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    numero 38 anno III - 2novembre 2011

    edizione stampabile

    L.B.G.EXPO 2015. NUTRIRE CdO. ENERGIE PER CL

    Guido MartinottiSALVATE LA STORIA E IL SOLDATO CADORNA

    Marco PontiLA MOBILIT A MILANO: NON SI VOLTA A SINISTRA

    Stefania Boleso2 EURO X 10 LEGGI: UN ESEMPIO DI WE-DEMOCRACY

    Massimo GargiuloANCORA A PROPOSITO DELLA CITT METROPOLITANA

    P.V. Antoniazzi e G. UccieroGIUNTA PISAPIA: GOVERNARE AI TEMPI DELLA CRISI

    Gregorio PraderioPGT: UN IMPREVISTO INCIDENTE DI PERCORSO

    Federica IontaLA ROMA CRIMINALE CHE FA GOLA ALLA MALA

    Paolo Favole

    DECENTRARE I MINISTERI: PERCH NO?

    Carlo BertelliPALAZZO REALE. MEMORIA E FUTURO

    VIDEO

    COLOMBO CLERICI: PER LEDILIZIA CHE FACCIAMO?

    COLONNA SONORA

    Piero CiampiIO E TE MARIA

    eseguono Bobo Rondelli e Stefano Bollani

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit

    MUSICA a cura di Paolo ViolaARTE a cura di Virginia Colombo

    TEATRO a cura di Emanuele AldrovandiCINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

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    EXPO 2015. NUTRIRE CdO. ENERGIE PER CLLuca Beltrami Gadola

    Chi nutrisse ancora dei dubbi dopola kermesse di Villa Erba pu torna-re a casa sereno. In fondo i dubbi,salvo che per i seguaci di polverosedottrine filosofiche spazzate via daisignori delle certezze, fanno male,rendono insicuri, deboli e sottomes-si. Oggi invece una certezzalabbiamo: Expo2015 una faccen-da di Comunione e Liberazione masoprattutto del suo braccio secolare,la Compagnia delle Opere.A Cernobbio si capito chi conta eperch. Che il Celeste sia arrivato inelicottero fa parte della passione peril volo dei potenti: non tutti possonopermettersi il jet, come Don Verz,

    e poi diciamocelo, lelicottero pimaneggevole, una sorta di Smartdel cielo, lo parcheggi ovunque. UnelicotteroAgusta 109 da 5 Passeg-geri + Pilota costa solo 38 il mi-nuto e per il volo, compresi gli avvi-cinamenti immagino un 100 minutitra andata e ritorno da Cernobbio,insomma solo 3.800 euri. Che sarmai!Ma non fa sorridere.Non fa sorridere perch chiarisceuna volta per tutte di che pasta sonfatti i nostri governanti e in che con-siderazione tengono la forma che

    per loro non mai sostanza. A Cer-nobbio si parlava, per, di fame nelmondo e forse non era il caso di rin-tanarsi addirittura nel Monastero di

    Bose da padre Enzo Bianchi, ma divie di mezzo ne avrei un pacco dasuggerire. Insomma, cominciamo afar festa poi si vedr. Daltro cantoVilla Erba una sorta di dependan-ce di Fiera Milano Congressi doveMaurizio Lupi amministratore de-legato e vi fa svolgere tutte le mani-festazioni che in un modo onellaltro riesce a dirottare. Va da sche nel board di Fiera Milano Con-gressi si entra dalla porta di CL. Senon ci fosse da piangere credo neiprossimi tempi potremo dedicarci acapire chi nellaffair Expo targatoCL e CdO.Ma detto questo, che non una no-

    vit per la Lombardia, anche sequalche bello spirito nega che visiano rapporti organici da CdO e CL noi siamo un movimento eccle-siale e spirituale- e tuttavia qualchelibro a soggetto c nelle librerie.Molti studi di architettura milanesistanno facendo domanda per diven-tare anche loro movimento ecclesia-le: chi sa mai che basti per essereinvitati a progettare qualcosa perExpo, le piccole imprese, quelle nonassociate alla Compagnia delle O-pere, sono ormai centri di medita-

    zione.Laspetto che mi preoccupa ancheun altro: ma che diavolo di Expo fa-ranno lorsignori? Per il momento si

    capito che ci saranno 400 milionidinvestimenti tecnologici per fare diExpo2015 la prima Ciber-Expo. Peril film Avatar si speso meno. A-vremo robot, realt virtuali e murielettronici. Expo potr essere visita-ta in remoto da tutte le parti delmondo, sar unorgia di cuffiette,visori, tavolette. un gigantesco vide-ogame che altri non ce n, unapiattaforma informatica innovativa,avveniristica. Insomma unexpo vir-tuale prima di tutto. Perch alloracomprare tanti terreni? Me la vedoda casa.E la fame nel mondo? Beh agli af-famati offriremo del cibo virtuale,

    unagricoltura virtuale, potranno nu-trirsi via internet senza muoversi dalloro Paese. Cos va il mondo. For-migoni si anche accreditato deirapporti con i Paesi espositori con iquali, giustamente fedele alle sueabitudini, cercher di intessere affa-ri, speriamo pi decifrabili di quellipetroliferi dantan. E la fame nelmondo? Beh era la ciliegina sullatorta anche se un po piccola per ilmiliardo di affamati nel mondo. IlComune che fa? Giuliano Pisapia ciha ripetuto qualche giorno fa: Non

    lasciatemi solo!. Siamo tutti qui,basta un fischio.

    SALVATE LA STORIA E IL SOLDATO CADORNAGuido Martinotti

    Forse largomento sembrer frivolo,ma resta pur sempre il problema distabilire se frivolo lautore o ilcommentatore. E poi non si trattaper nulla di un argomento frivolo,

    ma di un tema serissimo che riguar-da i nomi della citt, che sono pro-priet di tutti. Mi riferisco alla propo-sta di un consigliere comunale diMilano, Luca Gibillini di SinistraEcologia e Libert che suggerisce dicambiare il nome di Piazza Cadornain Arrigoni. E probabile che la pro-posta cada nel nulla, al pari del no-me di chi lha fatta, dopo aver attira-to per non poco sarcasmo (facile,ma purtroppo giustificato) sul consi-gliere, il suo partito e la maggioran-za di cui fa parte. E anche di que-

    sto, un militante politico responsabi-le dovrebbe tenere conto. Ma al dil del singolo caso, il problema re-sta.

    Mi capita di essere stato oggetto, senon proprio vittima, di un duplicecambio di nome di piazza e strada.La mia famiglia viveva in piazzaleFiume, dove io sono nato, ma subito

    dopo la guerra lindirizzo diventatopiazza della Repubblica 28; con-temporaneamente i miei nonni vive-vano in via Carlo Alberto 10, indiriz-zo molto noto ai vecchi milanesiperch cera la Galleria Motta. Conun gesto che ho sempre trovato di-spettoso al di l del lecito, dopo laguerra diventato via Mazzini 20.Ma la fine di un evento come la IIguerra mondiale e la sanguinosaguerra di Liberazione giustificaqualche eccesso.Particolare curioso durante la Re-

    pubblica Sociale Italiana piazzaleFiume era diventato, per ragioni cheoggi sfuggono totalmente, ma cheprobabilmente erano sembrate par-

    ticolarmente significative a qualcheburocratello fascista, piazzale Car-naro. Credo che tre cambi di indiriz-zo per una famiglia siano un record.E particolare ancora pi curioso, nei

    documenti di famiglia ho trovato chelappartamento dei miei, danneggia-to parzialmente durante i bombar-damenti, era stato requisito a favoredi un tedesco verso la fine dellaguerra, ma che questa requisizioneera ancora in atto nel 1947. Mistero,ma veniamo alloggi.Piazza Cadorna una delle piazzepi incasinate, urbanisticamentedeplorevoli, a cominciare dal traffi-co, ma vitali di Milano. Linterventodi Gae Aulenti non ha molto miglio-rato le cose; secondo me ha fatto

    bene alla prospettiva (e anche allacircolazione) per chi va verso il cen-tro, ma le ha complicate per chi vain senso opposto. Ma a me piace

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    comunque e non posso dimenticareche il capolinea delle FerrovieNord, stazione che ricordo ancorapiena di fumo e di famiglie vociantiqualche giorno dopo il primo grandebombardamento di Milano, quandocome tutti coloro che lo potevanofare sfollarono e per me come percentinaia di altri bambini che quelgiorno affollavano il quai significlinizio di una vita diversa, almenoper un periodo abbastanza lungo.Il grande Arnaldo Momigliano di-sprezzava gli storici di professioneche usavano i loro strumenti perscavare nei lati oscuri della vita per-sonale, definendoli poliziotti (ospie) della storia, nel caso articolareriferendosi a chi aveva partecipatoal linciaggio di Bobbio per la famosalettera scritta da Bobbio a Mussoliniper questioni accademiche. Tralaltro secondo me, proprio gli storici

    dovrebbero essere particolarmenteattenti a queste cose, perch il giu-dizio che noi diamo ora dellattocompiuto in tempi diversi, soprattut-to sotto una dittatura, sempre e inogni caso poco equanime.Mio suocero, grandissimo liberale eneppur lontanamente sospettabile difilo fascismo mi ha raccontato che ilfamoso giuramento fu vissuto dallastragrande maggioranza dei docentidi allora come un mero atto burocra-tico (anche io quando ho vinto ilconcorso ho giurato, non so se si

    faccia ancora). Certo ci sono poi gliundici eroi che non firmarono, ma ilgiudizio su unepoca non pu esse-re portato dal punto di vista di eroi osanti. Anche mia nonna paterna si

    fece ricevere da Mussolini, in una diquelle udienze in cui il Capo eserci-tava la clemenza, per far ritornaremio padre che era andato volontarioin Africa Settentrionale.Mi ricordo ancora perfettamentelinquietudine angosciosa del parlot-tare di mia madre e di mia nonna,arrivata da Torino, proprio nei corri-doi oscurati dalla notte di guerradella casa di piazzale Fiume, men-tre si aspettava il treno con cui pro-seguire il viaggio per Roma. Mianonna era una donna bellissima enel non detto della famiglia si attri-bu poi in seguito anche a questadote naturale il rapido rientro di miopadre pochi giorni prima del definiti-vo crollo del fronte.Condivido questa scarsa antipatiaper i giustizieri della storia, che pen-sano di attribuire a gesti emblemati-ci di questo genere una qualche

    forma di affermazione di principioche pu essere basata sulle ragionipi nobili, ma anche su quelle piignobili, come lo spostamento delmonumento a Tot, Principe deCurtis, dal comune di Alassio, volutodal sindaco di quella citt perchTot non era di Alassio, ma napole-tano. Una volta aperta quella stra-da non c limite, come non c lim i-te allimbecillit umana. In questocaso se il criterio localistico venisseapplicato, avremmo alla fine cittcome Napoli pullulanti di monumenti

    alle celebrit, e scarse probabilit dimonumenti ad Alassio. Ammenoc-ch il sindaco non pensasse a sestesso.

    Piazza Cadorna un nome che ap-partiene a milioni di milanesi e pen-dolari pochissimi dei quali pense-ranno al Generale Luigi Cadornaquando sentono questo nome. Eancora meno avranno la pi pallidaidea di chi fosse. Tra laltro toglien-do il nome Cadorna, si finisce perfare offesa alla famiglia Cadorna ingenerale che qualche merito ce lha:Raffaele Cadorna figlio di Luigi ilGenerale Raffaele Cadorna, che fuun eroe della resistenza e membroautorevole del CLNAI, e dobbiamoringraziare i molti militari come luiche si unirono alle formazioni parti-giane perch portarono una espe-rienza cruciale.Si rischia di fare grande confusione,come quando Luigi Gigi Cadorna,figlio di Raffaele e nipote di Luigi, altradizionale tema scolastico parlatedi Luigi Cadorna chiedeva sempre

    di me o di mio nonno? Lasciamo inomi delle loro strade e delle loropiazze ai milanesi distinguendo ilgiudizio storico, che va comunquedato nelle sedi opportune e con glistrumenti appropriati, dalla memoriacollettiva che solo proprietaria deiluoghi e dei loro nomi, che vannorispettati. Ogni generazione ha ag-giunto i propri eroi e santi, conti-nuiamolo a farlo senza meschinerie,altrimenti si rischia di fare la fine diquel ignoto burocrate della Repub-blica Sociale Italiana che per pochi

    mesi contribu allincomprensibilecambiamento da piazzale Fiume inpiazza Carnaro, nome caduto poinelloblio.

    LA MOBILIT A MILANO: NON SI VOLTA A SINISTRAMarco Ponti

    Il dibattito sullecopass / congestioncharge sembra aver ignorato com-pletamente una alternativa tecnicapi equa, accettabile e civile, igno-

    rata a suo tempo anche dalla giuntaMoratti, e per ben solidi motivi.Cera ragione di sperare che questimotivi fossero venuti meno, con lanuova giunta. Lalternativa far ri-spettare le regole sulla sostaallamericana, invece di inasprirelecopass.Vediamo i difetti dellecopass, chenon sono pochi. Innanzitutto tutelada congestione e inquinamento so-prattutto larea centrale, e assaimeno le aree periferiche. Cittadini diserie A e di serie B? In secondo

    luogo crea una barriera un po me-dioevale. E una tassa di luogo,mentre congestione e inquinamentocolpiscono tutti; se la pratica si e-

    stendesse, avremmo una Lombar-dia a pelle di leopardo, mentre lecongestionatissime strade extraur-bane e autostrade ne sarebbero e-

    senti, con un effetto complessivoassai discutibile sul piano della effi-cienza e dellequit (e dellassettodel territorio, nel medio periodo, maqui non possiamo dilungarci).Se poi diventa una congestioncharge, vuol dire che per gli aspettiambientali ci si affida giustamentealle tasse sui carburanti, come rac-comanda la Commissione Europea.Benissimo, ma allora sorge un pro-blema di equit ben noto a chi sioccupa di queste cose: i congestio-natori sono i primi danneggiati dalla

    congestione ( una esternalit diclub, per il qual concetto statodato anche un premio Nobel), alcontrario di quanto avviene per

    linquinamento, che danneggia tutti.E certo efficiente diminuire la con-gestione con una tassa, ma ingiu-sto non restituirne i benefici a chi ha

    pagato (in Svezia han fatto cos, inmolti casi), migliorando le strade.Lalternativa, abbiamo detto, ba-nale: invece di inasprire la tassaper il centro, meglio far rispettare(e pagare) la sosta, senza deroghee senza piet. Molti sarebbero sco-raggiati a usare la macchina, se nontrovassero posto o lo dovessero pa-gare caro. Tutta la citt ne benefice-rebbe, non solo il centro. Sarebbeun messaggio di civilt, cio che leregole non valgono solo per i fessi.E anche tecnicamente semplice da

    realizzare, ma forse meno in Italia,dove il consenso si costruisce fa-cendo le norme e non facendole ri-spettare. Non piace ai commercian-

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    ti, n ai vigili (ne soffrirebbe la loropopolarit, e speriamo solo quella.qualcuno si ricorda forse linizio delfilm Serpico?). Non piaceva ov-viamente alla giunta Moratti (c sta-to un goffo tentativo senza seguitodel vicesindaco De Corato). Nonabbiamo una destra che ama la le-galit.Allinterno di questa banale politicapu anche trovare soluzione il pro-blema, rilevantissimo, dello spaziooccupato dai veicoli in sosta: perchuna Smart deve pagare come unSUV di 5 metri? Lo strumento poifacilmente modulabile con lo stru-mento del prezzo per la sosta a pa-gamento, ma anche con la disponi-bilit assoluta di spazi di parcheg-gio, che sono riducibili o aumentabili

    in funzione degli obiettivi e dei risul-tati raggiunti. Laccettabilit socialesarebbe comunque pi alta dellacongestion charge: siamo abituatia pagare per sostare (anche se for-se non i 10 dollari alla mezzoracome a Manhattan).Ora, i 100 giorni della luna di mieledella nuova giunta sono passati, ebasta andare in giro (non in centro,certo) per verificare unindisciplinaperdurante della sosta (e del resto),con conseguenze micidiali ancheper la fluidit del traffico. Lasciare lamacchina in sosta vietata continua aconvenire, come aveva molti anni fadimostrato una ricerca dellACI: ilcosto statistico (valore della multadiviso il rischio percentuale di pren-derla) minore del prezzo di un caf-

    f. Speriamo di non rivedere Milanocitata dallEconomist come la capi-tale mondiale della sosta in doppiafila.Non ritorno invece sulla penosa ini-ziativa delle domeniche senzauto aprescindere dallinquinamento (edai costi sociali agli automobilisti,mai misurati). Che siano inutili perlambiente mi sembra provato dainumeri dellARPA (non quelli di unsolo anno); forse ci potrebberoessere diffidenze politiche, data lafonte. Ma se anche il professor Ve-ronesi dice che i danni alla salutedellinquinamento atmosferico sonoridicoli rispetto a quelli legatiallalimentazione o al fumo, forse cdavvero da avere atteggiamentimeno illiberali e ideologici.

    2 EURO X 10 LEGGI: UN ESEMPIO DI WE-DEMOCRACYStefania Boleso

    La primavera milanese continua adare i suoi frutti. La voglia di we-democracy, di democrazia parteci-pata che ha caratterizzato la prima-vera 2011 a Milano e che ha vistomolti cittadini per la prima volta do-po anni uscire dal torpore, risve-gliarsi dal letargo e supportare lasfida elettorale, sembra non essereancora terminata.E in questa precisa volont di es-serci, di partecipare alla gestionedella cosa pubblica, che le donnehanno giocato, e tuttora giocano, unruolo fondamentale: le milanesi vo-gliono sempre pi far sentire la lorovoce, far vedere che ci sono, vo-gliono contribuire a creare una so-ciet migliore. Per le donne E per gliuomini. Anche in questo Milano hamostrato di essere unavanguardiain Italia. E da una donna milanese,la giornalista Manuela Mimosa Ra-vasio, partita liniziativa#2eurox10leggi, che nelle ultimesettimane sta facendo parlare (e

    partecipare) il web 2.0Tutto nasce da una discussione sutwitter, commenti allacquisto daparte di Diego Della Valle di interepagine dei principali quotidiani pergridare allItalia la sua indignazione.Poich lindignazione non qualco-sa che appartiene solo al signorDella Valle, ma coinvolge moltissimicittadini che per non dispongono dirisorse economiche sufficienti, lidea stata quella di invitare tutti ad unasottoscrizione popolare. Lobiettivo?Con un contributo individuale di 2

    euro comprarsi una pagina di unquotidiano, dove pubblicare diecileggi inderogabili che le donnechiedono per le donne alla politica.10 temi concreti per iniziare a risol-vere, e portare in un ambito di nor-malit, unanomalia tutta italiana: laquestione femminile. Se la politicanon in grado di cogliere i bisognidei cittadini, saranno i cittadini stes-si a segnalare cosa necessarioper migliorare la loro vita. E pur-troppo per segnalarlo bisogna com-prare pagine di giornali.Le dieci richieste di legge sono usci-te da un primo confronto sul web eparlano di sussidio di maternit uni-versale e di paternit obbligatoria; dieducazione sessuale e di genere findalla prima infanzia e di leggi controla violenza sessuale su modelli eu-ropei. Affrontano il tema della de-mocrazia paritaria, con liste al 50per cento e degli incentivi alle fami-glie e ai giovani (la lista completasul sitowww.2eurox10leggi.blogspot.com ).

    La raccolta e la prenotazione dellequote iniziata il 12 ottobre sullapiattaforma libera e indipendente diProduzioni dal Basso(www.produzionidalbasso.com). Sitratta di una sottoscrizione popolaresenza alcuna intermediazione: chivuole va sul sito, prenota le suequote e assicura che onorer il pa-gamento al raggiungimento dellacifra richiesta, 25.000 euro (questo ilcosto medio per lacquisto di unapagina su un quotidiano nazionale).

    Seguo da vicino e partecipo attiva-mente alla promozione delliniziativa#2eurox10leggi. Condivido il pensie-ro di Manuela Ravasio quando af-ferma che da questo progetto e-mergono due ottimistiche conside-razioni: la prima che il grado dimaturit civica e di consapevolezzapolitica delle donne molto alto: cla volont di costruire una nuovaidea di societ attraverso il confron-to, lo scambio, la ricerca reciproca.La seconda che il punto di vistaed il contributo delle donne sonofondamentali per il nostro Paese esarebbe da stupidi continuare a ri-nunciarvi.Al di l dellobiettivo che potremmodefinire formale (lacquisto di unapagina su un quotidiano nazionale)c poi un obiettivo pi ambizioso:quello di mettere in atto una verapartecipazione dal basso su varitemi politici, esigenza questa sentitada un numero sempre pi crescentedi cittadini.

    #2eurox10leggi uniniziativa chenasce in maniera spontanea e sen-za alcun cappello di associazioni opartiti politici. E forse proprio perquesto che sta riscuotendo un buonsuccesso a livello nazionale: perch pura prassi, nessuna ideologia,ma solo temi concreti attorno aiquali si creata una vera trasversa-lit. Che sia davvero linizio di unanuova era, in cui la we-democracyriporta una partecipazione attiva econcreta nei processi democratici?Siamo in tanti a volerlo.

    ANCORA A PROPOSITO DELLA CITT METROPOLITANAMassimo Gargiulo

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    Nel dibattito in corso sul tema dellaCitt Metropolitana, i temi dellaforma dellente di governo e deisuoi confini costituiscono alcunedelle questioni di fondo sulle quali sipolarizza la discussione e alle quali necessario dare risposta.Nellintervento Area Metropolitana.

    Scienza e Politica, pubblicato sulnumero 37 di ArcipelagoMilano,Guido Martinotti dichiara, non sol-tanto provocatoriamente e non sen-za ragioni, che adotterebbe volen-tieri il termine Provincia metropoli-tana (che tuttavia richiederebbeuna revisione dellarticolo 114 dellaCostituzione italiana) al posto diCitt Metropolitana.Al di l del nome, ma senza farneuna questione nominalistica, Marti-notti propenderebbe per un gover-no dellarea metropolitana non in-

    gabbiato in rigidi e univoci confiniamministrativi, ma disegnato suconfini amministrativi che risultino divolta in volta opportuni per svolgeredeterminate funzioni o anche soloper dare riconoscimento a legittimeidentit locali. Su questa tesi Marti-notti non certamente solo. AnchePiero Bassetti, in un nostro recentecolloquio, propendeva per una so-luzione di questo tipo.Per parte mia osservo che un pro-getto su Milano Citt (Provincia)Metropolitana deve essere in gradodi coniugare tra di loro pi elementi:visione strategica, efficienza, rap-presentativit e partecipazione.Tuttavia ritengo che la messa indiscussione su quali debbano esse-re i confini della Citt Metropolitanadi Milano non ci porterebbe da nes-suna parte. Lunica cosa che si pu

    realisticamente fare, per dare solu-zione in tempi ragionevoli a un pro-blema dibattuto ormai da troppotempo, assumere come territoriodellente di governo dellarea me-tropolitana quello dellattuale Pro-vincia di Milano: possibilit di futuremodificazioni (in ampliamento o ri-

    duzione) saranno sempre possibili.Ricordo, a proposito della necessitdi provvedere in tempi ragionevol-mente rapidi, che lesigenza di rea-lizzare un livello di governo perlarea metropolitana Milanese sta-ta avvertita prima ancora della na-scita della Regione Lombardia. (Il 5novembre 1961 si riunisce la primaAssemblea dei Sindaci, compren-dente i 35 Comuni individuati daldecreto ministeriale 28 febbraio1959, che delibera la nascita ufficia-le del PIM. Il PIM era retto da

    unAssemblea dei Sindaci e da unaGiunta esecutiva, avvalendosi, sot-to il profilo tecnico, di un ComitatoTecnico Urbanistico e di un UfficioTecnico).Io ritengo che ci sia una strada checonsentirebbe di superare la que-stione dei confini territoriali: la indi-viduo nellavvio, fin da subito, diforme di governance volontarie sututti i temi che abbiano caratteresovra comunale. Tali forme di go-vernance potrebbero al tempostesso dare risposta a problemispecifici e fornire utili indicazioni perdare forma allente di governo dellacitt metropolitana. Una volta spe-rimentate, nulla vieterebbe di e-stendere le governance volontarieal di fuori dei confini della Citt Me-tropolitana realizzandone di fatto (ein futuro eventualmente anche di

    diritto) levoluzione in Ente per cosdire senza-confini.Colgo questa occasione per ag-giungere alcune altre riflessioni, cheritengo utili per la discussione.a) Un approccio al tema Citt Me-tropolitana fondato principalmentesullequazione abolizione della

    Provincia uguale risparmio risultafuorviante rispetto agli obiettivi chestanno alla base della sua realizza-zione. Ci non toglie che il riordinodelle competenze e delle funzionitra i diversi soggetti presentinellarea metropolitana milanesedeve avere come orizzonte la ridu-zione della spesa pubblica unita-mente al miglioramento delle condi-zioni di vita e di lavoro, della effi-cienza e della qualit dei servizi.b) Rappresentativit e partecipa-zione devono trovare risposte ana-

    loghe (se non uguali) per le comuni-t dellattuale Milano e per quelledei comuni della provincia milane-se.c) Lente di governo dellarea me-tropolitana milanese dovr esseredotato di poteri e strutture adeguateal ruolo e ai compiti che gli verran-no affidati e andr fissato un termi-ne perentorio entro il quale dovressere istituito, prevedendo, se delcaso, delle fasi transitorie.d) Da ultimo, posto che la propostaper la Citt Metropolitana di Milanodeve partire dalle realt della nostraprovincia e rispondere alle sue realiesigenze, potrebbe essere utile, sedel caso, un provvedimento legisla-tivo ad hoc, come stato per RomaCapitale.

    GIUNTA PISAPIA: GOVERNARE AI TEMPI DELLA CRISIPier Vito Antoniazzi e Giuseppe Ucciero

    La sinistra condannata a governa-

    re con la crisi, il suo karma: la crisirende manifeste le sue ragioni e sfi-da la sua capacit di governo.1) In tempi ordinari, il ciclo econo-mico macina sviluppo e profitti, ali-mentando un parallelo processo diredistribuzione diffuso. Lassetto so-ciale appare soddisfacente, e lasinistra non raccoglie sufficienteconsenso. Quando irrompe la crisi,si apre la finestra del cambiamen-to politico: verso sinistra salgonocrescenti aspettative insoddisfatte ela necessit dellinnovazione politi-ca, culturale e sociale. Dal 45 adoggi, la strategia riformatrice si fondata sulla spesa pubblica: il defi-cit spending amplia la domandaaggregata, rid fiato alleconomia e

    promuove la coesione sociale. Il

    patto socialdemocratico, in tutte lesue varianti, si fonda, si fondava, suquesto paradigma, non importa sedeclinato come restituzione delmaltolto o gesto caritatevole.2) Quel Paradigma si rotto: quistanno la particolare gravit e lagravit particolare della crisi odiernache, iniziata nel 2008, transita oradalla finanza privata ai bilanci pub-blici, minandone la solidit e iniben-do la strategia storicamente elabo-rata dalla sinistra. Bambole non cuna lira, lo dice Tremonti, ma an-che Tabacci e con lui Pisapia. Lasinistra allora sotto scacco? Restaparalizzata tra bisogni in cerca dirappresentanza e scarsit delle ri-sorse?

    3) Il prossimo mese, la Giunta Pi-

    sapia varer la spending review:quali logiche, quali effetti e quale ilnostro contributo? Certo, ci sar lot-ta allo spreco e ottimizzazione dellafinanza: il bilancio comunale si rivol-ter le tasche come fanno impresee famiglie. Tutto giusto, ma la dili-genza del buon padre di famiglianon baster: si chiede una diversavisione dei bisogni, delle strategie edella societ. Non una soluzione,ma solo parte di essa, un atto dovu-to.4) Alla fine, la domanda vera come sostenere con risorse scarse imolteplici bisogni che si affaccianoalluscio di Giuliano Pisapia? Quantino dolorosi dovranno essere pro-nunciati ad anziani e poveri, a per-

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    sone con disabilit e donne in diffi-colt, alle associazioni e agli opera-tori economici? Con quali effetti sulconsenso? Rimandare, ridurre, ta-gliare, sarebbe il riflesso condizio-nato di una visione ragionieristica ePisapia non vorr essere ricordatocome lesecutore testamentario del

    lascito morattiano. Ma come?5) Questo il punto. Per pensarea un nuovo paradigma dobbiamoriconoscere la crisi del vecchio eindividuare le risorse del nuovo. Ecapire che la crisi non solo vinco-lo, ma sfida, opportunit, stimolo arivedere i punti di vista, cambiareangolazione, ridefinire prospettiva:in una parola fare innovazione. Seal taglio dei budget pubblici la sini-stra risponder solo come un seve-ro amministratore, deluder le atte-se che lhanno portata a palazzo

    Marino. Si affaccia inquietante unoscenario in cui la differenza tra de-stra e sinistra al governo sar solo ildifferente grado di onest (speria-mo) e di vicinanza emotiva alle vit-time della macelleria sociale?6) Occorre un Nuovo Paradigma.Se le politiche di lotta allevasione eriequilibrio dei redditi potranno rico-stituire a lungo termine le basi perlequilibrio di bilancio, le risposte aibisogni vanno date adesso: non sipu attendere passivi mentre sale ladomanda insoddisfatta. E vi di pi:la crisi odierna offre paradossal-mente lo scenario obbligato in cuicollocare una desiderabile revisio-ne del paradigma interpretativo edazione della sinistra. Il WelfareState come gigantesca macchinaburocratica di servizi era gi in crisialla fine degli anni 80 e, se la rispo-sta liberista era tanto radicale quan-to errata, alcune ragioni erano fon-date: il modello fordista applicato albenessere sociale mostrava le suecrepe, tra sprechi e difficolt di cen-trare i suoi processi sulla persona.7) Lo sviluppo tumultuoso del ter-

    zo settore ha sperimentato modelli,coniugando centralit della personasulla domanda e un nuovo protago-nismo sociale sullofferta, intrec-ciando, molto meneghinamente, lo-gica del Dono e imprenditorialit. LaSussidiariet stata variamente de-clinata: e se quella verticale, chefinanzia e mercatizza lofferta, es-sa stessa in crisi fondata com sul-

    lo Stato Pantalone, nel tempo dellacrisi resta sul campo quella orizzon-tale: la Rete.8.) A Milano il tessuto di associa-zioni, volontariato, disponibilit col-lettive e individuali, estesissimo epervasivo: un enorme giacimento dirisorse per lo sviluppo delle politiche

    sociali. Usiamolo, fondiamo su diesso il Nuovo Paradigma dei Servi-zi. Stride il contrasto tra una ammi-nistrazione priva di risorse e unacitt piena di beni sterminati, finan-ziari, culturali e sociali. Pensiamoalla cultura, dobbiamo davvero cre-dere che questa citt, che con i sol-di propri ha fatto il Duomo, la cittdelle tante universit, delle decine diTeatri e di enti Musicali, di gallerie eprofessioni creative, chieda i soldial pubblico per fare cultura? E que-sta davvero lattesa, o sono presenti

    anche altre aspettative, altre dispo-nibilit, altre risorse?9) Quale Visione della relazionepubblico - privato pu sciogliere al-lora lincantesimo dei bilanci blinda-ti, mobilitando le risorse imponentiche la citt genera ma che giaccio-no spesso passive, sconnesse, im-produttive, nella loro solitudine au-toreferenziale? Si pone il tema dellavalorizzazione del protagonismo so-ciale come risorsa chiavenel nuovocontesto della Crisi, per leggere eselezionare i bisogni, riorientare iservizi, aggregare le risorse mate-riali e immateriali delle Fondazioni,del Pubblico, del capitale umanodiffusoQuanti saperi ed energie, collettivee individuali, restano ai margini?Quanti spazi pubblici giacciono ne-gletti? Quanti contributi vengonoallocati senza strategie? Quante ini-ziative soggiacciono allautoreferen-zialit, sovrapponendosi luna allal-tra? Possiamo immaginare un qua-dro innovativo fondato sulla valoriz-zazione di una ParticipationCommunity, che ponga al centro del

    sistema non la macchina pubblicama il suo intreccio dinamico con ilprotagonismo sociale? Un protago-nismo che cerca strade per manife-starsi, senza chiedere necessaria-mente soldi ma piuttosto quadri diriferimento, attivazioni di reti, con-corso di risorse preziose ancorchgratuite, in cui potersi valorizzare.

    10) Il tema vero appare lattiva-zione di circuiti relazionali, reti dirisorse, condi-visione di prospettive,in cui non solo chiedere ma anchedare e soprattutto condividere, ri-costruendo luoghi centripetididentit a cui ancorare i flussi delcambiamento. Cambiare prospetti-

    va, innovare il senso dellazionepubblica, pensare a nuovi modelli digovernance, trasformare le aspetta-tive degli attori del territorio, econo-mici, sociali, culturali, individuali ecollettivi, mobilitare le energie delcapitale umano cittadino.11) Scola e Tettamanzi ci ricorda-no la gratuit del Dono come di-mensione essenziale dellidentitculturale, come nuovo ma anticofondamento etico di un rinnovamen-to profondo delle logiche sociali. Sichiede alle impreseuna visione pi

    matura della relazione che le con-nette al territorio: la loro pratica pro-duttiva non solo consuma beni co-muni, ma li rielabora come valoridistintivi nella produzione di sensoe di identit dei luoghi. Si chiedealle persone, allintelligenza colletti-va diffusa, di rendere disponibili lerisorse tempo, conoscenza e amo-re, declinando la partecipazionepolitica nella partecipazione allaproduzione e diffusione dei benicomuni. Si chiede alle mille e unaaggregazioni sociali che animano iltessuto associativo di allargare lavisione, di fare rete, di condividererisorse, lasciando alle spalle gelosiee solipsismi.12) Si chiede soprattutto alla pub-blica amministrazione di reimmagi-nare il proprio ruolo, di oltrepassarele funzioni tradizionali di distributoredi contributi e/o di erogatore in pri-ma persona di servizi, su cui finoraha fondato materialmente la suaprimaza, per proiettarsi verso il pro-filo alto di registadi politiche costrui-te connettendo risorse, aprendospazi fisici e dazione al protagon i-

    smo sociale, indicando temi e cre-ando opportunit di cooperazione. una riforma a costo zero, genero-sa e ambiziosa: un Nuovo Paradig-ma che potrebbe riconnettere, nellalogica del Dono, della Partecipazio-ne e della Responsabilit, i bisognisociali con le enormi risorse dellacitt.

    PGT: UN IMPREVISTO INCIDENTE DI PERCORSOGregorio Praderio

    Per uno strano incidente di percorso(ingenuit? atto di deliberato boicot-taggio?) una bozza delle linee guida

    per il riesame delle osservazioni alPGT stato prima commentata suigiornali, poi addirittura diffusa sul

    web (per chi non lavesse vista, suhttp://affaritaliani.libero.it/static/upload/pian/pianosegretopgt.pdf).

    http://affaritaliani.libero.it/static/upload/pian/pianosegretopgt.pdfhttp://affaritaliani.libero.it/static/upload/pian/pianosegretopgt.pdfhttp://affaritaliani.libero.it/static/upload/pian/pianosegretopgt.pdfhttp://affaritaliani.libero.it/static/upload/pian/pianosegretopgt.pdfhttp://affaritaliani.libero.it/static/upload/pian/pianosegretopgt.pdf
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    Si tratta evidentemente ancora diuna bozza, visto che alcune partisono ancora incomplete o necessa-rie di affinamento o a volte in con-traddizione fra loro. Pu per esse-re vista anche come occasione percommentare un work in progress ese possibile fornire qualche contri-buto.I punti che potrebbero essere affina-ti sono in realt tanti, si segnalanoquelli pi rilevanti:- portata della revisione: si insistemolto che si tratti solo di un ade-guamento e una parziale riformula-zione, di essere costretti a orienta-re lattenzione su un campo ristrettodi questioni e a introdurre un nu-mero limitato di modifiche: e perchmai? Daccordo che non bisognaperdere tempo, ma oramai si capi-to (si rassegnato anche De Alber-

    tis nellintervista di venerd al Corrie-re) che si va a una nuova pubblica-zione, e quindi si pu anche esserecoraggiosi. Dopotutto si tratta delPGT di Milano, forse il pi importan-te di Italia, e per un po di anni ce lodovremo tenere: interesse di tuttiche venga riformulato al meglio;- insistenza sullo slogan dellindiceunico: se giustamente da pi partinegli anni si richiesto un uso piequo della discrezionalit pubblicanell'assegnazione dei diritti edifica-tori (le differenze di valore fra le a-

    ree edificabili e non rappresentava-no a volte delle vere e proprie ingiu-stizie, se non metodi per creareclientele per non dire di peggio), si arrivati nel PGT all'eccesso oppo-

    sto, alla disciplina "unica" che ac-comuna centri storici, aree dismes-se, zone residenziali, aree agricolee inedificate. Si tratta di un nonsen-so culturale, perch la finalitdell'urbanistica resta pur semprequella di realizzare citt belle ed ef-ficienti tenendo conto delle differen-ze fra ci che gi esiste e ci che siva a costruire, e non solo quella dilivellare le potenzialit edificatoriead un unico parametro.In questo senso la distinzione fraaree gi edificate allo stato di fatto earee libere inedificate mi sembraragionevole da un punto di vistatecnico, corrispondendo a modalitdi intervento differenti, a differentimodifiche dei carichi insediativi, ecc.Pi che indice unico dello 0,35mq/mq (troppo basso per le areeedificate dismesse, troppo alto per

    quelle inedificate), sarebbe meglioavere due indici (uno pi alto elaltro pi basso) nelle diverse situa-zioni;- c poi una certa confusione nelleproposte che riguardano il TUC(tessuto urbano consolidato) sia perquanto riguarda i cambi di destina-zione duso, che le modalit di inter-vento al variare delle soglie dimen-sionali (calcolate solo in base allapropriet e non anche alla continuitdelle condizioni territoriali), o le diffi-cilmente comprensibili premialit sui

    trasferimenti dei diritti volumetrici, oil mancato richiamo a una maggioretutela paesistica dei nuclei storiciperiferici: i punti sarebbero tanti emeriterebbero un intero articolo ad

    hoc, per ora sufficiente segnalareil problema;- per i servizisi conferma la sceltadellaffinamento mediante lo studiodei NIL, che per anche nella pibenevola delle interpretazioni sa-ranno relativi ai servizi di scala mi-nuta, e non ai grandi servizi di scalacomunale e sovracomunale (quellipi strategici) che chiedono logichedimensionali e localizzative precise- sul tema della mobilitmanca qua-lunque accenno al tema del comple-tamento della cerchia ferroviaria odel secondo passante, mentre sultema della sosta sono presenti indi-cazioni abbastanza opinabili; sultema del risparmio energetico, se chiaro che sar il Regolamento Edi-lizio a stabilire il livello minimo diecosostenibilit, gli incentivi volume-trici massimi relativi sarebbe bene

    che restassero di competenza delPGT- mancano poi alcuni temi importanticome quello della VAS nei Piani At-tuativi (alla luce del Decreto Svilup-po di luglio e del progetto di leggeregionale in materia), dei piani eprogrammi in istruttoria e, come sidiceva, della verifica di fattibilit e-conomica delle trasformazioni pre-viste.Insomma, il lavoro da fare sembraancora molto, si spera che primadella versione definitiva ci siano oc-

    casioni di confronto e dibattito tecni-co-culturale per arrivare al risultatomigliore.

    LA ROMA CRIMINALE CHE FA GOLA ALLA MALAFederica Ionta

    Criminale o no, la questione delleinfiltrazioni malavitose nel tessutosociale ed economico di Romasembra davvero un romanzo. Da

    un lato le rassicurazioni del sindacoAlemanno e del sottosegretario agliInterni Mantovano, che non voglionoparlare di emergenza criminalit.Dallaltro gli omicidi irrisolti degli u l-timi mesi e lappello dello stessoprimo cittadino al ministro Maroni:Nella Capitale servono pi poliziottie carabinieri. Nel mezzo, la realtdi 26 morti da gennaio a oggi, lesparatorie in strada, le migliaia diimprenditori strozzati dallusura odal racket. E soprattutto la consa-pevolezza che la criminalit a Roma

    non pi un fenomeno delle perife-rie ma ha invaso anche i quartiericentrali, quelli tradizionalmente pitranquilli. Uno su tutti, Prati: a menodi due mesi dalluccisione in strada

    di Flavio Simmi, una giovane donnaviene scippata in pieno giorno e fini-sce in coma.La Roma criminale uninvenzione

    letteraria, levocazione di un passa-to diventato storia. Ma non si punegare sottolinea Claudio Giardul-lo, segretario generale della SilpCgil che la citt eterna anche unmercato da spartire, una torta chepu far gola a molti. E infatti oggi ilsindaco incontrer il ministro Maro-ni, grande assente alla riunione delcomitato provinciale del 31 agosto,nellennesimo vertice sul tema sicu-rezza.Gli affari, a Roma, si fanno con ladroga o con infiltrazioni nel tessuto

    imprenditoriale usando denaro illeci-to. Due fenomeni separati spiegail presidente dellassociazione anti-racket e antiusura di Confesercenti,Lino Bus che si muovono se-

    guendo logiche ben distinte: gli epi-sodi di violenza sono legati a rego-lamenti di conti tra spacciatori, men-tre chi vuole riciclare soldi sporchi

    attraverso attivit commerciali hainteresse a una citt non militarizza-ta e dunque meno pericolosa.Le estorsioni? A Roma e in genera-le nel Lazio sono poco frequenti.C bisogno di un controllo del terri-torio e di una capacit di intimida-zione che i clan attivi nella Capitalenon hanno, aggiunge Bus.Lusura, invece, viaggia alla gran-de, gestita da cravattari classici, daprofessionisti in giacca e cravatta,da ci che rimane della banda dellaMagliana e da alcune famiglie di

    nomadi. Un giro daffari che in tuttoin Lazio, tra capitali prestati e inte-ressi restituiti, viaggia sui tre miliardidi euro.

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    Secondo Alemanno e MantovanoRoma non nel mezzo di una guer-ra tra bande criminali. I 26 omicidi,cifra record con cui la Capitale su-pera citt notoriamente pi violentecome Napoli e Palermo? Un dato inlinea con quello degli anni prece-denti. E la facilit con cui i giovani

    prendono in mano pistole e coltelli?Una degenerazione dei fenomeni dibullismo, da tenere sottocchio manon ascrivibile alla mala organizza-ta. La vera emergenza di Roma sa-rebbero le manifestazioni in pro-gramma per il prossimo autunno.Una visione paradossale perch,

    come sottolinea Giardullo, minimiz-zare i fatti di cronaca non serve, an-zi pericoloso. La presenza mafio-sa a Roma in aumento, mentre itagli del governo hanno ridotto sia ilpersonale che gli strumenti di lavo-ro.Per ripulire la Capitale, insomma,

    bisogna rivedere le priorit. Comin-ciare a capire se dalle ceneri delloperazione Colosseo, che nel1993 tagli la testa alla banda dellaMagliana, sta rinascendo come unafenice unaltra holding criminale, ese le gambizzazioni e gli omicididegli ultimi mesi sono sintomi di una

    nuova guerra tra bande per la spar-tizione del territorio. In una parola conclude Giardullo si deve cam-biare lobiettivo strategico e unirealla lotta allimmigrazione clandesti-na e alla prostituzione quella allacriminalit. Sminuire la recrude-scenza degli episodi delittuosi ri-

    schia invece di tenere nascosta unarealt che proprio sul sommersofonda le proprie basi. E che di ro-manzesco ha assai poco.

    da Roma CAPITALE del 2 settem-bre 2011

    DECENTRARE I MINISTERI: PERCH NO?Paolo Favole

    Il decentramento dei ministeri pro-posto dalla Lega per Milano - Mon-za, non una novit; stata unideaa scala nazionale di urbanisti ed e-conomisti degli anni 60 - 70 quan-do si facevano i primi studi sulle a-ree metropolitane: Milano, Busto Gallarate - Legnano, Torino, Napoli,larea veneta e la bassa - emiliana,persino il Valdarno e Brindisi. Ricor-do la stessa motivata proposta inuna conferenza di Fiorentino Sullonel 72 quando era nominato min i-stro per lattuazione delle regioni,

    con un duplice obiettivo: evitare laconcentrazione a Roma di funzionistatali e laccumulo di subordinate, eportare sul territorio un terziariopubblico da affiancare al boom dellosviluppo industriale di quegli anni. andata come sappiamo: concen-trazione a Roma dei ministeri sem-pre pi numerosi e moltiplicazioneabnorme dellindotto, fatto di enti,lobbies, segreterie, autorities, canaliRAI, uffici e societ pi o meno tra-sparenti. Un reticolo multidimensio-nale, labirintico e (essendo a Roma)

    catacombale, in cui per orientarsi emuoversi ci vogliono ciceroni espertitipo il Bisignami (che abbiamo sco-perto di recente). Con altri sottolivel-li di uffici stampa, manutentori, im-prese di pulizia, agenzie di pubbli-che relazioni, e tutto quanto si puimmaginare, dai taxisti alle escort,agli affittacamere, . per arrivareallimmigrazione abusiva con le sueconseguenze.Una ragnatela che avviluppa Roma,sociologicamente e funzionalmente,condizionandone con la sua ingom-brante vischiosit altre vocazionicome quella industriale e soprattuttoturistica. Le intercettazioni dei varicasi che leggiamo non saranno (perora) penalmente rilevanti come ci

    hanno spiegato Alfano e DAlema,ma sono la rappresentazione repul-siva e vergognosa, normalmenteinaccettabile e indegna, di quel co-siddetto sottobosco, col sospetto,credo di tutti noi, che si sia apertosolo un tombino della fogna che stasotto la citt. Ma oltre i problemi perRoma questa ragnatela lontanadai cittadini, che ne sono semprepi disgustati e che non garantiscealcuna funzionalit come lespe-rienza di ognuno conferma.Quindi provo a riflettere sul decen-

    tramento a scala nazionale dei mi-nisteri e delle sottosegreterie e chevantaggi potrebbero avere. Un ra-gionamento, perdonatemi, senzacertezze, solo per suscitare un di-battito allargato.Ministeri a kilometro zero, sul territo-rio cui sono funzionali. Azzardo: a-gricoltura in Emilia, Pari opportunite Immigrazione in Sicilia, Marinamilitare a Taranto, Turismo o BeniCulturali a Firenze o Venezia, Am-biente a Napoli (in senso propositi-vo), e non cito Milano e Monza, do-

    ve bisogna andare oltre qualche uf-ficetto di rappresentanza, e mi pia-cerebbe ancora pensare al lavoro ealla sanit al sud, ai Trasporti a To-rino, Disegno strutturale che non contro la coesione della nazione eRoma capitale, perch vi rimarreb-bero i ministeri non territoriali e piistituzionali, come Interni, Esteri,Difesa, Rapporti col parlamento, I-struzione, Giustizia.Decentramento che comporta duecondizioni eticamente necessarieprima che funzionali: la riorganizza-zione dellorganico di ogni ministerosulla cui attuale funzionalit chiun-que abbia avuto modo di conoscerlipu dubitare, e la contemporaneaimmediata chiusura delle Provincie

    divenute ancora pi inutili. Ipotesiche per converso pare piaccia pocoalla Lega.Il primo vantaggio decongestiona-re Roma dagli impiegati di stato. Sei dati che trovo sono esatti i ministe-riali (mal contati) sono 240.000, dueterzi a Roma. Decine di migliaia didipendenti statali che lavorano pocopi di mezzo tempo, cosa fanno neltempo libero? (volontariato, un se-condo lavoro, sport o che?) cunindagine in proposito? Ma michiedo con tutta la massima pru-

    denza se non sono un fattore di de-stabilizzazione sociale, un confrontonegativo con le altre categorie dilavoratori, un motore del sommerso.Una quantit di tempo libero impro-duttivo (1 milione di ore/giorno) chedovrebbero preoccupare Brunettaben oltre lassenteismo.E si decongestionerebbe il trafficodalle migliaia di auto blu a percor-renza privilegiata con cui tutti i giornii romani devono fare i conti, che an-drebbe perfettamente in parallelocon la diminuzione dei parlamentari.

    La raccolta di firme in piazza pertrattenerli a Roma che senso ha? Lapaura di perdere abitanti o clienti? questa la difesa del miglioramentodalla qualit? Roma ha altre voca-zioni: come si sa un polo indu-striale, ha fiera e congressi, e unturismo culturale e religioso inarre-stabile tutto lanno. Non ci raccont i-no che a spostare un po di Ministerisi rompe lunit nazionale. Alcunistati Australia, Argentina, Brasiletemendo il sovrapporsi della buro-crazia alle citt con altre attivithanno creato citt capitali dedicate.Il secondo vantaggio del decentra-mento dei ministeri per gli abitantidelle nuove sedi e il recupero di edi-fici da restaurare: quali benefici por-

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    terebbe un ministero a citt comeTaranto, Caserta o LAquila, . Sul-lo temeva che per sostenere cittmarginali vi si localizzassero soloalcuni tipi di funzioni pubbliche, co-me le caserme a Cuneo e ad AscoliPiceno: loccasione ben diversa.

    Oggi la tecnologia permette di lavo-rare benissimo in sedi distaccate:prassi aziendale consolidata farepi teleconferenze e meno trasferi-menti.

    Mi attendo che si ripulirebbe un poanche il sottobosco, e che i Bisi-gnami o i Milanese e simili, vecchi enuovi, avrebbero un humus menofavorevole o almeno territori opera-tivi pi ristretti. Non so valutare perconverso i costi delloperazione che

    alcuni accampano come ostacolo,tra ristrutturazioni, prepensionamen-ti, traslochi, ma vorrei si facesse unbilancio che comprende anche i be-nefici nel tempo, per minor persona-le e pi efficienza.

    scontato che ci vorr tempo, ma come togliere la spazzatura da Na-poli, con laiuto di tutti un po al gior-no si risolve la crisi e la citt comin-cer a respirare (forse anche noi);un programma da inserire nella ri-duzione dei costi della politica e de-

    gli investimenti pubblici. Purtroppola riforma, se si far, la faranno an-cora a Roma e chiss se dovremocredere che attendibile.

    RUBRICHE

    MUSICAquesta rubrica curata da Palo Viola

    [email protected]

    Dalla Russia con competenza

    Dopo lottima prova di Bushkov ePetrushansky allAuditorium con laVerdi, nel programma di musicherusse di cui abbiamo detto la scorsasettimana, ecco arrivare un altrosegnale positivo da un paese chesta dimostrando una vivacit intel-lettuale ma soprattutto musicaledi grande rilevanza, a dispetto dellasituazione sociale ed economica incui versano la gente comune e si

    dice le istituzioni culturali.Da una bella citt che si trova nellaRussia pi profonda, in prossimitdella riva sinistra del maestoso Don,500 km a sud di Mosca e altrettantia est di Kiev, arriva lorchestra Cittdi Voronezh, con novanta anni distoria alle spalle e il titolo nobiliaredi orchestra accademica, direttafin dal 1972 dal pietroburghese Vla-dimir Verbitsky; e insieme a lei arri-vano due soliste eccezionali, bennote al pubblico italiano, la pianistageorgiana Elisso Virsaladze e la vio-loncellista moscovita Natalia Gut-man. Basterebbero queste due pre-senze a darci la migliore garanzia diqualit dellorchestra e del suo dire t-tore.La tourne che ci porta questacompagine partita da Taiwan, hatoccato Bari e Orvieto, si offre oraper due concerti a Milano, ospiti del-le Serate Musicali, e si concluder aPerth in quella Australia in cui Ver-bitsky ha consumato gran parte del-la carriera e dove stato colmato dionorificenze.Il motivo per cui vi parliamo di questi

    due concerti, che si terranno il 3 e il4 novembre al Conservatorio, risie-de non solo nella straordinaria pre-senza delle due concertiste, che

    tante volte abbiamo ascoltato eammirato, sia come soliste che induo, ma soprattutto nel programmache ci viene proposto: in due seratesuccessive, introdotte dalle belleentrate di Glinka (una Ouverture euna Fantasia), saranno eseguiti idue Concerti per pianoforte e or-chestra (opera 54) e per violoncelloe orchestra (opera 129) di Schu-mann e le due Sinfonie, numero 4

    (opera 36) e numero 5 (opera 64),di ajkowskij.Difficile immaginare un programmadi maggior fascino, distribuito in dueserate una a ridosso dellaltra. A-scolteremo musiche scritte tutte fragli anni 40 e 80, legate dal filo sotti-le ma percepibile della instabilitpsichica che ha tormentato le esi-stenze sia di Robert che di Ptr Ili,dai rapporti che hanno sempre in-tessuto la Turingia e la Sassonia diSchumann con la San Pietroburgodi ajkowskij e di Glinka, dai viaggiche hanno portato tutti e tre questimusicisti nelle terre luno dellaltro;un insieme di relazioni e di interse-zioni che ci restituiscono unEuropaculturalmente molto legata e solida.Lesatto contrario ci addolora dirlo del concerto che abbiamo ascolta-to luned 24, sempre al Conservato-rio, della Orchestra Camerata Du-cale di Torino, fondata e diretta dalviolinista Guido Rimonda, nata conil curioso programma di ridare lustroallottimo compositore vercelleseGianbattista Viotti (1755-1824) cheha avuto il torto di nascere negli

    stessi anni di Mozart (mor per bentrentatre anni dopo di lui!) e che daquesti fu totalmente oscurato.

    Il programma conteneva ben settepezzi per violino e orchestra di bencinque diversi compositori (uno diHaydn e uno di Mozart, due soli delsuddetto Viotti, due di Paganini euno che non centrava nulla con iprecedenti - di Wienawski!) sceltisenza un minimo senso logico, omeglio con lunico scopo immagina-bile, quello di soddisfare lego elautostima del Rimonda che si

    permesso anche di commentareognuno dei sette brani con aneddotie notiziole varie (evidentemente nonera daccordo sul programma di sa-la predisposto dallorganizzazioneed ha ritenuto che il pubblico aves-se bisogno di ulteriori spiegazioni mah!).Infine ci pervenuta una garbataobiezione alla critica da noi mossala scorsa settimana al concerto diLonquich, a proposito del quale a-vevamo scritto che il repertorio perpianoforte a quattro mani , con po-che straordinarie eccezioni, moltomodesto e frequentato soprattuttoper motivi didattici, per far suonarelallievo insieme al maestro s datrasmettergli simbioticamente i fon-damenti della tecnica edellinterpretazione. Ci scrive Enri-co Glauber colto musicologo eprofondo conoscitore della musicamitteleuropea che quando nonesistevano ancora i grandi mezzi didiffusione, molte sinfonie (quasi tut-te quelle di Beethoven), furono tra-scritte per pianoforte a quattro maniper poter essere ascoltate e giudi-

    cate da una piccola cerchia di amici.C un bellissimo CD con la Sinfonian. 1 di Mahler trascritta da BrunoWalter e verosimilmente autorizzata

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    dallo stesso Mahler. Tutto vero, mavorrei chiedergli: musica per lesale dei concerti pubblici o piuttostomusica da studio, da prove, o perquel personale diletto che si posso-no permettere solo le poche (po-chissime, soprattutto in Italia) per-sone che sanno mettere le mani sul-lo strumento e soprattutto che co-

    noscono oltre al piaceredellascolto la gioia e lemozionedi suonare insieme?

    Musica per una settimana

    *Gioved 3, venerd 4 e domenica6 allAuditorium, lOrchestra Verdidiretta da Aldo Ceccato, e il CoroSinfonico della Verdi diretto da Eri-na Gambarini, eseguono la Messada Requiem di Verdi*Gioved 3 e venerd 4 al Conser-vatorio per le Serate Musicali i con-certi di cui si detto sopra, con lapianista Elisso Virsaladze (gioved)e la violoncellista Natalia Gutman(venerd)

    *Sabato 5 allAuditorium San Fe-dele concerto di musiche contem-poranee (Di Scipio, Sani, Berio,Traversa e Nono) con il mezzoso-prano Silvana Torto, la flautista An-namaria Morini, strumenti elettronicicurati da Alvise Vidolin e con i videodi Roberto Doati*Luned 7 alla Scala concerto del

    pianista Jeffrey Swann che eseguirmusiche di Liszt, Donatoni e Chopin*Al Conservatorio avremo: Luned7, per le Serate Musicali, SalvatoreAccardo con Rocco Filippini, LauraGorna e Francesco Fiore, nel Quar-tetto n. 5 opera 33di Cherubini,quello n. 3 opera 1 di Paganini elunico, meraviglioso, di Verdi;Marted 8, per la Societ del Quar-tetto, Yefim Bronfman al pianofortecon Brahms (Sonata in fa minore),Liszt (gli Studi trascendentali) eProkofiev (Sonata n. 8 in si bemollemaggiore opera 84); Mercoled 9,per la Societ dei Concerti, la Lu-zerner Sinfonieorchester diretta daJ. Gaffigan e la violinista SimoneLamsma eseguiranno la Sinfonia in

    sol maggiore (da Lisola disabitata)di Haydn, il Concerto per violino eorchestra di Khaaturjan e la Sinfo-nia n. 39 in mi bemolle maggiore K.543 di Mozart*Mercoled 9, ancora allAuditori-um, la Verdi Barocca diretta da Ru-ben Jais eseguir Le Quattro Sta-gioni di Vivaldi e i Concerti Brande-

    burghesi n. 1 e 3 di Johann Seba-stian Bach*Al teatro Dal Verme gioved 10 edomenica 13lOrchestra dei Pome-riggi Musicali, diretta da Carlo DeMartini con le trombe Gabriele Cas-sone e Luciano Marconcini, esegui-r musiche di Vivaldi (Concerto perdue trombe e archi), di Haydn (Con-certo per tromba e archi e una Mar-cia) e di Mozart (Sinfonia n. 20 in remaggiore K. 133)*Ricordiamo infine che alla Scala visono ancora quattro repliche - il 5,8, 15 e 18 novembre - de La donnadel Lago di Rossini, diretta da Ro-berto Abbado, e che iniziato il ci-clo dedicato a Beethoven e Schn-berg diretto da Barenboim.

    ARTEquesta rubrica a cura di Virginia Colombo

    [email protected]

    LArte Povera invade lItalia

    Sono numeri da capogiro quelli le-

    gati alla mostra Arte Povera, e-sposizione organizzata da TriennaleMilano e dal Castello di Rivoli, a cu-ra di Germano Celant, che vuolecelebrare coralmente questo movi-mento italiano con una serie di ini-ziative sparse per il Bel Paese. Set-te le citt coinvolte, otto i musei o-spitanti, 250 le opere esposte, 15mila i metri quadrati, tra architetturemuseali e contesti urbani, usati percontenere ed esporre le spessomonumentali opere darte.Loperazione ha delleccezionale,

    mettendo insieme direttori, esperti,studiosi e musei, che si sono trovatidaccordo nel creare e ospitare unarassegna che testimoni la storia delmovimento nato nel 1967 grazie agliartisti Alighiero Boetti, Mario e Mari-sa Merz, Giuseppe Penone, Miche-langelo Pistoletto, Jannis Kounellis,Giulio Paolini e tanti altri.Un movimento che deve la sua de-finizione proprio al curatore e alcreatore di questa impresa, Germa-no Celant, che us il termine per laprima volta in occasione di una mo-stra genovese di quel anno, volendodefinire una tendenza molto libera,in cui gli artisti lasciavano esprimerei materiali e le materie (acqua, fuo-co, tele, pietre ecc.), non controllati

    esteticamente o plasticamente, ma

    anzi usati per esprimere energie emutamenti interni ad essi.Cos ecco lanciata la sfida, raccon-tare la storia di questo movimento,prontamente raccolta da alcune del-le istituzioni museali pi importantidItalia: Triennale Milano e il Castellidi Rivoli Museo dArte Contempora-nea, veri promotori, la Galleria Na-zionale dArte Moderna di Roma, laGAMeC di Bergamo, il MADRE diNapoli, il MAMbo di Bologna, ilMAXXI di Roma e il Teatro Marghe-rita di Bari.

    Ogni sede ospita un pezzo di sto-ria del movimento, che in una v i-sione dinsieme, permetteranno alvisitatore-pellegrino di ricomporre eafferrare ogni aspetto dellarte daglianni 60 ad oggi.In particolare presso la Triennale,sede cardine dellevento, si potravere una bella visione dinsiemegrazie ad Arte Povera 2011, ras-segna antologica sul movimento,che in uno spazio di circa 3000 me-tri quadrati, raccoglie oltre 60 opere,per testimoniare levoluzione delpercorso artistico fino al 2011, gra-zie alla collaborazione di musei, ar-tisti, archivi privati e fondazioni.La prima parte si sviluppa al pianoterra, ed dedicata alle opere stori-

    che degli artisti, realizzate tra 1967

    e 1975, e che ne segnano in qual-che modo il loro esordio nel mondodellarte: i cumuli di pietra e tele diKounellis; gli intrecci al neon di Ma-rio Mez; gli immancabili specchi diPistoletto; i fragili fili di nylon e lefoglie secche nelle opere di MarisaMerz; le scritte in piombo e ghiacciodi Pier Paolo Calzolari; e tanti altri.Al secondo piano, nei grandi spaziaperti, in un percorso fluido e spa-zioso, sono documentate le opererealizzate dagli artisti tra 1975 e2011, in un continuo e contempora-

    neo dialogo tra loro.Nei 150 anni dellUnit dItalia, unagrande operazione museale ed e-spositiva che riunisce artisti, museie grandi nomi, in unoperazione na-zionale che rende giustizia, e ne tiraidealmente le somme, di un movi-mento, italianissimo, e tuttora viven-te.Mario MerzLe case girano intorno a noi o

    noi giriamo intorno alle case?, 1994

    Arte Povera 1967 2011-fino al 29gennaio - Triennale di Milano - In-gresso 8,00/6,50/5,50 - Ora-

    ri:marted-domenica 10.30-20.30,gioved e venerd 10.30-23.00

    Le altre sedi:

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    *24 settembre 26 dicembre 2011,MAMboMuseo dArte Moderna diBologna, Bologna Arte Povera1968*7 ottobre 2011 8 gennaio 2012,MAXXI Museo nazionale delle artidel XXI secolo, Roma OmaggioallArte Povera*9 ottobre 2011 19 febbraio 2012

    Castello di Rivoli Museo dArte

    Contemporanea, Rivoli Arte PoveraInternational*25 ottobre 2011 29 gennaio2012, Triennale di Milano, MilanoArte Povera 1967-2011*novembre 2011 - aprile 2012, GA-MeC Galleria dArte Moderna eContemporanea di Bergamo ArtePovera in citt

    *11 novembre 2011 - aprile 2012,MADRE - Museo dArte contempo-

    ranea Donnaregina, Napoli ArtePovera pi Azioni Povere 1968*7 dicembre 2011 4 marzo 2012,Galleria nazionale darte moder-na, Roma Arte Povera alla GNAM*15 dicembre 2011 11 marzo2012, Teatro Margherita, Bari ArtePovera in teatro

    Cezanne e les ateliers du midi

    Palazzo Reale presenta, per la pri-ma volta a Milano, un protagonistaindiscusso dellarte pittorica, coluiche traghetter simbolicamente lapittura dallImpressionismo al Cubi-smo; colui che fu maestro e ispirato-re per generazioni di artisti: va inscena Paul Cezanne. Sono unaquarantina i dipinti esposti, con un

    taglio inedito e particolare, dovuto avicende alterne che hanno accom-pagnato fin dallorigine la nascita diquesta grande esposizione, intitola-ta Czanne e les atliers du midi.E appunto da questo titolo che tuttoprende forma. Lespressione ate-liers du midi fu coniata da VincentVan Gogh, il cui progetto ero quellodi creare una comunit di artisti riu-niti in Provenza, una sorta di novellabottega, in cui tutti avrebbero lavo-rato in armonia. Un progetto che,come noto, non port mai a termi-ne, ma dal quale Rudy Chiappini eDenis Coutagne, curatori della mo-stra, hanno preso spunto per deli-neare il percorso artistico di Cezan-ne.La mostra un omaggio al grande etenace pittore solitario, nato ad Aix-en-Provence, luogo al quale fusempre attaccato, e che nei suoicontinui spostamenti tra il paese na-tio, Parigi e lEstaque, cre quellache da sempre stata consideratala base dellarte moderna.Il tema portante dellesibizione ri-guarda lattivit di Cezanne in Pro-

    venza, legata indissolubilmente aisuoi ateliers: prima di tutti il Jas deBouffan, la casa di famiglia in cuiCezanne compie le sue prime operee prove giovanili; la soffitta dell'ap-partamento di Rue Boulegon; il ca-panno vicino alle cave di Bibmus; ilocali affittati a Chteau Noir; la pic-cola casa a l'Estaque, e infine il suoultimo atelier, il pi perfetto forse,

    costruito secondo le indicazioni delpittore stesso, latelier delle Lauves.Luoghi carichi di significato e me-moria, in cui il maestro si divise, nel-le fasi della sua vita, tra attivit enplein air, seguendo i consigli degliamici Impressionisti, e opere sur lemotiv, una modalit cara a Cezan-ne, che della ripetizione ossessiva

    di certi soggetti ne ha fatto un mar-chio di fabbrica. Opere realizzate erielaborate allinterno dello studio,luogo di creazione per ritratti, naturemorte, composizioni e paesaggi. Malatelier anche il luogo della rifles-sione per Cezanne, artista tormen-tato e quasi ossessivo nel suo desi-derio di dare ordine al caos, cer-cando equilibrio e rigore, usandosoprattutto, secondo una sua cele-bre frase, il cilindro, la sfera e il co-no. In natura tutto modellato se-condo tre modalit fondamentali: lasfera, il cono e il cilindro. Bisognaimparare a dipingere queste sempli-cissime figure, poi si potr fare tuttoci che si vuole.Una mostra che vanta prestiti impor-tanti (quale un dipinto dallHermi-tage); che coinvolge una istituzioneimportante come il Museo dOrsay,e che ha nel suo comitato scientificoproprio il direttore del museo e ilpronipote dellartista, Philippe Ce-zanne. Con un allestimento sempli-ce ma accattivante, merito anchedei grandi spazi, il visitatore potrscoprire i primi e poco noti lavori del

    maestro francese, le opere muralirealizzate per la casa paterna e iprimi dipinti e disegni ispirati agliartisti amati, come Roubens, Dela-croix e Courbet.Dal 1870 Cezanne trascorrer sem-pre pi tempo tra Parigi, in compa-gnia dellamico di scuola Emile Zola,e la Provenza. Nascono quindi ine-diti soggetti narrativi, usando lo stileen plein air suggeritogli da Pissarro.

    Si schiariscono i colori e le formesono pi morbide: ecco le Bagnanti,ritratte davanti allamata montagna-feticcio Sainte Victorie.Stabilitosi quasi definitivamente inProvenza, eccolo licenziare alcunidei suoi paesaggi pi straordinari,con pini, boschi e angoli nascosti,tra cui spiccano quelli riguardanti le

    cave di marmo di Bibemus, luogoamato e allo stesso tempo temutoda Cezanne, che vedeva nella natu-ra il soggetto supremo, il principiodellordine, ma che al tempo stessopoteva essere anche nemica e mi-naccia.Capolavori della sua arte sono an-che i ritratti, dipinti in maniera parti-colare e insolita. Sono ritratti di ami-ci e paesani, di gente comune cheCezanne fissa su tela senza giudi-care n esprimere pareri, figure im-mobili ed eterne, come le sue natu-re morte. E sono proprio queste lecomposizioni pi mature, tra cuispicca per bellezza Il tavolo di cu-cina - Natura morta con cesta,(1888-1890), dalle prospettive e daipiani impossibili, con una visionelontanissima dalla realt e dal reali-smo imitativo, con oggetti ispirati sda oggetti reali, tra cui le famosis-sime mele, ma reinventati in chiavepersonale.Una mostra dunque densa di spuntiper comprendere lopera del pittoredi Aix, complementare alla mostradel Muse du Luxembourg di Parigi,

    intitolata Cezanne et Paris, cheindagher invece gli anni parigini eapprofondir il rapporto tra Cezan-ne, gli Impressionisti e i post Im-pressionisti.

    Czanne e les atliers du midi .Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale.Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30;gio. sab. 9.30-22.30. Costi: interoeuro 9, ridotto euro 7,50.

    Roberto Ciaccio. Revenance tra specchi e cariatidi

    Il luogo di per s uno tra i pi in-cantevoli di Milano, la sala delle Ca-riatidi, cuore di Palazzo Reale. Unambiente carico di storia e sugge-

    stioni, che con la sua atemporalitsospesa e silenziosa ben adatto aospitare i lavori di Roberto Ciaccio,artista che tende a creare lopera

    darte totale, unione di pittura,scultura, architettura e musica. So-no lavori site specific, pensati instretta identit con la sala ospitante,

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    e che diventano il terzo momento diun percorso espositivo che portalopera di Ciaccio a confrontarsi conla filosofia, la poesia e la musica,cos come era gi avvenuto a Berli-no e Roma.Inter/vallum il titolo della mostra,curata niente meno che da RemoBodei, Kurt W. Forster e Arturo

    Schwarz (tre giganti della filosofia,dellarchitettura e della criticadarte); grandi lastre incolori fatte dimetalli diversi ferro, rame, ottone,zinco , realizzate con un procedi-mento tecnico a rulli di stampa, contonalit dal blu al viola; ma ci sonoanche grandi opere su carta, la se-rie dei piccoli fogli di papier japon,che aprono illusori spazi tridimen-sionali al proprio interno attraversomolteplici stratificazioni di piani evalori cromatici.Sono appunto intervalli, come spie-ga il titolo, che scandiscono in modoseriale spazi reali e illusori, che di-ventano soglie, aperture e specchiche interagiscono e si completano

    in un percorso illusionistico, oniricoe musicale. E la musica ha unagrossa rilevanza nei lavori di Ciac-cio, tanto che nel centro della salatroneggia un grande pianoforte acoda, usato il giornodellinaugurazione per una straordi-naria performance: lesecuzione diMantra per due pianoforti, radio a

    onde corte, modulatori ad anello,woodblocks e cembali antichi diKarlheinz Stockhausen, eseguitodal duo pianistico Antonio Ballista eBruno Canino, con Walter Prati eMassimiliano Mariani agli strumentielettronici, che ripeteranno il concer-to gi eseguito a Milano con laregia dello stesso Stockhausen oltre trentacinque anni fa.Uno spazio scelto, la Sala delle Ca-riatidi, perch carico di energia,spiega Ciaccio, che ben si sposacon le opere dal carattere misterio-so ed esoterico delle lastre metalli-che, veri revenance(spettri) dai co-lori immateriali ma energici, fatti dibagliori metallici e vibrazioni di luce,

    che sembrano riflettere allinfinito lenote suonate dal pianoforte.Artista da sempre concettuale e a-stratto, in continuo dialogo con lafilosofia, Ciaccio accarezza temicome la luce, lassenza, le tracce, latemporalit e il tempo, concentran-dosi proprio su questultimo, percreare i suoi revenance - il ritorno

    fantasmatico dellimmagine -, opereconcrete ma allo stesso tempo eva-nescenti, possibili vie per indicarenuovi percorsi e modi di indagineper larte e le infinite varianti diunimmagine. Sicuramente di gran-de suggestione e impatto visivo,unoccasione per vivere un luogostorico che mischia passato, pre-sente ed eterno ritorno.

    Roberto Ciaccio- Inter/vallum Sa-la delle Cariatidi, Palazzo Reale,fino al 20 novembre Orari: Luned14.30 19.30. Marted, mercoled,venerd, domenica 9.30 19.30.Gioved e sabato 9.30 22.30 In-gresso gratuito

    I Visconti e gli Sforza raccontati attraverso i loro tesori

    In occasione del suo primo decen-nale, il Museo Diocesano ospita,fino al 29 gennaio, una mostra dicapolavori preziosi e di inestimabilevalore, intitolata Loro dai viscontiagli Sforza. Una mostra creata peresplorare, per la prima volta in Italia,levoluzione dellarte orafa a Milanotra il XIV e il XV secolo, attraversosessanta preziose opere tra smalti,miniature, arti suntuarie, oggetti disoggetto sacro e profano, prove-nienti da alcuni tra i musei pi pre-stigiosi del mondo.I Visconti e gli Sforza sono statedue tra le famiglie pi potenti e si-gnificative per la storia di Milano.Con la loro committenza hanno resola citt una tra le pi attive dEuropaartisticamente e culturalmente. Unacitt che ha ospitato maestranze ebotteghe provenienti da tutta Euro-

    pa, che qui si sono trasferite persoddisfare le esigenze di una cortesempre pi ricca e lussuosa, chechiedeva costantemente oggettipreziosi e raffinati per auto cele-brarsi e rappresentarsi.Oltretutto non va dimenticato che aMilano e dintorni due erano i cantieriprincipali che attiravano artisti di va-rio tipo: il Duomo, iniziato nel 1386su commissione viscontea, e il ca-stello di Pavia, iniziato nel 1360 pervolere di Galeazzo Visconti.Due in particolare sono le figure a

    cui ruotano intorno le vicende mila-nesi del periodo, uomini forti checostruirono le fortune delle loro fa-miglie e che furono anche commit-

    tenti straordinari: Gian GaleazzoVisconti e Ludovico il Moro. GianGaleazzo fu il primo dei Visconti aessere investito del titolo ducale,comprato dallimperatore di Boemianel 1395, titolo che legittim unasignoria di fatto che risaliva al 1200.Laltra figura di rilievo fu Ludovico ilMoro, figlio del capitano di venturaFrancesco Sforza, che sposa la fi-glia dellultimo Visconti, dando iniziocos alla dinastia sforzesca. Ludovi-co il Moro, marito di Beatrice dEste,fu uomo politico intraprendente masoprattutto committente colto e atti-vo, che chiam presso la sua corteuomini dingegno come LeonardoDa Vinci, Bramante e molti altri tragli artisti pi aggiornati del panora-ma europeo.La mostra prende inizio da due in-ventari, quello dei gioielli portati in

    dote da Valentina Visconti, figlia diGian Galeazzo, andata in sposa aLuigi di Turenna, fratello del re diFrancia; e quello dei preziosi diBianca Maria Sforza, figlia di Ludo-vico il Moro, andata in sposaallimperatore Massimiliano I. Pro-prio questi elenchi hanno permessodi ricostruire lentit del tesoro vi-sconteo-sforzesco, e di ricostruire edi riunire insieme i principali oggettiper questa mostra.Il percorso si snoda tra pezzi di pre-giata fattura, come gli scudetti di

    Bernab Visconti, zio di Gian Gale-azzo, che ci mostrano una delicatatecnica a smalto traslucido; oppurela preziosa minitura con una dama,

    opera di Michelino da Besozzo, for-se il pi importante miniatore delsecolo, che con tratti fini e delicati cimostra una dama vestita alla modadellepoca, con maniche lunghe efrappate e il tipico copricapo a bal-zo, espressione modaiola delle cor-ti lombarde. Lavoro da mettere aconfronto con il fermaglio di Essen(opera in dirittura di arrivo), pezzodoreficeria finissima, una microscultura rappresentante la stessaenigmatica dama.Altro pregevole pezzo sicuramen-te il medaglione con la Trinit, re-cante il nuvoloso visconteo, em-blema della famiglia, dipinto in smal-to ronde bosse, tecnica tra le piraffinate e costose. Proprio gli smaltisono una delle tecniche pi rappre-sentative delloreficeria visconteo-sforzesca, con un ventaglio di tipo-

    logie vario e virtuosistico, attraversocui le botteghe milanesi erano co-nosciute in tutta Europa. Ma daltraparte Milano aveva una lunga tradi-zione smaltista alle spalle, bastipensare allaltare di Vuolvino, nellabasilica di santAmbrogio.Uno dei passatempi preferiti dellacorte erano le carte: ecco dunquesei bellissimi esemplari di Tarocchi,provenienti da Brera, interamentecoperti di foglia doro, punzonati edipinti, testimonianza unica e benconservata della moda, dei costumi

    e delle tecniche dellepoca. Dalladinastia viscontea si passa poi aquella sforzesca, con reliquari e ta-bernacoli che si ispirano al duomo

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    di Milano per struttura e composi-zione, opere di micro architettura inargento e dipinte in smalto a pittura,come il Tabernacolo di Voghera oquello Pallavicino di Lodi.Ma la miniatura a farla da padro-ne, con il messale Arcimboldi, chemostra Ludovico il Moro, novelloduca di Milano circondato dal suo

    tesoro; il Libro dOre Borromeo, fa-miglia legata a doppio filo a quelladei duchi di Milano; e il Canzoniereper Beatrice dEste, opera del poeta

    Gasparo Visconti, con legaturasmaltata che ripropone fiammelleardenti e un groppo amoroso, ilnodo che tiene uniti i due amanti,raffigurazione illustrata di un sonettodel canzoniere.Anche Leonardo gioca la sua parte,indirettamente, in questa mostra. Ilmaestro si occup infatti anche di

    smalti, perle, borsette e cinture, chealcuni suoi allievi seguirono nelleindicazioni, come ci mostranolanconetta con la Vergine delle roc-

    ce del museo Correr o la Paceproveniente da Lodi. Insomma unpanorama vario e ricco che mostratutto il lusso e la raffinatezza di unadelle corti pi potenti dEuropa.Oro dai Visconti agli Sforza. Finoal 29 gennaio - Museo Diocesano.Corso di Porta Ticinese 95. Orari:tutti i giorni ore 10-18, chiuso luned.

    Costo: 8 intero, 5 ridotto, marte-d 4 .

    Artemisia Gentileschi. Vita, amori e opere di una primadonna del 600

    Artemisia Lomi Gentileschi statauna delle numerose donne pittricidellarte moderna, ma la sola, forse,ad aver ricevuto successo, notorie-t, fama e commissioni importanti inquantit. Ecco perch la mostra Ar-temisia Gentileschi -Storia di una

    passione, ospitata a Palazzo Realee da poco aperta, si propone di ri-studiare, approfondire e far cono-scere al grande pubblico la pittorae le sue opere, per cercare di sle-garla allepisodio celeberrimo di vio-lenza di cui fu vittima. S perch ilnome di Artemisia spesso asso-ciato a quello stupro da lei subito,appena diciottenne, da parte delcollega e amico del padre, AgostinoTassi, che la violent per nove me-si, promettendole in cambio un ma-trimonio riparatore.

    Donna coraggiosa, che ebbe il co-raggio di ribellarsi e denunciare ilTassi, subendone in cambio un lun-go e umiliante processo pubblico, ilprimo di tal genere di cui ci sianorimasti gli atti scritti. La mostra,quasi una monografica, si proponeanche di dare una individualit tuttasua alla giovane pittrice, senza tra-scurare per gli esordi con il padre,lingombrante e severo Orazio Gen-tileschi, amico di Caravaggio e ini-ziatore della figlia verso quel gustocaravaggesco che tanto fu di moda;o senza tralasciare lo zio, fratello diOrazio, Aurelio Lomi, pittore manie-rista che tanto fece per la nipote.Il percorso si snoda dunque dallagiovanile formazione nella bottegapaterna, per una donna pittrice aitempi non poteva essere altrimenti,per arrivare alle prime opere total-mente autonome e magnifiche, di-pinte per il signore di Firenze Cosi-mo II de Medici. La vita di Artemisia

    fu rocambolesca e passionale. Do-po il processo a Roma si spost aFirenze con il neo marito PietroStiattesi, e fu l che conobbe i primisuccessi fu la prima donna a es-sere ammessa allAccademia delDisegno di Firenze- e un grande,

    vero amore, Francesco Maria Ma-ringhi, nobile fiorentino con cui avruna relazione che durer per tutta laloro vita. Dati, questi, che si sonorecuperati solo in tempi recentissimigrazie a uno straordinario carteggioautografo di Artemisia, del marito edellamante. E proprio le lettere so-no state un punto di partenza impor-tante per nuove attribuzioni, scoper-te e ipotesi su dipinti prima nel limbodelle incertezze.In mostra ci sono quasi tutte le ope-re pi famose di Artemisia (peccato

    per un paio di prestiti importanti chenon sono arrivati): le due cruente eviolentissime Giuditte che decapita-no Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi,lette cos spesso in chiave autobio-grafica (Artemisia-Giuditta che de-capita in un tripudio di sangue Olo-ferne/Agostino Tassi); le sensualiMaddalene penitenti; eroine biblichecome Ester, Giaele, Betsabea e Su-sanna; miti senza tempo come Cle-opatra e Danae, varie Allegorie eVergini con Bambino. Ma Artemisiafu famosa anche per i suoi ritratti, dicui pochi esempi ci sono rimasti,come il Ritratto di gonfaloniere o ilRitratto di Antoine de Ville, coscome per i suoi autoritratti. Le fontice la raccontano come donna bel-lissima e sensuale, pienamenteconsapevole del suo fascino e delsuo ruolo, che amava dipingersi allospecchio e regalare queste opere aisuoi ammiratori.

    Cos la mostra si snoda tra Firenze,da cui i coniugi Stiattesi scappanocoperti dai debiti, per arrivare aRoma, Venezia, Napoli e perfino inInghilterra, dove la volle il re Carlo I.Una vita ricca di passioni, appunto,come lamore per la figlia Palmira,

    che diverr anchessa pittrice e vali-do aiuto nella bottega materna cheArtemisia aprir a Napoli fin daglianni Trenta del Seicento, ricca digiovani promettenti pittori comeBernardo Cavallino. Una vita riccaanche di conoscenze e amicizie im-portanti: ventennale il rapporto epi-stolare con Galileo Galilei, cono-sciuto a Firenze, con Michelangelo ilGiovane, pronipote del genio fioren-tino, e anche con una serie di nobilie committenti per cui dipinse le sueopere pi celebri: Antonio Ruffo,

    Cassiano dal Pozzo, i cardinali Bar-berini e larcivescovo di Pozzuoli,per il quale fece tre enormi tele peradornare la nuova cattedrale nel1637, la sua prima vera commissio-ne pubblica.Insomma una donna, una madre eunartista straordinaria, finalmentemessa in luce in tutta la sua gran-dezza, inquadrata certo nellalveodel padre Orazio e di quel caravag-gismo che la resa tanto famosa, mavista anche come pittrice camaleon-tica e dallinventiva straordinaria,capace di riproporre uno stessosoggetto con mille varianti, secondoquella varietas e originalit per cuifu, giustamente, cos ricercata.Artemisia Gentileschi. Storia diuna passione - Fino al 29 gennaioPalazzo Reale. Orari: 9.30-19.30;lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.30-22.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50

    START. Al via la stagione artistica milanese

    Agitazione da primo giorno di scuolaper il mondo dellarte milanese. Ilweek end appena concluso statoinfatti dedicato alla presentazione e

    allinaugurazione di mostre, artisti egallerie. Gara tra gli irriducibili peraccaparrarsi inviti e anteprime, dopodi che tutto stato un gran via vai-

    corri in giro-entra ed esci dai luoghipi interessanti della citt. Anchequestanno levento stato organiz-zato da START MILANO, associa-

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    zione no profit che riunisce trenta-sette gallerie tra le pi dinamiche eattive nellambito dellarte contem-poranea. Gallerie che durante loscorso week end hanno tenuto orarispeciali, serali e prolungati, perpermettere al pubblico, sempre nu-meroso, di visitare e vedere checosa c di nuovo in galleria. Molte

    le proposte, che rimarranno visitabiliper lo pi fino a novembre, sparseper tutta la citt, rintracciabili sul sitodellassociazione,www.startmilano.com Vorrei dare per unattenzione par-ticolare alla zona di Lambrate, nuo-vo centro pulsante del design edellarte contemporanea. Un poscomodo forse, ma adatto per ospi-tare le grandi gallerie che di negoziohanno ormai ben poco, e che as-somigliano sempre pi a garage ehangar per ospitare opere di inusita-te proporzioni. Dopo anni di gloriosaattivit in corso di Porta Nuova, hafatto capolino qui anche la galleriaMimmo Scognamiglio Artecontem-poranea, proprio in un ex comples-so industriale Hyundai. La mostrainaugurale si intitola What?, unacollettiva di ventisei artisti, nominuovi e vecchi, che vuole interro-garsi e interrogare sul percorso arti-stico della galleria, le tendenze e-merse e quello che invece potrebbenascere da progetti e collaborazionifuture. Paladino, Neumann, il Bat-man gigante di Adrian Tranquilli e

    lAndy Warhol di Gavin Turk sonosolo alcuni degli interessanti lavoriesposti, completati dalle installazionisulla terrazza di Lucio Perone, Phi-lippe Perrin, Peppe Perone e AlexPinna.Accanto un altro spazio interessan-te, non legato al circuito START: laGalleria Alessandro De March, con

    una mostra, che prende il nome dalsuo autore, sul giovane artista diPordenone Mauro Vignando. Unartista che lavora con i materiali pidiversi, pittura, scultura, fotografia evideo arte. Sono opere concettuali,che prevedono il lavoro dello spetta-tore nella costruzione di un sensotutto personale. Specchi, legno, al-luminio e marmo di Carrara sonoalcuni dei materiali usati per crearemoduli geometrici, blocchi e serran-de da indagare.Non si pu dimenticare poi la Mas-simo De Carlo, caposaldo tra le gal-lerie milanesi, che ospita la mostrapersonale Basements di MassimoBartolini. Una grande scultura inbronzo, che d il titolo allespo-sizione, ha per protagonista la terra,vista come madre e connessa allanecessit di mettere radici. C an-che La strada di sotto, installazio-ne fatta da centinaia di lampadinecolorate e luminarie, che si accen-dono a intermittenza seguendo isuoni e le parole del protagonista diun video, esposto in una seconda

    sala, don Valentino, il parroco chedavvero monta quelle luminarie nel-la festa del suo paese, in Sicilia. Ul-tima galleria da menzionare laFrancesca Minini Gallery, con lamostra di Simon Dybbroe Moller,intitolata O, che si interroga sullevalenze del segno O: unapertura,un cerchio, un volume, attraverso

    video, segni e sculture dellartistadanese.Ma non c stato solo START a mo-vimentare questo week end milane-se. Ha finalmente aperto, tra stupo-re e incredulit, anche la prima sedeitaliana di una delle gallerie pi im-portanti della scena mondiale: laLisson Gallery. Perch in tempi dicrisi una galleria come la Lisson a-pre in Italia? Intanto non dimenti-chiamo che, a diversificare ulterior-mente la scena milanese, a breveripartiranno le grandi retrospettive diPalazzo Reale, dedicate a due pro-tagonisti della storia dellarte: Arte-misia Gentileschi e Paul Cezanne.

    Galleria Francesca Minini - SimonDybbroe Mller - "O". Fino al 5 no-vembre 2011 via Massimiano, 25 .Marted>sabato 11>19.30; - Galle-ria Alessandro De March, MauroVignando. 15 : 09 : 112, fino al 5novembre. via Massimiano 25. Mar-ted>venerd 12>19. Sabato 14>19..

    Doppio Kapoor a Milano

    Sono tre gli appuntamenti che lItaliadedica questanno ad Anish Kapoor,artista concettuale anglo-indiano.Due di questi sono a Milano, e sipreannunciano gi essere le mostrepi visitate dellestate. Il primo allaRotonda della Besana, dove sonoesposte sette opere a creare unamini antologica; il secondo "DirtyCorner", installazione site-specificcreata apposta per la Fabbrica delVapore di via Procaccini. Entrambecurate da Demetrio Paparoni eGianni Mercurio, con la collabora-zione di MADEINART, gli stessinomi che hanno curato anche la re-trospettiva di Oursler al Pac.Una mostra di grande impatto visi-vo, quella della Besana, con operefatte di metallo e cera, realizzatenegli ultimi dieci anni e che sonopresentate in Italia per la prima vol-ta. Opere di grande impatto s, madal significato non subito compren-sibile. Kapoor un artista che simuove attraverso lo spazio e la ma-

    teria, in una continua sperimenta-zione e compenetrazione tra i due,interagendo con lambiente circo-stante per cercare di generare sen-

    sazioni, spaesamenti percettivi, cheporteranno a ognuno, diversi, maga-ri insospettabili significati, comespiega lartista stesso. Ecco perchnon tutto lineare, come si pu ca-pire guardando le sculture in acciaioC-Curve (2007), Non Object (Do-or) 2008, Non Object (Plane) del2010, ed altre che provocano nellospettatore una percezione alteratadello spazio. Figure capovolte, de-formate, modificate a seconda dellaprospettiva da cui si guarda, un for-te senso di straniamento che portaquasi a perdere l'equilibrio. Questesolo alcune delle sensazioni che lospettatore, a seconda dellet e de l-la sensibilit, potrebbe provare da-vanti a questi enormi specchi metal-lici.Ma non c solo il metallo tra i mate-riali di Kapoor. Al centro della Ro-tonda troneggia lenorme My RedHomeland, 2003, monumentale in-stallazione formata da cera rossa (ilfamoso rosso Kapoor), disposta in

    un immenso contenitore circolare ecomposta da un braccio metallicoconnesso a un motore idraulico chegira sopra un asse centrale, spin-

    gendo e schiacciando la cera, in unlentissimo e silenzioso scambio tracreazione e distruzione. Unopera,come spiegano i curatori, che nonpotrebbe esistere senza la presenzaindissolubile della cera e del bracciometallico, in una sorta di positivo enegativo (il braccio che buca la ce-ra), e di cui la mente dello spettato-re comunque in grado di rico-struirne la totalit originaria.Il lavoro di Kapoor parte sempre dauna spiritualit tutta indiana che sicaratterizza per una tensione misti-ca verso la leggerezza e il vuoto,verso limmaterialit, intesi comeluoghi primari della creazione. Eccoperch gli altri due interessanti ap-puntamenti hanno sempre a chefare con queste tematiche: DirtyCorner, presso la Fabbrica del Va-pore, un immenso tunnel in acciaiodi 60 metri e alto 8, allinterno deiquali i visitatori potranno entrare, eAscension, esposta nella Basilicadi San Giorgio Maggiore a Venezia,

    in occasione della 54 Biennale diVenezia. Opera gi proposta in Bra-sile e a Pechino ma che perloccasione prende nuovo significa-

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    www.arcipelagomilano.org

    n.38 III 2 novembre 2011 15

    to. Uninstallazione site-specific chematerializza una colonna di fumo dauna base circolare posta in corri-spondenza dellincrocio fra transetto

    e navata della maestosa Basilica eche sale fino alla cupola.

    Anish Kapoor - Fabbrica del Vapo-re, via Procaccini 4 fino all12

    gennaio 2012 Orari: lun 14.30 -19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov esab 9.30-22.30. Costi: 6 per cia-scuna sede, 10 per entrambe lesedi.

    CINEMA

    questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. [email protected]

    Il gioiellinodi Andrea Molaioli [Italia/Francia, 2011, 110]

    con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Fausto Maria Sciarappa

    Il ragionier Botta (Toni Servillo) nonsi scompone mai. La sua aria fer-ma e determinata mentre si avvicinaalla scrivania del Dott. Rastelli (Re-

    mo Girone), proprietario della Leda.Il direttore finanziario ha di fronte as un uomo distrutto, distinto e reat-tivo fino a quel giorno, ormai con lacamicia sbottonata e la cravattaslegata come a rivelarci la resa.Ernestino, come ama chiamarlo ilsuo titolare, quando porta un pro-blema porta anche la soluzione. LaLeda, l'azienda di cui anima, cer-vello e braccio tutta la sua vita.Non pu tentennare o fallire inun'occasione come questa. La suasoddisfazione riportare luce e spe-

    ranza negli occhi spenti di Rastelli.La risolutezza che lo contraddistin-gue la sua arma per riesumarecontinuamente la Leda dal baratro.Se i soldi non ci sono, inventiamo-celi. Scandisce con continue pauseche enfatizzano la sua immorale ediabolica genialit ormai al serviziodella finanza creativa e non pi utilea vendere e distribuire latte o pro-dotti alimentari.

    Questo incontro drammatico e cru-ciale si svolge tra le mura dellastanza di un presidente sull'orlo delfallimento ma potrebbe aver luogo

    nell'ultimo dei gironi infernali. Tutti ipeccati sono gi stati commessi,ogni valore professato e sbandiera-to come etica e innocenza statocancellato come la pi inutile tra lespese di bilancio.Il latte, prodotto cardine di questasociet, ha un ruolo volutamenteirrilevante all'interno della pellicola.D'altronde con il latte non si gua-dagna. Il latte non d marginalitripete ossessivamente la sorella alDott. Rastelli. Il prodotto finito insecondo piano. L'economia reale

    viene irrimediabilmente surclassatadalla finanza.Il Gioiellino un film di impegno ci-vile e il suo pregio quello di porta-re una denuncia ad ampio raggio.Andrea Molaioli, il regista, ha sceltodi portare sullo schermo una storiaindipendente dal caso Parmalat.Non si limitato a condannare un'a-zienda o un'espe