiggiamo un obietti-vo da raggiungere, eppure al mo-mento di fare sacrifici, ci arrendia-mo. Per esempio ad ogni inizio dianno scolastico facciamo proposi-ti di impegnarci per ottenere risul-tati apprezzabili, ma poi la volon-tà è poca. Ma se riflettiamo ci ac-corgiamo di essere più legati alpassato di quanto pensiamo: è ilpassato che ci dice chi siamo. In-fatti comprendiamo la realtà checi circonda attraverso i documen-ti storici e le testimonianze giuntefino a noi, insieme ai ricordi piùsignificativi che ognuno interpre-ta soggettivamente, secondo leesperienze vissute e le emozioniprovate. Tutti gli eventi del passa-to sono serviti a formare il nostrobagaglio culturale, affettivo edemozionale. Questo non potràmai essere cancellato: cambieran-nomodi emezzi,ma il trascorreredel tempo, in particolare «un cer-to tempo», contribuirà alla forma-zione della nostra personalità!

Nessuno può illudersi di partiredal nulla e ignorare la Storia. Fat-ti ed avvenimenti che sembranolontani da noi, sono in realtà vici-ni e collegati da un invisibile lega-me, lamemoria dell’uomo, che, ol-tre a dare significato alle vicendestoriche, porta con sé innumere-voli emozioni. Le nostre città so-no piene di testimonianze che ri-

cordano fatti e personaggi storiciche meritano interesse e conside-razione. Visitando i luoghi dellaguerra partigiana del nostro terri-torio abbiamo provato tante emo-zioni. Siamo passati da un’inizia-le curiosità ad un sentimento diviva partecipazione per le vicendestudiate.Le parole delle nostre in-segnanti che raccontavano gli epi-

sodi di questi “eroi sconosciuti”hanno fatto svanire quel distaccoiniziale. Abbiamo provato unagrande rabbia quando ci siamo ac-corti dell’ingiustizia subita daquei giovani, per poi renderci con-to che la nostra libertà è frutto delsacrificio di quei ragazzi. Il passa-to, come il futuro ed il presente,non è solo una semplice data, maun ricordo che fa scaturire un’emozione. Ritrovare una vecchiafoto, ascoltare un brano musicaledi qualche tempo fa, sentire unprofumo, sono tutte sensazioniche associamo ad un ricordo econ esso adun’emozione. Il passa-to non è solo il tempo che trascor-re, ma la comunione tra i ricordiche evoca e i sentimenti che pro-voca.Tutti gli esseri umani prova-no emozioni, anche i più duri chenon vogliono farsi coinvolgere esi vergognano di emozionarsi. Inuna canzone Vasco Rossi dice:«Ho fatto unpatto con lemie emo-zioni, le lascio vivere e loro nonmi fanno fuori».Il passato è formato da ricordi,ma i ricordi sono soprattutto emo-zioni.

ABBIAMO incontrato Mauro Bini e ValerianoTascini del direttivoAssociazioneNazionale Parti-giani Italiani diMarsciano che ci hanno fatto capi-re l’importanza dell’Anpi ai giorni nostri.Che cos’è l’Anpi?«È un’associazione nata dopo la seconda guerramondiale quando i partigiani avevano contribuito,con la Resistenza, alla liberazione dell’Italia dopoil 1943. Da qualche anno si è deciso di permettereanche a chi non ha vissuto quei fatti storici di farparte dell’Anpi, purché abbia principi di libertà edi democrazia».Quante associazioni Anpi sono presenti nel no-stro territorio?«InUmbria è una presenzamolto diffusa con circa30-40 circoli importanti».Quanto è impegnativo, per voi, far parte di que-sta associazione?

«È un impegno spontaneo, ma non è sacrificio, ègioia».Quanti partigiani sono ancora vivi?«Tre partigiani, tra cui una donna molto grintosa.Abbiamo fatto conoscere le azioni dei giovani del-le Brigate Leoni e Innamorati che, nei nostri bo-schi, si difendevano dalle rappresaglie dei tede-schi».Cosa vuol far capire a noi giovani questa Asso-ciazione?«L’Anpi vuole ricordare imotivi che hanno spintoi giovani partigiani a combattere per la libertà. Ilricordovuole scongiurare il riproporsi di questi do-lorosi avvenimenti. Nelle scuole cerchiamo di di-vulgare l’esempio di questi eroi per insegnare a voigiovani quanto è importante e preziosa la libertàdi cui godiamo oggi».

L’INTERVISTAMAUROBINI E VALERIANO TASCINI CI PARLANODELL’«ANPI» DI MARSCIANO

«Ragazzi, vi spieghiamo l’eredità partigiana»

IL MONUMENTO Una lapide in ricordo dei Partigiani

LAREDAZIONE

NELPAESAGGIO incon-taminato dei boschi di Bet-tona, in localitàCinqueCer-ri, si trova un cippo checommemora i partigiani del-la Brigata Leoni. Il 5 marzo1944 i tedeschi circondanola zona di Bettona con uncentinaio di camion, cari-chi di soldati. I partigiani ca-piscono che le loro armi so-no insufficienti per resiste-re con successo aimolti bat-taglioni tedeschi. Sei di lorosi offrono volontari per ilprimocontatto a fuoco eper-mettono ai compagni dimettersi in salvo. Resistonovalorosamente per molteore contro le truppe ben ar-mate ed addestrate dei tede-schi. Tutti i partigiani ri-mangono uccisi tranneMa-rio Grecchi, un ragazzo ap-pena diciottenne, che, piùvolte ferito, viene tenuto invita per essere fucilato, il 17marzo, con lo scopo di fareimpressione sulla cittadi-nanza. Questo episodio ciha fatto riflettere sulle perso-ne che si sono sacrificateper il nostroPaese, che han-no sconvolto la loro vita ri-nunciando ai loro sogni, aduna famiglia, dei figli eduna vita felice, convinti chele loro azioni avrebbero por-tato alla sconfitta del nemi-co e con esso del male e del-la mancanza di libertà. In-fatti sul cippo si legge:“Non ideali retorici, maconvinzioni concrete ci uni-vano coscienti che la nostralibera scelta serviva a noi eagli altri come sempre è ser-vita nel mondo, la ribellio-ne contro la violenza e l’as-sassinio”. Altre volte ci è ca-pitato di passare davanti aquesti luoghi, senza conside-rare il perché di questo mo-numento.

Scuolamedia

La MeridianaBettona

EMOZIONI Ascoltiamo igrandi «vecchi»

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti delle classi III A e IIIB dell’Istituto Com-prensivo di Bettona: Paolo, Angelica, Bea-trice, Nicolò, Francesco, Celeste, Loren-zo, Mattia, Kevin, Diletta, Sara, Donia,

Francesca, GianMarco, Laura, Valentina, iFrancesco, Davide, Vittorio, Alessia, Fran-cesco, Gentian, Pietro, Clarissa, Ludovica,Ana, Achraf, Rosa, Giacomo, Andrea, Glo-ria, Michael, Andrea, Dario, Kevin, Ales-

sia, Francesco.

Docenti tutor: CosettaCheccarelli, IdaPao-

la Faloia. Dirigente scolastico Giovanni Pa-

ce.

LARIFLESSIONE

Imonumentiraccontano...Eroi e ideali

Page 9: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Mafia e illegalità gameover!Legiovani generazioni si ribellanoal crimine.Daprotagoniste

STOP PIZZO, stop ricatti, stopomertà! La vittoria sulla mafia èfinalmente un dato di fatto.L’Italia è libera di gridare vittoriasull’enorme polipo, sulla piovrache da secoli tiene in ostaggio laSicilia, quel meraviglioso paradi-so troppe volte trasformato in in-ferno.Questa notte le forze dell’ordinehanno catturato gli ultimi treboss mafiosi, facendo irruzionenel covo di Palermo, in pieno cen-tro: via Libertà, che ospitava l’as-semblea assassina, facendo, così,piazza pulita di tutte le nefandez-ze di cui si erano macchiati.Non se la caveranno per mancan-za di prove: le prove esistono e so-no schiaccianti. Arresti in tuttaItalia, al Sud stroncato grandetraffico di droga: 40 fermi; al cen-tro 20 per licenze edilizie firmateda funzionari comunali corrotti;alNord altri 30 per traffico di pro-stitute. Si contano piùdi cento cri-minali tra uomini d’onore, pic-ciotti e semplici cittadini che peranni hanno alimentato Cosa No-stra in silenzio e omertà. I colpe-

voli, ancora liberi, si arrendonoall’evidenza: non sono mai statiuomini d’onore, nonostante si fos-sero sempre considerati tali, masolo uomini senza dignità che nu-trivano il mostro diffondendo pa-ura e terrore. Ma il merito dellagrande vittoria non va solo alleforze dell’ordine che hanno agito

questa notte: grandi colpi allama-fia sono stati sferrati anchedaCar-lo Alberto Dalla Chiesa, Giovan-ni Falcone e Paolo Borsellino, ol-tre che da decine di altri giudiciitaliani, eroi che hanno sacrifica-to la vita per proteggere la patria eper permetterle di dormire sonnitranquilli, che hanno contribuito

ad abbattere l’assedio che duravada più di un secolo, liberandoladalle catene che l’hanno intrappo-lata nell’oscurità senza luce delcrimine...ma finalmente luce fu!Una battaglia dura ed estenuantecombattuta, però, anche da tutticoloro che sono riusciti a dire noalla corruzione, a chi si è rifiutatodi pagare il pizzo, a chi non tolle-rava più compromessi e illegalità,a chi non voleva più assistere, im-potenti, ad attentati e a stragi. Ilmuro di omertà costruito da CosaNostra è stato demolito.D’ora in poi le nuove generazioniconosceranno Cosa Nostra solonei libri di testo.Cari signori e signore, ragazzi e ra-gazze, bambini e bambine, uscitein strada alla luce del sole, forma-te una folla, ringraziate il Signore,onorate imorti: nulla può più fer-marvi, perché finché si starà unitil’ unico, grande, imbattibile“eroe” saremo noi! Noi sappiamorialzarci quando cadiamo, asciu-garci le lacrime quando piangia-mo e abbracciarci nella gioia e neldolore...questo è un momento digioia.

IL TRIONFO DELLA LEGALITÀ e il valoredellamemoria: questi i temi del concorso «Ilmon-do che vorrei» a cui hanno partecipato, nello scor-so maggio, alcune classi terze della nostra scuolaguidate dal professore di Educazione Artistica,ClaudioNicoli e dalle insegnanti di Lettere, per te-stimoniare con convinzione il nostro «no» allama-fia. Ogni classe si è impegnata nella realizzazionedi lenzuola dipinte affiancate da slogan capaci diarrivare diritti ai cuori.Non dimenticheremo mai la straordinaria espe-rienza di un lavoro di gruppo che ci ha portato araggiungere quei risultati che tanto speravamo diottenere; infatti la nostra scuola, insieme ad altredue in tutta l’ Umbria, vincendo il concorso, si èguadagnata la presenza simbolica sulla “Nave del-

la Legalità”, in un viaggio da Napoli a Palermo,attraverso quattro nostri compagni, che hannoespresso la solidarietà di tutti i giovani umbri allalotta contro la piovra... «loro c’erano e noi con lo-ro!».

UN TRAGUARDO importante per la nostrascuola, a cuimiravamoda almenodue anni, che hareso fieri tutti noi, gli insegnanti e il preside; unatappa in più, dopo l’incontro, avvenuto tre anni fa,di tutti noi studenti con la professoressa Falcone,sorella del giudice vittima della mafia, ucciso conla sua scorta nell’attentato di Capaci.Una bella soddisfazione, ma soprattutto una gran-de lezione di vita, che lascerà il segno in ciascunodi noi.

ESPERIENZA SUL CAMPOABORDODELLANAVEDELLA LEGALITA’: CRONACADI UNAGIORNATA

DaNapoli aPalermocontro i soprusi

MOSTRO La piovra che tutto inghiotte eminaccia

LAREDAZIONE

LA MAFIA, quel mostroimbattibile, cruento, sangui-nario, assassino, con il suogiro d’affari ampio e disone-sto non esiste più. Nientepiù spaccio di stupefacenti,ricatti, pizzo, traffico di esse-ri umani, prostituzione, ap-palti corrotti. Stop alla cri-minalità organizzata,stop al-le pallottole vaganti, stop alriciclaggio di denaro spor-co...finalmente bambini li-beri di giocare in strada, ra-gazzi dal viso pulito, madrie padri fiduciosi nella giusti-zia e nello Stato. Niente piùsoldi utilizzati per combat-tereCosaNostra. E oggi gio-vani provenienti da ogniparte d’Italia hanno riempi-to la terra di Sicilia per fe-steggiare la fine della prepo-tenza mafiosa. Giovani chesorridono e tengono le brac-cia aperte verso il cielo.Que-sti giovani manifestano confermezza la loro gioia perun sogno che si è finalmen-te realizzato: la testa veleno-sadella piovra è statamozza-ta...e vorremmo che tuttociò fosse realtà, vorremmotutti poter leggere un gior-no molto vicino il riscattodi tanti uomini perbene chehanno sacrificato se stessinella lotta contro “CosaNo-stra”. La strada è lunga masi arriverà in fondo, lentiinesorabili sono i successidello Stato, non ultimi i cin-que ergastoli per i responsa-bili della morte del piccoloGiuseppe di Matteo, uccisoe sciolto nell’ acido quindi-ci anni fa. Ma importante èanche l’ aiuto di noi giova-ni, di tutti i giovani non so-lo siciliani, che non hannopiù paura di dire no alla Cu-pola.

