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CAMMINIAMO INSIEME CAMMINIAMO INSIEME BOLLETTINO PARROCCHIALE DI LOCARNO Anno 106 - N. 4 - NATALE 2014 14912 BOLLETTINO N.34- NATALE 2014_8967 Pasqua 2008 15/12/14 10:10 Pagina 1

Bollettino Camminiamo Insieme - n 4 2014 - Locarno

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Bollettino Parrocchia Cattolica - Collegiata Locarno Natale 2014

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CAMMINIAMO INSIEME ORARIO DELLE CELEBRAZIONI

T In lingua tedesca.

I SACERDOTI DELLA CITTÀ

• don Carmelo Andreatta, Arciprete, Vicolo Collegiata 5 tel. 091 751 38 53

• don Lukasz Janus, Vicario, Vicolo Collegiata 5 tel. 091 751 38 53

• don Filippo Arcari, Vicario, Via Balestra 48 tel. 091 752 10 14

• don Bruno Martignoni, Parroco, Solduno tel. 091 751 05 13

• don Francesco Sandrin, Capp. Osp. La Carità, Vicolo Collegiata 5 tel. 091 751 38 53

• don Matias Hungulu, Parroco S. Francesco, Via Cittadella 20 tel. 091 751 84 14

COMUNITÀ RELIGIOSE

• Carmelo San Giuseppe, Via Fregera 10 tel. 091 751 49 44

• Monastero Santa Caterina, Via S. Caterina 2 tel. 091 752 19 82

• Figlie di Santa Maria di Leuca, via Balestra 48 tel. 091 756 87 55

CONTO CORRENTE POSTALE

Parrocchia cattolica di Locarno CCP 65-3762-0

Sabato Domenica Feriali

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI IN CITTÀ

Collegiata S. Antonio 17.30 9.00 10.30 20.00 7.00Sacra Famiglia 20.00 10.30 18.00Santa Caterina 17.00 11.00 17.00San Francesco 18.00T 10.00T

Monti della SS. Trinità 18.00Chiesa Nuova 9.00

Solduno 17.30 9.00 10.30 LU 8.30MA-VE 17.30

Muralto 17.30 10.00 17.30 19.30Madonna del Sasso 17.00 7.15 10.00 11.00 T 17.00 7.00 - 17.00Carmelo S. Giuseppe 8.00 7.30

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In copertina: Cristiani iracheni perseguitati in fuga

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Carissimi parrocchiani,

LA LETTERA CAMMINIAMO INSIEME

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è Natale!

Gesù viene ancora a “visitarci dal-l’alto (come) Sole che sorge perrischiarare quelli che stanno nelletenebre e nell’ombra di morte e diri-gere i nostri passi sulla via dellaPace” (Lc 1,78-79).

Questo è il vero Natale! Luce, Vita,Pace! Il Verbo di Dio, in Gesù si è fattocarne, uno di noi, per riversare nelnostro Cuore ciò di cui abbiamo peren-nemente bisogno e che non siamoassolutamente in grado di darci da noistessi.

I Suoi doni il Signore ce li offre noncome ce li dà il “mondo”. Soltanto ilDio-con-noi è luce, vita e pace in modoautentico e duraturo! E in Lui anchenoi possiamo diventare a nostra voltaportatori di luce, di vita e di pace!

Da circa 1700 anni i Cristiani celebrano il Natale di Cristo. Come mai allora ci sembra, in certicasi, di “marciare (ancora) sul posto”? Guerre, disuguaglianze e ingiustizie sociali, schiavitù vecchiee nuove… Forse perché abbiamo la presunzione di bastare a noi stessi, di potercela fare da soli attin-gendo unicamente alle “cisterne screpolate” del mondo?!

Ancora una volta, mentre riviviamo il Suo Natale, il Signore ci invita ad accoglierLo. “Io sto allaporta e busso” (Ap 3,20). Sì: il vero Natale è questione di accoglienza di Cristo! Lo scrive l’evange-lista Giovanni: “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv. 1,12). Lostesso Gesù a più riprese dice: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui chemi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»(Gv 14,21-24). “Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò conlui ed egli con me”.

Accogliere il Signore con tutto il Cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze: questa è la chia-ve di volta che ci apre alla vera esperienza del Natale cristiano, sperimentandone poi i frutti, glistessi che lo Spirito Santo ha già riversato nei nostri Cuori in abbondanza, il giorno del nostroBattesimo: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, padro-nanza di sé” (Gal 5,22).

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CAMMINIAMO INSIEME LA LETTERA

Abbiamo un immenso bisogno di pace e di fraternità. In questo Natale vi invito a una speciale pre-ghiera per i nostri fratelli cristiani perseguitati a causa della loro fede. Molti sono coloro, uomini edonne di ogni fede, che nel mondo intero rendono possibile, soprattutto nelle zone di conflitto, dipersecuzione, di dissesti naturali e di miseria, il miracolo della vita in tutte le sue sfaccettature, ope-rando gratuitamente, con Cuore aperto e generoso per il bene di tutti e per la fraternità universale.

A noi, qui a Locarno, non è chiesto di meno. Il mio augurio, carissimi fratelli e sorelle dellaParrocchia, è che ciascuno possa fare e rifare sempre l’esperienza fondamentale dell’accoglienza diColui che rende possibile l’impossibile! E con Gesù nel Cuore, nella mente e nelle forze, andare incon-tro ogni giorno a tutti con il buon “profumo” di Cristo!

Buon Natale dunque! Anche a nome di don Lukasz, don Filippo, don Francesco e di tutto ilConsiglio parrocchiale.

Buon Natale soprattutto ai più piccoli e poveri tra noi; a chi fatica maggiormente a causa dellasofferenza, dell’età, delle condizioni economiche sfavorevoli…; a chi vivrà per la prima volta il SantoNatale nell’assenza fisica di un proprio famigliare alla tavola della festa.

Chiediamo davvero il dono dello Spirito Santo al Principe della Pace: in questo dono possiamoaiutarci gli uni gli altri, piccoli e grandi, a procedere sereni, lieti e risoluti sul cammino della vita,verso la Vita.

Il vostro parrocodon Carmelo Andreatta

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LA LETTERA PASTORALE CAMMINIAMO INSIEME

LA LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO VALERIO

Mons. Valerio LazzeriVescovo di Lugano

PASSAREATTRAVERSOIL FUOCO

Lettera Pastorale 2014-2015

Il Santo Natale, quest’anno, ci porta un regalo speciale, importante e atteso che ci aiuterà ancorpiù a leggere e a vivere il Natale del Signore, così come la nostra fede in Lui, sgombrando il campoda tutte le sovrastrutture con le quali, nel tempo, lo abbiamo incrostato e appesantito: si tratta dellaprima Lettera pastorale del nostro Vescovo Valerio: “Passare attraverso il fuoco”.

In questo numero del bollettino parrocchiale ho voluto inserire integralmente la Lettera pasto-rale del Vescovo affinché la maggior parte dei parrocchiani possano leggerla e meditarla. Ne faremoanche motivo d’incontro per una lettura e un dialogo comunitari. Dopo le festività natalizie dedi-cheremo dei momenti precisi a tale scopo.

Vi auguro una buona e proficua lettura.

Libro dell’Esodo 2,11 – 3,18In quei giorni, Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano

oppressi. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto chenon c'era nessuno, colpì a morte l'Egiziano e lo seppellì nella sabbia.Il giorno dopo, uscì di nuovo e, vedendo due Ebrei che stavano rissando, disse a quello che aveva

torto: "Perché percuoti il tuo fratello?". Quegli rispose: "Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi?Pensi forse di uccidermi, come hai ucciso l'Egiziano?". Allora Mosè ebbe paura e pensò: "Certamentela cosa si è risaputa". Poi il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte Mosè.Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo.Ora il sacerdote di Madian aveva sette figlie. Esse vennero ad attinge- re acqua per riempire gli

abbeveratoi e far bere il gregge del padre. Ma arrivarono alcuni pastori e le scacciarono. AlloraMosè si levò a difenderle e fece bere il loro bestiame. Tornate dal loro padre Reuel, questi disse loro:"Perché oggi avete fatto ritorno così in fretta?". Risposero: "Un Egiziano ci ha liberate dalle manidei pastori; è stato lui che ha attinto per noi e ha dato da bere al gregge". Quegli disse alle figlie:"Dov'è? Perché avete lasciato là quell'uomo? Chiamatelo a mangiare il nostro cibo!".Così Mosè accettò di abitare con quell'uomo, che gli diede in moglie la propria figlia

Zippora.�Ella gli partorì un figlio ed egli lo chiamò Gherson, perché diceva: "Sono un emigrato interra straniera!".Nel lungo corso di quegli anni, il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù,

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CAMMINIAMO INSIEME LA LETTERA PASTORALE

alzarono grida di lamento e il loro grido dal- la schiavitù salì a Dio. Allora Dio ascoltò il loro lamen-to, si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti ese ne prese pensiero.Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il

bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in unafiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel rove-to non si consumava. Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché ilroveto non brucia?". Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto edisse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, per-ché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo,il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare versoDio. Il Signore disse: "Ho osservato la mise- ria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido acausa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla manodell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dovescorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo,il Gebuseo. Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressionecon cui gli Egiziani li tormentano. Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il miopopolo, gli Israeliti!". Mosè disse a Dio: "Chi sono io per andare dal faraone e per far usciredall'Egitto gli Israeliti?". Rispose: "Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tuavrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte". Mosè disse a Dio: "Ecco ioarrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Comesi chiama? E io che cosa risponderò loro?". Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse:"Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi". Dio aggiunse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: IlSignore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha man-dato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazio-ne in generazione. Và! Riunisci gli anziani d'Israele e dì loro: Il Signore, Dio dei vostri padri, mi èapparso, il Dio di Abramo, di Isac- co, di Giacobbe, dicendo: Sono venuto a vedere voi e ciò che vienfatto a voi in Egitto. E ho detto: Vi farò uscire dalla umiliazione dell'Egitto verso il paese delCananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso un paese dove scor-re latte e miele. Essi ascolteranno la tua voce e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re di Egitto egli riferirete: Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deser-to a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio.

Carissimi presbiteri, diaconi, fratelli e sorelle nel Signore!

Da un anno ormai mi è stato affidato il servizio episcopale nella nostra diocesi. In questi primi mesiho già avuto l'occasione di incontrare personalmente molti di voi. Ho potuto vivere, nelle comunità,nelle case, nei gruppi, nelle associazioni, nei movimenti e nelle famiglie, momenti intensi. Ho comin-ciato a condividere con voi l'esperienza dei vari colori e tonalità della vita: gioie e dolori, speranze epreoccupazioni. Con alcuni non è mancata la possibilità di uno scambio aperto ed esteso su possibilipercorsi, prospettive, progetti, da pensare e da realizzare insieme. Tutto questo dovrà ancora crescere,consolidarsi, trovare modalità più organiche ed efficaci di espressione. Intanto, però, non dobbiamo

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LA LETTERA PASTORALE CAMMINIAMO INSIEME

cessare di rendere grazie al Signore per quello che ci ha già donato e continua a donarci. Il nostro ècerto un tempo per molti versi travagliato, difficile da interpretare. Non mancano però i fermenti e isegnali positivi, che insieme non dobbiamo cessare di riconoscere e di cogliere, come Chiesa che è aLugano. Quanti semi di bontà, di disponibilità, di perseveranza nell’aiuto, in situazioni spesso nasco-ste, colgo un po’ dovunque. Non parlo solo della generosità e della solidarietà che in modo magnifico simanifestano nei momenti più drammatici, come è capitato anche di recente in occasione dei tragicieventi legati al maltempo. Penso anche alla miriade di gesti di comprensione, di vicinanza, di gratuità,che custodiscono quella realtà preziosissima che è la qualità umana del nostro vivere nel quotidiano.È qui che meglio possiamo riconoscere il volto più autentico del nostro essere popolo di Dio in cammi-no su questo preciso territorio, con le sue particolarità e la sua storia, e insieme del nostro essere par-tecipi del- la corsa secolare del Vangelo di Gesù Cristo sulle strade del mondo. Ciò richiede sia curaattenta alle radici, che ci danno la linfa, sia apertura alle sfide planetarie e a orizzonti più globali.

In questo senso, pur essendo già numerosi gli impulsi, i suggerimenti, gli appelli e le indicazioni cheho potuto finora raccogliere, mi rendo ben conto di essere solo agli inizi di un percorso di conoscenza,che nei prossimi anni dovrà essere continuato e approfondito, nell'obbedienza comune alla Parola diDio e nell'ascolto reciproco, paziente e attento, di ogni voce, per arrivare a riconoscere sempre meglio"ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 1,7).

Tuttavia, anche se è viva in me la coscienza di dover imparare ancora molto di voi, della vostra sto-ria, di ciò che vi sta veramente a cuore, vi fa gioire e soffrire ogni giorno nell'impegno di essere fedelialla chiamata del Signore, ritengo mio dovere di fratello, cui è stato chiesto di fungere da padre in mezzoa voi, rivolgervi una parola che possa essere di incoraggiamento e di orientamento nel nostro comunecammino ecclesiale.

La prospettiva di fondo della riflessione è la stessa che ci è stata indicata con chiarezza da PapaFrancesco nella sua esortazione apostolica post-sinodale Evangelii Gaudium. È la “gioia del Vangelo”richiamata in uno dei paragrafi iniziali della prima lettera di Pietro: "siete ricolmi di gioia, anche se oradovete essere, per un po' di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, moltopiù preziosa dell'oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria eonore quando Gesù Cristo si manifesterà" (1Pt 1,6-7).

Come non sentirsi in profonda sintonia con queste parole? Le prove ci sono anche per la nostraChiesa locale, per le comunità, le famiglie, gli uomini e le donne che vivono sul territorio della nostradiocesi. Intendiamoci. Non sono magari le prove di persecuzione aperta che tanti fratelli e sorelle inCristo devono affrontare, proprio in questo tempo in tante parti del mondo. Non sono neppure le resi-stenze, le indifferenze o le ostilità manifeste che qua e là si possono registrare. Il fenomeno da noi ècertamente più sottile e insidioso, ma esiste! Si manifesta spesso come un sentimento vago di stan-chezza e di scoraggiamento. Va alla radice del nostro slancio, insinua nel cuore il lamento, l'autocom-miserazione, il grigiore e insidia il coraggio, la franchezza e la gioia della testimonianza. Assomiglia auna contraerea, pronta ad alzarsi ogni volta che un’iniziativa positiva prende il volo, qualcuno si espo-ne in prima persona, un progetto tende a consolidarsi. Allora, l’invidia, il risentimento sordo, di- ven-tano altrettante minacce per la nostra vita cristiana ed ecclesiale, ma anche semplicemente umana.

Eppure, l'apostolo ci invita a guardare a un dato ancora più inconfutabile di tutto ciò che risultanegativo nell'esperienza storica dei cristiani: la gioia! La gioia di fondo che colma i credenti, la realtàdi una fede che nonostante tutto, sorprendentemente, perdura, contrariamente a ogni superficiale evi-

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denza: "voi amate Gesù Cristo, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui" (1Pt 1,8). Haragione perciò Papa Francesco a ricordarci che “le sfide esistono per essere superate. Siamo realisti,ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza!” (EG 109).

A mia volta, vorrei partire da qui nel rivolgermi a voi, dalla disarmante constatazione di un fatto checontinuo a scorgere percorrendo il Ticino: il miracolo dell'attaccamento dei cuori umani a Gesù. È lameraviglia a cui ciascuno può accedere nel profondo del suo cuore, nonostante tutte le contraddizioni,i tentennamenti e le opacità della sua vita. Non lo abbiamo mai visto, ma una fiamma, più o meno inten-sa, ci lega a lui, ci spinge ad aderire alla sua Persona, a cercarlo, a invocarlo, a non poter fare a meno dirivolgerci a lui.

È di questo stupore primordiale della fede che desidero in questa mia prima lettera parlare un pococon voi. È più preziosa dell'oro destinato a perire, dice l'apostolo, e perché, se già la realtà caduca vienepurificata, quella che ci unisce all'inestinguibile presenza del Vivente non dovrebbe passare al crogioloe uscirne ancora più forte e pura? Tutto ciò che è prezioso è anche messo alla prova. Ciò che conta di piùnella nostra vita deve attraversare il fuoco.

Non potrebbe essere questa una chiave di lettura per il momento storico che stiamo vivendo? Non èforse possibile trarre da qui un'indicazione per arrivare ad abitare meglio da cristiani questo nostrotempo complesso, sofferto eppure così ricco di stimoli di rinnovamento profondo, di ricerca dell'auten-tico, dell'originale, del non artefatto? Ne sono convinto! E per cercare di illustrarvelo meglio, vorrei pren-dere come guida un grande credente dell'antico testamento, Mosè. Questi, proprio attraverso il fuocoche faceva ardere il roveto senza consumarlo, ha ricevuto la missione di condurre un popolo attraversoil deserto, dalla schiavitù al servizio del Dio vivente, dall'oppressione alla terra promessa. Chissà che nonpossa anche a noi indicare qualche passaggio per liberare un po' dalle scorie l'oro sempre ancora un po'grezzo della nostra fede.

1. Il fuoco della delusioneHo la sensazione che uno dei sentimenti più diffusi del nostro tempo sia quello della delusione.

Delusione in campo economico, sociale, politico. La crisi che non passa, i progetti di sviluppo che si are-nano in mille difficoltà, la fragilità delle relazioni a ogni livello, la difficoltà a impegnarsi in progetti diampio respiro, il ripiegarsi sul presente, sull'immediato, il rifiuto di fare i conti sia con il proprio passatosia con un possibile futuro: tutto questo ci parla di un'esperienza umana che ci trova completamente sguar-niti, incapaci di reagire. Di che si tratta? Credo che si possa parlare del duro, inevitabile, ma alla fine bene-fico, impatto con la realtà.

È quello che ha Mosè, "cresciuto in età" (Es 2,11), quando si reca dai suoi fratelli e nota i loro lavori for-zati. In quel momento, la sua reazione è rapida e violenta, come spesso è la nostra di fronte alle cose chesi contrappongono alle nostre attese. Per il giovane cresciuto alla corte del faraone, troppo grande è la dif-ferenza tra il mondo dei suoi pensieri e quello reale in cui vivono i suoi fratelli. E il risultato è una perditadi controllo, che lo porta a dilapidare in un attimo il tesoro delle sue risorse.

Quante volte questo accade anche a noi! L'incapacità di sostenere il reale con tutte le sue pesantezze ele sue contraddizioni, finisce per bruciare tutte le possibilità di agire in esso. La positiva volontà di cambia-re non si confronta con la storia così com'è e, invece d'introdurvi fermenti di novità e di inaugurare fecondiprocessi di trasformazione, produce solo i cocci delle nostre immaginazioni infrante. L'indignazione, l'in-sofferenza, pur giustificata, per l'esistente, non basta da sola a rinnovare realmente le cose.

CAMMINIAMO INSIEME LA LETTERA PASTORALE

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C'è qui una grande lezione anche per noi, per la Chiesa, a livello universale e anche particolare. Sulnostro territorio ecclesiale sono numerosi i cantieri lasciati a metà, le proposte avanzate e subito abban-donate, i cumuli in cui si confondono i ruderi e il materiale inutilizzato. Come mai? Forse la volontà difare subito qualcosa non ha saputo sempre misurarsi con la realtà dei ritmi delle persone. Forse però,ancora più profondamente, lo zelo dell'agire non si è cimentato con il passaggio essenziale alla sua puri-ficazione e l'energia impetuosa si è così trasformata in scoraggiamento, in disincanto e amarezza.

Certo, Gesù ha affermato chiaramente di non essere venuto a portare pace "ma spada" (Mt 11,34)."Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso" (Lc 12,49). C'è un'impazienzadivina in queste parole di Gesù. Eppure, quando i due fratelli, Giacomo e Giovanni, vorrebbero fare scen-dere un fuoco dal cielo per eliminare la resistenza del villaggio samaritano al passaggio di Gesù versoGerusalemme, non ricevono un'approvazione e devono scoprire con lui "un altro villaggio" (Lc 9,56).

È così chiaro che il fuoco del Signore, quello che purifica la nostra fede, non è quello che vorrem-mo per distruggere gli ostacoli che ci stanno davanti, ma quello che si accende quando non ci sottraiamoalla resistenza del reale ai nostri progetti di cambiamento, anche quelli animati dai propositi più alti.È in gran parte il fuoco della delusione dei nostri sogni, quello che ci apre alla fede in Colui che realiz-za sempre le sue promesse.

Ecco il primo punto! Se vogliamo che la nostra fede diventi ardente, cessi di essere un semplice invo-lucro di abitudini rassicuranti con cui avvolgere la nostra paura di esistere, dobbiamo imparare adabbracciare ciò che delude le nostre aspettative, a non soffocare né tentare di ingannare la nostra delu-sione, ma a lasciarci prendere per mano da essa, alla scoperta di ciò che rimane saldo quando tuttocrolla delle nostre rappresentazioni di felicità, di realizzazione di noi stessi, del nostro ideale familia-re, del nostro modello di comunità ecclesiale, di movimento, di associazione.

Come viviamo le nostre "sconfitte"? Nelle nostre famiglie, nelle nostre relazioni affettive, nellenostre comunità? Siamo pronti a riconoscere, nello scarto tra ciò che ci aspettavamo e ciò che si pre-senta effettivamente a noi, il fuoco che purifica la nostra fede, fa brillare ancora di più il nostro amoreper Gesù? Oppure nella nostra ama- rezza non cessiamo di cercare dei capri espiatori per quello che ècapitato, per la diminuzione cui vediamo sottoposte le nostre parrocchie, le nostre istituzioni, le nostreassociazioni e movimenti? Perché, invece di passare umilmente e fiduciosamente attraverso la prova,ci dedichiamo con tanta acribia alla ricerca delle cause di quanto avvenuto per poi concludere che, sesi fosse fatto in un certo modo da noi indicato, oggi non saremmo a questo punto?

Il grande rischio per le nostre comunità è di trasformarsi nei luoghi del lamento, delle nostalgie,delle recriminazioni. Giustamente si fanno delle analisi della situazione che la Chiesa sta vivendo nelnostro tempo, dei fenomeni di trasformazione che ne stanno cambiando l'aspetto sociologico e la figu-ra nel mondo attuale. Tuttavia, ciò che conta alla fine è la capacità di liberare il cuore dalle maceriedel passato, di rinnovare il nostro grande, generoso, audace e incondizionato ascolto alla voce miste-riosa di Dio, qui e ora; ascolto che si deve aprire ad ogni livello, soprattutto quando la realtà resiste allenostre aspettative.

2. Il fuoco del quotidianoCosa rimane dopo il crollo delle nostre attese? Per noi, spesso, solo il grigiore, il tirare avanti a fati-

ca, il vuoto da riempire con le compensazioni o con le distrazioni più o meno virtuali. Per Mosè è lafuga lontano dal faraone nello sconosciuto territorio di Madian (cf. Es 2,15). Tutto è perduto allora?

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Evidentemente, no. E c'è subito un segnale che ci deve fare riflettere. “Mosé fuggì lontano dal farao-ne e si fermò nel territorio di Madian e si sedette presso un pozzo” (Es 2,15). Il pozzo è un luogo deci-sivo per il quotidiano degli esseri umani, soprattutto nel deserto. È il luogo dove andare ad attingereogni giorno l'acqua necessaria per vivere, il luogo dell'incontro e dello scambio, che può partire dal piùprosaico fino ad arrivare ai vertici della rivelazione. Pensiamo allo straordinario sviluppo del dialogo diGesù con la donna samaritana, nel Vangelo di Giovanni (cf. Gv 4): partito dal bisogno quotidiano di attin-gere acqua, arriva fino alla “sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14). Spesso, però,il luogo da cui tutti dipendono per vivere è anche il luogo del confronto difficile, dei piccoli e grandisoprusi dei più forti sui più deboli. Nel libro dell'Esodo, si legge dei pastori che impediscono ogni gior-no alle figlie del sacerdote di Madian l'accesso del loro gregge agli abbeveratoi (cf. Es 2,16).

È la prova del quotidiano, il fuoco lento che finisce per logorare le nostre forze, l'asprezza sottile ediffusa delle nostre giornate affannose, alle prese con il pulviscolo degli impegni, delle fatiche, delleresistenze con cui, prima o poi, ciascuno di noi deve fare i conti. Sul momento potrebbero sembrareanche piccole cose, ma quando durano settimane, mesi, anni...

Eppure – possiamo esserne certi! – non c'è altro ambito in cui qualcosa di nuovo può cominciare.Dio non è assente dal lunedì al sabato. Ricordiamoci della parola di Gesù a coloro che ponevano un dis-crimine insormontabile tra il festivo e il feriale, accusandolo di operare nel giorno destinato all'asso-luto riposo: "Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco" (Gv 5,17). Il Signore ci fa sempre coglierenelle pieghe delle nostre giornate, apparentemente tutte uguali, l'occasione per rendere migliore lanostra vita e quella di chi ci sta accanto. Torniamo un attimo al testo dell'Esodo: è sorpreso il sacerdo-te di Madian nel vedere tornare le sue figlie prima del solito: "Come mai oggi avete fatto ritorno così infretta?". E le ragazze rispondono: "Un uomo, un Egiziano, ci ha liberato dalle mani dei pastori: lui stes-so ha attinto per noi e ha fatto bere il gregge". E da qui tutto cambia per Mosè. "'Dov'è? - dice il sacer-dote di Madian - Perché avete lasciato là quell'uomo? Chiamatelo a mangiare il nostro cibo!' Così Mosèaccettò di abitare con quell'uomo" (Es 2,18-21).

Ecco un altro grande compito per la Chiesa: il quotidiano da abitare, da umanizzare, da ritrovarecome il luogo privilegiato dell'evangelizzazione. Colpisce sempre nelle parole di Gesù ai Dodici inviatiin missione, o, nel Vangelo di Luca, ai settantadue, quante volte ritorni il riferimento alla casa, alladimensione domestica, a cui i missionari devono fare riferimento. "In qualunque casa entriate, primadite: 'pace a questa casa!'... Restate in quella casa... Non passate da una casa all'altra" (Lc 10,5-7). Senzala casa, manca l'ambito primordiale della trasmissione del Vangelo. Ora, le nostre case stanno diven-tando sempre più gusci impenetrabili, spazi privati contrapposti ad un ambiente esterno sempre piùpercepito come invadente. In esse, sempre più raramente si lascia entrare, salvo poi non trovare più inesse un angolo non "colonizzato" dai mezzi di comunicazione più intrusivi. Quante delle nostre abita-zioni hanno conservato quello che in oriente si è soliti chiamare "l'angolo bello", il luogo dell'icona odell'immagine sacra, con una lampada da accendere al momento della preghiera?

In ogni caso, ci sarebbe davvero da rallegrarsi, se si riuscisse a ripristinare o a introdurre, nel nostroambiente domestico, questo piccolo segno, per custodire anche fisicamente e visibilmente, il senso delnostro essere orientati al Signore che viene, del nostro essere aperti all'Altro, del nostro essere in atte-sa della grazia di una visita, capace di togliere dall'isolamento, di portare la novità di Dio, di dare laconsapevolezza di essere importanti per qualcuno.

Dire “quotidiano” e dire “casa” in questo particolare tempo tra due Sinodi dei Vescovi dedicati allafamiglia significa più in concreto tenere viva l’attenzione che Papa Francesco ha voluto dare a questa

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realtà, fragile e preziosa, che trova nella casa il suo principale luogo di manifestazione. In tale periododi transizione tra le due fasi del processo sinodale siamo infatti sollecitati, pastori e fedeli, a continua-re a cercare insieme, sostenuti dallo Spirito Santo, vie misericordiose e vere, perché in ogni vicendafamigliare, per quanto dolo- rosa e complessa, e in ogni vicenda affettiva umana, possa brillare la lucedel Vangelo di Gesù Cristo, capace di risanare le ferite e in- fondere vita nuova. A questo riguardo, sieteora voi sposi, portatori del sacramento del matrimonio, che, con la vostra testimonianza, potete aiuta-re la Chiesa intera a esprimere con autenticità ed efficacia il Vangelo della famiglia.

A tal fine, mi auguro che il processo di ascolto e il cammino ecclesiale in tale ambito possa con-tinuare anche nella nostra diocesi, soprattutto a livello vicariale e parrocchiale, nelle singole comu-nità, con iniziative semplici, pratiche e possibili rivolte alle persone desiderose di offrire la loro testi-monianza e di far sentire la loro voce di uomini e donne, che vivono o cercano di vivere nel Signorelegami famigliari di fedeltà, di comunione reciproca e di apertura alla vita. Dobbiamo avere fiduciache, stando con pazienza in ascolto delle domande vere che la vita ci pone – e che non sempre coin-cidono con quelle che riteniamo di poter immediatamente formulare – in- sieme potremo scoprire,con l’aiuto sempre invocato dello Spirito Santo, il sentiero umile ma percorribile attraverso le diffi-coltà che a volte possono apparire umanamente insormontabili.

Come Vescovo, sento davvero di dover dire a tutti: non abbiamo forse qualcosa di specifico da diree da fare come cristiani, per dare il nostro contributo all'umanizzazione del quotidiano? Per porta-re il Vangelo, siamo chiamati a imparare l'arte di entrare nelle case. Siamo invitati a rafforzare quelsenso di ospitalità semplice e concreto che non è certo assente dalla migliore tradizione del nostropopolo. Non si tratta di passare di casa in casa come per una propaganda, ma di attraversare ognivolta la soglia della casa altrui con la voce di Maria subito riconosciuta da Elisabetta: “ecco, appenail tuo saluto è giunto ai miei orecchi il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1,44). Ciòsignifica diventare portatori, non solo di aiuti materiali o di parole convenzionali di prossimità, madel vento dello Spirito che dà a ciascuno la gioia di essere visitati da Dio.

3. Il fuoco dell'attenzioneC'è un altro fuoco attraverso cui occorre far passare la nostra vita e la nostra maniera di essere

uniti al Signore. È un fuoco che siamo noi a dover alimentare, perché nessuno potrà farlo al nostroposto: è il fuoco dell'attenzione a ciò che accade davanti a noi. Ci sono parole molto belle di SimoneWeil a questo proposito1. Questa straordinaria donna ebrea, afferrata da Cristo anche se rimasta pertutta la vita sulla soglia della Chiesa, aveva capito che l'ardore dell'attenzione non ha nulla a che farecon uno sforzo muscolare. Esso consiste invece in una profonda disponibilità interiore ad accoglie-re qualunque cosa si presenti al nostro sguardo, senza neutralizzarla pregiudizialmente, senza sele-zionarla in base ai nostri rigidi schemi mentali, ma lasciandola parlare, permettendole di rivelarciciò che non abbiamo ancora visto, ciò che non sappiamo ancora.

Nel nostro mondo, fatto spesso d'immagini che vogliono manipolare il nostro cuore, di parole sedut-trici, di emozioni superficiali da consumare in un momento, l'esercizio dell'attenzione va continua-mente ripreso. Esso ci porta a cogliere l'inatteso che sbuca dalla trama dello scontato proprio comeaccade al grande patriarca di cui stiamo seguendo le orme. "Mosè stava pascolando il gregge di Ietro,suo suocero, sacerdote di Madian" (Es 3,1). Niente di più consueto nella vita di un uomo diventato percircostanze non volute pastore di bestiame non suo. Il lavoro quotidiano è diventato per lui un'abitu-

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dine, ma gli occhi non si sono spenti. "Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel rove-to non si consumava" (Es 3,2). Qualcosa d'insolito avviene in quel giorno a prima vista non diverso datanti altri. Tuttavia, da solo, questo non basta per cambiare una vita. Per lasciar parlare la novità, occor-re la decisione esplicita di passare attraverso il fuoco dell'attenzione: "Mosè pensò: 'Voglio avvicinarmia osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?'" (Es 3,3).

È solo un piccolo passo, un gesto magari appena accennato, ma è quello che il Signore attende perfarci sentire la sua voce che ci chiama per nome: "Il Signore vide che si era avvicinato per guardare;Dio gridò a lui dal roveto: 'Mosè, Mosè!" (Es 3,4).

Occorre riconoscerlo: spesso ci lamentiamo per il silenzio di Dio, per la sua assenza, per la sua man-cata risposta ai nostri appelli e alle nostre preghiere. Così la vita delle nostre parrocchie e delle nostrecomunità finisce per ristagnare in una ripetitività senza vita e senza gioia. Non ne siamo né fieri né con-tenti, ovviamente, ma forse non abbiamo l'audacia di andare alla radice di questo stato di cose. Tuttoinfatti dipende dalla nostra maniera di guardare, di mettere a fuoco la realtà. Ci sono cose che non reg-gono a un'osservazione attenta. Appaiono subito irrilevanti e cadono come scorie insignificanti. Ce nesono subito altre però che brillano di luce nuova e, se ci avviciniamo a esse, anche solo per curiosità,possono trasformare tutta una vita.

Questo non dovremmo mai dimenticarlo! Ogni pagina della Scrittura, soprattutto quando è procla-mata nella liturgia, è un roveto ardente, ogni Eucaristia ci mette in contatto con il fuoco che arde sen-za consumare. Ci manca però il coraggio di passare attraverso il fuoco dell'attenzione, di lasciarci atti-rare verso ciò che non conosciamo ancora. Forse abbiamo paura di vedere sconvolto l'assetto del mondoche riteniamo l'unico possibile per noi?

Mi colpisce sempre a questo proposito l'episodio della guarigione dell'indemoniato di Gerasa nelVangelo di Marco. Dopo la liberazione di questo uomo da tutto ciò che gli impediva di vivere umana-mente, "la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato sedu-to, vestito e sano di mente", ma invece di avvicinarsi e lasciarsi prendere dallo spettacolo, "ebberopaura". E alla fine "essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio" (Mc 5,15-17). Davvero scon-certante! Siamo però sicuri che ciò non si riproduca ogni volta che vediamo accadere qualcosa di nuovoe passiamo oltre per non rischiare di dover cambiare qualcosa nella nostra vita?

Siamo spesso a un passo soltanto dalla manifestazione di un mondo nuovo, di un ordinamento tuttodiverso da quello, fatto di conflitti e di esclusioni, al quale ci siamo ormai abituati, ma questo passo cirisulta arduo, pericoloso, impossibile da compiere. Rendercene conto, prenderne atto è fondamentalese non vogliamo trovarci a piangere l’assenza di una novità e di una vita a cui noi stessi magari senzaaccorgercene abbiamo deciso ad un dato momento di chiudere la porta.

L'attenzione non è un hobby da coltivare nei ritagli di tempo. È un impegno di ogni istante eriguarda ogni componente della nostra realtà ecclesiale. Se abbiamo paura di lasciare entrare l'in-solito nella nostra vita, se abbiamo messo sul nostro cuore una spessa coltre protettiva per nonlasciarci ferire da tutto ciò che potrebbe compromettere l'equilibrio – comunque precario! – chesiamo riusciti a raggiungere, stiamo chiedendo al Signore di cercare altrove un territorio più adat-to alla sua proposta.

E forse è proprio quello che sta avvenendo nel mondo, dove non sono i popoli che da più tempohanno ricevuto il Vangelo ad avvicinarsi e a lasciarsene fecondare, ma quelli che, essendo veramentepoveri e disarmati, sono più pronti a vivere lo stupore di una Presenza che fa ardere la creazione senzaconsumarla.

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4. Il fuoco della rivelazioneGiungiamo così al punto decisivo: la rivelazione del Dio vivente, l'irruzione nella storia umana del

Trascendente, del Tre volte Santo, del Totalmente Altro. Sono varie le espressioni, più o meno ade-guate, che si è soliti usare a questo proposito. Tutte tentano di evocare un'idea diventata insoppor-tabile o comunque inconcepibile per molti nel nostro tempo. Alcuni parlano addirittura della primagenerazione nella storia umana che vive come se Dio non ci fosse, inmaniera totalmente autonomaed emancipata da questo riferimento preciso all'Alterità divina. Di fatto, però, ciò che è in gioco èmolto più di un'idea. Anche qui possiamo parlare di un fuoco attraverso cui far passare la nostra uma-nità, il nostro modo di essere in relazione con noi stessi e gli uni con gli altri.

Il racconto dell'Esodo è da questo punto di vista chiarissimo. La santità di Dio, che esige da Mosèche si levi i sandali dai piedi, quasi per assicurarsi che egli abbia in quel momento i piedi ben pian-tati per terra, si manifesta unicamente rimandando chi la percepisce a ciò che accade nella storia."Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrinten-denti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire daquesta terra verso una terra bella e spaziosa" (Es 3,7-8). Ecco il Dio vivente e santo che si fa cono-scere nel tempo: Sguardo, Ascolto, Compassione, Umiltà che eleva.

Non è un Dio altro per estraniarci dalla durezza della storia, per scappare altrove. È un Dio chesi manifesta così altro da noi, così sovrabbondante di vita, da non doversi mai difendere dalla mise-ria dell'umanità, come facciamo noi mortali, ma da poterla ospitare interamente in sé, nelle sue visce-re, fino ad abbassarsi per farci salire a Lui. Non è forse questo richiamo all’umiltà di Dio, alla suamisericordia, che ha reso così amata e popolare la figura di Papa Francesco, che testimonia unaChiesa dalla parte del debole e del peccato- re e non dalla parte del giudice?

È la santità ospitale di Dio di cui tutto nella vita di Gesù di Nazaret è narrazione, epifania, mani-festazione piena e insuperabile. Leggiamo, per esempio, nel Vangelo di Matteo: "Gesù percorrevatutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il Vangelo del Regno e gua-rendo ogni malattia e infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione (letteralmente: fu preso alleviscere), perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore" (Mt 9,35-36).

Stanchezza, oppressione, sfinitezza, miseria... Non sono forse le realtà che quotidianamente pas-sano sotto il nostro sguardo, sollecitato più che mai da immagini di ogni tipo provenienti da ogni partedel mondo? Come credenti siamo chiamati anzitutto a non soccombere all'assuefazione e all'indiffe-renza, a impegnarci con tutte le forze a nostra disposizione nella lotta contro ogni forma di ingiusti-zia, di disparità e di sopruso di cui veniamo a conoscenza. Ciò però non basta. Come instancabilmen-te ci esorta a fare Papa Francesco, il grido dei poveri deve spezzare la durezza del nostro cuore2. Lanostra fede deve imparare a passare attraverso il fuoco della rivela- zione, il duro e insieme beatifi-cante confronto con la Parola che, nel concreto della nostra storia, ci disarma e ci trafigge.

Carissimi, non possiamo aspettarci dalla rivelazione del Dio vivente una semplice comunicazio-ne di servizio, un'indicazione minima di buon comportamento per avere infine un attestato di buonaco- scienza. Occorre che ci disponiamo a mettere in conto una bruciatura a ogni contatto con la Veritàche salva. La chiesa continua a nascere ai piedi della croce di Gesù, come ci attesta Luca, in un movi-mento di radicale conversione: "tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensandoa quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto" (Lc 23,47). Questo continua ad accadereanche nel tempo, come appare dalla reazione degli ascoltatori di Pietro, nel giorno di Pentecoste. È

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il primo discorso pubblico della Chiesa e, at- traverso la predicazione, è come se tutti si trovasserosul Calvario a ricevere la suprema rivelazione del Dio vivente: "all'udire queste cose si sentirono tra-figgere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘che cosa dobbiamo fare, fratelli?’" (At 2,37).

Questa domanda degli ascoltatori di Pietro dobbiamo tenerla ben presente. Essa può essere con-siderata come un criterio di discernimento sia della nostra predicazione che della qualità del nostroascolto. È certamente compito di chi annuncia, infatti, mettere in contatto gli ascoltatori, non condei pensieri più o meno devoti, ma con il fuoco della rivelazione, con il Dio vivente che osserva, ascol-ta, conosce e scende per liberare e far risalire il suo popolo, con le viscere di misericordia di GesùCristo avvinte dallo smarrimento e dallo sfinimento della gente.

È qui e solo qui che risiede l'efficacia della Parola che siamo chiamati a testimoniare. Parola dis-armata e spoglia, ma di fuoco e non piatta e scontata. A questo riguardo sono da rileggere con atten-zione le preziose indicazioni di Papa Francesco sulla preparazione della predicazione. Questa cer-tamente richiede da parte di tutti i ministri della Parola un impegno di studio, di approfondimentoe di elaborazione del linguaggio più adatto per farsi capire, ma non può essere separata dall’impe-gno di tutta una vita disposta a passare attraverso il crogiolo della conversione al Dio vivente. È poianche compito di chi ascolta verificare l'avvenuto contatto con il Signore. Se usciamo indenni da unapredicazione o da una celebrazione, non è sempre dovuto ai limiti di chi ha preso la parola davantiall'assemblea. Se rimaniamo uguali a come siamo entrati, è forse anche perché non siamo molto dis-posti a lasciarci inquietare, a credere che qualcosa nella nostra vita potrebbe cambiare.

Così il miracolo della fede comincia sempre quando, passati attraverso il fuoco della rivelazione,ci accorgiamo che qualcosa nella vita può e deve cessare di essere come prima.

5. Il fuoco della missioneInsomma, l'incontro con il Signore è vero se da esso scaturisce una missione, un mandato che non

si perde nella nebbia di un vago ideale di miglioramento, ma porta a intervenire alla radice di ciò cheimpedisce la realizzazione del sogno di Dio sulla creazione. Questo è un invio che nessuno può inven-tarsi o progettare a partire dalle proprie idee di sviluppo o di miglioramento della società o dellaChiesa. Esso scaturisce invece direttamente dalla scoperta della vulnerabilità del Signore alle sof-ferenze del suo popolo. Da una percezione intensa da parte nostra di ciò che sta a cuore a Dio qui eora: "Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono.Perciò va'! Io ti mando dal faraone" (Es 3,9-10).

Come dire più chiaramente che la missione non è qualcosa che si aggiunge alla vita del creden-te, non viene dalle sue elucubrazioni più o meno benintenzionate, ma scaturisce in lui come esigen-za da ciò che viene a conoscere a contatto con il Signore? Lo dice magnificamente Papa Francesco:“la missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso toglie-re, non è un’appendice o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicaredal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovoin questo mondo.” (EG 273).

Siamo davvero ancora troppo afflitti nella Chiesa da una mentalità – oserei dire – aziendale.Pensiamo ancora alla Chiesa come a un'organizzazione che una volta era diffusa capillarmente sulterritorio e aveva molto personale a disposizione, mentre oggi fatica a reclutare tutti i funzionari pertenere in piedi le sue iniziative.

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Qui più che altrove la nostra fede deve passare attraverso un fuoco di purificazione. Anche se radi-cata in un ambito geografico preciso, con la sua storia, le sue parrocchie e le sue istituzioni, una chie-sa diocesana non deve cessare di pensarsi come un popolo di inviati dalla compassione di Dio per gliuomini, divenuta visibile nel fianco squarciato di Gesù, innalzato sulla croce.

Possiamo esistere come Chiesa nel tempo soltanto nella consapevolezza dell'assoluta attualitàdell'evento pasquale cui veniamo resi pienamente presenti a ogni Eucaristia, nell'ascolto costante-mente rinnovato di ciò che i discepoli si sentono dire da Gesù risorto dai morti prima della sua ascen-sione al cielo: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepolitutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro aosservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"(Mt 28,18-20).

Certo, la missione che il Signore ci affida mette inevitabilmente in causa il nostro senso di ina-deguatezza. "Chi sono io - dice subito Mosè - per andare dal faraone e far uscire gli Israelitidall'Egitto?" (Es 3,11). È la reazione tipica dell’inviato, che percepisce subito di mancare del lin-guaggio capace di agganciare l'interesse e l'attenzione degli ascoltatori.

Quanti discorsi fra di noi sulla povertà dei nostri mezzi o sulle modalità o strategie per ren-dere più efficaci le nostre iniziative pastorali! Indubbiamente, si tratta di riflessioni importantiche occorre pur fare quando si tratta di rendere operative le nostre decisioni pastorali. Bisognaperò che la nostra ricerca di strumenti adeguati di comunicazione con gli uomini e le donne delnostro tempo non sia il surrogato di un'assenza di fuoco, il tentativo di ingannare il nostro cuoreinaridito da troppo tempo passato senza aver gustato il sapore della misericordia di Dio, il calo-re del suo amore, la tenerezza appassionata e irresistibile con cui egli non cessa di pronunciareil nostro nome. Non dobbiamo dimenticare che a tutte le obiezioni che possiamo formulare ilSignore non cessa di rispondere con la nudità e l'essenzialità di parole che tagliano corto con inostri tentativi di schermirci e di difenderci con la nostra falsa umiltà: "Io sarò con te... Io sonocolui che sono" (Es 3,12.14). Lo so che sono tantissime le interpretazioni possibili di queste paro-le misteriose. È degli esegeti il compito di essere più precisi nell'analisi. A me basta coglie- rein queste espressioni i due aspetti della scoperta che sempre riaccende nel cuore umano il fuocodella missione: Dio è colui che è con te, Dio è la sorpresa che continuamente si rinnova nella tuavita.

Carissimi, non riduciamo il senso della missione alle attività missionarie! La nostra missione è unessere prima che un fare, un ascoltare prima che un dire, un contagiare prima che un proclamare.In fondo la nostra missione di cristiani è essenzialmente quella di offrire la nostra umanità perchéDio possa manifestarsi nel mondo come prossimità e novità permanente delle nostre storie.

Prendiamo in mano l'inizio del Vangelo di Marco, che accompagnerà la liturgia domenicale, alme-no nella parte romana della nostra diocesi. Ci dice chiaramente dove e come il Dio-con-noi,l'Emmanuele, ha cominciato a tracciare la Via sulle strade polverose di Palestina: "Dopo che Giovannifu arrestato", ossia, proprio nelle pieghe più oscure di questa storia umana dove i profeti vengonomessi violentemente a tacere, "Gesù andò nella Galilea", la terra di confine, del chiaroscuro, dell'i-dentità sospetta e messa in discussione. Non ci va però con una teoria o con una magica soluzionedei problemi della società, ma "proclamando il Vangelo di Dio" (Mc 1,14). Potremmo forse anche dire:annunciando un Dio che non sta lontano, un Dio che si fa buona notizia per l'uomo in cammino, l'u-nico Dio che il cuore umano può accogliere come grazia e liberazione.

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ConclusioneCarissimi, è ora di concludere. Ho promesso a me stesso e a molti che non sarei stato lungo,

perché è mio desiderio raggiungere anche chi non ha molto tempo da dedicare alla lettura.Penso in particolare ai genitori che lavorano, ai giovani e meno giovani preoccupati di trova-re un posto di lavoro. La vita non fa davvero sconti a nessuno e sono tante le incombenze chemette sulle nostre fragili spalle umane.

Cosa ho voluto dirvi con questo mio scritto? Anzitutto, ho voluto ricordarvi la realtà nellaquale siamo immersi, anche se così raramente e così poco ce ne rendiamo conto; la realtà diper sé impossibile eppure donata che nessuno di noi deve cercare lontano o addirittura inven-tare: "siete ricolmi di gioia".

Non è una chimera o una frase fatta. È un dato inconfutabile della vita cristiana. Essa hacome suo fondamento lo Spirito Santo effuso da Dio nei nostri cuori, per farli entrare in sin-tonia con l'Abbà, il modo più affettuoso di rivolgersi al Padre, il grido essenziale del cuoreumano di Gesù. Non abbiamo infatti “ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura”,ma “lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo Abbà, Padre!” (Rm 8,15).

Questo è semplicemente il Reale, più reale di tutto ciò che siamo soliti definire tale. Nonc'è perciò da aggiungere niente a quello che è. Si tratta di diventarlo, di lasciare che quelloche è si manifesti attraverso ogni fibra della nostra umanità.

In questa linea, l'unica parola che in questo momento mi sento di indicarvi come pastoreè quella che più volte è tornata in questo mio scritto: fuoco! Non il fuoco d'artificio che ingan-na, non il fuoco di paglia che dura poco, non il fuoco dell'euforia o dell'esaltazione,

che lascia subito sfiniti, disgustati e inariditi. Piuttosto, il fuoco che Cristo è venuto a get-tare sulla terra e che così intensamente egli desidera sia acceso nei nostri cuori. Il fuoco chebrucia le nostre illusioni e i nostri progetti irrealizzabili, il fuoco del quotidiano che ci uma-nizza, il fuoco dell'attenzione che fa cantare le cose più ordinarie, il fuoco del Dio vivente checi rende partecipi della sua passione per l'umanità, il fuoco della missione acceso dal Vangelodi Dio portato da Gesù.

Viviamo un tempo in cui s'incrociano molti fenomeni difficili da decifrare. Ci sono segni didispersione, di frammentazione, di liquidità. Eppure, non manca la sete di comunione. Tuttosembra all'insegna della superficialità e della fretta, eppure, improvvisamente, s’intravvedo-no impreviste ricerche di profondità e di senso. Il mondo è infiammato da guerre, conflitti,divisioni di ogni tipo che minacciano oggi più che mai di assumere una dimensione globale.Dal cuore degli uomini, però nessuno è ancora riuscito a strappare definitivamente l'attesadella pace. Cosa dire di tutto questo? Non ho una risposta univoca. Mi viene in mente solo undetto dei miei amati padri del deserto, che voglio lasciarvi come sintesi di quello che ho cer-cato di dirvi e che, a mio avviso, non manca di indicare un preciso orientamento pastorale perla nostra Chiesa.

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"Abba Lot si recò da abba Giuseppe e gli disse: 'Abba, per quanto posso, io faccio la mia pic-cola liturgia, il mio piccolo digiuno, la preghiera, la meditazione, vivo nella quiete e, per quan-to posso, mantengo puri i miei pensieri. Che cosa dunque devo fare ancora?'. L'anziano allorasi alzò, tese le braccia al cielo e le sue dita divennero come dieci torce di fuoco, e gli disse: "Sevuoi, diventa tutto come di fuoco!" (Giuseppe di Panefo 7).

Come cristiani spesso andiamo in cerca di che cosa possiamo ancora aggiungere alle nostreattività, come possiamo meglio organizzarci per essere più efficaci. Qualche volta ci chiedia-mo se dobbiamo essere ottimisti o pessimisti nei confronti del futuro. In realtà, il nostro mododi esistere e di non lasciarci travolgere dagli eventi, di abitare il momento della storia che Dioha assegnato alla nostra vita, di interpretarlo e di aprirlo al Regno del Veniente è uno solo:diventare ardenti!

+ Valerio LazzeriVescovo di Lugano

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CAMMINIAMO INSIEME CALENDARIO LITURGICO – ANNO B

DICEMBRE

24 MERCOLEDÌ FERIA MAGGIORE DI AVVENTO

14.00 Collegiata: Celebrazione del Sacramento della Confessionefino alle ore 18.00 (saranno presenti diversi Sacerdoti).

26 VENERDÌ S. STEFANO, DIACONO, PRIMO MARTIRE – Festa

Le SS. Messe del giorno:

08.00 Monastero S. Giuseppe09.00 Collegiata10.30 Sacra Famiglia17.00 S. Caterina17.00 Colmanicchio

17.00 Collegiata: “CONCERTO NATALIZIO”all’organo il Mo. Beniamino Calciati(presentazione e programma a pag. 27)

24-25 LA NOTTE TRA IL 24 E IL 25 DICEMBRE NELLA PARROCCHIADI SANT’ANTONIO ABATE VENGONO CELEBRATE LE SEGUENTI SS. MESSE NATALIZIE

22.00 Chiesa SS. Trinità Locarno Monti24.00 Collegiata24.00 Sacra Famiglia24.00 Monastero San Giuseppe

25 GIOVEDÌ – NATALE DEL SIGNORE – SS. MESSE DEL GIORNO

09.00 Collegiata09.30 Monastero San Giuseppe10.30 Collegiata10.30 Collegiata11.00 S. Caterina17.15 Monte Bré

Attenzione!!! Non viene celebrata la S. Messa delle ore 20.00 in Collegiata.

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CALENDARIO LITURGICO – ANNO B CAMMINIAMO INSIEME

28 DOMENICA SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE – Festa

10.30 Sacra Famiglia: S. Messa solenne

Durante la celebrazione affideremo in modo speciale il Quartiere Nuovo alla protezione della Santa Famiglia di Nazaret cui la chiesa è dedicata.

Al termine, sul sagrato: aperitivo offerto dal Gruppo Animazione del Quartiere.

31 MERCOLEDÌ S. SILVESTRO PRIMO - PAPA

17.30 Collegiata: S. MessaS. Messa solenne di ringraziamento per i benefici ricevuti durante l’anno e canto dell’inno “TE DEUM”

Attenzione! Non vengono celebrate le SS. Messe delle ore 18.00 nellachiesa dei Monti della Trinità e delle ore 20.00 nella chiesadella Sacra Famiglia.

GENNAIO

1 GIOVEDÌ MARIA SS.MA MADRE DI DIO – Solennità

Le SS. Messe del giorno:

08.00 Monastero S. Giuseppe09.00 Collegiata10.30 Collegiata10.30 Sacra Famiglia20.00 Collegiata

17.00 Collegiata: S. Vespri della Solennità

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CAMMINIAMO INSIEME CALENDARIO LITURGICO – ANNO B

4 DOMENICA SECONDA DOPO NATALE – orario festivo

6 MARTEDÌ EPIFANIA DEL SIGNORE – Solennità – orario festivo

14.30 Sacra Famiglia: Arrivo dei Re Magi· accoglienza dei tre Re· momento di dialogo in chiesa· preghiera conclusiva· distribuzione dei doni· panettonata al Centro Sacra Famiglia

17.00 Collegiata: S. Vespri della Solennità a conclusione dellefeste natalizie

11 DOMENICA BATTESIMO DEL SIGNORE – Festa – orario festivo

17 SABATO SANT’ANTONIO ABATE – memoria

08.00 Collegiata: S. Messa della memoria

18.00 Chiesa SS. Trinità di Locarno Monti:CELEBRAZIONE ECUMENICA nel quadro della settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

Sono invitati i fedeli della Comunità evangelica riformata, della Comunità Siro ortodossa e della Comunità cattolica di Locarno.

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18 DOMENICA II ORDINARIA (B)

LA COMUNITÀ CRISTIANA DI LOCARNO FESTEGGIA IL SUO PATRONO SANT’ANTONIO ABATE

Vengono celebrate le seguenti SS. Messe:

08.00 Monastero San Giuseppe09.00 Collegiata10.30 Collegiata: SS. Messa solenne11.00 Monastero Santa Caterina

Non c’è la S. Messa delle 10.30 alla Sacra Famiglia

20.00 Collegiata

(il programma della Festa patronale è pubblicano a pag. 28)

25 DOMENICA III ORDINARIA – orario festivo

CALENDARIO LITURGICO – ANNO B CAMMINIAMO INSIEME

18-25 gennaio 2015

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

Gesù disse: Dammi un po’ d’acqua da bere

(Gv 4,7)

Celebrazione ecumenica per tutta la Svizzera italiana nella chiesa parrocchiale di Breganzona

domenica 18 gennaio 2015alle 16.30* * * * * * *

Culto ecumenico teletrasmesso dalla chiesa Evangelica Riformata di Viale Cattaneo a Lugano

domenica 25 gennaio 2015 alle ore 10.00

* * * * * * *Nelle SS. Messe e celebrazioni della settimana in Parrocchia

si pregherà per l’unità dei Cristiani

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CAMMINIAMO INSIEME CALENDARIO LITURGICO – ANNO B

FEBBRAIO

1 DOMENICA IV ORDINARIA (B) – orario festivo

2 LUNEDÌ PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – festa

20.00 Collegiata: benedizione delle candele e processione verso Chiesa Nuova Santa Messabenedizione dei bambini e delle famiglie

20.00 S. Famiglia:benedizione delle candele (nel campo da gioco)e processione verso la chiesa Santa Messa benedizione dei bambini e delle famiglie

3 MARTEDÌ SAN BIAGIO – VESCOVO E MARTIRE – memoria

La benedizione della gola, che verrà impartita alla fine di ogni Messa del giorno, ci invita a ringraziare il Signore per tutti i suoi benefici e a essere sempre attenti al grande dono della vita, nostra e altrui, da preservare, difendere e curare.

8 DOMENICA QUINTA ORDINARIA (B) – orario festivo

TRIDUO DI PREPARAZIONE ALLA FESTA DELLA MADONNA DI LOURDES

Domenica 8 febbraio09.00 Chiesa Nuova: S. Messa15.00 Chiesa Nuova: S. Rosario 17.00 Chiesa Nuova: S. Vespri e benedizione eucaristica

Lunedì 9 febbraio09.00 Chiesa Nuova: S. Messa15.00 Chiesa Nuova: S. Rosario 17.00 Chiesa Nuova: S. Vespri e benedizione eucaristica

Martedì 10 febbraio09.00 Chiesa Nuova: S. Messa15.00 Chiesa Nuova: S. Rosario 17.00 Chiesa Nuova: S. Vespri e benedizione eucaristica

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CALENDARIO LITURGICO – ANNO B CAMMINIAMO INSIEME

11 MERCOLEDÌ B.V. MARIA DI LOURDES – festa

09.00 Chiesa Nuova: S. Messa09.30 Chiesa Nuova: Adorazione eucaristica fino alle 11.3015.00 Chiesa Nuova: S. Rosario 17.00 Chiesa Nuova: S. Vespri e benedizione eucaristica

15 DOMENICA VI ORDINARIA (B) – orario festivo

18 MERCOLEDÌ DELLE CENERI

SOLENNE INIZIO DEL TEMPO DI QUARESIMA“Riconciliatevi con Dio. Ecco il momento favorevole” (2Cor 5,20-6,2)

GIORNO DI MAGRO E DIGIUNO(sono obbligatori astinenza dalle carni e digiuno)

Collegiata e chiesa S. Famiglia:

20.00 S. Messa con l’imposizione delle Ceneri sul capo dei fedeliVerrà distribuita la busta del Sacrificio quaresimale e l’Agenda della Quaresima, altrettanti segni di conversione

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CAMMINIAMO INSIEME CALENDARIO LITURGICO – ANNO B

22 DOMENICA PRIMA DI QUARESIMA (B) – orario festivo

“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni,tentato da Satana” (Mc 1,12-15)

10.30 Collegiata e S. Famiglia: S. Messa Presentazione alla Comunità dei bambini e delle bambine della Prima Comunione e consegna del Calendario di Quaresima

15.00 Collegiata: Celebrazione del Sacramento dell’Unzione per tutti gli ammalati e gli anziani della Parrocchia

17.00 Collegiata: Santi Vespri di Quaresima

MARZO

1 DOMENICA SECONDA DI QUARESIMA (B) – orario festivo

“Questi è il figlio mio, l’amato; ascoltatelo!” (Mc 9,7)

17.00 Collegiata: Santi Vespri di Quaresima

8 DOMENICA TERZA DI QUARESIMA (B) – orario festivo

“Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere” (Gv 2,19)

12.00 Centro Sant’Antonio: Pranzo comunitario quaresimale17.00 Collegiata: Santi Vespri di Quaresima

15 DOMENICA QUARTA DI QUARESIMA (B) – orario festivo

“Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui” (Gv 3,17)

17.00 Collegiata: Santi Vespri di Quaresima

19 GIOVEDÌ S. GIUSEPPE SPOSO DELLA B.V. MARIA – Solennità

Attenzione! Non è celebrata la S. Messa prefestiva delle ore 18.00 ai Monti della Trinità.

22 DOMENICA QUINTA DI QUARESIMA (B) – orario festivo

“Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto” (Gv 12,20-33)

12.00 Centro S. Famiglia: Pranzo comunitario quaresimale17.00 Collegiata: Santi Vespri di Quaresima

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CALENDARIO LITURGICO – ANNO B CAMMINIAMO INSIEME

29 DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE (B)

SOLENNE INIZIO DELLA SETTIMANA SANTA

Nelle Settimana santa, la Chiesa celebra i Misteri della Salvezzaportati a compimento dal Cristo negli ultimi giorni della sua vita,a cominciare dal suo ingresso messianico in Gerusalemme finoalla sua beata passione e gloriosa risurrezione.

08.00 S. Messa Monastero San Giuseppe09.00 S. Messa in Collegiata

10.15 Ritrovo nei Cortili del Centro S. Antonioe del Centro Sacra Famiglia:· benedizione dei ramoscelli d’ulivo· lettura del Vangelo· processione solenne verso le rispettive chiese del Quartiere

Segue la Processione festosa delle Palme nei due quartieri dellaParrocchia, verso la Collegiata e verso la chiesa Sacra Famiglia.

10.30 S. Messa in Collegiata e in chiesa Sacra Famiglia

17.00 Lode vespertina in Collegiata

20.00 S. Messa in Collegiata

A TUTTE LE SANTE MESSESI RITIRANO LE BUSTE DEL SACRIFICIO QUARESIMALE

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CAMMINIAMO INSIEME ASSEMBLEA PARROCCHIALE STRAORDINARIA

C O N V O C A Z I O N E

A norma dell’articolo 9 del Regolamento parrocchiale è convocata

L’ASSEMBLEA PARROCCHIALESTRAORDINARIA

GIOVEDÌ 22 GENNAIO 2015alle ore 18.00

presso il Centro Sant’Antonio

con il seguente Ordine del giorno:

1. Lettura e approvazione dell’ultimo verbale2. Nomina di due scrutatori3. Nomina del Presidente del giorno4. Rapporto del Presidente del Consiglio parrocchiale5. Approvazione precario e servitù sul terreno di via Varesi 6. Approvazione del Preventivo 20157. Approvazione revisione Regolamento parrocchiale 8. Informazioni del Consiglio parrocchiale9. Diversi – eventuali

Per il Consiglio parrocchiale

Il Presidente: La Segretaria:Tiziana Zaninelli Barbara Angelini-Piva

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CONCERTO IN COLLEGIATA CAMMINIAMO INSIEME

VENERDÌ 26 DICEMBRE 2014FESTA DI SANTO STEFANO

COLLEGIATA SANT’ANTONIO LOCARNO

organista:Mo. Beniamino Calciati

In programma musiche natalizieENTRATA LIBERA

Beniamino Calciati. Nato nel 1988, discepolo di M.T. Immormino, F. Caporali, D. Ruzza, A. Polignano, A. Ruo Rui, ha con-dotto brillanti studi musicali conseguendo quattro diplomi (pianoforte, organo e composizioneorganistica, strumentazione per banda, musica corale e direzione di coro), per poi completare, nel2012, il corso accademico di studi in organo nella classe di Stefano Molardi presso il Conservatoriodi Lugano, ottenendo il master of arts in music performance con giudizio "molto bene". Presso lamedesima struttura ha ottenuto anche il CAS per organisti, operatori liturgici e direttori di coro.

Abbiamo trascritto solo le note iniziali del ricchissimo percorso professionale del Mo. Calciatiche riporteremo integralmente sul programma del Concerto.

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CAMMINIAMO INSIEME IL PROGRAMMA DELLA FESTA PATRONALE

DOMENICA 18 GENNAIO 2015 Unica S. Messa alle ore 10.30, in CollegiataNon viene quindi celebrata la S. Messa delle 10.30 alla S. Famiglia.

Il Pane di S. AntonioSarà benedetto e distribuito ai fedeli al termine della celebrazione eucaristica delle ore 10.30.

L’aperitivoSarà servito sul sagrato della Collegiata dopo la S. Messa. Momento significativo che ci per-metterà di incontrarci in un clima fraterno.

Il banco del dolceAll’uscita della Collegiata, dopo la S. Messa delle 10.30.Il ricavato della vendita di torte e dolciumi è destinato a sostenere le attività della parroc-chia.

Per i bambini e i ragazziAlle 14.30, al Centro Sant’Antonio: la grande tombola con ricchi premi. La proposta è rivoltasoltanto ai bambini/e e ai ragazzi/e. Le cartelle sono tutte gratuite.

Il concorso di disegno per bambini e ragazziQuest’anno, in onore del nostro Patrono, abbiamo rivolto l’invito ai bambini delle elementa-ri (dalla Terza alla Quinta elementare) e ai ragazzi della Scuola Media (dalla Prima allaQuarta) a presentare, entro il 15 gennaio un disegno, su foglio A4.Tema del concorso: “Ti disegno la Pace” (Gesù ha detto, rivolgendosi ai suoi discepoli: “Vilascio la pace, vi do la mia pace”). I disegni, liberamente realizzati con ogni tecnica (matitecolorate, acquarelli, pennarelli, collage, ecc…) verranno poi esposti al Centro Sant’Antonioproprio all’occasione della Festa patronale. Una speciale Giuria valuterà le opere e ne pre-mierà nove (1°,2°,3° rango per le terze, quarte e quinte elementari – 1°,2°,3° rango per leprime e secondo Medie – 1°,2°,3° rango per le terze e quarte Medie) al termine della Tombolaper i bambini e i ragazzi, al Centro Sant’Antonio. Buon lavoro a tutti!

Alle ore 17.00, in Collegiata, il Concerto del “Coro Unione Armonia” Non è “dovuto” questo gesto della nostra Corale nel quadro della festa patronale! Infatti: offri-re un Concerto comporta un impegno notevole da parte del Maestro Sergio Pacciorini e deisuoi coristi, soprattutto in questi ultimi decenni dove il Coro ha conosciuto un ridimensio-namento di presenze e di voci. Per questo motivo vogliamo ringraziare sentitamente l’”UnioneArmonia” che, sempre con la sua presenza è segno di vitalità e di continuità nella nostraParrocchia.Rinnoviamo quindi l’invito a tutti, uomini e donne, a diventare membri attivi di questo Corodalla storia ultracentenaria.

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IL CONCERTO DEL CORO “UNIONE ARMONIA” CAMMINIAMO INSIEME

Domenica 18 gennaio 2015

ore 17.00nella Collegiata di S. Antonio a Locarno

CONCERTO

DEL

CORO UNIONE ARMONIAdi Locarno

diretto dal Mo. Sergio Pacciorini-Job

partecipano

il Coro Castelgrande di Bellinzonadiretto dal Mo. Sergio Pacciorini-Job

gli organistiG.Galfetti e R.Salaorni

presenta Liliana Fagetti

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CAMMINIAMO INSIEME VIAGGIO/PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE

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APPUNTAMENTI PARROCCHIALI CAMMINIAMO INSIEME

APPUNTAMENTI PARROCCHIALI NEI PRIMI MESI DEL 2015

Mese di gennaio

Venerdì 2 PAROLA DI VITA DEL MESE DI GENNAIO20.00 COLLEGIATA S. ANTONIOParola di Vita e preghiera per la pace

Sabato 10 TOMBOLA DELL’EPIFANIA ALLA SACRA FAMIGLIA20.00 CENTRO S. FAMIGLIA

Giovedì 22 ASSEMBLEA PARROCCHIALE STRAORDINARIA18.00 CENTRO S. ANTONIO

Venerdì 30 INCONTRO E CENA COLLABORATORI PARROCCHIALI19.00 CENTRO S. FAMIGLIA

Mese di febbraio

Sabato 7 GRANDE TOMBOLA CON RICCHI PREMI20.00 CENTRO S. ANTONIO

Lunedì 9 PAROLA DI VITA DEL MESE DI FEBBRAIO20.00 COLLEGIATA S. ANTONIOParola di Vita e preghiera per la pace

Mese di marzo

Lunedì 2 PAROLA DI VITA DEL MESE DI MARZO20.00 COLLEGIATA S. ANTONIOParola di Vita e preghiera per la pace

Domenica 8 PRANZO COMUNITARIO DI QUARESIMA12.00 CENTRO S. ANTONIO

Domenica 22 PRANZO COMUNITARIO DI QUARESIMA12.00 CENTRO S. FAMIGLIA

Ricordiamo inoltre

Ogni venerdì pomeriggio 15.00 CENTRO S. ANTONIOLECTIO DIVINA SUL VANGELO DELLA DOMENICA

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CAMMINIAMO INSIEME ISCRIZIONI PER LA CRESIMA

ISCRIZIONI PER LA CRESIMA NEL NOVEMBRE 2015 Carissimo/a ragazzo o ragazza che quest’anno frequenti la Terza Media, ti annunciamo che

sono aperte le iscrizioni alle Catechesiin vista della Cresima

che per il 2015 è prevista per Domenica 22 novembre, Solennità di Cristo Redell’Universo, alle ore 10.00 in Collegiata Sant’Antonio.

Anche dal bollettino parrocchiale ti invitiamo dunque a riflettere su questa proposta, laCresima che col Battesimo e l’Eucaristia completa il cammino dell’Iniziazione cristiana.

Non è obbligatorio intraprendere questo percorso di preparazione alla Confermazione. Seperò deciderai di iscriverti, sappi che dichiarerai di impegnarti responsabilmente e con fedel-tà:

· a partecipare con assiduità a tutti gli incontri proposti dal programma dipreparazione e a prendere così maggior coscienza della tua fede nel Signore Gesù;

· ad alimentare la tua fede con la preghiera e con la partecipazione all’Eucaristiadomenicale assieme ai tuoi giovani amici e a tutta la Comunità cristiana;

· a vivere l’Amicizia con il Signore come realtà capace di determinare per sempre tuttala tua vita;

· a essere nella Chiesa e nella Società in cui vivi un testimone credibile di Gesù, viven-do il Suo Vangelo.

Parlane anche coi tuoi genitori, ma alla fine dovrai essere tu convinto dell’importante passoche la Cresima ti chiama a compiere.

Pensaci bene e, se il caso, telefonami per annunciare la tua disponibilità e il tuo desideriodi far la Cresima. Ti invierò in un secondo momento il formulario d’iscrizione che dovrai debi-tamente riempire e riconsegnandomelo al più presto. Gli incontri inizieranno subito dopo lafestività natalizie.

Nell’attesa di risentirci e rivederci auguro a te e a tutti, i tuoi cari un buon e sereno Nataledel Signore.

don Carmelo Andreatta

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QUINTO CENTENARIO DELLA NASCITA DI SANTA TERESA DI GESÙ (SANTA TERESA D’AVILA)AVILA, 28 MARZO 1515

Carissimi comparrocchiani,

siamo le carmelitane del Monastero S.Giuseppe di Locarno Monti e vorremmo farvipartecipi della nostra gioia. Il nostro Ordine diNostra Signora del Monte Carmelo sta per entra-re nell’anno giubilare della nascita di colei chenoi chiamiamo la nostra Santa Madre Teresa,poiché si deve a lei la riforma dell’Ordine con lafondazione di monasteri femminili e conventimaschili, secondo la regola primitiva, non miti-gata, dando origine al Carmelo teresiano: i car-melitani e le carmelitane scalze (con questo ter-mine erano designati i religiosi tornati alla pri-mitiva austerità ma non necessariamente prividi calzature).

Nata e cresciuta ad Avila, in Castiglia, Teresaè una splendida giovane donna, di buona fami-glia, con grandi doti intellettuali e umane e sem-bra destinata ad avere grande successo in socie-tà, ma il Signore ha altri progetti su di lei e lei, a vent’anni, fugge di casa per entrare in mona-stero. Però le ci vuole del tempo, prima di consegnarsi totalmente all’Amore! Quando, infine, lofa, il Signore può compiere in lei il suo capolavoro!

S. Teresa di Gesù è Madre anche per i preziosi insegnamenti che ha lasciato ai suoi figli e allesue figlie, ma che sono utili a tutti! Li troviamo raccolti nei suoi libri: “Vita”, autobiografico, chelei definisce ‘Il libro delle misericordie di Dio’; “Cammino di perfezione” scritto per insegnare allesue figli e e ai suoi amici la pratica dell’orazione, peculiarità della sua riforma; “Fondazioni” ilpiù interessante dal lato storico, ma pure colmo di insegnamenti; “Castello interiore” che è il suocapolavoro. Ci sono pure poesie, un vasto epistolario e opere minori.

I suoi insegnamenti, la dottrina da lei esposta, l’influsso esercitato su tutta la spiritualità, lehanno valso il titolo di “Dottore della Chiesa” insignitole da Papa Paolo VI il 27 settembre 1970.E fu la prima donna a riceverlo!

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NOTIZIE DAL MONASTERO SAN GIUSEPPE CAMMINIAMO INSIEME

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CAMMINIAMO INSIEME NOTIZIE DAL MONASTERO SAN GIUSEPPE

Teresa scrive come parla, nel castigliano del ‘500 e la sua opera è importante anche perchésegna una pietra miliare nella storia della lingua spagnola.

L’anno giubilare, dunque, iniziato il 15 ottobre (festa di S. Teresa) di quest’anno, terminerà lostesso giorno dell’anno prossimo. È bello che Papa Francesco abbia proclamato il 2015 anno dellaVita Consacrata mentre noi festeggiamo questa grande donna, modello di vita consacrata! Vi invi-tiamo perciò a unirvi alle nostre preghiere e a pregare per noi!

Le Monache carmelitane del Monastero San Giuseppe

Tutti noi della Comunità parrocchiale assicuriamo a queste nostre sorelle Monache l’u-nione nella preghiera e nella vita quotidiana vissuta nella fede del Signore. Le ringraziamoperché, assieme alle Monache agostiniane del Monastero di Santa Caterina, le sentiamo dav-vero “Cuore pulsante” della Parrocchia e della nostra Chiesa diocesana, in forza della lorospecifica vocazione: incessante opera di preghiera e offerta della vita al Signore, per amoredella Chiesa e di tutta l’Umanità.

Già ci sono state delle belle proposte d’incontro, aperte a tutti, da parte delle Sorelle, pervivere con intensità l’anno giubilare teresiano. Altre ce ne saranno! L’invito è quindi rivoltoa tutti, in particolare ai giovani e alle giovani, affinché aderiscano a ciò che le nostre Monacheci proporranno nei prossimi mesi.

Oltre a conoscere Santa Teresa d’Avila, straordinaria figura di donna, di cristiana e di con-sacrata, sempre di grande attualità, sarà anche l’occasione per scoprire e conoscere laComunità delle Monache di Locarno Monti, entrando in un colloquio fraterno dal quale potràscaturire un nuovo cammino di Comunione, prezioso per la vita personale e comunitaria.

Auguri, carissime Monache! E “Grazie” per la vostra intensa e vivace presenza!

il logo dell’anno della vita consacrata

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L’OBOLO DI SANT’ANTONIO CAMMINIAMO INSIEME

Dalle pagine di questo bollettino parrocchiale rilanciamo l’accorato appello:

NON DIMENTICATE LA VOSTRA COMUNITÀ

Il prossimo mese di gennaio 2015, come ampiamente ricordato in questa edizione di“Camminiamo insieme”, festeggeremo il nostro Patrono Sant’Antonio abate. È ormai tradizioneche in quest’occasione venga raccolto l’Obolo di Sant’Antonio. Come già sapete la nostraParrocchia non vuole emettere nessuna tassa di culto, soprattutto perché crede ancora nel sensodi responsabilità, nell’impegno e nella generosità di tutti i suoi membri per far fronte insieme atutte le spese, ordinarie e straordinarie, che la Parrocchia deve onorare.

Lo sappiamo: sono tempi difficili dal punto di vista economico e non solo. Oltretutto siamocontinuamente sollecitati anche da altri enti e associazioni che, giustamente, chiedono a lorovolta un aiuto.

Ciò nonostante vi preghiamo di non dimenticare la Parrocchia che svolge una missione impor-tante all’interno della Società. È anzitutto un richiamo costante a quei Valori da cui è nata e pog-gia tuttora la nostra cultura. Valori che troppo spesso sono calpestati ma comunque invocati el’assenza dei quali produce una povertà immensa a tutti i livelli del nostro vivere.

Inoltre: le strutture della Parrocchia, che servono primariamente per le attività parrocchiali,sono sempre tanto richieste anche per altri incontri e manifestazioni di tipo sociale, culturale oricreativo e abbisognano di conseguenza di manutenzione ordinaria e straordinaria.

Per ultimo ricordiamo che coi suoi svariati momenti d’incontro e con le sue proposte, laComunità parrocchiale svolge anche un compito pubblico e culturale non da poco. Gli incontricon la gioventù, con le famiglie, gli anziani, gli ammalati e tutti coloro che chiedono ascolto, acco-glienza e aiuto non si possono quantificare, ma sono oltremodo preziosi.

Vi invitiamo quindi a guardare alla Parrocchia come a una componente importante e irrinun-ciabile della Comunità sociale, a guardarla con simpatia e col desiderio di aiutarla a continuarea svolgere la sua missione.

IN ALLEGATO TROVATE LA POLIZZA DI VERSAMENTOPER L’OBOLO DI SANT’ANTONIO

Già sin d’ora vi ringraziamo per la vostra generosa disponibilità nell’accogliere questa sollecitazione.

Il Consiglio Parrocchiale e i Sacerdoti della Parrocchia

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G.A.B. 6600 Locarno

Ritorni:

Parrocchia S. Antonio

6600 LOCARNO

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