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UN NUOVO STRUMENTO PER ANALIZZARE I MOLTEPLICI ASPETTI DELLA DISABILITA': LA CLASSIFICAZIONE ICF

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UN NUOVO STRUMENTO PER ANALIZZARE I MOLTEPLICI

ASPETTI DELLA DISABILITA': LA CLASSIFICAZIONE ICF

I Bisogni Educativi Speciali secondo l’ICF:

un nuovo approccio di individuazione precoce delle difficoltà

• L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato nel 2001 uno strumento di classificazione che analizza e descrive la disabilità come esperienza umana che tutti possono sperimentare. Tale strumento, denominato ICF, propone un approccio all’individuo normodotato e diversamente abile dalla portata innovativa e multidisciplinare. Tale strumento, poco conosciuto e utilizzato in ambito educativo, rappresenta una fonte importante di analisi relativa al mondo della disabilità.

• La sigla ICF sta per “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” (dall’inglese “International Classification of Functioning, Disability and Health”).

• L’ICF è uno strumento messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ottenere una classificazione sistematica che descriva le modificazioni dello stato di salute di una persona e gli stati correlati, intendendo salute nel senso definito dall’OMS.

• Questo sistema di classificazione opera attraverso una serie di categorie raggruppate e ordinate secondo il criterio fornito dal modello biopsicosociale, che guarda alla persona nella sua interezza: non solo dal punto di vista sanitario, ma anche nella consuetudine delle relazioni sociali di tutti i giorni.

• Attraverso la selezione delle specifiche categorie in una lista di controllo (checklist) è possibile ottenere una descrizione del tutto neutrale di quelli che vengono chiamati il funzionamento e la disabilità di una persona, ovvero gli elementi che determinano la sua condizione di salute.

Education Act UK, 1996

• Un bambino con Bisogni Educativi Speciali

(S.E.N.) è quello che:

“ha una difficoltà di apprendimento che

richiede interventi di educazione speciale”.

• Nei Bisogni Educativi Speciali…

• “…si trovano difficoltà di apprendimento generali e specifiche, difficoltà comportamentali, emozionali e sociali, difficoltà di comunicazione e di interazione, difficoltà di linguaggio, disturbi dello spettro autistico, difficoltà sensoriali e motorie, minorazioni uditive, minorazioni visive, altre difficoltà fisiche e mediche”. (Department for Education and Skills, 2001)

Bisogni Educativi Speciali (Dario

Ianes, 2005)

• “Il Bisogno Educativo Speciale (Special

Educational Need) è qualsiasi difficoltà evolutiva, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, espressa in un funzionamento problematico ( come risultato dell’interazione dei vari ambiti della salute secondo il modello ICF dell’OMS), che risulta tale anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o marchio sociale, indipendentemente dall’eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata”.

• In questi casi i normali bisogni educativi

che tutti gli alunni hanno (bisogno di

sviluppare competenze, bisogno di

appartenenza, di identità, di

valorizzazione, di accettazione, solo per

citarne alcuni) si arricchiscono, diventano

più complessi a causa di un

funzionamento

educativo-apprenditivo problematico.

DALLA VISIONE GLOBALE DELLA SALUTE E DAL FUNZIONAMENTO

UMANO INTRODOTTA DAL SISTEMA ICF DELL’OMS POSSIAMO

IDENTIFICARE ALCUNE CAUSE DI “BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI”

Bisogni Educativi Speciali da

“CONDIZIONI FISICHE ” difficili :

• ospedalizzazioni

• malattie acute/croniche (diabete, allergie, ecc.)

• lesioni

• fragilità

• anomalie cromosomiche

• ecc.

Bisogni Educativi Speciali da ostacoli presenti nei “ FATTORI CONTESTUALI AMBIENTALI ” :

• famiglia problematica

• pregiudizi ed ostilità culturali

• difficoltà socioeconomiche

• ambienti deprivati/devianti

• scarsità di servizi

• scarsa preparazione/disponibilità degli

insegnanti

• materiali di apprendimento inadeguati.

•ecc. ecc.