Scuolamedia

MazziniMagione

PROTAGONISTI I giovaniredattori a bordo della «Legalità»

LA PAGINA è stata realizzata dalla reda-zione del giornalino scolastico la Zzurla:Michela Mariuccini, Sara Cesarini, Beatri-ceMinelli, Giulia Locchi, Maria Dorillo, Sa-ra Filugelli, Giulia Poggioni, Alessia Fer-

retti, Lorenzo Rossi, Michele Versiglioni,Alice Gargagli, Sara Tortoioli, Marta Fu-manti, Marta Mallamace, Matilde Faraghi-ni, Gabriel Magnini, Sophia Mencarelli,MatteoTrottolini, ChiaraCeci, LorenzoBa-

lucani, Lorenzo Locco, coordinati dalle

professoresse Lorena Beneduce e Elisa

Pietropaoli, il dirigente scolastico è Giu-

seppe Materia.

LARIFLESSIONE

Viviamounsogno...Sarà realtà?

Page 10: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Ecco suamaestà lo zafferanoL’«orogiallo»èunprodotto chehaun forte impatto sul territorio

CASCIA è una piccola cittadinaabitata soprattutto da agricoltori,commercianti e artigiani, non cisono industrie,ma ciònon signifi-ca che non abbia delle ricchezze.Conosciuta come la città di SantaRita vanta dunque una ricca tradi-zione spirituale, storica, artisticaed anche gastronomica; infatti daundici anni è la protagonista diun importantissimo evento intera-mente dedicato allo zafferano.Anche nell’anno appena trascor-so, dal 29 ottobre al 1 novembre siè svolta la «Mostra Mercato delloZaffarame di Cascia» che in que-sta XI edizione ha fatto registrareun boom di visitatori: le stimeparlano di circa 3500 personegiunte a Cascia per assaporare lapreziosa spezia. La produzione dizafferano a Cascia è antichissima,vi sono infatti testimonianze giànel XIV secolo, ma l’idea di pro-muovere questa spezia risale allafine degli anni ’90 con la ripresadella produzione da parte di alcu-ne aziende agricole che poi hannodato vita all’ Associazione «Zaffe-rano di Cascia - Zafferano purissi-mo dell’Umbria», proprio per di-

fendere la tipicità di questo pro-dotto. Lo zafferano ha bisogno dimolto tempo in ogni fase dellasua produzione e richiede ungrande lavoro manuale: per otte-nere un grammo di zafferano oc-corrono circa 200 fiori, ecco per-chè il suo prezzo è come quellodell’oro!

Vi chiederete sicuramente comefacciamo ad avere tutte queste in-formazioni sullo zafferano! Sem-plice.. anche noi ci siamo tuffatiin questo mondo! Siamo andatitutti a studiare, a raccogliere e amangiare lo zafferano grazie alladisponibilità di alcune personeche ci hannopermesso di fare que-

sta esperienza: il dottor Porenache ci ha accolto all’Archivio Sto-ricodelComune aiutandoci a rico-struire la storia dello zafferano diCascia attraverso antichissimima-noscritti e le signore Silvana eGel-trude che nella loro azienda agri-cola ci hanno mostrato ed inse-gnato tutte le fasi della lavorazio-ne di questo fiore. Abbiamo cosìavuto l’opportunità di realizzareun lavoro che è stato esposto allaMostra-Mercato in uno standcompletamente gestito da noi ra-gazzi della primamedia di Cascia.Inoltre insieme alle nostre mam-me abbiamo preparato dolci allozafferano che abbiamo offerto aivisitatori.Grazie a questa esperienza abbia-mo capito quanto sia importantela produzione dello zafferano perla nostra cittadina e con certezzapossiamo dire che lo zafferano èuna grande ricchezza che affasci-na non solo noi abitanti, ma an-che i turisti. Per questo motivonoi ragazzi ci impegneremo per-chè questa tradizione non si per-da nel tempo e cercheremo di ga-rantire a questo fiore il successoche ha oggi.

AD OTTOBRE abbiamo fatto un’uscita didatticaaCivita diCascia per avere delle notizie sullo zaffe-rano. Ci hanno accolto nella loro azienda agricolaSilvana e Geltrude che, molto cordialmente, cihanno dato informazioni su questo prezioso fioreedhanno soddisfatto la nostra curiosità permetten-doci di realizzare l’intervista.

Signora Silvana, come e quando le è nata lapassione per lo zafferano?

«Nel 1999 è partita un’iniziativa della Provinciaper reintrodurre la coltivazione di prodotti di nic-chia, quali lo zafferano. Con l’aiuto del Comune egrazie alla condivisionedi idee e di sogni con il dot-torPorena che in archivio aveva trovato antichi do-cumenti riguardanti lo zafferano, ho aderito al pro-getto».

Perchè le piace coltivare lo zafferano?«Lo zafferano è un innamorato che dà appunta-

mento nelle fredde mattine d’ottobre; trovare ilcampo pieno di fiori è una gioia immensa ed è bel-lo chinarsi a raccoglierli. Oggi non conosciamopiù il senso del chinarsi sulla terra, ma è questo ungesto di grande umiltà che porta ricchezza. Lo zaf-ferano poi è unamagia: cambia il suo colore se im-merso nell’acqua e il suo fiore contrasta con il pae-saggio invernale in cui fiorisce».

E’ impegnativo coltivare lo zafferano?«Nonè complicato,ma richiede tenacia e fatica fisi-ca durante la semina, nelle calde giornate d’agosto,e durante la raccolta con tempi molto serrati pernon deteriorarne il fiore».

Avrebbe mai immaginato da bambina di di-ventare coltivatrice di zafferano?

«No. Sononata e cresciuta aRoma.Avevo altri pro-getti,ma ho sempre avuto un amore profondo e ungrande rispetto per la terra. Non ho rimpianti».

L’INTERVISTA LA STORIA DI SILVANA EGELTRUDE: COLTIVATRICI PER PASSIONE

«E’unamagia, il fiore cambia colore... »

REPORTER IN ERBA Gli studenti delle classi I A e I B

LAREDAZIONE

LA NOSTRA avventura al-la scoperta dello zafferano èiniziata all’archivio storicodel Comune di Cascia, dovesono custoditi diversimano-scritti che testimoniano co-me tra il XIV e il XVI seco-loCascia fosse un centro im-portantissimo nella produ-zione e nel commercio dellapreziosa spezia. E’ probabi-le che l’economia del liberoComune di Cascia traessenotevoli guadagni dal com-mercio della spezia, tantoche nella XII rubrica delloStatuto del 1384 vengonoelencate le sanzioni da paga-re in caso di danneggiamen-to delle coltivazioni.Un’altra testimonianza im-portante è del XVI secolo:Cascia fa ormai parte delloStato Pontificio e intorno al1540 riceve la visita del fun-zionario apostolico Cipria-no Piccolpasso il quale scri-venella sua relazione al pon-tefice Pio IV che i cascianitraggono molto guadagnodal commercio dello «zaffo-rame». La relazione di Pic-colpasso è però unodegli ul-timidocumenti in cui si par-la di zafferano a Cascia; in-fatti senza un preciso moti-vo questa spezia non vienepiù menzionata in nessundocumento ed in nessun te-sto. La più accreditata delleipotesi è quella che riguardal’utilizzo dello zafferano co-me correttore di sapori perquei prodotti che tendeva-no a deteriorarsi facilmen-te. E’ probabile che con l’ar-rivo dalle Americhe di nuo-vi alimenti a più lunga con-servazione si modificò ilmododimangiaredella gen-te e non vi fu più una gran-de richiesta di zafferano.

Scuolamedia

BeatoSimoneCascia

ORO GIALLO

Lo zafferano: storia e business

Angelini Jacopo, Aramini Nicolas, BigottiGiulio, Colasanti Emma, Del Marro Agne-se, Demofonti Alessandro, Di CrescenzioKristina, Di Porzio Alessia, Flammini Eli-sa, Giacomini Azzurra, Islami Destan, Na-

varro Leon Kevin, Pascucci Armando, Pet-taccio Giulia, Rasi Laura, Recchi Gioele,Serban JanutGabriel, SoniPintu, Benedet-ti Francesca, Cherubini Martina, ChiarettiFabrizio, DelMarroAndrea, Di CurzioMat-

teo,Di Pasquale Lucrezia, Giulivi Elias, Ka-drii Ilzana, LoretucciManuel,MarrazzoSa-ra, Miarelli Rita, Moretti Natalia, PiconiMoreno, Santini Serena, Sciattella Ales-sio, Simoni Valerio, Veliji Arb.

ILPUNTO

LastoriaUnagiornatainarchivio

Page 11: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

1944: quella bomba sul cuoreAmelia ricordaancora la tragicagiornatadi sangueedistruzione

IL GIORNO 25 gennaio tutti glianni ad Amelia, nella nostra pic-cola città, si ricorda l’anniversariodel bombardamento che è avvenu-to proprio in questo giorno del1944 durante la seconda guerramondiale. Sembrava una giornatacome le altre, ogni tanto si sentiva-no gli aerei passare, il popolo ame-rino si era ormai abituato, general-mente non avveniva niente di gra-ve.I bambini erano andati normal-mente a scuola. Qualcuno di loroquel giorno era assente e più tardiscoprì che era stata una fortuna. Ametà mattinata, verso le ore10.00, dopo il passaggio a bassaquota di alcuni aerei caccia B29delle truppe anglo-americane, siudì un boato assordante, tuttiuscirono dalle loro case per vede-re cosa fosse accaduto.

ARRIVATI sul posto si trovaro-nodavanti una scena agghiaccian-te. La chiesa di Santa Elisabetta el’annessa scuola femminile dellemaestre Pie Venerini, erano statebombardate; la chiesa quasi scom-parsa, macerie ovunque, personeurlanti e ferite, genitori in lacri-

me che cercavano le loro bambinetra le rovine e tanta polvere.Il bilancio della tragedia fu di di-ciassette morti: dodici alunne,che non avendo ascoltato l’ordinedelle suore di recarsi nella legnaiasi erano dirette all’esterno, presedal panico, proprio nell’attimo incui la bomba era caduta nell’atriodella scuola, la direttrice JoleOrsi-ni a cui oggi è dedicata la scuolaprimaria successivamente costrui-ta, un operaio e tre suore.Ma perché gli alleati avevanosganciato la bomba? Era stato untragico errore: quel giorno i solda-

ti americani avevano intenzionedi bombardare il ponte “Grande”che fungeva da collegamento coni paesini circostanti e soprattuttoera posto sulla strada per Orvieto,importante tramite per il traspor-to delle armi dei tedeschi che sistavano ritirando verso il norddella penisola.E invece la bomba letale era anda-ta a colpire nel cuore due edificisimbolo della città.Ancora oggi i testimoni viventiraccontano a noi giovani con sgo-mento che quando sentono il ru-more di un aereo hanno paura e si

commuovono ripensando all’atti-mo in cui hanno perso le personea loro care.Domani come tutti gli anni, la rie-vocazionedel bombardamento av-verrà con una fiaccolata pubblicapreceduta dal suono di una sirenae da una celebrazione liturgicanella chiesa di Santa Lucia, rico-struita sulle rovine dell’edificioprecedente.Per noi è molto importante chevenga ricordato questo avveni-mento per non dimenticare unatragedia che rimarrà scritta persempre nella storia della nostracittà e nei cuori dei suoi abitanti.

IL 27 GENNAIO 1945, gli americani e i sovie-tici liberarono gli ebrei rinchiusi nel campo diconcentramento diAuschwitz; quest’anno si ce-lebra il 67˚ anniversario di questo evento, inquesti giorni molti paesi europei ricordano tut-te le persone innocenti, morte a causa della per-secuzione inflitta da Hitler. I campi di concen-tramento non ghettizzavano solo gli ebrei, maanche gli zingari, le persone di colore, gli omo-sessuali, i disabili. Questi campi si trovavano invarie zoned’Europa; in Italia,Mussolini fece re-alizzare dei campi di lavoro, ma esisteva ancheun campo di smistamento-sterminio a Trieste.

I RAGAZZI della 3˚B sono andati, in occasio-ne dei 150 anni dall’unità d’Italia,nella primacapitale: Torino. In questamagnifica città han-

no potuto visitare lamole Antonelliana,edifica-ta inizialmente come luogo di culto per gliebrei (il governoCavour sanciva la libertà di re-ligione). Hanno visto anche la “Torre Litto-ria”da cuiMussolini ha fatto il discorso sulla di-scriminazione ebrea: un passo indietro sul ri-spetto dei diritti umani.

