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La decrescita felice1

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lavore della prof.ssa Asole Maria Antonietta

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La decrescita felice

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Un progetto come la decrescita è certamente un progettoaffascinante e condiviso da molti sognatori, ma quando sitratta di passare ai fatti, di concretizzarne i principi, è capacedi spiazzarci, poiché minaccia le nostre comode e consolidateabitudini di consumatori acritici e pigri. In realtà

basterebberootto azioni molto semplici per avviare il cammino virtuosoverso uno sviluppo sostenibile, e per farlo è innanzituttonecessario “decrescere”, imparare a fare a meno del

superfluoe iniziare a concepire lo spreco delle risorse come la piùstupida e ingiusta delle azioni.

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Il concetto di sviluppo

Concetto nato nel 1919 dal discorso del presidente degli Stati Uniti TrumanDivisione del mondo i paesi del nord e del sud del mondo ovvero paesi sviluppati e paesi sottosviluppatiVisto inizialmente come aiuto che i paesi del nord avrebbero dato ai paesi del sud per raggiungere uno sviluppo economicoÈ finito per diventare il proseguimento mascherato della colonizzazione dei paesi di una nuova indipendenzaTeorie economiche: sviluppo=crescitaNascita dello sviluppismo, secondo il quale è possibile ottenere la prosperità materiale per tutti

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Lo sviluppo in teoria e …in pratica

• Nella letteratura lo sviluppo viene definito come la realizzazione dei desideri e delle aspirazioni di tutti e di ciascuno, al di la del contesto storico, economico, sociale e culturale.

• Una condizione del genere non si è mai verificata in nessuna parte del mondo

• Lo sviluppo reale pare piuttosto un processo che porta a mercificare i rapporti tra gli uomini e tra questi e la natura. Troppo spesso sviluppo ha coinciso con occidentalizzazione del mondo.

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Corrente del dopo sviluppo

• Corrente nata alla fine degli anni ‘60, (primo decennio dello sviluppo) da una riflessione critica sul fallimento delle politiche dello sviluppo

• È composta da ricercatori e attori sociale del nord e sud del mondo

• Ha mantenuto nel volgere degli anni un carattere quasi sempre confidenziale, tanto che si basa ancor oggi su legami per lo più informali

• Pone al centro della sua analisi la messa in discussione del concetto di sviluppo.

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Nascita di “nuovi sviluppi”

• Aggiunta di aggettivi eufemistici per dare un volto umano alla crescita economica

• Sviluppo sociale• Sviluppo umano• Sviluppo locale• Sviluppo durevole o sostenibile

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• Nonostante la ricerca di aggettivi di abbellimento del concetto di crescita economica, nei fatti si è continuato a dare importanza solo all’aspetto economico.

• Necessità di uno sviluppo alternativo, anzi, un’alternativa allo sviluppo

• Per realizzare un’alternativa allo sviluppo si dovrebbe avere un’altra economia, un’altra razionalità, un’altra concezione del tempo e dello spazio

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Contraddizioni reali

• Lo sviluppo si basa essenzialmente sulla teoria dell’effetto sgocciolamento in base alla quale la ricchezza arriverebbe goccia a goccia anche agli strati più poveri della popolazione.

• Andiamo a vedere i paradossi del ragionamento sviluppista

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Il paradosso della creazione dei bisogni

• È attraverso la creazione di tensioni psicologiche e di frustrazioni che lo sviluppo e la crescita economica pretendono di soddisfare i bisogni fondamentali dell’umanità

• L’economia non può realizzarsi se non appoggiandosi necessariamente alla povertà

• L’immaginario economico inventa la scarsità di sana pianta e, per di più, la povertà stessa diventa una condizione di crescita: niente crescita senza bisogni e niente rimedio alla povertà senza affondare la popolazione nella miseria

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Il paradosso dell’accumulazione

• La crescita viene presentato come il rimedio miracoloso delle disuguaglianze

• L’idea di fondo è: piuttosto che disputarsi la fetta di una piccola torta, è meglio mettersi d’accordo per ingrandire la torta, in modo che ognuno ne abbia una fetta più grande e che tutti ne abbiano a sufficienza

• Contemporaneamente, però, l’accumulazione non è possibile senza una grande disuguaglianza dei redditi

• Per rimediare alla disuguaglianza delle condizioni è necessario cominciare ad aggravarla!!!

