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In questo numero si parla di Roberto Palomba, Antoinette Bader, Paul McAneary Architects, Carrara Marmotec.
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1 CASATREND
TRIMESTRALE - ANNO 6 - GEN/FEB/MAR 2012 - N. 49QUARTERLY - YEAR 6 - JAN/FEB/MAR 2012 - N. 49 Th
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ED
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In questo momento, penso che il numero 1 sia un bel numero. Esprime un inizio, un passo che evolve, dopo lo zero.In fondo, dentro ognuno di noi convivono molteplici variabili alle quali, a nostro modo, diamo delle priorità, associando, a volte senza nemme-no accorgercene, un valore numerico. E per me, in questi ultimi mesi, il lavoro era scivolato decisamente all’ultimo posto, non tanto per mancanza di entusiasmo, più che al-tro per mancanza di tempo, ovvero il tempo necessario per fare delle scelte di qualità.Forse perché viaggiare e conoscere tante persone con stili di vita di-versi mi ha sempre convinta del fatto che il presente, ciò che viviamo, è sempre il risultato di una scelta personale. Nessuno ci obbliga a vivere in una città che non amiamo, facendo un lavoro che non ci rende felici. Nessuno. E non ci sono conti né re-sponsabilità che tengano. Esiste solo la scelta di darsi delle priorità. Perciò, considerando il fatto che nella mia vita l’amore occupa il 1° posto, ho pensato che se volevo ritrovare questo sentimento per il mio lavoro, dovevo ripartire ancora una volta da zero.E così, ho viaggiato con la mente e fatto un passo. Ho preso l’immagine di quei 10 numeri della rivista che avrebbero assor-bito le mie energie nel corso del 2012, 10 numeri tradotti in frustrazione per non avere il tempo necessario di fare abbastanza e imprimere sulla carta la passione per questo lavoro, e li ho trasformati in 4. 4 numeri, nei quali far convivere 3 mesi, di lavoro, entusiasmo e passione. Come risultato, il numero 1.Il numero 1, dopo lo zero.
1.
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DElMontE s.r.l. via s. martino 20054 nova milanese (mb) italy t +39 0362 367112 F +39 0362 450586 E [email protected] WEB www.albeD.it3 CASATREND
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DI ANDREA PIRRUCCIO
TEX-TONICH O U S E
DI PAOLO RUGGIERO – FOTO Paul McAneary Architects Ltd
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ROBERTO PALOMBA IN ARTE “JACK”
DI ARIANNA MALAGOLI
DI PAOLO STELLA
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E “Ti ricordi che devi consegnare entro il 15, vero?”
Arianna che da direttore di giornale si è trasformata in confidente “atutteleore” mi sottolinea ridendo che
nella vita reale ci sono delle scadenze. Io in realtà queste scadenze le amo, la pressione, l’urgenza. E
difatti ho aspettato l’ultimo momento per scrivere. Oggi è il 14. Ma credo che l’urgenza sia il motore di
tutto. Capirla il nostro compito. Capire qual è la nostra urgenza. Io non ho mai scritto prima. Poi ho sentito
chiara e netta la voglia di farlo. Un bisogno fisico di tradurmi in parole. La mia insegnante del liceo ha let-
to qualcosa. “Non hai mai scritto bene allora. Che scherzi fai?”. Ha sorriso e se n’è andata, ammiccando.
Allora non avevo l’urgenza di farlo, evidentemente. Non avevo bisogno di dire nulla.
Credo che in architettura sia un po’ la stessa cosa. Le grandi costruzioni, come le piccole perfezioni
nascono da un bisogno di espressione dell’umano. Ieri come oggi. Vivendo a Roma, dentro a questo bi-
sogno, fortunatamente, ci vivi. Jack, un caro amico, leggendo lo scorso articolo, si è accorto che parlo di
Roma come fossero le stanze di casa mia, vado al bar in pigiama attraversando la piazza come passassi
dalla camera da letto alla cucina. Bravo Jack, è proprio così, lo faccio inconsapevolmente, ma guardan-
domi da fuori mi accorgo che Roma è il mio grande loft. Vediamo che stanza percorro oggi.
Stamane Viola mi ha dato il “buongiorno biondo” scavalcando un muro umano con il suo occhio allegro.
Essere salutati, riconosciuti di prima mattina, è essenziale. Ognuno dovrebbe individuare un luogo di
appartenenza per cominciare la giornata. Un bar qualsiasi dove non essere chiunque.
n.49
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NU
TIs o m m a r i o
NEWS
TREND
FLASH
10+
POINT OF VIEW
NO PRODUCER
INTERIORS
EVENTI
ESSENTIAL
CONCORSI
CHIACCHIERE DI ARCHITETTURA
FOOD TREND
di Paolo Armenise.1
WATERFRONT di Paolo FestaFROM VENICE
FROM ROME
L’ARCHITETTURA DI UN PENSIERO
ENGLISH TEXTS
PEOPLEROBERTO PALOMBA di Arianna Malagoli
FACE TO FACEMOLESKINE di Arianna Malagoli
FOCUS DIVANIdi Gabriele Gandolfi
NEW PROJECTROCA LONDON GALLERY di Ivan Granolla
BRANDKRISTALIA di Andrea Pirruccio
FROM LONDONBOUNDARY di Andrea Paracucchi
COFFEE AND DESIGNdi Valerio Cometti
FROM PRESIDENT TO MYSELFdi Luisa Bocchietto
INDIRIZZI
CONTRIBUTORS
CHECK THIS OUT
SPOTCRISTALPLANT DESIGN CONTEST
CHICAGO raccontato da
CEA DESIGN di Rachele Morris
CARRARA MARBLE WEEKS
AFTER NIGHT di Alessandra Santi
di Paolo Stella
5+1AA raccontato da
TRIANGULAR CHAIR di Mario Ferrarini
TEX-TONIC HOUSE di Paolo Ruggiero
SANTAPOUF di Ivan Granolla
RITORNO ALLE ORIGINI di Ivan Granolla
NAKED di Rachele Morris
BLADE di Rachele Morris
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22
54
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Bruno Fattorini e Robin Rizzini
di Paolo Armenise
CATALANA DI CROSTACEI di Lisa CasaliAlfonso Femia e Gianluca Peluffo
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Per gli amanti della personalizzazione, dell’originalità e del design di qualità, Glass presenta Naked, la nuova
collezione di vasche firmate Giopato & Coombes. L’azienda, riconosciuta ormai per l’ecletticità e l’eleganza dei
suoi prodotti nell’ambito dell’arredo bagno, punta ora a una versatilità difficilmente emulabile, senza tuttavia
allontanarsi dal filo conduttore di semplicità e funzionalità che l’hanno resa famosa e apprezzata nel settore.
L’ampia gamma di colori e finiture è solo l’inizio del ventaglio di opportunità offerte dalla camaleontica colle-
zione: Glass offre infatti l’occasione di aggiungere agli elementi dei pratici componenti multifunzione, quali
portasciugamano, mensole, contenitori e moduli deck dagli eleganti pattern grafici, per poter trasformare la
normale vasca in piano d’appoggio, senza comunque dover rinunciare al gradevole lato estetico. La vasca Naked
è disponibile con soprapiano o sottopiano con top e telaio (entrambi disponibili in numerose cromature), nella
versione iperaccessoriata o con tecnologici sistemi di idromassaggio, occultabili nella versione pannellata. Che
si voglia creare un ambiente dai colori caldi e avvolgenti tipici delle SPA, con quelli più neutri ed eleganti, oppure
che si voglia fare colpo sui propri ospiti presentando azzeccati e vivaci abbinamenti cromatici, la collezione di
casa Glass risulta essere la scelta migliore per l’arredamento del vostro bagno.
N A K E DDI RACHELE MORRIS
Glass Idromassaggio, www.glassidromassaggio.it
6 CASATREND
NE
WS
7 CASATREND
FLA
SH
100%, tecnologica lampada da ta-
volo dal design di Ross Lovegrove.
Interruttore touch sensitive e cir-
cuito elettrico a vista. Prodotta da
Danese.
Elica, armoniosa fonte di luce da
tavolo disegnata da Brian Sironi.
Accensione e spegnimento sono
controllati dal movimento del brac-
cio. Prodotta da Martinelli Luce.
Kelvin Led Green Mode, nuova
versione della lampada da tavolo di
Antonio Citterio e Toan Nguyen, dal
risparmio energetico ottimale. Pro-
dotta da Flos.
Hanoi, illuminazione da tavolo dise-
gnata da Federico Churba e caratte-
rizzata da una spiccata armoniosità
ed eleganza delle forme. Prodotta
da Prandina.
Top Four, lampada eco-tecnologica
creata da Alberto Basaglia e Natania
Rota Nadari. Compatta, glamour e di-
sponibile in versione da terra. Prodot-
ta da Luxit.
8 CASATREND
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ASTA / Stainless steel AISI 316LDesign Romano Adolini
www.ceadesign.it
CEA_casatrend_ottobre_210x260.indd 1 26/07/11 17:46
TRE
ND
L-TECH è un’azienda inserita all’interno di Gruppo Lampe, specializzata nella vesti-zione di fonti luminose dal gusto estetico minimale e dalla spiccata qualità tecnica.Anche questa volta l’arredo firmato l-tech si è dimostrato in grado di plasmare lo spazio circostante grazie alla maestria nel gioco di luci e ombre: Blade, la nuova fonte disegnata da Anna Maria Lucarelli, nasce per assolvere alle funzioni illumino-tecniche senza tuttavia pesare minimamente sull’ambiente nel quale viene inserita.Blade strutturalmente è costituita da un profilo continuo a incasso a uno o due strip led, pensati per diventare tutt’uno con la parete o il soffito sul quale si decida di montarli. La linea luminosa, orizzontale o verticale che sia, crea così un suggestivo vuoto di luce completamente personalizzabile a seconda delle proprie esigenze. Blade si presta infatti alle più svariate azioni creative: la possibilità di installare i profili in continuità permette di avere a disposizione lunghezze potenzialmente illimitate, personalizzabili ulteriormente sotto il punto di vista dell’intensità luminosa, del rispar-mio energetico, dell’aspetto cromatico della luce stessa (con centralina di controllo del colore RGB) e con l’implementazione di rilevatori di presenza e/o sensori di lumino-sità. Le strip led poste su appositi magneti, infine, risultano particolarmente facili da estrarre e si prestano dunque in maniera ottimale al montaggio e alla manutenzione.Finalmente una tecnologia pulita, innovativa e, soprattutto, con la quale sia facile interfacciarsi.
B L A D EDI RACHELE MORRIS
L-TECH, www.l-tech.it
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Bisogna avere memoria del passato per progettare il futuro.
E’ dunque in relazione a questa filosofia che in America
troviamo richiami architettonici al classicismo, che non
è concesso ballare la danza moderna senza avere so-
lidi radici nelle basi del classico, e che gli avanguardisti
della moda creano capi che altro non sono che chiari
ripescaggi negli armadi di ciò che è stato il novecento.
Con un occhio al passato e uno al futuro, quindi, innu-
merevoli artisti nel campo del design si sono cimentati
nel corso della storia nell’impresa di rivisitare, imprezio-
sire e personificare quella che è l’idea base della sedia,
un tipo di prodotto ostico e grazie al quale solo in pochi
sono riusciti a distinguersi e a dar vita a lavori eccelsi.
E’ questo il caso di ’Piana’, la prima sedia pieghevole nata
dalla collaborazione tra Alessi e Lamm e disegnata da
David Chipperfield, selezionata a soli pochi mesi dalla sua
nascita per entrare a far parte dell’inestimabile collezione
permanente del Museum of Modern Art di New York.
Piana rappresenta tutto ciò che di positivo sia associabile
alle ultime offerte in campo tecnologico: robusta, legge-
ra, comoda, maneggevole, pratica, impilabile, riciclabile
al 100% e per questo rispettosa dell’ambiente. Chipper-
field, nel descriverla, ha affermato che “Il concept di “Pia-
na” si è focalizzato su una sedia pieghevole e versatile
dai tratti semplici e iconici, che presenta caratteristiche
facilmente riconoscibili“. Eugenio Morselli, Presidente di
Lamm S.p.A., ha spiegato inoltre che “Noi di Lamm, ci
occupiamo di fare sedie. Le produciamo da oltre 50 anni
e le sappiamo fare bene. Ci piace che siano comode, re-
sistenti, sicure, ma soprattutto belle. Vogliamo che siano
100% made in Italy.
In collaborazione con Alessi, azienda leader a livello di
spazi domestici e il cui nome è sinonimo dell’idea stes-
sa del design domestico, abbiamo voluto creare e dare
vita a una sedia pieghevole, multifunzionale nell’uso ed
essenziale nei contenuti, leggera nei materiali e rispet-
tosa dell’ambiente. Dalla matita di David Chipperfield è
nata quindi “Piana”, la sintesi perfetta di bellezza e ri-
gore; un risultato di cui potremo indubbiamente essere
orgogliosi per i prossimi 50 anni”.
Che dire…un risultato eccellente.
Alessi, www.alessi.comLamm, www.lamm.it
RITORNO ALLE ORIGINIDI IVAN GRANOLLA
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O N L I N E
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O V U N Q U E T I T R O V I . . .
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CHEC
K TH
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SANTAPOUF
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Si chiama Santapuof, ed è la nuova e innovativa collezione di sedute firmata Campeggi, azienda made in Italy specializzata nella produzione di complementi d’arredo dalla spiccata
funzionalità e qualità materica.
Le sedute Santapouf ideate da Denis Santachiara sono informali, ironiche, vive. I colora-
tissimi rivestimenti in lycra, le dimensioni ridotte e il design minimale le rendono elementi
in grado di essere inseriti pressoché in qualunque contesto living, indipendentemente dal
fatto che questo possa necessitare di un po’ di spirito, di stile, di dinamicità o semplicemen-
te di un tocco di colore. Le linee giovani e apparentemente semplici traggono ispirazione
dall’arte scultorea di Giuseppe Bertelli, artista fiorentino che ha operato nella prima metà
del ‘900 e rinomato per la sua scultura ‘a profilo continuo’, dall’interessante e suggestivo
gioco di forme dovuto a un approfondito studio delle linee e delle prospettive.
L’innovazione offerta da Santapouf non si ferma tuttavia al suo aspetto grafico, quanto alla
possibilità che offre di poter trasformare con un semplice gesto la zona living in zona not-
te. All’interno del morbido sedile imbottito di soli 70cm di diametro, trova infatti spazio un
comodo letto singolo autogonfiabile, soluzione geniale in termini di ingombro e di praticità
in caso di ospiti improvvisi!
DI IVAN GRANOLLA
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Campeggi, www.campeggisrl.it
CRISTALPLANTdesign contestIl Cristalplant ® Design Contest è nato nel 2009 dalla volontà di
Vittorio Pavarin, responsabile marketing di Cristalplant ® e Nicos
International SpA a cui chiediamo come è partito tutto:
“Grande appassionato di design, nel 2009 ho voluto creare il Cri-
stalplant® Design Contest per tentare di riproporre lo stile delle ope-
razioni di ricerca avvenute nel mondo del design italiano a cavallo
degli anni ‘70, associando a questa idea il connubio tra un materiale
innovativo come il Cristalplant® e i più famosi brand italiani; dulcis in
fundo la scommessa sui giovani talenti che, mai come oggi, combattono
per ritagliarsi un proprio spazio ove proporre le proprie idee.
