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anno I numero 07 novembre 2014 Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino spazio riservato all’indirizzo A.A.A. DEMOCRAZIA CERCASI

C'era una Svolta n.7 - novembre 2014

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Mensile del Movimento R.E.T.E. San Marino - pag. 2 Eventi e Rubrica scrivi a RETE - pag. 3 Editoriale - pag. 4 proposta di Riforma costituzionale - pag 5 Edilizia sovvenzionata (di Christian Ferrari) - pagg 6 e 7 Lavori consiliari - pag 8 Rubrica diritti civili (di Michele Pazzini) - pag 9 Spazio cultura - pag 10 Flash mondo - pag. 11 Spazio associazioni Casa Madiba - pag. 12 Liberi pensieri dai lettori

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anno Inumero 07novembre 2014

Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino

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A.A.A.DEMOCRAZIACERCASI

Aziende in fugaCom’è andata a finire?

Aziende che aprono e poi scappano lasciando debiti con lo Stato e dipendenti senza stipendio. Succede

a San Marino da tanti anni – la Relazione Giustizia nel parlava già nel 2003 - e poco tempo fa ne abbiamo parlato anche su queste pagine (C’era una Svolta n. 4/2014) evidenziando, tra gli altri, il caso della Pama Saldature. All’epoca avevamo inviato la segnalazione a una lunga lista di istituzioni senza ottenere alcuna risposta. In data 2 ottobre ci è pervenuta una nota dall’Ufficio Industria, che riportiamo di seguito:

“In riscontro alla segnalazione relativa alla società Srl PAMA SALDATURE con la presente

si precisa che sono stati attivati i controlli amministrativi del caso e dal verbale del sopralluogo del Nucleo Antifrode in data 22 maggio 2014 si è rilevato l’intendimento dell’Amministratore di chiudere l’attività; da successivo sopralluogo in data 16 luglio 2014 è stata accertata l’inattività della società, inoltre i locali sede della medesima, erano sottoposti a sequestro giudiziale e sulla porta di accesso erano opposti i sigilli del Tribunale Commissariale Civile e Penale.

Si precisa altresì che in data 18 luglio 2014 a cura dell’Ufficio scrivente è stata sospesa la licenza di esercizio della società per mancato pagamento della tassa annuale di licenza e qualora, il pagamento non venga regolarizzato nei termini di legge (180 gg dal 31.03.2014), procederà alla revoca d’Ufficio della licenza.”

E i dipendenti?

L’unico dipendente sammarinese della Pama Saldature ci ha comunicato che l’azienda, che aveva nei suo confronti un debito di 7.600,00€, dopo diversi mesi ha previsto un piano di rientro di 2000,00€ al mese. Prima rata pagata, seconda rata pagata a metà, terza rata inesistente…L’ex dipendente ha provato più volte a contattarli ma senza successo. San Marino goodbye?

SCRIVIA RETE

EVENTIE INCONTRI

EVENTI

Giovedì 13 novembreore 21:00Sala Montelupo(Piazza F. da Sterpeto - Domagnano)MAFIE A SAN MARINO e in EMILIA ROMAGNA:conoscerle per combatterle

La magistratura indaga su politici accusatidi associazione a delinquere, corruzione,voto di scambio e condizionamentodelle istituzioni. I partiti dicono che va tutto bene.

Presentazione dei libri “Hanno arrestato Podeschi” vol. 1 e 2 Antonio Fabbri, giornalista de L’Informazione

Presentazione del dossierCOSE NOSTRE: 2012-2014 CRONACA DIUN BIENNIO DI MAFIE IN EMILIA ROMAGNAGaetano AlessiGruppo dello Zuccherificio di RavennaGruppo Antimafia Pio La Torre

INGRESSO LIBERO

numero 07 novembre 2014 2

EDITORIALE

di Marianna Bucci

Le consulenze strapagate e di dubbia utilità sono forse le più gettonate dai vari governi che si susseguono. Allora anche

noi vorremmo consigliare qualche bravo consulente ai nostri politici... Ad esempio un bravo oculista che trovi un rimedio per i gravi casi di miopia che impediscono di vedere a un centimetro dal naso e di compiere scelte lungimiranti. Altrimenti non si spiegano decisioni come l’acquisto di quote societarie e l’investimento di un milione di euro in un aeroporto in fallimento (il Fellini di Rimini – ne parliamo a pag 7). Senza parlare poi di quella fastidiosa cataratta che ha portato i membri di Bene Comune (PSD-DC-NS-AP) a compiere scelte totalmente sconsiderate sui rifiuti: non riuscendo a vedere al di là dei propri slogan, non hanno capito il senso della differenziata porta a porta e hanno affidato a ditte private (senza bandi di concorso, naturalmente) i lavori di raccolta, firmando contratti “a tonnellata”. Ciò significa che le ditte guadagnano in base alla quantità di rifiuti che noi produciamo. Più rifiuti, più guadagno. E allora, se l’obiettivo del governo è la strategia “Rifiuti Zero”, ossia favorire la minor produzione di rifiuti da parte della popolazione, che senso ha sottoscrivere contratti di questo tipo? Le ditte che si occupano della raccolta sono incentivate a promuovere comportamenti virtuosi e a controllare che sia tutto ben differenziato? NO, ovviamente.

Tra i consulenti cerchiamo anche esperti di assemblaggi quindi…appassionati di mobili Ikea, accorrete! Serviranno tutto l’aiuto e l’abilità possibili per rimettere insieme i pezzi dello stato sociale che sta venendo totalmente smembrato in favore del settore privato. D’altronde per il governo è molto più facile tagliare le prestazioni sanitarie piuttosto che sprechi e privilegi; è molto più semplice tagliare gli stipendi dei lavoratori precari piuttosto che multare chi faceva la libera professione quando era vietata. Occorrerà molto più di qualche tubetto di super Attak per incollare i cocci di quello che è stato frantumato con molta accuratezza e rivenduto al migliore offerente (o peggiore, dipende dai punti di vista).

