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Avventura Anno XXXIII - n. 8 10 aprile 2007 Settimanale Poste italiane s.p.a. Spedizione periodico in abbonamento postale L. 46/04 art. 1 comma 2, DCB BOLOGNA Avventura

Avventura n. 2 -2007

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La Rivista degli Esploratori e delle Guide dell'Agesci

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AvventuraAnno XXXIII - n. 8

10 aprile 2007 Settimanale

Poste italiane s.p.a.Spedizione periodico inabbonamento postale

L. 46/04 art. 1 comma 2, DCB BOLOGNA

Avventura

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Avventura 2/2007

Direttore Responsabile: Sergio Gatti

Redattore Capo: Giorgio Cusma

In redazione: Mauro Bonomini,Filomena Calzedda, Margot Castiglione,Dario Fontanesca, Chiara Fontanot,Stefano Garzaro, Giorgio Infante, DonDamiano Marino, Stefania Martiniello,Antonio Oggiano, Don Luca Meacci,Sara Meloni, Andrea Provini, EnricoRocchetti, Isabella Samà, AlessandroTesta, Salvo Tomarchio, PaoloVanzini, Jean Claudio Vinci

AvventuraLAB: Giorgia Coviello,Francesco Iandolo, Giada Martin,Elisabetta Percivati, Sara Palombo,Erika Polimeni, Elisabetta Schieppati

Grazie a: Ester Angrisani, Vittoria,Carlo e Mara – Salerno 3, Andrea –Firenze 11, Matteo Bergamini, CapoGuida – Dina Tufano ed al CapoScout – Eugenio Garavini, CorradoDapretto, Carmelo La Rosa, MariaEmanuela Oddo – Siracusa 9

Progetto grafico: Technograph

Grafica: Technograph

Disegni di: Archivio Agesci, B.-P.,Chiara Beucci, Elisabetta Damini,Chiara Fontanot, Pierre Joubert, JohnSweet, Paolo Vanzini, Jean ClaudioVinci

Foto di: Esther Angrisani e Vittoria –Salerno 3, Archivio Fiordaliso, MatteoBergamini, Giorgio Cusma, CorradoDapretto, Carmelo La Rosa, PaoloRuffini, Alessandro Testa

Copertina: Foto di Giorgio Cusma

Per scrivere, inviare materiale, corri-spondere con AAvvvveennttuurraa ecco il reca-pito da riportare esattamente sullabusta:

Redazione di Avventura c/o GiorgioCusma – Santa Croce 438 – 34010Trieste TS

E-mail: [email protected]

Avventura on line:www.agesci.org/eg/

Webmaster: Emanuele Cesena

Manoscritti, disegni, fotografie, ecc.inviati alla redazione non vengonorestituiti.

aParliamo di...

aGiorgia e il sogno del cavaliere

aVuoi giocare nella squadra di Dio?

aTempo di ambasciatori

aI personaggi che hanno fatto lo scautismo:Don Giovanni Minzoni

aCento piazze

aLa consegna dei Guidoncini verdi in Sicilia

aL’approdo scout di Bracciano

aUn Jamboree di tanti anni fa... Maratona 1963

aGiochi per la squadriglia

aC’è posta per voi

aSpazio E/G

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S O M M A R I O

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Inserto: Terza chiacchierata

genna io

(foto di Paolo Ruffini)

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C arissimi Esploratori e Guide, conl’approssimarsi del 23 aprile vi

starete tutti preparando a vivere il S.Giorgio col vostro Reparto o con altriReparti in zona o in Regione.Forse in Squadriglia state cercandoinformazioni sulla storia di S. Giorgioe sulla sua leggenda, oppure vistate domandando chi oggi rap-presenta S. Giorgio e quali sono idraghi dei nostri giorni. Forse vistate confezionando splendidearmature (i più attenti magari con materiali rici-clati). Per alcuni dei più piccoli questo sarà ilprimo bivacco in tenda, ma soprattutto sarà ilgrande giorno della Promessa e i CapiSquadriglia certamente li stanno preparandocon cura. Come i cavalieri medievali sarannochiamati a fare una veglia d’armi in cui chiede-ranno a Dio di stare sempre vicino a loro, diaiutarli a compiere il bene a vantaggio di tutti esoprattutto di chi è in difficoltà. Proprio comefece S. Giorgio, che preferì morire a 20 annipiuttosto che rinnegare la sua fede.Tanti anni fa…c’era una immagine di S. Giorgiodavanti alla scrivania di Baden Powell e a lui pia-ceva guardarla. Gli piaceva quel sorriso con cuiil giovane eroe si lanciava contro il male, arma-to solo di una lancia e delle fede in Dio. Il vec-chio Capo Scout del Mondo guardava l’immagi-ne: com’era bello quel giovane nella sua arma-tura cesellata, eretto sul cavallo con la lancia inmano! Passavano davanti ai suoi occhi schieredi Scout, e ultimamente anche di Guide.Com’erano belli nelle loro uniformi ordinate,orgogliosi dei loro distintivi, con la cintura benein vista sui pantaloni e sulle gonne e i calzetto-ni all’altezza giusta! Com’era bello vederli pas-sare con la fiamma avanti e i guidoni ben levati!La bellezza è un dono prezioso, è il primo donoche Dio ci ha fatto con la creazione.Poi gli Esploratori e le Guide si rimboccano lemaniche. C’è chi raccoglie legna, chi cucina, chilavora alle costruzioni da campo, uno tiene inbraccio un bimbo, uno imbocca un anziano tre-mante, alcuni raccolgono vetri e rifiuti da unaspiaggia, altri aiutano un contadino nel campo…

Anche S.Giorgio si rimboccava lemaniche per afferrare meglio lasua lancia e si lanciava con tutta la

forza, curvo sul cavallo, contro ildrago. Non poteva fallire! Colpiva!

La sua bella armatura, i capelli riccie l’elmo erano sporchi di sangue,ma il suo sorriso era dolce e sere-no: aveva compiuto il suo doveree resa più sicura la vita di tantepersone.

Gli Esploratori e le Guide sulla via delritorno: sono stanchi, sudati, le uniformi sonosporche, ma ordinate e i loro visi ridono con leguance arrossate dalla gioia.“Anche oggi hannofatto del loro meglio”, pensa B.-P.Continuiamo a far volare la fantasia…BadenPowell si trova ora in paradiso, accanto a lui c’èS.Giorgio e tante persone con loro. Ogni tantoarriva S. Pietro e dice:“c’è il Tale che è salito pervoi!” Guardiamo meglio quelle persone.Riconosciamo tra loro Don Peppe Diana: la sualancia erano i paramenti con cui si recava a dirMessa quando fu ucciso.Tra gli ultimi arrivati c’è Nicola Calipari: quandoha visto in pericolo Luciana Sgrena, le ha fattoscudo con il suo corpo. C’è anche l’IspettoreFilippo Raciti. Come mai? Lui non era scout! MaFabiana e Alessio sì. Loro lo hanno mandato quiperché papà per loro era come S. Giorgio.Peppe Diana, Calipari, Raciti e tanti altri comeloro non volevano essere eroi, ma solo perso-ne normali fedeli ad una promessa.Anche a voi Esploratori e Guide è chiesto diessere S. Giorgio ogni giorno; di armarvi dellalancia della lealtà, della fedeltà e della sensibilitàper combattere il drago dell’egoismo, a partireda uno sguardo attento ai tanti sacrifici e gestid’amore che genitori, nonni, insegnanti e Capicompiono per voi. Quando saprete dire GRA-ZIE avrete cominciato la vostra battaglia!

la Capo Guida Dina Tufano

ed il Capo ScoutEugenio Garavini

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DI SARA MELONIDISEGNI DI PIERRE JOUBERT

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GIORGIA E IL SOGNODEL CAVALIERE

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S ono tutte pronti ad iniziare una nuova riu-nione di Squadriglia. Carla, la Capo

Squadriglia dei Puma, arriva in ritardo ma condei fogli in mano, e da lontano urla: “Dobbiamocambiare l’ordine del giorno della riunione. ICapi Reparto mi hanno appena dato le informa-zioni per partecipare al San Giorgio, quest’an-no”.Poi comincia a dire:“Sacco a pelo, stuoino, tenda,boraccia… ah, zaino, naturalmente e poi aggiun-

gerei: ...Limetta per le unghie, cipria e mollettoneper i capelli”.Giorgia, la più piccola della Squadriglia, entrata inReparto solo quest’anno, le chiede: “Ma Carlacosa sarebbe mai questo San Giorgio?”Carla la guarda con gli occhi sbarrati e le rispon-de:” Vuoi dirmi che non lo sai?!?! Ma è l’incontroche facciamo tutti gli anni insieme agli altriReparti della nostra Zona, no?!?”Giorgia inarca le sopracciglia e con il volto sem-

bra trasformarsi in un punto interroga-tivo. Allora chiede: “Ma si chiama SanGiorgio per quale motivo?” E Carla,repentinamente risponde “ma che ne soio? Ti sembrano queste le domande dafare?”.Quella sera Giorgia tornando a casapensava e ripensava al San Giorgio maproprio non riusciva a spiegarsi il per-ché di quel nome. Comunque, arrivata acasa, la mamma la distolse da quel pen-siero: aveva preparato una cenetta coifiocchi.Dopo cena sbrigò le ultime faccende edecise di mettersi a letto perché erastanca.Era assonnata e non faticò molto adaddormentarsi. In poco tempo si trovò inun posto che non conosceva e la cosastrana era che c’erano delle persone condegli abiti inusuali, che non aveva maivisto. Ma Giorgia dal canto suo, nono-stante fosse la più piccola del Reparto,era attenta e intelligente ed aveva dasubito afferrato che l’unico modo percapire qualcosa in più di quello che stavaaccadendo, era quello di mettersi dietroun angolo ed osservare tutto.C’era un nonnino con i baffi ed un cap-pellone, che assomigliava molto a quel-lo del Capo Reparto, che parlava davan-ti a dei ragazzi. Indossavano degli abitimolto simili ad un’uniforme, visto cheerano tutti vestiti uguali. Erano moltoattenti a quello che l’uomo diceva loro

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e lo guardavano con gli occhiben aperti.Dopo poche parole Giorgia siaccorse l’uomo stava raccon-tando loro proprio la storiadel cavaliere Giorgio.Interessata come non mai,Giorgia si mise ad ascoltarequello che diceva.“Cari ragazzi, nella città diSilene in Libia, c’era un grandestagno, così grande da potercontenere un drago. Il drago siavvicinava spesso alla città epoi con il fiato uccideva le per-sone che incontrava lungo lastrada. Dopo si nascondevanuovamente nello stagno.Inutile dirvi che gli abitantidella città avevano moltapaura. Avevano capito peròche l’unico modo per placarela fame del drago era quello di offrire due pecoreal giorno, che lui puntualmente sbranava edingoiava.Le pecore, dopo qualche mese, cominciarono ascarseggiare e gli abitanti cominciarono ad offrireal drago una pecora e un giovane, estratto a sortetra gli abitanti della città.Dopo qualche tempo fu estratta a sorte la gio-vane figlia del re. Quando il sovrano lo venne asapere cominciò a disperarsi. A nulla valsero itentativi del re di offrire tutto il proprio patri-monio a chi si fosse immolato al posto dellafiglia. Nessuno degli abitanti era disposto adiventare cibo per il drago. Avevano visto mori-re tanti dei loro figli e non ne volevano propriosapere. Così il re, dopo otto giorni di tentativi,acconsentì a che la figlia si preparasse per anda-re verso lo stagno.La giovane fanciulla piangente e terrorizzata, fecequello che il padre le aveva ordinato. Avvicinan-dosi allo stagno sentì un rumore che destò la suaattenzione: un cavaliere si stava dirigendo verso dilei. Il giovane Giorgio – così si chiamava il cavalie-re – aveva saputo dell’imminente sacrificio.Tranquillizzò la principessa e le promise che ildrago non l’avrebbe mangiata. Effettivamentequando dopo poco il mostro uscì dallo stagnosprizzando fuoco e fumo dalle narici, Giorgio nonsi spaventò. Salì sul suo cavallo e con la sua spadalo trafisse, ferendolo e facendolo cadere a terra.Chiese poi alla fanciulla di togliersi la cintura a dicingere il collo del drago. Così il cavaliere prese il

drago e lo trasportò fuori dalla città come sefosse stato un cagnolino al guinzaglio.Mentre passava nel centro della città gli abitanti,che avevano molta paura, urlavano e correvano.Giorgio disse loro di non aver timore perché erastato Dio a mandarlo per liberarli dalla presenzadel drago e se avessero avuto fede si fossero con-vertiti, avrebbero ricevuto il Battesimo e luiavrebbe ucciso il mostro.All’udire quelle parole il re e tutta la popolazio-ne si convertirono e il prode cavaliere uccise ildrago, facendolo portare fuori dalla città, trasci-nato da quattro buoi.”Driiiiiiiin….. driiiin. Era la sveglia che suonava.Giorgia si alzò di colpo. Era confusa. Si ricordavala storia del drago, si ricordava del signore con ilcappello e i baffi che raccontava ai ragazzi la sto-ria, si ricordava di quei vestiti strani ma non riu-scì a capire cosa fosse successo.Il pomeriggio andò come d’accordo, alla riunionedi Squadriglia. Cominciò a dire a tutti che cono-sceva la vera storia di San Giorgio e che se aves-sero voluto lei l’avrebbe raccontata a tutte.L’intera Squadriglia Puma la guardò stralunata.Però vollero darle fiducia e così si sedettero tutteintorno ad ascoltare la storia.Quando Giorgia finì di parlare tutte le squadri-gliere erano a bocca aperta, sorprese dalla storiache la piccolina aveva raccontato loro, contentedel fatto che preparare l’attività per il San Giorgioche si sarebbe svolto dopo pochi giorni, sarebbestato un gioco da ragazze.

