22
1. LA RICERCA SUL CAMPO La carta archeologica del Comune di Radicofani nasce in seno a un più ampio progetto, la Carta Archeologica della Provincia di Siena, promossa dall’Amministrazione Provinciale di Siena e dall’area di Archeologia Medievale del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena 1 . La redazione di questa carta archeologica, come Francovich e Va- lenti hanno più volte sottolineato, ha molteplici finalità: la ricerca scientifica e la ricostruzione storica, da un lato, la tutela e la valoriz- zazione del territorio, dall’altro 2 . Più in particolare, lo studio dei paesaggi del Comune di Radicofani si è rivelato interessante per tracciare il quadro del popolamento in un territorio ancora non molto conosciuto, l’Etruria interna, e per valutare l’attendibilità dei dati provenienti da ricerche archeologiche condotte su terreni sog- getti a forti fenomeni erosivi (cfr. cap. I). Tenendo presente che lo stesso termine “territorio” si riferisce a una particolare situazione storica, unica e irripetibile, prodotta da una serie di fenomeni natu- rali e antropici 3 , è facile immaginare come l’indagine che qui si pre- senta sia stata fortemente influenzata dai limiti territoriali, coinci- denti appunto con quelli amministrativi moderni, entro i quali è stata concepita. Alcuni aspetti del popolamento di Radicofani che sfuggono ancora in parte all’archeologo saranno, infatti, interpreta- bili con maggiore chiarezza e sicurezza quando l’intero comprenso- rio amiatino sarà stato investigato estensivamente. Fino a quel mo- mento sarà opportuno considerare lo studio dei paesaggi di Radico- fani come una proposta di lettura di una esigua porzione di un territorio, il Monte Amiata, ancora scarsamente conosciuto. Le ri- cerche future, quindi, non aumenteranno soltanto la conoscenza dell’intero comprensorio amiatino, ma arricchiranno di altri signifi- cati anche le ricerche svolte a Radicofani. VI - LA METODOLOGIA 53 Fig. 1. Morfologia del territorio comunale di Radicoafani 1 Sul progetto di Carta Archeologica, fin dalle prime ricerche condotte nel Chianti senese, si veda: VALENTI, 1988; VALENTI, 1989a; VALENTI 1989b; VALENTI 1991; VALENTI, 1992; VALENTI, 1995a; VALENTI, 1995b; VALENTI, 1998a; VALENTI, 1998b; VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 2001; CAMBI, 1996; NARDINI, 2001; CAMPANA, 2001. 2 FRANCOVICH-VALENTI, 2001 con bibliografia. 3 CAMBI-TERRENATO, 1994, pp. 87-92. Confini comunali Principali corsi d’acqua 0 3 6 9 km © 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

1. LA RICERCA SUL CAMPO

La carta archeologica del Comune di Radicofani nasce in seno a unpiù ampio progetto, la Carta Archeologica della Provincia di Siena,promossa dall’Amministrazione Provinciale di Siena e dall’area diArcheologia Medievale del Dipartimento di Archeologia e Storiadelle Arti dell’Università di Siena 1.La redazione di questa carta archeologica, come Francovich e Va-lenti hanno più volte sottolineato, ha molteplici finalità: la ricercascientifica e la ricostruzione storica, da un lato, la tutela e la valoriz-zazione del territorio, dall’altro 2. Più in particolare, lo studio deipaesaggi del Comune di Radicofani si è rivelato interessante pertracciare il quadro del popolamento in un territorio ancora nonmolto conosciuto, l’Etruria interna, e per valutare l’attendibilità deidati provenienti da ricerche archeologiche condotte su terreni sog-

getti a forti fenomeni erosivi (cfr. cap. I). Tenendo presente che lostesso termine “territorio” si riferisce a una particolare situazionestorica, unica e irripetibile, prodotta da una serie di fenomeni natu-rali e antropici 3, è facile immaginare come l’indagine che qui si pre-senta sia stata fortemente influenzata dai limiti territoriali, coinci-denti appunto con quelli amministrativi moderni, entro i quali èstata concepita. Alcuni aspetti del popolamento di Radicofani chesfuggono ancora in parte all’archeologo saranno, infatti, interpreta-bili con maggiore chiarezza e sicurezza quando l’intero comprenso-rio amiatino sarà stato investigato estensivamente. Fino a quel mo-mento sarà opportuno considerare lo studio dei paesaggi di Radico-fani come una proposta di lettura di una esigua porzione di unterritorio, il Monte Amiata, ancora scarsamente conosciuto. Le ri-cerche future, quindi, non aumenteranno soltanto la conoscenzadell’intero comprensorio amiatino, ma arricchiranno di altri signifi-cati anche le ricerche svolte a Radicofani.

VI - LA METODOLOGIA

53

Fig. 1. Morfologia del territorio comunale di Radicoafani

1 Sul progetto di Carta Archeologica, fin dalle prime ricerche condotte nel Chiantisenese, si veda: VALENTI, 1988; VALENTI, 1989a; VALENTI 1989b; VALENTI 1991;VALENTI, 1992; VALENTI, 1995a; VALENTI, 1995b; VALENTI, 1998a; VALENTI,1998b; VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 1999; FRANCOVICH-VALENTI, 2001;CAMBI, 1996; NARDINI, 2001; CAMPANA, 2001.2 FRANCOVICH-VALENTI, 2001 con bibliografia. 3 CAMBI-TERRENATO, 1994, pp. 87-92.

Confini comunali

Principali corsi d’acqua

0 3 6 9 km

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 2: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

Le aree della ricognizione

La scelta delle aree da indagare è stata condizionata, oltre che damotivi di carattere istituzionale, da variabili ambientali e geo-morfologiche.La ricognizione si è svolta in modo sistematico e intensivo nelle areedi maggior rilievo dal punto di vista archeologico: la zona che daContignano va fino a Radicofani lungo l’odierna strada provincialen. 53, i terrazzamenti fluviali lungo i due fiumi che lambiscono ilterritorio comunale, il Paglia e l’Orcia, i rilievi geologicamente me-glio conservatisi nella zona meridionale del territorio.Le aree boscose, caratterizzate da una visibilità archeologica presso-ché nulla a causa della vegetazione, sono state coperte solo parzial-mente, i rilievi più accentuati o aventi pendii particolarmente ac-clivi sono stati indagati soltanto sulla sommità. Le aree a morfologiacalanchiva, interamente ricoperte da un fitto manto arbustivo, sonostate indagate solo occasionalmente. Nella zona a ridosso del centrourbano di Radicofani, in parte edificata negli ultimi venti anni, si èeffettuata la ricognizione in maniera estemporanea.Sono state indagate tutte le zone limitrofe ai maggiori corsi d’acqua, itoponimi di formazione antica, i siti già in precedenza investigati 4 e

quelli noti da bibliografia. Le anomalie rivelate dallo studio delle fotoaeree, infine, sono state tutte verificate sul campo (cfr. pp. 61-68).La campagna del 1999 ha avuto per oggetto la porzione settentrio-nale del territorio, compreso tra il fiume Orcia e il torrente For-mone, al centro della quale si trova l’abitato di Contignano. Con lacampagna dell’anno 2000, invece, si è proceduto a indagare la partepiù meridionale, tra il fiume Paglia e il torrente Rigo. Sono stati og-getto d’indagine anche alcuni piccoli tratti facenti parte dei comunidi Abbadia San Salvatore e di San Casciano dei Bagni. Durante cia-scuna delle due campagne i ricognitori si sono suddivisi determi-nate porzioni di territorio, operando in due gruppi distinti e indi-pendenti.A livello progettuale, il territorio era stato suddiviso in quattro tran-setti:– il primo riguardava la zona settentrionale, compresa tra il fiumeOrcia e il torrente Formone;– il secondo riguardava il corso del torrente Socenna, che presentaun toponimo chiaramente etrusco;– il terzo avrebbe dovuto prendere in esame le sorgenti del fiumeOrcia, localizzate nella porzione più orientale del territorio;– il quarto occupava la dorsale collinare, avente direzionenord-sud, che costituisce lo spartiacque tra il fiume Paglia e il tor-rente Rigo.

54

Fig. 2. Il territorio comunale di Radicofani e le aree ricognite

4 Si tratta di Unità Topografiche individuate nel corso della ricognizione archeolo-gica condotta dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università de-gli Studi di Siena alla fine degli anni Ottanta e pubblicate nel secondo volume dellacarta Archeologica della Provincia di Siena (CAMBI, 1996a): UT RAD 28 (CAMBI-DE TOMMASO, 1988, p. 472; CAMBI, 1996a, p. 78); UT RAD 36 (CAMBI-DE TOM-MASO, 1988, p. 473; CAMBI, 1996a, pp. 75-8, 82-3); UT RAD 37 (CAMBI-DE

TOMMASO, 1988, p. 473; CAMBI, 1996a, p. 80); UT RAD 38 (CAMBI-DE TOM-MASO, 1988, p. 473; CAMBI, 1996a, p. 80); UT RAD 58 (CAMBI-DE TOMMASO,1988, p. 472; CAMBI, 1996a, p. 80); UT RAD 62 (CAMBI, 1996a, p. 85); UT RAD63 (CAMBI, 1996a, pp. 63-4).

