- 1. Arthur Schopenhauer A cura di Stefano Ulliana
2. Panoramica
3. 2. Le radici culturali del sistema. 4. 3. Il . 5. 4. La
scoperta della via d'accesso allacosa in s . 6. 5. Caratteri e
manifestazioni della volont di vita. 7. 6. Il pessimismo. 8. 7. La
critica alle varie forme di ottimismo. 9. 8. Le vie della
liberazione dal dolore.Arthur Schopenhauer 10. 1. Vita e opere.
- Arthur Schopenhauer(1788 1860 d.C.). Dopo i viaggi giovaniliin
Francia ed Inghilterra, si dedica allo studio della filosofia
presso l'universit di Gottinga, sotto la guida del kantiano Gottlob
Ernst Schulze. Influenzato dagli studi platonici e dalle lezioni
berlinesi di Fichte, discute a Jena la propria tesi di laurea,
intitolataSulla quadruplice radice del principio di ragion
sufficiente(1813). A Dresda componeSulla vista e sui colori(1816),
di impostazione goethiana. Nel 1818 pubblicaIl mondo come volont e
rappresentazione . Dal 1820 al 1832 insegna come libero docente
all'universit di Berlino, Lasciata Berlino per Francoforte sul
Meno, nel 1836 componeSulla volont nella natura , mentre nel 1841
scriveI due problemi fondamentali dell'etica . Del 1851 l'ultimo
scritto di Schopehauer:Parerga e paralipomena .
11. 2. Le radici culturali del sistema.
- Le tradizioni speculative che influenzarono ed insieme
proposero ed integrarono gli elementi essenziali del pensiero di
Schopenhauer furono diverse e molteplici: dalla teoria platonica
delle idee, che consent alla sua riflessione di conservare un
orizzonte di riferimento e di comprensione globale elevato e
sublime, alla potenza gnoseologica ed etica del soggetto kantiano,
composto con la concretezza materiale ed illuministica delle
esperienze sensibili legate al principio del piacere, cos cariche
della caustica critica volteriana delle superstizioni della
religione tradizionale. Tutte queste determinazioni iniziali
valgono come condizioni iniziali della propria riflessione, alle
quali Schopenhauer unisce ed integra il motore essenziale e
fondamentale rappresentato dalla tensione romantica per l'infinito.
L'orizzonte ideale costituito dalla tensione per l'infinito gli far
scoprire il principio della sua speculazione: la volont
universa-
12.
- -le e reale della vita, con tutta la sua potenza costruttiva e
distruttiva. Un motore continuo ed indefesso di creazione e
distruzione, poco o nulla interessato ed attento alla finitezza e
particolarit dell'individuo singolo, naturale od umano che sia. Di
qui la famosa coloritura e tonalit pessimistica della speculazione
schopenhaueriana, che coinvolge l'orizzonte metafisico, il piano
ontologico e la stessa tendenza psicologica soggettiva. L'infinito
schopenhaueriano resta infatti separato, quasi inattingibile (arte
e musica ne cercano continuamente il raggiungimento e
l'espressione), mentre tutte le sue creazioni portate alla luce
grazie alla volont di vita rimangono come forme distinte, apparenze
esse stesse separate e dolorose. Alla certezza di questa reciproca
separazione le filosofie idealistiche propugnate dalle accademie
universitarie controbattono con la falsit e la menzogna di
un'apparente unit superiore, di una partecipazione effettiva
all'infinito,
13.
- capace di giustificare ogni esistenza, ogni movimento ed ogni
scopo terreno, costituendosi in tal modo come ideologie del potere
politico assolutistico e religioso tradizionale. Contro
l'oggettivazione soprattutto hegeliana dell'orizzonte d'infinito
separato Schopenhauer propone l'accettazione di una potenza e di
una soggettivit vitale che non pu e non deve essere oggettivata. E
che pertanto rimane perch pu e deve rimanere - assolutamente
libera.
- Nel contesto dell'affermazione di questa potenza e soggettivit
vitale Schopenhauer riutilizza i portati storici delle filosofie
orientali, in particolar modo della sapienza antica indiana ( Veda
,Purana ). Questa antica forma di speculazione e di saggezza gli
consente infatti di mediare fra la ripresa della dottrina kantiana
della differenza franoumenoefenomenoe la cancellazione definitiva
di qualsiasi forma di oggettivazione (nihilismo enirvana ).
14. 3. Il .