Bisogni Educativi Speciali da ostacoli presenti nei “

FATTORI CONTESTUALI PERSONALI ” :

• problemi emozionali

• problemi comportamentali

• scarsa autostima

• scarsa autoefficacia

• stili attributivi distorti

• scarsa motivazione

• difficoltà nell’identità e nel progetto di Sé

• ecc.

Bisogni Educativi Speciali da menomazioni nelle “

STRUTTURE CORPOREE ” :

• mancanza di arti

• mancanza o anomalie in varie parti anatomiche

• altre anomalie strutturali

Bisogni Educativi Speciali da deficit nelle

“ FUNZIONI CORPOREE ” :

• difficoltà cognitive

(attenzione, memoria, ecc.)

• difficoltà sensoriali

• difficoltà motorie

• ecc.

Bisogni Educativi Speciali da difficoltà nelle

“ ATTIVITA’ PERSONALI ”, cioè scarse capacità di:

• apprendimento

• applicazione delle conoscenze

• pianificazione delle azioni

• autoregolazione

• comunicazione/linguaggi

• interazione/relazione

• autonomia personale/sociale

• ecc.

Bisogni Educativi Speciali da difficoltà od ostacoli

nella “ PARTECIPAZIONE SOCIALE ” :

• difficoltà nel rivestire i vari ruoli nei

contesti dell’istruzione

(integrazione nelle attività scolastiche)

• difficoltà nel rivestire i vari ruoli nei

contesti della vita extrascolastica e di comunità

Categorie di risorse:

1. Organizzazione scolastica generale

2. Spazi e archittetura

3. Sensibilizzazione generale

4. Alleanze extrascolastiche

5. Formazione e aggiornamento

6. Documentazione

7. Didattica comune

8. Percorsi educativi e relazionali comuni

9. Didattica individuale

10. Percorsi educativi e relazionali individuali

11. Ausili, tecnologie e materiali speciali

12. Interventi di assistenza e di aiuto personale

13. Interventi riabilitativi

14. Interventi sanitari e terapeutici

A partire dalla seconda metà del secolo scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato differenti strumenti di classificazione inerenti l’osservazione e l’analisi delle patologie organiche, psichiche e comportamentali delle popolazioni, al fine di migliorare la qualità della diagnosi di tali patologie. La prima classificazione elaborata dall’OMS, “La Classificazione Internazionale delle malattie” (ICD, 1970) risponde all’esigenza di cogliere la causa delle patologie, fornendo per ogni sindrome e disturbo una descrizione delle principali caratteristiche cliniche ed indicazioni diagnostiche.

L’ICD si delinea quindi come una classificazione causale, focalizzando l’attenzione sull’aspetto eziologico della patologia.

Le diagnosi delle malattie vengono tradotte in codici numerici che rendono possibile la memorizzazione, la ricerca e l’analisi dei dati.

EZIOLOGIA --> PATOLOGIA --> MANIFESTAZIONE CLINICA

• L’ICD rivela ben presto vari limiti di applicazione e ciò induce l’OMS ad elaborare un nuovo manuale di classificazione, in grado di focalizzare l’attenzione non solo sulla causa delle patologie, ma anche sulle loro conseguenze: “la Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap” (ICIDH, 1980). L’ICIDH non coglie la causa della patologia, ma l’importanza e l’influenza che il contesto ambientale esercita sullo stato di salute delle popolazioni. Con l’ICIDH non si parte più dal concetto di malattia inteso come menomazione, ma dal concetto di salute, inteso come benessere fisico, mentale, relazionale e sociale che riguarda l’individuo, la sua globalità e l’interazione con l’ambiente. L’OMS dichiara l’importanza di utilizzare l’ICD e l’ICIDH in modo complementare, favorendo l’analisi e la comprensione delle condizioni di salute dell’individuo in una prospettiva più ampia, in quanto i dati eziologici vengono integrati dall’analisi dell’impatto che quella patologia può avere sull’individuo e sul contesto ambientale in cui è inserito.

