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632 - aracneeditrice.it · di letteratura popolareggiante vi è una più robusta aderenza al tipo me-ridionale. La precoce toscanizzazione è, però, anche un processo me- ... Seneca,

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Al Prof. Pietro Trifone, prodigo di consigli e di incoraggiamenti, va tutta la miagratitudine.Un sincero ringraziamento alla Prof.ssa Maddalena Signorini per la disponibilitàe la competenza paleografica cui più volte sono ricorsa.Un grazie anticipato a coloro che rimedieranno, con critiche e osservazioni, allemanchevolezze inevitabilmente presenti.

Valentina Giuliani

IL GLOSSARIO INEDITODI DOMENICO GALLINELLA

(VELLETRI 1486)

Copyright © MMXARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma(06) 93781065

ISBN 978–88–548–3368–5

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: settembre 2009II edizione: luglio 2010

5

INDICE

Premessa 7

Capitolo I. Lo Zibaldone di Gallinella 9

1. Il manoscritto IN. III–19 9 2. Datazione e composizione 12

3. Magister e discipulus 14

4. Il «Glossario latino–velletrano» 17

5. Lo studio del latino 19

Capitolo II. La Lingua del Glossario 23

1. Le condizioni dialettologiche 23

2. Note sulla grafia 28

3. Fonetica 31

4. Morfologia 46

5. La struttura delle parole 50

6. Aspetti di sintassi 51

7. Il lessico 53

8. Conclusioni sulla lingua del Glossario 57

Capitolo III. Il «Glossario latino–velletrano» 61 1. I criteri di edizione 61

2. Lemmario 65

Indice dei lemmi latini 123

Indice dei lemmi volgari 141

Bibliografia 161

7

PREMESSA

L‘inedito zibaldone scolastico di Domenico Gallinella rappresenta

un esempio paradigmatico di come doveva strutturarsi l‘attività scola-

stica in epoca umanistica.

Tra le carte del manoscritto trova posto il Glossario latino–volgare

che dà il titolo al volume; si tratta di un repertorio lessicale che fa del

dialetto un uso strumentale di confronto pratico con il latino, lingua da

conquistare.

L‘edizione del Glossario, sulla scia degli studi avviati da Ignazio

Baldelli, apre il ventaglio dei glossari bilingui di tradizione italiana e

consente la fruizione di nuovi dati utili per la ricostruzione della storia

e delle modalità di trasmissione dei repertori lessicali lungo il corso

dei secoli.

Il velletrano, esposto a diverse latitudini dialettali e collocato sullo

scacchiere geo–linguistico dei dialetti viciniori castellani, ―zona gri-

gia‖ della dialettologia laziale segnata da una importante variabilità

linguistica interna, partecipa al dialogo che i dialetti della campagna

romana intrecciano ab antiquo con il romanesco della città.

Il dialetto velletrano non si manifesta con il suo cromatismo lingui-

stico genuino perché deve adeguarsi a due uffici: ―spiegare‖ il latino,

secondo un processo che va dal noto all‘ignoto, e tendere al tipo lin-

guistico del centro più prestigioso dell‘area, il romanesco in via di to-

scanizzazione. L‘allineamento alla varietà del romanesco ―medio‖ im-

pone al velletrano la rinuncia di quei tratti avvertiti come troppo mar-

cati in senso locale.

Il litostròto dialettale è certamente centro–meridionale, sebbene la

lingua del Glossario esibisca esiti fonetici sconosciuti ai dialetti di a-

rea mediana e meridionale, esiti che, al contrario, stabiliscono emble-

maticamente la solidarietà tra romanesco antico e toscano.

Sul Glossario il processo di Toskanisierung passa per via letteraria,

data la gestazione scolastica dell‘opera, ma la stessa tipologia testuale

avrà avuto il suo peso nelle scelte linguistiche delle annotazioni lessi-

cologiche, se pensiamo che in altri loci del quaderno occupati da testi

8 Premessa

di letteratura popolareggiante vi è una più robusta aderenza al tipo me-

ridionale. La precoce toscanizzazione è, però, anche un processo ―me-

diato‖ da Roma, a conferma dei complessi fenomeni di delocalizza-

zione linguistica che caratterizzavano l‘area.

9

I

LO ZIBALDONE DI GALLINELLA

1. Il manoscritto IN. III–19

Il manoscritto IN. III–19, conservato presso il Fondo Antico della

Biblioteca di Velletri, sebbene già citato in diversi lavori specialistici

rivolti allo studio dei dialetti di Roma e del Lazio, rimane una rarità

bibliografica che merita ancora attenzione, specialmente per le carte

tuttora inedite1. Si tratta di un quadernuccio di scuola della seconda

metà del Quattrocento appartenuto al giovane Domenico Gallinella,

discepolo del maestro veliterno Antonio Mancinelli; lo Zibaldone rac-

coglie, infatti, le lezioni tenute dal magister e gli esercizi svolti dal di-

scepolo come attività di ripasso e studio individuale. La metodicità di-

dattica è la cifra del volume, nel quale convivono regole di grammati-

ca, strofe poetiche, testi religiosi e spazi deputati ai frequenti riferi-

menti alle Auctoritates2. L‘apprendimento della lingua latina nei suoi

aspetti grammaticali e lessicali non viene disgiunto dalla necessità di

corredare il discepolo di un ricco bagaglio culturale.

Più precisamente, così come si presenta oggi, il quaderno consta di

otto unità disposte secondo il seguente ordine fascicolare:

1

Nel catalogo cartaceo del Fondo Antico della Biblioteca di Velletri il cod. pre-

senta due antiche segnature: K. IV. 1 e N. IV. 3. Il manoscritto è descritto brevemen-

te in D‘Achille–Giovanardi (1984, p. 122): «Zibaldone scolastico–secolo XV ex.

Raccolta delle lezioni tenute dall‘umanista Antonio Mancinelli nel 1486 a Roma, a

cura del suo allievo velletrano Domenico Gallinella. Nel testo vi sono glosse in vol-

gare velletrano a parole latine–Fonti: Velletri, Bibl. comun. IN III 19, originale–testo

inedito. Bibliografia: G. Crocioni, p. 29, nota 5». Si veda Vignuzzi (1984, nota 14,

p. 12). Cfr. anche Trifone P. (1992, pp. 143–145); nonché il cit. Crocioni (1907). 2 Le Auctoritates citate nelle cc. 72r–84v: Beatus Ieronimus, Lactantius, Agusti-

nus, Lucas, Seneca, Xenophon, Isidorus, Zaccarias, Danielis, Cicero, Terentius, Sa-

lustius, Lucanus, Catullus, Gregorius, Sapiens Salomon, Ambrosius.

10 Capitolo I

— le cc. 1–11, a stampa, sono tratte dall‘opera mancinelliana Re-

gulae Constructionis3;

— le cc. 12–29, manoscritte, raccolgono paradigmi verbali ed av-

verbi di luogo tratti dall‘opera a stampa Regulae Constructionis4;

— le cc. 30–36, manoscritte, ospitano più nuclei: una poesia, brevi

sequenze latine (strutturate secondo la formula peto a te… respondeo

que…), passi ciceroniani, nonché voci ispirate agli argomenti trattati

nelle opere a stampa Summa Declinationis Lexicon e Liber de Flori-

bus5;

— le cc. 37–51, manoscritte, contengono una versione del cantare

di Florio e Biancofiore;

— le cc. 52–61, a stampa, con annotazioni marginali manoscritte,

sono tratte ancora dalle Regulae Constructionis6;

— le cc. 62–84, manoscritte, conservano il glossario latino–

velletrano;

— le cc. 85–90, frammento di stampa, ospitano la storia in ottave

di Piramo e Tisbe7;

— le cc. 91–174, manoscritte e datate a partire dall‘anno 1620,

contengono le traduzioni scolastiche dal latino in italiano, e viceversa,

di Domenico Gallinella Giuniore.

3

Secondo l‘analisi codicologica del catalogo cartaceo consultabile presso il Fon-

do Antico di Velletri, le cc. 1–11 sarebbero un frammento dell‘incunabulo stampato

presso la tipografia romana di Bartholomeus Guldinbeck nel 1485. Le Regulae Con-

structionis si trovano in Omnia Opera di Mancinelli, la quale contiene (corrisponde

al vol. K. V. 21. di Velletri): Regulae Constructionis, Summa Declinationis, Summa

Lexicon, Palladius Soranus ad Iulium («Ioanne Tacuino de Tridino, Venetiis M. D.

XIX. Die III Augusti»), Thesaurus de varia constructionis, Latini Sermonis Empo-

rium, Speculum de moribus e officiis, Vitae Silva, Statio totius Anni, De poetica vir-

tute, Palladius Soranus ad Papirium («Ioanne Tacuino de Tridino, Venetiis M. D.

XIX. Die XIII Augusti»), Carmen de Floribus, Carmen de figuris, Hexameron Epi-

grammatum, Palladius Soranus ad Flaccum. 4

In Manc., Omnia Opera, cit.

5 In Manc., Omnia Opera, cit.

6 In Manc., Omnia Opera, cit.

7 Secondo quanto si ricava dal catalogo cartaceo di Velletri si tratta di un incuna-

bulo stampato a Cosenza presso Ottaviano Lalomoni nel 1478. Cfr. Crocioni (1903,

pp. 3–41).

61

III

IL «GLOSSARIO LATINO–VELLETRANO»

1. I criteri di edizione

Gli interventi sulle caratteristiche del testo originario sono limitati

all‘uso dell‘accentazione e della segmentazione delle parole secondo

l‘uso moderno (tuttavia per gli avverbi in –mente si è conservata la so-

luzione discreta). È stato rispettato l‘uso dello scrivente di dotare della

maiuscola le voci assunte a lemma.

Le operazioni di sanamento sono affidate alle parentesi: fra quadre

vengono inserite le singole lettere mancanti o illeggibili; puntini di so-

spensione tra quadre indicano, invece, i luoghi ove non sia stato pos-

sibile intervenire con una lettura interpretativa (se vi sono puntini infe-

riori o superiori a tre si intenda una lettera mancante per ogni punti-

no); tra parentesi uncinate si segnala l‘espunzione. Non sono stati in-

seriti segni come barre oblique o punti di divisione tra una parola e

l‘altra, affidando alle note dell‘apparato filologico–editoriale il compi-

to di rendere conto delle particolarità grafiche del testo manoscritto.

Non si è intervenuti sulle caratteristiche del testo volgare che potesse-

ro far supporre l‘interferenza del sistema fonologico del giovane di-

scipulus, come gli ipercorrettismi, le geminazioni aberranti delle con-

sonanti intervocaliche e gli scempiamenti.

Le abbreviazioni sono state sciolte in parentesi tonde nel rispetto

delle abitudini del trascrittore. In presenza del titulus per la nasale di-

nanzi a consonante labiale, è stato scelto di risolvere in m o n a secon-

da del suono successivo. Di fronte al segno di abbreviazione simile a

9, si è risolto con lo scioglimento in con; in (et) la nota tironiana a

forma di 2; in (idest) la .i.1

1

Si è fatto riferimento a A. Cappelli, Dizionario di Abbreviature latine ed italia-

ne, Milano, Hoepli, 2006; lo studio delle abitudini grafiche del giovane scrivente

permette di poter affermare che tendenzialmente vi sia stato un uso appropriato delle

abbreviazioni (benché ciò non possa mettere al riparo da possibili sviste o semplici

trascorsi di penna).

62 Capitolo III

Dal momento che le cc. 62–84 del ms. non ospitano una continua

sequenza di lemmi (intere carte, infatti, sono occupate da nuclei tema-

tici diversi, siano essi passi di ispirazione biblica o argomenti di lette-

ratura classica), è stato stabilito di costruire l‘edizione esclusivamente

sulle voci latine che abbiano una glossa volgare; la mancata continuità

nell‘ordine progressivo delle carte si giustifica, dunque, con l‘assenza

di lemmi volgari all‘interno di una determinata carta.

Poiché la glossa traducente non è sempre in volgare, sono state e-

stromesse dalla presente edizione le voci che non contemplino alcun

elemento volgare, fatta eccezione per alcuni particolari casi. La glossa

in latino è stata mantenuta:

1. qualora fosse risultato arduo decidere dell‘appartenenza di

una voce al versante latino o a quello volgare;

2. perché la sua soppressione avrebbe reso meno perspicua o

incompleta la glossa in volgare con la quale condivide l‘ambito se-

mantico (talvolta si è optato per la sua collocazione nell‘apparato filo-

logico piuttosto che a testo);

3. per rendere ragione al non infrequente trapasso dall‘uno

all‘altro codice linguistico.

Vengono esclusi, invece, i lemmi sprovvisti di glossa (in alcuni

casi particolari, sono state riportate nelle note del secondo apparato le

voci che presentano una glossa latina. Anche se ripetuti, i lemmi latini

corredati di glossa volgare non sono stati estromessi.

All‘originaria disposizione dei lemmi su due colonne è stata prefe-

rita una soluzione unicolonnare.

L‘oscillazione del valore consonantico e vocalico di u è stata risolta

adottando, rispettivamente, la v per la labiodentale e u per la vocale

velare. Vengono conservate, così come si trovano nel manoscritto, le

occorrenze grafiche di j e i, adoperate con grande libertà dal giovane

discipulus. Si sono differenziati gli omografi monosillabici mediante

l‘impiego dell‘accento.

Due tipologie di apparati accompagnano l‘edizione del glossario.

Quella di natura editoriale e filologica occupa la prima fascia imme-

diatamente sotto la sequenza dei lemmi: in essa si segnalano idiosin-

crasie grafiche, depennamenti, trascorsi di penna ed eventuali frain-

Il «Glossario latino–velletrano» 63

tendimenti dello scrivente; la seconda fascia di note, di più ampio re-

spiro, stabilisce i rinvii testuali interni ed esterni, quest‘ultimi fondati

soprattutto sui repertori lessicali già editi, con l‘intento di mostrare la

ricorsività delle voci nei glossari latino–volgari (fatto che corrobora il

nutrito sospetto circa l‘esistenza di possibili fonti comuni, o comunque

la frequentazione di stessi modelli repertuali da parte di coloro che in-

tendevano allestire un repertorio di natura lessicale).

L‘edizione del Glossario latino–velletrano consta di tre parti distin-

te, in quanto le voci vengono recuperate da diversi loci dello Zibaldo-

ne scolastico; nel Lemmario (L) si raccolgono i lemmi che provengo-

no dalle cc. 62–84. Segue il Lemmario avverbiale (LA), un corpus di

avverbi locativi, corredati di glossa volgare. Il LA, corrispondente alle

cc. 25r/v, 26r/v del quaderno di scuola, ospita settantadue forme av-

verbiali ispirate alle Regulae Constructionis di Mancinelli (cc. B iii r–

B iii v)2. La terza parte è l‟Appendice lessicale (AL); corrisponde alle

cc. 33r, 34v, 35r, 36r del ms. e attinge abbondantemente il suo mate-

riale dalle opere a stampa del Mancinelli, soprattutto dal Liber de Flo-

ribus3.

2

In Manc., Omnia Opera, cit. (vol. K. V. 21. di Velletri). Per ragioni di spazio

nel secondo apparato dell‘edizione si troverà il solo richiamo all‘autore Mancinelli e

all‘opera interessata, dal momento che sono tutte contenute nel vol. K. V. 21. di Vel-

letri (v. nota 3 del Cap. I).

3 In Manc., Omnia Opera, cit.

Il «Glossario latino–velletrano» 65

2. Lemmario

(c. 62r)

Abjuro abjuras p(er) negare co(n) juramento 1

Altuter altutera uno piò de doi

Actu(m) acti presta me(n)te

Amurcha amurce la morca del‘olio

Agniportu(m) agniporti la via strecta 5

Asilu(m) asili la exlesia dove no(n) se pò

Agnina agnine lo varevone

Arcades ubrs jn grecia

________________________________________________________ L2 Ripetuto a L321. In Vignuzzi (1984), c. 94r, 457, Lemmario Avverbiale: alter u-

tru(m), l‟uno (et) l‟alt(r)o. In Arcangeli (1997), c. 9r, 455, 464, 466: Alius (…)

l‟altro de più de duy; Alter (...) l‟uno de duy tanto; Alteruter (…) questo o quello o

l‟uno o l‟altro (…). In Pelle (2001): «L‟uno de‟ doi Alter; Alteruter».

L4 Dal lat. parl. *amŭrc(u)la(m), dim. del lat. class. amŭrca, a sua volta adattamento

del gr. amórgē ‗feccia dell‘olio‘. In Navarro Salazar (1985), f. 71r, 413: Hec amur-

ca, ce id est la forca dela pallia; nel nostro Glossario il termine indica il deposito la-

sciato dall‘olio per chiarificazione spontanea. Con questo valore semantico la voce

si trova pure in Arcangeli (1997), c. 10v, 555: Amurca (…) la fece del olio. Si veda

Cap. II, 7.

L6 In Arcangeli (1997), c. 14v, 796: Asilum (…) lo refugio. In Monaci (1920, p. 84):

Xilum […] dicto casa de misericordia et de refugio. In Gambacorta (2007), L881:

h(oc) asilu(m) –li refugii dom(us) […].

L7 In Crocioni (1907): «varevono (od. varvone) […] male alla gola (di cavalli, buoi,

ecc.)». In Manc., Flores (A iiiiii v) viene così spiegata la patologia: «Angina: Est

genus hæc morbi faucisq(ue) Angina: q(ui) angat». Cfr. DEI, s. v. barbone ‗strangu-

glione‘, malattia epizootica dei giovani bufali. Si veda Cap. II, 7.

66 Capitolo III

Agnulus agnuli lo ca(n)tone

Amnuo amnuis p(er) circu(n)nare 10

Arvearium arvearii lo copello (et) la cop[e]lla1

Anzericus anzerica anzericu(m) de oca

Arveatim torta me(n)te

Amaracus amaraci la p(er)sa

Anceps dubio 15

Antie antiaru(m) li capelli delle do(n)ne

Aditu(m) aditi la sacrestia

Arbustu(m) l‘arboreto

________________________________________________________ 1 lla nell‟interlinea.

___________________________________________________________________

L9 In Savonese (1489): Angulus… el cantone di la casa; in Arcangeli (1997), c.

11v, 614: Angulus (…) lo cantono. Si veda Mattesini (1985) s. v. cantoni ‗grosso

sasso‘.

L11 In Crocioni (1907): «copello arnia […], oggi cupiello, –ellitto […]». In Mari-

noni (1955): ‗alveare ris et alvearium rii… vas apum quod dicitur cupugluni‘; in

DEI, s. v. copiglio (compiglio, coviglio) ‗alveare‘; velletrano cupeglitto. In Navarro

Salazar (1985), f. 79v, 750: Hoc alveare id est lo buçço deli lapi. In Pelle (2001):

«Loco dove stano li buchij da le ape Alvearium». Si veda Cap. II, 3.1. e 7.

L12 Cfr. Navarro Salazar (1985), f. 61r, 7: Hic anser id est l‟oca […]. Da notare il

passaggio ns > nz nella voce latina, per cui si veda Cap. II, 3.12.

L14 In Crocioni (1907): «persa prezzemolo; (in vellet. pressita persa)». Si veda

Cap. II, 7.

L15 Il lemma è ripetuto a L209. In Arcangeli (1997), c. 11v, 607: Anceps (…) du-

bioso o ch(e) taglia da duy parte.

L16 Cfr. Baldelli (1971), c. 58r, 3: Hic capillus –li […] lu capillo. Nel nostro Glos-

sario la voce capelli non presenta chiusura metafonetica; cfr. Cap. II, 3.1.

L17 Dal lat. Abdo ‗nascondere‘; da intendere come il luogo annesso alla chiesa ove

si custodiscono gli arredi sacri.

L18 In Barzizza (1514): lo loco unde cresce li arbori selvatici (Arbustum); in Ar-

cangeli (1997), c. 13v, 727: Arbustum (…) loco ove crescono le arbore o arbore no-

vella.

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