IL RICORDO dello sterminio scuote le nostrecoscienze perché ci rendiamo conto di esserequello che siamo per quello che siamo stati.Questo è l’obiettivo dello studio della storia.Ma il ricordo da solo non può bastare se noncapiamo che la memoria non è soltanto ciò cheè accaduto, ma anche ciò che accade oggi: sape-te perché?Perché la storia siamo noi.

LA STORIAGLI STUDENTI VISITANO I LUOGHI DELLAMEMORIA E RIFLETTONO...

Nei campi di sterminio per non dimenticare

I REPORTER

Un po’giornalisti unpo’ appassionatidi storia

LAREDAZIONE

GRAZIE al concorso regio-nale «LePietre dellaMemo-ria», ci siamomessi a contat-to diretto con lamemoria ditestimoni che in prima per-sona hanno vissuto le tragi-che esperienze delle Guerree del bombardamento allescuole Pie Venerini dellanostra città. Abbiamo quin-di intervistato alcuni nostrinonni che ci hanno riporta-to indietro nel tempo facen-doci rivivere le loro emozio-ni.Cosa ricorda del giorno delbombardamento di Ame-lia?«Tornai dal lavoro la matti-na presto. Vivevo nel palaz-zo di fronte alla scuola ele-mentare delle Maestre PieVenerini. D’improvvisosentii come un tuono e misvegliai. Affacciandomi dal-la finestra mi accorsi che lachiesa di S.Lucia era crolla-ta e, insieme a lei, anche lascuola elementare. Ero pre-occupato, poiché lì dentroc’era anche la figlia di miasorella. Corsi giù in piazza.Cercai tra lemacerie e la tro-vai ferita e di corsa la portaiin ospedale. L’impressionefu terribile. Il ricordo inde-lebile». (Arsenio Mucca)«Ritornavo dalla scuola diCroce d’Alvo dove insegna-vo nel fiore dei miei 20 an-ni. All’improvviso il rombodegli aerei, uscii in strada eli vidi carichi di bombe.Non feci in tempo a rientra-re che le sganciarono; la ter-ra tremava sotto i piedi e ri-suonarono boati e grida.Miamadremi venne incon-tro e ci dirigemmo verso ca-sa. La chiesa di S.Lucia nonc’era più, così come la scuo-la». (Maria Luisa Chieruz-zi)

Scuolamedia

VeraAmelia

LA LAPIDE In onore dei cadutidella guerra

LA SEGUENTE PAGINA è stata realizzatadagli studenti della scuola media «Augu-sto Vera»diAmelia. Hanno partecipato al-la stesura dei pezzi i ragazzi delle classiIII B e III D coordinati dall’insegnante tu-

tor Carla Egizi. La scuola è diretta dallapreside Graziella Cacafave.La scuola ha partecipato a tutte le edizionidel campionato di giornalismo. Le foto so-no state prodotte dagli studenti. Un grup-

po di loro ha visitato, durante un viaggio

didattico, la prima capitale d’Italia, Tori-

no, alla ricerca di alcuni monumenti sim-

bolo della loro inchiesta.

TESTIMONIANZE

«Il rombodegli aerei...Poi lamorte»

Page 12: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 6 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Daria,manager della ceramicaLaRubboli fu tra le primedonne imprenditrici e ‘maestra del terzo fuoco’

ALLA DONNA è sempre statoriconosciuto un ruolo secondariorispetto all’uomo nel lavoro, nellastoria, nella letteratura, nell’arte enella cultura in genere. A causadellamentalità dell’epoca passata,non è stato facile al gentil sessomostrare il proprio valore. Ora,nel III millennio, finalmente, siammette il merito del suo operatoe non c’è luogo dove non emerga-no o non siano emerse grandi per-sonalità femminili. Noi alunni,mentre facevamo una ricerca perun concorso, che aveva come pro-tagonista la donnanel nostro terri-torio, ne abbiamo scoperte dueche ci sono parse particolarmenteinteressanti:DariaRubboli eCin-zia Allegrucci.Daria Rubboli, caso quasi unicodi imprenditrice di fine Ottocen-to in Umbria ed immagine delladonna lavoratrice in un periodoin cui il lavoro femminile era som-merso e socialmente invisibile, ciha colpito per le sue doti artisti-che e per sua energia.Daria nasce nel 1852, nelmomen-

to più intenso della costruzionedello Stato italiano. Quando gliItaliani festeggiano Roma capita-le d’Italia, incontra a Fabriano,suo luogo nativo, Paolo Rubboli,che sposa e con il quale ha tre fi-gli. Paolo la coinvolge nel suo la-voro di ceramista e la fa partecipedei suoi segreti nell’arte della ma-

iolica a lustro. Insieme danno vitaad un’impresa di ceramica aGual-do Tadino, dove si trasferiscononel 1878. Dopo lamorte delmari-to, avvenuta improvvisamentenel 1890, l’ unica preoccupazionedi Daria è la crescita dei figli edell’opificio. Inizia così l’ attivitàdell’imprenditrice donna in un

momento storico che vedeva la fi-gura femminile sottomessa e rele-gata alle pareti domestiche. Altempo della Grande Guerra vienecostruita la ditta Daria Rubboli efigli con il suo nome scritto peresteso come riconoscimento alsuo importante ruolo imprendito-riale. Daria muore nel dicembredel 1929. I suoi concittadini volle-ro che nei manifesti fosse scritto:«Daria Rubboli, maestra del terzofuoco».La famiglia Rubboli le deve tuttoe così la nostra città perché ha per-messo la sopravvivenza di tecni-che straordinarie nella decorazio-ne a riverbero che hanno cambia-to il destino ceramico di un paese.Il segreto del colore iridato deiRubboli è stato tramandatodama-dre a figli e nipoti; ora è custoditoda Maurizio Tittarelli Rubboli,pronipote di Daria, il quale ci hadetto che è in corso di allestimen-to il museo Fondazione Rubbolie che alcune opere della sua fami-glia sono esposte al Louvre a testi-monianza della ceramica iridataitaliana.

L’INTERVISTA IL PROFESSORMAURIZIO TITTARELLI RUBBOLI CI PARLADELLABISNONNA

«Peranni tennenascosta la sua identità»PER CONOSCERE meglio la figura di Daria ab-biamo incontrato il pronipote, il professor Mauri-zio Tittarelli Rubboli. Attraverso i suoi racconti,ci siamo «immersi» nella storia umana e professio-nale di questa donna eccezionale. Ecco alcuni pas-si della nostra intervista.

«Chi è Daria Rubboli»?«Daria è unodi quei piccoli,ma grandissimi perso-naggi che rimangono un po’ nell’ombra, comequelle figure nei quadri del Seicento che fannosempre da sottofondo ai più grandi. E’, però, unpersonaggio importantissimo per Gualdo Tadinoperché ha portato avanti la tradizione della cerami-ca iridata».

Quando iniziò il ruolo di imprenditrice dellasua bisnonna?

«Dopo lamorte delmarito; però conservò quasi na-scosta la sua identità, anche quando, nel 1899, vin-se un premio importantissimo, la medaglia d’oroper la ceramica iridata all’Esposizione di Perugia.Nella pergamena del suo diploma c’è scritto il no-meDario con aggiunto un segnettino a penna. Evi-dentemente la Commissione, resasi conto che ilvincitore era una donna, aveva trasformato il no-me in Daria».

Comemainonsi firmavamai con il suonomeper esteso?

«Quelli di Daria erano momenti difficili per unadonna, non c’era nessun sentore di emancipazio-ne.All’inizio della sua attività, aveva tenuto l’ iden-tità nascosta perché essere donna nel suo periodopoteva risultare scomodoper portare avanti un’im-prenditoria».

REPORTER Gli studenti della Storelli sulle orme delle grandi donne

LAREDAZIONE

IL 15 GENNAIO il Comu-neha assegnato alla sua con-cittadina, Cinzia Allegruc-ci, il premio «Beato Ange-lo» comeprestigioso ricono-scimento al suo lavoro svol-to nell’ambito della ricercascientifica. Cinzia è nata aGualdoTadino e si è laurea-ta aPerugia in chimica e tec-nologie farmaceutiche. Do-po il dottorato di ricerca, halavorato in Spagna, in Sve-zia e negli USA. Nel 2007 èentrata a far parte dell’Istitu-to di genetica dell’Universi-tà diNottingham, in Inghil-terra, dove nel 2009 ha avu-to l’incarico di docente pres-so la facoltà di medicina escienze della salute. Alle-grucci, specializzata in bio-logia cellulare e geneticamolecolare, insieme al suoteam di ricercatori, ha sco-perto una modalità di tra-sformazione delle cellulecancerogene maligne in be-nigne, bloccandone la diffu-sione nell’organismo. Que-sta importante intuizionedà una speranza di vita aimalati di cancro. L’approc-cio rivoluzionario funzionautilizzando proteine estrat-te dalla salamandra. Nel100% dei test, eseguiti suglianimali, l’iniezione di que-ste proteine blocca lo svilup-po del tumore e il suo dif-fondersi.Questa ricerca por-terà a nuovi trattamenti an-ticancro con tecniche di ri-programmazione cellulare.Esprimiamo con orgogliotutto l’apprezzamento e lagratitudine a questa giova-ne ricercatrice gualdeseche, a soli 42 anni, ha già la-sciato un’impronta signifi-cativa ed è esempio di deter-minazione, intraprendenzae capacità di raggiungimen-to degli obiettivi.

ScuolamediaScuolamedia

StorelliStorelliGualdo TadinoGualdo Tadino

ATTESTATO

Il diploma della Rubboli

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidelle classi prime e seconde: Cossa Ales-sandra (I A), Chiocci Melissa, Mariotti Lu-ca,Minelli Gabriele, PasseriMatteo, Santi-nelli Alessandro ( I B), Diallo Bilghissou,

RudnytskaVioleta, ScassellatiMichele, Si-liberto Giulia, Toteri Marco (I F), CencettiAsia, Cioccoloni Leonardo, Fortini Giulia,Frillici Beatrice, Ibrahim Angelo, LlullaElion,Mancini Gabriele, Ricci Sara, Rondo-

ni Nicola, Sborzacchi Sara, Zeni Antonio (IIA), Ascani Anna, Marcacci Alisia (II B), co-ordinati dalle professoresse Ascani Na-dia, Guerra Rosanna, Mariani Giuliana. Ladirigente scolastica è Maria Marinangeli.

ILCERVELLO

Cinzia:la scienziataanticancro

Page 13: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••7CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

L’ uomo?Uneterno«viator»Il viaggioèunacomponente fondamentaledel nostroDna

FIN DAGLI ALBORI l’umani-tà ha solcato ogni via di comunica-zione esistente per diversi motivi.Anche l’arte si è impossessata delviaggio, divenuto metaforadell’esistenza e della curiositàumane. Il simbolo più amato e ri-preso dai poeti di tutte le epoche èsenz’altro Ulisse, che viaggiavaper una maledizione che lo spin-geva lontano dalla sua terra ed eb-be così l’occasione di viveremolteesperienze avventurose e conosce-re tante persone. Nel Medioevonon erano soltanto i pellegrini arischiare la vita per giungere interre lontane e acquistare la salvez-za dell’anima; Marco Polo, adesempio, compì un tragitto lun-ghissimo fino ad arrivare in Cinae quindi scoprire una civiltà pro-spera ed affascinante con cui strin-gere relazioni commerciali.Nell’etàmoderna il viaggio si con-notò di un forte significato econo-mico: infatti la “scoperta”dell’America da parte di Cristofo-roColomboportò all’Europamol-ti vantaggi economici, grazie alle

numerose risorse che il Paese cu-stodiva, ma causò anche allo ster-minio di intere popolazioni indi-gene.

QUESTA MENTALITÀ ag-gressiva si sviluppò nei secoli finoa giungere alla spartizione di inte-ri continenti da parte degli Stati

colonialisti. Fortunatamentec’era anche chi viaggiava spintoda nobili impulsi: esploratori, na-turalisti, antropologi inauguraro-no tragitti inesplorati innomedel-la scienza. Anche la cultura forni-va un’importante motivazione:nel XIX secolo si intensificaronoi grand tour da parte di intellettua-

li che, comeGoethe, valicavano leAlpi lasciando le loro fredde terrealla scoperta delle bellezze stori-co-artistico-naturalistichedell’Ita-lia. Erano viaggi dal sapore ro-mantico e dai ritmi molto lentiche permettevano a chi li compi-va di “respirare” i luoghi che visi-tava.

OGGI INVECE si viaggia diver-samente: le nostre vite affannatepermettono esperienze alla “mor-di e fuggi”, rapide e unpo’ superfi-ciali, che lasciano unmare di scat-ti fotografici ma, forse, pocheemozioni profonde e durevoli. Pe-rò, nonostante questo, l’uomocontinua a viaggiare per aprire lamente e conoscere modi di vive-re, realtà e persone diverse e potercosì riflettere su pregiudizi e stere-otipi errati. Infatti, solo attraversol’esperienza diretta di ciò che si ri-tiene lontano da sè, si può apprez-zare la diversità etnica comepatri-monio comune a tutta l’umanità.Viaggiare rende più tolleranti ematuri perché accresce l’autono-mia e la libertà intellettuale.

