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ATTI LINGUISTICI E COMUNICAZIONE.
LA TRADIZIONE ANALITICA
21/05/2019 Dott.ssa Giulia Palazzolo
L’ORDINARY LANGUAGE PHILOSOPHY
• Rappresenta una delle fasi della filosofia analitica.
• Si sviluppa a partire dagli anni Trenta a Cambridge e a Oxford.
• Massimo sviluppo con John L. Austin (1911-1960).
• Influenza di Ludwig Wittgenstein (Blue Book, 1933-34; Ricerche filosofiche, 1953).
LA “SVOLTA LINGUISTICA”
• “Tesi della priorità”: priorità esplicativa del linguaggio rispetto al pensiero.
• I problemi filosofici vanno affrontati a partire dal linguaggio con cui vengono formulati. Esigenza di un linguaggio logicamente perfetto: cfr. Tractatuslogico-philosophicus (1921) di Ludwig Wittgenstein:
LA SEMANTICA
• Semantica strutturale: il significato si specifica nella rete direlazioni oppositive e differenziali con gli altri significati delsistema.
• Semantica referenziale o verofunzionale: il significato coincide con il riferimento della realtà extralinguistica a cui l’espressione si riferisce.
• Semantica cognitiva: il significato è il contenuto mentale, cognitivo, a cui l’espressione è collegata.
SEMANTICA REFERENZIALE O
VEROFUNZIONALE
• Teoria raffigurativa del linguaggio: il linguaggio ha lafunzione di raffigurare la realtà (funzione descrittiva,assertiva).
• Focalizzazione sugli enunciati dichiarativi
• Approccio radicalmente anti-pragmatico.
Tractatus logico-philosophicus (1921)
SEMANTICA REFERENZIALE O
VEROFUNZIONALE
• Referenzialismo: il significato si identifica con il riferimentoextralinguistico.
a) i nomi (es. “il tavolo”) significano gli oggetti.b) gli enunciati (es. “la neve è bianca) significano gli stati dicose.
• Centralità della nozione di verità: il significato di unenunciato coincide con le sue condizioni di verità. Solo gli enunciati dichiarativi possono essere veri o falsi.
SEMANTICA REFERENZIALE O
VEROFUNZIONALE
• Principio del contesto: una parola acquista un significatodeterminato solo nel contesto di un enunciato.
• Principio di composizionalità: il significato di un enunciatodipende dal significato dei suoi costituenti e dalla strutturasintattica.
GOTTLOB FREGE(1848-1925)
• Matematico, logico e filosofo tedesco: è considerato il ‘padre’ della filosofia analitica.
• In Ideografia (1879) e Fondamenti dell’aritmetica (1884) lavora alla costruzione di un linguaggio logico ideale per la matematica.
• Senso e riferimento (1892), Il Pensiero (1918)
LA SEMANTICA FREGHIANA
• Riferimento (Bedeutung): l’oggetto concreto nella realtàextramentale ed extralinguistica; (es. Pianeta Venere) Il regno fisico delle cose materiali.
• Senso (Sinn): entità logica intermedia ideale, astratta,comunicabile, che permette di identificare, presentandolo ‘in undato modo’, il riferimento (es. “Stella del mattino”). Il regno dei Pensieri, il ‘terzo’ regno.
• Rappresentazione (Vorstellung): rappresentazione psicologicasoggettiva, individuale e irripetibile. Il regno mentale delle rappresentazioni soggettive.
LA NOZIONE FREGEANA DI FORZA
• Deve essere possibile poter formulare un pensiero senzaasserirne la verità. Il pensiero non è di per sé vero o falso.
• Uno stesso enunciato può essere espresso con ‘forze’diverse: “Paolo mangia” (forza dell’asserzione), “Paolomangia?” (forza della domanda), “Paolo, mangia!” (forza
dell’ordine). Solo gli enunciati dichiarativi possono essere veri o falsi.
• La forza, applicata all’enunciato, indica ciò che facciamoproferendo quel dato enunciato.
JOHN L. AUSTIN(1911-1960)
• How to Do Things with Words (1962)
• Ordinary language philosophy: si guarda al linguaggio quotidiano nel suo uso concreto (approccio pragmatico).
• Obiettivo polemico: la semantica verofunzionale propria degli approcci logicisti al linguaggio.
LA SPEECH ACT THEORY
• Nozione di Speech Act (atto linguistico): parlare è agire, direqualcosa è fare qualcosa, nel e col parlare si fa qualcosa.
• Si tratta di considerare l’enunciato dal punto di vista di ciòche il parlante fa proferendolo in un dato contestocomunicativo.
• Con gli enunciati si possono fare cose diverse, compierediverse azioni. a) Il linguaggio non può ridursi alla sola funzione dichiarativa;
b) La semantica non può fondarsi sulla nozione di verità.
ANTECEDENTI TEORICI
G. FREGE:
• Senso e riferimento• Nozione di forza
L. WITTGENSTEIN (II):
• Significato come ‘uso’• Giochi linguistici
La nozione bühleriana di Sprechakt non è conosciuta da Austin.
LA SPEECH ACT THEORY
• Enunciati “constativi”: descrizioni, asserzioni (es. “il libro èsul tavolo).
• Descrivono stati di cose, ma possono essere veri “in unacerta misura” (es. “La Francia è esagonale”).
• Enunciati “performativi”: equivalgono a compiere un’azione(to perform) (es. “Vi dichiaro marito e moglie”, “Ti promettoche verrò a cena”, “Attenzione!”). Producono stati di cose, non possono essere veri o falsi.
ENUNCIATO PERFORMATIVO: FELICE O INFELICE
La felicità o l’infelicità del performativo dipende dagli utenti e dal contesto d’uso, in particolare dalle convenzioni storico-culturali.
CASI DI INFELICITÀ DEL PERFORMATIVO:
• L’autore non è in condizione di compiere l’atto, oppurel’oggetto non può esservi sottoposto Il performativoè nullo.
• Colui che proferisce l’enunciato non ha intenzione dicompiere l’azione Il performativo è abusato.
• L’atto viene eseguito regolarmente, ma vi è una successivarottura dell’impegno.
LO SPEECH ACTQuando parliamo compiamo una serie di atti:
• ATTO LOCUTORIO, l’atto di dire qualcosa
a) atto fonetico: emissione di suoni;b) atto fatico: si pronunciano parole e vocaboli appartenenti a un certo lessico e conformi a una certa grammatica;c) atto retico: utilizziamo i vocaboli con un senso e un riferimento definiti.
Enunciato nei suoi aspetti fonologici, morfo-sintattici, lessicali esemantici (a prescindere dall’uso che ne fa l’utente).
LO SPEECH ACT
• ATTO ILLOCUTORIO: è ciò che si fa nel dire qualcosa, è l’applicazione all’enunciato delle diverse “forze illocutorie” (cfr. forza freghiana).
Effetti illocutori: effetti convenzionali conseguenti a una illocuzione.
• ATTO PERLOCUTORIO: è l’atto che si compie col dire qualcosa.
Effetti perlocutori: effetti non convenzionali conseguenti a una illocuzione.
LA TASSONOMIA DEGLI SPEECH ACTS
• VERDETTIVI: emissione di un verdetto, di un calcolo, di unavalutazione.
• ESERCITIVI: esercitare poteri o diritti (es. votare,nominare).
• COMMISSIVI: promettere o assumere su di sé un impegno.• COMPORTATIVI: congratularsi, sfidare, etc.
(comportamento sociale).• ESPOSITIVI: illustrare opinioni, argomentare tesi nelle
discussioni.
COMUNICAZIONE, MENTE E SCIENZA COGNITIVA:
QUADRO DI PROBLEMI
21/05/2019 Dott.ssa Giulia Palazzolo
LE SCIENZE COGNITIVE
• Nascono negli anni Cinquanta. Il “cognitivismo di primagenerazione” è il paradigma dominante fino agli anni
Settanta.
• Guardano alla mente, alla sua natura e alle sue funzioni. Sioccupano della cognizione.
