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SPOLETO Arte e Cultura Comuni di SPOLETO Campello sul Clitunno Castel Ritaldi Giano dell’Umbria SPOLETO, Basilica di San Salvatore PATRIMONIO MONDIALE UNESCO dal 2011

10 luoghi da non perdere

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I 10 itinerari imperdibili della città di Spoleto

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SPOLETOArte e Cultura

Comuni di

SPOLETOCampello sul ClitunnoCastel RitaldiGiano dell’Umbria

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SPOLETO, Basilica di San SalvatorePATRIMONIO MONDIALE UNESCO dal 2011

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

Il Teatro Romano (I sec. a.C.),eloquente testimonianza dellaSpoleto romana, è stato riportatoalla luce tra il 1954 e il 1960. Fuindividuato nel 1891 da GiuseppeSordini attraverso un disegno cin-quecentesco che lo collocava nel-l'area del convento di Sant'Agata.Oggi è inserito nel complesso cheospita il Museo ArcheologicoStatale ed è ancora utilizzato perspettacoli e rappresentazioni va-rie. L’accesso si trova lungo viaSant’Agata ma la vista d’insiemesi coglie fin dall’esterno, dall’affac-cio da piazza della Libertà, attra-verso le arcate poste sul latoovest. Il complesso di Sant’ Agata,già monastero benedettino a par-tire dal XIV sec., è occupato dalMuseo che raccoglie materiali dal-l’età del bronzo alla fase romanaimperiale provenienti da scavi nel-la città e nel territorio. Di particola-re interesse sono le tavole dellaLex Spoletina, severa legge pro-mulgata nel III sec. a.C. a prote-zione del bosco sacro, una dellepiù antiche norme di tutela am-bientale. Furono trovate ai confinisettentrionali del territorio di Spo-leto e menzionano il lucus (boscosacro) il cui nome riconduce an-che al Monteluco, a testimonianzadella sacralità del luogo. Il Museoospita numerosi reperti (tra cui bu-sti, iscrizioni, vasi, bronzetti votivi,corredi funerari) emersi, anche re-

centemente, dagli scavi in areaspoletina e della Valnerina; la col-lezione proveniente dalla dona-zione Canzio Sapori e la cospicuaraccolta archeologica di proprietàcomunale, un tempo esposta nelMuseo civico e depositata pressoil Museo alla fine degli anni Ottan-ta per dare vita ad un’esposizioneunitaria, più ricca qualitativamentee quantitativamente.

I dieci luoghi da non perdere

Questo itinerario propone la visita dei 10 monumenti più significativi di Spoletoche qualunque visitatore, anche casuale, anche frettoloso, non può non cono-scere. Sono testimonianze delle più diverse epoche storiche e, proprio per que-sto, assolutamente imperdibili se si vuole avere un’idea, ancorché parziale, del-la ricchezza del patrimonio storico-artistico cittadino.Tempo previsto: qualche ora

1 Teatro Romano e Museo Archeologico Statale

Lex Spoletina

Interno del museoChiesa di Sant'Agata con il museo

Ritratti dal Teatro romano

Colonna dal capitolium della città romana

Il Teatro romano e il convento di Sant'Agata, oggi museo

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Di fronte a piazza Pietro Fonta-na, sorta sul luogo di un orto pri-vato e caratterizzata da una pre-gevole fontana cinquecentesca eda alcuni reperti di epoca romana(solo in parte visibili all’interno deilocali occupati dalla farmacia), sitrova Palazzo Mauri, dimoragentilizia del XVII sec., già sededella prestigiosa Accademia Spo-letina ed ora della Biblioteca Co-munale ‘G. Carducci’, che anno-vera tra i suoi fondi un cospicuomateriale librario antico, acquisitoa seguito della soppressione del-le Congregazioni religiose. Com-pletamente rinnovato e restaura-to (2009) l’edificio ha recuperatola funzionalità degli ambienti e lebelle decorazioni delle sale dirappresentanza che si attribui-scono ai pittori Alessandro Botto-ni (XVII sec.), Giuseppe Valerianie Domenico Sergardi (XVIII sec.),noti e attivi in ambito locale. Nelcortile interno del palazzo, protet-to da una copertura trasparente,è stato creato un Caffè Letterario,piacevole punto di ritrovo con ser-vizio emeroteca e postazione in-ternet, utilizzato anche per con-certi, incontri e letture. Nel localedel Caffè è possibile ammirare uninteressante mosaico del VI sec.emerso durante i lavori di ristrut-turazione; la scoperta ha arricchi-to la comprensione della com-plessa stratificazione urbanisticacittadina, situandosi nei pressidell’area destinata in età romanaal Foro, che venne interessata datrasformazioni in epoca longobar-da. Attorno a palazzo Mauri corre,a ferro di cavallo, la via che pren-de nome da Fiordespina Lauri, ri-soluta dama spoletina che nonesitò ad uccidere un focoso cor-

teggiatore che la insidiava. La viache, attraverso vicolo delle Can-toncelle, consente di giungerenelle immediate adiacenze di via-le Matteotti, conduce alla visionedi uno degli scorci caratteristicidella città, tra antiche case, archie possenti murature a sostegnodi splendidi giardini pensili. Fraquesti si ricorda il cosiddetto giar-dino Piperno, dove si può vedereun tratto della cinta muraria roma-na con iscrizione a lettere capitaliriportante i nomi delle due perso-nalità che ne curarono il restauronel I sec. a.C. (un calco dell’iscri-zione è esposto nella sottostantesala d’arrivo del percorso mecca-nizzato che parte dal parcheggiosotterraneo della Spoletosfera).