Infine non dobbiamo assolutamente farci mancare la consulenza di una valida equipe di psichiatri. Magari accerteranno che sono veri e propri sdoppiamenti della personalità ad affettare, a turno, i nostri Segretari di Stato. Come spiegare altrimenti un Marco Arzilli (Noi Sammarinesi) che a luglio annuncia la fine del potere concessorio del

Congresso di Stato (in base a cui i Segretari di Stato possono rilasciare e revocare diversi tipi di licenze) e appena due mesi dopo emana un decreto che estende questo potere ancora di più. Magari riusciranno a chiarire come mai Francesco Mussoni (DC) dichiara alla stampa il suo sdegno di fronte alla prospettiva di tagliare i servizi quando pochi mesi prima ha abbattuto la sua scure sui servizi di dietologia, odontoiatria (avete provato a prenotare una visita dentistica per i vostri figli recentemente?), persino le cure termali e, nel Documento di lavoro della maggioranza, ha addirittura previsto l’introduzione di contributi per i farmaci e privatizzazione. E come si concilia il suo continuo richiamo alla “massima trasparenza” dell’ISS con la costante mancanza di documenti nel sito su cui, per legge, dovrebbero essere pubblicati?

Chissà cosa diranno poi questi psichiatri quando dovranno fare i conti con i frequenti episodi di allucinazione collettiva dei nostri governanti, ancora convinti di vivere nell’isola felice, nel paese delle meraviglie. Basta qualche dato asettico a rafforzare questa opinione… qualche impresa che apre e un questionario con cui compiacersi della crescita dei consumi. Poco importa che le nuove imprese non abbiano assunto lavoratori, che la disoccupazione sia in aumento e che i questionari difficilmente possano essere considerati rappresentativi dell’intera popolazione. Va tutto bene!

Basta mettere il naso fuori di casa per accorgersi che non è così. Ma forse è più comodo fingere e continuare a tarare le politiche del paese sulla parte di popolazione che questi problemi non li percepisce, che si limita a guardare la crisi in tv o a leggerla sui giornali, persuasa che la questione non la riguardi. E non ci si accorge che la crisi non è puramente un fatto economico ma è prima di tutto un fatto sociale. Le politiche vengono stabilite sulla base delle necessità

(e dei capricci) della parte di popolazione più ricca, quella che si pone come unico dilemma quale completo sfoggiare sulla pista da sci durante le vacanze di natale o quale modello di targa personalizzata sia migliore per la sua nuova auto. Ecco allora che serve il mega progetto, il mega imprenditore, il mega casinò per fare entrare nuovi soldi e subito, poco importa da dove vengano, per continuare a garantire a poche persone uno stile di vita che non ammette crisi.

La democrazia se n’è andata definitivamente: non solo il voto è corrotto ma, quello che peggio, sono corrotte le menti, incapaci di distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato, incapaci di ragionare secondo logiche diverse dal profitto personale. La democrazia se n’è andata perché l’abbiamo fatta scappare. Abbiamo fatto scappare le condizioni che creano la democrazia stessa. Il voto è solo il mezzo che serve a legittimare il potere, ma diventa strumento di cittadinanza sottratta e dispotismo se non è libero ed eguale per tutti, se è un voto asservito e sottomesso. Le indagini della magistratura sul voto di scambio non lasciano dubbi. La società che abbiamo costruito sembra non ammetta la possibilità di un voto consapevole e libero perché è un tipo di società che non assicura alle persone, in egual misura, il benessere necessario e gli strumenti critici per esprimersi. Per cui si preferisce vendere il proprio voto e farsi rappresentare da qualcuno che oltre il voto e le menti corromperà anche le leggi.

Che fare? Pagare la consulenza di qualche investigatore privato che scovi la democrazia e ce la riporti sana e salva sarebbe troppo comodo. Più difficile invece mettersi in discussione e rimboccarsi le maniche per ripartire. Di sicuro, ci sarà utile la consulenza di un bravo giardiniere…perché tra truffe, riciclaggio, criminalità organizzata, lavoro nero e fatture false è arrivato davvero il momento di piantarla!

EDITORIALEDEL MESE

numero 07 novembre 2014 3

Cambiamo le Istituzioni per cambiare il paese

Quando parliamo della nostra proposta di riforma costituzionale ci viene chiesto: che senso ha presentarla

adesso? Non sono altre le priorità del paese? Secondo noi è proprio ora che il paese è totalmente allo sfascio che ha senso intervenire sulle istituzioni. Ora che è certificato, dalle ordinanze della magistratura, che da tanti anni le istituzioni sono oggetto di un pesante condizionamento. Condizionamento che è partito da corruzione e voto di scambio con cui sono stati eletti rappresentanti politici che, a loro volta, hanno messo nei posti-chiave i loro uomini e donne di fiducia in cambio di lauti stipendi (pagati coi soldi pubblici) e favori di vario genere. Ecco perché ha senso ripartire proprio dalle istituzioni: perché nessun tipo di programma politico sarà realizzabile se le istituzioni non diventeranno REALMENTE rappresentative e trasparenti. Non sarà possibile dare vita al cambiamento rimanendo ostaggio delle discussioni infinite in Consiglio e di Segretari di Stato che non rispondono a nessuno del proprio operato.

Ecco qui quindi alcuni dei punti della nostra proposta di riforma.

Consiglieri da 60 a 30A San Marino c’è un consigliere ogni 533 abitanti. Un’enormità a confronto degli altri piccoli Stati: il Liechtenstein ad esempio ha 24 deputati per 36.000 abitanti; Andorra 28 consiglieri per 85.500. Invece il Lussemburgo ha 60 parlamentari, proprio come noi, ma per una popolazione di 507.500 persone. Dimezzare il numero dei Consiglieri sammarinesi permetterebbe di snellire notevolmente i lavori del Consiglio Grande e Generale e, al tempo stesso, evitare che questo si riempia di persone che siedono in Aula solo per pigiare il bottone secondo le indicazioni del loro capogruppo, senza sapere neanche cosa si stia discutendo. Non è fantasia, è ciò che accade realmente.