L’ENSAMBLE di musica medievale di Bevagnaè da tempo una realtà prestigiosa. Nato nel 1992dall’idea del professore e musicista Filippo Salem-mi, è composto da un affiatato gruppo di alunnidella scuola del nostro Istituto, accomunati dallastessa passione: la musica e il canto. Le nostre esi-bizioni, dirette dallo stesso maestro Filippo, sonosempre accolte da consensi e riconoscimenti signi-ficativi perché offronouno spettacolo appassionan-te che riporta indietro nel tempo fino alMedioevo.L’anno scorso abbiamopartecipato al concorso na-zionale «Insieme per suonare, cantare, danzare2011», a Verbania, vincendo la competizione. Tut-te le esperienze che abbiamo avutomodo di fare intante città d’Italia ci hanno offerto la possibilità diconoscere luoghi e persone diverse e di vivere mo-menti indimenticabili insieme ai nostri amici. Ab-biamo posto alcune domande al maestro Salemmi.

Che soddisfazione le ha fatto, vincere a Verbanial’anno scorso?E’ stato veramente un bel successo euna grande soddisfazione per la scuola, per i ragaz-zi e ancheperme, comedirettore. Abbiamoottenu-to il primo premio con un punteggio di 100/100 euna borsa di studio. E’ un importante riconosci-mento per il grande lavoro fatto in questi anni euna spinta a proseguire su questa strada.E questo anno? Spero che si potrà realizzareun’esperienza a Santiago de Compostela, dove ter-remo un concerto nell’auditorium dell’Universitàed eseguiremo, in particolare, alcuni brani estrattidal «Llivre Vermell», un testo musicale di originespagnola contenente brani medievali che fanno ri-ferimenti specifici al pellegrinaggio a Santiago. So-no certo che potrà essere una bella esperienza pertutti. Cosa può dare la musica all’umanità in gene-rale e soprattutto ai giovani? Può, in un certo sen-so, far viaggiare, aprendo le menti?

L’ESPERIENZAGLI STUDENTI IN TRASFERTA A VERBANIA PERUN’ESIBIZIONE CANORA

Musica senzaconfini e amenteaperta

Si’ VIAGGIARE Ora va di moda il «mordi e fuggi»

LAREDAZIONE

RISPARMIARE è la paro-la d’ordine in questo ango-sciante tempo di crisi, incui si devono evitare speseinutili e perciò le scelte sifanno più attente. Secondonoi viaggiare è un’ottimaesperienza formativa per igiovani. I genitori dovrebbe-ro considerare il viaggio co-me uno strumento che po-trà servire ai figli quando sitroveranno alla ricerca diun lavoro. Per questo moti-vo è importante sfruttare leopportunità che offre oggila scuola, come le vacanze-studio, il progetto Leonar-do, che prevede stages gra-tuiti all’estero, gli scambiculturali e così via. Infine,ci sono comportamenti daseguire per evitare salassi:per prima cosa documenta-tevi bene sulla vostra desti-nazione, progettando un iti-nerario di visita prima dipartire: internet offre unmare di informazioni, dallepiù semplici a quelle più ap-profondite. Per rendere si-gnificativa l’esperienza, in-serite nella lista un museo,come pure edifici di valorestorico-artistico. Non è ne-cessario che viaggiate in topclass: oggi si può risparmia-remolto con voli “low cost”e strutture come ostelli obed&breakfast sono di soli-to confortevoli. Una voltalì, trovate il tempo per fer-marvi a respirare l’atmosfe-ra: seduti su una panchina,concentratevi ed osservatele persone, il loro modo dimuoversi e di relazionarsi,per cogliere informazioniinteressanti. Soprattutto,sforzatevi di parlare il piùpossibile per esercitare lalingua: è l’esercizio miglio-re!

ScuolamediaScuolamedia

TrabalzaTrabalzaBevagnaBevagna

ENSAMBLE L’esultanzaper la vittoria a Verbania

QUESTA PAGINA è stata realizzata dagli

alunni delle classi III A e III B della scuola

secondaria di primo grado di Bevagna, co-

ordinati dalla professoressa Antonella

Rossiello, che ha poi indirizzato il lavoro

degli studenti. Il dirigente scolastico

dell’Istituto Comprensivo «UgoMarini», è

la dottoressa Mirella Palmucci.

La scuolamedia Trabalza ha partecipato atutte le edizioni del campionato di giornali-smo. A corredo dell’inchiesta ha prodottouna foto e una vignetta realizzata dai ra-gazzi.

ILPUNTO

Vademecumper vacanzerisparmiose

Page 14: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Occhio al prepotente delwebIl fenomenoè inaumentoeadessocompareanche il cyberbullo

SOLOIERI il bullo umiliava e in-timidiva i nostri coetanei nei cor-ridoi delle scuole e tutti ormai loconoscevano e sapevano come af-frontarlo. Pochi però sanno cheoggi il bullismo ha subito una ve-ra e propria trasformazione.Lenuove tecnologie ci hanno regala-to un diverso modo di parteciparee di socializzare, tanto che siamochiamati «nativi digitali» proprioperché le padroneggiamo comeuna lingua madre. Siamo anchedefiniti «generazione sempre con-nessa» perché stiamo di continuodavanti ad un pc, usiamo cellulario smartphone. Così ci è sfuggitoche l’evolversi delle tecnologie na-scondeva dietro la sua facciata unlato oscuro: il cyberbullismo, ilbullismo informatico. Cyberbulloè chi si nasconde nelle comunitàvirtuali, nelle chat, nei forum, nel-la posta elettronica e naturalmen-te nei cellulari. Mette su YouTu-be video imbarazzanti, bombardala vittima con sms volgari e mi-nacciosi, invia e-mail con insultie usa i social network per offende-

re. Il cyberbullismo è molto piùcrudele del bullismo: ci colpiscenella nostra intimità e ci fa senti-re impotenti perché non sappia-mo come difenderci. Il cyberbul-lo si cela, infatti, dietro l’anonima-to e colpisce all’improvviso, cosìla sua azione diventa ancora piùterribile per chi la subisce. Analiz-

zando questo fenomeno, abbiamoscoperto che molti di noi avevanogià subito cyber-prepotenze, masi erano tenuto nascosto tutto den-tro.

I RISULTATI della ricerca EuKids Online su 25.000 ragazzi in25 paesi europei, hanno evidenzia-

to che il 41% di loro aveva subitoun atto di cyberbullismo e il 12%ne aveva tratto un danno reale.Nella 12˚ Indagine nazionale sul-la condizione dell’infanzia edell’adolescenza di Telefono Az-zurro ed Eurispes (2011) è poiemerso che1/5 dei ragazzi intervi-stati erano stati calunniati con in-formazioni false sul proprio contoe il 15,4% aveva ricevuto messag-gi, foto o video offensivi e umi-lianti. Come abbiamo poi verifica-to dalla nostra esperienza, il22,3% delle vittime non parla connessuno, il 29,2% si confida conun amico che, però non sa dareconsigli utili, e solo il 10,1% sce-glie di parlare con un genitore.Quindi dobbiamo stare attentiquando cyber-comunichiamo e,se siamo cyber-aggrediti, non dob-biamo tenerci tutto dentro, maparlarne con una persona fidataperché anche un cyberbullo puòessere trovato, affrontato e denun-ciato: chi domina gli altri sarà pu-re forte, ma solo chi ha il coraggiodi combattere e non mollare è po-tente

INTERNET fa ormai parte della nostra vita, ma,come la ragnatela di un ragno, è allo stesso tempoaffascinante e pericoloso. Abbiamo chiesto così aldottor Piermarini, direttore della Forinicom,azienda umbra che opera nel settore delle teleco-municazioni, di aiutarci a non «cadere nella rete»dei cyberbulli.«Il web è una platea illimitata di spettatori che dan-no gloria al bullo e ridono della vittima. Non dove-te uniformarvi ad essere lo spettatore che avvallaun comportamento sbagliato, perché così lo rende-te più forte e più importante!», ci ha raccomandatoPiermarini.Come è possibile scovare il cyberbullo?Il dottor Marinangeli, responsabile dell’area Webci ha risposto che, quando ci connettiamo, lascia-

mo molte tracce, per esempio Facebook registratutto ciò che facciamo e crea un profilo di ognunodi noi. «Ogni utente ha un IP che lo identifica epermette di tracciare tutte le sue attività. Chi pren-de i nostri dati e li diffonde senza permesso com-mette un reato, così come fa chi scarica film o musi-ca. La Polizia Postale allora per mezzo di aziendecome la nostra, che hanno l’obbligo di salvare i da-ti dei propri clienti, risale al colpevole». Il dottorPiermarini ci ha anche detto che dobbiamo, però,imparare a difenderci da soli:«Non dovete fornirei vostri dati personali, né rispondere a messaggianonimi, né dare confidenza a persone sconosciu-te e, soprattutto, chiedete sempre aiuto agli adulti.L’importante — ha concluso — è fare scelte consa-pevoli e usare in modo responsabile e critico lenuove tecnologie».

L’INTERVISTAPARLANO I VERTICI DELLA FORINICOM, AZIENDA CHE OPERANELLE TELECOMUNICAZIONI

«LaPolizia postale sulle ormedel colpevole»

CYBERBULLISMO La violenza adesso corre anche su internet

LAREDAZIONE

QUANDO in classe abbia-mo aperto i depliant blu del-la Regione Umbria, ci è sem-brato veramente di non esse-re più soli con i nostri pro-blemi di internauti, cioè dinaviganti di Internet. Nellanostra classe le tecnologiesono state sempre delle ri-sorse a portata di mano, per-ché siamo una [email protected],cioè una classe che utilizzaquotidianamente le tecnolo-gie per l’apprendimento.Mentre però a scuola abbia-mo accanto i nostri professo-ri, che fanno di tutto per evi-tarci qualsiasi disavventuranel web, a casa ci troviamospesso da soli ad affrontarequesta «giungla» incantevo-le, ma anche pericolosa. Lanostra regione, perciò, insie-me all’Ufficio scolastico re-gionale, ci ha messo a dispo-sizione un ambiente virtua-le chiamato «Attenti Onli-ne» dove possiamo trovaretantissimi consigli su comeutilizzare senza pericoli In-ternet. Il sito ci è piaciutomolto perché è semplice,chiaro e allegro, anche se af-fronta argomenti seri e com-plessi. Ci sono vari link:uno ci aiuta a comprenderemeglio tutti quei terminiche ogni giorno incontria-mo nel web, uno ci aiuta anavigare in modo consape-vole, un altro ci spiega cos’èla privacy ed infine ce n’èuno anche dedicato ai no-stri genitori. Oltre a ciò cisono tante altre notizie inte-ressanti, che subito siamoandati a leggere, come «Ilweb a dieta» e «Noi non ab-bocchiamo!». Di cosa tratta-no? Venite anche voi a sco-prirlo su www.attentionline.it !

ScuolamediaScuolamedia

AntoniettiAntoniettiBastiaBastia

ESPERTO Il dottor Marinangelidella Forinicom

LA SEGUENTE PAGINA è stata realizzatadai ragazzi della III G: Apostolico Leonar-do, Aristei Francesco, Aristei Ylenia, Bevi-lacqua Marco, Bocciolini Valeria, BonacciErika, Busciantella Federico, Butu Tedy,

Canestri Nicola, Cerqueto Rita, ComottiRiccardo, Durante Riccardo, Frunza Sabi-na, Galoppini Alberto, Granocchia Lucia,LombardiMartina, Manuali Filippo, Mene-rella Mara, Morra Damiano, Parrini Auro-

ra,Quarta Agnese, Rosati Gabriele, Rosci-ni matteo, Rossi Nicholas, Sbraletta Gaia,Tizi Nicolò, Tomassini Aurora.Insegnante tutor Margherita Ventura; ilpreside è Lucio Raspa.

«ATTENTI ONLINE»

Unsitoutileper non caderenelle trappole

Page 15: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Ecco la«cittadellaenergetica»L’Istituto si è trasformato in un’isola ecologica rispettosadell’ambiente

NOI ALUNNI della classe II Bdella scuola di Pietralunga, abbia-mo deciso di parlarvi del nostropaese e di illustrarvi le sue fontidi energia alternative. Abbiamointervistato gli esperti del settoree il sindaco Ceci, raccogliendo in-formazioni e materiale per cono-scere i progetti inmerito, attuati efuturi. Il sindaco ci ha informatidi come per rispettare «Il patto disolidarietà» tra Comuni sia neces-sario ridurre le emissioni di CO2del 20% entro il 2020 e diminuireprogressivamente, partendo pro-prio dal riscaldamento degli edifi-ci comunali, l’utilizzo dei derivatidel petrolio, come il gasolio, fonteenergetica non rinnovabile e sem-pre più costosa.Nasce in questa ottica il progettodell’impianto fotovoltaico “la Cit-tadella energetica” per cui sonostati impiantati 384 pannelli foto-voltaici sul tetto della scuola e del-la palestra. Già sapevamo che lanostra scuola è ben esposta ai rag-gi solari, ora possiamo dire chequesto ci aiuta a risparmiare.Infatti il pannello fotovoltaico

converte l’energia solare in ener-gia elettrica, dandoun cospicuo ri-sparmio e producendo più ener-gia di quella utilizzata. I 280 pan-nelli sulla palestra sono montatisu delle strutture triangolari chegarantiscono un orientamento ot-timale. Per i 104 sul tetto dellascuola sono stati usati profilati.

