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UNIVERSIT A’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA DIPARTIMENTO DI NEUROLOGIA E OTORINOLARINGOIATRIA MASTER IN NATUROPATIA L’A NALISI S PETTROFOTOMETRICA DEL C APELLO O M INERALOGRAMMA IN NATUROPATIA Relatore: Dott. Fabio Ambrosi Candidata: Dott.ssa Antonella Pintore Matricola: 1363199 ANNO ACCADEMICO 2009-2010

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA”...risultò una differenza tra gli esiti dei diversi laboratori che oscillava dal 9,8% per lo zolfo al 238,1% per il fosforo. Questa

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DOTT.SSA ANTONELLA PINTORE L’ANALISI SPETTROFOTOMETRICA DEL CAPELLO O MINERALOGRAMMA IN NATUROPATIA

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1. INDICE

1. Indice……………………………………………………………... pag. 2

2. Introduzione……………………………………………. ………. 3

2.1 Scopi, Materiali e Metodi………………………………………. 3

2.2 La Valutazione dei Minerali…………………………………… 4

3. Tipologie Metaboliche…………………………………………. 8

3.1 Classi Metaboliche……………………………………………... 8

3.2 Rapporti significativi tra Minerali e Minerali……………….. 12

3.3 Le sottoclassi di Metabolismo………………………………... 14

4. Considerazioni sui Mineralogrammi Effettuati……………. 18

4.1 Soggetto Campione I…………………………………………… 18

4.2 Soggetto Campione II…………………………………………... 25

4.3 Soggetto Campione III………………………………………….. 34

4.4 Soggetto Campione IV…………………………………………. 34

4.5 Soggetto Campione V………………………………………….. 47

5. Conclusioni………………………………………………………. 78

6. Bibliografia……………………………………………………….. 80

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA

“LA SAPIENZA”

FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA

DIPARTIMENTO DI NEUROLOGIA E OTORINOLARINGOIATRIA

MASTER IN NATUROPATIA

L’ANALISI SPETTROFOTOMETRICA DEL CAPELLO O MINERALOGRAMMA IN NATUROPATIA

Relatore: Dott. Fabio Ambrosi

Candidata: Dott.ssa Antonella Pintore

Matricola: 1363199

ANNO ACCADEMICO 2009-2010

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1. INDICE

1. Indice……………………………………………………………... pag. 2

2. Introduzione………………………………………………………. 3

2.1 Scopo e Metodo…………………………………………………. 3

2.2 Naturopatia e Mineralogramma……………….……………… 4

2.3 Osservazioni sulla Scientificità del Test……………………. 5

3. Il Mineralogramma……………………………………………….. 10

3.1 Il Mineralogramma (TMA)……………………………….……... 10

3.2 Il Prelievo del Campione……………………………………….. 12

3.3 Il Test Mineralografico………………………………………….. 14

3.4 Le principali fonti di Inquinamento…………………………… 15

4. I Minerali e la Salute………………………………..……………. 18

4.1 I Minerali Utili…………..………………………………………… 18

4.2 Gli Elementi Tossici……………………………………………... 21

5. Conclusioni……………………………………………………….. 35

6. Bibliografia………………………………………………………… 38

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2. INTRODUZIONE

2.1 Scopo e Metodo

Lo scopo del presente lavoro ha come obiettivo la conoscenza della

metodica analitica del Mineralogramma e la sua attendibilità in ambito

naturopatico.

Per raggiungere tale obiettivo sono stati esaminati molteplici lavori

presentati da ricercatori scientifici indipendenti e non, con particolare attenzione

a quelli pubblicati sulle più accreditate riviste scientifiche del settore sanitario o

inclusi nei programmi di studio del WHO/OMS, fino alla determinazione delle

corrette procedure di analisi, a garanzia dell’affidabilità del TMA (Analisi

Minerale Tissutale).

2.2 Naturopatia e Mineralogramma

La Naturopatia è una scienza che si sta lentamente affermando anche

nel nostro Paese mutuata da una molteplicità di studi ed esperienze svoltesi in

ambiti estremamente diversi e con metodologie di ricerca talvolta

diametralmente all’opposto.

Proprio in quanto “scienza nascente” trova la necessità di definire

chiaramente una scelta nel metodo da adottare.

Il metodo scientifico stabilito dal positivismo nell’ambito delle scienze

naturali e fisiche si identifica con l’indagine obiettiva dei fatti e con la loro

ripetibilità in laboratorio.

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Tuttavia va osservato che, soprattutto in riferimento all’indagine “olistica”

acquistano importanza scientifica concetti come quelli di "esperienza vissuta"

(erlebnis) e "comprensione" (verstehen)1, poiché si ritiene che la comprensione

dei fenomeni umani ed il loro riflesso sullo stato di benessere implichi

necessariamente l'interpretazione delle motivazioni e degli effetti che li hanno

determinati.

La fisica dei quanti di Max Planck, le teorie della relatività di Albert

Einstein, il principio di indeterminazione di Heisenberg hanno portato a una

revisione del rapporto teoria-fenomeno: la teoria viene sempre più ritenuta uno

strumento di conoscenza parziale, un elemento attivo di costruzione della

realtà, che procede attraverso la selezione di fattori e di rapporti tra fattori

considerati significativi in base a criteri relativamente arbitrari e non più come

strumento di conoscenza oggettiva della realtà.

La Naturopatia, dunque, differisce dalla Medicina proprio in quanto

quest’ultima ha un approccio scientifico in toto rispetto alla fenomenologia che

affronta, mentre è proprio della Naturopatia un metodo che coniughi sia gli

aspetti scientifici, soprattutto in merito alle strumentazioni in uso ed a certe

tecniche di indagine, sia la metodologia più pertinente alle scienze umane.

L’esigenza di monitorare lo stato di benessere degli individui, prima

ancora dell’insorgere di una condizione patologica e, comunque, per prevenirla,

ha prodotto una ricerca vastissima nel campo delle biotecnologie ma le cui

applicazioni, frequentemente, si basano su una campionatura limitata o non

sufficientemente supportata da studi elaborati su standard scientifici.

Le prime ricerche sull’indagine del capello umano hanno visto come

protagonista il dr. Clivet, uno studioso statunitense, che aveva inizialmente

adottato il sistema del mineralogramma nel settore dell’agronomia e della

veterinaria.