2 Palazzo Mauri e mosaico del VI secolo

Il Caffe Letterario

Il mosaico

Sale di lettura

Palazzo Mauri

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3 Casa Romanae Palazzo Comunale

In via Visiale, tra via del Municipioe via Saffi, sorge la Casa Roma-na, posta su un terrazzamento im-mediatamente superiore a quellodel foro. Scoperta da GiuseppeSordini nel 1885 e scavata tra la fi-ne dell’Ottocento e il 1914, appar-tenne ad un personaggio econo-micamente e socialmente rilevantenella Spoleto del I sec. d.C., forsea Vespasia Polla, madre dell’impe-ratore Vespasiano, come testimo-nierebbe un frammento di iscrizio-ne con dedica di una tal Polla aCaligola, rinvenuto nel pozzo dellacasa. Si tratta, in ogni caso, di unapregevole abitazione signorile il cuischema architettonico riflette quel-lo classico delle abitazioni patrizieromane. Sono infatti presentil’atrio, dotato di un bacino di rac-colta delle acque piovane (implu-vium), il tablinum, il triclinium, il pe-ristilium, nonché cubicula e alae.Tutti gli ambienti sono pavimentatia mosaico; in qualche punto sonovisibili tracce di affreschi.

Sopra l’area della casa, si erge ilPalazzo del Comune, tornato alsuo originale splendore dopo gliimpegnativi lavori di restauroeseguiti dopo il terremoto del1997-98. Interessanti, al suo in-terno, la cappella di S. Ponzianoe le Sale di rappresentanza, do-ve si possono ammirare anchealcune tele provenienti dalla Pi-nacoteca comunale e splendidi

affreschi “staccati” dalla Roccaalbornoziana nel XIX sec., operadel pittore Giovanni di Pietro,detto lo Spagna (ca.1450-1528).Nella piazza omonima si trova,nella sua collocazione originaria,Spoleto 1962 scultura di NinoFranchina (1912-1987) realizzatain occasione della mostra “Scul-ture nella città”, tenutasi a Spole-to nel 1962 (v. p. 32).

Giuseppe Sordini dopo gli scavi del 1889(Fondo Antonini)

Casa Romana, interni con mosaici

Palazzo Comunale

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e circondato dal doppio loggiato;il Cortile delle Armi, che occupal’area un tempo destinata alletruppe, il Salone d’Onore, l’am-biente più vasto della Rocca e laCamera Pinta. Nella Rocca hasede il Museo Nazionale del Du-cato di Spoleto che si sviluppa inquindici sale, poste su due piani,ed è parte integrante del percorsoconoscitivo del monumento. IlMuseo, con i manufatti esposti egli apparati didattici, testimonial’origine e lo sviluppo del Ducatodi Spoleto, costituito intorno al570 a seguito della conquista lon-gobarda e la cui denominazionerimane in uso fino al XVII sec. So-no esposte iscrizioni funebri, arre-di liturgici, corredi di sepolture, re-perti di scultura e frammenti ar-chitettonici, statue lignee e manu-fatti dipinti. Nel Museo sono de-positate le opere di proprietà co-munale riferibili al periodo docu-mentato (precedentemente espo-ste nella Pinacoteca comunale).

Nella Rocca hanno sede anche laScuola Europea del Restauro delLibro e il Laboratorio di Diagnosti-ca dei Beni Culturali.Vivo è ancora il ricordo leggen-dario della presenza di LucreziaBorgia, figlia del Pontefice Ales-sandro VI che la elesse, appenadiciannovenne, reggente del Du-cato di Spoleto. Nel 1499 si fer-mò per tre mesi a Spoleto; nel-l’archivio cittadino c’è un docu-mento con poche parole latinescritte di sua mano. Nel 1502, di-retta a Ferrara, farà ancora unasosta in questa principesca di-mora. Al “maschio” della fortez-za, la torre centrale rivolta versola città, destinata ad essere ful-cro di una estrema difesa, è ri-masto il nome di “Torre della Spi-ritata”, forse in ricordo delle cru-deltà e delle vendette della ca-stellana. Intorno alla fortezza c’éil cosiddetto Giro della Rocca,un anello di un chilometro cherappresenta una delle più belle e