Ogni pannello è composto da: sili-cio, vetro, metalli e componentielettrici. Circa il 95% del peso delpannello è composto da materiali“nobili” cioè riciclabili. Anche sedi fatto la produttività dei pannel-li ha una durata di almeno ventianni e sono composti damaterialinon dannosi per l’ambiente.

Il sindaco ci ha poi detto che il co-mune di Pietralunga è l’unico inUmbria a far parte dell’associazio-ne «Borghi autentici» e che esisto-no anche altri accordi tra vari Co-muni grazie a cui, entro la finedell’anno, potranno essere presen-tati altri progetti per ricevere fi-nanziamenti dall’Unione Euro-pea con ulteriori applicazioni del-le energie alternative.Inoltre, entro aprile, partirà la rac-colta differenziata porta a porta esiamo tutti invitati a prenderviparte attiva nell’aver cura di sepa-rare i nostri rifiuti. Perciò anchenoi ragazzi potremo avere un ruo-lonella riuscita del progetto.Dob-biamo tutti dare il nostro contri-buto e produrre meno rifiuti,riempiendo le bottiglie di plasticae vetro al nostro nuovodistributo-re d’acqua inaugurato a Dicem-bre.Tutti questi sono degli esempi dicome tutelare il nostro territorio,perché, oltre alle parole che vengo-no dette o scritte, quello che con-ta veramente sono anche i piccoligesti e la sensibilità nei confrontidel pianeta che abitiamo

DALLE RISORSE dell’energia «naturale» ai pro-dotti della terra: la nostra scuola offre un esempiodi produzione nostrale, davvero a km 0! Dal 2010,è attivo il progetto di un orto biologico, nato dallacreatività degli alunni della I media e della IV ele-mentare, intervistati da noi.Tutto iniziò dalla cu-riosità per l’agricolturamanifestata dagli alunni, af-fascinati dall’arte dei nostri nonni nel maneggiareattrezzi e coltivare la terra. Le insegnanti diederocosì vita al progetto «la scuola un orto da coltivare»con l’ausilio del Comune e della ComunitàMonta-na. I bambini cominciarono a dedicarsi al lavoro;muniti di attrezzi e stivali «con la testa sotto al solee le mani sulla terra» preparararono il terreno,piantando i primi semi. Mese dopo mese l’orto siarricchiva di ortaggi e diventava sempre più rigo-glioso. Divenne un’abitudine: quasi tutti i giorni

andavano a prendersi cura delle loro piantine occu-pandosene sempre più condeterminazione. Il lavo-ro fu duro e impegnativo, ma la soddisfazione divedere quei piccoli semi diventare piante fu gran-dissima.

LA GIOIApiù grande fu quando venne ilmomen-to di raccogliere i primi frutti che finirono drittisui nostri piatti, cucinati dalle cuoche dellamensa.Infine vennero allestite, con gran successo, dellebancarelle durante le feste paesane (festa delTartu-fo e della Patata). Dopo due anni, i ragazzi ricorda-no entusiasti: «Abbiamo imparato a seminare, zap-pare, raccogliere, ma, soprattutto, ad avere pazien-za: è stata una bellissima esperienza che ci ha inse-gnato come da un piccolo seme cresca una grandepianta!».

PROGETTO PROBIO STUDENTI AL LAVOROPERPRODUZIONI A «CHILOMETRO ZERO»

Lascuola?Unortodacoltivareemangiare

ALTERNATIVO Il Fra’ Ludovico si alimenta con il fotovoltaico

LAREDAZIONE

I DUE TERZI del territo-

rio del Comune di Pietra-

lunga sono ricoperti da bo-

schi, che noi possiamo sfrut-

tare e da tanto ci riscaldano

nei freddi inverni: un este-

so patrimonio boschivo di

3.900 ettari. Grazie a queste

risorse naturali, con il pro-

getto pilota della «Filiera le-

gno- energia», è arrivata l’al-

ternativa energetica per il ri-

scaldamento della nostra

scuola. Dal 2007 è infatti in

funzione l’impianto della

centrale termica a biomas-

se, che riscalda la scuola e la

palestra e che abbiamo visi-

tato con il geometra Rugge-

ri e l’ex sindaco Sborzacchi.

La centrale termica è stata

realizzata nella parte retro-

stante gli edifici del com-

plesso scolastico. La caldaia

è comeuna grande stufa, ali-

mentata però con il cippato,

cioè scarti di legname e ra-

maglie, ridotti in scaglie di

lunghezza da 2-7 cm, che ar-

rivano al vano caldaia, da

un deposito di stoccaggio

(silo), attraverso un sistema

di coclee (viti senza fine).

Con legna e cippato l’ener-

gia è pulita, mentre con il

gasolio, all’anno venivano

emessi 60.000 kg di CO2 in

più: ora, con il cippato, l’in-

quinamento è dimezzato e

si calcola all’anno un rispar-

mio di oltre 20 mila euro.

Dunque il costo sostenuto

per l’impianto si è pratica-

mente. Questo intervento è

statomolto gradito dalla po-

polazione di Pietralunga,

sia per il fatto che il cippato

è un combustibile eco-soste-

nibile e locale, sia perché è

molto economico.

ScuolamediaScuolamedia

Fra’ LudovicoFra’ LudovicoPietralungaPietralunga

GENUINE Marmellate ricavate

dalla frutta dell’orto didattico

La pagina è stata realizzata dalla classe IIB: Angeloni Daniele, Anghel Corina Ione-la, Arnone Leonardo, Bei Nicolas, Casa-mento Sara, Clementi Lorenzo, DimovicDavid, Cèline Duranti, El Kalil Adil, Girelli

Michele, Granci Alexandro, Kamil Souhail,Khouioudi Imed,MarconiM. Letizia,Marsi-li Gionata, Ortali Costanza, Pierini France-sco, Troina Naima Dora, Vignati Viola.Hanno contribuito la classe I B della scuo-

lamedia e IVBdella scuola primaria, coor-

dinati della professoressa Angela Albizi.

L’istituto comprensivo è diretto da Ga-

briella Bartocci.

SOSTENIBILITA’

Dal soleal bosco:energiapulita

Page 16: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

I piùpiccoli sorridono ancoraIl difficile rapporto tragiovani e società.Benvenuti aBimbolandia...

C’ERA UNA VOLTA un picco-lo paese nel lontano mondo diBimbolandia …questo posto eraabitato da soli bambini fino ai do-dici anni, dopo di che essi intra-prendevano un lungo, tortuosoviaggio verso mete sconosciute. Idisegni della loro realtà si dispo-nevano a formare fantastici castel-li per aria ed erano costruiti conimmagini colorate che piovevanodal cielo … questo mondo era se-parato dagli ignoti orizzonti conun impetuoso fiume: il fiume stel-lare che, nella lieve e silente nottedel suo corso, menava ad un maredi sogno carichi di stelle. Un gior-no un bambino di nome Puk,nell’atto di rincorrere il suo adora-to aquilone, caduto al di là del fiu-me, scoprì un ponticello di fiori espine sostenuto da una fitta tramad’edera rampicante …dopo averraggiunto di corsa il misteriosopassaggio, lo superò e da dietroun grande tronco di quercia sco-prì degli individui in apparenzapacifici: essi erano somiglianti aloro, soltanto un po’ più alti, robu-sti, con strane pieghe sui visi ederano alle prese con astruse attivi-tà manuali e razionali, tutti abbi-gliati in maniera conformista.Puk rimase a bocca aperta di fron-

te allo spettacolo di quel paese:ogni singola casa aveva la sua cas-setta della posta verniciata, a po-chi passi dalla porta, le ringhieredi ogni balcone sporgevano alline-ate l’una all’altra, i giardini eranocurati e l’erba appariva perfetta-mente tagliata; vi erano delle bot-teghe e delle taverne; c’erano poidei parchi privi di giochi, con ele-

ganti panchine dove sedevano uo-mini dai capelli bigi che confabu-lavano delle questioni più dispara-te; gli alberi e le siepi apparivanoa forma quadrata, rettangolare o asfera. Insomma era un’antropizza-ta dimensione dove la disciplinaregnava sovrana e dove tutto, pro-prio tutto, era concepito secondouna stringente logica. Puk ritor-

nò indietro e raccontò la sua stra-ordinaria avventura ai compagni.I bambini andarono subito a faramicizia, ma non si aspettavanodi incontrare persone dalle mentidure e prese dalla loro operosità.Appena giunti, furono accolti infretta e furia nell’ordinato ed effi-ciente Stato di Adultilandia. Qui,si trovarono impegnati a studiaresodo e ad apprendere i mestieriperché, come i grandi solevano di-re, «la cosa più importante nellavita è il lavoro e la disciplina». Es-si infatti sembravano interessatisolo ai numeri, alle vocali e alleconsonanti. Durante la ricreazio-ne i nuovi venuti, non riuscendopiù a sorridere in quell’alienantesocietà ruba allegria, si riunironotutti insieme e all’unisono deplo-rarono: «Che brutto stare così! E’troppo noioso e complicato». Not-tetempo uscirono di soppiatto dal-le loro camerette, tutte uguali, e simisero in marcia … appena mes-so piede nel loro mondo scordaro-no il ponte: avrebbero voluto re-stare fanciulli con l’unico pensie-ro di vivere il presente nella lorobeata innocenza, tuttavia in fon-do sapevano che, un domani, per-fino loro sarebbero diventati gran-di.

IL CUORE dell’essere umano è un intimo pianetadove germogliano erbe buone o cattive perché esi-stono semi in noi che dormono in attesa di sve-gliarsi un giorno: da questi può nascere un affettocome una rosa o un’ortica come un’offesa …quin-di, per conservarlo nella morale, bisogna sradicaredall’animo le radici del male. Ciascun bambino col-tiva nel suo cantuccio un giardino verde speranzacosparso di emozioni e fantasie, colorate orefioriche emanano il loro mielato profumo nell’atmosfe-ra attraversata da un arcobaleno che porta serenità.Ma lo sguardo sul mondo, come su un disegnoastratto da interpretare, muta nello spazio e neltempo, perché il cambiamento prima di essere fuo-ri è dentro di noi. Nella vita è questione di discipli-na, nelle piccole come nelle grandi cose e la fervidacuriosità del bambino prende la disciplina con in-

genua adesione: così, da essere umano smaniosodi crescere qual è, va in cerca di risposte semprenuove alienandosi tra pene ed errori in nome dellarealizzazione personale da raggiungere … finchéun giorno, cammino dopo cammino, meta dopometa, ritrova pace e felicità proprio nel posto piùvicino dove non osava più cercare: nel suo cuore dibambino. E quando ormai adulto, a distanza di tan-to tempo, s’imbatte per caso nel bambino che è sta-to un tempo, quasi non lo riconosce più, è come seavesse perso il contatto con la parte più pura, sem-plice e vera di sé è come se quegli occhioni e quelleparole piene di tenerezza venissero da un altromondo. Perciò non lo si metta a tacere giammai innome della maturità: non dimenticate, per favore,il bimbo che c’è in voi, anzi proteggete l’armonio-so sorriso dell’innocenza sua fin in fondo.

APPELLO... DI CUORE PROTEGGERE L’ARMONIOSO SORRISO DELL’INNOCENZA. ANCHE DA ADULTI

«Nondimenticate il bimbochec’è in voi»

AL LAVORO La classe II A della media «Alcide de Gasperi»

LAREDAZIONE

MI RIVOLGO alla tua cul-la. Vorrei tornare il bambi-no di una volta, spensieratoe senza pesi sulla coscienza,trascorrendo le giornate al-la luce del sole e in armoniacon la natura. Io, legale digrande esperienza e lustro,ho appena vinto una causamolto complessa e delicata.Ed eccomi da Te per stacca-re la spina dalla vita freneti-ca e stressante, ed entrare co-sì in un luogo ove la fanta-sia è l’unico caso da studia-re. Qui, nel mio cuore, ritro-vo la parte più vera e giustadi me, scansando quella par-te faziosa ed artefatta che ilcanovaccio della societàm’impone di recitare. Solocon Te riesco ad esprimer-mi incurante di codici, pro-cedure e tanto meno di sen-tenze senza appello: per Teil sorriso è legge e «il sorrisoè uguale per tutti». Mi man-ca la tua visione dolce e colo-rata del mondo, sempreemozionante e giocosa. Igrandi invece si prendonotroppo sul serio, vedono inbianco e nero ogni cosa.«Colpevole!» che brutta pa-rola … vorrei non doverlaadoperare mai. Eppure ognivolta che la sento pronun-ciare in quella fredda aulaprovo una forte stretta alcuore, come se un sensod’intima innocenza morisseun po’ alla volta, la mia par-te migliore. E mi duole ve-derti così, tutto raggomitola-to dalla paura: so che ti stosacrificando per un’insulsacarriera ed imploro il meaculpa perché ti costringo,processo dopo processo, asubire il peggio della naturaumana. Sarai mai in gradodi perdonarmi? Stavolta hocome l’impressione di aver-ti inflitto il colpo di grazia.