• L’ICIDH è caratterizzato da tre componenti fondamentali, attraverso le quali vengono analizzate a valutate le conseguenze delle malattie: - la menomazione, come danno organico e/o funzionale; - la disabilità, come perdita di capacità operative subentrate nella persona a causa della menomazione; - svantaggio (handicap), come difficoltà che l’individuo incontra nell’ambiente circostante a causa della menomazione.

MALATTIA O DISTURBO --> MENOMAZIONI --> DISABILITA’ --> HANDICAP

• La presenza di limiti concettuali insiti nella classificazione ICIDH ha portato l’OMS ad elaborare un’ulteriore strumento, “La Classificazione Internazionale del funzionamento e delle disabilità" (ICIDH-2, 1999), che rappresenta l’embrione del modello concettuale che sarà sviluppato nell’ultima classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “La Classificazione Internazionale del funzionamento,disabilità e salute (ICF, 2001).

La Classificazione Internazionale del Funzionamento, Disabilità e Salute (ICF, 2001)

Il 22 maggio 2001 L’Organizzazione Mondiale della Sanità perviene

alla stesura di uno strumento di classificazione innovativo, multidisciplinare e dall’approccio universale: “La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”, denominato ICF. All’elaborazione di tale classificazione hanno partecipato 192 governi che compongono l’Assemblea Mondiale della Sanità, tra cui l’Italia, che ha offerto un significativo contributo tramite una rete collaborativa informale denominata Disability Italian Network (DIN), costituita da 25 centri dislocati sul territorio nazionale e coordinata dall’Agenzia regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia. Scopo principale del DIN risulta essere la diffusione degli strumenti elaborati dall’OMS e la formazione di operatori che si occupano di inserimento lavorativo dei diversamente abili, in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche Sociali.

L’ICF si delinea come una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà che nel contesto socio-culturale di riferimento possono causare disabilità. Tramite l’ICF si vuole quindi descrivere non le persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale e sottolineare l’individuo non solo come persona avente malattie o disabilità, ma soprattutto evidenziarne l’unicità e la globalità. Lo strumento descrive tali situazioni adottando un linguaggio standard ed unificato, cercando di evitare fraintendimenti semantici e facilitando la comunicazione fra i vari utilizzatori in tutto il mondo.

SCOPI DELL’ICF

• Fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute,delle condizioni, conseguenze e cause determinanti ad essa correlate.

• Stabilire un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utilizzatori, tra cui gli operatori sanitari, i ricercatori, gli esponenti politici e la popolazione, incluse le persone con disabilità.

• Rendere possibile il confronto fra dati raccolti in Paesi, discipline sanitarie, servizi e in periodi diversi.

• Fornire uno schema di codifica sistematico per i sistemi informativi sanitari.

Aspetti innovativi della classificazione ICF

Il primo aspetto innovativo della classificazione emerge chiaramente nel titolo della stessa. A differenza delle precedenti classificazioni (ICD e ICIDH), dove veniva dato ampio spazio alla descrizione delle malattie dell’individuo, ricorrendo a termini quali malattia, menomazione ed handicap (usati prevalentemente in accezione negativa, con riferimento a situazioni di deficit) nell’ultima classificazione l’OMS fa riferimento a termini che analizzano la salute dell’individuo in chiave positiva (funzionamento e salute). L’ICF vuole fornire un’ampia analisi dello stato di salute degli individui ponendo la correlazione fra salute e ambiente, arrivando alla definizione di disabilità, intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. L’analisi delle varie dimensioni esistenziali dell’individuo porta a evidenziare non solo come le persone convivono con la loro patologia, ma anche cosa è possibile fare per migliorare la qualità della loro vita.

• Il concetto di disabilità introduce ulteriori elementi che evidenziano la valenza innovativa della classificazione: - universalismo; - approccio integrato; - modello multidimensionale del funzionamento e della disabilità.

• L’applicazione universale dell’ICF emerge nella misura in cui la disabilità non viene considerata un problema di un gruppo minoritario all’interno di una comunità, ma un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono sperimentare. L’OMS, attraverso l’ICF, propone un modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi persona, normodotata o diversamente abile.