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A nche quest’anno non è passato senza la miticaimpresa di reparto e dire mitica mi sembra

poco visto il gran lavoro svolto e gli eccellenti risulta-ti ottenuti. Procediamo con ordine.Alla riunione dove avremmo deciso l’Impresa fra leidee più o meno bizzarre (tra le quali una gita in palu-de e un taglia erba a carbone) la più gettonata fu quel-la di costruire delle vere canoe con le quali poter sol-care fiumi e laghi, o almeno così si sperava.Venne scelto un vero progetto con tanto di disegno inscala, dopo alcune riunioni preliminari, fu acquistato ilmateriale per la costruzione dello scheletro, così si chia-

ma la partein legno.Viste ledimensionidelle ca-noe, il loron u m e r o ,ben 8, ed ic o n s e -g u e n t iprob lemidi spazio,

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H o partecipato ad un incontro di Capi in Toscana,al termine della due giorni è stato consegnato a

tutti i partecipanti un rotolino di carta e nella presen-tazione, era stato detto che in quel foglio c’era la sto-ria di un sogno diventato realtà.La cosa mi ha incuriosito non poco e appena arrivatoa casa ho tolto il nastro che lo teneva arrotolato ed holetto il contenuto…. era la narrazione che Andrea,Capo Squadriglia delle Volpi del Firenze XI, faceva dellarealizzazione della loro Impresa di Reparto.Dalle sue parole si percepiva come quello che era soloun sogno, fosse diventato realtà e questo grazieall’impegno di tutti! Ognuno aveva fatto il propriodovere, ognuno aveva dato il proprio contributo esembra che anche gli scettici, in qualche modo, sianostati di stimolo.

Questo racconto mi ha molto colpito, perché troppevolte si sente dire che i ragazzi di oggi sono svogliati,non hanno inventiva: questa invece è la dimostrazioneche gli E/G sono ragazzi e ragazze in gamba, capaci direalizzare cose che per molti sembrano impossibili.Sono convinto che il primo a gioire di questo sia pro-

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DI DON LUCA MEACCIDISEGNI DI ELISABETTA DAMINI

VUOI GIOCARE NELLASQUADRA DI DIO?

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GESÙ VI LANCIAUNA SFIDA

prio Gesù, perché ha fiducia nelle mille risorse deiragazzi e delle ragazze, sa che possono fare tanto, bastache sappiano mettere a frutto i doni e le capacità cheDio ha dato a ciascuno di loro.Gesù lancia la sfida: vieni e seguimi! Ad ognunodi voi rivolge una domanda: Vuoi giocare nellasquadra di Dio? Come rinunciare ad un’Avventuracome questa, provate a domandarlo a Pietro, Andrea,Giacomo, Giovanni….. (Lc. 5,1-11). Oppure provate achiedere che cosa ha provato quel ragazzo che dinan-zi alla richiesta di Gesù seppe condividere quel pocoche aveva (Gv. 6,1-13): mettendo a disposizione ciòche possedeva, accettò la sfida e quel poco fu suffi-ciente per dare da mangiare a tantissime persone,anche in questo episodio, un sogno è diventato realtà.C’è anche chi rifiuta la sfida e guarda solo se stesso, il“giovane ricco” ne è un esempio eclatante (Mc. 10,17-22). Posso sostenere che gli Esploratori e le Guidedell’Agesci, sanno accettare la sfida di vivere la lorovita con Gesù, per scoprire i propri talenti (Lc. 19,11-24) per realizzare le cose che sembra impossibile solopensare. Non ci credete? Chiedetelo agli E/G delreparto del Firenze XI.

STORIA DI UN MAGNIFICO SOGNO CHE DIVENTÒ REALTÀ…DI ANDREA SQ. VOLPI FIRENZE XI

Don Stefano, alquale vanno inostri ringrazia-menti, ci ospitònella canonica e illavoro finalmentepartì.Quella falegname-ria, un po’i m p rov v i s a t a ,diventò ben pre-sto il nostro quar-tier generale e,sagoma doposagoma, listellodopo listello, lecanoe preseroforma mentreacquistavamo sempre più abilità con i vari utensili da fale-gname… e nell’arte di disinfettare e mettere cerotti!I mesi passavano e un bel giorno di primavera stranefigure passeggiavano portando in testa degli stranicopricapi. Tra le auto che si fermavano e le personeche sorridevano, si distinguevano tra gli scheletri delle

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Guarda le tue mani hanno grandi desideri vedi quanti segni sono i ricordi che hai dentro al tuo cuore dammi le tue mani stringimi e sorridi ed avrai domani un giorno migliore

Oggi può essere un gran giorno che ti sorriderà credi nei tuoi sogni il mondo splenderà

Ehhh gli occhi chiudi gli occhi e sogna quello che ti va quando apri gli occhi e un gran sole ci sarà

Ti senti libero perfetto

Guarda le tue mani hanno grandi desideri credici nei sogni sono i battiti e i ritmi del cuore

Chiudi le tue mani stringi forte i pugni ed avrai domani un giorno migliore

Oggi può essere un gran giorno che ti sorriderà credi nei tuoi sogni e il mondo splenderà

Ehhh gli occhi chiudi gli occhi e sogna quello che ti va quando apri gli occhi e un gran sole ci sarà

Ti senti libero Perfetto il cuore elettrico l’animo fantastico

Oggi può essere un gran giorno che ti sorriderà credi nei tuoi sogni e il mondo splenderà

Gli occhi chiudi gli occhi e sogna quello che ti va quando apri gli occhi e un gran sole ci sarà

Guarda le tue mani hanno grandi desideri credici nei sogni al ritmo del tuo cuore

Oggi può essere un gran giorno che ti sorriderà Oggi può essere un gran giorno datti un’oppurtunità

canoe, le camice celesti e i fazzolettoni, portati conorgoglio da noi Scout che con le canoe sulla testa tra-sportavamo la nostra Impresa verso la sede centrale.Tanti erano i complimenti e i commenti simpatici chele persone facevano. Alcuni chiedevano: … ma le avetefatte voi davvero?; ma che galleggeranno? Tutte 8 in fila erano uno spettacolo, sembravano sognipronti per essere cavalcati dai mitici Scout. Era arriva-to il momento di rivestire lo scheletro e allora giù conpezze di stoffa (ex tende) e vinavil:quanti strati perrendere robuste quelle canoe e quanto lavoro, ma nevaleva la pena! Dopo che la colla fu asciutta, il toccofinale: una o più mani di flatting e il gioco era fatto. Manmano che lavoravamo a rendere impermeabili le canoeun tarlo emergeva nei nostri discorsi: ma che gallegge-ranno? E da lì tutte le varie battute: stà zitto che portisfortuna ecc…Finalmente il gran giorno del varo arrivò: le imbarca-zioni, perché a quel punto lo erano, furono portate aMarina di Candeli, sull’Arno, e con i complimenti deidirigenti dei canottieri, muniti di giubbotti e remi, ci

preparam-mo, conun certobatticuorea spingerein acquaquei sognigalleggian-ti, chetanto cia v e v a n oimpegnato

nei mesi invernali. Una dopol’altra, aiutati dagli istruttori,i sogni presero il largo tra gliapplausi dei presenti.Che spettacolo ragazzi! Chil’avrebbe mai detto, che queipezzi di legno, tele, viti avreb-bero dato vita ad emozionicosì forti, chissà se loro stes-si, e mi riferisco ai materiali,si sarebbero mai immaginatidi far parte del sogno di così tanti ragazzi: del restoanche Geppetto cominciò così! I sogni si eranorealizzatiI Ora, le canoe sono tutte riposte nella sede in bellavista, in attesa di nuove avventure È stata dura vero? Si, i sogni sono difficili da realizzarema proprio per questo esistono, perché ognuno neabbia uno, piccolo o grande, purché ne abbia uno.Sogna, sogna ancora, sogna per la scuola, per la fami-glia, per il lavoro, per il mondo, non mollare mai.Quelle canoe sono la vita, quanta fatica per rimanere agalla, quanta fatica per realizzarla, ma ricorda che cidovrai stare dentro alla tua canoa ed allora costruisci-la bene, non trascurare nulla e, se qualche infiltrazioneverrà,devi essere subito pronto a tappare ogni falla!Nel mare della vita naviga sicuro, dritto davanti a te… Provate anche a leggere il testo di questa canzone diPaolo Belli “Guarda le tue mani”, vi accorgerete quan-te cose belle Dio ha messo nel vostro cuore e nellavostra testa, se crederete alle vostre capacità, saretecapaci di costruire perfino il “carretto al plutonio” pertornare al futuro con il dottor Doc e Marty.

UN GIORNO MIGLIOREdi Paolo Belli

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Rossy e Mara (a destra) Carlo, con il guidone degli scoiattoli Il nostro reparto

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1ª INTERVISTA TESTO E FOTO DI ESTHER ANGRISANI E VITTORIA 2ª INTERVISTA TESTO E FOTO DI GIORGIO CUSMA

TEMPO DIAMBASCIATORI

Salve, siamo Vittoria e Esther, il Vice ed una squadrigliera della Sq. Aquile del Reparto “Mafeking”del gruppo Salerno 3. Io, Esther sono già da tempo una corrispondente di Avventura e Vittoria, ilmio fantastico Vice, è alle prime armi. Questa intervista da fare ad un ambasciatore ci ha partico-larmente interessate perché ad andare sarà la nostra Csq. Mara e il Vice della sq. Cervi, Carlo.Viriportiamo di seguito l’intervista che abbiamo realizzato, sperando sia di vostro gradimento:

DI QUESTI TEMPI SI SENTEPARLARE MOLTO DI “AMBA-

SCIATORI”… MA CHI SONO?

Cosa hai provato quando hai saputo chesaresti stato/a tu l’ambasciatore del tuogruppo?Carlo: Un’emozione indescrivibile, un misto trafelicità e stupore.All’inizio non ci credevo: perchéfra tanti ottimi Scout quali sono i ragazzi del mioGruppo, hanno scelto me?Mara: Un grande numero di emozioni difficil-mente descrivibili. Mi sono sentita felice ed emo-zionata; credo che non dimenticherò mai più gliattimi in cui il Capo Gruppo ha pronunciato il mionome e i miei amici mi hanno guardata con mera-viglia e con allegria.

E cosa significa per te essere un ambascia-tore e andare al jamboree?Carlo: Andare al jamboree per me è un grandeobbiettivo e cercherò di fare di tutto per arriva-re preparato a questo evento.Mara: È un grande onore per me rappresenta-re tutte le persone del mio gruppo ad un even-to mondiale come il jamboree.Tutte le personecon cui ho condiviso anni di esperienza scouti-stica, che mi hanno sopportata per così tantotempo, che mi sono state vicine in moltissimimomenti.

Che ti aspetti del jamboree?Carlo: Dal jamboree, mi aspetto tanto divertimen-to, grandi emozioni e fare tante nuove amicizie.Mara: Un’esperienza fantastica ed indimenticabile(una grande pariata, insomma)

Cosa porterai tu, di specifico, al jamboree?Carlo: Porterò la mia esperienza scout, le tradi-zioni del mio Gruppo e della mia regione e unozaino pieno di consigli.Mara:Porterò tante persone con me: la mia Sq.cheè la mia soddisfazione, il mio Reparto che mi hafatto vivere tanti momenti meravigliosi e indimenti-cabili, il mio Gruppo, i Capi, insomma tutti quelli chemi hanno aiutata nella mia vita scautistica.

Il tuo Gruppo, il tuo Reparto, ti aiutano arealizzare in qualche modo ciò che porte-rai al jamboree?Carlo: Il mio Reparto mi sta aiutando in tutti i modiper preparami a questa esperienza, e la mia Sq. miassiste e mi incoraggia a migliorami sempre di più.Mara: Il mio Reparto e/o il mio Gruppo misostengono sempre e mi comprendono quandone ho bisogno. Ne approfitto per ringraziarli tutti,dal più piccolo Lupetto al Capo più anziano.

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Avventura si è poi recata a far visita ad un Reparto di Ambasciatori, si tratta di quel-lo che raggruppa tutti gli E/G del Friuli-Venezia Giulia.

