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Vademecum del docente di sostegno A cura della prof. Deamira Lipartiti

Vademecum del docente di sostegno · 2019. 1. 1. · 3 Introduzione Questo vademecum è il prodotto finale del corso “La formazione in servizio dei docenti di sostegno sui temi

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Vademecum del docente di

sostegno

A cura della prof. Deamira Lipartiti

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Indice

Indice ...................................................................................................1

Introduzione ......................................................................................3

Cap. 1: L’Inclusione ..........................................................................6

1.1: L’inclusione scolastica ....................................................................6

1.2: I Bisogni Educativi Speciali .............................................................9

1.3: Compiti del Docente F.S. per l’Inclusione ....................................11

1.4: Il docente di sostegno ..................................................................12

1.5: Il G.L.I. ...........................................................................................17

Cap. 2: Organizzazione annuale .................................................19

2.1: Tutela della Privacy ......................................................................19

2.2: Cronoprogramma .........................................................................21

2.3: Incontri con i genitori ...................................................................23

2.4: Obblighi relativi alla vigilanza ordinaria degli studenti ................24

2.5: Uscite didattiche ..........................................................................27

2.6: Idoneità alla frequenza dei laboratori .........................................31

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List of Figures

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Cap. 3: Valutazione ....................................................................... 33

3.1: La Valutazione e la docimologia .................................................. 33

3.2: La Valutazione degli alunni disabili .............................................. 35

3.3: Valutazione degli studenti con programmazione differenziata

negli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado. .......... 37

3.4: Programmazione riconducibile agli obiettivi comuni alla

classe (obiettivi minimi). .............................................................. 40

3.5: La scelta del tipo di programmazione .......................................... 41

Cap. 4: Gli esami conclusivi ......................................................... 43

4.1: Gli esami ....................................................................................... 43

4.2: Primo Ciclo d’istruzione ............................................................... 44

4.3: Secondo Ciclo d’istruzione ........................................................... 46

4.4: Il documento del 15 maggio ........................................................ 46

4.5: Prove Equipollenti ........................................................................ 47

4.6: Prove differenziate e attestazione delle competenze ................. 49

4.7: Relazione del 15 maggio .............................................................. 51

Cap. 5: Dopo la scuola .................................................................. 55

5.1: Il progetto di vita .......................................................................... 55

5.2: L’inclusione socio-lavorativa del disabile ..................................... 56

5.3: Il collocamento mirato ................................................................. 59

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Introduzione

Questo vademecum è il prodotto finale del corso “La formazione in

servizio dei docenti di sostegno sui temi della disabilità per la

promozione di figure di coordinamento” svoltosi all’Aquila presso l’I.I.S

“Da Vinci - Colecchi” dal 29/02/2016 al03/05/2016.

Il vademecum nasce, come lavoro a più mani, dall’attività di ricerca,

di raccolta e di approfondimento di normative e tematiche con le quali

chi opera nella Scuola deve confrontarsi quotidianamente: tutti i

corsisti hanno contribuito alla sua realizzazione. Poiché non sempre è

stato possibile citare le fonti potete contattare la curatrice per ottenere

il giusto riconoscimento.

Lungi dal voler essere esaustivo dell’argomento, questo lavoro è

stato organizzato in maniera tale da costituire una guida riassuntiva e di

facile consultazione per tutti i docenti.

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Introduzione

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Nell’ottica del miglioramento continuo, vi invitiamo a segnalarci

eventuali refusi o imprecisioni.

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Capitolo 1

L’inclusione scolastica

“Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La

cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una

buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra

che suona la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa

fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la

cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio

possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile

scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo

conferisce all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire

tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non

in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa

musica.”

“Diario di scuola” di Daniel Pennac

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Capitolo 1

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1.1 L'inclusione scolastica

Il concetto di di inclusione scolastica si riferisce ad un processo

rivolto a tutti gli studenti e alle loro potenzialità.

Una scuola inclusiva è una scuola che progetta per migliorarsi, ha

una funzione sociale, oltre che educativa.

A fondamento della scuola inclusiva c'è la Costituzione italiana che,

agli articoli 3 e 34, afferma che «Tutti i cittadini hanno pari dignità

sociale e sono uguali davanti alla legge......è compito dello Stato

rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona

umana...... La scuola è aperta a tutti ....

Il DPR.275/99 Regolamento recante norme in materia di autonomia

delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo

1997, n. 59 recita che le istituzioni scolastiche devono progettare e

realizzare interventi di educazione,formazione e istruzione mirati allo

sviluppo della persona, adeguati ai diversi contesti e alle caratteristiche

dei soggetti coinvolti al fine di garantire loro il successo formativo ed

inoltre, riconoscono e valorizzano le diversità promuovendo le

potenzialità di ciascuno, adottando tutte le iniziative utili al

raggiungimento del successo formativo anche mediante l'attivazione di

percorsi individualizzati secondo quanto previsto dalla legge n°104/92.

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L’inclusione scolastica

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La legge dell'8 ottobre 2010, n. 170 – Nuove norme in materia di

disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico - vuole

garantire il diritto all'istruzione, al successo scolastico e assicurare pari

opportunità agli studenti con DSA. Tutto viene ribadito nelle Linee

Guida per il Diritto allo Studio degli alunni e degli studenti con Disturbi

Specifici di Apprendimento allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio

2011.

Ogni alunno, però può manifestare Bisogni Educativi Speciali per

motivi fisici, biologici, fisiologici, psicologici o sociali ed è necessario

che la scuola sia in grado di offrire una risposta adeguata e

personalizzata. Per realizzare ciò è stata emanata la Direttiva

Ministeriale del 27/12/12 Strumenti di intervento per alunni con Bisogni

Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica

fornisce le indicazioni alle scuole per la presa in carico di alunni con

Bisogni Educativi Speciali (BES). questa ultima direttiva rinforza il

modello di scuola inclusiva.

Ogni scuola può predisporre un protocollo per l’inclusione per

organizzare le procedure che intende mettere in atto al fine di garantire

il diritto allo studio degli alunni e delle alunne con Bisogni Educativi

Speciali. Il protocollo va deliberato dal Collegio Docenti ed inserito nel

PTOF ed è il processo mediante il quale la scuola vuole rispondere ai

bisogni degli studenti riconsiderando la sua organizzazione e la sua

offerta curriculare e formativa: una scuola inclusiva ha come fine quello

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Capitolo 1

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di trovare soluzione ai problemi e potenziare le attività di studio di tutti

gli studenti.

I docenti, sulla base delle normative vigenti, individuano gli alunni

con B.E.S. per i quali possono prevedere e formalizzare un intervento

didattico personalizzato per promuovere le potenzialità e il successo

formativo.

All'interno di ogni istituto scolastico, il Dirigente e il Collegio

docenti,in coerenza con il Piano dell’Offerta Formativa ed in base alle

competenze ed esperienze professionali, designano incaricate di

progettare, organizzare e mettere in atto forme di inclusione valide e

funzionali al paradigma dei B.E.S.

Queste figure di riferimento possono essere ad es. il docente

Funzione Strumentale per l’Inclusione o anche il Referente d’Istituto per

i B.E.S.(figura nata in conseguenza della Direttiva ministeriale 27

dicembre 2012), il Referente d’Istituto per i D.S.A. (figura con un preciso

status giuridico, conferitogli dalle Linee Guida sui D.S.A. del 2011), il

referente o coordinatore per il sostegno (che può essere nominato dal

Dirigente Scolastico), la Commissione, il Gruppo di Lavoro, il

Dipartimento per l’ Inclusione.

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L’inclusione scolastica

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1.2 I Bisogni Educativi Speciali

Il paradigma B.E.S. comprende

• le disabilità (legge 104/92)

• i disturbi specifici dell’apprendimento (legge 170/2010)

• le problematiche che non vengono o non possono venir

certificate ai sensi della legge 104/92 o della 170/10 (il deficit

del linguaggio, dell’attenzione e dell’iperattività e altre tipologie

di deficit)

• lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.

Per gli studenti portatori di handicap si fa riferimento, oltre che a

tutta la normativa di riferimento a partire dalla L.104/92, alle Linee

guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità emanate il

4 agosto 2009. Il documento che il consiglio di classe deve preparare è il Piano

Educativo Individualizzato (PEI)

A seguito della L. n°170/10 relativa ai Disturbi specifici apprendimento

(DSA) il Miur ha emanato, il 12/07/2011, le linee guida per il diritto allo studio

degli alunni e degli studenti con Disturbi specifici di apprendimento . Il

Consiglio di classe deve approntare un Piano Didattico Personalizzato in cui

indicare gli strumenti compensativi e dispensativi che intende mettere in atto

(PDP)

Per tutti gli studenti che non rientrano nelll’ambito della legge104/92, né

in quello della L.170/2010 si fa riferimento alla Direttiva del

27/12/2012 relativa ai Bisogni educativi Speciali (BES). Questa direttiva

accoglie gli orientamenti di vari altri paesi dell’Unione Europea e completa il

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Capitolo 1

10

quadro dell’inclusione. Anche in questo caso il documento che il consiglio di

classe deve approntare è il PDP.