CITTADINANZACONSAPEVOLE

TRASPARENZA

Reggenza di garanziaI Capitani Reggenti rappresentano lo Stato e il Consiglio Grande e Generale nella sua interezza. Questo dice la legge n. 185 del 2005. Nella realtà accade che i Reggenti vengono scelti e nominati solo tra i membri di maggioranza. Ciò significa che durante le riunioni a porte chiusissime del Congresso di Stato, l’opposizione e l’intera cittadinanza non hanno alcun tipo di controllo sull’attività di governo, il quale continua a non rendere trasparenti i propri atti: non esistono verbali o registrazioni, gli allegati alle delibere del Congresso non sono mai pubblicati (includono contratti, accordi ecc) e spesso non sono visibili neppure le delibere. Una Reggenza di garanzia, composta cioè da un Reggente della maggioranza e uno dell’opposizione, favorirebbe la trasparenza dei provvedimenti e rappresenterebbe l’aula consiliare, e quindi la popolazione, nella sua globalità.

Consiglieri professionistiNella nostra proposta prevediamo la possibilità, per chi viene eletto, di scegliere la professione consiliare in via esclusiva. È un’opzione facoltativa, non obbligatoria. Il lavoratore dipendente che fa questo tipo di scelta ha diritto al mantenimento del posto di lavoro per tutta la durata del suo mandato (con i risparmi che conseguono all’attuazione della riforma si riescono a prevedere rimborsi per i datori di lavoro). Chi opta per la professione consiliare in via esclusiva:

• è incompatibile con l’esercizio di qualsiasi arte o professione;

• percepisce uno stipendio mensile pari al salario medio territoriale aumentato del 20% ed è fiscalmente comparato, anche ai fini previdenziali, al lavoro dipendente (percepisce quindi uno stipendio mensile netto di circa 1900€). Il 33% del suo compenso è connesso alle presenze effettive in Consiglio;

• NON percepisce indennità (gettoni di presenza, vitalizi ecc.).

Sul nostro sito trovate approfondimenti, video dell’incontro pubblico, slide di presentazione e progetti di legge (ognuno con la propria relazione introduttiva)www.movimentorete.org

APPROFONDISCI!Altri punti della nostra proposta di riforma costituzionale includono:

1 Riduzione del numero dei Segretari di Stato

2 Eliminazione Commissioni Consiliari Permanenti

3 Eliminazione finanziamento ai partiti per le elezioni

4 Riduzione finanziamento ordinario ai partiti

5 Riduzione stipendio Segretari e Reggenza

5 Riduzione/eliminazione vitalizi a ex Consiglieri

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Edilizia sovvenzionatavista da dentrodi Christian Ferrari

La Commissione per la Gestione dell’Edilizia Sovvenzionata (CGES) è prevista dalla legge 110 del 1994 ed è uno degli organismi nominati dal Consiglio Grande e Generale all’inizio di ogni

legislatura. Ne fanno parte un rappresentate di ogni partito presente in Consiglio, i Segretari di Stato al Lavoro, agli Interni, all’Industria e al Territorio (che normalmente per le riunioni delegano un loro rappresentante) e un funzionario dell’Ufficio del Lavoro. Le riunioni sono convocate ogni 6/7 settimane circa, durano 3-4 ore, si tengono presso l’Ufficio del Lavoro e i commissari non percepiscono alcun compenso.

Le competenze della Commissione riguardano principalmente la verifica dei requisiti di chi richiede il mutuo prima casa sovvenzionato dallo Stato e la gestione dell’assegnazione degli alloggi di edilizia sociale concessi attraverso bandi di concorso o su delibera del Congresso di Stato.

In questi primi anni di Commissione sono tre gli aspetti che più mi hanno colpito. Il primo è relativo alle numerose delibere di Decadimento che la Commissione ha dovuto emettere, come imposto dalla legge, per coloro che non hanno pagato due rate consecutive del mutuo. Il Decadimento comporta la restituzione del capitale e della quota di interessi ricevuti entro 30 giorni dalla delibera come indicato dall’articolo 3 comma 9 del decreto 13/05/2003 n.59.

L’articolo 59 della Legge 20/12/2013 n. 174 imponeva di regolamentare con decreto le situazioni di morosità aiutando chi, già in difficoltà nel pagamento delle rate, si sarebbe trovato anche l’aggravio della perdita delle agevolazioni statali; il Congresso però l’ha emesso solo nel luglio 2014 (n.104 del 04/07/14) e prevede,

su richiesta del mutuatario, il congelamento delle rate per 12 mesi al fine di evitare il possibile Decadimento. Questo Decreto però non aiuta chi è già stato precedentemente dichiarato Decaduto trascurando quindi chi è in una situazione di difficoltà da più tempo.

Il secondo aspetto riguarda l’assegnazione degli alloggi di edilizia sociale. In alcuni casi i residenti che hanno vinto il bando di concorso, hanno ottenuto un’assegnazione a vita che si è trasformata da diritto a privilegio. Queste persone, infatti, occupano da decenni un alloggio di proprietà dell’Eccellentissima Camera con un affitto agevolato pur avendo un reddito famigliare di tutto rispetto e che, in un caso estremo, supera i 100.000 € (centomila euro) annui. Siamo sicuri che chi occupa questi alloggi non toglie la possibilità a chi ha più bisogno, come chi un reddito non ce l’ha?

Le assegnazioni temporanee su delibera del Congresso di Stato sono ormai la normalità perché di Bandi di concorso pubblici non c’è traccia da lustri. Per legge queste assegnazioni dovrebbero durare al massimo due anni ma il Congresso continua a prolungarle senza trovare soluzioni permanenti; tale pratica è una spada di Damocle sulla testa di chi ha bisogno perché non risolve definitivamente queste situazioni e obbliga indirettamente ad elemosinare il favore dal potente di turno per garantirsi un tetto sulla testa, rischiando di alimentare il circolo vizioso del becero clientelismo.