Mi era giunta notizia che il primo incontro di tutto ilReparto,della mia regione, sarebbe avvenuto verso lametà di marzo: era un’ottima occasione per andare ascoprire chi fossero e come si stavano preparando alJamboree gli ambasciatori del Friuli-Venezia Gulia.Il Reparto si è incontrato a Cesclans, luogo che sinasconde tra le prime montagne della Carnia. Lagiornata era piuttosto gelida, c’era ancora un po’ dineve attorno ai prefabbricati che compongono il vil-laggio scout di Cesclans, faceva freddo, e gli E/Gerano intenti in un’attività di giochi di movimento (…per scaldarsi!). Poi, al coperto, hanno ricevuto daiCapi tutte le informazioni utili per il grande balzoItalia-Inghilterra e per il grande evento, che ilJamboree del centenario rappresenta per tutti noi.Una divisione per Squadriglie c’era già stata la seraprima, ma era previsto anche che prima dell’ora dipranzo, ciascuna di loro scegliesse nome (Cinghiali,Arieti, Pipistrelli e Aironi), Capo Squadriglia e motto(… il grido!).Io approfittavo dei loro momenti liberi per realizza-re delle interviste, che vi riporterò di seguito. Lo spi-rito era molto alto: chiacchiere e risate risuonavanoattorno a me ed era impossibile non sentirsi parteci-pi di questo clima così gioioso e responsabile.A pranzo siamo stati raggiunti dai genitori che hannocontribuito con pietanze e dolci: attorno alla mensal’atmosfera si è riscaldata ancor di più! Poi un ultimospazio di comunità, per l’alzabandiera, e quindi tutti acasa in attesa del prossimo incontro ai primi di giu-gno: ma non mancano i compiti a casa per leSquadriglie. Eccovi i risultati delle interviste, raccoltetra momenti ricchi d’entusiasmo e di responsabilità:Come mai avete deciso di andare alJamboree?Si tratta di un evento unico ed irripetibile che vale la

pena di vivere… Per conoscere altra gente… Pensoche sia un’esperienza molto bella, un’opportunità daprendere al volo… Credete sia utile il vostro incontro di oggi?Sì, è importante perché dovendo partire insieme èmeglio conoscersi in anticipo, per affrontare questaavventura, insieme, bisogna essere uniti in anticipo… Cosa vi aspettate dal Jamboree?Di imparare quello che fanno gli E/G di altri paesi edi riuscire a trasmettere, a chi ci vive accanto, la miaamicizia ed il mio impegno… Di divertirci unasacco… Di vivere un’avventura sicuramentebella…Trascorrere serenamente l’esperienza con lemie compagne e divertirmi… Conoscere le realtà dialtre nazioni e religioni, nuove avventure…Vi siete appena conosciuti, vi vedo moltoaffiattati, ma cosa apprezzate di più dellavostra nuova Sq.?Il fatto che è composta da persone sincere, di cui cisi può fidare… Sono abbastanza vivaci, insieme abbia-mo saputo confrontarci su qulasiasi argomento sucui abbiamo discusso… Ci siamo trovati subito bene:sono tutti simpatici… Mi sento di affrontare tran-quillamente questa avventura con loro…Non lo soancora, ma il jamboree comincia da qua e bisognaimparare a convivere…Siamo un bel gruppo, siamostati subito bene insieme… Sono tutte personespensierate, gioiose, mai tristi…Cosa pensate di portare a casa dal jamboree?Nuove esperienze, nuovi giochi, tecniche... Il raccon-to delle mie scoperte, al mio Reparto, ai miei amicied in famiglia… Le scoperte sui diversi modi di farescautismo… Raccontare le mie emozioni a chi mivorrà ascoltare…Ci sentiremo ancora… Buona caccia sul sen-tiero del Jamboree….

Gli Aironi Non ci si dimentica dei giochi… … e nemmeno della musica!

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I PERSONAGGI CHE HANNOFATTO LO SCAUTISMO:DON GIOVANNI MINZONI

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E ra un animo inquieto.Come pochi. Sapeva

coniugare bene parole e azio-ne. Lo guidava, profondo, lospirito di carità e la voglia,esuberante, di spendersi pergli altri fino al sacrificio totale,se fosse stato necessario.Dimostrò apertamente il suocarattere impetuoso e arden-te di romagnolo quando, dal1916 al ’18, nel corso delprimo conflitto mondiale, fuTenente Cappellano sul frontetrentino, su quello dell’Isonzoe sulla linea del Piave, inqua-drato nel 255° reggimentofanteria della Brigata “Veneto”. Era amato dai sol-dati, stimato dagli ufficiali. Non fu semplicementeun sacerdote, attento ai bisogni spirituali degliuomini in armi, pronto a sostenere, a rincuorare,a confortare, a pregare. Fu una persona profon-damente immersa nella fede di Dio che cercòcostantemente di trasmettere a chi gli era vicinoe seppe esercitare la pietà quando l’orrore dellaguerra lo negava. Fu, inoltre, un ufficiale in gradodi trascinare con l’esempio, dimostrando coraggioe sprezzo per il pericolo. Non a caso la motiva-zione della medaglia d’argento al valor militarerecita: “Instancabile nella sua missione pietosa diconfortar feriti, di aiutare i morenti durante ilcombattimento, impugnato il fucile e messosi allatesta di una pattuglia di arditi si slanciava all’assal-to contro un nucleo nemico, faceva numerosi pri-gionieri e liberava due nostri militari, di altrocorpo, precedentemente catturati.”Don Giovanni Minzoni, manifestò precocementeuna personalità ricca e matura, caratterizzata dauna felice mescolanza di virtù religiose, civili emilitari. Nato a Ravenna il 29 giugno 1885, daPietro e Giuseppina Gulmanelli, entrò in semina-rio a soli 11 anni. Nel 1905, perso il padre, scelsela strada del sacerdozio. Venne consacrato nel

1909 e l’anno successivo nomi-nato cappellano ad Argenta,posta sulla sinistra del Reno, fraRavenna e Ferrara. Nel 1914 silaureò in Scienze Sociali allaScuola Sociale di Bergamo. Dueanni dopo i capi famiglia diArgenta lo elessero arciprete.L’Italia era in guerra da più di unanno; fu allora che don Minzonichiese di poter fare la sua partecome cappellano militare,nonostante parenti e amici lopregassero di desistere. Dopola parentesi al fronte rientrò adArgenta. La sua vitalità ed esu-beranza, il suo animo generoso,

lo portarono a dedicarsi interamente ai parrocchia-ni dando vita ad opere sociali di ogni tipo. Ebbe acuore soprattutto, uscito dagli orrori di un conflit-to sanguinosissimo, l’educazione dei giovani: diedevita a un ricreatorio con annesso teatro e cinema,fondò circoli maschili e femminili, tra cui una filo-drammatica, stimolò la crescita morale, religiosa esociale dei concittadini. I giovani, riconosciutone lospirito aperto, la generosità d’animo, la concretezza,lo amarono in modo particolare.1923: lo scautismo cattolico, attivo da sette anni inItalia, ma ancora non ben apprezzato, destò il suointeresse: don Minzoni comprese che esso era unascuola gioiosa, per la formazione della personalitàdei giovani. Nel mese di luglio invitò ad ArgentaMonsignor Emilio Faggioli, Assistente spiritualeregionale dell’ASCI, l’Associazione ScautisticaCattolica Italiana – allora si chiamava così – perchétenesse una conferenza sulle finalità dello scauti-smo. Le parole del sacerdote furono rozzamentecontestate dal segretario del partito fascista locale:una vera e propria minaccia foriera di un futurotragico. Don Minzoni non si lasciò intimidire e asua volta reagì, garantendo che gli scout ad Argentaavrebbero trovato il giusto spazio.L’8 luglio di quel-l’anno, coerente con il suo pensiero, fondò gli

DI LUIGI COSTANTINI - LUPO CHE CANTAFOTO DI ARCHIVIO

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“SPENDERE LA VITAPER UN IDEALE, NON ÈMORIRE, È VIVERE” -Don Giovanni Minzoni

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scout. Il ripartoArgenta I° “S.Giorgio” venne imma-tricolato il 7 agosto. Il suo attivismo che pareva unmoto perpetuo, il suo modo di fare diretto, aperto,privo di ombre o risentimenti, la sua attenzioneall’educazione dei giovani non piacquero a coloroche si stavano rivelando come i “nuovi padroni”locali: il fascismo, che affermava di avere a cuore laformazione della gioventù, ma che non ne raggiun-gerà mai l’anima, come sapeva fare lo scautismo,non poteva accettare che ad Argenta la stragrandemaggioranza dei giovani optasse per gli esplorato-ri dell’ ASCI piuttosto che per le organizzazionigiovanili del regime: i balilla, gli avanguardisti, le pic-cole e le giovani italiane. Le minacce da parte diesponenti locali del nuovo regime verso donMinzoni e la sua opera pastorale furono esplicite,pubbliche, ripetute e purtroppo, trovarono tragicaconcretezza nella notte del 23 agosto 1923. Quellasera don Minzoni passeggiava dopo cena con unamico lungo le vie di Argenta: ad un tratto, avevanoappena sorbito una bibita in un bar e si stavanodirigendo verso il cinematografo, entrambi furonovigliaccamente aggrediti alle spalle da due individui,protetti dall’oscurità, e colpiti selvaggiamente allatesta. L’amico, Enrico Bondanelli, anche se feritocercò di aiutare il sacerdote, ma egli aveva ormaiperduto conoscenza. Vennero aiutati e portati incanonica. Dei due, solo l’amico si salvò. La morte,per don Minzoni, sopraggiunse rapida.Il 26 agosto, nel corso dei funerali, gli scout diArgenta, pur turbati, prestarono servizio d’onore eaccompagnarono l’amato fondatore del loro ripar-to fino a Ravenna dove don Minzoni venne sepolto.

Gli scout della provincia portarono il lutto sull’u-niforme per un mese.La ricerca dei colpevoli si trascinò negli anni; ven-nero individuati solo nel 1947, al terzo processo,ma rimessi subito in libertà grazie a un’amnistia.Alberto Camuzzi, biografo di don Minzoni, ha affer-mato: “L’Arciprete di Argenta non fece mai nullanella sua vita per il gusto di essere contro qualcu-no. (…) Un educatore, quale si dimostrò donMinzoni, avrebbe contraddetto se stesso se avesseinsegnato ad “essere contro qualcuno”. Un cristia-no si distingue per la sua capacità di testimoniare ilVangelo ed eventualmente per le opere positiveche compie, non per la sua attitudine a mettersi inantagonismo con l’altro, con il reale o presuntoavversario. Don Minzoni fu semplicemente unbuon cristiano; per questo è stato coerente sino infondo e ha pagato con la vita”.Nel 1983, in occasione della morte di don Minzoni,quando le sue spoglie furono traslate da Ravenna alDuomo di Argenta, si ritrovarono insieme in quel-la chiesa il Papa Giovanni Paolo II° e il Presidentedella Repubblica Francesco Cossiga. Il Papa in quel-la occasione ricordò una frase vibrante e senzadubbio profetica del sacerdote romagnolo:“La reli-gione non ammette servilismo, ma il martirio”.Fu un sacerdote, un cristiano, un uomo che seppefare della schiettezza,della coerenza,del dono di sésenza riserve, dell’amore per la verità e per lalibertà il suo stile di vita. Nonostante la breve, bre-vissima appartenenza allo scautismo cattolico, neincarnò profondamente lo spirito della Legge edella Promessa.