Una particolare attenzione deve essere posta sugli alunni con

cittadinanza non italiana. Questi studenti possono avere una

preparazione scolastica non in linea con quella dei coetanei italiani a

causa di un percorso scolastico differente da quello Italiano, per un

percorso di studi non regolare ma anche, e soprattutto, per le difficoltà

linguistiche.

Il Ministero con la circolare n. 24 del 1 marzo 2006, dava indicazioni per

mettere in atto ogni misura di accompagnamento utile agli alunni stranieri per

conseguire il titolo finale del primo ciclo di istruzione tenendo conto anche

delle potenzialità dello studente e della maturazione raggiunta. Negli istituti

superiori , dove gli apprendimenti devono essere rispondenti a requisiti

minimi del corso di studi frequentato, la situazione è più impegnativa.

Tutte le indicazioni riguardanti i vari ordini di studio possono essere

reperiti sulle Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni

stranieri del febbraio 2014.

Per gli studenti con svantaggio linguistico il consiglio di classe può stilare

un Piano Educativo Personalizzato.

Tutti i docenti del consiglio di classe devono impegnarsi per

mettere in atto tutte le forme di inclusione necessarie per il benessere

di tutti gli studenti.

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L’inclusione scolastica

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1.3 Compiti del docente referente per l’Inclusione

Il docente che ricopre l’incarico di referente per l’Inclusione, si

occupa dell’organizzazione e delle ralazioni con docenti, famiglie ed

Enti.

In particolare si occupa di:

• Supportare il Dirigente nella richiesta organici di diritto e di fatto.

• Supportare il Dirigente nell’assegnazione funzionale delle risorse

umane impegnate nelle attività di inclusione nelle classi.

• Richiedere al DSGA l’acquisto di materiali e sussidi didattici speciali.

• Programmare e pianificare gli incontri annuali con l’unità

multidisciplinare della ASL e redigere i verbali degli incontri.

• Supportare la segreteria studenti nella compilazione della

modulistica dell'ente che fornisce l’assistenza agli alunni con

gravità e coordinare gli incontri scuola/comune/cooperativa

(Comune/Comunità Montana/ Altro).

• Coordinare il Dipartimento e il Gruppo di lavoro per l’Inclusione.

• Fornire informazioni circa le disposizioni normative vigenti.

• Fornire indicazioni di base su strumenti compensativi e misure

dispensative al fine di realizzare un intervento didattico il più

possibile adeguato e personalizzato.

• Raccogliere informazioni utili al buon inserimento degli alunni con

BES (utilizzando, anche, apposite schede ad integrazione della

documentazione presentata all'atto dell' iscrizione).

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Capitolo 1

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• Curare i rapporti con le famiglie, l’accoglienza e l’inserimento degli

studenti B.E.S.

• Collaborare, ove richiesto, alla elaborazione di strategie volte al

superamento dei problemi nella classe in cui sono presenti alunni

con Bisogni Educativi Speciali.

• Offrire supporto ai colleghi riguardo a specifici materiali didattici e

di valutazione.

• Fornire informazioni riguardo a siti o piattaforme on line per la

condivisione di buone pratiche in tema di Bisogni Educativi Speciali.

• Fungere da mediatore tra colleghi, famiglie, operatori sanitari, Enti

Locali ed agenzie formative accreditate nel territorio.

• Condividere con il Dirigente scolastico e le altre figure di staff

impegni e responsabilità a sostegno dell’inclusione degli studenti

B.E.S.

• Promuovere il coinvolgimento dell’intera comunità scolastica nel

processo di inclusione. la riflessione pedagogica e didattica

1.4 Il docente di sostegno

La figura del docente di sostegno è definita nel D.M. 3 giugno 1977

(pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 192 del 15 luglio 1977). Ciò che

aveva mosso la promulgazione di questo decreto era stata la

considerazione che la preparazione degli insegnanti, basata sulla sola

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L’inclusione scolastica

13

conoscenza dei contenuti disciplinari, non fosse sufficiente a garantire i

diritti degli alunni portatori di handicap; era necessario formare docenti

con una preparazione specifica e competenze particolari.

Le competenze dei docenti specializzati venivano specificamente

elencate nel Decreto:

1. capacità di analisi delle proprie ed altrui motivazioni;

2. capacità di operare vive relazioni umane;

3. capacità di iniziativa correlata alla disponibilità all'azione

pluriprofessionale con interventi coordinati sulla realtà sociale e

in ordine alla stretta integrazione tra scuola, famiglia e ambiente

sociale;

4. larga tolleranza alle frustrazioni;

5. capacità di autodeterminazione nell'aggiornamento

permanente.

Nella C.M. 199 del 28 luglio del 1979 si sottolineava come questi

compiti non fossero da interpretarsi in modo riduttivo ma si doveva

prevedere "l'esistenza congiunta di insegnanti di classe e di sostegno

capaci di rispondere ai bisogni educativi degli alunni con interventi

calibrati sulle condizioni personali di ciascuno.»

Gli insegnanti di sostegno sono intesi , quindi, corresponsabili della

classe, coinvolti nella programmazione educativa , in grado di

coinvolgere la classe nel processo di integrazione e di individuare gli

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Capitolo 1

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specifici bisogni educativi degli alunni con interventi calibrati sulle

condizioni personali di ciascuno e con la capacità di conoscere sia la

specifica situazione del soggetto, sia quelle del gruppo classe.

Il 4 aprile 1984, con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione,

si delineano, ancora meglio. le caratteristiche del docente specializzato

, la sua formazione prevede:

una preparazione polivalente;

una precisa competenza pedagogica;

la conoscenza delle strategie didattiche più valide e più

funzionali per rispondere a bisogni di natura prevalentemente

educativa.

in grado di assumere “...corretta competenza nelle

problematiche dell'organizzazione scolastica, facendo valere

concretamente le proprie capacità relazionali e comunicazionali,

senza tuttavia prescindere dall'esercizio di specifiche

competenze didattiche e curriculari”

Con il passaggio alla formazione universitaria per tutti gli

insegnanti, nella premessa ai nuovi programmi dei corsi di

specializzazione, il docente specializzato è definito una risorsa

“essenziale e insopprimibile”, e viene ribadito che:

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L’inclusione scolastica

15

la funzione del docente di sostegno non deve essere separata da

quella dei colleghi;

l’azione professionale-docente, da parte dell'insegnante

specializzato, non può in alcun modo essere sostitutiva di quella

normalmente esercitata dai colleghi, ma deve essere, invece, un

supporto, destinato ad evidenziare ai colleghi stessi i nodi

metodologici e didattico-disciplinari in cui più si inceppava

l'azione di educazione ed l'istruzione nei confronti di soggetti in

situazione di handicap.

Nel 1999, il Documento Berlinguer delineava ulteriormente i

compiti dell’insegnante specializzato, in particolare quelli di:

garantire un reale supporto alla classe nell’assunzione di

strategie e tecniche pedagogiche, metodologiche e didattiche

integrative in modo tale da giungere ad una progressiva

riduzione della didattica cosiddetta frontale;

svolgere un lavoro di effettiva consulenza a favore della classe e

dei colleghi curricolari nell’adozione di metodologie dirette a

costruire un piano educativo personalizzato per l’alunno

disabile;

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Capitolo 1

16

attuare interventi specializzati, centrati sulle caratteristiche e le

risorse dell’allievo disabile, grazie alla conoscenza di

metodologie particolari, che l'insegnante curricolare non ha.

Inoltre ”. L’insegnante di sostegno è promotore della cultura

dell’inclusione, ha il compito di progettare per programmare e

compiere azioni formative mirate, per favorire un’educazione

inclusiva non solo dello studente individuato come portatore di

handicap ma di tutti gli studenti con bisogni educativi speciali (BES)

come esplicitato nella Direttiva BES 2012 “ Strumenti di intervento

per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale

per l’Inclusione scolastica“ in cui si legge che la “presa in carico”

dell’alunno con BES è di tutto il team di docenti coinvolto, non solo

dall’insegnante per il sostegno”.

Riferimenti normativi

D.P.R. 31 ottobre 1975, n. 970 - Norme in materia di scuole aventi particolari finalita' - (G.U. 21 aprile

1975, n.104).

D.M. 3 giugno 1977 - Approvazione dei programmi dei corsi di specializzazione per il personale

direttivo, docente ed educativo da preporre alle scuole ed istituti che perseguono

particolari finalità - (G.U. 15 luglio 1977, n. 192).

Legge 4 agosto 1977, n. 517 Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di

riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico. (Pubblicata in G.U. il 18 agosto

1977, n. 224)

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L’inclusione scolastica

17

DECRETO MINISTERIALE 24 aprile 1986. - Approvazione dei programmi dei corsi biennali di

specializzazione per il personale direttivo, docente ed educativo operante in attività di sostegno agli alunni

handicappati frequentanti la scuola comune materna e dell'obbligo o iscritti alle scuole aventi particolari

finalità . - (S.O.G.U. n. 177 del 1.8.1986).

Direttiva BES 2012 “ Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione

territoriale per l’Inclusione scolastica“

1.5 Il G.L.I

Conformemente all'Art. 5 comma 2 della legge quadro 5.02.1992 n.