La Rocca sorge sulla sommitàdel Colle Sant’Elia, in posizionestrategica e dominante tutta lavallata spoletina. Fu edificata apartire dal 1359, nell’imminenzadel rientro definitivo della sedepapale da Avignone a Roma,nell’ambito della realizzazione, af-fidata al cardinale Egidio Albor-noz, del sistema difensivo finaliz-zato a riportare l’autorità papalenei territori della Chiesa dopo lacattività avignonese. La fortezzaspoletina fu un perno di tale siste-ma, posto a controllo della viaFlaminia e punto di appoggio e dipartenza ideale per le azioni mili-tari volte al recupero dei territoridell’Umbria, delle Marche e dellaRomagna. Il monumento è uncomplesso fortificato dall’allunga-ta forma rettangolare, scandito dasei torri e con due ampi cortili in-terni; fu concepito per svolgereanche funzione di rappresentanzae residenziale per i rettori del Du-cato, i governatori della città e i le-gati pontifici. La Rocca perse, poi,progressivamente la funzione re-sidenziale e nel 1816 fu trasfor-mata in penitenziario, uso che as-solverà fino al 1982. In quell’annofurono avviati gli imponenti lavoridi recupero e restauro (ad oggiancora non del tutto ultimati) chehanno restituito agli ambienti l’im-magine originaria, pur con le ine-vitabili perdite evidenti, soprattut-to, nelle lacune delle decorazionipittoriche. Rimangono, tuttavia,numerose tracce degli stemminelle arcate sui due livelli del Cor-tile d’Onore, oltre al ciclo con sto-rie cavalleresche, uno dei più no-tevoli dell’Italia centrale, che ornala cosiddetta Camera pinta, o pic-ta, all’interno della torre maestra.

Per accedere al parco della Roc-ca (ingresso gratuito) è possibileavvalersi dell’entrata pedonale inpiazza Campello o dei più como-di, ampi ascensori collocati al ter-mine della breve galleria che siapre lungo il Giro della Rocca, sulversante rivolto verso nord, da cuisi può ammirare anche una splen-dida vista sulla Valle spoletana esulla Cattedrale. Gli ascensori so-no parte del sistema meccanizza-to che, tramite 8 blocchi di scalemobili, collega questa area, facil-mente e in breve tempo, con laparte bassa del centro storico(quartiere della Ponzianina, borgoGaribaldi, Basilica di S. Salvatore,ecc.) e con il parcheggio ”Ponzia-nina”.È possibile visitare (ingresso apagamento) vari ambienti dellafortezza: il Cortile d’Onore, cir-condato dagli edifici destinati aigovernatori della città, in cui sog-giornarono anche alcuni pontefici,ornato da un bel pozzo esagonale

4 Rocca Albornozianae Ponte delle Torri

Rocca Albornoziana e Ponte delle Torri

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frequentate passeggiate della cit-tà, da dove è possibile ammirareuna sintesi dei suoi monumentiprincipali. Affrontandolo in sensoantiorario a partire da piazzaCampello, il Giro offre subito l’op-portunità di notare i resti delle an-tiche mura romane. Poco piùavanti si scopre lo splendido pa-norama sul Monteluco e sul Pon-te delle Torri, eretto alla fine delTrecento, probabilmente sui restidi una precedente struttura ro-mana. Il Ponte, tra le più grandicostruzioni in muratura dell’etàantica, alto ben 80 metri e lungocirca 280, aveva funzioni di ac-quedotto, destinato a portare incittà l’acqua del monte. Poco pri-ma del finestrone c’è una rien-tranza nella muraglia con cardiniben visibili, una nicchia antica-mente destinata alla sorveglian-za dell’acquedotto. In epoca piùrecente, quando la città aveva lacinta daziaria, essa fu usata co-me guardiola del gabelliere cheispezionava i passanti per accer-tarsi che non introducessero incittà generi assoggettati a dazio.All’altro estremo del Ponte è ilFortilizio dei Mulini, presidiodell’acquedotto dove le acquealimentavano due mulini comu-nali prima di essere convogliatelungo il ponte. Da questo puntoprendono il via il Giro dei Condot-ti (v. p. 54) e numerosi sentieriverso la montagna spoletina (cfr.“Monteluco&Oltre Itinerari dellaMontagna Spoletina” presso l’Uf-ficio Informazioni e AccoglienzaTuristica). Oltrepassato il Ponte,si prosegue lungo il Giro da cui sipuò ammirare la pianura spoleti-na che fece esclamare a S. Fran-cesco “Nihil jucundius vidi vallemea spoletana”, parole che sitrovano ancora incise sul marmodel belvedere a Monteluco.

A metà del percorso, dove il Col-le S. Elia è più vicino al monte,sopra un dirupo, c’è la cosiddet-ta Sedia del papa, un massoscavato a forma di poltrona, dacui si può ammirare in tutta lasua magnificenza la mole delPonte delle Torri.

Museo Nazionale del Ducato,

salone Antonini

Ponte delle Torri

e Fortilizio dei Mulini

Cortle d’onore

Stemmi

Camera pinta

Percorsi difensivi

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5 Cattedrale di Santa Maria Assuntae la piazza del Duomo

Lungo via Saffi, su cui affaccia ilprospetto settentrionale del pa-lazzo Comunale, si apre la super-ba vista della Cattedrale. La sce-nografica scalinata di via dell’Ar-ringo introduce alla piazza delDuomo, creata con un terrazza-mento ai piedi del colle Sant’Eliaed ampliata nel XII sec. per crea-re una quinta scenica chiusa, sulfondo, dalla chiesa, sul lato de-stro dalla facciata di Palazzo Rà-cani Arroni, decorata da cinque-centeschi graffiti monocromi e,sul lato opposto, dall’abside dellachiesa di Sant’Eufemia. Al termi-ne della scalinata, si può ammira-re la scultura bronzea StrangerIII, di Lynn Chadwick, anch’essanella collocazione originaria della