• L’approccio integrato della classificazione si esprime tramite l’analisi dettagliata di tutte le dimensioni esistenziali dell’individuo, poste sullo stesso piano, senza distinzioni sulle possibili cause.

• Il concetto di disabilità preso in considerazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole evidenziare non i deficit e gli handicap che rendono precarie le condizioni di vita delle persone, ma vuole essere un concetto inserito in un continuum multidimensionale. Ognuno di noi può trovarsi in un contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità. E’ in tale ambito che l’ICF si pone come classificatore della salute, prendendo in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: se, ad esempio, una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza se la causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o sensoriale. Ciò che importa è intervenire sul contesto sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità.

• L’ICF classifica e descrive le componenti della salute e degli stati a essa correlati in termini di funzionamento e di esperienza di salute. La descrizione del funzionamento e della disabilità prende in considerazione tre prospettive differenti:

-corpo

-persona

-contesto (fisico, sociale, attitudinale, etc.).

• L’ICF classifica i fattori ambientali che sono determinanti se la persona ha condizione di salute o di disabilità.

• L’ICF rappresenta quindi il modello di riferimento per la descrizione della salute e degli stati a essa correlati proponendosi come una classificazione delle “componenti della salute”, non solo quindi una classificazione delle “conseguenze delle malattie”, assumendo una posizione neutrale rispetto all’eziologia e permettendo ai ricercatori e ai clinici di fare inferenze causali utilizzando i metodi scientifici più appropriati integrando in maniera completa il modello medico e il modello sociale.

• L’ICF introduce, quindi, il concetto innovativo della classificazione dello stato di salute della persona, spostando, il fuoco del problema sulla vita, su come le persone vivono rispetto al proprio contesto fisico, psicologico, storico, culturale e su come tali condizioni possano essere migliorate o ostacolate dalla possibilità concreta di poter raggiungere una vita soddisfacente a livello sociale e produttivo. Di conseguenza, ogni processo rivolto a migliorare la condizione e a favorire l’integrazione delle persone con disabilità richiederebbe un’azione sociale e alla società in senso lato sarebbe richiesta la responsabilità di attuare i cambiamenti comportamentali e ambientali necessari a consentire a queste persone la loro piena partecipazione in tutti i momenti della vita. Nell’ottica della disabilità si deve riflettere sulla capacità dell’ambiente di garantire alle persone un grado adeguato, sia qualitativo che quantitativo, di salute, sicurezza e accessibilità.

• L’ICF è uno strumento di valore internazionale finalizzato ad una classificazione sistematica, atta a descrivere le modificazioni dello stato di salute intesa come benessere globale della persona, considerata in una visione innovativa caratterizzata dalla multidimensionalità, dall’interazione tra più variabili e fattori, legata al funzionamento umano a tutti i livelli (biologico, personale e sociale). In questo contesto la disabilità viene vista come conseguenza o risultato di una serie di fattori personali e ambientali che rappresentano il contesto di riferimento in cui la persona vive ed esprime le proprie capacità.

A COSA SERVE L’ICF?

• Grazie a questo strumento è possibile descrivere: - il funzionamento, cioè gli aspetti che vengono

considerati “positivi” di una persona, ovvero ciò che quella persona è in grado di fare;

- la disabilità, cioè gli aspetti “negativi” del funzionamento, ciò che una persona ha difficoltà a fare;

- la presenza o l’assenza di menomazioni riguardanti le funzioni e/o le strutture corporee;

-i fattori contestuali, vale a dire l’influenza positiva o negativa che l’ambiente in cui vive la persona può avere sul funzionamento stesso della persona.

COME È STRUTTURATO L’ICF?

• L’ICF è caratterizzato da un insieme di categorie che sono raggruppate e ordinate gerarchicamente secondo il criterio fornito dal “modello biopsicosociale”.

• Questo modello rappresenta la nuova ottica con cui si guarda ad una persona con una condizione di salute: questa viene vista non solo dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista sociale.