Un vero e proprio trampolino di lancio, un’occasione unica. La confer-
ma, a tre anni dalla prima edizione, è la presenza dei giovani Ferrarini
e Rosa nel catalogo della Antoniolupi, quella di Zibardi ed Indriolo nel
catalogo Zanotta, e quella di Masturzo, Arrivillaga e Vasilev nel cata-
logo MDFItalia dell’ultima edizione. E’ un’opportunità davvero unica
e invito tutti i giovani creativi a coglierla al volo. Il momento econo-
mico attuale è complesso, ma la passione e il successo delle precedenti
edizioni, ci ha spinto a riproporre anche per il 2012 una nuova edizione
del Cristalplant® Design Contest e sono lieto di annunciare che per
la quarta edizione sarà Poliform ad affiancarci in questa avventura”.
Il successo del concorso è dato dal fatto che i vincitori delle edizioni
passate stiano confermandosi anno dopo anno come designer: Mario
Ferrarini è uno dei designer di punta dell’Antoniolupi e si sta afferman-
do con importanti realtà come Bitossi Ceramiche e Jacuzzi. Salvatore
Indriolo ha creato invece degli splendidi oggetti per la HORM e la Bosa
ceramiche mentre Victor Vasilev, oltre ad avere realizzato il Bukva per
Living divani, sta già lavorando a diversi prodotti per il 2012.
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SP
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2009 ANTONIOLUPI
DUNE, Mario Ferrarini: la vasca colpisce per la forma organica
ed elegante e, soprattutto, per l’idea di avere quattro diverse forme
a seconda dell’angolo visivo. La vasca si sviluppa tecnicamente su
una pianta circolare di diametro 172 cm, movimentata nel perimetro
rialzato da un bordo a sviluppo sinusoidale. Dune è proposta sia in
posizione freestanding a pavimento che nella versione semincasso.
MR SPLASH, Jorge Bibloni: lavabo da terra dalla linea innovativa:
due superfici inclinate si allungano come due braccia verso l’alto, in-
vitando così il getto dell’acqua a rompersi su di esse. Da qui il nome
Mr Splash: il risultato è una forma continua e leggera, che si presta a
molteplici composizioni grazie alla modularità dell’elemento.
NINFEA, Gabriele Rosa: il lavabo Ninfea è un lavabo da terra con
scarico a pavimento, che focalizza l’attenzione sulla sua forma senza
tempo, dedicato alla cura della persona, guarda a un inserimento negli
spazi collettivi e al contract.
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2010 ZANOTTA
NAICA, MA.A.MA: ha una duplice funzionalità il tavolino utilizzabile
all’interno o all’esterno. Nel piedistallo è ricavato un vano accessibile
dal top e celato da un coperchio, utile riporre vari oggetti che popolano
il salotto, come i telecomandi o le riviste.
BLANCO, Jacopo Zibardi: si avvale di una forma non convenzio-
nale, possibile grazie alla poliedricità del Cristalplant. Un modello
essenziale ma allo stesso tempo dall’eleganza formale. La gamba di
sostegno si integra con il piano di appoggio e l’originalità sta proprio
nel fatto che ogni elemento si confonde fino a non distinguere più
dove finisce uno e inizia l’altro.
COCOON-WHITE SHELL, Salvatore Indriolo: è un complemento
d’arredo che unisce la funzionalità di un piano d’appoggio a quella
di un contenitore informale. E’ innovativo ma legato alla logica della
plasmabilità del Cristalplant. E’ una piccola nicchia che può declinarsi
alle più varie interpretazioni: l’originalità sta sì nella forma, sinuosa e
continua, ma anche nella possibile personalizzazione.
18 CASATREND
SP
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2011 MDF ITALIA
MAMBA, Victor Vasilev: è la ‘risposta immediata’ al desiderio di creare un
solo oggetto che unisca insieme un piano d’appoggio e una mensola, dotato di
luce a LED che aiuta gli occhi di chi passa tante ore davanti al PC. Il ‘nastro’
continuo disegna una figura organica sul muro ed esprime al meglio lo spirito
del tempo in cui viviamo.
MARK, Alessandro Masturzo: è un tavolino con uno spazio portaoggetti, che trae
ispirazione progettuale dal suo processo di produzione e dalle peculiarità tattili del
Cristalplant®. E’ stata assegnata una forma originaria a cui, come il positivo che
copia il negativo, è stata “estratta” una forma riconoscibile e dinamica – in una
sorta di sottrazione netta che ha determinato una vera e propria “orma” avente una
seconda funzione, chiara e riconoscibile.
PUTIA, Luis Arrivilaga: Il sottile piano del tavolo è in Cristalplant, che produce
una sensazione d’eleganza e leggerezza, ma il fulcro del progetto sta soprattutto
nei 4 angoli del piano che scendono plasmandosi nell’invito delle gambe che sono
invece in legno massello. Secondo elemento fondamentale sono le proporzioni che,
nel loro insieme, stimolano le emozioni visive e successivamente quelle tattili.
19 CASATREND
Un giorno, mia moglie mi ha detto: “Giuseppe, ma quando finirai di disegnare divani belli ma
poco comodi?”. Ero tranquillamente seduto sul mio divano quando d’istinto ho sollevato con
una mano lo schienale e ho pensato “Oplà, ora devo solo farlo rimanere così”.
Da una piccola provocazione è nata un’intuizione e quindi il concept del divano Bolton, disegna-
to per Poliform. È un divano che va aldilà delle mode e senza tempo, il suo disegno è sobrio,
tranquillo, quasi istintivo: un elegante “pozzettone” con bracciolo alto come lo schienale, dalla
forma conosciuta e rassicurante. Tale modello ovvia il discorso “scomodità” tipica del pozzetto
con un escamotage: un movimento semplice e istintivo dello schienale che si innalza solo in-
filando la mano sotto il cuscino, stando comodamente seduti. Il risultato è un divano che può
presentarsi con diversi scenari creando uno skyline creativo nel soggiorno, fatto di sali e scendi
continui. Bolton è un divano che vuole vivere nel tempo, che aspira a essere contemporaneo
oggi ma anche domani, è un prodotto dalle forme abbondanti e morbidi volumi che si fondono
in un insieme di linee pulite ed essenziali.
R A C C O N TAT O D A G I U S E P P E V I G A N ò
Poliform, www.poliform.itGiuseppe Viganò, www.giuseppevigano.it
BOLTON &P
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T O
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20 CASATREND
Nel progettarlo, infatti, si è palesato in noi il desiderio di coniugare una parte superiore che
evocasse la Chicago anni ’40, ’50, luogo di riferimento e fermento culturale per tutti gli Stati
Uniti d’America, dalla musica alla letteratura.
Di qui i cuscini molto confortevoli, nel materiale per eccellenza, la pelle, a memoria dei locali
fumosi dove si ascoltava jazz e blues dal vivo; ed una parte inferiore, il basamento in acciaio
industriale che sostiene la struttura, che richiamasse la straordinaria tradizione architettonica
che proprio in quegli anni, in quella città, andava solidamente e rapidamente costituendosi e di
cui Mies van der Rohe è stato protagonista.
“Onestà materiale” ed “integrità strutturale” erano i principi sui quali Mies fondava il suo modo di
fare progetto e noi, in qualche modo, con questo progetto abbiamo voluto rendergli omaggio, dise-
gnando un prodotto che fosse contemporaneo ma che affondasse le proprie radici nella tradizione.
ChICAGO È Il NOME DEl DIvANO,
MA ANChE lA CITTà ChE NE hA
ISpIRATO Il DISEGNO.
R A C C O N T A T O D ABRUNO FATTORINI E ROBIN RIZZINI
BF&P, www.brunofattoriniandpartners.com
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ENGLISH TEXT AT PAGE 89
22 CASATREND
PE
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ROBERTO PALOMBA IN ARTE “JACK”
DI ARIANNA MALAGOLI
Ce lo eravamo ripromessi e così è stato: una volta entrata nel suo studio ci siamo abbracciati, forte. Nel corso degli anni, è capitato tante volte d’incontrarsi con Roberto e Ludovica, salutati rispettosamente con una stretta di mano, come si conviene in certe occasioni, di solito alle presentazioni stampa, in fiera, per strada, a distanza… ma oggi, oggi è stato diverso, perché avevamo un motivo per farlo che non aveva niente a che fare con il design. Il nostro incontro è una conseguenza della recente amicizia su Facebook, ovvero di quel filo sottile che mette in connessione persone diverse che a volte neppure si conoscono, ma che evidentemente si trovano a voler condividere qualcosa. Ed eccoci qua dunque, a condividere quel qualcosa. In disparte, la presenza delicata di Ludovica e del piccolo Zack.
Sul tuo profilo di Facebook ti chiami “Jack” (così come sul campanello dello studio)… da
dove deriva questo nome?
E’ un soprannome che mi porto dietro da tantissimo tempo, avevo più o meno diciannove anni… ho
fatto una vacanza con due amiche con le quali sono cresciuto, due ragazze splendide, una bionda e
l’altra rossa, e dato che eravamo spiantatissimi dividevamo la stessa camera e tutti pensavano che ci
facessi chissà che (assolutamente niente!) e che fossi un grande “latin lover”, tanto che queste due
amiche per prendermi in giro hanno iniziato a chiamarmi Jack, come Jack lo Squartatore! Quindi Jack
è una presa in giro su tutto ciò che io non sono… mi ci vedi come Jack Lo Squartatore?
Se dovessi pensare a te stesso una decina di anni fa, quale immagine ti viene in mente?
Posso dirti 14 anni fa, quando è nata Ginny, e non solo per la sua nascita, ma perché coincidevano
tante cose… non so come dirti, si “viveva veramente”, si viveva la quotidianità senza aspettative. La-
voravamo, vivevamo la nostra vita, però c’era questo miracolo del dubbio in qualche maniera... oggi
tutti quanti sono alla caccia delle certezze, e anche noi in qualche modo le cercavamo, ma forse oggi,
riguardandomi indietro, se avessi qualche dubbio in più non sarebbe schifo…
Quali sono le cose che ritieni cambiate in positivo da allora?
Tante. Non è che ci siano stati dei veri cambiamenti, c’è stata una grande evoluzione... poi quando
parlo della mia vita parlo della “nostra” vita, perché in realtà io mi porto appresso una specie di “guscio
di lumaca” che è fatta di persone, di affetti, di cani, di figli, di figli adottati, di amici, di oggetti, di pas-
sioni… non è che cambi nella vita, ti evolvi. A parte quando ci sono degli eventi traumatici che ti danno
dei cambiamenti forti… anch’io che per esempio ho cambiato città, più volte – sono nato a Cagliari,
sono andato a Roma, sono andato a Verona e da lì siamo arrivati a Milano -, non ho mai sentito questo
grande cambiamento… cioè, un pezzo di vita è entrato dentro l’altro e si è passati da una tonalità ad
un’altra tonalità, passando per le scale intermedie che c’erano dentro.
Non c’è stato un evento particolare in cui…
- risponde con un esasperato accento torinese che ci fa molto ridere - … che mi ha fatto dire sono di-
ventato uno di successo? Un fenomeno da baraccone anch’io? Oddio, bisogna che mi vesta diversamente!
No.
… un evento che ti ha lasciato il senso di aver imparato qualcosa che ti ha cambiato profon-
damente?
Quando ho messo la mano sul fornello da bambino! Quello non me lo dimenticherò mai! – ride -.
Tutto sommato, ho avuto le mie crisi, i miei “momentacci”, come tutti gli esseri umani, non sfuggi alle
regole della “gravità”…
23 CASATREND
Qual è il valore al quale non rinunceresti mai?
- c’è un lungo silenzio -… è che sono talmente tanti…
Uno che non potresti vivere senza…
La curiosità. Toglietemi tutto ma non la curiosità. Alla fine, tutto ciò che ho avuto dalla vita, l’ho avuto
grazie alla curiosità... ho avuto l’amore, una figlia, un lavoro, degli amici, dei viaggi, esperienze incre-
dibili, ho avuto tutto e il contrario di tutto, ma sempre grazie a un motivo; perché di fatto sono una
persona curiosa... e se non fosse così sarei ancora a Cagliari, come i miei fratelli, a fare una vita da
persona agiata, annoiata, un po’ grasso-inebetita…
Sei contento della tua vita di adesso?
Sì, mediamente sì, come tutti. Penso che bisogna essere contenti…
Parlavo l’altro giorno con un’amica a proposito della morte, che per me è una cosa meravigliosa… la
morte è un miracolo, è veramente un miracolo - in realtà stavamo parlando di un politico! – (ridiamo)...
e sostenevo che noi viviamo un pezzo di vita che è questo, è questa la nostra vita… ma prendiamo in
considerazione quello che saremo dopo la morte… però se non avessimo quest’elemento nella nostra
vita non potremmo davvero dare un valore a quello che viviamo. Questo è il nostro tempo, questo è
il nostro momento, dobbiamo fare delle scelte, precise, prenderne atto… perché non ci saranno altri
momenti. Io non credo nella reincarnazione, quindi questo momento va vissuto appieno. Non è che ci
arrivi da subito, nessuno te lo insegna, è qualcosa che maturi… il problema è che magari ci arrivi troppo
tardi per iniziare a viverlo completamente e per lungo tempo. Io ci sono arrivato abbastanza in fretta e
quello che faccio e quello che sono, compatibilmente a ciò che mi fanno fare e mi fanno essere – perché
poi la vita non dipende solo da te – è esattamente quello che vorrei.
Qual è il tuo pensiero riguardo alle energie? Pensi che l’essere umano sia fonte di energia?
Guarda, io ho una visione religiosa abbastanza mia, nel senso che non sono ateo completamente,
non riesco a inquadrarmi in una religione precisa, mi sento molto cristiano per l’affinità con la figura
di Cristo... penso che lui sia il cristallo attraverso cui tutta l’energia dell’universo, che per la religione
è rappresentata da Dio, diventa un raggio che colpisce… è l’elemento catalizzatore che riesce a dare
veramente una convergenza assoluta a questo mondo e a questa energia totale, attraverso questo
essere che si fa cristallo per irraggiare ognuno di noi con una luce che non è sua, ma che proviene
dal tutto. Ecco, io credo che noi siamo parte di quell’energia e ne prendiamo coscienza attraverso al-
cuni elementi catalizzanti, perché noi come esseri umani, abbiamo gli occhi rivolti all’esterno, quindi
vediamo le cose dall’esterno… anche quello che abbiamo dentro. E’ molto interessante il fatto che per
vederci dobbiamo specchiarci. L’idea che non ci possiamo vedere è una cosa che mi affascina tantissi-
mo… possiamo vedere gli altri ma non noi stessi, quindi noi ci vediamo dall’esterno, proiettati. Quindi
possiamo vedere la nostra immagine ma non potremo mai vedere noi stessi. Questo è un fatto molto
interessante… pensare che abbiamo delle enormi energie interne ma non riusciamo a vederle… e per
vederle dobbiamo sentirle.
E quando i materialisti puri dicono “questo non esiste perché io non lo vedo e non lo tocco”, io gli chiedo:
ma tu senti? E’ come l’amore… puoi dire che non esiste l’amore solo perché non lo vedi e non lo tocchi?
Eppure lo provi, lo senti. Ci sono i sentimenti e questi sono il modo attraverso cui noi sentiamo le energie.
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Qual è il tuo approccio riguardo al destino?