• Campo di studi altamente interdisciplinare: filosofia,linguistica, psicologia, intelligenza artificiale, etc.
IL COMPORTAMENTISMO
• John B. Watson (1913), “Psychology as the Behaviorist ViewsIt”.
• La psicologia deve diventare una disciplina scientifica.
• Oggetto di studio: dati empiricamente osservabili, pubblici,quantificabili e sperimentalmente controllabili.
• I comportamenti vanno visti come risposte (output)automatiche, fisiologicamente determinate, a stimoliambientali (input).
LA “SVOLTA MENTALISTA”
• Riabilitazione scientifica del nucleo terminologico della folkpsychology (psicologia di senso comune).
• Folk psychology: apparato concettuale di senso comune,che radica il comportamento altrui nell’efficacia causaledegli stati mentali (es. credenze e desideri).
• La folk psychology si fonda sul prerequisito cognitivo delmindreading, ovvero sulla capacità di attribuire ad altri statimentali.
LA “SVOLTA MENTALISTA”
• I comportamenti sono internamente regolati da unacontroparte di tipo ‘mentale’, sono radicati nell’efficaciacausale di stati mentali. Fra input ambientale e output comportamentale si interpone unmedium cognitivo.
• Esempi di stati mentali: la percezione, la credenza, ildesiderio, il ricordo, la speranza, la volontà, l’intenzione, iltimore, etc. Stati mentali di riferimento: la credenza e il desiderio.
L’INTENZIONALITÀ
• Il ‘marchio’ del mentale: cfr. Franz Clemens Brentano,Psicologia dal punto di vista empirico (I), 1874.
• È la capacità degli stati mentali di riferirsi, dirigersi,mediante un contenuto rappresentazionale, a oggetti ostati di cose del mondo (es. x crede che q; x desidera che p).
• La capacità di mindreading presuppone capacitàintenzionali di ordine superiori al primo, ovvero capacitàmetarappresentazionali.
CHE COSA È LA MENTE?
• Fisicalismo riduzionista: la mente si riduce alle sue basimateriali, fisiche (es. stati cerebrali, processi
neurofisiologici).
• Fisicalismo non riduzionista: per quanto l’occorrere di unevento mentale sia comunque identificabile con l’occorreredi un evento fisico (es. cerebrale), la descrizione mentalisticamantiene una sua autonomia concettuale ed esplicativa.
FISICALISMO: tutto ciò che esiste è parte del mondo fisico.
IL FUNZIONALISMO METAFISICO
• Hilary Putnam: “Minds and Machines” (1960), “The Natureof Mental States” (1967).
• Obiettivo polemico: fisicalismo riduzionista. “Teoria dell’identità di tipo”: gli stati mentali (es. dolore)sono da identificare con stati cerebrali (es. scarica di fibre C).
• Ipotesi della realizzabilità multipla: lo stesso stato mentalepuò essere realizzato da strutture fisiche differenti. Lo stato mentale non può essere identificato con il sostratomateriale che lo realizza.
IL FUNZIONALISMO METAFISICO
• Gli stati mentali sono stati ‘funzionali’: vanno individuatisulla base del loro ruolo funzionale, prescindendo dalsostrato materiale che li realizza.
• Gli stati mentali equivalgono agli stati funzionali di unamacchina di Turing, ente matematico ideale.
• Metafora informatica della mente come software e delcervello come hardware: la mente è un dispositivodisincarnato (funzionale, logico-astratto); il supportomateriale di implementazione è irrilevante.
LA TEORIA RAPPRESENTAZIONALE-COMPUTAZIONALE
• Jerry A. Fodor, The Language of Thought (1975).
• La mente è un dispositivo disincarnato rappresentazionalee computazionale. La mente computa, manipola, elabora, sulla base diregole logico-sintattiche, rappresentazioni mentali.
• Il contenuto semantico delle rappresentazioni mentali ètutto codificato in simboli fisici. Ipotesi del linguaggio del pensiero (o mentalese): codicesimbolico innato.
NOAM CHOMSKY
• Linguistica cognitiva
• Syntactic Structures (1957)
• Recensione (1959) al Verbal Behavior(1957) di Burrhus F. Skinner.