Confini comunali

Centri urbani

Aree ricognite

0 3 6 9 km

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 3: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

Tale campionatura è stata solo parzialmente rispettata a causa dellaparticolare situazione geomorfologia del terreno. La massiccia pre-senza di calanchi e aree boschive ha fatto sì che venissero effettuatesul campo scelte strategiche di volta in volta adatte alla situazionecontingente.

I metodi e l’intensità della ricerca

La ricognizione sistematica, intesa come “ispezione diretta di por-zioni ben definite di territorio generalmente sottoposte a coltiva-zione” 5 è stata affiancata da metodi non sistematici quando la situa-zione geografica lo richiedeva.La convivenza di metodi sistematici e non sistematici di ricognizioneha portato a due tipi di risultati diversi e tra loro complementari: iprimi hanno prodotto una grande quantità di siti costituiti, in preva-lenza, da aree di manufatti; le seconde hanno condotto alla scoperta disiti “particolari” 6 di carattere monumentale, quali le murature di al-cuni siti fortificati medievali, talvolta reimpiegate in edifici posteriori.Mentre nelle ricognizioni non sistematiche vengono esplorati sol-tanto i punti del paesaggio che sembrano più promettenti, in quellesistematiche non solo si mira a coprire per intero una zona prefis-sata (cfr. pp. 55), ma si richiede anche la definizione dell’intensitàda applicare. Per intensità s’intende “la quantità di energia impie-gata e il dettaglio raggiunto nella raccolta dei dati” 7. L’intensità ap-

plicata alla ricognizione è un fattore molto importante poiché in-fluenza fortemente la quantità dei siti rinvenuti: maggiore è l’inten-sità, più grande è il numero dei siti ritrovati. È importante, perciò,stabilire l’intensità applicata a ogni singola zona, per evitare di in-terpretare un’area più intensamente ricognita come più densamentepopolata. Ci sono due metodi, com’è noto, per quantificare l’intensità di unaricognizione sistematica. Il primo consiste nel misurare il tempoimpiegato a indagare un’unità di superficie, espresso in giorni/uo-mini/km2, cioè valutando il tempo che un ricognitore impieghe-rebbe per ricoprire un km2 8. Nel nostro caso i giorni effettivi di ri-cognizione 60, i km2 percorsi 36,3 ed il numero delle persone inmedia 8. Quindi:60 giorni/8 persone/36.6 km2 = 13,2 giorni/uomo/km2.Quindi una sola persona avrebbe impiegato 13,2 giorni per inda-gare un km2. Questo dimostra che la ricognizione è stata condottain modo molto intensivo sia nelle fasi di individuazione dei siti ar-cheologici sia nella loro documentazione.L’altra unità di misura dell’intensità è data dalla distanza che inter-corre tra un ricognitore e l’altro: questa viene annotata, espressa inmetri, nella scheda UT (cfr. pp. 58-59). Nella nostra ricerca sonostati applicati livelli d’intensità diversi: i singoli campi sono stati in-dagati a distanza variabile fra i ricognitori (tra 5 e 20 metri), soprat-tutto in relazione alle diverse colture e alla visibilità (cfr. pp. 56-57).La distanza media tra i ricognitori è stata di 10 metri, ridotta a 5

55

5 CAMBI-TERRENATO, 1994, p. 123; BARKER, 1986, pp. 7-30; BELVEDERE, 1994.6 CAMBI-TERRENATO, 1994, pp. 163-165.7 CAMBI-TERRENATO, 1994, p. 136. 8 PLOG-PLOG-WAIT, 1978.

Fig. 3. L’uso del suolo nelle aree ricognite

arato

bosco

erba medica

fresato

girasole

incolto

olivo

vigna

0 3 6 9 km

Uso del suolo:

Confini comunali

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 4: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

metri nel caso venisse effettuata una ricognizione mirata. Nelle zonedi maggiore erosione o di particolare pendenza, dove le aspettativedi rinvenire materiale archeologico erano particolarmente scarse,sono state mantenute distanze di 15 o 20 metri. Inoltre, tutte le UTappartenenti all’età moderna, utili perché forniscono dati sul popo-lamento, l’abitabilità, il tasso di erosione, sono state documentate inmodo meno dettagliato rispetto a quelle di età classica o medie-vale 9.Data la mancanza di tempo, durante la seconda campagna, non si èritenuto opportuno sottoporre a ricognizioni ripetute aree prece-dentemente indagate, a eccezione di due soli siti individuati nelcorso della campagna del 1999 (UT 89 e 57). Le nuove arature in-fatti espongono, com’è noto, sempre nuovi materiali, facendo sì chela ricognizione sia, almeno fino a un certo punto, replicabile.

La visibilità delle tracce archeologiche

Un fattore che condiziona fortemente i risultati di una ricognizioneè la visibilità delle tracce archeologiche sulla superficie del territorioindagato 10. La visibilità è condizionata a sua volta dalla geomorfo-logia e dalla vegetazione presente nel periodo in cui si effettua la ri-cognizione.

Nelle carte tecniche regionali, perciò, è stato registrato il tipo di col-tura presente al momento della ricognizione in ciascun campo, as-segnandogli un numero che valuta il grado di visibilità: da 0 (visibi-lità minima) a 5 (visibilità massima). Le colture sono state distintein otto classi, corrispondenti alle principali situazioni incontrate(arato, fresato, incolto, bosco, girasole, vigna, olivo, foraggio). Sipuò quindi parlare di ricognizione “a livello di campo” 11, dal mo-mento che si è sfruttata la scansione moderna dei campi come unreticolo geometrico sovrapposto al territorio.Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono a ”na-scondere” i siti, altre (arato) che li rendono più visibili. Il graficoche riproduce la densità dei siti per km2 in relazione all’uso delsuolo evidenzia come i campi arati e fresati offrano la migliore visi-bilità e, quindi, il maggior numero di siti rinvenuti. I dati riguar-danti, invece, la coltura del girasole non sono da considerare atten-dibili. La superficie da essi ricoperta è, infatti, troppo scarsa per po-ter offrire un campione statisticamente significativo, così comequella occupata da oliveti e vigneti. Soltanto i dati concernentiarato, fresato, bosco e incolto, dunque, possono essere consideratirealmente affidabili.Anche l’annata e la stagione in cui si effettua la ricognizione sonofortemente condizionanti. Per questo entrambe le campagne sisono svolte nel periodo autunnale (settembre-ottobre), quando icampi erano già stati arati e i vigneti fresati. Tuttavia durante siala prima che la seconda campagna le frequenti e abbondanti

56

Fig. 4. La visibilità delle aree ricognite

9 In questa sede, in particolare, si è deciso di limitare la ricostruzione dei paesaggi allafine del XV secolo d.C., tralasciando l’età moderna (cfr. p. 75).10 La bibliografia cui fare riferimento è molto vasta: all’interno del progetto di CartaArcheologica della Provincia di Siena si pensi a VALENTI, 1995a, pp. 25-27; CAMBI,1996a, pp. 19-22; VALENTI, 1999, pp. 49-53. Al di fuori del progetto la questione èstata ampiamente affrontata in TERRENATO-AMMERMAN, 1996, pp. 91-109. 11 TERRENATO, 1992, pp. 562-570.

0

1

2

3

4

5

0 3 6 9 km

Visibilità:

Confini comunali

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 5: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

57

piogge, che caratterizzano la zona amiatina a partire dalla metà delmese di ottobre, hanno contribuito a che si formasse una fitta ve-getazione spontanea che ha limitato, talvolta anche fortemente, lavisibilità archeologica. In linea generale, la visibilità si è rivelatabuona lungo i maggiori corsi fluviali, discreta sui principali rilievicoltivabili, scarsa sulle dorsali collinari che costituiscono gli spar-tiacque.

Non occorre sottolineare l’importanza di tutti questi fattorinella fase interpretativa, dal momento che la visibilità, comel’intensità, è direttamente proporzionale alla densità dei siti in-dividuati.

I risultati della ricerca

Come si è visto, molti sono i fattori che condizionano i risultatidella ricognizione: la scelta dell’area da indagare, l’intensità, la visi-bilità. Ciò dimostra che i siti rinvenuti rappresentano solo un cam-pione del totale degli insediamenti. Anche nelle ricognizioni siste-matiche e ad alta intensità, come quella in questione, si ottiene solouna distribuzione incompleta del popolamento antico.È difficile calcolare quale frazione del totale dei siti è stata indivi-duata e quindi stabilire il numero effettivo dei siti presenti origi-nariamente. Questa constatazione invita alla cautela nell’inter-pretazione dei risultati della ricognizione perché “ciò che restadel paesaggio antico ci si presenta oggi come un mosaico conparti oscure e non informative più o meno ampie, irregolarmenteframmiste a un numero di zone in cui le tracce del passato sonovisibili e leggibili” 12.Nel territorio di Radicofani sono state finora individuate 166 UnitàTopografiche, distribuite in una superficie di 36,6 km2. Si tratta diun risultato notevole, se si considera che prima della ricognizione siconosceva l’esistenza di soli ventinove siti archeologici 13.