Non credo nel destino.. credo nella sfiga! – ridiamo -. No, credo che ognuno è artefice della propria
felicità, punto. Non c’è una cosa precotta che vive in un “iperuranio”… un’ampolla di Harry Potter dove
dentro c’è presente, passato e futuro, no, credo che il libero arbitrio ci condizioni… sì, alla fine se uno
veramente ti conosce sa quali scelte farai… io credo che chi vive ha più opportunità, chi nega la vita ha
meno opportunità. Basta, non esistono altre regole.
Se ti dico “purezza”, cosa ti evoca questa parola?
Uno shampoo!
Dopo tanta profondità un po’ di leggerezza…
Sì, uno shampoo, decisamente uno shampoo, ma in tutti i sensi… lo shampoo è un momento bello, in
cui stai lì con tutte ‘ste bolle, ti massaggi la testa, così… oppure può essere anche uno shampoo all’a-
nima. In ogni caso per me l’idea di purezza è un’idea di depurazione… partiamo dal presupposto che di
puro c’è rimasto poco e quindi, appunto, è un atto di lavarsi…
…uno shampoo alla mente…
Sì, uno shampoo alla mente piperita! Alla mente in differita…
Se invece dovessi immaginarti tra 10 anni, cosa vedi?
Oh Signur… sai, non ho mai fatto questo gioco sul futuro… sono talmente focalizzato nel presente che
non riesco a… mi rendo conto di non aver mai pensato in prospettiva così lunga… non lo so, e since-
ramente non me ne frega neanche niente perché ho visto che nella mia vita ci sono dei tali sconvolgi-
menti… come i telefonini!
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PE
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Prima di lasciare lo studio ci raggiunge Ludovica per qualche foto. Osservo l’abbraccio di questa coppia che, fino a ieri, era per me solo una firma di design… Roberto+Ludovica Palomba. Esco dallo studio con l’assoluta certezza che quel “+” ha acquisito un nuovo significato...
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Roberto + Ludovica Palomba, www.palombaserafini.com
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E MOLESKINEwriting, reading, travelling
DI ARIANNA MALAGOLI
Facendo un salto indietro nella storia, alla fine del XIX secolo, troviamo che il taccuino nero era un oggetto già molto utilizzato dagli artisti delle avanguardie per scrivere e dipingere, tra cui Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Oscar Wil-de, Vincent Van Gogh e Henri Matisse. Il celebre taccuino Moleskine fu infatti espressamente disegnato sul modello dei taccuini che lo scrittore Bruce Chatwin utilizzava per appuntare le note dei suoi viaggi, tanto che il nome “Moleskine” compare nell’opera “Le vie dei canti”. Attualmente, gli inconfondibili compagni di viaggio, realizzati mediante la combina-zione del lavoro artigianale a mano e dei processi industriali automatizzati, sono distribuiti in 53 paesi e rappresentano un’eccellenza del Made in Italy nel mondo.
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A conferma di una crescita costante, sostenuta da una rivisitazione capace di ri-spettare la sintonia tra passato e presente, Moleskine ha recentemente affidato il compito al designer Giulio Iacchetti per la realizzazione della nuova collezione Writing, Reading e Travelling. Da tale fusione di vedute sono nati 15 oggetti inediti, dove la penna, compagna di viaggio per eccellenza, rappresenta il centro dell’intero progetto ed è declinata in 12 varianti, accumunate da un taglio laterale della clip che permette di aggan-ciarsi al taccuino, così come per il cappuccio delle 7 matite. Vere trasformiste della collezione le borse, concepite per essere personalizzabili e accessoriate con vari elementi, quali ad esempio le tasche multiuso o lo storage panel. A completamento della collezione tre oggetti di grande funzionalità; gli oc-chiali simmetrici che, grazie alle lenti con medesima gradazione, possono essere indossati in entrambi i versi, il leggio per e-reader, libri e tablet, pieghevole e legge-ro e una lampada ricaricabile da inserire direttamente tra le pagine di un volume.
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LA PrIMA ASSOCIAZIONe eVOCATA
Il taccuino Moleskine, un’icona senza
Tre DIVerSe COLLeZIONI: qUAL è LA
qual è l’oggetto che interpreta
PeNNe e MATITe
La collezione di borse: tre aggettivi
UN OCChIALe SIMMeTrICO e UNCOMPLeTAMeNTO DeLLA COLLeZIONe
Il colore nero e Parigi.
Il fatto che non ha nulla e soprattutto non fa
L’idea di ampliare la famiglia Moleskine senza
Indubbiamente la penna, e ancora di più la
Semplicemente l’idea che tutto può essere disegnato e
Non è più di moda Don’t Be Square!
Nere fuori, bianche dentro, rettangolari sempre.
generare dei cloni del mitico taccuino.
sua clip perfetta per agganciarsi in modo innovativo alla cover del taccuino
soprattutto ridisegnato in modo inedito e sorprendente.
nulla per rendersi simpatico.
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GIULIO IACCHETTI
designer
DAL NOMe MOLeSkINe?
tempo: cosa lo rende contemporaneo?
CArATTerISTICA Che Le ACCOMUNA?
A SeZIONe qUADrATA:
maggiormente la funzionalità?
che la contraddistinguono?
APPOggIO PIegheVOLe Per I-PAD: O DeFINIZIONe DI UN LIFeSTyLe?
Pagine bianche, con una grande storia in filigrana.
I suoi utilizzatori, professionisti creativi che uniscono le
Il rettangolo nero - icona del design, la componibilità
La penna, strettamente legata al taccuino
Resistente e protettiva (grazie allo scafo in materiale rigido
Oggetti identitari per il nomade contemporaneo,
Strumenti per scrivere e disegnare con un alto contenuto di design.
e la possibilità di personalizzazione.
cui si aggancia perfettamente con un unico gesto.
idrorepellente); essenziale nella forma e complessa nei dettagli; personalizzabile con molteplici accessori per diverse funzioni.
un modo di essere, uno stile di vita e di pensiero.
attività digitali all’unicità del gesto a mano.
Moleskine, www.moleskine.com
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MARIA SAGREBONDIbrand equityexecutive director
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NO
PR
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UC
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Mi ricordo che un giorno, durante una lezione a scuola,
il professore di matematica affermò: ”Ragazzi, dovete
capire che il triangolo è la forma perfetta per eccellenza.
Questa è la geometria primordiale!”.
La provocazione in realtà è solo una semplice riflessio-
ne che lega la forma al pensiero. In effetti, a guardar
bene, ogni forma è riconducibile a un insieme di triango-
li: quadrato, pentagono e qualsiasi poligono più o meno
TRIANGULARC H A I R
DI MARIO FERRARINI
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complesso nasce da lì. Anche il cerchio è un multiplo di diversi triangoli ben organizzati.
Nello stesso modo, ogni faccia orientata può definire, insieme alle contigue, una morfologia
sempre diversa. Proprio su questa variabile riflette la giovane designer svizzera Antoinette
Bader realizzando il progetto Triangular Beans, una poltrona atipica dove queste geome-
trie triangolari, messe in risalto dai particolari tagli delle cuciture o esasperate nel contra-
sto cromatico, concedono in ogni caso di programmare differenti soluzioni a seconda del
comfort desiderato.Concepita con un’imbottitura che prevede l’utilizzo di sfere di polistirolo
ad alta resistenza, ci ricorda la mitica Sacco del ’68, progettata trio Gatti-Paolini-Teodoro
e prodotta da Zanotta.Certo è che tale esempio iconico, ai tempi inaspettato, rappresenta
solo un richiamo a questo progetto in cui il ritmo delle facce, di richiamo alla frammentazione
cubista, concede all’uomo delle riflessioni anatomiche rese evidenti dal funzione di utilizzo.
Antoinette Bader, www.antoinettebader.net
DOPO IL GRANDE SUCCESSO DELLA 1A EDIZIONE DI CARRARA-MARBLE WEEkS, CHE NELL’ESTATE 2011 HA COINVOLTO IL CEN-TRO STORICO DELLA CITTà, LA MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DA CaRRaRa FiERE E PENSATA COME NATURALE ESTENSIONE DI CaRRaRa MaRMoTEC, LA FIERA INTERNAZIONALE DI MARMI, TECNOLOGIE E DESIGN, SARà RIPROPOSTA qUEST’ANNO AN-CORA PIù RICCA DI EVENTI E PRESENZE.
in programma dal 23 maggio f ino a set tembre
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Innanzitutto, questa 2° edizione si arricchisce di una “s”, il plurale che si aggiunge a “weeks”, per
sottolineare che la manifestazione si prolungherà fino a fine estate, mentre nella scorsa edizione era
stata prevista per una sola settimana, poi protratta per oltre un mese su richiesta pubblica.
L’edizione 2012, che è stata ideata con modalità di svolgimento, velocità e appuntamenti diversi, si
concluderà infatti con l’apertura di “Convivere”, il Festival annuale della Cultura e del Giornalismo
previsto per i primi di settembre, permettendo così una dimensione molto più ampia all’iniziativa.
carraramarble weeks comprenderà l’intera città di Carrara, partendo dal centro storico e dira-
mandosi in suggestivi percorsi che comprenderanno luoghi nevralgici, quali il rinnovato Centro
internazionale delle Arti Plastiche, San Giacomo, Palazzo Binelli, l’Accademia di Belle Arti e corso
Rosselli, che già nella prima edizione è stato l’epicentro del design.carraramarble weeks si trasformerà così in un grande teatro nel quale saranno rappresentate le eccel-
lenze del lapideo, coinvolgendo le aziende che parteciperanno a Carrara Marmotec. Le aziende, e non
solo, saranno protagoniste di un percorso che, partendo dalla fiera, troverà il suo compimento nella città.
La manifestazione si trasforma quindi in un percorso che vuole dare visibilità a un patrimonio unico,
fatto di storia, qualità ed eccellenza. Un patrimonio che consente alla città di Carrara di riappropriarsi
di un ruolo, quello di Capitale mondiale del marmo, che non vuole essere solo un titolo, ma diviene te-
stimonianza collettiva della capacità di stare sullo scenario nazionale e internazionale da protagonista.
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I temi sviluppati saranno ancora quelli dell’architettura, che avrà una preview a Milano durante la De-
sign Week (17-22 aprile 2012) con la partecipazione delle aziende del marmo a INTERNI LEGACY
con un progetto firmato dal prestigioso studio di architettura SOM (Skidmore, Owings & Merrill) che
verrà poi presentato anche a Carrara; qui si terrà anche la 2a edizione della conferenza organizzata
da INTERNI “progettare con il marmo”, mentre in collaborazione con la rivista IQD sarà realizzato un
progetto che prevede di illuminare i palazzi storici di Carrara.
Il design avrà uno dei suoi epicentri nella galleria che collega via Roma con la piazza del Comune
dove, in collaborazione con ADI, la prestigiosa Associazione per il Disegno Industriale, sarà allestita
la mostra del Compasso d’oro e, in collaborazione con la rivista CASA TREND, sarà organizzata
una mostra che racconterà il marmo attraverso un continuum comprendente oggetti storici e contem-
poranei del design Italiano. L’arte avrà il suo centro naturale nell’Accademia e interesserà ancora
l’intero centro storico, coinvolgendo i laboratori di scultura che esporranno opere in alcune piazze.
Faranno parte del circuito anche Palazzo Binelli, Palazzo Forti e il complesso di San Giacomo. La 2a
edizione di carraramarble weeks si arricchirà di novità con l’introduzione dei temi del “fashion design”
e del “food”, che vedrà i locali della città protagonisti del progetto “Assaggiami”, circuito pensato per
guidare alla riscoperta dei sapori della città a partire dalla colazione fino a tarda sera.
Via Roma, la storica strada del commercio e della socialità, sarà la protagonista del fashion design,
un progetto che andrà a riscoprire la via del passeggio cittadino: marchi importanti come Peuterey,
Mason’s, Natural Winning Women Bag, sotto la direzione artistica di Riccardo Coppola e Ilaria Big-
gi, saranno protagonisti di istallazioni ed eventi.
Al Centro Internazionale delle Arti Plastiche, la D’Avenza Fashion Icon sarà protagonista di una mo-
stra che riproporrà la storia dell’azienda, esponendo tra i tanti pezzi firmati nel corso degli anni, anche
il cappotto indossato da Marcello Mastroianni nel film “La dolce vita” e quello di Marlon Brando in
“Ultimo Tango a Parigi”, mentre l’Atelier Gazzillo aprirà ancora una volta le sue stanze al design.
carraramarble weeks avrà come protagoniste anche le aziende del design made in Italy, ospitando
installazioni di Antoniolupi, Martinelli Luce, Poltrona Frau, Officinanove, Edra, Jove e Vannuc-ci Piante, adesioni che sottolineano come anche grandi marchi del design italiano si riconoscono
all’interno del sistema di valori e qualità che Carrara Marble Week testimonia.
Anche per la 2a edizione la direzione artistica è affidata a Paolo Armenise e Silvia Nerbi.
Carrara Fiere, www.carrarafiere.com
Carrara Marmotec, www.carraramarmotec.com
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Il corso, coordinato dai docenti Romano adolini per il modulo di Laboratorio di Progetta-
zione, Laura Gabrielli per quello di Valutazione Economica di Prodotto ed Elisa Poli per
il modulo di Semiotica, si è concluso con la valutazione da parte di una giuria composta da
esperti di settore, quali Natalino Malasorti, AD di CEA, Giulio Gianturco, designer per
CEA, Piergiorgio Cazzaniga, designer di prodotti di arredo, Nicola Lombardi direttore
della rivista The Plan e arianna Malagoli, direttore della rivista Casa Trend e membro
dell’Osservatorio Permanente del Design ADI, che ha eletto vincitore il modello LaSTRa,
progetto di Rossi Valentina e Verzola Andrea, oltre a due menzioni d’onore per CaPo, di
Feletti Luca e Imbesi Silvia, e SPiN di Bergami Simone e Mazzocco Virginia.
LA SPLENDIDA SALA DI PA-
LAzzO TASSONI A FERRARA,
LO SCORSO 23 GENNAIO, HA
FATTO DA CORNICE ALLA MO-
STRA CHE HA CONCLUSO IL 2°
CORSO DI PROGETTAzIONE
DI PRODOTTO DELLA FACOL-
Tà DI DISEGNO INDUSTRIALE
DELLA CITTà ESTENSE.
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RIS
La collaborazione tra CEA e l’Università di Ferrara nella realizzazione del concorso e della
mostra dei progetti di rubinetteria, mi ha riservato molte gioie e una giovane e frizzante alle-
gria progettuale. La relazione con l’ambiente accademico è coincisa in me con una presa di
coscienza su ciò che è la vocazione delle imprese: come l’università genera contenuti e teorie,
elementi di “significato”, così le aziende sono chiamate a produrre dei “significanti”, oggetti in
grado di esprimere nuovi modi di fare, destinati a entrare nella quotidianità dell’uomo e quindi
a diventare cultura. Sin dal primo incontro con i giovani ho visto come hanno colto l’importanza
del binomio fra idee e prodotto. Hanno presto accolto con interesse i capisaldi della filosofia di
CEA, facendone propri l’impegno per la sostenibilità ambientale e la sintesi di forma e funzione.
Ma ciò che più mi ha dato soddisfazione è stato il loro apprezzamento nei confronti del nostro
stile, che si è tradotto in progetti molto coerenti con la “grammatica” estetica di CEA. Durante il
corso di disegno industriale abbiamo avuto varie occasioni di incontro che hanno dato spazio
a una vera e propria collaborazione progettuale, come avviene nei migliori incontri tra designer
e produzione. Le nuove proposte, dense di novità teoriche, si sono fatte forma, oggetto, ed ho
rivisto negli sguardi soddisfatti dei giovani progettisti, la stessa gioia che mi appaga quando
vedo realizzati i prototipi di una nuova idea. Ne ho ricavato nuova fiducia nel futuro e rinnovata
speranza in collaborazioni felici fra progettista e impresa. Dove l’entusiasmo per una cosa che
ancora non esiste spinge a unire le forze del pensiero e delle braccia per fare un mondo migliore.