- L'orizzonte razionale caro al processo hegeliano di
oggettivazione dello Spirito viene ripreso da Schopenhauer come
luogo, causa ed origine della proiezione di un' immagine , che come
un velo d'illusione e di sogno appunto il velo di Maya - scende a
coprire e riempire l'intera vita della coscienza umana, facendole
credere che un soggetto superiore sia e debba essere l'autore di
tutte le proprie forme dirappresentazionesoggettiva. Da quelle pi
vicine a s le pi banali, facili e semplici a quelle pi complesse,
perch capaci di costituire il mondo della separazione oggettiva ed
autoreferenziale dello spirito e della ragione. Di fronte a questa
discesa e copertura, il vero filosofo deve fare riemergere dal di
sotto deve dunque riscoprire (rendere di nuovo scoperta ed aperta a
se stessa ed all'universale conoscenza ed azione) -
laveritdell'apertura fontale d'infinito (lavolontdella vita).
15.
- La distinzione fra soggetto che rappresenta a se stesso ed
oggetto che viene all'inizio rappresentato si trasforma e si
capovolge progressivamente nella forma e nel principio attraverso i
quali il soggetto stesso ad imporsi come determinante nei confronti
della posizione e definizione dell'oggetto stesso, diventando esso
stesso vero e reale oggetto della conoscenza e dell'azione (cfr.
idealismo fichtiano ed hegeliano). All'opposto la concezione
materialistica ed empirista ricompone il soggetto alla realt ed
oggettivit dell'oggetto naturale, identificandolo alla fine con la
sua presenza primigenia ed assoluta, necessaria. Cos mentre la
prima posizione presuppone in modo assoluto quindi con una
petizione di principio un soggetto separato, astratto, la seconda
allo stesso modo presuppone in modo egualmente assoluto un oggetto
naturale e immediatamente necessario, che pare avere in s tutta la
potenza e l'atto razionale.
16.
- Se l'idealismo finge un soggetto astratto, che si rende
progressivamente veramente irreale, il materialismo aliena la
libert umana ad una potenza inconoscibile ed incontrollabile. Cos
per Schopenhauer se il soggetto non deve sussumere in s l'oggetto,
sostituendolo alla fine con se stesso, l'oggetto non pu e non deve
parimenti annullare in s il soggetto e la libert che pare
contraddistinguerlo. Soggetto ed oggetto devono quindi restare in
una relazione dialettica, per la quale prima l'oggetto venga s
sussunto attraverso le forme soggettivea prioridellospazioe
deltempoe attraverso l'unica determinazione fontale e relazionale
proposta dallacategoria della causalit , ma poi tale sussunzione
venga vista come la ricostituzione e la riscoperta di un'oggettivit
naturale e razionale capace di autoaffermarsi ed autogiustificarsi.
Come appunto una volont di vita che si fa corpo, di nuovo un
soggetto libero.
17.
- Riconnettendosi al testoSulla quadruplice radice del principio
di ragion sufficienteSchopenhauer propone la croce di una doppia
relazione dialettica (orizzontale e verticale), capace di mostrare
l'unit di trasformazione progressiva del concetto di causalit.
Primafisica , poilogica , quindimatematica , infinemoralela forma
espressiva attraverso la quale la causalit (principio di ragion
sufficiente) offre se stessa attraversa i momenti ed i gradi prima
della immediata necessit che si fa tensione di relazione ( divenire
), poi in una posizione apparentemente opposta nei panni di una
necessit mediata che si impone nella catena dei ragionamenti logici
( conoscere ), quindi - ancora apparentemente all'opposto di questo
primo opposto in quella necessit di mediazione assoluta che come
tensione ideale capace di unificare sotto l'orizzonte comune dell'
esserel'aspirazione all'esistenza spazio-temporale e la rete della
sua autoregolazione geometrica. Infine assume il principio
superiore ordinativo morale quale ragione dell' azioneche si fatta
causa dell'esistenza degli esseri e del loro ordinamento.
18. divenire conoscere essere agire Causalit fontale e apertura
di relazione (fisica) (logica) (matematicogeometrico) (morale)
19.
- La causa fontale e apertura di relazione dispone quindi una
rete di relazioni ed un tessuto di apparenze esso stesso
molteplicemente intrecciato e complessamente ordinato. Una specie
di sogno e di illusione ottica, che viene proiettata ed organizzata
dalla trasformazione di un principio di base e fontale, unitario e
nello stesso tempo riccamente molteplice. Ma appunto a questo
principio infinitamente creativo e duplicemente dialettico che
bisogna tornare, per riscoprirne la verit e la realt, sospendendo e
mettendo in dubbio l'apparenza del fenomeno. Sar allora una ragione
che riscopre l'infinito a riportare l'uomo alla radice della
propria esistenza ed all'orizzonte della propria motivazione. In ci
consiste la relazione dell'intelligenza con il tutto, il suo
movimento creativo e doppiamente dialettico.