Fig. 5. Superficie occupata, numero di Unità Topografiche individuate e densità di sitinel territorio di Radicofani sulla base della visibilità riscontrata

Fig. 6. Superficie occupata, numero di Unità Topografiche individuate e densità di sitinel territorio di Radicofani sulla base dell’uso del suolo documentato al momento dellaricognizione

12 CAMBI-TERRENATO, 1994, p. 120.13 V. pp. 20-24.

0

2

4

6

8

10

12

14

16

arato fresato foraggio incolto bosco girasole vigna oliveto

kmq

0

2

4

6

8

10

12

0 1 2 3 4 5visibilità archeologica

kmq

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

arato fresato foraggio incolto bosco girasole vigna oliveto

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

0 1 2 3 4 5

visibilità archeologica

Fig. 7. Superficie occupata da ogni tipo di coltura documentato al momento della rico-gnizione

Fig. 8. Superficie occupata dai vari livelli di visibilità

Fig. 10. Densità dei siti a seconda del livello di visibilità

Fig. 9. Densità dei siti a seconda del tipo di coltura documentato

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 6: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

La densità insediativa media è di 6,9 UT per km2, un numero piut-tosto elevato, in cui non sono compresi i siti che non hanno lasciatotracce sufficienti per poter essere identificati in superficie.Circa il 50% corrisponde a insediamenti di tipo stanziale, varia-mente interpretati, mentre l’altra metà corrisponde a forme di fre-quentazione e di sfruttamento del suolo (inquadrate nella categoriainterpretativa “frequentazione extrasito”) 14.I siti rinvenuti appartengono a un arco cronologico molto ampio(dalla preistoria ai giorni nostri), sebbene la maggior parte siano at-tribuibili all’età romana, medievale e moderna. A questo propositopossiamo constatare come i dati di questa ricognizione conferminociò che numerosi survey hanno messo in evidenza: gli insediamenticaratteristici di determinate aree geografiche o di particolari epochestoriche come quella neolitica o altomedievale, sono difficilmenteindividuabili tramite le consuete tecniche di indagine di superficie.La ricognizione risulta invece particolarmente adatta allo studio delpopolamento di età classica nell’area mediterranea 15.Per quanto riguarda la distribuzione dei siti nel territorio, possiamoaffermare che le aree più densamente popolate, a prescindere dallatipologia e dalla cronologia degli insediamenti, risultano:– le aree lungo il corso del fiume Orcia e dei torrenti Formone eSocenna;– le zone che si trovano sulle dorsali collinari che costituiscono glispartiacque principali del territorio.Oltre a questa aree, abbastanza estese, si distinguono nel territoriozone dalla superficie ridotta, caratterizzate dalla presenza di siti loca-

lizzati molti vicini gli uni agli altri, tutti non lontani dall’idrografiaminore.La zona a ridosso del fiume Paglia, per quanto geomorfologica-mente promettente, si è dimostrata impraticabile a causa della pre-senza di molti fabbricati industriali. Lungo il torrente Rigo, invece,la ridotta visibilità ha fatto sì le aree campionate siano state decisa-mente ridotte.

2. LA RACCOLTA E L’ELABORAZIONE DEI DATI

La documentazione delle Unità Topografiche

Le Unità Topografiche rinvenute sono state documentate sulcampo mediante un’apposita scheda, elaborata dall’insegnamentodi Archeologia dei Paesaggi del Dipartimento di Archeologia eStoria delle Arti dell’Università di Siena. Il lato frontale dellascheda può essere diviso in tre parti. La prima comprende le vocitopografiche che consentono di localizzare il sito con precisione:Provincia, Comune, Località, Coordinate, Foglio IGM, Carte tecni-che, Carta catastale, Altre carte, Foto aeree, Strade. Nella secondaparte sono raccolte le informazioni relative alla geografia fisica: ilriferimento alla carta geologica e pedologica (voci Geologia e Pedo-logia), Acque di superficie, Quota, Descrizione empirica del suolo,Utilizzazione del suolo, Vegetazione, Andamento del terreno (con in-dicazione approssimativa della pendenza). Nella voce Descrizionedel luogo vengono inserite le informazioni necessarie a descrivere ilcontesto ambientale in cui si colloca il sito: dati relativi al paesag-gio naturale circostante, posizione rispetto a strade e corsi d’ac-

58

Fig. 11. Le Unità Topografiche individuate nel corso della ricognizione archeologica nel territorio comunale di Radicofani

14 Vedi p. 60.15 BELVEDERE, 1994, pp. 69-70.

Centri urbani

Unità Topografiche

Confini comunali

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 7: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

qua, eventuali riferimenti geomorfologici o monumentali (adesempio alla rocca di Radicofani). La terza parte riguarda la docu-mentazione archeologica del sito: vengono indicati il Metodo dellaricognizione adottato (mirato o sistematico; nel secondo caso è an-che indicata l’intensità della ricognizione in metri); la Visibilità(da 5, valore ottimale, a 0, visibilità nulla). Nella voce DescrizioneUT sono raccolte tutte le informazioni relative alla forma dell’U-nità Topografica, alla sua posizione all’interno del campo, alla di-stribuzione e alla natura dei manufatti, alla presenza di eventualizone caratterizzate da maggiore concentrazione di reperti. Nellavoce Dimensioni UT sono riportate le misure in metri dell’area in-teressata dallo spargimento dei reperti e, eventualmente, anchequelle delle singole concentrazioni, oppure le misure in centime-tri dell’oggetto, nel caso di un elemento architettonico (ad esem-pio un cippo). Seguono le voci Orientamento UT, Reperti per me-tro quadro (utile per valutare la densità dei frammenti ceramici), eNotizie raccolte sul luogo (al fine di recuperare presso gli abitanti ei proprietari dei terreni della zona informazioni riguardo a siti giàindividuati o indicazioni utili per individuarne altri). Le voci Da-tazione e Periodo, a volte lasciate in bianco sul campo e comple-tate in seguito alla classificazione tipologica dei materiali, indi-cano la cronologia del sito, rispettivamente in secoli e in periodi.Della voce Interpretazione parleremo più diffusamente in seguito(cfr. pp. 59-60). Sul retro della scheda si trovano nell’ordine le se-guenti voci: Osservazioni, Primo inventario, Reperti lasciati sulluogo (in genere si tratta di frammenti di laterizi o di pietre, chenon presentano particolari segni di lavorazione, come bolli. Tuttii frammenti di ceramica vascolare, anche quelli non diagnosticicome le pareti di ceramica comune, sono stati raccolti al fine dipoterli quantificare), fotografie (se sono state effettuate fotografiedel sito, il numero del rullino e dello scatto), disegni (se è stataeseguita una documentazione grafica supplementare, come un ri-lievo misurato o una quadrettatura), Altre ricognizioni, Problemi ditutela, Rimandi ad altre schede (se è stata utilizzata la scheda sup-plementare denominata “allegato” o se esistono rapporti con altreUT), Indagini preliminari, Bibliografia (in caso di siti noti),Schizzo planimetrico.La scheda Allegato, infine, prevede alcune voci supplementari ri-spetto alla scheda UT: Descrizione 2, Fonti archivistiche, Fonti epigra-fiche. Di solito è utilizzata nel caso di elementi strutturali o architet-tonici che vengono descritti o disegnati; il retro della scheda è infatticostituito da un foglio di carta millimetrata per consentirne il rilievo.Tutte le schede di UT, redatte sul campo, sono state controllate,talvolta corrette, sulla base dei dati provenienti dallo studio dei re-perti e infine informatizzate. Il data base che ha accolto le UT èstato elaborato sulla scorta della scheda cartacea: a ogni record, in-fatti, corrisponde una Unità Topografica, mentre, all’interno del re-cord, l’organizzazione e la nomenclatura dei campi è estremamentesimile all’originale. Soltanto poche voci non sono confluite nell’ar-chivio alfanumerico: Schizzo planimetrico, per ovvi motivi, o Altrericognizioni, Problemi di tutela, Rimandi ad altre schede, che sonostate accorpate nel campo Osservazioni.

La datazione e l’interpretazione degli insediamenti

L’interpretazione di un sito di cui si conoscono soltanto le traccesuperficiali non sempre risulta un’operazione semplice. Per questomotivo è necessario ricorrere a parametri fissi ai quali il rinveni-

mento sembra corrispondere. Le caratteristiche che permettono dicomprendere la natura dell’insediamento sono il tipo, la quantità ela distribuzione dei manufatti rinvenuti e le dimensioni del sito.La datazione di un insediamento avviene attraverso l’uso di “fossiliguida”, ovvero reperti diagnostici caratteristici di determinate epo-che. In particolare la cronologia di un sito è compresa tra la data-zione più antica del manufatto più antico in esso rinvenuto e la da-tazione più tarda del manufatto più tardo 16. Nella ricerca in que-stione, tutti gli elementi datanti sono stati presi in considerazione,tenendo conto, però, anche delle quantità dei reperti, che hannospesso condizionato le interpretazioni.Per la schedatura dei materiali non sono state utilizzate né le schedeSAS né alcun altro supporto cartaceo. È stata utilizzata una schedainformatica, creata dall’insegnamento di Archeologia dei Paesaggidel Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università diSiena, collegata a un database, nella quale sono stati immessi diretta-mente tutti i dati attinenti ai reperti. La prima parte della scheda rac-coglie informazioni che chiariscono dove è stato individuato il re-perto: dopo le voci Località e Anno, dal generale al particolare, ven-gono indicati il Blocco nel contesto del quale è stato rinvenuto il sito,la Sigla e il numero dell’UT a cui appartiene il reperto, e infine il nu-mero d’Inventario. La parte centrale della scheda si articola in vociche raccolgono informazioni concernenti il manufatto stesso: laClasse, la Forma, il Tipo di appartenenza, l’Argilla, il trattamentodella Superficie, il Peso e le Misure. Vi sono poi una serie di voci incui inserire il numero dei frammenti e la loro natura (orli, becchi,fondi, ecc.) e, in fondo, il totale dei frammenti. Infine compare lavoce Datazione. Nella terza parte trovano posto le voci Disegno, Foto,Osservazioni, Dati epigrafici, Provenienza e Bibliografia. Nel corsodella schedatura dei manufatti ceramici sono state redatte 813schede di reperto, per un totale di 2.776 frammenti.Alcuni siti, privi di indicatori cronologici precisi, sono stati tuttaviaascritti ai periodi etrusco, romano o medievale in base alla natura eal tipo d’impasto dei laterizi o della ceramica comune.Per quanto riguarda l’interpretazione degli insediamenti, va dettoche spesso è stato un processo molto difficile e, talora, si è dovutiricorrere a forzature: non sempre i siti sono facilmente catalogabili epossono essere compresi, a tutti gli effetti, in una tipologia. Inoltrela lettura di un’area di frammenti fittili spesso non è univoca e puòdare adito a diverse interpretazioni.Per far fronte a questi problemi, è stata utilizzata la tipologia degli in-sediamenti creata in seno al progetto di ricognizione dell’ager Cosanuse successivamente impiegata in occasione delle ricognizioni effettuatenell’agro brindisino e segestano 17.I tipi d’insediamento individuati sono:

59

16 CAMBI-TERRENATO, 1994, p. 207.17 La tipologia, elaborata agli inizi degli anni Ottanta dall’insegnamento di Ar-cheologia dell’Università di Siena, non ha subito variazioni sostanziali fino a oggi:la difficoltà di interpretazione di una discreta parte dei siti archeologici che nor-malmente si individuano nel corso di una ricognizione, infatti, ha fatto sì che an-che in occasione del survey nel territorio comunale di Radicofani si sia preferitonon forzare eccessivamente i dati, evitando di costringerli in un numero eccessivodi categorie. L’impossibilità di valutare con precisione la rappresentatività del rin-venimento superficiale, da un lato, e l’ambiguità stessa dei tipi insediativi antichi(che corrispondevano a esigenze di tipo concreto e non a modelli teorici dotati dimisure prestabilite e destinazioni d’uso univoche), dall’altro, hanno invitato allacautela nell’interpretare i siti di Radicofani. Si è preferito, quindi, proporre una ri-costruzione del popolamento quanto più simile allo scenario che si offre al ricogni-tore sul campo, non tacendo o modificando eventuali punti oscuri e situazionipoco comprensibili.

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 8: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

– Frequentazione extrasito: aree con pochi o pochissimi frammentifittili tanto sparsi da non poterne individuare la concentrazione, pro-babilmente non corrispondenti a un sito sepolto, bensì indizio di at-tività umane svolte sul territorio al di fuori degli insediamenti 18.– Casa/tomba: definizione utilizzata nell’impossibilità di definiremeglio il tipo di insediamento. Si caratterizza per la presenza diquantità minime di ceramica accompagnate talvolta da laterizi.– Casa 1: area caratterizzata da spargimento di laterizi, ceramica co-mune, rozza terracotta, talvolta anfore, dolia, ceramica fine d’impor-tazione in scarsa quantità, pesi da telaio. Le dimensioni possono va-riare da 10 x 10 a 20 x 20 metri. Corrisponde all’unità minima nellaquale poteva abitare una famiglia contadina con animali da cortile.– Casa 2: si differenzia dal tipo precedente non solo per le dimen-sioni più ampie (da 20 x 20 a 40 x 40 metri), ma anche per laquantità e la qualità dei reperti, soprattutto ceramiche importate dibasso costo: vasi da mensa e contenitori da trasporto. Corrisponde,ad esempio, alla casa contadina romana, in cui potevano abitareuna o più famiglie con animali.– Villaggio: vasta area di frammenti fittili (da 50 x 100 a 200 x 200metri), caratterizzata spesso dalla presenza di concentrazioni di ma-teriali disposte a chiazze abbastanza ravvicinate tra loro. In questocaso viene attribuito un numero di UT a ogni singola concentra-zione, con interpretazione “Casa 1/Villaggio” o “Casa 2/Villaggio” aseconda dei parametri che sono già stati indicati. Con questa distin-zione si vuole indicare sia tutta l’area interessata dall’insediamentorurale, sia la natura delle eventuali unità che ne facevano parte.– Tomba: si riconosce dalla presenza di tracce di fossa, frammentidi lastre di copertura o di ossa umane. Talvolta è stata congetturatal’esistenza di una tomba anche in assenza di questi indizi, sulla basedel tipo di ceramica rinvenuta, come lucerne.– Necropoli: vasta area interessata da uno spargimento continuo diceramica, caratterizzato da macchie di terra di colore più scuro. Lanatura dei reperti può fornire indicazioni riguardo al rito funerario:ceramica senza tracce di combustione, grossi frammenti di tegole,talvolta ossa umane ben conservate, indicano, per l’età romana, cheil defunto è stato inumato, probabilmente con sepoltura “a cappuc-cina”. In genere è opportuno effettuare una documentazione similea quella del villaggio, dando un numero di UT allo spargimentocontinuo e un numero a ciascuna concentrazione, in modo da potercongetturare il numero di sepolture sconvolte dai lavori agricoli, ov-viamente con le cautele necessarie trattandosi di dati di superficie.– Sito fortificato: non si presenta costituito, come i precedenti, daampie aree di manufatti. È ubicato, in generale, in zone facilmentedifendibili, che, abbandonate di solito insieme alla struttura, sonostate ricoperte dalla vegetazione spontanea. Data la scarsa visibilitàdi queste aree, le tracce più evidenti sono costituite da un ampiospargimento di pietre, talora lavorate, e da scarsi frammenti di cera-mica vascolare. Spesso sono visibili parti di muri tuttora conservatiin elevato o tracce lineari che possono corrispondere a murature.A tutti questi tipi d’insediamento vanno aggiunte alcune UT di na-tura particolare, come i resti dei piloni di un ponte (individuatolungo il corso del torrente Formone). Data la loro eccezionalità, si èpreferito non creare ad hoc ulteriori tipi e mantenere una classifica-zione quanto più semplice possibile.

Lucia Botarelli

L’ELABORAZIONE GIS. TECNOLOGIE E METODI 19

Per analizzare le trasformazioni sincroniche e diacroniche del terri-torio di Radicofani si è fatto riferimento alle tecnologie sviluppatenell’ambito dei sistemi GIS, che, per la loro capacità di immagaz-zinare e organizzare le informazioni per livelli, consentono di rap-presentare simultaneamente informazioni di tipo spaziale e tempo-rale attraverso la sovrapposizione di tematismi diversi. In seguito aldefinitivo affermarsi, infatti, della metodologia di studio dei pae-saggi della Settlement Archaeology 20 il GIS è diventato lo strumentofondamentale per lo studio del dato archeologico di tipo territo-riale, consentendo la rapida ed efficace applicazione di alcune tec-niche utili ad analizzare i rapporti tra i singoli siti e il territorio 21 ole eventuali gerarchie spaziali 22. Più in generale, quindi, il GISconsente l’applicazione di modelli interpretativi geografici, da unlato, e statistici, dall’altro 23.Lo studio del dato archeologico mediante GIS può contribuire allaricostruzione del paesaggio antico attraverso l’analisi degli assetti al-timetrici e lo studio della loro evoluzione morfologica, nonché deifattori antropici che hanno contribuito alla sua formazione 24. Ladiffusione dei software di cartografia e dei sistemi informativi terri-toriali S.I.T. non fa che aumentare applicazioni di questo tipo nellaricerca archeologica 25. Per quanto riguarda più in dettaglio l’analisi del territorio di Radi-cofani, tutti i dati alfanumerici archiviati all’interno del databasecontenente le UT sono stati processati su base GIS. In primoluogo è stata posta attenzione al corretto posizionamento dei siti.Tutte le evidenze, sia archeologiche sia da foto aerea, rappresenta-bili come unità spaziali provviste di una superficie ben definita,sono state disegnate mediante sistemi di poligoni. Pur non usu-fruendo di dati GPS, grazie all’impiego, da un lato, degli schizziplanimetrici realizzati al momento del rinvenimento dei siti, e, dal-l’altro, delle ortofoto digitali è stato possibile posizionare corretta-mente il sito, stabilirne l’estensione superficiale e l’eventuale corri-spondenza con una traccia da foto aerea visibile sul terreno. I sin-goli insediamenti sono stati inoltre posizionati mediante unsistema di punti, così da poter utilizzare i dati per analisi su macro-