• Vengono dunque presi in considerazione non solo gli aspetti medici specifici legati alla presenza di una condizione di salute ma anche gli aspetti sociali conseguenti alla condizione di salute, tenendo pertanto in considerazione anche il contesto ambientale in cui vive la persona. Viene così introdotta una prospettiva non più rigidamente ancorata alla visione di chi valuta, ma che cerca di calarsi nella realtà di tutti i giorni cogliendone i diversi aspetti.

• Secondo il modello biopsicosociale lo stato di salute dipende complessivamente da tre elementi:

- l’integrità delle funzioni e strutture corporee

- la capacità di svolgere delle attività

- la possibilità di partecipare alla vita sociale

• Gli aspetti positivi vengono descritti come funzionamento mentre gli aspetti negativi vengono identificati come disabilità.

• Vengono poi tenuti in considerazione quali sono i fattori contestuali che influenzano il funzionamento o la disabilità della persona.

• Le varie componenti sono strutturate secondo un ordine gerarchico a grappolo in cui i livelli superiori includono quelli di livello inferiore.

PERCHÉ È NATO L’ICF? • L’ICF è stato introdotto perché le informazioni che vengono

date dalla diagnosi medica, seppure importanti, non erano giudicate sufficienti per avere il reale quadro funzionale della persona, vale a dire che cosa quella persona è in grado di fare e quali sono invece le attività nelle quali ha delle difficoltà.

• Oltre a questo aspetto con l’ICF si è data risposta all’esigenza di avere a disposizione un “linguaggio internazionale” comune che permettesse di rendere più efficace la comunicazione non solo tra i servizi della medesima area di intervento (per esempio tra le ASL, oppure tra ospedali), ma anche tra servizi di diversa competenza (per esempio tra Ospedale e ASL, oppure tra ASL e scuola, o ancora tra ASL e assistente sociale del Comune). Grazie all’ICF anche la comunicazione dei dati tra diverse Nazioni è più semplice.

CON QUALI PERSONE SI USA L’ICF? • L’ICF è nato per essere usato con tutte le persone di

qualsiasi età, dal neonato all’anziano, per descrivere la presenza o l’assenza di menomazioni nelle funzioni e strutture corporee, il funzionamento, la disabilità e il contesto delle persone che hanno una modificazione dello stato di salute vale a dire una malattia (acuta o cronica), un disturbo, una lesione, un trauma oppure condizioni particolari di salute come la gravidanza, l’invecchiamento, lo stress, un’anomalia congenita o una predisposizione genetica. Tutte queste modificazioni dello stato di salute vengono raggruppate sotto il termine “condizione di salute”.

DA QUALI PROFESSIONI VIENE USATO L’ICF?

• L’ICF viene utilizzato da tutti gli operatori sanitari (medico, psicologo, fisioterapista, logopedista, terapista occupazionale, infermiere, ecc.), sociali (assistente sociale, O.S.S. e altri) ed educativi (insegnante, educatore professionale, ecc.) che per la loro professione entrano in contatto con persone che presentano una condizione di salute.

• Può essere utilizzato dal singolo professionista, ma è preferibile l’utilizzo in un contesto di équipe multidisciplinare (inteso come insieme di professionisti appartenenti a diverse discipline), in quanto più soggetti possono meglio contribuire a delineare più chiaramente il funzionamento e la disabilità di una persona.

QUALI SONO GLI UTILIZZI DELL’ICF?

• Gli ambiti di in cui può essere utilizzato l’ICF sono:

-Sanitario

-Sociale

-Educativo

-Ricerca

-Statistico

-Politica sociale e sanitaria

• Ci sono vari utilizzi dello strumento a seconda dell’ambito in cui viene usato.