ScuolamediaScuolamedia

DeGasperiDeGasperiNorciaNorcia

PROTAGONISTI

La classe II B

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-

ti della scuola media «Alcide de Gasperi»

di Norcia, Classe II A: Liberatori Claudia,

Regoli Leonardo, Veneri Andrea; Classe II

B: Civitenga Camilla, Mattioli Michela; Te-

sta Michela; Classe II C: Cerasari France-

sca, Di Giovanbattista Mirko, Giannangeli

Susanna, Giudici Daniele, Leoncilli Gior-

gia, Marcelloni Alessio.Dirigente scolastico Rosella Tonti. Inse-gnante tutor Massimo Parbono. La scuolaha partecipato a tutte le edizioni del Cam-pionato.

LARIFLESSIONE

«Vorrei tornareaessere

spensierato»

Page 17: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Paralimpiadi, lo sport è di tuttiDalbasket in carrozzinaal tiro con l’arco: eccoquali scegliere

ESISTONOmolte disabilità chevanno dal non poter vedere, alnon poter parlare, al non potercamminare e le persone che han-no queste disabilità si pongonomolto spesso un piccolo proble-ma, che noi non ci poniamo: «ilproblema dello sport». Penserem-mo così che non esistono sportper disabili, ma in realtà ci sonotantissimi sport che vanno dal cal-cio per i non vedenti, al basketper coloro che non possono cam-minare, al tiro con l’arco per i nonvedenti e molti altri: ne esistonoquasi mille! Noi ragazzi delle clas-si di terza C e terza D della sezio-ne media dell’Istituto Comprensi-vo «Gentile da Foligno» abbiamoeffettuato un’uscita didattica aproposito degli sport per disabilie abbiamo provato ad «essere disa-bili per una mattina». Tutto que-sto è avvenuto a Terni in occasio-nedella «Sesta giornata paralimpi-ca». Le Paralimpiadi sono delleOlimpiadi per coloro che hannodelle disabilità. La parola «Para-limpico» deriva dal greco e unisceil prefisso “Para” (che significa“parallelo”) con il termine “Olim-pico” (le “Olimpiadi”), quindi so-no una manifestazione sportiva

parallela alleOlimpiadi. “Paralim-pici” è stato il termine ufficialeper i Giochi dal 1988. Bellissimo,vero! Ma ritorniamo alla nostrauscita.

ABBIAMO provato per primo iltorball, un gioco che prevede l’im-piego di un pallone al cui internosono presenti dei campanelli in

modo che il suono — e quindi latraiettoria del pallone — sia perce-pito e intuita dai giocatori. Il cam-po di gioco è diviso in due metàda tre cordicelle tese dotate dicampanellini. I giocatori (che pos-sono essere non vedenti assoluti oipovedenti) sono dotati di unabendaoculare che impedisce com-pletamente la vista ed hanno co-

mepunto di riferimento un tappe-tino che consente l’orientamento.

LO SCOPO è tirare con le manila palla verso la porta avversariaper segnare i goal, facendola passa-re sotto le cordicelle che dividonoil campo. Se il pallone tocca le cor-dicelle si compie un fallo con laconseguente uscita momentaneadi chi ha effettuato il tiro per ladurata dell’azione successiva (pu-nizione a tempo fermo) in mododa scontare la penalità; ogni trefalli si assegna un rigore agli av-versari (punizione di squadra atempo fermo con un solo giocato-re per squadra in campo). La par-tita dura dieci minuti effettivi digioco ed è divisa in due tempi, lepunizioni si eseguono a tempo fer-mo. È vincitrice la squadra che to-talizza il maggior numero di reti.Successivamente abbiamo prova-to il tiro con l’arco, anche per nonvedenti, e sempre noi abbiamo vi-sto il campione italiano di tirocon l’arco. Inoltre c’erano ilbasket per coloro che non posso-no camminare, il calcio per colo-ro che hanno diverse disabilità,l’arrampicata sportiva e le bocce.E’ stata un’esperienza bellissima,che non dimenticherò mai.

«PARTECIPANDO a questa giornata, ho po-tuto assistere e praticare anche io di personaalcuni sport insieme a dei ragazzi diversamen-te abili. Ho notato che, nonostante qualche li-mite fisico, tutti si divertivano e giocavanopieni d’entusiasmo. Mi sono sentita bene ac-colta. Secondo me, se credi in qualcosa, arrivisempre al traguardo, anche se a metà strada ticapita un ‘imprevisto’».«Partecipando a questa manifestazione ho ca-pito che se io dovessi diventare una personadisabile, questo per me rappresenterebbe ungrandeproblema. Invece, durante la dimostra-zione di tutti queste attività sportive, ho vistodelle persone veramente coraggiose… »«La cosa che mi è piaciuta di più è stata prova-re degli sport di cui non conoscevo neanchel’esistenza! Ho visto dei giocatori di basket incarrozzina che sono molto più bravi di quellisenza!»

«E’ stata un’esperienza che mi ha toccato mol-to, perché ho assistito a delle gare tra personecon seri problemi fisici e psichici. Eppure, era-no lì… a fronteggiarsi, a sfidarsi, a caricarsi avicenda, ad entusiasmarsi proprio come noi!Lottavano con una grinta inaspettata e sor-prendente, si muovevano su sedie a rotelle co-me se fossero le loro gambe!Sembravano‘grandi’, con quelle loro braccia potenti, eppu-re fragili a causa della loro condizione… ».«Da questa esperienza ho capito che questepersone non avranno alcune capacità fisiche,ma sicuramente hanno più tenacia e determi-nazione di qualsiasi altro essere umano!».«E’ stata un’esperienza diversa, che mi ha resa‘cieca’ per qualche momento in modo che ioimparassi a vedere il mondo con occhi diver-si».

«E’ stato incredibile vedere risplendere sui lo-ro volti serenità e gioia di vivere. Sono statiun grande esempio e dovrebbero esserlo percoloro che si arrendono di fronte alle primedifficoltà».«Per me chi ha delle disabilità ha una grandeforza per andare avanti, dimostrando grandepassione per qualcosa che si può seguire con ilcuore, anche se non con le gambe. Sono piùforti di noi».«Spesso mi arrendo di fronte all’ostacolo piùsemplice e mi faccio compatire al primo ma-lessere!La forza di volontà di queste personemi ha fatto pensare a quanto spesso sono egoi-sta, a quanto tenda a mollare davanti al mini-mo sacrificio o alla prima difficoltà. Mi hannodatoun grande insegnamento: nella vita la vo-lontà e la gioia di vivere ti fanno riuscire intutto».

LA RIFLESSIONE I NOSTRI COMMENTI SULLAMANIFESTAZIONE CHE SI E’ SVOLTAA TERNI

Ecco cosa pensiamo dei giochi paralimpici

L’ESEMPIO Il campione paralimpico Oscar Pistorius

LAREDAZIONE

LA DIVERSITÀ… quellache tutti criticano, tutti ap-prezzano, quella cosa che,dopotutto, ci accomuna. Sia-mo tutti uguali, con la stes-sa conformazione. Demo-craticamente siamo tuttiuguali, con gli stessi diritti.Aparole tra individui di ses-so femminile e sessomaschi-le non c’è differenza, tra ne-ri, gialli, bianchi… ugual-mente non c’è differenza.Nella nostra società, ci sonoi “normali” e i “disabili”, i“diversi”. I “Normali” han-no creato strutture ed ogget-ti speciali per i “Diversi”,che a volte sono state moltodi aiuto, ma a volte, inveceli hanno danneggiati, emar-ginandoli. E perché sarebbe-ro loro i «Diversi»? Anchenoi siamo diversi da loro, eloro, quindi a ragione, po-trebbero chiamare noi «di-versi». È sempre stato un ra-gionamento sbagliato que-sto della diversità, che haportato tante ingiustizie. Ioconosco tante persone «di-verse», per il comportamen-to, per la forma del corpo,l’intelligenza… Queste per-sone sono emarginate, a vol-te purtroppo prese in giro.Conosco una ragazza cheviene presa in giro. E rima-ne sempre più silenziosa esola. Tutti vorremmo par-larci, stare insieme a lei, maalla fine si segue la “moda”.Io non prendo in giro le per-sone diverse, ma purtropposeguo i miei amici, e parlo egioco con loro, mentre lei ciguarda a tratti, aspettandodi raccontare della sua vita,di poterci anche indicare ilsuo punto di vista, di farcinotare cose che noi non ab-biamo avuto il tempo di os-servare, per inseguire il flus-so, quella moda che rovinala vita alle persone diverse enormali… a tutti, ma chenessuno abbandona.

ScuolamediaScuolamedia

«Gentile«GentiledaFoligno»daFoligno»

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni:Irene Amirante, Sofia Cambiotti, LorenzoDionigi (3˚C); Dimitri Agostinelli, Tobia Alun-ni Tullini, Kevin Ambrogioni, DonatellaAnti-nori, Giada Bocchini, Aurori Carilli, Maria

Cristina Casini, Maria Ceccarelli, FrancescaDonati, Ehigiator Itohan Uvonne, LeonardoFancelli, Ilaria Governatori Leonardi, Chia-ra Infussi, Angela Leli, Massimo Luccioli,Giada Ortolani, Paola Persico, Sofia Ramin,

Gloria Ricci, Valentina Ricci, Nico Scafuto(3˚D); FrancescaNaimaBartocci (3˚E). Le in-segnanti tutor: Patrizia Stefanetti, BarbaraPalcani, Giulia Di Sandro, Graziella Tacchi,Paola Grisanti, Stefania Giacomucci. Il diri-gente scolastico Giuseppa Zuccarini.

SIAMOTUTTIUGUALI

«Ladiversità?Nondovrebbeesistere... »

Page 18: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Noi, gli altri e la felicitàVi spieghiamoquestomeravigliosostatodi benessere

CAMMINA cammina… ecco,all’improvviso, la felicità. Questaimmagine propria della fiaba sem-bra la più adeguata per sintetizza-re che cosa sia la felicità e in chemodo si possa raggiungere.Occorrerebbe diventare «scienzia-ti della felicità» per indagarne cau-se, sintomi, conseguenze. Sono ipiccoli e i grandi eventi quotidia-ni che possono renderci felici,l’abbraccio collettivo con i fami-liari, una carezza della mammadopounadelusione, le parole e so-prattutto lo sguardo di soddisfa-zione di un’insegnante dopo unsuccesso scolastico, una magicaparata che cambia il risultato diuna partita, mentre il papà esultasugli spalti, il sospirato appunta-mento con la ragazza che ci piace.Ecco la felicità potrebbe essere tut-ta qui. La felicità ha comunquedei sintomi inequivocabili, comeunamalattia. Ci si sente così pocoattaccati a terra e così leggeri chemanca poco per spiccare il volo;dentro di noi penetra una sensa-zione indescrivibile e bellissima,

che prende il sopravvento su tuttele altre; tutto il resto è improvvisa-mente secondario; tutto è improv-visamente bello, persone, cose, si-tuazioni, e le emozioni che si pro-vano sono contagiose e trascinan-ti.

LA FELICITÀ però è un’espe-

rienza breve, una volta raggiunta,già sentiamo che è svanita, che cimanca di nuovo qualcosa. E rico-mincia il cammino…Forse, allora, è più interessante eappagante la ricerca della felicitàche la felicità vera e propria, que-sto significa che ci poniamo nuo-vi obiettivi e scopi senza acconten-

tarci. Per questo la felicità sembraun gioco senza fine.Ogni essere umano ha diritto alsuo sogno e alla sua felicità, qua-lunque forma essa abbia senza co-munque calpestare i sogni altrui,senza cancellare il benessere al-trui a favore del proprio.Viene da chiedersi se è possibileimparare ad essere felici. La felici-tà è però soprattutto un’esperien-za che va condivisa: gli altri sonoimportanti più che mai proprionei momenti più intensi della vi-ta, nella felicità e nel dolore; se ildolore può essere vissuto in solitu-dine, la felicità ha bisogno dellapartecipazione degli altri. Infattinella vita la felicità è comunqueun bene essenziale e ancora più lasi gode e la si apprezza se sono pre-senti nella vita dell’uomomomen-ti che la contrastano. Un mondodi sola felicità diventerebbe forsemonotono e senza traguardi.Proprio per questo nella vita devo-no essere accettate e vissute tuttele situazioni. Sarebbe bello esseresempre felici! Ma ce ne accorge-remmo?

TUTTI POTREMMO parlare della felicità,ma per nessuno questa parola avrà lo stessosignificato. Ognuno ha le sue ragioni per esserefelice, per tutti diverse. E’ un sentimentosoggettivo, ma, in genere, i ragazziattribuiscono ad esso questi significati: 1)felicità è sapere che le persone a cui teniamo cisono vicine e ci fanno sentire amati con piccoligesti preziosi, con il loro affetto e ci sostengonoin ogni nostra azione; 2) felicità è stare benecon se stessi, apprezzare il proprio corpo, senzavolerlo cambiare, valorizzandone i pregi eaccettandone con il sorriso i difetti; 3) felicità èsentirsi stimati dagli altri per ciò che si fa; 4)felicità è vedere il sorriso comparire sul volto dicoloro a cui vogliamo bene, magari dopo una

cascata di lacrime amare.