104 e alla successiva normativa, il Gruppo di Lavoro di Inclusione ha

come compito, oltre a quello di collaborare all'interno dell'Istituto alle

iniziative educative ed integrative per gli alunni con disabilità, di

occuparsi delle problematiche riguardanti gli alunni con disturbi

evolutivi specifici, e di tutta l'area delle svantaggio.

La direttiva 27.12.2012 riordina l'integrazione scolastica basata

sulle certificazioni delle disabilità, estendendo il compito di intervento

all'intera area BES.

In concreto, da un punto di vista operativo, si può prevedere che il

GLI sia composto da:

- il Dirigente scolastico;

- il docente referente (disabilità e DSA);

- i coordinatori dei Consigli di classe in cui siano presenti alunni con

disabilità e DSA;

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Capitolo 1

18

- i docenti specializzati per le attività di sostegno;

- un rappresentante dei genitori di alunni con disabilità e DSA;

- un rappresentante degli studenti;

- uno o più rappresentanti degli operatori extrascolastici che si

occupano degli alunni BES.

L’organizzazione può essere:

- Cadenza bimestrale delle riunioni, con orari aggiuntivi .

- Proposizione al Collegio dei docenti della programmazione di

obiettivi e di attività, che confluiscono nel Piano Annuale per

l'Inclusività.

- Verifica finale dei risultati raggiunti (al termine dell'Anno

Scolastico).

Le funzioni del GLI riguardano:

- Raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi.

- Focus sui casi, consulenze e supporto ai colleghi su

strategie/metodologie di gestione delle classi.

- Rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività

della scuola.

- Raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli

GLHO.

- Elaborazione di una proposta di PIANO ANNUALE PER

L'INCLUSIVITÀ da redigere entro il mese di giugno.

- Il GLI si può riunire in seduta plenaria o ristretta; al termine deve

essere redatto un verbale.

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Capitolo 2

L’ORGANIZZAZIONE ANNUALE

2.1 Tutela della privacy*

Il Ogni giorno nelle scuole vengono trattati molti dati sugli studenti

e sulle loro famiglie, sui loro problemi sanitari o di disagio sociale, ecc....

A volte basta poco per violare, anche involontariamente, la

riservatezza. Tutti i dati degli studenti, quindi i dati identificativi, i dati

sensibili (quelli che possono rivelare l'origine razziale ed etnica, le

convinzioni religiose, o di altro genere, le opinioni politiche, l'adesione a

partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso,

filosofico, politico o sindacale, lo stato di salute) e i dati giudiziari sono

soggetti alla tutela della privacy.

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Capitolo 2

20

Responsabile del trattamento è il Dirigente scolastico che può,

legittimamente, raccogliere i dati sensibili dell’alunno con disabilità e

comunicarli al Dirigente Scolastico Regionale e ad altre autorità per

consentire gli interventi necessari all’integrazione scolastica. Sia il

dirigente scolastico sia l’amministrazione scolastica sono tenuti al

rispetto delle norme di tutela. Nello specifico del disabile, la Diagnosi

Funzionale della A.S.L. per la formulazione del PDF, del PEI e del PSP

non può essere duplicata, i docenti di classe e quelli facenti parte del

GLHO e del GLI possono prenderne visione, prendere appunti, ma sono

tenuti all’obbligo del segreto d’ufficio, la cui violazione è sanzionata

penalmente.

L’ufficio di segreteria scolastica e i docenti devono rispettivamente

custodire i registri, le pagelle e i verbali relativi ai dati degli alunni e

consentirne l’accesso solo chi esercita la potestà genitoriale.

I risultati degli esami devono essere pubblicati nell’albo della

scuola.(O.M. n° 38/99, art.21, comma 1). I dati indicanti la situazione di

disabilità, contenuti nei verbali, non possono essere inseriti in tale albo

e non è ammesso annotare in calce ai tabelloni il riferimento al PSP

differenziato. (O.M. n° 126/00, art. 2, comma 5, punto 4)

I genitori hanno diritto ad avere a proprie spese la copia del PEI e

degli altri documenti relativi al percorso scolastico del figlio. (L. n°

241/90, art. 22, comma 1 e art.25).

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L’organizzazione annuale

21

* L. n° 675/96, art. 22 sulla Privacy e Codice o Testo Unico della normativa in materia D.Lvo n° 196/03

e Prescrizione del Garante sul trattamento dei dati da parte delle scuole del 26/07/2005 e Vademecum del

garante ”La privacy tra i banchi di scuola”.

D.Lvo. n° 135/99

2.2 Cronoprogramma

Il All’inizio di ogni nuovo anno scolastico occorre pianificare le

azioni da attuare.

La figura deputata all’Inclusione si accerta che la segreteria abbia

ricevuto dalla scuola di provenienza:

• certificato di individuazione

• ultima diagnosi funzionale

• ultimo profilo dinamico funzionale

• profilo di funzionamento

• Pei e relazione finale

Acquisita tutta la documentazione si acquisiscono tutte le

informazioni utili a pianificare un intervento ben costruito mediante:

1. Colloquio informativo con la famiglia e con un referente dei

docenti della scuola di provenienza;

2. Osservazioni d’inizio anno;

3. contatti con lo/gli specialista/i di riferimento, per completezza

dell'informazione prima della stesure del PEI (alla presenza dei

genitori);

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Capitolo 2

22

4. compilazione della programmazione in cui vengono specificati

gli obiettivi concordati con gli insegnanti curricolari ed i

contenuti disciplinari

5. stesura del Profilo Dinamico Funzionale P.D.F. per gli studenti

delle classi iniziali

6. stesura del PEI o del PDP

7. convocazione dei genitori per la condivisione della

programmazione e dei contenuti del P.E.I.;

8. firma del PEI, PDP da parte dei genitori, del docente per le

attività di sostegno e di tutti i docenti di team /consiglio di

classe.

9. Consegna di tutta la documentazione, comprensiva di orario

dell'insegnante di sostegno e, eventualmente, dell'assistente

scolastico alla segreteria didattica o dove previsto da ciascun

Istituto.

10. Fine primo trimestre/secondo trimestre/quadrimestre:

eventuale aggiornamento o revisione del P.E.I.

11. Fine terzo trimestre/secondo quadrimestre/pentamestre:

verifica finale delle attività di sostegno’ e redazione della

relazione finale.

Entro le scadenze previste per l’iscrizione all’anno successivo

occorre produrre, per gli alunni che sono seguiti dai Docenti

Specializzati, anche la conferma della richiesta dell’ insegnante di

Sostegno per l’anno successivo.

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L’organizzazione annuale

23

Per gli studenti in situazione di gravità (art.3 comma 3 L.104/92)

che fruiscono dell’Assistente scolastico è necessario che l’insegnante di

sostegno, sentito il Consiglio di classe, comunichi al Referente

dell’Handicap eventuali necessità di adeguamento dell’orario di

assistenza scolastica.

2.3 Incontri con i genitori

Gli incontri con i genitori rappresentano un momento di grande

importanza, oltre a costituire il momento in cui si dà alle famiglie

l’informazione sull’andamento delle attività educative costituisce un

momento di raccordo in cui progettare per il successo formativo di ogni

studente, per riconoscere e ad attivare le risorse della famiglia, per una

collaborazione e condivisione di obiettivi educativi e di strategie.

Nel caso di alunni certificati è opportuno che il docente di sostegno

e il coordinatore di classe incontrino le famiglie ad inizio anno

scolastico, per aggiornare la situazione dopo le vacanze e il rientro a

scuola.

Nei casi di nuove segnalazioni o di passaggio da un ordine di scuola

all’altro, sarebbe auspicabile un incontro con i genitori, con un

referente della scuola di provenienza e con gli esperti che,

eventualmente, seguono lo studente nelle attività extrascolastiche.

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Capitolo 2

24

L’insegnante di sostegno gestisce principalmente i rapporti con le

famiglie degli studenti H, costruendo un rapporto di fiducia e scambio,

mirato alla restituzione di una immagine dell’alunno che ne comprenda

le difficoltà, ma soprattutto le potenzialità e le risorse per l’attivazione

di strategie utili al progetto di vita, essendo docente titolare della classe

in cui insegna, ovviamente, deve essere disponibile nei confronti di

tutte le famiglie degli alunni dell’intera classe.

2.4 Obblighi relative alla vigilanza ordinaria degli

alunni

In base all'art. 2048 commi 2 e 3 del Codice civile, i docenti sono

direttamente responsabili degli alunni affidati alla loro vigilanza che non

può essere delegata a nessun altro soggetto se non per ordine della

presidenza. Tale vigilanza è diretta ad impedire non soltanto che gli

alunni compiano atti dannosi a terzi, ma anche che restino danneggiati

da atti compiuti da essi medesimi, da loro coetanei o da altre persone o

da fatti non umani (Cassazione sezioni unite 3/2/1972).

L'obbligo di sorveglianza, ricadente sul personale docente, ha

rilievo primario rispetto agli altri obblighi di servizio in quanto

articolazione del generale dovere di vigilanza sui minori; né vale ad

esonerare il docente da responsabilità l'eventuale incarico di supplenza

assegnato ad un bidello, essendo tale strumento sostitutivo

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L’organizzazione annuale

25

palesemente inadeguato" (sentenza Corte dei Conti, sez. I

giurisdizionale, n. 172 del 24.9.84).

L'intensità e il grado della vigilanza vanno rapportati alla specificità

del soggetto con il quale si ha a che fare: ad esempio, età e/o maturità

del singolo alunno. L'attenzione verso soggetti con limitate capacità di

intendere e di volere ( es. alunni portatori di handicap di natura

psichica) deve essere alta e continuativa, da parte di tutti i docenti, di

sostegno e curricolari, anche con l'ausilio dei collaboratori scolastici.

Un'attenzione assoluta va rivolta agli alunni diversamente abili: l'art.

2047, del codice civile., dispone: “In caso di danno cagionato da

persona incapace di intendere o di volere il risarcimento è dovuto da

chi è tenuto alla sorveglianza dell'incapace, salvo che provi di non aver

potuto impedire il fatto". Particolare attenzione è richiesta durante gli

spostamenti, gli intervalli, l'entrata a scuola e l'uscita, l’utilizzo dei

laboratori e delle palestre. Nel caso non sia presente il docente di

sostegno, l'insegnante curricolare che detta alla classe eventuali avvisi

di cambio di orario delle lezioni (per sciopero, uscita anticipata, ingresso

posticipato, sospensione delle lezioni, ecc..) è tenuto a controllare che

la comunicazione venga trascritta sul diario o sul libretto delle

comuncazioni da tutti gli studenti, con specifico controllo dell'alunno

con handicap e valutare se sia opportuno, in casi particolari, far

telefonare a casa. Tutti i docenti delle classi in cui sono inseriti alunni

diversamente abili devono essere al corrente delle modalità di uscita

degli stessi così come concordate tra la scuola e la famiglia ed

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Capitolo 2

26

attenersi scrupolosamente alle procedure concordate. Se è prevista la

riconsegna al genitore e questi tarda ad arrivare, l'alunno non può

essere lasciato senza vigilanza e deve essere affidato al personale

scolastico in modo esplicito.

4. La responsabilità degli insegnanti non è limitata all'attività

didattica in senso stretto (la lezione), ma riguarda l'intero periodo in cui

gli alunni si trovano sotto il loro controllo, compresi perciò intervalli,

visite e viaggi di istruzione, attività di svago che si svolgono nei locali

scolastici o in quelli di pertinenza (es. cortili), il momento dell'ingresso a

scuola e dell'uscita, assemblee d i classe, ecc… . Il C.C.N.L. del 24-07-

2003 prescrive (c.5 dell'art. 27) che "gli insegnanti sono tenuti a trovarsi

in classe cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni per assicurare

l'accoglienza, e ad assistere all'uscita degli alunni medesimi"; l'obbligo

della vigilanza perdura fino al momento in cui gli alunni varcano il

cancello di uscita (sentenza Cassazione n. 263 del 06.02.90). Se un

incidente ad un alunno avviene in aula nei 5 minuti prima dell'inizio

effettivo delle lezioni, risponde il docente.

5. Il personale scolastico assume l'onere della vigilanza degli

studenti dal momento del loro ingresso a scuola: da tale istante il

docente è direttamente responsabile degli allievi che gli sono affidati

fino alla loro uscita secondo l'orario normale o l'orario comunicato alle

famiglie.

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L’organizzazione annuale

27

2.5 Uscite Didattiche

In Per le uscite didattiche di qualunque tipo, a decorrere dal 1°

settembre 2000, il “Regolamento recante norme in materia di

autonomia delle istituzioni scolastiche”, emanato con il D.P.R.

275/1999, ha configurato la completa autonomia delle scuole anche in

tale settore; pertanto, la previgente normativa in materia, costituisce

un opportuno riferimento ma non riveste più carattere prescrittivo.” Le

istituzioni scolastiche hanno completa autonomia in materia di

organizzazione delle visite guidate e dei viaggi di istruzione e ne hanno

anche completa responsabilità.

Spetta, quindi, agli Organi Collegiali fissare i criteri generali

organizzativi di tutte le tipologie di uscita e approvare uno specifico

Regolamento relativo ad esse.

La C.M. 291/92, art. 8, comma 2, quando era in vigore, prevedeva

che nel caso di partecipazione alle uscite didattiche e ai viaggi di

istruzione di uno o più alunni portatori di handicap demandava alla

valutazione dei organi collegiali di provvedere, alla designazione di un

qualificato accompagnatore nonché di predisporre ogni altra misura di

sostegno“. Quindi anche questa circolare, che non è più in vigore, non

poneva alcun obbligo all’insegnante di sostegno di partecipare alle gite

scolastiche.

In base all'art. 3 della Costituzione Italiana e al principio di

integrazione scolastica, è opportuno assicurare il diritto degli alunni con

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Capitolo 2

28

disabilità a partecipare a viaggi di istruzione e visite guidate,

esattamente come tutti gli altri compagni.

Già a partire dall'organizzazione, l’istituzione scolastica deve tenere

conto delle esigenze e delle difficoltà dell’alunno con disabilità: bisogna

effettuare una seria valutazione del luogo da visitare, del mezzo di

trasporto da utilizzarsi, del programma di visite e dell’accessibilità degli

spazi e dei servizi relativi.

Se così non fosse, si entrerebbe in contrasto con l’articolo 2 della

Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, configurandosi come

discriminazione.

E’ sempre la scuola, poi, che in fase di organizzazione del viaggio,

per la definizione dei costi, deve comunicare all’agenzia viaggi la

presenza di alunni disabili e le loro necessità (ivi compresa la presenza

di un accompagnatore).

In base alla Legge n. 67 del 2006, che ormai assume solo la

funzione di suggerimenti di comportamento, le spese di viaggio

dell'accompagnatore, qualora necessario, sono a carico della comunità

scolastica e non della famiglia dell'alunno con disabilità. La scuola potrà

o attingere i fondi dal bilancio di istituto o chiedere ad una fondazione

bancaria o stipulare un contratto di sponsorizzazione con una ditta che

intenda farsi pubblicità o spalmare l'importo delle spese per

l'accompagnatore su tutti i partecipanti, compreso l'alunno con

disabilità.

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L’organizzazione annuale

29

Spetta agli organi collegiali della scuola designare un

accompagnatore qualificato che può essere un qualunque membro

della comunità scolastica (docenti, personale ausiliario, o familiari).

Per quanto riguarda il numero degli accompagnatori, l’art. 8/2 della

C.M. 14/10/1992, n. 291 precisava che “…si conviene che nella

programmazione dei viaggi debba essere prevista la presenza di almeno

un accompagnatore ogni quindici alunni, fermo restando che

l’eventuale elevazione di un’unità e fino ad un massimo di tre unità

complessivamente per classe può essere deliberata, sempre che

ricorrano effettive esigenze connesse con il numero degli studenti e il

bilancio dell’istituzione scolastica lo consenta”.

Se all'uscita didattica partecipano gli assistenti scolastici,occorre

considerare che, qualora la partecipazione dell’assistente venga

autorizzata dall’ente di competenza, se si dovesse esaurire, a causa dei

tempi dell’uscita, il monte ore previsto per il loro servizio, nei restanti

giorni della settimana sarà necessario organizzare un opportuno

supporto allo studente per le ore che risulteranno scoperte.

Se l'alunno seguito dal sostegno didattico non evidenzia particolari

problematiche non si rende necessaria la presenza di un insegnante in

aggiunta a quelli previsti dalla normativa in base al numero di alunni (in

questi casi può essere opportuno annotare questo nel verbale del

consiglio di classe ed eventualmente, far firmare dai genitori

dell'alunno una piccola relazione da allegare al fascicolo dell'alunno)

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Capitolo 2

30

Infine, in riferimento alla Nota prot. N. 674 del 3 febbraio 2016 e

alla Nota prot. N. 2059 del 14 marzo 2016 in materia di nuove

responsabilità per i docenti accompagnatori in merito all’organizzazione

dei viaggi d’istruzione, la responsabilità circa lo stato dei mezzi di

trasporto e la verifica dell'idoneità alla guida dei conducenti ricade sulla

società dei trasporti che offre il servizio; la scuola deve soltanto

assicurarsi che tale ditta fornisca tutta la documentazione necessaria

per la presa in carico di tale impegno.

Il Vademecum realizzato dalla Polizia Stradale, che il MIUR ha

trasmesso alle scuole con la nota prot. n. 674/2016, ribadisce le

responsabilità in capo al conducente che deve mantenere, per tutta la

durata del viaggio, un comportamento che non esponga a rischi le

persone trasportate. In base allo stesso Vademecum, gli insegnanti

sono invitati a segnalare alla Polizia, per senso civico, eventuali

comportamenti considerati a rischio dei quali dovessero avere

testimonianza diretta (come ad esempio parlare al cellulare, ascoltare

musica con auricolari, bere alcolici o mangiare alla guida, ecc.).

La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 non sostituisce ed annulla

la validità della precedente circolare prot. n. 291 del 14.10.1992 che

riguarda diversi aspetti dell'organizzazione delle visite di istruzione: le

finalità didattiche, la differenziazione dei diversi tipi di viaggi di

istruzione, il richiamo alle modalità di partecipazione dei docenti

accompagnatori, etc, ed infine la scelta del mezzo di trasporto e

dell'agenzia di viaggio. Si tratta di una circolare onnicomprensiva che

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L’organizzazione annuale

31

affronta l'organizzazione della visita di istruzione sia sotto il profilo

didattico che tecnico.

La nota informa che c'è la possibilità di rivolgersi anche alla Sezione

di Polizia Stradale più vicina alla scuola e richiedere l'intervento della

stessa per un controllo del mezzo di trasporto e la verifica dell'idoneità

del veicolo e del conducente la mattina, prima della partenza, in caso

sorgano dubbi sulla regolarità degli stessi.

Ai docenti non resta che agire come sempre, secondo principi di

serietà e etica professionale.

Riferimenti normativi

D.P.R. 275/1999,

C.M. n. 291 – 14/10/1992;

D.lgs n. 111 – 17/03/1995;

C.M. n. 623 – 02/10/1996;

C.M. n. 181 – 17/03/1997;

D.P.C.M. n. 349 – 23/07/1999

La C.M. n. 291/1992 e la n. 623/1996, che erano le basi fondamentali della regolamentazione dei

viaggi, e per questo "vincolanti", adesso assumono ormai la funzione di suggerimenti di comportamento.

2.6 Idoneità alla frequenza dei laboratori degli

istituti secondari di secondo grado

La C.M. n° 262/88 relativa alle iscrizioni agli istituti secondari di

secondo grado con laboratori annessi, stabiliva che, in presenza di

“laboratorio rischioso” venisse presentato anche un attestato di

“nullaosta” rilasciato dal medico legale della ASL.

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Capitolo 2

32

Ad oggi la normativa è cambiata : è la stessa commissione della ASL

o lo stesso centro convenzionato che rilascia la certificazione di alunno

in situazione di handicap che deve provvedere alla presentazione

dell’attestato e tale attestato deve essere relativo alla possibilità di

frequenza di istituti di istruzione secondaria di II grado nei quali sono

previste attività di laboratorio - è richiesto soltanto in relazione

all'incolumità dell'alunno ". (C.M. n. 400/1991, art. 8)

In presenza di un attestato negativo, si predispone un’indagine per

rimuovere le cause di pericolosità del laboratorio, tramite accorgimenti

tecnici o l’assegnazione di un assistente A e C della Provincia.

La ASL dovrà rilasciare l’attestato positivo solo all’avvenuta

rimozione delle cause di pericolosità.

Contrariamente l’alunno non potrà iscriversi a quell’istituto

specifico ma potrà sceglierne uno, per lui, più sicuro..

Riferimenti normativi

C.M. n° 262/88

• Legge 104/92

• C.M. n° 400/91

• C.M. n° 181/93

• DPCM n° 185/06

• C.M. n° 363/94.

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33

Capitolo 3

La Valutazione

3.1 La Valutazione e la Docimologia

La valutazione è il processo con il quale si attribuisce un “valore” ad

una azione o ad un evento (Luisa Benigni), nella scuola è un tema molto

dibattuto in cui si sono confrontati, prevalentemente due orientamenti,

quello qualitativo e quello quantitativo che apparivano sostanzialmente

contrapposti. Oggi, la ricerca educativa è orientata verso un approccio

che unifica i metodi qualitativo e quantitativo e pone l’attenzione sugli

strumenti utilizzati per quantificare.

La legge delega 53/2003 riguardante “la definizione delle norme

generali nell’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia

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Capitolo 3

34

di istruzione e formazione professionale “ prevede all’articolo 3 la

“Valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo

di istruzione e di formazione”.

In base ai principi e criteri direttivi, ai docenti spetta la valutazione

periodica e annuale degli apprendimenti e dei comportamenti nonché

la certificazione delle competenze acquisite.

Le prove di valutazione hanno tre aspetti principali: valutazione

iniziale (a scopo diagnostico, per elaborare una opportuna

programmazione didattica), intermedia (a scopo formativo per calibrare

meglio le proposte didattiche in relazione all’apprendimento), finale (a

scopo sommativo, per verificare i risultati dell’azione educativa).

In tutte le prove di valutazione si deve ben definire ciò che si

intende accertare, bisogna esprimere chiaramente il criterio

quantitativo che si intende utilizzare e, soprattutto, bisogna evitare che

chi valuta si lasci influenzare da fattori psicologici ed emotivi quali

l’effetto alone (condizionamento a valutazioni negative o positive

precedenti) l’effetto contrasto (condizionamento a standard ideali di

prestazione), l’effetto stereotipia(condizionamento ad opinione

generalizzata originaria), l’effetto pigmalione (condizionamento dovuto

ad aspettative di prestazione).

Nella valutazione è necessario anche misurare. Una misurazione.

deve essere valida e attendibile: è valida se ciò che viene misurato

corrisponde a quello che doveva essere misurato ed è attendibile se,

ripetuta in tempi diversi dallo stesso osservatore, o eseguita nello

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La Valutazione

35

stesso tempo da osservatori diversi, fornisce risultati uguali o simili, o

comunque con scarti di entità contenuta. Nella pratica didattica ciò si

traduce con l’oggettività della misurazione.

3.2 La Valutazione degli alunni disabili

La valutazione degli alunni disabili è disciplinata dall’articolo 15

dell’ O.M. 21 Maggio 2001/90. Nello specifico: “per gli alunni in

situazione di handicap psichico la valutazione, per il suo carattere

formativo ed educativo e per l’azione di stimolo che esercita nei

confronti dell’allievo, deve comunque aver luogo” “il Consiglio di classe,

in sede di valutazione periodica e finale, sulla scorta del PEI, esamina gli

elementi di giudizio forniti da ciascun insegnante sui livelli di

apprendimento raggiunti, anche attraverso l’attività di integrazione e di

sostegno, verifica i risultati complessivi rispetto agli obiettivi prefissati

dal PEI”.

I docenti di sostegno, a norma dell’art. 315, comma quinto, del D.L.

297/94, fanno parte del consiglio di classe e partecipano a pieno titolo

alle operazione di valutazione, con diritto di voto per tutti gli alunni

della classe”ma “qualora un alunno con disabilità' sia affidato a più

docenti del sostegno, essi si esprimono con un unico voto. (DPR n.

122/2009 art. 2 comma 5).

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Capitolo 3

36

Per tutti gli alunni, quindi, la valutazione degli apprendimenti è un

diritto e una componente essenziale del processo educativo ed è

compito di tutti gli insegnanti. Nel caso di alunni portatori di handicap, i

docenti curriculari sono corresponsabili dell’attuazione del PEI e hanno

il compito di valutare i risultati dell’azione educativa e didattica: azione

educativa e valutazione non possono essere demandati al solo

docente di sostegno.

Nel primo ciclo scolastico, la normativa prevede che, nella

valutazione degli studenti disabili, bisogna riferirsi sempre alle

potenzialità della persona tenendo ben presente la situazione di

partenza.

Negli Istituti Secondari Superiori le cose cambiano: agli studenti

disabili viene garantita la frequenza ma non il conseguimento del titolo

di studio, si aprono, infatti, due diverse possibilità:

un percorso curriculare (o per obiettivi minimi) che porta al

conseguimento del titolo di studio;

un percorso differenziato, sulla base del Piano Educativo

Individualizzato, che tiene conto delle effettive capacità

dell’alunno con disabilità e mira al raggiunto di apprendimenti

superiori a quelli iniziali.

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La Valutazione

37

3.3 Valutazione degli studenti con

programmazione differenziata negli Istituti di

istruzione secondaria di secondo grado.

Gli studenti con deficit intellettivo, frequentanti gli Istituti di

istruzione secondaria di secondo grado, possono svolgere un percorso

didattico calibrato sulle loro caratteristiche e potenzialità, seppure non

riconducibile agli obiettivi propri del corso di studi da essi frequentato.

In questi casi, le proposte didattiche si sviluppano attraverso la

programmazione di percorsi tendenti a sviluppare l’autoefficacia e

l’autostima nonché le competenze necessarie a vivere in contesti di

esperienza comuni, sono, perciò, finalizzate a favorire la crescita

personale e sociale del disabile e sono improntate all’aumento delle

acquisizioni, considerando i possibili miglioramenti futuri della qualità

della vita.

Questi percorsi vengono definiti " differenziati": in una

programmazione differenziata si può prevedere un percorso del tutto

tarato sulle effettive conoscenze e competenze dello studente con

semplificazione, riduzione o sostituzione di argomenti, tutto finalizzato

alla crescita personale e al progetto di vita auspicato per lo studente.

La valutazione di un tale percorso è rivolta a misurare la validità del

piano educativo individualizzato proposto e ad adeguarlo in base

risposte dello studente.

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Capitolo 3

38

Un Piano Educativo Differenziato non consente il rilascio di un

titolo di studio (Parere del Consiglio di Stato numero 348 del 10 aprile

1991: "...non si può configurare un supposto diritto al conseguimento

del titolo legale di studio, che prescinda da un oggettivo accertamento

di competenze effettivamente acquisite").

Anche nel caso di Piani Educativi differenziati, gli apprendimenti

devono essere valutati per mezzo di voti che però, sono riferiti al solo

contenuto del PEI e non ai programmi ministeriali.

Se la valutazione relativa ad un P.E.I differenziato mostra che gli

obiettivi prefissati sono troppo ambiziosi, occorre riconsiderare il P.E.I.

abbassando il livello degli obiettivi previsti. Gli alunni che seguono un

PEI differenziato possono anche ripetere l’anno nel caso in cui sia

necessario, più tempo per raggiungere traguardi possibili.

Se invece l'esito è positivo, gli alunni vengono "ammessi alla

frequenza della classe successiva"; formalmente, quindi, non si ha una

promozione, se però negli anni successivi l'alunno dimostra di avere

raggiunto apprendimenti riconducibili ai programmi ministeriali, potrà

essere promosso formalmente senza dover affrontare prove di idoneità

per i precedenti anni in cui si era svolta la valutazione differenziata.

Nel caso in cui il PEI sia differenziato, in cui gli obiettivi didattici e

formativi previsti non siano riconducibili ai programmi ministeriali, lo

studente può partecipare agli esami di stato, svolgendo prove

differenziate omogenee al percorso svolto, finalizzate al conseguimento

di un ATTESTATO delle competenze acquisite (non del diploma),

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La Valutazione

39

utilizzabile come “credito formativo” per l'accesso e la frequenza di

corsi professionali istituiti dalle Regioni. (art. 312 e seguenti del D. L.vo

n. 297/94).

L'articolo 4, comma 5 dell'Ordinanza Ministeriale 128 del 99

stabilisce che nel caso in cui il Consiglio di Classe optasse per l'adozione

della valutazione differenziata, dovrà informare la famiglia, stabilendo

un termine per l'acquisizione del consenso.

Trascorso tale termine, se non sopraggiunge dissenso, la modalità

proposta si intende accettata. (è opportuno, comunque, acquisire

formalmente il consenso o il dissenso).

In caso di diniego, l'alunno deve essere valutato in base al

curriculum della classe di appartenenza.

Riferimenti normativi:

Decreto del Presidente della Repubblica del 22 giugno 2009 numero 122 Ordinanza Ministeriale del 10 marzo 2008 numero 30 Legge dell'11 gennaio 2007 numero 1 Ordinanza Ministeriale del 21 febbraio 2005 numero 32 Ordinanza Ministeriale del 21 maggio 2001 numero 90 articolo 15 Ordinanza Ministeriale del 20 aprile 2000 numero 126 Ordinanza Ministeriale del 14 maggio 1999 numero 128 Decreto del Presidente della Repubblica del 23 luglio 1998 numero 323 Decreto Legislativo del 16 aprile 1994 numero 297 Legge del 5 febbraio 1992 numero 104 articolo 16 comma 1 e 3 Circolare Ministeriale del 22 settembre 1988 numero 262 Sentenza Corte Costituzionale del 3 giugno 1987 numero 215.

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Capitolo 3

40

3.4 Programmazione riconducibile agli obiettivi

comuni alla classe (obiettivi minimi)

La programmazione riconducibile agli OBIETTIVI MINIMI conforme

ai programmi ministeriali, o comunque ad essi globalmente

corrispondenti è prevista dall’art. 15 comma 3 dell’O.M. n.90 del

21/5/2001.

Per gli studenti che seguono obiettivi riconducibili ai programmi

ministeriali è possibile prevedere:

Un programma minimo, con la ricerca dei contenuti essenziali

delle discipline;

Un programma equipollente con la riduzione parziale e/o

sostituzione dei contenuti, ricercando la medesima valenza

formativa (art. 318 del D.L.vo 297/1994).

Sia per le verifiche che vengono effettuate durante l’anno

scolastico, sia per le prove che vengono effettuate in sede d’esame,

possono essere predisposte prove equipollenti, che verifichino il livello

di preparazione culturale e professionale idoneo per il rilascio del

diploma di qualifica o della maturità.

Gli alunni con gli OBIETTIVI MINIMI partecipano a pieno titolo agli

esami di qualifica e di stato e acquisiscono il titolo di Studio.

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La Valutazione

41

3.5 La scelta del tipo di programmazione

La Scuola deve considerare sempre, che il protagonista della sua

attività e dei suoi interventi è sempre l’alunno e il suo progetto di vita:

tutte le iniziative che vengono messe in essere devono essere funzionali

ad una sua più opportuna formazione. La scelta del tipo di

programmazione da proporre allo studente deve essere quella che si

rivela più vantaggiosa per il progetto di vita che si può realizzare.

Qualora ci siano tutti i presupposti ed i prerequisiti per poter

conseguire gli obiettivi minimi da parte dello studente, i docenti devono

mettere in campo tutte le strategie didattiche che si possano rivelare

utili e funzionali allo scopo, altrimenti quando non ci sono validi

presupposti di apprendimento che possano portare all’acquisizione

delle competenze che caratterizzano un determinato percorso di studi è

importante che l’alunno possa maturare le competenze acquisite,

rinsaldare la fiducia nelle proprie capacità, maturare la sua crescita

personale e le sue modalità di socializzazione.

Negli Istituti dove, in accordo con le regioni, è previsto il conseguimento

di una qualifica professionale, è possibile che lo studente in grado di

conseguire gli obiettivi minimi fino alla qualifica, ma in difficoltà per

quello che concerne gli obiettivi dell’ultimo biennio, possa proseguire

gli studi con la programmazione differenziata, dedicando parte del

tempo-scuola all’approfondimento delle discipline che caratterizzano il

suo percorso di studi.

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Capitolo 3

42

A fronte di un percorso differenziato nei primi anni di scuola se il

Consiglio di Classe considera che lo studente abbia raggiunto un livello

di preparazione conforme agli obiettivi didattici previsti dal normale

percorso di studi, si può decidere che lo studente possa rientrare nel

percorso con obiettivi minimi, senza necessità di prove di idoneità

relative alle discipline dell’anno o degli anni precedenti (comma 4 art.

15 dell’O.M. 90 del 21/5/2001) cambiando la programmazione da

differenziata a programmazione per obiettivi minimi.

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Capitolo 4

Gli Esami conclusivi

4.1 Gli esami

La scuola, nello svolgimento del suo ruolo educativo, ha come fine

fondamentale la promozione dello sviluppo della persona, e

l’orientamento degli studenti che devono essere aiutati a prendere

consapevolezza delle proprie potenzialità e delle proprie risorse. Al

termine di ognuno dei due cicli di istruzione, previsti dalla normativa

italiana, gli studenti devono sostenere un esame di Stato che, per

entrambi i cicli, si articola in più prove scritte e in un colloquio.

In particolare per il primo ciclo le prove scritte sono tre,

predisposte dalle singole commissioni d’esame, oltre a una prova

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Capitolo 5

44

scritta, a carattere nazionale, per l’italiano e la matematica. Per il

secondo ciclo le prove scritte sono tre (le prime due a carattere

nazionale, la terza dalle singole commissioni d’esame); la prima prova è

comune a tutti gli indirizzi di studi, mentre la seconda è specifica per

l’indirizzo di studi frequentato.

Alle prove scritte segue un colloquio che, per il primo ciclo ha un

carattere pluridisciplinare per il secondo ciclo si centra sugli obiettivi

specifici di apprendimento che caratterizzano il corso di studi

frequentato.

Lo studente disabile, nel suo percorso scolastico, alla fine del primo

ciclo di istruzione e alla fine del secondo ciclo,.si troverà, così come

tutti i suoi compagni, ad affrontare prove d’esame che lo vedranno

impegnato, a dar conto delle sue conoscenze, competenze e abilità.

4.2 Primo Ciclo d’istruzione

Nel I° ciclo d’istruzione, non è più prevista l’ammissione all’esame:

le norme che prevedevano un giudizio di idoneità da parte del consiglio

di classe, sono state abrogate dall’art. 19 del decreto legislativo n.

59/2004.

Nelle prove d’esame, l’alunno diversamente abile può avvalersi

degli ausili che ha abitualmente utilizzato durante il suo percorso

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Gli esami conclusivi

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scolastico e utili a valutare il progresso conseguito in rapporto alle sue

potenzialità ed ai livelli di apprendimento iniziali.

Gli alunni possono svolgere una o più prove d’esame differenziate,

coerenti con gli interventi educativo-didattici previsti nel suo Piano

Educativo Individualizzato (PEI).

Nel diploma di licenza non deve essere fatta menzione delle prove

differenziate sostenute dagli alunni diversamente abili.

Per gli alunni con disabilità intellettiva che seguono un percorso

educativo diverso o ridotto rispetto a quello dei compagni è possibile

rilasciare un attestato che certifichi i crediti formativi acquisiti.

Tale attestato consente l’iscrizione e la frequenza di classi

successive e dà conto dei crediti formativi da far valere anche per

percorsi integrati (ordinanza ministeriale n. 90/2001).

Poiché la legge 104/92 prevede che la valutazione della scuola

dell’obbligo deve riguardare i progressi ottenuti rispetto ai livelli iniziali

ed in base al piano educativo individualizzato che si basa sulle effettive

capacità e potenzialità dell’alunno, in presenza di un progresso

accertato, pur essendo il percorso educativo in parte o del tutto

differenziato riguardo a quello del ciclo di studi frequentato, la maggior

parte dei consigli di classe ritiene che il diploma non debba essere

negato.

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Capitolo 5

46

4.3 II° Ciclo d’istruzione

Differente è la situazione relativa agli esami conclusivi del secondo

ciclo.

Come specifica la L.425/97 all’art. 1, il fine dell’Esame di Stato è la

verifica della preparazione dei candidati in relazione agli obiettivi tipici

dell’indirizzo di studio, di conseguenza, anche per gli studenti disabili, è

il momento della verifica oggettiva delle conoscenze, delle competenze

e delle capacità acquisite.

Nel rispetto del valore del titolo di studi conseguito è importante

consentire agli studenti disabili di concludere in serenità il percorso

scolastico senza che ci sia, da parte della commissione un

atteggiamento eccessivamente condiscendente ma neppure un

eccessivo rigore.

4.4 Il documento del 15 maggio

Il Consiglio di classe oltre a predisporre la documentazione necessaria

per la classe deve preparare una documentazione, relativa ai singoli

candidati in situazione di handicap. In questa, si devono fornire tutte le

informazioni utili alla Commissione per mettere il candidato a proprio

agio e per valutare, nel contempo, in modo appropriato le sue

conoscenze, competenze e capacità.

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Gli esami conclusivi

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Nella relazione il C.d.C. deve illustrare tutte le scelte operate per

favorire il percorso di inclusione, le modalità di integrazione, le

strategie educative le attività di sostegno e i percorsi didattici attuati

per l’alunno in situazione di handicap e deve richiedere, se necessario,

tutte le misure compensative per consentire allo studente di effettuare

le prove d’esame secondo le modalità che sono state adottate durante

il percorso scolastico. Nel caso di candidati non vedenti, deve contenere

la richiesta al Ministero della P.I. del testo delle prove in Braille.

Per i candidati che abbiano seguito un percorso didattico

differenziato, la richiesta di prove coerenti con tale percorso e

finalizzate al rilascio dell’attestato delle competenze (Art. 13, comma 2,

Reg.).

Le prove dell’esame devono essere svolte secondo modalità

omogenee rispetto a quelle svolte durante l’anno scolastico, proprio

per consentire al candidato di esprimersi al meglio e di operare nelle

migliori condizioni psicofisiche.

4.5 Prove Equipollenti

Le prove equipollenti devono consentire di verificare che il

candidato abbia raggiunto una preparazione culturale e professionale

idonea per il rilascio del diploma attestante il superamento dell'esame;

possono riguardare anche la prima e la seconda prova, ossia quelle

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Capitolo 5

48

inviate dal Ministero; vengono predisposte dalla Commissione,

eventualmente con l’aiuto di esperti.

In particolare

“…Per prove equipollenti si possono intendere:

• I testi trasmessi dal Ministero o elaborati dalla commissione tradotti in linguaggio braille, ove vi siano candidati in situazione di forte handicap visivo

• Gli stessi testi previsti dalla classe ma svolti con "mezzi diversi": ad esempio, computer, macchina da scrivere, per mezzo della dettatura all’insegnante di sostegno, ecc. In questo caso occorre accertare come l’allievo potrà svolgere le prove e se tale svolgimento può disturbare i compagni (alcuni alunni che non sono in grado di scrivere i loro testi sono, in genere, abituati a dettare ad alta voce, alcuni strumenti per la scrittura braille sono rumorosi). Nel caso sia necessaria una postazione fuori dall’aula nella quale lavorano tutti gli altri allievi, la Commissione deve predisporre la vigilanza necessaria

• Gli stessi testi previsti dalla classe ma svolti con "modalità diverse": ad esempio, la prova è "tradotta" in quesiti con alcune possibili risposte chiuse, cioè in prove strutturate o in griglie. In questo caso è bene valutare attentamente la situazione; ad esempio può essere inopportuno che il Consiglio di classe proponga alla Commissione una prova equipollente che consista nello svolgimento di una parte del tema ministeriale. Inoltre si può sconsigliare di fare attendere il candidato in situazione di handicap mentre la Commissione decide e/o prepara la prova e /o le modalità di svolgimento

• Le prove vengono elaborate appositamente dalla commissione (o docente di sostegno) e hanno contenuti culturali e/o tecnici e/o professionali differenti da quelli proposti per gli altri allievi. La prova proposta deve essere comunque tale da poter verificare la preparazione culturale e professionale del candidato. Essa deve inoltre essere omogenea con il percorso svolto dal candidato e deve poter essere realizzata dal candidato con le stesse le modalità, tempi e assistenza utilizzati nelle prove di verifica fatte durante l’anno scolastico. Per gli esami di Stato, il Consiglio di classe, qualora richieda questo tipo di prova, deve fornire nella relazione tutte le informazioni utili per la preparazione del testo e/o dei testi delle prove, fornendo a parte il testo delle prove realizzate durante l’anno dal candidato. La Commissione a sua volta (eventualmente avvalendosi di personale esperto) deve preventivamente preparare le prove d’esame diverse da quelle proposte dal Ministero della P.I., omogenee al programma svolto dal candidato seguendo

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Gli esami conclusivi

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le indicazioni fornite dal Consiglio di classe circa i contenuti, le modalità, l’assistenza e i tempi. È consigliabile che questa preparazione sia realizzata dopo aver letto la relazione del Consiglio di classe, esaminato il percorso formativo, consultati i commissari interni o l’insegnante curricolare o il docente di sostegno e esaminati testi di prove eseguite durante l’anno.

• Per quanto riguarda il colloquio, esso si può realizzare mediante prove scritte, test, o qualsiasi altra strumentazione o tecnologia o attraverso un operatore che medi tra il candidato e l’esaminatore. Ad esempio, un docente o assistente o operatore mediatore o esperto traduce il linguaggio verbale del docente in linguaggio gestuale comprensibile dall’alunno audioleso e - viceversa - il linguaggio gestuale dell’alunno in linguaggio verbale comprensibile al docente.”

(http://www.arpnet.it/~arduino/welcome.htm)

È chiaro, quindi che le prove equipollenti sono ben diverse dalle

prove differenziate che fanno espresso riferimento ad un P.E.I del tutto

personalizzato che non è riconducibile alle caratteristiche formative

tipiche del corso di studi frequentato dallo studente.

4.6 Prove differenziate e attestazione delle

competenze.

I candidati con PEI differenziato sostengono prove predisposte

appositamente per loro dalla commissione (DPR 122 del 22 giugno

2009, art. 9 comma 4 e OM n. 90 del 2001, art. 11 comma 12, CM 32 del

14 marzo 2008, punto 5/b, Decreto 5669 del 12 luglio 2011, punto 6).

Questi studenti non devono sostenere tutte le classiche prove: in alcuni

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Capitolo 5

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casi può essere sufficiente il colloquio, o il ricorso ad una sola prova

scritta.

E’ possibile anche per questi studenti usufruire di tempi più lunghi,

ma ciò non è necessario, considerando che le prove proposte sono

tarate sulle loro effettive capacità, inoltre, possono servirsi degli

strumenti tecnici che hanno usato durante l’anno e essere assistiti da

un operatore o dall’insegnante di sostegno (che non fa parte della

commissione d’esame, ma che può dare il suo contributo ad esempio

per la preparazione delle prove). Agli esami di stato, infatti, può essere

consentita la presenza di un assistente alla persona o di un assistente

per l’autonomia intesa come aiuto per lo svolgimento delle prove (aiuto

nella consultazione di vocabolari, nella lettura e/o traduzione del testo

in un "linguaggio" accessibile, ecc.) o anche di un assistenzte per la

comunicazione nel senso più generale.

Nel caso in cui lo studente effettui prove differenziate non

consegue il diploma ma ha diritto ad una attestazione delle competenze

che (CM n. 11186 del 20 luglio 2001) descrive le competenze e le

capacità dell'alunno disabile indicando in quale contesto tali

competenze e tali capacità possono concretizzarsi.

Questo attestato, pur non avendo il valore del diploma, non può

essere considerato come una mera dichiarazione di frequenza, infatti,

può consentire, ai nuovi centri per l’impiego, di comprendere le

competenze e le capacità disabile per avere la possibilità di offrirgli un

impiego adatto alle sue propensioni e alle sue reali capacità. È utile,

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Gli esami conclusivi

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anche, per consentire allo studente l’accesso a corsi regionali

professionalizzanti.

L’attestazione delle competenze deve essere compilata anche per

gli alunni disabili definiti "gravi" perché può fornire informazioni per la

scelta e l'inserimento in una eventuale situazione protetta.

4.7 Relazione del 15 maggio

La relazione sviluppata dal Consiglio di classe potrebbe avere la

seguente struttura:

- descrizione del deficit e dell’handicap

- descrizione del percorso realizzato dall’alunno:

a) conoscenze, competenze e capacità raggiunte

b) difficoltà incontrate e come sono state superate o non superate

c) discipline per le quali sono stati adottati particolare criteri

didattici

d) percorsi equipollenti eventualmente svolti

e) attività integrative e di sostegno svolte, anche in sostituzione

parziale o totale di alcune discipline

f) risorse utilizzate (docente di sostegno, accompagnatore, ausili,

tecnologie ecc.)

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Capitolo 5

52

g) qualsiasi altra informazione che il Consiglio di classe ritiene utile

far pervenire alla Commissione

- esposizione delle modalità di formulazione e realizzazione delle

prove per le valutazioni e precisamente:

a) con quali tecnologie

b) con quali strumenti

c) con quali modalità

d) con quali contenuti

e) con quale assistenza (docente di sostegno, assistente educativo,

obiettore, accompagnatore, ecc.): questo punto deve essere esposto in

modo chiaro ed esauriente in modo da non suscitare fraintendimenti in

chi legge.

- eventuale richiesta di prove equipollenti e di assistenza: sulla base

della relazione, per le prove scritte, grafiche, pratiche, e/o orali si

possono eventualmente richiedere prove equipollenti, indicando

chiaramente:

a) quale tipo di prova si richiede

b) quale tipo di assistenza e con quali compiti

c) quale durata per le prove scritte

La richiesta di prove equipollenti e/o di assistenza conclude la

relazione di presentazione dell’alunno con handicap. È consigliabile

riportare anche in un foglio a parte tale richiesta.

La Commissione, esaminata la documentazione fornita dal

Consiglio di classe, predispone le prove equipollenti e, ove necessario,

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Gli esami conclusivi

53

quelle relative al percorso differenziato con le modalità indicate dal

Consiglio di classe, anche avvalendosi della consulenza di personale

esperto. Nel caso in cui la Commissione decida in senso contrario al

Consiglio di classe, deve motivare per iscritto la propria decisione.

(http://www.arpnet.it/~arduino/welcome.htm)

Fonti normative:

L. 104/92 Valutazione del rendimento e prove d’esame;

D. Lgs.297/94 art.318 Valutazione del rendimento e prove d’esame;

D.P.R. 323 /1998 Regolamento nuovo Esame di Stato Art 6;

Regolamento del nuovo Esame di Stato (DPR 23/7/1998 n.323) confluito nel T.U.

O.M. 90 /2001 “Scrutini ed esami”, art 15

Gazzetta Ufficiale del 17 febbraio 1992, n. 39 S.O. n. 30

Legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.

Articolo 16 - Valutazione del rendimento e prove d'esame

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Capitolo 5

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55

Capitolo 5

Dopo la scuola

5.1 Il progetto di vita

Negli ultimi anni il numero degli alunni con disabilità iscritti nelle

scuole è notevolmente aumentato.

La comunità educante della scuola, nello stilare il Piano educativo

Individualizzato, deve allargare i suoi orizzonti, pensando nella

prospettiva della futura vita dello studente.

Una progettazione in questo senso non può essere iniziata nel

secondo ciclo della scuola primaria, come solitamente si ritiene,

mediante l’orientamento alla scuola secondaria di secondo grado, ma

deve essere pensata già dalla scuola dell’infanzia, in modo da prevedere

tutti gli sviluppi verosimili, in modo da percorrere tutte le strade

possibili, preparare tutte le azioni necessarie e valutare la fattibilità delle

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Capitolo 6

56

varie situazioni che possano portare ad un pieno sviluppo di tutte le

potenzialità dell’individuo.

È necessario guardare al futuro analizzando e conoscendo le difficoltà che

si dovranno affrontare: non sempre gli insegnanti sono informati su come

funziona il ciclo di studi successivo a quello in cui operano, quali sono i vincoli

e quali le opportunità che si possono presentare in un futuro vicino, quali

possono essere le reali possibilità della persona disabile adulta nell’ambito

lavorativo, sociale o del tempo libero.

Il Progetto di vita deve essere inteso come un orientamento continuo

interno alle varie attività, per cui, all’interno del PEI si devono prevedere,

accanto alle attività orientate alle aree prossimali di sviluppo, anche una

definizione prospettica degli obiettivi a lungo termine.

Nella scuola dell’infanzia si darà attenzione al Progetto di vita

impostando le basi per le autonomie personali, nella comunicazione in

contesti reali, nella capacità di interagire con gli estranei, di esplorare e

rappresentare il proprio corpo nello spazio e nell’ambiente sociale ecc…. Le

stesse autonomie che serviranno nella vita adulta.

Tutto il processo di insegnamento dovrebbe essere orientato ad una

buona qualità della vita,non solo legata al momento ma proiettata verso

l’integrazione sociale dell’adulto di domani.

5.2 L’inclusione socio-lavorativa del disabile

Nell’ambito del diritto allo studio, principalmente negli istituti

superiori, agli studenti disabili vengono proposti dei percorsi formativi

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Dopo la scuola

57

orientati al progetto di vita ed a un loro auspicabile inserimento nel

contesto socio-lavorativo.

Con il Decreto Legislativo n.151/2015 modificando la Legge 68/1999 si è

puntato a migliorare l’inclusione lavorativa delle persone disabili

prevedendo l’adozione di nuove linee guida per il loro collocamento

mirato (art.1 del Decreto) con l’obiettivo di rendere omogenee su tutto

il territorio le diverse prassi adottate.

In particolare, i principi a cui si ispirano le linee guida sono diretti

alla promozione di una rete integrata con i servizi sociali, sanitari,

educativi e formativi del territorio, per sopportare l’accompagnamento

e il sostegno della persona con disabilità nel suo cammino

d’inserimento.

Il Decreto prevede la promozione di accordi territoriali con il

coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, di

associazioni, cooperative sociali, associazioni di persone con disabilità e

l’individuazione di modalità di valutazione della disabilità per poter

definire criteri per l’organizzazione e la programmazione di progetti di

inserimento lavorativo da parte degli uffici competenti.

Gli uffici del lavoro devono analizzare le caratteristiche dei posti di

lavoro e devono individuare un responsabile che si occupi di

predisporre progetti regolati sulle caratteristiche delle persone con

disabilità per risolvere i problemi legati alle condizioni di lavoro dei

dipendenti con disabilità.

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Capitolo 6

58

L’art. 6 del D.L. n. 151/2015, che modifica l’art. 7 della L. 12 marzo

1999, n. 68, prevede l’assunzione mediante la chiamata nominativa di

avviamento da parte dell’azienda e degli enti pubblici economici, che

può essere preceduta da una preselezione, delle persone con disabilità

iscritte al collocamento mirato (art. 8), svolta dagli uffici competenti e

basata sulle qualifiche e sulle modalità concordate con il datore di

lavoro.

Si possono anche stabilire Convenzioni che indichino tempi e le

modi delle assunzioni che il datore di lavoro si impegna ad effettuare.

Nel caso in cui le due procedure non producano nessuna assunzione, gli

uffici competenti avviano i lavoratori sulla base di graduatorie istituite

in base alla Legge 12 marzo 1999 n. 68.

Le graduatorie sono di due tipi:

graduatoria per l'accesso al pubblico impiego;

graduatoria per avviamenti numerici nelle aziende private.

Che sono ulteriormente distinte in

graduatoria delle persone disabili iscritte;

graduatoria degli orfani, profughi ed equiparati iscritti.

I criteri sui quali le graduatorie sono formulate sono: l'anzianità

d'iscrizione, il carico familiare, la condizione economica (qualsiasi tipo di

reddito lordo) e il grado d'invalidità che ha efficacia solo per la

graduatoria per il pubblico impiego.

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Dopo la scuola

59

5.3 Il Collocamento Mirato.

Per collocamento mirato si intende il complesso degli “strumenti

che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità

nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso

analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni

dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni

interpersonali sui luoghi di lavoro e di relazione”. Per avere diritto ai

servizi erogati dal collocamento mirato, la persona disabile, oltre al

riconoscimento del grado di invalidità da parte dell'Asl, deve iscriversi

agli elenchi speciali tenuti dai Centri per l'Impiego.

Con il Decreto Legislativo n.151/2015 non è più necessario per i

non vedenti iscriversi anche all’albo nazionale dei centralisti privi della

vista.

L'iscrizione negli elenchi è indispensabile anche per le assunzioni

con chiamata nominativa.

I requisiti di cui occorre essere in possesso sono due: stato di

disoccupazione e stato invalidante.

Sul primo aspetto, la Circolare n. 34/2015 ha fornito dei chiarimenti

rispetto alle novità introdotte dal Decreto Legislativo n. 150/2015.

Gli uffici territoriali per il lavoro che si occupano del collocamento

mirato offrono informazioni e consulenza sui requisiti per l'iscrizione

alla lista speciale, rilasciano tutte le certificazioni previste dalla legge,

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Capitolo 6

60

fanno colloqui per definire il profilo socio-lavorativo del disabile,

comunicano le offerte di lavoro, redigono le graduatorie, individuano le

aziende disponibili e i relativi obblighi occupazionali, gestiscono le

pratiche amministrative per l'avviamento al lavoro. Negli ultimi anni,

aziende ed enti pubblici hanno preferito ricorrere alla “chiamata

nominativa” o alle “convenzioni”, che consentono di individuare i

lavoratori in modo più mirato e congruo alle esigenze organizzative e

produttive, piuttosto che alle graduatorie.

Per questo il Decreto suddetto si è concentrato sulle prime due

modalità, prevedendo un monitoraggio degli effetti delle nuove

disposizioni rispetto ai risultati occupazionali ottenuti grazie al

miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro.