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Arte Marinara - Lezione 15
CORSO DI ARTE MARINARA
Lezione 15 (Aggiornamento settembre 2006)
4. LA SICUREZZA
Il diportista, per qualificarsi abile marinaio, deve educarsi ad una solida cultura della
sicurezza a bordo, quale aspetto
basilare della “arte marinara”. Le
precauzioni di sicurezza, in
particolare in navigazione, sono
indispensabili per trascorrere una
serena vacanza per mare, evitando
che sia pur modesti incidenti
possano avere gravi conseguenze, o
trasformarsi addirittura in tragedie.
A bordo di un’imbarcazione
da diporto i pericoli e le incognite sono sempre in agguato, per la natura stessa del natante, piccolo e
pieno di macchinari, esposto ai capricci di Eolo e di Nettuno. “Per mare non ci stanno taverne!”
diceva Pulcinella con grande saggezza. Quando si è per mare,
la possibilità di ricevere soccorso è molto modesta, quindi si
deve contare solo sulle proprie risorse per ovviare ad incidenti
ed emergenze. I problemi possono venire dal motore,
dall’attrezzatura, dal fuoco a bordo, dalle vie d’acqua, dalla
caduta in mare o dagli incidenti ad un membro
dell’equipaggio. Ma tutti i navigatori sono concordi nel
valutare che per mare la massima parte dei casi difficili
insorgano a causa di negligenze, di leggerezze o di errori.
Sicuramente un diportista nautico si trova ad affrontare situazioni difficili nei primi periodi
di attività, quando l’imperizia dell’impulsivo neofita può indurre in gravi errori. Ma generalmente
quelle più critiche sopravvengono con maggior frequenza dopo alcuni anni di esperienza, quando la
eccessiva confidenza nelle proprie capacità porta il diportista presuntuoso a stolida leggerezza ed a
colpevole negligenza. Lamentava Cino Ricci, in un intervento nella rubrica che cura sul periodico
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Arte Marinara - Lezione 15
“Bolina”, che una volta si leggeva moltissimo per documentarsi, prima di imbarcare per una
navigazione, e si faceva tanta pratica a bordo sotto la guida di marinai esperti, prima di avventurarsi
per mare in autonomia. Oggi invece si esce dal porto con una barca di proprietà o a noleggio per
andare in mare aperto, come se si uscisse dal garage con un’autovettura per andare in autostrada.
Pertanto, la miglior garanzia di sicurezza a bordo è la prevenzione, primaria virtù di ogni
skipper armatore e di ogni membro dell’equipaggio. Costoro devono curare, ciascuno a proprio
livello e nell’ambito dei propri compiti, l’affidabilità dei macchinari di propulsione ed ausiliari,
unitamente all’efficienza dell’attrezzatura.
La riserva alla propulsione è fondamentale quando si è in alto mare. Pertanto non mi
avventurerei mai in una traversata con un cabinato a motore che non abbia due motori in grado di
funzionare indipendentemente, qualora uno dei due vada in avaria. Per le imbarcazioni a vela la
propulsione velica e quella a motore assicurano valida alternativa in caso di problemi al settore
eolico o a quello endotermico.
Le conoscenze pratiche per una costante
manutenzione e la disponibilità a bordo dei
principali ricambi, con gli attrezzi per
intervenire, previene la maggior parte degli
inconvenienti. La sostituzione di una girante
della pompa dell’acqua del motore può fare la
differenza fra il rientrare felicemente in porto o
essere costretti in panne sotto il solleone ad attendere soccorsi. Lo stesso dicasi per la possibilità di
cambiare il filtro del combustibile, la cinghia
dell’alternatore, il motorino di avviamento o
un tratto di manicotto bucato.
Per le imbarcazioni a vela evidenzio
che il pronto rimpiazzo di uno strallo usurato
può evitare la rottura dell’albero durante una
buriana, mentre può essere impedito lo
sbrindellarsi di una vela con tempo cattivo
effettuando piccoli interventi tempestivi, quali
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la riparazione di uno strappo, il capeggiamento1 di una drizza, la ricucitura della legatura tranciata
di un paio di garrocci2 della randa. Il buon bloccaggio con coppiglia dei bozzelli e degli arridatoi3,
o il buon serraggio dei grilli dei maniglioni4 con l’aggiunta di qualche goccia di attack,
impediscono il pericoloso sgancio di vitali elementi dell’attrezzatura. Un’altra precauzione
importante durante la navigazione a vela è quella di tenere separate le batterie dei servizi da quelle
del motore, staccando l’interruttore di queste ultime: è quanto mai deprimente trovarsi impotenti in
mezzo al mare con le batterie motore scariche senza poter avviare il propulsore in caso di necessità!
Un serio problema del diporto nautico è l’occasionalità dell’attività marinara per il diportista
e per l’imbarcazione. Non si può
pretendere di passare bruscamente
dalla scrivania o dalla fabbrica alla
crociera in mare aperto. Né si può
pretendere che, dopo mesi di inattività,
il complesso microcosmo della barca
risponda alla perfezione in tutta la
miriade dei suoi componenti.
Inevitabilmente nei primi giorni di
navigazione si manifestano una serie di
problemi e di piccole avarie connessi
con il repentino ed impegnativo test della navigazione. Gérard Borg5 raccomanda caldamente di
iniziare la crociera estiva adottando il metodo della “falsa partnza”: una volta ultimati (si spera!) i
concitati, faticosi ed interminabili preparativi, bisogna mollare gli ormeggi, prendere il mare e, dopo
qualche liberatoria ora di navigazione, dirigere per una sosta alla fonda di un paio di giorni in un
vicino sorgitore6. Io mi permetto di perfezionare questo saggio consiglio di un maestro del mare,
invitando a fare, in questo necessario periodo di assestamento in prossimità del porto di partenza, un
adeguato numero di ore di navigazione diurna e notturna, sbizzarrendosi in esercitazioni di manovra
e di sicurezza, mantenendo la guardia continua di navigazione anche alla fonda. In tal modo si
sottopone ad un buon rodaggio equipaggio e imbarcazione, consentendo all’equipaggio di assuefarsi
alla vita di bordo e riuscendo ad eliminare i puntuali inconvenienti tecnici sorti in barca. In caso di
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1 Inversione del corso di una cima parzialmente usurata in prossimità di uno solo dei suoi capi, in modo da far lavorare il tratto sano nella zona di maggiore attrito 2 Elemento di aggancio della relinga (rifinitura di rinforzo periferico) delle vele allo strallo o al binario dell’albero 3 Tensionatori delle sartie (cavi in acciaio di sostengo dell’alberatura) 4 Anello metallico apribile con una barretta a vite o a incastro (grillo) 5 “Nauticus, Grande enciclopedia pratica della nautica”, vol. 7°, editrice Portoria per il TCI, 1983 6 Baia, rada
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problemi gravi, sussiste la possibilità di rientrare agevolmente nel vicino porto di base per porvi
auspicabile rimedio.
4.1. Le comunicazioni per la sicurezza
Nella navigazione di cabotaggio, non vi sono particolari problemi nel tenere i
contatti con la terraferma. Anzi, l’avvento dei telefoni cellulari ha privato il navigante
dell’immenso piacere, mollati i cavi di ormeggio, di tagliare il cordone ombelicale con la
terraferma e con i problemi di ogni giorno. Navigando entro le quindici/venti miglia dalla
costa, di massima si resta a continua portata del VHF7 e dei telefonini, per cui una chiamata
tempestiva può risolvere mille problemi, anche un’emergenza. A tal fine raccomando di
affiggere in bella vista sul tavolo di rotta un foglio plasticato su cui campeggino il numero
del canale di soccorso VHF (16), i numeri di telefono dell’Emergenza in Mare della Guardia
Costiera (1530) e del Centro Internazionale Radiomedico (CIRM, Tel. 065923331/2, Cell.
3483984229), il significato delle chiamate di assistenza (PAN) e soccorso (MAY DAY)8, lo
schema del messaggio di soccorso9 in italiano ed in inglese.
Ritengo indispensabile, ai fini della
sicurezza, curare bene l’efficienza della
radio VHF fissa di bordo (potenza almeno
25 Watt), da mantenere costantemente
accesa in altoparlante sul canale 16 con
altoparlante e microfono smistati in
timoneria o in pozzetto, pronta all’impiego
per ogni esigenza: contatti anticollisione, ascolto dei bollettini meteo, assistenza ad altri
natanti in difficoltà, richieste di supporto, collegamento con pescherecci intenti alla pesca
con attrezzature in superficie. Ciò vale in particolare durante la navigazione notturna.
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7 E’ obbligatoria la dotazione di almeno un apparato VHF per le imbarcazioni da diporto con scafo inferiore ai 24 metri abilitate alla navigazione oltre le 6 miglia dalla costa 8 “PAN – PAN – PAN” Richiesta in fonia di assistenza urgente in assenza di pericolo di vita per i membri dell’equipaggio. “MAY DAY – MAY DAY – MAY DAY” Richiesta in fonia di soccorso immediato per imminente pericolo di vita di uno o più membri dell’equipaggio 9 “MAY DAY – MAY DAY – MAY DAY – Qui (nome dell’imbarcazione) – Posizione Lat. ______ Long ______ – alle ore _______ del (data) – (motivo del messaggio di soccorso: uomo a mare, falla, incendio, incaglio, ecc.)” Il messaggio deve essere ripetuto almeno tre volte, aggiungendo poi ogni possibile informazione sulla provenienza e forza del vento, direzione e forza del mare, composizione e stato di salute dell’equipaggio
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L’impiego dei telefoni portatili e di internet è molto utile ed in continua evoluzione.
Vi sono alcune affidabili ditte specializzate10 che forniscono via telefonino ottima assistenza
alla navigazione, dando utilissime informazioni foniche, grafiche e video. Però non bisogna
attribuirvi eccessiva fiducia, dimenticando che, anche lungo costa, vi sono ampi buchi di
copertura della propagazione radio.
Un argomento molto discusso è quello delle comunicazioni in alto mare ai fini della
sicurezza, quali la radio HF, il telex INMARSAT-FSK (International Maritime Satellite -
Frequency Shift Key)11, o il telefono satellitare. L’istallazione a bordo di uno yacht di un
ricetrasmettitore HF richiede il
superamento di alcune complessità
tecniche e di numerosi vincoli
normativi12. Pertanto è
comprensibile che un armatore si
lasci facilmente dissuadere da tale
impresa, a fronte anche
dell’aleatorietà dei collegamenti
radio in alta frequenza, coniugata al
non trascurabile costo. Il telex
satellitare navale INMARSAT, vanta una buona affidabilità e facilità di impiego, ma
presenta complessità di istallazione (analogamente all’HF) e costi elevati. Lo strumento più
semplice, più affidabile e di maggior facilità di impiego è sicuramente il telefono mobile
satellitare, il cui unico inconveniente é il costo.
La tesi degli armatori contrari all’adozione di apparati di comunicazione per l’altura,
è che in alto mare si apprezza il piacere e la sfida della solitudine nel vasto pelago. Ciò
induce ad affermare di non voler rinunciare a tanta gioia imbarcando sistemi di
comunicazione, che, oltre ad essere molto costosi, sarebbero di fatto superflui per il diporto
nautico. Le traversate del nostro diportista medio sono pochissime e di breve durata, il che
rende marginale la percentuale di rischio e conseguentemente modesta la necessità di
impiego. Inoltre, in relazione alle distanze, gli eventuali tempi di intervento del soccorso
sarebbero tali da vanificarne l’efficacia.
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10 Consultare il sito “www.seaclub.it” 11 Non cito qui il telefono INMARSAT, in quanto non è fattibile l’istallazione sulla nostra imbarcazione da diporto tipo fra i 9 ed 16 metri 12 Consultare il sito “www.comunicazioni.it”
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Al contrario io sono convinto che sia molto importante per il diportista estivo
navigatore d’altura avere a bordo il telefono satellitare ai fini della sicurezza. La mia idea è
che si deve evitare la schiavitù delle comunicazioni in alto mare, ma bisogna essere sempre
in grado di utilizzarle quando circostanze critiche lo richiedano, e non solo per lanciare un
SOS con la boetta automatica di localizzazione satellitare13. Per non correre alcun rischio di
violazione della pace della traversata, è sufficiente limitare allo stretto indispensabile la
cerchia di persone che conoscano il numero di chiamata del telefono satellitare. Peraltro,
anche navigando lungo costa, se non si vuole essere disturbati da petulanti terragni, è
sufficiente spegnere il portatile o impiegare un’altra SIM. Il costo del portatile satellitare,
per l’acquisto o l’affitto, non ritengo sia poi un aspetto proibitivo per un armatore disposto
ad affrontare disinvoltamente per la propria barca ben altre spese, spesso veramente
superflue. Se si deve fare economie sulle dotazioni elettroniche non obbligatorie di bordo, io
assegno molta più importanza al telefono portatile o al telex satellitare, rispetto ai costosi
quanto inaffidabili plotter integrati con timone automatico, GPS ed ecoscandaglio, ed anche
rispetto all’utilissimo radar.
La scarsa probabilità, in
navigazione d’altura, di dover far
ricorso alle comunicazioni per
risolvere una situazione critica,
non è un argomento valido: una
emergenza in alto mare può
verificarsi e divenire drammatica
con la stessa probabilità che in
navigazione costiera ed i tempi di
intervento del soccorso via area
sono analoghi a quelli via mare in prossimità di costa.
Analoga considerazione vale per il popolo dei diportisti nautici d’altura su barche in
affitto, la cui quota di spesa pro capite sicuramente non si impennerebbe in maniera
proibitiva per assicurare la disponibilità di un telefono satellitare.
Prima di concludere la trattazione del tema delle comunicazioni per la sicurezza, non
posso astenermi da una raccomandazione per nulla superflua. Quando si dia informazione
della partenza da un porto a parenti o amici che seguano la nostra crocieretta da terra,
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13 EPIRB – Emergency Position Indicating Radio Beacon – Frequenza 406 Mhz
Arte Marinara - Lezione 15
bisogna indicare l’orario di previsto arrivo a destinazione prendendosi un ampio margine di
tempo. Bisogna cioè indicare una durata della navigazione almeno di un terzo superiore
rispetto a quella prevista per il trasferimento, onde non indurre inutili apprensioni che, a
seguito di possibili ritardi causati da vento contrario, piccole avarie o condimeteo avverse,
possano far scattare le operazioni di ricerca. Ovviamente, giunti a destinazione, non bisogna
dimenticare di comunicare la felice conclusione della navigazione a chi era in attesa di
saperlo. La meritoria Guardia Costiera sa bene quanto numerosi siano i casi di onerose
ricerche di soccorso per inqualificabili diportisti che, giunti a destinazione o ridossatisi in
sorgitori alternativi, abbiano omesso di darne pronta notizia ai propri corrispondenti.
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