1 W. Dilthey , Critica della ragione storica, trad. e c. di P. Rossi, Torino, Einaudi 1954; H.G. Gadamer, trad.it. di G.

Vattimo, Verità e metodo, Milano, Bompiani 1983; H. Rickert, Geschichtphilosophie, in Die Philosophie im Beginn des Zwangisten Jahrunderits: Festschrift fur Kuno Fischer, a c. di W. Windelband, Heidelberg, Winter, vol.II; trad.it. S. Barbera e P. Rossi, Storia e scienza della natura, in Rossi, a c. di, Lo storicismo tedesco, Torino Utet 1977; F. D'agostini, Analitici e continentali, Raffaello Cortina Editore, Milano 1997; M. Ferraris, Storia dell'ermeneutica, Bompiani, Milano 1988.

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I suoi studi sono stati successivamente ampliati ed approfonditi, sempre

negli Stati Uniti d’America, da diversi altri ricercatori, tra cui David Watts,

George Watson, Paul Eck e Lawrance Wilson, mentre in Italia dobbiamo la

conoscenza e la diffusione di questa metodologia soprattutto Massimo

Pandiani, medico ed autore di diversi saggi sull’argomento.

Attualmente il Mineralogramma è un test riconosciuto dall’OMS, per

quanto inizialmente avesse assunto importanza determinante soprattutto in

relazione alle indagini per rivelare la presenza di tracce di avvelenamento in

soggetti vittime di atti criminali, e che viene considerato complementare alle

regolari indagini cliniche per fornire un quadro, il più completo possibile, sullo

stato generale di un individuo, segnalandone l’importanza diagnostica

soprattutto in momenti particolarmente delicati, come la gravidanza e

l’allattamento e l’infanzia.

Infatti, le ricerche effettuate negli ultimi 40 anni sull’analisi minerale

tissutale (TMA), come viene anche identificato il Mineralogramma, e sulla

consecutiva applicazione in ambito clinico-nutrizionale, hanno contribuito alla

diffusione dell’analisi dei minerali del capello, tanto da farla diventare, negli Stati

Uniti d’America, una tra le più adottate procedure cliniche di screening,

riconosciuta ed utilizzata dall’EPA (Enviromental Protection Agency)”2, il

dipartimento scientifico americano a protezione dell’ambiente, anche per la sua

peculiarità di fornire un rilevante numero di dati in modo rapido ed a basso

costo.

2.3 Osservazioni sulla scientificità del test.

Prima di procedere ad una qualsivoglia dissertazione è opportune

dirimere la questione della scientificità stessa del test.

In un’inchiesta del 1985 eseguita su 13 laboratori commerciali, il Journal

of the American Medical (JAMA) elaborò una serie di incongruenze e di

contenuti discutibili nei rapporti risultanti dalle diverse analisi.

2 AA.VV., Toxic Trace Metals in Mammalian Hair and Nails, EPA-600 4.79-049, August 1979, U.S. Environmental

Protection Agency, Research and Development

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Furono infatti raccolti campioni di capelli da due adolescenti in buone

condizioni di salute ed inviati presso i vari laboratori che eseguivano analisi del

capello.

I livelli della maggior parte dei minerali risultanti dai singoli test variavano

in modo considerevole sia tra campioni analoghi inviati al medesimo laboratorio,

sia tra i medesimi saggi fatti pervenire ai diversi laboratori.

Gli esiti risultavano anche differenti relativamente al range dei valori

considerati “normali” per molti dei minerali utilizzati.

Il seguito di questa inchiesta sfociò in un successivo studio pubblicato nel

2001 dal Journal of the American Medical (JAMA)3 nel quale si affermava che,

dalla precedente ricerca del 1985, poco era cambiato a livello di affidabilità dei

responsi e che un campione di capelli prelevato da un soggetto poteva fornire

un risultato ancora estremamente variabile, almeno per quanto riguardavano

sei tra i maggiori laboratori indagati.

Va, tuttavia, considerato che non si può parlare di “medesimo” campione

di capello, proprio per il tipo di analisi distruttiva che non consente il riutilizzo

dell’esempio che ha fornito i risultati iniziali e che, inoltre, proprio per le

caratteristiche del prelievo, non è possibile garantire l’esistenza delle

“medesime” condizioni del campione.

Inoltre, non va trascurata la considerazione che l’impronta isotopica in

un campione di capelli varia in funzione della distanza dal cuoio capelluto e

suggeriscono la traccia di uno spostamento geografico di massima da parte

dell’individuo.

Gli autori non fornivano una traccia che regolamentasse un ulteriore uso

dell’analisi del capello per il futuro, tuttavia elencarono tre questioni che

impedivano ai test forniti dai laboratori un riconoscimento scientificamente

significativo e clinicamente praticabile:

3 Seidel S., Kreutzer R., Smith D., McNeel S, Gilliss D. Assessment of commercial laboratories performing hair

mineral analysis. JAMA 2001; 285: 67-72; Steindel SJ, Howanitz PJ. The uncertainty of hair analysis for trace metals. JAMA 2001;285:83-85.

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1. la mancanza di standardizzazione e di un accordo generale sulla le

tecniche con cui dovevano essere determinati i minerali contenuti nei

capelli;

2. una mancanza di consenso generale sul significato del’analisi del

contenuto minerale del capello;

3. una mancanza di accordo sui trattamenti per gli squilibri ipotizzati.

In effetti, nessuno dei Laboratori inclusi nello studio, tutti provvisti di

certificazione CLIA4, precisò il rispetto di procedure standardizzate per verificare

l’accuratezza dei risultati dei test eseguiti: per un singolo campione di capelli

risultò una differenza tra gli esiti dei diversi laboratori che oscillava dal 9,8% per

lo zolfo al 238,1% per il fosforo.

Questa consistente discrepanza può essere parzialmente attribuita a vari

trattamenti subiti dai capelli, o permanenti, oppure ancora da fattori chimici

ambientali.

Tutti e sei i laboratori utilizzarono diverse metodologie per rimuovere

fattori di contaminazione esterna, anche se nessuna procedura standard fu

adottata, a partire dalla raccolta della campionatura ed alla sua preparazione

per assicurare coerenza ed affidabilità nei risultati.