In ambito sanitario l’ICF viene usato per: - descrivere il funzionamento di persone in età adulta oppure in età

evolutiva (0-18 anni) con una condizione di salute. Tale descrizione può essere importante in vari momenti: quando ad esempio una persona si avvicina per la prima volta ad un servizio sanitario, oppure nell’ambito di un percorso sanitario/riabilitativo, o ancora al termine dello stesso. Con soggetti in età pediatrica (bambini e adolescenti) l’ICF può essere utilizzato per “marcare” il passaggio da una tappa evolutiva ad un’altra (per esempio dalla scuola d’infanzia alla scuola primaria). La descrizione del funzionamento di una persona rappresenta il complemento necessario alla diagnosi (che viene espressa utilizzando una apposita classificazione dell’OMS, l’ICD “International Classification of Diseases”). Infatti la descrizione del funzionamento contribuisce a delineare non solo il “nome” della malattia/condizione di salute, ma a specificarne gli effetti sulla vita di quella persona. Con lo stesso nome (cioè diagnosi) possono essere infatti indicati soggetti con livello di funzionamento molto diverso, e quindi con esigenze in termini di servizi e assistenza molto diverse.

In ambito sanitario l’ICF viene usato per:

-facilitare la definizione e la programmazione di un percorso sanitario o riabilitativo;

-pianificare l’intervento sanitario;

-rendere più agevole, grazie all’utilizzo di un linguaggio e di un modello di riferimento comune, la comunicazione di informazioni chiare e dettagliate tra operatori e servizi: ad esempio nel momento di passaggio da un servizio all’altro appartenente alla stessa area di intervento o a servizi diversi (sanitario, sociale o educativo).

In ambito sociale e pedagogico-educativo l’ICF viene usato:

• come strumento per la programmazione di curricula scolastici e di progetti di vita volti al miglioramento della qualità di vita e alla promozione delle pari opportunità delle persone con disabilità.

Nell’ambito della ricerca l’ICF serve:

• per raccogliere molteplici informazioni relative alla salute quali:

-epidemiologia, in termini non solo di frequenza di una determinata malattia/condizione di salute, ma anche del “peso” che quella malattia/condizione di salute ha sulle persone;

-determinanti della salute, cioè quali sono i fattori che influenzano lo stato di salute dei soggetti presi singolarmente come individui oppure nel loro insieme come popolazione;

-tipo di servizi e di interventi offerti dai sistemi sanitari, socio sanitari e socio-assistenziali;

-risultati delle politiche sulla disabilità; -influenza dei fattori ambientali sulla salute.

In ambito statistico l’ICF viene utilizzato:

• per la raccolta, l’analisi e il confronto di dati sulla disabilità.

In ambito di politiche sociali e sanitarie l’ICF serve per:

- verificare sul campo la qualità e l’efficacia dei trattamenti ( ad esempio sanitari, riabilitativi, eccetera);

- permettere una migliore gestione e distribuzione delle risorse;

- favorire una più precisa progettazione nelle politiche sanitarie e sociali.

BENESSERE • Nell’ICF è un termine generale che racchiude tutto l’universo

dei domini della vita umana, includendo aspetti fisici, mentali e sociali, che costituiscono quella che può essere chiamata una “buona vita”. I domini del benessere comprendono categorie collegate direttamente alla salute come per esempio “vedere”, “parlare”, “ricordare”, “muoversi”, ecc. e altre categorie non direttamente correlate alla condizione di salute, come per esempio l’educazione, il lavoro, l’ambiente sociale, ecc.

• Storicamente il concetto di benessere si è sviluppato e si è diffuso nel momento in cui l’OMS ha definito la salute non più semplicemente come assenza di malattia, bensì come una tensione verso una piena armonia e un sano equilibrio fisico, psichico, spirituale e sociale.

Concetto di salute secondo l’OMS

• Salute non significa solo assenza di malattia, ma tensione verso un equilibrio da un punto di vista fisico, psicologico,spirituale. Questo significa che:

- La salute non riguarda solo alcune parti di una persona (fegato, polmoni..) ma è uno stato di piena forma dell’intera persona.

-La salute è essenzialmente legata al funzionamento umano a tutti i livelli (biologico, personale e sociale)

-La salute non può essere separata dal contesto o ambiente in cui la persona vive.

-La salute interagisce con l’ambiente e l’ambiente interagisce con la salute.

SALUTE

• Nell’ICF si prende in considerazione lo stato di salute,

che viene inteso in questo caso come il livello di funzionamento (ottimale) all’interno di un dato dominio di salute dell’ICF.