Critica al comportamentismo.
ARGOMENTO DELLA POVERTÀ DELLO STIMOLO
• FRAMMENTARIA: il bambino è esposto a frasi mal formate.
• LIMITATA: il bambino è esposto a frasi di numero finito.
L’esposizione linguistica del bambino è:
Il bambino impara in breve tempo la propria lingua materna, in tutta la sua complessità:
• Produce frasi ben formate.• È in grado di produrre e comprendere enunciati mai sentiti prima
(creatività del linguaggio).
LA GRAMMATICA UNIVERSALE (GU)
• Complesso di conoscenze innate: principi e regoleuniversali, che presiedono alla produzione e allacomprensione linguistica ( Facoltà del linguaggio).
• Teoria dei principi e dei parametri:a) principi universali innati;b) parametri: opzioni previste dalla GU, il cui valore vienefissato dall’esperienza (es. omissione o meno del pronomesoggetto).
In linea di principio, tutte le lingue storico-naturali devono poter esserericondotte a dei principi universali.
IL NATURALISMO CHOMSKIANO
• La grammatica universale è un oggetto biologico, un organodella mente/cervello, radicato nel patrimonio genetico dellaspecie umana. Discontinuismo radicale.
• J. Fodor, The Modularity of Mind (1983): la mente sicompone di moduli specializzati, ognuno dei quali svolgeuna funzione specifica.
• In caso di mancata esposizione a una lingua storico-naturale,la facoltà del linguaggio può atrofizzarsi.
.
DUE SENSI DI «LINGUAGGIO»
• FLN (faculty of language in a narrow sense): coincide con ilmeccanismo computazionale della ricorsività.
Si fonda sulla capacità cognitiva combinatoria Merge.
Sistema illimitato di espressioni gerarchicamente strutturate.
Hauser, Chomsky, Fitch (2002), “The Faculty of Language: WhatIs It, Who Has It, and How Did It Evolve?”.
• FLB (faculty of language in a broad sense): comprende, oltre alla FLN:
a) il sistema senso-motorio: suono.b) sistema concettuale-intenzionale: significato.
PAUL GRICE(1913-1988)
“Meaning” (1957), “Logic and Conversation” (1975).
• SENTENCE’S MEANING: significato letterale dell’enunciato,decodificato in virtù della sola competenza semantico-
grammaticale.
• SPEAKER’S MEANING: significato inteso dal locutore(significato come intenzione).
LA TEORIA DELL’INFERENZA
• Lo speaker’s meaning non è completamente eunivocamente codificato dall’enunciato.
• Per cogliere le intenzioni comunicative del mittente, ilricevente deve mettere in atto processi cognitivi di tipo
inferenziale.
• Presupposto cognitivo del mindreading: capacità diattribuire ad altri uno stato mentale (intenzionecomunicativa)
LE MASSIME DELLA CONVERSAZIONE
La dinamica comunicativa è idealmente regolata dal principio di cooperazione, declinato secondo alcune MASSIME
CONVERSAZIONALI:
• Massime di quantità: dai un contributo informativo quanto è richiesto;• Massime di qualità: non affermare ciò che credi falso;• Massime di relazione: sii pertinente;• Massime di modo: evita espressioni ambigue o oscure, sii breve e ordinato
nell’esposizione.
La violazione di una di queste massime genera una implicaturaconversazionale.
Mosso dal principio di carità, il ricevente continua a cooperare: cerca di inferire l’intenzione comunicativa.
OLTRE GRICE: LA COMUNICAZIONE OSTENSIVO-INFERENZIALE
Dan Sperber e Deirdre Wilson, La Pertinenza (1986-1995).
La COMUNICAZIONE è:
• OSTENSIVA: il comunicatore vuole che il destinatarioriconosca la sua intenzione comunicativa.
• INFERENZIALE: il destinatario fa inferenze per coglierel’intenzione comunicativa del mittente.
Principio comunicativo di pertinenza: ogni stimolo ostensivo comunica la presunzione della propria pertinenza ottimale; si determinano nel destinatario aspettative di pertinenza.