Terzo aspetto, ma non ultimo per importanza, è quello umano evidenziato dall’estrema professionalità del rappresentante dell’ufficio del lavoro e dal bel clima che c’è tra i commissari durante le riunioni nelle quali vengono messe da parte le posizioni di partito per collaborare in modo costruttivo e positivo, segno che a San Marino sia possibile fare una politica che ha come unico fine il miglioramento della situazione dei concittadini aiutando di volta in volta il soggetto più debole e in difficoltà.

Dalla sua nascita la legge quadro del 1994 è stata emendata in numerose occasioni diventando un faldone corposo e complicato. Recentemente è stata presentata una legge di revisione dell’attuale normativa che, nelle intenzioni esposte ad inizio legislatura dalla maggioranza, doveva diventare un nuovo testo unico ma in realtà ha solo modificato alcuni aspetti tecnici della gestione dei mutui senza toccare quelli dell’Edilizia sociale e tenendo solo in parte conto delle attuali condizioni di difficoltà del paese.

TRASPARENZA

Christian Ferrari è il rappresentante nominato da RETE all’interno della Commissione per la Gestione dell’Edilizia Sovvenzionata. Non percepisce gettoni di presenza e mette a disposizione il proprio tempo per seguire i lavori della Commissione. Grazie alla sua partecipazione ci è stato possibile capire meglio il funzionamento della Commissione e le questioni riguardanti l’edilizia sovvenzionata.

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concordata prima del suo arrivo in aula e senza emendamenti dell’ultimo minuto;

• di eliminare il raddoppiamento dei finanziamenti ai partiti in caso di elezioni: altrimenti sarebbe un’altra tegola sulla testa dei cittadini per un servizio, quello politico, di cui non hanno in alcun modo beneficiato.

La proposta quindi mirava ad aprire la crisi di governo a gennaio per poi andare a elezioni, affinché i cittadini decidano chi li dovrà governare. Proprio per impegnare il governo in questo senso abbiamo sottoscritto (insieme a Cittadinanza Attiva e ai Consiglieri Luca Lazzari e Federico Pedini Amati) un ordine del giorno che, tanto per cambiare, è stato bocciato dal Consiglio con 39 voti contrari e 14 favorevoli.

Decreto sui giochidella (cattiva) sorte

Il governo porta in Aula un decreto sui giochi della sorte che ridefinisce le categorie di giochi ammessi e adegua le

norme con aggiornamenti di tipo tecnologico, “Si vuole garantire ai gestori un’offerta concorrenziale” dice il neo Segretario alle Finanze Capicchioni. “È un decreto che serve per dare competitività all’azienda ‘Giochi del Titano” gli fa eco Marino Riccardi del PSD. “Il settore può essere apripista per il settore del turismo e del commercio” afferma Giovanni Lonfernini (UPR) dai banchi dell’opposizione. Dunque, la politica miope e incapace di progetti di ampio respiro, continua a puntare

sul soldo facile e a far coincidere lo sviluppo della Repubblica con lo sviluppo dei giochi della sorte. Peccato che sia stato proprio il Segretario alle Finanze a sottolineare il costante declino del settore dei Giochi e le difficoltà derivanti dalla competizione con i colossi presenti nei paesi limitrofi. Allora, che senso ha investire lo sviluppo del paese in un settore che è già in declino? Senza contare che, specialmente nei periodi di crisi, il gioco d’azzardo (inclusi videopoker, slot machines ecc) rischia di trasformarsi da passatempo a patologia. Basti pensare che nella vicina Emilia Romagna le persone assistite dal SerT-Servizio dipendenze patologiche sono aumentate del 37% solo nel 2013. Bisogna poi considerare che attorno al sistema del giochi spesso e volentieri ruotano riciclaggio e criminalità organizzata: due elementi di cui San Marino sembra non riesca proprio a fare a meno e di cui difficilmente riuscirà a liberarsi se si continueranno a moltiplicare le “zone grigie” del nostro piccolo Stato.

Direttore Caronìatra Antimafia e Massoneria

Il Congresso di Stato (formato dai 9 Segretari) riconferma Salvatore Caronia alla direzione della Giochi del Titano,

società a prevalente partecipazione statale che si occupa della conduzione delle sale e delle strutture in cui si svolgono le attività di gioco della sorte. Una conferma avvenuta dentro le segrete stanze del Congresso e che è andata di traverso a qualche membro

LAVORI CONSILIARI...e vissero tuttiFelici e Morganti

Le dimissioni di Claudio Felici da Segretario di Stato per le Finanze (sostituito da Giancarlo Capicchioni)

hanno occupato gran parte dei lavori del Consiglio di ottobre. Dimissioni che, ricordiamo, sono state rassegnate in seguito alle dichiarazioni di Mirella Frisoni secondo cui Felici sarebbe stato destinatario di una tangente. La Frisoni, arrestata e poi rilasciata nell’ambito dell’inchiesta sul Conto Mazzini, ha fatto il nome anche del Segretario per l’Istruzione Giuseppe Maria Morganti e di Stefano Macina, Consigliere capogruppo del PSD. Una vera e propria bufera in casa PSD, sul quale sembra essersi abbattuta la scure tangentopoli che, non dimentichiamo, coinvolge anche la Democrazia Cristiana ed esponenti dell’UPR (ex DC). La nostra impressione è che se i gruppi di maggioranza avessero avuto un’alternativa, in Consiglio non si sarebbero discusse le dimissioni di un Segretario ma la crisi di governo. Il paese e i problemi dei sammarinesi continuano a rimanere sullo sfondo, purtroppo, o al massimo vengono usati strumentalmente per legittimare una permanenza in Consiglio! Per questo abbiamo proposto al governo:

• di dichiarare la crisi e impegnarsi a rimettere ogni delega nel prima seduta del 2015;

• di elaborare una legge di bilancio a condizioni ben precise, concordata nei contenuti, snella e minimale, che non preveda deleghe per il 2015 e si limiti a fare gli stanziamenti. Una legge

CONSIGLIO

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di Bene Comune. Marino Riccardi (PSD) ha infatti criticato aspramente il governo per non essersi confrontato con la maggioranza in merito al rinnovo di Caronia. Personaggio che, anche nel recente passato, non ha mancato di suscitare qualche polemica, sia perché il suo nome è stato citato all’interno della Relazione della Commissione Antimafia italiana nel 2013 (citazione che né il diretto interessato, né il precedente Segretario alle Finanze Felici, né il governo hanno ritenuto importante, accontentandosi di una dichiarazione dello stesso Caronia e del suo certificato penale), sia a causa della sua affiliazione alla loggia massonica Grande Oriente d’Italia (fino al 1992, ha ammesso Caronia). Da una recente interpellanza si sa poi che Caronia ha uno stipendio mensile di 10.000€ netti con l’aggiunta di una serie di benefit: auto aziendale, abitazione, telefono cellulare, 4.000€ per previdenza integrativa, 2.200€ per trattamento integrativo sanitario.