Non è tuttora chiaro quanta parte dell’esito dei test fu dovuta al

rivestimento chimico depositato sul capello in superficie o in profondità.

Anche i range di riferimento variavano da laboratorio a laboratorio: con

riferimento a valori normali attribuiti per età, sesso, ambiente e qualità del

capello, si evidenziava un’ampia differenza tra centri di analisi.

Ad esempio un laboratorio considerò “normali” valori di litio compresi tra

1,25 e 3, mentre un altro assunse a validità una scala compresa tra lo 0,0035 e

lo 0,025, con misure neppure parzialmente sovrapponibili.

4 Per ottenere la certificazione CLIA (Clinical Laboratory Improvement Act) ogni singolo Laboratorio è tenuto ad eseguire test clinici standardizzai o adottare altri metodi per assicurare l’affidabilità delle analisi eseguite presso ciascuna struttura.

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Nel corso dell’ultimo decennio numerosi studi si sono aggiunti ed I livelli

di standardizzazione raggiunti sono tali da offrire buone garanzie di affidabilità,

tanto che la stessa OMS, in uno studio del 20055 prima e successivamente in

una guida per operatori del settore sanitario6 e relativa al rilevamento dei livelli

di mercurio nei bambini sia dei paesi più evoluti che in quelli emergenti è giunta

ad esprimersi nei seguenti termini:

“ Diagnosis of mercury intoxication, particularly if it is chronic and

low dose requires a high index of suspicion. Careful history

taking to find potential sources of exposure. If symptoms are

found, the analysis of blood, urine or hair should be

performed. Urin mercury typically reflects organic exposure. It is

difficult to speciate and to analyze methilmercury, so total blood

mercury can usually be used as a surrogate. Hair analysis is the

most appropriate for research because there are may7

problems due to possible contamination during collection and

quantification by size of hair sample. When analysis in

sophisticated laboratories can be done, it is an excellent

indicator of total body, long term exposure”.

Risulta pertanto evidente che le osservazioni mosse al Mineralogramma

non ne inficiano la scientificità ma, semmai, ne auspicano una correttezza di

esecuzione e di standardizzazione che possano elevare i livelli di fruibilità di

5 Children’s Health and the Environment – A global perspective. A resource guide for the Health Sector, WHO,

2005; American Academy of Pediatrics Committee on Environmental Health. Pediatric Environmental Health, 2nd Ed.

Etzel RA, Ed Elk Grove Village, IL: American Academy of Pedriatrics, 2003.

Si segnalano inoltre: Thatcher R.W., Intelligente and Lead Toxins in Rural Children, Vol. nr.6, giugno/luglio 1983 -

Journal Learning Disabilities; Thatcher R.W., Effects of Low; levels of Cadmium and Lead on Cognitive Functioning

Children, maggio/giugno 1982, Environmental Health 3:159-166 Thatcher R.W., Evoked Potentials related to Hair

Cadmium and Lead in Children, Annals of the New York Academy of Sciences, Volume 425, 'Brain and Information:

Event-Related Potentials

6 Children’s Health and the Environment – MERCURY, WHO Training Package for the Health Sector, WHO, Jul

2008, pag. 46.

7 Sic. Probabilmente da leggersi “many”.

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tale metodologia sia secondo un approccio naturopatico e di prevenzione

secondaria, sia come corollario per il completamento di un quadro clinico8.

8 Barrie S., Heavy metal assessment. Textbook of Natural Medicine. Edinburgh 2000. Churchill Livingstone, 161-

1a75; Markus S., Mineral status evaluation. Textbook of Natural Medicine. Edinburgh 2000. Churchill Livingstone, 211-

215; Rossi G., Franco G., Solarino L., Proietti M., Metalli pesanti. E’ possibile una prevenzione secondaria?, 5e

Giornate Italiane Mediche dell’Ambiente “Origine Epigenetica delle Malattie dell’Adulto”, Patologie neurodegenerative,

immunomediate, endocrino-metaboliche, neoplastiche, Arezzo, 17-19 settembre 2010.

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3. IL MINERALOGRAMMA 3.1 Il Mineralogramma (TMA)

L’Analisi Minerale Tissutale o Mineralogramma, che d’ora innanzi

chiameremo per brevità con il suo acronimo inglese TMA, è un esame bioptico

minerale di un tessuto del corpo, intendendosi con biopsia l'analisi di un tessuto

molle, quale appunto il capello.

Tale indagine serve in questo caso a determinare i livelli dei minerali

presenti come deposito nelle cellule e negli spazi interstiziali del capello in un

arco di tempo compreso entro gli ultimi tre mesi, considerando una crescita

media di un centimetro ogni 30 giorni.

L’adozione del capello come testimone del test è dovuto ad una serie di

considerazioni.

In primo luogo i capelli costituiscono un campione stabile che non

richiede particolari trattamenti e che, contenendo livelli minerali quasi 10 volte

superiori a quelli presenti nel sangue, permette uno screening maggiormente

accurato.

Inoltre, fatto non trascurabile anche sotto il profilo psicologico, il prelievo

non costituisce un evento traumatico per l’individuo che vi si sottopone.

Ancora, è possibile compiere la medesima analisi su tessuti di tipo

diverso, quali urina, feci ed unghie, oltre al sangue: va osservato, tuttavia, che

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tali tipi di terreno, pur riflettendo un’immagine “fotografica” dello stato

individuale, non consentono di valutare il metabolismo cellulare e le relative

alterazioni, identificando un possibile stress cellulare e dei meccanismi di

reazione.

In tale senso va appunto inteso come un test di screening e non

diagnostico, per quanto possa essere indicativo di eziogenesi patologica per

almeno una trentina di problematiche di interesse medico, come quelle a carico

del sistema immunitario o del sistema endocrino, digerente, respiratorio e

osteoarticolare.

La sua importanza, inoltre, è costituita dal fatto di permettere una

osservazione anche comportamentale soprattutto per quanto afferisce la sfera

nutrizionale.

Infatti, a differenza delle analisi svolte ad esempio sul sangue o sulle

urine e che evidenziano le eventuali sostanze circolanti, consente la ricerca ed

il monitoraggio di elementi presenti e depositati in tutti i tessuti, in particolare

trattenuti nei grassi.