PRODURRE SIGNIFICATODI NATALINO MALASORTI, AD di CEA Design
18 PROGETTI DI RUBINETTERIA IN MOSTRA A FERRARA
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OR
SI
quando lo scorso anno, in occasione di una” lecture” sul mio
lavoro, che ero stato invitato a tenere presso la Facoltà di Archi-
tettura di Ferrara, mi è stata offerta la possibilità di svolgere un
Corso di Progettazione presso lo stesso Ateneo, debbo ammet-
tere di aver reagito al momento con una certa freddezza. Per
uno da sempre convinto che il migliore insegnamento non fos-
se il nozionismo delle aule universitarie, ma quello trasmesso
attraverso il lavoro quotidiano di studio, la proposta sembrava
un’inutile perdita di tempo. Il convincimento, frutto dell’espe-
rienza formativa personale, si era infatti radicato nel tempo,
potendo constatare lo scarso livello di preparazione dei gio-
vani neolaureati che nel corso degli anni avevano bussato al
mio studio. Poi all’iniziale diffidenza è subentrata man mano la
convinzione che fosse doveroso, dopo un lavoro trentennale,
trasferire a dei giovani” quello che sapevo “, così da contribu-
ire ad un percorso formativo, utile e stimolante. E’ nato così
questo mio primo laboratorio di progettazione di prodotto, che
ho cercato da subito di orientare come una vera e propria espe-
rienza di pratica professionale, trasformando l’aula universita-
ria nel mio studio e gli studenti in collaboratori. Come tema del
corso è stato scelto il progetto di una collezione di rubinetti da
bagno, banco di prova impegnativo non solo per le implicazioni
stilistico formali, ma anche per quelle tecniche, impiantistiche e
seriali. Abbiamo individuato un reale “committente” come CEA,
azienda dinamica di rubinetteria che ha accolto da subito con
entusiasmo l’invito, mettendosi a disposizione con il proprio
management, la struttura tecnica e i propri designer.
E’ iniziato così un percorso durato tre mesi durante i quali,
insieme a lezioni teoriche e attività di laboratorio, sono state
organizzate visite a eventi fieristici, incontri tecnici e confronti
con altri progettisti. Un’intensa e stimolante attività di gruppo,
svolta dai ragazzi “con la testa e con le mani”, dove con spirito
di confronto e sana competizione, verifiche tra delusioni ed
esaltazioni, sono andate man mano a concretizzarsi le varie
proposte. Il risultato ha preso forma in 18 progetti, raccolti in
una mostra recentemente svolta presso la sede della Facoltà
a Palazzo Tassoni Estense, che costituisce l’atto conclusivo
dell’esperienza del laboratorio di progettazione.
La proposta migliore, selezionata da un’apposita commissione
di esperti in vari settori, si è quindi aggiudicata la prototipazio-
ne del modello vincente da parte di CEA e la sua esposizione
presso lo stand aziendale alla prossima edizione di Cersaie, in
programma alla fiera di Bologna il prossimo autunno.
PRATICA COME INSEGNAMENTODI ROMANO ADOLINI, architetto e professore
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inutili fronzoli e con straordinari pezzi di design… ho pen-
sato d’istinto che fosse un piacevole posto dove studiare e
sognare. Ma la parte per me più interessante da visitare è
stata il Laboratorio, dove c’erano a disposizione degli stu-
denti tutte le attrezzature necessarie per realizzare i modelli
dei progetti e meraviglia delle meraviglie… anche un proto-
tipizzatore rapido! In realtà, la vera sorpresa è stata il giorno
della premiazione: fino a quel momento avevo conservato
un’idea vaga del livello d’interesse suscitato negli studenti
e del know how che potevano aver assimilato durante la
mia lezione… ma il 23 gennaio, entrando nella hall della
Facoltà, ho provato la piacevole sensazione che accomuna
un lavoro ben fatto.
Tutti i 18 progetti, alcuni realizzabili e altri più “poetici”, erano
presentati lungo le pareti dell’ampio spazio d’ingresso, me-
diante cartelloni che riportavano disegni e dettagli tecnici di
ogni modello, oltre a un prototipo scala 1/1, posizionato su
grandi piedistalli, a testimonianza di una visione concreta di
ogni singolo progetto. La giuria si è quindi riunita per asse-
gnare un 1° premio, aggiudicatosi dal rubinetto Lastra, con
il rammarico di non poter premiare tutti i progetti che, per
un motivo o per l’altro, avrebbero meritato certo un ricono-
scimento. In ogni caso, è bello vedere che giovani studenti
giustamente motivati, ben diretti da docenti entusiasti e com-
petenti, documentati da parte di un’azienda aperta alla spe-
rimentazione come CEA, possano dare origine progetti così
interessanti. Col senno di poi, peccato avere fatto Medicina,
forse seguendo il Corso di Design, avrei potuto frequentare
qualche laboratorio di prototipi in più!
SENSAZIONIDI GIULIO GIANTURCO, designer
E’ sempre curioso e stupefacente per me, laureato in Medicina
e Chirurgia, essere chiamato a tenere una lezione a corsi di
design… ma così è la vita! Perciò, quando Romano Adolini mi
ha chiamato per parlare di un argomento che conosco bene
– rubinetti -, all’ultimo anno del Corso di Design, ho accettato
con entusiasmo. Al mio arrivo a Ferrara, prima di iniziare l’in-
tervento programmato in aula, Romano mi fece fare un tour
dei locali dell’’Universita’, nella parte loro spettante: sempli-
cemente meravigliosi. Un restauro accurato, rigoroso, senza
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duto, ti rivela che qui sei in un luogo dove tutto
sembra fatto perché gli studenti respirino la ra-
zionalità e la bellezza della sapienza. L’architetto
Adolini, proponendo alla Facoltà di strutturare il
suo corso con i contenuti di un incarico profes-
sionale, ha permesso ai suoi studenti di avere
modo di confrontarsi, a chiusura del loro percor-
so di studio, con una realtà di progetto concreta.
Infine… la mostra dei lavori realizzati. Sorpresa!
Un salone attraversato dalla luce che illumina le
pareti bianche e un soffitto in legno a cassettoni,
reso leggiadro da un intaglio leggerissimo, acco-
glie 18 progetti del concorso, descritti ognuno da
una tavola manifesto che ne illustra i dettagli e
da un modello in scala reale realizzato in gesso
sinterizzato a controllo numerico (favoloso il fil-
mato che ne descrive il processo) che ci mette
davanti ad una Gipsoteca da urlo. Ogni progetto
ci viene descritto e commentato dai loro autori
che mostrano come siano scienti e coscienti di
quanto hanno prodotto. Per me valutare i vari
progetti per poter scegliere un vincitore è stato
difficilissimo, perché la sensazione di aver sco-
perto un piccolo “paradiso” mi ha tolto la lucidità
necessaria. Durante tutto il viaggio di ritorno non
ho potuto fare a meno di pensare alla bravura
del docente, alla disponibilità di Cea Design nel
sponsorizzare il concorso, alla lungimiranza della
direzione e all’eccezionalità di questa realtà.
L’invito rivoltomi da Cea Design di partecipare alla valutazione dei progetti realiz-
zati dagli studenti del corso di design di Ferrara mi ha immediatamente intrigato,
primo perché era per me un invito inaspettato e poi perché mi permetteva di sco-
prire una città che non avevo mai visitato.
Il pensiero di Ferrara, una città da me visitata dalla fantasia di letture giovanili
e vista al cinema, gli Estensi, l’ordine della loro organizzazione, il suo ruolo nel
Rinascimento, accompagnava l’attesa del viaggio sempre più eccitante, il dubbio
che la realtà non fosse pari alle mie fantasie. Arrivo verso mezzogiorno. Un cartello
dichiara a chiare lettere che è la città delle biciclette, superata la porta delle mura
guidato dal navigatore, attraverso strade molto umane, arrivo a destinazione. La
sede della Facoltà affaccia su una piccola piazza e non sente il bisogno di celebrar-
si, anzi vuole essere omogenea con il resto. Vengo accolto sulla porta da Antonio
Pagliarulo con un sorriso e vengo subito presentato all’architetto Romano Adolini,
professore del corso che ha realizzato i lavori che dovremo esaminare. La visita di
questo luogo, inusuale per la sua qualità architettonica evidenziata da un restauro
attento, che mette in luce con semplicità i valori della sapienza di chi ci ha prece-
VIAGGIO IN PARADISODI PIERGIORGIO CAZZANIGA, designer
41 CASATREND
zaha Hadid e il suo staff sono garanzia indiscussa di qualità e innovazione. Detentrice del Pritzker Architecture
Prize (2004) e del Praemium Imperiale della Japan Art Association (2009), Nel 2010 si è assicurata un posto nella
lista stilata dalla rivista Time dei 100 personaggi più influenti al mondo e, da due anni, occupa il primo posto per lo
Stirling Prize, l’ambito concorso promosso dalla RIBA (Royal Institue of British Architects).
Roca è dal canto suo sinonimo di altrettanta eccellenza e concorre per il monopolio mondiale nel campo dell’arre-
do bagno di design, grazie al suo costante investimento nella ricerca e nella promozione di prodotti concepiti per
il risparmio idrico, nonchè alla sua attenzione per un’estetica funzionale.
Dall’incontro di queste due potenze è nata nel 2010 la Roca London Gallery, un luogo interattivo, visivamente
stimolante e suggestivo, che racconta con le sue forme una storia di dinamismo e energie, resa tangibile dall’im-
peccabile progetto architettonico.
Fedele alla filosofia ‘verde’ dell’azienda, la struttura dell’edificio trae ispirazione dalla potenza primaria di Madre Ter-
ra: l’acqua, qui vista non solo come forza mutabile ma anche come forza mutante in grado di erodere, cancellare,
modificare e scolpire la materia che la circonda.
Disposto su una superficie complessiva di 1100mq, lo spazio combina l’aspetto naturale di linee fluide, che riportano
ROCA LONDON
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alla mente i letti di fiumi sotterranei e misteriosi, a quello dallo spiccato gusto futurista e iper-tecnologico, fornito dagli
impianti acustici e di illuminazione che accompagnano i visitatori in un lungo viaggio attraverso la storia e il profilo
dell’azienda. Posto nel cuore del London’s Chelsea Harbour, l’edificio offre l’opportunità di organizzare meeting, pre-
sentazioni e dibattiti, ponendosi come fulcro di una fervida attività che rende protagonisti non solo architetti affermati
ma anche studenti e designer interessati.
Miguel Angel Munar, Senior Managing Director dell’azienda ha dichiarato: “Per Roca è essenziale essere presente
in una città come Londra, punto di riferimento per il design e l’innovazione a livello globale. Londra è d’importanza
strategica per il nostro sviluppo futuro, dal momento che ci permette d’essere vicini ai nostri più importanti clienti
e distributori in scala internazionale. zaha Hadid ha interpretato perfettamente tutti i nostri valori e la filosofia della
nostra compagnia, rendendoli in maniera strabiliante e tangibile.”
Roca, www.roca.com
Zaha Hadid Architects, www.zaha-hadid.com
Roca London Gallery, www.rocalondongallery.com
GALLERY
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itetto .1
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Spesso nella vita si sente la necessità di ricominciare. Spesso si comincia e ci si dice che bisogna ripartire da zero, ma poche volte ci si rende conto che non è possibile ricominciare perché non sarebbe corretto, in quanto nella vita non può mai esistere un nuovo inizio, può invece esistere il fermarsi e ripartire con un passo diverso. .1 è questo, è un passo diverso, anche se l’aria è la stessa del giorno prima, i vestiti, le scarpe, la macchina sono gli stessi, il passo però cambia..1 è la declamazione di un ritmo, il senso di una nuova cadenza da imprimere alla mia vita..1 in questo caso è la necessità di voltare pagina. Partiamo dal principio; scrivo per piacere, scrivo della vita, la mia, dove lo scopo è la ricerca di un pensiero e la necessità è quella di averne uno. Il motivo è semplice: ho il costante bisogno di credere che ci sia qualcosa di di-verso dal quotidiano e l’esistenza di un pensiero è una sorta di rifugio. Ultimamente però, fortunatamente, ho avuto occasione di avere a che fare con la consapevolezza che l’abitu-dine a pensare è un bene che posseggono in molti e nel leggere i loro pensieri mi sono reso conto che non ho più la necessità di scrivere i miei, ma piuttosto di nutrirmi del pensiero degli altri. .1 è questo, un ultimo pensiero, una pausa temporanea che concedo a chi legge le parole che, in fondo, dedico a me stesso. Ho necessità di ricominciare a pensare per me, riflettere e imparare, ho necessità di viaggiare, perdermi, bagnarmi, asciugarmi, rotolarmi e poi saltare, ballare, ho necessità di suono, di odore, calore, di cibo e di ottimo vino. Ho ne-cessità di ricominciare a bere del sano vino seduto a una tavola di amici, tagliare prosciutto e salame e fare passare le serate ascoltando gli altri. Ho deciso di fermarmi un attimo per avere cose sane da dire, perché gli ultimi anni mi hanno incattivito facendomi perdere troppo tempo alla ricerca di una normalità che evidentemente non è la mia..1 è un impegno, che prendo con me stesso: voglio iniziare a parlare di progetti e quindi devo ricominciare a progettare e per farlo ho bisogno di tempo. .1 rappresenta questo tempo.
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DI PAOLO STELLA
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Arianna che da direttore di rivista si è trasformata in confidente “atutteleore” mi sottolinea ridendo che
nella vita reale ci sono delle scadenze. Io in realtà queste scadenze le amo, la pressione, l’urgenza.
E difatti ho aspettato l’ultimo momento per scrivere.
Oggi è il 14. Ma credo che l’urgenza sia il motore di tutto. Capirla il nostro compito. Capire qual è la nostra
urgenza. Io non ho mai scritto prima. Poi ho sentito chiara e netta la voglia di farlo. Un bisogno fisico di
tradurmi in parole. La mia insegnante del liceo ha letto qualcosa. “Non hai mai scritto bene allora. Che
scherzi fai?” Ha sorriso e se n’è andata, ammiccando.
Allora non avevo l’urgenza di farlo, evidentemente. Non avevo bisogno di dire nulla.
“Ti ricordi che devi consegnare entro il 15, vero?”
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Credo che in architettura sia un po’ la stessa cosa. Le grandi costruzioni, come le piccole perfezioni
nascono da un bisogno di espressione dell’umano. Ieri come oggi. Vivendo a Roma, dentro a questo bi-
sogno, fortunatamente, ci vivi. Jack, un caro amico, leggendo lo scorso articolo, si è accorto che parlo di
Roma come fossero le stanze di casa mia, vado al bar in pigiama attraversando la piazza come passassi
dalla camera da letto alla cucina. Bravo Jack, è proprio così, lo faccio inconsapevolmente, ma guardan-
domi da fuori mi accorgo che Roma è il mio grande loft. Vediamo che stanza percorro oggi.
Stamane Viola mi ha dato il “buongiorno biondo” scavalcando un muro umano con il suo occhio allegro.
Essere salutati, riconosciuti di prima mattina, è essenziale. Ognuno dovrebbe individuare un luogo di
appartenenza per cominciare la giornata. Un bar qualsiasi dove non essere chiunque.