Decreto sull’aeroportosenza aeroporto

La buona notizia è che il governo ha cancellato, all’interno del decreto sulla SMIA-San Marino International

Airport Sp.A, l’articolo che prevedeva che il patrimonio pubblico mobiliare e immobiliare potesse entrare a far parte del capitale sociale (si veda C’era una Svolta n. 5/2014 “I beni dello Stato prendono il volo”). La cattiva notizia è che il decreto è stato comunque ratificato dal Consiglio Grande e Generale e che quindi SMIA S.p.A. si occuperà della gestione della superficie sammarinese all’interno dell’aeroporto di Rimini “Federico Fellini”. Ma non direttamente, infatti SMIA

CONSIGLIO

si impegnerà a trovare appositi gestori. All’interno dell’area San Marino potrà realizzare proprie infrastrutture, inclusa una dogana, secondo le proprie regole e regime fiscale. In questo senso, facciamo nostri i dubbi sollevati tempo fa dal GAP-Gruppo Antimafia Pio La Torre che ha evidenziato come questa nuova “porta sul mondo” lasci ampio spazio all’opportunità di riciclaggio di denaro, considerata anche l’inesperienza di San Marino relativamente ai controlli su quanto potrebbe transitare dal Fellini. “Se oltre alle merci transiterà il denaro per la dogana sammarinese – scrive il GAP - è lecito porsi il problema se questo flusso di contanti sarà tracciabile o se finirà in qualche oscuro conto corrente”. Dubbi che, almeno per ora, rimangono in sospeso visto che il Tribunale ha deciso di interrompere tutti i voli dal 1° novembre in attesa dell’operatività ufficiale della Air Riminum, società che si è aggiudicata la gestione dell’aeroporto Fellini a seguito del fallimento di Aeradria che, un anno fa, ha chiuso i battenti con oltre 52milioni di Euro di debiti. Uno stop ai voli che mostra tutte le debolezze di una politica che ha sempre dato per scontato l’arrivo di turisti russi senza porsi il problema di mettere in campo politiche economiche e turistiche lungimiranti e diversificate.

Roberto Morini

RETE è uno strumento, usatelo!I file audio degli interventi dei Consiglieri sono disponibili sul nostro sito.

www.movimentorete.orgsezione LAVORI CONSILIARI

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DI QUALUNQUEGENEREIdentità e alteritàTra decisione, finzione, necessità

di Michele Pazzini

L’identità è qualcosa che si decide?

Immaginiamo un magma fluttuante in cui elementi si mescolano. Ibridazioni. Ora pensiamo a possibilità che si connettono,

ciascuna con un potenziale proprio. Sopra a questa fluidità, del piombo, pesante, che si oppone alla precarietà e respinge le connessioni differenziandosi da un’alterità.È qualcosa di drastico al pari di una struttura, una forza che amputa legami e proibisce alle alternative di destrutturarla. Questo potere, violento, verso le probabilità, è un processo di costruzione. L’identità è qualcosa che si decide.

Durante questa fabbricazione, l’essere umano non fa tutto da solo. Altrimenti, forse, si concentrerebbe sulla propria essenza anziché sulle generalità. La costruzione identitaria ha luogo, infatti, in un contesto relazionale, in cui lo sviluppo biologico dell’essere umano è un corpo che si espande dotato di un cervello che si connette con il resto. Un resto pregno di cultura: la società. Ecco allora che, con l’individuo, il condizionamento sociale partecipa nella decisione della propria identità. Ma questa cultura non ha caratteri universali bensì particolari. E quell’essere umano, forgiandosi, non diventa un uomo qualsiasi o una donna qualunque ma un particolare tipo di donna o uomo, culturalmente definito. Questa decisione ha a che fare con la violenza di un potere dal momento che l’identità comporta una rinuncia alle molteplicità e un’adesione alla particolarità. L’universalità è impossibile. E l’identità è irrinunciabile: la sua particolarità ha il pregio di determinare una forma entro cui l’individuo può organizzare pensieri, emozioni, atteggiamenti, comportamenti.

Quando si parla di costruzione identitaria, però, non si può arginare il discorso solo all’individuo. La stessa finzione trova applicazione anche in qualsiasi società

e in ogni sistema culturale, anch’essi particolari anziché universali. Particolarità a cui si aggrappano con coerenza nel tempo, definendola e ridefinendola nei confronti di eventuali molteplicità.

Forse è stato un po’ azzardato paragonare l’identità al piombo. Non è poi così inespugnabile; direi che è più simile a una roccia, dai confini frastagliati, che lascia aperti dei vuoti, che può essere levigata, erosa, modellata. Questa roccia fa di tutto per validare la propria identità e per non essere scalfita dalla fluidità di quegli elementi che vogliono trasformare i suoi valori, le sue istituzioni e credenze. Violentemente, la roccia attua una sorta di purga catartica con cui intende trattenere il meglio ed espellere il peggio. Ma chi decide chi è il peggiore e chi non lo è? Il peggiore non esiste a priori: è frutto di una scelta o, se vogliamo, di un’ideologia, di una decisione. In quest’operazione, l’identità, non riuscirà mai a purificarsi dal peggiore; riesce solo a definire un peggiore in ciò che lei rifiuta per evitare di essere contaminata. Da qui discendono intolleranza ed emarginazione di una società, per così dire, monoteistica, a cui fa da contraltare una società politeistica, di certo dall’identità più gracile perché più “corruttibile” ma senza dubbio più aperta al rinnovamento.