Attraverso il MTA è possibile comprendere:

a. La funzionalità della cellula e del suo metabolismo;

b. La glicosi9;

c. La fosforilazione10;

d. Il ciclo di Krebs11;

9 La glicosi è un processo anaerobico in più tappe che serve per produrre energia a partire dalla scissione di una

molecola di glucosio (glicolisi). Le cellule ricavano energia dagli alimenti attraverso la respirazione cellulare che consiste in una serie di reazioni chimiche, come il glucosio, convertendole in altre molecole. La prima fase della respirazione cellulare,detta appunto glicolisi,si svolge nel citoplasma delle cellule. In questa sequenza di reazioni, una molecola di glucosio si trasforma in due molecole di acido piruvico liberando cosi una certa quantità di energia chimica che viene immagazzinata nei legami di due molecole di ATP. Si ha, inoltre, anche la produzione di NADH, una sostanza che servirà in seguito per produrre altra energia. Nella maggior parte degli organismi, l'acido piruvico subisce ulteriori trasformazioni in una serie di reazioni che costituiscono il ciclo di Krebs, una fase k che si svolge nei mitocondri. Con il ciclo di Krebs, si producono altre due molecole di ATP, altro NADH e anidride carbonica. Nell'ultima fase si ha la massima produzione di ATP. Quest’ultimo deriva da una serie di passaggi di ioni ed elettroni che è possibile grazie all'energia fornita dal NADH. Anche il trasporto di elettroni, che consuma ossigeno e produce acqua,avviene nei mitocondri. 10

E’ un processo mediante il quale un gruppo fosfato (PO43–

) viene aggiunto a una molecola. Si tratta di una

reazione molto importante perché in genere quando una molecola viene fosforilata, il suo contenuto energetico aumenta ed essa è in grado di partecipare a una data reazione. Nella biologia della cellula, un esempio di fosforilazione è la trasformazione di ADP in ATP.. 11

Anche chiamato ciclo degli acidi tricarbossilici. Utilizza come metabolita di partenza l'acetil coezima A, che si

ottiene per azione della piruvato deidrogenasi sul piruvato prodotto dalla glicolisi. Dal ciclo di krebs si ottengono ATP e

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e. La presenza ed il livello di metalli e minerali tossici accumulati

nell’organismo.

Tutta questa serie di eventi biochimici, mediante il TMA, diventano

monitorabili e rettificabili, ad esempio, con un intervento naturopatico di tipo

nutrizionale che possa riequilibrare l’omeostasi corporea, col vantaggio di poter

successivamente seguire l’evoluzione dell’azione integrativa introdotta e delle

relative risposte individuali.

3.2 Il Prelievo del campione

L’attrezzatura necessaria per la raccolta del campione di capelli

comprende:

a. un paio di forbici ed un pettine che debbono essere di plastica o di

acciaio inox per evitare possibili alterazioni;

b. un contenitore per i capelli

c. una bilancina di carta rigida.

Questa fase, pur nella sua semplicità, deve prevedere una serie di

controlli e verifiche preventive per garantire la maggiore accuratezza dell’esito

del test.

Infatti il problema principale è costituito dalla possibile contaminazione

del campione dovuta a diverse situazioni.

In primis, costituiscono un fattore condizionante:

a. i fattori ambientali e di inquinamento;

b. le esposizioni a sostanze nocive o tossiche per esigenze professionali;

c. le tinte per i capelli e gli shampoo12;

potere riducente; il potere riducente viene inviato alla catena respiratoria dove NADH e FADH2 vengono ossidati rispettivamente a NAD+ e FAD: il potere riducente viene ceduto, lungo la catena respiratoria, a dei sistemi di accoppiamento dai quali viene prodotto ulteriore ATP. Per questo il ciclo di Krebs è un punto strategico non solo per il metabolismo del glucosio ma anche per il metabolismo degli acidi grassi e degli amminoacidi, infatti il piruvato che viene convertito ad acetil coenzima A non proviene solo dalla degradazione del glucosio: si ottiene, ad esempio, anche dalla transaminazione dell'alanina 12

Alcuni tipi di tinte, infatti, contengono Pb e Ni, mentre taluni shampoo possono condizionare i valori di Zn e Se.

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13

d. il contatto con acque chimicamente trattate come quelle delle piscine o di

stabilimenti termali13;

e. l’errore nel prelievo.

Per ovviare a questa serie di problemi il soggetto deve essere

preventivamente avvisato di non sottoporre i capelli a trattamenti cosmetici quali

tinture, permanenti, ossigenazioni o comunque depigmentazioni per i quaranta

giorni precedenti, mentre per quanto concerne lo shampoo è sufficiente

astenersi dal lavaggio nelle 24 ore che precedono il prelievo, sempreché non si

tratti di shampoo coloranti per cui vale nuovamente la regola dei 40 giorni,

soprattutto in considerazione del fatto che condizionamenti di questo genere a

livello tricologico possono inficiare l’esito del test con una modifica dei valori

entro un range del 20%.

Anche la scarsa accuratezza nell’esecuzione del prelievo può alterare

l’esito dello screening.

La lunghezza del capello, infatti, non deve superare i 3 cm, sia per

garantire una osservazione standard degli ultimi 3 mesi, sia per evitare che i

capelli possano raggiungere un livello di sfibratura tale da modificare la

concentrazione di minerali lungo il tratto distale, con conseguente alterazione

dei valori finali.

Il prelievo prevede l’asportazione di campione dalla zona occipitale per di

circa 1 gr, sulla base di quanto richiesto dal laboratorio di analisi di riferimento,

e pari orientativamente a quanto possa contenere un cucchiaio da cucina,

scegliendo tale area in quanto le apparecchiature che eseguiranno

successivamente le analisi sono tarate in modo tale da rendere la massima

precisione sul tessuto tricologico specifico della nuca14.

Il taglio deve essere eseguito a partire dal punto di ricrescita più vicino

alla cute per una lunghezza variabile dai 2.5 ai 3 cm15.

13

L’acqua clorata potrebbe alterare il valore del Cu fino al 200%.