Don Giovanni Minzoni, al centro, in una foto del luglio 1923

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I l Consiglio Capi del Reparto è riunito,Elena, le altre Capo Squadriglia e gli altri

Capi Squadriglia stanno aspettando che i CapiReparto comincino a parlare. :”Come sapetequesto è l’anno del centenario – inizia il CapoReparto – e molti Gruppi, come il nostro, sisono impegnati ad organizzare una Impresache lasci una traccia duratura nella città. Inparticolare noi abbiamo scelto di chiedereall’Amministrazione Comunale di dedicareuna piazza al nostro fondatore, B.-P.”Continua la Capi Reparto :”Abbiamo giàpreso accordi con la maggior parte dei consi-glieri e con il sindaco, tutti si sono dimostra-ti molto interessati, conoscono e stimano ilnostro Gruppo, ma ci hanno chiesto di for-malizzare la nostra richiesta con un interven-to ad un consiglio comunale. La ComunitàCapi ha pensato di affidare questo incarico aduna Capo Squadriglia ed un CapoSquadriglia.” Giorgio, Capo Squadriglia delleAquile, sempre deciso e capace di arrivaredritto al punto interviene :”Per la CapoSquadriglia non ci sono dubbi: deve essereElena, che è la nostra ambasciatrice alJamboree!” Tutti, Capi compresi, si dichiaranod’accordo, Elena prova una timida protesta,ma viene subito zittita. Poi, con aria complice,tutti si voltano verso Giorgio ”Eh…, no,no… io in pubblico mi emoziono, no, non misembra il caso!” Molti scoppiano a ridere,visto che Giorgio ha la specialità di attore edè il più in gamba come animatore dei fuochidi bivacco. Infine la decisione è presa: Elena eGiorgio parleranno al Consiglio Comunale…fra quattro giorni. I due impallidiscono, cosìvicino! Ma i Capi Reparto offrono la loro col-laborazione per preparare l’intervento, si rac-colgono le idee e in breve il canovaccio èpronto. Quattro giorni dopo Elena, Giorgio e

i Capi si trovano nel tardo pomeriggio perl’ultima prova: una breve storia di B.-P. e dellanascita dello scautismo, letta da Giorgio, quin-di Elena parla del centenario e del Jamboreea cui parteciperà. La sera tutto il Reparto èseduto, in perfetta uniforme, nei banchi deglispettatori. Il sindaco, dopo aver aperto laseduta, invita subito i ragazzi a parlare: i duesono piuttosto rossi in viso, ma Giorgio sem-bra veramente un attore professionista, men-tre parla delle due vite di Robert Baden-Powell, lord di Gilwell. Elena, con la sua vocebassa e un po’ roca e con il suo entusiasmoaffascina tutti e alla fine scoppia un veroapplauso. Tutti i consiglieri stimano molto gliScout e la presentazione contribuisce a indi-rizzare la loro scelta. Il paese avrà la sua piaz-za Baden-Powell! Alla riunione di SquadrigliaElena racconta alle altre di come le battevaforte il cuore e di quanto sia stato emozio-nante parlare davanti ai politici della città.Tutte le Guide sperano sinceramente che lospirito di servizio che si vive negli Scout siapresente anche tra quelle persone. :”Però…sarebbe una bellissima cosa se la nostraSquadriglia preparasse un oggetto da metterenella nuova piazza. Magari una tavola di legnocon disegnato al pirografo il volto di B.-P.” :”Emagari anche una breve presentazione incisasu un foglio di ottone con le lettere a bulino!”Aggiunge Francesca. La Squadriglia si mettesubito in moto. Sei settimane dopo, per l’i-naugurazione della piazza, i due oggetti sonopronti. Piera e Michela hanno pensato a pre-parare la tavola di legno, Noemi ha pirografa-to la silouette di B.-P.,Valeria ed Elena hannolavorato con Piera al foglio di ottone sottile,le lettere sono in rilievo e dipinte di un bellosmalto verde, come il colore della brancaE/G!

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DI MAURO BONOMINIDISEGNI DI JEAN CLAUDIO VINCI

CENTO PIAZZE

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IN OGNI CITTÀ,PORTIAMO LO SCAUTISMO… IN PIAZZASESTA PUNTATA

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Terza chiacchierata

Per diventareScout

guidone, quindi la ban-diera della nostraSquadriglia, la nostravera identità.Quando ero CapoSquadriglia si usavaattaccare all’alpen-stock le targhette inmetallo dei rifugi che siraggiungevano duran-te gli hjkes e quellidelle località dei campiestivi.C’erano in Repartodegli “antichi” bastoniormai diventati di“ferro” da quante diqueste targhette porta-vano.Squadriglie dalla lungatradizione, nate tantianni prima, che tra-mandavano di genera-zione in generazione ilsimbolo delle milleavventure passateassieme.Certamente per farquesto si doveva averecura dell’alpen-stock,sicuramente nessuno sisarebbe sognato diusarlo come giavellot-to, rischiando di rom-perlo, e nessuno, cam-minando sul selciato ol’asfalto, lo avrebbesbattuto a terra con ilrischio di rovinare lapunta che serve perpiantarlo sul terre-no…ma perché vi dico

questo, nei vostriReparti non capita mai,vero?Ricordo che, poiché siconosce l’altezza del-l’alpen-stock, un metroe cinquanta circa, siusava per misurare lealtezze dei monumentio degli alzabandieracon il metodo che tutticonoscono e che siritrova in molti deinostri manuali tecnici.Qualcuno addiritturacon il pirografo lo gra-duava incidendo delletacche, di solito distan-ti dieci centimetri l’unadall’altra, in modo dausarlo come un vero eproprio metro.Altri, addirittura, vi

riportavano sopra,sempre a fuoco, l’interoalfabeto morse, cosautilissima per gli scoutdalla memoria cortache non ricordanotutte le lettere di que-sto metodo di comuni-cazione.Insomma, come vede-te, questo attrezzodiventava qualcosa dipiù d’un semplicebastone di legno, manon sta certo a me dirvicosa fare, sono sicuroche voi avete molta piùfantasia ed abilità delsottoscritto nel conser-vare e fare bello questoinsostituibile compa-gno di viaggio.

Provate questa comodaposizione di relax!

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Coordinamento editoriale: Giorgio Cusma

Progetto grafico e Impaginazione:Technograph - TS

Testi di:Chiara BeucciGiorgio CusmaSara MeloniEnrico RocchettiPaolo VanziniGiovanni Zanotto

Disegni di:Archivio AgesciB.-P.Chiara BeucciJohn SweetPaolo Vanzini

Foto di:Corrado Dapretto

Anche se lo scautismorimane un grande gioco,come tutti i giochi hadelle regole precise, chesi devono osservare conscrupolo se si desideraessere un bravo giocato-re. Vediamo un po’ qualisono i punti su cui B.-P.desidera chiarire affin-ché il nostro esserescout sia veramentericco.PPeerr ffaarr ppaarrttee ddeellllaa ssqquuaa--ddrraa sarà necessario ccoonn--ddiivviiddeerree pprriinncciippii ee vvaalloorriied allora la prima cosache ci unirà sarà unaLLeeggggee, una regola divita. Nella Squadriglia,nel Reparto ma ancoradi più nell’Associazionetutta o nello scautismomondiale il fatto diessere legati da comuniregole di vita ci fa senti-re più forte i legami checi uniscono: il sseennssoo ddiiaappppaarrtteenneennzzaa alla gran-de famiglia degli Scoutderiva proprio dalla Leg-ge con i suoi 10 punti. Per far parte della squa-dra, tutti noi abbiamo

pronunciato una PPrroo--mmeessssaa… tutti uugguuaallii,tutti lleeggaattii dagli stessipropositi. Forse nontutti bravi nell’onorar-la… ma non siamo per-fetti! L’importante èsseennttiirrssii lleeggaattii aa qquueellllaaPPrroommeessssaa, in ogni istantedella propria vita: infattinnoonn ssccaaddee mmaaii, non haetichette di validitàcome il latte o altri gene-ri alimentari, è semprenel nostro cuore.

B.-P. illustra le caratteristiche cheuna Guida o un Esploratore devono possedere

DI GIORGIO CUSMADISEGNI DI B.-P.

Il saluto scout

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Per far parte della squa-dra si osservano com-portamenti simili, nonin tutto per carità! Peralcuni segni soltanto: ilssaalluuttoo ad esempio, èuunniiccoo eedd uugguuaallee iinn ttuuttttooiill mmoonnddoo… una manocon tre dita libere e dueunite, a protezione unadell’altra, a significare ivalori in cui crediamo:Promessa, proteggere ideboli, come i cavalieri,come San Giorgio, co-me i cristiani.Per far parte della squa-dra abbiamo un ssiimmbboo--lloo per riconoscerci im-mediatamente: il ggiigglliioo.Ogni Associazione loelabora in maniera di-verse ma ce l’hanno tut-te: non è possibile pen-sare ad uno Scout privodi giglio (… che ha,anche lui, il suo bravosignificato simbolico!). Anche l’uunniiffoorrmmee è unsimbolo inconfondibile.CCii uunniissccee ee ccii ffaa rriiccoonnoo--sscceerree, è pprraattiiccaa per lavita all’aperto, pocoadatta per i salotti. Vaportata in maniera cor-retta e non a metà sì eda metà no… è ugualeper tutti! Camicia, pan-taloni, calzettoni: nopantaloni jeans e calzinida tennista!

Per far parte della squa-dra, come in ogni teame/o equipaggio che sirispetti, ciascun compo-nente deve ddiimmoossttrraarrssiiuuttiillee aaggllii aallttrrii, con ilproprio iimmppeeggnnoo aa ccrree--sscceerree nelle conoscenze,ccoommppeetteennzzee, da mette-re a disposizione deglialtri. Sia per aaiiuuttaarree cheper istruire, ttrraappaassssoonnoozziioonnii. Il nostro cam-mino è fatto di ttrraagguuaarr--ddii,, ppiiccccoollii ee ccoonnttiinnuuii, edil nostro contributo allacomunità sarà semprevalido ed efficace. È ilnostro “allenamento”…altri si fermano a quello

fisico, noi andiamo unpasso oltre e, nel servi-zio, con la BB..AA. crescia-mo anche dentro.A chiusura della chiac-chierata che, cometutte le altre, vi consi-glio di leggere nellasua interezza, B.-P.aggiunge una racco-mandazione: parla del-l’importanza dellaLegge, desidera cheessa venga al più pre-sto insegnata al no-vizio perché dovràdiventare la base delsuo stile di vita, anchequando, da adulto nonfosse più negli scout.

Il Giglio di B.-P.

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DI GIOVANNI ZANOTTO

FOTO DI CORRADO DAPRETTO

Hai mai notato comeesistano parole che, aforza di essere utilizza-te a sproposito, vengo-no svuotate del lorosignificato? Un po’come prelevare ognigiorno dallo stessorecipiente dell’acqua,senza mai ag-giungerne: accadrà,prima o poi, cheresterà secco.Un esempio tra mille èdato dalla parola “ami-ci”. In TV la sentiamoutilizzare a spropositoogni giorno (c’è chi haaddirittura fatto unprogramma con que-sto titolo!), senza chemai le venga attribuitoil suo bellissimo signi-ficato. E così, dopoaverla ascoltata e ripe-tuta innumerevolivolte, questa parolanon riesce più ad evo-care dentro di noi lepersone con le qualicondividiamo imomenti più belli della

nostra vita.Il termine ““PPrroommeessssaa””corre lo stesso rischio,perché viene ripetutospesso e volentierisenza riflettere sul suosignificato.Eppure è stato propriopromettendo chesiamo diventatiEsploratori e Guide.Dicendo ad alta voce:““PPrroommeettttoo!!””,, abbiamopreso l’impegno di se-guire quei principi che,nella nostra vita,saranno un punto diriferimento costante.Vediamo da vicino incosa consiste la Pro-messa.““CCoonn ll’’aaiiuuttoo ddii DDiioo””::tener fede alla Pro-messa in ogni circo-stanza è difficile.Da soli diventa quasiimpossibile. Egli ci aiu-terà in questo, silen-ziosamente, ma inogni istante: sappiamoche non ci negherà ilSuo aiuto se lo chiedia-

mo con sincerità.“Prometto ddii ffaarree ddeellmmiioo mmeegglliioo””:: abbiamogiurato di mettercelatutta nel seguire laPromessa. Se a voltenon riusciremo a man-tenerla, nessuno potràdirci che abbiamo sba-gliato se abbiamo tira-to fuori il meglio che èin noi per provarci.Questo può dar vita afacili scuse: potrei pen-sare che, anche se nonmantengo fede allaPromessa, posso sem-pre dire d’averci prova-to facendo del miomeglio. Tuttavia è ilnostro Onore la mone-ta con la quale paghia-mo un’ipocrisia delgenere.Dire ““pprroommeettttoo ssuull mmiioooonnoorree””, significa che la“merce” in gioco è lastima che i nostri fra-telli hanno di noi.Pensiamoci due volteprima di svenderla.Vediamo, poi, quali so-

no i contenuti dellaPromessa.11)) ““ppeerr ccoommppiieerree iill mmiiooddoovveerree vveerrssoo DDiioo......””:siamo cristiani. Credia-mo in una religione eper questo, ci sforzia-mo di viverla a 360°.Non abbiamo fattoscelte di comodo:compiere il dovere

v e r s o

Dio, significa vivereintensamente la pro-pria fede, non comepratica da archiviarealla Messa della dome-nica, ma come deside-rio di seguire quotidia-namente l’insegna-mento di Cristo.22)) ““......ee vveerrssoo iill mmiiooPPaaeessee”: siamo cittadi-ni. Accettiamo diosservare le regoledello Stato nel qualeviviamo, perché sonola base minima sullaquale crescerà ilrispetto reciproco.Non c’è Libertà néconvivenza civilesenza una legge.33)) ““ppeerr aaiiuuttaarree ggllii

aallttrrii iinn ooggnnii

cciirrccoossttaannzzaa”: siamoresponsabili di chiun-que abbia bisogno dinoi. Non possiamoguardare indifferentiad un mondo chegrida aiuto.L’insegnamento diCristo è da seguirecome esempio: “chivuol essere il primo travoi, sarà il servo ditutti”.44)) ““ppeerr oosssseerrvvaarree llaaLLeeggggee SSccoouutt”: siamoEsploratori e Guide. LaLegge è il riferimentocostante delle nostreazioni, e dei nostripensieri.Pertanto, la prossimavolta quando diremo:

““pprroommeettttoo””,, pensia-moci un istante.Questa parola ha,per noi, un signifi-cato particolare eprofondo.Non è un sempliceobbligo, non èstato un rito senzasignificato, e nonsarà una formalità:per sempre, questaparola rappresentala nostra scelta.

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DI GIOVANNI ZANOTTO

““EEssttoottee PPaarraattii””:: siate pronti, ““iinn ssppiirriittoo ee ccoorrppoo,, ppeerr ccoommppiieerree iillvvoossttrroo ddoovveerree””..B.-P. ci ha lasciato questo messaggio, intendendo dare signifi-cato al motto in maniera ben definita: eesssseerree pprroonnttii, significaessere competenti, attivi e volenterosi nell’aiutare il prossimo,testimoniando la nostra Fede cristiana e vivendo la Leggescout.Ed allora SSVVEEGGLLIIAA!!!! Non siamo Scout dall’inizio alla fine dellariunione, dell’uscita, del Campo. Se qualcuno vuole vivere laPromessa in maniera così limitata, significa che non ha capitoniente della propria scelta scout!““EEsssseerree pprreeppaarraattii”” vuol dire una cosa chiara e precisa: significaessere pronti ad accettare l’impegno preso assieme allaPromessa, anche quando ciò costerà caro. Non esistono scelteche, per quanto piccole, non comportino un ssaaccrriiffiicciioo: diversa-mente, sono solo delle misere posizioni di comodo. La nostrascelta di essere Scout, proprio perché piena di significato e così“radicale”, comporta diversi sacrifici.Utilizzeremo parte del nostro tempo libero, per realizzare assie-me al Reparto un’Impresa che darà significato ai nostri sforzi.Metteremo da parte il nostro eeggooiissmmoo, per cercare di aiutarechi è in difficoltà, chi ha bisogno di una mano o della nostraaammiicciizziiaa.Dovremo compromettere il nostro interesse personale, ppeerrllaasscciiaarree iill mmoonnddoo uunn ppoo’’ mmiigglliioorree ddii ccoommee ll’’aabbbbiiaammoo ttrroovvaattoo.Questo va fatto qui ed ora, senza rimandare al “domani” quelloche ha bisogno di essere fatto subito.Se la PPrroommeessssaa è il ppuunnttoo ffeerrmmoo che suggerisce “quali” sono lessttrraaddee ddaa ppeerrccoorrrreerree, il nostro motto ci dice ““ccoommee”” ddoobbbbiiaammooccaammmmiinnaarree attraverso le scelte che abbiamo fatto.E cioè, sseennzzaa rriittaarrddoo,, sseennzzaa eessiittaarree:: ““ddoommaannii””,, èè ttrrooppppoo ttaarrddii.

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TESTI E DISEGNI DI CHIARA BEUCCI

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DI SARA MELONI

DISEGNI D’ARCHIVIO

Vi siete mai chiesti per-ché portiamo un gigliocucito sulla camicia? Sì,va bene, è il simbolo dellaPromessa che abbiamofatto, ma come mai pro-prio un giglio e non unamargherita?Se nella vostra libreriaavete Scouting for boys(= Scautismo per ragaz-zi) e, ancor meglio, se loavete letto, potresteanche sapere la rispostaalla mia domanda inizia-le.Il giglio fu scelto comesimbolo del MovimentoScout dallo stesso B.-P.che, in Scautismo perragazzi, spiega:Poi aggiunge: “Non ap-pena fondati gli esplora-tori si levarono immedia-

tamente delle voci cheaccusavano il movimen-to di militarismo, maquando si vuole crearequalche cosa si trovasempre della gente checerca dei motivi per criti-care, molto spesso anco-ra prima di saperne nien-te. Nel caso nostro prete-sero che lo scopo delmovimento fosse quellodi fare dei nostri ragazzidei soldati e, comeappoggio alla loro tesi,sostenevano che innostro emblema era unapunta di lancia, simbolodella guerra e del sanguesparso.Mi fu telegrafato perchiedermi cosa potevodire. Risposi: il nostroemblema è un fleur-de-lis(un giglio) simbolo dipace e purezza”.Baden Powell, poi, decisedi aggiungere all’emble-ma del giglio una scritta:“Be prepared” che altronon è che la traduzioneinglese di EEssttoottee PPaarraattii(in italiano significa Siipreparato) che è il nostromotto.Il giglio bene rappresentaanche la Promessa: sicompone di tre punte – aarriiccoorrddaarree llaa ttrriipplliiccee pprroo--mmeessssaa cchhee ooggnnuunnoo ddii nnooiihhaa ffaattttoo – e rappresenta

anche l’insieme delle trevirtù che ogni Guida eScout dovrebbero avere:llaa ffrraanncchheezzzzaa,, llaa ddeevvoozziioo--nnee ee llaa ppuurreezzzzaa..Il giglio che oggi siamoabituati a vedere sullenostre camicie è unpochino diverso da quellooriginario. La cosa piùimportante che possiamonotare è che il distintivodella nostra Promessa èl’insieme di un giglio e untrifoglio.Questo perché, quandonel 1974 l’ASCI si è unitaall’AGI, i due simboli cherappresentavano le asso-ciazioni si sono fusi. Iltrifoglio, simbolo del gui-dismo, non solo italianoma mondiale, ricorda -con le sue tre foglie- latriplice promessa fatta. Se guardate con atten-zione, ci sono anche altridue elementi, oltre altrifoglio e al giglio.

Sulla Rosa dei Venti ilgiglio indica il Nord. “Ildistintivo scout è lapunta di freccia in for-ma di giglio che indica ilNord nelle carte e nellebussole”.

Il Giglio Agesci

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Il primo è il ccoorrddoonncciinnoo,ccoonn ttaannttoo ddii nnooddoo, checirconda le due figure;serve a ricordare, adognuno di noi, la BBuuoonnaaAAzziioonnee che ogni giorno

dobbiamo compiere.Poi ci sono dduuee sstteelllliinnee,che si trovano all’internodella foglia destra e sini-stra del trifoglio. Le stel-le, figure a cinque punte,

vorrebbero ricordarci iddiieeccii aarrttiiccoollii ddeellllaa lleeggggee. Insomma, avere attacca-to un distintivo del gene-re è proprio un gran bel-l’impegno!

CCoommee uunnaa ffrreecccciiaa èè ddiivveennttaattaa uunn ggiigglliioo Perché mai, vi chiederete voi, ad indicare il Nord nelle bussole c’era proprio una freccia?Semplice: adesso ve lo spiego.Ci troviamo nel Medio Evo, all’età di Carlo D’Angiò - la cui casata era rappresentata da un

fiordaliso - quando il navigatore Flavio Gioiafece della bussola uno strumento preciso edutile per la navigazione.All’interno del quadrante della bussola c’era-no le iniziali dei punti cardinali (Nord, Sud,Est ed Ovest). A quei tempi il Nord si indica-va anche con il termine “tramontana” ed èper questo che decise di mettere una T alposto del Nord. In più, per rendere omaggioal Re, decise di disegnare un’immagine che

risultava essere una combinazione tra una T e un fiordaliso. È questo il motivo per cui, dalXVII al XIX secolo, sulle bussole il Nord è indicato con un giglio.

L’evoluzione: da freccia/lancia a giglio

IIll ggiigglliioo nneellllaa ssttoorriiaaSe a qualcuno di voi venisse, prima o poi, in mente di ricercare i bozzetti dei vari gigliche si sono susseguiti, si imbatterà in una miriade di schizzi e disegni realizzati nel corso

degli anni. Volendo soffermarci solo su gli ultimi (si fa per dire) anni, sappiamoche quando in Italia si diffuse lo scautismo (le prime esperienze sonodel 1910) la REI (Ragazzi Esploratori Italiani) scelse come proprio sim-bolo il giglio come indicato da B.-P. Per la precisione, non si scelsequello inglese (più “tondo” e simile a quello oggi “WOSM”) ma quel-lo stilizzato, che si trova nella Cappella dei Lanaioli, della Chiesa diS.Agostino a Genova - sede concessa alla stessa REI per le proprieattività dalla Comune della città. L’episodio merita di essere raccontato. Proprio in quel periodo gira-vano molti bozzetti di quello che sarebbe dovuto diventare il sim-

bolo più importante. Alcuni erano ritenuti troppo elaborati e simili a quelli araldiciche alcune casate importanti utilizzavano. Ma un Esploratore, entrando un giornonella Chiesa di Sant’Agostino a Genova, notò che in una cappella c’era raffiguratoproprio un bel giglio, scolpito nella pietra. Corse subito allora ad avvertire uno deiCapi e di lì a poco quel giglio cominciò ad essere utilizzato sulle carte e sui documen-ti ufficiali. dell’Associazione. Lo stesso giglio venne poi scelto anche dal CNGEI(Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani) e poi dall’ASCI (Associazione ScoutCattolici Italiani, nata nel 1916), la quale vi appose in basso il cartiglio con la scrittadel motto “Estote Parati”.

Il giglioASCI

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DI PAOLO VANZINI

DISEGNI DI B.-P. E DELL’AUTORE

Quando Baden-Powellinventò gli scout, liinventò in uniforme.In tutta la sua vita damilitare aveva indossa-to i vari tipi di uniformiche l’esercito ingleseutilizzava a seconda deiluoghi e delle necessitàd’azione, imparandoche la scelta dell’abbi-gliamento ha un’im-portanza fondamenta-le, per almeno duemotivi principali.Il primo è che un capod’abbigliamento puòfare la differenza e ren-dere più facile, oppurequasi impossibile la

vita. Pensiamo adesempio a un’uscita inmontagna e all’impor-tanza della scelta dellescarpe, delle calze, maanche di tutto il restodei vestiti quando lasalita comincia a richie-dere ossigeno inabbondanza, traspira-zione per il sudore eleggerezza per atte-nuare lo sforzo, masenza esporsi al raf-freddamento… oppurequando dopo avermontato la tenda sottola pioggia abbiamoinzuppato un paio dipantaloncini corti anzi-

ché gli inasciugabilijeans. Nella sua espe-rienza, B. -P. aveva spe-rimentato che un certotipo di abbigliamentodava le migliori presta-zioni in climi e situazio-ni molto diverse: uncappello a falda larga,un fazzoletto al collo, ilcosiddetto “camiciot-to”, pantaloni corti, cal-zettoni e scarpe basse.Questo tipo di unifor-me fu adottato dagliScout in tutto il mondosenza grandi differen-ze, confermando che ilbuon B. -P. aveva vistogiusto. (fig.1) Il secondo motivoriguarda il fatto che gliScout non solo indossa-no un certo tipo divestiti, ma anche dicerti colori che rendo-no il vero significato di“uniformi”: tutti ugua-li… all’apparenza.Insomma, oltre a unaquestione di “praticità”,c’è il significato dellegame di fratellanzatra tutti gli scout delmondo che, da questisegni distintivi comuni,possono essere ricono-

Fig. 1

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sciuti e riconoscersi traloro come un’unicagrande famiglia.Certo è necessario nonsolo avere una bellauniforme, ma ancheindossarla bene: unoScout che indossa l’u-niforme in modo ordi-nato e con cura, mostraimmediatamente ditenerci molto alla suagrande “famiglia” e adessere parte di essa. Chiinvece la indossa inmodo trascurato, chi lavuole a tutti i costi dif-ferenziare con qualchepersonalizzazione o chi

non ci tiene, dimostradi non aver capito lasua importanza e dinon essere orgogliosodi fare parte del movi-mento scout.B. –P. era attentissimoanche ai piccoli segni,come le maniche dellacamicia che suggerivadi portare rimboccate,come simbolo che si èpronti a mettersi allavoro.La nostra uniforme haoggi lo stesso spirito elo stesso significato: daun lato cerca di esserecomoda, pratica e utile,

dall’altro elimina le dif-ferenze esteriori persottolineare che siamotutti parte di un unicaassociazione. Per que-sto, probabilmente, icapi insistono per farcialmeno ridurre di volu-me quell’albero diNatale che nasconde ilfazzolettone, per farciportare i pantaloncinial normale punto vita(che può trovarsi inuna zona più o menoampia, ma non certo aldi sotto dell’elasticodelle mutande), perevitare le calze velate,

Fig. 2

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lo sfoggio del cappelli-no ultimo grido, lacamicia mezza sbrin-dellata fuori dai panta-loni, e così via. Lamoda, che non ha nien-te di male in sé, è piut-tosto contraria allo spi-rito dell’uniforme, cosìcome il volersi distin-guere a tutti i costi

nelle apparenze, men-tre gli Scout si distin-guono per questioniben più importanti. Setutti seguissero mode epersonalizzazioni, inbreve non ci sarebberopiù due Scout o dueguide “uniformi”.Anche la nostra unifor-me è simile quella indi-

cata da B. –P., con alcu-ne differenze comun-que importanti, perchéraccontano la nostrastoria e le tradizionidella nostra associazio-ne. Tutti sappiamo chel’AGESCI è nata nel1974 dalla fusione delledue associazioni catto-liche esistenti maschile

Fig. 3

Fig. 4

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1414

(ASCI) e una femminile(AGI). L’unificazioneobbligò al cambiamen-to, dato che le uniformidelle due associazionierano differenti men-tre, come abbiamovisto, è necessario cheuna “famiglia scout”abbia la sua uniformeunica.A quel tempo l’ASCIaveva un’uniformecompletamente grigia(cappellone, camicia,pantaloncini e calzetto-ni). Pochi anni primaaveva abbandonatouna differente unifor-me, con cappellone ecamicia kaki, pantalon-cini e calzettoni blu,per dare un messaggiodi pace, visto che l’u-niforme kaki era similea un’uniforme militare.

D’altro canto il colorekaki è tuttora moltodiffuso nel mondo,dato che l’ispirazionestessa dell’uniforme èoriginariamente milita-re, e che spesso allanascita di tante asso-ciazioni nel mondo,sono state proprio exuniformi militari arifornire a basso costo iprimi Scout. Ma in que-gli anni di grandi movi-menti antimilitaristi (ilfamoso ’68), si decise didare un segnale fortesulla natura non milita-re dello scautismo e siscelse il grigio. Intantole guide avevano man-tenuto la loro unifor-me: cappellone, gonnae calzettoni blu concamicia bianca. Tutte edue le associazioni ave-

vano ovviamente il faz-zolettone con i coloridel gruppo, che leGuide portavano sottoil colletto come unacravatta, usanza rima-sta nel cuore di alcunecapo. Ciascuna delledue associazioni avevauna sua fibbia per lacintura. (fig.2)Quando nacque, l’age-sci scelse il blu, cheaveva accomunato leuniformi per tanti anni,e l’azzurro cielo per lacamicia. Il cappellonerestò grigio, a testimo-nianza degli ultimi annidall’ASCI, mentre unanuova fibbia per la cin-tura sostituì le prece-denti, completandoquella che è oggi lanostra uniforme. (Fig.3, 4 e 5)

Fig. 5

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DI ENRICO ROCCHETTI

DISEGNI DI B.-P. E JOHN SWEET

Eh sì! C’era una canzo-ne che si intitolava vec-chio scarpone che seinterrogato avrebbeparlato di guerra, diavventure passate.Ed il nostro invece...vecchio bastone… sìquello che fa un tutt’u-no con il glorioso gui-done di Squadriglia, sepotessimo farci raccon-tare la sua storia, quan-te cose ci potrebbe farvenire alla memoria.Da quanti anni laSquadriglia lo portacon sé in uscita, aiCampi, nelle attività?Conosciamo la sua ori-gine? Sappiamo che iltermine tecnico perdefinirlo è Alpen-stocke vale a dire alla letterabastone delle Alpi?B.-P. nei suoi scritti enei suoi disegni raffigu-ra spesso lo scout con ilsuo fido bastone e rac-conta di come possaessere usato in millemodi, per costruire unabarella, una scala picco-le costruzioni.Ma allora il Fondatore

pensava che ogni Scoutdovesse possedere unalpen-stock? È così,ogni Esploratore,secondo il pensiero diBaden Powell, dovreb-be avere il suo.Con esso aiutarsi acamminare lungo i sen-tieri di montagna, conesso, unito a quellodegli altri squadriglieriassemblare piccole utilicostruzioni, con essosalutare durante lecerimonie.Oggi, noi EsploratoriAgesci, di solito, neteniamo uno perSquadriglia che chia-miamo, unendo il legnoal vessillo dell’animale

di Sq.,semplicementeguidone.Ma il bastone Scoutpuò diventare qualcosadi più.Innanzitutto, si può“ p e r s o n a l i z z a r e ”aggiungervi in praticadelle decorazioni divario tipo.Un’impugnatura alcentro di pelle o d’altromateriale, un laccio dicuoio per poterlo por-tare a tracolla e tuttociò che la fantasia cisuggerisce senza peròfarlo diventare unappendino sovraccari-co e ridicolo.Ricordiamoci pur sem-pre che questo porta il

Forse sarebbe opportuno rivalorizzarlo?

... può essere molto utile!

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Avventura 6/2007Avventura 6/2007

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Anche nella vostra città, o paese, sieteriusciti a far intitolare una via o piazza aB.-P. o ad altro importante personaggio oevento dello scautismo? Perché non cimandate una breve descrizione e qualchefoto di tale avvenimento? I nostri indi-rizzi sono a pagina 2: forza… scrivete!

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M i presento: sono Maria Emanuela,Vicedella squadriglia volpi del SR 9 , adoro

spandere intorno a me l’alone di originalità eallegria che mi caratterizza.Voglio raccontarvi in

breve l’incontro dei Guidoncini verdi.Il giorno prima della partenza, la mia Capo Sq. miha chiamato, proponendomi l’idea di presentarci inmodo un po’ “alternativo”, magari con delle straneparrucche o degli astrusi copricapo…. e fu così che

mi trovai davanti ai Capi Regionali con indosso unsombrero due volte più grande della mia testa, chesi reggeva amalapena tra lanuca e lo zaino!Mi hanno guar-dato male, maalla fine sonoscoppiati aridere e, dopola consuetaprova di abilità(una bizzarracanzoncina conannesso ballet-to ridicolo), cihanno ammes-so a montare le

tende, operazione che si è rivelata alquanto compli-cata, dato che una Sq del nostro Reparto avevadimenticato in sede la paleria… siamo sempre lestesse!Ad ogni modo siamo riuscite ad arrivare tutte inte-re alla sera, quando, dopo il lancio e la potente pre-sentazione delle Squadriglie ci siamo divisi nei varisottogruppi, affidati ciascuno ad un diverso supere-roe, dato che il tema era proprio quello dei super-fumetti. Nel sottogruppo le Squadriglie sfoggiavanoi loro costumi sfavillanti, come in un maestoso car-nevale ed esponevano le vivande in un festoso caro-sello di profumi e di sapori.Dopo cena, ancora tutteagghindate secondo i nostri colori, ci siamo divisi insotto-sotto gruppi per i giochi serali e abbiamo dicerto tutti capito una cosa: non ne sappiamo un’ac-ca di fumetti! Ci siamo districate bene tra sfide discalpo e morse col fischietto, tra carriole e staffettecon le pigne, ma appena si trattava di distinguere traTizio Vattelappesca ed Emerito Sconosciuto persapere chi aveva inventato Spiderman, era un altroconto! Fortunatamente nel mio Reparto c’è ancorachi legge i fumetti, così una delle nostre Sq è riusci-ta ad accaparrarsi il primo posto per i giochi sera-li…soddisfatte della gran mangiata e del risultatoottenuto, siamo infine tornate in tenda, esauste, e,come da manuale, prima di andare a nanna, cisiamo fermate fuori dalla tenda qualche minutosperando di veder passare quel bel ragazzo nota-to nel pomeriggio…SVEGLIAAA!!!!!!! Sono le 7 del mattino e bisogna alzarsi se non siL

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IALA CONSEGNA DEI GUIDONCINI VERDIIN SICILIA

ERANO 105 LE SQUADRIGLIE PRESENTIALL’INCOTRO DI PIAZZAARMERINA

1144 Avventura 2/2007Avventura 2/2007

I super eroi accolgono le Squadriglie in arrivo

Montaggio tenda di squadriglia

Un altro stand in piena attività

FOTO DI GIORGIO CUSMAE CARMELO LA ROSA

VE LO RACCONTO IO…DI MARIA EMANUELA ODDO

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E rano in tanti nei boschi che circondano Piaz-za Armerina, e nel cerchio di chiusura i gridi

di Squadriglia riempivano l’aria e non finivano mai.Erano tutti entusiasti ed impegnatissimi nell’il-lustrare i momenti delle loro Missioni edImprese: orgogliosi di essere giunti a quel mo-mento importante che concludeva un camminolungo ed impegnativo.Un cammino lungo il quale laSquadriglia era stata unita come mai prima, la con-quista della Specialità, il Guidoncino Verde,aveva significato anche questo: crescere insieme,l’uno accanto all’altro, pronti ad aiutarsi nelle dif-ficoltà ed a far baldoria insieme ad ogni traguar-do raggiunto. Hanno montato le loro tende, hannoallestito i loro stand, hanno fatto nuove conoscen-ze, hanno pregato insieme e sono andati compun-ti e felici, con tanto stile, a ritirare le loro bandieri-ne verdi: se le sono meritate!Ho parlato con loro delle Imprese e delle Missioni,

ce n’eranomolt i s s imemolto belle enessuna insi-gn i f i c an te .Non c’è lospazio perraccontarve-le tutte, ve neoffro soloalcune… magià questepotrebberos u g g e r i r v iq u a l c h ebuona ideaper la VO-STRA! Buonlavoro!

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vuole fare tardi al cerchio! Il tempo di stirac-chiarsi un po’ e di darsi una sciacquata con la soli-ta acqua gelata di Piazza Armerina ed è già ora dicolazione. Dopo un veloce spuntino in Reparto civediamo nei sottogruppi per la preghiera mattuti-na e poi tutti sparsi per il campo a dare liberosfogo alla propria fantasia con gli stand più vari edestrosi che abbia mai visto: c’erano spettacoli deipupi siciliani, aquile di cartapesta, plastici di vulca-ni e di tende sopraelevate, ragazze vestite damimi: un vero turbinio di arti e di colori, che esor-tavano a creare, a scoprire, a condividere… ma iltempo era limitato e abbiamo dovuto smontaretutto dopo appena tre ore, per riunirci tutti intor-no all’altare a celebrare la S. Messa.La celebrazione è stata a dir poco fantastica:ognu-no di noi si è inginocchiato davanti alla croce ed

è corso ad abbracciare la persona che fino adallora avevamo sempre vituperato; durante loscambio della pace ci siamo stretti con forza alpetto tutte le persone a cui tenevamo e, infine,alla benedizione, ciascuno ha consacrato a Dio unoggetto da portare sempre con sé…commoven-te e partecipata, ecco come la definirei: una Messadi quelle che si ricordano negli anni! E poi ce nesiamo andati, zaini in spalla e via, dritto lungoquella strada tortuosa che portava al piazzaledegli autobus, dritto lungo quella viuzza che miporterà al prossimo Campo dei passaggi , che micollegherà inevitabilmente a quella nuova realtàche è il clan, che mi costringerà a lasciarmi indie-tro, ben serbato nella memoria, quel fagotto difantastiche esperienze e di libertà, senza abuso,che è stato per me il Reparto…

Un momento della Santa Messa Santa Messa: l’omelia

HO SCOPERTO DELLE COSE MOLTO INTERESSANTI…DI GIORGIO CUSMA

Si smonta il campo

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Leopardi - Bagheria1 - Esplorazione: hannotenuto un corso per L/C, spiegando quali sono i

requisiti dell’esplo-ratore. Realizzato 6escursioni tra cuiuna a Montecatal-fano anche con spe-leologia ed opuscolosulle grotte.Costruito 2 torretteavvistamento contenda soprelevata,collegata con pontetibetano alle torret-te.Alla Ficuzza (inte-

ressante riserva naturale) hanno realizzato schizzipanoramici, percorsi rettificati, calchi in gesso e

schede natura.

Puma - Messina6 - AlpinismoDurante la missio-ne hanno fattoun’arrampicata eredatto un ma-nuale di alpinismo.Nelle Imprese sisono cimentati

nella costruzione di un igloo ed in un raid ciclisti-co, esplorando un parco faunistico ed un castello.

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Scoiattoli - Ramacca 1 - Artigianato:nell’Impresa hanno raccontato il proprio paese inun filmato in inglese (partecipando anche a Landsof Adventure). La 2° li ha visti impegnati a rac-contare la leggenda del proprio paese con unospettacolo di pupi siciliani. La Missione: uno spet-tacolo, quello con i pupi, in una casa per anziani.

Pantere - Bagheria 1 - Campismo: tra Missioneed Imprese si sono impegnati nella manutenzionedella base di Massariotta e nella realizzazione di unmanuale del pioniere. Hanno messo insieme unparco giochi anche con capanna sugli alberi e vihanno trascorso una giornata con i bambini. Si sonocostruiti un angolo di Sq.di lusso, con tutti i confort!

Cigni - Delia 1 - Civitas: hanno realizzato un li-brettino descrivendo l’albero geneologico dei propriantenati, fino ai trisavoli: storie di vita, diari segreti,pagelle e foto. La mostra di utensili antichi, di pie-tanze tipiche, di vestiti antichi ed una guida sul fol-clore del proprio paese. Nella missione: la visita gui-date, di bambini ed adulti, alla mostra ed un giorna-lista ha anche pubblicato un articolo sul loro lavoro.

Vincenzo Semprevivo, incaricato regionale alla branca E/G, sta consegnando i guidoncini verdi

Puma - Messina 6

Scoiattoli - Ramacca I

Pantere - Bagheria I

Cigni - Delia I

La Responsabile Regionale E/G, Sara Damino alla consegna dei diplomi

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A ll’arrembaggio!!! Nautici e appassionati di avventure in acqua di tutta Italia, Bracciano è il postogiusto per voi! Non tutti lo sanno, infatti, ma la famosa Base nazionale Agesci di Bracciano, a

circa un’ora da Roma, in riva al lago ha anche una sua “sezione” nautica, che si raggiunge camminandoper pochi minuti nel bosco, oppure dalla strada provinciale quando si debbono trasportare le imbar-cazioni e le altre attrezzature.