L’identità è irrinunciabile? Sì, lo abbiamo già detto; ma dove sta il progresso se si pretende di vivere di sola identità? La dialettica con l’altro è una necessità che

non può essere repressa. Ce lo insegna la cultura stessa, di cui l’identità si ciba. Una cultura mica nasce da sé! È il risultato di scambi, interazioni con l’alterità; anch’essa è, a sua volta, un particolare tipo di roccia da scolpire e riscolpire.

Dunque, per comprendere la costruzione di questa messinscena identitaria, va considerato anche il suo opposto, l’alterità, non come un impedimento bensì come un fondamento, dato che non può esserci identità senza alterità. Non può esistere un Io o un Noi se prima non si definisce chi o cosa sia il non-Io o il non-Noi da cui l’Io e il Noi vogliono innanzitutto differenziarsi. E per quanto questa roccia, o piombo che sia, tenterà di contrastare le movimentate onde della possibilità, per quanto purgato, l’altro riemergerà. All’infinito. Perché il compito dell’alterità è proprio dimostrare l’insussistenza dell’identità costruita. E questo è necessario. Anche se gli attori sociali elaborano strategie per proteggerla:Io, la Nazione, Dio. Strumenti di legittimazione atti a naturalizzarla.

Detto ciò, non so se sia preferibile una rappresentazione riduttiva dell’identità o lasciare aperto il campo a infinite possibilità. Nessuno può sapere a cosa potrebbe portarci una destrutturazione finché non la si sperimenta. Ciò di cui sono certo, perché era ed è ancora oggi tangibile e visibile, è che aggrapparsi morbosamente a una forma identitaria ha prodotto e produce, qui, altrove, everywhere, i risultati più aspri.

DIRITTI CIVILI

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SPAZIOCULTURAExpo 2015:che cosa mai vuol dire nutrire il pianeta?

di Annamaria Testa

Il Corriere della Sera titola in prima pagina Coraggio e creatività per Milano. Seguono oltre ottomila battute per dire, nell’ordine, che: l’imperativo è salvare l’Expo. “Allarme Milano” deve diventare

“speranza Milano”. Bisogna tradurre i progetti in azione. Ci vuole un “momento collettivo” per mobilitare “le energie migliori dell’Italia che ce la fa”. Serve qualcosa di positivo. E (non poteva mancare) ci vuole “un appello ai giovani”. Perché (e come no?) “bisogna fare quadrato”. Leggo, e mi viene il mal di mare.

Tra un’esortazione e l’altra, le ottomila e più battute citano, in ordine sparso: un convegno prossimo venturo. Una settimana europea del paesaggio. La funivia per salire sul Duomo. Il recupero di una piscina abbandonata. Una “traversata nel deserto con tante idee per cambiare Milano”. Per carità: egregie iniziative. Però. È stata una delle voci più autorevoli del dibattito politico nazionale, l’energico comico genovese che non guarda in faccia a nessuno e dice le cose come stanno (sto ovviamente parlando di Maurizio Crozza), a porre, finalmente, la domanda che tutti dovrebbero farsi: a che cosa serve l’Expo? Aggiunge il saggio Crozza: di altri eventi, lo scopo si capisce. Ma che cosa mai vuol dire nutrire il pianeta?

La domanda è semplice. Ma le sconclusionate tracce di Expo che già affiorano dal caos suggeriscono l’assenza di risposte coerenti. C’è l’estroversa mascotte disneyana fatta di frutta e verdura, che niente c’entra con un logo tutto spigoli e complessità (uno specchio di luce e di vita!), che niente c’entra coi due grevi accrocchi metallici spuntati, ahimé, davanti a piazza Castello (una sorta di teaser della programmazione ventura!), che niente c’entrano col mercatino retrostante (tra le offerte: birre artigianali e telerie per la casa, confetti di Sulmona, sciarpe del Milan), che niente c’entrano col calendario degli eventi targati Expo.

Dopo diversi clic, districandomi tra pagine web luccicanti come vetrine di Natale, arrivo a Calendario. Dentro ci sono sì cose interessanti sul cibo, ma anche roba ugualmente pregevole che non c’entra neanche di striscio: dalla tre giorni di pianoforte al festival del tango, dalla violenza sulle donne alla mostra di Bernardino Luini, all’agenda digitale, all’animazione per bambini con bolle di sapone, alla gara di canoa e al rugby nei parchi. Di nuovo: qual è il senso?

Lavoce.info parla di ubriacatura retorica collettiva, aggravata da stime economiche azzardate: passata la sbronza, c’è il rischio di accorgersi di essersi fatti male. Non discuto delle stime economiche – non è il mio ambito di competenza – ma a parte quelle, che forse andrebbero sobriamente riviste, l’Expo potrebbe sviluppare un valore, immateriale sì ma importante, se aiutasse Milano a riappropriarsi di una capacità di progettare svanita da oltre vent’anni. Progettare, però, è qualcosa di diverso dall’ammucchiare. E le persone brave ed entusiaste che oggi lavorano per Expo lo farebbero con efficacia maggiore disponendo di criteri congruenti ed espliciti a tutti. Dunque, torniamo al punto: che cavolo può voler dire “nutrire il pianeta”?

“Nutrire il pianeta” non è un’etichetta o l’insegna di una vetrina in cui cacciare qualsiasi offerta. Potrebbe diventare un progetto, se avesse una struttura capace di ordinare proposte dando loro una

prospettiva. Se fossi la Fatina delle Cause Rischiose, con un colpo di bacchetta proverei a rendere leggibile Expo mettendo a sistema codici, iniziative e proposte attorno a parole-chiave che chiariscono il concetto di “nutrire” traducendolo in azioni positive.