14 Il prelievo di campionatura effettuato anche da altre aree del capo potrebbe fornire dati meno precisi, rispetto agli

standard stabiliti dopo una serie di studi eseguiti negli ultimi 30 anni per parametrare gli spettrofotometri alla media della

popolazione mondiale. 15

Se l’analisi deve essere effettuata per ottenere dati di riferimento sugli ultimi 30 giorni, taglio deve essere eseguito

per una lunghezza massima di 1,5 cm.

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14

Nel caso in cui non fosse possibile l’esecuzione di una campionatura sul

capello, come nella fattispecie di una alopecia totale, è accettabile anche la

raccolta di peli ascellari o pubici, ma la valutazione dovrà tenere conto della

differente taratura delle apparecchiature.

Una volta raccolto e verificato il peso, il campione va sigillato

nell’apposito contenitore, corredato di tutti i dati anagrafici ed inviato al

laboratorio di analisi di riferimento.

3.3 Il Test Mineralografico

Una volta presso il laboratorio il campione, per la preparazione all’analisi,

segue un preciso protocollo:

1. pesatura;

2. lavaggio accurato in un solvente organico;

3. risciacquo con soluzioni preparate con acqua distillata o deionizzata;

4. essiccamento;

5. polverizzazione;

6. “digestione” per mezzo di acido nitrico e acido perclorico oppure acido

nitrico e acqua ossigenata.

Al fine di scongiurare la perdita di materiale, tutto il protocollo viene

eseguito mantenendo il testimone all’interno di uno stesso contenitore.

Terminata la preparazione, la cui precisione è essenziale per la veridicità

del test, si procede con l’inserimento del campione, disciolto in un solvente per

alcune ore, nello spettrofotometro ad assorbimento atomico16 o a scansione per

l’analisi.

Questa avviene mediante l’esposizione della soluzione ottenuta ad una

temperatura di migliaia di gradi Celsius fino a renderla incandescente ed a

16

Lo spettrofotometro ad assorbimento atomico è uno strumento d’analisi ad altissima precisione messo a punto da

scienziati della NASA.

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consentire ai sensori ottici la lettura elettronica, del contenuto di metalli del

campione e del relativo livello, con la massima precisione possibile.

Quest’analisi, oltre all’accuratezza fornita dalla più recente tecnologia, ha

il pregio di poter essere eseguita indipendentemente da fattori esterni, con le

precauzioni sopra elencate, ma comunque senza che il soggetto che si

sottopone all’indagine sia sottoposto ad interferenze derivanti ad esempio da

situazioni endogene come stress, emozioni o sequenze digestive, come pure

da condizionamenti esterni come possono essere delle medicazioni.

Mediante l’MTA si ricavano indicazioni sui livelli dei metalli e degli

oligoelementi presenti nell’organismo e delle loro interazioni qualitative, oltre

che una serie di informazioni sulla tipologia ossidativa, sulle eventuali

disfunzioni metaboliche, le alterazioni nutrizionali e le possibili intossicazioni di

un individuo, anticipando lo sviluppo di una sintomatologia correlata alle

discrepanze di standard.

3.4 Le principali fonti di inquinamento

Una delle primarie cause di intossicazione che possono emergere da

uno screening come il TMA è dovuta all’inquinamento da contaminanti

inorganici, le cui fonti possono avere origine sia naturale sia dall’attività umana.

In natura sono sicuramente da considerare fenomeni come l’erosione

atmosferica, le eruzioni vulcaniche o anche la trasmissione di metalli pesanti da

madre a figlio.

Per quanto riguarda invece la derivazione da intervento umano, devono

essere principalmente individuati:

amalgami dentari

vaccini

farmaci

vernici

additivi e coloranti

prodotti per l’igiene

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16

scarti industriali

Già da un primo sguardo si può comprendere come questo breve elenco

contenga implicazioni che incidono anche in modo consistente sullo stato di

benessere e di salute umana, dal momento che coinvolgono funzioni come

l’alimentazione, la respirazione, la risposta immunitaria e l’assimilazione di

sostanze tossiche a lento rilascio.

Relativamente a queste “sostanze tossiche”, senza voler essere

esaustivi, ci si riferisce nello specifico a:

Mercurio (Hg)

Alluminio (Al)

Piombo (Pb)

Cadmio (Cd)

Arsenico (As)

Uranio (U)

Cromo “esavalente” (Cr)

tutti elementi che risultano estremamente duraturi in quanto non biodegradabili,

che si accumulano nell’ambiente stesso e che possono subire cambiamenti di

stato che li rendono biodisponibili creando effetti sulla salute anche di grave

entità che possono riguardare danni da intossicazione acuta, malformazioni

neonatali, tumori, intossicazione cronica con effetti a livello genetico,

epigenetico ed enzimatico17.

Diviene chiaramente comprensibile come, alla luce di quanto ora

esposto, un test che consenta una valutazione dello “stato di immersione”

prolungata di un individuo in un determinato ambiente, possa fornire elementi di

grande importanza anche per la valutazione del tenore di inquinamento che il

medesimo possa aver subito.

17

Swaran J.S. Fllora- Viidhu Pachaurii J.,Chellatiion iin Metall Intoxiicatiion, Int. Environ. Res. Public Health 20

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17

Proprio in questo senso la lettura biochimica dell’AMT acquista una

nuova importante valenza in quanto, consentendo la verifica della quantità di

metalli tossici e di oligoelementi nell’organismo, permette anche una azione

disintossicante unitamente ad una integrazione mirata e personalizzata18.

18

Rossi G., Franco G., Solarino L., Proietti M., Metalli pesanti. E’ possibile una prevenzione secondaria?, op. cit.

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18

4. I MINERALI E LA SALUTE

4.1 I Minerali Utili

Ogni cellula vivente necessita di elementi minerali sia sotto il profilo

strutturale sia per svolgere regolarmente la propria attività.

I minerali, inoltre, sono indispensabili per la composizione dei fluidi

corporei, per la costituzione del sangue e delle ossa, per il mantenimento del

sistema nervoso, per la regolazione del tono muscolare anche del sistema

cardiovascolare.

Al pari delle vitamine, i minerali fungono da coenzimi19 che consentono al

corpo di esercitare tutte le proprie funzioni, anche in considerazione del fatto

che gli stessi enzimi necessitano di minerali, indispensabili anche per

l’assimilazione delle vitamine e di altri nutrienti, creando così un importante

circuito che deve essere in buon equilibrio tra tutte le sue diverse componenti.