60

18 CAMBI-TERRENATO, 1994, p. 169.

19 La ricognizione svolta nel territorio comunale di Radicofani è frutto di una collabo-razione tra gli insegnamenti di Archeologia Medievale e Archeologia dei Paesaggi del-l’Università di Siena. Mentre la ricerca sul campo e lo studio dei materiali si è svolto se-condo le tecniche e le modalità sviluppate dal secondo, è proprio nell’elaborazione GISdei dati che il contributo del Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia diSiena è stato fondamentale: la piattaforma GIS su cui in seguito sono state elaborate lecarte di fase (fondamentali per formulare le ipotesi di lettura dei dati) è stata realizzatainfatti dal LIAAM, nella persona di Federico Salzotti, cui va un sentito ringraziamentoper la disponibilità e la correttezza che ha sempre dimostrato.20 Nella Settlement Archaeology l’insediamento diviene l’unità fondamentale di osser-vazione (CAZZELLA, 1982). In quest’ottica, quindi, lo studio delle dinamiche inse-diative, considerate come un prodotto di svariate attività antropiche, fornisce impor-tanti informazioni non soltanto sulla infrastruttura (le pratiche economiche e pro-duttive), ma anche sulla struttura (le pratiche sociali) e sulla sovrastruttura (lepratiche cultuali e rituali) di una società antica.21 Come nella Site Catchment Analysis, con riferimento al GIS si veda FORTE, 2002,p. 97.22 Si pensi ad alcuni modelli geografici come la Central Place Theory (per una brevesintesi si veda ad esempio RENFREW-BAHN, 1995, p. 157) o i cosiddetti Poligoni diThiessen (RENFREW-BAHN, 1995, pp. 157-58).23 VALENTI, 1999, p. 13.24 Come già sottolineato da Valenti il GIS ha tre fondamentali campi di utilizzo:“processamento e archiviazione delle informazioni; supporto per analizzare e pren-dere decisioni o interventi; produzione di informazioni e ipotesi di lettura dei dati”(VALENTI, 1999, p. 13). In generale si veda FORTE, 2002.25 MACCHI, 2000, pp. 7-19

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 9: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

scala (carte di fase e tematiche) 26. La procedura di georeferenzia-zione si è avvalsa del supporto digitale usufruendo di cartografietecniche in formato vettoriale e raster 27.L’elaborazione dei dati, funzionale alle analisi spaziali, è stata ef-fettuata sulle informazioni vettoriali rappresentate graficamenteda insiemi di punti corrispondenti a tutte le evidenze archeologi-camente rilevabili. I modelli digitali del terreno 28 in versione ra-ster, DEM (Digital Elevation Model), costruiti sulla base di curvedi livello vettorializzate, sono stati ulteriormente elaborati. Questoha permesso di ottenere modelli del territorio espressi da grigliecartografiche (formato grid). Questa scelta è stata condizionatadalla volontà di combinare i dati archeologici alle caratteristichemorfologiche, clivometriche e litologiche del contesto indagato.La prima operazione ha interessato la realizzazione del tematismomorfometrico 29 delle quote (elevation), poiché le differenze di al-titudine potrebbero essere decisive per alcuni passaggi insediativi.Da questa base è stata ricavata una carta della visibilità da unpunto di osservazione noto (Viewshed).Uno dei più recenti metodi di analisi spaziale elaborato attraversol’utilizzo delle tecniche GIS è costituito dalla Viewshed Analysis,che consente di creare una simulazione delle relazioni tra morfolo-gia del paesaggio e sistemi insediativi, in un’ottica diacronica. Taletecnica consiste nel calcolare il campo di osservazione rispetto allaposizione e all’orizzonte visivo di un osservatore e si rivela moltoutile nell’analisi dei paesaggi archeologici, sia per comprendere lerelazioni tra un sito e l’ambiente circostante, sia per comprendere lerelazioni tra i diversi siti di uno stesso sistema insediativo. Le opera-zioni di analisi si basano quindi sulla percezione, su di un’azioneumana cioè che include a un tempo aspetti fisici e mentali, tenendoconto di fattori ambientali e culturali 30.L’analisi della intervisibilità tra siti può rivelarsi un interessantespunto di ricerca per tutti gli insediamenti la cui collocazione è le-gata alla scelta di posizioni “dominanti” sul territorio. Per il Me-dioevo, ad esempio, è utile comprendere l’impatto percettivo sulpaesaggio esercitato dalle strutture cardine della maglia insediativa:i castelli, quali elementi visivi dell’affermarsi del potere signorile suun determinato territorio, ma anche i monasteri per il loro ruoloreligioso dal quale ne consegue un controllo politico e territoriale.I castelli potevano essere visti da un’intera regione, e del resto dalcastello si vedeva, e quindi si controllava, l’intero territorio circo-stante. La funzione viewshed assegna un valore a ogni pixel del ra-ster in uscita secondo il numero di punti di osservazione. Rispettoal punto dove si trova l’osservatore, ogni cella con valore uguale osuperiore a 1 sarà visibile. Quando invece il valore della cella èuguale a zero, questa non sarà visibile. Nel nostro caso sono statiscelti due elementi di grande importanza per il Medioevo amia-tino: la rocca di Radicofani e l’abbazia di San Salvatore. I due siti

presi in esame sono stati georeferenziati sulla base delle ortofoto di-gitali. In questo modo ogni sito è rappresentato da un certo nu-mero di punti che seguono il perimetro della struttura. La rocca diRadicofani, ad esempio, è stata rappresentata da punti quotati po-sti sui quattro angoli della torre e lungo il perimetro della cintamuraria.I punti quotati sono stati estratti dalle isoipse vettoriali 31. Le quotedi alcuni di essi sono state aumentate tenendo conto delle altezzedegli edifici 32.

Lucia Botarelli, Anna Caprasecca

3. FOTOINTERPRETAZIONE NEL COMUNE DI RADICOFANI

L’indagine effettuata sul territorio di Radicofani ha seguito un mo-dello già collaudato per il comprensorio amiatino nell’ambito dellatesi di laurea della scrivente 33.Sebbene lo studio di un paesaggio morfologicamente movimentatoe disuguale nella copertura vegetale come quello montano possasembrare un controsenso per la foto interpretazione tradizionale, lafinalità principale di questa ricerca, può essere riconosciuta nell’in-dividuazione di quei criteri in grado di permettere una scomposi-zione analitica del territorio attraverso un tipo d’indagine aereofoto-grafica “calibrata” alle caratteristiche litologiche e vegetali dei varisistemi di paesaggio, che di volta in volta si presentano agli occhidel foto interprete. Solitamente l’individuazione di tracce e anoma-lie risulta meno difficoltosa in aree poco accidentate, ciò soprattuttoper le evidenze legate all’umidità dei suoli o alla crescita delle erbe,più facilmente leggibili su vaste estensioni coltivate o su suoli nudifrequentemente arati 34. Una tale impostazione del lavoro ha per-messo una migliore comprensione delle numerose variazioni tonalie delle morfologie particolari tipiche dell’Amiata, un ambientemontano di formazione vulcanica, interessato da una fitta vegeta-zione ormai invariata da secoli. Si è voluto dimostrare come nonsempre geologia e vegetazione si comportino da fattori di disturbonell’individuazione delle anomalie aeree, ma al contrario, attraversoun’adeguata conoscenza dei fenomeni geologici e vegetali, è possi-bile cogliere i segni che l’uomo ha lasciato nel corso dei secoli 35.

Archiviazione e catalogazione di tracce e anomalie

La suddivisione delle tracce da foto aerea in rigide categorie è qual-cosa di puramente teorico. Oltre a una generica ripartizione, chevede tutte le evidenze classificate in positive e negative, va conside-rata anche un’ulteriore distinzione tra tracce e anomalie. Per faremaggior chiarezza su questo concetto si può citare la definizioneche a tal proposito formula Giovanna Alvisi nel suo manuale di fo-tografia aerea: “Tracce e anomalie rappresentano l’immagine perce-pibile della memoria conservata dal terreno di realtà del tutto o inparte scomparse; sono queste appunto che possono sia permetterel’identificazione diretta di eventuali resti sepolti, sia fornire dati per

61

26 Tutte le carte di fase e di periodo proposte in questo volume sono state realizzatetramite l’impiego di questo sistema di punti, piuttosto che tramite il sistema di poli-goni, al fine di presentare un prodotto di più facile visualizzazione e comprensione.27 Per la cartografia tematica e tecnica utilizzata si riporta di seguito l’elenco dei for-mati disponibili. Cartografia Tecnica: Carta Tecnica Regionale scala 1:10000 for-mato vettoriale, Carta IGM scala 1:25000 formato aster. Cartografia Tematica:Carta dell’uso del suolo (Corine scala 1:100.000), Carta geologica scala 1:100.000,Rete idrografica, Viabilità, Ortofoto digitali formato b/n , Curve di livello con equi-distanza di 10m in formato vettoriale.28 Cfr. ISABELLA-SALZOTTI-VALENTI, 2001; SALZOTTI-VALENTI, 2002.29 PARMEGIANI-POSCOLIERI, 2000, pp. 193-222.30 Sulle viewshed e sull’archeologia della percezione si veda FORTE, 2002, pp. 100-105;TERRENATO, 2000, pp. 338-339; BONESIO, 2001.

31 Mediante un’estensione di Arcview 3.2: .Point and Polyline tools scaricabile dal sitodella Esri.32 L’altezza della rocca di Radicofani, è stata calcolata su quella di 32 metri.33 Tesi di laurea in Archeologia Medievale discussa il 9-04-2003. Titolo: Fotointer-pretazione del comprensorio amiatino. Risorse archeologiche e insediamenti medioevali.Relatore: prof. Riccardo Francovich. Cfr. CAPRASECCA, 1999, pp. 147-149; CAPRA-SECCA, 2002, pp. 59-61.34 Cfr. JONES-EVANS, 1975.35 SCHMIEDT, 1965, pp. 24-30.