Per esempio: “nutrire” significa rafforzare (le pratiche colturali e alimentari virtuose. I nuovi orientamenti al biologico. La consapevolezza del legame tra cibo e salute…). Significa rispettare (la biodiversità e il suolo. Gli animali, anche quelli d’allevamento. Le diverse tradizioni alimentari…). Significa risanare (le terre inquinate. Le terre di mafia. Le terre desertificate…).

Significa sfamare (gli indigenti del terzo mondo e gli emarginati del primo. Scolari e anziani in modo sano…). Significa mettere a frutto (il cibo oggi sprecato. Le competenze agricole tradizionali. L’energia dei nuovi giovani agricoltori…). Significa educare (alla sostenibilità. Alla convivenza. All’interconnessione e alla complessità. Al pensiero critico e alla lettura…). Significa accogliere (turisti. Altre tradizioni e culture…). Significa condividere (conoscenze e competenze. Risorse. Buone pratiche…).

Questa roba si chiama “format”: ce l’hanno le serie televisive e le grandi catene di distribuzione, i giornali e i programmi radio, le campagne pubblicitarie, i videogame, i siti web e Wikipedia. Un format non è altro che la struttura logica che aiuta a leggere un evento o una narrazione, orientandosi e cavandone un senso.

www.nuovoeutile.it

ATTUALITÀ E CULTURA

Annamaria Testa si occupa di comunicazione e di creatività.È titolare della società Progetti Nuovi.È docente universitaria e scrittrice.È giornalista pubblicista dal 1988.Collabora con diverse testate e con Rai e si occupa di comunicazione politica.Dal 2008 cura il sito non profit Nuovo e utile, dedicato a teorie e pratiche della creatività.Dal 2012 scrive per Internazionale.

numero 07 novembre 2014 9

ESTERO

Proteggere le personenon i confini

Dal 2000, almeno 23.000 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa per fuggire da

povertà, conflitti e persecuzioni. UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati, riporta che tra il 1° luglio e il 30 settembre 2014 sono arrivate in Europa 90mila persone e almeno 2.200 hanno perso la vita. Quest’anno, le persone che finora hanno compiuto la traversata in mare sono in tutto 165mila, rispetto alle 60mila del 2013. Sono dati agghiaccianti per un continente che ama definirsi “civile”. Purtroppo esiste un profondo divario tra l’aspirazione dell’UE a promuovere i diritti umani e la realtà quotidiana, fatta di sistematiche violazioni proprio all’interno degli stessi Stati membri UE. Centri d’accoglienza che diventano lager, sfruttamento del lavoro, razzismo, emarginazione: in Europa milioni di persone sono sottoposte a esclusione sociale, povertà, maltrattamenti e violenza, per quello che sono, quello che si presume siano o per ciò in cui credono.

“Troppi governi stanno violando i diritti umani in nome del controllo dell’immigrazione, agendo ben al di là delle legittime misure di controllo alle frontiere – ha dichiarato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia - L’Unione europea ha posto in essere misure di controllo alle frontiere

Crisi dei mutuiFotografie dall’Ohio

Tra il 2007 e il 2008 sull’economia statunitense si è abbattuta la crisi dei mutui subprime, dovuta ai prestiti

concessi dalle banche anche con poche garanzie.

La bolla immobiliare è scoppiata quando i proprietari delle case non sono più stati in grado di pagare le rate, e hanno dovuto rivendere l’abitazione a prezzi molto più bassi del valore iniziale o se la sono vista pignorare dalla banca.

Uno degli stati più colpiti dalla crisi è l’Ohio, dove sette anni fa la disoccupazione era già molto alta e l’economia vacillante. Il sito www.internazionale.it racconta la crisi americana attraverso la pubblicazione di una serie di fotografie delle case abbandonate di chi non è più riuscito a pagare il mutuo.

che mettono a rischio la vita dei migranti e dei richiedenti asilo e non garantiscono la sicurezza delle persone che fuggono da conflitti e persecuzione. In varie parti del mondo, migranti e richiedenti asilo finiscono regolarmente nei centri di detenzione e persino in container per la navigazione o gabbie metalliche. I diritti di un’ampia parte dei 214 milioni di migranti non sono stati protetti né dai loro governi né dagli stati in cui si sono trasferiti. Milioni di essi hanno lavorato in condizioni che possono essere definite di lavoro forzato o assimilabili alla schiavitù, poiché i governi li hanno trattati da criminali e le grandi aziende si sono mostrate

interessate più ai profitti che ai diritti dei lavoratori. I migranti privi di documenti sono stati maggiormente a rischio di sfruttamento e di violazioni dei diritti umani. Coloro che vivono fuori dai loro paesi, senza uno status e senza il minimo benessere, sono le persone più vulnerabili del mondo e sono spesso condannate a una vita disperata nell’ombra. Un futuro più giusto è possibile se i governi rispetteranno i diritti umani di tutti a prescindere dalla loro nazionalità. La protezione dei diritti umani deve riguardare tutti gli esseri umani, a prescindere da dove si trovino”.

FLASHDAL MONDO

Johnny Joo (Barcroft/Olycom)

numero 07 novembre 2014 10

Aperta la porta dei nuovi diritti: nasce Casa Madiba

Dopo un anno passato per strada, il 7 dicembre 2013, Mamadou, Yaye, Omar e Mouriba (profughi fuoriusciti dal progetto di accoglienza nazionale chiamato “Emergenza

NordAfrica”) insieme alle/agli attivist* del Lab. Paz Project hanno deciso di riaprire la porta di una delle 16.000 strutture sfitte e abbandonate del Comune di Rimini. A muovere quei corpi un bisogno materiale e concreto come quello della casa unito alla determinazione e al desiderio di riappropriarsi di quella dignità e di quella condizione di visibilità che era stata loro sottratta da un fare accoglienza tutto improntato sull’emergenza. Ma anche l’essere coscienti che senza casa non si può stare, che dormire e vivere in strada non rispetta la dignità umana e per provare a costruire con pratiche radicali una nuova Europa, fatta di libertà di circolazione, di rispetto dei diritti umani, di politiche sociali e abitative vere, in cui gli esseri umani vengono prima dei profitti e in cui la ricchezza socialmente prodotta venga redistribuita equamente. Riaprire una delle tantissime strutture abbandonate e sfitte, senza togliere nulla a nessuno, anche per denunciare la situazione vergognosa e gravissima del problema abitativo a Rimini, quarta città in Italia per numero di sfratti nonostante abbia a disposizione un patrimonio immobiliare sfitto, connotato per la maggior parte dalle numerose strutture alberghiere fatiscenti ed inutilizzate, che si avvicina a quello di grandi metropoli come Milano e Roma.