Questo bilanciamento dipende dai livelli dei diversi minerali contenuti nel

corpo e più specificamente dai rapporti di dosaggio di certi minerali rispetto ad

altri.

Infatti, il livello di ciascun minerale contenuto nel corpo interagisce con

quello di uno o più altri, cosicché un disequilibrio , soprattutto se prolungato nel

19

Phyllis A. Balch, Prescription for nutritional healing, Penguin-Putnam, 2000

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19

tempo, può dare origine ad una reazione a catena che verosimilmente crea stati

di malessere che possono degenerare nella patologia.

Da un punto di vista nutrizionale, i minerali si possono suddividere in tre

gruppi: i macrominerali, i microminerali e gli oligoelementi.

I Macrominerali

Appartengono a questa categoria:.

calcio (Ca)

fosforo (P)

sodio (Na)

potassio (K)

cloro (Cl)

magnesio (Mg)

zolfo (S)

Il fabbisogno giornaliero di questa categoria di elementi è superiore a

100 mg.

I Microminerali

In questo gruppo sono inclusi:

ferro (Fe)

rame (Cu)

zinco (Zn)

manganese (Mn)

iodio (I)

molibdeno (Mo)

selenio (Se)

fluoro (F)

bromo (Br)

Il fabbisogno giornaliero dei minerali di questo gruppo è stabilito in

quantità variabile da meno di 1 mg sino a 100 mg.

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20

Gli Oligoelementi

arsenico (quantità molto piccola) (As)

stagno (Sn)

nichel (Ni)

germanio (Ge)

vanadio (V)

tungsteno (W)

litio (Li)

berillio (Be)

argento (Ag)

oro (Au)

Il reale fabbisogno di questi elementi non è stato ancora stabilito, ma si

tratta comunque di microgrammi.

METALLO FABBISOGNO PRO DIE QUANTITA’ MASSIMA

Alluminio 3-5 mg 50-100 mg

Calcio 800-1200 mg 1700 gr

Cloruri 4000-6000 mg 115 gr

Cobalto 15-400 g 1,4 mg

Cromo 30-140 g 1,5 mg

Ferro 10 mg – uomo 12 mg – donna 7-12 mg – bambino 15 mg – gravidanza e allattamento 5-7 mg – prima infanzia

4000-5000 mg

Fluoro 1 mg 2500 mg

Fosforo 1200-1500 mg 550g

Iodio 200 g 40-50 mg

Magnesio 200-400 mg 45 gr

Manganese 1-20 mg 12-20 mg

Molibdeno 400-500 g 9,3 mg

Nickel 300-500 g 0,4 mg

Potassio 2500-5000 mg 70 gr

Rame 2-5 mg 100-150 mg

Selenio 50-150 g 21 mg

Sodio 4000-5000 mg 70 g

Stagno 3-10 mg 30 mg

Vanadio 1-4 mg 21 mg

Zinco 15-20 mg 2300 mg

Zolfo 2000-3000 mg 100 gr

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21

Metalli pesanti o Tossici

Queste sostanze sono estranee all'organismo e la loro presenza al di là

di certe quantità può causare gravi danni

piombo (in grandi quantità) (Pb)

arsenico (in grandi quantità) (As)

cadmio (Cd)

mercurio (Hg)

bario (Ba)

alluminio (Al)

Come accade per le vitamine, non è sempre così facile raggiungere il

perfetto equilibrio tra tutti i minerali di cui si necessita e può anche verificarsi

che un eccesso di accumulo nei tessuti muscolari e nelle ossa, dovuto ad

ingestioni massicce e prolungate di cibi che ne contengono oppure ad una

sovraesposizione, possa alla fine dimostrarsi tossico.

L’analisi del capello diviene uno strumento ottimale per una verifica dei

valori minerali, soprattutto perché, proprio per l’estensione temporale

dell’analisi, permette l’identificazione di eventi ripetitivi che possono condurre

alla tossicità con le relative conseguenze.

Una volta poi adottato il correttivo, sottoforma di integratore alimentare, è

bene replicare il test per verificare i livelli di assorbimento, anche in modo tale

da monitorarne l’assunzione.

4.2 Gli Elementi Tossici

Per quanto riguarda i minerali tossici e rilevabili mediante il

Mineralogramma, pare che la loro azione nell’organismo sia quella di andarsi a

sostituire agli elementi utili o producendo un effetto antagonistico tale da

intervenire nell’utilizzazione metabolica dei minerali utili.

Un eccessivo accumulo di metalli pesanti può direttamente causare

un’ampio spettro di disfunzioni che spesso si tramutano in forme patologiche

anche gravi.

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IL PIOMBO

L’intossicazione da piombo, o saturnismo, è molto diffusa in quanto si

tratta di un materiale che rientra nella composizione di un gran numero di

oggetti di uso comune come ad esempio le tubature idriche che, per quanto

attualmente vietate dalla Comunità Europea, sono tuttora ampiamente presenti

negli edifici di molte città storiche.

L’OMS si è più volte occupata del problema, soprattutto studiando la

possibilità di trasmissione del piombo, in grado di sostituire il calcio deputato

alla costituzione delle ossa, attraverso la placenta con conseguente

intossicazione del feto.

Anche l’inquinamento atmosferico può essere causa di intossicazione

per via del piombo tetraetile contenuto nei carburanti e disperso nell’aria che si

va ad accumulare nell’organismo tramite inalazione.

Altre fonti contenenti questo metallo pesante possono essere:

Vernici, smalti e inchiostri

pesticidi

Tinture per capelli

Fumo attivo e passivo

Scarichi industriali

Accumulatori per veicoli

Recipienti per alimenti

Una vasta sintomatologia può avere come base una intossicazione da

piombo.

Possono, infatti, esservi associati:

Aborto spontaneo

Affaticamento

Allucinazioni

Anemia

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Ansietà

Arteriosclerosi

Artrite reumatoide

Aterosclerosi

Attività cerebrale alterata

Calo della libido

Carie dentarie

Cecità

Coliche

Comportamento psicotico

Convulsioni

Costipazione

Depressione mentale

Disfunzioni epatiche

Disfunzioni renali

Dislessia

Distrofia muscolare

Dolori addominali

Encefaliti

Epilessia

Gotta

Impotenza

Incubi

Insonnia

Insufficienza surrenale

Ipercinesi

Ipopituitarismo

Ipotiroidismo

Lombaggini

Mestruazioni difficili

Morbo di Parkinson

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Nefrite

Osteoartrite

Perdita di memoria

Perdita di peso

Piorrea

Problemi cardiovascolari

Rachitismo

Ritardo mentale

Scarsa concentrazione

Schizofrenia

Sclerosi multipla

Sordità

Sterilità

Umore instabile

Vertigini

IL MERCURIO

Anche il mercurio è un elemento che, soprattutto in passato, è

stato ampiamente utilizzato per oggetti di uso comune, pur essendone noti sin

dall’antichità i suoi effetti anche letali.

E’ nota la sua adozione come ingrediente di base delle amalgame

dentali, causa di un lento avvelenamento dell’organismo.

Può essere assimilato anche attraverso la placenta ed il latte materno e

provocare a sua volta intossicazione da rame e carenza di zinco.

Altre fonti di intossicazione possono essere costituite da:

Acqua contaminata

Fungicidi al Hg su verdure

Soluzioni per lenti a contatto

Esposizioni professionali

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Tonno e pesce spada

Alcuni farmaci, tra cui alcuni diuretici

Mercurocromo

La sintomatologia da intossicazione da mercurio include:

Alopecia

Anoressia

Atassia

Danni cerebrali

Danni renali

Debolezza muscolare

Depressione

Dermatiti

Disfunzione tiroidea

Disturbi visivi

Disfunzioni immunitarie

Dolori articolari

Eccessiva salivazione

Emicranie

Eruzioni cutanee

Insonnia

Intorpidimento degli arti

Iperattività

Nervosismo

Perdita dell’autocontrollo

Perdita dell’udito

Perdita di memoria

Perdita vista periferica

Rossore

Schizofrenia

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Scoraggiamento

Timidezza

Tremori

Umore instabile

Vertigini

L’ALLUMINIO

L’alluminio viene accumulato soprattutto in organi come il fegato, i

polmoni, la tiroide ed il cervello, oltre che nelle ossa, e per quanto di norma non

se ne verifichi un assorbimento in quantità elevate, tuttavia può diventare

dannoso in coincidenza con la carenza degli elementi suoi antagonisti o in

presenza di una disfunzione a carico dell’ormone paratiroideo.

Anche questo metalloide è frequentemente utilizzato nella

quotidianità soprattutto per la composizione principale del pentolame.

E’ ormai assodata la correlazione tra il morbo di Alzheimer ad alte

concentrazioni di alluminio nel tessuto cerebrale, mentre la sua presenza in

quello osseo è rilevabile con altissima approssimazione ai risultati dello

screening mediante AMT.

Oltre a pentole e lattine20, per le quali è stato dimostrato che è

possibile una cessione di alluminio al contenuto liquido fino ad una

concentrazione di 0,5 mg/lt, vale a dire ad oltre il doppio della quantità massima

prevista dalle normative nazionali, possono costituire una cospicua fonte

inquinante:

Antitraspiranti

Acqua potabile

Lieviti artificiali

20

BELLOMI T; ZINGALES A.; QUARTARONE G; FINOTTO G Contenitori in Alluminio per Bevande: Processi

Degenerativi del Rivestimento Interno e Rilascio di Metallo verso il Contenuto. Valutazioni Corrosionistiche e Tossicologiche, II Convegno nazionale sulla scienza e tecnologia dei materiali, pp. C8, Convegno: II Convegno Nazionale sulla Scienza e Tecnologia dei Materiali, ACIREALE (CATANIA), 14-16 Ottobre (Atti di Congresso). Si segnala, inoltre, una vasta serie di studi che, a partire dal 1978, sono stati dedicati agli effetti dei diversi elementi sull’organismo umano, condotti a cura del Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

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29

Alcuni formaggi conservati

Farina raffinata

Antiacidi

Emodialisi

Agenti essiccanti

Cosmetici

L’intossicazione da alluminio può provocare:

Anemia

Avversione alla carne

Bruciori di stomaco

Carie dentali

Coliche intestinali e Coliti

Confusione mentale

Demenza in soggetti emodializzati

Disfunzioni epatiche

Disfunzioni renali

Disturbi neuromuscolari

Emolisi

Flatulenza

Ipoparatiroidismo

Leucocitosi

Mal di testa

Morbo di Alzheimer

Morbo di Parkinson

Osteomalacia

Paralisi muscolare

Perdita di memoria

Porfiria

Sclerosi laterale amiotrofica

Tendenza a raffreddori

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Ulcera peptica

IL CADMIO

Il Cadmio è elemento che si può rivelare estremamente tossico,

anche più di piombo e mercurio, e giunge a provocare effetti talvolta di estrema

gravità come crisi cardiache, degenerazione cellulare e disfunzioni pancreatiche

fino al diabete.

La carenza di zinco ne può favorire l’accumulo soprattutto a danno

dei reni e del fegato, che ne riflettono la concentrazione anche attraverso il test

mineralografico, e la sua dechelazione è tra le più difficoltose e lunghe.

E’ contenuto in un ingente quantitativo di alimenti di largo consumo,

oltre che nel fumo di sigaretta.

Altre fonti inquinanti sono:

Colture in suoli contaminati

Acqua contaminata

Pesci oceanici-tonno merluzzo

Fumo di sigaretta

Caffè espresso

Bevande a base di cola

Cibi raffinati e conservati

Saldature delle lattine

Amalgama dentale

Vernici (esposizione professionale)

Gas di scarico

Inceneritori

Esempi di sintomi dipendenti da intossicazione da cadmio sono:

Alopecia

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Anemia

Arteriosclerosi

Artrite reumatoide

Aterosclerosi

Calo della fertilità

Calo della libido

Cancro

Cirrosi epatica

Ipercolesterolemia

Diabete

Sindromi polmonari

Disturbi cardiovascolari

Emicranie

Emorragie cerebrali

Enfisema

Infiammazioni

Cardiopatie

Iperattività infantile

Iperlipidemia

Ipertensione

Ipoglicemia

Ischemia cerebrale

Patologie renali

Patologie vascolari

Osteoartriti

Osteoporosi

Ritardata crescita

Schizofrenia

L’ARSENICO

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Per la nostra indagine vanno distinti due tipi di arsenico: quello

organico (arsenato) e quello inorganico (arsenito).