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 10: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

studi di natura collaterale, quali quelli sulla ricostruzione della si-tuazione ambientale in un determinato periodo storico” 36.In realtà si tratta di una sottile distinzione che vede le tracce comeuna variazione tonale del terreno nudo o coperto da vegetazione, acausa della differente crescita delle piante o dell’umidità presente nelsottosuolo; le anomalie invece sono più spesso legate alla presenza diparticolari che stonano nella visione d’insieme di un territorio. Puòtrattarsi, ad esempio, di una differenza inspiegabile nel taglio deicampi o nelle coltivazioni all’interno di uno stesso appezzamento.Può trattarsi di un cespuglio all’interno di un campo arato, un muc-chio di sassi che non rispetta la normalità delle arature, oppure unboschetto dalla forma troppo regolare in mezzo a tanti campi colti-vati. Per anomalia s’intendono quindi le aree di rispetto che a voltesi creano in presenza di insediamenti archeologici, in seguito alla sot-trazione di ampi spazi ai terreni coltivati. In mancanza d’interventoda parte dell’uomo si formano zone coperte da vegetazione sponta-nea. Questa, se da un lato genera l’occultamento, dall’altro può ga-rantire la conservazione o addirittura in casi favorevoli esaltarne lapresenza, seguendo la forma dell’insediamento sottostante 37. Certemorfologie o aspetti di una regione, possono conservare nella lorosingolarità la testimonianza di realtà ormai scomparse .Durante lo svolgimento del lavoro è stato osservato come, le varietipologie di anomalie e di tracce individuate, pur essendo inqua-drabili nelle categorie già note, presentino nella loro foggia alcunesfumature determinate dalle caratteristiche geologiche, vegetazio-nali e geografiche dei luoghi dove sono localizzate. In sostanza ci siè trovati di fronte a tracce o anomalie, che potevano rientrare, soloa livello teorico, all’interno di categorie precise. Si è quindi rite-nuto opportuno considerare anche tali variazioni introducendo adesempio il concetto di “anomalia morfologica”. Proprio perché sitratta di un comprensorio montuoso, le forme inconsuete del ter-ritorio hanno spesso un’origine geologica. Ciò non significa chenon si possa ipotizzare la presenza di fattori concomitanti d’origineantropica nella modellazione del territorio. Con la definizione di“anomalia morfologica” si vuole appunto indicare il caso in cui labase dell’evidenza dell’anomalia è prevalentemente costituita dafattori naturali. Si parla in pratica di piccoli rilievi che rappresen-tano, già di per sé, una peculiarità ma che possono anche essere unapprodo favorevole per insediamenti umani. Non è però possibilecapire le origini della loro formazione o intuire la presenza o menodi un insediamento sepolto, poiché la mimetizzazione subita neltempo ne fa sfuggire il significato intrinseco. Solo attraverso la ve-rifica diretta sul territorio possiamo stabilirne l’effettiva potenzia-lità archeologica. Tutte le tracce sono state classificate seguendouna serie di categorie per le quali esiste già un’ampia letteratura 38.Le tracce nella vegetazione ad alto fusto, ad esempio, sono frequentinel sistema mediterraneo, interessato soprattutto da folta vegeta-zione. Qui l’individuazione delle tracce presenta canoni completa-mente diversi da quelli utilizzati dalla foto interpretazione tradizio-nale. Si tratta in particolare di aree di bosco con vegetazione più omeno fitta, dove la presenza di strutture sepolte influenza in modoirreversibile la crescita delle piante.

Interpretazione delle anomalie

La lettura del materiale aerofotografico 39 per il territorio di Radico-fani, si è svolta cercando un confronto diretto con i dati della rico-gnizione. In questo modo è stato possibile analizzare il rapportotraccia-sito anche per quelle evidenze appena percettibili dalla fotoaerea che normalmente, per quanto minuziosa possa essere l’analisi,non vengono prese in considerazione, perché dubbie e indetermina-bili. Del resto non è una novità per la foto interpretazione il caso incui, a piccole tracce e lievi differenze tonali, corrispondono siti dinotevoli dimensioni. Il materiale a disposizione, costituito dal voloEira 1975-76 e dalle ortofoto digitali Aima 1996, ha permesso unconfronto analitico delle tracce a distanza di 20 anni, nonché l’os-servazione delle trasformazioni del paesaggio. Un lavoro di dettaglio è stato eseguito per quelle aree dove è attestatala presenza di toponimi storici, corrispondenti alla documentazionedel Codex Diplomaticus Amiatinus. Oltre alle anomalie già individuateda Marcello Cosci per l’Atlante dei siti d’altura, sono state catalogate epoi verificate altre tracce presumibilmente relative agli insediamentidocumentati. Purtroppo la scarsa visibilità e l’alto grado di erosionedel suolo non hanno permesso di raggiungere i risultati ottenuti per ilversante occidentale del Monte Amiata. Del totale, corrispondente a21 anomalie, almeno 10 sono da mettere in relazione con siti indivi-duati in ricognizione. Nella prima tabella riassuntiva sono riportati icasi più indicativi. In particolare sono descritti: il tipo di traccia indivi-duato, le dimensioni e l’eventuale corrispondenza con un insedia-mento. Le dimensioni non sembrano essere molto rappresentative perla corrispondenza sito-anomalia. Unico elemento interessante può es-sere la differenza di estensione per quelle anomalie cui corrispondonoUT interpretate come case di piccole dimensioni e case di medie di-mensioni. Come si può notare dalla tabella seguente che per l’UT 53(Casa di medie dimensioni) si ha una superficie di 1.000 m2, mentrel’estensione dell’anomalia è di 1.400 m2. Più ridotta è l’area della casadi piccole dimensioni dell’UT 71: intorno ai 300 m2. Un caso particolare è rappresentato dalla serie di UT 40 localizzatein località Piano Fondi. Un elemento subito evidente, osservando ledue foto (Figg. 5-6), è l’alto grado di erosione del suolo.Le UT con materiali ellenistici e romani si posizionano lungo lapianura vicina al corso d’acqua, seguendo un allineamento che sem-bra coincidere con i canali divisori visibili nel volo Eria ’76 e ormaiscomparsi nel volo Aima ’96. Interessante è la posizione dell’UT 93presso località Pian dei Mori, datata al VII secolo e da mettere forsein relazione con la presunta curtis di Offena 41. In particolare l’UT 93 si trova su un terrazzo di mezza costa quasicompletamente asportato dalle arature. In una situazione geologicadi forte erosione dei versanti probabilmente i primi insediamenti afarne le spese sono quelli collocati su medie e piccole alture.

Tecnologie digitali e Gis applicate alla foto interpretazione.Elaborazione delle immagini

La vasta gamma di programmi per l’elaborazione di immagini tele-rilevate o di foto astronomiche, offre l’opportunità di avere a dispo-

62

36 ALVISI, 1989, p. 48-57.37 ALVISI, 1989, p. 41-57.38 Si rimanda alla bibliografia di riferimento.

39 La lettura del materiale fotografico è avvenuta tramite l’utilizzo di uno stereosco-pio a quindici ingrandimenti: l’Aviopret APT2; Wild Leitz Aviopret APT2, Instruc-tions for use. L’APT2 è disponibile presso il laboratorio di foto-interpretazione delDipartimento di Archeologia e Storia delle Arti di Siena40 UT 93, 97.41 WICKHAM, 1989, pp. l01-137. Cfr. p. 210.

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 11: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

63

Figg. 12-13. Casa di medie dimensioni. Esempio di coincidenza traccia-sito. Volo Eira 1976 elaborato con stretching gaussiano e visualizzato inambiente Gis. Il retino nero rappresenta la perimetrazione dell’UT individuata, le linee bianche le tracce da foto aerea

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 12: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

64

Fig. 14. Le anomalie individuate

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 13: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

65

Figg. 15-16. Le anomalie individuate

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 14: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

66

Figg. 17-18. Esempio di casa di piccoledimensioni

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 15: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

67

Figg. 19-20. Ricostruzione del paesaggio tramite volo Eira 1976 e confronto successivo con Aima 1996. Si noti l’alto grado di erosione e la trasformazionedel territorio a causa dell’intensificarsi delle coltivazioni e delle arature profonde a distanza di 20 anni