• Sintetizzando le indicazioni delle correnti più moderne delle scienze mediche e sociali e dei documenti e dei trattati internazionali in materia, viene introdotta una visione innovativa di salute: caratterizzata dalla multidimensionalità, legata all’interazione tra più variabili e di più fattori (fisici, biologici, chimici, culturali, sociali, etici, eccetera).

LA SALUTE: • viene intesa come un concetto positivo, poiché si

caratterizza non più come un obiettivo da perseguire ma come una risorsa personale e sociale da valorizzare;

• viene considerata come un concetto attivo, perché implica l’appropriazione ed il controllo dell’individuo sulla propria salute;

• viene definita come un concetto dinamico e relazionale, poiché il potenziale di ogni persona è diverso, così come sono diversi i suoi bisogni; sia bisogni che potenziale si esprimono non solo a livello personale ma soprattutto nelle interazioni che quella persona ha con il suo ambiente.

LA SALUTE:

• la concezione di salute si inserisce, così, all’interno di uno scenario che valorizza le relazioni e le interconnessioni tra settori diversi: sanità, economia, politica, ricerca, educazione. Per conseguenza gli interventi che seguono uno stato di malattia o disagio cambiano prospettiva e orientamento: non saranno più finalizzati solo alla riparazione e al trattamento, ma dovranno inserirsi all’interno di un processo e di un percorso di cura finalizzato a raggiungere uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale.

• La salute, quindi, è vista come una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere. La salute è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche.

STATO DI SALUTE

• Nell’ICF lo stato di salute è il livello ottimale di funzionamento all’interno di un dato dominio di salute, cioè delle aree di vita che sono direttamente correlate alla nozione di salute.

• Nella classificazione vengono distinti gli stati di salute veri e propri dagli stati correlati alla salute. Questi ultimi sono i livelli di funzionamento che riguardano le aree correlate alla salute, cioè quelle che pur essendo collegate alle condizioni di salute non trovano la loro realizzazione nell’esclusivo ambito sanitario, ma nella interazione con altri sistemi che contribuiscono al benessere generale, come per esempio l’istruzione e il lavoro.

FUNZIONAMENTO • È il vocabolo per il quale si è optato per la traduzione italiana della parola

inglese “functioning”. Il termine funzionamento è stato scelto dai traduttori della classificazione ICF perché è quello che meglio si avvicina al concetto di salute definito dall’OMS come uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, e non soltanto assenza di malattia e di infermità.

• Nella classificazione il termine funzionamento rappresenta la prima parte della struttura dell’ICF. Esso indica gli aspetti “positivi” dell’interazione tra l’individuo (con una condizione di salute) e i fattori contestuali dello stesso individuo (fattori ambientali e personali).

• Nella sigla ICF, è stato scelto di puntare sul concetto di funzionamento per invitare ad utilizzare il meno possibile il termine disabilità. Entrambi i processi sono il risultato di interazioni complesse tra l’individuo e l’ambiente.

• Classificare il funzionamento di una persona vuol dire, dunque, descriverla nella sua globalità, a prescindere dall’eziologia (la scienza che in medicina studia le cause delle malattie), dalla patologia o dal problema che la riguarda.

DISABILITÀ

• Nella classificazione ICF la disabilità viene considerata non più come malattia, disordine o disturbo, ma come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che rappresentano il contesto in cui vive. Nello speficico la disabilità viene definita come il termine ombrello per le menomazioni (cioè i problemi nelle funzioni o nelle strutture corporee), le limitazioni dell’attività e le restrizioni della partecipazione. Il termine indica quindi gli aspetti “negativi” dell’interazione tra l’individuo (con una condizione di salute) e i fattori contestuali dell’individuo stesso (fattori ambientali e personali). Disabilità diventa, pertanto, una parola dalla connotazione neutra, centrata sulle capacità residue del soggetto, oltre che su quelle mancanti. La disabilità, assieme al funzionamento , costituiscono la prima parte della struttura dell’ICF.