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Il paradosso ecologico della crescita

• L’ossessione del Pil fa si che vengano considerate positive tutte le produzioni e tutte le spese (comprese le produzioni nocive e distruttive)

• Non c’è distinzione tra una produzione effettiva e una produzione che è volta a neutralizzare gli effetti di un’altra produzione

• Si continua a produrre qualsiasi cosa, anche a prezzi elevati, senza tenere conto che man mano che passa il tempo aumentano anche i costi per far fronte all’inquinamento ambientale

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• Herman Daly e Clifford Cobb hanno costruito un indicatore sintetico il: Genuine progress indicator

• Il GPI corregge il Pil sulla base delle perdite subite a causa del degrado e dell’inquinamento ambientale.

• Dai calcoli fatti su questa base risulta che negli USA a partire dagli anni ’70 il GPI stagna e addirittura si riduce

• A questi dati economici bisognerebbe aggiungere l’impatto politico e culturale, senza contare che con lo sviluppo il prezzo che si paga sul piano umano e sociale è enorme

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• Non esiste altro sviluppo oltre quello realmente esistente• Lo sviluppo realmente esistente è saccheggio senza limiti

della natura, è l’occidentalizzazione del mondo e l’omologazione del pianeta, è il genocidio di tutte le culture differenti

• Lo sviluppo e la modernizzazione sono macchine per affamare i popoli: fino agli anni ‘70 in africa le popolazioni erano “povere” rispetto ai criteri occidentali, nel senso che disponevano di pochi beni manufatti, ma nessuno in tempi normali moriva di fame. Dopo 50 anni di sviluppo morire di fame è la norma.

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Due forme alternative di sviluppo

• Decrescita conviviale• Localismo

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decrescita

• Rinunciare all’immaginario economico, cioè alla credenza che “di più” è uguale a “meglio”

• Uscire dall’ottica della necessità dei bisogni costruiti• Bisogna mettere in discussione il domino

dell’economia sulla vita, ma soprattutto il dominio dell’economia sulle nostre teste

• La decrescita ha come obiettivo quello di sognare il fondamentale abbandono del perseguimento della crescita per la crescita

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• È veramente possibile ottenere le stesso numero di pizze diminuendo in continuazione la quantità di farina ma aumentando il numero dei forni e dei cuochi

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Le otto “R”

• Rivalutare• Riconcettualizzare• Ristrutturare • Rilocalizzare• Ridistribuire • Ridurre• Riutilizzare • Riciclare

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• Tutto questo è necessariamente• Antiprogressivo e antiscientifico• Si tratta di un’altra crescita per il bene comune

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Il localismo

• È necessario rivalutare l’economia locale sia nel nord che nel sud perché anche in un mondo globalizzato si vive localmente

• Evitare che il “glocale” serva da alibi al proseguimento della desertificazione del tessuto sociale

• In quei paesi esclusi dall’economia globale è riuscita la nascita di una nuova economia: “i naufraghi dello sviluppo” producono e riproducono la loro vita al di fuori del circuito ufficiale, attraverso strategie razionali

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La decrescita felice di Serge LatoucheSerge Latouche (Vannes, 12 gennaio1940) è un economista e filosofo

franceseÈ uno degli animatori de La Revue du MAUSS, presidente dell'associazione«La ligne d'horizon», è professore di Scienze economiche all'Università diParigi XI e all'Institut d'études du devoloppement économique et social(IEDES) di Parigi.È tra gli avversari più noti dell'occidentalizzazione del pianeta e un sostenitoredella decrescita conviviale e del localismoSerge Latouche critica concetto di economia intesa in modo formale, ossiacome attività di mera scelta tra mezzi scarsi per poter raggiungere un fine.Egli mira a proporre nelle sue opere il concetto dell'economico, rifacendosialla definizione di economia sostanziale, intesa come attività in grado difornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone.

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Critica, con argomentazioni teoriche e con un approccio empiricocomprensivo di numerosi esempi, il concetto di sviluppo e le nozioni dirazionalità ed efficacia economica. Queste infatti appartengono ad unavisione del mondo che mette al primo posto il fattore economico; per Latouche invece si tratta di "far uscire il martello economico dalla testa", cioèdi decolonizzare l'immaginario occidentale, che è stato colonizzatodall'economicismo sviluppista in questo quadro egli critica anche il cosiddetto"sviluppo sostenibile", espressione che a prima vista suona bene, ma che inrealtà è profondamente contraddittoria, rappresenta un tentativo estremo difar sopravvivere lo sviluppo, cioè la crescita economica, facendo credere cheda essa dipenda il benessere dei popoli.

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Le otto R

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Riciclare

Rivalutare

riconcettualizzare

ristrutturare

rilocalizzare

Ridistribuire

Ridurre

Riutilizzare

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1. RIVALUTARE

Riconsiderare i valori in cui crediamo e in base aiquali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli cheabbiamo adottato per osmosi, ma che in realtà non ciappartengono e sono frutto di bisogni indotti dalmercato e dal martellamento pubblicitario. Un sanoegoismo dovrà prevalere sul finto altruismo, il piacere deltempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vitasociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il belloe l’efficiente sul degrado e sullo spreco, il razionalesull’irrazionale.

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• La cooperazione sulla concorrenza• Il piacere del tempo libero sull’ossessione del

lavoro• Il bello sull’efficiente

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2. RICONCETTUALIZZARE

Riappropriarsi dei concetti rubati, delle parole distorte ad uso econsumo pubblicitario e tornare ad usare il pensiero critico,interrogandosi razionalmente sul senso delle cose. Questocambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza edi povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza,la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. Èpiù ricco chi possiede più risorse o più denaro? Una buonateoria del valore dovrebbe considerare che le cose dovrebberoavere un senso prima ancora di avere un prezzo.

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3. RISTRUTTURAREAdattare e convertire in

funzione del cambiamento dei valori lestrutture economico-

produttive, imodelli di consumo, gli stili divita, così da orientare la societàverso la decrescita. In sensoStrettamentearchitettonico,

anziurbanistico, puntare sul riuso e

Sul recupero dell’esistente,piuttosto che sull’occupazionedi suolo agricolo e sullacementificazione selvaggia delterritorio. Quanto più questa ristrutturazione (in senso lato) sarà radicale, tanto più

si innesterà un circolo virtuoso che porterà sempre più persone ad avviarsi verso la Decrescita.

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4. RILOCALIZZARE

Consumare essenzialmente prodotti locali, a km zero, frutto della biodiversità endemica dei luoghi. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica dovrà essere presa partendo dalla scala locale, per uno sviluppo davvero sostenibile. Inoltre, se è vero che le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti delle merci devono invece essere ridotti al minimo, abbattendo drasticamente i costi, i consumi e le ripercussioni ambientali legate ai trasporti.

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5. RIDISTRIBUIRE

Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti quei paesi sottosviluppati le cui ricchezze e risorse sono sfruttate colonialmente dalle grandi superpotenze democratiche.

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6. RIDURRE

Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta (attualmente servirebbero quattro pianeti Terra per soddisfare il fabbisogno della moderna società energivora, ovvero stiamo consumando più di quanto il nostro pianeta non riesca a rigenerare). La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore da 1 kW acceso di continuo. Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia.

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7. RIUTILIZZARE

Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua abitudine allo spreco che caratterizza i paesi ricchi da ormai mezzo secolo.

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8. RICICLARE

Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle attività umane, prendendo come modello i virtuosi paesi scandinavi e i sistemi più moderni ed efficienti di raccolta differenziata porta a porta. Va inoltre ricordato che maggiore è la quantità di rifiuti differenziati, minore è la quantità di rifiuti che finiscono per essere “termovalorizzati”.

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conclusioni

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Queste otto azioni lungimiranti sono a tutti gli effettiatti rivoluzionari ma, al tempo stesso, sono ancheun ritorno intelligente al passato. Se la Decrescita è il “cosa”, le Otto R sono il “come”. Queste, ovviamente, non pretendono di essere LArisposta, unica ed esauriente, ma UNA risposta;sufficientemente ragionevole ed efficace per costruireuna base comune da cui (ri)partire per(ri)trovare la giusta rotta, ovvero uno stile di vita responsabile,dai ritmi sostenibili tanto per l’Uomoquanto per il Pianeta che ci ospita.

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Tutto ciò comporta una forte presa di coscienza, e non si puòsperare che un simile sforzo possa partire dall’alto delleistituzioni, è necessario che i singoli inizino da soli tale cammino,ognuno nel proprio lavoro e nella propria quotidianità. Una cosa molto simile al downshifting (o simple living), ovveroquel fenomeno in espansione di origine anglosassone cheriguarda la scelta di vita da parte di diverse figure di lavoratori,particolarmente i liberi professionisti, di giungere ad una libera,volontaria e consapevole autoriduzione dei propri ritmi di lavorologoranti, preferendo la qualità della vita, l’indipendenza e lalibertà ad una dorata schiavitù moderna che porta all’accumulodi molti più soldi e beni, ma senza il tempo o le energie necessariper goderseli.

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• La Decrescita dunque è un netto cambiamento di approccio, un invito a rallentare, ma non solo: è un invito anche a riprendere il controllo della nostra vita, scalando la marcia e chiedendosi se la meta finora perseguita non sia forse da ripensare.