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 16: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

sizione ottimi mezzi informatici per lo studio delle tracce da fotoaerea. Anche se non esiste un criterio preciso per la scelta dei me-todi relativi al trattamento delle immagini, si è cercato di tracciarealcune linee guida generali sull’efficacia delle tecniche di image pro-cessing utilizzate in questa ricerca. In primo luogo si è tenuto contodi alcuni elementi che accomunano gruppi di tracce da foto aereanon necessariamente appartenenti alla stessa tipologia. Si è conside-rata, ad esempio, l’importanza della “predominante”, in pratica l’e-lemento maggiormente presente sulla scena, come la vegetazione, ilsuolo nudo, la morfologia o la presenza di fabbricati; sono questi ifattori che incidono sulle variazioni di luminosità, come il contrastoche si genera al passaggio da un bosco a un terreno arato. I metodiprincipalmente utilizzati riguardano il semplice stretching lineare, lostretching logaritmico e l’equalizzazione 42. Lo stretching lineare co-stituisce il tipo di elaborazione più semplice. Consiste nell’assegnareil valore 0 al minimo valore presente nella scena e il valore 255 aquello massimo. In questo modo si ha una distribuzione completadi tutti i livelli di grigio, poiché anche i valori intermedi vengonodistribuiti in modo lineare fra questi due estremi 43. La percentualedi pixel presenti su ogni livello di grigio viene chiamata luminanza.La distribuzione dei pixel può essere rappresentata oltre che da unistogramma anche da un diagramma cartesiano, cioè una retta cherappresenta i valori dei pixel dell’immagine. L’istogramma corri-sponde quindi a un segmento di retta a 45° detta anche funzione ditrasferimento. Per variare la luminosità dell’immagine e aumen-tarne o diminuirne il contrasto, occorre che la funzione di trasferi-mento sia lineare cioè un segmento di retta più o meno inclinato.Quando invece la funzione di trasferimento non è lineare, abbiamouno stretching logaritmico oppure gaussiano, espressi nel dia-gramma cartesiano da tipi differenti di curve, rappresentate da di-verse funzioni matematiche. Lo stretching logaritmico, quello gaus-siano e l’equalizzazione, pur rendendo innaturale un’immagine,possono evidenziare tracce altrimenti non visibili perché hanno li-velli di grigio molto simili a quelli della scena predominante. L’e-qualizzazione è un tipo di algoritmo che riassegna i valori di lumi-nosità dei pixel in modo che coprano, quanto possibile, tutti i livellidi grigio presenti. L’immagine risultante consente di rilevare alcunidettagli che l’immagine originale non riporta.

Georeferenziazione e misurazione

Le anomalie individuate sono state trasferite su piattaforma GIS. Per ilprocedimento di georeferenziazione 44 ci si è avvalsi di Arcgis Desktop

8.2. La base di riferimento utilizzata è costituita dalle ortofotocarte informato digitale. L’ortofoto digitale offre già di per sé un vantaggio. Lefoto sono infatti georeferenziate su base cartografica in scala 1: 10000e hanno la possibilità di raggiungere ingrandimenti fino a 1 : 2000,conservando ancora una buona definizione nei dettagli.

Rappresentazione grafica delle anomalie evisualizzazioni 3D

La realizzazione di visioni tridimensionali del paesaggio effettuatasu macro scala, rende più facile la comprensione di morfo-strut-ture antropiche e la loro interpretazione in chiave archeologica egeomorfologica. Spesso al momento della digitalizzazione la man-canza della tridimensionalità visibile allo stereoscopio rende disa-gevole la comprensione e l’interpretazione delle tracce individuatedal fotointerprete 45. A quest’inconveniente vengono in aiuto levisualizzazioni tridimensionali con le quali è possibile interpolarela foto aerea georeferenziata. Nel nostro caso le foto aeree sonostate interpolate con architetture vettoriali del tipo più semplicecome il TIN. Il TIN (Triangulated Irregular Networks) 46 è un tipo di rappresen-tazione che viene in genere applicata per ricostruire i corsi dei pa-leoalvei e di tutti i corsi d’acqua in genere, ma fornisce buoni risul-tati predittivi anche su macro scala territoriale 47. La base di partenzaè stata impiantata esclusivamente su punti e curve di livello desuntidalla cartografia vettoriale. I modelli realizzati si basano su curve dilivello con equidistanza di 10 metri. Le curve di livello sono sicura-mente la fonte di dati più diffusa per gli elevation models essendouno strumento facilmente disponibile, senza la necessità del rileva-mento a terra dei punti. Queste presentano però dei limiti nella ri-dondanza di punti lungo le linee e una carenza nel senso a esse tra-sversale, risultando così poco efficienti per una loro rappresentazionenumerica in forma di matrice altimetrica. Il risultato ottenuto è co-munque utile per visualizzazioni d’insieme, poiché restituiscono unabuona percezione del territorio circostante, eguagliando il giudiziovisivo che si ha osservando le foto aeree allo stereoscopio.

Anna Caprasecca

4. L’INDAGINE GEOFISICA

Nell’estate del 2003, su richiesta dell’Ufficio di Siena della Soprin-tendenza ai Beni Archeologici della Toscana, sono state esploratedue aree del Comune di Radicofani con la tecnica del GEORADAR oGPR (Ground Penetrating Radar) al fine di evidenziare la presenzadi situazioni anomale nel sottosuolo, correlabili con resti di strut-ture indiziati da concentrazioni superficiali di frammenti fittili aelevata densità (v. schede nn. 59, 88).Per le suddette esplorazioni, che hanno interessato aree di 2.500 m2

a podere Sodelli e di 1.600 m2 a podere Sterposa (vedi Fig. 21), èstato utilizzato il sistema RAMAC GPR della MALA GEOSCIENCE

(Svezia) con antenne a 250 e 500 MHz e il sistema di elaborazionedati basato sul software REFLEXW v.3.5.

68

42 CAMPANA, 1999, pp. 24-2543 CAMPANA, 1999, pp. 24-2544 Un’immagine georeferenziata è costituita da un file di immagine e da un file dicorredo all’immagine stessa, composto da sei parametri che definiscono la sua posi-zione nello spazio geografico. Aprendo il file di testo di un’immagine raster possiamoquindi vedere i seguenti valori: 1,000000000000000000,00,01,0000000000000000 1675720,80126416854717707,5037731556Partendo dal basso possiamo notare le coordinate geografiche X e Y, mentre gli altrifattori rappresentano rispettivamente: la dimensione verticale e orizzontale dei pixelssul terreno, e l’angolo di rotazione. Se si tratta di una foto verticale, i due valori del-l’angolo di rotazione sono nulli, altrimenti intervenendo direttamente su di essi, sipuò ruotare la stessa nel piano. Le dimensioni dei pixels e le coordinate vengonocambiate durante la georeferenziazione. In pratica i valori dei pixels determinano lascala della foto, mentre i valori delle coordinate, la sua posizione sul terreno.

45 CROSILLA-BARBACETTO-FACCHIN, 1998, pp. 135-14246 Al contrario dei DEM realizzati con metodi a reticolo il TIN si basa su una strut-tura di tipo vettoriale, composto da “facce” triangolari che derivano da punti di ele-vazione disseminati irregoalrmente. Cfr. FORTE, 1999, pp. 95-14047 Il Kriging, come anche il Nearest Neighbour, danno risultati di visualizzazionemigliori, soprattutto perché consente di avere una visione tridimensionale di mag-gior dettaglio e più simile alla realtà eliminando i picchi rappresentati dai punti iso-lati e le superfici piatte per la mancanza di dati noti.

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 17: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

69

Fig. 21. Localizzazione dei poderi Sodelli e Sterposa

Fig. 22. Esempio del funzionamento del metodo GEORADAR per l’esplrazione del sottosuolo

La metodologia

L’esplorazione geofisica del sottosuolo mediante il metodo GEORADAR

(Radar Geologico) o GPR (Ground Penetrating Radar) si basa sull’ac-quisizione di segnali elettromagnetici ad altissima frequenza che ven-gono generati da un apposito sistema (vedi Fig. 22) – Tx – riflessi dasuperfici di discontinuità fisica e captati da un’altra antenna – Rx –.Lo spostamento del dispositivo sulla superficie porta a registrare ri-flessioni dagli oggetti sepolti anche quando questi non sono sullaverticale del dispositivo (vedi Fig. 23).Da un determinato punto riflettente, quindi, si avranno segnali di-sposti secondo linee iperboliche che identificano con il culmine ilpunto centrale dell’oggetto anomalo.Tuttavia i segnali ricevuti da un simile dispositivo non sono im-mediatamente comprensibili, ma necessitano di particolari elabo-razioni finalizzate all’enfatizzazione di quelli di interesse e all’atte-nuazione di quelli legati a disturbi o riflessioni multiple dellostesso segnale. La Fig. 25 riporta il segnale ricevuto da una an-tenna e campionato in forma digitale a una elevatissima frequenza(oltre 1 GHz) in un determinato intervallo di tempo. La velocità di propagazione di questi segnali, pur diversa in fun-zione delle proprietà fisiche dei materiali, è generalmente molto ele-vata, dell’ordine di grandezza di quella della luce, pertanto i tempidi acquisizione di impulsi riflessi da discontinuità poste a pochi me-tri dall’antenna emittente sono estremamente piccoli e i sistemi diacquisizione sono particolarmente sofisticati.La profondità di penetrazione nel sottosuolo degli impulsi RADARè strettamente legata alle caratteristiche del terreno per cui non può

essere stimata senza avere informazioni sulla conducibilità e sullacostante dielettrica degli stessi: terreni molto conduttivi o saturi inacqua limitano fortemente la penetrazione del segnale, mentre ter-reni resistivi e asciutti sono contesti in cui la profondità di indagineè molto elevata.Un ulteriore elemento che influisce sulla profondità di indagine è lafrequenza del segnale RADAR che per le indagini geologiche può va-