ED ANCORA : 5) felicità è sentire che dobbia-mo continuare a inseguire sia i nostri sogni piùgrandi, sia quelli apparentementeinsignificanti, che danno colore alla vita; 6).felicità è sentirsi liberi di avere le proprie idee edi agire come meglio si crede; 7) felicità èl’abbraccio di un amico nei momenti bui, le sueparole di conforto e il suo sorriso sincero; 8)felicità è essere soddisfatti fino in fondo di ciòche si fa, senza alcun rimpianto; 9) felicità ègodersi appieno la vita minuto per minuto; 10)felicità è mettersi alla prova per aiutare gli altri,sfruttando tutti i propri mezzi, per vedere ilsorriso illuminare volti tristi.

IL DECALOGOGLI STUDENTI DELLA «PASCOLI» SINTETIZZANO IL CONCETTO IN DIECI PUNTI

«L’abbraccio di un amico neimomenti bui»

GIOIA Gli studenti si interrogano sul significato di questo «bene»

LAREDAZIONE

C’È CHI FAREBBE carte

false per l’ultimo modello

di Suv in arrivo direttamen-

te dalGiappone, chi nel pro-

prio ufficio lavora per gua-

dagnaremilioni, chi trascor-

re le notti da sballo sotto le

luci della discoteca preferi-

ta, chi indossa il giubbotto

trendypagatomezzo stipen-

dio del papà, chi non si ac-

contenta più dello smar-

tphone precedente all’ulti-

mo modello. I luccichii del

mondo materiale ci attrag-

gono, sono calamite, sono i

lampioni delle notti d’esta-

te verso i quali tutti tendia-

mo come le falene.

Sono gli uomini di successo

i nuovi miti da imitare: ico-

ne della musica come Ma-

donna, calciatori come Be-

ckham, oppure trasgressivi

come Johnny Depp, che in-

carnano i desideri, le aspira-

zioni di giovani emeno gio-

vani; sono coloro attraverso

cui si vedono realizzati quei

sogni illusori che apparten-

gono alla fame di potere e

successo. Abituati come sia-

mo a bisogni sempre nuovi

che si ricreano come in una

catena di montaggio, appe-

na abbiamo esaurito però

l’ultima voglia, appena ci

siamo tolti l’ultimo sfizio,

pronto si ripresenta unulte-

riore bisogno. Forse la crisi,

che ci sta attanagliando e

che ci costringe a rinunce

che non avremmo suppo-

sto, ci permetterà di risco-

prire che la sete di potere e

l’egoismodel nostro piacere

non conduce alla felicità e

allora ci porremo più consa-

pevolmente la domanda: co-

sa è la felicità?

Scuolamedia

PascoliPerugia

LA RICETTA

Basta poco per essere felici

LASEGUENTEpagina è stata realizzata da-

gli alunni delle classi 3B e 3H della scuola

media «Giovanni Pascoli» di Perugia.

Il dirigente scolastico dell’istituto è Aldo

Covarelli.

Le insegnanti che hanno seguito i ragazzi

nella stesura degli articoli e nella realiz-

zazionedella pagina nel suo complesso so-

no le professoresse Fecchi e Mazzoccone.Al lavoro sono stati aggiunti due disegnirelaizzati dai ragazzi.La «Pascoli» ha partecipato a tutte le edi-zioni del campionato di giornalismo.

RIFLESSIONE

Lamacchinadi lusso

o la serenità?

Page 19: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Crisi, austerity: si salvi chi puòLagentehapauradel futuro. I giovani sonosenza lavoro

«LA GENTE ha paura del futu-ro, i pensionati avrannomeno sol-di, i giovani rischiano la disoccu-pazione, gli italianimettono indi-scussione le conquiste di anni dilavoro…». Questo ed altro ci rac-contanodamesi i giornali e le tele-visioni. C’è crisi.Ce ne rendiamo conto quando inostri genitori fanno un pieno dibenzina o la spesa. I prezzi sonoaumentati e, poichè l’Italia sta pe-ricolosamente avvicinandosi aldefault, il potere d’acquisto dellamoneta diminuisce e i costi lievi-tano: questo effetto della crisi sichiama inflazione. Facciamo unpiccolo esempio pratico: se primacon venti euro andavi avanti perqualche giorno ora, con la stessacifra, nonmetti insieme il pranzocon la cena…avete capito?La cri-si è una cosa seria!

I DATI sono dunque allarmanti:sono ferme la cultura e la sanità, isoldi in cassa sonopochi e quei po-chi vengonousati per pagare il de-bito pubblico, lo spread è in rial-zo. Tutta l’Italia sta soffrendo lacrisi: diversi settori, dalle indu-strie che chiudono i battenti alleattività commerciali, sono sta-

gnanti. La crisi si riflette anchesulla scuola. Lo si può notare daimateriali che scarseggiano, dallaqualità dei servizi offerti, dalla di-minuzione del personale. La stes-sa unità europea è in pericolo: au-mentano le proposte di abbando-nare la moneta unica per tornarealla vecchia lira. «E la benzinaogni giorno costa sempre di più e

la lira cede e precipita giù, svaluta-tion, svalutation...». Già negli an-ni ‘70 Celentano ne parlava: purospirito profetico o fin d’allorac’era qualche sentore di crisi? Ep-pure ci dicono che l’Italia è unodei paesi più ricchi del mondo enoi stessi vediamo ogni mattinagente che va a lavorare…alloraperché mai dovremmo diventare

poveri? Alcuni se la prendonocon i politici che guadagnano unsaccodi soldi, tra stipendi e inden-nità, taluni con gli evasori fiscali,altri con i perdigiorno, altri anco-ra con gli immigrati… ma chec’entrano loro? Mica fanno i ban-chieri! L’unica speranza è che ilParlamento riesca a far compiereuna svolta al nostro paese, abbas-sando il prezzo della benzina edei generi alimentari, creando po-sti di lavoro, garantendo uno stiledi vita dignitoso per tutti. E noiragazzi? Discutendone in classeabbiamo proposto delle soluzionipraticabili nella vita quotidiana:essere laboriosi, affidabili e impe-gnarci a scuola; sprecare di menofacendo nostra la logica dello svi-luppo sostenibile (parole d’ordi-ne: riduzione, recupero, riutiliz-zo, riciclaggio); acquisire compe-tenze, in termini di abilità e sape-ri che sfrutteremo da grandi, in-somma: investire in cultura. Inconclusione, non fatevi l’idea chequesta crisi sia qualcosa di negati-vo: la parola deriva dal greco kri-no, che significa giudico, valuto.Il nostro augurio è che essa diven-ti un momento di riflessione eun’occasione di impegno e di mi-glioramento per tutti.

BTP, BOND, DEFAULT, SPREAD, PIL… so-no tante le parole che non conosciamo! Gli adultile usanomolto spesso riferendosi alla recente crisi.Per capirne di più abbiamo intervistato la madredi un nostro coetaneo, che lavora in banca, chie-dendole informazioni sul significato di questi ter-mini che per noi erano… arabo!Spread: rappresenta la percentuale che la BCE(Banca Centrale Europea) decide di aggiungere alcosto del denaro quale proprio ricavo.Default: è l’incapacità tecnica di rispettare le clau-sole contrattuali del finanziamento, in parole pove-re è un fallimento.Recessione: è una condizione economica caratte-rizzata da livelli di attività produttiva più bassi diquelli ordinari ; si ha la recessione quando il PIL è

negativo per due trimestri consecutiviPil (prodotto interno lordo): esprime il valore com-plessivo dei beni e servizi prodotti all’interno diun paese in un certo intervallo di tempo.

INFLAZIONE: indica un generale e continuo au-mento dei prezzi di beni e servizi, che genera unadiminuzione del potere d’acquisto della moneta.Btp e Bond :Anche gli stati, come l’Italia, chiedo-no prestiti di denaro per far fronte alle spese; pos-sono chiederli ai cittadini, che acquistano le specia-li obbligazioni dette BTP.Lo stato viene così ad avere denaro liquido,che siimpegna a restituire entro un certo lasso di tempocon gli interessi.Anche la Germania fa lo stesso, emettendo iBOND.

VOCABOLARIOABBIAMO INTERVISTATO UN’ ESPERTA DI ECONOMIA. A CACCIA DI PAROLE

«Default?Bond?Ora sappiamocosa sono»

PROTAGONISTI Provate a riconsocere questi signori...

LAREDAZIONE

In questo periodo di fortecrisi, con le tasse in conti-nuo aumento, il rincaro delpetrolio e frequenti i sciope-ri, è senz’altro lei il perso-naggio più famoso e discus-so. Da quando è iniziata lacrisi la donna, che è alla gui-da del Paese più potented’Europa, la Germania, hamonopolizzato le prime pa-gine dei giornali. Ultima-mente anche il settimanaleamericano Newsweek le hadedicato la copertina. Lasua strategia economica èmoltodiscussa, si sta cercan-dodi farle capire cheunapo-litica fiscale repressiva, co-me sta avvenendoora in Ita-lia, può portare solo alla de-pressione, danneggiandoanche le esportazioni tede-sche. La Germania, però, èdecisa a non voler pagare idebiti dei paesi “ poco vir-tuosi” ( Grecia, Portogallo,Irlanda, Spagna e anche Ita-lia).Per fortuna il nostro capodel Governo, Monti, con lasua autorevolezza ha saputoin poco tempo dare credibi-lità al nostro paese, adottan-do diverse contromisureper incentivare il lavoro e di-minuire il debito pubblico.Per gli italiani è come accen-dere una fiammella nel bu-io,nonostante l’impopolari-tà di tali necessarie mano-vre. I giornalisti stranierigià parlano di “Merkonti”al posto dell’ormai superato“Merkosy”.Unnoto giorna-lista, ricordando i suoi incu-bi di studente di scuola me-dia, paragona la Merkel allasua insegnante diMatemati-ca, cortese, di preparazioneineccepibile,ma severa e in-transigente, che spesso, en-trando in classe, portava ilgelonelle ossa dimolti alun-ni e anche nelle sue.

Scuolamedia

AlessiS.Maria degli Angeli

CANCELLIERA DI FERRO

La Merkel tra i banchi di scuola

LASEGUENTEPAGINA è stata redatta dal-

le classi II A, II B, II C e II D della scuola

secondaria di primogrado«GaleazzoAles-

si» di Santa Maria degli Angeli. I ragazzi

sono stati coordinati nel loro lavoro dalle

insegnanti Schiavi Orsola, Masciotti Anna,

Gorietti Roberta e Ascani Fiorella. Gli stu-

denti hanno poi completato il lavoro con

due vignette.Il dirigente scolastico dell’istituto è DanteSiena.La scuola ha partecipato a tutte le edizionidel campionato di giornalismo.

LARIFLESSIONE

Tecnicial potere:laMerkel

Page 20: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

•• 6 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

La forzadel sole chesplendeGli studenti della LeoneXIII a «lezione»di ambiente e sostenibilità

«OSSERVA, Osserva il falco checala sulla preda, Osserva l’acquache scorre nel ruscello, senti ilvento che passa tra i capelli, sentila goccia che ti scivola sulla guan-cia, adesso fermati, fermati e pen-sa che tutto ciò che ti circonda ètuo pensa che tu e il falco, e ognicosa che ti circonda siete una cosasola ed ora apri veramente gli oc-chi e comprenderai di non esserepiù un uomo, ma qualcosa di piùgrande!», (anonimo). Sono versiche fanno riflettere molto. Fannopensare a tutto ciò che è intorno anoi, all’importanza della natura ealla sua forza. Leggendola si nota-no le piccole cose: la goccia, il ven-to, un animale… E’ giusto che al-meno ogni tanto si pensi anche alresto, a ciò che ci circonda e nonsolo a noi stessi o a ciò che ci inte-ressa.La poesia sembra voler met-tere in risalto la nostra presenzanella natura, d’altronde anche noine facciamo parte, né più né me-no delle altre creature, e invitarciad utilizzare tutti i nostri cinquesensi nell’avvicinarci a ciò che ci

circonda. Ecco che allora sentia-mo nascere in noi una sensazionedi importanza che ci spinge a mi-gliorarci, a realizzare le nostre pas-sioni ed i nostri desideri, rispet-tandoperò quello che abbiamo in-torno. Dobbiamo pensare sempreche anche gli altri vogliono mi-gliorarsi e rendersi “qualcosa di

più grande!”. Sappiamo che la na-tura è parte della nostra vita e chese anche volessimo escluderlanon potremmo; anche l’aria è na-tura, come l’acqua. Sono indispen-sabili, per noi e per tutti gli altriesseri viventi. Siamo quindi perun ambiente pulito, proprio comeil nostro Sindaco, Vladimiro Boc-

cali, il quale ha detto che «noi do-vremmoavere il pallino fisso di re-stituire il luogo in cui abbiamovissuto migliore di come lo abbia-mo trovato, cercando di renderepiù bella la nostra vita e quella dicoloro che verranno».