La principale fonte di cessione di intossicante organico è insita in

alcuni alimenti e principalmente il pesce, a causa dell’inquinamento del mare

dovuto allo sversamento di rifiuti industriali in corsi d’acqua che lo raggiungono.

L’arsenico inorganico è, invece, reperibile in:

Pesticidi

Birra

Sale

Acqua

Vernici

Cosmetici

Pigmenti

Veleni per topi

Fungicidi

Conservanti per legno

Sono indizi di una possibile intossicazione da arsenico:

Anoressia

Caduta dei capelli

Cefalea

Cheratosi

Danni renali

Debolezza

Dermatiti

Diarrea

Disfunzioni epatiche

Dolori addominali

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ECG anomalo

Edema

Febbre

Gozzo

Herpes

Itterizia

Mal di gola

Neurite periferica

Pallore

Convalescenze problematiche

Spasmi muscolari

Stomatiti

Vasodilatazioni

Vertigini

Cancro nelle forti intossicazioni

IL BERILLO

La berillosi è un’intossicazione che colpisce per via respiratoria,

cutanea o digerente ed particolarmente conosciuta e diffusa, soprattutto nel

passato, tra i minatori delle miniere di smeraldi.

Attualmente il berillo, dopo aver conosciuto un utilizzo nell’industria

elettrica per la preparazione di polveri fluorescenti per illuminazione, viene

inserito in alcune leghe metalliche per rinforzarne la coesione.

Inoltre, compare nelle schede elettroniche di ultima generazione,

creando un rischio professionale anche per i lavoratori di questo settore

produttivo.

In effetti, la principale fonte di inquinamento tossico deve essere

identificata nelle:

Esposizioni professionali.

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Sono invece sintomi di un eccessivo accumulo di berillo nell’organismo:

Dispnea

Tachipnea

Deficit della diffusione dei gas respiratori

Riduzione della capacità polmonare

Insufficienza respiratoria restrittiva

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5. CONCLUSIONI

5.1 Considerazioni Finali

Dati i quadri sinora presentati, risulta come il recupero di uno standard

soddisfacente debba essere modulato sulla base degli scompensi evidenziati

dallo screening basandosi sulle diverse tipologie di minerali (Macrominerali,

Microminerali, Oligoelementi, Tossici) sin qui individuati.

Generalmente l’integrazione alimentare si protrae per la durata

orientativa di un anno, durante il quale vengono eseguiti dai tre ai quattro test

di verifica dei risultati raggiunti, anche se talvolta la presenza di forti

intossicazioni o di squilibrio nella ratio di alcuni minerali, come ad esempio

calcio, magnesio, sodio e potassio, possono suggerire un periodo più

prolungato per il raggiungimento di un risultato stabile.

Indubbiamente la supplementazione non è sufficiente al ristabilimento

degli equilibri se non viene accompagnata da una corretta alimentazione, per

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quanto nei cibi non sempre sono reperibili e controllabili i dosaggi per un

corretto apporto, e da un adeguato stile di vita.

In taluni soggetti potrebbe anche verificarsi la necessità di ridurre

l’integrazione a seguito di alcuni disturbi che possono comparire nei primi

due mesi dall’inizio dell’assunzione degli elementi a compensazione delle

carenze, pur senza sospendere la somministrazione in quanto quest’ultima,

se effettuata solo per brevi periodi, non è in grado di apportare vantaggi

significativi.

Il senso di spossatezza e talvolta di ottundimento, la nausea passeggera

o l’emicrania, che possono comparire nei primi tempi sono quasi sempre

dovuti al fatto che il corpo risponde all’integrazione ed elimina le tossine

accumulate, dando così origine a tale tipologia di disturbi.

Inoltre, il corpo compie un certo sforzo per riequilibrarsi, per liberarsi dai

metalli pesanti catturando le particelle estranee dai tessuti nei quali sono

accumulati e per espellerle attraverso il sistema emuntore: questo tipo di

attività implica un dispendio energetico che può originare la sensazione di

stanchezza.

Nel caso si manifestino questa serie di disturbi, è possibile, anche se non

consigliabile, ridurre la somministrazione della e delle integrazioni nel

primissimo periodo di trattamento, come pure di rispettare un giorno di pausa

nella loro assunzione a partire dal secondo mese.

Per quanto concerne invece l’eliminazione dei metalli pesanti vanno

effettuate alcune osservazioni.

Innanzitutto, la loro eliminazione è fondamentale, ma l’organismo

risponde meglio se vengono trattati uno alla volta ed a rotazione, in modo da

ottenere una progressiva eliminazione degli eccessi fino al rispettivo

contenimento entro il range di normalità.

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In considerazione del fatto che, come si è detto, il corpo si sottopone ad

uno sforzo per l’eliminazione delle particelle tossiche21, nelle persone

anziane o debilitate l’eventuale disintossicazione, qualora si ritenesse

opportuno effettuarla, dovrà essere coordinata con il medico curante.

Anche la diarrea o la stipsi possono essere manifestazioni la cui

comparsa può essere collegata ad un intervento disintossicante poiché la

presenza di un quantitativo anomalo di metalli in eccesso nella bile, nel corso

del processo di eliminazione, facilmente porta a simili fenomeni, che

andranno comunque valutati caso per caso.

Infine va rilevato che non sempre la presenza di metalli pesanti viene

evidenziata nel primo mineralogramma, in quanto solo a seguito di un iniziale

intervento di integrazione mirata può portare a scoprirne l’effettiva entità, una

volta iniziato il percorso di ribilanciamento.

A questo proposito sarà di basilare importanza che ciascun

mineralogramma venga eseguito dal medesimo laboratorio di analisi, con

tutti gli accorgimenti già sottolineati e secondo le linee guida dell’OMS22, in

modo da poter avere un reale riscontro dei dati e dei progressi raggiunti.

21

Si tratta a volte di un “lavoro” notevole se si considera che una molecola di mercurio può rimanere nel parenchima renale anche 12 giorni prima di venire espulsa (Dr. G. Guzzi). 22

Cfr. infra, Cap. 1.2 e note 5, 6 ed 8

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