mostra “Sculture nella città” tenu-tasi a Spoleto nel 1962 (v. p. 32).L’artista inglese (1914-2003) rea-lizzò l’opera nello stabilimentoItalsider di Cornigliano, dove, nel-la stessa circostanza, ideò duemonumentali sculture alate in fer-ro, l’una nera e l’altra gialla, espo-ste in seguito all’aperto a Batter-sea, presso Londra, nell’estatedel 1963. Sul lato sinistro dellapiazza si affacciano il Teatro Ca-io Melisso, il più antico teatrodella città, sorto nel XVII sec. (macon rifacimenti ottocenteschi) eintitolato al commediografo spo-letino amico di Mecenate, biblio-tecario di fiducia di Augusto, e lachiesa di S. Maria della Mannad’Oro, eretta in segno di ringra-

ziamento alla Vergine che protes-se la città nel corso degli avveni-menti del 1527, culminati con ilsacco di Roma. Entrambi gli edifi-ci sorgono sull’area dove avrebbedovuto ergersi il Palazzo della Si-gnoria, grandioso edificio trecen-tesco poggiante sul piano dellasottostante piazza della Signoriae rimasto incompiuto al livello del-la piazza del Duomo. La Catte-drale, ricostruita alla fine del XIIsec., sostituì l’antico edificio di S.Maria del Vescovato, dell’VIII - IXsec., eretto sull’area di un primiti-vo tempio cristiano dedicato almartire Primiano. Sulla facciata,impreziosita dal mosaico di Sol-sterno, si aprono le arcate delportico fatto realizzare nel 1491da Ambrogio Barocci, celebremaestro che aveva lavorato nellasplendida residenza ducale di Ur-

bino al fianco di Francesco diGiorgio Martini. L’utilizzo di mate-riali cromaticamente contrastanti– le pietre bianca e rosata deimonti intorno Spoleto – fa coglie-re a pieno l’effetto chiaroscurale ela minuzia decorativa dei rilievieseguiti da maestranze lombardeesperte in questo tipo di arte, co-me testimoniato dai documenticonservati negli archivi.

Il Concerto finale del Festival

Piazza del Duomo Cattedrale, particolare della facciata

Sarcofago romano in piazza del Duomo

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La cripta di S. Primiano, del IXsec., rappresenta un eccezionalemonumento altomedioevale, uni-co elemento rimasto dell’anticasistemazione degli edifici dellacattedrale, cui si accede dalla ca-nonica. Essa conserva affreschicoevi che potrebbero illustrareStorie di san Benedetto e santaScolastica, e presenta una co-pertura con volta a botte. All’interno del Duomo sono pre-senti numerosissime opere di as-soluto rilievo. All’inizio della na-vata sinistra, si può ammirare laCroce dipinta di Alberto Sotio(1187), nell’iconografia del Cristovivo (triumphans) che si sviluppanel XII sec. in Italia centrale. AlMuseo del Ducato si conservanoaltre Croci provenienti dalla colle-zione comunale, dei secoli XII-XIV, sia del tipo di quella del So-tio che del modello di croce con ilCristo sofferente (patiens), con ilcapo reclinato sulla spalla, che siaffermerà a partire dal XIII sec.L’abside presenta un notevole ci-clo dipinto con Storie della Vergi-ne affrescato da Filippo Lippi tra il1467 e il 1469. Particolarmenteinteressante anche la cappella diSant’Anna, costruita nel XIV sec.come ampliamento del bracciosinistro del transetto, che custo-disce tracce di affreschi dal Tre-cento al Cinquecento. Particolareattenzione meritano anche lecappelle Eroli e dell’Assunta (al-l’inizio della navata di destra),con affreschi del Pintoricchio eJacopo Siculo, la cappella dellaS. Icone (nel transetto destro), alcui interno è la preziosa tavolettadonata nel 1185 dall’imperatoreFederico Barbarossa alla città, insegno di pace, e quella delle Re-liquie (al termine della navata disinistra). In quest’ultima è con-servata la lettera autografa di san

Francesco a frate Leone. Dopo lesacre spoglie, custodite in Assisi,le reliquie più preziose di France-sco sono i suoi autografi. Ne esi-stono soltanto due ed uno è, ap-punto, questo di Spoleto: un pic-colo foglietto rettangolare di per-gamena, tratta da pelle di capra,che misura cm 13x6, formato dadiciannove righe e perfettamenteconservato. L’altro è la cosiddettachartula, scritto dopo la stigma-tizzazione sul monte Verna(1224), conservato nella Basilicadi Assisi.

L’affresco del Pintoricchio

Cattedrale, il pavimento cosmatesco

Cappella eroli

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zo, sia di diversa provenienza mariconducibili alla stessa epoca euna Quadreria con dipinti dei se-coli XV-XX, già nella Pinacotecacomunale. L’ultimo piano e il se-minterrato sono utilizzati peresposizioni temporanee e attivitàlaboratoriali. Nell’atrio del palaz-zo è esposta la grande sculturamobile Colloquio spoletino, rea-lizzata da Pietro Consagra (1920-2005) nel 1962 per la mostra diSpoleto “Sculture nella città” (v. p.32), originariamente collocata incima alla gradinata di via SalaraVecchia. Nel Palazzo ha sedeanche la Biblioteca GiovanniCarandente, notevolissima rac-colta d’arte contemporanea conoltre trentamila volumi schedati econsultabili. La collezione permanente d’artecontemporanea si è originata conil Premio Spoleto, manifestazionenata con l’intento di formare unagalleria d’arte contemporanea at-

traverso la formula dei premi ac-quisto. Durante le 13 edizioni delpremio, negli anni 1953-1968, so-no entrate importanti opere fracui, per citare solo un esempio, laCoda di cetaceo di Pino Pascali,esempio emblematico della popart imperante negli anni Sessan-ta. La raccolta si è arricchita allafine degli anni Ottanta con il pro-getto “Nuove acquisizioni” che haportato, fra l’altro, alla costituzio-ne di un nucleo di opere delloscultore spoletino Leoncillo Leo-nardi, considerato dalla critica frai maggiori artisti italiani del XXsec. Con i bozzetti della mostra“Sculture nella città. Spoleto1962”, e la munifica donazioneCarandente, sono entrate operedi Calder, Smith, Moore, Franchi-na, Colla, Pascali, Giò ed ArnaldoPomodoro ed altri; una parte co-spicua del Museo è costituita daopere di artisti italiani e stranieriche Giovanni Carandente ha in-

6 Palazzo Collicolae le collezioni d’arte

Su piazza Collicola prospettal’omonimo Palazzo, costruito trail 1717 e il 1730 su progetto del-l’architetto romano SebastianoCipriani, per volontà del cardinaleFrancesco Collicola, in un mo-mento di particolare fortuna eco-nomica e sociale della famiglia. Ildisegno segue linee sobrie, conplanimetria a ferro di cavallo, in-compiuta per la mancata realiz-zazione di uno dei bracci cortiche ha determinato una confor-mazione ad “L”. Imponenti le di-mensioni dell’edifico, che contavacentodieci stanze ordinate suquattro livelli, oltre agli ambientidel seminterrato e delle soffitte.La facciata principale si apre sullapiazza, fronteggiata da una fonta-na addossata all’edificio che ospi-tava le scuderie; il prospetto inter-no si affaccia sul cortile che untempo era il giardino all’italiana,con fontana centrale contornatada aiuole che rappresentavano isimboli araldici dei proprietari. Suquello che era il giardino (di cui èprevista la ricostituzione) pro-spetta la Galleria del piano nobi-le, chiusa da vetrate, con pareticompletamente decorate a tem-

pera, notevole esempio della de-strezza compositiva e del virtuosi-smo illusionistico tipico di una pia-cevole declinazione della grandetradizione seicentesca, efficace-mente compendiata dalla storiadell’arte con il termine di baroc-chetto o di proto-rococò. Interes-santi le altre sale del Palazzo, or-nate da soffitti a cassettoni, consfondi trattati pittoricamente aghirlande o scolpiti a intagli dora-ti, da fregi sottosoffitto, da portedecorate e dalle decorazioni deglialti zoccoli e degli imbotti delle fi-nestre. Il Palazzo e una parteconsiderevole degli arredi furonoacquistati all’asta dal Comune nel1939. Dopo lunghi e complessirestauri, nel 2010 è stato portatoa compimento il programma difarne il Centro del sistema mu-seale cittadino. “Palazzo CollicolaArti visive” ospita al piano terra ilMuseo Carandente, collezioned’arte contemporanea di proprie-tà comunale, costituitasi a partiredai primissimi anni Cinquanta; alPiano nobile è stata ricostruitauna abitazione gentilizia sette-centesca che presenta arredi siagià appartenuti allo stesso palaz-

La galleria nel piano nobile

Palazzo Collicola

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la Maddalena attribuita a Guerci-no, ora esposta nelle sale di rap-presentanza del Palazzo comu-nale); il Presepe di Giacomo diGiovannofrio; la Madonna leg-gente con il Bambino, del seneseAntiveduto Grammatica, che eb-be, nella sua bottega romana, ilCaravaggio; il gruppo delle operedello spoletino Cesare Detti, cheebbe una fortunata attività nellaParigi del XIX sec. Tra le operepiù recenti, si segnalano quelle diScipione Pistrucci, avventurosoartista patriota risorgimentale,che ha lasciato a Spoleto le sueuniche tre opere conosciute, e laVeduta di Spoleto di Giuseppe

Moscatelli (1904). Tra gli arredispiccano il grande cassone ap-partenuto a Urbano VIII Barberininel Salone d’ingresso; le nume-rose consolle dorate settecente-sche, lo stipo finemente intarsiatobois de rose e i seggioloni in tes-suto fiammato nelle anticamere; icassoni con vedute della città e abugne e la panca e il tronetto Or-sini, provenienti dal Duomo, nellaQuadreria. Facevano parte del-l’arredo del Palazzo anche la bel-lissima serie di cinque arazzi,manifattura di Bruxelles, apparte-nuti alla Regina Cristina di Sve-zia, ora non esposti perché biso-gnosi di restauro.

contrato nell’arco della sua lunga,appassionata e prestigiosa car-riera di critico e collezionista diarte contemporanea. Sol Lewitt, fra i massimi esponen-ti del minimalismo americano, hadonato alla città e al museo un’in-tera sala di wall drawing, Bandsof color. Delle opere che compon-gono la collezione comunale esi-ste un approfondito catalogo, edi-to nel 2007 da Electa, disponibilenel bookshop. I dipinti di proprietàcomunale dei secoli XV-XX, giànella Pinacoteca comunale, sonoora esposti nell’appartamento no-bile e nell’annessa quadreria.Provengono essenzialmente dall’incameramento dei beni ecclesia-

stici attuato con l’Unità d’Italia.Tra i più interessanti si segnalanoi ritratti di Carlo e Marianna Colli-cola e la grande tela che raffigural’arrivo a Spoleto di Leone III, conun’immagine panoramica dellacittà dell’epoca, che accolgono ivisitatori nel Salone d’ingresso; latavoletta con san Giorgio e il dra-go (copia da Raffaello); la Ma-donna con il Bambino e San Gio-vannino di Sebastiano Conca(1746) con ricca cornice dorata;vari paesaggi e nature morte; ilgruppo di opere giunte dalla col-lezione Palettoni, tra cui spiccanola Spezieria, la Cleopatra e i ri-tratti delle dame di famiglia (allasua committenza si deve anche

Leoncillo, Elsa De Giorgi, 1947

Sol Le Witt, Bands of color, n. 951, 2000

Consolle e specchiera

Leoncillo, Taglio grande bianco, 1959

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come architrave: si tratta di unelemento, probabilmente del se-colo VIII, ornato da una croce pal-mata con ai lati due leoni, motivivegetali e pavoni, che costituisceuna notevole testimonianza dellascultura altomedievale spoletina,legata al mondo longobardo e aimodelli di San Salvatore. L’inter-no, che rispecchia una lunga vi-cenda di trasformazioni, è diffu-samente affrescato con opere ingran parte del XV sec. Abbondan-te è l’uso di materiale di spoglio,colonne e capitelli, provenienteda edifici classici e paleocristiani.Bella la cripta, divisa in tre navatee, anch’essa, ricca di materiale dispoglio. Il sarcofago presso l’ab-side di sinistra è tradizionalmenteindicato come il sepolcro di SantaAbbondanza. Nel piccolo am-biente presso l’ingresso sono cu-stoditi molti resti umani che sa-rebbero appartenuti all’antico ci-mitero. Annesso alla chiesa è unchiostro cinquecentesco a dueordini di arcate, con pilastri otta-gonali in cotto e pietra, del gene-re ampiamente diffuso a Spoleto(Monasteri della Stella e di San

Ponziano, Sant’Ansano, RoccaAlbornoziana).Al di là della Porta Leonina, sullato orientale di piazza della Vit-toria, delimitato da una balaustrain ferro, si apre l’accesso al pon-te sanguinario, risalente al Isec. d.C. Interratosi a seguitodello spostamento verso nord deltorrente Tessino, fu riscoperto nel1817 e, da allora, attende di es-sere riportato completamente al-la luce. Il possente ponte, co-struito con grandi blocchi squa-drati di travertino, ha tre arcate,è lungo circa 24 m e largo 4,47.Per visitarlo bisogna scendereuna breve scala, dopo aver supe-rato il cancelletto che viene aper-to ogni mattina.

7 Chiesa di San Gregorio Maggioree il ponte sanguinario

Nell’animata piazza Garibaldi, sullato opposto al monumento dedi-cato all’eroe dei due mondi, si tro-va la chiesa di S. Gregorio Mag-giore. L’edificio fu eretto tra la fi-ne dell’XI e il XII sec. sul luogo diuna primitiva chiesa con annessaarea cimiteriale, di cui rimanetraccia in alcuni elementi come icapitelli della cripta. Secondo latradizione l’originario edificio diculto sarebbe sorto in onore del-l’omonimo martire spoletino adopera della pia vedova Abbon-danza, che ne avrebbe raccolto ilcorpo. Sebbene sia stato più vol-te rimaneggiato nel corso del XVIe XVIII sec., l’edificio presenta unaspetto assai simile a quello di al-tre chiese cittadine (S. Eufemia,S. Giuliano) e del territorio (S. Bri-zio, S. Felice di Giano), emble-matica testimonianza della pene-trazione nell’area spoletina deimotivi dell’architettura romanicalombarda. Anche il campanile ap-partiene al XII sec. e presentanella parte inferiore grossi blocchi

lapidei di reimpiego da altri edifici.La parte sovrastante è stata com-piuta alla fine del Quattrocento.La facciata è preceduta da unportico cinquecentesco ed è or-nata da un bel portale, dovuto alrinnovamento intrapreso dal ve-scovo Paolo Sanvitale nel 1597.Sono di pieno Trecento, invece, itre archi rincassati della parte su-periore. Nel lato sinistro del porti-co si apre la Cappella degli Inno-centi, decorata con scene che ri-cordano la storia della chiesa e diSanta Abbondanza, fra cui SantaAbbondanza fa erigere la chiesadi san Gregorio per raccogliervi icorpi dei martiri e il Martirio deisanti gettati dal ponte Sanguina-rio. Sul fondo di una delle scene èrappresentata una bella immagi-ne della città di Spoleto con tutti isuoi monumenti principali. Lacappella conserva il pavimento incotto lavorato del XVI sec. e il belfonte battesimale della stessaepoca. Da notare, sopra la portadi sinistra, il pluteo riadoperato

Ponte sanguinario

Piazza Garibaldi e chiesa di S. Gregorio S. Gregorio, interno

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prattutto, per la splendida mostradecorata a racemi, con fiori, roso-ni e, al centro, la croce palmata.Come nella facciata, anche all’in-terno è evidente la qualità deglielementi decorativi scolpiti da abi-li lapicidi medievali ad emulazionedei modelli classici. La rilevanzadel monumento è testimoniataanche dal fatto che la sua influen-za si manifestò notevolmente siain età romanica, che nel rinasci-mento, come dimostrano il richia-mo all’ordinamento generale dellafacciata e al suo verticalismo chesi ritrova in un gruppo di chieseumbro-laziali dei secoli XII e XIII edalle testimonianze grafiche, pit-toriche e monumentali lasciate dainsigni artisti quali Filippo Lippi,Antonio da Sangallo il Giovane, ilSerlio, il Sanmicheli e il Palladio.Dal 2011 la Basilica è PatrimonioMondiale dell’UNESCO, comeparte del sito seriale “I Longobar-di in Italia. I Luoghi del potere(568-774 d.C.)”. www.italialangobardorum.it

Usciti dalla Basilica può essereinteressante scendere nel sotto-stante Cimitero civico, per unavisita alla sua parte monumenta-le. Progettato nel 1836 dall’archi-tetto Ireneo Aleandri (al quale aSpoleto si devono anche il TeatroNuovo e la Strada nazionale cor-riera - Traversa interna), ha man-tenuto intatto il gusto neoclassicoproprio nella parte sottostante laBasilica, in cui lo scalone, pensa-to in modo teatrale, svolge la fun-zione di raccordo altimetrico tra idiversi livelli. Per chi arriva dal ci-mitero attraverso il viale principa-le si amplia l’effetto scenograficodi scoperta della Basilica. Ai latidello scalone si dispongono sim-metricamente, con funzione diquinte sceniche, le due ali delloggiato destinato alla sepolturadegli uomini illustri, nella posizio-ne di maggior rilievo del luogo.Pur non essendo presente nelprimo progetto aleandrino, essosi accorda allo stile purista neo-classico dell'intera composizio-ne. Inquadrate da paraste, letombe si dispongono affiancatemostrando, pur nella singolarità epeculiarità di ciascuna, l’adesio-ne ad uno stile omologo in cuispiccano i simboli della tradizio-ne cristiana: l’albero della vita, ilmonogramma di Cristo, la rosa,la palma, oltre ad alcuni stemmidelle famiglie Zacchei Travaglini,Angelini Rota, Fratellini. Spicca-no la tomba Antonelli, ornata dauna ricca mostra d’altare cinque-centesca completamente scolpi-ta; quella Bachilli per il dipintocon Madonna e Santi del Calvi,cui si devono altre importantiopere in città; quelle Sansi, Cam-pello e Pucci della Genga, in cuiil rango delle famiglie si manife-sta nella monumentalità delle so-luzioni decorative.

8 Basilica di S. Salvatoree il Cimitero monumentale

Percorrendo la strada che condu-ce al cimitero si arriva alla basili-ca di S. Salvatore, di ecceziona-le valore artistico e storico. Di pro-babile origine funeraria, dedicataai martiri Concordio e Senzia, èascrivibile ai secoli VII (fine) e VIII(prima metà). La dedica al Salva-tore, comune a molte chiese alto-medievali, è citata in documentidell’815 e dell’840; successiva-mente (sec. XI) riacquistò la pri-mitiva intitolazione che mantennefino ai primi anni del Seicento,quando la devozione per il martirespoletino Concordio e il suo com-pagno Senzia cedette il posto aquella per l’immagine di Cristocrocifisso collocata sull’altaremaggiore e la chiesa venne deno-minata del Crocifisso. A partiredal Novecento, dopo ingenti lavoridi restauro, la basilica ha ripresodefinitivamente l’attuale titolo diSan Salvatore. Annesso alla chie-

sa vi è un monastero (oggi da re-cuperare) che fu benedettino, poi,in epoca romanica, ospitò le suo-re Agostiniane fino al 1456, quan-do furono sostituite dalle suoredel Terz’Ordine dei Servi; nel1624 si insediarono gli AgostinianiScalzi che ingrandirono il mona-stero e vi restarono fino al 1951.La basilica ha un impianto a trenavate. Elemento caratterizzantedell’interno, che ha perduto quasitutta la decorazione pittorica e astucco, è la ricca trabeazione confregio dorico impostata sulle co-lonne doriche nella navata e co-rinzie nel presbiterio. Della ric-chissima decorazione originariadella facciata, rimangono le corni-ci delle finestre e i tre portali lavo-rati con elaborati motivi classici.Particolarmente rilevante è il por-tale maggiore, per l’elegante slan-cio delle proporzioni, la pregevo-lezza superba dell’intaglio e, so-

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stazioni di scultura internazionaledel secolo scorso. Essa fu, comescrisse il curatore, più di una mo-stra, “... il fatto che si situasseronelle strade e piazze di un’anticacittà sculture moderne e che unaparte di esse fossero espressa-mente eseguite dagli artisti, impli-cava piuttosto l’antica consuetudi-ne della committenza, come nelRinascimento…” Per la prima vol-ta si portavano a confronto le ar-chitetture antiche e le sculturemoderne, facendole vivere neiluoghi stessi nei quali si svolge lavita di ogni giorno. L’iniziativa, cheannoverò ben 102 sculture, haavuto conseguenze nella stessavicenda urbana, tanto che sei o-pere, allora espressamente crea-te per l’evento, fanno oggi partedell’arredo cittadino. Si tratta, ol-tre al Teodelapio, di Spoleto 1962di Nino Franchina nella piazza delComune; di Stranger III, di LynnChadwick lungo la scalinata (viadell’Arringo) che conduce in piaz-za del Duomo; del Dono di Icarodi Beverly Pepper presso l’ingres-so sud della città; di Colloquiospoletino, di Pietro Consagra, ori-ginariamente collocata in cima al-la gradinata di via Salara Vecchia

ed ora nell’ingresso di PalazzoCollicola; della Colonna del viag-giatore di Arnaldo Pomodoro, po-sta all’incrocio tra via Flaminia eviale Trento e Trieste ed attual-mente da ricollocare, dopo la rea-lizzazione della rotatoria. Tra itanti artisti, esposero le loro opereall’aperto anche Arp, Colla, Fonta-na, Lorenzetti, Leoncillo, Manzù,Marini, Moore. Lo scultore ameri-cano David Smith realizzò ben 20opere che furono esposte nel Tea-tro Romano; gran parte di esse sipossono oggi ammirare nella Na-tional Gallery di Washington, inuna sala dedicata, la cui strutturasi ispira all’arena spoletina e allecui pareti è documentata la mo-stra del 1962.

Percorrendo il viale Trento e Trie-ste, che conduce alla stazione fer-roviaria, la visuale è dominata dalTeodelapio di Alexander Calder,la più imponente delle sculture ri-maste in città dopo la mostra“Sculture nella città”, curata daGiovanni Carandente nell’ambitodel quinto Festival dei Due Mondi,nel 1962. Per la mostra di Spoletol’artista (1898-1976) ideò una del-le più grandi sculture moderne inferro fino ad allora realizzate (alta18 metri, larga 14, per un peso dicirca 30 tonnellate). Giovanni Ca-randente avrebbe voluto da lui unmobile che avesse funzionato daarco trionfale all’entrata della cittàe ne fosse divenuto il simbolo.

L’artista progettò invece un monu-mentale stabile eseguito negli sta-bilimenti Italsider di Savona e cheintitolò Teodelapio dal nome di unantico duca longobardo. Come ri-cordato da Carandente, fino adallora nessuno aveva mai pensa-to ad uno stabile tanto grande dariempire un’intera piazza, capacedi inquadrare nell’arcata delle suelamiere di ferro l’intero prospettodi una città. Dopo il Teodelapio glienormi stabiles di Calder si sonomoltiplicati nelle città di ogni con-tinente. E sculture di grande moledi molti altri autori hanno invaso lecittà di tutto il mondo. La mostradel 1962 è tuttora consideratauna tra le più importanti manife-

9 Teodelapioe le “Sculture nella città”

Alexander Calder nella piazza della Stazione

tra il Teodelapio e la sua maquette, in una immagine

di Ugo Mulas che realizzò un ampio reportage

fotografico della mostra, sue anche le altre foto.

ettore Colla, La Grande Spirale

Leoncillo, Le affinità patetiche

Giacomo Manzù, Cardinale

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Titolo 2

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Al di là della strada statale n. 3Flaminia, in corrispondenza del-l’ingresso sud di Spoleto, unascenografica scalinata conduce aSan Pietro, una delle più impor-tanti chiese dell’Umbria e uno deimaggiori esempi del romanico inItalia. In quest’area si estendevauna vasta necropoli arcaica e at-tendibili fonti storiche attestanoche qui venne eretto un tempiodedicato a Pietro nei primi annidel V sec., in occasione del tra-sporto a Spoleto di reliquie dellecatene del santo. La forma attua-le risale alla fine del XII - inizi delXIII sec., il periodo più floridodell’architettura romanica spoleti-na. Lo testimonia la preziosa fac-ciata, unica superstite ai rifaci-menti successivi che, alla fine delXVII sec., modificarono radical-mente l’interno. Essa presentapartiture orizzontali e verticali cheincorniciano riquadri con bassori-

lievi figurati e motivi ornamentali.La decorazione scultorea appar-tiene alla stessa epoca, a parte irilievi intorno alla porta centraleche sono riferibili all’avanzato XIIIsec., come mostra la loro inclina-zione al gotico. Gli affascinanti ri-lievi illustrano, in modo ricco ecomplesso, scene relative alla vi-ta del santo apostolo ed episodidi intento moralistico tratti dallanovellistica medievale (ad esem-pio: la morte del giusto, la mortedel peccatore, il leone e il bosca-iolo, la volpe finta morta e i corvi,il lupo studente e il montone, illeone combatte contro il dragone,ecc). Tutto corrisponde ad unpreciso programma iconograficoche merita di essere studiato eammirato. Di queste figure, lostorico Cesare Brandi ebbe a direche esse erano state “modellatein pasta di pane e, lievitando,hanno perso i contorni”.

10 Chiesa di San Pietro extra moenia