QUESTA POESIA, martedì 21Novembre 2011, è stata declama-ta da un’alunnadella scuola secon-daria di primo grado “Carducci –Purgotti ”, sede “Leone XIII” ,per l’inaugurazione dell’impiantofotovoltaico installato su una par-te del tetto dell’edificio. L’impian-to è stato il primoad esseremonta-to su una scuola del nostro Comu-ne. Una breve cerimonia, presen-ti i ragazzi delle classi terze dellascuola secondaria di primo gradoe i bambini della scuola elementa-re “Giacomo Santucci”, ha fattoconoscere al quartiere l’importan-za del rispetto e della cura per ilnostro pianeta sfruttando un’ener-gia che sicuramente diventerà laprotagonista del futuro.«The sun is shining, i love thesun … me too!».

PER COMPLETARE il nostro progetto di contri-buto al salvataggio della Terra, abbiamo conclusolo studio in modo originale e creativo. Con l’aiutodel nostro professore di Tecnologia, abbiamo rea-lizzato, in un modo semplice ed efficace, dei pan-nelli solari “fai da te”. Per costruirli ci siamo servi-ti di materiali comuni e pratici: una scatola di car-tone non molto profonda di colore nero, perché co-me si sa il nero attira i raggi solari, una bottiglia diplastica di colore chiaro, un tubo di plastica traspa-rente, un foglio di acetato e del silicone.

SICCOME era difficile trovare una scatola di colo-re nero, ne abbiamo presa una qualsiasi e l’abbia-mo dipinta con una vernice spray. Sul fondo abbia-mo poi attaccato con il silicone il tubo trasparenteformando delle anse, insomma abbiamo ottenuto

una serpentina. Il tubo è stato poi collegato alla bot-tiglia che deve essere riempita di acqua. Per con-trollare il buon funzionamento del nostro prototi-po di pannello solare non ci resta che esporlo allaluce diretta della nostra Stella.

AMMETTIAMO di esserci trovati un po’ in diffi-coltà durante la realizzazione , ma lavorando insie-me abbiamo ottenuto un buon risultato e, ad esse-re sinceri, ci siamo anche divertiti. Eh, … il pan-nello funziona!!!L’alternanza delle stagioni, del giorno e della not-te, delle condizioni meteorologiche fanno si che laquantità di energia elettrica prodotta da un siste-ma fotovoltaico non sia costante; questo è infattiuno dei pochi svantaggi dell’energia solare, oltread un notevole, iniziale, costo degli impianti e adun eventuale smaltimento finale.

IL PROGETTOGLI STUDENTI COSTRUISCONOUNPROTOTIPO DI PANNELLO FOTOVOLTAICO

Ecco la squadradi scienziati-inventori

ALL’AVANGUARDIA Il tetto fotovoltaico della scuola

LAREDAZIONE

Il fotovoltaico consiste nel-la trasformazione direttadella luce del sole in elettri-cità attraverso una reazionefisica. Albert Einstein nonha ricevuto il premio Nobelnel 1921 per la teoria dellarelatività, come si pensa,ma per il suo lavoro sull’ef-fetto fotoelettrico. Un colpodi genio che, col nome di“fotovoltaico”, ha compiutonotevoli progressi diventan-do la forma di produzioneenergetica più rispettosadell’ambiente. Negli ultimianni il fotovoltaico è statoutilizzato con maggiore fre-quenza. L’aumento dei con-sumi e dei costi dell’ener-gia, i cambiamenti climaticied il progressivo esaurimen-to delle risorse energetichefossili hanno reso semprepiù evidente la necessità diricorrere a soluzioni energe-tiche sostenibili, a basso im-patto ambientale e sostan-zialmente inesauribili. Traqueste, il Sole può offrireenergia pulita per i prossi-mi 5 miliardi di anni e po-trebbe soddisfare il fabbiso-gno energetico dell’interapopolazione mondiale. Unimpianto fotovoltaico cattu-ra l’energia solare e la tra-sforma in energia elettricain corrente alternata.La tec-nologia fotovoltaica sfruttail cosiddetto “effetto fotovol-taico”, basato sulle proprie-tà di alcuni materiali semi-conduttori, come il silicio ol’arseniurodi gallio, di gene-rare elettricità quando ven-gono colpiti da radiazionesolare. Questo processo dielettrificazione viene realiz-zato dalle celle solari, che so-no collegate in serie e forma-no dei moduli fotovoltaici.Più moduli formano unpannello, più pannelli unastringa, più stringhe uncampo.

ScuolamediaScuolamedia

Carducci PurgottiCarducci PurgottiPerugiaPerugia

L’OPERA Il pannellofotovoltaico costruito dai ragazzi

LA PAGINA è stata realizzata dalla scuolasecondaria di primo grado «Carducci Pur-gotti», sede Leone XIII, classe 3˚H: AlbiSamuele – Barbanera Luca – CecchiniAlessandro – Ciacca Caterina – Consalvi

Matteo – Doyal Makeda – Galanello Auro-ra – Galanello Benedetta – Giordano Sara– Gobbo Margherita – Grassi Eleonora –Lupattelli William – Mattioli Simone – Mi-raldi Lucrezia – Montagnoli Luca – Pier-

gentili Alessandro – Ricci Federica – Tra-stulla Martina – Ubaldinelli Giorgia – Va-locchia Federico – Yang Perla.Docente di classe: Mommi MarisaDirigente scolastico: Iva Rossi

ILPUNTO

Fotoelettrico:Einstein

ci vinse il Nobel

Page 21: UMBRIA - Campionato di Giornalismo

••7CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Aparlare è lamagia del silenzioLabiblioteca«Luigi Fumi» rivela i suoi tesori agli studenti di Orvieto

DUEMILA metri quadri diestensione, oltre 100.000 volumial suo interno con una media di100 visitatori al giorno, così si pre-senta oggi la Nuova BibliotecaLuigi Fumi di Orvieto. Noi alun-ni-reporter della secondaria «Scal-za e Signorelli» veniamo accoltida Teresa che ci condurrà in unaffascinante viaggio alla scopertadei tesori della Biblioteca. Il nu-cleo più antico di testi provienedai monasteri della zona. Inizial-mente furono custoditi nella tor-re del Palazzo Sant’Andrea, cheera addirittura sprovvista di co-pertura, così molti di essi furonodanneggiati. Nel 1921 l’illustrestudioso orvietano Luigi Fumidonò alla città un’importante col-lezione libraria. Dieci anni dopola Biblioteca fu inaugurata al pian-terreno di Palazzo Gualterio, perpoi trasferirsi, nel 2009, all’inter-no del Convento di San France-sco.Il nostro viaggio è appena iniziatoma subito siamo colpiti dal con-trasto fra antico e moderno, tra

tradizione e innovazione. La Bi-blioteca «si compiace di esseremoderna», afferma Teresa: all’en-trata vediamo uno schermo cheinforma i visitatori sugli eventi inprogrammazione, subito dopo siha accesso ad una saletta dotata dicomputer e connessione ad Inter-net, ma a fianco si possono vedere

ancora i vecchi schedari all’inter-no di grandi cassettiere in legno,in cui i libri sono ordinati per au-tore o per argomento. Sembra pre-istoria ormai… Successivamenteveniamo introdotti in una sala am-pia e luminosa, piena di vetrate: èil portico del Convento che ospitaadessoun’accogliente sala di lettu-

ra. Dopo aver visitato uno deglispazi più innovativi, la BibliotecaRagazzi, saliamo al piano superio-re, nella grande Sala dei Lettori.«I libri sono di chi li legge», affer-ma A. De Carlo ed è proprio inquest’ottica che i testi sono stati si-stemati, in modo da essere facil-mente consultabili, grazie a catalo-ghi multimediali o alla visione di-retta sugli scaffali. Ed ora un tuffonel passato: entriamo all’internodella Sezione Storica, passando at-traverso la Galleria Sovena, riccadi opere pittoriche e sculture. Ar-riviamo quindi nella Sala delleCinquecentine, che raccoglie testidel XVI secolo e incunaboli, i pri-mi documenti a stampa. Sotto inostri occhi scorrono pagine di te-sti scritti a mano e a stampa, deco-rati con eleganti miniature, alcu-ni mostrano sigilli in ceralacca ene conservano la custodia, una raf-finata scatolina che fa pensare ainostri portacipria…Il tempo sem-bra volare, è già ora di tornare ascuola, con l’importante missionedi svelare a tutti i segreti della Bi-blioteca della nostra città.

«LEGGIMI SUBITO, leggimi forteDimmi ogni nome che apre le porteChiama ogni cosa, così il mondo vieneLeggimi tutto, leggimi beneDimmi la rosa, dammi la rimaLeggimi in prosa, leggimi prima».Con questa filastrocca di Bruno Tognolini, entria-mo nel progetto «Nati per leggere», a cui anche laBiblioteca di Orvieto aderisce. Si tratta di un’ini-ziativa rivolta ai neo-genitori, il progetto è attivosu tutto il territorio nazionale a partire dal 1999 ecoinvolge 1195 comuni italiani. I primi incontrifra bibliotecari e famiglie avvengono già durantela gravidanza, al fine di sensibilizzare i futuri papàe mamme sull’importanzadella lettura, sia dal pun-to di vista relazionale e affettivo, sia cognitivo. Re-centi ricerche scientifiche hanno infatti dimostra-

to che leggere regolarmente ad alta voce ai bambi-ni in età prescolare offre ai genitori un’importanteopportunità di relazione con i figli e nello stessotempo sviluppa la capacità di comprensione dellinguaggio e la capacità di lettura. Nelle attività dilettura sono coinvolti i bambini di età compresafra i sei mesi e i sei anni. Accompagnati da un adul-to, si incontrano nella Biblioteca Ragazzi ogni gio-vedì pomeriggio per vivere insieme il piacere diuna storia da leggere… La Biblioteca diviene «amisura di bambino»: tappeti colorati, cuscini, pelu-ches, scaffali bassi, un grande castello in cui rifu-giarsi per iniziare una prima lettura individuale,magari illustrata… Anche attraverso questo pro-getto le bibliotecarie, infaticabili, cercano di far di-ventare la lettura una piacevole abitudine in ognifamiglia.

IL PROGETTO LA STRUTTURA COINVOLGE ANCHEGENITORI E NEONATI CON INIZIATIVEMIRATE

Tutti noi siamo…«Nati per leggere»

CULTURA E DESIGNUna sala ristrutturata della biblioteca Fumi

LAREDAZIONE

GIROVAGANDO nelle sa-le della Biblioteca trovi an-che ciò che non ti aspetti:una Sala Eufonica all’avan-guardia, fra le poche dispo-nibili in Europa! La comu-nicazione passa attraversomolti canali e il testo scrittonon è l’unico mezzo per tra-smettere informazioni, nar-rare storie e far nascere emo-zioni. E’ per questo che laBiblioteca apre un varco alsuo interno per permetterel’ascolto e la visione ottima-le di audiovisivi. L’uso del-la sala è gratuito e nell’ulti-mo anno ne hanno usufrui-to oltre 2000 persone. Noiragazzi veniamo accolti inuna piccola stanza, davantia noi un maxi-schermo estrumentazioni molto sofi-sticate. Questa volta è la bi-bliotecaria Anna che ci ac-compagna nel nostro per-corso. Subito veniamo rapi-ti dalle suggestioni evocateda un canto tradizionaleafricano: non ci sono imma-gini, è solo la musica a parla-re. L’acustica è quasi perfet-ta, si sentono voci di bambi-ni, acqua che scorre, cin-guettii… Sembra di trovar-si in un altro posto, liberi.Negli ascolti successivi spa-ziamo dallo SchiaccianocidiCiaikovski alle arie più fa-mose della Carmen di Bi-zet, fino ad arrivare ad uncompositore contempora-neo, Vangelis. E’ un trionfodi suggestioni, il tempio diZeus in Grecia fa da corniceal concerto, il luogo idealeper celebrare le imprese epi-che dell’uomo contempora-neo. Quasi ogni settimanavengonoprogrammati even-ti che richiamano un grannumero di persone.

ScuolamediaScuolamedia

Scalza SignorelliScalza SignorelliOrvietoOrvieto

IN BUONA COMPAGNIA

Cosa c’è dimeglio di un libro?

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella «Scalza e Signorelli» di Orvietonell’ambito di un laboratorio a classi aper-te che coinvolge gli alunni delle classi I-II- III A eB. I loronomi sono: FogliaGabrie-

le, Abdiji Fikrete, Blascu Anna Maria, Si-moncini Maria, Ajruli Rusadije, MarchinoElena, Haughton Amy, Sole Carolina, Che-rubiniMaria Chiara, D’Urbano Giosuè,Me-arilli SofiaBlu, Rocchini Ilaria,MaurichNo-

velli Asia, NuccioniMichele, Uffreduzzi Ol-ga, Zanchi Gabriele. Insegnante tutor: Eli-sa Tiberi. Il dirigente scolastico: AnnaRitaBellini. Un ringraziamento particolare al-le bibliotecarie Anna e Teresa.

LANOVITA’

BenvenutinellaSalaEufonica