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TESTO E FOTO DI ALESSANDRO TESTA

L’APPRODO SCOUTDI BRACCIANO

L’Approdo scout di Bracciano nasce nel 2001, in occa-sione del 1° Campo Nazionale Nautico. È gestito a quattromani dalla Segreteria centrale e dal Settore Nauticodell’Agesci, e si occupa principalmente di promuovere l’atti-vità nautica tra tutti i ragazzi dell’Associazione. Da due anniporta il nome di Edo Biasioli, colui che per primo ha por-tato in Italia lo scautismo nautico e che ne è stato per moltianni responsabile nazionale Agesci.

A proposito: oggi in Italia esistono Gruppi (e quindi Reparti)«Nautici», cioè che fanno esclusivamente attività in acqua eReparti «a indirizzo nautico», che si sono incamminati suquesta via. Ma la possibilità di fare «esperienze nautiche» èaperta a tutti i Gruppi, ed infatti tutti gli eventi di formazio-ne organizzati all’Approdo di Bracciano sono sempre statiaperti a tutti gli E/G d’Italia. Da alcuni anni poi si è deci-so di crearne altri, sempre aperti a tutti, specifici per R/S eper Lupetti. Proprio quest’anno Bracciano ha ospitato per laprima volta le Piccole Orme in acqua, mentre i Cantieri perragazzi e ragazze di Clan e Noviziato sono una realtà ormaiconsolidata.

Oltre ad ospitare eventi nazionali, regio-nali o di zona, l’Approdo di Bracciano è adisposizione anche di singoli Gruppiscout, non necessariamente specializzatinelle attività nautiche, che vogliano vivereavventure in acqua.La cosa vi interessa? Bene! Allora sappia-te che se volete venire a Bracciano a svol-gere attività in acqua dovrete:progettare un’Impresainviare una mail alla segreteria centraleAgesci ([email protected]) perprenotare la possibilità di utilizzarel’Approdo, indicando una o più date divostro interesse e descrivendo il vostroprogetto

Uno scorcio dell’approdo

L’interno della sede

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Una volta ricevuta la vostra e-mail lasegreteria contatterà il SettoreNautico dell’Agesci, che oltre apoter esprimere un primo parere sulprogetto di Impresa conosce il calen-dario delle disponibilità dei Gabbie-ri, ossia degli esperti, abilitati a con-durre un’imbarcazione con a bordodei ragazzi, che affiancheranno i vo-stri Capi Reparto e saranno i vostrimaestri di tecniche nautiche durantetutta l’Uscita.A titolo di incoraggiamento, sappiateche attualmente i Gabbieri della re-gione Lazio sono 43 (anche se ovvia-mente non tutti vivono vicino a Brac-

ciano…), perciò se l’Approdo non ègià stato prenotato per qualcheevento o da altri Gruppi avete ottimepossibilità di trovarne qualcunodisponibile nel week-end che vi inte-ressa!A questo punto riceverete la rispo-sta ufficiale dalla Segreteria centra-le….e potrete cominciare a prepara-re l’attrezzatura!!!Che cosa serve? Beh, per le primevolte le normali cose che si portanodi solito in Uscita sono sufficienti: aBracciano troverete infatti 12 canoee 9 barche a vela, oltre natural-mente a tutte le dotazioni di sicurez-za (giubbotti, gommoni, ecc.). Anchese durante le normali attività dome-nicali i numeri sono ovviamente molto più bassi, attualmente l’Approdo è attrezzato per poter faruscire in acqua fino a 150 persone contemporaneamente!

Una piccola curiosità poco nota è che oltre alleimbarcazioni che vi dicevo, Bracciano ospitaanche imbarcazioni di proprietà di singoliGruppi specializzati in attività nautiche (molti,per esempio, di Roma), che le “parcheggiano” lìper poter essere più liberi negli spostamenti!Nel 2006 l’Approdo “Edo Biasoli” ha ospita-to 6 Campi tra nazionali e regionali: dueCampi nazionali di competenza nautica, dueCampi regionali, sempre per E/G, di “avvia-mento alla nautica”, un cantiere R/S per futu-ri Gabbieri ed uno stage per Capi. Senza con-tare i Capi ed i dieci Gruppi che tengonocostantemente le loro attrezzature a Brac-ciano, l’anno scorso hanno frequentato unCmpo presso l’Approdo circa 400 ragazziprovenienti da tutta Italia.

L’approdo visto dal lago

Primi approccio con la canoa

Sistemazione a terra delle canoe

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Ho visitato l’Approdo “Edo Biasioli”a cavallo tra giugno e luglio dellascorsa estate, mentre si teneva uncampo di competenza, ovvia-mente sulle tecniche nautiche.Davide, l’esperto Capo Campo,accompagnandomi dai ragazzi miaveva avvisato: non ne troveraineanche uno che ti dirà che si èannoiato, perché chi si iscrive ad uncampo come questo lo fa sempreper passione, sia che abbia la fortu-na di svolgere attività in acquadurante la sua normale vita, sia chestia realizzando per la prima voltaun suo sogno nel cassetto!Mi è bastato guardare negli occhiquei ragazzi per averne la conferma:Silvia del Mimezzano 1, Gianmarco del Roma 147, Giulia dell’Arezzo 7 e tutti gli altri mi hanno tra-smesso in pochi secondi tutto l’entusiasmo con cui si sono buttati a capofitto in quest’avventura,che per qualcuno di loro era decisamente insolita rispetto alla loro vita di tutti i giorni. Eppure aguardare le foto si farebbe fatica a distinguere i principianti dai «veterani» dell’acqua! Voi che ne dite?

Ci si prepara ad uscire in barca a vela

Nel vento Istruzione in acqua

Si familiarizza con le scotte… Con il vento favorevole si procede veloci

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3UN JAMBOREE DI TANTIANNI FA… MARATONA 1963

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Verso la Leggenda…A Maratona c’è stata una seconda grande vittoria:quella della fraternità scout… L’indimenticabile espe-rienza marinara (ndr: il trasporto del contingente era

stato assicurato dalla Marina Militare Italiana), l’avventu-ra dei mezzi da sbarco, la commovente partenza daTaranto, il caldo delle stive a volte più forte dell’appe-tito e del sonno, l’infuriare del vento (quante poveretende porteranno per sempre le cicatrici della piana diMaratona!) e l’implacabile martellare del caldissimosole, quasi aggravato dalle limitazioni dell’acqua potabi-le; la sconfortante realtà delle enormi distanze fra unazona e l’altra del Jamboree (è stato perfino chiesto cheil venire al Q.G. italiano da un certo sottocampo fosseconsiderato valido come “un viaggio di prima classe”!ndr: un hike!)e d’altra parte le indovinatissime attivitàed originali iniziative che il programma offriva ognigiorno consentendo di unirsi gioiosamente a fratelli diogni lingua e di ogni colore… (Gino Armeni – CapoContingente).

Se ci siamo da 100 anni ed i Jamboree cadono ogni 4, è chiaro che ci sono stati dei Jamboreeanche quando voi non eravate manco nati! Invece io c’ero già tanti anni fa e di Jamboree neho sentito parlare molte volte… ma non ci sono mai stato.Quello a cui avrei potuto partecipare da Esploratore si è tenuto in Grecia, nel 1963, alla pianadi Maratona: se avete studiato un po’ di storia conoscete certamente di quali vicende siastata protagonista questa località. Devo ammettere che avrei desiderato un mucchio poter-

ci andare, anche perché era vicinissima a casa ma non fu possibile… Ricordo che in Squadriglia non si parlò d’altro per tutto l’anno, anche con i Capi, ma l’obbligo

per i partecipanti era di essere Esploratore Scelto (…un po’ di più della 4a Tappa, con tanto diBrevetto e Specialità, di oggi: io non ne mai visto nemmeno uno!) limitava fortemente i desideri di tutti

noi e si visse di soli sogni sulle pagine dell’Esploratore (il fratello maggiore di Avventura!). Eppure ancora oggi,quando si parla di Jamboree, mi viene in mente Maratona, e credo che mi succederà anche quest’anno quan-do sarò in Inghilterra per il Jamboree del centenario.Per non esagerare con i miei ricordi, sono andato alla ricerca dell’Esploratore di quei tempi: l’ho trovato edora ve ne proporrò alcune parti per descrivervi l’atmosfera di quel Jamboree.

Il distintivo del Jamboreedi Maratona

DA L’ESPLORATORE 11-12/NOVEMBRE-DICEMBRE/1963(SPECIALE JAMBOREE)

La copertina dell’Esplorato-re che celebra il Jamboree La nave appoggio Etna

DI GIORGIO CUSMAFOTO D’ARCHIVIO

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grande manifestazioneallo stadio olimpico diAtene, una B.A.mondia-le a favore delle opereassistenziali greche… 8agosto – La giornata èparticolarmente dedica-ta allo scautismo nauti-co… nella regata conbarche a remi… gliScout italiani si classifi-cano terzi, dopo unequipaggio di creta eduno misto greco finlan-dese… 9 agosto –Giornata dedicata agli scout dell’aria… 10 agosto –Chiusura del Talent-o-Rama… Dimostrazioni dei Vigilidel Fuoco… 11 agosto – Al tramonto si svolge la ceri-monia di chiusura del Jamboree… Parla Lady B.-P.: dopoaver ricordato agli scout che essi sono gli ambasciatoridei loro diversi Paesi…12 agosto – … si smonta ilCampo. 13 e 14 agosto - … alla scoperta dei monu-menti della storia antica e della vita della Grecia di oggi.15 agosto – … alla sera iniziano le operazioni di imbar-co… 16 agosto – Navighiamo attorno al Peloppo-neso… 17 agosto – Nlle acque di Capo Matapan, oveavvenne una famosa battaglia navale nell’ultimo conflit-to, don Annunzio celebra una S.Messa per tutti i cadu-ti…18 agosto – arrivati… rientro a casa.

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2211Avventura 2/2007Avventura 2/2007

La grande AvventuraSabato 27 luglio - …. I treni in arrivo nella mattinata aTaranto continuano a scaricare Scout e bagagli prove-nienti da ogni parte d’Italia e che una solerte organiz-zazione provede ad indirizzare verso il capace ventredell navi appoggio “Etna” e “Vesuvio”… le due navisono state messe a disposizione per il viaggio… 28luglio – Nel primo mattino gli Scout si imbarcano sumezzi pesanti da sbarco Taranto per le solenni ceri-monie con le autorità e la S.Messa… 29 luglio – Lanave “Vesuvio” salpa alle 04.30 mentre l’”Etna” attra-versa il canale navigabile alle 08.30… 30 luglio – Al sor-gere del sole entriamo nel porto di Patrasso… nellanotte si raggiunge la piana di Maratona… 31 luglio – Lagiornata è dedicata agli impianti del Campo ed allesistemazioni generali. Il Campo ha una circonferenza dicirca sette Km… 1 agosto - … alla sera, alle ore 20, sisvolge la solenne cerimonia inaugurale del Jamboree…il Principe Costantino prende il posto in una poltronadi fronte alla collina (ndr: il Principe è il Capo scout dellaGrecia)… 2 agosto – Alle otto del mattino ha inizio la staffettaolimpica che unirà il Campo ad Atene…Si apre anche ilTalent-o-rama, una specie di fiera delle capacità doveogni Squadriglia può esibirsi... 3 agosto - … Con regola-rità si svolgono anche i quotidiani bagni di tutto ilCampo nella magnifica spiaggia appositamente attrezza-ta… 4 agosto – Tutti i cattolici del Campo si riunisconoper uan S.Messa in comune…Continuano le attivitàquotidiane del Jamboree… si effettuano ceng, ossia gliscambi di distintivi…5 agosto – Due volte il PrincipeCostantino visita il Campo del Q.G. italiano (ndr: qualcheanno dopo, costretto all’esilio, si rifugerà in Italia)… 6 ago-sto – continuano le consuete attività… tutti i contin-genti sfilano con le bandiere in testa… davanti al RePaolo ed al Principe Costantino… 7 agosto – La gior-nata è particolarmente dedicata alla preparazione della

Gli Scout schierati sul ponte della nave Etna

Il Principe Costantino di Grecia

Attività al JamboreeCucina: Far da mangiare bene è una prerogativa degli italia-ni. Ospiti stranieri hanno particolarmente gradito la nostraospitalità a pranzo e a cena, assaggiando: la fonduta deiPiemontesi, la piadina dei Romagnoli, le crescentine degliEmiliani, ed i tortellini dai Bolognesi, la pizza dai Napoletanie gli spaghetti dai GEI Triestini.Talent-o-Rama: Ben presentate le tecniche scout: P.S.,Topografia e trappeur, i calchi in gesso, la pionieristica e lacostruzione di un Campo in miniatura.Fuochi di Bivacco: sono stati presentati balli folkloristici,danze e canti romagnoli, mimi e maschere, una danza sarda ecanti abruzzesi, le ombre cinesi e la tarantella. I senesi hannorealizzato il Palio, con i costumi originali della contrada delNicchio: molto apprezzato!Costruzioni:I Lombardi hanno innalzato la più alta antennadi sottocampo, i Veneti hanno innalzato un portale con alposto d’onore il gonfalone di S.Marco.E tante altre ancora…

Altre notizie dal Jamboree• Il Jamboree è stato funestato da un grave lutto: gli scout del contingente filippino sono rimasti vittime di un incidente

aereo, mentre viaggiavano verso la Grecia.• Gli Scout del Jamboree ricevono un messaggio d’augurio dagli astronauti americani: tutti ex scout, 15.• Perviene anche un messaggio dal presidente americano Kennedy, anche lui è stato scout• Il nostro contingente era composto da 11 Reparti ASCI e da 2 Reparti GEI

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LEONI E GAZZELLE

Numero di giocatori: due o più Squadriglie divise

in due squadre.

Formare due squadre: la squadra dei Leoni e quella

delle Gazzelle. Fate in modo che le Gazzelle siano

numericamente superiori ai Leoni di almeno un gioca-

tore (se, ad esempio, si gioca in 15 ci saranno 7 Leoni

e 8 Gazzelle). I giocatori sono disposti in cerchio.

Al primo fischio la Squadra delle Gazzelle scappa, al

secondo fischio (dopo 3 secondi circa) parte anche la

Squadra dei Leoni, che deve cercare di acchiappare le

Gazzelle. Quando un Leone tocca una Gazzella, que-

sta deve fermarsi sul posto e rimanere immobile. Può

essere liberata solo da un’altra Gazzella che la tocchi.

Vinceranno i Leoni se riusciranno ad immobilizzare

tutte le Gazzelle, in modo che nessuna possa liberare

le altre; vinceranno invece le Gazzelle se, al fischio di

fine gioco, alcune di queste saranno ancora libere.

Giochi per la SquadrigliaGiochi per la SquadrigliaG

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iaGiochi per la SquadrigliaGiochi per la Squadriglia

TESTO E DISEGNI DI CHIARA FONTANOT

ANIMALI…IN CORSA

LE MARMOTTE E LA TANANumero di giocatori: una o più SquadriglieMateriale occorrente: una corda, un gessetto o dellafarina, per tracciare il campo di gioco.Prima di iniziare il gioco bisogna tracciare a terra la tana(un cerchio) che deve riuscire a contenere tutte le mar-motte (i giocatori). Il gioco inizia con tutte le marmottenella tana e il capo gioco fuori dal cerchio. Quando tuttii giocatori sono dentro al cerchio, il capo gioco dirà“Fuori!” e i giocatori dovranno correre fuori dal cerchio.L’ultimo giocatore ad uscire, a giudizio insindacabile delcapo gioco, viene eliminato. Poi il capo gioco grida“Dentro!” e tutte le marmotte dovranno correre nellatana; l’ultimo a farlo viene eliminato. Il capo gioco puòcercare di imbrogliare le marmotte gridando ad esempio“Fuori!” quando i giocatori sono già fuori dal cerchio o“Dentro!” quando tutti sono già nella tana. Se una mar-motta sbaglia viene eliminata. Vince il giocatore che perultimo rimane in gara e diventa il nuovo capo gioco.

LE FORMICHINE

Numero giocatori: due o più Squadriglie

Materiale occorrente: vario, in base a ciò di cui si dispone nelle vicinanze

del campo da gioco.Il gioco si divide in due fasi. Nella prima fase ciascuna Squadriglia ha a dispo-

sizione 5 minuti per recuperare il maggior numero di oggetti per le altre

Squadriglie. Lo scopo del gioco consiste nel trasportare, nel minor tempo pos-

sibile, tutti gli oggetti all’interno del “formicaio” di Squadriglia, posizionato ad

una certa distanza (la stessa per ciascuna Squadriglia) dalla linea di partenza. È

logico quindi, che ciascuna Squadriglia dovrà cercare di recuperare per le altre

Squadriglie oggetti il più ingombranti e pesanti possibile. Esaurita la fase pre-

paratoria inizia la seconda fase: al fischio d’inizio, un giocatore di ciascuna

Squadriglia carica sulla schiena (da solo o facendosi aiutare dalla Squadriglia)

un oggetto e parte verso il formicaio, deposita l’oggetto e ritorna alla linea di

partenza; solo allora partirà il secondo Squadrigliere con un altro oggetto e

così via. Vince la Squadriglia che esaurisce per prima tutti gli oggetti o che, al

fischio finale, avrà trasportato il maggior numero di oggetti.

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LA CORSA DEI MILLEPIEDINumero di giocatori: due o piùSquadriglie.Questo gioco va fatto in uncampo di gioco abbastanza esteso.I giocatori di ciascuna Squadrigliasono disposti in file parallele,distanziati tra loro di 10 metri.L’ultimo giocatore di ciascuna filaè disposto a 20 metri dalla linea diarrivo.Uno Squadrigliere per ciascunaSquadriglia è disposto dietro lalinea di partenza.Al fischio d’inizioquesti giocatori partono e corronoverso il secondo giocatore e neafferrano la cintura. I due giocatori“uniti” corrono verso il terzo e siuniscono a lui per poi correreverso il quarto e così via.Vince il millepiedi (Squadriglia)che oltrepassa per prima la linead’arrivo. Se, durante la corsa, il mil-lepiedi si spezza o se un giocatoreparte prima che i suoi Squadriglierigli si siano attaccati alla cintura, ilmillepiedi si deve fermare e ricom-porre.

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glialia

una felice squadrigliera e faccioparte del Reparto Primavera diPonte della Priula in provincia diTreviso, ma vivo in un altro piccolopaese. Ho tanta voglia di corrispon-dere con qualcuno di voi Scout cheleggete come me Avventura, espero che mi scriverete in tanti(state tranquilli, se mi scriverete, iovi risponderò fino a stremarvi!!!).Tanti bacini…e naturalmente scri-vetemi!!! Il mio indirizzo di postanormale è, Marsura Giuly Via Cai-selle, 37 - 31020 Sernaglia dellaBattaglia (TV), e quello di postaelettronica è, [email protected]. Ciao!!!

IIrreennee PPIICCCCIINNIINNII ee SStteeffaanniiaa PPAAOO--LLUUCCCCII – La nostra cassetta dellaposta è vuota. Siamo due ragazzedodicenni e vogliamo prendere laspecialità di corrispondente. Siamosicure che voi ci potete aiutare.Scriveteci all’indirizzo di Irene: viaXXV Aprile, 15 – 62010 MoglianoMC

FFaabbiioo SSAAVVIINNII – A.A.A. simpatico epazzerello Esploratore di 15 anni,cerca corrispondenza da tutti gliE/G d’Italia per conoscere le diffe-renze tra i vari Gruppi: le loro usci-te, i Campi, le riunioni e qualsiasialtro argomento. Se volete iniziareuna lunga e bella corrispondenzascrivetemi: via delle Vigne 11 –13045 Gattinara – VC. Vi aspettonumeroso: a presto!

A CURA DELLA REDAZIONE DI AVVENTURAFOTO DI MATTEO BERGAMINI

12 anni, di no-me Alessia eChiara, ci pia-cerebbe tantis-simo che voi cir a c c o n t i a t edelle vostreavventure pas-sate ai diver-tenti Campi (e-stivi… inver-nali…) Non ciimporta se sie-te simpatici/antipatici, ca-rini/brutti, sesapete o non sapete scrivere (capire-mo lo stesso!)… ma ci interessano“solo” i vostri racconti. Siate nume-rosi! Gli indirizzi sono: Alessia… viaCarso, 8/10; Chiara… via Montessori1°. Per entrambe: 46010 MantovaMN

PPaaoollaa GGOOZZZZEERR – Hola, salut, hi!Sono una Guida del Reparto “CarloGuadagni” del Roma 22, Csq delleKoala, carica di energia e piena divoglia di corrispondere con tantissi-mi E/G di tutta Italia! Mi piace leg-gere i Manga ed i libri fantasy (come

Eragon), suono il violino evado matta per la musicafolk. Ma la cosa che adoro èSCRIVERE! Quindi possoassicurarvi la mia risposta al1000000000%! Contat-tatemi o tramite MSN:[email protected] o in-dirizzando a: via Appiano40 – 00136 Roma RM. Viaspetto numerosi!

GGiiuullyy MMAARRSSUURRAA - SonoGiuly, non Giulia, ma pro-prio Giuly… sono unapazza Scout tredicenne, incerca di altri super eroi-scout con cui corrisponde-re. Sono una ragazza picco-letta, e devo ammetterlo,magra, divertentissima, emolto disponibile, soprat-tutto se si tratta si trovarenuovi amici…che dire, sono

Un’altra infornata di amici di penna, sembra promettano bene: nessuno dice di dover lavorare allaSpecialità di Corrispondente… categoria che annovera anche E/G alla sola ricerca del distintivo e conpoco rispetto verso chi contribuisce a fargliela raggiungere! Direi che anche i Capi Reparto dovreb-bero interessarsi che la corrispondenza non si concluda, o peggio non inizi neppure, al raggiungi-mento del poco sudato (in questi casi) distintivo.

MMaarrttaa BBAAGGNNOOLLII – ciao a tutti gliE/G, sono una timida squadriglieradelle Koala del Sesto Fiorentino 1.Amo cantare, amo la Natura e farenuove amicizie. Aspettale vostrerisposte… ecco il mio indirizzo: viaN.Sauro 60 – 50019 Sesto Fio-rentino FI, oppure la mia e-mail:[email protected]... A presto

NNooeemmii CCAAPPRRIIOOTTTTII - Ciao a tutti voie/g d’Italia!!!!!!!!!!!!!!! Faccioparte del Reparto altur “torri alate”del Gruppo Acquaviva Picena 1.Sono la 2° della sq. Antilopi. Ho 12anni, ho conquistato la prima tappae sono in cammino per la 2°. Adorola natura e gli animali,ma soprat-tutto gli SCOUT, leggere e scrivere.Sono molto simpatica ed estrover-sa. Non vedo l’ora di avere tantiamici di penna e di tastiera con cuiscambiare idee, giochi o canti...lerisposte sono assicurate al1000000000%... (parola di Scout).Scrivete all’indirizzo: via S.Angelo41 - 63030 Acquaviva Picena AP, e-mail: [email protected]. Aspetteròimpaziente...

AAlleessssiiaa DDAA ZZAARRDDII ee CChhiiaarraa NNEEGGRRII –Carissimi E/G, siamo due ragazze di

C’è

pos

ta p

er v

oiC

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per

voi

C’è posta per voiC’è posta per voi C’è posta per voiC’è posta per voi C’è posta per voiC’è posta per voi

Avventura 2/2007Avventura 2/2007 2233

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Ciao AVVENTURA!!! Voglio fare una sorpresa

al mio Reparto inviando la foto del Campo Invernale

svolto a Bronte (Etna)...e volevo dire a tutti loro che

è stata un'esperienza bellissima..e freddissima!!!

...SORRIDONO E CANTANO!!!

Chiara Carlentini - Siracusa 2

Volevo mandare un saluto speciale a tutto ilReparto maschile e femminile del Mogliano1(TV)!!!!!!!! Ciao da Eva!!!!BACI - Eva Pettenò - Mogliano 1

Spazio E/GSpazio E/G Spazio E/GSpazio E/GSpazio E/GSpazio E/G

CIAO A TUTTI!!!!!!!! Vi invio la foto della miticaAlta Squadriglia del Reparto Alfieri dello Stabia 1!!!Siamo alla nostra prima uscita ufficiale,organizzatadai Capi Reparto per progettare l'Impresa per ilconcorso di Alta Sq.SIAMO SEMPLICEMENTE UNICI E ABBIAMOINTENZIONE DI ANDARE IN INGHILTERRAPER IL JAMBOREE!!!

Francesco Schiavo – Stabia 2

Ciao Avventura.......siamo la mitica Alta

Squadriglia del Reparto "Tony Roccato", Adria

2. Durante il campo invernale di Reparto,

tenutosi, dal 2 al 5 gennaio 2007, a Pellegai

in frazione di Mel (BL), i nostri Capi ci hanno

dato l'incarico di fare servizio per un pome-

riggio ai "nonnetti" della casa di riposo del

paese.Abbiamo animato il pomeriggio con

canti popolari e canzoni scout e dopo aver

cantano tutti insieme, i cari vecchietti ci

hanno raccontato la loro storia: da dove

venivano e che lavori facevano quando

erano giovani... È stata un'esperienza

faticosa, ma entusiasmante!!!

Elena Pavanello- Adria 2

SCOUT - Anno XXXIII - n. 8 - 10 aprile 2007 - Settimanale - Poste italiane s.p.a. - Spedizione periodico in abbonamento postale L. 46/04 art. 1 comma 2, DCB BOLOGNA - euro 0,51- Edito dall’Agesci - Direzione e pubblicità Piazza Pasquale Paoli 18 - 00186 Roma - Direttore responsabile: Sergio Gatti - registrato il 27 febbraio 1975 con il numero 15811 presso ilTribunale di Roma - Stampa: Omnimedia,Via Lucrezia Romana, 58 - Ciampino (Roma) - tiratura di questo numero copie 60.000 - Finito di stampare nell’aprile 2007

La rivista è stampata su carta riciclataAssociatoall'Unione StampaPeriodica Italiana

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