È nata così Casa Madiba, il cui nome è stato scelto in ricordo di Nelson Mandela. È nato così un vero e proprio laboratorio politico e culturale antirazzista in città che dimostra come sia possibile produrre nuovi fonti e fatti normativi dal basso e quindi una reale alternativa al sistema capitalistico.

La nuova frontiera per il diritto all’abitare: Casa Madiba Network

Fin da subito abbiamo compreso che Casa Madiba non poteva porsi unicamente come risposta all’emergenza abitativa ma doveva divenire un luogo inclusivo, aperto, attraversabile

da tante persone e che potesse produrre nuovi diritti e nuove cittadinanze. Il tema del diritto alla città declinato in tutte le sue articolazioni (diritto alla cultura e ad una socialità sottratta dal mercato e dai profitti, diritto alla salute e alla casa, diritto a decidere del futuro del territorio in cui si vive) ci ha permesso in questi mesi di superare la minaccia dello sgombero, parlare a tanti e diversi, contaminarci.

Da qui sono nati i progetti del Laboratorio A.P.E. (Autorecupero - Partecipazione - Ecosostenibilità) che guarda all’autorecupero e al riutilizzo attraverso pratiche ecosostenibili del patrimonio sfitto e l’Orto Madiba, orto urbano autogestito ogm free nato dall’occupazione di un pezzo di terra incolta nel Parco Marecchia. Altra progettualità nata già nelle prime settimane di occupazione è Scuola Madiba, una scuola di italiano lontana dalle classiche forme,

dove l’insegnamento della lingua, attraverso lo scambio di esperienze e saperi, ha il fine di renderla accessibile a tutti e strumento di emancipazione e liberazione.

Da giugno, essendo cresciuto il numero dei ragazzi che vivono a Casa Madiba si è reso necessario utilizzare la stanza comune come camera da letto. Per dare continuità ai progetti abbiamo così liberato e aperto un nuovo spazio, sotto Casa Madiba, dando vita al Network che accoglie, oltre ai percorsi già citati, il progetto musicale del Madiba Sound Family che vede come autori dei testi delle canzoni alcuni dei ragazzi di Casa Madiba. Infine c’è l’appuntamento settimanale del venerdì Aperitivo Madiba, importante momento di autofinanziamento per tutte le attività e progettualità che si portano avanti nei due spazi occupati.

Per opporre a barbarie e razzismo forme di mutualismo, cooperazione, solidarietà. Per costruire un futuro in cui tutte e tutti siamo protagonisti.

VUOI SOSTENERE CASA MADIBA?

• Partecipa all’Aperitivo Madiba (tutti i venerdì)

• Dedica un pò di tempo al volontariato

CONTATTI

Via Dario Campana, 61 (di fianco a AMIR) – Rimini Pagina FB: Casa Madiba - Twitter: @LabPazProject

SPAZIODELLE ASSOCIAZIONI

ASSOCIAZIONI

numero 07 novembre 2014 11

Liberi pensieridai lettoriEgr. Direttrice,

le sue interessanti considerazioni sui costumi, o meglio, malcostumi inducono ad alcune riflessioni. Sarà per l’approssimarsi di Halloween ma ad onor del vero verrebbe voglia tutti d’indossare una maschera che, grazie alla sua impunità, possa regalarci giustizia e verità: quella, forse un po’ scontata ma alquanto efficace, di V PER VENDETTA. Tale travestimento potrebbe per esempio aiutare a far ricordare a tanti imprenditori l’ART.41 della bellissima Costituzione italiana, in base al quale, l’iniziativa economica privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Infatti, per quanti onesti padri di famiglia è difficile di questi tempi mantenere la dignità, visto che sono letteralmente tenuti per le palle dai propri datori di lavoro con la scusa della crisi? Se poi V risultasse troppo inflazionata, perché non inventare un nuovo eroe locale, una sorta di Captain San Marino che in costumi medievali con la sua infallibile balestra inchiodi

finalmente alle proprie responsabilità malfattori e malandrini? Certo, tale strada sarebbe più facile, una scorciatoia verso il raggiungimento di una cittadinanza virtuosa. Più difficile, sarebbe metterci la faccia come da Lei auspicato al termine del suo editoriale: infatti, penso si possa concordare sul fatto che i veri supereroi siano “semplicemente” se stessi; ed allora basta maschere, abbasso Pirandello, viva Pasolini: la sua celebre frase (certo riferita ad un quadro ben più grave) “io so. Ma non ho le prove” non può forse riferirsi anche al panorama politico attuale sammarinese? Od ancora, l’analisi dell’intellettuale bolognese circa lo sviluppo senza progresso che ha contraddistinto la rinascita italiana postbellica, non potrebbe adattarsi anche al drogato accumulo di ricchezza del Titano?

Infine, una riflessione di carattere personale: mi spiace molto non poter tradurre in voto le mie preferenze politiche, in quanto sono solo residente dal 2000 e dunque sono privo di ogni diritto politico. Sarei contento di poter dire la mia, almeno per quanto riguarda la vita del Castello in cui vivo!

Cordialità.

Daniele Baldisserri

Anno I - mensile Numero 07 Novembre 2014

Direttrice Marianna Bucci

Progetto grafico Andrea Bastianelli

Impaginazione Roberto Giardi

Foto copertina Affresco di Emilio Retrosi (Palazzo Pubblico)

Collaboratori quelli di RETE

Indirizzo Strada Andrea di Riccio, 2 47895 Fiorina di Domagnano Rep. San Marino

Telefono 0549.907777

E-mail [email protected]

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