20. 4. La scoperta della via d'accesso allacosa in s .
- Ilnoumenokantiano viene attinto dalla speculazione
schopenhaueriana non appena la volont intelligente della natura
umana riscopre e riattiva la fonte creativa interna, fondante e
costruttiva, dello stesso organismo umano corporeo. Tanto il
soggetto umano pretende per se stesso un grado e livello
d'astrazione tale per il quale vuole riuscire a rappresentare
l'intero mondo esistente, nei suoi fatti, elementi e fattori, nelle
relazioni delle sue cause, quanto esso precipitato di nuovo
all'interno di se stesso nel pi intimo e profondo di se stesso
quando la volont che si separa rientra nel desiderio che si
ricongiunge con se stesso e si riapre al mondo intero. Ora la
volont ritrova se stessa: ritrova quel profondo ed
abissaledesiderio di vivereche la costituisce, come sua pi vera ed
autentica essenza e qualit. Aprendosi come relazione tensiva e
nello stesso tempo ideal-reale essa impone la ricerca del piacere e
il rigetto
21.
- o la fuga dal dolore, costituendo una forza, un'energia ed un
impulso irresistibili a esistere, agire ed essere felici. Ma la
consapevolezza della propria limitazione, indetta dalla presenza
degli altri soggetti, a tramutarsi in prima negazione e immediato
dolore. In questo contesto ogni funzione espressiva di questa
volont immateriale di vita si concretizza dell'affermazione e nella
successiva organizzazione dialettica degli elementi e delle
relazioni materiali fra i corpi che costituiscono la realt intesa
del mondo. Il principio che dunque accomuna strettamente tutte le
singole volont e le racchiude in se stessa la generale volont o
desiderio di vivere(esistere, per agire ed essere felici). La
volont di vivere pervade ogni essere della natura, sia pure in
forme distinte e secondo gradi di consapevolezza diversi, che vanno
da quelli della materia organica, in cui si manifesta in modo
inconscio, fino a quelli dell'uomo, in cui risulta pienamente
consapevole.
22. 5. Caratteri e manifestazioni della volont di vivere.
- La determinazione alla libert del soggetto ritrova e si
immedesima quindi con la potenza naturale della volont di vita, con
la sua oggettivit ed indipendenza, con la sua apertura universale.
Con il suo essere causa di tensione e di relazione attiva, quindi
con la sua volont di realizzazione e di libert (ordinativa). Il
tempo e lo spazio del divenire della volont di vita ( Wille zum
leben ) la indicano come la sostanza inamovibile e necessaria,
centrale e fondamentale, dell'intero panorama dell'essere. Essa
dunque prima, necessaria perch immediata: quindiinconscia . Come
una sorta diforza ed energiaaffermandosi si dslancio , aprendosi
alla molteplicit, ma come unico fondamento ed ideale disforzo .
Essa intende rimanere prima e dopo ogni possibile individuazione
(materia). l'Uno dell'infinito necessario e possibile. L'Uno di s,
l'Uno con i molti, l'Uno dei molti.
23.
- Fondamento stabile dell'affermazione e della variazione di se
stessa, essa rimane prima e dopo del tempo e dello spazio, eterna
ed indistruttibile, inamovibile e certa, quale possibilit di
un'unit nel contempo ideale e reale. Una potenza che non perde mai
il suo atto, perch questo resta come orizzonte finale di
impredeterminazione e di libera realt della tensione alla
possibilit di se stessa: tensione propria della volont di vita,
quando fuoriesce apparentemente da se stessa. Per questa ragione
l'orizzonte schopenhaueriano ha la valenza della libert
determinante inseparata ed inseparabile.
24. In s come una, fuori di s come molti, la volont di vivere ha
prioritariamente la valenza della forza che , senza una ulteriore e
necessaria strumentalizzazione. Per questo non ha, n subisce,
l'imposizione di uno scopo e di una motivazione o ragione
estrinseca. Senza alcuna necessaria convergenza la 25.
- volont di vivere non fa altro che affermare la propria
universale libert. In questo modo l'apparenza della volont fuori di
s come vita che diviene in realt l'affermazione di se stessa come
libert assoluta e pura. Tutto ci che esiste vive per la libert di
vivere, senza essere sottomesso ad un Dio che viene immaginato e
creato quale necessario termine di giustificazione della propria
esistenza e della propria stessa vita, necessariamente e
doverosamente convergente verso e attraverso gli scopi e gli
strumenti approntati umanamente dalle forme di civilt e di potere
occidentali. Quindi non pu sussistere alcuna determinazione
eteronoma, n tanto meno alcuna strumentalizzazione generale e via
via specifica degli esseri esistenti, all'interno di un orizzonte
di pianificazione totale. La vita ha senso e significato per se
stessa, non se ed in quanto obbedisca a scopi estranei e
sopraggiunti.
26.
- Invece nel pensiero e nell'organizzazione convergente
occidentale la volont di vita viene prima separata ed alienata ad
una potenza egemone, per poi venire da questa stessa orientata e
direzionata, pianificata e realizzata (con o contro il contributo
individuale). La libert piena e totale della volont di vita per
spaventa Schopenhauer, proprio nel suo essere priva di uno scopo di
convergenza e di gerarchizzazione: egli guarda quindi alla volont
di vita come ad un essere estraneo e pericoloso quasi quanto la
massa ribelle, che si sollevava ai suoi tempi (erano i tempi delle
rivoluzioni del 1848) che metteva in dubbio la scala tradizionale
delle intelligenze e delle virt. Cos il Dio feticcio costruito
dagli uomini e dalla concezione del potere occidentale viene
rivalutato nella sua funzione di apparente liberazione da questo
pericolo e da questa terribilit.
27.
- Di fronte alle estreme conseguenze della sua riflessione
Schopenhauer riafferma la necessit per di smantellare la finzione
di questa Divinit maggiore, per combattere altrimenti l'apparente
insensatezza e cecit della assoluta volont di vivere della vita
stessa. Tolto l'orizzonte nel contempo ideale e reale alla volont
di vita, o perch effetto di una superfetazione astratta del
pensiero dominante occidentale (la tradizione che da Fichte conduce
ad Hegel) alienante, separatista e strumentalizzante o perch
irrealizzato dal filosofo stesso, la nuda affermazione
dall'assoluta volont di vita della vita stessa si trasforma in
negazione delle finalit e degli scopi che l'essere umano
sopraggiunge alla propria esistenza materiale e fisica, civile e
politica. Una crudelt totale sembra affermare una vita estranea ai
propri desideri individuali. La vita infatti si manifesta nello
spazio-tempo come sequela di diramazioni necessarie, diverse e
molteplici, secondo la categoria della relazione causa-effetto.
Ma
28.
- la molteplicit degli individui naturali, che la vita crea ed
espelle da se stessa, verso il dolore, la morte e la
disintegrazione, sono effetti di determinazione di soggetti
prioritari archetipi ideali operativamente determinanti, capaci di
gerarchizzare l'intero apparato del vivente (dalle forze primitive
della natura alle specificazioni via via pi perfette ed elevate
delle piante, degli animali e dell'uomo). Posto al termine di
questa cuspide piramidale, l'uomo l'essere della natura nel quale
la volont diviene consapevole di se stessa. E quindi consapevole
della propria mancata presa sul mondo. A questa mancanza di dominio
e di controllo l'uomo cerca di supplire con l'educazione e l'uso
strumentale dell'intelletto, indebolendo per quella forza
primigenia che sorge dalle stesse profondit vitali e che come
desiderio e slancio istintuale potrebbe guidarlo nella vita e
nell'esistenza di pari passo con la logica immediata della vita
stessa.
29. 6. Il pessimismo.
- La negazione dell'orizzonte d'infinito ideal-reale effettuata
dalla riflessione schopenhaueriana intende definire e determinare
la principialit di una potenza oggettiva della natura in generale,
immediatamente necessaria, poi creativa e dialettica nei suoi
elementi e nelle proprie relazioni apparenti. In questo contesto ci
che viene subito negato il concetto di libert come possibilit
assoluta: al suo posto viene infatti disposto l'orizzonte di scopo
di una volont che utilizza il desiderio e il momentaneo appagamento
come strumenti della continua e continuamente moltiplicata
affermazione e prosecuzione spazio-temporale di se stessa. Nel
soggetto umano la combinazione e reciproca composizione di volont
ed intelletto coscienza amplia, approfondisce ed acuisce il senso
del distacco e della separazione fra soggetto desiderante ed
oggetto della soddisfazione:
30.
- tanto duratura e moltiplicativa la potenza del desiderio,
quanto ripetuta e protratta nel tempo l'esperienza dolorosa della
distanza dell'orizzonte desiderato. La volont infinita riesce
pertanto, attraverso il desiderio cosciente, a strumentalizzare
alla propria affermazione l'umana esperienza ed azione. Il senso di
questa continua e protratta separazione, distacco e distanza
provoca nell'uomo il sentimento del dolore, appena attenuato dalla
momentanea e puntuale soddisfazione del desiderio.
- L'impulso estroflessivo della volont, che si capovolge in
desiderio (tensione), motivato dal senso interiore del bisogno,
dalla mancanza avvertita e dal dolore relativo, che chiede ed
impone di essere eliminato. In questo senso il dolore ad essere il
motore principale e prevalente dell'azione umana ed animale. Il
piacere cessazione momentanea del dolore e della tensione che
protrae il desiderio stesso (e il senso del dolore, insieme al
piacere momentaneo).
31.
- Il piacere ricercato ha pertanto la funzione di negare quel
dolore, che fa sorgere insieme al desiderio anche la propria
relativa e momentanea realizzazione. Ma il senso del distacco e
della separazione fra soggetto volente e desiderante ed orizzonte
della propria soddisfazione continua, perch la volont di vivere
un'entit assoluta, priva di limite, infinita. La ripetizione
continua di questa relazione attiva e dialettica fra tensione e
soddisfazione fa oscillare il soggetto umano ed animale fra lo
stato fondamentale del dolore e la condizione apparente e
momentanea del piacere. L'annullamento momentaneo della tensione
provocato da quest'ultimo suscita a propria volta nel soggetto un
senso e sentimento di noia: un'inerzia della volont e
dell'intelletto che accompagna o provoca l'assenza di azione e di
movimento finalizzato.
32.
- L'insoddisfazione del desiderio, agita ed utilizzata dalla
volont infinita, per riaffermare continuamente se stessa come
impulso legato alla forza del dolore ed alla necessit della sua
eliminazione, provoca la costruzione e l'edificazione di una
concezione che vede, sente e pensa l'essere e l'essere manifesto
nella loro interezza e completezza come fonte, principio ed
affermazione di una sofferenza universale. Tutto il mondo vibrante
sofferenza: tutti gli esseri del mondo ciascuno perseguendo i
propri fini ed azioni si provocano l'un l'altro sofferenze inaudite
ed infinite, in una lotta mortale di tutti contro tutti. Questo
grido infinito e perci inascoltabile avvertito da chi pi di altri
muove se stesso a coscienza e consapevolezza: il filosofo. Questi
riconosce la funzione strumentale dell'individuo, all'affermazione
della specie e della natura intera stessa.
33.
- L'orizzonte d'infinito ideal-reale non astratto, separato ed
alienante, ma concreto utilizza l'apertura di possibilit dell'amore
per giustificare in senso positivo il divenire del mondo e
dell'universo intero (cfr. Kierkegaard). Chi nega come fa con
qualche oscillazione Schopenhauer la valenza apparente e reale di
quest'orizzonte guarda invece all'amore come alla pi terribile e
tremenda delle illusioni e dei malefici. Sotto la finzione
dell'ideale l'amore contrabbanda infatti la mera e spietata
riproduzione della specie e la selezione dei pi adatti, non prima
di aver voluto ordire il rovesciamento e la rivoluzione dell'ordine
costituito (abbattendo il dovere e la fedelt all'interno dello
Stato e nelle relazioni fra gli individui). In questo modo la
natura maschera la necessit della riproduzione (e l'uso della
sessualit per finalit procreative) con l'apparente e momentanea
persuasione di una bellezza in effetti transeunte e
strumentale.
34. 7. La critica alle varie forme di ottimismo.
- Secondo il punto di vista adottato dalla riflessione
schopenhaueriana la credenza e la fede nell'orizzonte d'infinito
ideal-reale proposte dalla speculazione fichtiano-hegeliana
edificano un'immagine razionale completamente astratta e separata,
rispetto alla quale ed all'interno della quale il soggetto naturale
ed umano vengono artificialmente costruiti come potenza determinata
e dipendente. Filosofie della conformazione collettiva e
dell'assoggettamento, esse stabilizzano e rassicurano l'emotivit ed
il sentimento delle masse, finalizzandole e facendole convergere
secondo scopi strumentali decisi arbitrariamente e furbescamente
dai filosofi di Stato, dagli intellettuali integrati nel sistema.
Questi utilizzando consapevolmente la menzogna dell'amore
spiritualizzato spingono le parti femminili e conseguentemente
maschili della societ verso l'ipocrisia e lo scambio delle proprie
prestazioni per il successo ed il potere.
35.
- In quest'operazione di camuffamento e di capovolgimento reale
essi fanno poi valere al contrario l'ideale razionale che dicono di
voler perseguire e lo scopo apparentemente inteso e voluto della
felicit dell'intero genere umano, realizzando invece il pi completo
ed organico sistema che sia mai stato escogitato per il calcolo e
lo scambio degli interessi reciproci e condannando l'umanit intera
alla violenza ed alla sofferenza reciproca. Cos il migliore dei
mondi possibili risulta invece l'atto ideologico falso ed insensato
di chi pretende di giustificare e coprire con la normalit od il
dovere - i misfatti compiuti dalla natura o dall'umanit, per la
difesa della volont stessa nelle sue espressioni pi indifferenti
(cfr. Leopardi) o per la conservazione del potere. L'orizzonte
positivo provvidenziale o razionale deve allora realisticamente ed
autenticamente essere sostituito dalla certezza e dalla
consapevolezza della presenza di una forza ed
36.
- energia oscure, fatali nelle loro decisioni ed indifferenti
all'esistenza e finitezza dei singoli esseri pur esistenti. Solo
questa certezza e consapevolezza riuscir a debellare la falsa e
finta immagine del feticcio divino il Dio della tradizione
occidentale per avviare almeno i pochi sapienti verso una possibile
proposta di liberazione.
- Contrastato in tal modo l'ottimismo metafisico, Schopenhauer
combatte il suo effetto sulla concezione antropologica: l'umanit
anzich essere un insieme naturalmente a razionalmente destinato
alla felicit ed alla virt un congregato di interessi, desideri,
bisogni contrastanti, dove gli individui si odiano e di combattono,
per la propria sopravvivenza, per il successo, la gloria od il
potere e la ricchezza. Dunque per un aggressiva autoaffermazione.
Di fronte alle necessit reciproche del bisogno
37.
- ogni individuo depone apparentemente la propria volont
negativa, per procedere verso un accordo collettivo, che garantisca
la societ dal prorompere della violenza e della sopraffazione.in
questo modo che nasce lo Stato, con il corredo della sua
regolazione legislativa. Alpessimismo
ontologicoecosmicoSchopenhauer quindi aggiunge ilpessimismo
antropologicoesociale . A questi congiunge alla fine anche
ilpessimismo storico : tutta l'esistenza naturale od umana non
persegue infatti alcun ideale di trasformazione, evoluzione e
progresso collettivo. Tutto ci che appare come un tutto organico e
sistematico, magari finalizzato e convergente, in realt un insieme
retto da una logica imperscrutabile, la cui struttura pu essere
intuita nella sua universalit e realt dalla filosofia e
rappresentata dall'arte, ma per la quale non nemmeno possibile
immaginare alcun piano complessivo di conoscenze sincroniche
(scientifiche) e diacroniche (storiche). La storia poi costretta
alla catalogazio-
38.
- -ne dell'individuale, raggruppandolo ed ordinandolo
parzialmente e specificamente. La conoscenza storica quindi
inevitabilmente destinata a trasformarsi nello strumento
dell'applicazione ideologica. Ci che permane stabilmente ed
egualmente per gli uomini nel tempo invece il ciclo fatale della
propria sofferenza individuale, dalla nascita alla morte. Per
questo nella vera e filosofica conoscenza storica l'uomo tende
sempre a ripetere gli stessi meccanismi, oltre l'apparente
accidentalit e diversit degli accadimenti ed eventi. Di contro
all'illusione di un cambiamento, di un miglioramento e di un
progresso, la filosofia della storia deve offrire all'uomo la
coscienza completa di s e del proprio destino di sofferenza. Solo
attraverso questa consapevolezza l'uomo potr preparare degli
espedienti che cerchino in qualche modo di limitare gli effetti
apparentemente inarrestabili della volont di vivere.
39. 8. Le vie della liberazione dal dolore.
- Contro l'apparente ma in verit contraddittoria via di fuga dal
dolore dell'esistenza rappresentata dalla negazione immediata e
totale dell'esistenza, propria e singolare, rappresentata dal
suicidio affermazione in realt della volont ed atto ineffettivo nei
confronti della sua potenza universale Schopenhauer costruisce
progressivamente uno spazio ed un tempo all'interno del quale
l'esistenza singolare possa in quale modo riappropriarsi di se
stessa in modo non egoistico, svincolandosi per quanto pu dai
vincoli e dai legami che la tengono stretta agli impulsi della
volont di vita. Schopenhauer attua questo progressivo distacco e
liberazione dalla volont di vita accentuando il valore e la potenza
attiva determinata dalla volont di diversificazione rispetto alla
massa propria degli individui eccezionali: la diversit a costituire
la possibilit di un tragitto che conduca l'esistenza singola non
tanto ad affermare la propria
40.
- differenza assoluta, quanto la possibilit di una generale
fuoriuscita dall'affermazione di s, che il tratto caratteristico
della volont di vita. Gli individui eccezionali teologi, filosofi,
artisti - hanno voluto affermare una possibile diversit universale:
negare la schiavit determinata dal bisogno e l'affermazione
identica di s (egoismo), per creare uno spazio nuovo, dedicato
invece ad una possibile vita comune alternativa a quella
rappresentata dalla violenza e dalla sopraffazione reciproca.in
questo modo che essi hanno trasformato lavoluntassino a
capovolgerla innoluntas . Hanno trasformato e capovolto la potenza
attiva e necessaria dell'identit individuale o collettiva in una
possibilit diversamente attiva di eguale libert.questo orizzonte di
eguale libert a costituire quel riferimento aperto che si fa motore
del processo di trasformazione e di liberazione individuale e
collettivo dall'affermazione identitaria.
41.
- Il primo passo compiuto in direzione di quest'orizzonte di
eguale libert quello compiuto dall' arte . La creativit
dell'artista deve infatti far valere come proprio sfondo di
riferimento ideale quell'orizzonte, riempito e concretizzato di
tutte quelle perfezioni alle quali deve guardare come modelli
archetipici per il proprio lavoro mimetico, di continua
approssimazione. Il punto di vista e di operazione dell'artista
tende dunque a diventare universale e nel contempo reale,
svincolandosi dalla materialit degli interessi in competizione,
quali strumenti d'affermazione della volont di vita.l'artista
stesso poi a diventare un punto di riferimento ed un modello
esistenziale per il resto dell'umanit. L'arte riesce dunque a
sottrarre l'individuo dalla catena infinita dei bisogni e dei
desideri quotidiani, offrendogli un appagamento immobile e
compiuto, una contemplazione che ne purifica l'intreccio con la
materialit inferiore delle passioni (catarsi).
42.
- L'elevazione compiuta grazie all'arte porta il soggetto a
svincolarsi dalla rete spazio-temporale della volont di vita,
procurandogli una prima forma di anestetizzazione del dolore
(estetica come anestetica). Questo processo di liberazione
verticale attraversa momenti e fasi (specialit artistiche) diverse:
prima l'architettura immobilizza ed ordina il movimento della
materia inorganica, poi la scultura riduce la prospettiva
all'organizzazione delle prime forme viventi (vegetali). Quindi la
pittura seleziona quelle animali, mentre la poesia quelle pi
specificamente ancora umane. In questo processo di raffinamento
progressivo ed ulteriore la forma ed il contenuto artistico si
spiritualizzano sempre pi, esprimendo il massimo della propria
purezza e della propria evocativit nella tragedia
autorappresentazione del dramma della vita e nella musica, che
rivela la volont finalmente a se stessa, rendendo cosciente lo
spirito della sua dolorosit. Unendo la radice al cielo l'arte apre
al passo successivo.
43.
- L'arte infatti una liberazione temporanea e parziale, ridotta,
dall'affermazione necessaria ed universale della volont di vita.
Per sperare di combattere in maniera almeno adeguata la prevalente
potenza e forza del nemico, il processo di liberazione escogitato
dalla riflessione schopenhaueriana deve aprirsi e consolidarsi.
Deve aspirare a diventare pi reale della realt che combatte,
rientrando dalla fase semplicemente fantasiosa della catarsi
artistica.ancora una volta quell'orizzonte di eguale libert a
presentarsi in una nuova forma, concreta questa volta: ora
quell'orizzonte si presenta come radice di una nuova realt. La
realtetica : per essa l'apertura universale separata dalla volont
di vita si fa nuova vita, migliore e superiore. Vita di amore e
reciproca fratellanza. Questa nuova e migliore realt permessa per
dal passaggio ad una nuova forma di reciproca comunicazione e
conoscenza: dalla reciprocit dell' immedesimazioneconsentita dal
sentimento dipiete dicompassione , dall'immedesimazione con le
sofferenze altrui.
44.
- L'immedesimazione reciproca consente quell'apertura di
relazione etico-politica adatta a costruire una nuova societ ed una
nuova e migliore possibilit per il vivere civile. Solo il sogno
maligno della separatezza singola e proprietaria consente
l'illusione che l'identit personale possa essere affermata in modo
violento contro gli altri, in un modo apparentemente giustificato
dall'affermazione necessaria ed assoluta di una volont che si
separata e fatta cos separata una-di-tutto. La totalit
schopenhaueriana all'opposto un'apertura di relazione, quindi
effettivamente e realmente una non-totalit, una negazione
dell'affermazione unitaria ed identitaria. Questa apertura di
relazione fonda ed esprime sia il concretizzarsi di quell'iniziale
orizzonte come orizzonte digiustizia , sia il fatto essenziale che
questo orizzonte ideale possa e debba essere perseguito
45.
- appunto con la sola virt pratica dell'amore fraterno,
dellacarit( ag pe ). Quanto la prima riconoscendo la reciprocit del
diritto (appunto ad un'eguale libert) impone che non ci si faccia
reciprocamente del male, tanto la seconda impone che si realizzi
reciprocamente il bene. Ai suoi massimi livelli la piet consiste
nel far propria la sofferenza di tutti gli esseri passati e
presenti, e nell'assumere su di s il dolore cosmico.
- Stabilizzato ed ampliato il proprio fronte di combattimento
contro l'universalit immediatamente necessaria della volont di
vivere, Schopenhauer ha bisogno di fuoriuscire completamente da
questa, attingendo ad un'universalit d'orizzonte completamente
opposta all'universalit radicale del principio vitale. Fuori dalla
normalit dell'affermazione comune identitaria, aggressiva e
violenta contro ogni diversit, il nuovo soggetto etico
schopenhaueriano ha bisogno di realizzare finalmente quell'iniziale
orizzonte di eguale libert che aveva dato luogo e movimento
all'intero processo di liberazione. Ha bisogno di attingerlo,
realizzarlo, renderlo concreto per tutti e ciascuno.
46.
- Per farlo egli si serve di un' emozione razionaleche provochi
il distacco completo e la separazione l' ascesi- dalla volont di
vivere: l' orroredell'uomo per l'essere di cui manifestazione il
suo proprio fenomeno, per la volont di vivere, per il nocciolo e
l'essenza di un mondo riconosciuto pieno di dolore. Sulla base di
quest'emozione razionale Schopenhauer trancia ed estirpa la radice
vitale: il desiderio (di esistere individualmente; di provare
piacere e soddisfazione perseguendo delle finalit che non sono
quelle proprie, perch etero-determinate dalla volont di vita; di
realizzare quindi la stessa volont di vita). Il soggetto etico
schopenhaueriano nell'estasi realizza il completo annullamento
della non-propria identit, sciogliendosi nel panorama universale
dell'orizzonte ideale ( nirvanabuddista). Per potersi fare
orizzonte egli prima si rende perfettamente casto, annullando il
desiderio sessuale, poi estende a tutti i piaceri la medesima
annichilazione. Si abbassa e si umilia, con pratiche di digiuno, di
autoimpoverimento, di sacrificio e di abnegazione, di
automacerazione.
47.
- Sciolto il pensiero, lo spirito ed il corpo da tutto ci che
rendeva potenza attiva di autoaffermazione, il soggetto estatico
schopenhaueriano riuscito a fare il vuoto dentro di s, imitando in
questo gli insegnamenti che provengono dalla mistica francescana e
dalla saggezza tradizionale indiana. Giunto cos al capo opposto del
mondo egli pu rivoluzionarlo, redimendolo completamente, facendolo
passare e traghettare dallo stato e condizione di servit e schiavit
necessaria ed inconsapevole a quello spirito reale e vero essere
dell'apertura e dell'orizzonte di relazione che si autoriconosce e
si autoidentifica come libert piena e completa, universale per
tutti i soggetti. Uno stato generale di grazia e di rigenerazione,
un oceano di pace e uno spazio luminoso di serenit che rende non pi
distinti i soggetti, perch non pi assoggettati alla logica
identitaria del dominio e della potenza (secondo la tradizione del
potere occidentale).
48. Il mondo come volont e rappresentazione (1&2)