0 3 6 9 km

Confini comunali

Siti indagati tramite georadar

Centri urbani

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 18: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

riare da circa 20-40 MHz fino a 300-500 MHz; frequenze superiorisono destinate a impieghi in settori delle costruzioni o dell’ingegne-ria civile. Questa frequenza influisce in modo inverso sulla profon-dità di indagine: frequenze basse penetrano molto, frequenze altepenetrano poco. Per contro la diminuzione della frequenza e, diconseguenza l’aumento della lunghezza d’onda del segnale, portanoa una minore capacità di risoluzione: oggetti di pochi decimetrisono difficilmente rilevabili con segnali che hanno una lunghezzad’onda di qualche metro.L’acquisizione dati per le indagini in oggetto è stata effettuatautilizzando il sistema GPR-RAMAC della MALA GEOSCIENCE. LaFig. 26 illustra la fase preparatoria dei dispositivi di acquisizionee del grid di delimitazione della zona da indagare nell’area delpodere Sodelli.I dati sono stati acquisiti direttamente in forma digitale su un PCportatile e riferiti a una progressiva metrica lungo il profilo me-diante un sistema di misura solidale alle ruote del kart di trasportodell’antenna, ciò con precisione centimetrica.Nelle aree indagate l’acquisizione digitale è stata a 16 bit e 512campionamenti per scansione distribuiti su un arco di tempo di ri-cezione di 100 nanosecondi (nsec). La Fig. 27 mostra una schermata in acquisizione in un’area diesempio con la traccia ricevuta nella posizione indicata dal cursoreverticale (circa 10.4 metri). Si nota che la traccia stessa è influenzatada vari tipi di disturbo a frequenza più bassa e più alta di quella delsegnale utile.

Nella fase di processing successiva si interviene al fine di eliminare isuddetti segnali indesiderati e di enfatizzare le situazioni di specificointeresse.Dopo l’acquisizione l’elaborazione è stata effettuata con il softwareREFLEX che ha comportato l’esecuzione di varie operazioni, nelleFigg. 28-32 vengono illustrati alcuni esempi dei risultati dopo i varistep.Le operazioni di elaborazione, quindi, possono seguire la seguentesuccessione:1. Amplificazione (Gain): il file precedente viene processato conl’applicazione di un fattore di amplificazione variabile con il tempodi registrazione, come visibile nella Fig. 29, questa operazione servea recuperare la perdita di ampiezza del segnale in funzione deltempo, cioè della profondità di penetrazione.Il risultato che si ottiene è illustrato nella Fig. 30.2. Filtraggio verticale Passa Banda (Band pass Frequency): questaoperazione serve per eliminare i segnali derivanti da disturbo a fre-quenze fuori dalla banda di interesse, ad esempio il tremolio visibilein basso e dovuto a disturbi ad alta frequenza – (Fig. 31).3. Filtraggio 2D Tempo/Distanza (Background Removal): serve aeliminare un rumore di fondo di caratteristiche costanti all’in-terno di una finestra o sull’intera registrazione mediante la defini-zione di una traccia media tra le varie tracce che rientrano nella fi-nestra o nell’intera sezione. Questa traccia viene, quindi, sottrattaalle tracce della finestra o a tutte le tracce delle sezione (Fig. 32). Il radagramma riportato nella Fig. 32 evidenzia chiaramente anoma-lie (alla progr. 200 ad esempio) non visibili nelle precedenti figure.

70

Fig. 23. Spostamento del dispositivo sulla superficie

Fig. 24. Esempio di segnali disposti secondo linee iperboliche

Fig. 25. Elaborazione informatica dei segnali ricevuti

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 19: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

L’indagine sul campoLe aree indagate sono rispettivamente a nord/ovest del podere Ster-posa e a sud del podere Sodelli.Per entrambe le indagini è stata impiegata un’antenna con rispostanominale in frequenza di 250 MHz per una profondità di investiga-zione di circa 2.5 metri dal piano campagna per tutte le sezioni

esplorate. Tuttavia a causa delle litologie argillose che affiorano nelledue zone, si è avuta una sensibile diminuzione del segnale elettroma-gnetico sotto circa 30 nanosecondi, limitando la reale esplorazioneutile a circa 1-1.5 metri dal piano di campagna. Nelle Figg. 33 e 34si riportano alcuni radargrammi ottenuti dopo i vari trattamenti delsegnale (Fig. 33: podere Sterposa, Fig. 34: podere Sodelli).

71

Fig. 27. Eliminazione dei segnali indesiderati Fig. 28. Esempio di radargramma dopo l’acquisizione

Fig. 26. Acquisizione sul campo dei dati tramite l’impiego di un PC

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 20: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

Per quanto riguarda podere Sterposa, l’area è stata esplorata me-diante profili per un totale di 1200 metri di rilievo georadar distri-buiti su un’area quadrata di 40 x 40 metri. L’acquisizione è avve-nuta lungo profili intervallati rispettivamente ogni 2 metri (dire-zione nord/est-sud/ovest) e ogni 5 metri (direzione nord/ovest-sud/est). In particolare i profili con direzione nord-est/sud-ovestsono stati denominati trasversali, mentre gli altri longitudinali. Il

grid di riferimento sui cui sono state eseguite le indagini è riportatonella Fig. 35, in sovrapposizione all’ubicazione delle anomalie e sin-tesi interpretativa. Presso podere Sodelli, invece, sono stati eseguiti profili per circa1100 metri di rilievo georadar distribuiti su un’area rettangolare dicirca 25 x 100 metri. L’acquisizione è avvenuta lungo profili inter-vallati ogni 5 metri. I profili con direzione est/ovest sono stati deno-minati trasversali, mentre quelli con direzione nord-/sud longitudi-nali. Anche in questo caso il grid di riferimento su cui sono stateeseguite le indagini è riportato nella Fig. 36, in sovrapposizione al-l’ubicazione delle anomalie e sintesi interpretativa.

I risultati ottenuti

I risultati ottenuti consistono in sezioni bidimensionali (radar-grammi) che evidenziano le variazioni del segnale georadar lungo leprogressive del profilo alle varie profondità. In entrambe le aree i ra-dargrammi hanno evidenziato delle anomalie nelle riflessioni a carat-tere prevalentemente puntuale ubicabili a profondità comprese entro1-1.5 metri dal piano di campagna. L’interpretazione è avvenuta te-nendo conto dell’intensità in termini di ampiezza e della forma delleanomalie suddette. Come accennato le anomalie riscontrate sonostate di tipo localizzato, molto circoscritte, a forma iperbolica predo-minante, attribuibili a oggetti isolati. Quando tali anomalie sonoravvicinate all’interno dello stesso profilo o alla stessa altezza nei variprofili, è probabile siano causate da strutture a sviluppo lineare op-pure da concentrazione elevata di riflettori in un’area circoscritta.I risultati dell’indagine nell’area del podere Sterposa vengono ripor-tati nella Fig. 35, mentre i risultati dell’area nei pressi del podereSodelli nella Fig. 36.Ambedue le figure riportano in planimetria l’ubicazione delle ano-malie evidenziate lungo le sezioni georadar, differenziando con sim-bologie diverse quelle riscontrate lungo i profili trasversali e quellelungo i profili longitudinali. Le anomalie sono sovrapposte ai griddi riferimento usati per le misure, caratterizzati da punti fiducialirinvenibili sul terreno mediante misure da punti noti.In funzione delle caratteristiche ubicative e di ampiezza, le anoma-lie georadar vengono correlate mediante allineamenti, in base al ri-scontro nei profili alle varie progressive. La direzione degli allinea-menti, pur seguendo criteri geometrici di linearità, è comunquesoggetta a diverse interpretazioni in base anche alle strutture archeo-logiche ipotizzabili.

72

Fig. 29. Applicazione di un fattore di amplificazione

Fig. 30. Risultato ottenuto dopo l’amplificazione

Fig. 31. Filtraggio verticale Passa Banda

Fig. 32. Filtraggio 2D tempo/distanza

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 21: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

In particolare nell’area del podere Sterposa sono stati tracciati degliallineamenti di interesse nella zona centrale del grid con direzioniprevalenti nord/sud ed est/ovest. A livello statistico inoltre, la zonameridionale del grid è caratterizzata da una più elevata densità dianomalie rispetto a quella settentrionale e quindi potenzialmente dimaggior interesse archeologico.L’area del podere Sodelli presenta alcune anomalie più visibili, rav-vicinate, che hanno consentito di tracciare degli allineamenti di po-tenziale interesse se pur di dimensioni ridotte. Tuttavia l’area del

grid contraddistinta da maggior densità di anomalie è quella sud-occidentale lungo il crinale, all’interno del rettangolo delimitato daivertici 0,0 e 35,10 allungato in direzione est/ovest.

Gianfranco Censini, Gabriele Ciacci 48

48 GEORISORSE ITALIA sas Società per l’esplorazione geofisica del sottosuolo, v. E.Fermi, 8 - 53048 Sinalunga (SI) www.georisorse.it - [email protected]

73

Fig. 33. I risultati dell’indagine presso podere Sterposa

Fig. 34. I risultati dell’indagine presso podere Sodelli

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

Page 22: VI - LA METODOLOGIA - Bibar · 2013. 10. 24. · Il calcolo dei siti presenti in ciascun tipo di coltura permette di in-dividuare coperture vegetali (incolto e bosco) che tendono

74

Fig. 35. Grid di riferimento presso podere Sterposa

Fug. 36. Grid di riferimento presso podere Sodelli

© 2004 Nuova Immagine Editrice, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale