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PERCORSO 1 2 Il teatro: breve storia COMPETENZE DI BASE Cogliere lo sviluppo cronologico di un genere ABILITÀ Cogliere le trasformazioni diacroniche del genere teatrale CONOSCENZE Nozioni essenziali sulla storia del teatro dalle origini all’età contemporanea 1. Le origini del teatro La nascita nella Grecia antica Le più antiche testimonianze di testi teatrali documentati a noi note risalgono al V secolo a.C. e rientrano nella storia della letteratura greca. Si tratta di alcune tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, e di alcune commedie di Aristofane, le uniche a essere sopravvissute all’interno di una produzione che era ben più vasta (conosciamo infatti i titoli di molte opere che non ci sono giunte) e comprendeva molti altri autori. Le rappresentazioni teatrali avvenivano in edifici appositamente co- struiti in pietra, di forma semicircolare, con gradinate che risalivano ad- dossandosi al fianco di una collina, un emiciclo riservato al coro e una scena destinata agli attori. Esse si svolgevano a spese dei cittadini più fa- coltosi ed erano aperte a un pubblico popolare, molto vasto. Venivano organizzate solo in occasioni religiose, come ad esempio durante la festa di Dioniso ad Atene, chiamata «Grandi Dionìsie». Le tragedie presentano sempre un argomento mitico (tranne I persiani di Eschilo) e sviluppano la storia di eroi ben noti al pubblico greco, come Edipo, Agamennone, Eracle, Aiace. Se le tragedie sono incentrate sulla vicenda di nobili eroi, le commedie hanno per protagonisti uomini dabbene e ridicoli, che suscitano il riso del pubblico. Il genere teatrale nell’antica Roma A Roma il teatro si sviluppò soprattutto nel genere della commedia, ma non mancarono autori di tragedie, come Ennio, Pacuvio e Accio. La rap- presentazione aveva un puro scopo ludico e in un primo momento non avveniva in strutture fisse, ma su palcoscenici allestiti per l’occasione, che poi venivano smontati; solo in un secondo momento nacquero anche a Roma teatri di pietra a imitazione di quelli greci, con l’unica differenza che non erano addossati a colline. Le commedie di Plauto (255 ca-184

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PERCORSO

1

2Il teatro: breve storiaCOMPETENZE DI BASE❱ Cogliere lo sviluppo cronologico di un genere

ABILITÀ❱ Cogliere le trasformazioni diacroniche del genere teatrale

CONOSCENZE❱ Nozioni essenziali sulla storia del teatro dalle origini all’età contemporanea

1. Le origini del teatro

La nascita nella Grecia antica

❱ Le più antiche testimonianze di testi teatrali documentati a noi note risalgono al V secolo a.C. e rientrano nella storia della letteratura greca.

Si tratta di alcune tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, e di alcune commedie di Aristofane, le uniche a essere sopravvissute all’interno di una produzione che era ben più vasta (conosciamo infatti i titoli di molte opere che non ci sono giunte) e comprendeva molti altri autori.Le rappresentazioni teatrali avvenivano in edifici appositamente co-struiti in pietra, di forma semicircolare, con gradinate che risalivano ad-dossandosi al fianco di una collina, un emiciclo riservato al coro e una scena destinata agli attori. Esse si svolgevano a spese dei cittadini più fa-coltosi ed erano aperte a un pubblico popolare, molto vasto. Venivano organizzate solo in occasioni religiose, come ad esempio durante la festa di Dioniso ad Atene, chiamata «Grandi Dionìsie».Le tragedie presentano sempre un argomento mitico (tranne I persiani di Eschilo) e sviluppano la storia di eroi ben noti al pubblico greco, come Edipo, Agamennone, Eracle, Aiace.Se le tragedie sono incentrate sulla vicenda di nobili eroi, le commedie hanno per protagonisti uomini dabbene e ridicoli, che suscitano il riso del pubblico.

Il genere teatrale nell’antica Roma

A Roma il teatro si sviluppò soprattutto nel genere della commedia, ma non mancarono autori di tragedie, come Ennio, Pacuvio e Accio. La rap-presentazione aveva un puro scopo ludico e in un primo momento non avveniva in strutture fisse, ma su palcoscenici allestiti per l’occasione, che poi venivano smontati; solo in un secondo momento nacquero anche a Roma teatri di pietra a imitazione di quelli greci, con l’unica differenza che non erano addossati a colline. Le commedie di Plauto (255 ca-184

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Il testo teatrale2

a.C.) replicarono i modelli della commedia greca e li adattavano alla so-cietà romana, con risultati esilaranti. Altro notevole autore di commedie fu Terenzio (190 ca-159 ca a.C.).Nelle loro opere tende ad affermarsi appieno una caratteristica che era in parte già propria della commedia greca: i personaggi sono tipi “fissi”, senza una vera caratterizzazione, senza alcuna profondità psicologica. Avremo dunque il vecchio avaro, il soldato fanfarone, il giovane inna-morato, lo schiavo furbo e così via.

2. Il teatro nell’età medievale e moderna

La sacra rappresentazione

Durante il Medioevo il genere teatrale si trasformò completamente, an-che per l’influenza della Chiesa, che condannava aspramente sia le tema-tiche pagane delle tragedie sia la licenziosità delle commedie, considera-te inutili e volgari.

❱ Scomparvero i teatri, ma si sviluppò il genere della sacra rappresentazione, una messinscena di fatti riguardanti il Vecchio e il Nuovo Testamento; tale spettacolo avveniva nelle piazze, solitamente davanti al sagrato di una chiesa, ed era gratuito e aperto a tutti.

La riscoperta dei generi antichi

Nell’età del Rinascimento si riscoprì il valore del teatro antico. Vennero riprese le rappresentazioni delle opere di Plauto e Terenzio, sia in latino che nella traduzione italiana. Inoltre alcuni autori, come Ludovico Ario-sto e Niccolò Machiavelli, ne composero di nuove, ispirandosi ai modelli classici.

Nell’antica Grecia alle rappresentazioni teatrali erano riservati spazi appositi: si trattava di strutture in pietra di forma semicircolare, con gradinate che risalivano addossandosi al fianco di una collina.

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PERCORSO 2 ❱ Il teatro: breve storia 3

❱ Verso la metà del Cinquecento si sviluppò la Commedia dell’Arte, basata in gran parte sull’improvvisazione e priva di un testo scritto completo; i comme-dianti interpretavano personaggi fissi dal carattere ben preciso, alcuni dei quali corrispondevano alle maschere del Carnevale ed erano ben noti al pubblico.

A partire dal Seicento fiorì una ricca tradizione teatrale che si differen-ziava di Paese in Paese, raggiungendo risultati brillanti in Francia, con le tragedie di Pierre Corneille (1606-1684) e Jean Racine (1639-1699) e le commedie di Molière (1622-1673); in Spagna, con Lope de Vega (1562-1635) e Calderón de la Barca (1600-1681); in Inghilterra, con William Sha-kespeare (1564-1616), la cui fama nel firmamento della letteratura mon-diale è paragonabile solo a quella di Dante.In Italia Carlo Goldoni (1707-1793) rinnovò profondamente i modi del-la Commedia dell’Arte, realizzando commedie che mettevano in scena personaggi borghesi comuni del suo tempo. Sempre nel Settecento, Vit-torio Alfieri (1749-1803) compose tragedie in versi.

3. Il teatro contemporaneo

Teatro realistico e teatro lirico

Un profondo rinnovamento del genere avvenne nella seconda metà dell’Ottocento, quando le teorie letterarie del Naturalismo francese con-dizionarono anche il teatro europeo. Si distingue tra tutti il caso del grande drammaturgo Henrik Ibsen (1828-1906), che mette in scena uno spaccato realistico della società borghese del XIX secolo con tutti i suoi problemi e le sue finzioni.

❱ Per reazione a questo teatro realistico, che mirava a riprodurre con estrema fedeltà i drammi dell’uomo, si sviluppò verso la fine del secolo un teatro lirico, che privilegiava l’espressività della parola affidandosi alla musicalità del verso.

Questo teatro, che possiamo definire teatro di parola porta sulla scena l’interiorità dei personaggi, avvolgendola spesso in un alone di suggesti-vo mistero, di poesia, di sogno. Mirabile esempio, in questa produzione, è il Cyrano de Bergerac (1897) del francese Edmond Rostand (1868-1918), scritto in versi alessandrini e ambientato nel Seicento: Cirano possiede un animo sensibile e delicato ed è innamorato della cugina Rossana, che a sua volta ama Cristiano, e aiuta quest’ultimo, bello esteriormente ma vacuo, a scrivere versi d’amore per lei. Quando Cristiano morirà in guer-ra, Rossana si ritirerà in convento e comprenderà alla fine di aver amato l’animo di Cirano, non quello di Cristiano.

Il teatro dagli inizi del Novecento a oggi

Agli inizi del Novecento, Gabriele D’Annunzio (1863-1938) compose opere teatrali in versi nelle quali alternava ecletticamente suggestioni realistiche (La figlia di Iorio, 1904), letterarie (Francesca da Rimini, 1905) e miti imperialistici (La nave, 1908); ma nessuna delle sue opere tenne il passo con la produzione europea, nessuna ottenne successo oltre i confini dell’Italia.

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Il testo teatrale4

❱ L’unico autore italiano di livello internazionale all’inizio del Novecento è Luigi Pirandello (1867-1936), che esprime il meglio del proprio genio letterario nelle sue commedie in prosa.

In esse rappresenta il tormento dell’uomo borghese del suo tempo, pe-rennemente insoddisfatto dalla società e alle prese con la difficoltà delle apparenze: la maschera che bisogna portare di fronte agli altri non cor-risponde alla reale sensibilità del personaggio e questo conflitto genera il dramma.La produzione teatrale in prosa del Novecento è assai vasta e sarebbe im-possibile qui ricordare tutti gli autori più famosi. Ricorderemo l’irlande-se George Bernard Shaw (1856-1950), che, al pari del conterraneo Oscar Wilde (1854-1900), attacca ironicamente l’ipocrita perbenismo della so-cietà vittoriana, il russo Anton Pavlovic Cechov (1860-1904), le cui opere sono intrise di un profondo pessimismo esistenziale, e il tedesco Ber-tolt Brecht (1898-1956), fautore di un teatro fondato sull’impegno civile e politico. Vanno anche ricordate le sperimentazioni delle avanguardie, e in particolare dei futuristi e dei surrealisti, che cercarono di rinnovare profondamente il linguaggio e i contenuti del teatro esplorando frontie-re nuove: i futuristi, ad esempio, crearono le sintesi teatrali, brevissimi testi, talora provocatori, quasi insensati, affidati in gran parte all’improv-visazione e tesi a suscitare l’intervento del pubblico (le serate teatrali or-ganizzate dai futuristi spesso finivano a botte!).

Il Cyrano de Bergerac di Rostand, mirabile esempio del “teatro di parola”, è un’opera dal fascino senza tempo, ancora oggi molto rappresentata. Qui è nella versione diretta e interpretata da Alessandro Preziosi.

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PERCORSO 2 ❱ Il teatro: breve storia 5

Esiste poi il teatro dell’assurdo, esemplificato magistralmente da Samuel Beckett (1906-1989) ed Eugène Ionesco (1912-1994).

❱ In Italia, uno dei più grandi autori della seconda metà del Novecento è Eduar-do De Filippo (1900-1984), conosciuto molto anche all’estero.

Il suo teatro non s’iscrive in nessuna particolare etichetta letteraria e si aggancia da un lato alla tradizione napoletana, dall’altro all’esistenziali-smo diffuso nella letteratura novecentesca. Il drammaturgo partenopeo valica i confini della produzione dialettale perché riesce a creare un’ori-ginale mescolanza di dialetto e italiano, facendosi comprendere ben oltre l’ambito della sua città.

❱ Tra i contemporanei, il Premio Nobel Dario Fo (1926-2016) per anni ha portato avanti con entusiasmo e determinazione il suo progetto di connubio tra attivi-tà teatrale e impegno politico.

Fra le tantissime espressioni del teatro contemporaneo, il musical riscuo-te grande successo presso il pubblico, soprattutto quello giovanile. Nato e sviluppatosi negli Stati Uniti tra Ottocento e Novecento, è un genere in cui la recitazione si accompagna a musica, canto e danza. Grease, West Side Story, Cabaret, Hair, Porgy and Bess sono soltanto al-cuni degli “storici” musical americani che, spesso, dopo la consacrazio-ne nei teatri newyorchesi di Broadway, hanno ispirato film ancora oggi molto noti. L’Italia, che accanto alla tradizione dell’opera lirica ha per anni preferito il genere dell’operetta, nell’ultimo periodo ha conosciuto l’allestimento di musical di straordinario fascino e sèguito. Innanzitutto, Notre Dame de Paris con libretto del francese Luc Plamondon, tradotto in italiano da Pasquale Panella, e musiche di Riccardo Cocciante. Il cantautore, insie-me sempre a Pasquale Panella, ha realizzato poi Giulietta e Romeo. Da ricordare anche Pinocchio. Il grande musical con musiche di Dodi Batta-glia, Red Canzian e Roby Facchinetti e Peter Pan con musiche di Edoardo Bennato. Il nostro romanzo “nazionale” per eccellenza, I promessi sposi di Alessandro Manzoni, ha infine ispirato il musical con testo e regia di Michele Guardì e musiche di Pippo Flora.

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Il testo teatrale6

❱ PlautoLa proposta di matrimonio

Il brano è tratto da Aulularia, che in lingua latina significa “commedia della pentola”. Una pentola tutta piena d’oro, infatti, è ciò che ha trovato il vecchio Euclione. Per quanto l’abbia messa in un posto sicuro, egli non smette mai di preoccuparsi in maniera ossessiva del suo oro e di controllare sempre che esso sia lì. Lo fa anche adesso che incontra Megadoro, vicino di casa molto facoltoso…

Genere Opera Anno Tema Difficoltà

Commedia Aulularia III sec. a. C. Con grande meraviglia di Euclìone, il ricco Megadoro gli chiede la mano di sua figlia. •

EUCLÌONE e MEGADORO

EUCLÌONE Me lo sentivo, quando uscivo di casa, che avrei fatto il giro a vuoto; perciò andavo così malvolentieri. Non è venuto nessuno della curia e neppure il presidente che doveva distribuire il denaro. Adesso mi affretto a rientrare subito in casa; perché io sono qui, ma il mio cuore è là dentro. MEGADORO Che tu possa avere sempre salute e buona fortuna, o Euclìo-ne!EUCLÌONE Gli dèi ti proteggano, Megadoro.MEGADORO E allora? Stai bene? Tutto come desideri?EUCLÌONE (a parte) Non è certo un caso quando un ricco si rivolge ad un povero con gentilezza. Quest’uomo sa che possiedo dell’oro; perciò mi saluta più gentilmente del solito.MEGADORO Che mi dici? Che stai bene?EUCLÌONE Non va troppo bene, in verità, quanto a denaro.MEGADORO Se il tuo animo è sereno, in verità, hai abbastanza per vivere bene.

EUCLÌONE (a parte) Per Ercole, la vecchia1 lo ha avvertito dell’oro; è chiaro come il sole. Appena arrivo a casa, le taglierò la lingua e le caverò gli occhi.MEGADORO Cos’hai che parli da solo?EUCLÌONE Mi lamento della mia povertà. Ho una figlia già adulta, senza dote e quindi impossibile da sposare; non so come fare a trovarle un marito.MEGADORO Non dirlo; fatti coraggio, Euclìone. Si sposerà; ti aiuterò io; dimmi se hai bisogno di qualcosa, comanda!EUCLÌONE (a parte) Ora chiede, dato che promette; è lì a bocca aper-ta, pronto ad inghiot tire l’oro. Con una mano tiene un sasso, con l’altra mostra il pane2. Non mi fido affatto di un ricco che è così gentile con un povero. Proprio mentre ti stringe amichevolmente la mano, ti appioppa

Euclìone è ossessionato dall’oro che ha trovato; d’altra parte egli è il “classico” esempio di vecchio avaro che pensa soltanto al denaro. Nella commedia delle origini i personaggi erano tipi “fissi”, senza alcuna profondità psicologica.

Lo stratagemma dell’a parte è molto utilizzato nel testo: costituisce, infatti, uno dei principali espedienti comici impiegati. Esso consiste nel fatto che un attore si rivolge direttamente al pubblico, in maniera confidenziale, dando informazioni o esprimendo pensieri, senza farsi sentire dagli altri personaggi presenti sulla scena.

1. la vecchia: la serva Stàfila.2. Con una mano … il pane: Euclione vuol dire che Megadoro mostra buoni intenti (come se offrisse il pane), ma

nasconde oscure trame (come se si preparasse a lanciare un sasso).

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PERCORSO 2 ❱ Il teatro: breve storia 7

qualche malanno3. Li conosco bene io questi polipi che, se toccano qual-cosa, non la mollano più.MEGADORO Dammi retta un momento, Euclìone; voglio dirti due parole su un argomento che è nell’interesse sia mio sia tuo.

EUCLÌONE (a parte) Ahi me infelice! Mi hanno sgraffignato4 l’oro là dentro. Adesso que sto qui, l’ho capito, vuole venire ad un accomoda-mento5 con me. Ma vado subito a vedere in casa.MEGADORO Dove vai?EUCLÌONE Torno subito da te; devo vedere una cosa in casa. (entra in casa).MEGADORO Sono sicuro che, quando gli accennerò al fatto che voglio sposare sua figlia, crederà che lo prendo in giro. Non c’è nessuno al mon-do che, a causa della povertà, sia più spilorcio di lui.EUCLÌONE (uscendo di casa, a parte) Gli dèi mi proteggono, la roba è sal-va; è salvo ciò che non ho perduto. Che paura ho avuto! Prima di rientrare in casa, mi mancava il respiro, (a Megadoro) Torno da te, Megadoro. Che cosa volevi?MEGADORO Ti ringrazio. Fammi un piacere; non farti scrupolo di ri-spondere a quello che ti chiederò.EUCLÌONE Purché tu non mi chieda qualcosa a cui non mi piaccia ri-spondere.MEGADORO Dimmi, che cosa pensi della famiglia a cui appartengo?EUCLÌONE È buona.MEGADORO E del mio credito6?EUCLÌONE È buono.MEGADORO E del mio modo di comportarmi?EUCLÌONE Non è certo cattivo e disonesto.MEGADORO Sai quanti anni ho?EUCLÌONE So che ne hai parecchi, come hai parecchi soldi.MEGADORO Io per parte mia ti posso assicurare che ti ho sempre consi-derato un cittadino senza colpe o difetti, e così ti conosco tuttora.EUCLÌONE (a parte) Questo qui ha sentito l’odore del mio oro. (a Mega-doro)Ma insom ma, che cosa vuoi da me?MEGADORO Poiché tu conosci me e io conosco te, con l’augurio che porti fortuna a me, a te e a tua figlia, ti chiedo in moglie tua figlia. Prometti che me la darai.EUCLÌONE Ohibò, Megadoro, stai facendo un’azione che non è confor-me alla tua condotta abituale, prendendo in giro me, che sono un pove-raccio e che non ho mai fatto del male né a te né ai tuoi. Non ho proprio meritato né con i fatti né con le parole che tu mi trattassi così.MEGADORO Ma io non vengo affatto a prenderti in giro, non ti prendo in giro e non credo che tu lo meriti.

Fin dalle origini il linguaggio della commedia si mostra molto vicino al parlato quotidiano, differenziandosi profondamente dal linguaggio “alto” e “solenne” della tragedia.

3. malanno: danno.4. sgraffignato: rubato. 5. accomodamento: patto, accordo. 6. del mio credito: della mia reputazione.

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Il testo teatrale8

EUCLÌONE E allora perché chiedi in moglie mia figlia?MEGADORO Perché grazie a me migliori la tua situazione e grazie a te e ai tuoi migliori la mia.EUCLÌONE Ma io sto pensando, Megadoro, che tu sei ricco, influente, mentre io sono il più povero fra i poveri. Ora se io ti dessi in sposa mia figlia, sto pensando che tu saresti il bue e io l’asinello: una volta che fossi aggiogato7 insieme a te, quando non riuscissi a portare il carico alla pari con te, io, l’asino, finirei a terra, nel fango, mentre tu, il bue, non mi de-gneresti di uno sguardo, come se io non fossi mai nato. Tu mi tratteresti male e i miei pari8 riderebbero di me. Non avrei più né da una parte né dall’altra una stalla in cui rifugiarmi, se ci separassimo; gli asini mi lace-rerebbero di morsi, i buoi mi assalirebbero a cornate. È un gran brutto rischio salire dal livello degli asini a quello dei buoi.MEGADORO Quanto più strettamente ti unisci in parentela con persone perbene, tanto me glio è. Accetta questa proposta, dammi retta e promet-timela in sposa.EUCLÌONE Ma non ho un soldo da darle in dote!MEGADORO Non dargliela! Purché sia una ragazza ben costumata, è do-tata abbastanza.EUCLÌONE Te lo dico perché tu non pensi che io abbia trovato un tesoro.MEGADORO Lo so! Non hai bisogno di dirmelo! Promettimela.EUCLÌONE E va bene. Ma, per Giove, è arrivata la mia fine?MEGADORO Che ti succede?EUCLÌONE Che cos’è ’sto rumore come di ferraglie... (entra precipitosa-mente in casa).MEGADORO Ho dato ordine di zappare il mio orto, qui vicino. Ma dov’è andato quell’uo mo? È sparito senza avermi dato una risposta sicura. Mi disprezza perché vede che ci tengo alla sua amicizia: fa come fanno tutti. Infatti se un ricco va a chiedere un favore ad un povero, il povero ha pau-ra di incontrarsi con lui; per paura fa andare a monte la cosa. Poi, dopo che quell’occasione è sfumata, la rimpiange quando è troppo tardi.

EUCLÌONE (uscendo di casa, rivolto alla serva, all’interno) Se io, per Er-cole, non ti farò strappare la lingua fin dalle radici, ti ordino e ti autorizzo a farmi castrare da chi tu vuoi.MEGADORO Per Ercole, vedo che tu, Euclione, a causa della mia età avanzata, mi conside ri il tipo adatto per divertirti alle mie spalle. Ma io non me lo merito!MEGADORO E allora? Mi prometti o no tua figlia in moglie?EUCLÌONE A quelle condizioni e con quella dote che ti ho detto.MEGADORO Lo prometti?EUCLÌONE Lo prometto.MEGADORO Gli dèi ci assistano.

Qui è presente una delle didascalie più lunghe dell’intero testo. Le didascalie sono nel teatro delle origini piuttosto scarne, mentre diventeranno, in genere, più dettagliate ed elaborate nelle produzioni successive.

7. aggiogato: legato al giogo, “sottomesso”. Euclìone vuol dire che il loro rapporto sarebbe sempre squilibrato a proprio svantaggio.

8. i miei pari: i poveri come me.

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PERCORSO 2 ❱ Il teatro: breve storia 9

EUCLÌONE E così sia. Ricordati bene: abbiamo convenuto9 che mia figlia non ti porta in dote un bel nulla.MEGADORO Me lo ricordo.EUCLÌONE Ma io so come avete l’abitudine di cambiare le carte in tavola: quello che è stato pattuito non è stato pattuito, e si è pattuito quello che non si è pattuito... come piace a voi.MEGADORO Non ci saranno contrasti fra te e me. Ma c’ è qualche ragio-ne per non celebrare le nozze oggi stesso?EUCLÌONE No, anzi, va benissimo.MEGADORO Allora vado a fare i preparativi. Ti serve altro da me?EUCLÌONE No, arrivederci.MEGADORO (rivolto ad un servo) Ehi tu, Stròbilo, svelto, vieni con me al mercato, corag gio! (esce).EUCLÌONE Se n’è andato. Chiamo a testimoni gli dèi immortali, che po-tenza ha l’oro! Sono convinto che quello lì ha sentito dire che ho un te-soro in casa; è questo che gli fa gola, e perciò ha insistito tanto per impa-rentarsi con me.

9. abbiamo convenuto: ci siamo accordati.

LAVORARE PER COMPETENZE❱ Comprensione e analisi1. Perché secondo Euclione Megadoro è a conoscenza del fatto che egli ha tro-

vato una pentola piena d’oro?

2. Che cosa pensa Euclione di Megadoro?

3. C’è una battuta che Megadoro pronuncia da solo in scena: qual è? In queste parole come appare il personaggio di Euclione?

4. Secondo Euclione che cosa accadrebbe se accettasse di dare a Megadoro la figlia in sposa?

5. Come si conclude la scena proposta?

6. Secondo te in che modo è prodotto l’effetto comico?

❱ Comunicazione orale7. Presenta il testo, fornendone un breve commento. Soffermati anche sugli

aspetti linguistici (quale registro prevale? Sono presenti espressioni del lin-guaggio quotidiano? Le battute sono lunghe o brevi?).

❱ Imparare a imparare 8. Approfondisci (con gli strumenti che preferisci: internet, libri di letteratura

ecc.) le caratteristiche della commedia latina e la produzione dei suoi due grandi autori, Plauto e Terenzio.

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Il testo teatrale10

testo lab

❱ Promessi sposi. Opera modernaNon s’ha da fare

Rappresentato per la prima volta nel 2010, il musical Promessi sposi. Opera moderna porta sulle scene tra recitazione, musica e danza il romanzo più famoso della letteratura italiana. Il libretto, opera di Michele Guardì, apporta inevitabilmente, spesso per ragioni di tempistica, alcune modifiche al testo narrativo, eli-minando per esempio alcuni episodi e alcuni personaggi. Non manca anche un’interpretazione personale e inedita, come nel caso del personaggio di don Rodrigo che qui, a differenza di quanto accade nel romanzo, vuole per sé Lucia non per prepotenza e capriccio, ma per un’autentica passione.Attraverso una canzone è resa la memorabile scena del romanzo, nel primo capitolo, in cui il curato don Ab-bondio è avvicinato da due bravi che, mandati da don Rodrigo, lo minacciano affinché non celebri le nozze tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Momento, questo, che dà avvio a tutte le vicende del capolavoro di Manzoni.

Genere Opera Anno Tema Difficoltà

Musical Promessi sposi. Opera moderna 2010

Due bravi intimano il curato di non celebrare le nozze tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella

(IL GRISO)Signor curato!

(BRAVO 2)Signor curato!

(DON ABBONDIO)Sì?

(BRAVO 2)Signor curato!

(DON ABBONDIO)Sì?

(IL GRISO E IL BRAVO)Dicono in giro che lei ha intenzionedi maritare Lucia Mondella e Renzo Tramaglino

(DON ABBONDIO)Sì, domani

(IL GRISO E IL BRAVO)Quel matrimonio può darvi dei guai Non s’ha da fare domani né maiNon s’ha mai...Intesi?

L’incontro di don Abbondio e i bravi, che occupa qualche pagina nel roman-zo, è qui conside-rato nello spazio di una canzone. Quali sono le caratteristi-che del testo?

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PERCORSO 2 ❱ Il teatro: breve storia 11

(DON ABBONDIO)Cioè cioèMa lor signori siete uomini di mondoIo non so come si puòCi sono dei doveri e perciò...Io, veramente...

(IL GRISO E IL BRAVO)Non s’ha da fare, non s’ha mai da fareNon s’ha da fare, non s’ha mai da fareNon s’ha mai...Intesi?

(DON ABBONDIO)Uno come me...

(IL GRISO)Dovrà pensare bene al meglio

(DON ABBONDIO)Io devo sconsigliare...

(IL GRISO)Ne va di mezzo la sua integrità

(DON ABBONDIO)Io non posso ostacolare...

(IL GRISO)Non si lasci trascinare

(DON ABBONDIO)Sono loro... ragazzacci!Io non so che fanno

(IL GRISO)La sua esperienza la consiglia

(DON ABBONDIO)Se si vogliono sposare...

(IL GRISO)Ci venga incontro, sia prudente!

(DON ABBONDIO) Io non so che cosa fare...

Come reagisce don Abbondio alla mi-naccia dei bravi? Quale aspetto del carattere viene fuo-ri?

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testo lab

Il testo teatrale12

(IL GRISO E IL BRAVO)Don Rodrigo (Don Rodrigo?!) la salutacaramente

(DON ABBONDIO)Caramente?!Se poteste almeno voisuggerire a me, meschinoun pretesto logico

(IL GRISO E IL BRAVO)Non possiamo perché lei sa tuttoSa pure il latino

(DON ABBONDIO)Ma non si potrebbe...?

(IL GRISO E IL BRAVO)No!Non s’ha da fare, non s’ha mai da fareNon s’ha da fare, non s’ha mai da fareNon s’ha mai...

(DON ABBONDIO)Sono un povero curato...

(IL GRISO E IL BRAVO)Intesi?

(DONNE, IL GRISO E IL BRAVO)Poveraccio (quel matrimonio non sarà celebrato) Non sei natocon un cuore di leoneObbedire, sottostare e servireil padrone

(DON ABBONDIO)Io...

(DONNE)Obbediente e rispettosolui!

Entrano nella scena le donne del villag-gio: quale funzione svolgono secondo te? Che cosa dicono di don Abbondio?

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