Essere riconosciuti per riconoscersi, ogni mattina. Poi buttarsi nella vita, ma sapendo che in un bar qual-
siasi sanno chi sei. Dopo il mio riconoscimento mattutino mi sono trovato in piazza San Cosimato. Ho
pensato ad Arianna e alla sua scadenza. Mi sono chiesto qual è la mia urgenza in questo periodo e come
tradurla in parole e architetture. Lampante il bisogno. Bisogno di silenzio, concentrazione, guardarmi den-
tro, capirmi, sorridermi. Lampante il luogo. Ci sono stato anni fa, in una visita guidata tenuta da un amico
di un amico. Con la voce sussurrata di Fredrika Stahl m’incammino verso la Basilica di Santa Maria in
Aracoeli, ogni sampietrino è un twinkle twinkle, little star...Sul lato destro di piazza Venezia partono due
scalinate monumentali. Una conduce alla chiesa e una al comune.
Il concetto di Sacro e profano trova concretezza nelle pietre. Salgo quella che mi porta alla chiesa,
scendo quella del comune, tra leoni di bronzo e cavalli di pietra. Nessuna metafora, nessun messaggio,
ma quella della chiesa arriva più in alto. E amo le città viste dall’alto. Salgo tutti i gradini, con una certa
urgenza, senza voltarmi. Lo spettacolo me lo voglio godere tutto d’un botto, senza vedute intermedie.
Da quassù sembra di fare bungee jumping sulla città eterna. Sotto la vita che scorre, sopra la vita che si
ferma e guarda altra vita scorrere. Il distacco è netto. E si accentua nell’entrare in chiesa. Fuori casino,
dentro silenzio. quel silenzio denso, carico di energia, quasi da mal di testa. Odio parlare di energia, mi fa
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sembrare così newage, ma ci sono posti dove la sua presenza è innegabile. L’interno è carico di decori,
ma lineare nei volumi. Il posto che vi dicevo è qui, nascosto, devi saperne l’esistenza per trovarlo o es-
sere semplicemente curioso. Percorrendo la navata di sinistra. Salendo due gradini, ci si ritrova davanti
un altare circolare, ricco, illuminato, importante. Uno specchietto per le allodole. Molti si fermano qui. (Ok
qui se vuoi il messaggio c’è) Ma il vero tesoro si trova dietro. Due porte. Una conduce al negozietto di
souvenir, l’altra a una piccola cappella. Sacro e profano ancora. La scelta sta comunque a noi.
Odiando tutto quello che è souvenir la scelta non mi è difficile. Entro. La prima volta che venni nella cappel-
la del San Bambino fui impressionato dalla potenza che si avverte in questo posto. È concreta. Una pace,
una serenità non umani. Tutto studiato per farti entrare dentro di te, per districare i grovigli. Ci capitai per
caso, anche se “caso” non è mai. Stare qui mi aiutò molto. Senti l’astrazione dai piccoli problemi quotidia-
ni, t’immergi in un qualcosa di più grande. Non lo capisci, ma lo percepisci in modo netto. Non sono molto
religioso, cioè lo sono, ma non nell’accezione di cattolico praticante. Ci sono troppe cose che mi danno
fastidio nella chiesa. Allo stesso tempo posso solo ringraziare per quello che la chiesa, gli uomini mossi da
questa fede, hanno costruito nel corso dei secoli. Sono pronto, carico di emozione. Non ci torno da quella
volta. Grosse aspettative. Entro. È chiusa. “Lavori di restauro”. Il silenzio rotto dal rumore di un getto di
vapore. In un primo momento ci rimango male. Mi fermo un po’ alla transenna, deluso.
Osservo meglio. C’è un ragazzo sulla trentina, solo, si muove fra tubi metallici e impalcature arrugginite. Mi
soffermo su di lui. Sui suoi movimenti. Pian piano mi accorgo che quell’energia c’è ancora. quel ragazzo,
forse inconsapevolmente si muove in modo lento, pacato. Spara il vapore sugli intonaci secolari, in modo
delicato. Non parla, non fa rumore camminando. Mi guarda e sorride, di quei sorrisi aperti, senza paure,
poi scompare nuovamente nel bianco del vapore. Forse è un angelo, visto il luogo sarebbe pure in tema.
È tornato il silenzio. Scrivo su una panchina in legno, navata principale. Nella mia fila una ragazza cine-
se, cartina alla mano. Mi alzo nella simmetria di questo posto. Passo dal centro per rispettarla, per non
disturbarne la perfezione. Mi allontano godendo del rumore del cuoio dei miei mocassini sul marmo del
pavimento. Ogni passo risuona nelle navate, coccola il silenzio. Esco, Roma mi abbraccia festosa. Si-
lenzio e rumore si accordano bene, sono uno necessario all’altro. Vanno solo dosati. Mi apro all’apertura
che ho davanti agli occhi, al sole che fa capolino, allo scendere e al salire, allo stare zitti nel rumore e al
parlare col silenzio, al sacro, al profano.
E mi accorgo che tutto non può che andare bene.
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Paolo Stella, www.paolostella.wordpress.com
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Molto spesso si pensa che l’artigianato rappresenti il passato.
Non è sorprendente: in questo cattivo presente il tempo e la ma-
teria, la durata e la fisicità, il saper fare e il corpo, sono conside-
rati superflui, antichi, inutili.
Superati dalla velocità e dalla smaterializzazione.
Noi crediamo il contrario. Nell’architettura cerchiamo la matericità:
la nostra Architettura è un Corpo. La tradizione della ceramica di
Albisola è nota a livello internazionale: da Marinetti a Tullio d’Albi-
sola a Fontana, esiste una storia, un percorso, che unisce la cera-
mica popolare e artigianale, a quella industriale e a quella artistica.
Il nostro lavoro di questi anni con la Casa dell’Arte di Danilo Trogu
ad Albisola, ha rappresentato una sfida, un’avventura capace di
mettere in contatto architettura e design con l’artigianato, attraver-
so la produzione di oggetti che sappiano innescare un’appartenen-
za emozionale e di intimità a un luogo e a una tradizione.
RACCONTATO DA ALFONSO FEMIA E GIANLUCA PELUFFOFOTO DI ERNESTA CAVIOLA
La Bellezza salverà il mondo. Oggetti inutili ma irrinunciabili.
In Liguria si sta molto bene. Semplicemente prendere un caffè può essere piacevole. A un certo punto, bevuto
questo caffè, abbiamo pensato che in giro ci fosse un po’ troppa tristezza.
Abbiamo pensato che tanta tristezza è forse la traduzione intima della paura. Ecco. C’è tanta paura in giro. Paura
di ciò che non si comprende. Allora con il Maestro ci siamo guardati negli occhi (lui è molto alto, ma con un po’ di
sforzo ci è stato possibile), e abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa tutti insieme, visto che, non avendo
nulla da perdere, noi paura e tristezza ne abbiamo poca. La Bellezza ha poco a che fare con l’idea tradizionale di
utilità. Ha molto a che fare con il dialogo, con l’incontro.
Per questo la Bellezza può essere molto allegra. Magari non spiegabile. E nemmeno comprensibile. Ma sicura-
mente condivisibile. La terra appartiene alle origini. Le mani e la forma anche. La storia di questi oggetti è tutta qui.
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Studio 5+1AA, www.5piu1aa.com
La città fortunata”, Danilo Trogu La casa dell’Arte, Albisola, per 5+1AA
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L’architettura è un fatto collettivo, che vive di regole. Il progetto vive di regole.
Sfidarle, violarle, contravvenirle, portarle fino al limite di rottura è la nostra missione
romantica. Il mondo occidentale, il nostro perfetto e superiore mondo occidentale
fatto di regole, sta crollando. Incontriamo ogni giorno, su ogni marciapiede, maree
di morti viventi. Come indiani americani, capitati chissà come sull’asfalto o su un
binario della nostra provincia, appoggiamo l’orecchio a terra e sentiamo uno strano
suono. Incomprensibile. è l’eco. L’eco di quelle regole, di quei valori, di quei senti-
menti: la democrazia, la laicità, la giustizia, la solidarietà.
La libertà. La storia.
Un’immagine della Torre Orizzontale progettata dallo studio 5+1AA Alfonso Femia Gianluca
Peluffo, con Jean Baptiste Pietri e la consulenza specialistica di Al Engineering e Iquadro.
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L’Italia è (stato) spesso un Paese di mascalzoni.
Furbastri, buffoni. Conformisti. La furbizia è la presunzione di virtù dell’individualismo. Che
non sopporta le regole. Oppure ne è servo per conformismo e comodità. Ma l’altra faccia
della medaglia dell’individualismo è l’umanità. Ecco a che cosa possiamo ancora servire:
vogliamo essere architetti portatori sani di romanticismo e di umanità. Decifratori di quest’e-
co, pratichiamo l’umanità del nostro Paese, combattendone l’individualismo, il cinismo e il
conformismo. Apparteniamo a quest’eco, a questo fiume familiare. quest’eco che ascol-
tiamo attraversando il nostro Paese, è deformato, sporco, non facilmente comprensibile.
Talvolta è poco più di niente. è la bellezza. La bellezza salverà il mondo.
La Torre Orizzontale è l’ultima delle opere di alto profilo architettonico
volute da Fondazione Fiera Milano per il nuovo polo fieristico a Rho.
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DI ANDREA PIRRUCCIO
Fondata da due giovani imprenditori friulani appassionati di design e jazz, Kristalia è un’azienda che possiede,
tra i vari pregi, quello raro della riconoscibilità: i prodotti che compongono il suo catalogo – che si tratti di arredi
residenziali, per il contract, o sviluppati per l’outdoor – si distinguono per il ricercato connubio tra valori estetici
sgombri da qualsiasi banale decorativismo, elevata qualità orgogliosamente made in Italy e spiccata funziona-
lità. E’ assai raro, nel mondo del design industriale, che un marchio in grado di mettere insieme tanti talenti di-
versi per provenienza e formazione culturale (tra i prestigiosi collaboratori del brand figurano nomi come Patrick
Norguet, Christophe Pillet, Luca Nichetto, Harry&Camila, Bartoli Design, LucidiPevere), riesca a mantenere
una simile coerenza progettuale, tanto da potere sbandierare un catalogo in cui alla trovata ‘a effetto’, si prefe-
risce sempre un segno pulito, una soluzione formale orgogliosa di non seguire mode, ma di ricercare piuttosto
l’ideale di una bellezza fuori dal tempo oltre che da qualsiasi vincolo di collocazione. quelli firmati Kristalia sono
prodotti tecnicamente ineccepibili e dagli altissimi standard qualitativi, realizzati impiegando i migliori materiali e
attraverso procedimenti industriali in grado di rispondere alle più severe norme internazionali, anche per quanto
concerne la salvaguardia dell’ambiente.
Nella pagina a fianco, in alto: Un tavolo
allungabile della collezione per contract
Sushi. Bartoli Design. Bcn Wood, Design
Harry&Camila. Elephant Wood, Design
Neuland. Degree, tavolino/tappo in pla-
stica e sughero. Design Patrick Norguet.
Pulp, seduta con scocca unica in poli-
propilene in diverse cromature. Design
Christophe Pillet. In basso: due tipologie
di tavolino Poule, ripiano eclettico con pie-
distallo ispirato alla forma della zampa di
gallina. Piano pieghevole. Design Patrick
Norguet.
In questa pagina, da sinistra: Compas,
sedia indoor/outdoor semplice, estrema-
mente resistente e facilmente impilabi-
le. Design Patrick Norguet. Bcn Wood,
sgabello dalle forme dinamiche Design
Harry&Camila.
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DA identificare la produzione Kristalia è una semplicità ricercata e mai banale, che si tiene tuttavia alla
larga dalle secche del minimalismo come da un accentuato rigore: ne è prova una creazione pop e iro-
nica come Degree, un tavolino (ma alla bisogna anche piccolo contenitore), ideato da Christophe Pillet,
la cui forma richiama quella di un tappo di sughero in formato king size che ‘indossa’ con nonchalance
un tocco da neo laureato.
A partire da sinistra: Neat, tavolino dall’aspetto mini-
male ed estremamente versatile. Struttura in allumi-
nio. Design Christophe Pillet. Mobius, tavolino con la
forma dell’omonimo nastro, sintesi di algebra, design
e arte. Design LucidiPevere. CU, panchetta, tavolino
e/o piano d’appoggio di servizio. Disponibile in più fi-
niture e facilissimo da pulire. Design Monica Graffeo.
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Che il progetto Kristalia si sia dimostrato vincente, lo dimostrano anche i riconoscimenti assegnati
all’azienda nel corso degli anni: dal premio Young&Design vinto per la sedia Boum disegnata da Mo-
nica Graffeo e Ruggero Magrini, al Good Design Award conquistato per lo sgabello BCN ideato da
Harry&Camila. Inoltre, dal 2010, i prodotti dell’azienda sono stati scelti per arredare gli uffici del Trien-
nale Design Museum progettati da Michele De Lucchi.
Kristalia, www.live.kristalia.it
A partire da sinistra: Joko, nelle due versioni con o
senza gli avvolgenti braccioli. Linee semplici e sofi-
sticate. Bartoli Design. Elephant Wood, sedia acco-
gliente e dinamica, vincitrice dell’Interior Innovation
Award 2012. Design Neuland.
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DI ANDREA PARACUCCHI
Boundary sorge in una zona di Londra che nell’ultimo decennio ha subito più trasformazioni. Se appena 10 anni fa Shoreditch era una zona quasi inesplorata dalla maggior parte dei Londinesi, ora è proprio li che tutto accade. Bar, ristoranti, gallerie d’arte, agenzie pubblicitarie hanno ini-ziato a popolare la zona in cui nel gennaio 2009 Sir Terence Conran ha inaugurato Boundary. Il pro-getto prende il nome dalla sua po-sizione che delimita il confine tra i due quartieri di Hackney e Tower Hamlets, e riflette la già presen-te contrapposizione di nuovo e antico presente in questa zona di Londra. Il progetto dell’originale palazzo vittoriano che una volta ospitava un magazzino è stato infatti alterato per includere due piani aggiuntivi ed un giardino co-struito sul tetto.Il primo piano include 12 camere ciascuna delle quali ha uno stile ispirato a leggendari designers o movimenti di design tra i quali risal-tano Le Corbusier e Bauhaus.
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Le quattro suites disposte su due piani, invece, sono state progettate da Sir Conran, Lady Conran, Pri-scilla Carluccio e Polly Dickens, e Sir David Tang. Il design di Bounda-ry vanta la firma di Cornan & Part-ners, lo studio di architettura e de-corazione di interni di Sir Conran. Le zone verdi, invece, sono sta-te progettate da Nicola Lesbirel, già vincitore del Chelsea Flower Show 2004. Inoltre, il progetto è stato sviluppato con l’intenzione di focalizzarsi soprattutto sull’eco-compatibilità. Dai materiali ottenuti localmente, all’isolamento termico di un palazzo di 120 anni, Conran & Partners ha inoltre creato due canali profondi 120 metri uno dei quali attinge acqua ed energia dell’acquedotto sottostante, men-tre l’altro restituisce la stesa acqua dopo che è stata utilizzata per ali-mentare condizionatori, celle frigo-rifere e ghiacciaie. L’enorme ritardo nell’apertura do-vuto alla creazione di questo siste-ma evidenzia ancora una volta l’im-portanza che l’eco-sostenibilità ha avuto per Conran & Partners nello sviluppo di Boundary.
Boundary - Londra - www.theboundary.co.uk
Conran & Partners - Londra - www.conran.com
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From presidentto myselfQuante immagini, quanti prodotti nell’ultimo Index*, quanto lavoro, quante novita’ (fee di par-
tecipazione, nuova veste grafica, QR code)... che bello prendersi il rischio di cambiare, temere
e tremare per il risultato e... superare l’ostacolo! Come in ogni gara che si rispetti: adrenalina,
rischio, caduta di tensione.
Ma appena passata l’euforia di un attimo, di una sera, di tante mani strette con la fatica di na-
scondere l’emozione, si ricomincia a navigare verso il prossimo traguardo e... riprendono i dubbi
di sempre. Come essere sicuri di valutare sempre al meglio, come selezionare i selezionatori,
come evitare interessi e personalismi? Come coinvolgere le persone a fare un lavoro disinteres-
sato a favore della qualità? Come riuscire a tenere insieme visioni diverse e difficoltà caratteriali?
Come essere utili nel processo senza essere invadenti? Come trasmettere con forza delle idee,
senza essere prevaricanti? Come costruire iniziative coerenti, senza urtare la suscettibilità di
alcuni? Come riconoscere di avere sbagliato, senza perdere di credibilità? Come vincere la diffi-
denza di chi dubita per principio, per calcolo, per paura? Come rafforzare un’istituzione, senza
favorire inevitabilmente la propria immagine? Come difendersi dall’invidia, che ogni posizione si
trascina? Come vincere l’insinuazione, sempre latente, di protagonismo? Come difendersi dalla
propria ambizione? Come riuscire a fare tutto il necessario? Come coltivare la forza di volere, co-
munque, di più? Come riuscire a sopravvivere, nel frattempo? Le solite domande, da presidente
di un piccolo grande luogo, che mi assillano ogni giorno. A volte sono sicura delle risposte. Qual-
che volta, mi domando se non ci sia un po’ di follia nell’inseguire delle rinnovate chimere. Forse
si fa tanto rumore per nulla e il rumore, nella nostra testa, diventa assordante.
A volte si e’ soli, molto soli; quasi fosse il prezzo della responsabilità...
Il vantaggio della libertà di agire, in compenso, è che ci si sente vivi, molto vivi!
* Volume ADI Design Index reperibile su sito www.adidesign.org
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Coffee and designIn questa rubrica, come in altre che ospitano la mia firma, cerco sempre di evitare qualsiasi riferimento diretto alla mia attività professionale, perché credo che sia perlomeno corretto nei confronti di chi legge.Questo mese, però voglio fare un’eccezione e raccontarvi della bellezza di un settore che conosco di prima mano, grazie alla mia privilegiata attività di designer: il mondo del caffè.Mi ritengo davvero fortunato a lavorare con alcune delle azien-de più note al mondo, che hanno letteralmente fatto la storia di questo straordinario business.Straordinario perché ricco di protagonisti, emozioni, successi e tracolli. Straordinario perché percepito da tutti come squisitamente italiano, sebbene approfon-dendo lo si scopra molto meno italico di quanto si pensi.Straordinario perché in questo difficile settore si sono cimentati Castiglioni, Sottssass, Bonetto, Gió Ponti, Giugiaro, Pininfarina, Matteo Thun, in decenni diversi, su aspetti diversi, per aziende di-verse, ma sempre confrontandosi con questo rito, questa bevanda, questa miscela mai perfetta.La sfida più grande rimane e rimarrà sempre la macchi-na per il caffè tradizionale, quella che richiede l’inter-
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vento del barista, così onnipresente nei nostri bar. Si tratta di un’autentica scultura, monumento all’aroma, macchinario di piacere, manifesto di design italiano, sem-pre in equilibrio fra la voglia di eleganza dell’autore e la voglia di appariscenza dei baristi, il cui amore per le cro-mature farebbe impallidire un collezionista di Harley Da-vidson.Per un designer, cimentarsi nel disegno di questa “scul-tura” richiede un’ottima maturità professionale: alle ov-vie aspettative estetiche, l’autore dovrà essere in grado di affiancare l’accessibilità alla manutenzione periodi-ca, l’assenza di ricettacoli per lo sporco, la razionalità delle sequenza di montaggio, l’attenzione all’ergono-mia più spinta per il barista, che può trovarsi a fare an-che più di 1000 caffè (!!!) al giorno, la massima sinergia fra i componenti per limitare gli investimenti richiesti (stampi&co.), la possibilità di essere declinata in ver-sione bassa (in Italia per le tazzine da espresso) ed alta (65mm in più per accogliere i bicchieroni del take-away all’estero)....Il tutto sempre trasmettendo l’emozione ed il calore di questa magia quotidiana.Vi sembra difficile? Pensate che io non bevo nem-meno il caffè......
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DI PAOLO FESTA
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L’acqua è una forza determinante, capace di modellare profondamente il carattere dei
luoghi che lambisce. Il ruolo che svolge nei trasporti, nell’industria, nella sanità e per il nu-
trimento ha fatto dell’acqua la maison d’ètre di ogni insediamento umano. L’acqua è una
caratteristica da onorare e celebrare, non va considerata solo un abbellimento o un sem-
plice bene di consumo. I waterfront, luoghi unici dove terra e acqua si incontrano, sono
una risorsa limitata che da corpo alla storia e al carattere particolare di ogni comunità. I
waterfront urbani, al pari delle città che questi contribuiscono a definire, sono luoghi dina-
mici. Gli ultimi trent’anni hanno visto profondi mutamenti lungo i waterfront abbandonati o
sotto utilizzati, secondo una tendenza che è in accelerazione nelle città di tutto il mondo
e che non riguarda solo le coste ma anche canali, laghi e fiumi. A questo aumento di
popolarità si accompagna la tendenza di alcuni a cercare soluzioni immediate, ad adotta-
“MANIFESTO DEL WATERFRONT URBANO” REDATTO 10 LUGLIO 1999 A CAPE
MAY, NEW JERSEY, USA DAL “THE WATERFRONT CENTER”:
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re formule già sperimentare con successo altrove. Negli anni ottanta è stata la volta della
mania per il “festival marketplace”. Gli anni novanta sono il momento dei “quartieri dei
divertimenti’ e/o degli stadi. In questo momento monotonia e omogeneizzazione dilaga-
no in tutto il mondo, ed è particolarmente deprimente,perché i waterfront rappresentano
per ciascuna comunità, e prima di ogni altra cosa, una possibilità di esprimere la propria
individualità e le proprie differenze. Noi sottoscritti, chiediamo con urgenza che si consi-
derino attentamente i principi seguenti, i quali vengono offerti nello spirito di incoraggiare
le comunità ad aspirare alla diversificazione, nel momento in cui esse affrontano la sfida
della conversione o della conservazione delle risorse legate ai propri waterfront. E fonda-
mentale tenere a mente l’interesse pubblico connaturato nei waterfront, riflesso nel fatto
che l’acqua è di proprietà pubblica.
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DI PAOLO RUGGIERO – FOTO Paul McAneary Architects Ltd
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Lo studio londinese Paul McAneary Architects
ha recentemente completato questa scenografi-
ca casa di 500mq, quasi un’astronave di legno
inondata di luce e atterrata sopra l’ex ufficio po-
stale centrale di Londra e la casa d’aste Philipps
de Pury. McAneary ha vinto una gara lanciata da
un cliente da poco trasferito in città, che voleva
un loft con ampi volumi e soprattutto legno, tanto
legno. Il suo progetto è stato scelto per inventi-
va e audacia, e per un approccio divertito con il
quale il committente, appassionato collezionista
di vini e bon vivant, si è trovato in sintonia.
“Il primo briefing è stato sopra un cavalletto con
campioni di materiali in mezzo allo spazio vuoto
del cantiere: l’idea non c’era ancora. In compen-
so in due ore ho scoperto cos’è un buon Bor-
deaux”, scherza McAneary. “La seconda volta
abbiamo tracciato il progetto: legno Rodhesian
Teak invecchiato di 200 anni, tecnologia, detta-
glio e linee essenziali”. Poiché l’appartamento è
realizzato sopra un ufficio postale, il sistema di
consegna della posta è stato fonte di ispirazione
per un concept degli interni inedito: McAneary ha
creato tre grandi “cassette delle lettere” in legno
che ospitano le camere da letto. Per una di que-
ste ha sperimentato un trattamento con spaz-
zolatura e tamponature di acido, con un effetto
finale brunito particolarmente affascinante.
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queste “capanne” sono gli unici
spazi privati del loft, scatole di inti-
mità e riposo introdotte con un toc-
co ludico in un volume altrimenti
amplissimo e volutamente aperto
a feste, cene improvvisate, degu-
stazioni. La luce di giorno è diffusa
dai grandi lucernari ritagliati nel
soffitto spiovente e dalla vetrata
panoramica che segue la parete
vegetale esterna lunga 21 metri.
La sera cede la scena a differenti
pattern di illuminazione artificiale
possibili: seduti su un divano con
qualche tocco su un iPad si può
passare dai chiaroscuri appena
accennati a una diffusione quasi
solare e abbagliante.
Un sistema domotico KNX per-
mette di gestire illuminazione,
suono, riscaldamento, allarme,
tende, internet e televisione da
qualsiasi spazio all’interno dell’ap-
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partamento, tutto in punta di dita
attraverso un’applicazione dedi-
cata. Gli impianti sono invisibili,
compreso il sistema Dolby Sur-
round che crea un tappeto sono-
ro sussurrato in tutti gli ambienti,
esaltato dall’acustica dei materiali.
Il cliente ha tre grandi passioni,
il legno, il giardinaggio e la sua
collezione di vini: oltre 3200 bot-
tiglie che McAneary ha “portato in
salvo” dentro quest’arca, valoriz-
zandole con una “cantina” sopra-
elevata, un box in vetro sospeso
su un soppalco. Le bottiglie sono
presentate in orizzontale in modo
che tutte le etichette siano visibili.
Come in un’installazione seriale di
Boltanski. Però non sono rivolte al
passato. Ma alla prossima cena
da godere nel centro pulsante di
Londra, dentro un ambiente di ec-
cezione.
Paul McAneary Architects Ltd, www.paulmcaneary.com
Nel suo nuovo lavoro “After Night”, in mostra alla
Geisberg Gallery di New York, Lisa Ross concentra
la sua attenzione sul “letto”, perpetuando la cele-
brazione dei riti domestici, in bilico tra reportage
fotografico e Land Art, con uno sguardo intimo,
che dal particolare spinge verso una visione uni-
versale dell’opera, della condizione umana e degli
strumenti che, nonostante le diverse tradizioni e
latitudini, ci accomunano gli uni agli altri.
Protagonista assoluto degli scatti: il letto. Giaciglio
di fortuna degli agricoltori locali. Con le loro fragili
strutture in legno o metallo, adornati da materiali
poveri, dominano la scena, rendendosi metonimia
della vita nomade dei coltivatori, di cui sottoline-
ano il legame organico con il deserto. Si tratta
di letti che i contadini utilizzano per riposare nei
tempi più duri, nei pressi delle terre coltivate, non
sono “portable furniture”, in quanto strutture trop-
po ingrombranti per essere trasportati di continuo,
ma allo stesso tempo sufficientemente sottili per
esprimere una certa temporaneità. Nessun mate-
rasso ad allietare il sonno, a volte i letti sono com-
pletamente spogli, altre si accompagnano a cuscini
e coperte dai toni e dalle fantasie accesi, la cui
74 CASATREND
ESSE
NTI
AL
AFTERDI ALESSANDRA SANTI
vivacità contrasta con l’intorno, umanizzandolo. In
Turpan, una struttura di colore azzurro pallido si
staglia su una strada impervia che lascia presto la
scena a un orizzonte sfuocato; come nelle altre fo-
tografie, il letto è reso “cosa”, è quasi volutamen-
te uno schizzo, tanto anonimo al primo sguardo,
quanto personale l’attimo dopo, perché è fortissi-
mo il peso della condizione umana che evoca.
Inequivocabilmente. Le immagini superano il loro
ruolo esclusivamente documentario per divenire
esse stesse esperienza intima tra soggetto e spet-
tatore. I toni impalpabili, le sfocature e la sensa-
zione di quiete rendono le immagini pervase di un
forte lirismo e misticismo. Dalla contemplazione di
questi paesaggi scarni, emergono come un’intima
voce, le note di colore lasciate dall’uomo, a testimo-
nianza della sua volontà di integrarsi con la natura,
anche la più avversa, e di dialogare con lei, non
rinunciando, anche nelle condizioni più estreme,
a quello che Abraham Maslow aveva inserito alla
base dei bisogni fondamentali dell’uomo: il riposo.
Lisa Ross, www.lisaross.info
75 CASATREND
NIGHT
AziendA: CASSINA
Prodotto: SLED
designer: RODOLFO DORDONI
sled è un divAno sofisticAto ed elegAnte disegnAto dAllA mAno di rodolfo
dordoni e entrAto A fAr PArte dellA collezione ICONtempORaNeI di cAssinA.
il suo design è cArAtteristico, riconoscibile, distintivo; lA mAteriA è ricercA-
tA e di quAlità. disPonibile nellA versione A tre o A due Posti, con lA Possibi-
lità di imPlementAre un tAvolino o un Pouf, lAterAli A unA delle due sedute.
FOCUSDIVANI
DI GABRIELE GANDOLFI
76 CASATREND
FOC
US
ENGLISH TEXT AT PAGE 93
AziendA: ZANOTTA
Prodotto: PARCO SOFA
designer: emaF pROGettI
con l’intento di creAre un elemento dAl design ‘silenzioso’ mA comunque
dAll’ineguAgliAbile quAlità mAtericA, strutturAle e funzionAle, emAf Pro-
getti ha creato Parco, imbottito extra-comfortevole in grado di adattarsi
con Piccoli Accorgimenti Anche All’Ambiente outdoor. unA collezione di di-
vAni monoblocco o modulAri in grAdo di migliorAre lA vitA di tutti i giorni.
77 CASATREND
AziendA: SABA ITALIA
Prodotto: BUSTIER WHITE
designer: GIUSeppe VIGaNò
le forme contenute e Avvolgenti di bustier trAggono isPirAzione dAi busti
delle dAme ottocentesche. Per Ambienti living o contrAct, con cuscini in
PiumA e nellA versione fissA o comPonibile: questi cAmAleontici imbotti-
ti rAggiungono l’APice dellA loro versAtilità grAzie All’utilizzo dell’AmPiA
gAmmA di tessuti di sAbA itAliA, unicA nel suo genere Per ecletticità ed ele-
gAnzA.
78 CASATREND
FOC
US
AziendA: PAOLA LENTI
Prodotto: SABI
designer: FRaNCeSCO ROta
sAbi è lA nuovA serie firmAtA PAolA lenti e comPostA dA lettino, divAni e ele-
menti comPonibili. sAbi nAsce Per essere collocAtA in Ambienti esterni: dA
qui lA disPonibilità di usufruire di un funzionAle winter set di Protezione,
Per AffrontAre Al meglio le intemPerie. il rivestimento dello schienAle Può
essere reAlizzAto in tessuto o con unA cordA in roPe, filodry o AquAtech
intrecciAtA A mAno.
79 CASATREND
FOC
US
AziendA: LIVING DIVANI
Prodotto: NEOWALL
designer: pIeRO LISSONI
il risPetto Per le ProPorzioni fA sì che neowAll risulti AllA vistA Armonioso
e grAdevole, leggero grAzie Alle sue linee semPlici e A sfAvore di eccessive
decorAzioni o fronzoli. grAzie Al ventAglio di colori e tessuti con il quAle
è Possibile PersonAlizzArlo, neowAll risultA essere un Prodotto dAllA sPic-
cAtA versAtilità, AdAttAbile Ad ogni genere d’Ambiente ArredAto.
80 CASATREND
AziendA: VERZELLONI
Prodotto: NOE
designer: LIeVORe aLtHeRR mOLINa
grAzie A un recente AmPliAmento, lA collezione noe di verzelloni disPone
orA dei nuovi moduli terminAle e chAise longue 100, Anch’essi isPirAti Al
design cArAtteristico dellA collezione zoe, PresentAtA nel 2006 e diventAtA
un’iconA di successo. AttrezzAbile con tAvolino e disPonibile nelle versioni
in Pelle o in tessuto, con brAccioli rotondi o quAdrAti.
81 CASATREND
il mestiere dell’architetto è diventato oramai un qualcosa di estrema-
mente complesso al punto che, almeno per me, non sempre è facile
spiegare i confini del mio lavoro.
chi immagina l’architetto come colui che progetta edifici non sempre
riesce a comprendere quanto questo sia solo una parte di quello che
effettivamente l’architettura è. ho sempre considerato l’architettura
come disciplina umanistica, il risultato di un lavoro intellettuale in cui
la tecnica interviene per dare una forma concreta. Per questo con-
tinuo a credere di essere architetto quando il mio operato prevede
lo studio di scenari all’interno dei quali deve esistere la rappresen-
tazione fisica di quei legami che uniscono il soddisfacimento di una
funzione, e quindi di una domanda, con la fruizione da parte di altri
degli spazi in cui questa domanda viene messa in scena.
Prendo un aereo, destinazione londra. RA
CC
ON
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82 CASATREND
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vado spesso a londra, abbiamo un cantiere, una casa privata ma in
questo caso vado per incontrare i som (skidmor, owings & merril), una
multinazionale dell’architettura, in poche parole i signori dei grattacieli,
il motivo è un progetto che stiamo condividendo per la milano design
Week di aprile. ero già stato una volta nel loro studio ma come al solito
ero troppo di fretta e tutto quello che avevo visto mi era passato presso-
ché inosservato. Questa volta la fretta non c’era. Quando sono entrato
nel loro studio mi ha accolto l’esposizione dei modelli dei loro lavori più
recenti, tutti quei modelli rappresentano grattacieli che stanno proget-
tando in tutto il mondo. ho osservato quelle che, data la scala, erano
pressoché solo forme, mentre la proporzione tra la scala dell’individuo e
quello che vedevo era totalmente assente e quindi nella mia mente pro-
porzionata sull’ 1:50. mentre guardavo mi mancava totalmente la com-
prensione del processo interno alla creazione di quel tipo di architettura.
83 CASATREND
la riunione è durata circa 1 ora e per tutto quel tempo - mentre il mio
cervello discuteva riguardo al progetto di milano -, i miei occhi erano fissi
sulla mano del mio interlocutore nel tentativo di comprendere la diffe-
renza tra il mio segno e il suo. guardavo la mia penna e la sua muoversi
sullo stesso foglio e pensavo che la strada che conduceva a quella che poi
sarebbe diventata la forma comune proveniva da due direzioni comple-
tamente diverse. la mia ignoranza continuava a farmi credere che loro
non fossero in grado di ricondurre quella ad una scala mono individuo,
una scala in cui credevo di essere molto più colto di loro.
ci siamo salutati cordialmente dandoci un nuovo appuntamento e anco-
ra una volta ho peccato in presunzione soffermandomi sulle scarpe del
mio interlocutore, nel tentativo di trovare in lui un dettaglio che ne iden-
tificasse l’appartenenza al mio mondo, ma sul calzino bianco ho ceduto.
sono uscito e ho camminato alla ricerca di John Pawson alla st. Paul
chatedral e una volta lì ho iniziato a guardare in alto e ho cominciato a
camminare verso il “matitone” di foster, forse era la prima volta in cui ef-
fettivamente guardavo un grattacelo con gli occhi da architetto. ho cam-
minato alto 1,85 nel cantiere della londra che verrà e con la mente ho
iniziato a scomporre quelle forme in singoli piani e poi ancora in stanze,
84 CASATREND
CH
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ITE
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RA
in bagni, ho iniziato a vedere ingrandirsi davanti a me tutte quelle formi-
chine che evidentemente vivevano quei luoghi ed ho iniziato a pensare
architettura, mi sono immaginato il processo di costruzione dei singoli
piani, ho iniziato ad immaginare un’enorme griglia e a disegnarci sopra.
Piano piano ho riportato tutto nella mia scala, ho scomposto l’edificio in
elementi a me noti ed ho così iniziato a comprendere qualcosa che fino a
quel momento avevo solo osservato, pensando a della forme incredibili
che segnavano il cielo. nel ritorno in aereo ho iniziato a leggere il libro
che i som mi avevano regalato. ho iniziato a leggere e ad osservare i
loro studi sulle forme, sul vento, sui vuoti da riempire e sulle logiche che
i nuovi pieni avrebbero generato… sto ancora leggendo quel libro, non
penso che nella mia vita progetterò mai un grattacielo, ma sono affasci-
nato da quello che sto imparando, sono affascinato e sempre più coinvol-
to nel mio mestiere. ieri ho ricevuto da londra la sintesi della riunione,
ho guardato la forma che loro avevano sviluppato, ho trovato tante cose
che mi appartengono, ho riconosciuto alcuni miei segni, il risultato finale
è un qualcosa che se analizzato nel dettaglio è realmente qualcosa che va
oltre le mie capacità. capisco finalmente il loro essere architetti e capisco
nuovamente che non si finisce mai di imparare dai maestri.
85 CASATREND
86 CASATREND
FOO
D T
RE
ND
QuESTA RICETTA è ESTREMAMENTE SEMPLICE MA ALTRETTANTO
GuSTOSA. LA COTTuRA A BASSA TEMPERATuRA ChE SI OTTIE-
NE CuOCENDO I CROSTACEI IN LAvASTOvIGLIE PERMETTE DI
ESALTARE AL MASSIMO GuSTO E PROFuMO CON CONSISTENZE
CARNOSE ASSOLuTAMENTE DA PROvARE. PER OTTIMIZZARE AL
MASSIMO I CONSuMI DI ACQuA ED ENERGIA RICORDATEvI DI
CuOCERE IN LAvASTOvIGLIE MENTRE LAvATE I PIATTI SPORChI,
SFRuTTANDO LO SPAZIO LIBERO A DISPOSIZIONE. PER CuOCE-
RE IN SICuREZZA è SuFFICIENTE uTILIZZARE vASETTI DI vETRO
CON TAPPI A TENuTA ERMETICA, QuELLI ChE SI uTILIZZANO DI
SOLITO PER LE CONSERvE SONO PERFETTI. PER QuESTA RICETTA
vI SERvONO 4 vASETTI DI vETRO ALMENO DA 300 ML CIASCuNO.
DI LISA CASALI
CATALANA DI CROSTACEI
COTTA IN LAVASTOVIGLIE
87 CASATREND
Scegliete gamberoni e canocchie freschissimi e provenienti dal Medi-
terraneo. Lavate le verdure, tagliate a rondelle il cipollotto e a julienne
gli altri ortaggi. La catalana prevede che i crostacei siano interi e non
sgusciati, tuttavia per rendere più semplice mangiare questo piatto,
soprattutto se lo servite a una cena in piedi, vi consiglio di sgusciarli.
Se aveste difficoltà a sgusciarli da crudi, sbollentateli in acqua e poi
procedete togliendo la testa, il carapace e il filo nero sul dorso del
gamberone. Potete preparare questo piatto anche con astice, maz-
zancolle, scampi e granchi. Suddividete le verdure nei vasetti di vetro.
unite i crostacei e condite con un filo di olio e sale. Chiudete bene i
vasetti e disponeteli nella lavastoviglie. Avviate il programma Eco.
Al termine del lavaggio estraete i vasetti. Potete consumare subito
oppure conservare in frigorifero la catalana per qualche ora prima di
servire. Al momento di portare in tavola preparate un’emulsione di
olio extravergine di oliva, aceto, sale e pepe e condite.
CASATREND MAGAZINE
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TRIMESTRALE - ANNO 6 - GEN/FEB/MAR 2012 - N. 49QUARTERLY - YEAR 6 - JAN/FEB/MAR 2012 - N. 49 The
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*ENGLISH TEXTS
89 CASATREND
E N G L I S H T E X T SINTERVIEW WITH ROBERTO PALOMBA, A.K.A. “JACK”
PAG. 22
BY ARIANNA MALAGOLI
We made each other a promise and kept it: once I entered his
studio we hugged, tight.
During the years I happened to meet various times with Ro-
berto and Ludovica, respectfully cheered with a handshake, as
you do in certain occasions. Usually it happened during press
conferences, trade show, on the road, from far away… today,
however, it was different, because we had a reason to do it that
had nothing to do with design. Our meeting was a direct conse-
quence of becoming Facebook friends, a thin line that connects
various people that sometimes do not even know each other,
but end up meeting because they have something to share.
Here we are, sharing that “something”. On the side, the smooth
presence of Ludovica and BABY Zack.
on your Facebook profile you’re “Jack” (as well as on the studio door bell)… where does “Jack” come from?It’s a nickname that I have since a long time. I was around
nineteen years old at the time… I took a vacation with two frien-
ds I grew up with, two beautiful girls, one blond and the other
redhead. Since we were all broke, we shared the same room
and everyone else fantasized about what was happening in
that room (absolutely nothing!), and thought I was a real “Latin
lover”. To follow the trend they started teasing me as well by
calling me “Jack”, as in Jack the Ripper! Therefore Jack is a
tease on everything I am not… can you picture me as Jack the
Ripper?
if you were to think about yourself ten years ago, what would you be looking at?I can tell you about 14 years ago, when Ginny was born. It was
a point of coincidence for many things, her birth and many other
things… I can’t describe it but we “really lived”, we lived the day
without any expectation. We were working as well as living our
lives, but we did so with the benefit of doubt somehow… today
everyone is looking for certainties, as we somehow did as well
at the time, but maybe today, looking back, I wouldn’t mind ha-
ving some more doubts…
What do you think has changed for the better since then?
Many things. There haven’t been real changes, there has been
a big evolution… when I talk about my life I talk about “our” life,
since I always carry with me a “snail shell” made of people,
affections, dogs, sons, adopted sons, friends, objects, pas-
sions… life does not change, it is only you evolving.
The only exceptions are traumatic events that bring you big
changes… I moved to a different town as well – I was born in
Cagliari, went to Rome, went to Verona and from there we lan-
ded in Milan - I have never felt a big change… I mean, part of
my life has merged with another, and we went from one shade
to a different one, passing by all the different scales in between.
Has there been a particular event that…- answering with a very sharp accent from Torino that makes us
all laugh - …made me believe that I reached success? Have I
become a clown as well? Well, I’d better change outfit then! No.
… an event that left you with that feeling of having learnt something that changed you deeply?When, as a kid, I put my hand on a hot stove! I will never forget!
– laughs – To tell you the truth I have had hard times, my “lows”
as all human beings do, you can’t escape the “gravity” rules.
Which is the value that you would never give up?- long silence -… they are so many…
one you could not live without…Curiosity. I could give up everything but curiosity. Everything life
gave me, it gave me tank to curiosity… I had love, a daughter,
a job, friends, travels, incredible experiences, I had everything
and the opposite of everything always thanks to only one rea-
son: I am curious… if it wasn’t for that I would still be in Cagliari,
as my brothers, to live a comfortably, boring and a bit fat-flat…
are you happy about the life you’re living?Well, on an average yes, as anyone. I believe you need to be
happy…
The other day I was talking to a friend about death, that I con-
sider a beautiful thing… death is a miracle, really – we were
actually talking about a politician! . (we both laugh)… and we
were saying that we live a part of life that it nothing but this,
this is our life… however we take into account what we will be
after death … if we did not have this element in life we would
not really be able to give a real value to what we are living. This
is our time, it’s our moment, we have to make choices, sharp
ones, and take full knowledge of it… because there will be no
90 CASATREND
EN
GLI
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TE
XTS
other moments. I do not believe in reincarnation, therefore this
moment has to be lived to the fullest. We do not get it straight
away, nobody teaches you this, it is something you experience
with time… the problem is if you realize it too late to start living
to the fullest and for a long time. I realized it quite early and
what I do is what I am, compatibly with what they make me do
or be – at the end of the day life does not depend entirely on
you – it is exactly as I would like it to be.
What are your thoughts about energies? Do you think hu-man beings are made of energy?Well, I have quite a personalized religious vision, meaning that
I am not completely atheist. I cannot fit myself in a precise reli-
gion, I feel very Christian for the affinity with Christ’s figure… I
believe that he is the crystal transforming the entire universe’s
energy, which for religion represents God, in a powerful ray of
light… he is the catalyst that through this crystal aligns our world
with this energy, radiating everyone with this light that does not
belong to him but rather comes from the whole. Therefore I be-
lieve we are all part of this energy and that we realize it through
some catalysts, since as human beings we are looking out, the-
refore we see things from a detached angle… even when we
look inside us.
It is very curious that you can only se yourself if you look into
a mirror. The idea that we are not able to look at ourselves
fascinates me… we can see other people but not ourselves,
therefore we can see ourselves only from a detached angle,
as if we were being projected. We can see our image but will
never be able to see ourselves. It is very interesting… thinking
that we are full of inner energies but yet we are not able to see
them… in order to see them we are forced to feel them.
When the pure materialists say “this does not exist because I
can neither see it nor touch it” then I ask them if they feel. It is
as love… can you say that love does not exist only because
you cannot see it or touch it? You can steel feel it. Feelings are
the means through which we can feel energies.
What’s your view on destiny?I don’t believe in destiny… I believe in bad luck! – we both laugh –
No, I believe that everyone is responsible for his own happiness,
nothing more. It is not a pre-made entity living in the “supercele-
stial”… a Harry Potter like ampoule containing both present, past
and future, no, I believe that free will influences us… yes, I believe
that if someone knows you he will know which choices you will
make… I believe that he who lives has more opportunities, than
he who denies life. That is it, there are no other rules.
if i say “purity”, what does this recall you?A shampoo!
after such depth, a bit of lightness…Yes, a shampoo, definitely a shampoo by all means… having
a shampoo is a nice moment in which you are all alone massa-
ging your head with all these bubbles… it can even be a soul
shampoo. In any case I believe that purity is like the idea of
purification… let’s start from the fact that here’s little left that we
can call pure, therefore, it is an act of cleansing...
…a soul shampoo…Precisely, a pepper-”mind” shampoo!
if you imagine yourself in 10 years, what do you see?Oh God… you know, I have never played this game with fu-
ture… I am so focused on the present that I cannot… I admit
I have never thought on such a long term… I don’t know, and
to tell you the truth I couldn’t care less because I realized that
my life is in continuous evolution… as the cell phone industry.
Before leaving the studio, Ludovica joins us for some pictures.
I notice the hug of this couple that, up until yesterday, I used
to consider a design firm… Roberto+Ludovica Palomba. I leave
the studio with the certainty that the “+” has definitely acquired a
new meaning. Thank you.
Roberto + Ludovica Palomba, www.palombaserafini.com
5+1AA ARCHITECTURESPAG. 50
NARRATED BY ALFONSO FEMIA AND GIANLUCA PELUFFO
It is very often thought that artisan craft represents the past. Not
surprisingly in this awful present time, mass, duration, physica-
lity, know-how and body are considered old and useless.
They have been overtaken by speed and de-materialization.
We believe in the opposite. In architecture we look for mass:
our Architecture is a Body. Albisola’s ceramics tradition is in-
ternationally renown: from Marinetti to Tulio d’Albisola and
Fontana, there is a historical thin line connecting popular and
91 CASATREND
artisanal ceramics with the industrial and the artistic one. Our
recent cooperation with Danolo Trogu’s Casa dell’Arte in Albi-
sola, represented a challenge, an adventure capable of con-
necting architecture and design with artisan craft, through the
production of objects capable of creating an intimate emotional
belonging to a particular place and tradition.
Beauty will save the world. Useless, yet indispensable objects.
We live a good life in Liguria. Even drinking a coffee can be a
pleasant experience. However, after having sipped this coffee
we believed there was too much sadness around.
We believed that such sadness might be the intimate transla-
tion of fear. Indeed. There is a lot of fear. Fear of what is not
understood. Therefore the Maestro and I looked at each other
in the eyes (he is much taller than I am, but we somehow ma-
naged) and realized that we had to do something together, sin-
ce we had nothing to do because of our lack of sadness or fear.
Beauty has little to share with the traditional concept of useful-
ness. It has much more to share with dialogue and encounter.
This is why beauty can be quite joyful, maybe without a clear
explanation or comprehension as to why. However, it sure can
be shared. Soil belongs to the origins. Hand and shape as
well. The story of these objects lays in this.
Architecture is a collective concept feeding on rules.
Each project feeds on rules. Our romantic mission is to chal-
lenge, violate, oppose, and take these rules to the braking
point. The western world, our perfect and superior western
world made of rules is collapsing. Each day, on each sidewalk,
we encounter the living dead. As American Indians landed by
mistake on the asphalt or the railway of our city outskirts, we
lay our ears on the ground and listen to an unusual sound. In-
comprehensible. It is an echo. The echo of these rules, values
and feelings: democracy, secularism, justice and solidarity.
Freedom. History. Italy has often been the land of the rascals.
Cunnings, buffoons. Conformists. Cunningness is the pre-
sumption of the virtue of individualism that does not accept
the rules, or that is slave of the same rules by conformism
and interest. Humanity is the other side of the coin of indivi-
dualism. This is what we can still achieve: we want to become
architects portraying an image of humanity and romanticism.
Deciphering this echo, we portray the humanity of our Count-
ry, therefore fighting individualism, cynicism and conformism.
We belong to this echo, this familiar river. While crossing the
Country, the echo we listen to becomes distorted, dirty and
not easily comprehensible. At time it is almost mute. It is be-
auty. Beauty will save the world.
Picture notes:1. An image of Horizontal Tower designed by Studio 5+1AA Al-
fonso Femia Gianluca Peluffo together with Jean Baptiste Pietri
and the specialized consultancy of Al Enginering and Iquadro.
2. Horizontal Tower is the last of the highly architectural projects
commissioned by Fondazione Fiera Milano for the new show
grounds in the area of Rho.
Studio 5+1AA, www.5piu1aa.com
KRISTALIAPAG. 54
BY ANDREA PIRRUCCIO
Kristalia was founded by two young Italian entrepreneurs with
a passion for design and jazz. It is a brand that prides itself
for being highly recognizable. The catalogue products, whether
designed for residential, contract or outdoor, stand out for the
purity of its aesthetics free of any decorativism, as well as for
the high quality and for the functionality of this clear example
of made in Italy. When talking of industrial design, it is very
rare for a brand to put together so many talented designers
each with their own roots and cultural background - consul-
tants include Patrick Norguet, Christophe Pillet, Luca Nichetto,
Harry&Camila, Bartoli Design, LucidiPevere - while still main-
taining a clear planning coherence. Instead of a “noisy” solu-
tion, Kristalia’s catalogue always manages to include a clean
and formal solution that stands out from the mass, somewhat
looking for an ideal of beauty that is not only timeless but also
free from any classification. Kristalia’s products are technically
compelling and of the highest quality. Crafted with the use of
the best materials and with the latest production procedures
as imposed by strict International regulations, each product
is designed with a constant focus on being environmentally
friendly. Simplicity at all levels define Kristalia’s production whi-
le still holding off from minimalism as well as rigor. A clear proof
92 CASATREND
EN
GLI
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is Degree, the pop and ironic small table - that can be also
used as a small container – created by Christophe Pillet, and
whose design recalls a king size cork charmingly playing the
part of the graduate. The success of Kristalia has been under-
lined by various prizes as the Young&Design awarded to the
Boum chair designed by Monica Graffeo and Ruggero Magrini,
and the Good Design Award won by the BCN stool created
by Harry&Camila. Since 2010 Kristalia’s products have been
chosen to furnish the offices of the Triennale Design Museum
designed by Michele De Lucchi.
Kristalia, www.live.kristalia.it
BOUNDARYPAG. 58
BY ANDREA PARACUCCHI
Boundary is located in one of the areas of London that has
undergone the most transformations in the past decade. Whi-
le only ten years ago Shoreditch was an area of London re-
latively unexplored by most Londoners, nowadays it is where
everything happens. Bars, restaurants, art galleries and adver-
tising agencies have started to populate the area where, in Ja-
nuary 2009, Sir Terence Conran inaugurated Boundary.
This project got its name from being positioned at the boundary
between Hackney and Tower Hamlets, and reflects the contrast
between new and old typical of this area of London. The plan
of the original Victorian building that used to be a warehou-
se has been altered in order to host two additional floors and
a roof garden. The first floor has 12 rooms all of which have
been designed with reference to legendary designers or design
movements as Le Courboisier and Bauhaus. The four duplex
suites instead been designed by Sir Conran, Lady Conran, Pri-
scilla Carluccio & Polly Dickens, and Sir David Tang. Conran &
Partners, Sir Conran’s architecture and interior design firm has
taken care of Boundary’s design. Nicola Lesbirel, 2004 Chelsea
Flower Show’s winner, designed the green areas. The project
has been developed with focus of eco-compatibility. From locally
sourced materials, to the thermal insulation of a 120 year-old
building. In addition, Conran & Partners have created two 120mt
deep channels one of which gets the water from the aqueduct
beneath, while the other returns the same water after it has been
used to food air conditioners, fridges and chillers. This system
caused long delays in the opening, underlining once again the
importance eco-sustainability has for Conran & Partners in the
design of Boundary.
Boundary – London, www.theboundary.co.uk
Conran & Partners – London, www.conran.com
TEX-TONIC HOUSEPAG. 66
BY PAOLO RUGGIERO – Photos Paul McAneary Architects Ltd
London based Paul McAneary Architects has recently comple-
ted this scenic 500sqm residential project. It looks as if a wooden
spaceship flooded by light just landed on top of the building that
used to host London’s former central post office and is now Phi-
lipps de Pury auction house.
McAneary won the competition launched by a client, whom had
recently moved to London with the desire to live in a loft cha-
racterized by big spaces and lots of wood.
His project was chosen because of its creativity and boldness,
and for the convivial approach to the project that the wine col-
lector and bon vivant customer sympathized with.
“The first brief happened on top of a easel with material samples
right in the middle of the empty construction site. The idea was
not there yet, but in two hours I managed to learn what a good
Bordeaux tastes like” McAneary tells us while smiling. “The se-
cond time we drafted the project: 200 years old Rodhesian Teak
wood, technology, details and essential lines”
Since the apartment is located on top of what used to be a post
office, the mail delivery system has been used as an inspiration
for a new concept of interiors: McAneary has designed three big
wooden “mailboxes” containing the bedrooms. For one of these
bedrooms, he experimented brush and acid bump treatments with
a very charming dark finish. These “shacks” are the loft’s only pri-
vate spaces and they are relaxed and intimate boxes introduced
with a convivial spirit in a huge and open space designed to host
parties, last minute dinners, and wine tasting sessions.
93 CASATREND
During the day, light is diffused by big skylights carved into the
steep ceiling and by panoramic window that follow the outer
21mt vertical garden. Night time leads the way into different
artificial lighting patterns. From the comfort of the couch, a sim-
ple touch on the Ipad can change the slight chiaroscuro into
an almost blinding SUNlight diffusion. A KNX domotics system
manages lighting, sound, heating, alarm, shades, Internet and
television from anywhere inside the apartment thanks to a dedi-
cated application. All this system is invisible, including the Dolby
Surround that diffuses sound in all areas of the apartment sup-
ported by the acoustic of the materials used.
The client has three big passions, wood, gardening, and his
wine collection: 3200 bottles that McAneary has “sheltered” in
this Arch, enhancing them with a raised “canteen”, a glass box
hanging on the mezzanine. The bottles are stored horizontally
in order to showcase all the labels. They remind Boltanski’s se-
rial installation, the main difference being that instead of being
facing the past, they face the next dinner to be enjoyed in Lon-
don’s vibrant center in an astonishing space.
Paul McAneary Architects Ltd, www.paulmcaneary.com
FOCUSPAG. 76
BY GABRIELE GANDOLFI
CASSINA - Sled ( rodolfo dordoni )Sled is a sofisticated and elegant sofa personally designed by
Rodolf Dordoni which has become part of the iContemporanei
collection from Cassina, Italy. The design is striking, recognisa-
ble, and distinctive. The materials are sought after and of high
quality. Sled is available both with two or three sitting spaces,
with the possibility of adding a table or pouf at the extreemes
of the sofa.
LIVING DIVANI - Neowall ( piero lissoni )The appreciation towards proportions makes Neowall harmo-
nious and pleasing. The visual lightness is provided by the
simple lines and the disregard towards eccesive decoration
and finery. thanks to the range of colours and materials Neo-
wall is a versitile products which can be easily personalised
and is adaptable to any kind of interior design.
PAOLA LENTI - Sabi ( francesco rota )Sabi is the new collection by Paola Lenti and consists of sun
beds, sofas and combinable elements. Sabi is purposedly de-
signed for outdoor spaces and it is possible to take advantage
of the winter set, for its protection in case of bad weather. The
seat back can be covered in fabric or hand woven with ropes
such as Rope, Filodry, or Aquatech.
VERZELLONI - Noe ( lievore altherr molina )Thanks to a recent expansion, the Neo de Verzelloni collec-
tion has developed new components called Terminale e Chaise
Longue 100. They are based on the characteristic design of the
Zoe collection, presented in 2006 which has become an icon of
success. It is equipped with a side table available in leather or
in fabric and the armrests can either round or square.
SABA ITALIA - Bustier White ( giuseppe viganò )The forms of Bustier are contained and warm, insipred by the
busts of the 18th century women. They are designed for living
and contract spaces. The cushions are stuffed with feathers and
can either be fixed or combinable. These chameleon-like uphol-
ters reach the pinnacle of their versatility thanks to the vast use of
fabrics from Saba Italia, unique in terms of the elegance and vigor.
ZANOTTA - Parco Sofa ( emaf progetti )The idea of creating an element based on ‘silent’ design, with
extraordinary material quality, structure, and functionality has
developed into Parco by Emaf Progetti. Extra-comfortably pad-
ded and able to adapt to outdoor environments with just a few
changes. A collection of single pieces or modular sofas can
improve the every day life.
ALESSANDRA SANTI, public relations/writer
Spirito eclettico e intraprendente, da diversi anni ricopre il ruolo di re-
sponsabile della comunicazione per diverse aziende di settore, oltre
a realizzare servizi editoriali per riviste di design.
PAOLO STELLA, actor/writer
Volto amato da cinema e televisione, ha recentemente creato un’au-
tentica addiction tra i lettori del suo blog, tanto che la sua abilità di
scrittore si è concretizzata in un progetto giornalistico e editoriale.
ANDREA PIRRUCCIO, journalist
Professionista eclettico animato da una passione autentica, in grado
di spaziare dal design al cinema con un occhio attento alle tendenze
più incisive, collabora con diverse testate giornalistiche.
PAOLO FESTA, architect/photographer
Architetto eclettico con la passione del design, della grafica, della
fotografia e dell’architettura, ama tutto ciò che può essere modellato
e può prendere forma, da un semplice foglio bianco a un’immagine.
VALERIO COMETTI, engineer/designer
Il suo animo da ingegnere, la passione per il design e una proprietà di
linguaggio fuori del comune si concretizzano nella realizzazione di og-
getti di grande spessore progettuale, oltre a testi di raro spirito critico.
94 CASATREND
CO
NTR
IBU
TOR
S
ALESSI
Tel. 0323 868611
www.alessi.com
ANTONIOLUPI
Tel. 0571 586881
www.antoniolupi.it
BRUNO FATTORINI & PARTNERS
Tel. 02 89120760
www.brunofattoriniandpartners.com
CAMPEGGI
Tel. 031 630495
www.campeggisrl.it
CASSINA
Tel. 0362 3721
www.cassina.it
CEA DESIGN
Tel. 0424 572309
www.ceadesign.it
DANESE MILANO
Tel. 02 34939534
www.danesemilano.com
FLOS
Tel. 030 24381
www.flos.it
GLASS IDROMASSAGGIO
Tel. 0422 7146
www.glassidromassaggio.it
KRISTALIA
Tel. 0434 623678
www.kristalia.it
L-TECH
Tel. 0439 778777
www.l-tech.it
LAMM
Tel. 0521 877511
www.lamm.it
LIVING DIVANI
Tel. 031 630954
www.livingdivani.it
LUXIT
Tel. 035 603511
www.luxit.it
MARTINELLI LUCE
Tel. 0583 418315
www.martinelliluce.it
MDF ITALIA
Tel. 02 58317168
www.mdfitalia.it
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I N D I R I Z Z I
TRIMESTRALE - ANNO 6 - GEN/FEB/MAR 2012 - N. 49QUARTERLY - YEAR 6 - JAN/FEB/MAR 2012 - N. 49 Th
e ita
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A L L O V E R T H E W O R L D
*ENGLISH TEXTS
N. 49 - GEN-FEB-MAR 2012
Direttore responsabileARIANNA MALAGOLI
GraficaYURI GUERRA
RedazioneIVAN GRANOLLA, RACHELE MORRIS
CollaboratoriPAOLO RUGGIERO, ANDREA PIRRUCCIO
ANDREA PARACUCCHI, PAOLO ARMENISE, VALERIO COMETTI, LUISA BOCCHIETTO
GABRIELE GANDOLFI, ALESSANDRA SANTIPAOLO STELLA, LISA CASALI, CARLO BIMBI
FotografiANDREA BARBIROLI, PAOLO FESTA
RedazioneVia Olmetto 8/A, 20123 Milano
Marketing e pubblicitàANDREA PARACUCCHI
StampaLitosei Srl, Bologna
Tribunale di Bologna n. 7713 del 28/11/2006.
Iscrizione ROC n. 14780
E’ vietata la riproduzione anche parziale.
Testi, disegni e materiale fotografico non saranno restituiti.
AG EDITORE
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www.moleskine.com
PAOLA LENTI
Tel. 0362 343216
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POLIFORM
Tel. 031 6951
www.poliform.it
PRANDINA
Tel. 0424 566338
www.prandina.it
SABA ITALIA
Tel. 049 9462227
www.sabaitalia.it
VERZELLONI
Tel. 0521 648111
www.verzelloni.it
ZANOTTA
Tel. 0362 4981
www.zanotta.it
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la terza dimensione
del mosaico:l’intuizione
che sorprende
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